[email protected] - www.cadiai.it Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB BO numero 47 marzo 2015 Venti liberi Memoria, impegno e legalità: CADIAI e i venti anni di Libera. Newsletter Per ricevere ogni mese la nostra newsletter nella tua casella di posta elettronica, iscriviti inserendo il tuo indirizzo nell’apposito spazio della pagina principale del sito www.cadiai.it Chi volesse scrivere una lettera può farlo via mail all’indirizzo [email protected] o per posta a Scoop c/o CADIAI - Via Boldrini, 8 - 40121 Bologna Outdoor education nei Nidi d’Infanzia Apertura della Residenza Gruber Quinto incontro del progetto FOR.C.A. numero 47 marzo 2015 sommario sommario sommario 1Editoriale 14 Anche noi a casa di Lucio 2 In copertina 15 Visita alla sede de “Il Resto del Carlino” Venti liberi Il calore di un incontro Periodico trimestrale di CADIAI Registrazione Tribunale di Bologna: n. 7703 del 18/10/2006 5 Pari opportunità 16 Il Rondò delle maschere 17 La principessa Silvia Direttore Responsabile: Gianluca Montante 6 Progetti internazionali 18 Chi non ride mai non è una persona seria 19 Carnevale a Casa “San Biagio” Comitato di redazione: Germana Grandi, Laura Zarlenga Proprietario ed Editore: CADIAI Cooperativa Sociale via Boldrini 8 - 40121 Bologna Direzione e Redazione: via Boldrini 8 - 40121 Bologna Tel 051 74 19 001 Fax 051 74 57 288 Coordinatrice di redazione: Giulia Casarini Collaboratori: Anna Chiara Achilli, Cristina Anteghini, Anna Soccorsa Antonelli, Jessica Bosi, Domenico Capizzi, Lucia Cardone, Veronica Ndy Edeh, Raffaele Montanarella, Maria Letizia Neri, Caterina Olivito, Saverio Parracino, Laura Piana, Maria Rizzo, Mihaiela Adina Romeghea, Antonia Tedone, Deborah Venturoli. Politiche di Pari Opportunità Lontano da tutto, ma con la voglia di esserci 7 Attività sociale Libertà è partecipazione CADIAI su Instagram 8Servizi Piccolo gruppo educativo per minori con Disturbi Specifici di Apprendimento 9 Outdoor education 11 Un Natale... outdoor 12 Presentato il progetto “Cerca nel cassetto” Soccorso pediatrico 13 Residenza Gruber per persone con Disturbi del Comportamento Alimentare Impaginazione: N.S. - Progetti di comunicazione Bologna Stampa: Casmatipolito via Provaglia 3/b, 3/c, 3/d 40138 Bologna Questa rivista è stata stampata su carta riciclata 100% ecologica che ha ottenuto il marchio Greenlabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale. II Venti liberi Memoria, impegno e legalità: CADIAI e i venti anni di Libera. rubriche rubriche rubriche Nati in CADIAI Congratulazioni alle neo mamme Agnese Casoni Marinella Corcella Sara Cristofori Vincenza Michela Dimasi Teresa Selvaggio numero 47 marzo 2015 Fiocco rosa per le Mamme in redazione Un augurio particolare a Anna Soccorsa Antonelli Maria Letizia Neri 20Testimonianze Un incontro con Don Luigi Ciotti 21 Arte e psiche La pittrice ispirata dagli angeli 22 I ritratti di Lele Roberta 5x1000 a CADIAI 23 Con i nostri occhi Si può fare Pillole verdi Piccoli consigli di sostenibilità ambientale Il bicarbonato di sodio, oltre ad avere proprietà alimentari e mediche, si ritiene essere anche un ottimo igienizzante. Viene anche utilizzato an- che come disincrostante per le tubature. Come? Eccovi la “ricetta”. Ingredienti: un paio di litri di acqua bollente (meglio riutilizzare l’acqua usata per la cottura della pasta o comunque usare acqua riciclata) e bicarbonato di sodio. Come procedere: Buttate 30gr. di bicarbonato nello scarico, lasciate agire circa 30 secondi e versate o lasciate scorrere i 2 litri di acqua bollente. Dopo aver effettuato queste procedure, avrete i vostri scarichi puliti risparmiando e senza aver inquinato. 24Rubriche Dono-Presto-Cerco La rete di CADIAI per mettere in contatto le persone e incrociare i loro bisogni. Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di donazione e/o prestito, fra i soci e i dipendenti della cooperativa, di quegli oggetti che hanno per i singoli terminato la propria utilità. È prevista anche la possibilità di CHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è qualcuno che ce l’ha?”), perché il bisogno di qualcuno può far ricordare ad altri di avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la disponibilità a prestarli o donarli. Come funziona? Chi vuole donare, prestare o cercare, fa la propria segnalazione ad uno dei seguenti referenti, contattandoli direttamente presso i servizi in cui lavorano: • C ristina Anteghini, Monica Bernabiti, (Residenza per disabili “La Corte del Sole” di San Giovanni in Persiceto); • Lara Girotti e Laura Piana (Nido ”Gatto Talete” di Castel Maggiore); • Giulia Casarini (uffici della sede); • Roberta Meotti (Casa protetta “Torre di Galliera”); • Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna); • Giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio). Questa lista di persone è naturalmente aperta ad altre che vi si volessero aggregare. Le segnalazioni vengono esposte nelle bacheche dei servizi e riportate in una apposita pagina del sito: www.cadiai.it Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete informativa che mette in contatto le persone e le loro disponibilità ed esigenze. Non è prevista alcuna modalità di stoccaggio o deposito degli oggetti: le persone si accordano autonomamente per le consegne. III editoriale editoriale editoriale Linee di programmazione per il 2015 di Franca Guglielmetti, Presidente di Cadiai Come di consueto, nel numero che ha come inserto il fascicolo del Bilancio Sociale Preventivo, vogliamo dedicare l’editoriale ai ragionamenti sulle prospettive per l’anno in corso. Basandoci sui segnali che da qualche mese abbiamo modo di raccogliere e leggere nel contesto in cui ci muoviamo, il 2015 sembra presentarsi come un anno piuttosto difficile. Viene lecita la domanda: ma come, ancora? Non abbiamo sofferto abbastanza? E poi: perché una prospettiva ancora negativa proprio ora che su tutti i mezzi di comunicazione si fa un gran parlare di ripresa economica? Forse perché siamo, come dicono alcuni economisti, “anticiclici” ovvero la nostra dinamica economica è contraria a quella di tutti gli altri comparti produttivi. Quando tutti erano in recessione noi continuavamo a crescere, ora che gli altri ricominciano a crescere, noi ci troviamo in una situazione di stallo. Ma forse anche perché questa crisi non è che proprio stia per finire e, se in alcuni settori le attività riprendono quota, sono ancora tanti gli ambiti della nostra economia che si trovano in difficoltà. Noi siamo nel mezzo, o forse anche solo all’inizio, di una grande rivoluzione che interessa i servizi di welfare e le incertezze sono molte, più delle certezze. Nell’ambito delle attività svolte con l’Ente Pubblico, il problema più consistente è rappresentato dalla compressione delle risorse disponibi- li per i Comuni. La penuria spinge le amministrazioni a promuovere gare d’appalto nelle quali, in un modo o nell’altro, è il prezzo offerto a fare la vera differenza. I servizi alla prima infanzia e gli altri servizi scolastici sono quindi esposti al serio rischio di gare al massimo ribasso che favoriscono i soggetti più spregiudicati che operano nel nostro settore. Un secondo problema, derivante dalla medesima causa, è rappresentato dal ricorso al lavoro grigio e al lavoro informale. Ci riferiamo a quegli ambiti di attività, in particolare l’assistenza domiciliare, ma anche i servizi educativi territoriali, nei quali l’ente committente cerca con sistema di coinvolgere soggetti quali le badanti e/o l’associazionismo ed il volontariato, creando cornici istituzionali che formalizzano almeno una parte dell’apporto di questi soggetti, consentendo un notevole risparmio sui costi. La concorrenza “sleale” di questi competitor si gioca tutta sul trattamento del lavoro e questo rende la situazione particolarmente critica per noi che della tutela del lavoro facciamo il nostro principale tratto distintivo. A maggior ragione, la presenza di questi competitor “scorretti” pesa sulle iniziative rivolte ai soggetti privati, ai quali occorre far apprezzare le nostre capacità organizzative e di qualità dei servizi erogati, per controbilanciare l’innegabile maggior economicità di una badante in “grigio”. Nonostante questo quadro piuttosto preoccupante, con la concretezza che da sempre ci contraddistingue, mettendo a frutto anche tutte le riflessioni che abbiamo promosso con le iniziative per il quarantesimo anniversario della Cooperativa, abbiamo individuato alcune possibili linee di sviluppo. L’avvio del Progetto Gruber (Clinica per i Disturbi del Comportamento Alimentare) promosso dalla Fondazione editoriale numero 47 marzo 2015 Isabella Seragnoli, nella quale siamo chiamati a collaborare per l’erogazione del servizio socio-sanitario, è previsto a partire da fine Gennaio 2015 con un contratto che durerà almeno sino al 31 Dicembre. Un altro progetto appena avviato, che si vuole portare a compimento per il 2015, è rappresentato dal potenziamento dell’assistenza sanitaria nelle strutture residenziali, in particolari per anziani, componente che, con l’evolversi dei bisogni dell’utenza, sta assumendo dimensioni e importanza sempre maggiori. Si tratta di un progetto di potenziamento della fase diagnostica sia all’ingresso che di controllo, sviluppato in collaborazione con la società Senectus. Per il Settore Prevenzione e Protezione si rende opportuna una riflessione in merito al possibile sviluppo dell’attività formativa verso le aziende, in netto calo nell’ultimo periodo. Abbiamo avviato una collaborazione con Csapsa su alcuni progetti formativi regionali per i tirocinanti, e stiamo valutando come promuovere nuove forme di servizio e di vendita attraverso l’e-commerce. Inoltre, sempre in tema di innovazione dei servizi, ipotizziamo di estendere il concetto di salute e sicurezza sul lavoro, offrendo servizi di counselling o di intervento diretto su temi legati al benessere psicofisico generale del lavoratore (es. tecniche di rilassamento e gestione dello stress). Nell’ambito del progetto di F.I.CO. (Fabbrica Italiana COntadina), ovvero la realizzazione di un’area commerciale dedicata alla coltivazione, produzione, lavorazione del cibo, che proporrà ai visitatori il meglio della produzione alimentare Made in Italy, CADIAI curerà la creazione del progetto dedicato all’infanzia. Nascerà così l’AGRIBOTTEGA dei BAMBINI: centro educativo polivalente in grado di offrire esperienze significative di carattere Segue a pagina 2 1 numero 47 marzo 2015 in copertina in copertina in copertina Venti Liberi Memoria, impegno e legalità: CADIAI e i venti anni di Libera. di Gregorio Parlascino e Giulia Casarini I beni di Don Michele erano tanti, possedeva una villa a Posillipo laddove la possiedono i ricchi napoletani, una villa in Costa Azzurra, una terza addirittura in California a Beverly Hills. Del resto Don Michele pensa di meritarsele tutte quelle cose lì: ha lavorato, ha messo su un’impresa, ha rischiato e ha avuto successo. Lo ha spiegato anche in tv: ”Sono 700mila le persone che vivono di contrabbando, che per Napoli è dunque come la FIAT per Torino. Qualcuno mi ha anche chiamato l’Agnelli di Napoli. Sì certo, tutto potrebbe essere fermato nel giro di mezz’ora, ma per quelli che ci lavorano sarebbe la fine. Diventerebbero tutti ladri, rapinatori, borseggiatori”. Le parole di Don Michele sembrano quasi legittime, un compromesso amaro ed apparentemente indiscutibile, ma c’è un errore di fondo, una malformazione di pensiero, ossia un ri- catto morale rispetto al riscatto socioeconomico che le mafie hanno esteso a quella parte di tessuto sociale laddove le Istituzioni Statali erano precarie o addirittura assenti. I beni di un mafioso possono essere paragonati ad un grande luna park, spesso funzionali ai propri traffici, altre vol- stro territorio, l’anno 2015 può essere considerato per noi l’anno delle reti. Per promuovere l’attività rivolta alle aziende ma anche a Fondi previdenziali e Mutue abbiamo infatti promosso ed aderito a due Reti Contratto: • Rete “ComeTe” in ambito interregionale; • Rete Italiana per il benessere e la salute (RIBES) in ambito Nazionale. Con queste reti vogliamo promuovere l’offerta di Servizi di Assistenza Domiciliare, ma anche residenziali ed educativi, per realtà regionali e nazionali private, che hanno bisogno di confrontarsi con una rete di fornitori in grado di rispondere ai loro bisogni su tutto il territorio nel quale sono posizionati. Anche sul versante della ricerca e dei progetti internazionali abbiamo in programma alcune nuove iniziative: la seconda fase del progetto di ri- cerca “Abitare solidale” finanziato oltre che da CADIAI, dalla Fondazione del Monte e dalla Cooperativa di Abitazione “Dozza”; il nuovo progetto promosso tramite ARFIE sulla “co-produzione” dei servizi; la riproposizione del progetto Marie Curie elaborato in collaborazione con l’Università di Bologna; un nuovo progetto europeo relativo ai servizi all’infanzia, sul tema dei giochi cooperativi e “la scatola azzurra”. Anche l’attività sociale sarà ricca di occasioni sull’onda di quanto sperimentato lo scorso anno nell’ambito delle iniziative legate al quarantesimo anniversario. Insomma un anno comunque intenso, all’insegna della sperimentazione e innovazione, perché di fronte alle difficoltà abbiamo sempre reagito aumentando l’impegno e la determinazione. n ... segue da pagina 1 laboratoriale nella più ampia cornice delle tematiche correlate all’educazione alla sostenibilità ambientale, alla conoscenza e al rispetto del “ciclo della natura”. Il centro, secondo le previsioni dei progettisti, dovrebbe aprire a fine 2015, in concomitanza con la chiusura dell’EXPO di Milano, anch’esso dedicato al cibo. Riguardo ai servizi di welfare aziendale: sull’onda delle esperienze pregresse, continuerà la promozione dei Servizi Educativi e dell’Area Servizi alla Non Autosufficienza, erogati tramite accordi con datori di lavoro privati che promuovono iniziative di welfare aziendale. È importante allargare questa platea perché una maggior capillarità di ingaggio ci consente di sfruttare a pieno la rete organizzativa di cui disponiamo sul territorio. Sul versante del rapporto con le altre realtà, cooperative e non, del no- 2 in copertina in copertina in copertina te stravaganti ed egocentrici. Non solo, i beni accumulati dalle mafie sono innumerevoli e nessun angolo del Paese ne è immune. Un piccolo esempio sono: la villa di un trafficante a Sarzana in Liguria, un podere della Banda della Magliana in provincia di Ancona, una casa vacanza sull’isola di Favignana, il Cafè de Paris in via Veneto a Roma, l’immensa tenuta di Suvignano a Siena, e poi ancora supermercati, call center, alberghi, addirittura castelli. La confisca dei bene ai mafiosi è un atto prioritario nella lotta e nell’indebolimento delle mafie. É quello che afferma nel 1982 il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Michele Prestipino, all’avvento della legge Rognoni-La Torre, la famosa 646 che introduce nel Codice Penale l’articolo 416 bis: l’associazione di stampo mafioso e la confisca dei beni di cui non risulti legittima provenienza. Le stragi del ‘92-‘93 aprono una nuova stagione di grande impegno e, grazie alle mobilitazioni guidate dalla rete di Libera, viene introdotta nel 1996 la legge 109 che parla del riutilizzo dei beni confiscati. Bologna quest’anno è stata il centro promulgatore per estendere, e ancora una volta affermare, i messaggi di legalità e giustizia contro le mafie e la criminalità organizzata. Libera nasce il 25 Marzo del 1995 allo scopo di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e da allora il lavoro è stato tanto. Basti pensare che attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1600 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, impegnate sul territorio nazionale per diffondere la cultura della legalità. Libera attraverso le cooperative di Libera Terra si occupa della gestione di beni confiscati alle mafie, restituendo lavoro in quelle aree pesantemente condizionate dalla criminalità organizzata, e fornendo risorse a quelle realtà precarie impegnate nel dare sostegno sociale. numero 47 marzo 2015 Ma la destinazione finale di questi beni non è una cosa semplice, non è un linea retta, ma una matassa aggrovigliata che si snoda passando per un Codice Antimafia che andrebbe revisionato, un labirinto infinito di timbri e procedure che rimbalzano dai tribunali agli uffici comunali, figure intermedie, incerte, associazioni cristalline e altre più opache, verifiche e revoche. In questo dedalo Libera si adopera da vent’anni dando nuova vita a quei luoghi di illegittima provenienza. E la soddisfazione è tanta: case, terreni, magazzini cambiano storia. Dov’è c’era la cabina armadio di Francesco Schiavone “Sandokan”, c’è ora l’ufficio di un associazione per bambini autistici. Dove il piccolo Giuseppe Di Matteo fu sequestrato e ucciso sciolto nell’acido, c’è ora un giardino alla memoria frequentato da bambini e studenti. I luoghi corrotti si convertono in genuini punti di incontro e scambio: dei fari la cui luce annulla le ombre dell’illegalità. La nostra Cooperativa non solo sposa questi ideali, ma sostiene attivamente il lavoro di quelle realtà che da anni sono impegnate in prima linea per combattere questa lotta. E questo è un anno importante perché coincide con i vent’anni di vita di Libera che ha scelto di celebrarli portando 3 numero 47 marzo 2015 la manifestazione del 21 Marzo a Bologna, in quell’Emilia che da sempre la sostiene nelle sue battaglie, anche attraverso il mondo cooperativo. E come parte integrante del mondo cooperativo c’è anche CADIAI; anche in quei 100 passi che hanno anticipato la giornata del 21 Marzo, una rassegna di eventi che hanno preparato il terreno al grande corteo. In questo percorso di avvicinamento CADIAI, grazie all’impegno dei gruppi soci e alla collaborazione con Librerie.coop e Coop Adriatica, ha messo in piedi, giovedì 19 Marzo, una lettura-spettacolo dal titolo “Però parlatene”. Abbiamo citato Paolo Borsellino, in questo titolo, e lo abbiamo preso in parola, rivisitandolo a modo nostro: nel grande tendone di Librerie.coop in piazza Maggiore, proprio sotto a Palazzo d’Accursio, abbiamo letto brani che parlavano di mafia, di memoria, di lotta, di impegno, di figli, di speranza, di morte, in un mescolarsi di emozioni, condite da musiche suonate dal vivo, musiche siciliane, musiche note, da De André ai Modena City Ramblers. E in questa cornice abbiamo coinvolto il pubblico che, come in un flash mob, ha pescato dal cesto citazioni e riflessioni che avevamo prearato e si è reso disponibile a leggere ciò 4 in copertina in copertina in copertina che capitava, come testimonianza di un volerci essere. In un cartellone ci sono stati lasciati tanti “Pensieri per Libera”, post-it colorati con le frasi più disparate e in svariate lingue. Poi ci siamo stati il 21 Marzo, in corteo. Riaffermando il nostro impegno, costante e convinto, nell’essere vicino a Libera e nel sentire come nostri i temi che vengono sollecitati, ancor più in un momento in cui è stato toccato anch’esso da scandali e inchieste. La cooperazione c’era, c’era in tutte le sue forme, dall’Agenzia Cooperare con Libera Terra, cui aderiscono da 10 anni le cooperative di Legacoop Bologna per sostenere il lavoro delle cooperative di Libera Terra, alle coop di consumo, di ristorazione, le sociali. Tutte assieme in un grande corteo, tutte assieme per fare un altro pezzo di cammino con Libera. CADIAI, che aderisce a Cooperare con Libera Terra, che nel corso dell’anno, da molto tempo, organizza eventi, come il “Pranzo della legalità”, e gruppi di acquisto per sostenere Libera, non se lo è dovuto far ripetere. Presenti e puntuali già dall’inizio del corteo: chi aveva attraversato mezza provincia per esserci, treno, bus e poi a piedi, chi era arrivato lì dopo aver fatto la notte in un servizio ma ha sorretto il nostro stri- scione per tutto il percorso, chi con la famiglia e i figli, chi in bicicletta. Ci siamo incamminati piano piano, subendo le battute d’arresto del corteo, riempendo le strade di Bologna, arrivando in piazza Maggiore con la voce di don Ciotti che ci ha accolto, dagli altoparlanti, che “chissà da quanto sta parlando don Luigi! Forse noi eravamo ancora in Andrea Costa!” per darvi l’idea della lunghezza del corteo, con la certezza che “noi in piazza VIII Agosto nemmeno ci entriamo” ma non era quello l’importante, l’importante era esserci. E comunque in piazza VIII agosto ci siamo poi arrivati, per un soffio non siamo rimasti fuori, proprio nel momento in cui la nostra Presidente, sul palco, ha letto i nomi di alcune vittime in quella staffetta da brividi che recitava, ben scanditii, i nomi delle quasi mille vittime innocenti di mafia.. Cosa resta di una giornata così? La speranza. Non vana, non piena di se e di ma. La speranza dovuta dalla presenza di duecentomila persone a Bologna. Non un forse, ma una certezza. Noi ci siamo. Contro l’illegalità, contro ogni forma di sopruso, contro le mafie, contro una cultura che spesso induce a dimenticare la nostra storia. Come persone e come cooperatori, noi ci siamo. n pari opportunità pari opportunità pari opportunità Politiche di Pari Opportunità Dalla conciliazione alla valorizzazione delle competenze e delle persone, attraverso azioni concrete. di Lara Furieri, Responsabile Politiche per le Pari Opportunità Era uno degli obiettivi della programmazione 2015 rispetto alla Politiche di Pari Opportunità, una di quelle azioni tutto sommato “semplici”, quasi scontate per alcuni, che fanno parte del naturale riconoscimento di un diritto e che delineano un percorso di sensibilità ed attenzione da parte della cooperativa: il congedo matrimoniale per le nozze tra persone dello stesso sesso di soci e dipendenti. Su suggerimento del Gruppo di Lavoro Pari Opportunità, il Consiglio d’Amministrazione lo ha deliberato, senza astenuti e con nessun voto contrario, per garantire pari opportunità e pari diritti a tutti i colleghi. CADIAI assicurerà il congedo straordinario retribuito di 15 giorni consecutivi di calendario al socio o dipendente che contrarrà il matrimonio all’estero, anche senza trascrizione nei registri dello stato civile italiano. A stabilire le linee guida che hanno definito gli obiettivi delle Politiche di Pari Opportunità, è stato il nuovo gruppo di lavoro, composto da Adriana Battista collaboratrice gestionale dell’area Non Autosufficienza, Stefania Benasciutti, Servizio Amministrazione del Personale, Giuseppina Capizzi, Collaboratrice Gestionale dell’Area Educativa, Youssef Amchiaa, Consigliere d’Amministrazione e operatore nella Residenza Assistita “Parco del Navile”, Fatma Pizzirani, Direttore Generale e Lara Furieri, Responsabile Politiche per le Pari Opportunità. Da subito il gruppo di lavoro, ha definito il concetto di pari oppportunità con una caratterizzazione non basata esclusivamente sul genere, ma che assume accezioni diverse che tengono presenti molteplici aspetti. Uscendo da una lettura incentrata prevalentemente sull’accezione del concetto di pari opportunità come “valorizzazione del genere” e conciliazione tempi di vita/tempi di lavoro, la panoramica si allarga prevedendo la possibilità di sviluppi più inclusivi rispetto ad azioni concrete. Un importante percorso intrapreso, che vede come protagonisti la Direzione di CADIAI, i quadri intermedi e i coordinatori dei servizi, è quello volto a stabilire degli indirizzi che definiscono i criteri di valutazione volti a valorizzare le competenze, i saperi e quindi le persone. Il tutto attraverso la costruzione di un sistema di valutazione condiviso, inteso, per ora, come definizione di linee guida finalizzate, anche, alla progressione di carriera. In una cooperativa di ampie dimensioni garantire pari opportunità a tutti i lavoratori diviene un compito complesso che necessita di una lettura precisa e definita dei bisogni e, proprio la verifica di questi risultati, aiuterà a stabilire le priorità su cui lavorare. Per questo motivo, insieme ad un attenta e precisa sensibilizzazione sull’argomento, il gruppo di lavoro attuerà azioni volte a cogliere i diversi bisogni all’interno dei Servizi. Una volta individuato un percorso e degli strumenti capaci di leggere i bisogni, le risposte e gli interventi saranno differenziati a seconda delle necessità, sia come risposta ai singoli che come ambito di sviluppo della tematica all’interno dei Servizi. Anche un confronto con realtà esterne e con chi, da più tempo, ha implementato questa politica sarà sicuramente funzionale ad osservare numero 47 marzo 2015 quali buone pratiche siano già presenti e quali eventuali sinergie e sviluppi si potrebbero agire, per questo si è deciso di confrontarsi con altre due realtà esterne a CADIAI. Infine, uno sguardo attento alle politiche europee aiuterà a definire quali sono attualmente le priorità all’interno dell’Unione Europea, e promuoverà un lavoro di rete potenzialmente utile ed interessante. Ampliando la lettura di che cosa significhi pari opportunità, sicuramente si rende più complessa la strutturazione del lavoro, che dovrà essere necessariamente condiviso con i diversi responsabili delle aree in un’ottica di profonda collaborazione e sinergia. Attraverso un coinvolgimento diretto delle diverse Aree della Cooperativa, proseguirà il lavoro in un’ottica di collaborazione e sinergia, per garantire una risposta reale di equità e di pari opportunità. n 5 numero 47 marzo 2015 progetti internazionali progetti internazionali Lontani da tutto, ma con la voglia di esserci Quinto incontro del Progetto FOR.C.A. di Marie Christine Melon, psicologa e Giovanni Catrini, operatore socio sanitario Incuneato tra Francia e Lussemburgo, Virton è il comune più meridionale del Belgio. Una piccolissima città e cinque villaggi, 11.000 abitanti in tutto, sparsi tra boschi e vallate in un territorio grande quanto il Parco dei Castelli Romani. Scomodissimo da raggiungere, umido e grigio, non è esattamente un posto da consigliare per una vacanza invernale, ma è la sede di una piccola organizzazione molto attiva, con cui da quasi due anni collaboriamo nell’ambito del Progetto Europeo FOR.C.A.. L’associazione Le Fourneau David - Les Iris è nata nel 1979 e ha cominciato la sua attività aprendo uno dei primi Centri Diurni per disabili adulti del Belgio meridionale: fino alla metà degli anni ’70, infatti, in Belgio non esistevano servizi alternativi per i disabili intellettivi che superavano l’età della scuola differenziale. Oggi Le Fourneau David conta circa 110 dipendenti, in larga maggioranza educatori, e gestisce due grandi Dentri Diurni e una residenza da diciotto posti per persone con disabilità intellettiva lieve o media. È allo studio anche un proget- 6 progetti internazionali to residenziale per disabili gravi. Libera dalla maggior parte dei vincoli normativi che irrigidiscono i nostri servizi, la residenza Les Iris è una grande casa su tre piani, con due soggiorni e due cucine, camere singole o doppie molto personali, alcune abitate da coppie, e spazi per le attività. Nella casa si respira un piacevole clima di ordinaria quotidianità domestica, a cui contribuisce un gruppo di educatori molto giovani e molto motivati. Essendo collocata in una zona di confine, Les Iris accoglie utenti anche dalla Francia, dove le strutture residenziali per questa fascia di popolazione sono piuttosto scarse. “In compenso - dice Valérie Recht, assistente sociale dell’associazione - se fossimo in Francia tutti loro lavorerebbero negli ESAT (stabilimenti per il lavoro protetto), mentre in Belgio sono certificati inabili al lavoro e noi dobbiamo continuamente inventare soluzioni per aiutarli ad occupare il loro tempo e a superare l’isolamento sociale”. Alcune di queste soluzioni erano contenute nel video con cui i ragazzi belgi ci hanno presentato la loro “buona pratica” di cittadinanza attiva: l’inserimento nella vita della comunità attraverso il volontariato e lo sport. E così abbiamo visto Marie Noëlle cantare nel coro della chiesa e accudire i cavalli in un maneggio, Vinciane sistemare gli abiti nel negozio equosolidale, Kristel pulire i vetri del supermercato e frequentare una scuola di ballo country, Pierre e Daniel partecipare con i loro club sportivi a gare di ping pong e di badminton. Ma la cosa più bella che riportiamo dal Belgio è la nuova casa di Marie Noëlle e Pierre. Dopo aver visitato l’appartamento ABS durante il primo incontro FOR.C.A. organizzato a Bologna nel dicembre 2013, Pierre ha fortemente voluto per sé e per la sua compagna una situazione abitativa più autonoma, simile a quella del suo amico Riccardo. Valérie e i suoi colleghi l’hanno preso sul serio, hanno valutato le opportunità, hanno reperito le risorse e fra due mesi il primo Gruppo Appartamento a Bassa Soglia del Belgio meridionale accoglierà la coppia e un’anziana signora che finora ha frequentato il Centro Diurno di Chatillon. Se questa non è diffusione europea di buone pratiche! n attività sociale attività sociale attività sociale Libertà è partecipazione Un corso di formazione sul tema della partecipazione in Cooperativa. di Giulia Casarini, Servizio Attività Sociale, Comunicazione e Ricerca Avevamo detto che le attività iniziate durante il quarantesimo della Cooperativa sarebbero state mantenute e incrementate, laddove avessero ottenuto dei buoni risultati. È stato così per il corso “Immaginiamo il welfare di domani” che lo scorso anno ha visto la partecipazione di circa 60 colleghi che hanno espresso un apprezzamento molto alto per questa formazione, sia in termini di contenuti che in termini di modalità di conduzione. Allo stesso tempo, interessanti sono stati i risultati che il corso ha prodotto, riportati nel seminario conclusivo del nostro quarantesimo compleanno. A fronte di questo, per il 2015, si è pensato di proporre una formazione analoga, sempre condotta dal professor Tito Menzani dell’Università di Bologna, ma sul tema della partecipazione in Cooperativa. In questo caso il percorso, che si terrà in Aprile, vedrà coinvolti 40 colleghi divisi in due classi che, per la distribuzione dei partecipanti, vanno a riproporre una “piccola CADIAI” nei rapporti tra le varie mansioni, anzianità di servizio, genere e così via. L’obiettivo di questa formazione è quello di comprendere se i soci e i dipendenti ritengono che la partecipazione sia un valore, anche in relazione alla gerarchia interna alla Cooperativa, e come possa essere effettivamente CADIAI su Instagram Un profilo social per condividere la vita della Cooperativa. a cura della Redazione Social sì, social no: ce lo stiamo chiedendo da un po’ se abbia un senso o meno che la Cooperativa abbia un profilo su un qualche social, in un mondo comunicativo che cambia e si relaziona con una velocità ed una immediatezza sempre crescente. Il dibattito, per quanto ci riguarda, non è né finito né scontato: un profilo istituzionale non è di semplice gestione e, per i servizi e la tipologia di utenza che CADIAI segue, non sempre è opportuno o scontato utilizzare stru- menti che per altre attività sono molto utili ma che, nel nostro mondo, non è detto che trasmettano con la giusta dose di sensibilità e chiarezza il messaggio che si intende comunicare. È pur vero tuttavia che questo è un sistema che, al giorno d’oggi, non si può più ignorare, che va comunque sperimentato, magari coordinandosi anche con il resto del mondo cooperativo per inviare un messaggio chiaro ed numero 47 marzo 2015 vissuta e agita. Per fare ciò si partirà dal concetto stesso di partecipazione, cos’è e come si possa esercitare in maniera intelligente e responsabile, come un qualcosa di utile anche per la loro crescita professionale, per rafforzare l’identità cooperativistica e, allo stesso tempo, potenziare la coesione interna. Tutto ciò avverrà attraverso tre incontri di tre ore ciascuno durante i quali si utilizzerà la modalità del world café contaminato dal frontal learning e dal co-operative learning, metodi non necessariamente frontali di far formazione, che vogliono puntare al coinvolgimento e alla messa in gioco dei partecipanti in maniera attiva e molto onesta. A conclusione del percorso, il professor Menzani darà conto degli esiti e, allo stesso tempo, ci farebbe piacere che qualche partecipante avesse voglia di scriverci la propria opinione. n univoco. Basti pensare all’appello di Legacoop Bologna che è circolato nei giorni antecedenti il 21 Marzo in cui si chiedeva alla cooperazione di condividere e postare le proprie esperienze relative alle attività con Libera con l’hashtag #cooperareconliberaterra. E così, muovendo i nostri primi passi in questo nuovo ambito, CADIAI ha deciso di sperimentare l’uso delle immagini attraverso i social e ha quindi aperto un profilo Instagram per condividere le proprie esperienze con chiunque vorrà seguirla. Valuteremo assieme se questo potrà essere un valido strumento comunicativo, intanto vi invitiamo a seguirci su questa app. “Ce ne sono tanti di profili che contengono la parola CADIAI al loro interno, quale siamo noi?” mi ha chiesto una collega. Semplicemente cadiai, senza aggiunta di nulla.n 7 numero 47 marzo 2015 servizi servizi servizi servizi Piccolo gruppo educativo per minori con Disturbi Specifici di Apprendimento Un servizio che collega varie realtà del territorio di Cento per migliorare l’apprendimento e la crescita dei ragazzi. di Gloria Verricelli, coordinatrice Questo progetto nasce dalla grande forza di volontà di alcuni genitori di bambine/i e ragazze/i con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) residenti a Corporeno (Fe). La loro esperienza rispetto il percorso diagnostico dei loro figli, insieme alle difficoltà incontrate tra istituzioni, territorio e scuola, ha fatto sì che ci fosse un forte stimolo a sensibilizzare tutti gli interlocutori riguardo l’argomento e a supportare con strumenti adeguati il percorso di apprendimento e di crescita dei loro bambini/ragazzi. I genitori interessati hanno coinvolto nel progetto l’Assessorato alla Cultura del Comune di Cento che, sentite le motivazioni, ha appoggiato l’iniziativa concedendo il Patrocinio. I genitori altresì hanno coinvolto la cooperativa CADIAI, già operante nel territorio e direttamente conosciuta da loro per la conduzione di interventi educativi individuali presso il domicilio mirati a trattare disturbi specifici d’apprendimento (DSA). La Cooperativa ha accettato di collaborare al progetto mettendo in campo un’educatrice professionale con specifica preparazione, Federica Zani, e consulenza pedagogica. La Parrocchia di Corporeno ha generosamente offerto i locali dell’Oratorio 8 per lo svolgimento di tale attività. Parte importante in tutto questo la riveste anche Coop Adriatica che, oltre a sostenere economicamente con un contributo l’iniziativa, nell’ultimo anno opera secondo specifiche politiche di Welfare Aziendale, contemplando per i propri dipendenti che si trovano in particolari situazioni di necessità condizioni di miglior favore: come, ad esempio, il supporto a famiglie con figli affetti da DSA. Il piccolo gruppo educativo ha la finalità di accogliere bambine/i e ragazze/i con Disturbi Specifici d’Apprendimento del territorio, bisognosi di un’attività di recupero didattica specifica, per strutturare specifiche competenze e acquisire strategie compensative utili nel loro percorso scolastico. Il piccolo gruppo educativo si offre anche come contesto in cui potersi esprimere liberamente e condividere la fatica che comporta affrontare il percorso didattico con disturbi specifici d’apprendimento. In questo contesto si cercherà di mettersi in rete e creare un collegamento con la scuola. Anche se la Legge 170 del 2010 spiega chiaramente quali siano i doveri di tale Istituzione nei confronti degli alunni affetti da DSA, diviene necessario far riferimento alle competenze psicopedagogiche dei docenti per far fronte al problema in un’ottica di collaborazione. Il piccolo gruppo, in grado di accogliere fino a 6 partecipanti alla presenza di un educatore professionale, che collabori con insegnanti e professori vuole essere anche un’azione preventiva rispetto alla possibile futura dispersione scolastica: sensibilizzare il corpo docente per una corretta gestione dell’alunna/o, per flessibilità nelle proposte didattiche, con raggiungimento di successi, gratificazioni, condivisione degli obiettivi educativi e didattici. Infatti, la scarsa percezione di autoefficacia e senso di autostima, ripetute esperienze negative e frustranti determinano un grande fattore di rischio per quanto concerne la dispersione scolastica. n servizi servizi servizi servizi numero 47 marzo 2015 Outdoor education Esperienze all’aperto per i bambini del Nido “Giovannino”. a cura del gruppo di lavoro L’ ”Outdoor education”, è un progetto con obiettivi educativi diretti alla possibilità di sviluppare apprendimenti in natura e attraverso la natura e il metodo montessoriano si lega molto anche a questo aspetto. In seguito a percorsi formativi sull’argomento, anche il nostro servizio ha aderito a questo percorso. “Il gioco in uno spazio esterno è molto più variato rispetto a quello svolto in un ambiente strutturato, sia per la vastità degli ambienti che consentono di rafforzare legami e relazioni fra gruppi di bambini e bambini e adulti, sia per le capacità creative e di sviluppo motorio che si possono realizzare anche in modo autonomo” [Elena Iacucci]. “Permettere di incontrare, conoscere e fare esperienza a contatto diretto con l’ambiente naturale, risponde al bisogno dei bambini di vivere in spazi all’aria aperta, in cui sperimentare se stessi e apprendere. Il vivere a contatto diretto con la natura, infatti, produce nel bambino delle emozioni che contribuiscono all’instaurarsi in lui di un legame affet- tivo che lo fa sentire parte dell’ambiente stesso. Grazie a questo legame e alle esperienze vissute nell’ambiente e con l’ambiente, il bambino sentirà proprio quel determinato spazio e ciò si rivela essenziale perché nasca in lui l’esigenza di rispettarlo e prendersene cura, questo significa educare alla sostenibilità” [Sguardi di stupore tra le foglie e fili d’erba di Michela Schenetti e Cecilia Rossini - Rivista Infanzia]. “Occorre viverlo e incontrarlo; non necessariamente consumarlo”[Zavalloni 1992]. Noi educatori abbiamo un grande compito, questi bambini saranno il nostro futuro, educarli al rispetto della natura attraverso la sua conoscenza è un dovere di ogni adulto. Oggi si conoscono i benefici del gioco all’aperto; i bambini “fuori” (“all’aperto”) stanno meglio e rafforzano la propria salute. Materiali naturali, condizioni atmosferiche, spazi odorosi, piante colorate, pavimentazioni differenti, luoghi riservati e protetti, dislivelli del terreno, sono tutte condizioni da non trascurare che valorizzano le esperienze in uno spazio esterno, in quanto sono presupposti di possibili attività capaci di stimolare sensorialità, fantasia, emo- zioni, ed empatia verso il vivere vicino a queste realtà. “I dislivelli naturali del terreno, come buche, collinette, gradini sono una risorsa, non un pericolo, ogni dislivello è infatti un invito a muoversi, ai bambini piace molto salire e scendere e questo permette loro di prendere le misure con il proprio corpo e crescere, per questo andrebbero valorizzati, non eliminati” [Rabitti 2009]. Il giardino del Nido “Giovannino” nasce proprio da un progetto realizzato dall’ingegner Rabitti e, a tal proposito, è stato realizzato dal nostro servizio un video, che è stato proiettato all’interno del Seminario “Educatrici si diventa” (cfr. Scoop di Dicembre 2014), che illustra molto bene le opportunità che il nostro giardino offre ai bambini. Il giardino è suddiviso in diversi spazi, che si predispongono ad offrire diverse proposte: è presente una “zona orto”, dove educatrici e bambini si dedicano alla semina, al raccolto. In particolare, per quanto riguarda la semina e la cura delle piante e degli ortaggi, collaboriamo da anni con gli ospiti del Centro Diurno Giovanni XXIII che cercheremo di coinvolgere anche quest’anno; vi sono inoltre due piccole “colline”, in salita ci si può arrampicare per poi scivolare, rotolare o ruzzo- 9 numero 47 marzo 2015 servizi servizi servizi servizi tà), dello stupore (i fiori che improvvisamente sbocciano), e anche del finire (autunno) per poi ricominciare. “Provare tutto questo incoraggia il movimento, l’immaginazione, la creatività e l’uso dei sensi” [Opuscolo “Esperienze naturali al nido e nella scuola dell’infanzia” del gruppo tecnico progetto educazione all’aperto del coordinamento pedagogico comune di bologna 2013]. Vorremmo concludere questo articolo con una dedica: lare. Le due colline sono collegate da un tunnel costruito con piante rampicanti; è presente una capanna naturale che funge sia da tana che da luogo dedito al gioco simbolico; infine sono presenti tronchi d’albero di varie grandezze posti a terra, che possono diventare “panchine per sedersi”, ostacoli o percorsi da superare oppure case per animaletti o piccoli insetti. L’uscita in giardino è prevista durante tutto l’anno educativo, per questo è stato chiesto ai genitori dei bimbi di portare al nido un paio di stivaletti da pioggia. I bimbi saranno così liberi di esplorare/ sperimentare giocando con: -- manipolazione con terriccio, fango, semi; -- osservazione di piante e ortaggi, gustando il “tempo dell’attesa” della nascita, crescita e maturazione delle stesse; -- innaffiare le piante e gli ortaggi; -- giochi “di scoperta” (profumo delle piante, differenza al tatto, piccoli animali, ecc.); -- raccolta dei “tesori del giardino” (sassetti, rametti, foglie secche, fiori ecc.); -- giocare con i tronchi di diversa al- 10 tezza, scoprendo i limiti del proprio corpo e come utilizzarlo per non cadere, salendo e scendendo; -- giochi d’acqua (nel periodo estivo) come travasi e lavaggio bambole. Quando si permette ai bambini di immergersi nella natura li scopriamo coinvolti, impegnati o affascinati, per nulla affaticati o annoiati. Perche la natura è viva e proprio per questo diventa metafora e simbolo del trascorrere della vita, della crescita (le piante), delle fatiche (le salite, i dossi, le asperi- Ai bambini, a quelli che giocano nei giardinetti, a quelli che giocano nei brutti cortili delle scuole senza trovarli brutti, ai bambini che non chiedono molto per giocare, per essere felici, a quelli che sanno trovar cose da scoprire dove per noi adulti non c’è nulla di interessante. Ai bambini che, ancora una volta, ci possono insegnare qualcosa. servizi servizi servizi servizi numero 47 marzo 2015 Un Natale… outdoor “Troverai più cose nei boschi che nei libri. Gli alberi e i sassi ti insegneranno cose che nessun uomo ti potrà dire.” (Bernard di Clairvaux). di Lisa Lambertini, collaboratrice di Nido Dopo aver partecipato al seminario presso il Teatro Testoni del 15 Novembre 2014 “Per un progetto di Outdoor Education” nei Nidi e nelle scuole dell’infanzia Bolognesi” le educatrici del Nido “Le Nuvole” di Cento hanno abbracciato il pensiero e ne hanno fatto il progetto proposto in più esperienze di questo anno educativo. Condividendo ciò che hanno acquisito con i genitori, li hanno coinvolti in diverse attività, una delle quali la festa di Natale all’aperto. Nel ruolo di “dada di sezione” ero un poco scettica sull’atmosfera, abituata ad addobbi tradizionali e il calore degli spazi chiusi. Certo, sappiamo bene tutti che i genitori e i bambini in quelle occasioni vengono accolti nelle sezioni e spesso questi spazi obbligano a far lasciare a casa nonni e famiglie numerose, ma non riuscivo ad immaginare che atmosfera natalizia poteva esserci nel tardo pomeriggio di Dicembre; in un giardino con foglie secche, bassa foschia e freddo. Ho seguito i preparativi con crescente meraviglia, vedendo quanto gli stessi genitori avessero aderito, aiutando nell’allestimento e presentandosi numerosi. Le educatrici Alessandra, Federica e Bruna hanno fatto si che il tetro giardino invernale si trasformasse in un accogliente e naturale salotto, decorando il gazebo di legno con ma- teriali naturali, bacche e rami di pino. Una tovaglia fatta con tessuto di Juta e decorazioni sempre naturali. Una scia di candele sul vialetto e lungo il percorso, un tavolo imbandito con arance, uva , pizza e fettine di panettone, thè e latte caldo nei termos han- no rallegrato e accolto tutto il gruppo che ben vestito e allegro ha atteso l’arrivo di Babbo Natale, il quale non ha portato i doni tradizionali, ma un sacchetto per ogni bambino, con all’interno della frutta e un biglietto che ricordava il valore. Nella semplicità del giardino spoglio, tra i profumi della sera e dei materiali naturali utilizzati per addobbare, delle foglie secche ed umide, della terra e della cera delle candele, i canti e gli auguri sono sembrati più veri e più sentiti. n Stagioni nella Casa Residenza “La Torre” Il gruppo di lavoro ringrazia il collega Vito Culmone che rallegra le giornate degli ospiti con originalità e cura. 11 numero 47 marzo 2015 servizi servizi servizi servizi Presentato il progetto “Cerca nel cassetto” Il contributo della Casa Residenza di Granarolo ad un progetto sui ricordi della vita rurale fino agli anni ’50. a cura del gruppo di lavoro È stato presentato, nel pomeriggio di sabato 20 Dicembre presso la Casa Residenza di Granarolo, il progetto “Cerca nel cassetto” (www.cercanelcassetto.it). La Provincia di Bologna e il Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio hanno illustrato in quell’occasione agli ospiti della Casa Residenza e ai loro familiari il contributo dato al progetto. La Casa Residenza ha donato il volumetto di ricette “Raccontarsi in cucina” presentato nell’Ottobre scorso, in occa- Soccorso pediatrico La Croce Rossa ha tenuto alcune lezioni presso il Nido d’Infanzia “La Cicogna”. di Imma Massesio, educatrice Il giorno 22 Gennaio 2015, l’equipe del Nido “La Cicogna” ha ospitato i volontari della Croce Rossa del Comitato provinciale di Bologna. Circa un anno fa abbiamo accolto il suggerimento di una mamma e, visto che il coordinamento gestionale era già interessato, abbiamo invitato la Croce Rossa Italiana. I volontari hanno tenuto una lezione informativa sulle manovre di diso- 12 sione della Granarolo in Festa. Poi, sono stati letti i due racconti scritti da Iride e Nirvana. Le due ospiti hanno vinto il premio al concorso di Poesie e Racconti brevi indetto ad ottobre dalla Casa Residenza “Il Corniolo” di Baricella. Inoltre, sul canto delle Mondine, che Ilaria Berzoini, della Provincia di Bologna, ha fatto ascoltare, le signore han- no ricordato quanto sono stati pesanti gli anni della loro gioventù, quante fatiche hanno sopportato per guadagnare qualche lira. Nirvana ed Iride hanno testimoniato quanto era insalubre quell’acqua che arrivava a metà gamba e quanta solidarietà esisteva tra le mondine. n struzione pediatrica e sul sonno sicuro che si è svolta in due parti: la prima illustrava, infatti, attraverso diapositive, i pericoli in cui i bambini incorrono ingerendo non solo oggetti bizzarri ma anche il cibo stesso, per concludersi con notizie sulla morte in culla. La seconda parte, dimostrativa, durante la quale ci siamo divisi in più gruppi e lavorato su due bambole che rappresentavano un neonato ed un bambino in età scolare. Questa lezione si è inserita in un progetto di conferenze del territorio di San Lazzaro di Savena che fanno parte dei servizi aggiuntivi del Nido aperti al territorio. Una lezione a libera donazione, a cui hanno partecipato 38 persone (educatrici, genitori del Nido “La Cicogna” e genitori del territorio) su un numero di quaranta iscrizioni avvenute tramite un link online. In un secondo momento sarà inviato un attestato di partecipazione tramite email a tutti i partecipanti. Una bellissima esperienza condivisa con i genitori del territorio e dei volontari fantastici che si è ripetuta in diversi Nidi del territorio, tra cui “Maria Trebbi”, “Tana dei cuccioli” e “Di Vittorio”. n servizi servizi servizi servizi numero 47 marzo 2015 Residenza Gruber per persone con Disturbi del Comportamento Alimentare Un nuovo servizio in collaborazione con la Fondazione Seragnoli. di Martina Masi, coordinatrice La Residenza Gruber per persone con disturbi del comportamento alimentare aprirà a breve le porte ai primi utenti. La Residenza nasce da un progetto della Fondazione Gruber, struttura coordinata dalla Fondazione Isabella Seragnoli, e vedrà l’attiva collaborazione di CADIAI. CADIAI, in particolare, parteciperà alla buona riuscita del progetto mediante lo svolgimento dell’assistenza infermieristica e socio sanitaria, grazie all’inserimento di 6 infermiere e 4 OSS in un’équipe composta altresì da un direttore socio-sanitario, una psichiatra, psicoterapeuti, dietisti e nutrizionisti. A pieno regime, la struttura - accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale - potrà accogliere 20 utenti in regime residenziale e 8 utenti durante il giorno, inviati dall’Azienda USL. La struttura è collocata in via Siepelunga in un edificio del XVII secolo appositamente restaurato, storicamente denominato Villa Goretti. I Disturbi del Comportamento Alimentare, molto diffusi e spesso sommersi, si evidenziano prevalentemente nella fascia giovanile della popolazione e colpiscono perlopiù le donne. Si stima che lo 0,5% della popolazione femminile tra i 14 e i 24 anni soffra di anoressia e l’1-2% di bulimia, mentre si calcola che il 3-4% presenti un disturbo da alimentazione incontrollata o altro disturbo del comportamento alimentare. Il dato non tiene peraltro conto del fatto che tanti risultano i casi non trattati e che difficilmente chi soffre di tali disturbi chiede aiuto spontaneamente. La soglia d’età di rischio si sta inoltre abbassando agli 11-13 anni mentre risultano in aumento i casi rilevati nella popolazione maschile. Come rilevato dallo psicanalista Massimo Recalcati, nell’ambito del convegno internazionale del 28 Novembre 2014 organizzato dalla Fondazione Gruber, “nessuna epoca come la nostra ha idolatrato il corpo in forma, in salute” e nei disturbi del comportamento alimentare il corpo può diventare un incubo, un idolo mostruoso, una nuova schiavitù. Nell’anoressia si ha il trionfo dell’io che si propone come pa- drone del corpo e vuole controllare ciò che entra e che esce. Il corpo anoressico è difatti “un corpo senza desiderio, che riduce il godimento al godimento della privazione”. Nella bulimia, d’altra parte, in primo piano c’è “il corpo bocca come pura avidità insaziabile della pulsione” e la persona mangia per distruggere sé stessa. Per almeno il 20% delle persone affette da un disturbo del comportamento alimentare, l’intervento ambulatoriale non risulta sufficiente e nel lungo termine la malattia rischia di compromettere la salute di diversi organi del corpo. Il trattamento nell’ambito di una struttura residenziale, quale la Residenza Gruber, ha la finalità, da un lato, di rompere il circuito anoressico riabilitando il desiderio e, dall’altro, di evidenziare un freno, un limite concreto all’avidità bulimica grazie all’organizzazione strutturata del tempo e dello spazio. Il trattamento residenziale tende a ricostruire il ‘convivio’, l’alternanza tra la parola e la nutrizione. La parola chiave è l’accoglienza, per “rimandare un’altra esperienza possibile dell’altro”. n 13 numero 47 marzo 2015 servizi servizi servizi servizi Anche noi a casa di Lucio Gli ospiti del Centro Diurno “Graziella Fava” in visita alla casa di Lucio Dalla. a cura del gruppo di lavoro Il 18 Marzo alle 9.30 in via D’Azeglio n. 15 , la casa del commendator Domenico Sputo si apriva per noi. Ci accolgono Andrea e Daria, entrambi membri della Fondazione. A traghettarci in questo viaggio è Andrea, cugino di secondo grado di Lucio Dalla e collaboratore tuttofare di una vita. L’accoglienza è spontanea e senza fronzoli, quella che si riserva agli habitué, l’impatto con l’ambiente invece è potente, rimaniamo tutti ammaliati dalla bellezza di ciò che ci circonda. Non è la casa di un grande musicista, è la dimora di un Artista a 360 gradi. Gli ambienti sono grandi, carichi di oggetti ma allo stesso tempo spaziosi, una sala si affaccia su un’altra sala, e poi su un’altra ancora. Andrea racconta. Ogni stanza è stata teatro di vita, gesta quotidiane ed eventi legati all’ambiente musicale e dell’arte in genere: questo è il letto di Lucio, qui Lucio schiacciava il pisolino, que- 14 sta parte della casa è stata per un periodo la sala di registrazione, in questa stanza vedeva le partite di calcio assieme agli amici, qua improvvisava concerti con amici-colleghi. Questo è il computer usato da me, quello invece era il suo. Quella la macchina da scrivere che usava prima del computer. Tanti aneddoti. Andrea è inesauribile. Le mura sono un tappeto di quadri antichi e moderni, dischi d’oro e ritratti, tantissimi ritratti del padrone di casa. Mobili antichi, divani tanti, statue, oggetti di modernariato, cimeli, icone sacre e immagini irreverenti, oggetti personali: i suoi bastoni, i suoi cappelli, i suoi pellicciotti. Giocattoli antichi perfettamente conservati, tappeti persiani, librerie soppalcate e presepi. Lucio collezionava presepi. Tutto convive con naturalezza. E foto. Foto che lo ritraggono con tutti. Da Karol Wojtyla a Valentino Rossi. E foto di alcuni. Quelli che aveva nel cuore forse. La mamma, il papà, l’amico sconosciuto al pubblico. Domanda d’obbligo: dove componeva Lucio? Andrea risponde: dappertutto! Lassù, su quel soppalco, ci sono i suoi strumenti, racconta Andrea, sono stati suonati dagli artisti che sono venuti nei giorni scorsi a ricordarlo e festeggiarlo. Ma l’emozione arriva all’apice quando entriamo in una stanza, come le altre suda ricordi ed emozioni. C’è un pianoforte. La generosità di Andrea ci lascia a bocca aperta quando inaspettatamente scopre la tastiera e senza dire niente, Mirko, il nostro Mirko, si siede e con gli indici tesi cerca le note. Pochi attimi e la riconosciamo, è “Attenti al lupo”, non la aveva mai suonata prima. Eravamo a casa di Lucio Dalla e Mirko stava suonando il Suo pianoforte. Un ringraziamento sentito da parte di tutti noi all’ Elastica srl per averci dato questa opportunità ed agli operatori dell’ambulanza 5 che con le loro braccia possenti hanno sorretto Emanuele lungo le scale, ed un grazie particolare alla Fondazione per averci fatto realizzare un sogno; Lucio ne sarebbe stato orgoglioso. n servizi servizi servizi servizi Visita alla sede de “Il Resto del Carlino” Una uscita curiosa e formativa che i ragazzi di “Arboreto”. a cura del gruppo di lavoro “CHE ESPERIENZA!”. “Che emozione!”. “Interessante!”. “Bello! Bello! Bello!”. Davvero entusiasti, i sei ospiti del Centro socio riabilitativo per disabili “Arboreto” di Bologna: Stefano, Antonel- Il calore di un incontro Una festa di Natale tra giovani e anziani al Centro Diurno “Il Castelletto”. A cura di Lucia Mangelli e degli operatori Quando si diventa adulti e poi anziani, il Natale perde un po’ della sua magia. Solo poche cose posso emozionare ancora: una di queste è la gioia che riescono donarci gli altri. Il 23 Dicembre, al Centro Diurno “Il Castelletto”, abbiamo festeggiato il Natale insieme ai ragazzi dell’Istituto Sirani, e quel giorno gli anziani hanno ricevuto non solo doni, ma anche emozioni indi- la, Roberta, Fabio, Mirel e Silvia in visita alla sede del giornale “Il Resto del Carlino” il 3 Marzo 2015. Dopo una breve sosta nella moderna rotativa si sono spostati nella ‘sala verde’ del piano terra per assistere alla proiezione del filmato che racconta la storia del quotidiano dalla sua fondazione, nel mese di Marzo del 1885, ai nostri giorni. I ragazzi, stupiti e incuriositi, hanno voluto poi sapere come arrivano le notizie, chi le scrive e come vengono impaginate e diffuse. Per rispondere a tutte menticabili. Un’onda di cappellini rossi ha invaso il Centro, con sottofondo di risate e voci allegre. Questi ragazzi, con un semplice copricapo, sono riusciti a portare colore, ma soprattutto calore. C’era il sorriso e lo stupore sul volto degli anziani, ma anche su quello di tutti noi presenti. Subito dopo, i ragazzi hanno intonato cori di Natale e recitato poesie, sempre a tema natalizio. La musica riesce ad entrare nei cuori di chiunque. Gli anziani si sono lasciati trasportare dall’emozione; abbiamo visto le lacrime scorrere sui loro visi, e abbiamo sentito le loro voci commosse. Questo incontro ci ha regalato tante sorprese, come la Tombolata di Natale, con ricchi premi! Con questa mossa, i ragazzi hanno conquistato definitivamente tutti! L’immagine più significativa: ragazzi e numero 47 marzo 2015 le domande e curiosità era presente l’inviato speciale Giovanni Leone che, fra l’altro, li ha accompagnati in questo emozionante tour. Subito dopo sono saliti nel grande locale che ospita la tipografia, la redazione del “Resto del Carlino” e quella di “Quotidiano.net”, dove sono rimasti a lungo. Chilometri di fogli bianchi uscivano da grandi macchinari stampati. “Parleremo di questa bella esperienza anche sul giornalino che facciamo nel nostro centro”, hanno annunciato. E poi sorpresa delle sorprese… per un giorno famosi… il giorno dopo con relativa foto sono stati pubblicati nel giornale. n anziani seduti insieme, fianco a fianco, a parlare, a ridere e a scherzare tra loro, in piena sintonia! La giornata è finita con la briscolata: sfida tra giovani e anziani. Non c’è stata storia: per quanto riguarda i giochi di carte, i ragazzi hanno ancora molto da imparare. È stato un giorno intenso, fatto di divertimento, risate, sorrisi... e anche lacrime. Quei ragazzi, così entusiasti, così solari, hanno saputo emozionare tutti. E per questo gli siamo infinitamente grati. È opportuno però un ringraziamento speciale alla professoressa Maria Marzia Marchesini ed al Professor Giulio Lecce per aver reso possibile tutto questo. Quei cappellini rossi, quella freschezza, quella gioia saranno ricordi indelebili nella nostra mente, ma soprattutto nel nostro cuore. n 15 numero 47 marzo 2015 Il Rondò delle maschere I Centri Diurni si ritrovano per la divertente festa di carnevale 2015. di Anna Chiara Achilli, musicoterapeuta e Lucia Manganelli, animatrice E anche quest’anno all’interno dei Centri Diurni per anziani si è esaurito l’evento più atteso dell’anno: la sfilata delle maschere di carnevale. Arena della festa, il Centro Diurno “Pizzoli” che ha ospitato tutte e quattro le strutture per sfilare con le loro maschere carnevalesche nella giornata di venerdì 20 Febbraio. È stata come sempre un’ iniziativa che ha previsto una fase di preparazione piuttosto lunga nella realizzazione dei costumi: con il passare degli anni si sono dimostrati sempre più particolari ed originali, utilizzando sempre materiali diversi ed elaborati per la creazione di maschere sempre più raffinate. Questo grazie al buon lavoro di squadra: l’operatore sceglie il tema, lo condivide e poi insieme all’anziano lo mette in atto. Così quest’anno i temi erano tra i più vari, faceva da cornice d’ingresso dei vari gruppi di maschere una colonna sonora: bidibi, bodibi bù introduceva la magia delle streghette e delle fatine del Cento Diurno “I Tulipani”, le note coinvolgenti dei Carmina Burana i personaggi della Divina Commedia del Centro Diurno “Il Castelletto”, La casa carina per le costruzioni LEGO del Centro Diurno “Pizzoli”, La banana per il tema della frutta e verdura del Centro Diurno “Villa Arcobaleno” ed infine il brano coinvolgente del rondò veneziano per le maschere veneziane del Centro Diurno “Cà Maz- 16 servizi servizi servizi servizi servizi servizi servizi servizi zetti” di Casalecchio di Reno. Quest’anno rispetto agli anni passati ci si è avvalsi della presenza in sinergia delle due animatrici dei rispettivi Centri permettendo così una buona suddivisione di compiti e di monitoraggio nella preparazione dei costumi. Rispetto agli anni scorsi vista la difficoltà di assegnare il premio alla maschera più bella, seppur con il giudizio di una giuria di anziani che dettava punteggio, si è pensato di istituire due nuo- numero 47 marzo 2015 vi premi: alla maschera più originale ed a quella più simpatica.La targa per l’originalità è stata suddivisa a pari punteggio tra il Centro Diurni “I Tulipani” e il Centro Diurno “Il Castelletto”, mentre la barzelletta raccontata da un rappresentante di ogni Centro ha fatto sì che il premio simpatia fosse assegnato al Centro Diurno di San Lazzaro, “Villa Arcobaleno”. Il premio per la maschera più bella, anch’esso a pari merito, tra il Centro Diurno ospitante del Quartiere Navile con i suoi “anziani costruzioni Lego”, costumi creati con semplici cartoni colorati ed assemblati con tanto di incastri, ed il Centro Diurno di Casalecchio di Reno che si è presentato con tanto di maschere realizzate in carta pesta degne di una sfilata Veneziana. Nel pomeriggio non sono mancate le chiacchere che hanno allietato la merenda ed il ritorno in sede di ogni gruppo. n La Principessa Silvia Diversità ed emancipazione al femminile: l’attività di disegno presso il centro “Graziella Fava”. a cura del gruppo di lavoro Ripassare i disegni è sempre stato per Silvia un divertimento e un’efficace distrazione dai suoi agiti autolesionisti. La familiarità e la consuetudine col disegno unita con una grande curiosità ha reso possibile inventare per Silvia una attività individuale che quest’anno compare nella programmazione al lunedì e al mercoledì. Il dispositivo iniziale richiedeva che silvia discriminasse tra segni grafici e ortografici e tra i primi riconoscesse una decina di soggetti ricorrenti disposti su uno sfondo e li associasse ai colori corretti (il giallo per il sole, il blu per il mare, il verde per l’erba è così via...). Inizialmente i colori erano associati a caso ma lasciavano emergere nei gusti di Silvia una chiara impronta divisionista. Con i progressi di Silvia anche la richiesta si è fatta via via più complessa, così ci siamo domandati perché non impiegare il nostro materiale per farci qualcosa di divertente? Ci siamo inventati un fumetto dal titolo “La principessa monoruota”, con un compiaciuto riferimento al capolavoro del maestro Miyazaki. Queste sono alcune delle prime undici tavole in cui si nota come dal sole marrone si passa addirittura alla frutta sugli alberi. È già pronta “La principessa monoruota 2.0” che sarà presto ospitata nella rassegna “Fava in favole” curata nel nostro centro al martedì, di cui io e Silvia siamo via illustratori ufficiali. Allora a presto! n 17 numero 47 marzo 2015 Chi non ride mai non è una persona seria Feste e maschere per gli ospiti della residenza “Virginia Grandi”. di Piera Franceschelli, infermiera Quest’anno a San Pietro in Casale, nella Casa Residenza “Virginia Grandi”, il carnevale non ha avuto bisogno di molte parole... e si presenta da solo con queste foto! Oltre ai tanti costumi più tradizionali e pur sempre buffi, abbiamo avuto una performance di... appetitose “fette di torta” tutte da guardare con occhietti avidi e divertiti insieme e una “lavatrice” con tutti gli accessori per il lavaggio! Veramente tanto entusiasmo e tanti ospiti che hanno fatto a gara per farsi assegnare il vestito più bello! Sono intervenuti molti operatori anche non erano in turno e numerosi invitati dal paese, gli amici di AmaAmarcord e i familiari, molti dei quali hanno contribuito alla riuscita della festa con costumi confezionati da loro e con la giusta dose di ironia. Un sentito grazie a tutti! n 18 servizi servizi servizi servizi servizi servizi servizi servizi Carnevale a Casa “San Biagio” Maschere e sfrappole per gli ospiti della Residenza e del Centro Diurno. di Laura Annella, psicologa Anche se con qualche giorno di ritardo rispetto al calendario, anche San Biagio non si è fatta mancare mascherine, stelle filanti, sfrappole e naturalmente tanta allegria per il carnevale! Alle 15 di venerdì 20 Febbraio la nostra sala polivalente si è aperta all’ingresso di ospiti, familiari ed operatori che sono stati immediatamente dotati di simpatici accessori carnevaleschi tutti (o quasi) realizzati all’interno dei laboratori creativi condotti dalle nostre animatrici di Casa Residenza e Centro Diurno: Mariana e Brunella. Immancabile il pianobar del nostro Giovanni, ormai affezionatissimo animatore di tutte le feste a Casa San Biagio. A metà della festa abbiamo accol- numero 47 marzo 2015 to la visita (... e le sfrappole) di “Casalecchio Insieme” e “Casalecchio nel cuore”, due realtà associative del territorio con le quali siamo entrati in contatto per un reciproco scambio di esperienze e portare così a conoscenza dei cittadini di Casalecchio il nostro servizio e viceversa. Gli ospiti di Casa Residenza e Centro Diurno hanno fatto grande festa e preso parte con entusiasmo a canti e balli, ma soprattutto si sono leccati i baffi con la buonissima torta e le sfrappole preparate per noi dalle ragazze della nostra cucina interna gestita da CAMST. Non sono poi mancate risate e complimenti per i due Responsabili delle Attività Assistenziali, il coordinatore e la psicologa acconciati anche loro per le feste, con qualche travestimento improvvisato con materiali di riciclo sempre dalla mitica animatrice del centro diurno, Brunella! Avvistati paparazzi d’assalto che hanno documentato il tutto! n 19 numero 47 marzo 2015 testimonianze testimonianze testimonianze In questo numero che ci vede al fianco di Libera nella manifestazione del 21 Marzo scorso, pubblichiamo volentieri la testimonianza del collega che ha assistito ad uno dei tanti incontri che Don Luigi Ciotti ha tenuto in Emilia Romagna in questo periodo. Un incontro con Don Luigi Ciotti di Gian Luca Taccini Sono dati che inquietano quelli ricordati da Don Ciotti all’incontro pubblico del 3 Marzo a Nonantola, davanti alle Associazioni di Volontariato e al Presidio sulla Legalità appena creatosi del Distretto, dal titolo “Nuove povertà e diseguaglianze sociali”: -- 10 milioni di persone in Italia vivono in povertà relativa; -- 6 milioni in povertà assoluta dei quali 1,5 minorenni; -- 8 milioni in disagio lavorativo. Una povertà che non è solo materiale ma anche e soprattutto culturale: 5,5 milioni di “analfabeti di ritorno” e agli ultimi posti in Europa per dispersione scolastica. “Dati che - parole del presidente di Libera - devono graffiarci la coscienza per costruire percorsi di cambiamento”. A lucrare tra le macerie ci sono le organizzazioni mafiose che, forti di un’abbondanza di liquidità, si sostituiscono oramai alle banche per prestare, e successivamente strozzare, le piccole e medie imprese. Mafie che con la crisi, in linea con quanto denunciato da Saviano in “Gomorra”, hanno trovato nell’agro-alimentare il loro settore di punta. L’ “economia assassina” ricicla in quasi 5000 ristoranti del nostro Paese, basti pensare che nella capitale in una sola operazione antimafia sono stati confiscati 43 locali tra pizzerie e ristoranti. Altro terreno dove occorre riportare con fermezza il tema della legalità è quello ecologico: ogni giorno, secondo la Coldiretti, vengono commes- 20 si 93 crimini contro l’ambiente che, si calcola, negli ultimi anni siano incrementati del 170%. Le mafie, ci ricorda il padre di Libera, non sono figlie della povertà ma arretratezza e marginalità fanno loro da cassa di risonanza. Il tema della legalità deve viaggiare saldato a quello della giustizia sociale, ed è per questo che l’Articolo 3 della Costituzione deve tornare centrale, per abbattere disuguaglianze che invece con la crisi tendono ad espandersi. Riferendosi sempre alla Carta Costituente Don Ciotti sostiene che il processo di Liberazione non sarà terminato fino a quando non si compirà una Resistenza Etica e Civile nel nome della Legalità. Il fondatore del gruppo Abele denuncia inoltre “la mafia nell’antimafia”: quest’ultima per molti è solo un modo per far carriera e confondere le acque per malaffari e tornaconti personali (è di questi giorni la notizia dell’arresto per tangenti del presidente della Camera di Commercio di Palermo, che della legalità aveva fatto uno dei suoi cavalli di battaglia). La corruzione è, per Padre Luigi “la Peste della contemporaneità, incubatrice e avamposto della criminalità” e continua mettendo in guardia dal peccato del sapere per “sentito dire” che non ci permette di approfondire e di agire con consapevolezza e responsabilità. Infine una amara constatazione: ogni minuto che trascorre vengono spesi in armamenti 3 milioni di euro nelle oltre 50 guerre nel mondo, di cui la maggior parte dimenticate, che coinvolgono 100 nazioni. Il messaggio di speranza, e al contempo rotta da seguire soprattutto per noi cooperatori, è quello di ripartire da un autentico “noi” (“perché in tanti dicono noi ma poi pensano io”) e fare emergere le cose belle, importanti e positive. Passaggio conclusivo che Don Luigi compie incrociando lo sguardo dei tanti giovani delle associazioni seduti nelle prime file. n arte e psiche arte e psiche arte e psiche La pittrice ispirata dagli Angeli di Gregorio Parlascino Sarà capitato a tutti, aggirandosi per le brulicanti metropoli, di imbattersi in individui fuori dagli standard della gente cosiddetta “comune”. Individui che come tutti popolano le strade, le piazze, gli autobus. Individui spesso isolati nell’ultimo tavolo in fondo alla sala di un bar, o sprofondati in un sonno ristoratore, al caldo, sulle poltrone di una biblioteca pubblica. Individui delle volte maleodoranti, dall’abbigliamento approssimativo e scoordinato, imbolsiti da una scarsa cura della propria persona. Individui che vanno per la strada con lo sguardo perso nel vuoto, talvolta animati in discorsi il cui unico interlocutore è se stesso. Persone alle quali difficilmente si attribuirebbero certe capacità o addirittura talenti. Vi chiedo di configurare nella vostra mente un individuo simile, di sesso femminile, catapultandolo a oltre un secolo fa. Questa è la storia di Séraphine Louis da Senlis, un’artista poco nota, portata recentemente all’attenzione del grande pubblico, in una trasposizione cinematografica del regista francese Martin Provost. Séraphine nasce ad Arsy nel 1864, un piccolo villaggio del nord della Francia. Ultima di sette figli, resterà presto orfana dei suoi anziani genitori e per questo precocemente avviata al lavoro. Già all’età di dieci anni è al servizio di ricchi borghesi per cerare i pavimenti delle loro case. Perduto anche il sostegno dei fratelli sarà costretta a vivere per vent’anni in convento, allevata da suore prive di misericordia, artefici di soprusi e violenze. Dall’aspetto corpulento e sgraziato, dalla psiche estremamente fragile, profondamente religiosa, poco più che quarantenne si trasferisce a Senlis, una città decisamente più grande in cui ha maggiori possibilità lavorative. É qui che inizia a dipingere, su comando, a suo dire, degli Angeli e della Vergine Maria. Conduce una doppia vita, i lavori “neri” di giorno per guadagnarsi da vivere, e i lavori “colorati” di notte per glorificare lo spirito. Nella flebile luce della lampada a petrolio, intonava salmi, mentre con vigore produceva i suoi dipinti adoperando misture fatte di sangue di animali reperito dai macellai, cera che rubava di giorno nelle chiese, terra e fiori. Qualche anno più tardi avrà la fortuna di lavorare come domestica per un uomo di rango, il critico e mercante d’arte Wilhelm Uhde, scopritore di Picasso e Braque, che si era trasferito a Senlis da poco, per sfuggire ai pettegolezzi di provincia intorno alla sua omosessualità. La rivelazione avvenne casualmente nella vicina casa di amici di Udhe, per i quali Séraphine svolgeva il medesimo lavoro di domestica. Appesa ad una parete vi era una magnifica natura morta, raffigurante un tripudio di mele, in una visione oscura e allo stesso tempo fiammeggiante, realizzata proprio da Séraphine. Uhde resterà sconcertato e allo stesso tempo meravigliato nello scoprire la formidabile vena artistica della domestica ritraendola in una lettere con queste parole: ”Ignoravo... che in quel luogo il cuore santificato di una serva sentiva la vocazione di resuscitare il Sublime del Medio Evo e creare opere potenti impregnate di spirito gotico...”. Sarà proprio Uhde a darle dignità di pittrice, componendo con le sue opere una vera e propria collezione, portandola ad essere una celebrità anche a Parigi. Ma sono gli anni del crollo di Wall Street, la grande crisi del ‘29 che metterà in ginocchio l’economia mondiale. Uhde non sarà più in grado di sostenere Seraphine e numero 47 marzo 2015 a causa dell’insediamento del regime nazista, per sfuggire alle persecuzioni sarà costretto a scappare. La sua collezione e il suo intero patrimonio artistico andarono dispersi e confiscati, e Séraphine si troverà nuovamente sola ed emarginata, profondamente alterata da un pubblico che ormai la proclamava una rappresentante dell’arte naif e dalle convinzioni che il critico, a ragion veduta, aveva alimentato. Séraphine diventata ormai un tutt’uno con le proprie opere, ossessionata da manie di grandezza, e da aspettative sempre meno appagate, si isolerà sempre di più, vagando per il paese, inquietando una comunità che non era in grado di comprenderla. Verrà internata nel 1932 per forti stati deliranti. Séraphine avrebbe voluto, alla sua morte, come epitaffio: “Qui riposa Séraphine Louis, che non ha rivali, aspettando la sua felice resurrezione”. Sarà invece seppellita in una fossa comune, dopo aver passato gli ultimi anni della sua vita, affamata e dimenticata, nell’orrore del manicomio. n 21 numero 47 marzo 2015 Roberta Una delle cose che preferisci della montagna è il silenzio. Il silenzio relativo, certo, visto che la natura non cessa mai di sussurrare la sua vita. Anche per questo sei contento di risalire la strada statale, di una delle valli a te più care, dell’appennino bolognese. Sei già stato più volte a casa di Roberta, in affiancamento con una fisioterapista hai imparato i movimenti giusti, le prese e le coordinate su cui concentrarsi. Sclerosi multipla. Anche scriverlo ti fa deglutire. I suoi muscoli sono tesi all’interno, come le fronde di un salice legato per l’inverno. Oggi, per la prima volta, andrai da solo da lei e, senza l’aiuto di nessuno, dovrai attuare quello che hai imparato. Guardi le cime delle colline intorno a te, mentre parcheggi, cercando la calma, cercando di assorbirla. La trovi esattamente come l’avevi lasciata. I suoi occhi spalancati e il suo corpo contratto, sono sul letto ad aspettarti. Ti ricordi per filo e per segno i movimenti di apertura delle braccia, lo sbloccamento delle spalle, l’allungamento delle dita e delle gambe. Sarà il suo volto la chiave di tutto. Le sue espressioni, quando i tuoi movi- i ritratti di Lele i ritratti di Lele menti saranno grossolani, ti avviseranno, così come i muscoli sotto la tua mano d’appoggio. Non ti saresti accorto subito che stavate già parlando. I livelli di comunicazione possono essere di diversa natura, e quando cerchi di comunicare con chi non può risponderti, capisci realmente il significato della parola Empatia. Le tue mani si muovono adagio, mentre la tua voce, senza nessuna tua volontà, si fa bassa e calma. Non ti saresti accorto subito che la sicurezza interiore che provavi non era frutto di studio o esperienza. Era Roberta che ti insegnava. Quando i tuoi movimenti, connessi ai suoi, sono giusti, i suoi occhi fanno per chiudersi e rimangono a mezz’asta, a trattenere il beneficio. Vedi scorrere i suoi nervi nella tua testa e cerchi di capire, semmai ci fosse questa possibilità, dove concentrarsi per farla rilassare, senza perdere d’occhio la sua bocca e il suo respiro, spesso interrotto dal reflusso. I tuoi occhi e i suoi adesso si fissano. Non basterebbe tutta una collana bibliografica, per esprimere cosa gli sguardi possono trasmettere. E allora continui a parlare con lei, a volte con la voce, a volte con le mani e altre 5x1000 a CADIAI I fondi raccolti contribuiranno alla realizzazione di progetti rivolti agli utenti dei nostri servizi. Cogliamo l’occasione fin da ora per ringraziare chi sceglierà di destinare il 5 per mille a CADIAI, sostenendo in questo modo la cooperativa nella realizzazione di altre iniziative utili al perseguimento dei propri scopi sociali. 22 volte con gli occhi. Non ti saresti accorto subito che Roberta parlava più di te. Mentre i minuti scorrono sulle sue dita, ora più rilassate, il collo di Roberta pare allungarsi, mentre le sue braccia, dapprima bloccate, sembrano accogliere una nuova postura. Fino a che gli occhi di Roberta si chiudono davanti a te, accettando e accogliendo il sonno ristoratore. La sua fronte stesa ti parla, ma non convenzionalmente. Perché non esistono parole adeguate, in nessun romanzo o poesia, che descrivono il momento esatto in cui l’empatia decide di farvi visita. Solo il tuo sbadiglio, che si specchia nel suo, basta a riconoscere la magia e, mentre intorno le colline, il vento di Maggio rompe il silenzio, la tua mano si poggia sulla sua fronte. Non ti saresti accorto subito che valeva più di mille... ciao. Raffaele Montanarella Operatore del SAD Anziani di San Lazzaro di Savena con i nostri occhi con i nostri occhi con i nostri occhi numero 47 marzo 2015 Questa sezione è stata pensata dalla Redazione come un angolo in cui condividere film che hanno a che fare col nostro lavoro di tutti i giorni, con il nostro essere operatori di servizi socio-assistenziali. Film visti, appunto, “con i nostri occhi”. Chiunque voglia mandare un proprio contributo può scrivere a [email protected] Si può fare Una commedia umana dall’impianto arioso, ridente, talvolta comico che letizia e fa riflettere di Jessica Bosi Film del 2008 diretto da Giulio Manfredonia, scritto dal regista con Fabio Bonifacci, ispirato alle storie vere delle cooperative sociali nate negli anni ottanta per dare lavoro ai pazienti dimessi dai manicomi in seguito alla Legge Basaglia, in particolare a quella della cooperativa “Noncello” di Pordenone. Si parla di un pezzo di storia del paese, la storia nascosta dai giornali e dai libri, fatta dalle persone, che non cambiano il corso degli eventi, ma che li subiscono e cercano di fare del loro meglio. Prima dell’introduzione in Italia della “legge 180/78”, detta anche legge Basaglia, i manicomi erano spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di ogni tipo, dall’elettroshock alla malarioterapia. “La follia è una condizione umana” dichiarava Basaglia, psichiatra. “In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla”. Il film si svolge infatti nella Milano dei primi anni Ottanta, il decennio che da un punto di vista socioeconomico ha gettato le basi per quelli a venire, che ha modellato la cultura sociale degli anni che stiamo vivendo. Gli anni Ot- tanta del riflusso, della sinistra che inizia a non saper più dove andare, degli ex di sinistra che diventano i simboli della Milano da bere, dei soldi facili, del profitto prima di tutto, del liberismo a tutti i costi. Nello, il protagonista, è sindacalista cinquantenne in rotta con la moglie perché troppo arretrato e con il sindacato per le idee troppo avanzate per il suo tempo. Ritenuto scomodo all’interno del sindacato viene allontanato e “retrocesso” al ruolo di direttore della Cooperativa 180, un’associazione di malati di mente liberati dalla legge Basaglia e impegnati in (inutili) attività assistenziali. La sfida di Nello è quella di creare una ditta di rivestimenti di parquet. Credendo fortemente nella dignità del lavoro, Nello, una volta trovandosi a stretto contatto con i suoi nuovi dipendenti, cerca in ognuno di loro delle potenzialità e decide di umanizzarli coinvolgendoli in un lavoro di squadra, spingendo ogni socio della cooperativa a imparare un mestiere per sottrarsi alle elemosine dell’assistenza e, andando contro lo scetticismo del medico psichiatra che li ha in cura, Nello integra nel mercato i soci della Cooperativa con un’attività innovativa e produttiva. In un primo tempo la storia ti proietta nell’inferno della malattia mentale, per regalarti poi il sogno della guarigione e dell’emancipazione verso la pienezza della vita… Ma la vita è anche un rischio e pericolo di insuccessi, che non debbono in alcun modo arrestarla. Il punto di forza del film sta nella comicità delle situazioni; frase simbolo di questa comicità: “Siamo fuori da Tuttocittà, devi ritornare a Tuttocittà” mentre invece la frase che meglio sintetizza lo spirito della Cooperativa 180 : “Siamo matti, mica scemi”. Né la tragedia né l’integrazione sono il compimento del film, pur essendone parte. La linea di demarcazione tra malattia mentale e sanità purtroppo resta alla fine drammaticamente tracciata, nonostante il furbetto “tag” del film che “nessuno è normale visto da vicino”, ma, come dice Nello/Bisio dopo il primo lavoro fallimentare della cooperativa: “Abbiamo sbagliato perché abbiamo fatto”, ed è meglio che non tentare per niente. n 23 numero 47 marzo 2015 rubriche rubriche rubriche Convenzioni in favore dei soci Disco Frisco Negozio di dischi Via De’ Monari, 1/A/1B - Bologna Sconto del 10% su tutti gli acquisti. 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Politiche di Pari Opportunità Lontano da tutto, ma con la voglia di esserci 7 Attività sociale Libertà è partecipazione CADIAI su Instagram 8Servizi Piccolo gruppo educativo per minori con Disturbi Specifici di Apprendimento 9 Outdoor education 11 Un Natale... outdoor 12 Presentato il progetto “Cerca nel cassetto” Soccorso pediatrico 13 Residenza Gruber per persone con Disturbi del Comportamento Alimentare Impaginazione: N.S. - Progetti di comunicazione Bologna Stampa: Casmatipolito via Provaglia 3/b, 3/c, 3/d 40138 Bologna Questa rivista è stata stampata su carta riciclata 100% ecologica che ha ottenuto il marchio Greenlabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale. II Venti liberi Memoria, impegno e legalità: CADIAI e i venti anni di Libera. rubriche rubriche rubriche Nati in CADIAI Congratulazioni alle neo mamme Agnese Casoni Marinella Corcella Sara Cristofori Vincenza Michela Dimasi Teresa Selvaggio numero 47 marzo 2015 Fiocco rosa per le Mamme in redazione Un augurio particolare a Anna Soccorsa Antonelli Maria Letizia Neri 20Testimonianze Un incontro con Don Luigi Ciotti 21 Arte e psiche La pittrice ispirata dagli angeli 22 I ritratti di Lele Roberta 5x1000 a CADIAI 23 Con i nostri occhi Si può fare Pillole verdi Piccoli consigli di sostenibilità ambientale Il bicarbonato di sodio, oltre ad avere proprietà alimentari e mediche, si ritiene essere anche un ottimo igienizzante. Viene anche utilizzato an- che come disincrostante per le tubature. Come? Eccovi la “ricetta”. Ingredienti: un paio di litri di acqua bollente (meglio riutilizzare l’acqua usata per la cottura della pasta o comunque usare acqua riciclata) e bicarbonato di sodio. Come procedere: Buttate 30gr. di bicarbonato nello scarico, lasciate agire circa 30 secondi e versate o lasciate scorrere i 2 litri di acqua bollente. Dopo aver effettuato queste procedure, avrete i vostri scarichi puliti risparmiando e senza aver inquinato. 24Rubriche Dono-Presto-Cerco La rete di CADIAI per mettere in contatto le persone e incrociare i loro bisogni. Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di donazione e/o prestito, fra i soci e i dipendenti della cooperativa, di quegli oggetti che hanno per i singoli terminato la propria utilità. È prevista anche la possibilità di CHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è qualcuno che ce l’ha?”), perché il bisogno di qualcuno può far ricordare ad altri di avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la disponibilità a prestarli o donarli. Come funziona? Chi vuole donare, prestare o cercare, fa la propria segnalazione ad uno dei seguenti referenti, contattandoli direttamente presso i servizi in cui lavorano: • C ristina Anteghini, Monica Bernabiti, (Residenza per disabili “La Corte del Sole” di San Giovanni in Persiceto); • Lara Girotti e Laura Piana (Nido ”Gatto Talete” di Castel Maggiore); • Giulia Casarini (uffici della sede); • Roberta Meotti (Casa protetta “Torre di Galliera”); • Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna); • Giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio). Questa lista di persone è naturalmente aperta ad altre che vi si volessero aggregare. Le segnalazioni vengono esposte nelle bacheche dei servizi e riportate in una apposita pagina del sito: www.cadiai.it Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete informativa che mette in contatto le persone e le loro disponibilità ed esigenze. Non è prevista alcuna modalità di stoccaggio o deposito degli oggetti: le persone si accordano autonomamente per le consegne. III [email protected] - www.cadiai.it Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB BO numero 47 marzo 2015 Venti liberi Memoria, impegno e legalità: CADIAI e i venti anni di Libera. Newsletter Per ricevere ogni mese la nostra newsletter nella tua casella di posta elettronica, iscriviti inserendo il tuo indirizzo nell’apposito spazio della pagina principale del sito www.cadiai.it Chi volesse scrivere una lettera può farlo via mail all’indirizzo [email protected] o per posta a Scoop c/o CADIAI - Via Boldrini, 8 - 40121 Bologna Outdoor education nei Nidi d’Infanzia Apertura della Residenza Gruber Quinto incontro del progetto FOR.C.A.