Lo
storico
italiano
Federico
Chabod
contrappone due antitetiche concezioni proprio
riguardo a “L’idea di nazione” nell’omonima
opera: quella naturalistica tedesca e quelle
volontaristica
rivoluzionario-francese,
e
successivamente risorgimentale italiana.
La genesi dello Stato francese appare come
risultato di un processo di accentramento
politico che ha il suo apice nel diciassettesimo
secolo, con il sovrano
Luigi XIV.Inizialmente
la Francia si presenta
dunque
come
uno
Stato assolutista, in cui
gli uomini sono uniti
non certo per la
“volonté générale” del
popolo, quanto a forza
del il diritto divino del
“Re
Sole”.
La
Rivoluzione Francese
giunge dopo più di un
secolo
sia
come
plausibile
reazione
contro un potere non
più concepito come
legittimo sia come ultimo stadio di quel
processo di formazione della nazione stessa. Il
nuovo clima rivoluzionario ha conferito ancora
maggiore importanza alla necessità di definire
cosa sia una nazione e quali sfumature di
significato essa assuma nei singoli casi; infatti
molti storici e filosofi hanno cominciato a
pubblicare opere proprio su questa tematica.
Tra questi, interessante è la definizione di
Ernest Renan (1823-1892), secondo cui la
Nazione è un “plebiscito quotidiano”,
rimarcando, così, l'idea che una Nazione è tale
in quanto è espressione della libera volontà
degli individui. Già durante la Rivoluzione,
tuttavia,
l'abate
Emmanuel
Joseph
Sieyès(1748-1836) nel suo opuscolo “Che
cos'è il terzo Stato?” aveva identificato lo Stato
con il popolo, sottolineando l'inadeguatezza
del potere principesco.
L’appartenenza alla nazione francese si
definisce quindi come adesione volontaria a un
bagaglio di ideali sintetizzati dalla celebre
formula di “egalité , fraternité , liberté”.
Pertanto,quella francese è
una “nazione filosofica” a cui
si è legati per comunanza di
valori piuttosto che per una
questione
biologica:
in
questo modello nazionale
vige il cosiddetto “ius soli”.
Diametralmente opposta è la
tesi tedesca, secondo cui la
nazione
si
fonda
sul
cosiddetto "ius sanguinis",
ossia è basata su questioni di
discendenza, sangue, perfino
razza: è, dunque, definita
“nazione
etnica”.
Autori
tedeschi come il filosofo
Johann Gottfried Herder
(1744-1803) hanno sottolineato come un
carattere distintivo di una Nazione sia la lingua,
che è espressione dell' “anima di un popolo”.
“ ...la generazione nazionale resta la stessa
per millenni se non ha mescolanza estranee e
opera con più forza se rimane avvinta alla sua
terra come una pianta...”. Successivamente si
interpreteranno le tesi di Herder anche come
spunto fondamentale per tesi razziste e naziste
del Novecento; si dimostrerà dunque quanto
simili ideologie siano insediate nella cultura
tedesca non senza un precedente.
Alessia Colantoni, Alessandra Morgia,
Antonella Olita
Anno VI-
numero
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P a g i n a |3
Anno dell’unità d’Italia
□ 1861
□1870
□1871
□1960 □altro ______________
Roma capitale d’Italia
□1961
□1871
□1870
□1860 □altro_______________
L’obiettivo della Giovine Italia era rendere l’Italia
□Monarchia assoluta □ Repubblica democratica unitaria □rRepubblica federale □Monarchia
costituzionale
Chi fu soprannominato “l’Eroe dei due mondi”
□Mazzini
□Cavour
□Colombo
□Garibaldi
La dinastia del Regno delle due Sicilie
□Borbone
□Savoia
□ Asburgo
□Valois
Il papa che dopo la presa di Roma si chiuse nel Vaticano disconoscendo il Regno d’Italia
□Pio XII
□ Pio X
□Pio IX
□Pio XVI
Il re dell’unità d’Italia
□Vittorio Emanuele III
□Umberto I
□Vittorio Emanuele II
□Emanuele Filiberto
IV
Chi sono questi uomini?
1 ______________________________
2_______________________________
3_______________________________
4_______________________________
“Dell’elmo di Scipio si è cinta la testa”…ma chi è Scipio?
□Un famoso patriota italiano
□Un generale romano
□Uno dei 7 re di Roma
□Un
eroe garibaldino
Quali città italiane rimasero irredente dopo il 1870?
□Roma e Torino
□ Trento e Trieste
□Trento e Venezia
□Milano e Roma
Quale fu la capitale d’Italia prima di Roma?
□Genova
□Venezia
□Milano
□Firenze
□Torino
Chi è l’attuale presidente della repubblica?
□Giorgio Napolitano
□Silvio Berlusconi
□Gianfranco Fini
□Carlo Azeglio Ciampi
Quando è stata l’ultima volta che la nazionale italiana di calcio ha vinto i mondiali
□1998
□2002
□2006
□2010
Quale di questi allenatori ha vinto lo stesso anno Campionato, Coppa Italia, Champions League
□Jose Mourinho
□Rafael Benitez
□Fabio Capello
□Sir Alex Ferguson
Come si chiama l’arbitro che diresse la partita Italia- Corea Del Sud nei mondiale nippocoreani
□Frisk
□Webb
□Moreno
□Helizondo
Chi è stato il vincitore dell’ultima edizione del Festival di Sanremo?
□Marco Carta
□Povia
□Valerio Scanu
□Alexia
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Come si chiamano questi noti calciatori
1________________________
2________________________
3________________________
4________________________
Come si chiamano questi notissimi stilisti?
1_______________________
2_______________________
3_______________________
4_______________________
A cura della redazione
Anno VI-
In
numero
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occasione
del
centocinquantesimo dell'unità
d'Italia, abbiamo pensato di
testare le conoscenze in
proposito nel nostro liceo.
Abbiamo quindi distribuito un
sondaggio in alcune classi a
campione volto a testare
conoscenze basilari di storia
risorgimentale mettendole a
paragone con il grado di
informazione che i ragazzi
dimostrano su temi che
ritenevamo
per
loro
di
maggiore interesse. Abbiamo
riportato in un grafico le
risposte sbagliate disponendo
dalla uno alla quattordici le
domande di argomento storico
e nella seconda parte quelle
relative all'attualità. Ad una
prima osservazione risulta
evidente come gli errori siano
concentrati
prevalentemente
nella prima parte del grafico.
Fra queste la risposta più
conosciuta era quella relativa
all'anno dell'Unità (ma si deve
tenere comunque presente che
la ricorrenza ricada proprio
quest'anno). Il riconoscimento
delle personalità più importanti
del
Risorgimento
come
Mazzini,Garibaldi,Vittorio
Emanuele II, Cavour attraverso
delle immagini, è stato invece
P a g i n a |5
ciò che ha suscitato maggiori
difficoltà per molti studenti, in
modo particolare per la figura
di Vittorio Emanuele II. Tutto
ciò
appare
alquanto
significativo se si considera
che le immagini da noi
proposte potevano trovarsi
abitualmente,
fino
a
cinquant'anni fa, nelle case
degli italiani. Altre domande
che sono state oggetto di
dubbio riguardavano la data in
cui Roma è stata proclamata
capitale d'Italia e quale città,
tra quelle proposte, era stata
indicata come prima capitale
dello Stato. Per ciò che
riguarda le domande di
attualità, quelle che sono state
maggiormente
oggetto
di
dubbio riguardavano l'identità
egli stilisti, da abbinare alle
relative
immagini,
e,
soprendentemente,
l'arbitro
della partita Italia-Corea Del
Sud nei mondiali nippocoreani.
Altro fattore importante da
rilevare è la presenza di errori,
seppur in minor misura, nella
risposta relativa al nome
dell’attuale Presidente della
Repubblica.
Antonella Olita, Alessandra Morgia,
Giulia Cordaro, Alessia Colantoni
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Goffredo Mameli scrisse il testo de Il Canto degli Italiani durante l’autunno del 1847. Il 10
Novembre lo inviò al maestro Michele Novaro, che lo mise in musica. L inno debuttò il 10
Dicembre al Piazzale del santuario della nostra Signora di Loreto a Oregina per festeggiare il
centenario della cacciata degli austriaci. Gli inni patriottici come l’inno di Mameli sono stati uno
strumento decisivo per la propagazione degli ideali del Risorgimento. Quando l’inno si Mameli
divenne cominciò a guadagnarsi una certa popolarità, le autorità dei vari Stati italiani,
considerandolo eversivo, tentarono di censurarlo, soprattutto l'ultima parte, che appariva
fortemente anti-austriaca. L’Inno di Mameli fu registrato per la prima volta nel 1915, esattamente il
9 Giugno, dal cantante Giuseppe Godono. Una seconda registrazione fu realizzata a Londra dalla
Banda del Grammofono. Dopo la dichiarazione di guerra contro l’Austria (1915), le bande militari lo
suonarono senza posa, tanto che le autorità italiane dovette sospendere ogni forma di censura del
testo.
Manolo Novelli, Emanuele Falcone,Tiziano Casarcia.
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Goffredo Mameli fu una
delle figure più importanti
del Risorgimento italiano.
Nacque a Genova il 5
Settembre 1827. I nonni
appartenevano alla famiglia
aristocratica
sarda
dei
Mammeli. Figlio di Giorgio,
ufficiale della Marina sarda,
l’educazione di Goffredo fu
affidata alla madre, la
marchesa Adelaide Zaogli.
Quest’ultima era amica
d’infanzia
di
Giuseppe
Mazzini,
del
quale
condivideva i sentimenti
patriottici e liberali che
cercò di trasmettere ai figli
fin dall'infanzia. Istruito
nelle scuole Pie di Genova,
fu autore nel 1847 del
Canto
degli
Italiani
conosciuto anche come
Inno di Mameli.
Per la sua amata scrisse
versi riboccanti di passione:
La vergine e l’amante,
Leggenda araba, Il giovane
crociato,
Alla
poesia,
L’ultimo canto, questi ultimi
intonati
a
desolato
sconforto.
Nel
1847
Goffredo entrò a far parte di
un’accademia,
chiamata
Società
Entelema,
dapprima
letteraria,
divenuta poi politica, e
formata in gran parte da
giovani
appassionati
sostenitori
degli
ideali
patriottici e liberali. Per tutto
il
1847
Mameli,
specialmente insieme con
l’animoso Nino Bixio, prese
parte alle dimostrazioni
patriottiche di cui fu teatro
la sua Genova. Come
anticipato, nel Novembre
scrisse
l’inno
Fratelli
d’Italia, che fu cantato per
più giorni per le vie di
Genova
fra
immenso
entusiasmo. Non appena
corse a Genova la notizia
che Milano era insorta ,
Mameli, al comando di
trecento giovani, prese la
via del Ticino. Entrato
trionfante a Milano il 24
Giugno, si arruolò, col
grado di capitano, nella
legione di volontari guidata
da Torres. Scioltasi questa
legione, si congiunse con la
colonna mantovana guidata
da Longoni, della quale
seguì le sorti fino alla fine
della prima guerra di
Indipendenza italiana. Le
poesie del Mameli furono
per prima volta riunite
dall’amico
Canale
e
successivamente
ristampate. Morì il 6 Luglio
del 1849.
Manolo Novelli, Emanuele
Falcone,Tiziano Casarcia
INNI NAZIONALI
L'inno nazionale è un
componimento musicale di
tipo patriottico, in genere
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viene adottato per la prima
volta nei periodi in cui le
nazioni
prendono
coscienza di sé medesime,
e viene scelto per la sua
capacità di rappresentarne i
caratteri fondanti e allo
stesso tempo di costituirne i
segni
musico-verbali
caratteristici o simbolici
(ufficiali). Si distingue da
quelli religiosi, ma ha in
comune
con
questi
l'esaltazione di un’identità
superiore ai singoli. La
maggior parte degli inni
sono stati composti dopo il
diciannovesimo e durante il
ventesimo secolo. Essi
vengono
eseguiti
in
occasioni speciali quali, ad
esempio, visite ufficiali dei
capi di Stato, cerimonie di
Stato, feste nazionali, ma
anche
manifestazioni
sportive.
Uno dei più antichi è
certamente La Marseillaise
(composta
da
Claude
Joseph Rouget de Lisle nel
1792). Durante il periodo
che va dal Risorgimento al
Fascismo
avranno
particolare rilevanza per
l’Italia l’Inno di Mameli
(1847, musica di M.
Novaro) ,l’Inno di Garibaldi
(1860,
parole
di
L.
Mercantini, musica di A.
Olivieri), l’Inno di Tripoli, la
Canzone del Piave. Il
movimento fascista trovò il
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proprio inno in Giovinezza,
divenuto inno ufficiale del
regime fascista e spesso
eseguita nel Ventennio
assieme alla Marcia Reale.
Marcia Reale Italiana
(Inno Sabaudo)
La Marcia Reale Italiana è
stato l'inno del Regno di
Sardegna, composto nel
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1831 da Giuseppe Gabetti.
È stato anche l'Inno
Nazionale
Italiano
fino
all'avvento
della
Repubblica (1946). L'inno è
stato ritenuto in passato
troppo banale e utile
solamente per far marciare
i soldati ma non per
rappresentare un paese.
Questo componimento più
dinastico che patriottico fu
scelto tramite un concorso,
al cui vincitore sarebbe
stato assegnato un premio
corrispondente alla somma
di 50 lire.
Manolo Novelli, Emanuele
Falcone,Tiziano Casarcia
(Gianluca De Santis)
La lingua letteraria volgare nasce in Italia alcuni secoli più tardi che in Francia ed assorbe già
quegli elementi preumanistici1 che segnano invece la trasformazione dell’antico francese.
Al lento processo di unificazione linguistico-letteraria fa da sfondo la molteplicità delle culture locali
dialettali.
DAL LATINO AL VOLGARE.
1 Caratteristici periodo del XIII e XIV secolo in cui si assiste a un mutamento profondo della concezione dell'uomo, fino
a quell'affermazione della centralità dell'uomo rispetto alla natura, che sarà propria dell'umanesimo.
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Una poderosa funzione innovatrice nel lessico latino fu esercitata dal cristianesimo,
particolarmente sul piano della modificazione semantica2, e tracce notevoli sono state lasciate
anche dai popoli stranieri che dopo la caduta dell’ Impero romano hanno invaso la penisola
(longobardi, franchi e bizantini in particolar modo).
È certo che una notevole frammentazione accompagnò la diffusione del latino in Italia, poiché le
popolazioni che lo adottarono erano linguisticamente differenti e quindi incapaci di pronunziarlo
senza deformazioni.
A ciò si oppose la forza accentratrice di Roma imperiale, ma già in epoca dioclezianea (285-312) il
ruolo di Milano come centro politico nell’Italia settentrionale provocò una frattura con la penisola.
Lentamente ma inesorabilmente, nel latino, che continua ad essere di uso comune fino all’inizio del
VII secolo, trapelano le innovazioni, ma mancano ancora documenti diretti di una coscienza
linguistica volgare fino all’ Indovinello veronese:
Se pareba boves, alba pratalia araba
Albo versorio teneba, et negro semen seminaba.
Gratias tibi agimus onnipotens sempiterne Deus.
Traduzione del testo
Originale
Soluzione dell’indovinello
Teneva davanti a sé i buoi
le dita della mano
arava i bianchi prati
le pagine bianche di un libro
e aveva un bianco aratro
la penna d'oca, con cui si era
soliti scrivere.
e un nero seme seminava
l'inchiostro.
Se ne deduce dunque che la soluzione dell'indovinello sia: lo scrivano.
Dall’interferenza di elementi volgari nasce in Europa quel latino medievale che fu sostanzialmente
il riflesso della diffusa diglossia3 che portava a leggere diversamente da come si scriveva e a
scrivere diversamente da come si sentivano pronunciare i vocaboli. La riforma carolingia accelerò
un processo di progressiva distinzione fino al vero e proprio bilinguismo. Nel concilio di Tours
dell’813 fu affermato che una scrittura latina doveva essere letta con accurata pronuncia oppure
tradotta.
IL PRIMO DOCUMENTO IN VOLGARE.
2 Analisi e studio del linguaggio dal punto di vista del significato; in logica, studio del rapporto fra i segni e i concetti cui
si riferiscono.
3 Presenza nella stessa comunità di due lingue o varietà della stessa lingua, una alta, l'altra bassa (es. lingua
nazionale e dialetti; arabo classico unitario e arabo nazionale, ecc.).
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ll Giuramento di Strasburgo (“Sacramenta Argentariae” in latino) è ritenuto la prima
testimonianza scritta di una lingua romanza. Il 14 febbraio dell'anno 842 Carlo II il Calvo (re dei
franchi occidentali) e Ludovico II il Germanico (re dei franchi orientali) si trovano a Strasburgo per
giurarsi fedeltà reciproca, e per affermare che nessuno di loro stringerà patti di alleanza con
Lotario I (imperatore e fratello di Carlo e Ludovico). I due sovrani giurarono ognuno usando il
dialetto volgare dell’altro. Quindi, Ludovico in volgare romanzo francese e Carlo in volgare
tedesco. Qui di seguito riportiamo il testo in volgare romanzo francese:
Ludovico (in volgare romanzo francese):
TESTO ORIGINALE
TRADUZIONE
Pro Deo amur
Per l'amore di Dio
et pro christian poblo
e per il popolo cristiano
et nostro commun salvament,
e per la nostra comune salvezza,
d'ist di in avant,
da qui in avanti,
in quant Deus savir et podir me dunat,
in quanto Dio mi concede sapere e potere,
si salvarai eo cist meon fradre Karlo
così aiuterò io questo mio fratello Carlo
et in aiudha et in cadhuna cosa,
e in aiuto e in qualunque cosa,
si cum om per dreit son fradra salvar dift,
così come è giusto, per diritto, che si aiuti il proprio
fratello,
in o quid il mi altresi fazet
a patto ch'egli faccia altrettanto nei miei confronti,
et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai, qui,
e con Lotario non prenderò mai alcun accordo che,
meon vol,
per mia volontà,
cist meon fradre Karle in damno sit.
rechi danno a questo mio fratello Carlo.
LE TESI DI DANTE ALIGHIERI.
"Non ci stupisce pertanto se i giudizi degli uomini, che son presso che bestie,
stimano che una stessa città abbia sempre parlato un medesimo linguaggio". Dante Alighieri
Il primo scrittore che pone il problema di una lingua nazionale e che elabora un tentativo per
risolverlo, è Dante Alighieri. Il testo in cui ne parla è il De Vulgari Eloquentia.
La lingua nazionale si sarebbe potuta facilmente avere in Italia -secondo Dante- se ci fosse stata
l'unificazione nazionale: in questo caso, alla corte del sovrano si sarebbero riuniti gli ingegni
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migliori di tutta la nazione, e dal loro contatto quotidiano sarebbe nata una lingua che, senza
identificarsi con un dialetto particolare, avrebbe ritenuto il meglio di tutti. Non essendo
politicamente possibile l'unità, il volgare illustre non poteva essere il prodotto di fattori storici e
naturali, ma solo una costruzione artificiale di scrittori, poeti, ecc...
Nella Divina Commedia Dante diede il primo esempio di come fosse possibile usare il volgare (in
questo caso il fiorentino) ottenendo effetti poetici di grande valore e affrontando astratti problemi
filosofici, politici, culturali. Petrarca e Boccaccio proseguono sulla strada da lui indicata. Qui
tuttavia va precisato che la lingua della Commedia è il fiorentino parlato medio e non tanto il
volgare illustre di Firenze: si può anzi dire che l'opera sia plurilinguistica, a causa dei suoi molti
gallicismi, latinismi, lombardismi, idiotismi vari e neologismi.
LA SOLUZIONE DEL REBUS DELLA LINGUA NAZIONALE.
Dopo Dante, entrando nell'età moderna, l'elaborazione di una lingua nazionale italiana si
collegherà sempre più al problema della unificazione nazionale. Quando nel 1861 nasce il Regno
d'Italia, gli “italiani” che parlano e scrivono correntemente in italiano sono ancora una percentuale
infima della popolazione, circa il 2%. Sarà il sistema dell'istruzione pubblica, la scuola statale, a
impostare la soluzione del rebus.
Lo straordinario diffondersi dei mezzi di comunicazione di massa avvenuto nel corso del
Novecento ha consentito all’italiano parlato di diventare patrimonio comune. Il cinema, la radio e la
televisione hanno permesso alla lingua italiana di diventare il codice linguistico usato dalla
maggioranza della popolazione.
Francesca Aureli
Francesca Clemente
Francesca Ramaccini
Gianluca De Santis
Ylenia Rosati
un fortissimo sviluppo economico, al quale si
conseguenze:
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l’aumento
demografico;
negli
ultimi
vent'anni il Maghreb ha conosciuto un
incremento della popolazione di circa 65
milioni di unità.
l'urbanizzazione; la popolazione si è sempre
più concentrata nelle metropoli, in
particolare, a Il Cairo, città che con il suo
interland raggiunge ormai i 16 milioni di
abitanti (la popolazione totale dell’Egitto
è di 80 milioni).
la proletarizzazione; conseguenza sociale
principale sia dell'incremento demografico sia
dell'urbanizzazione è il processo di
proletarizzazione di migliaia di contadini che,
trasferendosi dalle campagne alle città, si
sono ormai trasformati in lavoratori salariati.
le migrazioni; la proletarizzazione, in
particolare, ha causato forti spostamenti
migratori, non solo dalle campagne verso le
città, ma anche dall’Egitto verso le città
dell'Europa. In generale tutto il bacino del
Mediterraneo è interessato da questi
fenomeni migratori (in questi giorni abbiamo
scoperto che la Libia era piena di immigrati
egiziani). Ma il fenomeno è perfino più vasto
e coinvolge tutta l’Africa Sahariana (Mali,
Niger, Sudan, Chad).
Una causa fondamentale del processo di
intenso
sviluppo
economico
si
può
sicuramente indiduare nella determinante
percentuale di popolazione giovanile: circa
il 50 % degli egiziani è composto da giovani
al di sotto dei trent’anni; al contrario, la
popolazione italiana è caratterizzata dal 25 %
di over sessanta.
Ma, allora, che cosa ha scatenato la
rivoluzione?
Sicuramente l’origine degli eventi drammatici
degli ultimi tempi è da attribuire alla crisi
economica mondiale del 2008, che in
particolare in Egitto ha comportato la
chiusura di molte fabbriche, l’aumento
esponenziale della disoccupazione e, inoltre,
il ritorno di migliaia di emigrati.
Tale disastro economico ha causato, inoltre,
l’inflazione
agricola
(definita
più
precisamente “agflazione”). È interessante
notare che alcuni economisti hanno
catalogato come principali fattori scatenanti di
questa agflazione l’aumento dei consumi
alimentari in Asia e la produzione di
biocarburanti. Il suddetto incremento dei
consumi alimentari in Asia ha determinato
drammatiche condizioni soprattutto per gli
P a g i n a | 13
strati inferiori della società egiziana, tanto da
scatenare una vera e proprio “rivolta del
pane”.
La scintilla della rivolta è databile al 17
gennaio 2011, quando al Cairo un giovane
ambulante si è dato fuoco: una forma di
protesta che già si era verificata nelle
settimane precedenti in Tunisia. Il 20 gennaio
altri due operai hanno seguito il suo esempio
per protestare contro un trasferimento
forzato. La vera e propria sommossa
popolare si scatena il 25 gennaio, quando
venticinquemila manifestanti scendono in
piazza, nella capitale, per chiedere riforme
politiche e sociali. La manifestazione si
trasforma quindi in scontro aperto con le
forze dell'ordine, con tumulti che provocano
quattro vittime. La protesta si protrae fino
all’11 febbraio quando Hosni Mubarak, da
trent'anni presidente della Repubblica
Egiziana, rassegna le dimissioni. Per arrivare
a questo, l’Egitto ha dovuto affrontare diverse
settimane di sanguinosi tumulti di piazza, i
quali hanno segnato nel profondo la storia di
questo paese. Dopo le dimissioni di Mubarak,
il potere è stato consegnato al Consiglio
Supremo delle forze armate, il quale
redigerà una nuova costituzione più orientata
in senso democratico, fino alle prossime
elezioni politiche che si terranno entro 6 mesi.
Molto importante da sottolineare è che tutti gli
stati del Nord Africa sono in costante
agitazione per ottenere nuovi diritti e libertà:
dimostrazione che l’Egitto è solo la punta di
un iceberg molto più grande. Ne è un
esempio l’attuale rivolta in Libia, dove la
situazione è molto drammatica; infatti, il
presidente libico Gheddafi sta attualmente
reprimendo brutalmente la rivolta, arrivando a
bombardare città, aeroporti e pozzi petroliferi.
La speranza dei più è che questi popoli un
giorno riescano ad ottenere finalmente la
possibilità di vivere in un paese libero, e che
le loro proteste per ottenere un futuro migliore
non siano strumentalizzate dalle potenze
europee: non risulterebbe strano, né
tantomeno
sorprendente,
che
queste
approfittassero della situazione per pensare
ai propri interessi commerciali, soprattutto per
i profitti dovuti ai pozzi petroliferi, occupando
questi territori con il pretesto di esportare la
democrazia con le loro “missioni di pace”.
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Antonella Olita, Fabio Antonucci
di Alessandro Calcaterra
Anno VI-
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“Res Cogitans” giornale scolastico a cura del laboratorio di storia
Con la supervisione del prof. Giangiacomo Cavicchioli
www.liceofrancescodassisi.it
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