APOSTOLATO UNIVERSALE. Continuità e sviluppo.
Rivista semestrale dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti, anno X, n. 20/2008
SAN PAOLO APOSTOLO NELLA VITA
E NEGLI SCRITTI DI SAN VINCENZO PALLOTTI
Jan Kupka SAC
Direttore dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti, Roma
Roma, 7 febbraio 2008
PREMESSA
San Paolo era un grande missionario. Il Signore lo ha scelto per portare il Vangelo fino ai
confini della terra; per predicare la buona notizia della salvezza a tutte le genti. La vocazione di Saulo
e la vita di Paolo rappresentano una grazia per la Chiesa. Fino ad oggi sono nelle mani di Dio uno
strumento di salvezza per tutti gli uomini, secondo le parole del Signore rivolte ad Anania di
Damasco: “egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli” (At 9, 15).
Le doti umane e spirituali di san Paolo sono diventate una fonte di ispirazione per ogni attività
missionaria e apostolica.
San Vincenzo Pallotti era fiero di vivere nella città di Roma in cui san Paolo apostolo ha
predicato il Vangelo di salvezza. I racconti sulla vita e sul martirio che san Paolo ha subito qui a
Roma, insieme ad una grande schiera di uomini e donne, durante la persecuzione avvenuta tra il 60
e il 70 del primo secolo dell’era cristiana, sono rimasti sempre vivi nella storia romana e si sono anche
radicati nel cuore di san Vincenzo Pallotti. Ciò è confermato anche da alcuni fatti e soprattutto dagli
scritti del nostro Santo come vedremo nel corso di questa riflessione.
1. SAN PAOLO NELLA VITA DEL PALLOTTI
Un’indagine sulle biografie di san Vincenzo Pallotti conduce alla scoperta dei fattori che nella
sua vita hanno contribuito al suo affascinarsi alla figura spirituale di san Paolo apostolo. Ciò vuol dire
che alcuni eventi del suo tempo hanno messo in forte evidenza san Paolo. Si possono indicare i
seguenti fatti.
1.1 La festa di san Paolo
A Roma c’era una lunga tradizione di celebrare due feste dedicate a san Paolo apostolo. La
prima era la Commemorazione di san Paolo, celebrata il 30 giugno. La istituì papa san Gregorio I
nel 590, separandola così dalla festa comune dei santi apostoli Pietro e Paolo che si celebrava il
giorno precedente, il 29 giugno. La ragione della divisione era l’esistenza di due basiliche piuttosto
distanti tra loro.
La seconda festa era quella della Conversione di san Paolo, celebrata il 25 gennaio. La stabilì
papa Innocenzo III nel 1198 per ringraziare Dio di una così prodigiosa conversione del peccatore in
apostolo e per proporre ai fedeli un esempio dell’efficacia della grazia di Gesù Cristo. Nel corso dei
secoli però la festa della Commemorazione di san Paolo è stata unita a quella del 29 giugno, in cui
si celebravano i santi Pietro e Paolo, principi degli apostoli ed eccellenti modelli di vita cristiana.
L’usanza di celebrare insieme i due grandi apostoli Pietro e Paolo, il 29 giugno, si è divulgata fin dal
tempo di Gregorio XVI1.
1
Cfr. Gaetano Moroni, S. Paolo apostolo, in “Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da s. Pietro sino
ai nostri giorni”, dalla Tipografia Emiliana, Venezia 1851, vol. LI, pp. 114-115.
Al tempo del Pallotti esisteva ancora la tradizione di venerare san Paolo con due feste: 25
gennaio - la Conversione di san Paolo, e 30 giugno - la Commemorazione di san Paolo apostolo.
Queste due feste erano senza dubbio l’occasione propizia per meditare sulla vita del grande apostolo
delle genti e sulla sua attività apostolica.
Dai testi del Pallotti emerge che egli aveva una predilezione per la festa della Conversione di
san Paolo, celebrata il 25 gennaio. “Nel Regolamento della pia Casa di Carità di Roma” il Pallotti
stabiliva che nel giorno della Conversione di san Paolo il presidente dei procuratori doveva invitare
tutti i procuratori per una conferenza, con la quale risvegliare lo spirito di carità e di zelo per rendere
attiva la procura2. Ciò è confermato anche ad esempio dalla lettera scritta il 25 gennaio 1848 a un
religioso di Piacenza Giovanni Battista con le seguenti parole finali: “Roma s. Ritiro del SS. Salvatore
in Onda 25. del 1848 - giorno della Conversione di S. Paolo Apostolo - preghi per la mia conversione
e di tutto il mondo”3.
Il Pallotti menziona nei suoi scritti anche la festa della Commemorazione di san Paolo, celebrata
il 30 giugno. Nel testo “Nella mia morte” egli scrive: “nel dì della festa dei gloriosi Principi degli
Apostoli dopo avere confessato lungo la mattina di detta solennità portandomi fuori di casa per
un’opera di carità versai più volte sputi di sangue, lo stesso mi avvenne nel dì seguente sagro alla
Commemorazione dell’Apostolo delle Genti S. Paolo, ed era dì di domenica”4. In questo breve testo
il Pallotti parla della sua malattia e allo stesso tempo sottolinea che l’accaduto è avvenuto proprio
nel giorno sacro della Commemorazione di san Paolo (era domenica 30 giugno 1839). E infatti,
guardando il calendario di quell’anno e di quel mese tutto corrisponde perfettamente: domenica 30
giugno 1839 è segnalata come la Commemorazione di san Paolo e anche nel 1840 è indicata martedì
30 giugno la Commemorazione di san Paolo apostolo5.
1.2 La basilica di san Paolo fuori le Mura
La figura di san Paolo apostolo delle genti era nota al Pallotti attraverso la basilica di san Paolo
fuori le Mura. In essa tutto parla di san Paolo, tutto concorre alla glorificazione della sua prodigiosa
vita e dell’attività missionaria e apostolica.
Al tempo di Vincenzo Pallotti si sono verificati degli eventi che hanno risvegliato un grande
interesse per la basilica di san Paolo. Si deve accennare prima di tutto al grande incendio avvenuto
nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1823 che ha suscitato una costernazione non solo nel popolo
romano, ma in tutto il mondo cristiano. Il Pallotti non poteva essere estraneo al fatto della
mobilitazione di tutti per ricostruire questa splendida basilica. Nel 1825 papa Leone XII, in occasione
dell’Anno santo, invitò il mondo cattolico a concorrere alla spese per la ricostruzione. Nel 1840
Gregorio XVI riapriva al culto una delle navate della basilica e nel 1854 Pio IX la consacrava
nuovamente6.
Il legame di Vincenzo Pallotti con la basilica di san Paolo è evidenziata anche dai rapporti con
i monaci Benedettini di quel tempo. Ciò è confermato dal giudizio relativo all’opuscolo del Pallotti
2
San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, Curia Generalizia della Società
dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC), qui OOCC VI, p. 291, cfr. anche p. 470.
3
San Vincenzo Pallotti, Lettere, a cura di Bruno Bayer SAC, Curia Generalizia della Società dell’Apostolato
Cattolico, Roma 1995-2006, voll. I-VI (= OCL), qui OCL VI, l. 1437, p. 188.
4
OOCC III, p. 25.
5
Cfr. Alfredo Comandini, L’Italia nei cento anni del XIX secolo, giorno per giorno 1826-1849, Antonio
Vallardi, Milano 1907, p. 814 e pp. 876-877.
6
Cfr. La basilica di s. Paolo sulla via Ostiense, a cura dei monaci Benedettini, Arti Grafiche e Fotomeccaniche
P. Sansaini, Roma 1933, pp. 30-36.
sull’apostolato cattolico scritto nel 1836 dal Procuratore generale dei benedettini Vincenzo Bini7. Lo
menziona espressamente lo stesso Pallotti nella supplica ai cardinali di Propaganda8.
1.3 Pia Unione di san Paolo
Alla conoscenza della figura di san Paolo Apostolo hanno contribuito i rapporti del Pallotti e
la sua partecipazione alle attività della pia Unione di S. Paolo Apostolo9 che ebbe inizio a Roma nel
1790 e fu canonicamente approvata il 17 maggio 1797. La Pia Unione di S. Paolo era un’opera che
promuoveva la formazione spirituale del clero romano e organizzava le attività apostoliche e
pastorali.
Vincenzo Pallotti conobbe le attività della Pia Unione di S. Paolo quando era studente
all’università La Sapienza, poiché la cura spirituale degli studenti era stata affidata ai sacerdoti di
questa Unione. Diventato membro della Pia Unione di S. Paolo, partecipava alle conferenze morali
che si tenevano ogni quindici giorni nella chiesa di Santa Maria della Pace, nella chiesa dell’Università
romana e nella chiesa di Sant’Apollinare10.
A Roma i sacerdoti membri della Pia Unione di S. Paolo si distinsero per la loro spiritualità e
il loro impegno apostolico. Anche Vincenzo Pallotti visse animato dal suo spirito, trovando in essa
un’ulteriore spinta allo zelo apostolico nelle molte opere di carità cristiana. Egli coinvolgeva in essa
i suoi collaboratori e si adoperava per la divulgazione di questa Pia Unione. Tra i libri conservati nella
camera di san Vincenzo Pallotti si trova un opuscolo intitolato: “Pia Unione di S. Paolo Apostolo
ossia Congregazione di Operaj Evangelici che sotto l’invocazione del glorioso s. Paolo e sotto la
protezione di Maria SS. Regina degli Apostoli s’instituisce nella diocesi di Senigallia nell’anno
1844"11. È interessante notare nel titolo l’espressione tipica nel Pallotti “sotto la protezione di Maria
SS. Regina degli Apostoli”. Negli altri opuscoli stampati su questa Unione non si trova questa
invocazione. Il pensiero paolino appare fortemente nell’articolo 16 di questo opuscolo in cui si parla
dello spirito degli operai evangelici: devono essere uniti per mezzo d’una carità, dolce, paziente ed
universale, cercando sempre ed unicamente la gloria di Dio e la salute delle anime.
2. LA LETTERATURA SU SAN PAOLO AL TEMPO DEL PALLOTTI
2.1 I testi biblici e patristici
Un’indagine anche superficiale sugli scritti del Pallotti mostra l’uso frequente dei testi biblici.
Ciò fa vedere che il Pallotti aveva familiarizzato con la Sacra Scrittura fin dall’inizio dei suoi studi
teologici. Di solito si trovano nei suoi scritti le citazioni bibliche in latino della Vulgata. Già nei suoi
appunti spirituali del 1816, nei propositi antecedenti il sacerdozio, ci sono otto citazioni dei Vangeli,
cinque di san Matteo, tre di san Luca, due di san Paolo, uno del Salterio e uno del Cantico dei
Cantici12. È da notare che questo testo inizia con le parole di san Paolo: “Tutto posso in colui che
mi dà la forza” (Fil 4, 13).
Il curatore degli scritti di san Vincenzo Pallotti nell’edizione delle Opere complete don
7
Vincenzo Bini OSB (1775-1843) è stato Procuratore generale dei Benedettini dal 1825 al 1841 ed è vissuto
a Roma a san Paolo fuori le Mura.
8
Cfr. OOCC V, 232.
9
Cfr. Gaetano Moroni, Pia Unione di S. Paolo Apostolo, in “Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da
s. Pietro sino ai nostri giorni”, dalla Tipografia Emiliana, Venezia 1851, vol. LI, pp. 142-144.
10
Jan Kupka SAC, San Vincenzo Pallotti e pia Unione di S. Paolo Apostolo, in “Apostolato Universale”, anno
IV, n. 8/2002, Istituto S. Vincenzo Pallotti, Roma 2002, pp. 133-137.
11
Stampato nella Tipografia di Giovanni Lana, Fano 1844, pp. 12.
12
Cfr. OOCC X, pp. 5-45.
Francesco Moccia SAC pone la domanda: “Quali sono stati i libri della Bibbia maggiormente amati
dal Pallotti?” e risponde quanto segue: “basta fare ricorso all’Indice analitico nel quale i nomi degli
scrittori sacri sono regolarmente e frequentemente ricordati. È chiaro che un posto a parte, attesa la
sua importanza nel mondo cattolico di ogni tempo, va riservato all’apostolo san Paolo che san
Vincenzo lo ricorda con tanto di nome specifico”13.
Dall’indagine degli scritti nell’edizione delle Opere complete risulta che Vincenzo Pallotti
adoperò oltre 200 testi di san Paolo apostolo. Ci sono le citazioni delle lettere di san Paolo che il
Pallotti commenta e adopera per il cammino della sua vita spirituale e per dare i consigli spirituali agli
altri. A ciò si aggiungono i riferimenti a san Paolo nelle lettere, nelle quali spesso troviamo
l’espressione: “come dice san Paolo apostolo”.
Da ciò si vede che tra le citazioni dei testi biblici i testi di san Paolo occupano un posto
privilegiato. L’importanza che il Pallotti attribuiva all’insegnamento paolino è evidenziato da due
fattori che voglio ricordare a titolo di esempio.
Il primo sono le indicazioni del Pallotti sulle regole e il metodo da osservarsi nei congressi e
nelle consulte. Ogni riunione dovrà cominciare - secondo il Pallotti - con la preghiera allo Spirito
Santo e a Maria Regina degli Apostoli. Dopo di esse “al segno del Campanello tutti si alzeranno e
restando in piedi in perfetto silenzio, e con sentimento divoto e religioso come se ascoltassero
l’Apostolo S. Paolo, si leggerà il capitolo 13 della Prima lettera ai Corinti tradotta nel nostro volgare,
e che contiene la necessità della Carità”14. Per una maggiore comprensione il Pallotti raccomanda di
leggere il testo “nel nostro volgare”, cioè non in latino, ma nell’italiano corrente.
L’altro esempio per mostrare l’importanza dei testi di san Paolo è la raccomandazione data dal
Pallotti ai seminaristi della Congregazione: “Incominciando dal primo anno di Filosofia sino a tutto
il corso di sagra Teologia debbono imparare a memoria delle Epistole di S. Paolo venticinque
Versetti circa la settimana, e li reciteranno nella Scuola, ove espongono la Storia del Vecchio, e del
Nuovo Testamento”15 . Imparare a memoria tutte le lettere di san Paolo? - una raccomandazione
possibile oggi? Probabilmente il Pallotti stesso conosceva a memoria in latino i testi di san Paolo
perché le sue citazioni in tanti passi dei suoi scritti non sono precise.
Oltre la Sacra Scrittura, i riferimenti riportati negli scritti del Pallotti mostrano la sua larga
conoscenza delle interpretazioni bibliche e dei testi patristici. Ciò significa che il Pallotti conosceva
bene i padri della Chiesa e le loro opere nelle edizioni di quel tempo. La conferma di ciò si trova nel
testo del Pallotti in cui espone il significato delle parole di san Paolo dalla lettera ai Romani: “Vorrei
infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli” (Rm 9, 3). Subito
dopo la citazione il Pallotti scrive: “Cornelio van den Steen nel capitolo 9 della lettera ai Romani ci
riferisce che Teodoreto, Ecumenio, Anselmo, Teofilatto, Soto, Catarino, Cassiano e san Giovanni
Crisostomo spiegano il suddivisato passo del detto Apostolo, facendo vedere che S. Paolo non
voleva né la maledizione di Dio, né la sua nimicizia, ma che se si sarebbe sottoposto a soffrire
qualunque pena, anche patir eternamente nell’inferno senza però perdere per colpa sua l’amicizia di
Dio per salvare i suoi fratelli”16.
Già in questo suo breve testo si vedono i riferimenti a tanti nomi di autori dei quali san
Giovanni Crisostomo è l’autore preferito dal Pallotti per descrivere il ritratto spirituale di san Paolo
apostolo come mostra il seguente testo: “San Giovanni Crisostomo, parlando dello spirito di san
Paolo, desideroso anche dei patimenti per amor di Gesù Cristo dice: Cumuli di grandine scendono
13
Francesco Moccia SAC, Introduzione, in OOCC XII, p. IX.
14
OOCC I, p. 130.
15
OOCC VII, p. 376.
16
OOCC XII, pp. 115-116: “Optabam enim ego ipse anathema esse a Christo pro fratribus meis” (Paulus ad
Rom. c. 9). Cornelio a Lap in cap. 9 epis. ad Rom. ci riferisce...”.
su di lui ed è come se fosse nel Paradiso”17. A quel punto vorrei aggiungere che san Giovanni
Crisostomo si è distinto per la sua entusiastica ammirazione per l’apostolo Paolo, di cui ha
commentato l’intero epistolario, quasi sempre sotto forma di omelie18.
2.2 I libri storici e teologici
San Vincenzo Pallotti approfittò tanto per la sua formazione spirituale dalla lettura di libri. Si
deve aver presente che in quel tempo si raccomandava molto la lettura spirituale. Sfogliando gli scritti
del Pallotti, si notano tanti riferimenti alle biografie dei santi, ai documenti ecclesiali e ai libri filosofici
e teologici. Esistevano senz’altro numerosi commentari al Nuovo Testamento, in cui si esponeva la
figura di san Paolo apostolo. Le opere più divulgate erano i dizionari storici e teologici. Per quanto
riguarda la conoscenza di san Paolo apostolo meritano attenzione due dizionari che conosceva
Vincenzo Pallotti.
Il primo dizionario è quello del grande storico Gaetano Moroni19, l’autore del famoso
dizionario di erudizione storica in 103 volumi, pubblicati nell’arco di tempo dal 1840 al 186120.
Gaetano Moroni è nato nel 1802 a Roma, nella parrocchia di sant’Apollinare. Nel 1831 Gregorio
XVI lo nominò suo primo aiutante. È morto a Roma nel 1883 ed è sepolto al Campo Verano nella
cappella dell’Arciconfraternita del Preziosissimo Sangue. Le notizie storiche confermano che
Vincenzo Pallotti lo conosceva personalmente. Nell’archivio dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti si
conservano due lettere scritte a Gaetano Moroni21. Possiamo dire quindi che il pensiero di questo
noto storico non era estraneo al Pallotti. Nel 51 volume del suo dizionario, G. Moroni ha inserito un
articolo su san Paolo apostolo, a cui dedica 10 pagine22. Vi troviamo una dettagliata descrizione della
vita e dell’apostolato di san Paolo, con i riferimenti ai padri della Chiesa e alle ricerche di quel tempo.
Vi leggiamo tra l’altro: “A san Paolo, come a Barnaba ed a Mattia, sebbene non fosse nel numero
dei 12 apostoli scelti da Gesù Cristo, fu dato questo titolo e fu aggregato nel collegio apostolico,
perché lo stesso Gesù Cristo avealo chiamato in modo particolare, e perché ebbe molta parte in
tuttociò che fecero gli apostoli per propagare il cristianesimo”23.
L’altro dizionario è quello di un famoso teologo francese Nicolò Silvestro Bergier (176524
1790) , l’autore del dizionario enciclopedico della teologia e della storia della Chiesa, pubblicato
17
OOCC XII, p. 102. Il testo latino: “Grandinis cumuli in eum devolantur et est veluti in Paradiso = Homilia
5. ad Popul. (Relig. Sto Lib. 1. c. 5. § 2.)”. Nella sua citazione il Pallotti si riferisce a: Bernardino Manco, Il religioso
santo, 1684, libro 1, cap. 5, § 2, p. 26.
18
Enrico Cattaneo SJ, San Giovanni Crisostomo, pastore e teologo, in “Civiltà cattolica”, anno 159, quaderno
3782 (19 gennaio 2008), pp. 129-136.
19
Cfr. Enrico Croci, Gaetano Moroni e il suo dizionario, in “Gregorio XVI, miscellanea commemorativa”,
parte prima, Padri Camaldolesi di S. Gregorio al Celio, Roma 1948, pp. 135-152.
20
Cfr. Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da s. Pietro sino ai nostri giorni, voll.
I-CIII, dalla Tipografia Emiliana, Venezia 1840-1861.
21
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Lettera di Vincenzo Pallotti a Gaetano Moroni, primo aiutante di camera di Sua
Santità, Roma, 6 agosto 1842, p. 2 e del 28 agosto 1842, p. 2 (le fotografie di queste due lettere sono conservate
nell’archivio dell’ISVP - M/0043-34 e M/0043-35).
22
Cfr. Gaetano Moroni, S. Paolo apostolo, in “Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da s. Pietro sino
ai nostri giorni”, dalla Tipografia Emiliana, Venezia 1851, vol. LI, pp. 106-115.
23
24
Ibidem, p. 108.
Cfr. la nota biografica su Bergier, in Pietro Pianton, Enciclopedia ecclesiastica in cui trattasi della Sacra
Scrittura, della dogmatica, morale, ascetismo, passioni, vizi, virtù, diritto canonico, liturgia, riti, storia ecclesiastica,
missioni, concilii, eresie, scismi, biografia e bibliografia ecclesiastiche, archeologia e geografia sacre, ecc.ecc., 1a
edizione italiana, Stabilimento Tip. Enciclopedico di Girolamo Tasso Edit., Venezia 1854, vol. I, p. 851.
nella lingua italiana in 17 volumi, negli anni dal 1820 al 182225 . N. S. Bergier era un teologo di
avanguardia a quel tempo, apparteneva al gruppo dei teologi progressisti. Il Pallotti conosceva
questo dizionario, poiché fa riferimento ad esso nei suoi scritti quando spiega il suo concetto
dell’apostolato26. La curiosità ci spinge a vedere che cosa ha scritto su san Paolo il Bergier nel suo
dizionario. Nell’articolo su san Paolo apostolo leggiamo: “S. Paolo non era ne uno spirito debole,
né un visionario; i di lui scritti, i di lui ragionamenti, la di lui condotta provano il contrario; neppure
i suoi calunniatori hanno coraggio di negargli spirito, studio e talenti; qualunque partito si prenda,
bisogna ammettere in esso una miracolosa mutazione”27.
Il libro spirituale favorito da san Vincenzo Pallotti era “la Mistica Città di Dio” della mistica
spagnola Maria di Agreda. Nei suoi scritti si trovano i riferimenti a questo libro dal 1816 al 1849. Il
Santo voleva che fosse collocato sul tavolo nel momento della sua morte. Sembra che il Pallotti abbia
tratto la predilezione per la conversione di san Paolo e per la sua attività apostolica proprio da questo
libro. Maria di Agreda descrive che Maria Santissima, vedendo la persecuzione della Chiesa da parte
di Saulo, pregò ardentemente Dio per la sua conversione. E il Signore le ha detto: “Madre mia, eletta
tra tutte le creature, facciasi la tua volontà senza dimora, io farò con Saulo tutto quello, che domandi,
e lo porrò in stato tale, che subito divenghi difensore della mia Chiesa, la quale va perseguitando, e
lo farò Predicatore della mia gloria, e del mio santo Nome; ecco che vado a riceverlo alla mia
amicizia e grazia”28. Queste parole sembrano colpire profondamente il Pallotti, conoscendo la sua
grande devozione verso la Madonna.
3. RITRATTO SPIRITUALE DI SAN PAOLO
NEGLI SCRITTI DEL PALLOTTI
Le notizie su san Paolo apostolo nella storia di Roma e nella letteratura al tempo di san
Vincenzo Pallotti permettono di comprendere meglio il ritratto spirituale di questo grande apostolo
che emerge dagli scritti del nostro Santo. Ci poniamo quindi le domande: Quale immagine
dell’apostolo Paolo ha davanti agli occhi san Vincenzo Pallotti? Quali tratti spirituali di san Paolo
emergono dai suoi scritti? L’indagine dei testi del Pallotti permette di individuare i seguenti punti
della figura di san Paolo:
3.1 San Paolo, l’uomo che conosce se stesso
San Vincenzo Pallotti vedeva in san Paolo l’uomo che conosceva bene se stesso. San Paolo
parla spesso nelle sue lettere che una volta era un grande peccatore, perseguitava con fermezza i
discepoli di Cristo e la sua Chiesa. Confessava con umiltà le sue debolezze e le sue infermità. Questo
tratto spirituale di san Paolo il Pallotti lo scorgeva nelle parole dell’Apostolo stesso che dice: “Di me
stesso non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. (...) Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie
25
Nella biblioteca dell’ISVP si conservano i volumi di questo dizionario, cfr. Nicolò-Silvestro Bergier,
Dizionario enciclopedico della teologia, della storia della Chiesa, degli autori che hanno scritto intorno alla
religione, dei concili, eresie, ordini religiosi ecc., tradotto in italiano, corretto ed accresciuto dal p. d. Clemente Biagi,
nuova edizione, presso Giuseppe di Giov. Pagani, Firenze 1820-1822, voll. 17.
26
Cfr. OOCC III, p. 182: lo scritto “In difesa del titolo”, in cui Vincenzo Pallotti scrive: “Apostolato significa
missione (Berger arte Apostolato)”. Nella nota l’editore scrive: “Opera introvabile di sconosciuto autore”. Con tutta
probabilità si tratta dell’opera di Bergier e art. apostolato, perché confrontando il testo del Pallotti con quello di Bergier
nell’articolo sull’apostolato, ritroviamo gli stessi pensieri, cfr. Nicolò-Silvestro Bergier, Dizionario enciclopedico, op.
cit., vol. I, p. 158-160.
27
Nicolò-Silvestro Bergier, S. Paolo Apostolo, in Id., Dizionario enciclopedico, op. cit., vol. XII, pp. 139-149,
citazione p. 140.
28
Maria di Gesù d’Agreda, Mistica città di Dio, Per Giovanni Parone Stampatore Vescovile, Trento 1712, tomo
4, p. 137.
debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor 12, 5. 9). San Paolo considerava la
consapevolezza del proprio limite e delle proprie infermità come debolezza della natura e perciò
lasciava agire in sé la grazia di Dio.
Il Pallotti adopera questo tratto spirituale di san Paolo per le situazioni di percezione dei propri
difetti e di quelli altrui, possiamo dire oggi - i casi di correzione fraterna. Il Pallotti scrive: “Colui che
sarà avvertito appena sente il suo nome si metterà in ginocchioni con grande umiltà, e ricordando che
S. Paolo godeva perché conosceva le sue infermità, poiché una tale cognizione gli era giovevole per
vieppiù umiliarsi, onde essere sempre più ripieno della virtù di Gesù Cristo”29.
3.2 San Paolo, pieno di amore per Dio e per gli uomini
San Vincenzo Pallotti ammirava in san Paolo il suo amore appassionato per Dio e per gli
uomini. Dopo la sua conversione, Paolo non ha perso il suo carattere violento e impetuoso, ma lo
ha messo tutto al servizio di Cristo e del Vangelo. Egli cercava una cosa sola: l’amore di Gesù.
L’amore di Cristo era per lui l’unica forza e lo spingeva a dedicarsi agli altri.
Il Pallotti esaltava in san Paolo la carità apostolica e accoglieva con cuore aperto le sue parole:
“Camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato” (Ef 5, 2). Per il Pallotti Paolo ha
dato un esempio di questa carità, amando i suoi persecutori. Non meno grande era la sua
sollecitudine pastorale verso i pagani, fossero pure peccatori o bisognosi di correzione. Egli era
veramente il padre per tutti gli uomini come mostra la lettera ai Galati quando scrive: “Figlioli miei,
che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi” (Gal 4,19).
3.3 San Paolo, l’uomo di grande zelo e coraggio
San Vincenzo Pallotti ammirava in san Paolo l’ardore apostolico e il coraggio con cui ha
affrontato ogni sorta di prova e gli innumerevoli pericoli dei suoi viaggi apostolici. San Paolo non
si è mai lasciato scoraggiare dalle situazioni difficili, non solo fisiche, ma anche morali, dimostrando
di possedere una forza interiore incrollabile. Ciò non ha impedito all’Apostolo di manifestare la sua
umanità.
Perciò il Pallotti raccomanda ai procuratori di imitare san Paolo nel suo zelo e coraggio. Egli
scrive: “Come l’Apostolo S. Paolo ripieno di zelo prendeva cura, e aveva la più viva sollecitudine
di tutte le Chiese, così quel Procuratore Deputato, che sostiene il suo officio sotto la speciale
Protezione di si grande Apostolo deve emularne lo zelo, e la carità colla pratica della più attiva
sollecitudine di tutti gli offici comuni”30. Il Pallotti parla dello zelo universale di san Paolo, cioè tale
che non agisce con lo spirito di parzialità, ma abbraccia tutti ed è orientato verso tutto31.
3.4 San Paolo, apostolo delle genti
San Vincenzo Pallotti vedeva in san Paolo un grande apostolo delle genti. Questa espressione
“apostolo delle genti” ricorre in modo più frequente negli scritti del Pallotti. Meritava questo titolo
perché - secondo il Pallotti - si preoccupava per tutte le Chiese come dice lui stesso: “Il mio assillo
quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese” (2 Cor 11, 28). Perciò il Pallotti pone san Paolo
come modello esemplare per i procuratori, scrivendo: “l’Apostolo delle Genti S. Paolo nel
promuovere in ogni modo possibile e costantemente la maggiore gloria di Dio e della sua SS. Madre
Immacolata, e la maggiore santificazione della Città, o Terra B. della Diocesi A”32. Avendo nella
29
OOCC II, p. 382; cfr. anche OOCC VII, p. 369; VIII, p. 236.
30
OOCC I, p. 369.
31
OOCC I, p. 371.
32
OOCC I, p. 88.
mente tale visione universale di san Paolo, il Pallotti gli assegna un posto singolare tra i procuratori:
“Ciascuno dei Procuratori Primarii è nominato per coadiuvare una parte del Mondo considerato il
Mondo diviso in dodici parti: il terzodecimo sarà come l’Anima dei Dodici ad imitazione
dell’Apostolo S. Paolo cui era a cuore la sollecitudine di tutte le Chiese; e perciò esso non deve
tenere parte determinata del Mondo, ma tutto gli deve essere a cuore”33.
4. SAN VINCENZO PALLOTTI, IMITATORE DI SAN PAOLO
E ANNUNCIATORE DELLA SUA DOTTRINA
San Vincenzo Pallotti si propone di imitare san Paolo, seguendo l’invito dello stesso Apostolo
delle genti che dice: “Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!” (1 Cor 4, 16). Questo proposito lo
troviamo espressamente nel Pallotti quando scrive: “Intendo domandare perdono con il dolore di
tutte quante creature (...) immaginando di stare disteso con la faccia per terra nella strada di Damasco
a domandare perdono insieme con Paolo”34 . A quel punto si deve aggiungere che nella vita del
Pallotti si ritrovano tanti tratti spirituali di san Paolo apostolo.
Ma non solo questo, il Pallotti si fa annunciatore dell’insegnamento di san Paolo. Le parole del
grande Apostolo riecheggiano in tanti passi dei suoi scritti. Si riportano solo alcuni esempi.
Alle persone consacrate il Pallotti dice: “Ma un’anima che è giunta ad essere chiamata figlia
di Dio lo sai di chi è erede: te lo dice l’Apostolo del mio Figliuolo S. Paolo: Siamo figli, siamo anche
eredi: eredi di Dio, eredi di Cristo (Rm 8, 17). È erede di Dio. Ma lo sai cosa significa essere erede
di Dio? Vuol dire che Iddio stesso è la Eredità. Dimmi ti piacerebbe disporti ad andare a prendere
possesso di una tale eredità: voglio dire di andare a possedere la SS. Trinità in guisa che potessi dire
il Padre è mio; il Figliuolo è mio; lo Spirito Santo è mio: la Potenza di Dio è mia; la Sapienza di Dio
è mia; la Bontà di Dio è mia: la Purità di Dio è mia: l’Amore infinito di Dio è mio; la Misericordia
di Dio è mia; Tutto Iddio è mio?”35.
Nella Regola della Congregazione dell’Apostolato Cattolico, spiegando la pratica della
modestia, dice: “Siccome l’Apostolo S. Paolo nel dire = Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
(1 Cor 6, 20) = vuol farci intendere che dobbiamo vivere col cuore e colla mente così uniti e rivolti
a Dio, che tutte le nostre operazioni esterne siano regolate dallo spirito di Dio, di cui ciascuno deve
essere ripieno”36.
Anche per le cose di vita quotidiana il Pallotti richiama l’insegnamento di san Paolo: “Perciò
a fare, che tutti quei che sono nella Congregazione della pia Società si nutriscano sanamente, e
sufficientemente, e insieme evitino ogni disordine, e scandalo nell’uso dei cibi, e bevande; e affinché
osservando la debita temperanza osservino il precetto dell’Apostolo S. Paolo che dice, che «chi
mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne
astiene per il Signore e rende grazie a Dio» (Rm 14, 6)”37.
CONCLUSIONE
Questa indagine è solo un approccio. Una lettura approfondita degli scritti del Pallotti può far
emergere altri tratti spirituali di san Paolo. Sembra che il Pallotti desse la preferenza a quei tratti
spirituali che gli servivano a formare nei cristiani gli uomini spirituali e apostolici, in consonanza con
la sua spiritualità. Appaiono quindi in maggioranza quei riferimenti che evidenziano la conformità a
33
OOCC I, p. 21e p. 31; cfr. anche OOCC III, p. 11.
34
OOCC X, p. 64.
35
OOCC XIII, p. 303.
36
OOCC VII, p. 28.
37
OOCC VII, p. 174.
Gesù Cristo o la trasformazione in Cristo e quelli che sottolineano l’amore e l’ardore apostolico di
san Paolo.
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SUMMARY of the presentation of Jan Kupka SAC, St. Paul the Apostle in the life and writings of
St. Vincent Pallotti.
St. Vincent Pallotti was proud to live in the city of Rome in which St. Paul the Apostle
preached the Gospel of salvation. At his time Rome celebrated two feasts dedicated to St. Paul: The
Conversion of St. Paul on 25 January, and his feast on 30 June. These two feasts provided favorable
occasions to meditate on the life of the great Apostle to the Gentiles and his apostolic activity.
Besides, the figure of St. Paul was known to Pallotti through the Basilica of St. Paul outside the
Walls. We know of Vincent Pallotti’s connections with this basilica by his relationship with the
Benedictine monks of that time.
Pallotti’s knowledge of the figure of St. Paul grew as well be his relationships with the “Pious
Union of St. Paul the Apostle” begun in Rome in 1790 and canonically approved on 17 May 1797.
The Pious Union of St. Paul was a foundation that promoted the spiritual formation of the Roman
clergy and organized pastoral and apostolic activities. Vincent Pallotti was a member and participated
in the moral conferences held every fifteen days in the church of Santa Maria della Pace, in the church
of the Roman University, and in the church of St. Apollinaris.
Research into his writings in the Opere complete reveals that Vincent Pallotti made use of more
than 200 texts of St. Paul the Apostle. Pallotti commented upon and used citations of St. Paul’s
letters for his own spiritual journey and in giving counsel to others. To this we add references in his
letters in which we often find the expression, “as St. Paul the Apostle says”. From all this we
conclude that among biblical citations the texts of St. Paul have a privileged place. Pallotti
recommends learning all the letters of St. Paul by heart and frequently reading Chapter XIII of the
First Letter to the Corinthians which “contains essential need of Charity” (OOCC I, p. 130).
St. Vincent Pallotti profited greatly in his spiritual formation by reading books. At his time
there were numerous commentaries on the New Testament and works that expounded on the figure
of St. Paul, the great Apostle. One of St. Vincent Pallotti’s favorite spiritual works was the “The
Mystical City of God” by Maria of Agreda. At the point of his death he waned it placed on the table
beside him. It seems that Pallotti gained from this book a predilection for the conversion of St. Paul
and his activity as a “converted apostle”. Maria of Agreda describes how Mary, witnessing the
persecution of the Church by Saul, prays intensely to God for his conversion. And the Lord said to
her: “My chosen one, may what you wish be done without delay. I will do with Saul what you ask,
and he will become immediately a defender of what until now he fights against, and will be a preacher
of the Gospel. I go right away to make him a participant in my friendship” (Maria of Jesus of Agreda,
Mystical City of God, Assisi 2002, vol. II, p. 2011). It seems these words deeply touched Pallotti,
knowing his great devotion to the Madonna.
A review of St. Vincent Pallotti’s life and a study of his writings allow us to draw up the
spiritual profile that our Saint had of this great Apostle. In St. Paul he saw a man who was well
aware of his weaknesses and infirmities. Pallotti made use of this spiritual aspect when giving
fraternal correction. He admired St. Paul’s passionate love for God and all people, and above all his
love for Jesus. In fact for St Paul the love of Christ was the only force moving him to dedicate
himself to others. For Vincent Pallotti, St. Paul was a man of great apostolic dedication and courage,
qualities with which he confronted every kind of trial and innumerable dangers on his apostolic
journeys. Thus he recommended to the procurators to imitate St. Paul in his zeal and courage.
Pallotti saw in St. Paul a great apostle to all peoples who worried about all the Churches: “My daily
preoccupation, my anxiety for all the Churches” (2 Cor 11, 28). Keeping such a universal vision of
St. Paul in mind, Pallotti gave him a unique place among the procures: “The thirteenth (procure) will
be like the Soul of the Twelve in imitation of the Apostle St. Paul who had at heart the care of all the
Churches; and therefore it should not have a determined sector of the World, but should hold all in
its heart” (OOCC I, p. 21).
St. Vincent Pallotti proposes the imitation of St. Paul, following his invitation: “I exhort you
therefore, be imitators of me!” (1 Cor 4, 16). But not only this, Pallotti makes himself a proclaimer
of St. Paul’s teaching. It is clear from his writings that he gave preference to those spiritual tracts of
St. Paul that served best to make Christians mature, spiritual and apostolic persons. Consequently
we find in Pallotti those references to St. Paul that are in consonance with his spirituality, which
reveal conformity to Jesus Christ or transformation in Christ, and underline St. Paul’s apostolic zeal.
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San Paolo apostolo nella vita e negli scritti di san Vincenzo