Anno 10 numero 78. Aprile 2010. € 4,00 valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità ANTONIO SCATTOLON / CONTRASTO Supplemento > Lavori verdi Fotoreportage > Tax Haven Club Dossier > Il problema non è alle Cayman ma in Europa, dove è prassi per il sistema Evasori in paradiso Finanza > Una brutta sorpresa allo sportello: due fondi comuni su tre sono armati Economia solidale > Salpa Difesa Spa. Affari in arrivo e rischio di costi più alti Internazionale > Obama e non solo. La sanità globale passata ai raggi X Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R. | editoriale | Fisco da ripensare Evasione all’italiana di Alessandro Santoro L’ L’AUTORE Alessandro Santoro è nato a Treviso nel 1970. Ha studiato a Milano, a Berkeley e a York. È attualmente ricercatore di Scienza delle finanze e docente di Politica economica all’Università degli studi di MilanoBicocca. Insegna anche all’Università Bocconi e alla Scuola superiore del Ministero dell’Economia e delle finanze. È stato per cinque anni esperto tributario del Secit (ministero delle Finanze) e per due anni consigliere del viceministro dell’Economia Vincenzo Visco. Il suo ultimo libro è Evasione fiscale-Chi, come e perché non paga le tasse, Il Mulino, Farsi un’idea, 2009. EVASIONE FISCALE È UNO DEGLI ARGOMENTI PIÙ DIBATTUTI, ma sarebbe meglio dire più chiacchierati, del nostro Paese. Rientra nella retorica politica, fa capolino nelle discussioni da bar, riempie le pagine dei giornali, specie quando è la scusa per parlare di qualche sportivo famoso finito nella rete. Ognuno ha la sua ricetta, quasi sempre miracolistica, da proporre: dalla galera al “conflitto di interesse”, dai controlli sotto l’ombrellone ai telefoni gialli. Al di sotto (ma forse anche al di sopra) di tutto questo rumore sta l’evidenza dei fatti, che, per quanto oscuri per definizione, dicono almeno tre cose. Primo, l’evasione fiscale, che pure in Italia è un fenomeno pubblicamente discusso da almeno un secolo, non è sempre uguale a se stessa. Cambiano nel tempo sia le dimensioni - ad esempio nella seconda metà degli anni Novanta fino ai primi anni Duemila è risultata in calo sia le tipologie di evasione. Secondo, essa non è un fenomeno solamente italiano, posto che esiste in tutti i Paesi, ma assume livelli patologicamente alti in quelli mediterranei (Grecia, Italia, Spagna e Portogallo). Terzo, la propensione a evadere ha probabilmente un andamento a “U” rispetto alle dimensioni dell’organizzazione produttiva, risultando elevata nelle attività economica di piccola e di grande dimensione ed inferiore in quelle di dimensione intermedia. Quando il banchiere svizzero, intervistato a pagina 20, sostiene che “non si può addossare alla Svizzera la colpa dell'evasione fiscale tedesca, italiana o americana” ha quindi ragione. Tuttavia, egli ha anche probabilmente torto quando afferma che “la colpa è di sistemi fiscali oppressivi e ingiusti” e delle aliquote troppo elevate. Se le cose fossero così semplici, non si spiegherebbe perché l’Italia abbia avuto elevati livelli di evasione anche quando le aliquote erano basse. O perché i Paesi scandinavi, che hanno le aliquote effettive più elevate in assoluto, non primeggino anche nelle classifiche delle quote di ricchezza evasa. Al di là di aliquote, sanzioni, norme incentivanti e fattori culturali, l’evasione è strettamente legata alla struttura di un sistema produttivo. Se, come accade nel nostro Paese, il sistema produttivo è caratterizzato da una miriade di attività economiche di piccole dimensioni, poco strutturate, a prevalente gestione personale o familiare e con un rapporto diretto con il consumatore finale, l’evasione diventa una razionale attività a basso costo, anche se la probabilità di essere controllati e le sanzioni - almeno fino alle recenti riduzioni governative - non sono inferiori a quelle degli altri Paesi. Per ricondurre i livelli patologici italiani (tra il 15% e il 20% del Pil di economia sommersa, che è simile, ma non identica, alla ricchezza evasa) a quelli fisiologici di altri Paesi (tra il 5 e il 10% del Pil) bisogna, quindi, ripensare le politiche industriali - ad esempio quelle di aumento della dimensione media delle imprese e di riduzione della frammentazione dell’offerta - e fiscali, da sempre concepite avendo in mente il modello della grande impresa. Altrimenti si continuerà a creare uno straordinario flusso di ricchezza che, quali che siano le minacce periodicamente formulate dai controllori di turno, alimenterà i paradisi fiscali descritti in queste pagine. . | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 3 | | sommario | Regione Toscana Diritti Valori Innovazione Sostenibilità ONLUS valori mostra-convegno internazionale terrafutura buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile anno 10 numero 78 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005 editore Società Cooperativa Editoriale Etica Via Copernico, 1 - 20125 Milano promossa da Banca Etica soci Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, FairTrade Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione Autonoma Bancari Italiani, Publistampa, Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava consiglio di amministrazione Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva ([email protected]), Sergio Slavazza direzione generale Giancarlo Roncaglioni ([email protected]) firenze - fortezza da basso 28-30 maggio 2010 collegio dei sindaci Giuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone direttore editoriale Ugo Biggeri ([email protected]) direttore responsabile Andrea Di Stefano ([email protected]) caporedattore Elisabetta Tramonto ([email protected]) redazione ([email protected]) produrre coltivare VII edizione ingresso libero progetto grafico e impaginazione • appuntamenti culturali • aree espositive • laboratori • animazioni e spettacoli agire governare Terra Futura 2010 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale. È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente. In collaborazione e con il patrocinio di Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA e numerose altre realtà nazionali e internazionali. Relazioni istituzionali e Programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus via Tommaseo, 7 - 35131 Padova tel. +39 049 7399726 fax +39 049 7394050 email [email protected] Via Copernico, 1 - 20125 Milano Paola Baiocchi, Andrea Baranes, Andrea Barolini, Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Corrado Fontana, Emanuele Isonio, Michele Mancino, Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi Organizzazione evento Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. via Boscovich, 12 - 35136 Padova tel. +39 049 8726599 fax +39 049 8726568 email [email protected] Francesco Camagna, Simona Corvaia ([email protected]) fotografie H.Bigo, Dario Brollo, Barbara Cardella, Sara Krulwich, Davide Lanzilao, Alfred Palmer, Max Rossi, Antonio Scattolon, Darren Staples, Paolo Tre (A3, Contrasto, Eyedea Presse, Gamma, Redux, Reuters) stampa Publistampa Arti grafiche Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento) abbonamento annuale ˜ 10 numeri Euro 35,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 45,00 ˜ enti pubblici, aziende Euro 60,00 ˜ sostenitore abbonamento biennale ˜ 20 numeri Euro 65,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 85,00 ˜ enti pubblici, aziende come abbonarsi I carta di credito sul sito www.valori.it sezione come abbonarsi Causale: abbonamento/Rinnovo Valori I bonifico bancario c/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin Z Iban: IT29Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato I bollettino postale c/c n° 28027324 Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori È consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli purché venga citata la fonte. Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche eseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente disponibile ad adempiere ai propri doveri. www.terrafutura.it Il Forest Stewardship Council (Fsc) garantisce tra l’altro che legno e derivati non provengano da foreste ad alto valore di conservazione, dal taglio illegale o a raso e da aree dove sono violati i diritti civili e le tradizioni locali. Orologio ben visibile sopra il polsino, ma miliardi di euro - due, per la precisione - ben nascosti in accoglienti conti in Svizzera, per l’avvocato più celebre d’Italia. Nel 2001 aveva anche creato una fondazione in Lussemburgo: la Alkyone. Un “contenitore di altri tre contenitori” - Calamus, Fima e Springest - costituite anni prima nell’isola di Tortola. ANTONIO SCATTOLON / CONTRASTO www.valori.it abitare GIOVANNI AGNELLI aprile 2010 mensile Roma, 2002 globalvision 7 fotoreportage. Tax Haven Club 8 dossier. Evasori in paradiso Nuovo cinema paradiso. Tutto cambierà per rimanere come prima Dopo la bufera la Svizzera tornerà. Più forte di prima Liechtenstein: perché la finanza ha bisogno di un principato nelle Alpi Scudo fiscale: quando l’amnistia diventa una farsa Questione di regole. A un anno dalle liste nere cos’è cambiato? Un isolotto sperduto o il cuore dell’Europa. Quali i veri paradisi fiscali? finanzaetica 16 18 20 20 22 24 24 Sorpresa allo sportello: due fondi su tre sono armati Italia: un modello di corruzione di successo Nuovo Cda per Banca etica/1. Salviato: «Abbiamo contaminato di etica il mercato» Nuovo Cda per Banca etica/2. Biggeri: «Efficienza e fare rete sono le priorità» 28 30 32 34 35 lavanderia 38 economiasolidale 40 42 45 46 47 48 50 Salpa Difesa SpA. Affari in arrivo Da L’Aquila alla Thyssen. No al processo breve Come si uccide un’economia Università: orgoglio dimenticato Terrafutura 2010: il destino del Pianeta parte dalle città Il cinema è nomade. Nomadica è il suo festival internazionale La sanità globale passata ai raggi X Africa: dove osano gli avvoltoi È scoccata l’ora (solidale) di Cochabamba Difendiamo l’ambiente attraverso la quotidianità 54 56 59 61 63 altrevoci 66 indiceverde 73 finanzaislamica 74 LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTI COMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE PUBBLICITÀ, DISTRIBUZIONE, PROMOZIONE E SVILUPPO Società Cooperativa Editoriale Etica Felici Editore Srl Via Copernico 1, 20125 Milano tel. 02.67199099 fax 02.67491691 e-mail [email protected] ˜ [email protected] [email protected] ˜[email protected] via Carducci 60, 56010, La Fontina - S. Giuliano Terme (Pi) tel. 050.878159 cell. 348.9113273 fax 050.8755897 e-mail [email protected] www.felicieditore.it | globalvision | valori finanza etica e sostenibilità > Tax Haven Fotoreportage Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità Club > Lavori verdi Supplemento > Tax Haven Fotoreportage Mensile di economia sociale, Club MENSILE DE L L A CA R I TA S I TA L I A N A - ORGANISMO Fuori dalla crisi valori valori > Lavori verdi Supplemento / CONTRASTO ANTONIO SCATTOLON / CONTRASTO ANTONIO SCATTOLON Mensile di economia sociale, Anno 10 numero 78. Aprile 2010. € 4,00 Anno 10 numero 78. Aprile 2010. € 4,00 PA S T O R A L E D ELLA CEI - A NNO XLIII - N U M E RO 3 - W W W. CA R I TA S I TA L I A N A . I T / CONTRASTO ANTONIO SCATTOLON Anno 10 numero 78. Aprile 2010. € 4,00 finanza etica e sostenibilità > Lavori verdi Supplemento > Tax Haven Fotoreportage Meno tagli e più welfare Club per il sistema Poste Italiane S.p.A. to postale - D.L. 353/2003 - Spedizione in abbonamen Italia Caritas a, dove è prassi n ma in Europ non è alle Cayma per il sistema ma Dossier > Il proble Poste Italiane S.p.A. to postale - D.L. 353/2003 - Spedizione in abbonamen per il sistema armati i su tre sono più alti due fondi comun e rischio di costi allo sportello: Affari in arrivo ta ai raggi X brutta sorpresa Finanza > Unasolidale > Salpa Difesa Spa.La sanità globale passa solo. Economia > Obama e non Internazionale I.P. e I.R. 1, DCB Trento - Contiene armati i su tre sono più alti due fondi comun e rischio di costi allo sportello: Affari in arrivo ta ai raggi X brutta sorpresa Finanza > Unasolidale > Salpa Difesa Spa.La sanità globale passa solo. Economia > Obama e non Internazionale I.P. e I.R. 1, DCB Trento - Contiene 4 n° 46) art. 1, comma (conv. in L. 27/02/200 a, dove è prassi n ma in Europ non è alle Cayma radiso Evasori in pa radiso Evasori in pa ma Dossier > Il proble armati i su tre sono più alti due fondi comun e rischio di costi allo sportello: Affari in arrivo ta ai raggi X brutta sorpresa Finanza > Unasolidale > Salpa Difesa Spa.La sanità globale passa solo. Economia > Obama e non Internazionale I.P. e I.R. 1, DCB Trento - Contiene POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMEN TO a, dove è prassi n ma in Europ non è alle Cayma radiso Evasori in pa ma Dossier > Il proble POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L.27/02/200 4 N.46) ART.1 COMMA 2 DCB - ROMA aprile 2010 4 n° 46) art. 1, comma (conv. in L. 27/02/200 Poste Italiane S.p.A. to postale - D.L. 353/2003 - Spedizione in abbonamen di Alberto Berrini 4 n° 46) art. 1, comma (conv. in L. 27/02/200 SEGREGATI DA UN MURO NEL DESERTO, DIME NTICATI DAL MOND SAHARAWI,POPO O LO SENZATERRA ABRU Dieci numeri annui di Valori Dieci numeri annui di Valori Dieci numeri annui di Valori Undici numeri annui di Nigrizia a 55 euro Dieci numeri annui di Italia Caritas a 44 euro Undici numeri annui di altraeconomia a 65 euro + + + Leggo doppio, leggo solidale Valori a casa vostra, insieme a Altraeconomia, l’informazione per agire, oppure insieme a Nigrizia, il mensile dell’Africa e del mondo nero, oppure insieme a IC, il mensile della Caritas Italiana, per capire meglio la società e il mondo che ci ruotano attorno, nel segno della solidarietà. Alleanza di pagine e idee, a un prezzo conveniente. 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La grave recessione mondiale del 2009 ha, infatti, prodotto una crescita notevole del rapporto debito/Pil, fino al rischio default per alcuni Paesi economicamente deboli o finanziariamente più esposti. Interpretato così, il problema è fiscale. Si tratta di eliminare la spesa in eccesso per “far quadrare” i conti dei bilanci statali al fine di sostenere la “moneta unica”. Ma in questo modo non si distingue tra causa ed effetto. L’origine del problema sta, infatti, nell’economia, come dimostra la Spagna, il cui rapporto debito/Pil nel 2007 era al 36% mentre ora supera il 60%. È il crollo economico che determina la crisi fiscale e la cura dell’euro passa attraverso il ritorno alla crescita e non dai tagli, che ostacolerebbero ulteriormente la già debole ripresa. Al contrario “la spesa pubblica - specialmente in investimenti nell’istruzione, nelle tecnologie e nelle infrastrutture - di fatto può portare a diminuire il disavanzo sul lungo periodo”. (Stigliltz J., “Le scelte e i rischi nella riduzione del deficit”, la Repubblica, 7 marzo 2010). Del resto per l’economia occidentale e, a maggior ragione per l’Europa, non c’è alternativa a una politica fiscale espansiva, se si vuole tornare sul sentiero della crescita. È lo stesso Fondo monetario internazionale che, nel suo recente rapporto “Rethinking Macroeconomic Policy”, sottolinea: “Considerando che la politica monetaria ha in gran parte raggiunto i propri limiti, Una diminuzione della i governi non hanno quasi altra scelta che affidarsi alle politiche di spesa”. spesa potrebbe ostacolare Del resto i Paesi che stanno attualmente subendo gli incrementi ancor di più la ripresa. più rilevanti dei deficit - e, quindi, del debito - sono gli stessi in cui Al contrario, gli Stati boom del credito e delle bolle speculative di ogni genere ha raggiunto devono garantire sostegno iilpiù alti livelli. economico e sociale Così commenta l’economista e giornalista del Financial Times Martin Wolf: “I forti incrementi dei disavanzi di bilancio sono l’immagine speculare del taglio della spesa da parte del malconcio settore privato. (…) Se questi Governi avessero deciso di riportare in pareggio i loro bilanci, come pretendono molti a destra, (…) ora ci troveremmo alle prese con una riedizione della Grande Depressione” (“È meglio rinviare la stretta che uccidere la timida ripresa”, Il Sole 24 Ore, 17 febbraio 2010). Tornando all’Europa è evidente la mancanza di una politica economica comune. Al contrario nell’eurozona prevale una “strategia non cooperativa” degli Stati membri che puntano per lo più ad aumentare ciascuno le proprie esportazioni. Il risultato è una crescita prevista per il 2010 solo dello 0,9% contro il 4,4% degli Stati Uniti. Non è un caso che sia la Francia il Paese europeo che sta affrontando la crisi con i migliori risultati. La sua politica economica è per lo più rivolta all’interno del Paese. Parigi ha stanziato decine di miliardi per i settori forti della sua economia e rafforzato le politiche di welfare soprattutto in ambito familiare. In sostanza politica industriale e sostegno del welfare. Questo secondo punto ha una valenza economica oltre che sociale. Solo in questo modo il mondo del lavoro può collaborare attivamente alla ripresa. Senza una rete di sicurezza sociale non si può guardare al futuro con una ragionevole tranquillità. Detto in maniera semplice, senza aspettative positive non si investe né si consuma. E in Italia ne sappiamo qualcosa. I ZZO LA LE ROSARNO D’ITAVITA E LA SUA COPIA, A UN ANNO LIA DUE ORE D’ACQ DAL TERREMOT ALBANIA FAMIG O UA CALDA PER LIE “PRESE DAL I MILLE DI PALAZ SANGUE”, IMPR ZO IGIONATE NELLE CASE modulo freccia bonifico bancario bollettino postale COME EFFETTUARE IL VERSAMENTO online con carta di credito, modulo freccia o modello RID ˜ info su www.valori.it con bonifico bancario sul C/C EU IBAN: IT29 Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica, intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1, 20125 Milano con bollettino postale sul C/C 28027324 intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, Via Copernico 1, 20125 Milano Nella causale inserire nome e cognome, indirizzo ed e-mail del destinatario, specificando “Abbonamento annuale” e il riferimento alla promozione . ABBONAMENTO SOLO VALORI BIENNALE 20 NUMERI + INSERTI: scuole, enti non profit, privati 65,00 euro ˜ enti pubblici, aziende 85,00 euro Per ulteriori informazioni, telefona dalle ore 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00 al numero 02.67199099, scrivi a [email protected] o entra nel sito www.valori.it | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 7 | > Tax Haven Club ALBUM / CONTRASTO | fotoreportage | foto di Bigo, Sara Krulwich, Davide Lanzilao, Max Rossi, Darren Staples / Contrasto / Gamma / Eyedea Presse / Redux / Reuters Capitani d’industria e stilisti di fama mondiale, attori immortali e sportivi osannati da milioni di tifosi. Tutti iscritti alla “prestigiosa” Champions League degli evasori fiscali. Perché, dietro al volto pubblico, c’è un lato privato, ben più oscuro. Un giro del mondo in 80 paradisi. Fiscali. M VALENTINO GARAVANI Talmente immortale tra gli stilisti da meritare un documentario: “Valentino, l’ultimo impero”. “Off-shore”, verrebbe da aggiungere, vista la multa da 33 milioni di euro per evasione fiscale. DAVIDE LANZILAO / CONTRASTO Roma, 2009 | 8 | valori | ANNO 10 N.78 a quanta bella gente c’è nel dorato mondo dei paradisi fiscali. Più affollati di un party al Billionaire, più esclusivi di un circolo velico eppure più trash di una puntata dell’Isola dei Famosi. Caraibi, Liecthenstein, Svizzera, Ungheria, Londra, Montecarlo, San Marino, Hong Kong. Ce ne sono in tutte le latitudini, pronti ad accogliere le carriole di soldi che i Paperoni nostrani amano celare allo sguardo – peraltro non acutissimo – del fisco italico. Con buona pace dei poveri Cipputi con contratto da dipendente, per i quali le tasse sono ineluttabili. L’elenco è sterminato. Immobiliaristi, capitani d’industria, attori, sportivi, professionisti. Che fanno a gara a chi evade di più. In cima alla lista, il tesoro di Callisto Tanzi, 27 miliardi “migrati” alle Cayman. Tanto per capirci, il triplo della Finanziaria 2010. O dieci volte di più di quanto Gianni Agnelli avrebbe avuto nei conti in Svizzera: circa due miliardi (l’Avvocato nel 2001 si era premurato di creare anche una fondazione – la Alkyone – a Vaduz per controllare tre società. I finanzieri fiutarono odore di evasione). Due miliardi, in società di comodo tedesche, anche per Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica. Che fece pace con l’erario staccando un assegno di 300 milioni. A proposito di transazioni: meno alti per importi ma più noti, i casi di Luciano Pavarotti, reo di aver dichiarato 2 milioni e 660 mila lire nel ’90 (reddito accertato: 8 miliardi) e di “Vale” Rossi, sportivo strapagato, ma con un “730” da miseria (dichiarò nel 2002, 500 euro di fabbricati). Galeotte nei loro casi le residenze fittizie a Monaco e Londra. Patteggiarono. Rispettivamente, 25 miliardi di lire e 35 milioni di euro. Tra gli atleti, il centauro di Tavullia non è però solo. A quanto pare, l’allergia alle tasse è profonda almeno quanto quella per le sconfitte: Diego Armando Maradona è in debito di 30 milioni, Loris Capirossi di 9, Alberto Tomba di 11. Nel gruppone, anche i ciclisti Paolo Bettini e Mario Cipollini. Londra traditrice pure per Valentino Garavani: 33 milioni di multa, surclassato però, tra gli stilisti, dalla coppia Domenico Dolce & Stefano Gabbana, duo ideatore di vestiti per gente fichetta (e non sempre dal gusto impeccabile). Il loro caso, nonostante una sanzione astronomica (800 milioni) è stato stranamente taciuto dai giornali. Il marchio D&G è infatti uno dei big spender in pubblicità. A buon intenditor poche parole. Tra gli immobiliaristi, come dimenticare i “furbetti del Quartierino”? Leader incontrastato “Er Cash”, alias Danilo Coppola dalla borgata Finocchio, che, triangolando tra le sue società di Roma, Milano e Lussemburgo, era arrivato ad accumulare 3,5 miliardi di euro e a detenere il 4,6% di Mediobanca. In questa lista non poteva mancare un imprenditore che – secondo i revisori della Kpmg – controllava 64 società off-shore. Fondi neri per 2 miliardi. «Le ho create per pagare meno tasse», ammise il 3 maggio 2001. Un mese dopo Silvio Berlusconi giurò come presidente del Consiglio. Un posto in “paradiso” se l’è ritagliato pure Rocco Siffredi. Nelle pause fra film e spot, il celebre pornoattore ha occultato, secondo le Fiamme Gialle, 300 mila euro in una società ungherese. Una miseria, Emanuele Isonio viste le cifre degli altri. | APRILE 2010 | SOPHIA LOREN Caso raro tra gli evasori, Sofia Loren, simbolo per eccellenza della bellezza italica, premio Oscar nel 1962 per La Ciociara, finì in cella. Era il 1982. La Loren volle tornare in patria per scontare una pena di 40 giorni (poi condonati a 18). Sbarcata a Pozzuoli dagli Usa fu arrestata e trasferita al carcere di Caserta. Poco dopo, per non rischiare, chiese - e ottenne la cittadinanza svizzera. > Tax Haven Club DAVIDE LANZILAO / CONTRASTO | fotoreportage | DIEGO ARMANDO MARADONA LUCIANO PAVAROTTI Tasse e avversari pari sono, per El Pibe de Oro: li dribbla tutti come fossero birilli. Estro e classe purissima in campo, ma non proprio un esempio di rispetto delle regole. Anche fiscali. Il suo contenzioso con l’Agenzia delle Entrate risale ai tempi del Napoli, per il mancato pagamento dell’Irpef sugli ingaggi. Un debito salito, negli anni, fino a 34 milioni. Finora lo Stato ha recuperato le briciole: 42 mila euro, un paio di orologi e un orecchino. Comprato, per 25 mila euro, dal bomber del Palermo, Fabrizio Miccoli. La peggiore “stecca” di Big Luciano risale al 1983, quando prese la residenza a Montecarlo, in una casa di 150 metri quadri in cui non ha mai abitato. In questo modo, tra il 1989 e il 1995, evitò di denunciare quasi 40 miliardi di lire. In un primo momento, provò ad opporre uno stuolo di avvocati alle accuse del Fisco. Poi, nel 2001, decise di chiudere la contesa, con un assegno a nove zeri (25 miliardi) consegnato direttamente al ministro delle Finanze, Ottaviano Del Turco. Cannes, 2008 New York, 2007 | 10 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | SARA KRULWICH / REDUX > Tax Haven Club DARREN STAPLES / REUTERS | fotoreportage | VALENTINO ROSSI Nel 2007 il Fisco gli contestò un’evasione di 25 milioni e gli comminò una multa di 112, giudicando fittizia la sua residenza a Londra. «Da sette anni ho fissato la mia residenza a Londra. E ho detto Londra. Non Paperopoli o un paradiso fiscale su un’isoletta. L’ho scelta perché mi piace», dichiarò The Doctor in una impacciata quanto controproducente video dichiarazione. In realtà Rossi (qui ritratto nel circuito di Donington Park), in quel modo, dichiarava in Italia solo i redditi da fabbricati e in Inghilterra solo i (minimi) redditi prodotti nell’isola. I contratti con la Yamaha e gli sponsor sparivano nel nulla. Una furbata che non gli portò bene: perse la faccia e pure il mondiale. L’anno dopo scese a patti con l’erario, pagando 35 milioni. Inghilterra, 2009 > Tax Haven Club | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 13 | MAX ROSSI / REUTERS | fotoreportage | LEONARDO DEL VECCHIO DOLCE & GABBANA 300 milioni di euro. A tanto ammonta la cifra sborsata da Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica per far pace con il Fisco. Una cifra senza precedenti nelle transazioni tra un privato e l’Agenzia delle Entrate. A Del Vecchio fu contestata la creazione di una società di comodo in Germania, alla quale trasferì il controllo del proprio patrimonio, per beneficiare del regime fiscale più benevolo. Una “scatola vuota” in cui confluirono, solo nel 1999, 1,55 miliardi. Evadendo così 500 milioni di imposte. Idoli indiscussi per le fashion victims planetarie, bestie nere per i finanzieri italiani. I due stilisti sono stati multati per 800 milioni dall’erario. Nel 2004, le royalties del marchio D&G furono trasferite in una serie di scatole cinesi. Alla testa del gruppo, la Dolce&Gabbana Luxembourg, controllante unica della Ga.Do. Srl. 800 milioni di evasione, per 60 milioni di italiani: è come se ognuno di noi avesse pagato, al posto loro, 13 euro di tasse. Ci avessero almeno spedito un paio di boxer o una t-shirt... Francia, 1995 Milano, 2010 H.BIGO / GAMMA / EYEDEA PRESSE > Tax Haven Club | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 15 | dossier PAOLO TRE / A3 / CONTRASTO a cura di Andrea Baranes, Matteo Cavallito, Mauro Meggiolaro Tutto cambierà, per rimanere come prima >18 Dopo la bufera la Svizzera tornerà più forte >20 Perchè la finanza ha bisogno del Liechtenstein >20 Scudo fiscale: quando l’amnistia diventa farsa >22 Un isolotto sperduto o il cuore dell’Europa? >24 Financial Secrecy Index: la mappa dei paradisi >26 SILVIO BERLUSCONI Negli opuscoli spediti in campagna elettorale, scriveva, tra i risultati del suo governo: «Finita la pacchia per chi esporta capitali nei paradisi fiscali». Strano: nel 2001, la prestigiosa società di revisione Kpmg aveva ricostruito la galassia societaria Fininvest per conto del Tribunale di Milano. Scovò 64 società offshore controllate dal Cavaliere. Due miliardi di fondi neri. «Le ho create per pagare meno tasse», ammise lui. Sarà stato nel frattempo folgorato sulla via di Damasco? Roma, 2006 Paradisi fiscali Guardiamo a casa nostra Si accusano i paradisi fiscali e si pensa a isolotti sperduti. Invece i principali sono in Europa. E sono solo la risposta agli interessi dei grandi poteri economici. Servono nuove regole | 16 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 17 | | dossier | evasioni e paradisi | | dossier | evasioni e paradisi | Nuovo cinema Paradiso Tutto cambierà per rimanere come prima di Mauro Meggiolaro T empesta sui paradisi fiscali. L’offensiva contro i rifugi bancari e societari offshore inizia nella primavera del 2008 con l’attacco del governo tedesco alla LGT Bank di Vaduz, nel Liechtenstein. Con l’aiuto dei servizi segreti, i tedeschi comprano da un oscuro impiegato di banca un file che contiene 1.400 dossier su persone fisiche che hanno un conto nel Principato, residenti in Germania e in altri Paesi. Il furto del signor Heinrich Kieber, così si chiama il bancario, viene pagato 4,3 milioni di euro, versati su un conto offshore con tanto di ritenuta del 30% alla fonte. Del resto le cose o si fanno sul serio o non si fanno. Per questo i funzionari tedeschi, rischiando di incappare FONTE: BANCA CENTRALE SAN MARINO - RELAZ. CONSUNTIVA SU ATTIVITÀ SVOLTA E ANDAMENTO SIST. FINANZ., 2008 “ L’attacco ai centri off shore è una pigra distrazione politica dall’obiettivo di affrontare seriamente il problema della regolamentazione finanziaria nei Paesi industrializzati ” SAN MARINO: I NUMERI DEL PRINCIPATO Operatori Filiali N. dipendenti Raccolta* Attivo* Attivo/Pil Raccolta/Pil Pil nazionale* BANCHE FINANZIARIE TOTALE 12 61 667 13.812 11.536 8,9 10,6 1.297 54 – 256 – 1.322 1,01 66 61 923 13.812 12.858 9,91 in un’accusa per ricettazione, cercano di rivendere le informazioni ad altri Paesi. Ma senza successo: gli elenchi arrivano gratuitamente a destinazione. In Italia escono su tutti i giornali. C’è Vito Bonsignore, ex Udc, ora Pdl; Carlo Sama, delfino di Raul Gardini; la famiglia Ferruzzi e molti altri. Oltre all’amarcord di Tangentopoli ci sono imprenditori, politici, gente di spettacolo: «la fotografia dell’Italia», dichiara l’allora viceministro dell’Economia Vincenzo Visco. Dopo il Liechtenstein è la volta della Svizzera, il paradiso bancario più amato dagli italiani. E dagli americani, che nel 2009 prendono di mira la banca Ubs che, dopo una battaglia legale e diplomatica, è costretta a consegnare 4.450 nomi di presunti evasori, sui 52 mila inizialmente richiesti. In Italia, soprattutto nella prima fase dello scudo fiscale Ter (conclusa nel dicembre 2009), il bombardamento mediatico è continuo. Arriva anche il "fiscovelox" per controllare le targhe di chi passa più spesso la dogana di Como. Anche nel nostro Paese nel marzo del 2009 arriva una “lista”. Quella dell’avvocato svizzero Fabrizio Pessina, che si fa trovare nel portatile 552 nomi nel corso dell’inchiesta sul rici- SAN MARINO C’ERA UNA VOLTA L’EDEN DALLO SCANDALO DELLA CASSA DI RISPARMIO fino all’inarrestabile emorragia di fondi. La Serenissima Repubblica di San Marino ha oltre sette secoli di storia e, almeno dal punto di vista finanziario, non se l’è mai passata così male (vedi TABELLA ). Per i suoi 31 mila abitanti, abbarbicati sui nove castelli che delimitano i 60 chilometri quadrati del terzo Paese più piccolo d’Europa, sono giorni a dir poco convulsi. In ballo c’è il futuro stesso dell’economia locale e di quell’autonomia che da sempre è il principale motivo di orgoglio nazionale. I guai risalgono al maggio scorso e prendono il via con lo scandalo finanziario che coinvolge il gruppo Delta, la società bolognese attiva nel credito al consumo. Per gli inquirenti della Procura di Forlì i vertici di Delta avrebbero dato vita a una vera e propria associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Un’operazione da oltre 1,2 miliardi di euro che avrebbe avuto come terminale proprio il Titano. Nella bufera ci finisce niente meno che la Cassa di Risparmio di San Marino (Crsm), proprietaria di Delta: Bankitalia accusa l’istituto di aver svolto attività bancaria in territorio italiano in modo occulto e senza autorizzazione. È l’inizio di una tempesta senza precedenti. La Crsm deve disfarsi di Delta che, martoriata dal commissariamento e dalle inchieste, ha visto azzerarsi il proprio valore. Un crack che pesa sui conti dell’istituto, ma anche sull’intero sistema finanziario della piccola repubblica che, dicono le stime, è compensato per il 40% proprio dalla Cassa. Ma i guai, si sa, non vengono mai da soli. L’altra emergenza, tra i castelli del Titano, è data dallo Scudo Fiscale che ha fatto defluire dalle casse degli istituti locali quasi 4 miliardi di euro. Le agenzie di valutazione abbassano il rating nazionale e qualche analista inizia a parlare di rischio default. Il governo smentisce (“non abbiamo debito pubblico”), ma la crisi è ormai conclamata. La Guardia di Finanza italiana stringe d’assedio la Repubblica a colpi di inchieste e posti di blocco e il governo del Titano è costretto a cedere. Il 21 gennaio viene approvata una legge sulla trasparenza che garantisce libero accesso ai dati dei contribuenti per i Paesi con cui San Marino, su pressione dell’Ocse, ha sottoscritto accordi bilaterali in materia (ad oggi sono 23). A marzo, il neo presidente della Banca Centrale (i cui vertici sono stati azzerati il mese precedente) Ezio Paolo Reggia promette una riforma della tax governance basata sulla trasparenza e la collaborazione. Matteo Cavallito Ormai siamo alla resa definitiva. claggio che coinvolge Giuseppe Grossi, il “re delle bonifiche” di Milano. Di nuovo i nomi dei presunti evasori escono su tutti i giornali. Gli Stati non contano più «Questi fatti sono sintomatici di una guerra non convenzionale attraverso azioni di spionaggio e controspionaggio», spiega il professor Giuseppe Marino, docente di Diritto tributario all’Università di Milano, nel suo libro “Paradisi e paradossi fiscali”. Una situazione che fotografa un risvolto inquietante della globalizzazione economica, «che non si affianca a una globalizzazione del diritto né del diritto tributario internazionale, anzi, è fatto oggetto di jogging (Tax me if you can) o di shopping (I pay taxes where I like)». Il sintomo più grave di questa caccia alle streghe è che «non ci si confronta con la Svizzera, ma con la Ubs. Non è un caso che il rapporto del Senato americano sia denominato “Tax Haven Banks and U.S. Tax Compliance” e non “Tax Haven Jurisdictions and U.S. Tax Compliance”». A far traboccare il vaso, a partire dal 2008, è stata la crisi finanziaria internazionale. Ai governi servono soldi per riparare i dissesti delle banche. E dove andarli a prendere se non nei forzieri dei Paesi che, proprio «attraverso le patologie del sistema finanziario si sono arricchiti?». In effetti prima della crisi nessuna azione degli Stati aveva mai veramente impensierito i paradisi fiscali. Ora però sembra che le cose stiano cambiando. Escono nomi e liste, si stipulano convenzioni, si fa a gara per uscire da liste nere che poi improvvisamente diventano "grigie" (vedi ARTICOLO a pag. 22). Ma che cosa resterà di questa offensiva senza precedenti nei confronti delle oasi fiscali, societarie, bancarie? Prevederlo è lo scopo del nostro dossier, disegnato attorno all’emergenza di San Marino, alle nuove strategie della Svizzera, alle sempre mutevoli dinamiche dei commerci e delle transazioni internazionali. Alcune conclusioni possiamo però già azzardarle fin da ora. La rivincita del gattopardo Basta abbassare un attimo il volume della retorica per sentire un fruscio di fondo, leggero ma insistente. Se n’è fatto portavoce sul Financial Times il prof. Avinash Persaud, emerito del Gresham College di Londra e membro della UN High Level Task Force on International Financial Reform: «L’attacco ai centri off shore rappresenta una pigra e seducente distrazione politica rispetto all’obiettivo di affrontare seriamente il problema della regolamentazione finanziaria nei paesi industrializzati». In sostanza, se undicimila miliardi di dollari (quattro volte il Pil della Germania) sono in Svizzera, un motivo ci sarà. Anzi, ce ne sono decine, molti all’interno degli Stati in cui risiedono gli evasori. «Non credo che esista una soluzione generale e valida per tutti i Paesi», spiega Alessandro Santoro, docente di Scienza delle Finanze all’Università di Milano Bicocca. «Per combattere l’evasione bisogna capire prima di tutto come si origina la ricchezza sulla quale poi non si pagano le tasse. Per l’Italia il problema è strutturale: la struttura produttiva è troppo frammentata e per molte categorie l’evasione è relativamente poco costosa; per altri soggetti, invece, l’evasione, anche quando teoricamente possibile, non è conveniente». In altri Paesi l’evasione è facilitata dai sistemi giuridici e bancari. Basta guardare agli Stati Uniti (Delaware, Wyoming, Nevada) o alla Gran Bretagna, dove - come riporta uno studio del professor Jason Sharman, della Griffith University di Nathan in Australia - è più facile aprire un conto anonimo rispetto alle Bahamas, al Liechtenstein o alle Isole Vergini Britanniche. Con queste premesse è facile prevedere che, appena si saranno spenti di nuovo i riflettori, i paradisi bancari, societari e penali (per chi scappa dalle accuse per riciclaggio), torneranno a prosperare, sempre che abbiamo mai smesso di farlo. Perché questo sistema malato, dove gli Stati hanno perso la propria sovranità a favore dell’economia e della finanza e dove, nonostante le promesse, non riescono ad approvare nuove norme di regolamentazione internazionale, continua ad avere maledettamente bisogno di loro. . * DATI IN MILIONI DI EURO | 18 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 19 | | dossier | evasioni e paradisi | | dossier | evasioni e paradisi | le economie “ Finché dei Paesi ricchi saranno costruite PERCHÉ LA FINANZA MONDIALE HA BISOGNO DI UN PRINCIPATO NELLE ALPI ANCHE IL LIECHTENSTEIN è stato colpito duramente dall’offensiva fiscale degli Stati confinanti. Cosa cambierà per il minuscolo principato racchiuso tra Svizzera e Austria? Lo abbiamo chiesto a Wolfgang Mayer, partner di Ahead Wealth Solutions, Società di gestione per fondi d’investimento con sede a Vaduz. Chi vuole evadere sarà più sicuro in Gran Bretagna o negli Usa. Per tutto il resto c’è il Liechtenstein. Dott. Mayer, la fuga di dati dalla LGT Bank e lo scudo fiscale italiano vi hanno messo a dura prova. Come si sta difendendo la piazza finanziaria di Vaduz? L’offensiva fiscale, come la chiama lei, ha cambiato notevolmente la situazione. In seguito alla pressione internazionale siamo ora disponibili a scambiare informazioni con altri Paesi. Ma le richieste dovranno essere motivate e fondate, riferirsi a singoli casi concreti, per i quali siano già stati aperti dei procedimenti in patria. Anche il rapporto con la Germania si è normalizzato, ma rimane un dato di fatto: le autorità tedesche hanno ottenuto dati di clienti delle nostre banche con metodi criminali, gravemente lesivi della nostra sovranità. I dati bancari erano, sono e rimarranno sicuri nel nostro Principato, ma purtroppo non possiamo proteggerli al 100% da azioni criminali finanziate e promosse da Stati esteri. Ci sono oggi posti più sicuri del Liechtenstein per l’ottimizzazione fiscale? Per i clienti che cercano la discrezione e la protezione della propria sfera privata e hanno bisogno di servizi bancari e finanziari di altissimo livello, il Liechtenstein rimane una piazza a cinque stelle. Per chi invece porta i suoi capitali all’estero solo per motivi fiscali, la situazione si farà sicuramente più difficile, non solamente a Vaduz, ma in tutto il mondo. In ogni caso penso che i paradisi fiscali del futuro siano quelli del passato. Parlo delle possibilità offerte - da sempre - dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna (in particolare in regioni come Delaware, Wyoming, Isole del Canale, Isole Vergini, ndr) agli investitori stranieri: opportunità inimmaginabili in Liechtenstein o in Svizzera. Immagini che un giorno il Liechtenstein e gli altri luoghi a fiscalità agevolata vengano aboliti. Che ne sarebbe dell’attuale sistema finanziario? Wolfgang Mayer. su pesanti livelli di indebitamento il sistema finanziario non potrà fare a meno dei paradisi fiscali ” Sicuramente continuerebbe a esistere, ma in modo radicalmente diverso. Anche perché i singoli Paesi finanziano i propri deficit vendendo titoli di Stato (ma anche titoli comunali e regionali) che vengono comprati in grandi quantità da piazze finanziarie come il Liechtenstein o la Svizzera. Alla fine il vero problema è l’incapacità degli Stati di gestire i propri bilanci in modo sostenibile. Finché le economie dei Paesi più ricchi saranno costruite su pesanti livelli di indebitamento, il sistema finanziario internazionale non potrà fare a meno di noi. Mauro Meggiolaro Dopo la bufera la Svizzera tornerà Più forte di prima Attrae capitali non solo per il segreto bancario, ma anche per i servizi offerti. Intervista a un banchiere elvetico: «Le regole cambieranno anche qui». INGAPORE, DUBAI, ISOLE VERGINI E HONG KONG saranno solo un parcheggio temporaneo. Poi i capitali torneranno a Lugano, Zurigo e Ginevra. Per una serie di buoni motivi. Ce li spiega L. M., un banchiere svizzero che ha accettato di parlare con Valori, ma ha scelto di Mauro Meggiolaro di rimanere anonimo. S Il segreto bancario scricchiola, lo scudo fiscale drena liquidità. Il modello bancario svizzero è entrato in crisi? Ed è vero che ora molti clienti cercano rifugi più sicuri? Il 2008 e il 2009 sono stati anni difficili, ma non esagererei. C’è stata la crisi e gli attacchi specifici da alcuni Stati, anche con mezzi illegali. La Germania sta acquistando 1.500 nomi di presunti evasori da una “talpa” della banca Hsbc di Ginevra. Lo scorso novembre l’Internal Revenue Service, l’agenzia delle entrate americana, ha ottenuto i nomi di 4.450 clienti della Ubs (e gli Usa, se si pensa al Delaware, non sono certo un esempio di trasparenza). Ed, è vero, in questi ultimi mesi, anche a causa del terrorismo dei media, molti hanno deciso di spostare i pro- si può addossare alla Svizzera “ Non la colpa dell’evasione italiana, tedesca o americana. Ma ai sistemi fiscali oppressivi e ingiusti ” | 20 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | pri soldi a Singapore, Dubai, nelle Isole Vergini Britanniche e a Hong Kong. Sono piazze “complementari” rispetto alla Svizzera. Hanno sempre attirato capitali e da sempre ospitano filiali di banche svizzere, ma anche delle maggiori banche inglesi, americane, italiane. La fuga verso questi nuovi “lidi” è però temporanea. Quando si saranno spenti i riflettori tutti torneranno in Svizzera. Perchè la Svizzera continuerà ad avere un ruolo centrale? Perché la maggior parte dei clienti delle nostre banche non sceglie la Svizzera per il segreto bancario o per evadere le tasse. Già oggi il 30% dei capitali amministrati nella Confederazione arrivano dalla Russia o dal Golfo Persico, dove le norme fiscali e sulla segretezza dei dati sono ancora più favorevoli. La Svizzera viene preferita per la stabilità politica e finanziaria, l’inflazione bassa, una valuta solida come il franco e, soprattutto, la professionalità e la varietà dei servizi bancari, che è unica al mondo. Recentemente il responsabile per la Svizzera del Credit Suisse ha dichiarato che in futuro non accetterete più capitali per i quali sapete che non sono state pagate le tasse in patria... Sottoscrivo in pieno. Siamo pronti a chiedere agli stranieri che depositano soldi nelle nostre banche una cer- tificazione che attesti il pagamento delle tasse nel Paese di provenienza, ma non possiamo controllare che sia veritiera o non sia già stata usata presso altre banche per la stessa somma. Non si può chiedere alle banche svizzere di indagare sui propri clienti. Spetta agli Stati. E qui vorrei che parlassimo in modo molto chiaro: non si può addossare alla Svizzera la colpa dell’evasione fiscale tedesca, italiana o americana. La colpa è di sistemi fiscali oppressivi e ingiusti. In Germania un’impresa paga quasi il 60% di tasse sugli utili, poco più che in Italia e in Giappone. Negli Stati Uniti il 40%. In Svizzera si paga il 28,5%. Finché Germania, Italia e gli altri Paesi non cambieranno le proprie regole fiscali, i capitali continueranno ad arrivare in Svizzera. È inevitabile. Alcuni ministri in questo periodo fanno la voce grossa per raccogliere qualche consenso in più, ma sanno benissimo che la Confederazione è l’unica vera valvola di sfogo per i loro sistemi inefficienti. Per la loro inerzia legislativa. Che cosa ne pensa dello scudo fiscale italiano? Molti capitali italiani sono usciti dalla porta e rientrati dalla finestra. Nel 2002-2003, in occasione del primo e del secondo scudo, le maggiori banche svizzere hanno creato filiali in Italia e in altri Paesi confinanti. In molti casi gli asset sono stati rimpatriati, ma continuano ad essere gestiti dalle stesse banche, al di qua delle Alpi. L’Ubs ha “perso” 22,8 miliardi di franchi (15,2 miliardi di euro) con lo scudo, ma ne ha recuperati più di 14. Lo stesso Credit Suisse. Ma in Svizzera non si evadono solo le tasse. Si ricicla anche denaro... Molto meno che in Italia, che ha appena sanato il falso in bilancio e le frode fiscale con lo scudo, e in Germania, dove vengono lavati dai 40 ai 60 miliardi di euro all’anno. In Svizzera le leggi sul riciclaggio sono molto più severe. E poi, si sa, i soldi sporchi si puliscono prima di tutto dove si crea il reddito. A Londra, a New York, nelle grandi piazze finanziarie. Oppure nelle filiali bancarie più vicine ai luoghi dove si commerciano armi, droga, dove si esercita illegalmente la prostituzione. Da noi, nella maggior parte dei casi, i soldi arrivano già puliti. Che consigli darebbe oggi a uno straniero che volesse aprire un conto in Svizzera? Gli consiglierei di venire per la qualità dei servizi bancari e per l’attenzione al cliente, non solo per evadere il fisco. Le regole sul segreto bancario piano piano cambieranno anche qui. La pressione degli Stati è troppo grande. Le banche sono deboli, la loro reputazione è ai minimi e i cittadini, per la prima volta, hanno la possibilità di far valere le proprie ragioni. Anche nei confronti delle banche. . | ANNO 10 N.78 | Lugano. La Svizzera è al terzo posto nella classifica stilata da Tax Justice Network sui Paradisi fiscali, dopo Delaware (Usa) e Lussemburgo. LIBRI Giuseppe Marino Paradisi e paradossi fiscali. Il rovescio del diritto tributario internazionale Egea, 2009 Alessandro Santoro L’evasione fiscale. Chi, come e perché non paga le tasse Il Mulino, Farsi un’idea, 2010 APRILE 2010 | valori | 21 | | dossier | evasioni e paradisi | | dossier | evasioni e paradisi | GLI ALTRI SCUDI FISCALI: NESSUNO “BUONO” COME QUELLO ITALIANO DALLO SCUDO AL “LUNGO INVERNO” FRANCIA Lo scudo d’Oltralpe avrebbe dovuto chiudersi il 31 dicembre 2009 ma è stato successivamente prorogato. I contribuenti che decidono di aderirvi sono tenuti a pagare con gli interessi tutte le tasse arretrate più un’imposta dell’80% sul valore degli assets detenuti all’estero. Per gli evasori scoperti dopo la chiusura dei termini dell’amnistia scatta la denuncia penale e l’innalzamento dell’imposta fino al 100%. Si stima che i capitali regolarizzati alla fine del 2009 si aggirino sui 3 miliardi di euro. FONTI: REUTERS, NEW YORK TIMES, WEALTH-BULLETIN.COM, ITALIA OGGI (CITANDO FONTI UFFICIALI IRS) OLANDA I contribuenti olandesi che aderiscono volontariamente all’amnistia vanno incontro a condizioni sostanzialmente favorevoli ma, in caso di successiva denuncia, possono subire sanzioni pesantissime. Gli evasori possono condonare gli assets non dichiarati (detenuti in Olanda negli ultimi 5 anni e all’estero negli ultimi 12) pagando un’imposta del 15%. Per gli assets occultati e successivamente scoperti la tassazione sale al 300%. Le stime di gennaio parlano di 5.500 operazioni di condono per un’emersione complessiva di circa 1,5 miliardi di euro. STATI UNITI Secondo il commissario dell’Internal Revenue Service (Irs) statunitense, Douglas Shulman, alla scadenza del provvedimento di amnistia (15 ottobre 2009) i soggetti aderenti erano stati circa 14.700. I termini del condono prevedono sanzioni fino al 50% sui conti detenuti all’estero negli ultimi sei anni. Alla scadenza dei termini sono previste per gli evasori non pentiti denunce penali e multe superiori al 200% del valore dei capitali occultati. Interpellato sulle cifre complessive, Shulman non ha voluto fornire dati precisi limitandosi a parlare di “alcuni miliardi di dollari”. REGNO UNITO Introdotto lo scorso settembre e scaduto all’inizio del 2010, il condono britannico prevedeva una tassazione del 10% sui capitali passibili di amnistia (quelli accumulati e occultati negli ultimi 20 anni). Gli evasori individuati dopo la scadenza del provvedimento subiscono una tassazione del 30% e corrono il rischio di una denuncia penale. Un trattamento particolare per i contribuenti che hanno nascosto i propri assets nel “paradisiaco” Liechtenstein. L’accordo tra Londra e Vaduz concede loro di pagare una tassa del 10% (con gli interessi) sui capitali occultati negli ultimi 10 anni. Questa speciale amnistia scade il 31 marzo 2015. Si stima che i rimpatri complessivi possano raggiungere i 3 miliardi di sterline. Fabrizio Vedana, responsabile dei servizi legali di Unione Fiduciaria SpA: «Per i paradisi fiscali è iniziato un lungo inverno». Dalla guerra di cifre all’impietoso confronto con l’estero. Fino all’inestricabile mistero dell’anonimato. Lo Scudo Fiscale italiano è una contraddizione senza fine. FONTE: BANCA D’ITALIA (FEBBRAIO 2010) C lio Tremonti, lo scudo avrebbe dovuto ridare ossigeno ai conti pubblici, assestando contemporaneamente un duro colpo ai sempre più impopolari paradisi fiscali. Ma, alla resa dei conti, si è rivelato un provvedimento fumoso e inconcludente, protagonista indiscusso di una tragicommedia senza fine. Iniziata, nel pieno rispetto della tradizione nazionale, con l’immancabile “guerra di cifre”. Quando si danno i numeri I numeri ufficiali vengono resi pubblici a dicembre. Il rimpatrio, sostiene il governo, vale 95 miliardi di euro. Per il ministero del Tesoro non ci sono dubbi: quello prodotto dallo I RICAVI DELLO SCUDO FISCALE ITALIANO (milioni di euro) scudo è “uno straordinario successo, segno di forza della nostra economia e di fiducia INIZIALMENTE CONCEPITO SU UNA FINESTRA TEMPORALE compresa tra il 15 settembre e il 15 dicembre 2009, nell'Italia”. Ma la realtà, per qualcun altro, è lo scudo è stato prorogato fino al 30 aprile 2010. Al termine della prima scadenza l’aliquota è passata dal 5 al 6%. un po’ diversa. I capitali scudati, afferma la Dal primo marzo è salita al 7%. Banca d’Italia, valgono un po’ meno: 85 miPAESE RIMPATRI RIMPATRI SENZA LIQUIDAZIONE TOTALE DI PROVENIENZA EFFETTIVI E REGOLARIZZAZIONI GENERALE liardi. Ma soprattutto, e qui sta l’aspetto claSvizzera 24.949 35.007 59.956 moroso, soltanto una parte minoritaria di esLussemburgo 1.282 6.020 7.302 si sarebbe effettivamente rientrata in Italia. Monaco 2.601 1.514 4.115 In altre parole, spiegano da via Nazionale, il San Marino 1.986 1.834 3.819 suolo patrio avrebbe riabbracciato appena 35 Austria 838 414 1.251 miliardi mentre la quota restante (50) sarebLiechtenstein 350 884 1.234 be stata semplicemente regolarizzata e manRegno Unito 507 384 891 tenuta all’estero. Tremonti non arretra di un Francia 370 482 852 passo e, seccato, ribadisce: 93 miliardi di rimIrlanda 7 837 843 patri, 2 di regolarizzazione. “La cifra ufficiale Germania 505 110 615 Usa 301 307 608 è 95 miliardi”. Ma è ormai chiaro che dati ufGuernsey 20 441 462 ficiali e condivisi, di fatto, non esistono più. Singapore Altri TOTALE | 22 | valori | 331 829 34.874 ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 97 1.928 50.260 | 428 2.757 85.134 Perdono a poco prezzo Per quanto frutto di un mostruoso ridi- Lo scudo italiano vale dagli 85 ai 95 miliardi, una cifra che non trova eguali in nessun altro condono del Pianeta. Come spiega la peculiarità italiana? È un concorso di cause. Da un lato c’è l’alto tasso di evasione dei contribuenti italiani, dall’altro un insieme di sanzioni più leggere rispetto a quelle imposte dal provvedimento. Scudo fiscale: quando l’amnistia diventa una farsa ONDONO PER LE DICHIARAZIONI OMESSE O FASULLE, aliquota complessiva del 5%, garanzia (presunta) dell’anonimato, eliminazione della confisca e assenza di accertamenti - tranne nei casi di sospetto riciclaggio - sui patrimoni “regolarizzati”. di Matteo Cavallito Sono gli elementi principali del cosiddetto scudo fiscale italiano, la maxi amnistia varata in estate dal governo con l’obiettivo dichiarato di rimpatriare parte di quelle attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero alla fine del 2008. Concepito, prima, e difeso a oltranza, poi, dal ministro delle Finanze Giu- UNA CIFRA FUORI DAL COMUNE, il mistero dell’anonimato, il problema del riciclaggio. Sono molti gli elementi critici dello scudo fiscale italiano. E intanto, mentre in Italia si discute, una realtà sembra emergere con forza: se vorranno sopravvivere, i paradisi fiscali dovranno necessariamente cambiare aspetto. Valori ne ha discusso con Fabrizio Vedana, avvocato, responsabile dei Servizi Legali di Unione Fiduciaria S.p.A. e socio onorario dell'Istituto Nuova etica Economia e diritto (Ineed). mensionamento, i 35 miliardi di Bankitalia segnano comunque un’evidente anomalia. Nessuna amnistia fiscale nel resto del Pianeta (vedi SCHEDE ), infatti, ha saputo far emergere cifre anche solo minimamente paragonabili. Lo si potrebbe leggere come un sintomo di successo, ma anche qui spicca una realtà completamente diversa. A rendere impari il confronto, infatti, è soprattutto l’eccezionale indulgenza del provvedimento italiano. L’aliquota clamorosamente bassa (che tale si è mantenuta visto che le proroghe hanno prodotto un innalzamento al 6 e al 7%) farà sì che solo una minima parte dei capitali possa effettivamente terminare nei forzieri pubblici. La grande massa, al contrario, farà felici solo gli istituti privati. Ad oggi i veri trionfatori della vicenda. L’aspetto più inquietante dell’intera epopea è però un altro. Secondo l’Agenzia delle Entrate i contribuenti che hanno aderito all’amnistia sarebbero circa 200 mila. Le segnalazioni su sospette operazioni di riciclaggio appena 50. Possibile che la lavanderia dell’economia mafiosa e illegale in genere abbia avuto un ruolo così esiguo? Se lo chiede perfino il compassato numero uno di Bankitalia Mario Draghi che, invitando gli istituti a intensificare i controlli, parla apertamente di “numero esiguo”. Le sue parole segnano l’inizio di una nuova polemica, ma il colpo di scena è dietro l’angolo. A fine febbraio le associazioni degli intermediari finanziari, Assofin e Assofiduciaria, hanno emesso un comunicato raggelante: “se il Fisco ce lo chiede – hanno precisato - siamo obbligati a trasmettere tutti i dati sui capitali riemersi grazie allo scudo”. Le norme del condono, infatti, garantiscono l’anonimato, peccato però che una circolare interministeriale del 2007 affermi l’esatto contrario. Come si risolve, dunque, il dilemma? Il 4 marzo il capogruppo del Pd in commissione Finanze alla Camera Alberto Fluvi lo ha chiesto esplicitamente attraverso un’interrogazione ufficiale. Nessuno, ad oggi, è stato in grado di dargli una risposta. . Quello dell’anonimato resta un problema aperto. Ad oggi nemmeno il governo sembra sapere con certezza se esso potrà essere garantito o meno. In generale la garanzia dell’anonimato è forte quando esistono soggetti in grado di applicare l’imposta alla fonte, come nel caso delle fiduciarie che operano quali sostituti d’imposta. Diverso il caso dei beni immobili e di altri capitali occultati. Il vero problema riguarda soprattutto la segnalazione all’anagrafe tributaria per la quale non esistono indicazioni puntuali. Secondo una legge del 2001, infatti, sebbene raccolti presso l’anagrafe stessa, i dati sui contribuenti possono essere utilizzati solo in presenza di indagini per reati gravi come la truffa o l’associazione mafiosa che non erano e non sono sanabili con lo scudo fiscale. Dopo lo scoppio della crisi i paradisi fiscali hanno subìto un attacco senza precedenti. Come pensa che ne usciranno? Dovranno modificare la propria natura? Per i paradisi fiscali è iniziato un “lungo inverno”. I più lungimiranti accetteranno il fatto che in futuro dovranno essere meno “paradisiaci” continuando magari a offrire una fiscalità privilegiata, ma abolendo al tempo stesso parte di quegli elementi che li hanno condotti sulla famosa lista nera. Il percorso virtuoso è ormai iniziato e il ritorno al passato non ci sarà. Chi sembra passarsela decisamente male è San Marino. Come vede il futuro della Repubblica del Titano? San Marino, a ben vedere, ha iniziato un percorso virtuoso già da un paio d’anni dopo l’approvazione delle nuove norme anti riciclaggio. Oggi la Repubblica vorrebbe reinventarsi trasformandosi da paradiso fiscale in piazza finanziaria privilegiata per l’accesso delle società extracomunitarie nel mercato Ue sul modello del principato di Monaco. È un obiettivo ambizioso ma credo ci sia ancora molta strada da fare. Matteo Cavallito | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 23 | | dossier | evasioni e paradisi | | dossier | evasioni e paradisi | L’ultimo incontro del G20 si è svolto a Pittsburg, lo scorso settembre. La lotta ai paradisi fiscali era uno dei primi punti in agenda. Il prossimo summit sarà a giugno in Canada. QUESTIONE DI REGOLE A UN ANNO DALLE LISTE NERE COS’È CAMBIATO? “IL NOSTRO IMPEGNO nel combattere le giurisdizioni non-cooperative ha dato risultati impressionanti”. Con questo auto-elogio si apre il paragrafo dedicato ai paradisi fiscali della dichiarazione finale dell’ultimo G20, svoltosi a Pittsburgh lo scorso settembre. Dopo un anno di vertici internazionali che hanno posto al centro dell’agenda la finanza e i paradisi fiscali, i risultati sono davvero così impressionanti? A volere vedere il bicchiere mezzo pieno, alcuni passi in avanti sono stati fatti. Si è probabilmente discusso di paradisi fiscali più nell’ultimo anno che nei dieci precedenti. La sensazione, però, è che i progressi siano ancora nettamente insufficienti. L’iniziativa più rilevante è quella portata avanti dall’Ocse, storicamente la prima organizzazione a pubblicare una propria “lista nera” di giurisdizioni non cooperative in ambito fiscale. La lista, aggiornata nel corso del 2009, ha però sollevato forti critiche. Per compilare l’elenco, l’Ocse ha preso in esame in primo luogo la firma e il rispetto degli accordi sullo scambio di informazioni in materia fiscale (Tax Information Exchange Agreements – TIEAs). In questi accordi lo scambio di informazioni non è automatico, ma su richiesta delle autorità di un Paese e può richiedere settimane, mentre i capitali possono sparire con pochi click di un computer. Si tratta poi di accordi bilaterali, che possono essere aggirati da operazioni di triangolazione, ovvero tramite diversi passaggi con Paesi non firmatari. Inoltre giudicare se un Paese è un paradiso fiscale sul numero di accordi firmati è assolutamente fuorviante, visto che per “fare numero” è possibile firmare accordi con Paesi verso i quali i flussi finanziari sono trascurabili. Le reti della società civile internazionale sostengono da tempo che, al posto dei una serie di trattati bilaterali, è necessario un trattato multilaterale che preveda uno scambio automatico di informazioni, e non su richiesta. Le stesse reti segnalano come la singola misura più efficace nella lotta contro i paradisi fiscali, i flussi illeciti di capitali, la corruzione e l’evasione fiscale consisterebbe nel promuovere una rendicontazione Paese per Paese dei dati contabili delle imprese multinazionali, che devono oggi pubblicare unicamente dati aggregati per macro-regioni. Tali proposte sono attualmente allo studio nella stessa Ocse, ma non sembrano realizzabili in tempi brevi. LA FRANCIA “COLPISCE” IN CASA A livello di singoli Paesi si registrano delle iniziative interessanti. Lo scorso 15 febbraio, la Francia ha pubblicato una propria lista nera di “territori non cooperativi” in materia fiscale e prevede di applicare una tassazione più elevata alle imprese francesi che hanno filiali e sussidiarie in tali territori. La lista si basa in buona parte su quella proposta dall’Ocse, ma con un’importante novità. Tassando direttamente le imprese in patria, viene per la prima volta riconosciuto che il problema maggiore non risiede tanto nelle normative delle piccole isole tropicali e dei territori offshore, quanto nei nostri Paesi e nei nostri sistemi economici, veri beneficiari di un sistema economico e di potere concentrato nel Nord del mondo. Anche la Germania si è mossa con forza contro i paradisi fiscali e l’evasione, prendendo di mira in particolare i Paesi confinanti, Svizzera e Liechtenstein in testa. Segnali incoraggianti, ma ancora troppo deboli e soprattutto lasciati all’iniziativa dei singoli Paesi. Malgrado il moltiplicarsi di vertici internazionali, manca un coordinamento efficace a livello globale. Le proposte più valide si scontrano contro i veti incrociati di governi e mondo della finanza e sembrano oggi arenate alla fase di discussione accademica. Con il passare dei mesi la lobby finanziaria rialza la testa, mentre i governi insistono nel ripetere che la crisi è ormai alle spalle. Il rischio concreto è che si chiuda la finestra di opportunità politica per promuovere con urgenza una regolamentazione davvero efficace nella lotta contro i paradisi fiscali. Se i Paesi del G20 vogliono conseguire dei “risultati impressionanti” la strada è ancora lunga e il prossimo vertice, fissato in Canada a fine giugno, deve rappresentare una svolta concreta nell’azione internazionale. Andrea Baranes Un isolotto sperduto o il cuore dell’Europa Quali i veri paradisi fiscali? Esistono centri finanziari off shore per tutti i gusti. Rispondono alla domanda dei grandi poteri economici. Ma non serve prendere di mira piccole isole nell’Oceano. La maggior parte dei capitali è nascosta in Europa. A LISTA NERA DEI PARADISI FISCALI stilata dall’Ocse è vuota. Andorra, il Principato del Liechtenstein e quello di Monaco sono stati gli ultimi a uscirne, nel maggio 2009, in seguito all'impegno ad adeguarsi agli standi Andrea Baranes dard internazionali e a firmare accordi di scambio di informazioni in materia fiscale (vedi BOX a pag. 27). La questione dei paradisi fiscali è risolta? I dati sui flussi illeciti di capitali e l’evasione fiscale dimostrano il contrario: è un fenomeno in continua crescita. Secondo uno studio appena pubblicato dal Fondo monetario internazionale (“Cross-border investment in small international financial centers” di Philip Lane e Gian Maria Milesi-Ferretti) nascosti nei piccoli centri finanziari ci sarebbero 18 mila miliardi di dollari (Svizzera esclusa). Una discrepanza che nasce, in primo luogo, dalla difficoltà di dare delle definizioni. Gli esperti parlano di tre tipi di “paradisi”: fiscali propriamente detti, societari e bancari. I primi sono specializzati nel favorire l'elusione e l'evasione fiscale, i secondi facilitano l'apertura di filiali e succursali per imprese transnazionali, i terzi agevolano le operazioni e il segreto bancario.Tra questi ultimi la L A tenere in piedi il sistema dei paradisi fiscali sono gli enormi interessi economici e finanziari di banche, imprese e ricchi | 24 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | Svizzera è da tempo nell'occhio del ciclone e si susseguono le notizie di imprese pronte a lasciare il Paese in vista di una probabile revisione delle sue leggi in materia. Il Financial Times dello scorso 4 marzo riferiva, al contrario, come diverse compagnie inglesi stiano migrando dalla Gran Bretagna proprio nel Paese elvetico. Un esempio emblematico di come diversi tipi di impresa vadano alla ricerca di normative - o, meglio, dell'assenza di normative - che rispondano alle loro, diverse, esigenze (più o meno lecite). In altre parole i paradisi fiscali forniscono un'offerta di servizi che risponde a una precisa domanda proveniente dai grandi poteri economici e finanziari. Interessi che consentono a giurisdizioni che contano poco o nulla nel panorama internazionale di continuare a prosperare. I paradisi fiscali si specializzano in determinate operazioni, cercando di compiacere le imprese e i capitali meglio dei loro concorrenti e occupando una nicchia del “mercato” dell'evasione, dei flussi illeciti di capitali, della corruzione. za. Fino a pochi anni fa l’Irlanda era considerata un paradiso fiscale nel cuore dell'Europa, per delle politiche fiscali molto aggressive, che le consentivano di attrarre capitali e imprese dall'estero, a discapito dei grandi Stati europei. Con l'allargamento a Est, oggi la stessa Irlanda deve fronteggiare la concorrenza sempre più agguerrita delle repubbliche baltiche, della Moldova e di altri Paesi pronti a offrire condizioni migliori alle imprese multinazionali. A livello internazionale la gara è ancora più agguerrita. La rete della società civile Tax Justice Network ha messo a punto il Financial Secrecy Index ( vedi MAPPA a pag. 26), un indice basato su un insieme di parametri, per cogliere i diversi aspetti giuridici che possono generare un paradiso fiscale. Si scopre che alcuni Paesi non applicano il segreto bancario, ma autorizzano la creazione di società anonime. Molti si impegnano a ratificare le convenzioni internazionali, ma non rivelano dettagli riguardo i trust. Altri condannano l'evasione fiscale, ma consentono la ri-domiciliazione delle imprese. Una gara al ribasso Una questione soprattutto europea Si tratta di una galassia in continuo mutamento geografico e temporale. Se una giurisdizione, magari in risposta a pressioni della comunità internazionale, rivede una propria normativa, perde il “vantaggio competitivo” e subito gli subentra un altro territorio off shore, pronto a prendere il suo posto. Si innesca così una corsa verso il fondo in materia di deregolamentazione, assenza di controlli, segretez- Un sistema estremamente complesso e mutevole. Schiere di consulenti e avvocati sono a disposizione delle grandi imprese e dei clienti più facoltosi per indirizzarli verso il territorio che offre le condizioni più vantaggiose per una determinata operazione. In questo contesto si comprende come i tentativi della comunità internazionale di contrastare i paradisi fiscali si siano rivelati fino a oggi falli- mentari e indirizzati verso l’obiettivo sbagliato. Prendere di mira alcune piccole isole e obbligarle a modificare poche leggi non fermerà né intaccherà il fenomeno. Occorre imporre delle misure condivise su scala globale, che vadano alla radice del problema: i giganteschi interessi economici e finanziari delle banche, delle imprese e dei singoli ricchi che fruiscono e tengono in piedi l'intero sistema. Il rapporto del Fmi, citato all’inizio dell’articolo, rivela come quasi la metà dei capitali conservati nei paradisi fiscali sia nelle famose Cayman Island, che sono un british overseas territory, cioè di fatto sotto il controllo britannico. Ed emerge come i veri custodi della ricchezza mondiale siano Gran Bretagna, Olanda, Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Irlanda, e non certo le isolette sperdute nei Caraibi o nel Pacifico. Il problema dei paradisi fiscali è, quindi, prima di tutto una questione europea. Alcune proposte per affrontare nella maniera “giusta” questo stato di cose sono state avanzate da tempo dagli esperti e dalle reti della società civile internazionale. Le principali difficoltà non sono di natura tecnica, ma nella volontà politica delle grandi potenze economiche, che, riunite nel G20, si sono assegnate il compito di fissare nuove regole per la finanza e di combattere i paradisi fiscali. Fino a oggi la montagna del G20 ha partorito un topolino piccolo piccolo. La speranza è che a giugno il prossimo appuntamento in Canada possa segnare un'inversione di rotta. Nel frattempo, gli squali della finanza e i grandi criminali lavorano indisturbati. . | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 25 | | dossier | evasioni e paradisi | CLASSIFICA FINANCIAL SECRECY INDEX [ TOP 20 ] 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Delaware (Usa) 1503,80 Lussemburgo 1127,02 Svizzera 513,40 Cayman Islands 403,48 City of London (Uk) 347,79 Rep. d’Irlanda 143,73 Bermuda 122,30 Singapore 109,34 Belgio 78,60 Hong Kong 76,34 Jersey 76,22 Austria 42,32 Guernsey 36,20 Bahrain 23,53 Olanda 23,18 British Virgin Islands 14,98 Madeira (Portogallo) 12,36 Cipro 11,59 Panama 10,83 Israele 10,37 | dossier | evasioni e paradisi | I PARADISI FISCALI NEL MONDO [SECONDO LA CLASSIFICA DI TAX JUSTICE NETWORK] LEGENDA [ ALCUNI PARAMETRI DI “NON TRASPARENZA”] Le società non sono tenute a rendere pubbliche e accessibili via internet le proprietà societarie Le società non sono tenute a rendere pubblici i bilanci Le società possono creare protected cell companies, cellule “protette” che gestiscono separatamente i propri assets Vige il segreto bancario legalizzato Non sono stati siglati almeno 60 trattati bilaterali per il pieno scambio informativo in materia fiscale 5 CITY OF LONDON [UK] Popolazione: 9.200 Società registrate: 2.438.789 Società per abitante: 256,09 6 OLANDA 15 9 Popolazione: 16.715.999 Società registrate: nd Società per abitante: nd BELGIO LUSSEMBURGO 2 Popolazione: 10.414.336 Società registrate: nd Società per abitante: nd Popolazione: 491.775 Società registrate: 15.000 Società per abitante: 0,03 IRLANDA Popolazione: 4.203.200 Società registrate: 184.306 Società per abitante: 0,04 13 GUERNSEY 18 Popolazione: 65.484 Società registrate: 18.627 Società per abitante: 0,28 DELAWARE [USA] 1 Popolazione: 885.122 Società registrate: 846.000 Società per abitante: 0,96 16 CAYMAN ISLANDS Popolazione: 49.035 Società registrate: 87.230 Società per abitante: 1,78 19 BERMUDA 11 14 BAHRAIN Popolazione: 728.709 Società registrate: nd Società per abitante: nd HONG KONG 10 Popolazione: 7.055.071 Società registrate: 719.253 Società per abitante: 0,1 JERSEY Popolazione: 91.626 Società registrate: 33.395 Società per abitante: 0,36 ISOLE VERGINI BRITANNICHE Popolazione: 24.491 Società registrate: 813.516 Società per abitante: 33,22 4 7 Popolazione: 67.837 Società registrate: 17.648 Società per abitante: 0,26 CIPRO Popolazione: 1.084.748 Società registrate: 207.736 Società per abitante: 0,19 PANAMA Popolazione: 3.360.474 Società registrate: 120.000 Società per abitante: 0,04 17 MADEIRA [PORTOGALLO] Popolazione: 246.689 Società registrate: 6.500 Società per abitante: 0,03 3 SVIZZERA Popolazione: 7.604.467 Società registrate: nd Società per abitante: nd 12 20 ISRAELE Popolazione: 7,233,701 Società registrate: nd Società per abitante: nd AUSTRIA Popolazione: 8.210.281 Società registrate: nd Società per abitante: nd 8 SINGAPORE Popolazione: 4.657.542 Società registrate: 180.660 Società per abitante: 0,04 FINANCIAL SECRECY INDEX Elaborato dai ricercatori di Tax Justice Network (Tjn), il Financial Secrecy Index ha classificato 60 paradisi fiscali, ponderando il loro livello di “opacità” con il peso economico-finanziario. L’opacità è misurata attraverso un indicatore formato da 12 fattori: segreto bancario legalizzato, registro delle fondazioni e delle fiduciarie accessibile via internet, efficacia del sistema antiriciclaggio misurata secondo il sistema di rating di Financial Action Task Force (FATF), registro dei bilanci societari accessibile via internet, registro delle proprietà societarie accessibile via internet, partecipazione all’indagine 2009 di Tax Justice Network, partecipazione a un sistema automatico di scambio informativo in materia fiscale, sottoscrizione di almeno 60 trattati bilaterali per il pieno scambio informativo in materia fiscale, effettivo accesso della giurisdizione alle informazioni bancarie, possibilità di ridomiciliazione (cambio di giurisdizione) societaria, possibilità di creazione di protected cell companies, ovvero di società che contengono al loro interno cellule “protette” che gestiscono separatamente i propri assets. L’indice nasce in risposta alla classificazione stilata nel luglio 2009 dall’Ocse (vedi ARTICOLO a pag. 22), considerata da Tax Justice Network carente e scarsamente indicativa del livello di non trasparenza di un paradiso fiscale. www.financialsecrecyindex.com FONTI: FINANCIAL SECRECY INDEX, TAX JUSTICE NETWORK NOVEMBRE 2009. NOSTRE ELABORAZIONI DA: CIA, WORLD FACTBOOK LUGLIO 2009; UNITED STATES CENSUS BUREAU 2009; OFFICE FOR NATIONAL STATISTICS, UK STATISTICS AUTHORITY 2008; INSTITUTO NACIONAL DE ESTATISTICA DO PORTUGAL 2007 | 26 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | FATTA LA LEGGE, TROVATO L'INGANNO I TAX INFORMATION EXCHANGE AGREEMENTS (TIEAS) sono degli accordi bilaterali tramite i quali due Paesi si impegnano a scambiarsi informazioni – unicamente su richiesta di una delle due parti in causa – in materia fiscale. In base al numero di accordi firmati, una nazione viene inserita nelle famigerate liste nere, grigie o bianche dell'Ocse, ovvero, in pratica, viene considerata dalla comunità internazionale un paradiso fiscale o meno. Negli ultimi anni, le giurisdizioni sospettate di essere paradisi fiscali si sono affrettate a siglare un buon numero di tali accordi, ovviamente, però, con Paesi verso i quali i flussi finanziari sono scarsi o nulli, o ancora meglio tra di loro. Tra gli accordi bilaterali firmati da San Marino, spiccano quelli con l'Islanda, le Bahamas, Andorra, il Principato di Monaco e le gettonatissime Groenlandia e isole Far Oer. Viene da domandarsi quale impatto potranno mai avere tali accordi sul contrasto all'evasione internazionale e ai grandi flussi illeciti di capitali. Se anche ci fossero dei movimenti sospetti tra queste giurisdizioni, siamo sicuri che il Principato di Monaco muoverebbe una richiesta di informazioni al Liechtenstein o ad Andorra, alle Bahamas o a Samoa, in base ai TIEAs siglati? Nessun accordo, al contrario, risulta al momento firmato tra lo stesso Principato e l'Italia, dove probabilmente avrebbe una rilevanza ben diversa. Ma tanto l'importante è fare numero. Ancora, le giurisdizioni più forti economicamente e politicamente, quali Stati Uniti o Germania, possono riuscire a imporre la firma di un accordo bilaterale alle piccole nazioni offshore. I Paesi del Sud no. È così che quasi tutti i TIEAs “veri” firmati fino a oggi coinvolgono Paesi del Nord, mentre i proventi della corruzione o dei traffici illeciti realizzati nelle nazioni più povere possono continuare indisturbati a fluire nei forzieri delle grandi banche nel Nord tramite le loro filiali nei paradisi fiscali. | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 27 | | inbreve | | inbreve | Sorpresa allo sportello: due fondi su tre sono “armati” >30 Italia: un modello di corruzione di successo >32 Un nuovo Cda per Banca Etica, interviste a Salviato e Biggeri >34 finanzaetica CONNECTICUT: LE AGENZIE DI RATING IN TRIBUNALE BASTA SPECULAZIONI SUI DEBITI: DALL’EUROPA UN’OFFENSIVA CONTRO I CDS MICROCREDITO: INTERESSI TRASPARENTI PER LEGGE “FINANZA ETICA CREDICI!” 2010, UN PREMIO ALLA CREATIVITÀ MILANO, DERIVATI: SÌ AL RINVIO A GIUDIZIO È IL PRIMO PROCESSO AL MONDO APPUNTAMENTO AD APRILE CON L’AZIONARIATO CRITICO Il procuratore generale del Connecticut Richard Blumenthal (nella foto) ha depositato una denuncia formale nei confronti di due delle principali agenzie di rating del mondo, Moody’s e Standard & Poor’s, accusandole di aver consapevolmente sopravvalutato il livello di sicurezza attribuito agli investimenti in titoli subprime allo scopo di ricevere elevati compensi. In una dichiarazione ripresa dal portale SocialFunds.com, Blumenthal ha definito “catastrofici” gli esiti delle valutazioni delle agenzie che, a suo dire, avrebbero reso possibile “il più grande collasso economico dai tempi della Grande Depressione”. L’iniziativa giudiziaria riporta d’attualità il tema dei conflitti di interesse che caratterizzano l’operato delle agenzie. Negli Usa esistono appena dieci società registrate presso la Sec come “Nationally Recognized Statistical Rating Organizations” e autorizzate in quanto tali ad emettere valutazioni sui prodotti finanziari. Gli emittenti di questi ultimi, lamentano i critici, pagano spesso le agenzie per la valutazione del rating sugli investimenti determinando così una situazione sospetta e poco trasparente a discapito dell’obiettività e dell’indipendenza di giudizio degli analisti. Derivati limitati, anzi, addirittura vietati. Mentre studia un piano di soccorso per la Grecia, l’Europa si interroga sul futuro della speculazione ipotizzando misure drastiche contro i derivati assicurativi, i famigerati Credit Default Swaps (Cds), costruiti sui debiti degli Stati. Nati come mezzi di protezione dal rischio bancarotta, i Cds sono diventati lo strumento speculativo privilegiato per chi intende giocare al ribasso scommettendo “negativamente” sul futuro di una società o di uno Stato. A farne le spese, manco a dirlo, è stata negli ultimi tempi proprio la Grecia. Le prospettive negative di quest’ultima, infatti, hanno fatto crescere il valore dei Cds a protezione del debito ateniese innescando una corsa all’acquisto dei derivati che ha contribuito all’ulteriore innalzamento del loro valore. Una benedizione per gli speculatori ma anche un dramma per lo Stato ellenico che ha visto crescere il suo rischio Paese, la sfiducia degli investitori e il costo dei prestiti. “Non dobbiamo permettere che la speculazione approfitti delle difficoltà della Grecia” ha dichiarato a marzo il cancelliere tedesco Angela Merkel auspicando una limitazione dell’uso dei derivati. Ancora più esplicita è stata il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde che ha invocato una rigida regolamentazione “se non addirittura l’abolizione” dei Cds sui debiti sovrani. Anche l’Italia ha espresso le sue perplessità sul tema. In un intervento ripreso da Il Sole 24 Ore, il governatore dell’istituto centrale e presidente del Financial stability forum Mario Draghi ha parlato di “problema sistemico” proponendo l’istituzione di una cassa di compensazione (clearing house) in grado di bilanciare le perdite proteggendo il sistema dagli eventuali crack degli intermediari attivi in questo mercato. Arriva dal Bangladesh uno storico provvedimento che potrebbe influenzare le politiche di microcredito nei Paesi in via di sviluppo. Nella patria di Muhammad Yunus, fondatore di Grameen Bank e Premio Nobel per la Pace 2006 per la sua opera nel settore, la locale Microcredit Regularity Authority (Mra) intende rendere pubblici i tassi di interesse praticati da tutti gli emittenti dei microprestiti attivi nel Paese. Ad annunciarlo la direttrice della Mra Leela Rashid nel corso di una conferenza stampa. La proposta, ha spiegato l’agenzia bengalese bdnews24, sarà sottoposta al vaglio del governo per l’approvazione. Da tempo il microcredito è stato oggetto di critiche per via degli eccessivi interessi imposti con tassi che tendono ad essere tanto più alti quanto più poveri sono i contraenti dei prestiti. Il valore medio dei tassi applicati nell’Europa Occidentale si aggira sul 12% contro il 15 dell’Europa dell’Est. Grameen Bank pratica tassi fino al 20% ma nel Terzo Mondo c’è anche chi impone costi decisamente superiori. Gli operatori si difendono sostenendo che ammortizzare i rischi attraverso l’analisi del territorio, la formazione dei clienti e il monitoraggio degli investimenti è tanto più costoso quanto più è povera l’area interessata. “Valorizzare soluzioni creative di comunicazione sociale sui temi della Finanza Etica”. È questo l’obiettivo di “Credici!”, il concorso organizzato da Fondazione Sistema Toscana e da Fondazione Culturale Responsabilità Etica onlus, in collaborazione con Mediateca Toscana. “Con lo scoppio della crisi finanziaria nell’autunno del 2008 – ricordano gli organizzatori – i richiami alla necessità di maggiore etica nella finanza sono diventati argomento di punta per politici, economisti, commentatori. Ma cosa è – veramente – la “finanza etica”?”. È questa la domanda che ispira l’iniziativa con l’obiettivo di promuovere nuove soluzioni comunicative sul tema premiando le migliori opere realizzate per l’occasione. Due le categorie in gara: cartoni animati di durata compresa tra 30’’ e 1.30’ e cortometraggi video (da 30’’ e 3’). Le opere saranno valutate da una giuria popolare degli “Abitanti di Zoes” su www.zoes.it, il primo social network italiano sui temi della sostenibilità, e da una commissione nominata dagli organizzatori. La presentazione di tutti i progetti concorrenti e la premiazione dei due migliori (previsti due assegni da 1.000 e 1.500 euro rispettivamente) saranno realizzate a Terra Futura, a Firenze, dal 28 al 30 Maggio 2010. Il disastro dei derivati sottoscritti dal Comune di Milano approda in tribunale dando il via a un processo destinato a fare la storia. Con una decisione assunta il 17 marzo, il Giudice dell’Udienza Preliminare Simone Luerti ha accolto la richiesta del Pm milanese Alfredo Robledo rinviando a giudizio undici manager degli istituti Deutsche Bank, Ubs, JP Morgan e Depfa accusati di aver guadagnato illecitamente un centinaio di milioni di euro nella maxi operazione sui derivati emessi dal Comune su un’obbligazione da 1,6 milioni. Per i manager, l’ex direttore generale di Palazzo Marino Giorgio Porta e l’esperto incaricato della ristrutturazione del debito comunale Mauro Mauri si ipotizza il reato di truffa aggravata. Le banche hanno respinto le accuse. Mentre l’opposizione chiede al Comune lombardo di costituirsi parte civile, l’ex sindaco Gabriele Albertini ha difeso l’operato di Porta e Mauri nonché la scelta di ristrutturazione debitoria. Il processo, che prenderà il via a maggio, rappresenta un evento storico. È la prima volta, infatti, che gli istituti di credito finiscono invischiati in un processo penale per le loro operazioni con i derivati. Nel mondo si ravvisa un unico precedente giudiziario risalente agli anni ’90 e riguardante una corte britannica ma, allora, si trattò di un semplice contenzioso amministrativo. Lo scorso anno, la Corte dei Conti sostenne che, alla fine del 2007, i comuni che avevano sottoscritto derivati sul proprio debito erano stati 737. La somma dei loro disavanzi si attestava a quota 27,2 miliardi di euro (ma l’indagine non comprendeva gli enti pubblici di Piemonte, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta). In una recente intervista a Repubblica, il docente della Sda Bocconi Fabio Amatucci ha ipotizzato che gli enti italiani che detengono derivati siano circa 3.000. Importanti appuntamenti nel mese di aprile sul tema dell’azionariato critico, l’attività di pressione degli investitori responsabili condotta con l’obiettivo di influenzare positivamente le politiche delle aziende. Il 29 aprile, a Milano, è il giorno delle attese assemblee di Eni ed Enel. La Fondazione Culturale Responsabilità Etica (Fcre) e la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale partecipano all’iniziativa animando la discussione sull’impatto sociale e ambientale delle operazioni Eni in Kazakhstan, Nigeria e Congo Brazzaville. Nel mirino degli azionisti attivi anche l’operato del colosso dell’elettricità Enel che, oltre a non perdere di vista i suoi progetti sul nucleare, attraverso la sua controllata spagnola Endesa si prepara a costruire una serie di dighe nella regione di Aysén, nella Patagonia cilena, sollevando seri dubbi sulla sostenibilità ambientale dell’operazione. Di Eni ed Enel si parla anche il 26 aprile in occasione del convegno “Investitori responsabili, azionisti attivi” organizzato da Fcre. L’incontro, anch’esso a Milano, affronterà diversi casi concreti animando il dibattito sul ruolo della partecipazione attiva degli azionisti nella prevenzione delle crisi economiche e finanziarie. | 28 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 29 | | finanzaetica | investitori (ir)responsabili | | finanzaetica | ALFRED PALMER / LIBRARY OF CONGRESS Sorpresa allo sportello: due fondi su tre sono “armati” GLI INVESTIMENTI DELLE BANCHE ITALIANE IN IMPRESE CHE PRODUCONO “ARMI CONTROVERSE”... CLASSIFICA 2008 ASSOGESTIONI PER PATRIMONIO GESTITO GRUPPO BANCARIO /SGR 2 7 ...E IN IMPRESE CHE PRODUCONO ARMI TITOLI DI AZIENDE CHE PRODUCONO ALCUNI TIPI DI ARMI CONTROVERSE (VALORE IN MLN DI €) TITOLI DI AZIENDE CHE PRODUCONO ARMI NUCLEARI TITOLI DI AZIENDE CHE PRODUCONO MINE ANTIPERSONA TITOLI DI AZIENDE CHE PRODUCONO CLUSTER MUNITIONS Pioneer - Unicredit 52,62 30,04 1,29 22,58 BNP Paribas 48,11 43,87 0 4,23 6 Mediolanum 21,05 10,65 0,45 10,41 1 Gruppo Intesa San Paolo 11,50 7,43 0,72 3 Gruppo UBI 4,07 3,17 5 Gruppo Montepaschi 2,20 1,76 9 Azimut SGR 1,91 13 Anima SGR 15 12 GRUPPO BANCARIO /SGR TITOLI DI IMPRESE CHE INVESTONO IN ARMI Pioneer - Unicredit 478,058 Mediolanum 207,989 Gruppo Intesa San Paolo 189,365 4,07 DNP - Paribas 152,804 0 0,90 Azimut SGR 82,020 0 0,44 Anima SGR 35,499 1,67 0 0,24 Gruppo MPS 32,932 1,32 1,32 0 0 Gruppo BPM 22,991 Banca Carige 0,74 0,65 0 0,08 Arca SGR 22,967 Credito Emiliano 0,47 0,24 0,03 0,23 Gruppo UBI Banca 21,267 11 Bipiemme SGR 0,44 0 0,35 0,44 Gruppo Banco Popolare 19,080 8 Generali 0,37 0,21 0 0,16 Credito Emiliano 11,403 4 Arca SGR 0 0 0 0 Kairos Partners 11,299 10 Gruppo Banco Popolare 0 0 0 0 Generali 10,947 16 ICCREA - Banche di Credito Coop. 0 0 0 0 ICCREA - Banche di Credito Coop. 7,333 14 Kairos Partners 0 0 0 0 Banca Carige 4,023 FONTE: ELABORAZIONI SU DATABASE IRES TOSCANA SULLE AZIENDE CHE PRODUCONO ALCUNI TIPI DI ARMI CONTROVERSE – MINE ANTIPERSONA, CLUSTER MUNITIONS, ARMI NUCLEARI E RELATIVI VETTORI (QUESTI ULTIMI NON INCLUSI TUTTAVIA NEL CONTEGGIO AZIONARIO) – INDIVIDUATE TRA LE PRIME 100 AZIENDE A PRODUZIONE MILITARE (E IN PARTICOLARE LE 70 QUOTATE IN BORSA) QUALI CENSITE DAL SIPRI, LO STOCKHOLM INTERNATIONAL PEACE RESEARCH INSTITUTE, NELL’ANNUARIO 2009 (SIPRI, ARMAMENTS, DISARMAMENT AND INTERNATIONAL SECURITY, SIPRI YEARBOOK 2009, OXFORD UNIVERSITY PRESS, OXFORD-NEW YORK, 2009). PER CIÒ CHE CONCERNE I FONDI SONO STATI ANALIZZATO SOLO I PRIMI 50 TITOLI E TRA QUESTI SOLO QUELLI AZIONARI DEI FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO AZIONARI PURI, FLESSIBILI E BILANCIATI, CON UNA COMPONENTE AZIONARIA SUPERIORE AL 10% DI ALCUNE DELLE PRINCIPALI IMPRESE DI GESTIONE DEL RISPARMIO DEI PRIMI 15 GRUPPI BANCARI ITALIANI, CUI ABBIAMO AGGIUNTO BPN PARIBAS. LA DATA DI RIFERIMENTO PER LA CLASSIFICA DEI GRUPPI BANCARI PER CAPITALE GESTITO E PER I RENDICONTI ANALIZZATI È, NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI , IL 31 DICEMBRE 2008 (ELABORAZIONI MERIAN RESEARCH). Chi investe in fondi azionari o misti ha il 70% di probabilità di finanziare imprese che producono armi FONTE: ELABORAZIONI SU DATABASE IRES TOSCANA PRENDENDO IN CONSIDERAZIONE LE PRIME 100 AZIENDE CHE PRODUCONO ARMI (E IN PARTICOLARE LE 70 QUOTATE IN BORSA) QUALI CENSITE DAL SIPRI, LO STOCKHOLM INTERNATIONAL PEACE RESEARCH INSTITUTE, NELL’ANNUARIO 2009 (SIPRI, ARMAMENTS, DISARMAMENT AND INTERNATIONAL SECURITY, SIPRI YEARBOOK 2009, OXFORD UNIVERSITY PRESS, OXFORD-NEW YORK, 2009). PER CIÒ CHE CONCERNE I FONDI SONO STATI ANALIZZATO SOLO I PRIMI 50 TITOLI E TRA QUESTI SOLO QUELLI AZIONARI DEI FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO AZIONARI PURI, FLESSIBILI E BILANCIATI, CON UNA COMPONENTE AZIONARIA SUPERIORE AL 10% DI ALCUNE DELLE PRINCIPALI IMPRESE DI GESTIONE DEL RISPARMIO DEI PRIMI 15 GRUPPI BANCARI ITALIANI, CUI ABBIAMO AGGIUNTO BPN PARIBAS. LA DATA DI RIFERIMENTO PER LA CLASSIFICA DEI GRUPPI BANCARI PER CAPITALE GESTITO E PER I RENDICONTI ANALIZZATI È, NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI, IL 31 DICEMBRE 2008 (ELABORAZIONI MERIAN RESEARCH). Ires Toscana presenta i primi risultati dello studio pilota “Finanza e Armi”. I clienti Unicredit, Mediolanum, Intesa e BNP Paribas hanno più armi in portafoglio. Senza saperlo. HI ENTRA IN BANCA E CHIEDE DI DEPOSITARE I PROPRI RISPARMI in un fondo comune azionario o misto ha il 70% di probabilità di investire in aziende che producono armi. Carri armati, fucili, pistole, sistemi radar, ma anche le famigerate bombe a grappolo (cluster), che spesso non esplodono quando toccano il suolo, creando veri e propri campi minati. A dirlo è uno studio di Ires Toscana, presentato a Milano, alla fiera di Marco Atella “Fa’ la cosa giusta!” il 13 marzo scorso. In collaborazione con Merian Research, Ires ha analizzato 417 fondi comuni di investimento promossi dai maggiori gruppi bancari italiani. In ben 288 ha trovato azioSopra, Fort Knox, Kentucky: ni di imprese a produzione militare. «Al primo posto c’è Pioneer, del Gruppo Unicredit, che, nei suoi un carro armato M3 della seconda Guerra Mondiale fondi ha 478 milioni di euro investiti in imprese che producono armi», spiega Chiara Bonaiuti di Ires, durante un’esercitazione. coordinatrice della ricerca, precisando che «si tratta di uno studio pilota, ancora in fieri, che ha fotograUsa, 1942 fato uno spaccato della realtà dei fondi di investimento. Pertanto i PRODUTTORI DI ARMI: dati e relative classifiche sin qui ottenute devono essere considerati FONTI DI FINANZIAMENTO provvisori». Al secondo posto c’è Mediolanum (207,99 milioni), di ANTICIPI DI CLIENTI E FORNITORI OBBLIGAZIONISTI PRESTITI BANCARI AZIONISTI cui la Fininvest della famiglia Berlusconi ha oltre il 35% delle azio80% ni. Il terzo e il quarto posto spettano a Intesa-Sanpaolo e al gruppo 70 francese BNP-Paribas, che nel 2006 ha assorbito la Banca nazionale del lavoro. A seguire gli altri, ma a qualche lunghezza di distanza. 60 Il cliente che abbia comprato fondi come Pioneer Italian Equity 50 o European Research, proposti da Unicredit, ha per esempio inve40 stito in azioni di colossi degli armamenti come Bae Systems o Fin30 meccanica, mentre chi si è rivolto a un consulente globale Mediolanum ha forse potuto cogliere le opportunità offerte dal fondo 20 Industrial Equity, che in un colpo solo ha messo in portafoglio ben 10 trenta titoli di imprese che producono armi: da Raytheon a General 0 Dynamics, da Eads a Textron e Northrop Grumman. | 30 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | FONTE: REPORT PROFUNDO ECONOMIC RESEARCH PER BANKTRACK ATK RHEINMETALL FINMECCANICA UNITED TECHNOLOGIES EADS THALES GENERAL DYNAMICS BAE SYSTEMS LOCKHEED MARTIN C BANCHE ALL’ANGOLO, TRA DUE FRONTI OPPOSTI BANCHE E ARMI, UNA RELAZIONE ACCERTATA E MOLTO CONTESTATA. Gli istituti di credito si trovano stretti in una morsa, tra due forze opposte. Da un lato la società civile e le campagne che chiedono una maggior responsabilità sociale, soprattutto la campagna “Banche armate” (www.banchearmate.it), che dal 2000 ha acceso i riflettori sul tema dei servizi forniti dagli istituti di credito all’industria militare per l’esportazione di armamenti. Dall’altro, l’industria militare e in particolare le aziende che fanno capo a Finmeccanica, che esercitano forti pressioni sugli Istituti di credito. Basta leggere quanto scritto nell’ultima relazione d’esercizio dell’Aiad, la Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (www.aiad.it), datata 23 luglio 2009, che ha definito “atteggiamento demagogico” la decisione delle banche di autoregolamentare la propria attività nel settore. Nel testo si legge: “A tenere viva l’attenzione dell’Associazione è stato anche il problema delle banche etiche che, professandosi “non armate”, hanno sospeso ogni transazione di esportazione, se pur già disciplinata nel rispetto della Legge 185/90. In maniera ricorrente l’Aiad ha rappresentato la propria preoccupazione per l’amplificarsi delle conseguenze derivanti alle imprese ed al riguardo sono state inoltrate sia a Confindustria che all’Abi diverse comunicazioni alle quali hanno fatto seguito molteplici incontri sia con i vertici dell’Abi che dei diversi Gruppi Bancari nonché con il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi; numerosi anche gli interventi nell’ambito di Seminari e Convegni per porre in evidenza l’atteggiamento fondamentalmente demagogico proprio degli istituti bancari”. Un testo da manuale di perfetta lobby, a cui, almeno finora, né l’Associazione Bancaria Italiana (Abi), né le singole banche che in questi anni si sono dotate di codici di responsabilità per quanto riguarda il finanziamento e i servizi all’esportazione militare hanno risposto. IN RETE www.irestoscana.it - www.merian-research.it Mine, cluster e armi nucleari Ma non basta. Lo studio di Ires è andato a cercare all’interno dei portafogli dei fondi anche i produttori di “armi controverse”. «Si tratta di armi come le mine antiuomo e le cluster o di ordigni nucleari di distruzione di massa», continua Chiara Bonaiuti. «Per identificare le aziende produttrici di questo tipo di armamenti abbiamo adottato un’interpretazione rigorosa, basata sui dati dell’istituto di ricerca svedese Sipri (Stockholm international peace research institute), più restrittiva rispetto ai criteri utilizzati comunemente dai grandi investitori istituzionali, come il fondo pensione del governo norvegese». Anche nella classifica delle armi “controverse” Unicredit è al primo posto, con 30 milioni investiti nelle armi nucleari, 22,6 in imprese che producono bombe a grappolo e 1,29 milioni nei produttori delle famigerate mine antiuomo. A seguire Bnp Paribas, che è “forte” nelle armi nucleari (43,87 milioni) e Mediolanum, che investe oltre 10 milioni di euro in produttori di bombe a grappolo. «Non è facile per un risparmiatore sapere se i suoi soldi vengono utilizzati per finanziare il settore delle armi», spiega Chiara Bonaiuti. «Quello che ciascuno può fare, è chiedere alla propria banca di essere più trasparente e di mettere in atto politiche responsabili nelle esportazioni di armamenti e nella sostenibilità dei fondi. Oppure può investire in un fondo etico, che escluda al 100% gli armamenti. L’obiettivo dello studio di Ires Toscana è offrire ai risparmiatori uno strumento trasparente per operare scelte responsabili in un campo delicato quale quello degli armamenti». . | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 31 | | finanzaetica | tangenti sotto esame | | finanzaetica | Italia: un modello di corruzione di “successo” C’È UN FUTURO DOPO TANGENTOPOLI? ERA IL LONTANO 1998 QUANDO IVAN CICCONI, ingegnere e direttore di Itaca (Istituto per la trasparenza negli appalti e la compatibilità ambientale) intitolava Storia del futuro di tangentopoli il libro in cui spiegava, non solo i meccanismi del sistema di tangenti scoperchiato dal pool di Mani pulite, ma anche attraverso quali nuovi rivoli sarebbe sparito il danaro pubblico: con i general contractors, soggetti privati che gestiscono i lavori per la costruzione dell’Alta velocità, senza limiti di spesa. E ora a che punto siamo? Rispetto a Tangentopoli è completamente un’altra cosa perché è cambiata la forma dei partiti. Siamo di fronte a un fenomeno ancora non del tutto esplorato, ma di portata enorme: si sono moltiplicate le occasioni di malaffare e ci troviamo di fronte a decine di migliaia di “mariuoli”, di politici che hanno occupato le gestioni pubbliche. E agiscono senza più nessun tipo di controllo democratico. Fino a Tangentopoli i partiti ancora esercitavano un controllo e il sistema della corruzione era giustapposto, era dietro, ma comunque c’erano la gara e la procedura. Ora sono entrati direttamente nei meccanismi. Come siamo arrivati alla moltiplicazione dei mariuoli? Facciamo scuola: Banca mondiale studia la maxitangente Enimont e All Iberian, il network di società riconducibili a Fininvest. Nulla di cui essere orgogliosi: sono almeno 60 i miliardi di euro sottratti ogni anno alla nostra qualità della vita. EURO AL MILLIMETRO. Tanto abbiamo pagato i binari dell’Alta velocità. In Spagna, Francia e Giappone un chilometro costa circa 10 milioni di euro; in Italia 60 milioni. Dobbiamo risolvere problemi costruttivi particolarmente comdi Paola Baiocchi plicati? No, manteniamo un apparato capillare di corruzione che ci sottrae almeno 60 miliardi di euro l’anno, secondo le stime della Corte dei Conti, che ha quantificaLIBRI to, per difetto, la “tassa occulta” che ogni cittadino paga per avere in cambio una sanità meno valida, meno scuola pubblica e una minore qualità della vita. E che ci vede obbligati a lavorare cento ore in più l’anno rispetto ad altri Paesi (dati Oecd), proprio per l’inefficienza del sistema. 60 Ivan Cicconi Storia del futuro di Tangentopoli Edizioni Dei, 1998 Casi da manuale Donatella della Porta Alberto Vannucci Mani impunite Laterza, 2007 Marco Travaglio Ad personam Chiarelettere, 2010 | 32 | valori | Alcuni tra i maggiori casi italiani di corruzione degli ultimi anni sono oggetto di uno studio da parte della Banca mondiale. Siamo in buona compagnia, ci assicura l’organismo internazionale, con altri 200 casi circa. Ma la notizia non è di quelle che ci fa gonfiare il petto d’orgoglio. L’iniziativa è inquadrata nel programma StAR (Stolen Assett Recovery), che ha precedenti di studio come il recupero dei capitali esportati illegalmente dai propri Paesi da personaggi del calibro di Alberto Fujmori - pluricondannato presidente del Perù - o il recupero del saccheggio dei beni delle Filippine, esportati da Marcos in Svizzera. Allo studio di Banca mondiale ci sono i meccanismi creati da Sergio Cusani per allestire la maxitangente Enimont: 150 miliardi pagati a partiti, magistrati e avvocati. Quella che è stata definita la “madre di tutte le tangenti” serviva a spostare 2.805 miliardi di lire dalle casse dello Stato al gruppo Ferruzzi, per riscattare la quota Enimont. ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | Sotto esame anche Berlusconi e All Iberian, la galassia di 65 società riconducibili a Fininvest creata a Londra dall’avvocato Mills, attraverso le quali sono passate le tangenti per il Psi e Cesare Previti ha corrotto un giudice nella vicenda del Lodo Mondadori. Mazzette per 1.600 miliardi Secondo le stime della Banca mondiale ogni anno nel mondo vengono pagati in "mazzette" da 1.000 a 1.600 miliardi di dollari. «È normale che Banca mondiale vada a vedere un modello di corruzione di “successo”», spiega Alberto Vannucci, ricercatore all’Università di Pisa presso il dipartimento di Scienze politiche e sociali. «La corruzione opera con meccanismi a valanga: più corruzione c’è, più è facile che si rinforzi attraverso sistemi di apprendimento. Chi opera oggi nell’universo della corruzione – continua Vannucci - ha imparato come correre meno rischi, come dissimulare le tangenti attraverso società di consulenza intestate ai parenti, che rendono servizi impalpabili agli enti pubblici. L’apprendimento produce dall’altra parte una necessità di aggiornamento per preparare strumenti di controllo che permettano di fronteggiare questo tipo di rischi». Statisticamente l’Italia ha livelli di corruzione da Paese in via di sviluppo, come ricorda l’Indice di percezione della corruzione stilato ogni anno da Transparency International (www.transparency.it): eravamo al 41mo posto nel 2007, siamo scivolati al 63mo nel 2009. Molto al di sotto del Botswana (37ma). Nonostante l’indice sia una somma di percezioni, non va sottovalutato. “Si stima che il peggioramento di un punto dell’indice di corruzione comporti una diminuzione degli investimenti diretti esteri del- L’Europa ha emanato otto anni fa una direttiva che estende il reato di corruzione anche ai rapporti tra privati. L’Italia è stata l’unica a non recepirla. Inoltre i due reati collegati a quello della corruzione – il falso in bilancio per il corruttore e l’abuso di ufficio per i funzionari pubblici corrotti – sono stati sostanzialmente depenalizzati dal Parlamento con maggioranze trasversali. L’ultima moltiplicazione di possibilità è rappresentata da società di diritto privato a controllo pubblico (come Difesa SpA, ndr) dove c’è la completa intercambiabilità dei soggetti pubblici con quelli privati. Come uscirne? Azzerando i partiti o arrivando finalmente a quella definizione dei partiti che l’articolo 49 della Costituzione ha lasciato aperta. Pa. Bai. l’11%”, spiega Marco Arnone, docente di Economia all’Università del Piemonte Orientale, per 5 anni funzionario al Fondo monetario internazionale, nel suo libro “Il costo della corruzione”. Nel volume collega una serie di fattori indicativi della corruzione: è tipico dei Paesi con un elevato indice di corruzione la scelta di prediligere le ”grandi opere”, piuttosto che azioni di manutenzione dell’esistente. Ma anche le scelte di bassi livelli di spesa pubblica per istruzione e sanità. A sua volta un basso livello di istruzione è uno dei fattori che permettono a un sistema corrotto di perpetuarsi e questa considerazione ci offre un ulteriore motivo per opporci ai tagli annunciati dalla ministra Gelmini, che insistono su una situazione già disastrosa: in Italia il 55% della popolazione ha al massimo la terza media. Siamo il Paese occidentale con meno ricercatori sul totale degli occupati, la classe politica e la pubblica amministrazione hanno una formazione inadeguata. Conflitto di interesse Depenalizzato il falso in bilancio, ridotti i tempi di prescrizione dei reati, reso sempre più arbitrario e vischioso il procedimento penale: «In Italia per mettersi al riparo dal rischio dei processi è stato fatto l’inenarrabile», dice Alberto Vannucci. «Abbiamo un modello sofisticato di corruzione, ormai istituzionalizzata, che è il conflitto di interessi, ma non lo percepiamo come corruzione, perché nel conflitto di interessi le due figure del corrotto e del corruttore coincidono. Un esempio tra mille: il digitale terrestre. La scelta di adottare questa tecnologia giova solo al gruppo Fininvest». . | finanzaetica | nuovo Cda per Banca Etica | | finanzaetica | Salviato «Abbiamo contaminato di etica il mercato» Biggeri «Le priorità sono: efficienza e fare rete» Dopo undici anni come presidente di Banca Etica Fabio Salviato lascia l’incarico perché ha raggiunto il limite dei mandati. «L’infanzia della banca è finita, è il momento di passare a progetti più significativi». NDICI ANNI FA NON AVREI IMMAGINATO di arrivare al punto in cui siamo oggi». Ricorda così gli albori di Banca Etica, Fabio Salviato, che dalla nascita dell’istituto di credito fino ad oggi ne è stato l’unico presidente. di Elisabetta Tramonto Ma è arrivato il momento di lasciare le redini della banca (perché ha raggiunto il limite dei mandati). Nell’assemblea dei soci del 22 maggio verrà eletto un nuovo Cda e un nuovo presidente. Salviato comunque non uscirà di scena. «U Che cosa pensa di aver contribuito a creare in questi undici anni? Che bagaglio lascia alla banca e ai soci? Ho contribuito a creare una sensibilità verso la finanza etica per 50 mila persone in Italia, tra clienti e soci di Banca Etica; a dare un prestito a 10 mila imprese e a creare almeno 10 mila nuovi posti di lavoro. Ma il risultato più grande è stato aver contaminato l’intero sistema finanziario. Quali problemi restano aperti? Siamo riusciti a dimostrare che una banca etica e socialmente responsabile è possibile, tanto che ci sono degli imitatori, mentre undici anni fa il sistema lo negava. Ma l’infanzia è finita, questa bambina del ’99 ha 11 anni. È il momento di passare a progetti più significativi e di dare risposte ai nuovi bisogni che stanno emergendo, come un’agenzia nazionale per il microcredito, la questione energetica, un maggiore impulso rispetto alla domanda della green economy. Ed è fondamentale sviluppare la dimensione globale/europea, anche perché le reti solidali e i soci fondatori si sono globalizzati e chiedono di seguire le loro attività all’estero. È il momento di dedicarsi di più alla finanza di progetto, il project financing. Le associazioni ci domandano prodotti ad hoc, per esempio centi| 34 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | naia di Comuni chiedono di finanziarli per assumere la proprietà municipalizzata dell’acqua. Banca Etica è accusata di scarsa efficienza... Sicuramente abbiamo numerosi aspetti organizzativi da migliorare, ma sul lato dell’efficienza abbiamo fatto notevoli passi avanti. Ma non si può stabilire l’efficienza di Banca Etica paragonandola agli istituti di credito tradizionali. Prendiamo per esempio la figura del vicepresidente, in Banca Etica ha una funzione socioculturale, dedicata alla formazione e alla cultura. Può essere vista come inefficienza, invece è cultura. Il confronto regge solo con altre banche etiche. L’area progettuale è il valore aggiunto della banca, ma non possiamo accontentarci. Dobbiamo comunque essere più efficienti. Come vede la banca tra 10 anni? Ho scritto un libro che parte dal 1970 e arriva al 2020. I prossimi saranno dieci anni interessanti. La crisi durerà: una crisi globale, finanziaria, economica, ambientale ed energetica. Il ruolo di Banca Etica potrebbe essere importante, contribuendo a creare delle reti, sociali e solidali (gas commercio equo, ecc.), che, con un’azione culturale, ma anche imprenditoriale, e un adeguato utilizzo del denaro, potrebbero ottenere forti cambiamenti. Ma le reti devono cominciare a collaborare insieme alla politica. Dopo undici anni da presidente di Banca Etica che cosa farà? Si allontanerà da questo mondo? Continuerò a seguire le attività internazionali della banca, sia con il progetto Banca Etica europea, che con Febea e Sefea. E mi dedicherò al progetto “Etica servizi” presso l’azienda agricola La Costigliola: una ex fortificazione del 1000, che dovrebbe diventare un riferimento per la formazione di Banca etica. . Tra i candidati al Cda Ugo Biggeri è l’unico che si è dichiarato disponibile a diventare presidente. Da tre mesi sta dialogando con soci e dipendenti della banca per favorire la massima partecipazione. D A PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CULTURALE RESPONSABILITÀ Etica potrebbe diventare presidente di Banca Etica. Ugo Biggeri è l’unico tra i candidati al prossimo Cda ad aver dato la sua disponibilità a ricoprire questa carica. 44 anni, sposato, con tre figli, una laurea di Elisabetta Tramonto in fisica e molti anni nella cooperazione internazionale con Mani Tese. Oggi abita a Vicchio, nelle A sinistra, Fabio Salviato, attuale colline vicino a Firenze, in una dimensione comunitapresidente di Banca ria, condividendo casa e quotidianità con altre famiglie Etica. A destra, Ugo Biggeri, il suo e accogliendo ragazzi dall’estero con situazioni difficili possibile successore alle spalle. Di Banca Etica è il socio numero 19. alla presidenza. Se fosse eletto, quali sarebbero le prime questioni su cui vorrebbe intervenire? Intendo mettere a frutto la fase di ascolto che ho portato avanti da quando mi sono candidato sul mio blog (www.zoes.it/blogs/ugo-biggeri) dove da più di tre mesi dialogo con soci e dipendenti della banca, per capire quali sono le loro esigenze. Ho riscontrato una grande voglia di essere ascoltati. Durante gli incontri che sto facendo in giro per l’Italia parlo per un quarto d’ora e poi ascolto. Voglio sfruttare questo momento magico di grande partecipazione. Oggi ho le idee chiare sulle pro- I NUOVI CANDIDATI AL CDA DI BANCA ETICA [CHE HANNO RACCOLTO ALMENO 300 FIRME TRA I SOCI] GIULIO TAGLIAVINI Emiliano, cinquant’anni, professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università degli Studi di Parma. È stato membro del comitato etico di Banca etica. Per confrontarsi con i soci della banca e rispondere alle domande sulla sua candidatura ha attivato un blog su internet (gtcandidato.blogspot.com). «Sono “affezionato” al progetto di Banca Etica, che seguo da anni. E vedo dei problemi da affrontare urgentemente», questo il motivo principale che ha spinto il professor Tagliavini a candidarsi al Cda. Quali, dunque, i problemi più urgenti? «È necessario essere più innovativi sia sul fronte della raccolta che degli impieghi e rafforzare l’offerta di prodotti più caratterizzati verso il sociale. Per esempio non esistono al momento prodotti specifici rivolti al terzo settore. Banca Etica dovrebbe essere più attiva nel prestito sociale, nel microcredito e nell’inclusione finanziaria». RENZO CANAL Nato a Ponte di Piave, in provincia di Treviso. Ha settant’anni, di cui quaranta di attività bancaria, da impiegato a direttore ad amministratore delegato, presso diversi istituti di credito. Perché candidarsi al Cda di Banca Etica? «Ho sempre seguito con estremo favore la vita della banca. Appena in pensione, forte anche della mia esperienza, ho ritenuto di poter dare il mio contributo». Se fosse eletto quali questioni affronterebbe per prime? «Mi impegnerei ad analizzare l’attuale modello di operatività della banca per trovare i modi per ottenere più efficienza e ridurre i costi. È poi necessario sviluppare la banca on line per allargare la clientela e risolvere il problema della distanza dalle filiali. È anche un modo per entrare nel terzo settore. Fondamentale inoltre allargare i servizi offerti dalla banca e rafforzare il patrimonio e i ricavi». FRANCO MARZOCCHI Ha 57 anni e da 35 vive e lavora nel mondo delle cooperative: è dirigente di Federsolidarietà-Confcooperative. È tra i soci fondatori di Banca Etica e ha fatto parte del primo Cda dal 1997 al 2000. Perché candidarsi nuovamente? «Da dieci anni seguo la vita di Banca Etica dal punto di vista delle cooperative sociali e oggi ritengo di poter dare un contributo utile in questo momento importante per il progetto della banca». Dove dovrebbe dirigersi la banca da domani per crescere? «Una direzione importante è rafforzare i rapporti con le reti nazionali e le grandi organizzazioni: sistemi complessi come Federsolidarietà. Le cooperative sociali sono un interlocutore fondamentale con enormi potenzialità che finora non hanno potuto esprimere. Rafforzare queste relazioni permetterebbe anche di aumentare in modo significativo il capitale sociale, una delle attuali priorità per la banca». | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 35 | | finanzaetica | | finanzaetica | NERO SU BIANCO: DIECI ANNI DI BANCA ETICA A DIECI ANNI dalla nascita di Banca Etica, il suo storico presidente, Fabio Salviato, ne racconta la storia in un libro in uscita il 7 aprile: “Ho sognato una banca”. Un sogno diventato realtà, che Fabio Salviato racconta in prima persona, ripercorrendo le tappe che attraversano trent'anni di attivismo sociale, dagli scontri del '77 all'occupazione della base americana di Comiso, dal messaggio rivoluzionario del commercio equo agli anni Novanta, con il boom del terzo settore. Fino ai giorni nostri, quando il modello di Banca Etica è pronto per essere esportato in altri Paesi europei. Oltre a narrare le vicende e i personaggi principali legati alla nascita della banca, nel libro si legge una storia mai scritta: quella dei movimenti e delle reti cooperative che hanno dato vita al “sogno” e che da decenni animano la coscienza critica dei cittadini europei. Lontani dai riflettori della politica-spettacolo e dai salotti buoni delle grandi famiglie dell'industria e della finanza, le cooperative, le associazioni e le organizzazioni non governative hanno saputo rispondere in modo creativo e partecipato ai bisogni di milioni di persone, creando opportunità di lavoro e integrazione per giovani emarginati, disabili, disoccupati dalle regioni più isolate e depresse fino alle periferie infinite delle grandi città contemporanee. In un periodo di grave crisi economica e di sfiducia nel sistema bancario, la storia di Banca Etica vuole indicare una via d’uscita a partire dal basso, dal coinvolgimento di clienti, soci, cittadini, in un piano di sviluppo sociale che ha come motore il credito. Il libro ha lo scopo di risvegliare la creatività e la passione per il “fare”, per l’attivismo sociale, in un momento storico segnato dall’apatia e dal ripiegamento dei cittadini nella propria sfera privata. L’esperienza di Banca Etica e delle migliaia di persone che hanno contribuito a farla crescere sono la dimostrazione che, mettendosi in rete, si possono realizzare idee straordinarie e contribuire concretamente a rendere migliore il mondo in cui viviamo e in cui vivranno i nostri figli. Fabio Salviato in collaborazione con Mauro Meggiolaro Prefazione di Ilvo Diamanti Postfazione di Stefano Zamagni Ho sognato una banca. Dieci anni sulla strada di banca etica Feltrinelli, Serie bianca, Aprile 2010 blematiche della banca. Se dovessi essere eletto presidente, innanzitutto, cercherei di fare squadra con il Consiglio di amministrazione, all’interno del quale vorrei che le responsabilità siano distribuite, separando la parte operativa da quella politica. Non è una critica alla gestione precedente: finora si è dimostrato che Banca Etica esiste, ora occorre pensare a come la banca vede sé stessa, ridefinire la mission politica, ripartendo anche da un nuovo sogno. Da un punto di vista pratico quali sono le priorità da affrontare? Bisogna lavorare sull’organizzazione interna della ban- ca, in modo da essere più efficienti verso i clienti. È necessario mettere in moto la cultura della soddisfazione del cliente: del cittadino responsabile o dell’associazione impegnata nel sociale e nell’ambiente. Finora lo abbiamo fatto in termini di trasparenza, di rispetto di valori etici, ma bisogna pensare alla soddisfazione anche riguardo i tempi di risposta e l’efficienza. Credo sia importante fare sempre più rete con altri soggetti per stimolare processi di innovazione sociale e finanziaria, di coniugare idealità, efficienza e coesione organizzativa. Molti soci chiedono innovazione, anche nei prodotti, per essere competitivi con le altre banche. Che cosa ne pensa? Sono d’accordo. Per esempio, undici anni fa Banca Etica ha introdotto il finanziamento al terzo settore, oggi invece lo offrono anche altre banche. Noi dobbiamo farlo meglio e lavorare sull’innovazione. Che futuro vede per Banca Etica tra dieci anni? Sarà sempre più un motore di sviluppo per l’economia alternativa, intervenendo non solo sul non profit, ma anche sul profit responsabile, capace di stringere alleanze e sostenere un welfare partecipato. Spero che tra dieci anni non sarà la sola a farlo. Lei vive sulle colline fiorentine con una moglie, tre figli e una vita di comunità. Come pensa di conciliarla con l’attività di presidente, di una banca con sede a Padova? È fondamentale chiarire quale ruolo dovrei ricoprire. Quello di presidente non è di tipo operativo, ma politico. Più che a Padova è importante essere presente a Milano, Roma e in tutta Italia. Banca Etica deve avere sempre più un respiro nazionale e internazionale. . GLI EX MEMBRI DEL CDA CHE OGGI SI RICANDIDANO LUIGI BARBIERI Nel Cda di Banca Etica dal 2001 Nato ad Abano Terme nel 1935, ha operato nei settori dell’equo e solidale, del biologico e dell’associazionismo. Ha deciso di ricandidarsi «per trasmettere la sua esperienza ai nuovi membri del Cda». Quali le prime questioni da affrontare? «Serve un ulteriore decentramento dalla sede centrale alle periferie, un consolidamento del patrimonio e più attenzione ai giovani, agli stranieri e alle aree fragili». | 36 | valori | ANNO 10 N.78 MARINA COPPO Nel Cda di Banca Etica dal 2007 Nata a Bolzano nel 1961, laureata in Economia delle imprese non profit. Ha operato in diverse cooperative sociali ed è stata assessore comunale ai Servizi sociali. Si ricandida perché «un mandato non è sufficiente per portare il proprio contributo». Le priorità per Banca Etica? «Aprirsi di più a un mondo che in questi 11 anni è cambiato. E sviluppare competenze in 2-3 attività per portare un valore aggiunto, l’immigrazione per esempio». | APRILE 2010 | SERGIO MORELLI Nel Cda di Banca Etica dal 2007 Nato a Milano nel 1941, laureato in Economia e Commercio, Sociologia e Teologia. Dal 1999 assessore al Bilancio del Comune di San Giuliano milanese. Le priorità? «Riorganizzare la banca, riequilibrando il rapporto tra il numero di dipendenti in sede e nelle filiali. Il sistema informativo e informatico deve essere aggiornato, snellito e velocizzato. Bisogna essere più attenti alle esigenze delle cooperative sociali». RITA DA PADOVA Nel Cda di Banca Etica dal 2007 Nata a Foggia nel 1955. Dal 1991 si è occupata di finanza etica. Si ricandida «per ubbidienza ai soci, che le hanno chiesto di essere referente dell’area Sud». Per Banca Etica è urgente: «lavorare sul proprio modello organizzativo e sull’efficienza. Bisogna essere meno ideologici e saper tradurre in pratica gli ideali. Bisogna lavorare di più per semplificare l’accesso al credito per chi ha difficoltà ad ottenerlo». TOMMASO MARINO Nel Cda di Banca Etica dal 2001 Nato a Reggio Calabria nel 1951, laureato in ingegneria elettronica. Dal 1998 è nel Consiglio nazionale sulla disabilità. Si ricandida «per continuare il lavoro cominciato in questi anni, in particolare l’organizzazione territoriale dei soci e il codice etico». Le priorità da affrontare? «Sviluppare le attività nel Sud Italia e, soprattutto, adottare una politica che permetta di coordinare le diverse realtà, oggi tra loro distanti». APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO 7 - 10 aprile NAIROBI (KENIA) 2010 AFRICA/MIDDLE EAST REGIONAL MICROCREDIT SUMMIT (AMERMS) Convegno organizzato dalla Microcredit Summit Campaign e sponsorizzato dalla Association of Microfinance Institutions. www.microcreditsummit.org 8 - 10 aprile MONTPELLIER (FRANCIA) BIENNALE EUROPÉENNE DE LA FINANCE RESPONSABLE ET DURABLE Convegno sull’economia etica e la finanza responsabile. www.befrd.org 9 aprile MILANO NOVITÀ ANTIRICICLAGGIO Incontro di discussione sulle procedure da seguire per contrastare riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Organizza Business International. www.businessinternational.it 12 aprile MILANO PPP E PROJECT FINANCE PER LE ENERGIE RINNOVABILI Seminario dedicato all’analisi della disciplina del Project Financing e degli schemi operativi per il finanziamento di progetti nel settore delle energie rinnovabili. www.businessinternational.it 13 - 14 aprile PADOVA BUSINESS PLAN E PIANO ECONOMICO FINANZIARIO PER IMPIANTI FV Il corso si propone di illustrare le metodologie e gli strumenti per la progettazione economicogestionale di impianti fotovoltaici. www.businessinternational.it 21 - 23 aprile MILANO SALONE DELLA GESTIONE DEL RISPARMIO Tre giorni di incontri presso Palazzo Mezzanotte a Piazza Affari. Il Salone, primo evento in Italia interamente dedicato al settore del risparmio gestito, sarà un’occasione d’incontro per gli operatori dell’industria, gli esponenti delle istituzioni e delle autorità di vigilanza, i media e i risparmiatori. www.salonedelrisparmio.com 23 aprile “FINANZA ETICA – CREDICI!” 2010 Scadono i termini per l’invio delle opere in concorso per il Premio “Finanza Etica – Credici!” 2010, l’iniziativa pensata per valorizzare soluzioni creative di comunicazione sociale sui temi della Finanza Etica (vedi ARTICOLO a pag. 29). Il bando e la relativa documentazione sono pubblicati su www.fcre.it e www.zoes.it. www.fondazionesistematoscana.it www.fcre.it 29 aprile MILANO INVESTITORI RESPONSABILI, AZIONISTI ATTIVI Perché la partecipazione attiva degli azionisti è fondamentale per un buon funzionamento delle imprese? Se ne discute al convegno organizzato a Milano dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica. www.fcre.it 29 aprile MILANO ASSEMBLEE AZIONISTI ENI ED ENEL Appuntamento con l’azionariato critico alle assemblee di Eni ed Enel cui partecipano la Fondazione Culturale Responsabilità Etica e Crbm (Campagna per la Riforma della Banca Mondiale). Tra le questioni di attualità, la presenza di Eni in Kazakhstan, Nigeria e Congo Brazzaville e gli investimenti di Enel nelle dighe in Patagonia e nel settore dell’energia nucleare www.crbm.org www.fcre.it 5 - 7 maggio COPENHAGEN (DANIMARCA) THE PRI ACADEMIC CONFERENCE 2010 Conferenza sui Principi dell’Investimento Responsabile (Pri), il codice di condotta PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A [email protected] realizzato in sede Onu e sottoscritto, ad oggi, da quasi 700 operatori di mercato di tutto il Pianeta. www.unpri.org 10 - 12 maggio AMSTERDAM (OLANDA) MICRO FINANCIAL SERVICES WORLD Si intitola “Opportunities & innovation in microfinance for practitioners & socially responsible investors” l’evento, della durata di tre giorni, organizzato da Hanson Wade. www.mfs-world.com 12 - 14 maggio CASTROCARO FESTIVAL DEL FUNDRAISING Tre giorni di incontri per il più grande evento italiano sulla raccolta fondi. www.festivaldelfundraising.it 22 maggio PADOVA BANCA ETICA – ASSEMBLEA DEI SOCI L’Assemblea dei soci è l’organo sovrano di Banca Popolare Etica, che delibera in sede ordinaria e straordinaria. Possono parteciparvi tutti coloro che risultano iscritti al libro soci da almeno novanta giorni (dalla prima convocazione dell’assemblea). Nell’occasione si voterà per il rinnovo del Consiglio di amministrazione, del Collegio sindacale e del Comitato dei probiviri. Ogni socio ha diritto a un unico voto a prescindere dal numero delle azioni sottoscritte. Fabio Salviato lascia la carica di presidente dopo 10 anni. www.bancaetica.com 24 - 26 maggio NEW YORK (USA) GLOBAL MICROFINANCE INVESTMENT CONGRESS 2010 Terza edizione del convegno organizzato dall’American Conference Institute (Aci) in collaborazione con PlaNet Finance. Tendenze di mercato, opportunità di investimento nel microcredito e nuove pratiche di sostenibilità per il settore sono i temi principali della discussione. www.microfinancecongress.com 26 - 28 maggio AMSTERDAM (OLANDA) AMSTERDAM GLOBAL | CONFERENCE ON SUSTAINABILITY AND TRANSPARENCY Evento dedicato al tema della sostenibilità e della comunicazione dei risultati raggiunti al riguardo da parte delle imprese. www.amsterdamgriconference.org 10 giugno STOCCOLMA (SVEZIA) THE ANNUAL EUROPEAN SUMMIT IN CORPORATE GOVERNANCE AND RESPONSIBLE INVESTMENT Incontro dedicato all’analisi dei fattori ambientali, sociali e di governance nella gestione degli investimenti. secure.imn.org 10 - 11 giugno TRENTO FINANCIAL COOPERATIVE APPROACHES TO LOCAL DEVELOPMENT THROUGH SUSTAINABLE INNOVATION Incontro sul ruolo della finanza nello sviluppo locale attraverso il cooperative banking e il microcredito. Sponsorizza Euricse - European Research Institute on Cooperative and Social Enterprises. www.euricse.eu 22 - 23 giugno ASSISI COMPARING INEQUALITIES Workshop sul tema dell’analisi delle disuguaglianze organizzato dall’Italian Association for the Study of Comparative Economic Systems (AISSEC), con il sostegno dell’Università di Perugia, della European Association for Comparative Economic Studies (EACES) e dell’Associazione italiana degli economisti del lavoro. www.socialcapitalgateway.org /call_AISSEC_work_ASSISI.pdf 24 - 25 giugno LONDRA (UK) 7TH EMN ANNUAL CONFERENCE Settima edizione della conferenza annuale dello European Microfinance Network organizzata congiuntamente con la Cdfa - Community Development Finance Association e con il sostegno della Commissione Europea nell’ambito delle celebrazioni del 2010 come Anno Europeo della lotta all’esclusione sociale e alla povertà. www.european-microfinance.org ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 37 | S In edicola il nuovo settimanale. Parla di persone che non sono in vendita www.carta.org | lavanderia | Effetto crisi I cacciatori di briciole di Paolo Fusi N’ALTRA APPARIZIONE MIRABOLANTE DELLA CRISI GLOBALE SONO I LOBBYISTI E I BROKER IMPROVVISATI. Gente che ha lavorato (o sostiene di averlo fatto) per i servizi segreti, per l’esercito o per qualche oscuro ufficio di qualche governo, insomma una fauna di ladri di polli multicolore e festante, avvolta in trench impagabili e nascosta sotto cappelli ridicoli e antiquati. Una parte importante del mio lavoro, da quando è iniziata la crisi, è smascherarne a grappoli, che si appiccicano e cercano di staccare a forza le ultime briciole rimaste dal tavolo del mercato delle risorse. Alcuni hanno strategie mirabolanti. Uno di loro, in Pakistan, si è inventato un’identità parallela, cui ha dato il nome di un eroe del capitalismo pakistano del XIX secolo. Afferma di essere colonnello (che laggiù equivale al nostro “dottò”, nomignolo proferito per chiunque abbia le mani che denuncino l’assenza di lavoro pesante) e nelle sue lettere commerciali straparla di meeting ad alto livello con ufficiali dell’esercito, alti burocrati e manager di multinazionali. Ce la fa perché una gran parte delle informazioni (riservate) di cui dispone è vera. Dopo due mesi ho scoperto perché: fa l’uomo di fatica alla mensa del quartier generale dell’esercito di Karachi e ascolta un sacco di discorsi a cui la gente comune non assiste. Il resto sono documenti fatti con photoshop. Un altro, in Angola, gioca sul fatto di avere un cognome importante e sostiene di essere parente di un ex colonialista portoghese che ora, nostalgico dell’Africa, sia rientrato a reinvestire ciò che la sua famiglia nelle ultime cinque generazioni aveva tolto a questa terra La globalizzazione tribolata. Il giochetto funziona: in Angola quando inizi un affare garantisci e la crisi sortiscono strani il 5% o il 10% al clan del presidente e loro ti danno una certa quota effetti. C’è chi si inventa di commesse garantite. Facendo la fame i primi tre anni il simpatico un mestiere da broker truffatore mette da parte un gruzzolo e, invece di usarlo per se, lo usa o da agente segreto. E c’è anche chi gli crede per investire in una proprietà immobiliare in Portogallo accanto a quella della famiglia di cui millanta di essere membro. La fortuna aiuta gli audaci. Il vecchio padrino di quella famiglia, morendo lo considera un parente e gli molla un lascito non indifferente. A questo punto, se fosse stato furbo, avrebbe chiuso la partita. Invece no, a quel punto ha cominciato a credere davvero alle proprie bugie e ci ha dato l’incarico di dimostrare l’impossibile: che lui fosse davvero ciò che diceva di essere. Ora l’hanno scoperto ed è in galera in Estremadura. Alle Isole Seychelles un ex fotografo francese, che negli anni ’90 aveva inutilmente cercato di mettere su una ditta per mercenari nelle guerre di conquista delle multinazionali americane, si è messo a fare l’agente dei servizi segreti francesi senza esserlo e, come a volte succede in quel campo, pian pianino anche Parigi ha cominciato a prenderlo sul serio. Finché non si è messo a raccontare storie incredibili sull’atollo di St. Joseph, un tempo proprietà della famiglia dello Shah di Persia, nel quale, secondo questo agente, un’organizzazione filonazista misteriosamente sopravvissuta alla guerra metterebbe in atto esperimenti scientifici su cavie umane e sulla splendida fauna locale. La cosa più assurda è che qualcuno – come sempre accade in questi frangenti – gli ha creduto e ha messo in moto la macchina macinasoldi dei servizi, implicando a destra e a manca politici, calciatori, letterati, scienziati, attori. È finito in gloria, con il fotografo-spia con una pallottola in testa, che a noi piace pensare che lasci un epitaffio: meglio un giorno da leone che cento anni da elettore italiano. U . | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 39 | | inbreve | | inbreve | Salpa Difesa SpA. Affari in arrivo >42 Da L’Aquila alla Thyssen: no al processo breve >45 Terrafutura 2010: il destino del Pianeta parte dalle città >48 economiasolidale UN MARCHIO UNICO PER CIOCCOLATI ARTIGIANALI A NISCEMI APRE IL PRIMO “ECOPUNTO”: LA SPESA SI PAGA CON I RIFIUTI DA RICICLARE TOSCANA, MICROCREDITI PER LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ MONZA, CARITAS CHIEDE LA FIERA DELL’ALTRA ECONOMIA I BLOGGER GASTRONOMICI SI MOBILITANO PER I DOLCI ABRUZZESI: È IL FORNO CORAGGIOSO WWF E BRITISH COUNCIL: CAMPIONI PER IL CLIMA Il cioccolato rappresenta una delle produzioni di qualità delle quali l’Italia può farsi vanto nel mondo. Ed è uno degli alimenti che conquista più consensi tra i palati degli italiani. Eppure la doppia morsa delle strategie commerciali di supermercati e ipermercati, da un lato, e della crisi economica dall’altro, rischia di danneggiare le piccole produzioni artigianali, vere eccellenze del settore, che danno impiego a duemila persone e producono 2,3 tonnellate di cioccolato ogni anno. Un peccato doppio: sia perché gli appassionati non possono gustare il vero sapore del cioccolato, sia perché si finiscono per perdere le differenze regionali delle quali il settore è pieno. Quanti hanno avuto modo di provare la consistenza granulosa del cioccolato siciliano di Modica? O gli abbinamenti con lamponi, albicocche e marroni degli artigiani di Cuneo? Per difendere questa tradizione, una decina di Camere di commercio (capofila, quelle di Cuneo, Ragusa, Belluno) insieme alla Fine chocolate organization, hanno lanciato il marchio “Cioccolati d’Italia” (volutamente al plurale) che permetterà di riconoscere le migliori produzioni artigianali. «Il nuovo marchio vuole valorizzare le tipicità locali – spiega Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere – permettendo di promuovere, in Italia e all’estero, l’immagine del cioccolato artigianale». Andare a fare la spesa pagando con... l’immondizia. L’immagine – lo sappiamo – è un’estremizzazione giornalistica. Ma quello che sta succedendo a Niscemi (Caltanissetta) ci si avvicina molto. Nel negozio First, bottega inaugurata il 30 gennaio dalla cooperativa siciliana Liberambiente, i cittadini portano rifiuti differenziati e, in cambio, ottengono punti: un punto per cento grammi di carta, cartone o ferro, tre punti per cento grammi di plastica, 5 punti per un etto di alluminio. Una volta raggiunta quota 70 punti, possono comprare generi alimentari come al supermercato. La sostenibilità economica dell’iniziativa - l’unica attiva in Italia dopo la chiusura del negozio sperimentale di Moncalieri (Torino) - è garantita dalla differenza tra quanto la bottega paga ai cittadini (sottoforma di punti premio) e i ricavi della vendita del materiale alla filiera del riciclaggio del Conai (Consorzio nazionale produttori e utilizzatori di imballaggi). Innumerevoli i vantaggi dell’esperimento: il comune nisseno può risparmiare denaro per la raccolta rifiuti, evita che molti materiali utili finiscano in discarica, riduce l’energia usata per smartirli e instilla nei cittadini la sacrosanta cultura del riciclo e del riuso. «Se il rifiuto viene inteso come un valore da scambiare con alimenti o con il denaro - spiega Mario Meli, uno dei quattordici membri della cooperativa - è più facile responsabilizzare i cittadini. Un centro come il nostro Ecopunto è uno strumento utilissimo per assicurare il controllo democratico della gestione dei rifiuti». L’idea da Niscemi dovrebbe presto figliare in altri comuni siciliani. La cooperativa Liberambiente vuole aprire un Ecopunto in ogni provincia dell’isola. Con la prospettiva di creare un consorzio di cooperative che rendano tali iniziative capillari sul territorio nazionale. La Toscana non è sicuramente una delle regioni più povere. Eppure nel 2009 i suoi cittadini non hanno potuto “onorare” 40 miioni di euro per le bollette del gas, 150 milioni per rifiuti e acqua. I pignoramenti immobiliari sono cresciuti del 15% a Firenze e del 12,5% a Lucca. E il 32% della popolazione anziana vive con meno di 750 euro al mese. La Regione, insieme all’Arci, alla Caritas e alla Fondazione toscana per la prevenzione dell’usura hanno quindi dato il via a un progetto di microcredito agevolato. Attraverso 85 centri d’ascolto sparsi ul territorio regionale, le famiglie normalmente “non bancabili” ma che dimostrano di poter restituire i propri debiti se aiutate a superare il momento di difficoltà, potranno accedere a prestiti quinquennali fino a 4 mila euro, per i quali la Regione firmerà a garanzia, grazie ad un fondo di 1,2 milioni di euro. Ai Centri d’ascolto ci si potrà rivolgere per avere informazione ed orientamento, per ottenere assistenza e tutoraggio economicofinanziario, per la compilazione della documentazione necessaria alla richiesta. Le famiglie potranno recarsi ai centri anche per avere un aiuto nella corretta gestione del bilancio familiare e nella regolare restituzione del prestito ricevuto. L’elenco completo dei Centri è consultabile su www.regione. toscana.it/sociale/microcredito. Appuntamento il 18 aprile a Monza: la centrale piazza Carrobiolo ospiterà la prima fiera dell’Altra Economia: stand informativi, laboratori su commercio equo e solidale, finanza etica, pratiche di sostenibilità, musica, animazione e degustazioni. La particolarità di questa iniziativa sta nell’essere stata proposta dalla Caritas cittadina, ovvero, da un soggetto esterno al variegato mondo dell’economia alternativa. Grazie ai suoi numerosi centri d’ascolto e di accoglienza sul territorio la Caritas ha potuto toccare con mano l’aumento delle richieste d’aiuto. Un boom d’accessi legato alla crisi. Un’occasione che ha fatto aprire gli occhi e domandarsi se non fosse il caso di trovare nuovi modelli economici: «La crisi - spiegano i promotori - ha messo in luce la debolezza della risposta affidata al mero individualismo, mentre chi ha costruito relazioni comunitarie, associative e di buon vicinato, ha retto meglio agli scossoni». All’evento hanno aderito il DesBri (Distretto dell’economia solidale della Brianza), la Retina dei Gas, i sindacati confederali e Banca Etica. «La Fiera - spiega Sergio Venezia del DesBri desidera promuovere e presentare alla città e alla nuova provincia, realtà, movimenti, persone che hanno deciso di intraprendere strade diverse per coniugare la solidarietà al lavoro e all’economia». Un tam tam si va diffondendo tra gli appassionati di internet e di dolci artigianali. In mezzo a tanto vociare inutile, stavolta lo scopo è nobile. Serve a sostenere il coraggio e la caparbietà delle “Sorelle Nurzia”, una storica azienda dolciaria abruzzese che dal 1835 produce torroni, colombe, uova pasquali e biscotti. L’azienda sorge ad Onna, uno dei borghi più colpiti dal terremoto di un anno fa e, pur tra mille difficoltà, appena un mese dopo il sisma, ha deciso di riaprire i propri forni. Un punto fermo per chi aveva già perso tanto. Una garanzia di futuro per i propri dipendenti. Ma non è facile riprendere in mano la propria attività se nel frattempo attorno tutto è fermo. «Onna è ancora un paese fantasma - racconta Mara Marinangeli, responsabile dei Progetti Speciali dell’azienda dove i pullman di tutto il mondo fanno tappa per vedere la devastazione. Ormai i viaggi della tragedia li dirottano qui». Su due dei blog gastronomici italiani più apprezzati, “AAA Accademia Affamati Affannati” di Artemisia Comina e “Tzatziki a colazione” di Lydia, è così apparsa una proposta: coinvolgere almeno 99 blogger (tanti quante sono le cannelle della famosa fontana de L’Aquila) per far conoscere e acquistare on line i prodotti delle Sorelle Nurzia (www.sorellenurzia.it) e diffonderli anche fuori del territorio aquilano. Qualunque blogger può aderire, pubblicando, il 6 aprile, primo anniversario del sisma, una ricetta che utilizzi i prodotti del forno abruzzese. Il successo sarà sicuramente maggiore del previsto: i blogger aderenti hanno di gran lunga superato quota 99. In più, l’iniziativa è sbarcata su Facebook e ha raccolto oltre mille fan. “L’intento - si legge nel blog 99colombe.blogspot.com, creato per contenere tutte le ricette che saranno proposte - non è di promuovere una vendita una tantum, ma di far conoscere l’azienda e i suoi prodotti”. Fare una buona azione non è mai stato così facile. E dolce. C’è tempo fino al 30 aprile per partecipare - sui siti internet del British Council e del WWF alla selezione di dieci nuovi “Campioni del clima”: un’opportunità rivolta a giovani tra i 17 e i 22 anni per entrare a fare parte di una rete internazionale ed attivarsi concretamente all’interno della propria scuola o comunità. Il progetto si chiama “Climate generation” e ha l’obiettivo di sostenere giovani che possano guidare con l’esempio le proprie comunità, e non solo, verso attività che abbiano un impatto positivo sul cambiamento climatico. I campioni selezionati potranno spendere fino a mille euro per sviluppare un progetto, prendere parte ad un “Climate camp”, e partecipare ad un training per sviluppare le proprie capacità di progettazione e comunicazione. Il summit delle Nazioni Unite sull’ambiente dello scorso dicembre a Copenhagen, il viaggio sul Climate express, il vertice dei ministri dell’Ambiente dei G8 a Kobe, in Giappone, nel 2008, la partecipazione al G20 Summit a Londra nel 2009. Sono alcune delle attività che hanno visto coinvolti i “Campioni del clima” selezionati dal British Council in Italia nelle scorse edizioni del concorso. Per informazioni: www.britishcouncil.it www.generAzioneclima.wwf.it | 40 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 41 | | economiasolidale | privatizzazioni | | economiasolidale | I COMPITI DI DIFESA SPA Salpa Difesa SpA Affari in arrivo Ha suscitato molte critiche il varo di Difesa SpA all’interno della Finanziaria 2010: potrebbe far lievitare i costi di beni e servizi, aumentando la discrezionalità negli appalti e potrebbe allontanarci dal dettato costituzionale. OPO IL PASSAGGIO PARLAMENTARE, che ha precisato alcuni aspetti non completamente chiari, mi sento molto più tranquillo». Sono le parole del professor Michele Nones, direttore dell’area Sicurezza e Difesa dell’Istituto affari internazionali (Iai), che commenta così con Valori la creazione di Difesa SpA: la società di cui il ministero della Difesa dovrebbe essere azionista unico. Fa parte delle sorprese licenziate dalla frenetica attività del governo alla conclusione dello scorso anno (vedi BOX nella padi Paola Baiocchi gina seguente) e sulle quali il dibattito è ancora aperto e le reazioni politiche non mancano, anche se vengono avanzate nella forma disaggregata che ha ormai assunto l’opposizione in Italia. Eppure le novità che introduce Difesa SpA sono consistenti (vedi BOX in questa pagina): riguarNella foto sopra, dano un campo delicato come quello della difesa, che rappresenta uno dei cardini su cui si basa uno la portaerei Cavour. Stato. Assieme ad altre decisioni già prese, come le missioni sotto il IL CACCIA NON DECOLLA. PROBLEMI IN VISTA PER LOCKHEED E FINMECCANICA comando Nato in Afghanistan, l’acquisizione di nuovi armamenti d’attacco come i cacciabombardieri F35 e come la portaerei Cavour, GUAI IN VISTA PER L’INDUSTRIA AERONAUTICA AMERICANA e i suoi partner. la società che privatizza parte del comparto della Difesa potrebbe A marzo, il Government Accountability Office (Gao) Usa, l’equivalente della nostra Corte dei Conti, ha formalmente chiesto alla Casa Bianca di rivedere i contratti contribuire ad allontanarci ulteriormente dal quadro costituzionale di produzione dell’F-35 Lightning II, il nuovo modello di cacciabombardiere che prevede il nostro esercito nella sola funzione difensiva. «D destinato a sostituire il consolidato F-16. Sotto accusa l’impennata dei costi produttivi e i ritardi di consegna. Rispetto al programma 2007, i costi di acquisizione sono cresciuti di 46 miliardi e la fase di sviluppo è stata estesa per altri due anni. L’F-35 è prodotto dal gigante usa Lockheed Martin con la collaborazione di costruttori stranieri tra cui l’italiana Finmeccanica e la sua controllata Alenia. L’Italia, spiega una nota Alenia del 2008, è il secondo partner internazionale per valore dell’impegno economico con un investimento da 1 miliardo di dollari. Se Washington accoglierà i suggerimenti del Gao, il ritorno previsto dell’operazione (800 milioni) potrebbe ridimensionarsi. | 42 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | Portaerei Cavour: missione umanitaria o pubblicitaria? «Se avesse contenuto anche la parte relativa all’acquisto delle armi sarebbe stato un golpe», riassume la senatrice Silvana Pisa (Sinistra e Libertà), già membro per due legislature della Commissione parlamentare della Difesa. «Al momento mancano i decreti attuativi - continua ALL’INTERNO DELLA LEGGE FINANZIARIA 2010, approvata a fine anno, sono contenuti gli articoli che prevedono la costituzione della società “Difesa servizi SpA” interamente controllata dal ministero della Difesa con un capitale sociale iniziale di 1 milione di euro. Il ministero della Difesa è l’azionista unico e nomina pertanto i membri del Consiglio di amministrazione (anche tra gli appartenenti alle Forze armate) e dà il suo assenso alla nomina dei dirigenti. Lo statuto dovrà essere approvato entro 45 giorni dal ministro della Difesa insieme a quello dell’Economia. La Difesa servizi SpA opererà nel campo della gestione degli acquisti di beni mobili e di servizi civili per il Ministero della Difesa, dell’affitto anche temporaneo dei beni immobili, della cessione dell’uso degli stemmi. I suoi compiti sono: 1. L’attività negoziale diretta all’acquisizione di beni mobili, servizi e connesse prestazioni strettamente correlate allo svolgimento dei compiti istituzionali dell’amministrazione della Difesa e non direttamente correlate all’attività operativa delle Forze armate, che dovranno essere individuate da un decreto del ministro della Difesa insieme a quello dell’Economia. La società potrà svolgere anche le funzioni di centrale di committenza per le Forze armate, compresi i Carabinieri, e, attraverso apposite convenzioni, anche le Forze di polizia. 2. L’attività dimostrativa sul territorio nazionale e/o estero di equipaggiamenti prodotti dall’industria italiana e acquistati dallo Stato, come previsto dall’articolo 7 della legge 24 dicembre 1985 n. 808. 3. L’attività di valorizzazione e di gestione, fatta eccezione per la vendita, degli immobili militari, anche attraverso accordi con altri soggetti e contratti di sponsorizzazione. 4. L’attività di valorizzazione delle denominazioni e degli stemmi delle Forze Armate, compresi i Carabinieri e la Guardia di Finanza attraverso la cessione del loro uso. Silvana Pisa - e questo aggiunge indeterminatezza ai suoi contorni, ma un assaggio di quello che potrebbe rappresentare lo abbiamo avuto con l’invio della portaerei Cavour per i terremotati di Haiti. A parte che resto critica sulla gestione degli aiuti umanitari con strumenti militari, ma il ministro della Difesa La Russa, ha dichiarato che l’operazione è stata sponsorizzata al 90% da Finmeccanica, Fincantieri e Eni, che hanno speso per muovere la Cavour, secondo i dati forniti da La Russa, dai 100 mila ai 200 mila euro al giorno e posso presumere - conclude Silvana Pisa - che avanzeranno delle richieste in cambio». A fronte delle devastanti conseguenze del sisma di Haiti, si è preferito mandare la Cavour per mettere in mostra il made in Italy, piuttosto che il più veloce ed economico invio di aerei. Una gestione strumentale delle emergenze che richiama i contenuti delle recenti indagini sugli appalti della Protezione civile. Michele Nones esclude che si possa arrivare a generare un sistema simile, anche perché: «la capacità di spesa di Difesa SpA sarà molto limitata e, comunque, pur essendo formalmente una società privata, dovrà rispettare la normativa italiana ed europea in materia di appalti pubblici». Per altri invece Difesa SpA disporrà di un bilancio tra i 3 e i 5 miliardi l’anno. Secondo Gianni Alioti, dell’Ufficio internazionale del- la Cisl, diventando Difesa SpA una “centraLIBRI le di committenza” per le forze armate e, in futuro, anche per la Polizia: «Potrebbe aumentare il margine di discrezionalità, se non di arbitrio, nell’affidamento di beni e servizi. Qualcosa di simile a quanto si è visto in Iraq riguardo al lievitare dei costi di Francesco Vignarca e Massimo Paolicelli tutta una serie di affidamenti, soprattutto Il caro armato nella logistica, che prima erano sotto il conAltreconomia, 2009 trollo diretto del Pentagono e poi sono passati in mano privata. Il rischio è quello di creare un “sistema”, uno schema come quello emerso dalle indagini sulla Protezione civile - conclude Alioti - visto che i soggetti decisionali sono gli stessi e i meccanismi anche». Segreti e opacità L’opacità nelle decisioni è l’elemento che preoccupa maggiormente Francesco Vignarca, giornalista di Altreconomia e autore con Massimo Paolicelli di “Caro armato”, libro sui costi delle Forze armate. «Con Difesa SpA si perde il controllo sugli appalti, perché non saranno più sottoposti né al Parlamento né alla Corte dei conti, trattandosi di una società di diritto privato. Poi c’è l’aspetto del segreto sulla destinazione di siti del demanio militare per installazioni di carattere energetico. Siti che potrebbero - conclude Francesco Vignarca - essere usati per la costruzione di centrali nucleari o per lo stoccaggio delle scorie atomiche, “bypassando” completamente le resistenze di Regioni e cittadini e anche le “valutazioni di impatto ambientale”». «Da subito la Difesa potrebbe dismettere una serie di siti e strutture coinvolgendo le comunità locali», riprende Gianni Alioti. «Con Difesa SpA, invece, i siti rimarrebbero nella sfera della segretezza militare, pur con destinazione civile. Un concetto di riuso molto lontano dalla riconversione di infrastrutture militari che sta dando ottimi frutti, come abbiamo recentemente visto nella trasmissione “Presa diretta”. Sull’area di un aeroporto militare dismesso della Germania dell’Est è stato realizzato un gigantesco impianto fotovoltaico». Le caserme cinematografiche «I risvolti positivi dell’operazione - secondo Nones - sono rappresentati dal rimettere ordine nella gestione/manutenzione degli alloggi destinati ai militari. Molti alloggi sono occupati abusivamente o con canoni da riportare a valori di mercato, cosa che ora il ministero non è in grado di seguire. C’è poi - continua Nones - la questione dell’utilizzo da parte dei privati di strutture militari. Molti siti si prestano a diventare set cinematografici, pubblicitari o a ospitare presentazioni, ma la Difesa finora non poteva incassare direttamente danaro (vedi BOX Tutti in mimetica). La Fiat, per esempio, che ha utilizzato la portaerei Cavour per una manifestazione, ne ha “pagato” l’uso con automobili. Ma la raccolta di questi diritti, anche se arriverà a qualche centinaio di milioni l’anno, rappresenterà comunque le briciole nel bilancio della Difesa». Un bilancio anch’esso con la mimetica (come dice Francesco Vignarca in “Caro armato”), difficile da quantificare perché, a partire dal governo Prodi, è stato “spalmato” anche su altri dicasteri, come quello dello Sviluppo economico. Ma sicuramente non fatto di briciole, visto che si aggira sui 23,5 miliardi di euro l’anno, compresi | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 43 | | manifestazione | economiasolidale | BARBARA CARDELLA | economiasolidale | VENDESI ISOLA CON ANNESSO ARSENALE TUTTI IN MIMETICA QUATTRO DEI DIECI ARTICOLI ISTITUTIVI DI DIFESA SPA riguardano l’uso dei marchi militari: un pubblico che apprezza felpe e magliette con le insegne delle nostre Forze armate esiste già e acquista nei diversi negozi della bergamasca Officina della moda, che vende capi con le insegne dei Lagunari, dell’Aviazione e della Folgore e conta di aprire a medio termine 30-40 negozi in Italia e di espandersi in Cina, Giappone e Finlandia. E anche la Rcs ha ottenuto il permesso di vendere in edicola materiale da collezione della Marina. Tutto questo è possibile da tre anni a questa parte grazie all’accordo tra le Forze armate e la Plg, Professional Licensing Group, un’azienda che opera nella commercializzazione di marchi della moda e anche di alcune delle squadre di calcio più note, come il Milan, la Juventus e la Roma. Le aziende che utilizzano i marchi militari italiani versano il 35% degli incassi alla Plg, che dovrebbe poi girare una percentuale alle Forze armate. Ma queste ultime non possono fatturare, quindi Plg ha “permutato” bene e servizi alle Forze armate, come l’affitto di stand per fiere, motor show e saloni nautici, oppure dvd promozionali, opuscoli, la pubblicità per i concorsi di arruolamento, materiale per le conferenze stampa. Difesa SpA invece fatturerà. Cioè prima si è creata la condizione che facesse nascere il bisogno di fatturare e poi si è trovata una soluzione. Ma siamo sicuri che sia la migliore? Pa. Bai. Da L’Aquila alla Thyssen No al processo breve Oltre ai dubbi finora sollevati, Difesa SpA non è nemmeno risolutiva per una serie di problemi. «Non è negativa - dice Michele Nones – ma non serve a chiarire quali sono le scelte dell’Italia, quali gli scopi e che modello intendiamo attuare per integrarci nel sistema di difesa europeo. Rischia così di essere un palliativo: l’aspirina che cura qualche sintomo, ma non la malattia». . Con contributo a intero carico della Banca a favore di: C’è sempre più bisogno del tuo aiuto Sottoscrivi anche tu il “Conto Corrente Solidarietà” e contribuisci a migliorare la vita di chi soffre A S S O C I A Z I O N E I TA L I A N A PER LA RICERCA SUL CANCRO Società cooperativa per azioni - Fondata nel 1871 Sede sociale e direzione generale: piazza Garibaldi n. 16 - 23100 SONDRIO Tel. 0342 528 111 - Fax 0342 528 204 - [email protected] Possono fare paura dei cittadini che chiedono giustizia? Forse sì e forse è per questo che, con le ruspe, hanno cominciato ad asportare le macerie di palazzi storico-artistici del centro senza nessuna mappatura per ricostruirli. Tutte le condizioni economiche praticate sono indicate nei fogli informativi a disposizione della Clientela presso le filiali della banca. 51 milioni di euro al mese destinati all’intervento in Afghanistan sotto il comando Nato. «Ancora una volta - aggiunge Silvana Pisa - si sostiene che la gestione dei privati possa risolvere i problemi del pubblico. Ma perché non far funzionare bene il pubblico? La crisi economica in atto dimostra l’insuccesso della logica privatistica». È DATATO 18 DICEMBRE 2009 il primo via libera al decreto sul “federalismo demaniale” proposto dal ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera, nel distratto clima prenatalizio, al trasferimento del controllo di gran parte dei beni demaniali dallo Stato agli Enti locali, Province (ma non dovevano sparire?), Regioni e Città metropolitane. I beni demaniali a cui si fa riferimento nel decreto sono il demanio marittimo (spiagge, porti, isole), il demanio idrico (fiumi, laghi), il demanio militare dismesso (caserme), gli aeroporti di interesse regionale, le miniere e i fabbricati statali. L’articolo 4 del provvedimento include nella lista anche i “beni assoggettati a vincolo storico, artistico e ambientale che non abbiano rilevanza nazionale”. Licenziato in nome della valorizzazione e della semplificazione, il decreto apre la strada a una colossale svendita di beni artistici e ambientali perché semplifica le procedure per l’attribuzione dei beni statali ai fondi immobiliari. L’altro articolo controverso, perché concede carta bianca a qualsiasi trasformazione, è quello che stabilisce che la delibera del piano di valorizzazione e di alienazione da parte di un Consiglio comunale “costituisce variante allo strumento urbanistico generale”. Il decreto è ora al vaglio delle Commissioni parlamentari competenti. Se non venisse modificato potrebbero essere venduti beni come l’isola di Palmaria a La Spezia (nella foto), l’Arsenale di Venezia o il Castello di Brindisi. A quando la Fontana di Trevi? Pa. Bai. I AVETE TOLTO IL FUTURO, non toglieteci con il processo breve anche la giustizia”. È la scritta che si leggeva su un cartello affisso a una cancellata del centro de L’Aquila, il 6 marzo, durante la manifestazione che ha visto sfilare insieme i comitati e le associazioni dei fadi Lorenzo Coluccini miliari delle vittime delle stragi: dal terremoto de L’Aquila all’alluvione nel messinese. Valori era presente in quei giorni, ha visto la forza di quel movimenComitati, cittadini to e, raccogliendo le testimonianze dei manifestanti, ha e molti amministratori pubblici con le fasce capito perché dal 18 marzo si è cercato di fermarlo con tricolori sfondano le ruspe e l’Esercito. Ecco la cronaca. le cancellate che “C chiudono il centro storico per raccogliere le macerie il 7 marzo. Riprendersi la città Prendono in mano le pietre delle case abbattute dal terremoto e il colpo per chi lì vede è forte come se le avessero lanciate. Le separano invece: le tegole sane vanno conservate, la plastica e i metalli finiscono nella raccolta differenziata. Sono gli aquilani, che stanno conducendo un’intifada coraggiosa, a cui ha fatto da detonatore la pubblicazione delle intercettazioni degli imprenditori Francesco Maria Vito Piscicelli e Guido Cerruti, che dicevano di ridere pensando agli affari che avrebbero realizzato con il terremoto. E allora il dolore per le perdite umane subite, la paura di aver perso tutto, l’indignazione per essere stati usati come palcoscenico mediatico e, infine, la comprensione della dimensione dell’imbroglio che sta alla base dell’“affare” della ricostruzione, tutto si è sommato ed è diventato una rabbia lucida e gli aquilani hanno sfondato le cancellate della zona rossa, sono entrati nella loro “città proibita” per riprendersela palmo a palmo. L’ultima domenica di febbraio hanno iniziato una raccolta differenziata delle macerie, su iniziativa dei giovani del comitato 3e32 (www.3e32.com), la rete cittadina che prende il nome dall’ora del sisma del 6 aprile (vedi BOX ); hanno forzato le cancellate della zona rossa e sono entrati con le carriole. Il processo breve cancella la giustizia E lo scorso 6 marzo c’è stata una saldatura tra le lotte: su invito dell’Associazione per le vittime della Casa dello Studente (de L’Aquila), sono arrivati da tutta Italia nel capoluogo abruzzese i comitati e le associazioni che si sono co| ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 45 | | economiasolidale | LIBRI Il dossier del Comitatus Aquilanus A cura di Georg Frisch con la collaborazione di Vezio De Lucia e Roberto De Marco L’Aquila. Non si uccide così anche una città? Napoli Clean edizioni, 2009 L’aggiornamento del dossier al link: www.scribd.com/doc/ 21872747/Comitatus - Aquilanus-L-AquilaNon-si-uccide-cosianche-una-citta%C2%A0-2009 | economiasolidale | stituiti in questi anni in seguito a stragi (come quella ferroviaria del 29 giugno 2009 a Viareggio) e a calamità naturali (come l’alluvione che lo scorso ottobre ha travolto il messinese, che ha portato alla nascita dell’Associazione dei familiari delle vittime di Giampilieri). Ma anche l’Associazione Legami d’Acciaio, dei parenti degli operai della Thyssen di Torino, e il Comitato dei genitori dei bambini morti nel crollo della scuola Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia nel 2002. C’era il popolo delle Agende rosse, che chiede verità e giustizia per la morte di Borsellino di Falcone e per tutti i caduti di quella stagione di bombe. Hanno sfilato insieme per le vie del centro de L’Aquila, formando un fronte comune per dire “no” all’ipotesi di approvazione del disegno di legge sul “processo breve”. Una norma che cancellerebbe - ripetono i familiari - ogni speranza di giustizia e legittimerebbe da parte delle istituzioni il modus operandi di un sistema ormai marcio e corrotto. Durante quella manifestazione c’è stato un primo segnale di qualcosa che arrivava a guastare il clima di festosa riappropriazione. Agli aqui- lani che erano alla manifestazione abbiamo chiesto: «Chi sono quei duecento che sono andati alla manifestazione in sostegno a Bertolaso, contemporanea a questa?». «Vorremmo saperlo anche noi», ci ha risposto Lorenzo, studente di Ingegneria che ora vive in periferia. DALLE CASEMATTE LA RICONQUISTA DEL TERRITORIO DI FRONTE A UNA CITTÀ SMEMBRATA nel suo tessuto sociale un gruppo di giovani aquilani è riuscito a ricreare un punto di aggregazione. Subito dopo il terremoto del 6 aprile 2009 i giovani si sono organizzati nella rete cittadina chiamata “3e32”, come l’ora della scossa sismica che ha distrutto la città e la sua provincia. Una rete cittadina non profit, apartitica e autogestita, che dall’ottobre dello scorso anno ha occupato e ristrutturato uno stabile all’interno dell’ex Ospedale psichiatrico di Collemaggio, in disuso già prima del 6 aprile. Un complesso di spazi sociali e per la socialità che hanno chiamato, gramscianamente e in omaggio agli ospiti dell’ex istituto psichiatrico, Casematte. La chiusura del centro storico e dei suoi luoghi di incontro, la dispersione della comunità nelle new town, ha reso necessaria la creazione di un luogo in cui confrontarsi e proporre iniziative. «È fondamentale per noi l’unione delle forze per rimpossessarci fisicamente della nostra città e della nostra libertà», hanno dichiarato i ragazzi di 3e32. All’interno dei prefabbricati e delle roulotte che ospitano i giovani, campeggia il titolo di un giornale: “Bertolaso: forse mi è sfuggito qualcosa”. Qui si organizzano periodicamente assemblee pubbliche e non mancano le iniziative con cui gli aquilani stanno imparando ad applicare la disobbedienza civile. L’iniziativa più incisiva è quella che ha dato il via al “Movimento delle carriole”. L’ultima domenica di febbraio e per tutte le domeniche di marzo questi ragazzi, con un seguito sempre maggiore di tutta la cittadinanza, hanno forzato il blocco delle forze dell’ordine intorno alla zona rossa con vanghe, picconi e carriole, per ripulire la città selezionando le tonnellate di macerie ancora presenti. Un’azione per riprendersi il centro storico e per cambiare il finale della storia, che non è piaciuta e che i nuovi commissari alla gestione del post terremoto stanno cercando di vanificare con l’arrivo dell’esercito. ‹‹A loro non interessa minimamente ripulire la città – ci hanno detto i ragazzi del 3e32 – a loro interessa che non sia il movimento delle carriole a farlo, Lo. Co. che non siano i cittadini organizzati in proprio››. Arrivano le ruspe Dal 18 marzo nel centro storico, sono arrivate le ruspe dei vigili del fuoco e del genio civile militare, su decisione del ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo e dal commissario alla ricostruzione e presidente della Regione Chiodi e dal vicecommissario Cialente, sindaco dell’Aquila. Sono arrivate ‹‹per cercare di riconquistarsi il favore dei media e togliere spazio al movimento››, così ha detto Salima di 3e32. ‹‹Non esistono, infatti, le macchine per vagliare le macerie e trasformarle in materiali destinati ad uso edilizio, da impiegare nella ricostruzione - ci ha spiegato Laura Biffi, dell’Osservatorio Ricostruire Pulito di Legambiente - e non hanno nemmeno pronte le discariche››. . Come si uccide un’economia La cassa integrazione nell’aquilano è aumentata del 9% nei primi due mesi dell’anno. Urgono investimenti sul lavoro. dalla crisi, il sisma del 6 aprile 2009 e la mala gestione del dopo terremoto hanno significato una mannaia sull’occupazione e sull’economia della provincia», ha di Lorenzo Coluccini dichiarato a Valori Umberto Transatti, segretario generale Cgil provinciale. I dati parlano chiaro: nel 2008 il numero complessivo di ore di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) sono state 850 mila. Ad un anno dal terremoto il numero è salito a 7,25 milioni di ore. Una cifra enorme, su cui influisce la chiusura di quasi tutte le attività commerciali del centro storico, su 800 esercizi commerciali sono meno di 20 quelli che hanno potuto riprendere l’attività. Spiega Umberto Transatti: «Su quei 7,25 milioni di ore di cassa integrazione 3,8 sono direttamente collegate alla morte dell’economia del centro storico. I posti di lavoro persi sono 5.600. Numeri in controtendenza rispetto al resto dell’Abruzzo, dove i dati occupazionali hanno subìto una flessione in linea con la media nazionale e la Cig, stando ai dati di marzo, è addirittura in leggera diminuzione. A L’Aquila, invece, è cresciuta del 9% nei primi due mesi dell’anno». Un’emergenza che ha spinto la Cgil aquilana ha chiedere al governo finanziamenti immediati e un prelievo del 30% dei fondi già destinati dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) per il rilancio del lavoro. Un dato frutto anche di una ricostruzione che non ha tenuto conto dell’economia cittadina e che ha sperperato. Conti alla mano il piano C.A.S.E. prevede un extra costo di 350 milioni IL COSTO DELLA RICOSTRUZIONE in più rispetto alla ricostruzione tradizionalmente concepita. Milioni di euro che avrebbero potuto tamponaSECONDO I DATI DEL RAPPORTO “Non si uccide così anche una città?”- che Valori ha anticipato re le perdite economiche di molti aquilani, ora costretti sul numero di dicembre - i fondi destinati alla ricostruzione de L’Aquila sono stati sperperati a vivere con assegni mensili di indennità che oscillano in progetti inefficienti. tra gli 80 e 300 euro e che possono tardare anche due COSTI PIANO C.A.S.E. QUANTO AVREBBE POTUTO (EURO) COSTARE (EURO) mesi. «In compenso - raccontano alcuni ragazzi della reCosto al metro quadrato (stime Comitatus Aquilanus) 1.300 1.300 te cittadina 3e32 - da gennaio 2010 chi ha un mutuo, Costo totale per ricostruire centro storico 380 milioni 380 milioni anche su una casa che non esiste più, deve riprendere a (293.000 metri quadrati di zona residenziale da ricostruire) pagarne le rate alle banche, con gli interessi». «Alla luce Map (Moduli abitativi permanenti) dove sistemare 140 milioni di questi dati - secondo Umberto Transatti - l’Aquila e la 7.000 aquilani in attesa della casa sua provincia ad oggi sono scivolate molto in basso nelCosto piano C.A.S.E. 490 milioni la classifica del Pil procapite, senza che vi sia all’orizCosto totale della ricostruzione 870 milioni 520 milioni zonte il minimo accenno di risalita». . | 46 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | BARBARA CARDELLA «S U UN TERRITORIO GIÀ COLPITO PESANTEMENTE Università: orgoglio dimenticato In calo le iscrizioni dei fuori sede per la mancanza di residenze RIMA DEL TERREMOTO L’Aquila poteva vantare un polo universitario tra i più rinomati a livello nazionale. Un perno della cultura, su cui la città - dopo la dismissione del polo industriale delle ICT (Information and Communication Technology) che anni fa qui garantiva 5.600 posti di lavoro e adesso 300 - aveva pundi Lorenzo Coluccini tato per salvare la propria economia. Dopo il 6 aprile 2009 però questa realtà sta mutando profondamente e in negativo. Basta guardare il numero delle iscrizioni: nel 2009 gli studenti erano 25 mila, di cui 13 mila fuori sede. Adesso sono 20 mila, ma a calare sono soprattutto gli studenti fuori sede. Abbiamo raccolto la denuncia del rettore dell’Università, Ferdinando Di Orio. P Rettore, perché questo abbandono di massa? Per la mancanza di posti letto che si è creata con la chiusura del centro storico. Questa carenza non permette più residenza degli studenti provenienti dalla regione e dal resto d’Italia. Per il momento resistono i pendolari, ma provenienti da un’area circoscritta. Una situazione che la Regione Abruzzo avrebbe dovuto tutelare, ma evidentemente a livello istituzionale si ignora cosa sia il diritto allo studio. Sta dicendo che la Regione non si è interessata al problema? Proprio così. Le posso garantire che gli unici posti letto che sono stati reperiti li abbiamo trovati noi, facendo una mappatura delle case agibili. Le carriole pronte a partire per il centro storico, davanti alle Casematte del 3e32. La Protezione Civile vi aveva promesso 500 posti letto nella Caserma di Campomizzi, cosa è successo? A novembre la Protezione civile ha convocato alla Conferenza dei servizi per la residenzialità studentesca, l’Università, la Regione, il Comune e l’Azienda per il diritto allo studio. Ha promesso che entro tre mesi i 200 sfollati che alloggiavano nella Caserma avrebbero avuto una sistemazione differente e che quegli spazi sarebbero andati agli universitari. Poi, quando è venuto fuori che per questi 200 cittadini non c’erano altre sistemazioni, il tentativo della Protezione civile è stato quello di mettere contro studenti e sfollati. Come si è comportato? Ho indetto una conferenza stampa per rettificare che non c’era da parte mia e degli studenti nessuna intenzione di mandar via forzatamente quelle 200 persone. E come si è risolta la questione? Con il metodo con cui fin qui ci hanno trattato: disponendo che quelle 200 persone dovevano forzatamente tornare una seconda volta sulla costa pescarese. Una deportazione per questi concittadini alla quale ci siamo fermamente opposti. Alla fine siamo riusciti a non farli spostare. Ma noi vorremmo un confronto sereno con la Protezione civile e le istituzioni, non uno scontro. . | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 47 | | economiasolidale | Fiera sostenibile | | L’evento | economiasolidale | Terrafutura 2010: il destino del Pianeta parte dalle città SOANA TORTORA (ACLI): L’UOMO È NULLA SENZA COMUNITÀ STEFANO BIONDI (FIBA-CISL): PENSARE “LOCALE” AIUTA LA FINANZA «AGGLUTINARE». Usa un termine “denso” di significati Soana Tortora, responsabile Sviluppo sostenibile delle Acli, per spiegare cosa si aspetta da Terrafutura. «Vogliamo farne un luogo per ricostruire un’idea di coesione sociale oggi più che mai minacciata da uno sviluppo insostenibile». «La finanza è per la società come il sangue per un corpo: se è intossicato, finisce per diffondere tossine in tutto l’organismo». La metafora è di Stefano Biondi, segretario toscano della Fiba-Cisl, il sindacato che riunisce i lavoratori di banche e assicurazioni. Il più rappresentativo del settore finanziario. Creare “comunità responsabili” nei centri urbani: non è una sfida impossibile? Per quale motivo, anche per disintossicare la finanza, è utile partire dal livello locale? È difficile ma non disperata. Certo, siamo come Davide contro Golia, perché i mass media veicolano messaggi antitetici all’idea di responsabilità e sostenibilità. Ma nelle città esistono associazioni e progetti che vanno nella direzione giusta. Dobbiamo tornare ad ascoltarci. Ritrovare la passione di incontrarci, frequentarci. I network sociali, anche sul web – come Zoes – sono utilissimi. “Comunità sostenibili e responsabili” sarà il tema della settima edizione della mostra sulle buone pratiche. Governi e istituzioni internazionali hanno fallito. Dal livello più vicino ai cittadini arriverà invece la risposta giusta? I CHIAMA “EFFETTO FARFALLA”. Si dice che il battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del Pianeta. Qualcosa di molto piccolo che crea conseguenze dirompenti in un vasto territorio. La metafora ideale per spiegare il perché quest’anno di Emanuele Isonio l’edizione di Terrafutura, la mostra-convegno dell’Altra economia che si tiene a Firenze dal 28 al 30 mag- S gio, avrà come tema guida le “Comunità sostenibili e responsabili”: «Sono passati dieci anni da quando a Seattle decine di migliaia di persone bloccarono i lavori del Wto, l’Organizzazione mondiale per il commercio», ricorda Simone Siliani, ex assessore fiorentino alla Cultura e tra gli organizzatori di Terrafutura, per conto della Fondazione culturale responsabilità etica. «Oggi, notiamo un para- RAFFAELLA BOLINI (ARCI): RILOCALIZZARE, MA SENZA FARE CITTADELLE NON SOLO TERRAFUTURA. Il tema della “ricostruzione comunitaria” è al centro anche del congresso nazionale dell’Arci (Chianciano, 15 - 18 aprile). «Siamo a un punto di non ritorno. Serve un chiaro progetto di futuro», spiega Raffaella Bolini (nella foto) della Presidenza Arci. «La comunità può essere una delle chiavi per leggere il mondo». Perché puntare sulla “comunità”? La globalizzazione basata sul mercato senza regole ha strappato i legami comunitari. Ha delocalizzato l’economia, separando i territori della produzione | 48 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | dai territori del consumo. Ha imposto una concorrenza spietata: vediamo gli altri come avversari, non come alleati e ciò aumenta il senso d’insicurezza. La risposta può essere nel rilocalizzare le attività umane: ricostruire i vincoli comunitari per ritrovare i legami tra diritti e responsabilità reciproche. Puntare sulla comunità permette di diffondere le buone pratiche su cui basare un nuovo modello di sviluppo. le cittadelle del Medioevo. Però oggi puntano sulla comunità i partiti reazionari e xenofobi. La politica nazionale vive sempre più su un terreno virtuale e quei movimenti hanno capito l’importanza del rapporto col territorio. Non possiamo lasciargli il compito di colmare tale vuoto. Dobbiamo tradurre questo valore in modo positivo, instillando in esso la cultura del dialogo, Non c’è il rischio di chiusura? dell’integrazione, dell’accoglienza, contro le paure Ricostruire il senso di comunità non vuol dire rifare razziste. Una comunità aperta, forte, dialogante. Quali “grimaldelli” usare per aprire cuore e coscienze? Ricordiamoci che nessuno di noi è un’isola. Gli esseri umani non possono vivere isolati, chiusi in casa, davanti alla tv. Così facendo uccidiamo anche la forma più elementare di comunità: la famiglia. Dobbiamo ricordare i grandi vantaggi di ricostruire le comunità: per la nostra sicurezza, perché abitare i luoghi urbani e creare legami con gli altri riduce il senso di paura. Per l’ambiente che ci circonda, perché sentirlo nostro aumenta l’attenzione nei suoi confronti. Per i nostri figli e nipoti, perché realizzare comunità più solidali assicura un maggiore benessere futuro. E la politica? Puntare sulle comunità serve anche a rivitalizzare il suo rapporto coi cittadini? Certamente. La gente si è abituata a delegare passivamente. La democrazia partecipativa e deliberativa darà nuova linfa alla politica. dosso: c’è un generale riconoscimento dell’importanza dei temi della sostenibilità ambientale e sociale. E un’ampia consapevolezza delle cause alla base dell’attuale crisi economica. Tuttavia le istituzioni nazionali e sovranazionali sono incapaci di trovare strumenti efficaci per affrontare tali questioni». Un ragionamento suffragato dai pessimi risultati del vertice sul clima di Copenhagen e dalle deludenti decisioni in merito alla riforma del sistema finanziario. Come far seguire quindi iniziative concrete all’attuale presa di coscienza? Partendo dalle comunità locali, secondo i promotori di Terrafutura. «Sono le prime vittime della crisi», prosegue Siliani. «Da sole non hanno la forza di risolvere i problemi globali. Ma è a livello locale che troviamo maggiore attenzione verso le “buone pratiche”, perché più diretto è il legame tra amministratori e cittadini. Sono il terreno ideale per sperimentare un diverso e più equo modello di sviluppo da trasmettere poi ai livelli decisionali superiori». Il battito d’ali che provoca uragani, appunto. Per un motivo piuttosto semplice: per avviare la ricostruzione della filiera del denaro devono essere chiari i luoghi in cui viene raccolto e i luoghi in cui sarà reinvestito. Un’operazione simile si può fare solo a livello locale. Negli ambiti cittadini, il controllo è più semplice? Esatto. Si possono chiamare le responsabilità per nome. Capire chi fa cosa. Il mondo della finanza è qualcosa che, se lo consideri a livello globale, sfugge al controllo dei cittadini e alla loro possibilità di comprenderlo. Invece il controllo da parte di cittadini, aziende, enti locali è essenziale per imporre un uso più sano del denaro. E in concreto cosa va fatto per costruire un nuovo modo di concepire la finanza? Nessuno ha la ricetta pronta. Per trovare una via d’uscita serve il contributo di tutti. Certo è che bisogna puntare sulle strategie di rete. Don Milani diceva “sortire insieme dai problemi è la politica, da soli è egoismo”. In tal senso, l’esperienza di Terrafutura è emblematica: riunisce molti soggetti tra loro culturalmente e politicamente diversi, che hanno però trovato il modo di ragionare insieme sui problemi della nostra società. Ognuno porta il proprio contributo. Serve poi il coraggio di mettersi in gioco per raggiungere un bene comune superiore. Città: luoghi di sperimentazione Per costruire comunità locali sostenibili bisogna ovviamente partire dalle città: producono l’80% dei gas serra e in esse vive ormai la metà della popolazione mondiale. Luoghi di contraddizioni e conflitti, simbolo e prodotto della globalizzazione. Ma anche speranza per un futuro diverso. Le città, nel Medioevo, segnarono la fine dei sistemi feudali. Nelle città si svilupparono le fiorenti esperienze dei Comuni, l’Umanesimo, il Rinascimento e i venti della Riforma. «Sono – osserva Siliani – i luoghi ideali per disegnare nuove vie. Hanno sempre cercato di rispondere ai problemi di coesione sociale e ora ospitano numerose realtà impegnate sul fronte socio-ambientale». Ma la riflessione sulle “comunità sostenibili” può aiutare a risolvere un’altro tema: come dare nuova sostanza al concetto di democrazia, «mai come oggi tanto diffuso eppure a rischio-svuotamento. Possono agevolare un equilibrio tra partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, rappresentanza e responsabilità collettiva». . | ANNO 10 N.78 | Nella pagina a fianco, alcuni momenti della passata edizione di Terrafutura. L’APPUNTAMENTO TRE GIORNI, tredici sezioni, 15 eventi, 800 relatori, 5 mila enti. alla Fortezza da Basso di Firenze. L’obiettivo di Terrafutura 2010 (Firenze, 28-30 maggio) è quello di mostrare il panorama delle buone pratiche, nate soprattutto dalle comunità locali, evidenziandone tutte le potenzialità. www.terrafutura.it APRILE 2010 | valori | 49 | | economiasolidale | circolazione culturale | | economiasolidale | Il cinema è nomade Nomadica è il suo festival Debutta ad aprile un cinefestival dal formato innovativo: itinerante, autogestito, modulare. Una manifestazione che fa conoscere in quaranta città italiane piccole produzioni indipendenti. CRIVERE UN MESSAGGIO, METTERLO IN UNA BOTTIGLIA e affidarlo al mare è l’ultima speranza dei naufraghi, dei romantici e dei sognatori. Qualcosa del genere è successo pochi mesi fa, a partire da un’idea della siciliana casa di produziodi Paola Baiocchi ne Malastrada film, il messaggio in bottiglia si è dato l’aspetto più moderno della mail e ha cominciato la sua navigazione su internet. Il testo recitava così: “Cari amici e amiche, in questo periodo di vuoto e di monopoli illegali che riguardano l'economia quanto la cultura di noi tutti, abbiamo avvertito la necessità di lanciare un nuovo progetto dal basso, per sostenere opere cinematografiche valide che non rientrano nei canali classici a causa dei soliti motivi”. La mail continuava poi con l’invito, rivolto a tutti coloro che sono vicini o attivi in luoghi dove sia possibile organizzare proiezioni e incontri, a mettersi in contatto con Nomadica, Festival del Cinema e delle Arti. S Povero e nomade, fatto dalla gente e non dai capitali L’idea di un festival del cinema “povero e nomade” è piaciuta e le risposte sono arrivare. Anzi, sono state così numerose da aver perfino travolto i giovani che hanno lanciato questo progetto. I luoghi delle proiezioni si sono moltiplicati (quaranta da aprile a settembre nel momento in cui scriviamo), dando la fotografia di un’Italia affamata di cultura e disponibile a vedere film in circuiti non tradizionali. Le proiezioni si svolgeranno nelle sedi di associazioni, in biblioteche, perfino in un castello e le richieste arrivano da circoli di partito, da centri sociali – uno anche a Scampìa – da spazi autogestiti in tutto lo stivale. Abbiamo chiesto spiegazioni a Giuseppe Spina, uno degli ideatori di Nomadica: «Ogni anno chiudono decine di sale cinematografiche e i circuiti dove proiettare film che non siano le grandi produzioni americane si riducono sempre più. Anche in molti circoli Arci (che pure hanno una convenzione con la Siae che rende facili le proiezioni, ndr) si è NUOVE COMUNITÀ ECONOMICHE: PRODUZIONI DAL BASSO abdicata quell’offerta culturale che una volta era patrimonio dei cineforum, e si è passati a proiettare soC’E CHI CERCA FINANZIATORI per un “mensile che diffonda una nuova cultura del viaggio, più lo le partite. Nomadica va a colmare questo vuoto». responsabile e sostenibile”. C’è chi presenta il progetto per un gioco da tavolo. C’è chi vuole stampare delle magliette improbabili e chi invece propone L’altra Chernobyl, un documentario “attraverso il quale desideriamo analizzare il rapporto tra salute e rifiuti in Campania, perché tutti devono sapere”. Produzionidalbasso.com è una piattaforma, una vetrina on line completamente gratuita dove pubblicare i propri progetti per trovare chi li condivida e li voglia finanziare. Sono sufficienti piccoli contributi da cinque o dieci euro per diventare produttori di film, mecenati di libri o sponsor di compositori musicali. Dal 2005 Produzioni dal basso ha permesso a decine di progetti di essere portati a termine e ad alcuni anche di diventare dei successi, in un mondo parallelo fatto con la distribuzione passa-parola sul web e in piccoli circuiti, dove ostinatamente, quasi caparbiamente, si continua a fare cultura e informazione. È il caso di Una montagna di balle, documentario realizzato in Campania da un gruppo di videomakers: una testimonianza basata su riprese girate in sette anni “sulla cosiddetta emergenza rifiuti”. Un’emergenza che non ha nulla di straordinario, se non la sua continuità nel tempo. www.produzionidalbasso.com Pa. Bai. | 50 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | LIBRI Antonello Mangano Sigonella. Un posto civile: sette ottime ragioni per riconvertire la base Usa di Sigonella Uno dei progetti finanziati dalle Produzioni dal basso Due film dal catalogo di Nomadica: in alto la lavorazione del documentario “U stissu sangu, storie più a Sud di Tunisi”, come una persona si trasforma in un “clandestino” dagli sbarchi ai centri di identificazione. In basso “Mater”, film d’animazione. A sinistra, la carovana, logo della manifestazione. UNA MONTAGNA DI RIFIUTI E DI SPETTATORI OTRA VEZ, IDROCARBURI IN BOLIVIA UN VERO SUCCESSO NATO DAL NULLA, anzi dalla “monnezza”. Una montagna di rifiuti è un film che racconta la gestione dei rifiuti in Campania, fatto a partire da 250 ore di girato dalla televisione di strada Insutv in sette anni, e trasformate in 77 minuti di filmato. A fianco delle immagini del lungometraggio scorre una fiction, che ha trovato il volto e la voce di Ascanio Celestini. Una montagna di balle è stato prodotto proponendo l’idea sulla piattaforma produzionidalbasso.com, e il progetto è stato sottoscritto prima da cinquecento co-produttori, che sono poi diventati 1.500. Una volta realizzato il film ha cominciato a girare anche in internet, dato che è una licenza Common Right ed è stato visto da oltre 150mila persone. In Italia è stato visto in più di 140 proiezioni pubbliche nei circuiti alternativi ed ora è stato acquistato da Current, la web tv messa in piedi da Al Gore, per cui gli autori - che si firmano con il nome collettivo di Nicola Angrisano - prevedono che entro la fine dell’anno saranno almeno un milione gli spettatori di questo film nato dal basso. Una montagna di balle ha partecipato a molti festival, tra cui anche Cinemambiente di Torino. In tour in Sardegna si poteva simbolicamente pagare il biglietto d’ingresso consegnando un sacco di rifiuti differenziati. Insomma un piccolo grande successo che potrebbe essere beneaugurante per altre produzioni che cominciano ora il loro tour, nomadico Pa. Bai. e anche un po’ randagio. LA TERZA NAZIONALIZZAZIONE degli idrocarburi in Bolivia è al centro del documentario Otra Vez, che ripercorre le fasi storiche che hanno caratterizzato il commercio del gas e del petrolio in Bolivia nell’ultimo secolo e che hanno reso la storia politica e sociale boliviana strettamente legata al commercio delle risorse energetiche e alle sue nazionalizzazioni. Viene raccontata la storia del Paese dal 1935 al 2005, attraverso il Massacro del gas, quando nel 2003 in una settimana vengono uccisi decine di manifestanti. Miko Meloni è l’autore del documentario, girato nel 2006 in poco più di un anno, con immagini d’archivio e interviste a esperti del tema o persone che hanno vissuto in prima persona gli accadimenti. Il film è stato autoprodotto, pensato, girato e montato da Miko Meloni. Silvia Barone e Giulio Bruno, hanno partecipato creando i titoli, mentre Alessandra Vanzi ha registrato la voce off. All’autore abbiamo chiesto se ha incontrato problemi nella distribuzione in Italia e se ha fatto confronti con altri Paesi. La sua risposta è stata tagliente: «La distribuzione audiovisiva in Italia è specchio di quello che c’è in atto nella società tutta: un disastro. I veri padroni del mercato sono l’ignoranza e le raccomandazioni, non si lavora altrimenti. Sia in Europa che altrove in Occidente, va decisamente meglio, considerando che si riesce a guadagnare da vivere lavorando in questo settore. Pa. Bai. Dignitosamente, anche». Una distribuzione dal basso La formula del festival è semplice, non servono sponsorizzazioni o Palazzi del Cinema: la parte più difficile è superare l’imbarazzo nella scelta dallo sconfinato catalogo di Nomadica che contiene film autoriali, d’animazione o documentari, che rischiano di far fare l’indigestione ai cinefili più ghiotti. Poi bisogna comunicare la selezione agli organizzatori, che provvederanno alla spedizione a fronte di una cifra molto contenuta. IN INTERNET A metà degli anni ’70, dicono i dati delwww.nomadica.eu l’Anec, l’Associazione nazionale esercenti cinema, si contavano in Italia più di diecimila sale. Ora sono meno di duemila e a soffrire di più per questa scomparsa sono soprattutto le città di provincia, dove i film si fermano poco e sono quasi “estinti” i cinema d’essai. Per chi ha gusti meno commerciali l’unica soluzione resta il noleggio. «Ma la visione collettiva di un film è un’altra cosa e - dice ancora Giuseppe Spina - organizzare un cineforum sta assumendo una valenza rivoluzionaria». Anche la distribuzione fatta “dal basso” proposta da Nomadica ha una valenza importante: basta dare un’occhiata a quanti film, anche pluripremiati, negli ultimi anni hanno faticato a trovare un distributore oppure non sono mai arrivati nelle sale. E che anche la Rai, magari dopo averli prodotti, non ha mai trasmesso. . | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 51 | APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO Oltre 250 giornalisti, più di 100 appuntamenti, con incontri, dibattiti, interviste, proiezioni di documentari, mostre e presentazioni di libri. Ci saranno figure come l’ex vicepresidente Usa Al Gore e Paul Steiger, fondatore e direttore dell’agenzia statunitense di giornalismo investigativo ProPublica. www.ijf10.org/it 10 - 11 aprile ITALIA SUN DAY Giornate dedicate alla promozione dell'energia solare e delle fonti rinnovabili. www.ecosportello.org 14 - 16 aprile PERUGIA LOCAL SOLUTIONS FOR CHANGE Conferenza internazionale e assemblea dei membri dell'Alleanza per il clima. Tre giorni di workshop e tavole rotonde per scambiare esperienze, definire strategie per il prossimo decennio e attuare soluzioni per un futuro sostenibile, a partire dalla dimensione locale. www.climatealliance.it 17 aprile MILANO VERSO I LAVORI VERDI Si tiene a Milano il primo convegno del progetto Gjusti (Green Jobs Università Scuole, Territori, Imprese) rivolto a organizzazioni di categoria, cooperative, sindacati, stampa per informare sul futuro dei lavori verdi. Il secondo convegno sarà l’8 maggio a Zavattarello (Pavia), dedicato a operatori economici e istituzioni locali dell’Oltre Po. www.progettogjusti.it 17 - 24 aprile ITALIA PORTA LA SPORTA L’Associazione dei Comuni Virtuosi, il WWF, Italia Nostra, il Fai e Adiconsum lanciano la settimana nazionale “Porta la Sporta” per promuovere l’uso della borsa riutilizzabile al posto dei sacchetti di plastica. www.portalasporta.it 19 - 20 aprile ITALIA I GIORNI DELLE RINNOVABILI Anche quest’anno ISES ITALIA organizza la consueta iniziativa per far conoscere a tutti le tecnologie delle fonti energetiche rinnovabili. Hanno già aderito 115 impianti in tutta italia. www.isesitalia.it/igdr2010.html 21 - 25 aprile PERUGIA INTERNATIONAL JOURNALISM FESTIVAL | 52 | valori | ANNO 10 N.78 | 26 aprile - 1 maggio BARI BIOL Il Premio Internazionale per il miglior olio extravergine biologico del mondo, terrà in Puglia la sua 15° edizione all’insegna del rapporto tra agricoltura e città e del miglioramento delle condizioni di vita degli agricoltori. www.premiobiol.it 27 - 29 aprile STOCCARDA (GERMANIA) PHOTOVOLTAIC TECHNOLOGY SHOW 2010 EUROPE Sesta edizione di Photon’s, organizzata presso la nuova fiera del commercio di Stoccarda. La tre giorni di eventi si concentra su tutti gli aspetti delle tecnologie fotovoltaiche e del loro sviluppo. www.photon-expo.com 1 - 16 maggio EUROPA EUROPEAN SOLAR DAYS Terza edizione della campagna di informazione sull’energia solare, che lo scorso anno ha coinvolto più di 500 mila cittadini europei, che hanno preso parte ai circa 7 mila eventi organizzati in 16 Paesi. In Italia, nel 2009, sono state organizzate 460 iniziative. www.europeansolardays.it 3 - 7 maggio LIONE (FRANCIA) EUROPEAN BIOMASS CONFERENCE & EXHIBITION Diciottesima edizione dell’evento dedicato alle biomasse. Le conferenze si terranno dal 3 al 7 maggio, mentre l’esibizione chiuderà un giorno prima. Presso il Lyon Convention Centre, Cité Internationale. www.conference-biomass.com APRILE 2010 | PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected] 5 - 7 maggio VERONA SOLAREXPO È una delle fiere più importanti dedicate alla sostenibilità energetica e alla green economy, un mercato destinato a giocare un ruolo fondamentale nell’ambito di un processo globale di riduzione delle emissioni di gas serra. www.solarexpo.com 7 - 9 maggio PADOVA FESTIVAL DELLA CITTADINANZA L’evento vuole riunire insieme cittadini, professionisti, istituzioni, imprese, profit e non profit, associazioni, scuole, nei luoghi simbolo della città, creando un evento culturale che ne percorra le vie e pervada le sue piazze, e che apra spazi anche informali di incontro e relazione. www.festivaldellacittadinanza.it 19 - 23 maggio SAN VITO LO CAPO (TP) FESTIVAL ENERGIE ALTER-NATIVE L’evento ha lo scopo di creare una community di aziende, associazioni, enti ed artisti che si incontrano tutto l’anno per diffondere la cultura e le applicazioni pratiche delle energie rinnovabili. Prende il via a San Vito Lo Capo, per poi spostarsi a Palermo (2-4 luglio) e a Catania (2-4 ottobre). www.festivalenergiealter-native.org 21 - 22 maggio ROMA COLLOQUIO SCIENTIFICO ANNUALE SULL’IMPRESA SOCIALE Incontro presso la Facoltà di Economia dell’Università Roma Tre. Il “Colloquio scientifico annuale sull’impresa sociale”, giunto alla quarta edizione, sarà occasione di confronto fra studiosi e ricercatori sugli elementi costitutivi di questo modello d’impresa. Organizza Iris Network - Istituti di Ricerca sull’Impresa Sociale. www.irisnetwork.it 26 - 27 maggio ROMA (ITALIA) III SOLAR REVOLUTION SUMMIT Quali sono le sfide e le opportunità degli operatori italiani del settore dell’energia solare? Come si può sviluppare una filiera? Questi ed altri i temi dell’incontro in programma a Palazzo Rospigliosi in via XXIV Maggio 43 a Roma. solarsummit.businessinternational.it www.metalli-lindbeg.com | economiasolidale | 28 - 30 maggio FIRENZE TERRA FUTURA Torna anche quest’anno alla Fortezza da Basso la mostra-convegno delle buone pratiche, giunta alla VII edizione. Un’area espositiva, di anno in anno più ampia e articolata, e un calendario di appuntamenti culturali di alto spessore, tra convegni, seminari, workshop; e ancora laboratori e momenti di animazione e spettacolo. www.terrafutura.it giugno ITALIA GOLETTA VERDE È la campagna estiva di Legambiente di informazione e sensibilizzazione sullo stato di salute del nostro mare. Dal 1986 ad oggi, ogni estate, il battello ambientalista compie il periplo delle coste italiane prelevando e analizzando circa 500 campioni d’acqua ed eseguendo su ognuno le analisi previste dalla legge. www.legambiente.eu/campagne /goletta/index.php 5 giugno MONDO WORLD ENVIRONMENT DAY Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente istituita dall’Onu per stimolare una maggiore sensibilità, promuovere azioni concrete e concentrare l’attenzione dei governi sulle tematiche ambientali. www.unep.org/wed/2010/english 6 giugno RICCIONE NO ECOMAFIA TOUR Parte il 6 giugno da Riccione, in occasione del Premio Ilaria Alpi, la nuova campagna itinerante di Legambiente, per portare l’annuale dossier “Rapporto Ecomafia” a contatto con la gente, ricondurlo alla sua origine, proprio dove accadono i fatti di cronaca. Dove muore un poco alla volta il nostro Paese. www.legambiente.eu/documenti/2008 /0604_ecomafiatour/index.php 16 - 18 giugno PARIGI (FRANCIA) SALON DES ENERGIES RENOUVELABLES Il Salone delle energie rinnovabile della capitale francese è nato nel 2001, e da quell’anno non ha mai abbandonato il panorama del settore. www.energie-ren.com/2010 coltiva un domani migliore, ogni giorno. Scegliere un negozio b’io, significa essere certi di acquistare cibi biologici e biodinamici, selezionati e certificati. Ma vuol dire anche ridurre l’inquinamento e lo sfruttamento della terra. Una scelta sicura e positiva, che puoi fare negli oltre 250 negozi b’io in tutta Italia. vieni a trovarci!www.b-io.it | inbreve | | internazionale | inbreve | La sanità globale passata ai raggi X >56 Africa: dove osano gli avvoltoi >59 È scoccata l’ora (solidale) di Cochabamba >61 internazionale UN TEDESCO SU QUATTRO RIMPIANGE IL SOCIALISMO HAITI, IL COSTO DELLA RICOSTRUZIONE SARÀ DI 11,5 MILIARDI DI DOLLARI USA, VIA LIBERA ALLA VENDITA DI ARMI A TAIWAN SOMALIA, SIGLATO L’ACCORDO DI PACE OCCUPAZIONE, RICERCA, SCUOLA, LOTTA ALLA POVERTÀ, AMBIENTE: LA RIPRESA SECONDO L’UE ITALIA: IMPUNITÀ PER I SOLDATI IN MISSIONE Il venticinque per cento dei cittadini tedeschi pensa che "a volte sarebbe auspicabile che ci fosse ancora il Muro”. È il quadro emerso da un sondaggio effettuato dalla società Emnid e pubblicato dal tabloid Bild, che indica come sia aumentato notevolmente negli ultimi tempi il desiderio di tornare ai tempi della Repubblica democratica tedesca (Rdt). L’ostalgie - la nostalgia dell’Est è causata dalla crisi economica e dalla crescente insoddisfazione sui provvedimenti adottati dalla nuova coalizione di governo per fronteggiarla. E uno su sei, circa il 16%, è convinto che "non potrebbe succedere assolutamente nulla di meglio". Si tratta quindi di una quota molto più alta rispetto ai risultati di un sondaggio dell’Istituto di Lipsia per le ricerche di mercato pubblicato lo scorso novembre, secondo cui - 20 anni dopo la caduta del Muro di Berlino circa il 12% dei tedeschi voleva di nuovo il Muro, una percentuale equamente distribuita tra i cittadini delle regioni occidentali e orientali della Germania. La rilevazione della Emnid indica inoltre che l’80% dei tedeschi residenti nell’ex Germania dell’Est, e il 72% di quelli che abitano nell’ex Ovest, potrebbe immaginare di vivere in un socialismo stile Rdt. La quantità di denaro necessario per la ricostruzione di Haiti, dopo il devastante terremoto del 12 gennaio scorso, è pari a 11,5 miliardi di dollari. A riferirlo è uno studio presentato nei giorni scorsi dal governo di Port-au-Prince, al quale hanno collaborato anche la Banca mondiale e le Nazioni Unite. «Si tratta comunque di un work in progress - ha spiegato all’agenzia France-Presse il ministro del Turismo haitiano Patrick Delatour -, rappresenta perciò un documento che sarà continuamente aggiornato nel prossimo futuro». La cifra, già di per sé stratosferica, deve essere dunque considerata «preliminare», come sottolineato anche dal portavoce della World bank per l’America Latina, Sergio Jellinek. Il terremoto ha provocato 220 mila vittime accertate, mentre il numero di rifugiati è cresciuto ad oltre un milione. “Il sisma ha creato una condizione senza precedenti nel Paese - ricorda il documento - aggravata ulteriormente dal fatto che ha colpito la regione più popolata nonché i centri economici ed amministrativi”. In particolare, lo studio valuta in 7,9 miliardi di dollari i danni materiali, dei quali 4,4 miliardi sono relativi ad infrastrutture, come scuole, ospedali, strade, ponti, immobili, porte e aeroporti. E già solamente questa quota è pari al 120% del prodotto interno lordo di Haiti. La nuova stima è comunque inferiore a quella ipotizzata il 16 febbraio scorso dalla Banca interamericana per lo sviluppo, che aveva parlato di 14 miliardi di dollari. I negoziati per la vendita a Taiwan, da parte degli Stati Uniti, di una serie di forniture di armi andranno avanti, nonostante l’irritazione della Cina. Le commissioni Affari esteri dei due rami del Parlamento americano non hanno infatti ritenuto di intervenire sulla materia, nei trenta giorni di tempo che, per legge, avevano a disposizione e che sono scaduti il 1° marzo scorso. Il dipartimento della Difesa americano potrà dunque lavorare al fine di concludere gli accordi, che complessivamente sono stati valutati in circa 6,4 miliardi di dollari e che comprendono la fornitura di missili, elicotteri e navi da guerra. In particolare, la vendita riguarda una notevole quantità di sistemi anti-missile “Patriot”, che sono prodotti dalla Lockheed Martin Corp. e dalla Raytheon Co. Si tratta di un impianto, del valore di 2,8 miliardi di dollari, che andrebbe ad integrare gli altri 22 siti missilistici già presenti sul territorio di Taiwan, predisposti per difendersi da un eventuale attacco da parte della Cina. Inoltre, fanno parte della proposta di vendita alcuni elicotteri UH-60 Blackhawk, per un valore di 3,1 miliardi, fabbricati dalla United Technologies Corp. e dalla Boeing Co. Pechino, come era facilmente immaginabile, non ha gradito affatto la decisione americana, annunciando contromosse politiche ed economiche. Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Somalia, Ahmedou Ould-Abdallah (nella foto), si è felicitato con il governo federale del Paese, e con il movimento Ahlu Sunna Wal Jama'a, dopo la firma ufficiale di un accordo tra le due parti. Esse, secondo l’intesa siglata presso l’Unione africana, e nello spirito dell’Accordo di Gibuti, si impegnano a cooperare per il raggiungimento della pace e della riconciliazione. Ahmedou Ould-Abdallah ha dichiarato che «Grazie a questa firma, possiamo affermare di avere di fronte a noi una nuova realtà: la rinascita dello Stato somalo. Per questo sono convinto che il Paese sia sulla via giusta per passare dalla definizione di “Stato in fallimento” a quella di “Stato fragile”». Il rappresentante Onu ha anche sottolineato l’apporto fondamentale di alcune organizzazioni internazionali che si sono adoperate al fine di raggiungere l’accordo: tra queste, ha citato l’Unione africana, la Lega degli Stati arabi, l’Unione europea, ma ha anche menzionato i governi di Norvegia e Stati Uniti. «L’accordo è un successo per entrambe le parti e dimostra che le cose possono cambiare, e cambieranno, in Somalia», ha concluso Ahmedou Ould-Abdallah. La Commissione europea ha presentato, il 3 marzo scorso, la strategia Europa 2020 per uscire dalla crisi e preparare l’economia della Ue ad affrontare le sfide del prossimo decennio. Bruxelles individua tre motori di sviluppo: una crescita intelligente (promuovendo la conoscenza, l’innovazione, l’istruzione e la società digitale), una crescita sostenibile (rendendo la nostra produzione più efficiente sotto il profilo dell’uso delle risorse, rilanciando nel contempo la nostra competitività) e una crescita inclusiva (incentivando la partecipazione al mercato del lavoro, l’acquisizione di competenze e la lotta alla povertà). In particolare, la nuova strategia propone cinque obiettivi che l’Unione europea dovrebbe raggiungere entro il 2020: il fatto che il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni debbano avere un lavoro; il raggiungimento di investimenti in ricerca e sviluppo pari al 3% del Pil dell’Unione; il conseguimento dei traguardi prefissati in materia ambientale dalla direttiva “20-20-20”; la diminuzione del tasso di dispersione scolastica ad una cifra inferiore al 10% e l’innalzamento al 40% del numero di laureati; l’uscita dalla condizione di povertà per almeno 20 milioni di persone. Secondo il presidente della Comissione europea, José Manuel Barroso, Europa 2020 «illustra le misure che dobbiamo adottare ora e in futuro per rilanciare l’economia dell’Ue. La crisi ha messo in luce questioni fondamentali e tendenze non sostenibili che non possiamo più ignorare. Il disavanzo di crescita dell’Europa sta compromettendo il nostro futuro. Dobbiamo agire con decisione e costruire un nuovo modello economico basato su conoscenza, basse emissioni nocive per l’ambiente e alti livelli di occupazione. Questa battaglia impone di mobilitare tutte le forze presenti in Europa». «Non è punibile a titolo di colpa per violazione di disposizioni in materia di tutela dell’ambiente e tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro [...] per fatti commessi nell’espletamento del servizio connesso ad attività operative o addestrative svolte nel corso di missioni internazionali, il militare e l’appartenente alla Polizia di Stato dai quali non poteva esigersi un comportamento diverso da quello tenuto». È questo il testo di un articolo introdotto quasi di soppiatto dal governo italiano nel decreto legge 1 del 2010, convertito in legge il 5 marzo scorso dal Parlamento. Una norma che consente di derogare, dunque, alle norme in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro per i nostri soldati impiegati all’estero e costituisce una vera e propria impunità che equipara i militari in missione agli 007. «Nel silenzio dei media – ha commentato il deputato del Partito democratico Jean Leonard Touadi – la maggioranza ha dato il via libera ad una norma scandalosa che decreta un vero e proprio scudo per gli alti gradi dell’esercito nel caso di violazioni di disposizioni in materia di ambiente e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nel corso di missioni internazionali. Una disposizione che deresponsabilizza i vertici delle Forze Armate e lascerà nell’ingiustizia le vittime presenti e future dell’uranio impoverito». | 54 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 55 | | internazionale | pubblico o privato | LE CONTRADDIZIONI DEL MONDO CHE CURA I SUOI ABITANTI | 56 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | 3.420 3.673 645 2.631 698 135 20,5 21,4 83 80 34 7,4 8,9 154 175 34 16,1 17,6 73 81 123 147 80 22,3 23 22,9 23,2 CANADA 23 39 135 131 81 19 34 31,1 33,2 26 31 GERMANIA ITALIA Spesa pro capite complessiva in $ a parità di potere d’acquisto Numero di medici (2000-2007) per ogni 10 mila abitanti Numero di letti d’ospedale per ogni 10 mila abitanti Anni di aspettativa di vita alla nascita (2007) Mortalità per patologie tumorali (ogni 100 mila abitanti) Mortalità per patologie cardiovascolari (ogni 100 mila abitanti) % di uomini obesi (2000-2007) oltre i 15 anni di età % di donne obese(2000-2007) oltre i 15 anni di età 179 133 78 120 103 2,9 3,3 132 155 82 37 39 8 11,8 11,8 20,1 66 43 2,4 3,4 2.815 207 97 674 59 49 78 131 142 143 74 14 22 83 199 279 216 2.581 140 21 16.0 USA FRANCIA REGNO UNITO Cosa salvare dell’America pre-riforma | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 57 | 5.7 TURCHIA MESSICO POLONIA IRLANDA SLOVENIA GIAPPONE FINLANDIA SVEZIA GRECIA DANIMARCA OLANDA PORTOGALLO AUSTRIA CANADA BELGIO 5.9 6.4 6.8 CECOSLOVACCHIA LUSSEMBURGO 6.8 7.3 COREA 7.4 UNGHERIA 7.6 8.1 7.7 In media nei Paesi dell’Ocse la spesa per i sistemi sanitari è pari a quasi il 9% del Pil. 8.2 8.4 8.7 AUSTRALIA GRAN BRETAGNA 8.7 ITALIA 8.5 8.9 OECD SPAGNA 8.9 NORVEGIA 9.2 NUOVA ZELANDA 9.1 9.3 ISLANDA 9.6 9.8 Ocse www.oecd.org/health WHO www.who.int Epicentro (ISS) www.epicentro.iss.it 9.8 9.9 10.1 10.1 SITI INTERNET 10.2 10.4 10.8 Spesa pubblica Spesa privata 11.0 «Quello degli Usa è un modello individualistico, quelli europei sono invece solidaristici», spiega Marcello Crivellini, docente di Automazione e Organizzazione sanitaria al Politecnico di Milano, nel libro Sanità e salute: un conflitto di interesse (edito da Franco Angeli). «Nel primo viene privilegiata la scelta libera del cittadino di andarsi a curare dove crede, in relazione alle proprie possibilità economiche. Nei secondi è lo Stato che se ne occupa. Ma questa dicotomia storica non sembra più in grado di descrivere l’attualità, che è fatta di molti soggetti operanti». Ad affliggere il sistema americano non sono solo i milioni (circa 40, fino ad oggi) di cittadini privi di copertura assicurativa. Janet Corrigan, presidente della Ong National quality forum, ha denunciato recentemente al Washington Post che anche i casi di malasanità sono in aumento nel Paese: se dieci anni fa un rapporto intitolato “Errare è umano” dell’Institute of Medicine stimava fino a 98 mila i casi di pazienti morti ogni anno per errori medici, «oggi riteniamo che la cifra sia superiore alle 100 mila unità», ha spiegato Janet Corrigan. Ma la sanità americana pre-riforma, notoriamente affidata in larga parte ai privati, è davvero da buttare? «Nei confronti del sistema degli Stati Uniti ci sono molti pregiudizi», spiega Edwin Morley Fletcher, docente di Politiche pubbliche del welfare all’Università La Sapienza di Ro- GERMANIA LA SPESA PIU CARA, CON LA RIFORMA LA COPERTURA SARÀ UNIVERSALE Ad oggi (non considerando la riforma sanitaria di Barack Obama) negli Usa su 285 milioni di abitanti circa 190 milioni possiedono un’assicurazione sanitaria. Circa il 15% non ha invece copertura: la maggior parte di loro vive nel sud-ovest del Paese e ha meno di 65 anni (età in cui scatta la copertura Medicare, che copre 40 milioni di anziani e che rappresenta circa il 18% della spesa negli Usa); il 36% ha inoltre un reddito inferiore ai 25 mila dollari. Oltre agli anziani, anche chi ha un reddito particolarmente basso può contare su un aiuto statale: il programma Medicaid assiste 41 milioni di persone, per una spesa di 244 miliardi di dollari nel 2002: il 57% a carico dello Stato federale, il 43% a carico dei singoli Stati. Infine esiste il servizio Ship, che copre oltre 5 milioni di giovani. Insomma: prima della riforma la coperta sanitaria made in Usa non sembra troppo corta quanto piuttosto “bucata” al centro: si può dire, semplificando un po’, che a farne le spese è, infatti, la middle class non anziana, né troppo giovane. In generale negli Usa negli anni scorsi la spesa sanitaria è stata altissima: secondo l’Ocse pubblico e privato finanziano il sistema per il 16% del Pil, pari, riferiscono le statistiche dell’Oms, a 6.719 dollari (a parità di potere d’acquisto). Per il 2009 si parla di un costo complessivo pari a circa 2.500 miliardi di dollari: il 17,3% del Pil. Eppure la cifra fino ad oggi non ha garantito cure a tutta la popolazione. E nella classifica della mortalità infantile, gli Usa sono al 29° posto tra le 37 nazioni più industrializzate. CUBA LA SPESA SANITARIA [PUBBLICA E PRIVATA] NEI PAESI DELL’OCSE SVIZZERA USA RUSSIA GIAPPONE FRANCIA SISTEMI SANITARI A CONFRONTO CINA USA S Obama, probabilmente non si ripeterà mai più. Ma come funziona il sistema attualmente in vigore in America? FONTE: OECD HEALTH DATA 2009, OECD (HTTP://WWW.OECD.ORG/HEALTH/HEALTHDATA) da quando la prestigiosa rivista medica americana New England Journal of Medicine pubblicava un articolo intitolato “I nuovi rifugiati d’America”. Si raccontavano le storie di quei cittadini che, non coperti da un’assicurazione sanitaria, di Andrea Barolini non erano in grado di far fronte alle spese richieste dagli ospedali e per questo decidevano di tentare di curarsi all’estero. L’ospedale Bumrungrad di Bangkok, ad esempio, registrava 55 mila ricoveri di cittadini statunitensi nel 2006, in crescita del 30% rispetto agli anni precedenti. Un esodo che, dopo la storica riforma di Barack FONTE: WORLD HEALTH STATISTICS 2009 - ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA Dagli Usa all’Europa la dicotomia pubblico-privato sembra superata: quasi tutti i sistemi sono ibridi. E puntano a contenere la spesa pubblica. Secondo Edwin Morley Fletcher in futuro sarà inevitabile aumentare l’apporto del settore privato. ONO PASSATI QUATTRO ANNI 3.465 6.719 La sanità globale passata ai raggi X | internazionale | | fondi irresponsabili | internazionale | ma. «Certamente esistono delle criticità di fondo, ma un sistema che integra l’apporto privato con le regole pubbliche può funzionare molto bene. Lo dimostrano Svizzera e Olanda, che, ad esempio, obbligano le compagnie a consentire di stipulare polizze a tutti i cittadini a prescindere dal rischio assicurativo che ciò comporta». Spesa pubblica insostenibile L’impianto della riforma ideata dal governo guidato da Barack Obama sembra ispirarsi proprio ai due Paesi europei. I problemi americani, però, non sono solo legati all’erogazione delle prestazioni. A preoccupare sono anche i costi: la quota di spesa pubblica americana in rapporto al Pil negli ultimi anni è stata più ampia di quella di molti Stati europei. «Ma anche per i Paesi più legati al servizio pubblico l’apporto dei privati sarà inevitabile in futuro», sottolinea Fletcher. «In Italia, ad esempio, se la crescita del Pil è mediamente di circa un punto percentuale, la spesa sanitaria aumenta molto più velocemente. Nei prossimi anni si potrà scegliere di proseguire con prelievi ingiusti come quelli effettuati attraverso i ticket, oppure scegliere altri meccanismi perequativi, come i sistemi delle franchigie o dei bonus-malus». Altra grande sfida, poi, è quella legata alle nuove tecnologie informatiche. «Obama ha stanziato a febbraio del 2009 ingenti somme di denaro per la digitalizzazione delle strutture sanitarie: è il più grande investimento al mondo di informatica applicata alla sanità», prosegue Fletcher. I medici raccontano La realtà dei Paesi più ricchi del mondo l’hanno raccontata gli stessi medici. Un’indagine condotta in quattro Paesi europei (Gran Bretagna, Italia, Norvegia e Svizzera) e pubblicata da BMC Health Services Research ha mirato a chiedere ai dottori di raccontare le situazioni dei loro Paesi. Il risultato è un quadro complesso: nonostante le quattro nazioni offrano tutte un sistema sanitario a copertura universale, esso non garantisce tutte le terapie. Molti interventi sono pagati, in tutto o in parte, dai cittadini, che sborsano in media 200 dollari in Gran Bretagna e addirittura 1.085 dollari in Svizzera. Il 50,5% degli intervistati, inoltre, ritiene che l’acLIBRI cesso ai servizi sanitari non sia paritario. Il 78% individua almeno una categoria di pazienti che, per ragioni economiche, rischia di dover rinunciare a un’adeguata assistenza medica. Si tratta soprattutto di malati mentali, imMarcello Crivellini migrati, anziani e malati cronici. Sanità e salute: un conflitto d’interesse I più bisognosi insomma. I sistemi sanitari dei maggiori paesi europei e degli Stati Uniti Franco Angeli, 2004 | 58 | valori | . Al momento della stampa di questo numero di Valori è giunta dagli Usa la notizia che il provvedimento di riforma sanitaria dovrà essere sottoposto ad una nuova votazione per irregolarità procedurali. ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | SISTEMI SANITARI A CONFRONTO Con la riforma, la spesa pubblica supererà il 50% del totale: si prevede un costo di 940 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni, che consentirà a circa 32 milioni di cittadini americani che oggi non hanno accesso alle cure mediche di sottoscrivere una polizza assicurativa con una compagnia privata, grazie a finanziamenti pubblici e incentivi. Il testo impone inoltre nuove regole (vincolanti) per le compagnie assicurative che non potranno negare la copertura a nessuno, neppure a chi sia affetto da malattie croniche (come accade oggi). GRAN BRETAGNA COPERTURA TOTALE NEL “QUASI MERCATO” Nel Regno Unito nacque il primo servizio sanitario del mondo, il National Health Service (NHS), nel 1946. Sebbene si tratti di un sistema a copertura “totale”, è presente una forma di cosiddetto “quasi mercato”, che consente al NHS di “appoggiarsi” alla rete privata. E al Paese di rimanere in Europa quello che spende meno, per la sanità in percentuale sul Pil: l‘8,4% del Pil britannico, oltre un punto in meno della media europea, e mezzo in meno rispetto alla media dei Paesi Ocse. La spesa pro-capite è invece pari a 2.815 dollari a parità di potere d’acquisto, contro gli oltre 3.400 di Francia e Germania (l’Italia è a quota 2.631). Circa l’80% della spesa è costituita da capitali pubblici, e di questa oltre un quarto è finanziata attraverso la tassazione generale. Si tratta dunque di un sistema prevalentemente pubblico, ma le cui strutture, dopo le riforme di Margaret Thatcher degli anni ’90, non sono più a gestione e proprietà statale, ma vendute a fondazioni autonome (i trust, che devono raggiungere un ritorno del 6% del capitale investito, ovvero il Capital Cost Absorption). I medici, inoltre, non sono dipendenti pubblici, ma professionisti privati, in una logica appunto di “quasi mercato”. Va detto, però, che il numero di letti è più basso della media europea: meno della metà che in Germania, ad esempio. Nel 2000 il 70% circa degli studi medici era collegato al NHS, anche se il numero di dottori operanti è tradizionalmente basso rispetto al resto d’Europa: 1,7 medici per mille abitanti, contro una media di 3,5 (in Italia sono quasi 6). Il settore privato “puro” ha un peso minore in Gran Bretagna: in termini di posti letto vale il 5% del totale, ed è in mano a pochi grandi gruppi. FRANCIA LA SPESA PIÙ ALTA DOPO GLI STATES Insieme a Germania e Svizzera è uno dei Paesi più esposti dal punto di vista della spesa sanitaria: in percentuale sul Pil il costo complessivo del sistema è pari all’11%, secondo tra i Paesi Ocse solo agli Stati Uniti, con oltre un quarto della spesa a carico dello Stato. Il che equivale a 3.420 dollari pro capite. La gestione del servizio è affidata, in prima istanza, all’Assemblea nazionale e al governo, che si avvalgono di una rete di uffici di controllo e programmazione decentrati che agiscono sul territorio. Ogni anno il Parlamento approva infatti la spesa nazionale sanitaria nell’Objectif National des Depences d’Assurances Maladie (Ondam). La maggior parte delle strutture sono pubbliche e dal 1 gennaio 2000 è stata introdotta la Couverture Medicale Universelle, che affianca il sistema assicurativo, che è obbligatorio ma orientato prevalentemente a forme integrative, regolato da leggi, controllato dallo Stato e basato sull’appartenenza professionale. Così ad esempio i lavoratori del commercio e dell’industria, l’80% del totale, fanno riferimento alla Cassa nazionale d’assicurazione per i lavoratori salariati (Cnamts), mentre gli agricoltori sono coperti dalla Mutualité sociale agricole (MSA). Non c’è molta libertà di scelta, dunque, se non quella di rivolgersi al medico che si preferisce, che però applicherà un tariffario di riferimento per i rimborsi. Va detto però che i cittadini pagano direttamene molti dei servizi a cui accedono, e vengono rimborsati solo successivamente. SVIZZERA ASSICURAZIONI OBBLIGATORIE, MA REGOLATE La sanità elvetica si basa su un sistema assicurativo obbligatorio: le polizze sono fornite da una della compagnie (casse malattie) autorizzate, alle quali è possibile aggiungere una polizza integrativa. In ogni caso i rapporti sono fortemente regolati a livello federale o cantonale. Le assicurazioni, infatti, hanno degli obblighi: non possono rifiutarsi di accettare alcun assicurato per via, ad esempio, delle patologie pregresse, né è possibile ottenere profitti dall’assicurazione obbligatoria di base. Il “rischio assicurativo” deve essere infatti calcolato su base cantonale e non individuale; inoltre sono presenti forti vincoli sui prezzi da applicare e sulle prestazioni da garantire. Chi opera anche nel campo delle “integrative”, infine, è tenuto a separare i due settori di attività. Una serie di condizioni che, di fatto, hanno scoraggiato la maggior parte delle grandi compagnie, convincendole a non entrare nel settore delle polizze obbligatorie (il cui segmento risulta, di fatto, non-profit): queste ultime presentano dunque come attori quasi solo le vecchie casse malattia. Nel Paese operano sia ospedali pubblici che privati: questi ultimi hanno rapporti contrattuali con il sistema delle assicurazioni; i primi ricevono finanziamenti extra dallo Stato. L’obiettivo è di garantire ai cittadini una copertura totale ma, soprattutto, la libertà di scegliere il tipo di prestazioni e l’assicuratore. Ciò ha portato la spesa complessiva della sanità svizzera a livelli molto alti: il 10,8% del Pil, terzo dato dei Paesi Ocse, ma essendo una parte importante (circa il 40%) a carico del sistema privato, ciò comporta che la spesa pubblica, in realtà, è una delle più basse d’Europa. Nella foto, bjkdfhsk ghrsigrisg uiosuiosuiosui osuiosbjkdfhsk ghrsigrisg uiosuiosuiosui osuios Africa: dove osano gli avvoltoi Il recente successo del newyorkese FG Hemisphere, specializzato negli investimenti “alternativi”, è un campanello d’allarme per le nazioni più povere del Pianeta. I fondi avvoltoio hanno ancora fame. E continuano ad attaccare. di Matteo Cavallito HIPC: L’INIZIATIVA PER I PAESI POVERI INDEBITATI LANCIATA NEL 1996 DALLA BANCA MONDIALE e dal Fondo monetario internazionale, l’iniziativa si pone l’obiettivo di ridurre il debito estero delle nazioni più povere del Pianeta in cambio dell’avvio di programmi locali di lotta alla povertà. Coinvolgendo creditori sovrani e commerciali, il programma mira a ridurre l’indebitamento a un livello ritenuto sostenibile (generalmente il 150% del valore dell’export). Nel 2005 il piano è stato esteso attraverso la cosiddetta “Multilateral Debt Relief Initiative” (Mdri) che prevede la sostanziale cancellazione dei debiti con Fmi, Banca mondiale e African Development Fund per i Paesi che completano il programma Hipc. L’iniziativa ha coinvolto finora 35 Paesi (29 sono africani). Altri cinque potrebbero essere inseriti a breve. M.Cav. FG HEMISPHERE. È un fondo con base a New York, che da tempo si è specializzato nel segmento degli investimenti “alternativi”. Non ama farsi pubblicità, ma nelle ultime settimane è balzato, suo malgrado, agli onori delle cronache per aver compiuto un’impresa che ha dell’incredibile. Grazie alla sentenza favorevole di un tribunale di Hong Kong, FG ha ottenuto il pignoramento delle concessioni che la Cina dovrà pagare alla Repubblica Democratica del Congo nell’ambito di un maxi progetto di estrazione mineraria. Un passo in avanti decisivo verso l’incasso di un credito di oltre 100 milioni di dollari vantato nei confronti del Paese africano. Ma anche l’ultimo capitolo di una storia che non conosce vergogna. L’ ULTIMO IN ORDINE DI TEMPO SI CHIAMA | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 59 | | internazionale | | giustizia climatica | internazionale | La vicenda aveva preso il via nel lontano 1980 quando il governo dell’allora Zaire contrasse un debito con la società jugoslava EnergoInvest per la realizzazione di una linea di trasmissione elettrica tra le città di Bukavu e Goma. Quando nel 1991 Kinshasa dichiarò di non poter pagare il debito, EnergoInvest ricorse al giudizio dell’International Chamber of Commerce ottenendo una sentenza di risarcimento pari a 11,7 milioni di dollari (cui andava aggiunto un interesse del 9%). Ma recuperare il credito restava un’impresa difficile, meglio trovare qualcuno che si facesse carico dell’operazione. Fu allora che la FG Hemisphere entrò in scena. La compagnia, fondata dagli ex consulenti di Morgan Stanley, Peter Grossman e Keith Fogerty, acquisì i diritti sul credito e si lanciò all’attacco. A colpi di sentenze, inteL’area industriale di Bukavu, in Congo. ressi maturati e penali caricate, il credito crebbe fino quasi a decuplicarsi. Praticamente l’affare del secolo. (Hipc) Initiave, fondi poco noti come Camdex, Gracechurch o Quelli come FG Hemisphere si definiscono fondi distressed, ma Antwerp Investments hanno dato vita a un’orgia speculativa senza gli osservatori li hanno da tempo ribattezzati vulture, avvoltoi. Laprecedenti vanificando qualsiasi iniziativa di ristrutturazione. sciano i loro nidi domiciliati in paradisi naturali e fiscali come Bahamas o Isole Cayman e volano bassi, preferibilmente sulle savane delInformazioni carenti l’Africa subsahariana, alla ricerca di debiti mai saldati. Acquisiscono Difficile calcolare il ricavo complessivo ottenuto dai vulture negli ula prezzo scontato, portano i governi in tribunale e ottengono risartimi anni spolpando le casse di nazioni come Uganda, Tanzania, cimenti da capogiro, allungando le mani su ogni entrata possibile: Congo Brazzaville o Camerun. Un rapporto congiunto Fondo modalle concessioni per lo sfruttamento delle risorse naturali fino agli netario internazionale/World Bank datato 2007 parlava di almeno aiuti internazionali allo sviluppo. Secondo l’African Development 1 miliardo di dollari (a fronte di una spesa iniziale di 427 milioni), Bank i rendimenti finali possono raggiungere anche il 2000%. ma la cifra potrebbe essere di gran lunga superiore. Nell’agosto Lo sanno bene finanzieri d’assalto come Michael Sheehan, che 2009, il quotidiano britannico Guardian ha stimato che, negli ultinel 1999, attraverso il suo fondo domiciliato alle Isole Vergini Brimi anni, almeno 54 società avessero trascinato in tribunale 12 Paetanniche - tale Donegal International - aveva acquisito per tre misi reclamando complessivamente 1,8 miliardi di dollari. Un mese lioni di dollari un debito contratto vent’anni prima dallo Zambia più tardi, il Fmi e l’International Development Association hanno con la Romania per l’acquisto di macchinari agricoli. L’investimensegnalato un drastico calo delle cause legali tra i fondi e le nazioni to ha reso cinque volte l’esborso iniziale. Una storia assurda, come del programma Hipc: dalle 54 nel 2008 alle 14 attive nel settembre tante altre, del resto. Da quando, all’inizio del XXI secolo, le grandi scorso. Ma è una notizia solo parzialmente attendibile. «Ci sono istituzioni sovranazionali hanno avviato la cancellazione dei loro molti casi in cui le nazioni stesse non rendono noti perché hanno crediti attraverso (vedi BOX ) l’Heavily Indebted Poor Countries deciso di fare un accordo con i fondi e temono che la pubblicità possa mettere a repentaglio l’intesa», spiega USA E GRAN BRETAGNA: LA LEGGE PUÒ ATTENDERE Nick Dearden, direttore della Jubilee Debt Campaign, una delle più importanti iniziaIMPEDIRE AI FONDI AVVOLTOIO DI UTILIZZARE I TRIBUNALI di sua Maestà per reclamare i crediti vantati tive di cancellazione debitoria del mondo. (e gonfiati) nei confronti delle nazioni più povere e indebitate del Pianeta. È l’obiettivo della proposta di legge «Le informazioni sono molto irregolari, è attualmente in discussione nel Parlamento britannico. Dopo aver passato due letture alla Camera bassa, la norma ha già diviso il mondo politico. Se da un lato sono in molti a giudicare il provvedimento un passo in avanti nella lotta uno dei problemi del nostro lavoro». alla povertà, c’è anche chi, soprattutto nell’opposizione conservatrice, teme che la riforma possa scoraggiare nuovi Stati Uniti e Gran Bretagna, principali seinvestimenti condannando così le nazioni Hipc alla perenne depressione economica. Non è ancora chiaro ad oggi se il Parlamento britannico riuscirà ad esprimere un voto definitivo prima delle elezioni politiche del prossimo di delle contese legali, stanno studiando 3 giugno. Secondo il Financial Times, i tribunali britannici ospitano il 20% delle cause intentate dai vulture funds nuove leggi per contrastare gli avvoltoi (venel mondo. Una quota notevole, ma pur sempre inferiore a quella compensata dalle corti Usa, sedi di una contesa di BOX ), ma la strada è ancora lunga e ad oglegale su tre. Attualmente, il Congresso sta esaminando due provvedimenti in materia. Il primo, conosciuto come “Stop Vulture Funds Act”, intende fissare al 6% l’interesse massimo caricabile dai fondi sui crediti vantati. gi non esiste nessuna norma in grado di porIl secondo, denominato “Judgment Evading Foreign States Accountability Act”, vorrebbe, però, proibire alle nazioni re un limite massimo agli interessi che i fonche hanno casi legali pendenti di accedere al mercato dei capitali statunitense. Entrambe le proposte sono ancora di possono caricare sui debiti. La cena dei alle fasi preliminare della discussione. M. Cav. predatori può continuare. . | 60 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | È scoccata l’ora (solidale) di Cochabamba Convocata dal governo di Evo Morales la Conferenza Mondiale dei Popoli in Bolivia vuole discutere le cause sistemiche del cambiamento climatico ed elaborare una Dichiarazione universale dei diritti della Madre Terra. ON SCORDIAMOCI MAI CHE NON È ACCETTABILE che oggi un cittadino statunitense consumi 25 barili di petrolio all’anno, un europeo 11, un cinese 2, un latinoamericano o un caraibico 1, un africano meno di mezzo: questo è razzismo ambientale». A definire quedi Corrado Fontana sta categoria degli effetti di ingiustizia sociale e ambientale che l’attuale modello di L’INVITO civilizzazione impone è Giuseppe De Marzo, scrittore, attivista e portavoce dell’Associa«IL GOVERNO dello Stato Plurinazionale zione A Sud. di Bolivia convoca Il tema forte è quello della sempre più i cittadini del mondo, i movimenti sociali evidente iniqua distribuzione dei beni coe i difensori muni e naturali rispetto alla sopravvivenza della Madre Terra e invita scienziati, del Pianeta e di tutti i popoli che lo abitano. accademici, avvocati Una delle molle principali che condurrà e governanti «N che vogliano lavorare con i propri cittadini, alla Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra, che avrà luogo dal 20 al 22 Aprile 2010 in Cochabamba, Bolivia». Bolivia, gennaio 2010 Evo Morales Ayma Presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia Giuseppe De Marzo. Il logo della Conferenza e un’immagine di Copenhagen (Cop 15). DARIO BROLLO Affari d’oro molti – si parla già di 10 mila persone – a Cochabamba, in Bolivia, dal 19 al 22 aprile per partecipare alla Conferenza mondiale dei popoli sul clima e i diritti della Madre Terra. Secondo Giuseppe De Marzo: «Non si può chiedere ai Paesi del Sud di diminuire i propri consumi adesso, senza che si stabiliscano responsabilità comuni, ma diverse, che facciano riferimento al debito di carbonio accumulato in atmosfera o ai rifiuti tossici e chimici stoccati nel mondo o alle foreste e ai fiumi distrutti e alle condizioni di riproduzione di molti popoli compromesse. Questo è il debito ecologico e non si può ignorare». | internazionale | | proposte concrete | internazionale | In Bolivia si cambia si potrà «parlare finalmente di “giustizia climatica” e non di “problema ambientale”». La rivoluzione del meeting boliviano si vede, sia nella forA SUD ma che nei contenuti. Per la prima volta è un governo, è un’associazione quello guidato da Evo Morales, a convocare una confeAmerica Latina, luogo di futuro italiana indipendente renza mondiale, invitando non solo governi, ma anche la Perché Cochabamba? La risposta affonda nel recente pasnata nel 2003 per affiancare società civile e i movimenti: si tratta di un riconoscimensato ma guarda al futuro. Il 2009 sarà forse ricordato per i movimenti sociali to di pari dignità a tutti i soggetti interessati. il Vertice mondiale sul clima di Copenaghen, dove la dee indigeni del Sud del mondo. Gli obiettivi sono espliciti: discutere insieme le «caumocrazia rappresentativa ottocentesca si è mostrata non Protagonista di varie se strutturali e sistemiche che guidano il cambiamento più capace di decidere davanti allo “strabordare” degli indenunce degli climatico e proporre misure radicali che assicurino il beteressi del profitto. L’aspetto positivo di un tale fallimenimpatti ambientali e sociali negativi nessere dell'intera umanità in armonia con la natura»; elato dell’attuale modello di governance mondiale è stato che i processi borare una Dichiarazione universale dei diritti della Maperò che, a differenza del passato, sette Paesi non sono riudi globalizzazione e di sviluppo dre Terra; «accordarsi sulle proposte di nuovi impegni per sciti a imporre ad altri 183 un documento – che comunprovocano, il Protocollo di Kyoto e sui progetti di Decisione della que è circolato – con impegni contraffatti, come quello di ha promosso Convenzione quadro delle Nazioni unite sul partire, per il calcolo della CO2, dal 2005 e e sostiene alcune campagne LIBRI cambiamento climatico», pensando al debito non dal 1990, come imponeva invece il Tratinternazionali climatico, ai migranti e ai rifugiati ambientatato di Kyoto del 1997. insieme ai movimenti del Sud del mondo li, alla riduzione delle emissioni, al trasferiOra si tratta di capire come la futura dee alle reti mento delle tecnologie; stabilire «la costrumocrazia della Terra potrà strutturarsi, sui dei movimenti altermondialisti. zione di un Tribunale di giustiza climatica». nuovi equilibri emergenti tra storici e neonawww.asud.net Un punto decisivo, quest’ultimo, perché di ti poli di potere: Cina, Usa, Iran, Russia e, sofronte a una crisi verticale dell’attuale paraprattutto, America Latina. Non a caso la conGiuseppe De Marzo digma di civilizzazione (crisi ecologica, crisi ferenza sui diritti della Madre Terra avviene in Buen Vivir Per una nuova alimentare, crisi energetica finanziaria, crisi Bolivia: l’America Latina a partire dal 2002democrazia della terra economica, crisi migratoria), parte della solu2003, col consolidamento di alcuni governi Ediesse, 2009 zione passerà per molti attraverso una via giud’ispirazione progressista, rappresenta un ridica: con l’elevazione a un rango superiore nuovo polo di potere con tutti gli elementi IN INTERNET dei diritti della natura sarà, infatti, possibile necessari (economia, mercato, germoplasma, porre diritto ambientale ed economico allo politiche di integrazione commerciale). Sud www.cmpcc.org stesso livello. A Cochabamba, dice De Marzo, America significa un mercato da oltre mezzo miliardo di persone e più della metà della bio«LE BANCHE INVESTANO A DIFESA DEL CLIMA» diversità del Pianeta: per dirla in breve con le parole di Giuseppe De Marzo: «Se dobbiamo LE BANCHE INTERNAZIONALI non fanno abbastanza per combattere il cambiamento climatico. A sostenerlo è BankTrack, immaginare un mondo tra venti o trent’annetwork globale di Ong che monitora il comportamento degli istituti di credito. La posizione della rete è contenuta in un documento, intitolato A challenging climate 2.0; what banks must do to combat climate change, che punta il dito ni, non possiamo che immaginare il ruolo desoprattutto verso le banche commerciali: molte di esse sono concentrate su attività di business e settori che hanno terminante per tutti, anche sul piano della un impatto diretto sul clima. Al contrario, le banche potrebbero giocare un ruolo decisivo se convogliassero i propri giustizia climatica e della sostenibilità, del capitali verso investimenti ambientalmente responsabili. Il documento completo è online sul sito www.banktrack.org continente latinoamericano». ASSOCIAZIONE A SUD . DEBITO ECOLOGICO IN CIFRE RETE OILWATCH INTERNAZIONALE DEBITO ECOLOGICO E PETROLIO: 2 CASI DOCUMENTATI (ANNO 2000) 1.Debitore: Caltex (consorzio Texaco - Chevron) Paese creditore: Indonesia - Provincia di Riau-Sumatra Popoli: Sakai, Laut, Talang Mamak, Bonai, Hutan e Akit. In totale 4.747 famiglie e 35.682 persone. I più colpiti dall'attività petrolifera sono stati i Sakai. Ecosistema colpito: boschi umidi Durata dell'intervento: 40 anni Impresa: Caltex Pacific Indonesia è un consorzio tra la compagnia petrolifera Texaco e Chevron che opera in differenti paesi asiatici. Estensione ecologica del danno: L’attività petrolifera ha distrutto l'ecosistema in ognuna delle sue tappe. Durante la fase di perforazione si generano grandi quantità di acque di formazione che contengono una miscela di acque sotterranee e materiali liquidi e solidi, tra cui petrolio, liquidi di perforazione, sostanze chimiche e materiale geologico. Possono contenere quantità pericolose di composti organici (idrocarburi) e inorganici (tracce di metalli pesanti) altamente tossici. Le acque di formazione vengono scaricate in piscine nelle quali vengono separati acqua e idrocarburi, si produce così uno strato superficiale di petrolio e le acque sottostanti vengono versate direttamente nell'ambiente senza essere sottoposte ad altri trattamenti. | 62 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | 2. Debitore: Shell Paese creditore: Nigeria Popoli: Ogoni e altri. In tutto 5.000 persone del popolo Ogoni e 30.000 di altri popoli. Ecosistema colpito: foreste di mangrovie (manglar) Durata dell'intervento: 40 anni Impresa: Royal Dutch Shell, impresa anglo-olandese Danni: tonnellate di CO2 e gas metano generati; sversamenti di prodotti chimici per incidenti; fenomeni di inquinamento del fiume Niger; degrado e impatto sul flusso naturale di scambio tra acque fluviali e acque del mare, colpendo le terre e le coltivazioni; deforestazione e trattenimento di flussi di acqua per la costruzione di strade; impatto sui boschi seccati o marciti; repressione dura delle autorità locali attuata sulle popolazioni impegnate nella difesa del territorio. Difendiamo l’ambiente attraverso la quotidianità Karl-Ludwig Schibel coordina in Italia le attività dell’Alleanza per il Clima. A Perugia la rete di enti locali Alleanza per il Clima organizza un convegno per spiegare come riuscire a lottare contro i cambiamenti climatici partendo dal basso. A PRIMA CONFERENZA SULL'AMBIENTE e sullo sviluppo dell’Onu si tenne a Rio de Janeiro nel 1992. Da quell’anno i governi si sono incontrati quindici volte (l’ultima a Copenaghen nel dicembre scorso). In 18 anni, il gotha della politica globale di Andrea Barolini non può dire di essere riuscito a centrare gli obiettivi iniziali. Per cui sorge la domanda: che sia sbagliato l’approccio al problema? È la convinzione dei promotori dell’Alleanza per il clima, rete internazionale di enti e associazioni che piuttosto che passare ancora per i “massimi sistemi” punta «ad una spinta dal basso», spiega Karl-Ludwig Schibel, che coordina le attività in Italia, e che ha organizzato la conferenza internazionale Local Solutions for Change. L LA RETE CONTA 1.500 ALLEATI L’APPUNTAMENTO L’ALLEANZA PER IL CLIMA è un’associazione di comuni ed enti locali europei, impegnata dal 1990 nel tentativo di promuovere un approccio diverso alla salvaguardia del clima globale. Non più fatto di regole e decisioni calate dall’alto, ma di cultura delle azioni quotidiane che coinvolgono cittadini, enti territoriali e imprese. Alla rete, attualmente, aderiscono 1.500 soggetti, che si sono impegnati volontariamente a rispettare specifici obiettivi, campi d’attività e misure per uno sviluppo ambientalmente sostenibile. Tali strategie sono contenute in un Manifesto dell’Alleanza per il clima (del 1990) e in una Dichiarazione dell’Alleanza per il clima (del 2000). Attraverso una partnership con i popoli indigeni delle foreste pluviali, i membri dell’Alleanza contribuiscono anche alla lotta alla deforestazione tramite campagne di sensibilizzazione e il boicottaggio dei legnami tropicali. Fa parte del progetto, infine, un giornale, reperibile sul sito www.utopieconcrete.it. 14 - 16 aprile PERUGIA CONFERENZA INTERNAZIONALE “LOCAL SOLUTIONS FOR CHANGE” Tre giorni di workshop e tavole rotonde per scambiare esperienze, definire strategie per il prossimo decennio e attuare soluzioni per un futuro sostenibile. Muovendo sempre dalla dimensione locale. Partire dal basso per arrivare al mondo intero: non è un progetto troppo ambizioso? La nostra Alleanza è costituita da piccoli enti che vogliono ottenere cambiamenti globali. Può sembrare un’utopia ma quello che occorre è un cambiamento culturale, a partire dall’agire quotidiano. Che si possa partire da qui è certo, ma potrà bastare? In Italia, e non solo, oggi la protezione del clima è idealmente affidata alle conferenze internazionali: processi ad alti livelli. Noi invece siamo convinti che la protezione del clima passi prima di tutto da un’attività quotidiana sul territorio. Perciò a quali soggetti vi rivolgete? Vogliamo responsabilizzare imprese, cittadini, amministrazioni locali. Pensi alle energie rinnovabili: fino ad ora in Italia fanno notizia quasi solamente gli “esempi eccellenti”, come le buone pratiche. Nessuno discute il loro ruolo, ma è tempo di non accontentarci. Tradotto: occorre essere in tanti. Ma non si può sempre aspettare che sia il prossimo a muoversi. Giusto, ma non occorrono anche leggi e regolamenti? No, è un approccio che non funziona. C’è una legge che impone agli enti pubblici di usare il 30% di beni e servizi ecocompatibili, eppure molti sono vicini allo zero. Ripeto: il nodo è culturale. C’è già stato qualcuno, agli “alti livelli”, che si sia interessato al vostro approccio? Agli alti livelli? Siamo noi gli alti livelli! Cosa c’è di più “alto” delle nostre vite quotidiane? . | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 63 | | internazionale | APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO 11 aprile SUDAN ELEZIONI LEGISLATIVE E PRESIDENZIALI Appuntamento importante per la politica del grande paese africano, alla vigilia della scadenza di una delle missioni Onu (30 aprile) più lunga, più costosa e più inutile (nella foto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon). Si fronteggeranno il Partito del Congresso nazionale (Ncp) e il Movimento per la liberazione del popolo sudanese (Splm). Nel 2011 dovrebbe, invece, svolgersi il referendum per l’indipendenza del Sud del Sudan. 12 - 13 aprile SHARM-EL-SHEIKH (EGITTO) COMESA INVESTMENT FORUM Infrastrutture, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, agricoltura, energie rinnovabili, servizi finanziari e turismo saranno gli argomenti di questa due giorni organizzata dal Comesa (Common Market for Eastern and Southern Africa) in collaborazione con il governo egiziano. Saranno presenti i ministri dei 19 Paesi che formano il Comesa e Donald Kaberuka, presidente dell’African Development Bank. Il Comesa è un organismo che vuole stabilire collaborazioni di sviluppo attraverso l’integrazione regionale. www.comesa.int 19 - 22 aprile COCHABAMBA (BOLIVIA) CONFERENZA DEI POPOLI Da Copenhagen a Cochabamba: i Forum sociali si confrontano per definire le strategie di azione e mobilitazione in difesa della vita di fronte al cambiamento climatico e i diritti della Madre Terra. Il primo appuntamento dopo la conferenza Onu di dicembre si svolgerà a Cochabamba, nella città simbolo della lotta per l’acqua. 22 - 23 aprile SEOUL (REPUBBLICA DI COREA) BUSINESS FOR THE ENVIRONMENT B4E Il Summit coreano segna l’incontro tra governi, imprese, media e Ong dopo la | 64 | valori | ANNO 10 N.78 | conferenza sul clima di Copenhagen, in cui verranno discussi i risultati di Cop 15. Organizzato dall’Unep, l’agenzia delle Nazioni unite per l’ambiente, al Summit saranno presenti Wangari Maathai, premio Nobel per la Pace e fondatore del movimento Greenbelt, Richard Branson presidente del gruppo Virgin. E ci saranno gli amministratori delegati della Dow Chemical Company, Siemens, LG Electronics, Coca-Cola, Hitachi, Nalco. www.b4esummit.com 24 - 25 aprile WASHINGTON DC (STATI UNITI) SPRING MEETING IFM Annuale convegno di primavera del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Parteciperà anche il segretario generale dell’Osce, Marc Perrin de Brichambaut. www.imf.org 25 aprile AUSTRIA ELEZIONI PRESIDENZIALI 1° maggio - 31 ottobre SHANGHAI (CINA) ESPOSIZIONE UNIVERSALE 2010 Si aspettano 70 milioni di visitatori allo Shanghai Expo 2010, l’Esposizione universale che sarà ospitata dalla capitale economica della Cina. Better city for better life una città migliore per una migliore qualità della vita, è il tema di un Expo sul quale la Cina scommette ingenti risorse per “stupire” (come promette sul sito ufficiale) la comunità internazionale e bissare il successo delle Olimpiadi. en.expo2010.cn 3 - 28 maggio NEW YORK (USA) CONFERENZA DI RIESAME DEL TNP Il Trattato di non proliferazione nucleare, entrato in vigore nel 1970 e prorogato nel 1995 a tempo indeterminato con l’impegno a revisioni quinquennali, come la sessione che viene ora affrontata, ha come obiettivi il disarmo, la prevenzione della diffusione delle armi atomiche e l’uso pacifico del nucleare. 190 i Paesi che APRILE 2010 | PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected] hanno aderito al Trattato, comprese cinque nazioni che detengono armi nucleari (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina). Il Trattato prevede che tutti gli Stati firmatari in possesso di tecnologie nucleari per uso civile sottopongano al controllo della Iaea (Agenzia internazionale sull’energia atomica) i loro impianti, come nel caso dell’Iran. Possiedono armi nucleari ma non aderiscono al Tnp: Israele, India, Pakistan e Corea del Nord. www.onu.org 7 - 9 maggio DUBLINO (IRLANDA) MEETING ANNUALE DELLA TRILATERAL COMMISSION Riunione plenaria della Commissione fondata da David Rockefeller nel 1972, che riunisce oggi 390 membri tra le persone considerate più influenti al mondo, provenienti dal settore degli affari, dalle università, dai sindacati, dalla pubblica amministrazione, dalla ricerca e dalle Organizzazioni non governative. 160 membri arrivano dall’Europa, 120 dal Nord America e 110 dall’area asiatica del Pacifico. L’argomento dei meeting non viene comunicato alla stampa prima dell’inizio dei lavori: lo scorso anno è stato sulle opportunità offerte dalla crisi (nella foto: il primo meeting della Trilateral, a Tokio nel 1973). www.trilateral.org 7 - 10 maggio MELILLA (SPAGNA) SOCIAL CAPITAL IN PRACTICE Organizzata dalla Social Capital Foundation, la Conferenza riunirà scienziati, politici e operatori sociali per discutere nella pratica le questioni connesse al capitale sociale. www.socialcapitalgateway.org 8 - 9 maggio VIENNA (AUSTRIA) FORUM MONDIALE DELLA SCIENZA Il Forum mondiale delle scienze permette contatti tra i rappresentanti delle politiche scientifiche dei Paesi appartenenti all’Osce (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). www.oecd.org 19 - 21 maggio FRANCIA (PARIGI) 10TH ANNIVERSARY CIS OIL & GAS SUMMIT Ministri dell’energia di Russia, Ucraina, Paesi del Caspio e dell’Asia centrale incontrano rappresentanti delle imprese petrolifere. www.clarionevents.com 27 - 28 maggio ABIDJAN (COSTA D’AVORIO) AFDB ANNUAL MEETING Nel corso del meeting annuale dei governatori dell’African Development Bank Group (Afdb) e dell’African Development Fund, verrà ufficialmente lanciato l’African Economic Outlook 2010, una panoramica delle prospettive economiche del continente per l’anno in corso. www.afdb.org 28 maggio - 1° giugno RIGA (LETTONIA) SESSIONE PLENARIA PRIMAVERILE DELLA NATO www.nato-pa.int 11 giugno - 11 luglio SUDAFRICA CAMPIONATO MONDIALE DI CALCIO Organizzato ogni 4 anni dalla FIFA (Fédération International de Football Association) il Campionato mondiale di calcio è arrivato alla sua 19ma edizione e sarà ospitato per la prima volta da un Paese africano. Per il Sudafrica sarà un passaggio di accreditamento internazionale, dopo gli anni dell’apartheid. La finale si svolgerà nell’emisfero australe dopo 32 anni dall’edizione del 1978 in Argentina. Grandissima l’attesa per l’evento sportivo, ma grandissima anche l’apprensione che possano svilupparsi scontri di tipo xenofobo, proprio mentre i riflettori di tutto il mondo saranno puntati sul Sudafrica. www.southafrica2010.it 28 giugno - 1 luglio MONTREAL (CANADA) TERZO CONGRESSO ASSOCIATION FOR SOCIAL ECONOMICS www.socialcapitalgateway.org PUBB CISL | economiaefinanza | | altrevoci a cura di Michele Mancino LA PERVERSA LOGICA DELLO SHOPPING A OGNI COSTO TUTTI I VOLTI NASCOSTI DELLA RICCHEZZA LA GIUSTIZIA TRA LE BUFALE DI MEDIA E POLITICA L’ITALIA DEL ’900 CHE CAMBIÒ L’AMORE RICICLARE, RISPARMIARE E GUSTARE UN BUON PASTO Nel corso dei secoli i più grandi economisti hanno individuato nel capitalismo lo strumento per raggiungere il massimo beneficio per tutti. Ci è stato insegnato che il libero mercato è il modello economico perfetto per coniugare interessi individuali e vantaggi collettivi. Ma, alla luce delle nuove vicende economiche, possiamo ancora affermare che il libero mercato sia la ricetta più vantaggiosa? O non sarà il caso di iniziare a considerarlo un’efficace azione ideologica? Il fatto che ora anche tra gli economisti “classici” si rafforzi l’idea dell’opportunità di maggiori controlli su mercato e transazioni finanziarie (perfino l’Economist, che dal 1843 promuove i valori del liberalismo, rivaluta il welfare francotedesco a scapito del modello anglosassone) non è una prova definitiva, ma senz’altro un indizio in tal senso. Il libro di Bosio permette di tracciare un percorso della storia economica del Novecento, comprensibile a tutti. Dalla Grande Depressione del ’29 al crollo del 2008. Per arrivare a formulare delle proposte che riportino al centro l’uomo e teorizzino il riconoscimento dei beni comuni mondiali e dell’umanità come soggetto giuridico e politico al quale devono far capo diritti autonomi e prevalenti rispetto a quelli riconosciuti alle nazioni dai vari organismi internazionali. Quanti paradossi s’insinuano nelle nostre vite senza che quasi ce ne accorgiamo. Chi non ricorda i bei weekend in un centro storico, in un parco o in qualche luogo mozzafiato dei quali l’Italia è piena? Oggi viuzze e giardini sono spesso abbandonati in favore di intere giornate trascorse in mega strutture dell’Ikea, di Carrefour o negli outlet. Centri per lo shopping ampliatisi a dismisura fino ad assumere le sembianze di veri distretti: il trionfo della logica perversa della grande distribuzione organizzata. “Organizzata” per rinchiuderci tra le pareti-palcoscenico di piazze e vie artificiali. Luoghi della compulsione, per vittime dell’acquisto emozionale, slegato da qualsiasi bisogno effettivo. Con costi sociali e ambientali che i grandi marchi cercano di tenere nascosti. Cerca di svelarli “Shock Shopping”: guerre tra i marchi per la conquista di nuovi spazi, tecniche di fidelizzazione dei consumatori, manovre mafiose per riciclare denaro sporco entrando nel capitale di Despar. Il denaro può facilmente tramutarsi in svariate forme di beni anche molto diversi tra loro. A differenza di altre forme di ricchezza concrete, già determinate, il denaro porta con sé quella capacità magica di tramutarsi in ciò che si vuole: evoca dunque desideri e promette di esaudirli, come il genio della lampada di Aladino. Un bene particolare, per quanto prestigioso e di valore per qualcuno, come una casa in montagna o una barca a vela, può non rientrare nell’ambito delle cose desiderabili per qualcun altro. Il denaro, invece, ha il potere di suscitare i desideri profondi di ciascuno, proprio per il suo valore reale eppure ancora indeterminato. Il denaro non è solo ricchezza, ma anche utilità, necessità, simbolo di potere. Per tutti questi motivi, il denaro mostra in modo inequivocabile una fortissima capacità di seduzione e di corruzione. «Tutti gli italiani sono intercettati». «La spesa sulle intercettazioni è in continua crescita e occupa ormai il 33% delle spese per la Giustizia». Titoli strillati, rivelazioni apparentemente clamorose, apparse rispettivamente su Il Giornale del 10 Giugno 2008 e durante un’audizione in Parlamento del Guardasigilli Angelino Alfano il 26 Gennaio 2009. Due frasi prese a caso su un tema da troppo tempo sulla breccia della cronaca politica. Ma è proprio vero che siamo in un Paese di sorvegliati speciali? O che le nuove proposte di legge servono solo a limitare l’uso eccessivo di uno strumento affatto indispensabile per le indagini? Il libro di Antonio Ingroia, procuratore aggiunto a Palermo ha almeno tre meriti: rende onore alla ostinatezza dei fatti contro le ricostruzioni di comodo. Sceglie uno stile narrativo semplice e lineare. E rivela retroscena sconosciuti a (quasi) tutti. Il nuovo secolo, il ’900, sta per arrivare. Il clima di festa invade le strade. Amos Segre, giovane banchiere ebreo di Saluzzo, fa a se stesso una promessa per il nuovo secolo: diventare qualcuno e mettere su una solida famiglia patriarcale. Il destino però lo costringerà a fare scelte importanti. L’irrefrenabile passione per Teresa, cristiana e figlia del fattore del luogo, lo metterà di fronte all’ostracismo della comunità ebraica. Ma Teresa non vuole che il suo uomo debba soffrire per causa sua. Nell’amore fideistico e assoluto che prova per lui ingloba anche la sua religione: vuole a tutti i costi diventare ebrea. La storia di questa donna originale e commovente si snoda fino al terribile 1938 delle leggi razziali fasciste e tutto quello che ne seguì attraverso la ricostruzione avvincente delle vicende familiari, dei cambiamenti politici e di costume dell’Italia. Buttereste mai 600 euro nell’immondizia? No? Eppure lo state già facendo. Ogni anno ogni famiglia italiana getta nella spazzatura almeno il 12% degli alimenti che acquista. Più o meno 600 euro, appunto. Uno schiaffo alla miseria. Sia per chi non riesce ad arrivare a fine mese, sia perché con quei soldi si potrebbero fare tante altre belle cose: viaggi, massaggi, concerti, serate a teatro. Per rimediare ci vuole molto meno di quanto si pensi. Basta avere le dritte giuste. Quelle contenute in “Avanzi Popolo”, di Letizia Nucciotti. Oltre 400 ricette studiate per trasformare lo scarto in un avanzo, degno di essere riciclato per arricchire o trasformare un pasto. Nella prima parte del libro, l’autrice snocciola consigli per comporre una lista della spesa più attenta e oculata (“il costo di un pasto si stabilisce a partire da una spesa ben fatta”). Nella seconda, le ricette sono organizzate in base all’alimento da riutilizzare: pane, pasta, riso e farro, semolino e polenta, salumi, formaggi, latte, yogurt, uova, carni, pesce, verdure, legumi, frutta e dolci. Edizioni EMI, 2010 SAVERIO PIPITONE SHOCK SHOPPING Arianna Editrice, 2009 | 66 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | | SE AVETE LIBRI, EVENTI, PROGETTI DA SEGNALARE, SCRIVETE A [email protected] CAPITALISMO, UN MODELLO PERFETTO. O FORSE NO? ROBERTO BOSIO OLTRE IL CAPITALISMO narrativa A CURA DI CLAUDIO BELLONI DENARO Editrice Servitium, 2010 LIA LEVI LA SPOSA GENTILE Edizioni E/O, 2010 ANTONIO INGROIA C’ERA UNA VOLTA L’INTERCETTAZIONE Stampa Alternativa, 2010 LA GRANDE SCIENZA È IN REALTÀ NORMALITÀ IL CAMMINO ALLA RICERCA DELLA PECORA NERA CHE È DENTRO DI NOI Uno scrittore, impegnato da anni nella stesura di una biografia di Isaac Newton e soprattutto alla ricerca di quella crisi esistenziale che precedette il suo sofferto addio alla scienza, vuole trovare la concentrazione per terminare il suo libro. Con questo intento prende in affitto la foresteria della casa di campagna di un’antica famiglia decaduta. Ma a distrarlo dal lavoro che fino ad allora aveva dato senso alla sua vita è la presenza di due donne destinate a incarnare facce diverse dell’amore. La sensuale Ottilia, disposta a concedersi anima e corpo, e l’aggraziata Carlotta, una bruna dall’eleganza dimessa, sempre assorta in qualche recondito rovello, sono per l’ospite della foresteria un mistero che a poco a poco offusca ogni altro pensiero. Il suo rapporto con le due donne dà vita a un intreccio di relazioni spesso basate su un equivoco. Complici una campagna illuminata da una luce pittorica e un’atmosfera fuori dal tempo, lo scrittore finirà per vedere l’arcano laddove vi è solo la più banale delle realtà. Questa storia, ambientata in un Giappone invivibile e ormai privo di radici, racconta le avventure di un giovane pubblicitario coinvolto nella ricerca di una misteriosa pecora con una macchia sul mantello. La vicenda, solo all’apparenza banale, suscita anche l'interesse di un inquietante personaggio, collaboratore di un potente politico che ha qualche scheletro nell’armadio risalente al passato coloniale. Il giovane pubblicitario viene incaricato di ritrovare la pecora in questione senza però indizi se non, appunto, quella foto ricevuta anni prima da un amico. La ricerca spinge il protagonista fino nella fredda regione di Hokkaido. Il viaggio è una metafora del percorso esistenziale con i suoi dubbi, le sue angosce e le sue gioie. Pubblicato in Italia per la prima volta nel 1992 “Nel segno della pecora” è diventato un romanzo di culto per gli appassionati di Murakami Haruki. Viene riproposto in una nuova traduzione per la prima volta dal giapponese. MURAKAMI HARUKI SOTTO IL SEGNO DELLA PECORA Einaudi, 2010 LETIZIA NUCCIOTTI AVANZI POPOLO JOHN BANVILLE LA LETTERA DI NEWTON Stampa Alternativa, 2009 Guanda, 2010 | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 67 | | fotografia | | IL MERIDIONE D’ITALIA VISTO DA MARAINI Il progetto “Nostro Sud”, uno dei pochissimi lasciati incompiuti nel corso della lunga attività professionale di Fosco Maraini, rappresenta un episodio di grande importanza nella sua storia personale. Nonostante egli stesso abbia avuto sempre molte reticenze a parlare nel dettaglio della genesi, degli sviluppi e delle sorti di questa impresa, la parte del suo archivio fotografico dedicata al Meridione italiano porta i segni di un costante lavorio: una stratificazione di ordinamenti e raggruppamenti successivi e di reiterate selezioni tra prime, seconde e terze scelte, che sono la testimonianza di un’esigenza mai sopita e ribadita a più riprese nei suoi ultimi anni di vita, di dare una forma definitiva e soddisfacente a questo ricchissimo materiale fotografico. L’idea di raccontare per immagini il Sud d’Italia dell’immediato dopoguerra, ancora radicalmente contadino, ma nel quale già si intravedevano i primi profondi cambiamenti, viene ripresa e portata a compimento in questo volume. LO STILE UNICO, DIVINO ED ESSENZIALE DI GRETA GARBO Greta Garbo è la divina per eccellenza. Un fascino che scaturisce dalla sua storia privata e dall’originalità espressa su e giù dal palcoscenico. Per la prima volta in questo libro, oltre al suo splendido volto, si possono ammirare i costumi di scena e gli abiti di uso quotidiano. Lo “stile Garbo”, ancora oggi chiaramente riconoscibile e attuale, viene ricostruito e interpretato lasciando intatto il mistero che aleggia attorno alla grande attrice, mettendone in evidenza la contemporaneità, il minimalismo e l'essenzialità. Il suo modo di vestire nella vita privata, improntato alla semplicità, non era un’estensione del modello in voga nel cinema. La diva amava un abbigliamento minimale, comodo e funzionale, molto sportivo, che prendeva a prestito capi e accessori da quello maschile. Non seguiva le regole convenzionali della moda, perché lei se lo poteva permettere. A CURA DI STEFANIA RICCI GRETA GARBO, IL MISTERO DELLO STILE Skyra, 2010 150 ANNI DI NUDO IN MOSTRA AD AMBURGO LEGAMBIENTE RACCONTA I FURTI D’ARTE CON I FUMETTI I NUOVI CODICI A BARRE NEL 2.0 GOOD GUIDE, L’IMPATTO AMBIENTALE PER L’IPHONE Un secolo e mezzo di nudo nella fotografia ripercorsi grazie a oltre 250 foto originali (tra cui autentici capolavori risalenti fino all’800), libri e cartelle con studi. È la proposta del Museo Fur Kunst di Amburgo. Un viaggio tra miti e tabù, tra gli ideali di bellezza e le percezioni morali, sempre oscillanti tra il bisogno di sapere, l’eccitazione e la curiosità. La mostra è suddivisa in sette capitoli dove la nudità è trattata sempre in relazione al contesto sociale in cui è rappresentata. Il nudo infatti è influenzato sia dalla tradizione storica e artistica che dalle reazioni e dagli impulsi della contemporaneità, interpretati dal fotografo. Ad esempio, il movimento per l'emancipazione delle donne ha portato a nuovi modi di guardare i corpi. Immagini di nudo che cent’anni fa scatenavano feroci polemiche, oggi difficilmente farebbero arrossire. «Senza alcun dubbio, non c'è nulla che attiri l'attenzione dell'osservatore per così tanto come il corpo nudo dell'uomo». Il commento del giornalista e fotografo Kurt Freytag nel 1909 è vero oggi come lo era allora. Per la prima volta il fumetto entra nel tempio della grafica italiana. E lo fa per un buon motivo: raccontare in modo semplice il lucroso business dei furti d’arte in Italia. Prendendo spunto da sei indagini dei Carabinieri del comando Tutela Patrimonio Culturale sono stati realizzati altrettanti racconti a fumetti, riuniti nella mostra “Storia d’Arte e di misfatti”, ospitata a Roma, nel Palazzo della Calcografia a Fontana di Trevi, dal 21 aprile al 16 maggio (ingresso libero). La mostra nasce da un’idea di Legambiente, da tempo impegnata sul fenomeno “archeomafia”. Nel solo 2009, i furti d’arte in Italia sono stati 882 per oltre 13 mila oggetti trafugati. Grazie all’attività dei Carabinieri, sono stati recuperati 55 mila reperti archeologici provenienti da scavi clandestini e 19 mila oggetti d’arte rubati. I fumetti sono stati sceneggiati da Silvano Mezzavilla e disegnati da Giancarlo Alessandrini, Sara Colaone, Marco Corona, Giuseppe Palumbo, Maurizio Ribichini, Fabio Visintin. Prime sperimentazioni nelle strade e sui manifesti italiani per la nuova generazione i “bar code” leggibili con il cellulare. Sperimentazioni di marketing avanzato: un segno dei tempi, ma anche un possibile stimolo per il settore non profit perché ne colga l’innovazione per inventare nuove e più etiche suggestioni. Un esempio è l’utilizzo del software “i Nigma”, che genera codici a barre leggibili da telefoni cellulari e crea un immediato collegamento a un sito internet. Negli Stati Uniti il sistema viene utilizzato per le previsioni del tempo, mediante un codice che viene diffuso e che, se inquadrato da un cellulare, automaticamente collega ad un programmino gratuito che fornisce le previsioni meteo. È partito il grande assalto alla sperimentazione dei colossi della telefonia mobile e delle società di marketing (già viste le prime timide campagne su metropolitane e grandi affissioni), ma il margine per comunicazioni non commerciali è elevato, strettamente legato alla diffusione del lettore di nuovi codici a barre: il cellulare, che più o meno tutti abbiamo in tasca. Decine di migliaia di prodotti catalogati in un database che indica di ogni merce l’effettivo impatto ambientale: basta inquadrare l’immagine del prodotto nell’obiettivo del cellulare e Good Guide fornisce una guida sulla produzione del prodotto e sul rispetto di requisiti ecologici. Pensata per ora solo per il mobile di culto di casa Apple, Good Guide si muove in quell’ambito di green software che sta conoscendo grande diffusione grazie anche alle playlist di utenti che premiano con grande visibilità gli sviluppatori indipendenti che si lanciano in sperimentazioni contenti in questo settore. Come spesso accade, se poi le “app” avranno successo saranno gli sviluppatori a studiarne lo sviluppo per altri modelli. Si muove su questa strada anche iRecycle, una semplice applicazione che indica, grazie al supporto del Gps, le isole ecologiche più vicine dove riciclare prodotti esausti, dal toner della fotocopiatrice ad un vecchio monitor. FOSCO MARAINI NOSTRO SUD FINO AL 25 APRILE NUDE VISION 21 APRILE – 16 MAGGIO STORIE D’ARTE E DI MISFATTI ISTITUTO NAZIONALE PER LA GRAFICA Alinari, 2010 Museo Fur Kunst Amburgo Via della Stamperia, 6 - Roma | 68 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | multimedia | ALBERI SCRUBBER COME FILTRO PER LA CO2 AMNESTY SPIEGA I DIRITTI UMANI AI BAMBINI SU MYPAGE MyPage è un portale internet dedicato ai più piccoli, che offre la possibilità di vivere l’esperienza del web 2.0 in un ambito di contenuti protetti. Su MyPage arriva ora una delle più note associazioni per la difesa dei diritti umani. La sezione italiana di Amnesty International ha, infatti, aperto la pagina www.mypage.it/amnestykids e offre ai bambini e alle bambine la possibilità di approfondire la conoscenza dei diritti umani, riflettere sulla loro importanza e agire per la loro difesa, attraverso semplici e colorati “kidget”: applicazioni digitali facili da utilizzare e incollare nella propria pagina personale. I kidget di MyPage sono strumenti che consentono la fruizione del sito e permettono di accedere ad alcune sezioni tematiche. Per esempio nella sezione chiamata “I nostri diritti” si possono leggere articoli della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell’adolescenza e scaricare il “Passaporto dei diritti” da ritagliare e colorare. Non manca la più classica delle azioni dirette di Amnesty: l’invio di una petizione. Attraverso “Azioni Urgenti Kids” i bambini e le bambine sono infatti invitati a impegnarsi in prima persona per la difesa dei diritti umani dei loro coetanei, partecipando a un’azione urgente di Amnesty International. Le torri scrubber sono apparecchiature che consentono di abbattere la concentrazione di sostanze presenti nelle correnti gassose, solitamente polveri nocive. In sostanza, un filtro. Da questa descrizione, presa in prestito da Wikipedia, si deve essere mosso il professor Lackner della Columbia University che sta lavorando a un albero sintetico, chiamato appunto Scrubber, in grado di catturare l’anidride carbonica, moltiplicando per mille questa fondamentale capacità naturale di ogni pianta. Addirittura per farlo non richiede l’utilizzo della luce del sole e, quindi, si presta ad ogni situazione e condizione metereologica. Viene utilizzato uno speciale rivestimento a base di acque di calce. Secondo le prime previsioni rilasciate dal team di ricercatori ogni nuovo albero sintetico dovrebbe essere in grado di riassorbire l’anidride carbonica prodotta dalla circolazione costante di venti autovetture in una giornata. www.mypage.it/amnestykids www.earth.columbia.edu | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 69 | | terrafutura | | CO-FARMING: FINANZIARE LA PRODUZIONE AGRICOLA Un link – visti i contenuti telematici – tra economia reale in crisi e la società più attenta ai temi dell’autoproduzione e degli orti sociali: questo il succo di un progetto di cosiddetto co-farming basato su un sito internet ad hoc. In pratica – spiega uno dei suoi ideatori, Florentin Hortopan – l’idea è quella di raccogliere 5 mila euro di partenza attraverso le quote dei primi soci partecipanti, che andranno a sostenere attività produttive, principalmente agricole, ma anche specializzate in semilavorati, situate inizialmente nelle zone di Pisa e Arezzo. Non si tratta però di donazioni a fondo perduto, ma di una sorta di micro-finanziamento che dovrebbe permettere ai produttori – tipicamente piccoli contadini – di avere un budget iniziale per sostenere una determinata produzione. E che garantisca ai microfinanziatori un ritorno in natura nel giro di 6 mesi-1 anno. Il co-farming prevede anche un contatto tra investitori e produttori. In futuro si ipotizza anche di usare il lavoro dei finanziatori come moneta di scambio. «In realtà il contadino “micro affitta” la terra. Deve accettare una sorta di intromissione del finanziatore», sottolinea Florentin Hortopan. www.cofarming.net | 70 | valori | ANNO 10 N.78 WEB 2.0 AL SERVIZIO DELLA “GREEN ECONOMY” Si chiama Seedelio.com, è un’iniziativa imprenditoriale, ma soprattutto una piattaforma on-line a sostegno della diffusione delle energie rinnovabili. Seedelio-Selezione preventivi energia responsabile è ancora in fase di sviluppo, ma permetterà a privati o aziende di registrare il loro immobile e lanciare una gara tra quattro installatori interessati a realizzarvi un impianto solare fotovoltaico, solare termico o minieolico da cui ricevere, a seguito di sopralluoghi, un’offerta attraverso la piattaforma web. Tutto dovrà nascere da un database di aziende installatrici (l’obiettivo è 500 entro il 2010), selezionate su criteri di responsabilità sociale d’impresa: imprese certificate dall’ente specializzato Valore Sociale o imprese certificate Sa8000, oppure imprese che passino un questionario di 36 domande studiato da Seedelio insieme a Valore Sociale. Ciascuna impresa viene comunque verificata dal vivo e subisce un’ispezione per ogni successiva variazione dei parametri d’interesse. A Seedelio si associano poi altre due iniziative, anch’esse in fase di sviluppo e in cerca di collaboratori: i cosiddetti “ecoWebshow” (serate multimediali, informative e promozionali dedicate a un singolo installatore) da realizzarsi sul territorio e Sitirinnovabili, un blog che pubblica videorecensioni da 140 secondi su una sezione significativa di siti web specializzati nei temi ambientali e nelle rinnovabili. www.seedelio.com www.sitirinnovabili.it www.ecoWebshow.com | APRILE 2010 | BIOEXPRESS: CIBO BIO E DI STAGIONE A CASA TUA TURISMO SOSTENIBILE CONTRO LE MAFIE L’EUROPA SOSTIENE LE RETI INTELLIGENTI ULTIMI FONDI PER AVVIARE LA CASCINA CUCCAGNA Dalla coltivazione biologica di frutta e verdura, mirata ai clienti altoatesini e con l’esclusione dei mesi invernali, è nata Bioexpress, che consegna domicilio cassette di prodotti della terra certificati bio e freschi grazie a una rete di aziende che copre Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e, da poco, anche l’area di Roma. Merito di un’associazione di contadini che raggiunge circa quattromila famiglie, proponendo varie offerte, in base alla dimensione e alla varietà di prodotti: le combinazioni considerano la confezione (borsa o biocesta), la dimensione e la qualità dei prodotti inclusi. A questo ventaglio di proposte si accoda, in modo intelligente, la declinazione di tutte le confezioni e quantità nella cosiddetta versione “da ufficio”, ovvero frutta e verdura che non richieda coltelli o forchette per essere consumata. Tra gli obiettivi di Bioexpress e di un sistema di consegne legato al territorio c’è l’idea di limitare la lunga percorrenza di camion, per valorizzare il rapporto tra consumatore e agricoltori locali e avvicinarsi all’ottica dei prodotti “a Km zero”. A questo si aggiunge la volontà di esaltarne la stagionalità. Parti dal Veneto, ma arrivi in Sicilia, in Calabria e nei territori dove l’economia sana cerca, anche attraverso il turismo, di strappare il territorio alle mafie. Così succede se contatti l’associazione culturale “A mente libera” di Verona e, attraverso un tour operator specializzato in turismo responsabile come Planet team viaggi, ti trovi a poter approfittare delle proposte della cooperativa Ali (Ambiente legalità intercultura) di Palermo o di quelle de “I Viaggi del Goel”, del Consorzio sociale omonimo della Locride e della Piana di Gioia Tauro. E così la Sicilia diventa vicina grazie all’incontro con le realtà sociali del territorio e con gli anziani di Portella della Ginestra, testimoni della strage dell’1 maggio ’47; alla visita di Piana degli Albanesi o al contatto con la comunità magrebina di Mazara del Vallo; fino a Cinisi, alla Casa della memoria in cui Felicia, madre di Peppino Impastato, accoglieva i visitatori. Si può dormire negli agriturismi sorti sui beni confiscati alla mafia: Tempio del Monte Jato a San Cipriello (Pa), Portella della ginestra a Piana degli Albanesi (Pa) o Terre di Corleone a Corleone (Pa). Finanziamenti europei in arrivo per le smart grid, le reti intelligenti di trasmissione dell’elettricità. Ritenute particolarmente importanti per ottimizzare la distribuzione delle energie provenienti da fonti rinnovabili, le nuove reti di trasmissione serviranno a far circolare in maniera intelligente tra diversi Paesi e comunità l’energia, limitando i problemi causati dal fenomeno dell’intermittenza. Questo aspetto, che può verificarsi con le produzioni energetiche da fonti rinnovabili, può creare problemi alle reti elettriche tradizionali, che si traducono in sovraccarichi e difficoltà di pianificazione per le infrastrutture di trasporto energetico. Il Parlamento europeo è intervenuto con finanziamenti mirati al sostegno delle produzioni eoliche e solari e con indicazioni di incentivo alla realizzazione in questo ambito delle smart grids. Perplessità sono state, invece, sollevate da Greenpeace in merito al finanziamento di 13 miliardi di euro, votato nello stesso provvedimento, a favore delle reti di stoccaggio della CO2 (CCS). Manca ancora qualche finanziamento, circa un milione di euro, per chiudere i lavori ma la fantasia all’agenzia milanese Esterni non manca e neppure l’appoggio di diversi soggetti del capoluogo lombardo. Obiettivo: la conclusione dei lavori entro il 2010. La Cascina Cuccagna di Porta Romana a Milano si avvia così ad essere completamente ristrutturata. Associazioni e contadini urbani sono avvisati. Il progetto prevede l’apertura di un grande giardino pubblico con orti e serre, aree per mercatini artigianali, un bar e una trattoria, oltre a un grande emporio di prodotti a filiera corta. Negli spazi abbandonati da anni della cascina verranno realizzati inoltre laboratori artigianali e multimediali, un incubatore di imprese creative, un ostello per artisti con residenza e alcune chicche tra cui una ciclofficina e un ecomuseo urbano. Il progetto è considerato una sperimentazione, in vista di Milano Expo 2015, eventualmente applicabile ad altre realtà urbane in cui siano presenti situazioni simili di cascine abbandonate in attesa di ripristino. www.bioexpress.it www.viaggiamentelibera.it www.planetviaggi.it www.alicooperativa.com www.consorziosociale.coop future | CONSIGLI GEEK PER ACQUISTI SOLIDALI CON UN SOFTWARE MONITORIAMO (E MIGLIORIAMO) I NOSTRI CONSUMI Il suggerimento in Rete arriva da una delle “Girl Geek” italiane. Come coniugare passione per l’ultratecnologia e sostenibilità? La risposta di Stefania è: mettere la prima passione al servizio delle seconda e usare tanta fantasia e software open. Tra i tanti consigli rintracciabili sul sito delle Girl Geek e sui relativi blog personali vi è quello di utilizzare il software GestiGas, un progetto del CreaLabs di Torino che ha portato alla nascita di un software gestionale per la pianificazione degli acquisti solidali in gruppo. Racconta Stefania: “I primi mesi avevamo solo un newsgroup con cui comunicare. Gli ordini erano fatti a mano, anche perché il fornitore era solo uno. Si andava a ritirare la merce (frutta e verdura) e il referente segnava su un foglio cartaceo l’ordine per la settimana successiva”. Segno del successo dell’iniziativa è stata una rapida estensione della rete con la conseguente necessità di dotarsi di un software gestionale coerente. Razionalizzare i consumi sfruttando strumenti e informazioni esistenti. L’applicazione, ideata dal Fraunhofer Institute for Experimental Software Engineering, consente di monitorare tramite pc o cellulare i consumi domestici, attraverso un programma che lega gli apparecchi presenti in un dato ambiente ai parametri di costo e di disponibilità energetica forniti dai gestori di corrente. L’applicazione è stata presentata con una finalità educativa poiché il monitoraggio consente di collegare visivamente ad ogni oggetto allacciato alla rete elettrica domestica i relativi dati di consumo, che viene così rapportato alla disponibilità di energia. Il collegamento con l’andamento della disponibilità di energia è quindi collegato al costo della stessa, prevedendo che nei momenti di picco di richiesta (come già accade con le tariffazioni su fascia oraria) si modifichi il costo e si possa scegliere, ad esempio, quando è più opportuno usare una lavatrice o ricaricare un device. www.cuccagna.org | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 71 | | indiceverde | VALORI SOLAR ENERGY INDEX NOME TITOLO ATTIVITÀ PAESE Conergy Centrotherm Photovoltaics Evergreen Solar First Solar GT Solar Manz Automation Meyer Burger Phoenix Solar PV Crystalox Solar Q-Cells Renewable Energy Corporation Roth & Rau SMA Solar Technologies Solar Millennium Solaria Solarworld Solon Sunpower Suntech Power Sunways Sistemi fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Celle e moduli fotovoltaici Moduli fotovoltaici (film sottile) Linee produttive per pannelli solari Linee produttive per pannelli solari Seghe speciali per lavorazione pannelli Costruzione di centrali solari Silicio policristrallino Celle fotovoltaiche Silicio, celle, moduli fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Inverter solari Solare termico Moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Moduli e sistemi fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e inverter solari Germania Germania USA USA USA Germania Svizzera Germania Gran Bretagna Germania Norvegia Germania Germania Germania Spagna Germania Germania USA Cina Germania CORSO DELL’AZIONE 22.03.2010 RENDIMENTO DAL 15.10.08 AL 22.03.2010 180,90 € 1.127,67 € 457,21$ 1.247,07$ 1.346,69$ 797,96 € 2.726,20 CHF 1.000,33 € 309,47£ 188,19 € 2.541,43 kr 1.376,43 € 1.924,01 € 1.256,86 € 779,61 € 501,51 € 205,71 € 661,80$ 928,84$ 1.125,00 € -81,91% 12,77% -66,23% -7,88% -0,52% -20,20% 90,23% 0,03% -65,74% -81,18% -68,33% 37,64% 92,40% 25,69% -22,04% -49,85% -79,43% -51,11% -31,38% 12,50% -14,07% € = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Reuters/Financial Times Nota: la rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente. Il sole della Germania Est a cura di Merian Research K ARL-MARX STADT. Quando Dietmar Roth studiava all’università, la -14,07% Valori Solar Energy Index UN’IMPRESA AL MESE città di Chemnitz si chiamava così. Una perla industriale nel profondo est della Germania, dove Roth conosce sua moglie Silvia +8,67% Eurostoxx 50 e Bernd Rau, all’interno del dipartimento di fisica della Technische Universität. Rendimento dal 15.10.08 al 22.03.2010 Alla caduta del muro i tre colleghi si mettono insieme e fondano la Roth & Rau Oberflächentechnik GmbH, con lo scopo di dare uno sbocco induRoth & Rau www.roth-rau.de Sede Hohenstein-Ernstthal - DE striale alle tecnologie del plasma, che hanno stuBorsa Francoforte diato in università. Poi, alla fine degli anni noAttività Creata a Chemnitz nel 1990 dai fisici Diethmar e Silvia Roth e Bernd Rau, la società Roth & Rau ha vanta, la Germania si butta sul solare, arrivano i sviluppato le tecnologie del plasma nell'industria dei pannelli fotovoltaici. Dal 2006 è quotata alla sussidi e i rivestimenti al plasma diventano straborsa di Francoforte. Tra il 2008 e il 2009 si è trasformata in un gruppo internazionale con sedici tegici per migliorare l’efficienza dei pannelli fotocontrollate in otto paesi, tra cui l'Italia (Monza). voltaici. Nel frattempo l’ex DDR si trasforma in Rendimento 15.10.08 – 22.03.2010 +37,64% una Silicon Valley in miniatura. Grazie ai contributi statali e alla lunga tradizione industriale, si Ricavi [Milioni di euro] Utile [Milioni di euro] Numero dipendenti 2007 creano distretti del solare con decine di nuove im2008 272,12 606 prese. Tra queste, la Roth & Rau è oggi una delle più avanzate. Dal 2007 ad oggi ha raddoppiato il 146,23 fatturato e triplicato i dipendenti. Nell’indice so23,02 236 lare di Valori è una delle poche a chiudere con se11,7 gno positivo. Da inizio gioco ha reso il 37,64%. . | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 | valori | 73 | | finanzaislamica | Sciiti e sunniti Una differenza che conta di Federica Miglietta* ELLA RUBRICA DELLO SCORSO MESE abbiamo iniziato un ragionamento riguardo la diversità nell’Islam, per comprendere come molte delle differenze che emergono siano causate dalle “divisioni” religiose presenti all’interno del mondo musulmano. In particolare, i fedeli musulmani sono generalmente divisi tra sciiti e sunniti: cerchiamo, quindi, di delineare le differenze tra i due gruppi. Il Profeta Muhammad, che in vita godeva di grandissimo prestigio ed era riconosciuto unanimemente come capo religioso e politico, non aveva stabilito chi avrebbe preso il suo posto quando fosse scomparso. Aveva solo stabilito che un suo discepolo, Abu-Bakr, guidasse la preghiera nell’ultimo periodo di vita. Alla morte del Profeta, dunque, si scatenò la lotta per la successione e, dopo aspre discussioni, si convenne che proprio Abu-Bakr avrebbe assunto la successione politica di Muhammad con il titolo di Khalifa, “successore” o “vice”, italianizzato in “califfo”. Dopo Abu-Bakr furono designati Umar, Uthman, e Alì. La scelta di quest’ultimo, però, cugino e genero di Muhammad, fu osteggiata. Ne discese una lunga lotta per il predominio, che portò ad una scissione netta tra i seguaci di Alì, detti in seguito “sciiti”, (da shi’ah, termine arabo che designa i seguaci), e il gruppo avverso, i sunniti (ovvero i seguaci della tradizione, Sunnah, in arabo). Secondo gli sciiti, in Alì e nei suoi discendenti risiedeva una sapienza segreta trasmessa direttamente da Muhammad e i discendenti di Alì sono venerati come i legittimi “imam”, cioè le guide spirituali. Gli aspetti che differenziano gli sciiti dai sunniti sono, oltre che di tipo genealogico, soprattutto di carattere religioso e teologico. Questi i due temi centrali: 1) Gli imam: secondo gli sciiti sono dotati di poteri sovrumani e godono La divisione nacque dell’infallibilità. Alcune correnti sciite, come i drusi, attribuiscono agli imam subito dopo la morte carattere divino, considerato quasi blasfemia dai sunniti, che venerano di Maometto. E nel tempo Muhammad come ultimo Profeta e depositario della fede rivelata agli uomini. ha assunto un valore 2) Immanenza del Corano: secondo la teologia sunnita, il Corano è “increato”, non solo religioso, presente ab aeterno, cioè da sempre nella sostanza divina ed è stato dettato ma politico e sociale al Profeta. Gli sciiti, invece, professano la creazione del Corano e se il Corano è creato, non è eterno e può essere modificato e interpretato da un imam ispirato da Dio. Le dispute riguardo le caratteristiche degli imam e la sostanza del Corano hanno un’influenza diretta sulle fonti giuridiche. I sunniti considerano come fonti giuridiche il Corano, la Sunnah e l’ijtihad (cioè l’interpretazione dei testi sacri), mentre gli sciiti attribuiscono un valore normativo anche alle parole e alle azioni degli imam. In situazioni in cui l’Islam permea tutta la vita economica e sociale, come in Iran (che si configura come una repubblica islamica di culto sciita), gli imam hanno assunto una precisa gerarchia a capo della quale c’è l’ayatollah, guida della comunità, anche politica. Queste differenze sostanziali tra sunniti e sciiti fanno da cornice ad alcuni crimini efferati: per esempio in Iraq Saddam Hussein (sunnita) ha sterminato con il gas migliaia di sciiti, che pure rappresentano la corrente * Ricercatrice di Economia maggioritaria in Iraq. degli intermediari La comune fede sciita, inoltre, spiega perché il partito libanese Hezbollah sia appoggiato apertamente finanziari presso la facoltà di Economia dall’Iran (di fede sciita) ma non particolarmente ben visto dai Paesi arabi a maggioranza sunnita. all’Università di Bari Comprendere, cioè, le differenze tra i gruppi maggioritari dell’Islam aiuta ad orientarsi sul difficile e presso l’Università Bocconi di Milano scacchiere politico mediorientale. N . | 74 | valori | ANNO 10 N.78 | APRILE 2010 |