ATTI DELLA SETTIMANA DI STUDIO
Roma, 7-11 luglio 2014
Pio IX e Vincenzo Pallotti
ISTITUTI PALLOTTI
COMMISSIONE STORICA
ATTI DELLA SETTIMANA DI STUDIO
VITA DEL PALLOTTI: CERTEZZE E DUBBI
Roma, 7-11 luglio 2014
Centro di spiritualità pallottina “Cenacolo”
Istituto S. Vincenzo Pallotti – Roma
Roma – 2015
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 1
ATTI DELLA SETTIMANA DI STUDIO 2014
INDICE
● Presentazione degli Atti, Jacob Nampudakam SAC ............................. p. 4
NOTE SUGLI ORGANIZZATORI
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p.
La Commissione Storica della Società dell’Apostolato Cattolico .......... p. 4
L’Istituto S. Vincenzo Pallotti di Roma .................................................. p. 4
L’Istituto Pallotti in Brasile .................................................................... p. 5
L’Istituto Pallotti in Polonia ................................................................... p. 6
L’Istituto Pallotti in Germania ............................................................... p. 7
L’Istituto Pallotti in India ....................................................................... p. 8
L’Istituto Pallotti per l’Africa ................................................................. p. 8
PROGRAMMA DELLA SETTIMANA DI STUDIO
● Programma per ogni giorno ................................................................ p. 10
RELAZIONI
● La Settimana di studio sul ritorno alle radici, Jan Kupka SAC .............. p. 16
● Cooperazione nell’apostolato: Vincenzo Pallotti precursore
dell’Azione Cattolica? Stanisław Stawicki SAC ..................................... p. 19
● Il fondamento dell’apostolato secondo Vincenzo Pallotti,
Paul Rheinbay SAC ............................................................................... p. 35
© 2015 Società dell’Apostolato Cattolico (Istituto S. Vincenzo Pallotti –
Roma). Salvo l’accordo fatto con la direzione dell’Istituto S. Vincenzo
Pallotti, tutti i diritti di traduzione e riproduzione del testo e delle
immagini sono riservati. Fotografie: Archivio dell’ISVP-Roma.
Redazione: Jan Kupka SAC e Serenella Morandotti. Piazza S. Vincenzo
Pallotti 204 – 00186 Roma – tel. 06.68.19.46.9 – fax 06.687.68.27 – e-mail:
[email protected] – www.sac.info – fine della redazione: febbraio 2015.
2 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
● I rapporti di Propaganda Fide con l’Opera della Propagazione
della Fede di Lione, Vito del Prete PIME .............................................. p. 43
● Vincenzo Pallotti e Pio IX, Piotr Bełczowski SAC .................................. p. 52
● Per una storia del legame
tra Ventura e Pallotti, Marcelo Raúl Zubía CR .................................... p. 67
● Vincenzo Pallotti e Antonio Rosmini-Serbati,
Claudio Massimiliano Papa IC ............................................................. p. 80
● Le “Massime eterne” di Alfonso M. De’ Liguori in arabo,
Ulrich Scherer SAC ............................................................................... p. 85
● Data di fondazione della Società dell’Apostolato Cattolico,
Ulrich Scherer SAC ............................................................................... p. 91
● The foundation date of the Pallottine Sisters,
Adelheid Scheloske SAC ....................................................................... p. 95
● Cronologia della vita del Pallotti: questioni irrisolte,
Jan Kupka SAC ................................................................................... p. 113
● Questioni emerse nel corso della Settimana di studio,
Cristina Mastrorosati ......................................................................... p. 122
● La Settimana di Studio, un altro tentativo di conoscere il Pallotti,
Jacob Nampudakam SAC ................................................................... p. 128
● Partecipanti ........................................................................................ p. 131
● Cronaca fotografica ............................................................................ p. 132
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 3
PRESENTAZIONE DEGLI ATTI
Cari Amici di san Vincenzo Pallotti!
La vita di san Vincenzo Pallotti è un grande dono di Dio per tutta la
Chiesa e per il mondo intero. Papa Francesco, nella sua omelia del 30
gennaio 2015, ha parlato su come custodire il dono di Dio e renderlo
fruttuoso. Meditando sulle parole della Lettera agli Ebrei: “Richiamate alla
memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete
dovuto sopportare una lotta grande e penosa” (Eb 10, 32), il Papa ha
sottolineato che per custodire il dono di Dio non si deve perdere la
memoria di quei primi giorni che spesso erano segnati dalla voglia di fare
cose grandi e con un grande entusiasmo.
Con la Settimana di studio che si è svolta a Roma nel luglio 2014 si
voleva richiamare alla memoria la vita di san Vincenzo Pallotti che nella
prima metà del XIX secolo ha ricevuto la luce di Cristo per arricchire la
Chiesa con nuovi modi di vivere il Vangelo di Cristo. L’incontro, promosso
dai responsabili degli Istituti Pallotti esistenti nelle varie aree geografiche
(Brasile, Camerun, Germania, India, Italia, Polonia), in collaborazione con la
Commissione storica della Società dell’Apostolato Cattolico, ha riunito le
persone che sono direttamente coinvolte nelle indagini sulle questioni
storiche della vita di san Vincenzo Pallotti. Tale incontro si è reso
necessario perché, a volte, si diffondono delle interpretazioni diverse su
alcuni eventi della vita del Pallotti o si presentano dei dubbi per quanto
riguarda i fatti storici.
Il materiale e l’esito delle riflessioni di questa Settimana di studio ora
sono pubblicati negli Atti. Nella parte iniziale sono inserite le note sugli
Organizzatori e il programma dettagliato per ogni giorno. In seguito
vengono riportati i testi delle relazioni pronunciate. Nella parte finale si
trovano l’elenco dei partecipanti e una breve cronaca fotografica.
Consegnando questi Atti a tutti i membri dell’Unione dell’Apostolato
Cattolico, voglio esprimere l’apprezzamento a tutti coloro che hanno
contribuito allo svolgimento e al buon esito della Settimana di studio,
soprattutto ai relatori, agli organizzatori e a tutti i partecipanti. Spero che le
riflessioni contenute in essi suscitino l’interesse per la storia di san
Vincenzo Pallotti, illuminino il nostro presente e diano un orientamento
verso il futuro. Il nostro santo Fondatore nella sua vita non aveva dubbi, ha
vissuto con certezza l’amore di Dio per tutti gli uomini e si è sforzato
continuamente di rispondere in modo generoso all’amore infinito di Dio.
D. Jacob Nampudakam SAC
Rettore Generale
Società dell’Apostolato Cattolico
4 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
NOTE SUGLI ORGANIZZATORI
LA COMMISSIONE STORICA
DELLA SOCIETÀ DELL’APOSTOLATO CATTOLICO
La Società dell’Apostolato Cattolico (SAC) ha sempre cercato di
conservare la memoria dei suoi eventi storici e del suo sviluppo. La
questione dell’aggiornamento della storia della SAC è stata discussa
durante la XVI Assemblea Generale, in seguito alla quale è stato proposto
di comporre la storia delle singole Provincie/Regioni per scrivere una
sintesi della storia della SAC. Così, iniziando dal 1990 sono stati intrapresi
alcuni passi per eseguire questo lavoro e si è giunti ad istituire – nel 1999 –
la Commissione storica composta da cinque membri. Il lavoro della
Commissione storica SAC è stato interrotto a causa della scomparsa nel
2005 di un membro che ne era il coordinatore principale.
Nel 2008 è stato ripreso il lavoro della Commissione storica SAC con
la nomina dei rappresentanti di diversi continenti. Così la Commissione
nella sua nuova formazione ha cominciato a rielaborare il progetto di
scrivere un libro o manuale di sintesi storica che sia un aiuto per ogni
membro della SAC e uno strumento valido per le case di formazione della
SAC con i cenni storici della presenza della Società nei diversi Paesi e
continenti. La Commissione storica continua il progetto di elaborazione
della sintesi storica e realizza altri compiti: per esempio l’elenco delle case
storiche che sono di grande importanza per la SAC e che ne costituiscono il
patrimonio storico e la formazione storica degli studenti e dei laici. La
Commissione ha già organizzato un incontro a Curitiba (Brasile) per tutti i
teologi e formatori del Sudamerica nel 2012 e nel luglio 2014 ha
collaborato con gli Istituti Pallotti delle varie aree linguistiche allo
svolgimento della Settimana di Studio sul tema “Vita del Pallotti: certezze e
dubbi”.
L’ISTITUTO S. VINCENZO PALLOTTI DI ROMA
L’Istituto S. Vincenzo Pallotti (ISVP), fondato nel 1943 presso il
Generalato della Società dell’Apostolato Cattolico, svolge la sua attività
secondo le norme dello Statuto approvato dal Consiglio Generale SAC. È
guidato da un direttore assistito da cinque consiglieri, nominati dal
Consiglio Generale SAC per un periodo di tre anni. I consiglieri
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 5
rappresentano la diversità dell’Unione dell’Apostolato Cattolico (Suore
Pallottine Romane, Suore Pallottine Missionarie, Comunità Quinta
Dimensione, Collegio Internazionale Regina degli Apostoli). Il Consiglio
dell’ISVP si riunisce cinque volte all’anno per programmare le attività
dell’Istituto.
L’attività dell’ISVP si delinea nei seguenti campi di impegno: 1)
biblioteca specializzata in cui si raccolgono i libri e il materiale stampato
relativi alla vita del Pallotti e alla storia di Roma del XIX secolo; 2) raccolta
del materiale cartaceo relativo a Vincenzo Pallotti come ad esempio
fotocopie dei documenti, ritagli di giornale, testi dattiloscritti e fotografie;
3) organizzazione degli Incontri di studio e formazione per approfondire la
spiritualità pallottina, incentrati su un tema particolare per ogni anno; 4)
pubblicazione della rivista “Apostolato Universale”; 5) tutela degli ambienti
storici legati alla memoria di san Vincenzo Pallotti. L’ISVP riserva uno spazio
di tempo al servizio di consultazione agli utenti che chiedono l’accesso al
materiale storico su vari temi relativi alla vita del Santo e notizie storiche
per le loro ricerche, partecipa a vari incontri di carattere storico che si
svolgono a Roma e nel mondo e prepara contributi per vari incontri
formativi pallottini o per la diffusione del pensiero di san Vincenzo Pallotti.
Sulle attività dell’Istituto si può consultare il sito www.sac.info dove si
trovano anche il catalogo dei libri conservati nella biblioteca dell’ISVP e
tutti i numeri della rivista “Apostolato Universale”.
L’ISTITUTO PALLOTTI IN BRASILE
L’Istituto Sud-Americano di Studi Pallottini (ISEP) è stato fondato nel
1992. Fin dall’inizio ne facevano parte i rappresentanti delle
Provincie/Regioni della Società dell’Apostolato Cattolico di Argentina,
Brasile, Uruguay e delle Provincie delle Suore Pallottine del Brasile.
L’intento principale dell’ISEP era quello di promuovere gli studi su Vincenzo
Pallotti e la sua Opera e di stabilire un programma comune di formazione
pallottina nell’area di lingua spagnola e portoghese. L’Istituto PallottiBrasile è guidato da un direttore assistito da un gruppo di collaboratori.
L’Istituto è aperto a tutti i membri e simpatizzanti dell’Unione
dell’Apostolato Catolico. È un centro di formazione e convivenza pallottina
che vuole aiutare nella formazione di evangelizzatori, secondo il carisma e
la spiritualità di san Vincenzo Pallotti. La sua attività si esprime soprattutto
nell’organizzazione di corsi di formazione pallottina che si svolgono presso
6 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
il Colegio Maximo Palotino di Santa Maria. Oltre a questo obiettivo
generale, i corsi offrono la possibilità di un contatto diretto con le fonti
pallottine, facilitando una riflessione ed un’esperienza vissuta sulla
missione dei continuatori dell’Opera del Pallotti. I corsi si svolgono in tre
tappe, nel mese di luglio. La loro durata va da 10 a 25 giorni. Vi hanno
partecipato già più di mille persone, tra sacerdoti, fratelli, suore e laici,
giovani e adulti, di 12 nazionalità, provenienti da diversi Paesi e da molte
regioni del Brasile. Oltre i corsi l’Istituto Pallotti-Brasile organizza una
giornata di spiritualità pallottina. Negli ultimi tempi è stata promossa una
riflessione su una nuova impostazione dell’Istituto Pallotti per dargli una
dinamica più efficace a servizio di tutta l’Unione dell’Apostolato Cattolico.
L’ISTITUTO PALLOTTI IN POLONIA
L’Istituto Pallotti in Polonia è stato inaugurato nel gennaio 2000 in
occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della morte di san
Vincenzo Pallotti e nel 50° della sua beatificazione. La sua storia però inizia
nell’anno 1957 quando la Provincia di Cristo Re (Varsavia) ha deciso di
istituire il Centro di Studi Pallottini con lo scopo di promuovere la
conoscenza della vita del Pallotti e di indagare sulle modalità di
realizzazione della sua opera in modo aggiornato. L’attività dell’Istituto
Pallotti in Polonia si svolge secondo le indicazioni dello Statuto ed è
indirizzata a tutta la Famiglia pallottina. La sede dell’Istituto si trova
attualmente a Konstancin-Jeziorna. Il suo lavoro è coordinato da un
direttore assistito da un Consiglio composto da 5 persone che
rappresentano le Suore Pallottine Missionarie, le due provincie polacche
della SAC e l’Unione dell’Apostolato Cattolico. Nell’ambito delle sue attività
l’Istituto Pallotti in Polonia intraprende varie iniziative per approfondire la
vita di san Vincenzo Pallotti e la sua spiritualità (convegni, giornate di
studio, incontri); raccoglie libri e contributi su Pallotti; cura le pubblicazioni
sulle tematiche pallottine, tra l’altro la collana “Studi pallottini”, e collabora
con diversi centri pallottini in Polonia ed all’estero. Nel 2013, in occasione
del 50° anniversario della canonizzazione di Vincenzo Pallotti, l’Istituto
Pallotti-Polonia ha accompagnato il pellegrinaggio della Croce di san
Vincenzo Pallotti per tutte le comunità pallottine ed ha organizzato dei
simposi su temi incentrati sulla spiritualità del Pallotti. Attualmente è
impegnato nella catalogazione elettronica della propria biblioteca che
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 7
conta circa 1000 volumi e nella digitalizzazione di alcuni testi dattiloscritti.
L’attività dell’Istituto Pallotti-Polonia si può seguire sul sito www.pallotti.pl.
L’ISTITUTO PALLOTTI IN GERMANIA
L’Istituto Pallottiini Germania è stato inaugurato il 19 aprile 2010 con
una giornata di studio svoltasi alla Facoltà Teologica di Vallendar. Nell’atto
di fondazione l’Istituto Palotti per l’area di lingua tedesca è stato istituito
dai componenti dell’Unione dell’Apostolato Cattolico, cioè dai Pallottini di
Germania, Austria e Svizzera assieme alle Suore Missionarie Pallottine e ai
Gruppi di laici pallottini. Il suo scopo principale è quello di promuovere le
ricerche sulla spiritualità di san Vincenzo Pallotti e di diffondere la ricchezza
della sua eredità spirituale. L’Istituto Pallotti in Germania è inserito con il
titolo “Gruppo di lavoro per le ricerche pallottine” nell’Istituto per la
teologia e la storia delle comunità religiose che esiste presso la Facoltà
Teologica (PTHV) di Vallendar ed è guidato da un direttore assistito da un
consiglio composto da tre persone. Le modalità del suo lavoro e delle sue
attività sono descritte nello Statuto approvato il 4 aprile 2010. A livello
internazionale collabora con gli Istituti Pallotti esistenti a Roma, Brasile,
India e Polonia in due campi: ricerche comuni su alcuni fatti storici per
avere una riposta unitaria e scambio di notizie sulle ricerche già eseguite
nelle altre parti del mondo pallottino.
Il punto principale del lavoro dell’Istituto Pallotti in Germania
consiste nella traduzione dall’italiano in tedesco dei più importanti testi di
san Vincenzo Pallotti e nel renderli accessibili in formato digitale.
Attualmente si portano avanti i lavori di digitalizzazione e divulgazione di
vari testi pallottini per inserirli sul sito: dizionario pallottino con voci come
“apostolato”, “laico”, “cenacolo”, etc.; manuale di formazione “Chiamati
per nome”, biografie sul Pallotti di Josef Frank, Heinrich Schulte, Stanisław
Stawicki. Inoltre l’Istituto Pallotti-Germania organizza incontri di studio e
ne pubblica gli Atti: ad esempio la giornata di studio su “Maria Regina degli
Apostoli” svoltasi il 12 maggio 2012 e il simposio (21-25 gennaio 2013) sul
tema “L’Unione – il nostro modo di essere Chiesa” organizzato nell’ambito
delle celebrazioni del 50° della canonizzazione del Pallotti.
8 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
L’ISTITUTO PALLOTTI IN INDIA
L’Istituto Pallotti in India è stato inaugurato nel 2011. Ha la sua sede a
Mysore presso il Centro Pallottino di Formazione Teologica (Prabodhana).
All’inizio l’attività dell’Istituto consisteva nell’organizzare la biblioteca
specializzata dell’Istituto e nella preparazione degli opuscoli divulgativi su
san Vincenzo Pallotti nelle lingue locali (inglese, hindi, malayam e tamil).
Recentemente è stato formato un comitato composto dal direttore
dell’Istituto, dal rettore di Prabodhana, da uno studente di teologia, dai
rappresentanti delle tre Provincie indiane della SAC, dalle Suore Pallottine,
Suore Missionarie, Suore Kristsevikas e Suore del Cenacolo (10 persone). In
questo modo è stato creato un network per condividere il materiale sul
Pallotti fra tutti i membri dell’Unione dell’Apostolato Cattolico in India e
per discutere su come sviluppare l’Istituto e come impostare la sua attività
per diffondere il carisma del Pallotti in India e nelle aree di lingua inglese. A
cura dell’Istituto Pallotti-India sono stati stampati i seguenti libri: “May
devotion in the life of St. Vincent Pallotti”, “St. Vincent Pallotti founder of
the Pallottines”, un opuscolo divulgativo sui Pallottini in India ed una Via
Crucis pallottina in inglese. Nel prossimo futuro l’Istituto intende realizzare
i seguenti progetti: allestire una vetrina per esporre libri e quadri di Pallotti,
organizzare conferenze ed una settimana pallottina ed iniziare la
pubblicazione di un Bollettino annuale (Journal) dell’Istituto Pallotti-India.
L’ISTITUTO PALLOTTI PER L’AFRICA
L’Istituto Pallotti per l’Africa (IPAF) è un progetto ancora da
realizzare. La sua istituzione entra nel quadro degli Istituti Pallotti previsti
per le singole aree geografiche e linguistiche. Dovrebbe essere un punto di
riferimento per tutte le entità pallottine presenti nel continente africano
(Camerun, Congo, Costa d’Avorio, Kenya, Malawi, Mozambico, Nigeria,
Ruanda, Sudafrica, Tanzania) per quanto riguarda la diffusione del pensiero
sulla vita e l’Opera di san Vincenzo Pallotti e la storia pallottina in Africa.
Nel discernimento sul Paese in cui stabilire la sede dell’IPAF è stato
proposto il Camerun per motivi storici e per la disponibilità delle strutture a
Yaoundé (la capitale). Per il momento sono stati avviati i primi passi per
l’inaugurazione. Si cerca di definirne il funzionamento in collaborazione con
le entità pallottine dell’Africa e le modalità di realizzazione dei compiti,
tenendo conto della realtà e diversità del continente africano.
❏
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 9
PROGRAMMA DELLA SETTIMANA DI STUDIO
1° GIORNO – LUNEDÌ 7 LUGLIO 2014
1st DAY – MONDAY 7 JULY 2014
Moderatore: Jan Kupka SAC
16.00 – Accoglienza dei partecipanti // Welcoming of participants
17.00 – Presentazione del programma, introduzione // Presentation of the
Program, Introduction
18.30 – Celebrazione eucaristica chiesa Regina Apostolorum // Eucharistic
Celebration – Regina Apostolorum Church (celebrante: Jan Kupka SAC)
20.00 – Cena // Dinner
S. Messa in onore di san Vincenzo Pallotti
– Prima lettura: 1 Cor 13, 1-8.13
– Salmo responsoriale: dal Sal 21 (22)
R. Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli
– Vangelo: Lc 10, 1-9
2° GIORNO – MARTEDÌ 8 LUGLIO 2014
Tema: Concetto dell’apostolato
2nd DAY – TUESDAY 08 JULY 2014
Theme: Concept of Apostolate
☐ “L’Apostolato Cattolico cioè universale come può essere comune ad
ogni classe di persone è il fare quanto ciascuno può e deve fare per la
maggiore gloria di Dio, e per la propria e altrui eterna salvezza”
(San Vincenzo Pallotti, Opere complete III, p. 143).
☐ “The Catholic Apostolate, universal because it is applicable to persons of
every class, ist doing whatever can and should be done for the greater
glory of God, for one’s own and one’s neighbor’s eternal salvation” (St.
Vincent Pallotti, Opere complete III, p. 143).
10 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
PROGRAMMA DEL GIORNO
Moderatore: João Baptista Quaini SAC
09.00 - 10.00 – Cooperazione nell’apostolato: Vincenzo Pallotti precursore
dell’Azione Cattolica? // Cooperation in the Apostolate: Vincent Pallotti
precursor of Catholic Action?, Stanisław Stawicki SAC
10.00 - 10.30 – Domande, approfondimenti // Questions, follow-up
10.30 - 11.00 – Pausa // Break
11.00 - 12.00 – Il fondamento dell’apostolato secondo Vincenzo Pallotti //
The basis of the apostolate according to Vincent Pallotti, Paul Rheinbay SAC
12.00 - 12.30 – Domande, approfondimenti // Questions, follow-up
13.00 – Pranzo // Lunch
15.00 - 16.30 – Lavoro nei gruppi: domande preparate dai relatori // Group
work: questions prepared by the presenters
17.00 - 18.00 – Discussione in plenum // Discussion in plenum
18.30 – Celebrazione eucaristica chiesa Regina Apostolorum // Eucharistic
Celebration Regina Apostolorum Church (celebrante: Stanisław Stawicki
SAC)
20.00 – Cena // Dinner
21.00 – Film su san Vincenzo Pallotti // Film about St. Vincent Pallotti
S. Messa del giorno – Martedì della XIV settimana Tempo ordinario
– Prima lettura: Os 8, 4-7. 11-13
– Salmo responsoriale: dal Sal 113b (115)
R. Casa d’Israele, confida nel Signore
– Vangelo: Mt 9, 32-38
3° GIORNO – MERCOLEDÌ 9 LUGLIO 2014
Tema: Storia dei legami
3rd DAY – WEDNESDAY 9 JULY 2014
Theme: History of the Relationships
☐ Pia Unione (...) “raccomandata dalla carità cristiana e dalla stessa fede
cattolica a tutti i vescovi, parroci, confessori, sacerdoti secolari e regolari,
chierici, claustrali, monache e laici di ogni grado, nobili, plebei, dotti,
studenti, ignoranti, ricchi, poveri, mercanti, negozianti, artieri, sani,
infermi, etc. perché ciascuno nel suo stato e condizione in ogni modo
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 11
possibile eserciti una specie di apostolato, procurando la salute eterna
delle anime, coll’uso dei mezzi spirituali e temporali secondo la possibilità e
il bisogno” (San Vincenzo Pallotti, Opere complete V, pp. 558-559).
☐ “Christian charity and the same Catholic faith recommend the Union to
all bishops, pastors, confessors, diocesan and religious priests, clerics,
cloistered persons, nuns, lay-persons of every rank, nobles of every degree,
to the people of God, students, the educated and uneducated alike, rich,
poor, merchants, shop keepers, employees in private and public offices and
to those of any profession or art, so that everyone in his state and
condition may practice with every possible means some kind of apostolate.
Thus, all may procure the eternal salvation of men with the practice of the
spiritual means possible to them and according to the obvious needs” (St.
Vincent Pallotti, Opere complete V, pp. 558-559).
PROGRAMMA DEL GIORNO
Moderatore: Carmela Coscia CSAC
09.00 - 09.30 – I rapporti di Propaganda Fide con l’Opera della
Propagazione della Fede di Lione // Relationships with the Propaganda
Fide, with the work of the Propagation of the Faith of Lyon, Fr. Vito Del
Prete PIME
09.30 - 10.00 – Vincenzo Pallotti e Pio IX // Vincent Pallotti and Pius IX,
Piotr Bełczowski SAC
10.00 - 10.30 – Pausa // Break
10.30 - 11.30 – Tavola rotonda con i relatori, approfondimenti // Round
Table with the presenters, follow-up
12.00 – Celebrazione eucaristica chiesa Regina Apostolorum // Eucharistic
Celebration - Regina Apostolorum Church (celebrante: Mariano Pinasco
SAC)
S. Messa per l’evangelizzazione dei popoli – Letture del mercoledì della
XIV settimana
– Prima lettura: Os 10, 1-3. 7-8. 12
– Salmo responsoriale: dal Sal 104 (105)
R. Ricercate sempre il volto del Signore
– Vangelo: Mt 10, 1-7
12 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
13.00 – Pranzo // Lunch
15.00 - 15.30 – Vincenzo Pallotti e Gioacchino Ventura // Vincent Pallotti
and Gioacchino Ventura, Fr. Marcelo Raúl Zubía CR
15.30 - 16.00 – Vincenzo Pallotti e Antonio Rosmini-Serbati // Vincent
Pallotti and Antonio Rosmini-Serbati, Don Claudio Massimiliano Papa IC
16.00 - 16.30 – Pausa // Break
16.30 - 18.00 – Tavola rotonda con i relatori, approfondimenti // Round
Table with the presenters, follow-up
20.00 – Cena // Dinner
21.00 – Presentazione Istituti Pallotti // Presentation of Pallotti Institutes
4° GIORNO – GIOVEDÌ 10 LUGLIO 2014
Tema: Certezze e dubbi
4th DAY – THURSDAY 10 JULY 2014
Theme: Certainties and Doubts
☐ “Lo storiografo, nello scrivere la storia, sia diligente nel raccogliere le
memorie e i documenti autorevoli, per scrivere ciò che è veramente certo e
nell’esporlo lo appoggi riportando le testimonianze: e quando qualche
circostanza fosse dubbia la esponga come dubbia” (San Vincenzo Pallotti,
Opere complete, I, p. 137).
☐ “The historian, in writing history, should be diligent in gathering
memories and authoritative documents, to write that which is truly certain
and in presenting it, support it, reporting the testimonies: and when some
circumstance is doubtful, to present it as doubtful” (San Vincenzo Pallotti,
Opere complete, I, p. 137).
PROGRAMMA DEL GIORNO
Moderatore: Martin Manus SAC
09.00 - 09.30 – “Massime eterne di Alfonso M. de’ Liguori in arabo //
“Eternal Maxims” of Alfonsus M. de’ Liguori in Arabic, Ulrich Scherer SAC
09.30 - 10.00 – Date di fondazione // Date of foundation, Ulrich Scherer
SAC, Adelheid Scheloske SAC
10.00 - 10.30 – Pausa // Break
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 13
10.30 - 11.00 – Lettere latine // Latin Letters, Mariusz Małkiewicz SAC
11.00 - 11.30 – La morte di Luigi Pallotti // The death of Luigi Pallotti,
Mariusz Małkiewicz SAC
12.00 – Celebrazione eucaristica chiesa Regina Apostolorum // Eucharistic
Celebration – Regina Apostolorum Church (celebrante: Mariusz Małkiewicz
SAC)
S. Messa in onore di Maria Regina degli Apostoli
– Prima lettura: At 1, 12-14. 2, 1-4
– Salmo responsoriale: dal Sal 95 (96)
R. Maria ottenne la benedizione dal Signore...
– Vangelo: Gv 19, 25-27
13.00 – Pranzo // Lunch
15.00 - 16.00 – Cronologia della vita del Pallotti: questioni irrisolte //
Chronology of Pallotti’s life: unresolved questions, Jan Kupka SAC
16.00 - 16.30 – Pausa // Break
16.30 - 18.30 – Discussione in plenum // Discussion in plenum
20.00 – Cena // Dinner
5° GIORNO – VENERDÌ 11 LUGLIO 2014
Tema: Verso il futuro
5th DAY – FRIDAY 11 JULY 2014
Theme: Toward the Future
☐ “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei
poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di
genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità,
infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati
dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed
hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la
comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il
genere umano e con la sua storia” (Gaudium et spes, n. 1).
☐ “The joys and the hopes, the griefs and the anxieties of the men of this
age, especially those who are poor or in any way afflicted, these are the
joys and hopes, the griefs and anxieties of the followers of Christ. Indeed,
14 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
nothing genuinely human fails to raise an echo in their hearts. For theirs is
a community composed of men. United in Christ, they are led by the Holy
Spirit in their journey to the Kingdom of their Father and they have
welcomed the news of salvation which is meant for every man. That is why
this community realizes that it is truly linked with mankind and its history
by the deepest of bonds” (Gaudium et spes, n. 1).
PROGRAMMA DEL GIORNO
Moderatore: Giuseppe Del Coiro
09.00 - 10.30 – Discussione: questioni emerse nel corso della settimana //
Discussion in plenum: questions emerging in the course of the week
10.30 - 11.00 – Pausa // Break
11.00 - 12.30 – Conclusioni, prospettive per il futuro // Conclusions,
perspectives for the future
13.00 – Pranzo // Lunch
15.00 – Visita SS. Salvatore in Onda, camera e museo Pallotti // Visit to the
Church of SS. Salvatore in Onda, Pallotti’s room and museum
18.00 – Celebrazione eucaristica conclusiva chiesa del SS. Salvatore in Onda
// Concluding Mass in SS. Salvatore in Onda (celebrante: Jacob
Nampudakam SAC), agape
S. Messa in onore di san Benedetto, Patrono d’Europa
– Prima lettura: Pr 2, 1-9
– Salmo responsoriale: dal Sal 33 (34)
R. Gustate e vedete com’è buono il Signore
– Vangelo: Mt 19, 27-29
❏
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 15
RELAZIONI
LA SETTIMANA DI STUDIO
SUL RITORNO ALLE RADICI
Jan Kupka SAC
Roma, 7 luglio 2014
1. L’IDEA DELLA SETTIMANA DI STUDIO
La Settimana di studio è stata progettata dagli Organizzatori come
riflessione sulla vita san Vincenzo Pallotti (1795-1850), fondatore
dell’Unione dell’Apostolato Cattolico. I responsabili degli Istituti Pallotti
esistenti nelle varie aree geografiche (Brasile, Camerun, Germania, India,
Italia, Polonia) in collaborazione con la Commissione storica della Società
dell’Apostolato Cattolico hanno ritenuto opportuno proporre alla Famiglia
pallottina un incontro di carattere storico per indagare insieme su alcuni
eventi dalla vita del Pallotti di cui sono diffuse diverse interpretazioni o che
presentano dubbi per quanto riguarda i fatti stessi. Ciò si verifica ogni volta
che si riuniscono i componenti della Famiglia pallottina per programmare le
celebrazioni o per commemorare le ricorrenze della vita del Pallotti.
Esistono numerose biografie, pubblicate in varie lingue1, che
descrivono la vita e il cammino spirituale di san Vincenzo Pallotti. Esse sono
una guida sempre valida per conoscere le vicende della sua vita e il suo
pensiero, ma allo stesso tempo sono un mare immenso di notizie storiche.
In questo mare si trovano le date da precisare e gli orizzonti delle
1
Cfr. Istituto S. Vincenzo Pallotti, Elenco delle biografie su san Vincenzo Pallotti in varie
lingue, Roma 2013, pp. 28.
16 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
interpretazioni da allargare. Nel corso degli ultimi decenni sono stati
pubblicati vari contributi sulla storia della Chiesa nell’Ottocento2 e tante
nuove biografie di diversi santi che descrivono gli intrecci con la vita di san
Vincenzo Pallotti3. Sulla base di queste nuove pubblicazioni si avverte la
necessità di aggiornare la vita del Pallotti per evidenziare la complessità del
contesto storico in cui egli ha vissuto e per indicare l’immensità del suo
influsso personale. Le ricerche avviate ed eseguite in questo campo
possono allargare notevolmente la storiografia della vita del Pallotti.
Una via per ulteriori ricerche sulla vita e sul pensiero di san Vincenzo
Pallotti si è aperta in seguito alla pubblicazione dei suoi scritti e delle sue
lettere. A questo punto si deve sottolineare che nel 1997 è stata terminata
l’edizione critica degli scritti di Vincenzo Pallotti, pubblicati nelle “Opere
complete”4, mentre nel 2010 è stato pubblicato l’ottavo ed ultimo volume
delle sue “Lettere”5. Manca solo la pubblicazione delle lettere scritte da
diverse persone a Vincenzo Pallotti. Gli scritti che san Vincenzo Pallotti ha
lasciato in eredità ai suoi figli e figlie spirituali hanno un grande valore sia
storico che formativo. La loro pubblicazione integrale offre la possibilità di
presentare ed approfondire tanti temi sulla sua vita e spiritualità, partendo
dalle fonti che ora possediamo nell’edizione critica.
Infine, si profila anche un nuovo campo di ricerca riguardante
l’iconografia di san Vincenzo Pallotti. Abbiamo tanti quadri, ritratti e
immagini del nostro Santo. Alcuni hanno cominciato a fare la descrizione
fisica e la catalogazione di questo materiale iconografico6. Non è stata mai
affrontata la questione della descrizione analitica e del messaggio spirituale
che viene trasmesso dall’iconografia di san Vincenzo Pallotti. L’avvio della
ricerca in questo campo può ampliare ed arricchire la visione sulla figura di
2
Cfr. Mario Belardinelli e Pietro Stella (a cura), La comunità cristiana di Roma, vol. 3: la
sua vita e la sua cultura tra età moderna ed età contemporanea, Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2002, pp. 508 (alle pp. 117, 129, 141, 154, 171, 210, 211, 212, 215, 216,
217 si parla di Vincenzo Pallotti).
3
Cfr. Jan Kupka SAC, San Vincenzo Pallotti e la missione dei Pallottini per i migranti, in
“Migrazioni, dizionario socio-pastorale”, a cura di Graziano Battistella CS, Edizioni San
Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2010, pp. 738-746.
4
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, Curia
Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC).
5
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Lettere, a cura di Bruno Bayer SAC, Curia Generalizia della
Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1997-2010, voll. I-VIII (= OCL).
6
Cfr. Ângelo Londero SAC e Carmen Maria Andrade, Vicente Pallotti, artes e letras,
Biblos Editora, Santa Maria 2010, pp. 335 (volume con riproduzioni di ritratti di san
Vincenzo Pallotti).
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 17
Vincenzo Pallotti e dare un importante contributo alla storia dell’arte
cristiana.
Con questa Settimana di studi si intende avviare l’“ambizioso”
processo di aggiornamento della storiografia di san Vincenzo Pallotti che
consiste nel completamento della documentazione storica sulla base delle
ricerche recenti. Qualcuno può chiamare questo lavoro “rivoluzionario”,
nel senso spiegato da Papa Francesco in un’intervista pubblicata
nell’Osservatore Romano il 14 giugno 2014. Il Papa dice: “Per me la grande
rivoluzione è andare alle radici, riconoscerle e vedere quello che queste
radici hanno da dire al giorno d’oggi. Non c’è contraddizione tra essere
rivoluzionario e andare alle radici. Non solo, credo anche che il modo per
compiere veri cambiamenti sia l’identità. Non si può mai fare un passo
nella vita se non partendo da dietro, se non so da dove vengo, che nome
ho, che nome culturale o religioso ho”7. Seguendo la spiegazione di Papa
Francesco, vogliamo metterci sulla via del ritorno alle radici per cercare
l’autentico pensiero di san Vincenzo Pallotti che di volta in volta è stato
adombrato dalle varie mentalità del tempo.
❏
7
L’Osservatore Romano (edizione quotidiana), anno CLIV, n. 134 (46.676), sabato 14
giugno 2014, Città del Vaticano 2014, p. 4.
18 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
COOPERAZIONE NELL’APOSTOLATO:
VINCENZO PALLOTTI PRECURSORE DELL’AZIONE CATTOLICA?
Stanisław Stawicki SAC
Roma, 8 luglio 2014
PREMESSA
Il coordinatore di questa Settimana di Studio mi ha scritto le seguenti
indicazioni per affrontare la tematica di questa relazione: “Si tratta di
presentare l’ampio concetto di collaborazione secondo san Vincenzo
Pallotti e porre la domanda se il Pallotti possa essere considerato come
precursore dell’Azione Cattolica. Spero che potrai affrontare questa
questione in una relazione di circa 45 minuti”1. Il termine “ampio” vuol dire
esteso, largo, vasto. Come affrontare questo tema in 45 minuti? Facile da
dire, difficile da fare! Tuttavia, ho preso sul serio questo invito. All’inizio di
marzo 2014 sono stato a Roma per effettuare una ricerca sull’argomento
ed ho individuato almeno due piste su cui indagare:
– la prima riguarda una “certezza” documentata, cioè indubitabile,
indiscutibile! Infatti, siamo tutti d’accordo che il concetto di cooperazione
nell’apostolato è la parola chiave per la comprensione della peculiarità del
carisma di Vincenzo Pallotti. In ogni caso si può affermare che questo
concetto sia stato elaborato in modo più approfondito dal Santo.
– la seconda tocca piuttosto un “dubbio”: il Pallotti era veramente il
precursore dell’Azione Cattolica? Visto che di fronte a questa domanda
“l’unica certezza pallottina” è il dubbio, mi sono concentrato proprio su
questo dubbio. Alla fine della relazione cercherò di dire qualcosa sul
concetto di cooperazione in san Vincenzo Pallotti.
1
Jan Kupka SAC, Lettera e-mail a Stanisław Stawicki SAC, Roma, 5 luglio 2013.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 19
1. L’UTILITÀ DEL DUBBIO
A volte il dubbio spinge a trovare le vie per la certezza. Pensiamo, ad
esempio, all’incredulità di san Tommaso apostolo. San Gregorio Magno
afferma che la sua incredulità è stata più utile riguardo alla fede che la fede
degli Apostoli2. La vita senza dubbio è come un fiore senza petali. Da
Socrate – via Agostino – fino ad oggi, dubitare delle verità che reggono la
nostra vita, è un atto di promozione della cultura e di onestà nelle ricerche.
È dunque importante saper dire queste due parole: “non so” – parole che
preparano a mettersi ad esplorare. “Se la mia connazionale Maria
Skłodowska-Curie non si fosse detta «non so» – diceva Wiesława
Szymborska, la poetessa polacca premiata con il Nobel nel 1996 – sarebbe
sicuramente diventata insegnante di chimica per le signorine di buona
famiglia, e avrebbe trascorso la vita svolgendo questa attività. Ma si
ripeteva «non so» e proprio queste parole la condussero, e per due volte, a
Stoccolma, dove vengono insignite del premio Nobel le persone di animo
inquieto ed eternamente alla ricerca”3.
Anche ogni ricercatore scientifico, storico, o l’operaio dell’Istituto
Pallotti o della Commissione Storica, se è vero ricercatore, deve ripetere di
continuo a se stesso “non so con certezza”; “non conosco tutti i dettagli”;
“non si può sapere tutto sul Pallotti”. Così continuerà a cercare!
Cosa dunque possiamo e dobbiamo dire riguardo alla domanda
formulata nel tema: Il Pallotti può essere considerato come precursore
dell’Azione Cattolica?
Prima di rispondere a tale domanda, vorremmo dire alcune parole
sull’Azione Cattolica, sulla sua storia e sulla sua visione di servizio alla
Chiesa4. Storicamente l’Azione Cattolica è nata da varie espressioni
ecclesiali anticipatrici:
2
Cfr. Dalle “Omelie sui vangeli” di san Gregorio Magno, papa (Om, 26, 7-9; PL 76,
1201-1202). “L’incredulità di Tommaso ha giovato a noi molto più, riguardo alla fede, che
non la fede degli altri discepoli - cerca di convincere san Gregorio. Mentre infatti quello
viene ricondotto alla fede col toccare, la nostra mente viene consolidata nella fede con il
superamento di ogni dubbio. Così il discepolo, che ha dubitato e toccato, è divenuto
testimone della verità della risurrezione”.
3
Cfr. Wiesława Szymborska, Discorso tenuto in occasione del conferimento del
Premio Nobel (7 dicembre 1996).
4
Cfr. Luigi Cardini, Azione Cattolica in Enciclopedia Cattolica, vol. 2 (Arn-Bra), Ente per
l’Enciclopedia Cattolica e per il Libro Cattolico, Città del Vaticano, coll. 594-598; cfr. anche
20 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
– le “Amicizie cattoliche” di Pio Brunone Lanteri in Italia che il Re
piemontese sopprime nel 1828 come pericolose per lo Stato;
– la “Ligue catholique pour la défense de l’Eglise” in Francia;
– “l’Union catholique” in Belgio;
– la “Katholischer Verein” in Germania;
– la “Piusverein” in Svizzera;
– la “Catholic Union” in Inghilterra;
– la “Associacion de catolicos” in Spagna; etc.
Questa vasta e varia gamma di movimenti è rappresentata al
Congresso internazionale di Malines (in Belgio) nel 1863. Fu proprio al
ritorno da questo Congresso che Giovanni Battista Casoni di Bologna ebbe
l’idea di costituire una “Associazione cattolica per la libertà della Chiesa in
Italia”. Dopo pochi anni, sempre a Bologna, per iniziativa di due giovani
universitari, Mario Fani e Giovanni Acquaderni, sorse la “Società della
gioventù cattolica”. E così, in tutta Europa, sono nate altre organizzazioni
parallele che Pio XI definirà l’“Azione Cattolica”. Essa rappresentava “la
collaborazione dei laici all’apostolato gerarchico” oppure l’organizzazione
del laicato per una speciale e diretta collaborazione con l’apostolato
gerarchico della Chiesa5.
2. TUTTO INIZIÒ CON LA PROCLAMAZIONE
DELL’EROICITÀ DELLE VIRTÙ DI VINCENZO PALLOTTI
Tornando alla nostra domanda, dobbiamo cercare prima di tutto di
mettere gli eventi in ordine cronologico. Tutto cominciò il 24 gennaio 1932
con la proclamazione dell’eroicità delle virtù del Servo di Dio Vincenzo
Pallotti.
A) Il decreto sull’eroicità delle virtù di Vincenzo Pallotti è stato
proclamato nella sala concistoriale del Palazzo Apostolico Vaticano alla
presenza di Pio XI6. Alla cerimonia hanno partecipato i rappresentanti della
Curia Generalizia della Pia Società delle Missioni e tra di loro il Rettore
Pino Scabini, Azione Cattolica in Dizionario enciclopedico di spiritualità, vol. 1, a cura di
Ermanno Ancilli, Città Nuova Editrice, Roma 1990, pp. 258-268.
5
Cfr. Concilio Vaticano II, Decreto sull’apostolato dei laici “Apostolicam actuositatem”,
n. 20; cfr. anche Statuto dell’Azione Cattolica Italiana con Regolamento d’attuazione,
Roma 1989, pp. 11-12.
6
Ambrogio Damiano Achille Ratti con il nome di Pio XI fu il 259º Pontefice romano dal
6 febbraio 1922 al 10 febbraio 1939, giorno della sua morte.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 21
Generale Giacinto Cardi e il Postulatore Giovanni Hettenkofer. Erano
rappresentate anche le case pallottine di Roma, Lido di Ostia e Rocca Priora
con un gran numero di religiosi e di alunni. Erano presenti anche le Suore
Pallottine ed alcuni parenti del Servo di Dio7. Nel testo del decreto, letto
dall’arcivescovo Alfonso Carinci, segretario della Congregazione dei Riti, il
nome di Vincenzo Pallotti appare per la prima volta nel contesto
dell’Azione Cattolica8. Riportiamo il testo del decreto a questo riguardo:
“[Pallotti] fondò la Società, distinta in tre classi: 1) Sacerdoti e Fratelli
coadiutori; 2) Le Suore per la cura delle case di carità; 3) fedeli dell’uno e
l’altro sesso, anche religiosi, i quali cooperassero allo stesso fine almeno
con la preghiera. Con questo suo desiderio speciale di chiamare cioè anche
i laici, uomini e donne, all’apostolato, sotto la direzione del clero si deve
dire che abbia in qualche modo abbozzata quella che ora si chiama «Azione
Cattolica»”9.
B) Terminata la lettura del decreto, si sono avvicinati al Santo Padre
per rendergli omaggio gli Ufficiali della Congregazione dei Riti e il Rettore
Generale della Pia Società delle Missioni, Giacinto Cardi10, con il
postulatore Giovanni Hettenkofer e l’avvocato della causa mons. Marenghi.
Di seguito il Rettore generale G. Cardi ha rivolto al Santo Padre il cosiddetto
“indirizzo di omaggio”. Proprio in questo suo discorso il Pallotti è stato
nominato per la prima volta esplicitamente “precursore dell’Azione
Cattolica”. Riportiamo il brano saliente al riguardo: “(...) la sua operosità
[del Pallotti], il suo zelo non dovevano restringersi nell’ambiente in cui
viveva, e quindi nel 1835 fondò la Pia Società dell’Apostolato Cattolico
7
Cfr. Vincenzo Pallotti eroe delle virtù, in “Regina degli Apostoli”, Bollettino mensile dei
Missionari Pallottini, anno XI, n. 2, febbraio 1932, pp. 17-18.
8
Cfr. Proclamatio heroicitatis virtutum ven. nostri Fundatoris, in Analecta PSM, vol. 2,
n. 12, pp. 209-211.
9
Il testo del decreto in lingua italiana è pubblicato in “Regina degli Apostoli”, Bollettino
Mensile dei Missionari Pallottini, anno XI, n. 2, febbraio 1932, pp. 20-23 (citazione p. 22).
Per correttezza si riporta questo testo del decreto in lingua latina: “Piam antem
Societatem ita composuit, ut ea in tres dispesceretur classes: presbyterorum et
coadiutorum fratrum; sororum, quibus domorum a caritate regimen concrederetur;
fidelium omnium utriusque sexus, regularibus non exclusis, qui, saltem precibus, suam
operam ad communem finem conferent. Quo quidem eius peculiari studio ut laicos
quoque, viros et mulieres, ad apostolatus officia, sub cleri regimine, adscisceret, eam,
quam nunc actionem catholicam dicimus, non obscure adumbrasse dicendus est”, in
Analecta PSM, vol. 2, n. 12, p. 214.
10
Cfr. Giuseppe Ranocchini, Don Giacinto Cardi (1876-1956) della Società
dell’Apostolato Cattolico, Roma 1956.
22 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
(chiamata in appresso Pia Società delle Missioni) e più tardi anche le Suore
di detta Società con lo scopo di dare alla Chiesa un valido aiuto per
ravvivare la fede e riaccendere la carità e propagarle in tutto il mondo; egli
stesso ardeva dal desiderio di recarsi nelle missioni, ma come già per
Filippo Neri, la voce di Dio gli fece comprendere che Roma doveva essere il
campo del suo ministero. Convinto che il laicato deve partecipare
attivamente all’opera apostolica della Chiesa, organizzò l’aggregazione
della sua Società dell’Apostolato Cattolico con un programma sì vasto e
sapiente che meritatamente egli potrebbe oggi annoverarsi tra i precursori
di quell’Azione Cattolica che è parte eletta del Vostro Cuore paterno” 11.
Difatti, il Papa Pio XI fu il primo pontefice ad elaborare una compiuta
teologia dell’Azione Cattolica. È proprio con lui che l’Azione Cattolica
assunse ufficialmente tale denominazione e fu sottoposta ad un profondo
cambiamento12.
C) Si vede chiaramente che nel suo discorso di omaggio e
ringraziamento il Rettore Generale della Pia Società delle Missioni presentò
Vincenzo Pallotti come profeta dell’apostolato dei laici. Il Papa rispose con
quel discorso che resterà memorabile perché, dopo aver presentato il
Pallotti come “grande amico ed operaio vero delle missioni” e modello del
clero, anzi “esempio di santità sacerdotale, di pietà sacerdotale, di zelo
sacerdotale, di ministero sacerdotale in tutte le forme e direzioni”, lo
proclamò “Antesignano e collaboratore dell’Azione Cattolica” 13. Ecco le
parole di Sua Santità: “Un’altra coincidenza, poi, sommamente opportuna.
Appunto in questa epoca nella quale tutto il mondo si interessa all’Azione
Cattolica, in cui l’Azione Cattolica per tutto il mondo, dovunque la Chiesa
spiega le sue tende, mostra quello che essa è di prezioso per la Chiesa
stessa: la cooperazione cioè del laicato all’apostolato gerarchico;
nell’attuale momento, in cui in Roma, nella diocesi del Papa, dove più che
mai l’Azione Cattolica si è sviluppata in un modo che Dio ha dimostrato di
benedire così largamente, e che al Papa ha dato tante consolazioni (...);
proprio in questo momento noi assistiamo alla glorificazione di un
sacerdote che divinava la cosa e il nome stesso, fondando la Società
dell’Apostolato, cioè di quello che è la ragion d’essere dell’Azione Cattolica,
l’apostolato laicale sotto la direzione dell’apostolato gerarchico. Magnifica
11
P. Generalis gratiarum actio, in Analecta PSM, vol. 2, n. 12, pp. 218-219.
Cfr. Guido Formigoni, Azione Cattolica e crescita del laicato – appunti per una storia,
Coop. In Dialogo, Milano 1985, p. 55.
13
Cfr. Sermo Summi Pontificis, in Analecta PSM, vol. 2, n. 12, pp. 220-228.
12
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 23
preparazione, attraverso la quale sembra di vedere la mano e prima ancora
il Cuore di Dio, sempre intento a sì belle, a così delicate preparazioni e
armonie di cose. E certo l’Azione Cattolica, dovunque spiega l’opera sua,
non perderà una tanto preziosa occasione, non solo di ringraziare la divina
Provvidenza che offre una nuova protezione e una nuova edificazione, ma
anche di profittare degli insegnamenti di così provvido e prezioso
antesignano e cooperatore”14.
3. MAGNIFICA E DELICATA PREPARAZIONE
Merita attenzione una frase del menzionato discorso di Pio XI:
“Magnifica preparazione, attraverso la quale sembra di vedere la mano e
prima ancora il Cuore di Dio, sempre intento a sì belle, a così delicate
preparazioni e armonie di cose”. È una frase bellissima. Una chiave per
rispondere alla domanda: il Pallotti può essere considerato come
precursore dell’Azione Cattolica, si o no?
Questa frase mi fa pensare ad altre due parole:
– La prima viene dal voluminoso elaborato del domenicano francese
Yves Congar intitolato “Per una teologia del laicato”15. Y. Congar fa
un’interessante osservazione in cui menziona san Vincenzo Pallotti:
“All’azione sulle idee – scrive Congar – si aggiungeva infatti, per la
rigenerazione della società, l’azione della carità che si traduceva in
molteplici opere sociali: quella creata da un Ozanam (Antoine-Frédéric) (...)
in Francia e in Italia da un san Vincenzo Pallotti, che Pio XI avrebbe
chiamato pioniere e precursore dell’Azione Cattolica. Attraverso questa
moltitudine di opere e di attività suscitate nel XIX secolo – osserva Congar –
si veniva preparando, infatti, la materia stessa dell’Azione Cattolica e quello
che ne costituisce l’idea animatrice: la collaborazione dei laici con il clero,
sotto la guida della gerarchia per il regno del Cristo e la salvezza sociale” 16.
– La seconda parola viene da Paolo VI. A proposito del Concilio
Vaticano II egli diceva: “Il Concilio è come una sorgente, dalla quale
14
Ibidem, pp. 226-227. Antesignano: composto di Ante (avanti) e Signum (segno).
Nell’antica Roma, legionario scelto, posto a guardia delle insegne. Oggi: precursore di una
dottrina, persona che prima di altri sostiene idee, teorie; precursore, pioniere,
anticipatore.
15
Yves Marie-Joseph Congar OP, Per una teologia del laicato, 2a edizione, Morcelliana,
Brescia 1967, pp. 705.
16
Ibidem, p. 507.
24 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
scaturisce un fiume; la sorgente può essere lontana, la corrente del fiume
ci segue”17.
Ebbene, riguardo all’Azione Cattolica, il Pallotti mi sembra appunto
questa magnifica e delicata preparazione; la materia stessa dell’Azione
Cattolica; l’idea animatrice; una lontana sorgente dalla quale scaturisce un
fiume di cui la corrente ci segue fino ad oggi!
4. UN BOOM TUTTO PALLOTTINO
Le parole di Pio XI hanno suscitato un boom tutto pallottino. Infatti,
nel mondo pallottino, è nata la convinzione che lo spirito dell’Azione
Cattolica e il pensiero di Vincenzo Pallotti fossero identici! Da quel
momento, i seguaci del Pallotti, in conferenze, omelie, libri ed articoli
hanno iniziato a menzionare Vincenzo Pallotti con il titolo di antesignano
dell’Azione Cattolica. Ciò si è verificato soprattutto intorno alla
beatificazione e canonizzazione del Pallotti. “Fu come se fosse stata in
qualche modo affermata una memoria perduta”! – osserva Séamus
Freeman SAC18.
Poi, con il Concilio Vaticano II accadde qualcosa di strano. Si verificò
un grande cambiamento della coscienza cattolica che ebbe profonde
conseguenze anche per tutta la Famiglia pallottina. Nella letteratura
pallottina dell’epoca postconciliare – ad eccezione della Polonia19 – questo
titolo che descrive san Vincenzo Pallotti come antesignano dell’Azione
Cattolica è menzionato molto poco. Nemmeno nel documento finale del XII
Capitolo Generale, cosiddetto “straordinario”, si trova questa descrizione.
A questo punto vorrei riportare alcuni brani di un opuscolo ben
conosciuto che Giuseppe Ranocchini ha pubblicato nel 1943 20. Lo considero
come “il portavoce” di tutti i libri, opuscoli ed articoli che sono stati scritti
come reazione all’espressione di Pio XI.
Nelle prime pagine dell’opuscolo si legge: “Se Vincenzo Pallotti fu un
precursore [dell’Azione Cattolica] vuol dire che egli, un secolo fa, seminò
17
Paolo VI, L’udienza generale (12 gennaio 1966), in Encicliche e discorsi (gennaioaprile 1966), vol. IX, Edizioni Paoline, Roma 1966, p. 49.
18
Id., In un dinamismo di fedeltà, Roma 1996, p. 25.
19
Cfr. per esempio Św. Wincenty Pallotti jako prekursor Akcji Katolickiej i inspirator
duchowości apostolskiej, in Duchowość na progu trzeciego tysiąclecia, red. M.
Chmielewski, Lublin 1999, pp. 170-190.
20
Id., Vincenzo Pallotti, Antesignano e collaboratore dell’Azione Cattolica, Scuola
Tipografica Artigiana per Minorati Fisici, Roma 1943, pp. 24.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 25
nel solco della Chiesa il piccolo grano di senapa il quale, fecondato dal suo
amore, irrorato con le sue lagrime, alimentato con la sua instancabile
operosità, divenne ben presto quell’albero gigantesco che oggi si estende
su tutta la terre e che raccoglie sotto i suoi rami le schiere generose del
laicato, tutte consacrate alla restaurazione della società e alla realizzazione
del regno di Cristo. L’Azione Cattolica perciò, seguendo l’esortazione del
suo grande Pontefice, deve avvicinarsi a Vincenzo Pallotti per studiare la
figura, per conoscerne il pensiero, per venire a contatto con l’inesauribile
sua operosità, onde possa attingere da questo ardente Apostolo di Roma
del sec. XIX nuova luce di idee, nuova fiamma d’amore, nuovo impulso
operante, e riconoscere così a Vincenzo Pallotti una paternità spirituale
che, mentre lo renderà più al nostro cuore e ce lo farà salutare come
l’Uomo dei tempi nuovi, come Colui che in tempi lontani e difficili seppe
gettare le fondamenta di una costruzione che sarebbe divenuta baluardo
(sostegno) formidabile nella Chiesa per la difesa della fede e la conquista
delle anime”21.
Verso la fine del suo opuscolo, lo stesso autore pone una domanda:
“A questo punto domandiamoci: dove sarebbe giunta quest’aquila nel suo
volo vertiginoso se la morte non le avesse anzi tempo stroncato le ali? Non
fu la sua opera Azione Cattolica al cento per cento? Nella classica
definizione di Pio XI l’Azione Cattolica è la cooperazione del laicato
all’Apostolato gerarchico della Chiesa e Vincenzo Pallotti ha realizzato tale
cooperazione nelle forme più belle e concrete. Le schiere del laicato,
secondo lo spirito dell’Azione Cattolica, formano come un corpo ausiliario
della Gerarchia per la propagazione del regno di Cristo, ed il pensiero di
Vincenzo Pallotti su questo punto è chiaro ed identico. Il programma
dell’Azione Cattolica, secondo le direttive e i documenti pontifici, è
l’apostolato integrale che mira non soltanto alla santificazione dei membri
ma all’azione esterna di conquista: essa tende alla diffusione della cultura
religiosa in tutte le classi sociali, alla difesa delle famiglia nella sua integrità
e nella sua missione educativa, alla formazione cristiana della gioventù
studentesca, alla diffusione della Buona Stampa, alla moralizzazione dei
costumi pubblici e privati, alla soluzione della questione sociale secondo i
principi della morale cristiana, a permeare dello spirito cristiano la stessa
vita civile delle nazioni”. G. Ranocchini si riferisce qui a un grande
protagonista dell’Azione Cattolica in Italia/Milano, Don Luigi Civardi, e al
21
Ibidem, p. 4.
26 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
suo “Manuale di Azione Cattolica” e continua: “Nel nostro sguardo
panoramico abbiamo potuto constatare come Vincenzo Pallotti col suo
Apostolato cattolico abbia realizzato tutto questo in tempi assai difficili, ed
abbia organizzato la sua Opera secondo un programma chiaro ed
universalistico, con mezzi adeguati alla grandiosità dell’impresa. Il suo
piano di azione come apparisce dal libro dagli Statuti per la Pia Società
dell’Apostolato Cattolico è così complesso e perfetto che card. Pellegrinetti
nella Conferenza citata non dubitò di chiamarlo: «Una vera Enciclopedia di
Azione Cattolica» e costituisce effettivamente uno schema meraviglioso
che oggi è attuato in gran parte dall’Azione Cattolica”22.
A questo punto si vuole ricordare che il card. Ermenegildo
Pellegrinetti, fra le due grandi guerre, è stato nunzio apostolico in Polonia
occupandosi dei rapporti fra la Sede Apostolica e le gerarchie cattoliche
locali dal 1922 al 1937, anno in cui viene nominato cardinale. Nel 1942, un
anno prima di morire, E. Pellegrinetti ha tenuto una conferenza sul Pallotti,
che in seguito è stata pubblicata nella collana “Profili Romani”. In questo
testo si legge: “Lo Statuto ch’egli [il Pallotti] scrisse nel 1839 in 1084 articoli
sotto il titolo «Pia Società dell’Apostolato Cattolico eretta in Roma per
l’accrescimento difesa e propagazione della carità e della fede cattolica
sotto la speciale protezione della Immacolata Madre di Dio Regina degli
Apostoli e sotto l’assoluta dipendenza del Sommo Pontefice», è una vera
enciclopedia di Azione Cattolica. Oltre i consueti schemi d’organizzazione si
prevede la spartizione delle Opere d’Apostolato in 13 sezioni o «procure»
dirette da altrettanti «Procuratori» che abbracciano, curano, promuovono
e al caso fondano ogni possibile istituzione per ogni classe della società
cristiana”23.
Nella parte finale del suo opuscolo G. Ranocchini riassume il suo
pensiero con le seguenti parole: “Vincenzo Pallotti fu dunque un vero
Precursore dei tempi nuovi, egli veramente divinò, intuì le necessità della
vita moderna e sentì che era giunto il momento in cui tutti i cattolici
debbono essere mobilitati per la dilatazione del regno di Cristo nel mondo.
(...) L’Azione Cattolica, che da Roma s’irradia nel mondo, si avvicini dunque
a Vincenzo Pallotti, per imitarne lo zelo, per seguirne i consigli, per
salutarlo come Precursore e Protettore. (...) A me, umile figlio di Vincenzo
Pallotti, sia concesso di esprimere il voto ardente che tutti i membri
22
Ibidem, pp. 20-21.
Ermenegildo Card. Pellegrinetti, Vincenzo Pallotti, un apostolo di Roma, Quaderni di
Studi Romani, Reale Istituto di Studi Romani, Roma 1942 (Profili Romani II), p. 11.
23
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 27
dell’Azione Cattolica preghino con fervore affinché questo glorioso Servo di
Dio, questo Campione dell’Apostolato, questo Precursore dell’Azione
Cattolica, dalla divina autorità della Chiesa sia al più presto elevato
all’onore degli altari, circonfuso della gloria dei beati, redimito dell’aureola
dei Santi”24.
5. PIO XI E L’AZIONE CATTOLICA
Il Papa Pio XI fu grande promotore ed ideatore dell’Azione Cattolica.
Già nella sua prima enciclica del 23 dicembre 1922 “Ubi arcana Dei” espone
la dottrina teologica sull’Azione Cattolica, descrivendone la natura, il fine, i
mezzi e l’istituzione in tutti i Paesi del mondo e specialmente in Italia 25. In
seguito all’ordinanza di polizia del 1931 sullo scioglimento di tutte le
associazioni giovanili maschili e femminili in Italia, Pio XI pubblicò l’enciclica
“Non abbiamo bisogno”26, in cui difendeva l’Azione Cattolica e la
presentava come prototipo delle organizzazioni dei laici cattolici. A questo
punto si deve sottolineare che Pio XI aveva formulato il programma del suo
pontificato sulla dottrina della regalità di Cristo27, il cui punto saliente era la
cristianizzazione della società civile attraverso le opere sociali e la
formazione spirituale dei credenti. Per questa missione riteneva necessaria
la partecipazione attiva dei laici.
Per rispondere alla sfide dei totalitarismi in Germania e in Italia il
Papa ha cercato di promuovere un laicato che aiutasse la Chiesa nella
salvaguardia di uno spazio sociale e civile per la sua missione e lo individuò
nell’Azione Cattolica28. Nel Concordato tra la Santa Sede e lo Stato italiano
del 1929 egli volle che l’Azione Cattolica fosse ufficialmente riconosciuta.
Nel 1931 la difese con coraggio quando un’ordinanza della Pubblica
sicurezza del regime fascista disciolse tutte le associazioni giovanili di
ambedue i sessi. Così, i gruppi di Azione Cattolica italiana, dietro alcune
24
Id., Vincenzo Pallotti, antesignano, op. cit., pp. 22-23.
Cfr. Pio XI e l’azione cattolica documenti relativi a “l’azione cattolica” raccolti e
ordinati da mons. A. M. Cavagna e pubblicati a cura del Comitato Centrale per il giubileo
sacerdotale di S. S. Pio XI, Tipografia Cardinal Ferrari, Roma 1929, pp. 1-11.
26
Cfr. Pio XI, Enciclica “Non abbiamo bisogno” (29 giugno 1931), in Tutte le encicliche
a
dei Sommi Pontefici raccolte e annotate da Eucardio Momigliano e Gabriele Casolari SI, 5
ed., vol. 1, Dall’Oglio Editore, Milano, pp. 955-978.
27
Cfr. Guido Formigoni, Azione Cattolica e crescita del laicato, op. cit., pp. 54-55.
28
Cfr. Francesco Todisco SAC (a cura di), San Vincenzo Pallotti profeta della spiritualità
di comunione, Roma 2004, p. 754.
25
28 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
garanzie, furono gli unici a rimanere aperti e ad essere autorizzati a
svolgere le loro attività. E quando il fascismo proibì ogni forma di
organizzazione sociale ed educativa, Pio XI, per salvare il laicato cattolico
italiano, lo “fece entrare nell’arca dell’Azione Cattolica”29.
“Durante il fascismo Pio XI, quindi, valorizzò il laicato, rendendo
l’Azione Cattolica partecipe della missione apostolica della Chiesa. In vista
di questo compito, la Gerarchia attribuiva all’Associazione un mandato
individuale e collettivo preciso, che non nasceva da subordinazione feudale
ma da una qualificante e cosciente oblazione dei laici all’apostolato della
Chiesa. L’Azione Cattolica con Pio XI perciò non era un laicato qualsiasi ma
quello che riconosceva il mandato apostolico e divino della Chiesa e che si
dichiarava disposto a metterlo in atto”30.
Non possiamo dunque dimenticare che l’espressione “precursore e
collaboratore dell’Azione Cattolica” nacque in questo preciso contesto
storico. In altre parole, Pio XI voleva valorizzare la chiamata e la
partecipazione dei laici. Dichiarando Vincenzo Pallotti antesignano e
collaboratore dell’Azione Cattolica, lo collegò all’Azione Cattolica non solo
come un protettore, ma come modello. Purtroppo, né l’Azione Cattolica
mondiale né quella nazionale si ispirarono spiritualmente e
apostolicamente a Vincenzo Pallotti. “Sono state occasioni perdute,
perché, almeno in Italia, non c’era un sentire pallottino, anche se ne
ripetevano delle frasi” – conclude la sua riflessione sull’Azione Cattolica e
Pallotti Francesco Todisco SAC31.
È vero! Tale è pure la mia opinione. Infatti, in seguito alla
consultazione di libri, opuscoli e moltissimi articoli sul Pallotti, scritti negli
anni successivi a questa dichiarazione del Papa Pio XI, a parte i titoli
impressionanti, non ho potuto trovare niente di speciale, senonché la
ripetizione delle stesse parole (delle stesse frasi): Antesignano,
collaboratore, precursore, promotore, insigne pioniere, araldo, etc.
dell’Azione Cattolica. E lo stesso nelle diverse lingue! Qualche anno dopo la
proclamazione del Pallotti “precursore dell’Azione Cattolica”, il Servo di Dio
Mons. Guglielmo Grassi (1868-1954), dal 1908 abate parroco della basilica
collegiata di San Barnaba Apostolo di Marino e Vescovo di Marino, si
lamentava: “Pare impossibile che nell’Azione Cattolica si senta così poco
parlare di questo insigne pioniere che attuava così bene in sé i piani, le
29
Francesco Todisco afferma che questa espressione è di Paolo VI, cfr. Ibidem, p. 754.
Francesco Todisco SAC (a cura di), San Vincenzo Pallotti, op. cit., pp. 754-755.
31
Francesco Todisco SAC (a cura di), San Vincenzo Pallotti, op. cit., pp. 755-756.
30
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 29
finalità di questo importante apostolato che è così gran parte della storia
della Chiesa. Ne faremo colpa ai suoi figli, che raccolsero la preziosa eredità
del Padre, senza rilevarne il carattere, trascurando la parte essenziale, per
dare il suo maggior sviluppo all’opera delle Missioni, che pure è parte
integrale del gigantesco progetto!? Molte circostanze hanno concorso a
creare questa lacuna, o forse è soltanto questione di nome; ma la critica
sana s’impegnerà da sé a mettere le cose a posto”32.
6. TRE REAZIONI CRITICHE
Sulla definizione del Pallotti come antesignano dell’Azione Cattolica e
sul legame dell’Unione dell’Apostolato Cattolico con l’Azione Cattolica, ho
trovato parecchie opinioni critiche. Ne menziono tre.
A) La prima è quella di Aquìles Rubim SAC della Provincia Santa Maria
(1979). Nella sua conferenza sulla teologia dell’apostolato in san Vincenzo
Pallotti, egli diceva: “Il Pallotti non ha fatto una teologia dell’apostolato dei
laici, ma semplicemente dell’apostolato. Se ha messo maggiore impegno
nell’argomentare in favore dell’apostolato dei laici, ciò è stato solo perché,
in primo luogo, i laici sono la porzione più grande della Chiesa e, in secondo
luogo, perché la comprensione del significato dell’apostolato dei laici era
manchevole (...), e si rendeva, perciò, necessario un chiarimento teologico.
Le riflessioni del Pallotti, pertanto, sono comprensive di tutta l’estensione
del concetto di apostolato. Per questo stesso motivo, il Pallotti non ha
molto da guadagnare ad essere chiamato antesignano dell’Azione
Cattolica, perché, a parte il fatto che la sua concezione abbraccia tutta la
Chiesa, egli non ha commesso l’errore di considerare apostolato legittimo
solo quello che era per mandato della gerarchia. Il Pallotti, come scrive
Ansgar Faller, aveva fondamenti più biblici e più autentici che non l’Azione
Cattolica”33.
B) La seconda reazione critica è quella di Séamus Freeman SAC
(1996). Nella sua Lettera “In un dinamismo di fedeltà”, indirizzata a tutti i
membri della Società dell’Apostolato Cattolico, il Rettore Generale
dell’epoca, osserva: “Penso che sarebbe davvero difficile dimostrare che
l’idea di Vincenzo Pallotti dell’apostolato universale coincidesse con la
32
Il testo citato è stampato su un volantino intitolato: “Vincenzo Pallotti, antesignano
dell’Azione Cattolica” che è conservato nell’Archivio ISVP (M/0239-92).
33
Aquìles A. Rubim SAC, Teologia dell’apostolato in san Vincenzo Pallotti, in Acta
Societatis Apostolatus Catholici, vol. IX (1979), Roma 1979, p. 320.
30 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
strategia pastorale che motivò da parte del Papa la promozione dell’Azione
Cattolica. Tuttavia, c’è un aspetto della spiritualità di Vincenzo Pallotti che
impressionò fortemente i Papi e che può giustificare il fatto che egli sia
stato chiamato antesignano dell’Azione Cattolica da Papa Pio XI il 24
gennaio 1932. San Vincenzo Pallotti, nel riflettere sulla sua fondazione,
subordinò i suoi progetti alla prudenza del cercare ciò che era necessario
ed opportuno (cfr. OOCC VII, p. 3). Non tutto quello che è necessario può
essere realizzato immediatamente. È compito della gerarchia decidere ciò
che sia opportuno secondo le circostanze storiche date. Mi sembra che la
totale obbedienza di san Vincenzo Pallotti alla Chiesa, vista sia come
gerarchia che come popolo di Dio, fu riconosciuta, e questa cosa stessa fu
sufficiente a meritargli il titolo di antesignano dell’Azione Cattolica.
Tuttavia l’aver dato al nostro Fondatore questo titolo non esaurisce o
definisce in alcun modo il suo carisma di fondazione. Il titolo che egli
ricevette deriva dalla sua profonda spiritualità ed obbedienza alla Chiesa, e
dalla sua visione e convinzione che tutti sono chiamati a collaborare alla
missione della Chiesa (cfr. OOCC I, pp. 2-5). Il modo in cui attuarlo era
differente”34.
C) La terza reazione critica viene dal ben conosciuto documento
comune per tutta l’UAC intitolato “Il carisma di san Vincenzo Pallotti:
origine, sviluppo, identità” (2004). Qui si parla soprattutto dei limiti
dell’identificazione dell’UAC con l’Azione Cattolica. Infatti, l’Azione
Cattolica è definita come collaborazione dei laici all’apostolato gerarchico.
“La visione del Pallotti, tuttavia, fu più ampia; egli non vide il laicato solo
come il braccio prolungato della gerarchia, che si rendeva apostolicamente
attivo per delega. Per lui [il Pallotti], tutti i fedeli erano chiamati
all’apostolato per il loro essere cristiano. Perciò, l’affermazione del Papa
non era ancora un’approvazione della comprensione pallottina
dell’apostolato”35.
Infatti, come ha osservato José Cristo Rey Garcia Paredes CMF: “San
Vincenzo Pallotti, insieme a pochi altri fondatori nella Chiesa, ricevette
dallo Spirito Santo il dono profetico di articolare ed irradiare in un unico
carisma l’unità apostolico-missionaria delle forme e dei ministeri della vita
34
Séamus Freeman SAC, In un dinamismo di fedeltà, Roma 1996, pp. 23-24.
Unione dell’Apostolato Cattolico, Il carisma di san Vincenzo Pallotti, origine,
sviluppo, identità, Roma 2004, pp. 35-36.
35
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 31
consacrata-religiosa e della vita secolare”36. In altre parole, nell’UAC,
sacerdoti e fratelli, suore e laici ne sono parte integrante, con uguale
diritto, ciascuno però secondo la sua propria fisionomia. “La pari dignità dei
membri dell’Unione – leggiamo nello Statuto Generale dell’UAC – si fonda
sulla comune somiglianza con il Creatore e sul comune sacerdozio del
popolo di Dio. Essa si esprime in una pluralità di vocazioni alla vita laicale,
alla vita consacrata e al ministero ordinato, così collegate che ognuna aiuta
l’altra ad essere attenta alla crescita continua, e a prestare il proprio
specifico servizio”37. La prospettiva pallottiana è quindi quella
dell’esortazione apostolica “Christifideles laici”38, e rappresenta nella
Chiesa dell’Ottocento un’autentica novità. Infatti, il Pallotti sottolineava a
diverse riprese la circolarità delle diverse vocazioni nella Chiesa, la loro
intima reciprocità e la loro vicendevole dipendenza39.
7. LA COOPERAZIONE NELL’APOSTOLATO IN SAN VINCENZO PALLOTTI
La cooperazione nell’apostolato in san Vincenzo Pallotti dimostra che
il suo fondamento non è – come nel caso dell’Azione Cattolica – “una
speciale e diretta collaborazione con l’apostolato gerarchico della Chiesa”,
ma l’imitazione dell’amore di Dio Uno e Trino.
Il Pallotti considera la cooperazione come l’opera la più santa, la più
nobile, la più augusta, la più divina fra tutte le opere divine, auguste, nobili
e sante che vi siano40. Cosciente però che, senza un cammino spirituale, i
mezzi esterni per promuovere questa cooperazione servirebbero a ben
poco, il Pallotti volgeva il suo sguardo sul mistero della Santissima Trinità e
36
Id., Parabola di unità, carisma e missione nella Chiesa, in Acta SAC XV (1990-1992),
Roma 1998, pp. 475-513; cfr. anche Società dell’Apostolato Cattolico, Nell’Unione per
evangelizzare, documento finale della XVII Assemblea Generale, Roma 1992, p. 17.
37
Unione dell’Apostolato Cattolico, Statuto Generale, Rocca Priora (Roma) 2008, art. 7,
p. 22.
38
Cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale “Christifideles laici” (30
dicembre 1988), nn. 55 e 61.
39
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, Curia
Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC),
qui OOCC I, p. 107; OOCC III, pp. 156-157; OOCC IV, p. 122.
40
Cfr. OOCC IV, p. 125 e p. 410. Ricordiamo che Pallotti si ispira qui esplicitamente al
De coelesti hierarchia di S. Dionigi Areopagita: “Omnium divinarum divinissima exstat
perfectio cooperari Domino in salute animarum ad suum Creatorem”.
32 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
della Sacra Famiglia di Nazareth. Era là, che egli trovava per il suo concetto
la sorgente, l’ispirazione e i modelli per eccellenza.
La teologia trinitaria costituisce in Pallotti la base della sua
ecclesiologia e della sua spiritualità. Secondo Vincenzo Pallotti la Chiesa
non è primariamente formata da strutture ma da persone unite nella fede
e nell’amore fraterno. Infatti, il Pallotti non cerca di radunare “tutte le
persone” semplicemente in base alle affinità, né in vista di una più grande
efficacia apostolica41. La necessità della cooperazione scaturisce dal
mistero di Dio Uno e Trino, che è mistero di relazione e di cooperazione.
Ecco perché il Pallotti non solo difende una cooperazione stretta e intensa,
ma deduce da essa significati teologici profondi. Per lui la cooperazione
non è soltanto una soluzione o una “strategia pastorale”, pur efficace che
sia, ma è anzitutto l’arte di imitare la Santissima Trinità, cioè è una
spiritualità, una specie di “volto umano della comunione mistica”42 e, di
conseguenza, “un modo di essere Chiesa”. La cooperazione, secondo il
Pallotti, non ha nell’uomo né la sua fonte né il suo termine; la sua fonte è
lo scambio eterno e vicendevole del Padre, del Figlio e dello Spirito, e il suo
termine è la piena partecipazione alla Sua gloria per tutta l’eternità43.
CONCLUSIONE: NÉ VERGOGNA NÉ ASSOLUTIZZAZIONE
La mia conclusione sarà molto breve. In risposta alla domanda se il
Pallotti possa essere considerato come precursore dell’Azione Cattolica,
direi di sì, sicuramente, ma tenendo presente che il titolo di “Antesignano
dell’Azione Cattolica” non definisce né esaurisce in alcun modo la totalità
41
È vero che, invitando tutti i battezzati - laici, preti e consacrati - a lavorare insieme, il
Pallotti insisteva sull’efficacia delle iniziative apostoliche: “in tal modo, non solo sarete Voi
i più zelanti cooperatori di Dio, ma insieme i più efficaci a sollecitare l’avvenimento
infallibile predetto da N. S. Gesù Cristo fiet unum Ovile, et unus Pastor” (OOCC IV, p. 304) ma il Pallotti non lo faceva unicamente con lo scopo dell’efficacia dell’apostolato. Egli
dona alla cooperazione significati teologici profondi.
42
Cfr. Séamus Freeman, The culture of collaboration from the time of St Vincent
Pallotti, in “Apostolato Universale”, anno IV, n. 8/2002, Istituto S. Vincenzo Pallotti, Roma
2002, p. 65.
43
Cfr. OOCC XI, p. 259. In questo contesto è molto interessante sottolineare che il
Pallotti dichiara di voler cooperare per sempre, anche dopo la sua morte. Come tutti i
grandi apostoli e mistici, egli brama cooperare non solo pienamente e efficacemente, ma
anche eternamente: “Dio mio, Padre mio (...) – scrive san Vincenzo – (...) concedetemi il
dono (...) per cooperare pienamente, efficacemente, ed eternamente a tutte le Imprese
della vostra maggiore Gloria e della salute delle anime (...)” (OOCC X, p. 280).
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 33
del carisma di fondazione del Pallotti. Si può dire che di fronte all’Azione
Cattolica, il Pallotti appare come una lontana sorgente o più esattamente,
una delle sorgenti dalla quale scaturisce un fiume la cui corrente ci segue
fino ad oggi!
In questo contesto, vale la pena ricordare che Vincenzo Pallotti non è
l’unico ad essere chiamato “precursore dell’Azione Cattolica” dal Papa Pio
XI. Durante la beatificazione di Antonio Maria Claret, il 25 febbraio 1934,
nel corso dell’omelia, lo stesso Achille Ratti disse del Claret: “Ecco il nuovo
Beato, una figura veramente grande, apostolo infaticabile, grande
precursore dell’Azione Cattolica”44. Lo stesso si dice in Italia a proposito del
Venerabile Pio Bruno Lanteri (1759-1830), apostolo di Torino e fondatore
degli Oblati di Maria Vergine45.
Quindi, di fronte a questo titolo: “precursore dell’Azione Cattolica”,
non dobbiamo vergognarci né assolutizzarlo! A mio parere la vera
domanda non consiste nel sapere se il Pallotti possa essere considerato
precursore dell’Azione Cattolica, ma piuttosto in che cosa egli è precursore
dell’Azione Cattolica? Questa domanda può essere approfondita nel lavoro
in gruppo. In altre parole, credo che sia pertinente accogliere “la voce del
Papa”, “la voce della Chiesa” e chiederci in che cosa Pallotti è il precursore
dell’Azione Cattolica. Che cosa la visione del Pallotti ha offerto e può
ancora offrire all’Azione Cattolica?
❏
44
G. Alvarez, Il beato Antonio M. Claret precursore dell’Azione Cattolica, in
“L’Osservatore Romano”, n. 246 (24.439), 23 ottobre 1940, p. 4.
45
Cfr. Tommaso Piatti OMV, Il servo di Dio Pio Brunone Lanteri, apostolo di Torino,
fondatore degli Oblati di Maria Vergine un precursore dell’Azione Cattolica, Tipografia
Pontificia Marietti, Torino-Roma 1950, pp. 256.
34 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
IL FONDAMENTO DELL’APOSTOLATO
SECONDO VINCENZO PALLOTTI
Paul Rheinbay SAC
Roma, 8 luglio 2014
PREMESSA
Parlo qui come storico. Anche se non si tratta di date e fatti si tratta
dell’insieme della vita interiore (contemplativa) ed esteriore (apostolica) di
san Vincenzo Pallotti. Non è una questione nuova. Nei primi secoli del
cristianesimo, specialmente nel Medioevo dei monaci, l’accento fu messo
sulla prima parte: Contemplata aliis tradere. Apostolato significa
consegnare agli altri quella luce che ho ricevuto nel cuore. Senza una
relazione intima e viva con Dio non c’è apostolato. Con il sorgere delle
nuove comunità apostoliche e caritative all’inizio del tempo moderno è
cambiato il punto di vista. Un compagno di sant’Ignazio, seguendo
l’esperienza del suo amico e fondatore, parlava di contemplativus in
actione, “trovare Dio in tutte le cose”, anche nella vita quotidiana, negli
eventi imprevisti. Si conosce bene l’eco di questa dottrina nel pensiero di
san Vincenzo Pallotti. Ma prima di andare direttamente ai suoi scritti
dobbiamo indagare la tradizione della Società dell’Apostolato Cattolico (=
SAC). Come fu vista la relazione tra mistica e apostolato specialmente negli
ultimi 50 anni, nel tempo del Concilio Vaticano II e dopo?
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 35
1. L’ACCETTAZIONE DEL CARISMA DEL PALLOTTI
NELLA SAC AL TEMPO DEL CONCILIO VATICANO II
Il carisma di Vincenzo Pallotti si è conservato anche se la sua vita e i
suoi scritti non erano largamente diffusi e ben conosciuti fino agli anni
‘70/’80. La parte molto importante dell’eredità spirituale di Vincenzo
Pallotti consisteva nell’integrazione di tutti. Questa espressione si riferisce
a tutti i battezzati, ai fedeli di ogni rango, di ogni professione, donne e
uomini, piccoli e grandi. Sia i missionari pallottini che andarono in Camerun
o dopo in Australia, sia i promotori del Movimento di Schönstatt portarono
dentro di sé l’idea di una Chiesa partecipativa.
Il Concilio Vaticano II ha proposto ciò che tanti solo speravano, cioè la
grande riforma della Chiesa che consisteva nel passaggio da una comunità
gerarchica ad una comunità ecclesiale in cui era rivalutata la dignità di ogni
cristiano, fondata nei sacramenti del battesimo e della cresima. Che
somiglianza con la visione pallottina! Si capisce bene che tanti seguaci del
Pallotti comprendevano l’evento del Concilio come la grande conferma di
quello che il Pallotti poteva pubblicamente insegnare e realizzare. Si era
dell’opinione che il Pallotti fosse stato inteso pienamente e ciò fu
pubblicamente affermato da parte di tutta la Chiesa.
Dal punto di vista psicologico si deve menzionare un altro aspetto di
questa storia: per le regioni di lingua tedesca e pure per tanti membri in
America del Sud, Schönstatt era diventato la forma ideale ed aggiornata del
carisma del Pallotti. Le opinioni differenti e i conflitti all’interno ed
all’esterno della SAC che sono nati dopo la seconda guerra mondiale
riguardo a Schönstatt, e la sua separazione dalla SAC proprio nel tempo del
Concilio (18 ottobre 1964), hanno fatto si che tanti – pensiamo alla Regione
del Cile – lasciassero la SAC, mentre altri rimasero delusi, per tanti anni di
vita. Sembrava a tanti come se la Chiesa ci avesse tolto ingiustamente un
campo fiorente di lavoro apostolico. Cosa era più urgente che concentrarsi
sul nuovo impegno che il Concilio Vaticano II aveva dato a tutta la Chiesa e,
non come ultimi, a noi? Già prima del Concilio il Pallotti era chiamato
“precursore dell’Azione Cattolica”, adesso l’“apostolato dei laici” appariva
come stella mattutina all’orizzonte.
Allo stesso tempo anche la dimensione mistica della vita del Pallotti
non fu mai dimenticata totalmente. Si pensi solo all’opuscolo del Pallotti
con le meditazioni intitolato: “Dio, Amore infinito”, edito prima con soldi
privati di Ansgar Faller SAC e poi tradotto in tante lingue. Si pensi anche
36 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
alle numerose pubblicazioni di Francesco Amoroso SAC sulla spiritualità del
Pallotti.
Alla luce di questa premessa storica ora possiamo domandarci: il
“tutti” è ben fondato nella vita del Pallotti, ma esprime già tutta la verità
sul suo carisma? O almeno: Che cosa bisogna fare per evitare che il “tutti”
non sia inteso in modo superficiale, senza radici, come fumo senza fuoco?
Come si possono intrecciare le due dinamiche, quella di fuori e quella di
dentro, affinché siano una nuova forza unificante? Nessuno contesterà che
l’esperienza di Dio e la novità dell’apostolato universale in Pallotti sono
solo da comprendere se contemplati insieme. Però quali sono le
conseguenze? Vediamo di seguito alcuni dettagli.
2. ESPERIENZA DI DIO E APOSTOLATO IN PALLOTTI
Fin da giovane Vincenzo Pallotti aveva una sensibilità acuta per la
presenza divina. Cercava di “immergersene”, usava espressioni di unità
Uomo-Dio, voleva morire per lasciare spazio a Dio. Era una conoscenza
intuitiva, sulla quale poi improntava il suo pensare e agire. Imparava a
vedere Dio come realtà dell’infinito. Parlava di queste grazie interiori
spesso in parole di paradosso: nulla e tutto. È la tradizione della teologia
cosiddetta negativa: Dio non si fa limitare con le nostre espressioni sempre
oggettive, non è qualcosa accanto ad altro, tutte le parole sono come un
dito che punta verso il sole, verso la luna. Queste esperienze sono sempre
pericolose: mettono in questione il quadro conosciuto di Dio, furono (e
sono sempre da qualche parte) sospetti di “panteismo”, nemico principale
di una teologia razionalistica.
Il Pallotti sperimenta Dio non come una realtà statica, ma dinamica
perché piena di passione per l’uomo. Qui sta l’ardore che poi diventa fuoco
dell’apostolato. Il ponte tra Dio e l’uomo è semplicemente la fede viva nella
vera e sostanziale natura umana, di essere imago Dei, creati ad immagine
di Dio. Dall’inizio fino alla fine dei suoi scritti Pallotti riporta questa verità
biblica come fondamento e terreno fertile della sua visione ecclesiologica.
Vuol dire: il fatto, che l’uomo (ogni uomo) rassomigli a Dio e, secondo la
sua natura, desidera rassomigliargli sempre di più, conduce logicamente a
una Chiesa partecipativa. La base della comunità sta nella dignità umana,
dono di Dio. L’uguaglianza che ne segue supera tutte le differenze dentro e
fuori la Chiesa. Prima l’antropologia teocentrica, poi l’ecclesiologia, e non
viceversa! Il desiderio umano, una volta acceso dal tocco divino, brama di
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 37
diventare “come Dio”, ma in un atteggiamento mariano, non come
superstizione, benché come dono, come grazia. Questo diventare “nuovo
uomo” si realizza sulle tracce di Gesù, figlio primogenito dell’umanità, si
realizza nel Cenacolo, aprendosi sempre di nuovo al dono dello Spirito. Così
si esprime la forma trinitaria della pedagogia spirituale.
Il contenuto nella forma sta nella carità, perché Dio è Carità che si
comunica, che si diffonde. Amare il prossimo come Dio lo ama – è la strada
semplice e perfetta per realizzare la propria natura. O in altre parole:
immergersi nella dinamica infinita della carità, vedere e amare il prossimo
con gli stessi occhi di Dio. Da questo segue, che la prima collaborazione
nell’apostolato – come afferma anche Pseudo-Dionigi – si realizza tra Dio e
l’uomo. Solo l’amore divino per le anime permette questa comunione
umana che è indipendente da simpatia e antipatia, che si fa dono come
Cristo sulla croce.
Una spiegazione di ciò si trova – a mio parere – nel testo del Pallotti
composto verso il 1835, anno di inizio della fondazione. Suona come un
riassunto della sua teologia dell’apostolato: “Considera anima mia, che il
dono di cooperare alla salute delle anime fra tutti è il più divino perché
colui che ne profitta meritoriamente perfeziona in se la immagine della SS.
Trinità, ossia si rende più simile a Dio (...). Ricorda anima mia che Iddio ti ha
creato a sua immagine, e similitudine... Rifletti che Iddio è Carità per
essenza... Dunque puoi dire secondo la fede tu Anima mia sei una viva
immagine della Carità per essenza (...). Ma Iddio ti ha donato la libertà di
agire, e insieme ti ha dato il precetto della carità (...) affinché liberamente
osservando il precetto della carità ti rendessi tanto più simile a Dio, quanto
più perfettamente l’avresti osservato”1.
3. LUOGHI DI DINAMICA DIVINA:
CROCE E CENACOLO
Il modello supremo di uomo, l’icona perfetta di Dio stava sempre di
fronte al Pallotti: Cristo, che donando la sua vita per tutti, realizza la sua
natura come Apostolo del Padre. Nella celebrazione dell’Eucaristia questa
forza apostolica divina irrompeva nella vita del Pallotti. Egli vedeva
chiaramente, che somigliando a Cristo, l’uomo viene trasformato, sicché
1
San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, Curia
Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC),
qui OOCC XI, pp. 257-258.
38 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
l’apostolato come forza divina agisce in lui. In questo contesto la famosa
frase di san Paolo era senz’altro una scoperta per Vincenzo Pallotti: “Poiché
quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati a essere
conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti
fratelli” (Rm 8, 29).
I luoghi concreti di questa trasformazione sono due e si completano:
la Croce e il Cenacolo. Contemplando la croce, il Pallotti sentiva vivamente
il suo “ego” che resisteva ancora all’agire dello Spirito. Voleva morire per
dare spazio al vero e unico Apostolo. Egli pregava: Tutta la mia vita muoia e
la vita del nostro Signore Gesù Cristo sia la mia vita2. Faceva con tutto il suo
essere l’esperienza che questo modo di morire è come un impulso
vitalizzante che spezza le catene di una visione forse pia, ma egocentrica,
solo contando con le proprie forze e guardando solo i membri del proprio
ceto, anche della propria Chiesa.
“Tutti” non significava per il Pallotti solo gli appartenenti alla Chiesa
cattolica. Anche se rispettava la struttura gerarchica della Chiesa del suo
tempo, anche se amava il papa (non senza critiche!) e voleva riunire tutti i
cristiani sotto la sua guida, lo sguardo del suo cuore andava oltre e
contemplava senza limiti tutta l’umanità. E qui si realizza il secondo luogo
di trasformazione, il Cenacolo, dove lo Spirito Santo viene donato non solo
agli Apostoli, ma a tutti: una grande sorpresa specialmente per quelli che
credevano di saper distinguere bene tra “credente” e “non credente”,
“giudeo” e “pagano”. Il Pallotti ci insegna: “(...) se l’Uomo vuole stare in
Dio, e brama che Iddio stia in lui deve stare nella carità (...). La Carità
guarda Iddio, e il prossimo. Iddio merita di essere amato sopra tutte le
cose. Il prossimo deve amarsi come noi stessi per amore di Dio. Prossimo
nostro dicesi, ed è chiunque è capace di conoscere, servire, amare e godere
Iddio. Ma qualunque Uomo è capace (ossia non è impossibile) di
conoscere, servire, amare, e godere Iddio. Dunque sia nostro nemico, o
amico, cattolico o eretico, Pagano o Incredulo, Cristiano o Ebreo, Cittadino
o Estero di qualunque Nazione sparsa per l’Universo è prossimo nostro:
dobbiamo amarlo come noi stessi per amore di Dio”3.
Una tale visione globale, universale, cattolica nel senso vero diventa
poi il fondamento della prima comunità dell’Apostolato Cattolico. I primi
membri, non ancora prendendo i voti dei consigli evangelici, si obbligarono
a seguire il Pallotti a motivo dell’apostolato che coinvolge la trasformazione
2
3
Cfr. OOCC X, p. 510.
OOCC III, pp. 151-152.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 39
intera dell’apostolo. Nei suoi scritti fondatori si trova una formula di
consacrazione con tutti i momenti essenziali già menzionati: “Onnipotente
mio Dio, Padre delle Misericordie, e Dio di tutte le consolazioni, vi ringrazio
che per esservi degnato di crearci a vostra immagine, e similitudine ci avete
formato vive immagini della Carità per essenza, e dotati del dono del libero
arbitrio per natura di creazione siamo obbligati a profittarne per
perfezionare noi stessi in quanto siamo immagini di Voi Carità per essenza,
e come Voi vi siete donato tutto a noi, cosi noi siamo obbligati a donare a
Voi tutto noi stessi, e le cose nostre per la vostra maggiore gloria, e per la
maggiore santificazione dell’Anima nostra, e dei nostri prossimi, giacché
nell’esservi donato tutto a tutti ci avete obbligato ad imitarvi anche in
questo con profittare di tutti i vostri doni di natura, e di grazia per un fine
degno di Voi: ma per farci più chiaramente conoscere le nostre obbligazioni
ci avete comandato, che noi ci dobbiamo amare a vicenda come Voi ci
avete amato sino a morire su di una Croce per noi (...)”4.
Riassumiamo brevemente: – il motivo dell’apostolato in Pallotti non
sta nella sua ecclesiologia, benché nella sua antropologia spirituale; –
l’essere immagine di Dio si realizza nell’amore, forza universale umana.
Ognuno è chiamato a farsi santo, lasciarsi trasformare dallo Spirito Santo,
per poter amare come Dio; così si diventa apostoli, seguendo il modello di
Gesù Crocefisso e si realizza pienamente la sua realtà infinita; – questa
relazione indissolubile tra “in Dio” e “da Dio” è l’originalità di san Vincenzo
Pallotti; – l’amore e l’apostolato di Cristo non si limitano nello spazio della
Chiesa visibile. La suo opera redentrice abbraccia tutti, cioè tutti gli uomini
e tutti i tempi.
Non è una novità assoluta questa. Già nella prima edizione del
menzionato libretto “Dio, Amore infinito” in tedesco, Ansgar Faller SAC
parla dell’atteggiamento che deriva dalla coscienza di essere immagine di
Dio e dall’essere formato, mosso, toccato dal suo amore5. E in un articolo
in latino qualche anno dopo (1951) Joannes Weidner SAC afferma che:
“Apostolatus est secundum Beatum forma praestantissima caritatis vel
efformationis imaginis et similitudinis divinae”6. Negli ultimi tempi Hubert
Socha SAC ha fatto un paragone tra il motivo apostolico pallottino e
4
OOCC II, p. 303.
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Gott die unendliche Liebe, herausgegeben von Ansgar Faller
SAC, Verlag Apostolato Cattolico, Roma 1948, pp. 40-41.
6
Johannes Weidner SAC, De principiis fundamentalibus theologiae apostolatus iuxta
mentem B.V. Pallotti, in Acta Societatis Apostolatus Catholici, vol. I/1950, p. 457.
5
40 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
conciliare. Il risultato della sua indagine è il seguente: “Da nessuna parte il
Concilio Vaticano II deduce, dall’immagine dell’uomo a Dio, la vocazione di
tutti gli uomini all’apostolato”7.
4. IL PALLOTTI E IL CONCILIO: UN NUOVO SGUARDO,
NON SOLO UNA QUESTIONE DI PARTECIPAZIONE
Dunque, il Pallotti e il Concilio Vaticano II non indicano le stesse
motivazioni. Non basta dire che finalmente abbiamo la conferma del
pensiero del Pallotti da parte del Concilio. Egli non ha bisogno di ciò. Il
dono di Dio, la sua dimensione universale, rimane fresca in ogni epoca. Allo
stesso tempo troviamo nell’insegnamento del Concilio delle tracce di
un’apertura della Chiesa verso le motivazioni indicate dal Pallotti. Esse
partono, come il Pallotti, dal significato universale di Cristo, verso una
nuova visione di comunità partecipativa. A questo proposito si propone –
come ultimo passo – una breve ricerca su questo argomento.
Già le prime parole della Costituzione dogmatica sulla Chiesa del
Concilio Vaticano II sono un segno chiaro per la nuova consapevolezza della
comunità cristiana. Il titolo “Lumen gentium” trova la sua spiegazione in
queste parole: “la luce delle genti è Cristo; questo santo sinodo, riunito
nello Spirito Santo, desidera ardentemente illuminare tutti gli uomini con la
luce di Cristo che si riflette sul volto della Chiesa, annunciando il Vangelo ad
ogni creatura (cfr. Mc 16, 15). E poiché la Chiesa è in Cristo come
sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità
di tutto il genere umano, il sinodo intende illustrarne con maggior
chiarezza ai suoi fedeli e al mondo intero la natura e la missione
universale”8. Cristo è dunque la luce per tutti, illumina non soltanto la
natura della Chiesa, ma anche l’essere dell’uomo. Nel secondo numero
della stessa Costituzione Lumen gentium si parla della partecipazione alla
vita divina, un tema così caro al Pallotti, e si indica il fondamento biblico di
san Paolo: “L’eterno Padre, con liberissima e misteriosa disposizione della
sua sapienza e bontà, ha creato l’universo e ha deciso di elevare gli uomini
7
Hubert Socha SAC, “Von der Liebe gedrängt”, die Begründung der gemeinsamen
Apostolatspflicht nach Vinzenz Pallotti und dem Vaticanum II, in “Forum Katholische
Theologie”, herausgegeben von Leo Scheffczyk, Kurt Krenn und Anton Ziegenaus, 17.
Jahrgang, Heft 3/2001, Verlag Schneider Druck GmbH, Rotabene Medienhaus,
Rothenburg/Tbr. 2001, p. 218.
8
Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 1.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 41
a partecipare della sua vita divina. Quando essi divennero peccatori in
Adamo, egli non li ha abbandonati, ma ha sempre offerto loro gli aiuti per
la salvezza, in considerazione di Cristo redentore, «che è immagine del Dio
invisibile, generato prima di ogni creatura» (Col 1, 15). Coloro che il Padre
ha eletto fino dall’eternità «li ha preconosciuti e predestinati a essere
conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito di una
moltitudine di fratelli» (Rm 8, 29)”9.
Questa convinzione, che l’uomo, ogni uomo, nella contemplazione di
Cristo possa trovare se stesso, il proprio mistero, la sua natura, è un passo
enorme oltre i limiti della Chiesa visibile. Da questo momento in poi è
chiaro che la Chiesa non vuole più dominare, ma servire; vuole spiegare
l’uomo a se stesso, intendere il suo apostolato come servizio di amore a
tutti. Sia il Pallotti, che il Concilio Vaticano II, indicano il motivo più
profondo dell’apostolato in Cristo, nella sua incarnazione e nel suo mistero
pasquale, cioè nella sua totale dedizione di vita fino alla morte e nella
risurrezione. Questo pensiero è ancora più evidente nella Costituzione
conciliare che presenta il rapporto della Chiesa con il mondo: “Con
l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo (...). E ciò
non vale solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona
volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo, infatti, è morto
per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella
divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la
possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero
pasquale”10.
Così si può dire che il Concilio Vaticano II, con la nuova immagine
della Chiesa, non sostituisce la dinamica universale dell’apostolato
cattolico. Tuttavia, esso apre lo spazio per far risplendere il dono che Dio
ha concesso al Pallotti e il suo carisma in tutti quelli che seguono la sua
strada della comune esperienza di Dio, dell’amore universale e
dell’impegno per una Chiesa aperta a tutti.
❏
9
Ibidem, n. 2.
Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
Gaudium et spes, n. 22.
10
42 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
I RAPPORTI DI PROPAGANDA FIDE
CON L’OPERA DELLA PROPAGAZIONE DELLA FEDE DI LIONE
Vito Del Prete PIME
Roma, 9 luglio 2014
1. INTRODUZIONE
Si dice che la storia sia maestra di vita. Non vogliamo intendere
questo detto in maniera fatalistica, come sarebbe da intendere, ma nel
senso più pragmatico: gli uomini non fanno tesoro degli errori del passato.
Perché apro questo mio intervento, che verte sui rapporti di
Propaganda Fide con l’Opera della Propagazione della Fede di Lione, con
questa premessa piuttosto pessimistica? Perché i problemi di allora sono
presenti anche oggi. Per cui ogni ricerca storica non deve restare solo un
esercizio culturale, ma deve servire anche ad orientare il presente in vista
di un futuro più autentico e luminoso.
A questo riguardo credo sia opportuno fare una premessa, alla luce
della quale possono essere spiegate certe osservazioni e decisioni di
Propaganda Fide allora come adesso.
L’allora Opera della Propagazione della Fede, e attualmente le 3
Pontificie Opere Missionarie (Propagazione della Fede, Santa Infanzia, S.
Pietro Apostolo) sorsero per aiutare le missioni con la preghiera, il sacrificio
e con le offerte. Il segno della loro vitalità, noi potremmo dire della loro
utilità, era l’ammontare di denaro che raccoglievano per sostenere le
missioni. La raccolta ad un certo punto pare sia divenuta l’unica
preoccupazione di Propaganda Fide. Per cui non si potevano contraddire, e
bisognava stare alla politica di chi aveva possibilità e capacità di raccogliere
più denaro. Questa è la ragione per cui i desideri dei Messieurs di Lione
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 43
erano legge per Propaganda Fide. Allora come oggi. Per cui le decisioni
dell’allora Propaganda Fide nei confronti di Vincenzo Pallotti, della sua
Associazione Apostolato Cattolico, con le iniziative della Germania e
dell’Austria, furono assolutamente vietate, se non si sottomettevano alla
direzione unica del Consiglio di Lione. Ogni altra iniziativa che volesse fare
un progetto di raccolta di fondi, o di formazione di sacerdoti autoctoni, era
mal vista, e si tentava di farla morire sul nascere, come successe al
nascente Istituto Missionario di Daniele Comboni.
2. VINCENZO PALLOTTI: ROMANO-UNIVERSALE
Per comprendere bene ciò che avvenne tra Propaganda Fide, Lione e
Vincenzo Pallotti, è necessario dare una se pur breve descrizione della
personalità di Vincenzo Pallotti.
Possiamo, senza timore di esagerare, affermare che Vincenzo Pallotti
fu il profeta della vocazione universale all’apostolato di tutti i membri della
Chiesa. La fede per lui doveva essere propagata in tutto il mondo, con la
predicazione e le opere di carità. Egli voleva una
– universalità degli evangelizzatori: sacerdoti, religiosi, uomini e
donne;
– universalità del messaggio;
– universalità dei destinatari;
– universalità dei mezzi.
La sua esperienza apostolica come prete di Roma, il suo impegno a
Propaganda Fide, il suo impegno nella formazione avevano in lui plasmato
una visione alla missione universale.
Per cui la fondazione della Pia Unione dell’Apostolato Cattolico aveva
come scopo primario la Propagazione della Fede in tutto il mondo, anche in
quello cristianizzato. E questa fondazione nasce nel clima storico di allora,
quando si era svegliato l’affiato della missio ad gentes nei paesi cristiani
Europei, come la Propagazione della Fede di Lione, e i Missionsvereine nei
paesi di lingua tedesca. Anzi sorse anche per non lasciare l’amministrazione
del denaro raccolto in mano ad una singola persona. Inoltre stava a cuore
al Pallotti anche la formazione dei futuri missionari tra i non cristiani.
Possiamo dire che nella Pia Unione si erano fusi lo scopo dell’Opera della
Propagazione della Fede e dei Missionsvereine con quello dei seminari per
le missioni estere di Propaganda Fide a Roma, a Lione, a Parigi, e del
Collegio di Don Mazza a Verona.
44 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Vincenzo Pallotti pregava così nel 1835: “Dio mio, misericordia mia,
voi nella vostra infinita misericordia mi concedete in modo particolare di
promuovere, stabilire, propagare, perfezionare, perpetuare almeno con più
vivo desiderio nel vostro SS. Cuore: 1. Una pia Istituzione di un apostolato
universale in tutti i cattolici per propagare la fede e la religione di Gesù
Cristo presso tutti gli infedeli, non cattolici. 2. Altro apostolato occulto per
ravvivare, conservare e accrescere la fede dei cattolici. 3. Una istituzione di
carità universale nell’esercizio di tutte le opere di misericordia spirituale e
materiale, affinché nel modo possibile a Voi siate conosciuto nell’uomo,
giacché voi siete la carità infinita”1.
L’Opera della Propagazione della Fede venne approvata il 3 maggio
1822 da Pio VII e a Roma dal Cardinal Vicario nel settembre 1838 2.
Sull’Opera del Pallotti si addensarono i nuvoloni di un violentissimo
temporale, che provenivano da Lione. Nel 1837 l’Opera di Lione si era
estesa fortemente in diversi paesi. Il Consiglio Centrale, proprio per le
grandi risorse economiche che metteva a disposizione delle missioni, aveva
acquisito un enorme potere. I desiderata del Consiglio erano quasi sempre
l’ultima parola per il Cardinal Prefetto. Il Presidente li esponeva al Cardinale
e questi a Gregorio XVI per l’assenso. Il Presidente una volta informato,
chiedeva a Propaganda Fide di inviare le lettere per l’attuazione dei
desideri dei Messieurs di Lione. Nei paesi di lingua tedesca e in quelli
soggetti all’Austria, l’Opera di Lione, di origine francese, si scontrò con le
riserve dei governi.
Come sappiamo alla Congregazione di Propaganda Fide andò come
segretario Mons. Ignazio Cadolini al posto di Angelo Mai, creato Cardinale.
Il nuovo segretario non era ben disposto verso il Pallotti. Propaganda
accettò il diktat di Lione, che vedeva nell’Unione un concorrente
dell’attività missionaria. Diceva che Propaganda non aveva avuto alcun
ruolo nell’approvazione dell’Unione, eccetto quello del Vicario e del Papa,
rivendicando il diritto di intervenire poiché allora Propaganda Fide era
responsabile non solo delle missioni presso i non cristiani, ma anche di
tutta l’opera del rinnovamento spirituale della cristianità.
Colpa delle rimostranze di Lione e della suscettibilità burocratica.
1
San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, Roma 1977,
vol. X – I lumi, pp. 198-199.
2
Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. LV, pp. 301-302.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 45
3. CORRISPONDENZA DI PROPAGANDA CON LIONE
È in questo contesto che va inquadrata la corrispondenza tra
Propaganda Fide e Lione, dove si vedono intrecciarsi l’istituzione dell’Opera
della Propagazione della Fede di Lione e la recente istituzione
dell’Apostolato Cattolico di Pallotti.
Nel 1838 il 27 agosto l’Opera della Propagazione della Fede era
istituita con la notificazione del Card. Odescalchi, Vicario di S. Santità. Ma
c’erano stati tentativi già due anni prima.
“8 ottobre 1836, Consiglio Centrale di Lione: Abbiamo saputo che
anche in Roma ci si interessa dell’Opera della Propagazione della Fede e ci
comunicano che già alcune persone hanno raccolto offerte a tale scopo.
(...) La S. Congregazione di Propaganda si feliciterà senza dubbio con noi di
veder piantata l’Opera all’ombra della S. Sede (...)”. Il Consiglio Centrale
chiedeva l’autorizzazione di rispondere alle richieste dei missionari, e di
trasmettere a tutte le persone che si rivolgevano a loro le direttive e i
documenti dell’Opera3.
Il Segretario di Propaganda rispondeva al Signor Mioland, vicario
generale di Lione e presidente onorario del Consiglio Centrale dell’Opera:
Dopo i convenevoli di routine in cui esalta l’Opera, continua così: “Si tratta
di stabilire anche qui in Roma tale Associazione, come ella accennava nella
citata sua. Presentemente mi occupo della scelta dei soggetti nazionali, (...)
i quali ne comporranno il Comitato e si porranno in corrispondenza con
codesto Consiglio di Lione...”.
Il 24 gennaio del 1837 lo stesso segretario di Propaganda comunicava
l’elezione del card. Luigi Brignole a Presidente del Consiglio. Il Pallotti fu il
primo a far conoscere e a promuovere in Roma l’Opera della Propagazione
della Fede.
Ma anni prima, come abbiamo visto, il Pallotti aveva dato inizio alla
fondazione dell’Apostolato Cattolico. Nel 1835 il Pallotti aveva incontrato
Pauline Jaricot a Trinità dei Monti, e nei loro colloqui si trovavano ad avere
gli stessi sentimenti e la stessa passione di “mobilitare tutto il mondo per la
Propagazione della Fede. Già dal 1836 con l’approvazione del card. Vicario
diede inizio ad una sottoscrizione sul tipo dell’Opera della Jaricot, i cui
3
Archivio di Propaganda Fide, Lettere e Atti, 1837, vol. 318.
46 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
aderenti venivano incorporati nella classe dei contribuenti dell’Apostolato
Cattolico”4.
Poteva questa essere una unione di due associazioni che avevano lo
stesso carisma e la stessa tensione missionaria. Però a Lione questo non
andava affatto, perché vi vedeva una divisione, un indebolimento
dell’opera e una pericolosa concorrente.
Di qui l’intervento del Papa Gregorio XVI, che volle la separazione
netta dell’Opera della Propagazione della Fede di Lione dall’Apostolato
Cattolico. Per cui l’attività svolta fino allora doveva divenire ufficiale sotto
la presidenza del Cardinal Brignole, ma allo stesso tempo i contribuenti
dell’Apostolato Cattolico restavano associati all’Opera di Lione. Allo stesso
Pallotti si diede l’incarico di formare il primo consiglio.
Ma tutto questo non andava bene al Consiglio Centrale di Lione, il cui
Presidente, anche per altri fatti avvenuti (il vescovo di Detroit mons. Rese
aveva chiesto un’offerta e il Re di Napoli indirizzava una lettera al nunzio
apostolico di Napoli, dicendo di avere accordato al vescovo di Detroit la
somma di mille ducati). La cosa veniva inviata a Propaganda per il
pagamento. Il 14 luglio 1838 il Consiglio di Lione scriveva irritato a
Propaganda, ricordando il fatto increscioso di Napoli e deplorando che
Roma stessa facesse assegnazione sulle offerte raccolte, minacciando in tal
modo il principio di unità nella raccolta e distribuzione delle offerte.
Il 26 luglio 1838, il segretario di Propaganda, mons. Cadolini scrive al
Signor De Verna, Presidente del Consiglio di Lione: dà la colpa di quanto
avvenuto solamente al vescovo di Detroit, dicendo che Propaganda aveva
sospeso la trasmissione di qualsiasi sussidio alla diocesi di Detroit5.
Però questo fatto fu anche l’occasione per chiarificare o meglio dare
un colpo mortale all’Apostolato Cattolico. Lione vedeva in questa Pia
Unione una concorrente. Non tollerava in quel tempo altri organismi che si
prefiggevano lo stesso scopo. Voleva che si facesse chiarezza dei rapporti
tra le due Opere.
Difatti, subito, come da ordine ricevuto, il Segretario di Propaganda
Fide con lettera del 30 luglio 1938 scriveva al Card. Vicario di Roma Carlo
Odescalchi: “Sua Santità non può approvare il nome «Apostolato Cattolico»
né applaudirne l’Istituzione, perché inutile e superflua dall’altra recente
uguale associazione della Propagazione della Fede stabilitasi in Roma sotto
4
Francesco Amoroso SAC, Il beato Vincenzo Pallotti, sacerdote romano, fondatore
dell’Apostolato Cattolico, Roma 1950, p. 58.
5
Cfr. Archivio di Propaganda, ibid.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 47
la Presidenza dell’Eminentissimo Porporato Brignole. Per comando del
Santo Padre viene disciolta e i membri devono unirsi alla Propagazione
della Fede”. Il rescritto viene consegnato al Pallotti mentre teneva consiglio
nella sacrestia di S. Crisogono per eleggere il direttore e il Segretario di un
altro nucleo dell’Opera di Lione.
4. GIUDIZIO CRITICO
Vorrei distinguere due livelli, che rispettivamente ci possono fare
emettere valutazioni e giudizi diversi: il livello carismatico e il livello
istituzionale.
4.1 Livello carismatico
Abbiamo il contatto e relazione tra due fondatori, animati dalla
stessa passione: la passione per l’estensione del Regno di Dio e la
cooperazione all’attività missionaria. Sappiamo di quell’incontro a Trinità
dei Monti tra il Pallotti e la Jaricot. Uno stesso ideale, una stessa passione li
accomunava. E il Pallotti stimò quella ragazza di Lione, per la sua grande
spiritualità, per la sua umiltà, per la carità universale, per la donazione di sé
e delle sue sostanze. Ne apprezzò la maniera originale e concreta di
realizzare la cooperazione, l’aiuto alle missioni, e cercò nella sua maniera di
utilizzarlo. L’incontro tra due santi va oltre quelli che sono gli interessi
personali, il protagonismo, o anche la primogenitura delle iniziative. Del
resto sia la Jaricot sia il Pallotti dovettero subire non poche sofferenze da
parte delle istituzioni. L’uno da parte di Propaganda Fide e dalla burocrazia,
che spesso oltre a intralciare il lavoro, diviene anche ipocrisia. L’altra da
parte del Consiglio Superiore, che la incolpò di aver tradito la sua stessa
Opera. Questa è la sorte dei fondatori santi. Ma questo in un certo senso è
garanzia della fecondità della loro fondazione.
4.2 Livello istituzionale
Qui il discorso dello storico e la valutazione sono differenti, perché
deve attenersi e tentare di interpretare i fatti storici, gli interessi di chi ha
fatto le scelte, e il contesto ecclesiale del tempo. Partiamo dal contesto
ecclesiale. In quel tempo la Chiesa è ancora vista come società perfetta,
secondo la ecclesiologia del Bellarmino. L’attività missionaria restava
48 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
ancora ai margini della Chiesa. Era per quelli che negli ordini religiosi
sceglievano di mettersi al servizio del Romano Pontefice per andare nelle
missioni. Ed erano denominati missionari apostolici.
Ma le missioni richiedevano risorse economiche, che la S. Sede e
Propaganda Fide, da cui dipendeva tutta l’attività di evangelizzazione sia ad
extra sia ad intra, non avevano a sufficienza per venire incontro ai bisogni
essenziali.
Nasce per questo scopo la Propagazione della Fede di Lione, e nello
stesso tempo l’Opera dell’Apostolato Cattolico, e in seguito anche altri
Istituti esclusivamente missionari, sempre però con l’autorizzazione e sotto
la autorità di Propaganda Fide. Abbiamo una concezione verticistica, in un
certo qual senso monocratica. Questa la ragione per cui l’attività
missionaria resterà appannaggio esclusivamente degli ordini religiosi e
degli istituti missionari. Difficilmente acquisirà una dimensione veramente
ecclesiale.
Il Pallotti sotto questo aspetto può essere denominato il profeta della
missione ecclesiale. La responsabilità del mandato missionario è di tutti,
ognuno secondo la propria vocazione, secondo ciò che gli detta lo spirito.
L’Opera della Propagazione della Fede di Lione assicurava per quel
tempo grosse somme di danaro che venivano dalle offerte di diverse chiese
locali. Era internazionalizzata. Propaganda non voleva perdere o
contraddire questa Opera, per l’apporto economico che dava, per cui stava
attenta ai diktat che proveniva dal Consiglio di Lione.
La poca documentazione che abbiamo riportato dimostra la
preoccupazione di non contraddire questa gallina dalle uova d’oro. Per cui,
anche sotto argomenti che oggi chiameremmo sofismi, si blocca una
iniziativa locale, per riportare, si diceva, tutto all’unità di un’unica direzione
e della assegnazione delle offerte. È il protagonismo di Lione da una parte e
la convenienza di Propaganda dall’altra a determinare la soppressione
dell’istituzione dell’Apostolato Cattolico, per togliere anche il minimo
sospetto di tenere in piedi un concorrente a Lione.
La tentazione di divenire padroni, e non più servitori della missione è
sempre presente.
Una simile sorte tocca anche alle altre istituzioni nate o prima o in
contemporanea con quella di Lione in Germania, in Austria e nei paesi
soggetti all’Austria. Anche a loro viene comandato di unirsi a Lione. Però,
come sappiamo dalla storia, i vari regni si opponevano al trasferimento di
capitali in Francia.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 49
5. PROBLEMI DI ATTUALITÀ
È strano dirlo, ma oggi i problemi di quel tempo, mutatis mutandis,
sono presenti ancora oggi.
5.1 A livello ecclesiale
Propagande Fide è il dicastero che deve animare e coordinare tutta
l’attività missionaria, che è compito di tutta la Chiesa, nei suoi vari soggetti
missionari. Dirette responsabili dell’evangelizzazione sono le Chiese locali,
che elaborano la loro progettualità missionaria in una pastorale d’insieme.
L’Opera della Propagazione della Fede come le altre opere missionarie
sono pontificie e allo stesso tempo episcopali. Persiste una tensione per
così dire tra centro (Roma) e la periferia (Direzioni Nazionali) che non ha
ancora trovato una sintesi. Le chiese locali, non per amore di
protagonismo, ma per un’autentica animazione missionaria del Popolo di
Dio, vogliono avere la loro parte di responsabilità nella stessa assegnazione
delle offerte, anche come segno concreto della comunione missionaria tra
le Chiese. Questo deve richiedere un approfondimento e se il caso, una
rivisitazione strutturale di Propaganda, perché ecclesiologia e missiologia
sono trasformate, e la situazione politico-economico-culturale dei Popoli
richiede un cambiamento del paradigma di evangelizzazione.
Preservare l’unità e l’universalità nel riconoscimento e nella dinamica
dei diversi soggetti responsabili dell’attività missionaria. Alla maniera come
è stato abolito lo Jus Commissionis, bisognerebbe procedere analogamente
anche per le Pontificie Opere e per la reimpostazione dello stesso dicastero
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
5.2 A livello istituzionale
È necessaria l’Istituzione, ma non può essere la sola che determina
scelte, orientamenti e decisioni. L’Istituzione è al servizio del Regno di Dio,
e non esiste per se stessa, né trova la sua ragion di operare in se stessa.
Prima di tutto, e ne è la parte essenziale, deve conservare, vivere e
sviluppare il carisma per cui fu fondata. Il carisma non è fissato solo dagli
Statuti, ma anche dalla vita stessa del Fondatore e della fondatrice.
Dico questo in quanto la modalità e la efficacia della raccolta di
offerte non può costituire l’unico criterio per le decisioni che bisogna fare.
50 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Non si può dire che una istituzione è inutile e superflua perché ce n’è già
una che raccoglie le offerte. Il denaro non è il salvatore dell’umanità.
Anche oggi le POM hanno gli stessi problemi. Non pochi si lamentano
perché altre organizzazioni, riconosciute anche come Pontificie, rubano
fette di mercato alle Pontificie Opere Missionarie. Credo che siamo nella
stessa logica con cui Propaganda soppresse l’Unione dell’Apostolato
Cattolico. Bisogna purificare l’Istituzione, con un ritorno a quelle che sono
le priorità e i contenuti stessi dell’evangelizzazione. Altrimenti ci si
combatte per raggiungere gli stessi scopi.
Anche oggi, come ai tempi del Pallotti, i governi con una legislazione
molto stretta, rendono difficile il trasferimento delle offerte alla sede
centrale, in Roma a Propaganda.
Pur conservando l’unità e l’universalità, non è tempo di trovare altre
modalità di cooperazione anche economica tra le Chiese?
Io credo che la storia debba essere maestra di vita nell’insegnarci a
leggere i segni dei tempi. Leggere le trasformazioni economiche, politiche,
antropologiche, tener conto seriamente dello sviluppo ecclesiologico e
missiologico, stare in ascolto di ciò che dicono le chiese locali e tutti i
soggetti dell’attività missionaria, è un dovere, perché la cooperazione alla
missione universale diventi realmente diritto e dovere di tutti.
❏
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 51
VINCENZO PALLOTTI E PIO IX
Piotr Bełczowski SAC
Roma, 9 luglio 2014
PREMESSA
Nella storia della Chiesa del XIX secolo un personaggio di rilievo fu
papa Pio IX, al mondo Giovanni Maria Mastai Ferretti, l’ultimo “Papa-Re”,
che, negli ultimi anni del suo pontificato, fu un Pontefice senza il potere
temporale e “prigioniero” nel Vaticano1. In questo periodo storico appare
un altro personaggio, un sacerdote romano, non molto grande di statura,
ma conosciuto al suo tempo da tanti suoi contemporanei, tra i quali anche
persone ai vertici della Chiesa cattolica – Vincenzo Pallotti, Santo romano2.
Questo contributo vuole illustrare il legame tra questi due personaggi, i
loro rapporti di amicizia, gli “scontri” e la collaborazione nelle opere che fa
vedere la loro profonda conoscenza e reciproca stima3.
1
Cfr. Roger Aubert, Il pontificato di Pio IX, in Storia della Chiesa vol. XXI/1 (1846-1878),
a
a cura di Martina Giacomo, S.A.I.E, Torino 1970, 2 edizione; Antonio Di Pierro, L’ultimo
giorno del papa re, 20 settembre 1870, la breccia di Porta Pia, Mondadori, Milano 2007;
Stefano Tomassini, Roma, il Papa, il Re. L’unità d’Italia e il crollo dello Stato Pontificio, Il
saggiatore, Milano 2011; Andrea Tornielli, Pio IX. L’ultimo Papa re, Mondadori, Milano
2011.
2
Cfr. Francesco Amoroso SAC, San Vincenzo Pallotti romano, Postulazione Generale
della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1962; Josef Frank SAC, Vinzenz Pallotti
Gründer des Werkes vom Katholischen Apostolat, vv. I-II, Pallotti-Verlag, Friedberg bei
Augsburg 1952-1963; San Vincenzo Pallotti profeta della spiritualità di comunione, a cura
di Francesco Todisco SAC, Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 2004.
3
Delle relazioni tra Pio IX e Vincenzo Pallotti parlano quasi tutte le biografie su san
Vincenzo Pallotti. La questione è trattata in modo diretto nei seguenti contributi: cfr.
Bruno Bayer SAC, Pallotti und Papst Pius IX, in “Pallottis Werk daheim und draußen”,
Informationen der Norddeutschen Pallottinerprovinz, 51. Jahrgang, Heft 3, 1. September
52 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
1. VINCENZO PALLOTTI E GIOVANNI MARIA MASTAI FERRETTI
Giovanni Maria Mastai Ferretti, futuro Papa Pio IX, conosceva
personalmente Vincenzo Pallotti prima di essere eletto Pontefice? Questa è
una certezza o ci sono dei dubbi? La maggior parte degli autori afferma che
Giovanni Mastai Ferretti e Vincenzo Pallotti si conoscessero molto prima
dell’elezione del primo al soglio pontificio. L’unico, tra gli autori consultati,
che sostiene una tesi contraria è Giuseppe Leti. Nella sua monografia sulla
rivoluzione e Repubblica romana scrive infatti che “il Pallotta” fu
presentato a Pio IX, il quale “la prima volta rise di quel prete”, “la seconda
lo ascoltò”, “la terza volta lo ricevette con rispetto e ammirazione”4. Ciò
significa che i due non si sarebbero conosciuti precedentemente. Queste
affermazioni bisogna leggerle tenendo conto che lo stesso Leti, legato alla
tradizione mazziniana-garibaldina, presenta il suo proprio punto di vista5.
Giovanni Maria Mastai Ferretti nacque a Senigallia il 13 maggio 1792
da Gerolamo, dei Conti Mastai Ferretti, e da Caterina Solazzi e fu
battezzato il giorno stesso della nascita con il nome di Giovanni Maria.
Lasciati gli studi dagli Scolopi in Volterra, nel 1809 ritornò prima in famiglia,
e nell’ottobre dello stesso anno si trasferì a Roma per gli studi superiori.
Frequentò il Collegio Romano, dove da due anni studiava anche Vincenzo
Pallotti, più giovane di lui. È probabile che già in questo tempo sia avvenuto
2000, Limburg 2000, pp. 6-7; Jan Kupka SAC, Vincenzo Pallotti e Papa Pio IX, in “Apostolato
Universale”. Continuità e sviluppo. Rivista semestrale dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti,
anno III, n. 5/2001, pp. 8-28.
4
Giuseppe Leti, La rivoluzione e la Repubblica Romana (1848-1849), Casa Editrice
Dottor Francesco Vallardi, Milano 1948, p. 30.
5
Giuseppe Leti (Fermo 1867 - Parigi 1939), repubblicano e poi socialista, affiliato alla
massoneria (nel 1904 elevato al 3° grado massonico cioè “maestro”), autore degli studi
soprattutto sulle vicende dell’ex Stato pontificio, cfr. Giuseppe Monsagrati, Giuseppe Leti,
in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 64 (Latilla-Levi Montalcini), Istituto della
Enciclopedia italiana, Roma 2005, pp. 715-717. Infatti l’autore della voce del Dizionario
biografico degli Italiani, afferma che Giuseppe Leti aveva “la chiara preferenza” per le
fonti “di ispirazione liberal-democratica” e l’assenza “di un vero filtro critico”; ciò
conferisce ai suoi lavori “un taglio inevitabilmente tendenzioso e di parte”, cfr. Ibidem, p.
716.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 53
il loro primo incontro6. Il futuro Papa conservò i rapporti con il medesimo
Collegio sino al 18267.
In questo periodo il giovane Conte Mastai Ferretti attraversò
difficoltà sia spirituali che fisiche. Luigi Bogliolo parla di cinque anni di
“dramma” (viene datato tra 1810 e 1815), “il triste periodo della malattia
con tutte le sue conseguenze”, la “«notte oscura»”8. Alcuni ritengono che
fu colpito da una malattia “non ben diagnosticata” 9, “squilibri temporanei
di un delicato sistema nervoso”10, e altri danno anche il nome proprio di
“epilessia”11. E infatti fu “esplicitamente” la salute debole che lo condusse
nell’anno 1812 ad ottenere l’esenzione dal servizio militare. Lo attesta lui
stesso in un’istanza scritta per l’annullamento della tassa impostagli in
conseguenza di tale decisione12.
Nonostante tutto ciò nel giugno 1815 Giovanni Maria Mastai Ferretti
chiede di essere ammesso alla Guardia Nobile Pontificia13, ma la richiesta
non viene accolta14. In questo contesto compare sulla scena Vincenzo
Pallotti, come afferma, tra l’altro, anche il libretto liturgico stampato per la
beatificazione di Pio IX: “Fu allora che S. Vincenzo Pallotti gli vaticinò il
6
Cfr. Jan Kupka SAC, Vincenzo Pallotti e Papa Pio IX, op. cit., p. 10.
Alberto Serafini, Pio Nono, Giovanni Maria Mastai Ferretti dalla giovinezza alla morte
nei suoi scritti e discorsi editi e inediti, vol. I: Le vie della divina provvidenza (1792-1846),
Tipografia Poliglotta Vaticana, [Città del Vaticano] 1958, p. 235.
8
Luigi Bogliolo, Pio IX. Profilo spirituale, Studi piani 7, Editrice la Postulazione della
Causa di Pio IX, Città del Vaticano 1989, pp. 32 e 38.
9
La beatificazione dei servi di Dio Pio IX, papa, Giovanni XXIII, papa, presieduta dal
Santo Padre Giovanni Paolo II, piazza San Pietro, 3 settembre 2000, Tipografia Vaticana,
Città del Vaticano 2000, p. 7.
10
Cfr. A. Serafini, Pio Nono, op. cit., p. 35. L’autore fa una analisi ben dettagliata delle
cause possibili di tale malattia ma soprattutto della sua guarigione completa.
11
Lo stesso Mastai Ferretti scrisse in una lettera del 13 luglio 1814 indirizzata alla
contessa Giacinta Marchetti Milzetti: “il periodo della mia orribile epilessia si è allontanato
di molto”, citata in A. Serafini, Pio Nono, op. cit., p. 19; cfr. anche L. Bogliolo, Pio IX. Profilo
spirituale, op. cit., p. 33. Una dettagliata analisi del caso medico di Mastai Ferretti si trova
in un articolo di Lodovico Inghirami, Le crisi di Pio IX, in “Volterra”, rivista di storia e di
cultura per il territorio volterrano. Organo dell’Associazione Pro Volterra, anno XVIII, n. 7,
luglio 1979, pp. 3-6.
12
Cfr. A. Serafini, Pio Nono, op. cit., pp. 12-13.
13
Cfr. A. Serafini, Pio Nono, op. cit, pp. 23-25.
14
Per le circostanze di un attacco di malattia che ebbe tali conseguenze, cfr. Alberto
Canestri, L’anima di Pio IX quale si rivelò e fu compresa dai Santi, Tipografia Santa Lucia,
Marino 1965, vol. I, p. 58.
7
54 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
supremo pontificato”15. Leggiamo infatti nel Processo romano per la causa
di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio papa Pio IX: “Col volto
bagnato di lagrime il servo di Dio esce dall’udienza [di Pio VII] e s’imbatte
nel sacerdote romano Don Vincenzo Pallotta, oggi Venerabile, il quale gli
chiede le ragioni del suo dolore. Conosciuti i fatti, il Pallotta gli fa animo
dicendo: «Stia tranquillo, che non sarà guardia, ma sarà guardato»,
alludendo agli onori del Pontificato”16.
Anche se il processo di beatificazione “ha riesumato questa
tradizione”, come scrive F. Todisco, gli ultimi studi “lo annoverano tra i fatti
semplicemente raccontati e non documentati e quindi invitano alla
prudenza”17. Appunto, Alberto Serafini, il biografo di Mastai Ferretti,
definisce tali racconti come “più o meno leggendari”, tenendo conto
dell’espressione dello stesso Mastai Ferretti, che il 6 novembre 1815 scrive
così alla contessa Milzetti: “Mi pare sentire qualche piccolo rimorso di
essermi procurato un tale posto”. Allo storico una tale affermazione è
sufficiente per sostenere che “l’ammissione fosse già avvenuta e che egli
volontariamente poi l’abbia trascurata”18. Concorda con tale affermazione
anche Carlo Falconi scrivendo: “l’episodio [della profezia] è quasi
certamente soltanto una ben architettata leggenda”19.
Infatti, anche se alcuni autori inseriscono questo episodio tra i “segni
straordinari”, bisogna tener conto che è stato descritto sulla base di
testimonianze, le quali “non vengono da una diretta esperienza, né da una
fonte documentata, ma solo dal «sentito dire»”20. Gioacchino Maria
Corrado, membro della Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di
15
La beatificazione dei servi di Dio Pio IX, papa, Giovanni XXIII, papa, op. cit., p. 7.
Processo romano per la causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio
papa Pio IX. Articoli sopra la fama di santità di vita, virtù e miracoli del servo di Dio pel
processo ordinario da costruirsi nella Curia Romana presentati da mons. Antonio Cani,
Tipografia C. Palomba, Torre del Greco 1908, art. 20-21, p. 8-9; cfr. anche Francesco
Vittozzi, Brevi cenni della vita del Servo di Dio Pio IX S.P., Stab. Tip. Sangiovannese
Pasquale Rocco, Napoli 1910, p. 15-16; Alberto Canestri, L’anima di Pio IX, op. cit., p. 5960. Francesco Todisco ritiene, come possibile primo luogo di tale incontro, l’adunanza
della Congregazione di Santa Maria del Pianto. Cfr. San Vincenzo Pallotti profeta..., op. cit.,
p. 125.
17
San Vincenzo Pallotti profeta, op. cit., p. 125, nota 89.
18
Cfr. A. Serafini, Pio Nono, op. cit., p. 25.
19
Carlo Falconi, Il giovane Mastai. Il futuro Pio IX dall’infanzia a Senigallia, alla Roma
della Restaurazione (1792-1827), Rusconi, Milano 1981, p. 248.
20
Cfr. F. Amoroso SAC, San Vincenzo Pallotti, op. cit., p. 40; J. Kupka SAC, Vincenzo
Pallotti e Papa Pio IX, op. cit., p. 12.
16
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 55
Dio, inizia la sua testimonianza con le parole: “Ho inteso raccontare, ed era
cosa risaputa da tutti (...)”21. Il sacerdote Giuseppe Clementi, nella sua
deposizione riferisce soltanto “quanto ha letto nei libri e documenti inediti,
e quanto ha sentito dire dal conte Edoardo Soderini, che fin dal 1873 fu
Guardia Nobile di Sua Santità”22. Anche Amalia De Sipio, nubile, donna di
casa, che conosceva papa Pio IX già da ragazza, nella sua deposizione dice:
“Ho saputo che il Servo di Dio in gioventù ebbe attacchi epilettici (...). A
questo proposito ricordo di aver sentito che il B. Vincenzo Pallotti (...) lo
rincuorò (...)”23.
Nonostante la mancanza di un testimone oculare, condividiamo
l’opinione che alla base dell’episodio raccontato “qualcosa di vero ci
potrebbe essere” e che infatti “le deposizioni costituiscono un’ulteriore
prova della conoscenza tra Vincenzo Pallotti e Giovanni Maria Mastai
Ferretti in quell’epoca”24.
Oltre gli episodi sopra citati, diversi studiosi indicano altri possibili
luoghi d’incontro tra il Pallotti e Mastai Ferretti. C. Falconi sostiene che
“essi si sarebbero conosciuti già prima della decisione del Mastai di
abbracciare il sacerdozio” e ciò sarebbe avvenuto tra la fine del 1815 e gli
inizi del 1816, aggiungendo che non si può dire nulla dell’intensità e delle
modalità di questo incontro25. Infatti, come afferma A. Serafini, da
dicembre 1815 il Mastai Ferretti si mette sotto la direzione spirituale del
canonico Cesare Storace, direttore della Pia Opera «Tata Giovanni»,
l’Ospizio nel quale il Mastai si portava ogni giorno la sera, dopo l’Ave Maria,
“per insegnare ai giovani più poveri e bisognosi di Roma” 26. L’Opera di Tata
Giovanni era conosciuta anche da Vincenzo Pallotti.
Nel 1817 il Mastai Ferretti, alunno del primo anno di teologia, si
iscrisse alla Congregazione dei giovani studenti nell’Oratorio di S. Maria del
Pianto, presso la chiesa di San Tommaso ai Cenci. F. Todisco SAC sostiene
21
Cfr. Romana seu Senogal. Spoletana seu Imolensi et Neapolitana beatificationis et
canonizationis servi Dei Pii IX summi pontificis. Positio super virtutibus, vol. I: Tabella
testium ad summaria, Ex Typis Guerra et Belli, Romae 1961, p. 654.
22
Cfr. Romana seu Senogal., op. cit., p. 750; J. Kupka SAC, Vincenzo Pallotti e Papa Pio
IX, op. cit., p. 11.
23
Cfr. Romana seu Senogal., op. cit., pp. 1162-1163.
24
J. Kupka SAC, Vincenzo Pallotti e Papa Pio IX, op. cit., p. 13.
25
C. Falconi, Il giovane Mastai, op. cit., p. 248.
26
Cfr. A. Serafini, Pio Nono, op. cit., pp. 192-194; cfr. anche L. Bogliolo, Pio IX. Profilo
spirituale, op. cit., p. 45.
56 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
che proprio in una delle sue adunanze lo conobbe Vincenzo Pallotti27, che
frequentava le stesse adunanze ed era maestro dei novizi e poi direttore 28.
Il 4 dicembre 1815 Vincenzo Pallotti fu ammesso alla Pia Unione dei
Sacerdoti secolari esistente presso l’Ospizio di Santa Galla29, in cui già da
studente si impegnò con la predicazione e l’insegnamento del catechismo
ai poveri30. Già nel 1806 Gaspare Del Bufalo era direttore dell’Ospizio di
Santa Galla. Francesco Vittozzi, il biografo di Pio IX, scrisse a proposito:
“Nell’aprile 1818 [il Mastai Ferretti] si ascriveva alla Congregazione dei
sacerdoti di s. Galla e si trovava in compagnia del beato Gaspare del Bufalo,
del venerabile Vincenzo Pallotti, del can. Cesare Storace, dei monsignori
Odescalchi, (...)”31. Similmente attesta Luigi Bogliolo: “Conobbe senza
dubbio i santi suoi contemporanei, o quasi, che furono S. Vincenzo Pallotti,
S. Gaspare del Bufalo, il Servo di Dio Carlo Odescalchi, e S. Vincenzo Maria
Strambi, il vescovo passionista di Macerata (...) adunati in pie Unioni, come
ad esempio quella di S. Galla”32. Anche i biografi pallottini indicano
l’Ospizio di Santa Galla come luogo di incontro tra il Pallotti e Mastai
Ferretti33.
Alberto Serafini indica ancora un altro luogo di un possibile incontro
dei due protagonisti scrivendo così: “È probabilmente all’Apollinare che il
Mastai entrò in relazione col Pallotti”34. La Pia Unione di S. Paolo Apostolo
esistente a Roma con sede presso la chiesa di S. Maria della Pace
organizzava incontri formativi per i sacerdoti che si svolgevano presso la
chiesa di S. Apollinare35. Per quanto riguarda il Pallotti, egli “conobbe le
27
Cfr. San Vincenzo Pallotti profeta, op. cit., p. 125.
Cfr. San Vincenzo Pallotti profeta, op. cit., pp. 123-124.
29
Per la lettera di ammissione cfr. San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di
Francesco Moccia SAC, Curia Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma
1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC), qui OOCC V, p. 416.
30
Il Pallotti compose un testo con indicazioni sul metodo che gli Operai Evangelici della
Pia Unione di S. Galla dovevano osservare nell’insegnamento del catechismo ai fienaroli,
cfr. OOCC V, pp. 424-430.
31
Francesco Vittozzi, Brevi cenni della vita del servo di Dio Pio IX s. p., Stab. Tip.
Sangiovannese Pasquale Rocco, Napoli 1910, p. 17.
32
Luigi Bogliolo, La spiritualità di Pio IX, in “Pio IX”, anno X, n. 1, gennaio-aprile 1981, p.
25.
33
Cfr. San Vincenzo Pallotti profeta, op. cit., pp. 127-129.
34
Alberto Serafini, Pio Nono, op. cit., p. 148 e 235.
35
Cfr. Gaetano Moroni, Pia Unione di S. Paolo Apostolo, in Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica da s. Pietro sino ai nostri giorni, dalla Tipografia Emiliana, Venezia
1851, vol. LI, pp. 142-144.
28
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 57
attività della Pia Unione di S. Paolo quando era studente all’università La
Sapienza”, dato che proprio ai sacerdoti di questa Unione era stata affidata
la cura spirituale degli studenti, e la sua presenza nelle adunanze è da
datare già dal 1815, e con più assiduità dagli anni ‘20 36. Invece la
partecipazione di Mastai Ferretti alle attività della Pia Unione di S. Paolo è
documentata dai suoi biografi37. La data di iscrizione ufficiale di Mastai
Ferretti è incerta, ma più probabilmente posteriore al suo ritorno dal
viaggio in Cile (giugno 1825)38.
Insomma, le possibilità sono molte ed è difficile optare per una e non
per l’altra, dato che non abbiamo testimonianze oculari o notizie di qualche
diario, ecc. Riprendendo invece le parole di Luigi Bogliolo, si può constatare
“che dovunque c’era spiritualmente da guadagnare ed arricchirsi, e
dovunque c’era da spendersi per il bene degli altri” e, inoltre, “coltivare
l’amicizia tra i sacerdoti per la mutua santificazione, per lo scambio di idee
sull’apostolato, per collaborare insieme nell’esercizio della carità verso
coloro che ne avevano bisogno, laici e clero”, furono presenti ambedue 39.
Proprio in questa scelta di vivere il sacerdozio in modo radicale si trova
anche l’indicazione di una somiglianza spirituale tra Vincenzo Pallotti e
Giovanni Mastai40. Infatti “si può dire che Giovanni Maria Mastai (...) come
sacerdote nacque a Roma”41. Dopo un lungo periodo di incertezza e poi di
una “intensa preparazione spirituale”, finalmente venne ordinato
36
Cfr. Jan Kupka SAC, San Vincenzo Pallotti e la Pia Unione di S. Paolo Apostolo, in
“Apostolato Universale”. Continuità e sviluppo. Rivista semestrale dell’Istituto S. Vincenzo
Pallotti, anno IV, n. 8/2002, p. 133-137.
37
Cfr. C. Falconi, Il giovane Mastai, op. cit., pp. 350-352.
38
Dal luglio 1823 al giugno 1825 Giovanni Mastai Ferretti fece parte, per volere di Pio
VII, del corpo diplomatico del Cile, guidato dal delegato monsignor Giovanni Muzi. In una
lettera del 1 maggio 1824 inviata da Santiago, il Mastai si autodefinì “escluso dagli Assisi”,
cioè dagli ufficialmente non ascritti, e solo frequentatori, cfr. A. Serafini, Pio Nono, op. cit.,
p. 234, nota 55.
39
Luigi Bogliolo, Pio IX. Profilo spirituale, op. cit., p. 47. In questo contesto si può capire
anche l’importanza che lo stesso autore da alla conoscenza tra i due e che essa ebbe per la
formazione dello spirito apostolico e per l’apertura del “Primo Papa dell’Azione Cattolica”
all’apostolato dei laici, cfr. Ibidem, pp. 166-167.
40
Cfr. J. Kupka SAC, Vincenzo Pallotti e Papa Pio IX, op. cit., p. 13. Luigi Bogliolo,
caratterizzando la sua vita spirituale in questo periodo, scrisse: “Nell’immediata
preparazione al sacerdozio e subito dopo si diede a un’intensa vita spirituale. Leggeva con
preferenza le vite dei santi, ma senza dubbio lesse e meditò le opere ascetiche di S.
Francesco di Sales, lettura d’obbligo per i sacerdoti congregati di S. Galla”, cfr. L. Bogliolo,
Pio IX, Profilo spirituale, op. cit., p. 26.
41
J. Kupka SAC, Vincenzo Pallotti e Papa Pio IX, op. cit., p. 13.
58 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
sacerdote il 10 aprile 181942, neanche un anno dopo l’ordinazione del
Pallotti, avvenuta il 16 maggio precedente.
L’attività di Mastai Ferretti non rimane inosservata e, di conseguenza,
nel novembre 1825, qualche mese dopo il suo ritorno dal Cile, già canonico
della chiesa di S. Maria in via Lata, il Mastai Ferretti venne nominato da
papa Leone XII presidente dell’Ospizio Apostolico di S. Michele a Ripa
Grande. Un tale incarico veniva considerato cardinalizio, e ciò procurò non
solo tanta meraviglia ma anche qualche gelosia43. Inoltre, a soli 35 anni, il 3
giugno 1827 Giovanni Maria Mastai Ferretti diventò vescovo, prima
destinato all’Arcidiocesi di Spoleto e poi, alla fine del 1832, trasferito
all’Arcidiocesi di Imola e il 17 dicembre 1840 fu proclamato cardinale44.
Per il periodo che va dalla nomina di Mastai Ferretti a vescovo di
Spoleto in poi (fino al 1846) non abbiamo nessuna testimonianza scritta, se
non due lettere datate agosto e settembre 1828 mandate dal Vescovo
Mastai Ferretti da Spoleto a Pallotti attraverso Matteo Chiocca oggi
introvabili. Si tratta di due lettere menzionate da A. Serafini nell’Appendix
ad elenchum scriptorum (nn. 63 e 68)45. Il vescovo Mastai Ferretti le ha
inviate a Matteo Chiocca con la richiesta di consegnarle al Pallotta,
confessore al Seminario Romano all’Apollinare46. Nella sua lettera del 8
dicembre 1958 indirizzata ad Ansgar Faller SAC A. Serafini ritiene che non si
conosce l’oggetto di queste lettere. Esse dimostrano soltanto che vi era fra
i due una relazione, ma non sembra che fosse intima perché il Mastai non
conosceva l’abitazione del Pallotti47. Dobbiamo, inoltre, menzionare
“l’esistenza nel museo Pallotti di una bacheca che contiene le vesti
liturgiche di Giovanni Mastai, vescovo di Imola”, e cioè i guanti e la
dalmatica. Non avendo “alcuna documentazione relativa al momento
effettivo in cui è avvenuto il dono”, possiamo constatare che dalle iscrizioni
42
Cfr. L. Bogliolo, Pio IX, Profilo spirituale, op. cit., p. 50.
A. Canestri, L’anima di Pio IX, op. cit., p. 158; C. Falconi, Il giovane Mastai, op. cit.,
pp. 587-588.
44
Cfr. A. Serafini, Pio Nono, op. cit., pp. 415ss, p. 594ss, 1704ss.
45
Alberto Serafini, Romana seu Senogallien. Beatificationis et canonizationis Servi Dei
Pii IX summi Pontificis. Appendix ad elenchum scriptorum, Typis Polyglottis Vaticanis, [Città
del Vaticano] 1955, pp. 29-30.
46
Cfr. A. Serafini, Pio Nono, op. cit., p. 235.
47
La lettera è conservata nell’Archivio dell’ISVP - Roma (M/0086-10).
43
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 59
sembra un omaggio fatto al Pallotti quando il Mastai era già stato eletto
pontefice48.
2. IL PONTIFICATO DI PIO IX
2.1 Relazioni personali
I rapporti tra il Pallotti e il Mastai Ferretti vissuti nel periodo degli
studi e dei primi anni di sacerdozio (fino al 16 giugno 1846) furono un
preludio a quelli intensi dei primi anni di pontificato di Pio IX. Questo
periodo di quasi due anni, cioè fino al 6 aprile 1848, quando, come il
Pallotti stesso dice, va al Quirinale dal Papa per l’ultima volta 49, fu un
tempo ricco di eventi per la vita di questi due protagonisti. A tal proposito
Paul de Geslin, uno dei primi compagni di Pallotti, dice che Vincenzo
Pallotti andava dal Papa ogni settimana e si faceva accompagnare dallo
stesso Paul de Geslin, il quale lo aspettava sempre nell’anticamera 50. Nella
sua deposizione stragiudiziale Paul de Geslin si esprime così: “Sono stato
dal S. Padre Pio Nono con esso lui [il Pallotti] una volta sola (...)” 51. Ciò si
riferisce all’udienza concessa dal Papa a de Geslin della quale parla nella
lettera a Giuseppe Faà di Bruno in Londra dopo il 24 gennaio 1847: “Ho
veduto il papa (...)”52.
Il legame spirituale tra questi due personaggi è evidenziato dal fatto
che Pio IX scelse Vincenzo Pallotti come confessore. Ciò è confermato dalle
Memorie di Francesco Minoccheri: “I confessori di Pio IX durante il suo
lungo Pontificato sembra che siano stati quattro. Il primo fu l’Abate
Pallotta, il secondo il canonico Graziosi, il terzo il cardinale Patrizi, suo
48
Le iscrizioni sono: “Chirothecae Ioan. Mastai Ep. Imol. / nunc Pius IX” (i guanti) e
“Dalmaticae Ioan. Mastai Ep. Imol.” (la dalmatica).
49
In una lettera del 23 agosto del 1848 al conte Alcide Plebani lo stesso Pallotti scrive:
“Nelle attuali circostanze la prudenza vuole che io non vada dal S. Padre, ed è dal 6 Aprile
che non vi sono più stato”, san Vincenzo Pallotti, Lettere, voll. I-VIII, a cura di Bruno Bayer
SAC, Curia Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1995-2010 (= OCL),
qui OCL VI, lettera n. 1498, pp. 269-270.
50
Cfr. Paul de Geslin compagnon de Saint Vincent Pallotti. Écrits et lettres, a cura di
Bruno Bayer, Éditions de Dialogue, Paris 1972, p.118, n. 9.
51
Paul de Geslin compagnon, op. cit., p. 118.
52
Paul de Geslin compagnon, op. cit., p. 182.
60 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Vicario, ed il quarto mons. Marinelli, suo sagrista”53. Una precisazione a
questo riguardo si trova nella biografia su Vincenzo Pallotti composta da
Luigi Vaccari: “L’esercitò (la confessione) con ogni classe di persone, a
cominciare dal Sommo Pontefice Pio IX (di cui fu straordinario confessore,
siccome lo era stato ordinario per qualche tempo prima)”54.
Significativo è il fatto che nel primo anno di pontificato di Pio IX il
Pallotti scrisse, stampò e fece circolare a Roma – come afferma Felice
Randanini nella sua deposizione stragiudiziale55 – la cosiddetta “Lettera di
un peccatore che brama convertirsi nella circostanza della esaltazione di
Pio IX al sommo pontefice e che per ottenere più facilmente la grazia di sua
verace e stabile conversione vi esorta tutti i suoi confratelli peccatori” 56. “Il
suo contenuto rispecchia i sentimenti di Vincenzo Pallotti verso papa Pio IX,
la situazione della Chiesa in quel tempo”57 e, soprattutto, “la fede e la
devozione di Vincenzo Pallotti verso di essa e il Papa”58, definito
l’“amorosissimo padre, umile e mitissimo Pastore”, dal “cuore tutto
ardente di carità e di zelo”59.
I rapporti tra Vincenzo Pallotti e papa Pio IX vengono menzionati
nella maggior parte delle biografie sul Santo. Il biografo tedesco Josef Frank
SAC, così scrive: il Papa “lo chiamava spesso, per un periodo,
quotidianamente, e poi di solito una volta nella settimana per ascoltare i
suoi consigli o anche a volte confessarsi (...)”60.
53
Pio IX ad Imola e Roma. Memorie inedite di Francesco Minoccheri di lui familiare
segreto, a cura di Antonmaria Bonetti, Stabilimento Tipografico Librario di A & Salv. Festa,
Napoli 1892, p. 47.
54
Luigi Vaccari OSB, Compendio della vita del venerabile servo di Dio Vincenzo Pallotti,
Tipografia di F. Setth, Roma 1888, p. 35.
55
Cfr. Deposizione stragiudiziale di Felice Randanini del 20 luglio 1869, trascrizione
conservata nell’archivio dell’ISVP (M/0096-3).
56
OCL V, lettera n. 1308, pp. 320-322; cfr. anche San Vincenzo Pallotti, Lettera di un
Peccatore, in “Apostolato Universale”, Continuità e sviluppo, Rivista semestrale
dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti, anno VIII, n. 16/2006, pp. 8-10.
57
San Vincenzo Pallotti, Lettera di un Peccatore, in “Apostolato Universale”, op. cit., p.
8.
58
San Vincenzo Pallotti profeta, op. cit., p. 668.
59
OCL V, pp. 320-321.
60
Josef Frank SAC, Vinzenz Pallotti Gründer des Werkes vom Katholischen Apostolat,
Pallotti-Verlag, Friedberg bei Augsburg 1963, vol. II, p. 248.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 61
2.2 Relazioni ufficiali
Nell’ambito dei rapporti tra il Pallotti e Pio IX si inseriscono le
iniziative apostoliche del Pallotti delle quali il papa Pio IX, nei primi anni di
pontificato, si è dimostrato un vero sostenitore ed estimatore.
In primo luogo si vuole sottolineare l’apprezzamento di Pio IX per le
celebrazioni dell’Ottavario dell’Epifania che il Pallotti promosse nel 1836.
Eletto a Sommo Pontefice nel 1846 Pio IX si recò il 13 gennaio 1847 alla
conclusione dell’Ottavario dell’Epifania nella chiesa di Sant’Andrea della
Valle. Salito all’ambone, tenne una predica nella quale diede “consigli
relativi ai due pessimi abusi della popolazione romana, la bestemmia e la
trascuratezza nell’educazione della prole”61. La presenza e il discorso di Pio
IX toccarono così profondamente il cuore del Pallotti, che in risposta lanciò
l’idea d’una crociata contro la bestemmia e la pubblica disonestà, e
propose di istituire una pia Unione che si assumesse l’impegno
dell’espiazione di tali vizi62. In occasione della improvvisa visita di Pio IX alla
conclusione dell’Ottavario dell’Epifania del 1847, si tramanda un fatto:
conclusa la celebrazione ed essendo stato riferito al Papa che erano state
distribuite 5.000 comunioni, Pio IX rimase ammirato. Il Pallotti, invece,
“rimase pensoso”63 e “gli rappresentò i tanti peccati che si
commettevano”. In tale situazione il Papa si permise addirittura una
battuta: “Lo dicevo io che D. Vincenzo fiottava [cioè brontolava]” 64. Ciò
manifesta quanto profonda fosse la reciproca conoscenza tra il Pontefice e
san Vincenzo Pallotti.
In secondo luogo si vuole evidenziare la benevolenza di Pio IX verso
l’Opera dell’Apostolato Cattolico fondata dal Pallotti nel 1835. Proprio
61
Giuseppe Calabresi, Vita politica, morale e religiosa dell’immortale Pio IX P.M.,
Giuseppe Calabresi, Torino 1848, p. 23. Pio IX ritornò a Sant’Andrea della Valle il 12
gennaio 1848 ed assistette in forma privata ad una funzione, cfr. F. Amoroso SAC, San
Vincenzo Pallotti romano, op. cit., p. 186.
62
Cfr. F. Amoroso SAC, San Vincenzo Pallotti romano, op. cit., pp. 313-314; cfr. anche J.
Kupka SAC, Vincenzo Pallotti e Papa Pio IX, op. cit., p. 22. Per lo scopo di questa Pia
Unione, cfr. OOCC III, pp. 391-392. Già il giorno seguente, il 14 gennaio 1847, ottenne
l’approvazione a partecipare dai sacerdoti delle Conferenze ecclesiastiche settimanali, cfr.
OOCC III, pp. 392-393.
63
F. Amoroso SAC, San Vincenzo Pallotti romano, op. cit., p. 185.
64
Le parole di Pio IX sono riportate nella deposizione stragiudiziale di Suor Maria
Gertrude Vincentini di S. Silvestro in Capite, la cui trascrizione è conservata nell’Archivio
dell’ISVP - Roma (M/1094-7).
62 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
l’udienza concessa dal Papa nel settembre 1846, offrì al Pallotti l’occasione
di affrontare la delicata questione del nome dell’Opera, “per riprendere
quel nome che pienamente esprimeva l’idea e il concetto della sua
opera”65. In questo contesto, bisogna anche citare l’esistenza di molti
documenti giuridici firmati da Pio IX66. Qui vogliamo ricordare soltanto i più
importanti, secondo il nostro giudizio: il Breve Quum in agro Domini, con il
quale si conferma la concessione della casa e della Chiesa del SS. Salvatore
in Onda (19 novembre 1847)67; quello della concessione e della proprietà,
direzione e amministrazione dei beni della chiesa di S. Pietro in Londra (18
giugno 1848)68 e il Breve Ecclesiasticorum Societates, con il quale il Papa
autorizza l’ordinazione dei membri della Congregazione ad titulum
missionis (5 settembre 1848)69.
Durante l’udienza del 6 aprile 1848 il Pallotti presentò a Pio IX alcune
preghiere composte sull’esempio della preghiera di S. Gaetano “Respice
Domine (...)”. Secondo Felice Randanini il Pallotti la aveva adattata ai tempi
presenti ed aveva aggiunto il verso “Ut ad veram poenitentiam ecc., onde
implorare per Roma e per tutti la divina misericordia”70. Lo stesso Pallotti
annotò che il Papa arricchì queste preghiere con l’indulgenza durante la
medesima udienza71. Più tardi, cioè già durante l’esilio di Pio IX a Gaeta, il
Pallotti fece stampare sul giornale “Il Costituzionale” la parte più
significativa della lettera di S. Bernardo, scritta quando i Romani si
ribellarono a Papa Eugenio III e, di conseguenza, lo costrinsero a rifugiarsi
in Francia72.
La situazione politica a Roma costrinse Vincenzo Pallotti a
nascondersi nel Collegio Irlandese, dove rimase dal 26 febbraio 1848 al 14
luglio del 1849. Approfittò di una tale occasione per pregare e riflettere
65
Jan Kupka SAC, Vincenzo Pallotti e Papa Pio IX, op. cit., p. 20.
Cfr. Ibidem, pp. 20-21.
67
Cfr. Acta SAC III, pp. 369-371. Una lapide, in ricordo di un tale atto, si trova nel
corridoio adiacente la chiesa del SS. Salvatore in Onda.
68
Cfr. OOCC IV, pp. 105-107.
69
Cfr. OOCC IV, pp. 108-110.
70
Deposizione stragiudiziale di Felice Randanini, op. cit.
71
Cfr. OOCC XI, pp. 368-378.
72
Cfr. F. Amoroso SAC, San Vincenzo Pallotti romano, op. cit., 427; cfr. anche
Deposizione stragiudiziale di Felice Randanini, op. cit.; Luigi Huetter, Il Pallotti, Pio IX e i
Gesuiti, in “Fides”, anno XLVIII, n. 11, novembre 1948, p. 297.
66
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 63
profondamente sulla situazione del mondo e della Chiesa73. La volontà di
Dio non permise che i due si incontrassero di nuovo. Infatti, quando Pio IX
ritornò a Roma il 12 aprile 1850 dall’esilio di Gaeta, il Pallotti era già morto
da quasi tre mesi.
3. DOPO LA MORTE DEL PALLOTTI
Sbaglia chi pensa che, con la morte di Vincenzo Pallotti (22 gennaio
1850), si siano conclusi i suoi rapporti con Pio IX e il legame di questo
pontefice con la storia della Famiglia pallottina.
Già nel dicembre 1850 i compagni del Pallotti presentarono al
Cardinale Vicario la richiesta di aprire il Processo informativo o ordinario
per la beatificazione di Vincenzo Pallotti, sacerdote romano. Il Cardinale
Costantino Patrizi lo autorizzò il 6 febbraio 185274.
Due anni più tardi, il 9 aprile 1854, papa Pio IX dichiarò che l’Opera
dell’Apostolato Cattolico fondata dal Pallotti dovesse chiamarsi “Pia Società
delle Missioni”75, cambiando in questo modo l’elemento sostanziale del
nome cioè l’appellativo “Apostolato Cattolico”. Secondo l’opinione di
Francesco Todisco SAC parte della decisione va attribuita allo stesso Pio IX,
il quale ha ceduto “o per debolezza o per incomprensione, e quindi perché
non convinto veramente della novità e della forza della visione apostolica
del Pallotti”76. Comunque, che i primi compagni del Pallotti, anche dopo la
decisione di Pio IX, avessero conservato con lui buoni rapporti, può essere
testimoniato dal fatto che due anni dopo il Rettore Generale Raffaele
Melia, all’ingresso dell’abitazione concessa ad una parte della comunità
nell’Ospizio dei Cento Preti nel 1855, fece collocare sotto il busto di Pio IX,
l’epigrafe seguente: “D. N. Pio IX – amplificatori religionis – cuius
magnificentia aede ad potem Ianiculi – Societati Missionum attributea – ut
73
Testimonianza di questo periodo sono la sua lettera al card. Lambruschini del 19
luglio 1849 (cfr. OCL VII, lettera n. 1581, pp. 77-80) e le cosiddette “Lettere latine” (cfr.
OOCC XIII, pp. 757-912).
74
Cfr. Luigi Vaccari OSB, Compendio, op. cit., pp. 297-298.
75
Cfr. Johannes Hettenkofer PSM, Historia Piae Societatis Missionum, [s. n.], Romae
1935, pp. 141-142.
76
Francesco Todisco SAC, 50° della canonizzazione di san Vincenzo Pallotti,
manoscritto della conferenza tenuta durante la XX Assemblea Generale, casa del “Divin
Maestro” ad Ariccia, ottobre 2010, p. 3.
64 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
sacerdotibus senio morboque gravatis adesset – monumentum grati animi
costitutum – an. r. s. MDCCCLVI”77.
Con il cambiamento del nome della Fondazione del Pallotti in Pia
Società delle Missioni ed in seguito all’apertura del processo detto
Apostolico, deciso da Leone XIII con decreto del 13 gennaio 1887, non
cessarono le discussioni sulla “santità” del Pallotti. Oltre alle vicende
storiche che non favorirono l’andamento del processo di beatificazione 78,
al Pallotti si attribuivano trasgressioni liturgiche, imprudenza nell’esercizio
di alcuni uffici e soprattutto una presunta mancanza di rispetto nei
confronti di Pio IX. Infatti, durante la fase più difficile del processo, cioè
l’esame per dichiarare l’eroicità delle virtù del Pallotti da parte dei
Consultori della Congregazione dei Riti (tra il 1921 e il 1932), la più insidiosa
tra le animadversiones alla santità eroica di Vincenzo Pallotti da parte del
promotore della fede era ritenuta proprio questa ultima. Alcune
espressioni confidenziali e non pubbliche del Pallotti, riferite nei Processi, si
prestavano a dubbie interpretazioni79.
Nonostante gli innumerevoli attestati di fedeltà, di stima e di
obbedienza del Pallotti verso papa Pio IX e la testimonianza del Marchese
De Gregorio che aveva attribuito al Maggiordomo pontificio la causa delle
77
a
Cfr. Luigi Huetter, San Salvatore in Onda, 2 edizione, Marietti, Roma [s. d.], pp. 2829 (Carlo Galassi Paluzzi, Le chiese di Roma illustrate, 41).
78
Cfr. L. Vaccari OSB, Compendio, op. cit., pp. 298-304.
79
Le Animadversiones riportano le seguenti testimonianze: 1. Elisabetta Sanna disse:
“il Servo di Dio mi ordinò di pregare molto perché il Pontefice da eleggersi fosse «quello
secondo il volere di Dio e non quello che fosse per permissione di Dio». Come tutti sanno,
il Conclave fu brevissimo ed io appena saputa l’elezione del Sommo pontefice Pio IX dissi
al Servo di Dio: «hanno fatto il Papa». Egli quindi alzò la testa e gli occhi al cielo, quindi
ribassò i medesimi con atti di rassegnazione e disse: «Facciamo la volontà di Dio». Atto e
parole che io interpretai essere il Pontefice eletto per permissione di Dio” (Romana
beatificationis et canonizationis Ven. Servi Dei Vincentii Pallotti, sacerdotis fundatoris Piae
Societatis Missionum, Animadversiones, Romae 1921, p. 41); 2. All’elezione di Pio IX
Vincenzo Pallotti aveva detto a Francesco Vaccari: “Preghiamo, gran mali si preparano alla
Chiesa” (Ibidem, p. 40); 3. A mons. Tobias Kirby invece aveva confidato che: “L’aspetto
troppo giovanile ed avvenente [del Papa] non corrispondeva al grave ufficio di Sommo
Pontefice al quale era stato assunto” (Ibidem, pp. 41-42); 4. Poco prima della Rivoluzione
romana aveva detto a mons. Vincenzo Tizzani: “Sono quasi sei mesi, da che non vado più
dal Papa. Egli ha innanzi ai suoi occhi un muro di bronzo. Non vede i grandi pericoli, che ci
sovrastano. Preghiamo per lui!” (Ibidem, p. 12); 5. E a Felice Randanini durante la
Rivoluzione: “Il Santo Padre aveva messo la stola e il triregno alla setta” (Ibidem, p. 42).
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 65
diradate visite del Pallotti al Papa80, nei dicasteri della Curia romana
circolavano voci negative riguardo all’atteggiamento del Pallotti. Ancora
nell’andamento del processo, durante il periodo di Pio XI, si sosteneva che
non si poteva canonizzare un sacerdote romano così critico verso Pio IX 81 e
perciò il processo di beatificazione rimase fermo per quasi ottant’anni.
La soluzione arrivò con la nomina del nuovo Relatore della causa, il
cardinale Francesco Ehrle82, il quale nel 1932 disse a Pio XI che il Pallotti
aveva ragione. Egli ribadiva inoltre che “la spiegazione di non andare dal
Papa testimonia il timore e la semplicità del Pallotti. Sarebbe stato diverso
se egli invece avesse detto di non andare dal Papa perché non contava più
nulla per lui”83. L’intervento del card. Ehrle è stato un punto di svolta nel
processo di beatificazione e nella storia dei rapporti tra Vincenzo Pallotti e
Pio IX: il primo è stato beatificato nel 1950 e l’altro nel 200084.
Per concludere la riflessione sui rapporti tra Vincenzo Pallotti e papa
Pio IX si vuole sottolineare che si è cercato di presentare i momenti più
importanti nella storia del loro legame e non si ha nessuna pretesa di aver
esaurito l’argomento, né di aver chiuso le porte alle future ricerche. Il tema
contiene ancora tante questioni aperte e in futuro sarebbe opportuno
riprenderle con uno studio ancora più approfondito, basato soprattutto
sulla ricerca negli archivi, compreso l’Archivio Vaticano. Che ci aiutino san
Vincenzo Pallotti e il beato Pio IX!
❏
80
Emanuele De Gregorio afferma: “La vera ragione la seppi da Monsignor
Maggiordomo, che mi disse, essere lui e gli altri della Corte noiati di queste continue visite,
che facevano impiegare molto tempo al Papa; che loro faceva uggia vederlo inginocchiarsi
e pregare dietro le tende; e così egli il Maggiordomo lo allontanò”, in Animadversiones,
op. cit., pp. 146-147.
81
Nelle novae animadversiones formulate nel 1922 dal promotore della fede sono
state sollevate due questioni: 1. Nei Servi di Dio, di cui si chiede la beatificazione, è
necessario un amore filiale e profondo rispetto verso il Sommo Pontefice, che sembrano
mancare nel Venerabile Pallotti (cfr. Nova positio super virtutibus - novae
animadversiones, Romae 1926, n. 18, p. 17). 2. Non si tratta di una od un’altra espressione
più o meno equivoca che potrebbe essere interpretata benignamente, ma di più
espressioni, confermate da più testi, che fanno dubitare del rispetto del Servo di Dio verso
il Pontefice (cfr. Ibidem, n. 16, p. 14).
82
Il cardinale Francesco Ehrle (1845-1934) fu nominato Relatore il 17 dicembre 1930,
in sostituzione del defunto cardinale Vincenzo Vannutelli (1836-1930).
83
San Vincenzo Pallotti profeta, op. cit., p. 751.
84
Cfr. Beatificazione di Pio IX e Giovanni XXIII, in “Apostolato Universale”, anno II, n.
4/2000, Roma 2000, pp. 8-10.
66 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
PER UNA STORIA DEL LEGAME TRA VENTURA E PALLOTTI
Marcelo Raúl Zubía CR
Roma, 9 luglio 2014
1. PRESENTAZIONE DEL TEMA
Nella ricerca di qualche spunto per presentare il rapporto tra san
Vincenzo Pallotti e il P. Gioacchino Ventura di Raulica dobbiamo situarci in
un tempo e in una situazione in cui la vita della Chiesa era abbastanza
travagliata. Qui intervengono aspri fattori politici e sociali, che confluiscono
nell’ardore rivoluzionario che scatta nella Francia del 1789, che si sparge in
diversa maniera e momenti in tutta l’Europa. In termini generali, la
problematica assume la tensione che genera la volontà restauratrice
presente nei ceti spiazzati dai moti e governi rivoluzionari.
Da questa prospettiva si può vedere l’instancabile apostolato del
Pallotti e la fervida predicazione del Ventura, che cercavano di dare una
risposta cattolica a quella situazione.
Un’opinione che pure ci aiuterà a capire l’approccio che ognuno dei
due ebbe riguardo alla situazione socio-politica e religiosa del tempo,
sarebbe quella espressa da due autori che parlano dei nostri protagonisti:
da una parte Francesco Amoroso SAC osserva che il punto fondamentale
dello spirito del Magistero pontificio dell’epoca riguardava le sette, cioè la
massoneria e la carboneria1; dall’altra parte Francesco Andreu CR segnala
sul Ventura che “non concepiva come si potesse difendere efficacemente
la religione senza impegnarsi nelle questioni politiche” 2. Ci sarà un accento
1
Cfr. Id., San Vincenzo Pallotti romano, Postulazione Generale della Società
dell’Apostolato Cattolico, Roma 1962, pp. 79-81.
2
Id., P. Gioacchino Ventura. Saggio biografico, in “Regnum Dei”. Collectanea Theatina,
17 (1961), p. 36.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 67
diverso nell’analisi della situazione difficile, ma avrà un punto di incontro
nel perseguire lo scopo: la difesa della fede e della Chiesa, cercando di
ritrovare il legame tra religione e politica.
Se vogliamo riferire un piccolo accenno alla posizione politica di
Vincenzo Pallotti, dal testo di F. Amoroso risulta che egli fosse più legato ai
settori conservatori, noti per la vicinanza col pensiero e l’azione di Gregorio
XVI, in confronto alle iniziative rinnovatrici promosse da Pio IX. Quindi nella
visione dell’unità della Chiesa e dell’Italia il Pallotti non poteva lasciare da
parte la centralità pontificia che era un’usanza abituale del tempo. La
posizione politica del Ventura avrà uno sviluppo più influenzato dalle
circostanze che operavano in quel tempo, spostandosi verso una certa
forma di cattolicesimo liberale. Ciò raggiunge il suo apice nel Discorso
funebre per i morti di Vienna da lui pronunciato il 27 novembre 1848 nella
chiesa di Sant’Andrea della Valle.
Questo breve accenno alle posizioni politiche fa vedere che presero
strade diverse, anche se prima c’era una storia del rapporto che li univa
nell’amore alla Chiesa e nella fedeltà al Vangelo. Altrimenti non si capisce
come mai si sono messi in contatto i nostri due protagonisti, che la
cosiddetta “questione romana” troverà in sponde diverse e forse li
allontanerà, dato che davanti al fallimento della Repubblica Romana
seguirà l’esilio del Ventura. La fine della Repubblica romana avviene il 3
luglio 1849, quando capitola davanti all’esercito francese, venuto in
sostegno del Papa rifugiato in Gaeta. Il 22 gennaio 1850 morì il Pallotti.
Ventura ancora vivrà fino al 2 agosto 1861, data in cui morirà a Versailles.
Quindi, il calendario indica la mancanza di possibilità di un riavvicinamento
fruttuoso, come parecchi anni prima.
Sulla scia di un rapporto con queste sfumature, possiamo domandarci
dove si possono trovare le pietre miliari che stabiliscono le tappe percorse
tra i due nella loro relazione.
Facendo un’indagine sulle situazioni e circostanze nelle quali si è
sviluppato il legame Pallotti – Ventura, un primo momento in cui li
troviamo insieme era la celebrazione dell’Ottavario dell’Epifania “per la
conversione degli infedeli e unione dei dissidenti alla Chiesa Romana”3,
come ci ricorda il P. Francesco Andreu, sottolineando nel suo articolo il
ruolo di cooperatore svolto dal P. Ventura accanto a Vincenzo Pallotti.
Questa sarebbe l’occasione che entusiasma di più nel pensarli a lavorare
3
Francesco Andreu CR, P. Gioacchino Ventura, op. cit, pp. 92-93.
68 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
insieme e a mettere in comune e a fuoco le risorse disponibili per generare
un clima di trascendenza per spingere tutti i credenti a non dimenticare
che esiste ancora un tempo per seminare dappertutto. La celebrazione
dell’Ottavario dell’Epifania godeva di grande stima da parte del papa Pio IX,
il quale si recò il 13 gennaio 1847 a sant’Andrea della Valle per la chiusura
delle celebrazioni. Il Diario di Roma del 19 gennaio 1847 così descrive
l’evento: “(Pio IX) si presentò alla chiesa di Sant’Andrea della Valle ov’era
ad attenderlo il Cardinale Patrizi, Vicario di Roma. All’ora della predica,
vestito della rocchetta papale, salì il pulpito, ove per sette giorni il celebre
predicatore Padre Ventura con grande facondia aveva cantato la gloria
della Fede Cattolica attraverso il mistero dell’Epifania del Signore”4.
Nella ricerca del profilo spirituale di questi due collaboratori, amanti
di Dio, della Chiesa e dell’uomo, possiamo sbalordirci con il prete umile,
vicino al popolo, presente nelle strade e vicoli di Roma, e lasciarsi
incoraggiare dal sacerdote siciliano, edificato sulla passione e la parola
accesa, che occupa tutte le agorà che trova sul proprio cammino. Per
avvicinarci ancora di più al rapporto che univa i nostri due protagonisti,
seppure nel distacco, a causa di una diversa configurazione politica, merita
attenzione l’organizzazione dell’apostolato che – secondo la loro
concezione – doveva arrivare al cuore degli uomini di quel tempo
sconvolto. Forse l’aspetto meno conosciuto della relazione tra Ventura e
Pallotti è segnato dalla costituzione di una Pia Società, che voleva radunare
in quello scopo apostolico diversi settori sociali, raccolti nell’ambito della
Chiesa e guidata dai suoi ministri. “Meno pubblicizzato” l’ho trovato tra noi
teatini, perché già dalle biografie scritte da F. Amoroso SAC e da un articolo
di Valentim Pizzolatto SAC5, si fa leva su questo aspetto, nel quale
possiamo riscontrare un modo di orientare l’apostolato che sia stato
condiviso profondamente dai due, soprattutto in ordine a collegare la
situazione in cui svolgevano la loro esistenza con la missione capita in un
senso ampio.
Si farà dunque un riferimento a questi due aspetti centrali del nesso
che univa Ventura e Pallotti, per concludere con una rassegna
sull’atteggiamento dei due rispetto alla “questione romana”.
4
In testo del Diario è riportato in Francesco Amoroso SAC, Il Beato Vincenzo Pallotti,
sacerdote romano, fondatore della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1950, pp. 8889.
5
Id., Pallotti-Ventura, o colaborador da primeira hora, in “Informações Palotinas”, ano
64, n. 2, jul.-dez. 2007, Biblos, Santa Maria 2007, pp. 11-31.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 69
2. L’OTTAVARIO DELL’EPIFANIA
Per presentare un evento caratteristico come la celebrazione
dell’Ottavario dell’Epifania prima di tutto sarebbe opportuno dare un breve
accenno all’ambiente in cui ognuno dei nostri protagonisti viveva le
situazioni ecclesiali di questo periodo storico.
Per Gioacchino Ventura questi erano anni di ripiego. Gli accadimenti
intorno al rifiuto delle tesi di Felice Maria di Lammenais avevano
emarginato il nostro pensatore teatino. Si può anche dire che questa
vicenda chiudeva un periodo iniziato pochi anni prima con fervore, quando
Leone XII gli aveva conferito la cattedra di diritto pubblico ecclesiastico
all’Università della Sapienza. L’illustre siciliano è andato avanti con un
programma fondato sui principi più fermi del tradizionalismo massimalista.
Nel saggio biografico scritto da F. Andreu, già citato, vengono riportate
queste parole: “Desidererei ancora – così Ventura a Baraldi – che lei
incominciasse il suo corso da una teoria sociale fondata sopra i principi di
Bonald facendo vedere che il potere pubblico al potere religioso è ciò che il
potere domestico è al potere pubblico. Proposizione che mi sembra
certissima e che contiene l’apologia dei diritti del Papa anche nel
temporale dei principi. Se mai, come si dice, mi si conferirà la cattedra di
diritto pubblico ecclesiastico, io comincerò come Ella immagina, dallo
sviluppo di siffatte idee”6.
Fin qui il clima di legittimismo è forte nell’impronta venturiana. In
questo senso, possiamo dire che la centralità dell’autorità pontificia e la
sua superiorità giurisdizionale su altro potere può essere una visione anche
condivisa dal nostro appassionato propagatore del Vangelo Vincenzo
Pallotti il quale viene descritto da F. Amoroso come “romano”, cioè
imbevuto di ciò che è propriamente la realtà ecclesiale e politica della
società romana, che trova il suo ordinamento giuridico appoggiato sulla
roccia che è la Sede di Pietro.
Tuttavia, il professore teatino alla Sapienza non avrà il grande
successo che egli stesso si aspettava. Le mosse di Lammenais in Francia si
ripercuotevano nell’Italia di quei giorni. E a differenza del Pallotti, la
cattedra del Ventura durò poco, appena un anno di docenza. Rinunciò il 15
ottobre 1826.
6
Francesco Andreu CR, P. Gioacchino Ventura, op. cit., pp. 47-48.
70 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Nel contempo, gli spiriti s’agitavano ancora di più. Nel pensiero di
Lammenais comincia a spuntare un atteggiamento nuovo: Roma è debole
di fronte ai governi sempre più arditi7. La monarchia non sarà un alleato
della religione e della libertà, invece lo sarà il popolo. Perciò Lammenais si
colloca dalla parte della democrazia e vede una conferma delle sue
intuizioni nella rivoluzione accaduta a luglio del 1830, che eleva al trono
Luigi Filippo, generando una forma di stato e di governo che sotto la figura
della monarchia costituzionale, s’avvicina all’ideale lammenesiano di
repubblica. La svolta è propagata dal giornale “Avenir” e dall’ondata di
articoli che vi si pubblicano, coll’anelito di portare il programma dei
rivoluzionari anche all’organizzazione della Chiesa.
L’enciclica “Mirari vos” (1832) di Gregorio XVI intaccherà la suddetta
svolta e lascerà in un’altra strada l’abate francese. Nell’accaduto, prima
dell’enciclica si produce l’allontanamento del Ventura dalle posizioni
lammenesiane. Ma questo gli lascia l’amaro sapore del disincanto. Ciò
diverrà una situazione più problematica con l’enciclica “Singulari nos”
(1834). Così, spinto dalla volontà della Sede Apostolica che non rimanesse a
Roma, si ritirò a Modena. Lo vedremo tuttavia occupato nel preparare un
testo di raccolta patristica per educare la gioventù, sviluppando i suoi
compiti nei dicasteri romani e impegnato nella predicazione qua e là. Dopo
la tempesta lammenesiana era riuscito a ricondurre e sostenere la sua
attività.
Negli anni dal 1834 al 1841 troviamo il Pallotti su una strada più
stabile e indirizzata alla realizzazione di un chiaro scopo: predicare il
Vangelo a tutte le creature. Un’esperienza è spuntata nel cuore di Vincenzo
Pallotti, quella vissuta nel Collegio Urbano in cui era direttore spirituale, di
integrare le diverse lingue e culture. L’idea portante che nasce nel cuore
del Santo romano ha a che fare con la promozione dell’unità della Chiesa e
di tutti gli uomini alla luce della fede nel Cristo Signore. Nel 1836 Pallotti dà
inizio al Sacro Ottavario dell’Epifania per la propagazione della fede, che,
dopo esser celebrato in diverse chiese romane, nel 1841, coll’intervento
del Ventura, si comincia a celebrare in sant’Andrea della Valle.
Cosa abbia portato questi due “uomini di Dio” a trovarsi su questa
scia, non lo sappiamo. Non abbiamo nessuna traccia al riguardo che
documenti lo sviluppo del rapporto intorno all’Ottavario dell’Epifania.
Invece, possiamo capire che lo spirito dell’Ottavario esprimeva il
7
Cfr. Francesco Andreu CR, P. Gioacchino Ventura, op. cit., p. 73.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 71
sentimento di questi due preti che amavano profondamente la Chiesa.
Perciò possiamo concludere questo accenno, aggiungendo che l’invito alla
celebrazione si estendeva a tutte le classi sociali e le diverse lingue
ascoltate nelle cerimonie per vivere l’universalità della Chiesa.
Indubbiamente il Ventura si sentiva fortemente attratto da
quest’Ottavario, giacché vi predicò ben cinque volte.
3. LA PIA UNIONE DELL’APOSTOLATO CATTOLICO
Ci soffermiamo adesso sull’apostolato cattolico che il Santo romano
si sforza di promuovere con varie attività apostoliche e che attira pure il
pensatore siciliano. Si è accennato sopra che esso può costituire un aspetto
meno pubblicizzato. Si pensa qui alla fondazione della Pia Unione
dell’Apostolato Cattolico, all’interno della quale è nata la Società
dell’Apostolato Cattolico, che partecipa allo sviluppo del carisma di san
Vincenzo Pallotti.
Da dove prendere le mosse per parlare di questa questione?
Abbiamo rintracciato due manoscritti che circolano negli Archivi sia teatino
che pallottino. Non abbiamo firma, non abbiamo riferimenti. Soltanto un
testo e una data che fa sì che uno sia conosciuto come l’appello di maggio
(maggio 1835), nel quale è anche indicato un luogo: dalla chiesa
dell’Associazione, Roma.
Un pensiero si scorge dietro questo progetto: la propagazione della
fede che si pone come invito, chiamata, rivolto a un soggetto collettivo
ampio, universale, quindi cattolico. Nessuno può restare fuori perché il più
piccolo apostolato è necessario per diffondere e alimentare la fede. Perfino
gli infermi possono partecipare a questa grande missione. Essa si richiama
in un’epoca assai sconvolta dai cambiamenti sociali, politici e scientifici. I
manoscritti esprimono con chiarezza la coscienza dei possibili autori
riguardo alle circostanze sociali in cui aspiravano a sviluppare il loro
compito di evangelizzazione. La propagazione della fede come slancio in
quella società, ha uno scopo chiaro: radunare a tutti gli uomini in un solo
ovile, guidato da un solo Pastore.
In questo senso, il cosiddetto appello di maggio, raccoglie gli spunti
più noti riguardo alle sfide che si presentavano in quel tempo a coloro che
volevano stringersi in un annuncio coinvolgente del Vangelo di Gesù Cristo.
Possiamo accennare basicamente alle questioni che si riferiscono all’uso
della stampa come arma contro la Chiesa, al pensiero illuminista e allo
72 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
sviluppo della scienza, nel quale si sono trovati quelli che volevano opporre
le scoperte sorte dall’applicazione del metodo sperimentale alle
affermazioni della fede. Dunque, il razionalismo in salita e il deismo si
presentano come nemici da sconfiggere. Ci sono vaste regioni del mondo
dove la falsa religione domina, ciò che si estende alla concettualizzazione
del protestantesimo – come errore – e dell’Islam come deviazione della
vera fede. E si deve portare lì lo splendore della verità. Forse qui il
linguaggio venturiano si intravede nella prolusione di affermazioni che
vanno dirette contro le strutture che contraddicono la fede in Gesù Cristo.
Nel documento sulla Pia Unione dell’Apostolato Cattolico, l’allusione
al “preziosissimo sangue di Cristo” richiama lo stile di Vincenzo Pallotti. I
termini usati nell’appello di maggio, invece, oltre alla connotazione della
situazione socio-politica e religiosa, ricordano più Gioacchino Ventura,
focoso polemista, il quale parla sempre di errore, eresia, “sciagurati eredi”,
“spirito di menzogna e di calunnia”.
4. LA QUESTIONE ROMANA
All’inizio è stato accennato che Pallotti e Ventura si trovarono su
sponde diverse, di fronte alla questione di fondo che pervadeva la realtà
dell’Italia, di Roma e anche della Chiesa in ciò che si riferisce all’esercizio
del potere temporale del Romano Pontefice. Si allude alla “questione
romana”.
Possiamo avvicinarci ad ognuno dei nostri personaggi e rintracciare il
loro pensiero attorno allo svolgimento, all’evoluzione che dovrebbe
verificarsi nell’Italia d’allora, per arrivare a un’unità che assicurasse la pace,
le istituzioni e la presenza del Stato italiano nel marchio dei rapporti
internazionali.
In questa prospettiva non dobbiamo dimenticare che l’Impero
Austriaco si era impadronito del nord Italia. Il fattore “unità italiana”
sembrava avere come denominatore comune l’“indipendenza”. Perciò
insieme a una posizione di partenza riguardo al modo in cui il Papa poteva
svolgere un ruolo sovrano nei confronti degli attori socio-politici nella
penisola, c’era anche la spinta guerriera contro l’Austria, dove aveva un
ruolo forte l’iniziativa del Piemonte.
Sono i primi anni di Pio IX, auspicato come un Pontefice liberale,
visionario, con sete di riforme. E dal fondo di queste riforme anche poteva
scaturire un dissenso sul traguardo e le conseguenze che ne avrebbero.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 73
Possiamo restare sull’analisi di Giacomo Martina, che parla di “ambiguità”
che in materia di risoluzione politica mostrava il Pontefice, più avviato alle
questioni spirituali e dogmatiche, e anche con una certa nota di misticismo
provvidenzialista. Non mancava a Pio IX un gruppo di collaboratori un po’
arretrati e chiusi8.
In questo contesto, la scintilla che fece scattare la polveriera, è stata
l’allocuzione di Pio IX, il 29 aprile 1848, dove dichiarò di non poter fare la
guerra all’Austria, perché era una nazione cattolica e di abbracciare con
amore tutti i popoli. La suddetta allocuzione è stata capita come un
tradimento alle aspirazioni di libertà e unità del popolo italiano. La storia è
ormai conosciuta. Pio IX finirà a Gaeta (24-25 novembre 1848), nel Regno
di Napoli, lasciando Roma in mano ai repubblicani.
Mentre la condizione di Pallotti era precaria, cercando qua e là
rifugio, ed evitando qualche rappresaglia contro di lui, Ventura viene
costituito, prima agente rappresentativo, e poi, commissario diplomatico
della novella Repubblica di Sicilia. E mentre Pio IX si recava a Gaeta, lui
pronunciava l’acceso discorso funebre per i morti di Vienna.
In quel turbine dell’anno 1848 il legame si dileguò. Fin qui può
arrivare la nostra conoscenza. La domanda che può rimanere nel nostro
cuore – specialmente se è un cuore teatino – riguarda la considerazione se
in quelle ore il seguente pensiero dell‘Amoroso sarebbe valido svilupparlo
in ciò che rispetta al nostro oratore siciliano: “Era l’ora delle tenebre. Le
stelle erano cadute dal firmamento – leggi Gioberti, Ventura, ecc. – e lo
splendore della loro antica luce era diventato strumento di satana. I buoni
dovevano fuggire della Città di Gesù Cristo»9.
Un possibile suggerimento di risposta lo troviamo nel teatino P.
Andreu, che butta uno sguardo critico sul Discorso per i morti di Vienna,
specialmente nelle circostanze che si davano e negli assi
dell’argomentazione: “Quel profetizzare l’avvento della Costituente
italiana, quell’invocare (col Rosmini) l’intervento del popolo non solo negli
affari dello Stato, ma anche della Chiesa con l’elezione dei vescovi, non era
rivoltarsi contro il potere temporale dei Papi e la saggia legislazione
ecclesiastica? E poi, erano veramente eroi i rivoluzionari di Vienna e i loro
imitatori in Italia e altrove?”10.
8
Giacomo Martina, La Chiesa nell’età del liberalismo, Brescia 1980,4ed., p. 161ss.
Francesco Amoroso SAC, San Vincenzo Pallotti romano, op. cit., p. 428.
10
Francesco Andreu CR, P. Gioacchino Ventura, op. cit., pp. 114-115.
9
74 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Forse il richiamo di F. Andreu esprime il desiderio di una posizione più
coerente. Sembra che si rimproverasse il Ventura di aver fatto un balzo
troppo ardito, inaspettato, che lo aveva immerso nel mare della
contraddizione. Certo che si sottometterà alla condanna della Sede
Apostolica, ricucendo il rapporto con essa e ciò gli ha risparmiato una
punizione maggiore. Ma anche in questo momento della sua vita pubblica,
Ventura mette a fuoco tutto ciò che pensava e immaginava sull’Italia unita,
in cui la Chiesa svolgesse un ruolo precipuo, particolarmente nella
formazione del cittadino.
Le critiche a Ventura, d’altronde, accennano a un modo di concepire
la realtà dogmatica del papato profondamente legata ad una forma politica
di espressione del potere temporale e la conseguente autorità pontificia. La
visione venturiana non viene esclusa da questo accertamento, è vero, ma
dobbiamo capire che ciò che Ventura metteva in discussione non era la
realtà dogmatica del ministero petrino, ma la costituzione e il ruolo dello
Stato pontificio e di qualsiasi Stato in un tempo in cui la libertà e la
democrazia cominciavano a vincolarsi in maniera che restavano inscindibili.
E in questo aspetto, per Ventura la Chiesa doveva stabilire
un’amicizia reale con la democrazia, affinché la potesse orientare lontano
dal continuo scoppiare rivoluzionario.
Concludo con queste parole ormai profetiche, del nostro pensatore
teatino: “Se si vuole adunque che la democrazia, cui tende la società
moderna, abbia stabilità e durata, qualunque sia il Capo che le si assegni,
elettivo o ereditario, bisogna sempre dare la Religione per base (...). E
perché la Religione vera si conserva, si applica dalla Chiesa, bisogna unire,
sposare il regime democratico colla Chiesa (...). La Chiesa si volgerà con
tenero amore alla democrazia, come altra volta si volse alla barbarie;
segnerà colla croce questa Matrona selvaggia, la farà santa e gloriosa; le
dirà REGNA; ed essa regnerà”11.
La storia del legame Pallotti-Ventura si intreccia colla grammatica
religiosa e politica dell’epoca nella quale vissero ambedue. Ciò che quella
storia ci racconta ha delle pagine che uniscono i due protagonisti e altre
che li mettono in ambiti diversi, ma sempre lo stesso traguardo: la gloria di
Dio e della Chiesa e la salute delle anime.
11
Gioacchino Ventura di Raulica, Discorso funebre pei morti di Vienna, recitato il giorno
27 novembre 1848 nella insigne Chiesa di S. Andrea della Valle, Roma 1848, pp. 47-50.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 75
TRASCRIZIONE D’UN MANOSCRITTO D’AUTORE SCONOSCIUTO
CHE POSSIBILMENTE LEGA IL VENTURA AL PALLOTTI
Pia Unione canonicamente eretta in Roma nella S. Chiesa12
Col titolo Apostolato Cattolico in ossequio, e sotto la protezione della
Regina degli Apostoli Maria SS. Immacolata Madre di Dio diretta a
promuovere la moltiplicazione dei mezzi spirituali e temporali necessari, ed
opportuni alla propagazione della S. Fede in qualunque parte del mondo,
onde più sollecitamente si faccia un solo ovile ed un solo Pastore.
Invito ad ascriversi alla Pia Unione
Raccomandata dalla carità cristiana, e dalla stessa fede cattolica, a
tutti i Vescovi, Parroci, Confessori, Sacerdoti, Secolari e Regolari, Chierici,
Claustrali, Monache e Laici di ogni grado, Nobili di ogni ordine, Plebei,
Dotti, Studenti, Ignoranti, Ricchi, Poveri non che addetti a qualunque
professione, o arte, perché ciascuno nel suo stato e condizione in ogni
modo possibile eserciti una specie di Apostolato procurando la salute
eterna delle anime coll’uso dei mezzi spirituali, e temporali secondo la
possibilità ed il bisogno di tale Apostolato, di cui non potrà stimarsi
incapace neppure l’infermo che colle preghiere, e gli affetti religiosi del
cuore può raccomandare a Dio la propagazione della S. Fede in tutto il
mondo.
La nostra Immacolata Madre Maria, sebbene non abbia avuto l’uffizio
di predicare, pure ha il merito non solo comune agli Apostoli, ma a quello
superiore, onde è degli Apostoli Regina, e tale la saluta la S. Chiesa,
«Regina Apostolorum» perché, per quanto ha potuto nella sua condizione
e circostanze, ha cooperato alla propagazione della S. Fede al di sopra degli
Apostoli. Perciò si consoli ogni cattolico, perché quantunque non sia
sacerdote, e predicatore può sperare di acquistare il merito dell’Apostolato
di Gesù Cristo e di essere fra gli Apostoli nel Regno dell’eterna gloria, se per
12
Il testo “Pia Unione canonicamente eretta in Roma” è riportato negli scritti di san
Vincenzo Pallotti, cfr. Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, curia Generalizia
della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC), qui OOCC III,
pp. 208-214. L’editore non indica l’autore di questo testo, quindi potrebbe trattarsi di un
testo di Gioacchino Ventura (cfr. Jan Kupka SAC, e-mail a P. Marcelo Raul Zubia del 1 luglio
2014).
76 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
quanto può procurerà di promuovere la moltiplicazione dei mezzi spirituali,
o temporali opportuni alla propagazione della S. Fede, e siccome la pia
Unione dell’Apostolato Cattolico ne dà gli eccitamenti, e ne facilita
l’esercizio si spera che niuno ricuserà d’aggregarvisi.
Avvisi
1. – L’Aggregazione non impone alcun obbligo di coscienza al di sopra
del precetto divino di amare il nostro prossimo come noi stessi, né dalla pia
Unione si pretende nessuna limosina, od oblazione: anzi anche il presente
(...) d’aggregazione si rilascia gratuitamente: ad ogni promotore della pia
Unione presente, e futuro basti di dare un eccitamento a ciascuna classe di
persone perché ognuno liberamente faccia quanto può in ogni modo
possibile dove, e come crederà di maggior gloria di Dio, e salute delle
anime; giacché ogni promotore, che deve bramare fare il bene senza
frapporvi il più leggero impedimento non solo non deve cercare (non dico
la propria gloria) ma neppure la dolce compiacenza spirituale di vedere su
questa terra il frutto delle sue religiose premure, ma si contenti che il bene
si faccia dove, e come vuole Iddio anche forse in occulto. Basti che Iddio sia
glorificato, e che le anime si salvino.
2. – (Testo cancellato) La pia Unione ha per oggetto di provvedere
gratuitamente le SS. Missioni estere di libri atti a promuovere la S. Fede e la
divozione, non che di corone, abitini, sagre immagini, quadri devoti, e
quanto può essere utile alle SS. Missioni. Si spera, che uno dei frutti delle
preghiere che si faranno dagli Aggregati, sarà la moltiplicazione opportuna
di tutti i mezzi necessari alla propagazione della S. Fede.
Preghiera da recitarsi nel giorno dell’aggregazione e spesso nel corso del
mese
Immacolata Madre Maria Regina degli Apostoli, Io – N. N. – conosco,
che il Divino precetto che m’impone di amare il mio prossimo come me
stesso mi obbliga a procurare siccome di me, così la salute eterna del
prossimo mio: ma confesso innanzi al Cielo e alla terra adesso, e sempre
che per le mie passate inosservanze sono indegnissimo di avere quella
grazia di cui ho bisogno per occuparmi in ogni modo possibile a procurare
la salute eterna del mio prossimo, specialmente col promuovere le opere
ed i mezzi opportuni alla propagazione della S. Fede in tutto il mondo, ma
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 77
Voi me l’ottenete per la misericordia di Dio e pei meriti del Vostro Divin
Figlio Gesù: e unito a Voi, e a tutta la Corte Celeste, e a tutte le Creature
che sono state, sono, e saranno fino alla fine del mondo, intendo di offrire
in ogni momento adesso e sempre, il preziosissimo sangue di Gesù in
ringraziamento come se a me e a tutti, adesso e sempre, avesse ottenuto
un tal dono: e nella fiducia di averlo conseguito, risolvo che se Iddio mi
darà potenza sulla terra, nobili talenti, dottrina, beni terreni, arte, sanità,
infermità, e tribolazioni, di tutto voglio profittare in ogni maniera possibile
e nel modo che conoscerò essere di maggior gloria di Dio per procurare la
salute eterna del mio prossimo, specialmente con le opere necessarie alla
propagazione della S. Fede in tutto il mondo; e quanto non abbia altro da
impiegare per tale fine non cesserò giammai di pregare, perché presto si
faccia un solo Ovile ed un solo Pastore supremo in tutto il mondo e così
spero di venire nel soggiorno della gloria ad essere coronato della corona
dell’Apostolato di Gesù Cristo per tutta l’eternità. Così sia.
Nota: La risoluzione espressa nella preghiera non s’intende imporre obbligo
di coscienza al di sopra di comuni doveri.
Gli aggregati per la partecipazione dei beni spirituali reciteranno ogni
giorno le seguenti preci: chi non sa leggere, dirà sette Pater Ave e Gloria
per la propagazione della S. Fede; lo stesso potrà fare chi si trovasse senza
il presente libretto e non ritenesse a memoria le seguenti preces
Nota: Resta raccomandata la recita delle suddette preghiere in comune in
tutte le famiglie cattoliche nelle Comunità di qualunque specie, e quando
possa intendersi in publico nelle Chiese.
G. (?) – Archivio Generale Teatino, Mss. “Ventura”.
TRASCRIZIONE DI UN SECONDO MANOSCRITTO
TROVATO NEL CASELLO «VENTURA», DELL’ARCHIVIO GENERALE TEATINO
Apostolato Cattolico13
Ossia
13
Il testo con questo titolo si trova negli scritti di san Vincenzo Pallotti, ma si deve
affermare che solo il titolo è identico. Si tratta del così chiamato “Appello di maggio”
(1835), cfr. OOCC IV, pp. 386-423 (cfr. Jan Kupka SAC, e-mail a P. Marcelo Raul Zubia del 1
luglio 2014).
78 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Pia Associazione per la propagazione, accrescimento e difesa della fede
cattolica. Appello a chiunque ha zelo per la gloria di Dio, e carità e
comprensione per la salute spirituale del prossimo.
Non vi è pensiero sì affliggente e doloroso per un cuore veramente
cristiano, quanto quello dell’immensa moltitudine di anime che nelle
diverse parti del mondo, ogni giorno, anzi ogni istante vanno
irreparabilmente perdute, senza parlare di quei cattolici, che abusando di
tutti i lumi e di tutti i mezzi del cattolicismo, sino nella stessa vasca di
sicurezza, fanno volontariamente naufragio, che o dalla licenza del loro
pensare o dalla sfrenatezza del loro vivere, o dall’una e l’altra condizione
sono condotti ad apostatare vilmente di quella Religione santa che lo
accoglie nel nascere: una grandissima parte di Europa, a causa dello scisma
si trova fuori della cattolica unità, cioè a dire, fuori dell’Arca miracolosa in
cui solo si può fondatamente sperare la salute. L’Asia intera, salvo poche
contrade, e questo al confronto molto piccole, è infetta e tiranneggiata dal
Maomettano ora, o sepolta nelle tenebre della più stupida idolatria.
L’Africa pure, eccettuata le sue coste nelle quali si trovano dei cristiani, è
sotto il giogo del Maomettanismo e l’idolatria (...).
È vero che l’infelice età nostra stata che è, tuttavia testimonio dei più
[cancellazione] più grandi scandali in materia di Religione. È vero che la
licenza della stampa ha tolto milioni di anime alla fede ed alla vista nello
scorso secolo; ed ha steso le sue stragi funeste anche nel nostro: ma il Dio
che sa ricavare i più grandi beni anche dai mali più gravi, ha volto in
argomenti da sempre più consolidare la sua religione gli stessi sforzi che,
per via della stampa, l’empietà ha fatto per distruggerla.
Di fatti il vuoto, cagionato dalla lontananza della religione, ne ha fatto
meglio sentire la necessità e l’importanza. Gli attacchi furibondi dell’errore
ne hanno meglio fatta conoscere e brillare la verità. La vera fede ha
trionfato sotto degli occhi nostri del sagrilego orgoglio degli scienziati,
come già trionfò della crudeltà dei tiranni. Il genio infernale dell’empietà
avendo ormai vanamente esauriti tutti i suoi dardi, ha dimostrata la sua
impotenza contro l’Opera del cielo. Perciò l’odio volterriano contro il
Cristianesimo si è spento. Gli attacchi dogmatici contro di esso sono
cessati: agli errori grossolani che tuttavia infettano una piccola porzione di
ciò che di presente si pubblica con le stampe sono l’effetto non tanto di un
fervore cieco che combatte ciò che detesta, quanto della cecità che
bestemmia ciò che ignora.
❏
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 79
VINCENZO PALLOTTI E ANTONIO ROSMINI-SERBATI
Claudio Massimiliano Papa IC
Roma, 9 luglio 2014
NOTA DELLA REDAZIONE
Gli organizzatori della Settimana di Studio ringraziano don Claudio
Massimiliano Papa IC per la sua partecipazione e per la presentazione dei
rapporti tra Vincenzo Pallotti e Antonio Rosmini. Il suo intervento era una
viva condivisione delle notizie storiche che sono state pubblicate nel
bollettino rosminiano “Charitas” nel 1950 in occasione della beatificazione
di Vincenzo Pallotti e nel 1963 per la sua canonizzazione. La conoscenza tra
Vincenzo Pallotti e Antonio Rosmini è confermata dalla testimonianza dello
stesso Rosmini nella lettera del 20 aprile 1850 indirizzata al cardinale
Antonio Tosti. Si riportano, quindi, di seguito, questi tre testi con alcune
precisazioni su eventi e personaggi.
1. TESTIMONIANZA DI ANTONIO ROSMINI SU VINCENZO PALLOTTI
lettera del 20 aprile 1850 al cardinal Tosti
Il 20 aprile 1850 (tre mesi dopo la morte di Vincenzo Pallotti) Antonio
Rosmini-Serbati scrisse una lettera al suo amico cardinale Antonio Tosti1 in
cui commenta alcuni eventi nella Chiesa, condivide i suoi pensieri ed
esprime la sua tristezza per la morte di Vincenzo Pallotti. Il brano relativo al
1
Antonio Tosti nacque a Roma nel 1776. Si è formato nel Seminario Romano e si è
distinto nei settori diplomatico e amministrativo come nel mondo della cultura. Si è
iscritto nella storia di Roma come presidente dell’Ospizio di S. Michele a Ripa. Nel 1839 è
stato creato cardinale. Morì a Roma nel 1866. Per la nota biografica, cfr. M. de Camillis,
Tosti Antonio card., in Enciclopedia Cattolica, vol. XII, coll. 166-167.
80 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Pallotti è il seguente: “Eminenza Reverendissima, (...). Gran perdita fu
certamente per Roma quella del piissimo abate Pallotti, uomo che faceva
così gran bene all’anime, e che io stesso ho consultato per direzione del
mio spirito, e n’ebbi ottimi consigli. Sono uomini rari, che solo il Signore
forma colla sua grazia, e manda in dono alla terra in vantaggio di molti, e
de’ quali è scritto: multitudo autem sapientium sanitas est orbis terrarum
(ndr: Il gran numero di sapienti è salvezza per il mondo – Sap 6, 24); onde è
a dolersi che vieppiù se ne scemi il numero già così scarso in questi nostri
tempi”2.
2. VINCENZO PALLOTTI E ANTONIO ROSMINI
contributo pubblicato in “Charitas”, bollettino rosminiano, marzo 1950,
Stresa 1950, pp. 75-76.
“È annunciata per questo anno, tra l’altre, la beatificazione del sac.
Vincenzo Pallotti3, fondatore di una diffusa e operosa Congregazione
religiosa, detta comunemente dei «Pallottini». La ricordiamo qui perché
Rosmini attesta di averlo consultato per il suo spirito. Ecco come ne
scriveva da Stresa, il 20 aprile 1850, appena qualche mese dopo la morte di
lui, a S. E. il Cardinal Tosti, presso il quale aveva ospitato in Albano
nell’estate del 1849: «Gran perdita fu certamente per Roma quella del
piissimo Abate Vincenzo Pallotti, uomo che faceva così gran bene alle
anime, e che io stesso ho consultato per direzione del mio spirito, e n’ebbi
ottimi consigli. Sono uomini rari che solo il Signore forma con la sua grazia,
e manda in dono alla terra in vantaggio di molti» (Epist. compl., X, lett.
6551)4. – Torna di grande edificazione il sorprendere il nostro Rosmini a
contatto con persone di indiscussa santità, e il vederlo chieder umilmente
consigli, lui così illuminato nelle cose di Dio e così prudente conoscitore
delle cose umane, a persone tanto minori di lui per sapere, ma sante e
ripiene dello spirito del Signore.
Nel suo «Diario» Rosmini non rammenta il Pallotti tra le persone
avvicinate a Roma, appunto perché lo avvicinò solo per motivi spirituali:
2
Antonio Rosmini, Epistolario ascetico, volume III, Tipografia del Senato, Roma 1912,
lettera n. 1191, p. 603.
3
Vincenzo Pallotti è stato beatificato da Pio XII il 22 gennaio 1950.
4
Cfr. Antonio Rosmini, Epistolario completo, vol. X, Tipografia Giovanni Pane, Casale
Monferrato 1892, l. n. 6551, p. 767. Il brano intero della testimonianza è riportato anche
in Epistolario ascetico, vol. III, vedi nota 2.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 81
tuttavia si può concludere che deve aver consultato il savio consigliere nei
mesi di agosto-novembre del 18485, quando Rosmini era «minacciato» del
Cardinalato ed immerso nelle più gravi questioni politiche; senza tuttavia
escludere che l’abbia consultato anche nell’agosto-settembre del 1839,
quando era in attesa delle «Lettere apostoliche» di approvazione
dell’Istituto, e forse anche negli anni 1828-1830, quando a Roma
pubblicava i primi suoi scritti e sotto gli occhi del Vicario di Cristo dava il
primo avviamento alla vita e all’organizzazione dell’Istituto.
Non vogliamo tralasciare che Vincenzo Pallotti donò alla Basilica di S.
Carlo al Corso, che dal 1905 è officiata dai PP. Rosminiani, il quadro della
Madonna «Auxilium Christianorum»6, che vi è tuttora, in altare apposito,
oggetto di grande venerazione”.
2. INCONTRO DI ANTONIO ROSMINI CON VINCENZO PALLOTTI
contributo pubblicato, in “Charitas”, bollettino rosminiano, febbraio 1963,
Stresa 1963, pp. 65-67.
“Domenica, 20 gennaio, del Pallotti fu con la consueta imponente e
augusta cerimonia proclamata la santità7; venendo anche proposto come
modello e patrono dell’Apostolato Cattolico. San Vincenzo Pallotti fu
contemporaneo e quasi coetaneo del Rosmini. Nato a Roma il 21 aprile
1795; prete il 16 maggio del 1818; direttore spirituale del Seminario
Romano nel 1827; morì il 22 gennaio 1850. La Società da lui fondata
denominata «dell’Apostolato Cattolico» è largamente diffusa, specialmente
nell’America; i membri di essa vengono chiamati come suole, dal nome del
Fondatore, i PP. Pallottini.
Pio IX chiese al Pallotti l’invio a Londra di Don Raffaele Melia nel
1845-18468 che prendesse cura della Cappella annessa alla Legazione
5
Infatti, lo stesso Rosmini scrive sotto la data del 27 agosto 1848 nel suo “Diario dei
viaggi”: “Mi recai dall’Ab. Vincenzo Pallotta a domandar consiglio e orazione per l’affare
del Card.”, in Antonio Rosmini, Scritti autobiografici inediti, a cura di Enrico Castelli,
Anonima Romana Editoriale, Roma 1934, p. 282.
6
Nella storiografia pallottina si afferma che il quadro della Madonna Auxilium
Christianorum fu donato alla chiesa di S. Carlo al Corso per celebrare il Mese mariano che
il Pallotti iniziò negli anni 1830, cfr. Josef Frank SAC, Vinzenz Pallotti, vol. 1, Pallotti Verlag,
Friedberg 1952, pp. 338-339.
7
Vincenzo Pallotti è stato canonizzato dal papa Giovanni XXIII il 20 gennaio 1963.
8
Il 19 ottobre 1844 Vincenzo Pallotti scrisse una lettera a Raffaele Melia a Londra nella
quale riferisce sulle attività della comunità pallottina a Roma e gli dà indicazioni
82 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Sarda, e curasse spiritualmente gli operai cattolici, specialmente italiani, là
immigrati. Col Melia si segnalarono per la loro attività anche i Padri Faà di
Bruno, Domenico Crescitelli, Antonio De Cristoforo e altri. Per
suggerimento dell’Arcivescovo di Londra, i PP. Emiliano Kirner e Pasquale
De Nisco furono chiamati a New York per gli operai italiani nel 1867 9; e di là
si diffusero anche nell’America Meridionale, seguendo l’ondata
immigratoria. La Cappella della Legazione fu sostituita con la chiesa di S.
Pietro nella zona detta «Piccola Italia» che sorge a non molta distanza dalla
chiesa di S. Etheldreda, acquistata dal P. Lockhart per l’Istituto della Carità.
PP. Rosminiani e PP. Pallottini a Londra sono buoni vicini, continuando le
relazioni di amicizia e di reciproca fiducia che già corsero tra i loro
Fondatori.
Il Rosmini stesso infatti scriveva, in data 20 aprile 1850, appena
quindi qualche mese dopo la morte del Pallotti, al Card. Tosti, del quale era
stato per qualche mese ospite ad Albano nell’estate del 1849: «Gran
perdita fu certamente per Roma quella del piissimo abate Vincenzo Pallotti,
uomo che faceva così gran bene alle anime, e che io stesso ho consultato
per direzione del mio spirito, e n’ebbi ottimi consigli. Sono uomini rari che
solo il Signore forma con la sua grazia, e manda in dono alla terra in
vantaggio di molti»10. Non ne abbiamo altra testimonianza: cioè il Rosmini
non lo annovera, nel suo «Diario dei viaggi», o in quello «della Carità», tra
le molte persone conosciute e avvicinate durante i suoi soggiorni romani.
Ma in quale di questi, il Rosmini ebbe a ricorrere per il suo spirito ai consigli
del Padre Pallotti? Con ogni probabilità nell’agosto-settembre del 1839,
quando l’attesa delle «Lettere Apostoliche» e la redazione di queste, con
un repentino mutamento dell’animo di Gregorio XVI, lo tennero per
qualche tempo in grave angustia. È probabile sia ricorso a lui, che già aveva
esperimentato, anche nell’autunno del 1848: Pio IX gli aveva imposto di
prepararsi alla porpora cardinalizia, cosa che suscitò nell’animo del Rosmini
grave preoccupazione. La parola di un Santo poté infondergli sicurezza e
disporlo a una piena e serena accettazione della volontà del Pontefice. Non
è da escludersi neppure che abbia avvicinato una prima volta il Pallotti nel
sull’organizzazione del lavoro in Inghilterra, cfr. san Vincenzo Pallotti, Lettere, vol. IV,
Roma 2002, l. n. 1054, pp. 341-343.
9
Emiliano Kirner è arrivato a New York il 17 maggio 1884, mentre Pasquale De Nisco
nel settembre 1884, cfr. Joannes Hettenkofer PSM, Historia Piae Soicetatis Missionum,
Romae 1935, pp. 164-165.
10
Vedi la nota 2.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 83
soggiorno romano del 1828-1830; egli era, benché giovane ancora,
direttore spirituale del Seminario Romano, e il Rosmini non aveva mancato
di recarsi più di una volta a quel Seminario.
Infine, caso veramente notevole: prima di morire il Pallotti donò alla
basilica di San Carlo al Corso un bel quadro di Maria, «Auxilium
Christianorum»11, che tuttora v’è in grande onore, nell’altare dedicato
sotto tale titolo; Rosmini aveva pronosticato che quella Chiesa sarebbe
stata officiata dai suoi figli spirituali; come è ancora attualmente, essendovi
stati chiamati nel 1905 dal papa San Pio X”.
È stato interessante constatare che ci sono stati rapporti tra Vincenzo
Pallotti e Antonio Rosmini, personaggi così importanti per la storia
ecclesiale dell’Ottocento. Speriamo di trovare in futuro informazioni più
dettagliate che approfondiscano questo rapporto per integrare ancora di
più sia la figura del Pallotti che quella del Rosmini.
❏
11
Vedi la nota 6.
84 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
LE “MASSIME ETERNE”
DI ALFONSO M. DE’ LIGUORI IN ARABO
Ulrich Scherer SAC
Roma, 10 luglio 2014
1. LE “MASSIME ETERNE” NEGLI SCRITTI DI VINCENZO PALLOTTI
Negli scritti di san Vincenzo Pallotti, pubblicati nell’edizione delle
Opere complete1, l’opuscolo delle “Massime eterne” di sant’Alfonso M. de’
Liguori2 viene menzionato circa quattro volte3. In alcuni casi il Pallotti
riporta un brano del testo delle “Massime eterne” come testo per la
meditazione4. Si deve accennare che questo opuscolo delle “Massime
eterne” viene spesso menzionato nelle lettere di Vincenzo Pallotti, nelle
quali il Santo invita i fedeli a prenderlo come testo per la meditazione
oppure ne raccomanda la stampa e distribuzione5.
Sull’argomento della stampa dell’opuscolo “Massime eterne” in
lingua araba si parla negli scritti del Pallotti due volte. Scrivendo sull’origine
e lo scopo della sua Opera dell’Apostolato Cattolico il Pallotti si esprime
così: “Nell’anno 1835 alcune persone in Roma mosse dalla carità cristiana
1
San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, Curia
Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC).
2
L’opuscolo “Massime eterne” era uno dei primi scritti finalizzati alla pratica della vita
spirituale ed alla devozione popolare pubblicato da Alfonso M. de’ Liguori negli anni 17281730, cfr. Luiz Carlos L., Marques, Alfonso Maria de Liguori, in Il grande libro dei santi,
Dizionario enciclopedico, vol. 1, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1998, p. 98.
3
L’espressione “Massime eterne” ricorre spesso negli scritti del Pallotti, ma non è
sicuro se si riferisce all’opuscolo di sant’Alfonso M. de’ Liguori.
4
Cfr. OOCC III, p. 301; OOCC XIII, p. 1561.
5
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Lettere, voll. I-VIII, a cura di Bruno Bayer SAC, Curia
Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1995-2010 (= OCL), cfr. qui ad
esempio OCL IV, l. n. 906II, pp. 157-158.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 85
bramavano di stampare l’opuscolo delle Massime Eterne composto da S.
Alfonso Maria de’ Liguori, ma in Lingua Araba a profitto dei Cattolici, che
sono in quelle parti dell’Oriente ove è in uso tale idioma” 6.
Si pone quindi la questione se sia stato finalizzato questo proposito di
stampare in lingua araba l’opuscolo “Massime Eterne” di Alfonso Maria de’
Liguori. La questione è molto ampia ed esige una ricerca approfondita della
quale, qui di seguito, si vogliono presentare alcuni dei punti più importanti.
2. LE “MASSIME ETERNE” NELLA STORIA DEI CRISTIANI CALDEI
La storia dei cristiani caldei di questo periodo storico può essere
appresa leggendo il libro di Heinrich Schulte SAC intitolato “L’inizio, l’azione
di aiuto per l’Oriente cristiano”7 in cui vengono esposte le difficoltà e le
vicende dei caldei di quel tempo. Ne riportiamo qui di seguito i punti
salienti in italiano.
Nel 1833 Vincenzo Pallotti fu assistente del direttore spirituale del
Collegio di Propaganda Fide e il 20 settembre 1835 – su proposta del vicerettore Raffaele Melia – fu nominato direttore spirituale. In quel periodo
conobbe il professor Tommaso Alkusci. Nel 1833 è arrivato a Roma un
collettore caldeo durante il suo viaggio dal nord al sud. T. Alkusci doveva
aiutarlo in ogni modo possibile per gestire i fondi raccolti e portarli in modo
sicuro alla loro destinazione. Dai colloqui con Tommaso Alkusci il Pallotti
venne a conoscenza dei bisogni dei cristiani caldei e subito fece un piano
per un’azione di soccorso. Attraverso un appello, mandato il 4 dicembre
1833 a R. Melia per la revisione, voleva invitare tutti i buoni cattolici ad
aiutare i fratelli bisognosi in Oriente8. Probabilmente questo piano non ha
avuto successo. Attraverso i suoi rapporti personali, ha sostenuto il
collettore fervente durante il suo soggiorno a Roma, per quanto potesse.
Ma già i primi tentativi hanno dimostrato che tutte le iniziative possono
avere solo un successo molto limitato, in quanto sono state portate avanti
da una persona sola e non da un gruppo ufficialmente riconosciuto.
Nel corso dell’anno 1834 si riunì intorno al Pallotti un gruppo di
sacerdoti diocesani, religiosi e laici che si incontravano regolarmente nella
casa di suo padre per discutere insieme sulle iniziative apostoliche da
6
OOCC III, pp. 1-2; OOCC VII, p. 2.
Heinrich Schulte SAC, Der Beginn, eine Hilfsaktion für den christlichen Orient, LahnVerlag, Limburg 1966 (Das Werk des Katholischen Apostolats; Band 1), pp. 115-131.
8
Cfr. OCL I, l. 289, pp. 413-415.
7
86 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
intraprendere. L’attenzione si concentrò sull’aiuto alla missione caldea, ma
ben presto divenne chiaro al direttore spirituale del Collegio di Propaganda
Fide che si erano create nuove circostanze nella Chiesa per intraprendere
attività in altri paesi di missione. Si trattava piuttosto di mobilitare tutto il
mondo cattolico per attirare i non credenti alla Chiesa. Il 9 gennaio 1835,
durante un’esperienza spirituale, il Pallotti si sente chiamato da Dio ad
istituire “un’opera apostolica universale tra tutti i cattolici”. Nonostante ciò
aspettava che la provvidenza di Dio lo spingesse a compiere il passo
decisivo.
In questo periodo sono arrivati a Roma due emissari del monastero di
Rabban Hormizd, il padre Dominico Hosanna e il fratello Giovanni di Ninive.
Dalla loro relazione sulle vicende e difficoltà del monastero e di tutta la
Chiesa caldea, tradotta e riferita da Tommaso Alkusci, il Pallotti era scosso
profondamente. Pensò immediatamente ad un aiuto concreto. Si è
mostrato evidente che si sarebbe dovuto stampare, per le scuole
parrocchiali dei monaci, un libretto in lingua araba, tanto raccomandato dai
due collettori. Questa profonda commozione per la situazione difficile della
Chiesa caldea spiega probabilmente l’ostinazione con cui il Pallotti
richiedeva a Giacomo Salvati una raccolta immediata di 400 scudi necessari
a questo scopo.
Dalla raccolta all’inizio dell’anno 1835 rimasero 150 scudi, una
somma notevole per quel tempo. Per evitare l’accusa di sottrarre fondi, è
stata fondata un’associazione, i cui obiettivi e statuti furono approvati
dall’autorità ecclesiastica competente. Dopo lo stabilimento legale
dell’associazione si potevano assumere anche le grandi opere apostoliche
programmate. Quando si voleva cominciare, però, la stampa di
quell’edizione di 10.000 copie di libri religiosi in arabo, arrivarono
improvvisamente delle notizie dalla Mesopotamia, che sembravano
rendere inutile la realizzazione di questa opera a causa del cambiamento
della situazione che si è mostrata molto complessa. Poiché il Superiore del
monastero di Rabban Hormizd, il P. Giovanni Cerra (Tscherra), era in
viaggio per Roma, prima di cominciare la stampa del libro, era meglio
aspettare il suo arrivo.
Nel gennaio 1836 il piccolo gruppo dalla Mesopotamia arrivò a Roma
e vi rimase solo tre mesi. Da questo breve soggiorno a Roma il P. Cerra
portò come aiuto per la ricostruzione del suo monastero una somma di
denaro abbastanza alta, calici, paramenti e immagini religiose. Una gran
parte di questo era stata data dalla nuova opera dell’Apostolato Cattolico,
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 87
al cui consiglio apparteneva Tommaso Alkusci. Il consiglio aveva deciso di
rinunciare alla stampa delle “Massime eterne” di sant’Alfonso de’ Liguori e
mettere il denaro a disposizione di P. Cerra per la ricostruzione del
monastero e per la pastorale, perché questo impegno era più urgente.
Inoltre non si sapeva in che modo i monaci potessero continuare l’impegno
scolastico. Non sembrava consigliabile per il momento stampare un libretto
per le lezioni di religione in una tiratura così alta9.
3. ULTERIORI SVILUPPI SULLA STAMPA DELL’OPUSCOLO “MASSIME
ETERNE”
Anche Giacomo Salvati, il quale fu incaricato da Vincenzo Pallotti di
raccogliere la somma di 400 scudi per la stampa dell’opuscolo “Massime
eterne”, afferma che il denaro raccolto da lui non fu adoperato per la
stampa del detto opuscolo10. Inoltre, dalle indagini di Giovanni Weidner
SAC, risulta che negli anni 1835-1836 non si trova nessuna traccia di una
stampa di questo libro in arabo presso la Propaganda Fide. Rimane incerto,
però, se la somma raccolta sia stata usata per un altro scopo che la
missione caldea, perché l’Unione dell’Apostolato Cattolico era stata
fondata proprio per proteggersi da tali sospetti. A questo punto si vuole
menzionare che il missionario apostolico Giuseppe Valerga nella relazione
del 4 novembre 1843 alla Propaganda Fide così scrive: “È noto alla
Congregazione che il superiore morto del monastero, il P. Hanna, aveva
raccolto in Europa la somma di 1.000 scudi (...), la quale sta ancora in
deposito a Livorno presso un certo Francesco Renno, un commerciante
greco-melchita, che è debitore anche degli interessi di questo capitale degli
ultimi sette anni. Il Patriarca Monsignor Mazlum, come rappresentante del
monastero di Rabban Hormizd ha consegnato questa somma dalla sua
mano al succitato [cioè il commerciante]; il patriarca sa tutto, e i
documenti su questo contratto di finanziamento dovrebbero essere anche
da lui”11.
9
Per questa parte cfr. H. Schulte SAC, Der Beginn, op. cit., pp. 115-127.
Romana beatificationis et canonizationis servi Dei Vincentii Pallotti, Summarium,
Tipografia Guerra e Mirri, Roma 1910, pp. 767-768; cfr. anche H. Schulte SAC, Der Beginn,
op. cit., p. 216, nota 88.
11
Il brano della lettera di Giuseppe Valerga è riportato da H. Schulte SAC, Der Beginn,
op. cit., pp. 216-217, nota 88.
10
88 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
È molto probabile che la somma di 1.000 scudi consegnati al P.
Giovanni Cerra provenisse dalla raccolta del Salvati, dai due collettori del
monastero o da altre fonti. P. Cerra non ha dato questa somma di 1.000
scudi a Paul Djammala o a Tommaso Alkusci, ma al patriarca siriano in
custodia e non l’ha neanche usata per il sostentamento del monastero
nonostante le grandi difficoltà. Ciò sembra indicare che era riservata per
uno scopo specifico. P. Cerra sperava probabilmente di poter stampare il
libro in una tiratura ancora più alta.
Dopo la partenza del Superiore Giovanni Cerra da Roma nell’aprile
1836, san Vincenzo Pallotti non aveva più contatti diretti con il monastero
di Rabban Hormizd, perché verso la fine dello stesso anno, uno dei suoi
penitenti del Collegio di Propaganda Fide, Peter Bar Tatar, è tornato nella
sua patria caldea. Egli è rimasto legato profondamente al suo exconfessore e direttore spirituale per tutta la vita. Era ovvio che da quel
momento in poi tutte le spedizioni a favore della Chiesa caldea andassero a
lui, anche perché stava a Bagdad e fu nominato vicario del Patriarca. Il
monastero di Rabban Hormizd non era più motivo di preoccupazione,
perché il suo procuratore Paolo Djammala era a Roma e i due collettori
giravano per l’Italia fino al 1839. La maggior parte delle cose inviate Bar
Tatar le distribuiva alle parrocchie povere di questo territorio. Ciò è
confermato dalla lettera del 14 agosto 1837 in cui l’abate, P. Hanna,
ringrazia per i paramenti liturgici regalati al monastero di S. Ormisda da
Petrus Bar Tatar12. In questo periodo l’interesse di Vincenzo Pallotti e
dell’Unione dell’Apostolato Cattolico era centrato sull’istituzione di un
collegio per le missioni estere a Roma. Anche Tommaso Alkusci si è
impegnato nella sua promozione, nonostante le difficoltà con l’Opera della
Propagazione della Fede di Lione che ne ritardavano la piena
realizzazione13.
L’opuscolo “Massime eterne” in arabo viene menzionato in una
lettera di Pietro Bar Tatar del 30 giugno 1840 scritta da Bagdad a Vincenzo
Pallotti: “Se poi avanzasse l’elemosina, comprerà con l’avanzo librettini di
devozione stampati nella stamperia del Collegio nell’idioma arabo che
sarebbe il libretto delle Massime eterne di sant’Alfonso de Liguori; e mi
scriva quanti di questi mi avrà comprati con la limosina; se potrà anche
gratis mandarmi un certo numero sarebbe a proposito per propagare la
devozione e per fondare bene la religione nei cuori di questa popolazione
12
13
La lettera è riportata in H. Schulte SAC, Der Beginn, op. cit., pp. 130-131.
Per questa parte cfr. H. Schulte SAC, Der Beginn, op. cit., pp. 127-131.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 89
di Bagdad e Mosul, che non sanno altro che il linguaggio arabo. Io qui li
spargerò fra i cristiani, sono in verità qui cercatissimi questi libretti dei quali
alcuni portò seco qua il Reverendo M. Vilardell visitatore della Caldea” 14.
In riferimento a questa notizia Heinrich Schulte SAC afferma: “Da
questo ne consegue che i libri non erano stati stampati negli anni
1835/1836 con la raccolta di denaro di Giacomo Salvati. Se fossero stati
stampati a quel tempo con la tiratura alta prevista le scuole e le parrocchie
caldee non ne avrebbero avuto bisogno”15.
Dalla consultazione del catalogo della Biblioteca Vaticana risulta che
esistono due opuscoli di “Massime eterne” in lingua araba: “Riyadah
yaumiyya fi al-haqa’iq al-abdiyya, Libro di meditazioni sopra le Massime
eterne e la Passione di Gesù Cristo per ciascun giorno della settimana
coll’aggiunta degli Atti in apparecchio, e ringraziamento per la confessione,
e comunione, delle regole di ben vivere, e di alcune altre pratiche di pietà,
il tutto raccolto da varie opere del beato Alfonso Maria de’ Liguori (...)
tradotto dall’italiano, in idioma arabo dall’ill.mo (...) monsig. Massimo
Mazlum, patriarca antiocheno dei Greci melchiti (1779-1855) Roma 1827,
nella stamperia della Sagra Congregazione di Propaganda Fide, 238
pagine”. Questa edizione non può essere presa in considerazione per la
nostra riflessione perché stampata nel 1827. Il secondo opuscolo indicato
nella Biblioteca Vaticana è il seguente: “Kitab yastamil ‘ala ta’malat
yawmiyya, di s. Alfonso Maria de’ Liguori in lingua araba, Roma 1836, 284
pagine (...)”. Su questa edizione non si danno altre notizie e perciò non si
può affermare che si tratti del libretto stampato in seguito alla raccolta di
Giacomo Salvati.
In conclusione si vuole accennare che Vincenzo Pallotti raccomandava di divulgare l’opuscolo “Massime eterne” di sant’Alfonso M. de’
Liguori in italiano stampato a spese della Pia Società dell’Apostolato
Cattolico. Ciò è confermato, ad esempio, dalla sua lettera del 25 luglio 1843
a Curzio Alippi di Urbino: “Ottimo sarebbe l’opuscolo che porta il titolo –
Gesù al cuore del Giovane – e si potrebbe stampare con delle aggiunte che
abbiamo nell’opuscolo delle Massime Eterne stampato in Roma a spese
della nostra Pia Società – onde se crede potrei inviarle l’uno e l’altro”16.
❏
14
La fotocopia della lettera è conservata nell’Archivio ISVP-Roma, M/0352-3.
H. Schulte SAC, Der Beginn, op. cit., p. 219, nota 34.
16
OCL IV, l. n. 906II, p. 158; cfr. anche lettere nn. 215, 1006, 1096, 1205, 1207, 1215,
1270, 1331, 1367, 1372, 1390, 1587 e 1729c.
15
90 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
DATA DI FONDAZIONE
DELLA SOCIETÀ DELL’APOSTOLATO CATTOLICO
Ulrich Scherer SAC
Roma, 10 luglio 2014
1. LA QUESTIONE DA APPROFONDIRE
L’argomento di questo contributo indaga la questione della data di
fondazione della Società dell’Apostolato Cattolico. Cercando la risposta alla
domanda “Quando fu fondata la Società dell’Apostolato Cattolico?”, si
vuole presentare il contesto storico in cui ebbe inizio la Società
dell’Apostolato Cattolico, cioè – nella terminologia di Vincenzo Pallotti – la
Congregazione dei Preti e Fratelli Coadiutori dell’Apostolato Cattolico 1.
Il can. 589 del Codice di Diritto Canonico del 1983, che vale anche per
le Società di vita apostolica, dice: “Un istituto di vita consacrata si dice di
diritto pontificio se è stato eretto oppure approvato con decreto formale
dalla Sede Apostolica; di diritto diocesano invece se, eretto dal Vescovo
diocesano, non ha ottenuto dalla Sede Apostolica il decreto di
approvazione”2. Dunque, quando è stata eretta oppure approvata la
Società dell’Apostolato Cattolico dalla Sede Apostolica?
1
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, Curia
Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC),
qui OOCC VII: Regola della Congregazione dei Preti e Fratelli Coadiutori dell’Apostolato
Cattolico. Copia Lambruschini 1846, pp. 454.
2
Codice di Diritto Canonico. Testo ufficiale e versione italiana, Unione Editori Cattolici
Italiani, Roma 1983, can. 589, p. 391.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 91
2. I PUNTI ESSENZIALI DEL COMMENTARIO GIURIDICO SAC
Qui di seguito si vogliono ricordare alcuni punti del commento al n. 1
della Legge della Società dell’Apostolato Cattolico3 formulati nel
“Commentario giuridico”4:
1) Riguardo al nome – Durante la vita del Pallotti, la nascente
comunità dei sacerdoti e fratelli si chiamava all’inizio “anima” ossia corpo o
“parte centrale e motrice della Pia Società”. I documenti ufficiali usavano il
titolo “Pia Unione di Sacerdoti sotto la protezione di Maria SS.ma Regina
degli Apostoli” e “Sacerdoti compagni della Pia Unione”. Poi, dal novembre
1845, il Pallotti usò sempre più frequentemente l’espressione
“Congregazione”. Pio IX decretò nel 1854 che la comunità dei Sacerdoti e
Fratelli di Vincenzo Pallotti dovesse chiamarsi “Pia Società delle Missioni”.
Questo titolo rimaneva fino al 2 giugno 1947, quando l’VIII Capitolo
Generale chiese al Papa di restituire il nome originale della Società,
chiamandola “Società dell’Apostolato Cattolico”. Il Papa Pio XII confermò
questo titolo con il decreto del 10 giugno 19475.
2) Riguardo alla fondazione – La fondazione di Vincenzo Pallotti
all’inizio era un movimento (“Pia Società”, oggi “Unione”), che ricevette il
primo riconoscimento ecclesiastico il 4 aprile 1835 dal Cardinale Vicario
Carlo Odescalchi. Intorno alla primavera del 1842 il Pallotti decise di
raccogliere all’interno della Società (Unione) una congregazione di
sacerdoti e fratelli, simile a un ordine religioso. Per contratto, steso il 14
agosto 1844 e reso effettivo il 27 febbraio 1845, la Congregazione ottenne i
fabbricati del SS. Salvatore in Onda e fu con questo canonicamente eretta6.
La casa e la chiesa furono consegnate “al molto Rdo. Sig. Don Vincenzo
Pallotti, ed alla pia Unione de’ RRdi. Sacerdoti suoi Compagni (...)” 7 e la
Congregazione ottenne il 22 gennaio 1904 (a quel tempo con il nome di
“Pia Società delle Missioni”) la prima approvazione ecclesiastica delle
Costituzioni ad experimentum per sei anni confermata definitivamente il 1
3
Cfr. Legge della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 2001, pp. 208.
Hubert Socha SAC, Commentario giuridico alla Legge della Società dell’Apostolato
Cattolico, Roma 2002, pp. 3-17.
5
Cfr. Acta SAC, vol. I (1947), p. 6.
6
Cfr. Il documento della Segreteria di Stato, in Acta SAC, vol. III, pp. 300-302 e 304; cfr.
anche H. Socha SAC, Commentario giuridico, op. cit., p. 15.
7
Acta SAC, vol. III, p. 302.
4
92 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
marzo 19108. Qui si tratta allora di un “erectio canonica expressa et
formalis implicita”. Questo è stato possibile perché prima della
promulgazione del Codice di Diritto Canonico non era necessario un
decreto formale di erezione, ma bastava un’approvazione data in qualsiasi
forma9.
3. APPROFONDIMENTO DELLA QUESTIONE
Da quanto è stato esposto sopra si sa la data d’erezione della
Congregazione (14 agosto 1844) e la data della prima approvazione delle
sue Costituzioni (22 gennaio 1904).
Alcuni però identificano la data della fondazione della Società
dell’Apostolato Cattolico con quella dell’Unione dell’Apostolato Cattolico
(1835). Il Pallotti avrebbe previsto la dicotomia dei membri della sua
fondazione in congregati e aggregati fin dall’inizio. La vita comunitaria dei
sacerdoti e fratelli riuniti intorno al Pallotti, cominciata nel 1837 a Santo
Spirito dei Napoletani, non sarebbe mai stata interrotta, e così potrebbe
essere stata scritta già per questa comunità la grande Regola del 1839. Lo
stile usato dal Pallotti è un “perfectum propheticum”, che viene
interpretato più letterale possibile: la Società ha fondato l’Unione, perché il
pensiero di un corpo centrale è stato sempre contenuto nel piano
dell’Unione10. Al contrario, si deve rilevare il fatto che il Pallotti pensava
inizialmente nel 1835 a un movimento apostolico universale. Perciò ha
accettato il nome proposto dal Papa “Società” (per l’Unione!) come la
forma giuridica più secolare, che era possibile al suo tempo senza
approvazione né statuti.
È importante non proiettare gli sviluppi successivi all’inizio della
fondazione. L’affermazione che i Pallottini sono stati fondati nel 1835, le
Pallottine nel 1843, e che, accanto a loro, i laici farebbero parte della
Società cioè dell’Unione dell’Apostolato Cattolico, è una distorsione e
8
Cfr. Analecta PSM, vol. I, p. 42; cfr. anche H. Socha SAC, Commentario giuridico, op.
cit., p. 3.
9
Cfr. Timotheus Schaefer OFMCap, De Religiosis ad normam Codicis Iuris Canonici,
editio tertia aucta et emendata, SALER, Roma 1940, n. 69, §3, p. 128. – Un decreto
formale d’erezione è stato prescritto solo dal Decreto della Congregazione per i Religiosi
dal 30 novembre 1922.
10
Cfr. Heinrich Schulte SAC, Gestalt und Geschichte des «Katholischen Apostolats»
Vinzenz Pallottis, erter Teil: Die Zeit von 1835-1850, Lahn Verlag, Limburg 1971 (Das Werk
des Katholischen Apostolats; Band 3), pp. 516-517.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 93
falsificazione della storia. Lo stesso vale per l’affermazione di quelli che
mettono la data di fondazione della Società nel 1846, con la celebrazione
dei 100 anni di fondazione nel 1946. La scelta di questa data si basa sulla
prima integrazione ufficiale con l’atto di consacrazione di Vincenzo Pallotti
e Francesco M. Vaccari il 4 ottobre 1846. In questo modo si è costituito il
corpo centrale dell’Unione definitivamente. Questo è stato il mio pensiero
fino ad ora, perché cos’è una Società senza contenuto, senza membri? I
risultati della ricerca, però, indicano chiaramente la data del 14 agosto
1844.
Da quanto è stato presentato in questa ricerca emerge che sarebbe
da verificare la voce dell’Annuario Pontificio in cui si dice: “Società
dell’Apostolato Cattolico (Pallottini) – fond. 4 aprile 1835; decr. lod. 11 lu.
1835; appr. 22 genn. 1904”11.
❏
11
Annuario Pontificio per l’anno 2013, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano
2013, p. 1470.
94 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
THE FOUNDATION DATE
OF THE PALLOTTINE SISTERS
Adelheid Scheloske SAC
Rome, 11 July 2014
INTRODUCTION
I have been asked to give a presentation of 10 to 15 minutes on the
foundation date of the Pallottine Sisters. What shall I talk about? The
foundation date of the Sisters of the Catholic Apostolate? Or the beginning
of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate? Or the steps that were
taken with regard to an ecclesial approval of one or the other? In the
history of both Congregations there were difficult periods that seemed to
lead to death before they were approved by the Church.
Since our general topic during this week is “The life of Vincent Pallotti
– certainties and doubts”, I want to follow this line. First, I will give an
overview with regard to the foundation date of both Sisters’ Congregations
– i.e. the certainties and their background. Secondly, I will name doubts
that came up in the course of our history – first for the Sisters here in
Rome, and then for the Sisters in Germany – where these doubts derived
from, and why we do not follow these paths.
1. CERTAINTIES: THE FOUNDATION DATE
OF BOTH SISTERS’ CONGREGATIONS
When I start to talk about the foundation date of the Pallottine
Sisters, I want to state right at the outset that my Congregation, the
Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, nowadays does not speak of
a new foundation around the turn of the 19th to the 20th century. Since
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 95
the beginning of the 1970s we are clear about the fact that our foundation
date is the same as that of the Sisters of the Catholic Apostolate. At the
same time, we acknowledge the process that led to the development of an
independent missionary branch. However, this was not a new foundation.
On our part, Sr. Dominica Rose SAC worked on the question 1; on
behalf of the other Sisters Sr. Maria Battistina Nori CSAC published a book
“La Congregazione delle Suore dell’Apostolato Cattolico”2. Both of them
worked together with Fr. Ansgar Faller SAC. Therefore, I go back to the
research work of the three and summarise the most important details with
regard to our foundation date.
Vincent Pallotti himself stated in the introduction to the
Regolamento della Pia Casa di Carità3 that the decision to found a
community of sisters had already been taken in the year when the Union of
Catholic Apostolate was founded (For the sake of clarity, I use today’s
terminology with regard to Pallotti’s foundation, replacing also in
quotations that I take from his writings the word “Society” [Società] with
“Union”). Pallotti writes: “After the foundation in 1835 (...) and after some
months had passed, there were some members of both sexes, who felt
compassion with the miserable condition of so many poor girls, abandoned
by their own parents to the public streets of Rome, in order to procure for
their food with begging. These members thought to open with the help of
some affluent persons (...), a Pia Casa di Carità as a secure home for those
poor girls (...) The first deputies of the [Union] approved the plan of
establishing a Pia Casa di Carità, in order to ensure not only the Christian
and civil education of the poor girls, but to also have for the [Union] its
own community of women spiritually well directed, and suited to assist
with works proper to their condition in the proper functioning of the
aspired mission college”4.
1
In 1971 Sr. Dominica Rose published, together with Sr. Eva Hunold, Survey on the
beginning, the development, and the present status of the Sisters founded by Saint Vincent
Pallotti, edited as a manuscript by the Generalate of the Congregation of the Missionary
Sisters of the Catholic Apostolate, 1971.
2
Cfr. La Congregazione delle Suore dell’Apostolato Cattolico, cenno storico a cura di M.
Battistina Nori della medesima Congregazione, Marietti, Torino 1980, pp. 142.
3
San Vincenzo Pallotti, Opere complete, voll. I-XIII, a cura di Francesco Moccia SAC,
Curia Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997 ( = OOCC), here
OOCC VI: Le Procure, pp. 246-248.
4
OOCC VI, pp. 247-248.
96 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
The idea came to fruition in 1838. Before this, girls had been placed
in small institutions and private homes. However, after a cholera epidemic
had left many girls orphaned, the Union succeeded in obtaining the
Collegio Fuccioli as a house that could be conducted as a Pia Casa di Carità
according to the first ideas5.
There seems to be a common pattern in the many endeavours that
St. Vincent Pallotti undertook. We find similar milestones with regard to
the Sisters’ Congregation as there are for the Union of Catholic Apostolate.
Those who know the history of the Society better than I do may decide if
this is true for the Community of Priests and Brothers as well:
First, there is an idea that is put into practice on a more private level.
– With regard to the Union, Pallotti says that it started privately in
18346.
– As we have seen, he says of the Sisters that already in 1835 there
was the idea to have a community of women.
Then, there is a concrete need which is responded to by founding an
entity.
– In this way the collection of money for a specific purpose led to the
foundation of the Union in 18357.
– And after the cholera epidemic the Union obtained in 1838 the Pia
Casa di Carità which would be the first house for the Sisters.
Pallotti immediately sought ecclesiastical approval for these entities.
– With regard to the Union he sent his requests to the Cardinal Vicar,
Carlo Odescalchi, to the Vicegerente Monsignore Antonio Piatti, and to
Pope Gregory XVI8.
– The request Pallotti made with regard to the Sisters in the Pia Casa
di Carità was addressed to the Congregation of Bishops and Regulars, and
to the Cardinal Vicar, Carlo Odescalchi9.
In both cases, the responses of the ecclesiastical authorities were
positive, but as yet without the approval of statutes. Pallotti however, kept
looking for this approval of statutes and worked on it, without success
5
Cfr. OOCC VI, pp. 250-251.
Cfr. OOCC III, p. 24.
7
Cfr. OOCC III, p. 2.
8
Cfr. OOCC IV, pp. 1-9.
9
Cfr. OOCC IV, pp. 27-28.
6
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 97
during his life time. In the interim the foundations reached, what he
himself called “the point of death”10.
– In 1838 a decree was communicated to Pallotti to suppress the
Union11.
– In 1842/43 superiors from outside took over leadership in the Pia
Casa di Carità and the Sisters’ Community seemed to be at the point of
death12.
Referring to the Union, Pallotti himself indicated in his spiritual
testament “On my death” that this was “necessary so that this work of God
would carry the image of Our Lord Jesus Crucified”13.
As we have seen already, Pallotti himself testified regarding the
sisters that, right from the beginning, he was not only looking for women
to be with the children, to educate and teach them. He envisaged a
community of women who could also help in other apostolic works. Yet,
with the opening of the Pia Casa di Carità in 1838, the concrete question
arose as to who could lead the home. In this context Pallotti spoke of
“Maestre”, meaning teachers, or educators, and he called these women
Sisters. They were also given a religious name.
For the task of leadership Elisabetta Cozzoli was chosen. She was a
45-year old widow from southern Italy who lived in Rome. Her own
children were grown up. She was the only one of the women who did not
take a religious name, probably because she had been married. However,
in a register of the Pia Casa di Carità she is listed as the superior 14. Vincent
Pallotti guided her in a retreat during the novena of Pentecost, starting on
25 May 1838. With the same date the register of all the sisters and girls
started. On Pentecost Monday, 4 June 1838, they moved into their new
home. That day, Elisabetta Cozzoli already wore a religious dress like that
of the Third Order of St. Francis15.
What had happened in between that she was now clothed already?
10
OOCC III, p. 24.
Cfr. Heinrich Schulte SAC, Gestalt und Geschichte des “Katholischen Apostolats”
Vinzenz Pallottis. Erster Teil: Die Zeit von 1835-1850, Lahn-Verlag, Limburg, 1971, pp. 158159.
12
See below, chap. 2.
13
OOCC III, p. 24.
14
Copy of the “Registro delle povere Ragazze ammesse nella Pia Casa di Carità
dell’Apostolato Cattolico dal 25 Maggio 1838 al 26 Settembre 1866" in the General
Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome, file no. 1,13-0801.4.
15
Cfr. OOCC VI, p. 252.
11
98 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
For this step as well as for the clothing of more women, Pallotti had
sought official ecclesiastical recognition. He had written to Cardinal
Giustiniani, the Secretary of the Congregation of Bishops and Regulars, in
order to ask for permission to clothe the “Maestre” and the girls with the
habit of St. Francis that the calced Third Order members wore, along with a
white veil16. On 29 May 1838 the consent was given by the Congregation of
Bishops and Regulars. It was signed on 31 May by the Cardinal Vicar, Carlo
Odescalchi17.
These steps show that already at this stage Vincent Pallotti was
thinking of a religious community, because these were the two
ecclesiastical authorities which were responsible for the erection of
religious congregations. Although the document said explicitly that it did
neither give an ecclesiastical approval to the institution nor permission to
take vows, it still allowed for the formation of the community of women as
a religious third-order congregation18. And with this, the path for the new
developing community was unambiguously defined. Vincent Pallotti
wanted to have sisters for the apostolate.
With regard to the foundation of the Pallottine Sisters, in this period
from the beginning of the Pentecost novena on 25 May 1838 up to
Pentecost Monday, 4 June 1838, we find the important events that were
crucial for the foundation of the sisters’ congregation:
1) The register of the Pia Casa di Carità is started and thus marks an
official beginning of the institution;
2) The permission to clothe the “Maestre” and the girls with the habit
of the third-order of St. Francis is given by the Congregation of Bishops and
Regulars, and signed by the Cardinal Vicar, Carlo Odescalchi;
3) Elisabetta Cozzoli is clothed during these days;
4) Finally, the “Maestre” and the girls move into the Pia Casa di
Carità. Besides Elisabetta Cozzoli there are four other “Maestre”, who
would receive the habit during the following months – three of them on 16
July 1838, the fourth on 28 February 1839.
As Fr. Ansgar Faller SAC expressed it, all these dates “should not be
considered separately; they are connected with each other and form one
unit”. He concluded: “The date of the foundation of the congregation,
16
Cfr. OOCC IV, pp. 27-28.
Ibidem.
18
See Eickmans, in Vinzenz Pallotti, Ausgewählte Schriften, ed. by Bruno Bayer and
Josef Zweifel, Pallotti-Verlag, Friedberg 1985, p. 286.
17
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 99
therefore, is Pentecost, 1838”19. Together with this statement, A. Faller
SAC hinted at the fact that the eye witnesses of that time, Francesco
Vaccari, Raffaele Melia and others indicated that the date of birth of the
Sisters’ Congregation was linked to the date of the opening of the Pia Casa
di Carità20.
The jubilee year of 1985 had a positive impact on all of the Union
with regard to a growing awareness of belonging together. Guided by an
awareness of unity, the two Superiors General, Sr. Lilia Capretti CSAC and
Sr. Elisabeth Heptner SAC sent out a communication in 1988 to the
Pallottine Sisters of both Congregations commemorating the Jubilee Year
of 150 years of their foundation. The letter outlined a programme of
activities which were undertaken together21. At Pentecost 2013, both
Congregations celebrated again, together, in SS. Salvatore in Onda, their
175th anniversary22.
2. DOUBTS REGARDING THE FOUNDATION DATE
OF THE SISTERS OF THE CATHOLIC APOSTOLATE AND THEIR REBUTTAL
In spite of the facts and the witnesses mentioned, many books –
biographies and works on Vincent Pallotti and his foundation – give 1843 as
the foundation year for the Pallottine Sisters. In an appendix to her book,
Sr. Battistina Nori adds a note on the question of the foundation date 23,
and Fr. Ansgar Faller gives a long explanation on the origin of the wrong
date24.
The first printed Italian edition of a biography of Vincent Pallotti,
written by Francesco Vaccari’s brother Luigi Vaccari OSB and edited in
19
Ansgar Faller SAC, The Congregation of the Sisters of the Catholic Apostolate, in
Survey on the beginning, the development, and the present status of the Sisters founded by
Saint Vincent Pallotti, op. cit., p. 11.
20
Cfr. La Congregazione (a cura di M. Battistina Nori), op. cit., pp. 118-119.
21
Cfr. General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome,
circular letter of the Superior General, Sr. Elisabeth Heptner SAC on the feast of the
Annunciation, 25 March 1988.
22
Cfr. General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome,
letter of the two Superior Generals, Sr. Serena Cambiaghi CSAC and Sr. Izabela Świerad
SAC, dated 19 May 2013.
23
Cfr. La Congregazione (a cura di M. Battistina Nori), op. cit., pp. 16-21; 36-46, pp.
112-117.
24
Cfr. Ansgar Faller SAC, L’origine della datazione errata, in La Congregazione (a cura di
M. Battistina Nori), op. cit., pp. 118-126.
100 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
1888, stated that the foundation year of the Congregation of Sisters was
184325. Following up from this, other authors on Pallotti have carried on
with this year.
Why 1843? There were five “Maestre”, who moved into the Pia Casa
di Carità in 1838. Elisabetta Cozzoli was already wearing the habit; three
others received it six weeks later, the fifth in February 1839. Already, in
December 1839 a second home, the Ritiro del Sacro Cuore di Gesù was
opened at Salita di Sant’Onofrio, no. 49-50. Elisabetta Cozzoli, together
with two Sisters and 23 girls moved into the new home. Besides being
another home for girls, Vincent Pallotti nourished the hope that there
could be another kind of community as well. The women living there were
to grow into a community of nuns with vows, recitation of the divine office
and perpetual adoration. However, Pallotti never obtained the permission
for the canonical erection of such a convent. The house continued to
function as an orphanage, named Conservatorio Torlonia, but the idea of
an alternative community of the sisters was given up26.
In the Pia Casa di Carità, only two Sisters – Sr. M. Veronica Lucchi and
Sr. M. Caterina Carozza – remained behind with the other girls. Other
Sisters and girls joined. Sr. Veronica, the superior, was in her early thirties
and ill and could not manage to integrate the growing group. As a result
discontent and dispute developed. After two years, in January 1842, a
Sister of another congregation was asked to come and assist the superior.
However, instead of pacifying the situation, she caused more turmoil.
Then, the parish priest of S. Maria dei Monti was mandated to do a
visitation. The result of this was that the Superior, Sr. Veronica, was
removed, and the assistant, together with two or three other Sisters had to
leave the house. In February 1842, a woman was appointed to be the
Superior on an interim basis. She lived together with her two brothers and
her son, all of whom were priests, and came to the home only during the
day. Three months later, a member of the Aloysius Sisters, Sr. Vittoria
Gasparri, took over. These sisters were a young congregation founded by
Luigi Locatelli in 1817. Locatelli himself was a member of the Union of
Catholic Apostolate. His congregation, however, never received
25
Luigi Vaccari OSB, Compendio della vita del Ven. Servo di Dio Vincenzo Pallotti,
Tipografia Tiberina di Federico Setth, Roma 1888, p. 86.
26
Cfr. Heinrich Schulte SAC, Gestalt, op. cit., pp. 429-433.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 101
ecclesiastical approval27. It seems that this sister hoped to introduce her
own community into the Pia Casa di Carità. Thus, she was removed in April
of the next year, 1843. Meanwhile, the Cardinal Vicar had decided that the
Dorothean Sisters should take over. Already on 20 February 1843 four
sisters came into the house. But they left again a few weeks later, on 30
March 1843. It seems that the simplicity of the house and the lifestyle did
not suit them28.
It was only now that Vincent Pallotti was allowed to take over again
and search for other solutions. Sr. Veronica Lucchi and Sr. Caterina Carozza,
as well as some other Sisters, who had joined during the first years were
still living in the community and carried on the spirit of its foundation. Now
others entered again, some of whom were from among the girls who lived
in the home. In 1843 new candidates received the habit. Among them was
Sr. Benedetta Gabrielli, whom Vincent Pallotti soon appointed to be the
superior. She remained in this office for 19 years. Thus, a more stable
period began for the home and for the Sisters. Yet, this was not a new
foundation; rather it was a consolidation of the community and of the spirit
in which a few women had persevered29.
But not all the difficulties for the growing community had come to an
end. Vincent Pallotti did not succeed in having a rule or constitutions for his
foundations approved. There are only two brief chapters which he wrote in
1839 on the Sisters’ Congregation. One is the “Cenno dell’Istituto”30, and
the other the “Fine dell’Istituto”31. Both of them give the essentials to be
contained in constitutions. They speak of the purpose, apostolate, and role
of the Sisters’ Community. And they state that the rule of the Sisters
should, in substance, be like that of the Congregation of Priests and
Brothers. Since Pallotti did not succeed in having this rule for the
Congregation of Priests and Brothers approved during his life-time, there
was no thought of seeking approval of a rule for the Sisters. Instead during
the decades after Pallotti’s death, the Sisters were affected by quarrels
27
Cfr. Josef Frank SAC, Vinzenz Pallotti. Gründer des Werkes vom Katholischen
Apostolat, vol. II, Pallotti-Verlag, Friedberg 1962, p. 121; cfr. also san Vincenzo Pallotti,
Lettere vol. 2, ed. Bruno Bayer SAC, Curia Generalizia della Società dell’Apostolato
Cattolico, Roma 1997, pp. 280-282; 319-320.
28
With regard to the details of this paragraph, see Heinrich Schulte SAC, Gestalt, op.
cit., pp. 433-437; La Congregazione (a cura di M. Battistina Nori), op. cit, pp. 39-43.
29
Cfr. La Congregazione (a cura di M. Battistina Nori), op. cit., pp. 112-117.
30
Cfr. OOCC II, pp. 555-558.
31
Cfr. OOCC II, pp. 558-559.
102 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
within the Congregation of Priests and Brothers and their disputes about
the promises. Visitations were extended to the Sisters’ houses in Rome.
I want to give just a few dates that are important with regard to the
situation of the Sisters’ Congregation at the end of the 19th century.
In 1863, the Superior, Sr. Benedetta Gabrielli had to renounce her
office. Later that year, once again, sisters of another congregation took
over responsibility in the Pia Casa di Carità. This time there were the
Daughters of Divine Providence, founded by Elena Bettini who herself was
among the group in the Pia Casa di Carità32. The Pallottine Sisters had to
adopt the dress of these Sisters. Within half a year, four Pallottine Sisters
changed over to the Daughters of Divine Providence33.
From 1869 Msgr. Valeriano Sebastiani was involved in the
administrative board of the Pia Casa di Carità34.
In 1876 a new house was opened in Trastevere that would serve as
novitiate and later also as the first Generalate of the Sisters 35. Faller quoted
a statement of Valeriano Sebastiani according to which “the main purpose
of the house was to save the ‘Maestre Pallottine’ who had been
condemned to extinction”36.
Ten years later, in 1886, the first Constitutions were approved, a first
General Chapter was held, and Sr. Raffaella Castellani was elected as the
first Superior General. Ahead of the General Chapter and in response to a
request of Valeriano Sebastiani, the then Rector General of the Pallottine
Fathers and Brothers, Joseph Faà di Bruno, renounced his right to have the
Sisters in Velletri under his jurisdiction in order to allow them to take part
in the General Chapter as members with full active and passive voting
rights37.
Only on 12 May 1911, did the Congregation receive the Decretum
Laudis and it became of Congregation of Pontifical Right.
32
Cfr. Heinrich Schulte, Gestalt und Geschichte des “Katholischen Apostolats” Vinzenz
Pallottis. Zweiter Teil: Die Zeit von 1850-1890, Lahn-Verlag, Limburg 1986, pp. 200-204.
33
Cfr. Ansgar Faller SAC, The Congregation, op. cit., p. 15.
34
Cfr. La Congregazione (a cura di M. Battistina Nori), op. cit., p. 69.
35
Heinrich Schulte SAC, Gestalt, zweiter Teil, op. cit., p. 358.
36
Ansgar Faller SAC, The Congregation, op. cit., p. 16.
37
Heinrich Schulte SAC, Gestalt, zweiter Teil, op. cit., pp. 449-450. The Sisters in Velletri
had always been under the jurisdiction of the Rector General of the Pallottine Fathers and
Brothers. The Sisters in Rome came under the jurisdiction of the Vicariate in the course of
the visitations done in the 1860s, cfr. also Ibidem, p. 206.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 103
3. DOUBTS REGARDING THE FOUNDATION DATE OF THE MISSIONARY
SISTERS OF THE CATHOLIC APOSTOLATE AND THEIR REBUTTAL
In 1890, the Pallottines were asked to take over the mission in the
German colony of the Cameroons. On 1 October 1890, the Apostolic
Prefect, Fr. Heinrich Vieter, who had been appointed in July, left Germany,
together with seven confreres – five brothers, one priest and one clerical
student38. From the beginning, it was clear that also women were needed
in the work of this mission. Yet, there were different approaches to
respond to the need. While Fr. Max Kugelmann was searching for
possibilities to found a house for the men in Germany, he was also entering
into negotiations with a German congregation of sisters in order for them
to join in the new mission. At the same time, the General Procurator Fr.
William Whitmee insisted that there would be only Pallottine Sisters in the
Cameroonian mission39.
He wished to establish an international mission college – similar to
that for the men in Masio – in order to prepare sisters for mission work. In
1891, he succeeded in establishing the Queen of the Apostles College in Via
della Lungara in Trastevere, Rome40. This was done with the consent and
under the jurisdiction of the Superior General of the Sisters, Mother
Raffaella Castellani, who at this stage was occupied with completely
different issues.
It had been only five years before that her congregation succeeded in
having its constitutions approved, the first General Chapter was held, and
she herself was elected the first Superior General. At that point there were
three houses in Italy – the two in Rome and one in Velletri. During the
following years two more Italian houses were founded, and the first house
outside the country, in New York in the United States of America, where
the sisters worked with Italian immigrants. Therefore, in 1890 / 1891 the
mission that today we would call ad gentes was not on the agenda of the
Pallottine Sisters. They were Italian, spoke Italian, and worked with Italians.
38
Cfr. Heinrich Vieter, “Die Jugend ist unsere Zukunft”. Chronik der katholischen
Mission Kamerun 1890-1913, revised by Norbert Hannappel SAC, Herz-Jesu-Provinz der
Pallottiner, Pallotti-Verlag, Friedberg 2011, pp. 21-22.
39
Cfr. Notes of Fr. Max Kugelmann, copy of a typed transcription in the General
Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome, file no. 1,12-1102.9.
40
Cfr. Sr. Dominica Rose SAC, The Congregation of the Missionary Sisters of the
Catholic Apostolate, in Survey on the beginning, the development, and the present status
of the Sisters founded by Saint Vincent Pallotti, op. cit, pp. 21-22.
104 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Furthermore, much needed still to be done to integrate these sisters into
the one congregation that now had been approved. For more than twenty
years the Sisters in Rome and those in Velletri had been under different
jurisdictions, the first under the jurisdiction of the Cardinal Vicar, the latter
under that of the Pallottine Rector General. Besides that, the Sisters in
Rome, Velletri and New York had different dress41.
In this situation, it was clear that neither Sr. Raffaella nor any other
Sister in Italy could take on the leadership of an institute like the mission
college with novices of foreign languages who needed to be trained for the
mission work ad gentes. Fr. Whitmee thought of an English Sister who was
with the Sisters in New York. We know her only by her religious name,
Mother Fidelis. After a short interim leadership with a sister from outside,
Fr. Whitmee entrusted the leadership of the college to her 42.
Already in 1891, the first eleven candidates arrived from Germany.
Other applicants came from England, Poland, Ireland, America and Italy 43.
In October 1892, the first six novices were already sent to Cameroon.
Subsequently difficulties arose both in the mission and in the college which
prompted Sr. Fidelis to work for an independent institute separating the
college both from the jurisdiction of the Pallottine Sisters and from that of
the Pallottine Fathers44.
Yet, there was still the need of having German Sisters for the mission
in the German colony of Cameroon. And there was still the eagerness of
the German Sisters in the College and in Cameroon to remain with the
Pallottine mission in that country. Therefore a possibility to establish a
house in Germany was looked into. The Pallottine Fathers and Brothers had
finally succeeded in establishing a house in Limburg on 1 September
189245. The political situation in the country put obstacles in the way of
religious congregations becoming established in Germany. In March 1894 a
first petition was sent to the Prussian Government with regard to
establishing a house for the Sisters46, and that year a first visitation took
41
Cfr. Heinrich Schulte SAC, Gestalt, zweiter Teil, op. cit., pp. 449-450.
Cfr. Sr. Dominica Rose SAC, The Congregation, op. cit., p. 23.
43
Cfr. Manuscript of a short history of the Congregation by Sr. M. Salesia Wellmann,
General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, file no. 1,121103.5(1), p. 16 of the handwritten booklet.
44
Cfr. Sr. Dominica Rose SAC, The Congregation, op. cit., pp. 24-25.
45
Cfr. Heinrich Vieter, “Die Jugend”, op. cit., p. 371.
46
Cfr. Copy in the General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic
Apostolate, Rome, file no. 1,13-1201.1.
42
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 105
place in the College in Rome47. At that stage there were about 20 German
Sisters in Rome and in Cameroon, four or five English Sisters, and one or
two Sisters from Poland48. The first three German Sisters had taken their
vows on 27 June 189449.
Finally the civil authorities in the country and the Bishop of Limburg
agreed that the Sisters could come to Limburg in Germany50. The Cardinal
Vicar in Rome, Sr. Raffaella Castellani and Msgr. Valeriano Sebastiani
agreed that the German Sisters who wanted to return to Germany be
permitted to do so51. The first group of two professed sisters and seven
novices left Rome on 23 April 1895 and reached Limburg two days later, 25
April 1895. In the process leading to the move Fr. Kugelmann in Limburg,
Fr. Whitmee in Rome, Fr. Maurus Kaiser O.P., a Dominican Priest who had
conducted the visitations, and Msgr. Peter Gratzfeld who had been a
confessor to the German Sisters at that time, worked together in order to
find a way that the Sisters did not have to leave the Pallottine Congregation
and start anew in Germany, but that they remain Pallottine Sisters, sent by
their Superior General. Thus, the Sisters did not have to ask for a
dispensation from their vows, their novitiate and vows remained valid, all
privileges, graces, and indulgences remained, and they did not have to cast
off the habit52. Sr. Raffaella Castellani gave the appointed Superior of the
Sisters a directory that had been drawn up by Fr. Maurus Kaiser on the
47
Cfr. Report on the canonical visitation by Fr. Maurus Kaiser, O.P., 23 April 1894, Acta
Vaticana, Az 1385/1894.
48
Cfr. Op. cit.; report on the second canonical visitation by Fr. Maurus Kaiser, O.P., 19
February 1895, Acta Vaticana, no. 1385/1894 (3); Memorandum of Msgr. Peter Gratzfeld,
21 November 1894, Acta Vaticana, no. 1385/1894(2).
49
Cfr. Sr. Dominica Rose SAC, The Congregation, op. cit., p. 25.
50
Cfr. Copy of a letter from Bishop Dr. Karl Klein of Limburg to Fr. Max Kugelmann in
Limburg, dated 13 October 1894 (General Archives of the Missionary Sisters of the
Catholic Apostolate, Rome file no. 1,13-1201.5), and a letter to Fr. Max Kugelmann, sent in
the name of the Royal President of Government in Wiesbaden, forwarding a letter from
the Government Department for Spiritual, Educational and Medical Affairs in Berlin, which
is signed by a representative of the same department and on behalf of the Minister of the
Interior in Berlin (General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate,
Rome, file no. 1,13-1201.7).
51
Cfr. Letter from Fr. William Whitmee to M. Raffaella Castellani, Superior General of
the Pallottine Sisters, dated 19 March 1895, with her confirmation “Si accorda” and the
signatures of Valeriano Sebastiani and the Cardinal Vicar of Rome (General Archives of the
Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome, file no. 1,13-1201.20, 36-37).
52
Cfr. Letter from the Cardinal Vicar Lucidus Maria Parocchi to the Bishop of Limburg,
18 April 1895, in: Sr. Dominica Rose SAC, The Congregation, op. cit., pp. 30-31.
106 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
basis of the rule of the Pallottine Sisters, and adapted for mission work 53.
Sr. Raffaella herself put it in force by a written introduction: “In the name
of the Lord! As Superior General of the Pallottine Sisters founded by
Venerable Servant of God Vincent Pallotti, I desire that my dear German
daughters faithfully observe this directory (rule) as far as it will be
approved by the Ecclesial authorities in the diocese, where they will settle.
Given in Rome, 22 April after the celebration of the first centenary of the
birth of venerable Vincent Pallotti (21 April 1795). M. Raffaella Castellani,
Superior General”54. Fr. Maurus Kaiser wrote in a letter to Fr. Kugelmann,
that this directory should in no way be an obstacle for him, but a tool for
the Sisters, to start immediately their religious life. For the moment it
would be enough to have it temporarily approved by the bishop, “until
something better and more complete can replace it”55.
In the process of setting up new rules to be approved by the Bishop
of Limburg, the Sisters were placed under the jurisdiction of the Bishop in
189756. On 4 November 1901 the revised constitutions were approved. The
Bishop of Limburg stated: “This version of your constitutions has honestly
considered the rules of your reverend founder Vincent Pallotti“ 57. Sr.
Felizitas Massenkeil who, two years before, had been elected to be the
superior of the house in Limburg, became the first Superior General. At this
stage she was not elected. In fact, she was addressed as such by the Bishop
in this letter of approval. Only in 1905 did a first General Chapter take
place58.
While some voices said already in 1895 that an independent
congregation should develop in Germany, others wanted to keep and
strengthen the bond between the two groups of Sisters. In the latter line
Fr. Whitmee asked the German Sisters to come to Rome again and take
53
Cfr. Sr. Dominica Rose SAC, The Congregation, op. cit., pp. 28-29.
Document in the General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic
Apostolate, Rome, file no. 1.17-1501.2(1).
55
Letter from Fr. Maurus Kaiser, Rome, to Fr. Max Kugelmann, Limburg, dated 23 April
1895, General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome, file no.
12.1202,23, translated from German into English by Sr. Eva Hunold in April 2009.
56
Cfr. Sr. Dominica Rose SAC, The Congregation, op. cit., p. 34.
57
Approval letter from Bishop Dominikus Willi to the Superior General of the Pallottine
Sisters in Limburg, dated 4 November 1901, General Archives of the Missionary Sisters of
the Catholic Apostolate, Rome, file no. 1,18-1510.22.
58
Cfr. General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome, file
no. 1,21-2101.
54
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 107
over responsibility of an orphanage in Via Salaria. And they went there for
1½ years. On 26 December 1900, Fr. Whitmee had written to the Bishop of
Limburg that his intention was to unite the different branches of the
Sisters’ Congregation under one Superior, with vows and the same
constitutions for all59.
On the other hand there were those who encouraged the Sisters in
Germany to strive for an independent congregation. One of them was
Msgr. Gratzfeld, secretary to his Eminence, Cardinal Melchers of Cologne,
who had supported the German Sisters in Rome while he was their
confessor. He was even viewed as a co-founder of the congregation. In
December 1902 he made a statement, that the realization of the new
foundation in Limburg was done under four conditions:
1) the Sisters should be under the jurisdiction of the diocesan bishop;
2) although the Local Superior of the Fathers and Brothers took care
of the Sisters’ house in the beginning, this was not meant to result in a
dependency of the Sisters on the male Congregation, which would be
against Canon Law;
3) the Sisters should build an independent congregation with the aim
of working in foreign missions, first as co-workers with the Pallottine
Fathers and Brothers, but without being limited to only one country;
4) they should keep with the three simple vows60.
Furthermore in a letter, dated 3 January 1920, Msgr. Gratzfeld
advised the Sisters to resist any intentions of affiliation on the part of the
Superior General in Rome, since the foundation in Limburg was not done
on behalf of the mother congregation in Rome, but independently, by the
Bishop of Limburg and with the consent of the then Superior General in
Rome. Msgr. Gratzfeld further reassured the Superior General in Limburg,
that there could be no affiliation to the Roman Congregation without her
and the bishop’s approval61. In this line, the Sisters in Limburg celebrated
for decades their “foundation” as Pallottine Missionaries on 25 April 1895.
59
Cfr. Letter in the Diocesan Archives Limburg, signature: 115 A/1.
There are different handwritten and typed copies of this statement of Msgr. Peter
Gratzfeld, given in December 1902, and confirmed by Fr. Maurus Kaiser in October 1903 in
the General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome, e.g. file
no. 1,30-1223.1(1), 15-22; file no. 2,61 (11); translation from German into English by Sr.
Eva Hunold, file no. 2, 61b (24).
61
Cfr. Letter from Msgr. Gratzfeld to the Superior General, dated 3 January 1920, in
the General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome, file no.
1,30-1223.1(5), 90-92.
60
108 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Encouraged in this way the German Sisters showed little interest of
being in contact with the Sisters in Rome. Already in the Roman Mission
College, the Italian and German Sisters were never really able to
communicate and interact although, in the beginning, Sr. Raffaella often
visited the house. One did not speak the language of the other. Besides
that, the German Sisters now were happy to be under the jurisdiction of
the Bishop in Limburg which allowed them to grow into a congregation
that was independent of the Pallottine Fathers and Brothers in Limburg.
They were most content that their work was aimed at the mission ad
gentes, and that they had taken vows. Thus, there were a number of
motivations and circumstances that hindered a re-unification of the two
branches of the Congregation.
At the same time it is true that the Missionary Sisters always
perceived themselves as Pallottines. They were and wanted to be
Pallottines. They loved Vincent Pallotti about whom Fr. Carlo Orlandi had
told those who were in the College in Rome. They also wanted to work
within a Pallottine context in the Cameroonian mission.
They experienced that some of the Pallottine Fathers were
questioning whether they were really Pallottines. In order to finally remove
all doubts in this regard, an inquiry was addressed by the General
Procurator of the Fathers in 1909 to the Holy See. A positive answer was
given to this by the Congregation for Religious on 9 December 1909
advising only that a distinguishing title be added to the name 62. The Sisters
were happy when, on 4 February 1910, the Bishop of Limburg, Dominikus
Willi, submitted the declaration that “the local house of the Pallottine
Sisters bears the name ‘Mission Congregation of Pallottine Sisters’
(abbreviated C.M.P.)”63.
After World War II the Missionary Sisters, already present in seven
countries in Europe, America and Africa, were striving to become a
Congregation of Pontifical Right. Therefore they had to draw up new
constitutions and in this context they looked for a new name. In 1947, the
Pallottine Fathers and Brothers received permission to return to their
original name Catholic Apostolate64.
62
Cfr. Typed and handwritten copy in the General Archives of the Missionary Sisters of
the Catholic Apostolate, Rome, file no. 1,30-1223.1(3), 47.
63
Document in the General Archives of the Missionary Sisters of the Catholic
Apostolate, Rome, file no. 1,30-1223.1(3), 45.
64
Cfr. Acta SAC, vol. I, p. 6.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 109
Now looking for a new name, the Sisters were very clear that their
belonging to the Pallottine foundation should be expressed in their name
which therefore should contain ‘Catholic Apostolate’. More than 15 years
later the new constitutions were finally approved in 1964. In the first
paragraph they stated: “The Congregation of the Missionary Sisters of the
Catholic Apostolate, usually called Pallottines, is the branch of the
Congregation of Sisters of the Catholic Apostolate founded by Blessed
Vincent Pallotti that became independent in Limburg /Lahn in 1895. It
shares in the duties and privileges of the Catholic Apostolate” 65.
In 1955 the Missionary Sisters celebrated the jubilee of 60 years of
their foundation. However after that there were no further jubilee
celebrations commemorating 25 April 1895 as the foundation date. For the
Missionary Sisters it was now important to have the same foundation date
as the Sisters of the Catholic Apostolate.
In spite of all the clarification that was reached during the drawing up
of the constitutions and choice of a name, there was still a need for deeper
research. Thus, the 11th General Chapter of 1968 mandated Sr. Dominica
Rose SAC, General Councillor in Rome from 1968-1974, to trace the
question of the foundation and history of the “Congregation of the
Missionary Sisters of the Catholic Apostolate”66. In collaboration with Fr.
Ansgar Faller SAC and with the support of Sr. Maria Battistina Nori CSAC,
the manuscript “Survey on the beginning, the development, and the
present status of the Sisters founded by Saint Vincent Pallotti” 67 was
published. Their elaborations were complemented by a contribution from
Sr. Eva Hunold SAC “Vincent Pallotti and his Work”. Before this manuscript
could be published, the Report of the General Administration during the
second session of this 11th General Chapter, which took place in 1971,
stated: “we realized more and more how necessary it is that the Sisters are
properly informed about the historical development of our Community.
The members of the Central Commission made the resolution to hand to all
the Sisters as soon as possible a short history of our Congregation. During
the course of this work it was discovered that some historical links were
missing. For this reason we contacted the Pallottine Fathers. Father A.
65
The Constitutions of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolates (Pallottines),
1964; English text printed in 1966, General Archives of the Missionary Sisters of the
Catholic Apostolate, Rome, file no. 1,17-1501.20.
66
According to the account of Sr. Dominica Rose SAC.
67
See footnote no. 1.
110 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Faller SAC, who has been doing research in Pallottine history for many
years, gave us valuable information. With his help, our work on the history
was improved and enlarged. That, of course, took time. Therefore, we have
not been able to complete this before the second session of the General
Chapter. We hope to do so as soon as possible” 68. The work was published
a little later.
In spite of all the clarification and a growing awareness of the identity
during those years in which there was also the transfer of the Generalate
of the Congregation back to Rome, questions came up in some parts of the
Congregation which arose from a circular letter by the Superior General, Sr.
Maria Knaus SAC, in 199569. She spoke of a birthday of the congregation
referring to 1895 that was to be celebrated together with the bicentenary
of Vincent Pallotti’s birthday. Sr. Maria wrote to the Sisters: “For us, the
Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, this is a Double-Jubilee-Year
(...) As Missionary Sisters of the Catholic Apostolate we also commemorate
the Hundredth Birthday of our Congregation (...)”.
In this context, the term “birthday” hinted to the fact that with this
date something was born that would develop into a separate branch.
However, this congregation of missionary sisters was not a new foundation
in legal terms. It sprung from the same roots and origin. The follow-up of
the letter shows clearly that Sr. Maria did not want to imply the idea that
there was a foundation in 1895. She rather held on to the line that had
been elaborated with the research work of the previous years. Thus she
went on: “In 1838 Vincent Pallotti founded a Congregation of Sisters: the
Sisters of the Catholic Apostolate – Pallottine Sisters. Our Congregation
developed from this Foundation”. Then, Sr. Maria gave a summary of this
development. She went on: “There exists no official document of a
canonical separation of our Congregation from the Pallottine Sisters in
Rome. This was also not the intention of those who played an active part in
the transfer of the Sisters from Rome to Limburg. The drifting away
happened gradually. Perhaps regular contact was not kept up, perhaps also
the fact that the Sisters were now under the Diocesan Bishop played a part.
And so an autonomous Congregation, the Missionary Sisters of the Catholic
68
Report of the General Administration given during the General Chapter, General
Archives of the Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, Rome, file no. 7,98 –
2311.1(3).
69
Cfr. Circular letter, dated 22 January 1995, General Archives of the Missionary Sisters
of the Catholic Apostolate, Rome, circular letters of the Superior General.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 111
Apostolate developed. From the roots of the tree sprang up two equal
trees, growing side by side (...). Today the Sisters of both Congregations
meet and share with each other in a sisterly atmosphere and realize that
unity is possible in diversity”.
In the German Province a book was published for the celebration in
1995. The closing words were written by Sr. Maria Knaus. There she stated:
“The review has shown us that external conditions can bring about
developments which are not intended. It has shown us that unity can only
be achieved and obtained by constant vigilance, awareness and reflection.
The first girls and young women, enthusiastic for the mission, who came
from Germany to Rome and entered into the Congregation of Vincent
Pallotti, had in view their participation in the mission work of the then
German colony Cameroon. They never lost sight of this perspective. They
followed this perspective also, when they strived for a German house to
prepare for the mission and when they moved to Limburg. However, in
spite of a separate development, of the spreading and internationalization,
in both congregations the essentials and basics survived that Vincent
Pallotti wished for the community of women working in the apostolate.
The one trunk has developed into two branched trees. But it remains the
same trunk. Nowhere exists a document that reveals a canonical
separation of the Missionary Sisters from the ‘older’ Pallottine Sisters. A
hundred years later, we see the development clearer; the common roots
become more perceptible. The Sisters of the Catholic Apostolate and the
Missionary Sisters of the Catholic Apostolate meet as sisters (...). They do
not only dream of closer collaboration and greater unity, they also look for
common ways (...). Both administrations hope that, after good
groundwork, a federation comes, that unity can be achieved in diversity”70.
Therefore, it was fitting, that both Congregations took advantage of
the opportunity to celebrate their 175th anniversary together, again, on
Pentecost Sunday 2013 in SS. Salvatore in Onda71.
❏
70
Sr. Maria Knaus SAC, in Ein jeder bedenke (...), published by the Provincialate of
Pallottine Missionary Sisters in Limburg, p. 47.
71
See footnote 22.
112 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
CRONOLOGIA DELLA VITA DEL PALLOTTI:
QUESTIONI IRRISOLTE
Jan Kupka SAC
Roma, 10 luglio 2014
1. IDEA DELLA CRONOLOGIA DELLA VITA DI S. VINCENZO PALLOTTI
Nel corso della riunione del 2012 dei responsabili degli Istituti Pallotti
abbiamo cercato di individuare i campi di lavoro per il futuro. Si è deciso di
preparare una cronologia che ripercorra la vita di san Vincenzo Pallotti,
indicando le date con la relativa descrizione degli eventi. La composizione
aggiornata di tale cronologia si è resa necessaria perché negli ultimi
decenni le ricerche storiche sulla vita del Pallotti sono avanzate e si sono
acquisite informazioni più verificabili. In questo modo si vuole offrire una
guida sicura per tanti ricercatori pallottini che intraprendono lavori sulla
vita di san Vincenzo Pallotti.
A questo punto si deve dire che brevi cronologie della vita del Pallotti
sono state composte dagli autori delle diverse biografie. Una cronologia
dettagliata è stata composta da Johannes Hettenkofer SAC e trascritta da
Francesco Moccia SAC nel 19491. Lo stesso F. Moccia l’ha pubblicata poi
nell’Acta SAC nel 1958 in latino in tre parti2. Nella riunione del 18-21 giugno
1
Cfr. Johannes Hettenkofer SAC, Don Vincenzo Pallotti, regesto, da un manoscritto di
Giovanni Hettenkofer SAC trascritto da don Francesco Moccia SAC, Roma 20-21 settembre
1949, Roma 1949, pp. 12.
2
Cfr. Francesco Moccia SAC, Regestum vitae b. Vincentii Pallotti, in “Acta SAC”, vol. IV
(1958), pp. 6-15 (n.1); pp. 55-63 (n. 2); pp. 169-177 (n. 4), Societas Apostolatus Catholici,
Romae stampa 1961.
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 113
2013 degli Istituti Pallotti è stata analizzata la prima bozza della cronologia
della vita del Pallotti composta dall’Istituto S. Vincenzo Pallotti di Roma nel
marzo 20133. Il lavoro non è stato terminato e sarà ripreso durante le
prossime riunioni dei responsabili degli Istituti Pallotti. È stato suggerito di
fare alcune ricerche negli archivi romani (Gesuiti, Scolopi, Teatini).
Speriamo che il testo definitivo di tale cronologia possa essere utile a tante
persone che hanno interesse a divulgare le notizie sulla vita di san Vincenzo
Pallotti.
2. QUALI RIFERIMENTI SONO VALIDI?
Nel corso della preparazione della cronologia aggiornata della vita di
san Vincenzo Pallotti è apparsa la questione dei riferimenti validi e sicuri,
dato che spesso si incontrano divergenze nell’indicazione delle date. Si
deve anche dire che nella maggior parte delle cronologie pubblicate non si
danno i riferimenti alle fonti (cioè da dove è presa la notizia). Un lavoro di
grande accuratezza è stato fatto da Ansgar Faller SAC che ha cercato di
raccogliere i documenti, registri anagrafici, atti di nascita e di morte, etc.
relativi alla vita del Pallotti ed ai personaggi a lui legati. Don Faller ha
raccolto varie notizie storiche e le ha scritte su pezzi di carta (spesso
difficile da decifrare), lasciando tutto il materiale in varie scatole. L’Istituto
S. Vincenzo Pallotti ha fatto un’analisi accurata di queste notizie e le ha
trascritte, inserendole in un file “Bancadati”. Le voci, o nomi, sono ordinati
in modo alfabetico.
Nella preparazione della cronologia aggiornata (2013) della vita di san
Vincenzo Pallotti si è deciso di dare la preferenza – per quanto riguarda le
indicazioni delle date – in primo luogo alle testimonianze del Pallotti stesso
nei sui scritti (OOCC)4 e nella sue lettere (OCL)5. In diverse parti dei suoi
scritti troviamo indicazioni precise sulla data; ad esempio riguardo alla sua
partecipazione agli esercizi spirituali a Montecitorio nel 1842 il Pallotti
scrive: “Esercizi spirituali per i parroci e confessori nella venerabile Casa
della Missione incominciati il 13 novembre 1842 e terminati il 19 novembre
3
Cfr. Istituto S. Vincenzo Pallotti di Roma, Cronologia della vita di san Vincenzo Pallotti
(testo dattiloscritto), Roma 2013, pp. 54.
4
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Opere complete, voll. I-XIII, a cura di Francesco Moccia SAC,
Curia Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997 ( = OOCC).
5
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Lettere, voll. I-VIII, a cura di Bruno Bayer SAC, Curia
Generalizia della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1995-2010 (= OCL).
114 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
del detto” (OOCC X, p. 682). Lo stesso vale per le sue lettere: ad esempio,
nella lettera del 3 dicembre 1832 a Francesco Virili il Pallotti scrive: “per
pochi giorni sono nel S. Eremo del Camaldoli” (OCL I, p. 370). Per le altre
date si preferisce indicare le fonti comunemente accessibili, cioè
documenti storici, enciclopedie etc.
3. QUESTIONI IRRISOLTE
3.1 Iter di formazione iniziale
Nelle biografie del Pallotti si incontrano delle divergenze sulle date
relative al suo iter scolastico. Alcune date sono sicure, altre però creano
problemi.
Nascita e battesimo del Pallotti – abbiamo il registro dei battesimi
nella basilica di S. Lorenzo in Damaso: 21 aprile 1795 e 22 aprile 1795,
quindi non c’è nessun problema.
Cresima – il 10 luglio 1801 Vincenzo Pallotti riceve la S. Cresima dal
vicegerente di Roma monsignor Benedetto Fenaja (1736-1812) nella
cappella privata del suo palazzo tra piazza Colonna e piazza Montecitorio. Il
padrino di cresima era Pietro Fiorani di Frascati arrivato a Roma insieme a
Francesco Pallotti, figlio di Luigi morto nel 1798, che nel 1801 aveva 8 anni
e quindi non poteva essere padrino, come scrive Josef Frank SAC. È da
notare l’errore nel registro delle cresime in cui si dice che il padrino era
Vincenzo Pallotti (OCL I, p. XVII; cfr. Summarium, Testimonianza di
Francesco Pallotti, p. 40 e il testo del Registro delle cresime, f. 206 in
Summarium, pp. 48-49; cfr. Frank I, p. 22; Todisco, p. 52).
Inizio della scuola – nel luglio 1801 comincia a frequentare la scuola
regionaria (scuola pubblica elementare del rione), in Via dei Cappellari. I
suoi insegnanti sono Stefano Stefanelli, beneficiario della basilica di S.
Lorenzo in Damaso e amico della famiglia Pallotti e Antonio Porta, un
religioso. - OCL I, p. XVII; cfr. Frank I, pp. 20-21.
Scuola presso gli Scolopi – nel 1803 il Pallotti va a scuola dai Padri
Scolopi a S. Pantaleo.
La prima confessione – nella settimana santa del 1803 Vincenzo
Pallotti, all’età di otto anni, fa la prima confessione davanti al parroco di
santo Stefano in Piscinula (OCL I, p. XVII).
La prima Comunione – circa nel 1805 il Pallotti riceve la prima S.
Comunione (OCL I, p. XVII).
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 115
Josef Frank SAC riferisce nella sua biografia6 che Vincenzo Pallotti
iniziò la scuola pubblica nel 1801 (Frank I, pp. 20-21), poi nel 1804 (1805?)
va alla scuola degli Scolopi (Frank I, p. 27), nell’autunno 1807 entra in
Collegio Romano (Frank I, p. 28). Invece nella recente biografia pubblicata a
cura di Francesco Todisco SAC7 si legge: “Vincenzo intorno al 1804 o al
1805 frequentò una scuola elementare vicino a via dei Cappellari. Poi
Pietro Paolo Pallotti lo iscrisse alla scuola dei Chierici regolari delle Scuole
Pie a S. Pantaleo” (Todisco, p. 52). Poi si scrive: “A metà agosto del 1810,
quasi all’inizio degli studi di Vincenzo al Collegio Romano” (Todisco, p. 57) e
si prosegue: “Vincenzo frequentò il Collegio Romano per cinque anni, dal
1809 sino all’estate del 1814, quando era già diciannovenne” (Todisco, p.
59). A questo punto si vuole sottolineare che in tante biografie sul Pallotti
si fa grande confusione tra il Collegio Romano e il Seminario Romano.
3.2 Nomina a rettore dello Spirito Santo dei Napoletani
Il sacerdote romano Vincenzo Pallotti prese l’ufficio di rettore della
chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani nel novembre 1835 ed esercitò
quest’ufficio fino al 1846. Si trasferì ad abitare in questa chiesa dopo la
morte di suo padre Pietro Paolo avvenuta nel settembre 1837 (fino a quel
tempo abitava nella casa paterna, in via del Pellegrino, n. 130). In questo
luogo il Pallotti visse momenti di gioia, ma anche di sofferenza.
La chiesa sottostava quindi al patronato del re delle Due Sicilie e
godeva del titolo di Regia Chiesa. Nei primi decenni del XIX secolo si
manifestò un notevole decadimento della chiesa, tanto che sembrava che
dovesse essere chiusa. Le autorità ecclesiastiche del tempo hanno
proposto di affidarla al sacerdote Vincenzo Pallotti e questi accettò con
grande entusiasmo. Il re Ferdinando II dette il consenso e Vincenzo Pallotti
prese l’ufficio di rettore della chiesa nel mese di dicembre 1835 (Todisco, p.
272). L’8 dicembre 1835 il Pallotti firmò un foglio di entrate alla chiesa
come rettore (cfr. OOCC V, p. 771-772; J. Frank II, pp. 56-57).
Francesco Moccia SAC, nella sua cronologia pubblicata negli Acta SAC
(1958) afferma che il Pallotti è nominato a rettore della chiesa dello Spirito
6
Cfr. Josef Frank SAC, Vinzenz Pallotti Gründer des Werkes vom Katholischen
Apostolat, erster Band, Pallotti-Verlag, Friedberg bei Augsburg 1952, pp. 438.
7
Cfr. Francesco Todisco SAC (a cura di), San Vincenzo Pallotti profeta della spiritualità
di comunione, Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 2004, pp. 806.
116 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Santo nel 18348. Di conseguenza Franciszek Bogdan spiega che la chiesa
dell’associazione alla quale fu scritto l’appello di maggio 1835 (cfr. OOCC IV,
p. 141) è la chiesa di Spirito Santo dei Napoletani9.
3.3 Incontro con Paolina Jaricot
La questione che dobbiamo affrontare riguarda l’incontro tra i nostri
protagonisti: Vincenzo Pallotti (1795-1850) e Paolina Maria Jaricot (17991862). Ambedue hanno vissuto nello stesso periodo, ricco di eventi sociali e
spirituali nel cammino della Chiesa della prima metà del XIX secolo.
Giustificate sono quindi le domande: Si sono conosciuti Pallotti e Jaricot, si
sono incontrati, quando è avvento il loro incontro e in quali circostanze,
quali sono stati gli eventuali influssi l’uno sull’altra?10.
In primo luogo si deve dire sulla base degli scritti dagli anni 18351838 che san Vincenzo Pallotti conosceva bene l’Opera di Lione, le sue
attività e la struttura organizzativa. Sappiamo anche che Paolina Jaricot è
stata in Italia nel periodo dal maggio 1835 al 25 marzo 1836, fermandosi
per lungo tempo a Roma e visitando diverse città italiane come Napoli,
Firenze, Bologna. Silvio Beltrami afferma: “Risulta che a Roma la Jaricot si
incontrò col Beato Vincenzo Pallotti il quale, attraverso il suo progetto
dell’Apostolato Cattolico mirava allo stesso scopo dell’Opera della
Propagazione della Fede. È risaputo che il Pallotti iniziava nel 1836 (nda –
1835?) in Roma la sua Opera, che poi per volere del Papa nel 1837
unificava con l’Opera della Propagazione della Fede. Fuori di questo
incontro dobbiamo riconoscere che non ci fu alcuna relazione tra questo
viaggio in Italia e gli inizi dell’Opera”11. Notizie più concrete sulla relazione
del Pallotti con Jaricot le troviamo nelle testimonianze per il processo di
8
Cfr. Francesco Moccia SAC, Regestum vitae b. Vincentii Pallotti, op. cit., p. 14.
Cfr. Św. Wincenty Pallotti, Wybór pism, tom I, p. 53, nota 22.
10
Un grande aiuto in questa ricerca sono stati gli appunti manoscritti di Ansgar Faller
con il titolo: Jaricots Romaufenthalt 1818 (Il soggiorno di Jaricot a Roma nel 1818), Roma,
27 marzo 1974, pp. 4 (testo conservato nell’archivio dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti
(M/0002-89).
11
Silvio Beltrami, L’Opera della Propagazione della Fede in Italia, op. cit., p. 49. Come
fonte Silvio Beltrami fa riferimento a Francesco Amoroso SAC, Il Beato Vincenzo Pallotti,
sacerdote romano, fondatore della Società dell’Apostolato Cattolico, Roma 1950, pp. 6869.
9
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 117
beatificazione di Vincenzo Pallotti. Uno di essi, Paolo Scapaticci12 parla
dell’incontro del Pallotti con la giovane Jaricot a Roma nel 1818. In
quell’occasione ella ricevette dal Pallotti importanti consigli su come
realizzare la sua opera di propagazione della fede13. Dato che
l’affermazione di Paolo Scapaticci ha in questo caso grande importanza,
citiamo le sue parole: “Io conobbi il venerabile Servo di Dio nel 1836,
quando cioè fui nominato Chiliarca della Pia Opera della Propagazione della
Fede e Consigliere del Consiglio centrale della detta Opera in Roma. Io
credevo, che il Venerabile fosse contrario a questa Pia Opera, ma non era
così. (...). Io per verità entro di me convenivo con lui: per un’Opera siffatta
doveva avere il suo centro nel centro del Cattolicesimo, e questo era
appunto il desiderio e il consiglio, che aveva egli espresso alla signora
Jaricot di Lione, venuta in Roma nel 1818 per fondare la detta opera, e
questo consiglio che egli proseguiva sempre a dare, fu cagione che il
Venerabile fosse avuto di contrario all’Opera”14. Riassumendo le
affermazioni di Paolo Scapaticci, possiamo dire che i punti principali nella
sua testimonianza sono i seguenti: il Pallotti ha incontrato la giovane
Jaricot nel 1818 a Roma e le ha suggerito che il centro dell’Opera che lei
intendeva istituire doveva essere a Roma; questo parere del Pallotti ha
suscitato in alcune persone il sospetto che fosse contrario all’Opera di
Lione.
Delle biografie scritte nei nostri tempi vorrei indicare solo quelle più
conosciute, perché nelle altre le notizie si ripetono e non aggiungono
niente di nuovo.
In primo luogo vorrei nominare la biografia di Francesco Amoroso
SAC. Egli colloca l’incontro di Vincenzo Pallotti con la Jaricot nell’anno 1835
nel Monastero della SS. Trinità dei Monti. Nella sua biografia del 1950,
riportando l’affermazione di Raffaele Melia che chiamò Vincenzo Pallotti
co-fondatore, o almeno principale cooperatore dell’Opera della Propagazione della Fede, Francesco Amoroso SAC afferma: “per la semplicissima
ragione che il Pallotti fece a Roma soltanto nel 1836 ciò che la Jaricot aveva
12
Sacerdote romano che aveva rapporti con il Pallotti. Nell’archivio dell’Istituto S.
Vincenzo Pallotti sono conservate due lettere del 1846 e del 1848, scritte da Paolo
Scapaticci a Vincenzo Pallotti, cfr. M/0815-4 e M/0815-5. Paolo Scapaticci ha fatto la sua
deposizione due anni prima di morire, all’età di 76 anni.
13
Cfr. Id., Vincenzo Pallotti e i suoi amici santi, in “Apostolato Universale”, anno IV, n.
8/2002, Istituto S. Vincenzo Pallotti: Roma 2002, p. 100.
14
Summarium VP, pp. 709-710, par. 6.
118 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
ideato nel 1819 e messo in pratica già nel 1822"15. Lo stesso, ma in un’altra
formulazione, dice F. Amoroso SAC nell’edizione del 1962: “Paolina a Roma
fece capo alla SS. Trinità dei Monti e ivi incontrò il Santo e gli parlò della
sua iniziativa. Si era nel 1835 e Don Vincenzo riconobbe nell’opera della
Jaricot qualcosa del suo piano di mobilitazione universale”16.
Anche il biografo Josef Frank SAC parla dell’incontro del Pallotti con la
Jaricot nel 1835. Egli dice: “Nell’estate del 1835 è venuta a Roma la
fondatrice dell’Opera, Maria Paolina Jaricot, e ivi è rimasta fino alla fine del
maggio del 1836. (...) Vincenzo aveva relazioni con le Suore del Monastero
della SS. Trinità e perciò là poteva incontrare facilmente la signorina Jaricot
e parlare con lei”17. Lo stesso J. Frank esclude la possibilità di questo
incontro con le seguenti parole: “Tale incontro sarebbe solo pensabile se
veramente Jaricot, nel 1818, fosse venuta a Roma; nelle sue biografie,
però, non si trova per questo nessun punto d’appoggio” 18.
Heinrich Schulte SAC ritiene, invece, che un incontro tra Jaricot e
Pallotti nel 1818 sia avvenuto realmente. Egli dice che “Pallotti ha
conosciuto la fondatrice dell’Opera di Lione come giovane sacerdote nel
1818. Paolina, sotto l’influsso di suo fratello Philéas, cercava in quel tempo
una via per sviluppare nel seminario di Parigi la già esistente unione di
preghiera, affinché fosse anche un’unione di raccolte per le missioni.
Durante la sua visita a Roma ella cercava un consiglio e un aiuto per
questo piano. Dato che aveva solo 19 anni, non le era possibile accedere
agli uffici della Santa Sede per poter presentare il suo problema. Perciò
cercava dei contatti con i gruppi che lavoravano a favore delle missioni
come l’Unione di S. Paolo e il centro dei giovani presso S. Maria del Pianto
e Ponte Rotto. Così prese contatti con il giovane Pallotti che le ha
consigliato di istituire un’opera non solo per la Francia, ma per tutta la
Chiesa con sede a Roma”19. Richiamando la testimonianza di Paolo
Scapaticci come prova della sua affermazione, H. Schulte SAC nega un
incontro del Pallotti con Jaricot nel 1835-1836 con le seguenti parole:
“Nell’anno 1835 Pallotti non si è incontrato con Jaricot, poiché la
15
Id., Il Beato Vincenzo Pallotti romano, Roma 1950, p. 68.
Id., San Vincenzo Pallotti romano, Roma 1962, p. 128.
17
Id., Vinzenz Pallotti Gründer des Werkes vom Katholischen Apostolat, II. Band,
Pallotti-Verlag, Friedberg bei Augsburg 1963, p. 122.
18
Ibidem, p. 688, nota 5.
19
Id., Gestalt und Geschichte des “Katholischen Apostolats” Vinzenz Pallottis, erster
Teil: die Zeit von 1835-1850, Lahn-Verlag, Limburg 1971, p. 38.
16
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 119
Fondatrice a quel tempo non aveva più nessun influsso decisivo per la sua
Fondazione, cosicché parlare con lei non avrebbe avuto nessuno scopo per
il Pallotti”20.
Le affermazioni di Heinrich Schulte SAC sono molto suggestive e
fanno quasi credere che sia come dice lui. Valutando la sua opinione,
Ansgar Faller SAC dice: “Schulte è molto sicuro della sua affermazione, le
sue parole suonano come una vittoria, ma ne dà le prove tramite
documenti scientifici non rintracciabili. Le fonti che Schulte nomina
sembrano avere un certo peso, ma solo per un lettore che non li conosce.
Se qualcuno dà uno sguardo a queste fonti, può affermare che solo una
volta e solo da una persona è menzionato l’anno 1818, cioè da Paolo
Scapaticci”21.
Non mi ritengo né storico né esperto sul Pallotti, ma in merito alla
questione dell’incontro del Pallotti con Paolina Jaricot nel 1818, sono
d’accordo con Ansgar Faller SAC che conclude il suo testo con queste
affermazioni: “Quando ho scritto il mio contributo, il 3 marzo 1974, ho
esaminato le opere di Maurin e Lathoud ciascuna di due volumi. È da
notare che tutti e due gli autori non sanno niente della visita di Paulina
Jaricot a Roma durante la sua giovinezza. Gli autori offrono un’ampia
biografia della sua vita. Maurin ha pubblicato i suoi due volumi 27 anni
dopo la morte di Jaricot, cioè nel 1879 a Bruxelles. Ho letto la seconda
edizione pubblicata a Parigi nel 1884. Un viaggio a Roma di Jaricot all’età di
19 anni, sarebbe stato per lei un grande avvenimento e la sua amica
Maurin non avrebbe mancato di raccontarlo. “Sia come sia” – per usare le
parole di Luigi Vaccari – “una cosa è sicura” che Pallotti ha fatto tanto per
l’Opera della Propagazione della Fede. È sicuro anche – questo è
documentato non solo dalla letteratura su Jaricot, ma anche dal materiale
documentario su Pallotti – che l’ispirazione dell’Opera di missione, in
occasione della sua fondazione a Lione, è una favola. L’incontro del Pallotti
con Jaricot nell’anno 1818 è in ogni caso una favola e un falso della storia,
come anche la provenienza del Pallotti dai principi di Norcia, che si è
sviluppata nello stesso clima delle biografie su Pallotti”22.
20
Ibidem, p. 587, nota 81.
Id., Jaricots Romaufenthalt 1818 (Il soggiorno di Jaricot a Roma nel 1818), Roma, 27
marzo 1974, pp. 4 (testo conservato nell’archivio dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti (M/000289).
22
Ibidem.
21
120 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
Riassumendo le costatazioni di Ansgar Faller SAC possiamo dire che
egli afferma quanto segue: l’incontro del Pallotti con Jaricot nell’anno 1818
è una favola e un falso della storia; è sicuro che l’ispirazione dell’Opera di
missione, in occasione della sua fondazione a Lione, sia una favola.
❏
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 121
QUESTIONI EMERSE
NEL CORSO DELLA SETTIMANA DI STUDIO
Cristina Mastrorosati
Roma, 11 luglio 2014
1. PRESENTAZIONE DELLA SETTIMANA DI STUDIO
Un tuffo nel passato per indagare ed approfondire alcune questioni
storiche era la Settimana di Studio che si è svolta nei giorni 7-11 luglio 2014
presso il Centro di spiritualità pallottina “Cenacolo” a via Giuseppe Ferrari,
Roma. Hanno partecipato i membri della Commissione Storica della Società
dell’Apostolato Cattolico, i responsabili degli Istituti Pallotti delle varie aree
geografiche (Brasile, Camerun, Germania, India, Italia, Polonia), e i
rappresentanti delle comunità pallottine. Il tema conduttore della
Settimana era “Vita del Pallotti: certezze e dubbi” con il fine di esaminare le
certezze e valutare i dubbi. Il dibattito di ogni giornata era guidato da un
moderatore. Nel programma dei singoli giorni erano previste le
comunicazioni delle notizie storiche, le relazioni su temi particolari,
approfondimenti nei lavori di gruppo e scambio di opinioni negli incontri
personali tra i partecipanti. Il punto centrale di ogni giornata era la
celebrazione eucaristica. La Settimana si è conclusa con la celebrazione
eucaristica nella chiesa del SS. Salvatore in Onda e con un’agape fraterna.
2. SVOLGIMENTO DELLA SETTIMANA DI STUDIO
La Settimana di Studio è stata aperta dalla relazione introduttiva di
Jan Kupka SAC il quale ha ricordato ai presenti le numerose biografie su san
Vincenzo Pallotti pubblicate in varie lingue. Ha aggiunto che di recente
122 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
sono state pubblicate biografie di altri Santi che hanno conosciuto o si sono
incontrati con il Pallotti. Egli inoltre ha menzionato che esiste la
pubblicazione integrale degli scritti del Pallotti e delle sue lettere: nel 1997
si è conclusa l’edizione integrale critica delle Opere complete a cura di
Francesco Moccia SAC e nel 2010 è stato pubblicato l’ottavo volume delle
Lettere a cura di Bruno Bayer SAC. Manca la pubblicazione delle lettere
scritte da diverse persone al Pallotti. A questo punto ha affermato che si
devono aggiornare le notizie storiche su san Vincenzo Pallotti. Infine ha
indicato un campo da esplorare, cioè l’iconografia di san Vincenzo Pallotti,
poiché occorre catalogare e descrivere la figura e il messaggio spirituale di
tante immagini del Santo.
Il concetto di apostolato è stato approfondito dalla relazione di
Stanisław Stawicki SAC che ha presentato il tema: “La cooperazione
nell’apostolato: Vincenzo Pallotti precursore dell’Azione Cattolica?”. Il papa
Pio XI si sforzò di promuovere e di sviluppare l’Azione Cattolica. Egli
presentò Vincenzo Pallotti come precursore di quell’impegno dei laici nella
Chiesa che si dimostra nell’Azione Cattolica. Il concetto di apostolato dei
laici è stato sviluppato nel documento del Concilio Vaticano II “Apostolicam
actuositatem”. Lo Statuto Generale dell’Unione dell’Apostolato Cattolico
afferma: “Essa (l’Unione) si esprime in una pluralità di vocazioni alla vita
laicale, alla vita consacrata e al ministero ordinato, così collegate che
ognuna aiuta l’altra ad essere attenta alla crescita continua, e a prestare il
proprio specifico servizio” (art. 7). Non è solo una strategia pastorale, ma
ha un significato teologico profondo: la sua origine e il suo termine
risiedono nella Santissima Trinità. Il punto fondamentale su cui lavorare
sarà quello di studiare bene il rapporto tra l’Azione Cattolica e san Vincenzo
Pallotti, o meglio tra l’azione dei cattolici (cioè l’attività apostolica del
popolo di Dio) e il Pallotti.
La seconda relazione del giorno, presentata da Paul Rheinbay SAC,
aveva come tema: “Il fondamento dell’apostolato secondo Vincenzo
Pallotti”. Valutando i dubbi e le certezze sul motivo dell’apostolato, si è
sottolineata l’originalità e il carisma del fondatore Pallotti, che non si deve
oscurare e che non si può esaurire in un concetto. Poi la dignità di essere
collaboratori: l’apostolato è una dinamica infinita che scaturisce dalla
comunione perpetua tra Dio e l’uomo. La carità di Cristo costituisce la
sostanza dell’Apostolato Cattolico: al Pallotti è legato il concetto di
antropologia spirituale, poiché l’amore di Cristo non si limita allo spazio
della Chiesa visibile, ma è rivolto a qualunque uomo. In questo punto si
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 123
propone – per uno studio approfondito – il legame tra Vincenzo Pallotti e il
Concilio Vaticano II attraverso due documenti: Lumen gentium e Gaudium
et spes. Le conseguenze della relazione tra ecclesiologia (l’Apostolato
Cattolico comprende tutto, quindi va oltre il fine della Chiesa visibile) e
antropologia (cioè come il Pallotti ha considerato ogni uomo) si riflettono
sia nell’aspetto personale sia in quello comunitario.
In seguito i partecipanti hanno avuto occasione di approfondire la
storia dei legami: Vito del Prete PIME ha presentato il tema intitolato “I
rapporti di Propaganda Fide con l’Opera della Propagazione della Fede di
Lione”. Esiste una storia in comune tra il Pallotti e Giuseppe Marinoni,
discepolo del Santo, che guidò il Pontificio Istituto per le Missioni Estere
(PIME) per quarant’anni. Vincenzo Pallotti è stato il profeta e l’iniziatore di
tutto il movimento missionario, dall’Ottocento fino a oggi. Le tre Opere di
Propaganda Fide furono istituite per aiutare le missioni, soprattutto
attraverso la raccolta di denaro. Si può considerare la questione su due
livelli: il primo carismatico, basato sull’incontro che ebbero i due fondatori,
Pauline Jaricot e Vincenzo Pallotti nel 1838. Entrambi cercavano di trovare
un metodo per aiutare le missioni. Il secondo, ecclesiastico, affrontava la
realizzazione di un apostolato ordinario, poiché chi andava in missione
sceglieva di mettersi a servizio dell’uomo con un carisma particolare.
Emergono dei problemi attuali: ancora oggi Propaganda Fide coordina
l’attività missionaria, ma ora si sottolinea l’importanza della Chiesa locale.
Sarà necessaria una riforma strutturale affinché ecclesiologia e missiologia
siano in accordo.
Poi è seguita la relazione su “Vincenzo Pallotti e Pio IX” di Piotr
Bełczowski SAC, che ha presentato una riflessione sui legami tra Giovanni
Maria Mastai Ferretti, ultimo Papa Re, e Vincenzo Pallotti, ultimo Santo
romano. Secondo Francesco Amoroso SAC i due si conobbero presso
l’Ospizio di S. Galla nel 1817. Il momento più intenso dei loro rapporti si
colloca nei primi anni del pontificato, dal 1846 al 1848. Paul De Geslin
sostiene che il Pallotti si recava da Pio IX ogni settimana, per la confessione
e l’ascolto dei suoi consigli. Nel 1846 il Pallotti inizia a usare l’appellativo
“dell’Apostolato Cattolico”. Nel 1848 gli fu dato il permesso di costruire la
chiesa di san Pietro a Londra. Poi a Roma scoppia la rivoluzione: quando Pio
IX ritorna a Roma nell’aprile 1850 Vincenzo Pallotti era già deceduto da tre
mesi. Perché nel 1848 Vincenzo Pallotti e Pio IX non s’incontrano più?
Forse il motivo è legato al Maggiordomo pontificio – come testimonia il
marchese De Gregorio – che ne limitò la frequenza delle visite. In
124 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
conclusione la relazione tra Pio IX e Vincenzo Pallotti è molto delicata, deve
essere ancora approfondita, considerando anche il carteggio Soderini su
Pio IX di recente scoperta.
Nel pomeriggio è intervenuto Marcelo Raùl Zubìa CR, che ha parlato
del rapporto tra Vincenzo Pallotti e Gioacchino Ventura, famoso
predicatore all’Ottavario dell’Epifania organizzato dal Pallotti nella chiesa di
S. Andrea della Valle. Entrambi dovranno affrontare la questione delle
sette, della massoneria e la carboneria, ma mentre san Vincenzo Pallotti
rimane su un piano spirituale e teologico, Gioacchino Ventura abbraccia
anche l’aspetto politico ed ecclesiale. La posizione politica del Pallotti è in
linea con quella del papa Gregorio XVI: è una centralità pontificia, che si
sviluppa verso un cattolicesimo liberale. Tra i due sacerdoti si crea un forte
legame, di amore alla Chiesa e fedeltà al Vangelo. Si ritrovano insieme per
collaborare nell’Ottavario dell’Epifania; anche il papa Pio IX arrivò a
sorpresa per predicare. Poi nel 1849, in occasione del fallimento della
Repubblica Romana, ci sarà l’esilio del Ventura, seguito l’anno dopo dalla
morte del Pallotti. Gioacchino Ventura morirà nel 1851, senza la possibilità
di incontrare di nuovo il Pallotti. È da ricordare che si ritrovano insieme
anche nella storia della pia Società dell’Apostolato Cattolico, ma su questo
c’è ancora molto da indagare.
A seguire è stata presentata la “Relazione tra Vincenzo Pallotti e
Antonio Rosmini Serbati” di Claudio Massimiliano Papa IC (Istituto della
Carità). Il Pallotti fu contemporaneo di Rosmini: nel suo diario non nomina
Vincenzo Pallotti tra le persone avvicinate, forse perché di solito non
parlava dei rapporti con i suoi direttori spirituali. Rosmini arriva a Roma per
la prima volta nel 1828. L’incontro fra i due si colloca nel 1848. Nella chiesa
di san Carlo al Corso è conservata l’immagine di una Madonna, Maria aiuto
dei cristiani, regalata da san Vincenzo Pallotti alla chiesa. Nel 1850, dopo la
morte del Pallotti, Rosmini lo ricorda in una lettera scritta al cardinale
Antonio Tosti, rimpiangendo il Santo e considerandolo come uomo
mandato da Dio in tempo opportuno. Rosminiani e Pallottini rimarranno
buoni amici. Nel 2001 la dottrina rosminiana è stata rivalutata con il papa
Giovanni Paolo II: sia Rosmini che Pallotti mettono in risalto l’unità della
persona, sia nella spiritualità che nell’insegnamento filosofico.
La giornata di giovedì 10 luglio è iniziata con la relazione sulle
“Massime eterne di Alfonso M. de’ Liguori in arabo”, presentata da Ulrich
Scherer SAC. L’edizione del 1835 era destinata ai cristiani caldei
perseguitati in Oriente: era necessario stampare il libretto in lingua caldea
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 125
per le scuole guidate dai monaci. Giacomo Salvati venne incaricato di
procurare i quattrocento scudi necessari per la stampa: dalla raccolta ne
risultò un eccesso di centocinquanta scudi. Ma infine la stampa risultò
inutile, poiché i monaci avevano finito il loro lavoro nelle scuole. Da
ricordare che nelle lettere di san Vincenzo Pallotti si trovano altri
riferimenti alle Massime Eterne, in particolare nella lettera n. 906. Sarebbe
opportuno quindi poter accedere all’archivio dei Redentoristi per verificare
la stampa delle Massime Eterne in lingua caldea.
Poi si è aperta la sessione riguardante le date di fondazione. Ulrich
Scherer SAC ha esposto la questione della fondazione della comunità dei
sacerdoti e dei fratelli (Pallottini). San Vincenzo Pallotti usò l’espressione
“Congregazione dei sacerdoti e fratelli coadiutori della Pia Società
dell’Apostolato Cattolico”. Nel 1844 per contratto la Congregazione
ottenne i fabbricati annessi alla chiesa del SS. Salvatore in Onda e fu
canonicamente eretta. Il giorno della sua fondazione è quindi il 14 agosto
1844. Si dovrebbe proporre quindi un cambiamento della data di
fondazione nell’Annuario pontificio. In seguito suor Adelheid Scheloske SAC
ha presentato la questione delle date di fondazione delle Suore
dell’Apostolato Cattolico.
Nella stessa giornata i partecipanti hanno seguito le due relazioni di
Mariusz Małkiewicz SAC: la prima sulle lettere latine, la seconda sulla
morte di Luigi Pallotti. Nel 1849 Vincenzo Pallotti dal Collegio Irlandese
scrisse sei lettere latine, che – come alcuni affermano – non sono giunte ai
destinatari. In realtà sul numero delle lettere che possono definirsi latine,
Francesco Todisco SAC ne indica sette: tre a carattere privato, quattro ad
autorità civili ed ecclesiastiche. Pur non avendo accesso ai manoscritti, si
può dire con relativa sicurezza che le lettere sono state spedite e sono
arrivate ai destinatari. Ha fatto seguito la relazione sulla morte di Luigi
Pallotti, quintogenito della famiglia Pallotti. Avvenne nel 1849, come
epilogo di una vita difficile. Nello stesso anno Luigi Pallotti scrisse una
lettera al Pallotti che gli fu consegnata da Francesco M. Vaccari. Il Pallotti
rispose con un biglietto, ma Luigi non era più in vita, il suo corpo è stato
trovato nel Tevere.
Nell’ultimo giorno della Settimana di studio Jan Kupka SAC ha
presentato le questioni irrisolte riguardo alla cronologia della vita del
Pallotti. Nell’anno 2013 gli Istituti Pallotti hanno iniziato a comporre una
cronologia sulla vita del Santo: un’iniziativa necessaria per fornire date
sicure sulla vita del Pallotti. Alcuni esempi: secondo il registro di battesimo
126 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
al Pallotti erano stati imposti i nomi: Vincenzo Luigi Francesco, ma il padre
Pietro Paolo aveva scritto nel suo diario Vincenzo Luigi Andrea. Il giovane
Pallotti inizia la scuola pubblica nel 1801 o 1803; entra nel Collegio Romano
nel 1807 o 1809; la nomina a Rettore della chiesa dello Spirito Santo dei
Napoletani risale al 1834 o 1835; l’incontro con Paolina Jaricot, fondatrice
dell’Opera della Propagazione della Fede, avvenne nel 1818 o 1836. Da
maggio 1835 a giugno 1836 Paolina abitò a Roma nel monastero delle
suore di Trinità dei Monti: la cronaca del monastero riporta che, a quel
tempo, il Pallotti lo frequentava.
La Settimana di studio si è conclusa con una discussione plenaria dei
partecipanti sulle questioni emerse dall’ascolto delle relazioni, seguita dalle
conclusioni e dalle prospettive per il futuro. Nel complesso è stata
un’esperienza profonda e stimolante, che speriamo possa essere la prima
di altre occasioni per approfondire la vita e il carisma di Vincenzo Pallotti,
nostro Santo Fondatore.
❏
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 127
LA SETTIMANA DI STUDIO,
UN ALTRO TENTATIVO DI CONOSCERE IL PALLOTTI
Omelia durante la celebrazione eucaristica conclusiva
della Settimana di studio “Vita del Pallotti: certezze e dubbi”
Jacob Nampudakam SAC
Rettore Generale della Società
dell’Apostolato Cattolico
Roma, 11 luglio 2014
Cari fratelli e sorelle,
nella liturgia della Parola di Dio della festa odierna leggiamo un brano
dal Libro dei Proverbi (cfr. Pr 2, 1-9) che è un elogio delle virtù del grande
patriarca san Benedetto. Questo brano ricorda che egli ha goduto per sé ed
ha trasmesso agli altri il dono della vera divina sapienza: sapienza che pone
la fede in costante ricerca del Signore e lo fa mettere al primo posto. Quasi
parafrasando l’inizio del Prologo della sua Regola, il passo biblico di oggi ci
ricorda che il vero saggio è sempre in atteggiamento di ascolto per
apprendere il sapere di Dio e per conformarsi a Lui. Quello che san
Benedetto chiede ai suoi monaci, «ascolta!», egli lo ha messo in pratica per
primo. L’ascolto si realizza nel silenzio ed è la porta regale che introduce
alla buona e santa comunione con Dio e con il prossimo.
San Paolo elenca altre virtù monastiche e cristiane che hanno brillato
particolarmente nella vita di Benedetto e che dovrebbero rifulgere in tutti i
monaci ed essere praticate da ogni credente ciascuno secondo la propria
vocazione: l’umiltà, la mansuetudine e la pazienza (cfr. Col 3, 12-15).
Nel brano del Vangelo (cfr. Mt 19, 27-29) troviamo la risposta di Gesù
all’interrogativo che san Pietro gli pone a nome di tutti coloro che come lui,
nel corso dei secoli, hanno lasciato tutto per seguirlo: “In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono
della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi sui
128 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele” (Mt 19, 28). E conclude il
discorso del premio finale aggiungendo: “Chiunque avrà lasciato case, o
fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19, 29).
Questo non è un premio esclusivo per i più stretti seguaci di Gesù – la vita
eterna e il centuplo di quanto ognuno offre al Signore, anche un semplice
bicchiere d’acqua dato in Suo nome – è promesso a tutti. Occorre però
accogliere con convinzione ciò che Gesù stesso ci dice: “chi cercherà di
salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva” (Lc
17, 33). È un’esigenza inderogabile per seguire il Signore. Le ricerche e le
astuzie umane hanno i loro miseri obiettivi, la ricerca di Dio conduce alla
vita senza fine; in questo consiste il perdere e il salvare la propria vita.
Durante questa Settimana di studio sulle certezze e i dubbi su alcuni
aspetti della vita e della fondazione di san Vincenzo Pallotti, si è cercato di
trovare dei chiarimenti. La riflessione e la ricerca costante sul Pallotti sono
necessarie. Questo è uno dei compiti più importanti dei nostri Istituti
Pallotti e dei nostri Seminari Maggiori, ma è anche responsabilità di ogni
membro della Famiglia pallottina.
Oltre ad alcune certezze o dubbi biografici e storici, abbiamo anche
alcune certezze e dubbi spirituali e apostolici. Queste certezze e dubbi
possono incidere profondamente sulla nostra identità ed esistenza come
eredi di san Vincenzo Pallotti.
La prima certezza è che Vincenzo Pallotti era una persona totalmente
radicata in Dio. Egli stesso diceva sovente: “Dio e Dio solo”. Il Dio
dell’amore infinito e di infinita misericordia, che ha inviato suo Figlio Gesù
come Apostolo a sollevare tutti gli esseri umani, creati ad immagine e
somiglianza di Dio, alla dignità di figli di Dio, non era per Pallotti solo una
verità dottrinale, ma un’esperienza esistenziale. Così anche noi – seguendo
l’esempio del nostro maestro di vita spirituale – siamo chiamati a vivere ed
esprimere con tutta la nostra esistenza i tratti principali della spiritualità
pallottina. Non dovremmo forse diventare più mistici e contemplativi nella
nostra vita pallottina? Senza profondità spirituale, c’è il pericolo di
diventare – come dice san Paolo – “bronzo che rimbomba o come cimbalo
che strepita” (1 Cor 13, 1).
La seconda certezza è che Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è
l’esempio rivelato della perfezione divina. Perciò – insisteva Vincenzo
Pallotti – tutta la vita di Gesù deve essere l’unica regola di vita. Lo stesso
pensiero è espresso oggi da Papa Francesco: “La gioia del Vangelo riempie
Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 129
il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (Evangelii
gaudium, n. 1). Pertanto, la seconda sfida è quella di vivere la gioia del
Vangelo quotidianamente, attraverso un autentico incontro con il Gesù del
Vangelo. In realtà, questa è la sfida più importante per ogni discepolo di
Gesù, come abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi.
La terza certezza, derivante dalla spiritualità del Pallotti, è che tutti
siamo chiamati alla santità di vita e che tutti siamo invitati a partecipare
alla missione di Gesù, con pari dignità e responsabilità. Questo è il mandato
missionario per eccellenza di tutti i cristiani. A volte siamo tentati di
concentrarci solo su questa terza certezza senza prestare attenzione alle
prime due: l’esperienza di Dio del Pallotti e i suoi sforzi per trasformare se
stesso nella vita di Gesù. Lo stesso potrebbe rispecchiarsi sulla nostra
comprensione dell’Unione dell’Apostolato Cattolico. Senza un fondamento
spirituale, l’Unione può diventare una mera organizzazione sociale, senza
una vera e propria efficacia apostolica.
Ci sono tante altre certezze come queste. L’unico dubbio è se siamo
sufficientemente umili per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, al fine di
comprendere la profonda ricchezza del patrimonio spirituale di questo
grande Santo, Vincenzo Pallotti. Questa Settimana di studio è stato un altro
tentativo di conoscerlo e “sperimentarlo” più a fondo. Ringrazio, a nome di
tutta la Famiglia Pallottina, gli organizzatori e i partecipanti di questa
Settimana. Un ringraziamento speciale a Jan Kupka SAC, direttore
dell’Istituto Pallotti di Roma e a tutti gli altri direttori degli Istituti Pallotti
nel mondo. Grazie anche al presidente della Commissione Storica della
nostra Società, Mariano Pinasco SAC e agli altri membri di questa
Commissione. La nostra gratitudine va anche a tutti quelli che hanno
presentato delle conferenze ed hanno permesso di approfondire la nostra
conoscenza del Pallotti. Lo Spirito Santo continui ad illuminarci
nell’approfondimento della nostra conoscenza ed esperienza del nostro
Santo Fondatore, san Vincenzo Pallotti.
❏
130 ‖ Settimana di studio 2014 – Atti
PARTECIPANTI
01 Anchukandathil, James SAC, C-Storica
02 Bełczowski, Piotr SAC, Relatore
03 Cargnin, Vanderlei SAC, IP-Brasile
04 Cecot, Monika SAC, IP-Polonia
05 Coscia Carmela CSAC, ISVP-Roma
06 Del Coiro, Giuseppe, ISVP-Roma
07 Del Prete, Vito PIME, Relatore
08 Dhanaraj, Thivyarajan (Mario) SAC, Traduttore
09 D’Souza, Josephina SAC, Suore Pallottine Missionarie
10 Gallucci, Nicola SAC, Italia
11 Golec, Adam SAC, Traduttore
12 Hołubowski, Rafał SAC, IP-Polonia
13 Hura, Grzegorz UAC, IP-Polonia
14 Kanjiramkalayil, Mathew SAC, IP-India
15 Kupka, Jan SAC, ISVP-Roma
16 Małkiewicz, Mariusz SAC, IP-Polonia
17 Manus, Martin SAC, C-Storica
18 Mastrorosati, Cristina UAC, CCN-Italia
19 Morandotti, Serenella, ISVP-Roma
20 Nampudakam, Jacob SAC, SAC
21 Okolong, Pascal Hervé SAC, IP-Camerun
22 Owczaruk, Izabela UAC, IP-Polonia
23 Papa, Claudio Massimiliano IC, Relatore
24 Pinasco, Mariano SAC, C-Storica
25 Przybyszewski, Dariusz SAC, IP-Polonia
26 Quaini, João Baptista SAC, C-Storica
27 Rheinbay, Paul SAC, Relatore
28 Scheloske, Adelheid SAC, IP-Germania
29 Scherer, Ulrich SAC, IP-Germania
30 Siniscalchi, Daniela CSAC, Suore Pallottine Romane
31 Stawicki, Stanisław SAC, Relatore
32 Świerad, Izabela SAC, Suore Pallottine Missionarie
33 Zubía, Marcelo Raúl CR, Relatore
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Settimana di studio 2014 – Atti ‖ 131
CRONACA FOTOGRAFICA
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