I GIOVANI ATTIVI IN UN PROGETTO DI PREVENZIONE E DIAGNOSI PRECOCE DELL’ABUSO DI SOSTANZE PSICOATTIVE NELLE SCUOLE E NELLE REALTÀ AGGREGATIVE DEL TERRITORIO OVVERO L’INVISIBILE ELEFANTE Una storia indiana […] narra di un grande elefante che se ne sta davanti ad un saggio immerso nella meditazione. Il saggio guarda e dice: ‘Questo non è un elefante’. Dopo un po’ l’elefante si volta e incomincia ad allontanarsi lentamente. A questo punto il saggio si chiede se per caso non possa esserci in giro un elefante. Alla fine l’elefante se ne va. Quando è ormai sparito, il saggio vede le orme che l’animale ha lasciato e dichiara con sicurezza: ‘Qui c’era un elefante’. G. Mantovani, L’elefante invisibile, Giunti, Firenze 1998 Ma chi è l’invisibile elefante? Agli occhi degli adulti spesso invisibile elefante sono gli stessi ragazzi e i fenomeni di abuso alcolico e di uso di sostanze psicoattive, che a volte appaiono in tutta la loro “visibilità” forse troppo appariscente e volutamente ostentata, più spesso se ne scorgono soltanto le orme. Gli operatori del progetto appartengono al mondo degli adulti, ma, come il saggio, conoscono la realtà in cui operano: anche se a volte capita che siano un po’ “presi” dai propri codici culturali, più spesso riescono a non lasciarsi disorientare e ad essere mediatori culturali. Chi Il progetto è organizzato dal SerT di Caluso (ASL 9 Ivrea) con il finanziamento ottenuto sulla base della legge 309/90 e vede impegnati, in qualità di : 9 Soggetti attivi: adolescenti a rischio; studenti del Liceo Scientifico e Sperimentale “Martinetti“e dell’Istituto Agrario “Ubertini”di Caluso, dell’Istituto d’ Arte Faccio di Castellamonte e delle scuole medie del territorio. Il progetto coinvolge inoltre alcuni adolescenti a rischio. 9 Supporter del progetto: gli insegnanti referenti per l’educazione alla salute delle scuole e gli insegnanti delle classi coinvolte, operatori del privato sociale e degli enti locali operanti sul territorio. 9 Operatori del progetto: un’équipe affiatata di educatori, psicologi e animatori che agiscono nella relazione diretta con i ragazzi, con le classi e in momenti di aggregazione informale. 9 Coordinamento del progetto: coordinamento tecnico: psicologa SerT di Caluso; Referenza per gli aspetti educativi: educatore SerT Caluso; 9 Responsabile: Direttore SerT ASL 9 Perché Sin dalla fase di progettazione il progetto si caratterizza come: ♦ alternativo agli interventi che vedono i ragazzi solo come “fruitori” e gli adulti in posizione attiva: mira ad ottenere il diretto coinvolgimento degli interessati mediante la costruzione di un sapere condiviso, un passaggio di informazioni di tipo orizzontale e la compresenza di ricerca e intervento. ♦ flessibile rispetto ai destinatari individuati nei diversi contesti. Volutamente il progetto si va a collocare in situazioni differenti: alcune, come le scuole, di tipo più istituzionale, altre come i concerti, i luoghi di aggregazione, di tipo informale e spontaneo. A seconda del contesto individuato, il progetto si va a situare con modalità e proposte che tengono conto delle persone a cui si rivolgono . ♦ teso a sensibilizzare rispetto al problema dell’abuso di alcol e droghe, non tanto attraverso la diffusione di un’idea predefinita, ma stimolando la capacità di riflessione e critica di ciascuno, il confronto diretto e approfondito. ♦ volto ad un obiettivo di ricerca e osservazione dei fenomeni nei contesti in cui si verificano. Come Gli operatori sono andati nelle scuole a dialogare con i ragazzi, a costruire mappe condivise di pensieri e saperi sui temi dell’alcol e della droga, ma sono andati anche ad ascoltarli. Hanno utilizzato momenti più strutturati di lavoro con le classi ed occasioni di scambio informale non solo per individuare con “orecchio clinico” i problemi dei ragazzi, ma soprattutto per incontrarli e conoscerli come persone. Ad esempio, presso l’Istituto Enologico “Ubertini” di Caluso, i ragazzi coinvolti nei lavori hanno evidenziato grandi contraddizioni del contesto in cui vivono. La presenza di una cultura diffusa fra i giovani del territorio dove “il bere” si connota quale forma tipica e rituale di comportamento, vede anche gli adulti oscillanti, contraddittori. Ci si accorge che proprio in Canavese, zona di produzione, manca completamente la cultura dell’attenzione agli aspetti di rischio. Dove Gli operatori si sono mossi inizialmente all’interno delle scuole superiori della zona. a.s. 2000/2001 9 I binomi al Liceo Martinetti: ∗ la IV G sviluppa con un educatore e una psicologa del progetto un lavoro di riflessione, espressione e confronto, in tre incontri sul tema Diversità e uguaglianza. Si trasmettono materiali informativi su nuove droghe e consumo di alcol, si utilizzano le tecniche del brain-storming e del roleplaying. ∗ la IV B, con tecniche simili si confronta sul binomio Piacere e rischio. Ci si interroga sulla difficoltà nel valutare le situazioni: si oscilla fra “tutto è pericoloso” e “niente lo è” e viene introdotto il tema dei “fattori di rischio“ presenti in ogni situazione. ∗ la III C lavora invece, in un clima caldo, su Stereotipi e verità. In rapporto ad uso di nuove droghe e abuso di alcol emergono le domande: “quanta fatica ci costa provare a capire i messaggi che ci vengono dati, anche a costo di mettere in discussione le nostre certezze?” e ancora “Se... a chi chiedere aiuto?”. 9 Cultura e abuso di alcol all’Istituto Agrario Ubertini: ∗ L’ambiente della scuola e in particolare quello delle diverse classi si è rivelato essere luogo di “costruzione” dei giudizi, valori e principi negoziati fra gli individui che ne fanno parte. Per lavorare nelle classi III e IV si sono utilizzati strumenti quali drammatizzazione, discussione condotta, laboratori grafici. E’ emerso con chiarezza che l’argomentazione rispetto all’abuso di alcol e sostanze è “sentito” e diffuso fra i partecipanti. Come già accennato più sopra, i ragazzi coinvolti nei lavori hanno apportato un tale bagaglio di conoscenze e sensibilità che meritano di avere ulteriori opportunità di crescita e confronto. 9 Nasce il RAR: al Liceo Martinetti un gruppo di ragazzi si costituisce come RAR: “Ragazzi Ascoltano Ragazzi”. Si svolgono incontri di preparazione con psicologi del progetto, si lavora con le tecniche del laboratorio di scrittura creativa, si interpellano gli insegnanti e nel marzo 2001 nel centro ascolto della scuola, gestito da un gruppo di insegnanti motivati e competenti, in collaborazione con il SERT, entrano i ragazzi del RAR, ed entra anche per un certo numero di ore una psicologa del progetto. 9 La giornata conclusiva: a maggio 2001 al Liceo Martinetti si mobilitano grandi energie: alcune classi non coinvolte nel progetto incontrano i compagni della IVG, IVB e IIIC che illustrano il percorso svolto offrendo torte e bibite analcoliche, mostrando video, volantini, cartelloni, sfogliando elenchi di siti internet sulle tossicodipendenze e canzoni e testi letterari sui temi trattati. Sono presenti anche le classi IV dell’Ubertini che presentano un loro stand sul tema dell’abuso di alcol. a.s. 2001/2002 9 Oppio e guerra: altre classi del Martinetti approfondiscono temi trasversali ai programmi scolastici sul livello macrosociale del fenomeno droga (oppio e guerra, droghe nella storia della civiltà umana e meccanismi di mercato), mentre continua il lavoro di riflessione all’Ubertini, arricchito da nuovi stimoli di contenuto (sia sul versante della condizione psicologica individuale che sulle dinamiche di gruppo) e di metodo (quali la scrittura creativa). 9 Ancora una giornata conclusiva: a maggio 2002 viene organizzata un’altra giornata che vede sempre protagonisti i ragazzi delle due scuole, che presentano lavori molto interessanti ad illustrazione delle proprie riflessioni, propongono canzoni e poesie, si confrontano con gli insegnanti e dialogano vivacemente con una serie di ospiti, tecnici ed esperti operanti nelle realtà della zona (SerT Caluso, Comunità Terapeutica Misobolo, Cooperativa Sociale Soeko), che a diverso titolo sono impegnate sul problema droga, ciascuna con proprie specificità, ma secondo una logica di integrazione e costruzione condivisa dei progetti di recupero. a.s. 2002/2003 9 Nelle scuole superiori di Caluso, durante il corso di questo anno scolastico, si sono ampliati i temi già affrontati in precedenza, sperimentando nuovi metodi di lavoro con le classi. Al Liceo Scientifico gli studenti di una classe terza e di una classe quarta hanno prodotto, con il sostegno tecnico di una loro insegnante, un breve filmato sull’uso delle sostanze stupefacenti. Il filmato è stato proiettato durante la giornata conclusiva, alla quale hanno partecipato gli studenti delle classi IV dell’Istituto Agrario, contribuendo alla riflessione con una breve rappresentazione sul difficile rapporto genitori-figli adolescenti. Era presente anche una classe della scuola media inferiore di San Giorgio. Come l’anno precedente le esposizioni dei ragazzi sono state intervallate dal confronto con operatori di alcune realtà che operano sul territorio. 9 Interventi presso le scuole medie del territorio (Caluso, San Giorgio e San Giusto): nelle tre scuole sono state coinvolte le classi terze avvalendosi della collaborazione degli insegnanti e di alcuni studenti delle scuole superiori che hanno risposto agli interrogativi dei più giovani proponendosi in alternativa, ma non in contrapposizione all’adulto. Nella scuola media di San Giorgio è stata preparata una giornata conclusiva, durante la quale sono stati esposti e votati i lavori grafici, prodotti nel corso dell’anno con la collaborazione di alcuni insegnati. Gli spot pubblicitari, indirizzati ai coetanei, avevano come scopo la dissuasione dall’uso di sostanze psicotrope. 9 L’Istituto d’Arte “Faccio” di Castellamonte chiede di conoscere meglio il progetto che viene, così, presentato a insegnanti e studenti con l’impegno di lavorare insieme il prossimo anno scolastico. Inizia anche un intenso lavoro tra le scuole e il SerT. 9 Produzione di materiali finalizzati alla sensibilizzazione: si raccoglie il ricco materiale grafico prodotto dai ragazzi del Liceo Martinetti e si selezionano i disegni più espressivi, mentre i ragazzi dell’Ubertini producono degli interessanti collage. Si decide la produzione di magliette con il logo del progetto; si producono segnalibri, timbri e fumetti. Il lavoro di costruzione dei materiali stimola a riflettere sul significato evidente e sugli aspetti più nascosti dei messaggi, si affrontano problemi di contenuto: di quali cose parlare, quali prospettive scegliere; ma ancora di più si riflette sugli aspetti di comunicazione: quali sono gli interlocutori, quali i veicoli di messaggio più significativi, quali gli aspetti di aggancio. Questa produzione di materiali è finalizzata ad iniziative fuori dal SerT. 9 Tavagnasco Rock: è la più grande rassegna musicale della zona, offre musica di gruppi emergenti accanto a gruppi famosi in un palatenda da quattromila posti. L’invisibile elefante è presente alle manifestazioni del 2001 in poi. Gli operatori si alternano, distribuiscono materiali preventivi, gadgets e acqua in bottiglia offerta da uno sponsor, e chiacchierano con le persone del pubblico. Qualcuno si avvicina e chiede “ma cosa è questo invisibile elefante?”, altri si fanno dare qualche opuscolo in più per gli amici o per i figli. Qualcuno prende e indossa la maglietta. Tutto ciò ha favorito la circolazione delle informazioni con passaggi della comunicazione di tipo orizzontale, attivazione diretta da parte dei fruitori, coinvolgimento allargato. 9 Festa dell’Uva di Caluso: l’idea nasce proprio dai ragazzi dell’Istituto Enologico “Ubertini”. Gli operatori del progetto e i ragazzi disponibili sono stati presenti all’edizione 2002 con l’idea di offrire uno spazio di pensiero alternativo: un messaggio non di demonizzazione, ma al contrario l’idea di far crescere un’attenzione consapevole agli aspetti di rischio, una coscienza critica rispetto ai comportamenti stereotipati e gregari, che una cultura del bere rozza e banalizzata cova al proprio interno. 9 Cineforum a San Giorgio con Radiofreccia di L. Ligabue a.s. 2003/2004 9 Continua e si amplifica la collaborazione con le scuole Superiori del territorio. 9 Il Liceo Scientifico Martinetti affronta il tema dell’uso di sostanze psicoattive ampliando il coinvolgimento degli studenti interessati e sollecitando la riflessione negli studenti più giovani. Nasce un gruppo di pari guidato da due operatori del progetto e formato da un gruppo di studenti delle classi quarte. Obiettivo finale è la produzione di un opuscolo informativo sui danni provocati dalle sostanze e il coinvolgimento di tutti i ragazzi delle classi prime per mezzo di interventi guidati dagli stessi compagni più grandi. Il materiale prodotto è poi distribuito e divulgato durante manifestazioni particolari sul territorio (festa dell’uva di Caluso, Tavagnasco Rock). 9 L’istituto Agrario Ubertini continua la sua riflessione sul tema dell’abuso di sostanze e produce materiali di prevenzione. 9 La new entry di quest’anno è data dalla presenza dell’Istituto d’Arte Faccio di Castellamonte: in seguito ad una riflessione centrata sull’uso e l’abuso delle sostanze da parte degli adolescenti, sono stati prodotti sia un fumetto che rispecchia la visione propria dei ragazzi del “problema” (caratterizzata da un’analisi abbastanza tragica, che lascia poco spazio alla possibilità di un “lieto fine”), sia dalla produzione di un video che, avente come base la stessa esperienza del fumetto, prevede invece una possibilità di “riscatto” e di “ricostruzione” di un percorso positivo 9 Si amplifica la collaborazione con le scuole medie inferiori del territorio che vede coinvolte tutte le classi terze della Scuola Media di San Giusto e San Giorgio e due classi della Scuola Media di Caluso. All’interno delle scuole la riflessione assume sfumature diverse, poiché l’organizzazione stessa di ogni singolo incontro prevede la collaborazione attiva da parte degli studenti, con la proposta di riflessioni e analisi di quei temi, da loro stessi, considerati più significativi: in questo modo abbiamo potuto osservare come in una classe diventava fondamentale affrontare l’argomento dell’integrazione dei compagni più isolati all’interno di un gruppo, in un’altra, invece, l’attenzione si spostava sul tema del pregiudizio sociale, e così via… A completamento della riflessione affrontata in classe, ogni ragazzo ha prodotto un cartellone relativo ad un messaggio che avrebbe voluto trasmettere ai coetanei. Alla fine del percorso è stata organizzata una giornata conclusiva, di esposizione dei lavori preventivi prodotti durante l’anno, all’interno di manifestazioni di piazza: a San Giusto in concomitanza con la Fiera del paese, all’interno dei locali concessi dal Comune; a San Giorgio, sempre durante la fiera paesana, all’interno dei locali dell’informagiovani del Comune. Per ciò che riguarda la Scuola di Caluso la giornata finale ha visto il coinvolgimento degli alunni di tute le classi terze, invitati a prendere visione dei materiali prodotti dai compagni direttamente coinvolti nel progetto, e ad assistere allo spettacolo teatrale ideato e realizzato dai coetanei, e infine a partecipare attivamente al dibattito conclusivo. Anche per questa manifestazione abbiamo potuto usufruire della disponibilità delle risorse presenti sul territorio, in particolare della Parrocchia che ha messo a disposizione, gratuitamente, i locali dell’oratorio e dell’Amministrazione Comunale che ha partecipato ativamente. 9 Il perché di una giornata conclusiva: L’organizzazione della giornata conclusiva parte dall’ identificazione di un luogo adatto al tipo di evento che i ragazzi delle varie classi e scuole hanno preparato durante l’anno scolastico. Non tutte le scuole hanno a disposizione spazi adatti e disponibili al caso. Vengono prese in considerazione le risorse offerte dagli Enti Pubblici, dalle associazioni o dagli oratori. Una volta identificato il posto più idoneo, si fa richiesta di autorizzazione, da parte del SerT e della Scuola. Le scuole coinvolte nel progetto sono molte e ciò comporta che il confrontocondivisione conclusivo sia necessariamente svolto in spazi e tempi diversi. Si cerca comunque di realizzare il confronto e l’incontro fra scuole diverse, con la presentazione e la discussione fra i ragazzi dei materiali realizzati. Sono direttamente coinvolti i docenti delle scuole, i direttori scolastici, i tecnici esperti operanti sul territorio (SerT, Comunità, Cooperative Sociali), infine si rileva la positiva presenza degli amministratori e funzionari comunali che hanno regolarmente partecipato attivamente al dibattito pubblico. 9 L’invisibile elefante e il territorio: nel corso di quest’anno si sono ampliati anche gli interventi sul territorio, che hanno visto operatori e ragazzi esportare i propri lavori e le proprie riflessioni all’esterno dell’ambiente scolastico. Proprio per la voglia di confrontarsi e la motivazione a muoversi sul territorio, anche quest’anno i ragazzi delle Scuole Medie Superiori hanno partecipato attivamente ad una serata a Tavagnasco Rock, dove hanno esposto i propri lavori, e hanno distribuito buoni gratuiti per il consumo dell’acqua durante la serata. Come per gli anni passati è risultata fondamentale l’accoglienza da parte degli organizzatori della manifestazione che ci hanno permesso di essere presenti e di diffondere un messaggio preventivo dei comportamenti di abuso, che spesso pare essere in contraddizione con il comune concetto di divertimento. Un’altra iniziativa alla quale, ormai partecipiamo da tre anni, è la Festa dell’Uva di Caluso; la proficua collaborazione con l’amministrazione comunale ha fatto sì che la presenza degli operatori del progetto, e degli studenti delle scuole superiori, coinvolti durante l’anno scolastico, sia stata decisamente consistente: abbiamo partecipato alla vendita delle torte, sono stati distribuiti sottobicchieri e borse in tela, con il marchio dell’elefante e la scritta “usa la misura”. Si è inoltre allestito un banchetto informativo-divulgativo sugli interventi preventivi, all’interno degli spazi messi a disposizione per le scuole e le iniziative culturali. Un’altra esperienza territoriale (questa volta in collaborazione con il Comune di San Giorgio), è stata quella della gestione dell’Informa Giovani del Comune per un periodo di tre mesi. Le figure coinvolte sono state quelle di due operatori del progetto e di un obiettore di coscienza del Comune. Questa iniziativa ha favorito il contatto con i giovani del territorio e la organizzazione di eventi aggregativi. 9 Progetti per il futuro: punto cardine del lavoro di prevenzione è l’intervento diretto e indiretto svolto all’interno delle scuole; a questo proposito va sottolineato il fatto che di anno in anno nuove scuole richiedono la partecipazione al Progetto di Prevenzione Invisibile Elefante (tra i nuovi ingressi di questo anno la Scuola Media Inferiore di Strambino, la Scuola Media Falcone di Ivrea, l’Istituto Professionale XXV Aprile di Cuorgnè). Anche per il prossimo anno la gran parte dell’impegno degli operatori sarà indirizzato verso gli interventi all’interno delle classi, la collaborazione con gli insegnati e la costituzione di nuovi gruppi di pari. Un’attenzione particolare verrà, inoltre, posta ai contatti con le amministrazioni comunali e con altri enti, gruppi e associazioni operanti sul territorio, con i quali confrontarsi, collaborare e costruire nuove iniziative . In generale, il progetto ha rivelato una grande flessibilità, che significa adattabilità ai contesti, ma anche capacità di riprogettazione tenendo conto delle osservazioni e degli apporti dei soggetti con cui si entra in contatto, ed ai quali appunto viene riconosciuto e richiesto il “ruolo attivo”. Ciò è possibile grazie alla presenza di linee progettuali “forti”, ad una esperienza di lavoro preventivo pluriennale che ha prodotto metodologie di lavoro chiare e definite e alla professionalità degli operatori, che apportano all’interno dell’équipe competenze, saperi ed esperienze diverse ma integrate fra loro . Infine, anziché proporre ricette pre-definite, gli operatori hanno costantemente mantenuto un atteggiamento di dialogo, di ascolto e curiosità verso tutti gli interlocutori: nonostante la mole, l’elefante riesce a mantenersi abbastanza invisibile all’interno dei contesti in cui si muove e rende gli altri “saggi” perché non occupa interamente l’orizzonte del pensiero e dà loro la possibilità di riflettere in silenzio.