PAOLA MONTANARI ALESSIO CONTI Presidio Sanitario San Camillo, Torino - [email protected] Città della Salute e della Scienza di Torino - [email protected] MARCO CLARI Corresponding author Città della Salute e della Scienza di Torino - [email protected] ANGELICA ALVARO Libera Professionista - [email protected] LA PRESA IN CARICO INFERMIERISTICA DEI CAREGIVER DEI PAZIENTI CON ICTUS: INTERVENTI DI SUPPORTO E DIFFICOLTÀ RELAZIONALI; RICERCA DESCRITTIVA IN UN CENTRO RIABILITATIVO ABSTRACT SUMMARY OBIETTIVI: Descrivere la presa in carico infermieristica dei caregiver dei pazienti con ictus, durante la degenza in un contesto riabilitativo, evidenziando in particolare gli aspetti positivi e le criticità di tale relazione terapeutica. BACKGROUND: I caregiver delle persone con ictus hanno bisogno d’informazioni, addestramento e supporto emotivo da parte del team multidisciplinare al fine di rientrare a domicilio con il proprio caro pronti per lo svolgimento del nuovo ruolo. Durante la degenza gli infermieri devono prendere in carico, oltre alle persone assistite, anche i loro caregiver ed accompagnarli al momento della dimissione con interventi educativi e di supporto. DISEGNO DELLA RICERCA. Lo studio è di tipo descrittivo. METODO E MATERIALI. È stato somministrato un questionario anonimo agli infermieri di un centro riabilitativo di II livello. Le domande di tipo chiuso sono state analizzate con un approccio quantitativo, le domande aperte con uno qualitativo. RISULTATI. La ricerca ha mostrato la necessità da parte del team infermieristico di una formazione specifica e una maggiore omoge- AIMS: To describe the taking care of stroke patients’ caregivers during the rehabilitation path, before the discharge. Another aim of the study is to underline which are the positive and negative aspects of the nurse-caregiver therapeutic relationship. BACKGROUND: Stroke survivors’ caregivers needs informations, educational interventions and emotional support in order to be ready to take their new role once their beloved will be discharged at home. During the hospital stay nurses have to take care of caregivers from the beginning till the discharge. STUDY DESIGN. Study design is descriptive. METHODS. An anonymous questionnaire was administered to nurses of a II level rehabilitation facility. Close-ended questions were analyzed through a quantitative method whereas open-ended questions through a qualitative way. RESULTS. Results show the needs, expressed by participants, of a proper educational path in order to raise their competence concerning the taking care of caregivers. Furthermore it is necessary a greater homogeneity concerning the taking care of caregivers from all the multidisciplinary team members. Results 6 SETTEMBRE 2014 neità nella presa in carico dei caregiver da parte dell’equipe multidisciplinare. I risultati hanno rivelato alcune difficoltà, ma anche proposte per superare i problemi sopra citati e per migliorare vari aspetti della presa in carico dei caregiver delle persone con ictus. CONCLUSIONI. Il dialogo, il rispetto e un rapporto di fiducia reciproca supportati dal sistema organizzativo sono essenziali per un programma riabilitativo efficace. Nel presidio dove è stato condotto questo studio, il personale infermieristico ritiene che la qualità dell’assistenza sia di buon livello, ma che comunque ci siano ancora margini di miglioramento. PAROLE CHIAVE Caregiver, ictus, infermieri, interventi di supporto, riabilitazione, assistenza, supporto emotivo. ■ INTRODUZIONE In Italia l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie e rappresenta la principale causa d’invalidità (SPREAD 2012). Le conseguenze dell’ictus rendono le persone dipendenti in molte sfere delle attività di vita quotidiane (ASA 2014). Tuttavia quasi l’80% dei sopravvissuti ritorna a casa e più di un terzo necessita di assistenza continuativa (SPREAD 2012). Il caregiver rappresenta una fondamentale risorsa per la famiglia, per la comunità,e per il sistema di welfare (Lazzarini et al. 2007); rappresenta inoltre un importante collegamento tra i pazienti e il personale sanitario (Mackenzie & Greenwood 2012). Le difficoltà incontrate dai caregiver, nello svolgimento di questo importante ruolo, sono spesso dovute a un’insufficiente preparazione al ruolo assistenziale in vista della dimissione a domicilio. I caregiver possono su- show also a lot of difficulties and proposes in order to provide a better management of caregivers’ requirements. CONCLUSIONS. Dialogue, respect and trusting relationships, supported by the whole organizational environment are required in order to improve the rehabilitation path effectiveness. Participants stated that the nursing care, comprehensive of the taking care of caregivers, needs to be improved despite its perceived good quality. KEYWORDS Caregivers, stroke, nurses, support interventions, rehabilitation, nursing care, emotional support. Disegno dello studio: PM, MC, AA Raccolta e analisi di dati: PM, AA, MC Preparazione del manoscritto: MC, PM, AC bire forti impatti sul loro stato di salute, e sulle condizioni di vita e di lavoro trovandosi a dover modificare le proprie abitudini. Vista la complessità delle esigenze e delle difficoltà incontrate dai caregiver, è fondamentale attuare degli interventi di supporto già durante la degenza del paziente (Haley et al. 2009). La relazione tra il personale infermieristico e i caregiver è molto complessa e delicata. In letteratura sono stati indagati gli interventi messi in atto per migliorare il rapporto tra queste figure, ma pochi sono gli studi che indagano anche le difficoltà relazionali caregiver-infermiere. ■ BACKGROUND In seguito all’insorgenza dell’ictus cerebrale, avviene, all’interno del nucleo familiare del paziente, un meccanismo spontaneo di selezione per i membri che volontariamente assumeranno il ruolo di caregiver in vista della dimissione. Al supporto psi- cologico e affettivo, che costituisce il cardine del ruolo del caregiver, si affiancano funzioni concrete come il soddisfacimento dei bisogni primari, la gestione delle questioni burocratiche ed economiche e il proseguimento del percorso riabilitativo (Greenwood et al. 2009). Prendersi cura della persona è motivo di preoccupazione e stress e può portare ripercussioni sulla salute del caregiver. A risentirne è la salute fisica e psichica: frequentemente si manifestano disturbi del sonno e irritabilità (Rittman et al. 2009). Tutti i compiti e le attività quotidiane richiedono una riorganizzazione in funzione dei bisogni dell’assistito (Baumann et al. 2011). Durante il primo periodo post-dimissione, i caregiver possono sentirsi sopraffatti e impreparati rispetto al nuovo ruolo e alle sue responsabilità (King et al. 2012). Le incertezze dei caregiver sono dovute principalmente alle scarse co- SETTEMBRE 2014 7 noscenze di tipo clinico-assistenziale (Lazzarini et al. 2007), ulteriori incertezze riguardano la necessità di garantire una continuità delle cure e le capacità di relazionarsi con il proprio assistito (Hinojosa & Rittman 2007). La gestione degli elementi clinici ed assistenziali dovrebbe essere incoraggiata e supportata dal personale infermieristico attraverso interventi educativi (FNCI 2009, Pierce et al. 2004). Alcuni studi evidenziano l’efficacia degli interventi di sostegno erogati dal team infermieristico in questo ambito(Hadidi et al. 2012, Shyu et al. 2007). Alcuni caregiver sono costretti a lasciare il lavoro, altri a ridurre il proprio orario per assistere il paziente. La riduzione del reddito spaventa in vista del futuro e dei costi per sostenere le pratiche assistenziali (King et al. 2010). Le attività che i caregiver devono svolgere sono molto complesse, faticose e durature : il senso di impotenza è molto forte e si ripercuote a livello emotivo sull’intero nucleo familiare (Zerbinatti 2007, Bakas et al. 2004). Lo stato di salute dei caregiver e dei pazienti può avere un’influenza reciproca: se depresso e stressato il caregiver non è in grado di assistere in modo adeguato il proprio familiare (McPherson et al. 2010, Perrin et al. 2008). I caregiver si avvicinano alle attività assistenziali e imparano, almeno inizialmente, attraverso l’osservazione del personale di reparto (Montanari 2012). Durante la degenza, la presa in carico infermieristica del paziente è di tipo riabilitativo, volta al raggiungimento del massimo recupero possibile. Affinché si crei un forte legame terapeutico sia con il paziente sia 8 SETTEMBRE 2014 con il suo nucleo familiare è necessario il loro coinvolgimento sin dall’inizio del percorso di cura e la condivisione degli obiettivi riabilitativi. (Steiner et al 2008). Il personale infermieristico dovrebbe educare e sostenere i caregiver nelle attività utili al reinserimento nell’ambiente familiare, sociale e lavorativo. Ha inoltre il compito di guidare la famiglia verso l’acquisizione e lo sviluppo di abilità e comportamenti specifici per la gestione dei problemi clinici ed assistenziali legati alla non autonomia ed ai problemi cognitivi presenti in seguito all’evento ictale (Montanari, 2012; Park & Han 2010). Attraverso una formazione proattiva, gli infermieri possono favorire fin da subito il riconoscimento di alcune potenziali complicanze post-ictus e prevenire i re-ricoveri ■ OBIETTIVI L’obiettivo dello studio è descrivere la presa in carico dei caregiver dei pazienti con ictus in vista della dimissione al domicilio da un centro riabilitativo. In particolare si intende descrivere quali siano gli interventi che il personale infermieristico mette in atto evidenziando gli aspetti positivi e le criticità inerenti la relazione che s’instaura tra infermieri e caregiver ed alcuni aspetti legati alla multidisciplinarietà del contesto. ■ METODI È stato condotto uno studio descrittivo all’interno del Presidio Sanitario San Camillo di Torino, struttura riabilitativa di II livello nei mesi di maggio e giugno 2013. Popolazione. Sono stati inclusi tutti gli infermieri e i coordinatori in- fermieristici in servizio nei reparti del Presidio. Raccolta dati. È stato costruito un questionario strutturato in 24 domande. Le prime 11 indagavano le caratteristiche socio-demografiche dei rispondenti, le successive 13 indagavano aspetti specifici sulla presa in carico infermieristica dei caregiver. Di queste tredici, 7 domande erano di tipo aperto e 6 di tipo chiuso, di cui 5 con opzione di risposta su scala di Likert. È stato effettuato uno studio pilota per testare la quesiti comprensibilità dello strumento di indagine. Ai partecipanti è stato chiesto di fare riferimento ai caregiver dei pazienti con ictus che hanno incontrato durante la pratica clinica. Analisi dei dati. È stata condotta un’analisi quantitativa per analizzare le risposte alle domande di tipo chiuso e le domande valutate tramite scala di Likert. È stata condotta un’analisi qualitativa, con identificazione di aree tematiche, per analizzare le risposte alle domande aperte. Aspetti etici. Il protocollo dello studio è stato approvato dalla Direzione Sanitaria del Presidio San Camillo di Torino. La partecipazione è stata volontaria e i dati raccolti sono stati analizzati e trattati rispettando la normativa sulla privacy. ■ RISULTATI Sono stati ritirati 28 questionari compilati dei 38 distribuiti (73.7%). Le principali caratteristiche sociodemografiche della popolazione sono descritte nella Tabella 1. I risultati delle risposte alle domande aperte verranno presentati secondo aree tematiche ed arricchiti con frasi derivanti dalle risposte fornite dai partecipanti. GLI INTERVENTI MESSI IN ATTO PER SOSTENERE IL CAREGIVER Educazione sulle tecniche di assistenza e valutazione dell’apprendimento I partecipanti allo studio hanno elencato le attività che mettono in pratica per aiutare i caregiver ad apprendere le tecniche di assistenza quotidianaritengono sottolineando l’importanza del loro coinvolgimento affinché imparino a prendersi cura del proprio caro in vista della dimissione: Fornisco informazioni e aggiorno i caregiver sui progressi del processo riabilitativo, li istruisco su tecniche di mobilizzazione e gestione di afasia, aprassia, neglect, incontinenza… Ritengo che il caregiver debba essere sostenuto in tutto, quindi cerco di farlo partecipare attivamente quotidianità nella quotidianità dell’assistenza… I partecipanti dichiarano l’importanza di valutare l’apprendimento del caregiver in vista della dimissione in modo da prevedere se sarà in grado di occuparsi dell’assistito adeguatamente: Offro consigli per la gestione a domicilio in vista della dimissione… ...tranquillizzarlo sul rientro a casa: qualora non si senta ancora pronto proporre un proseguimento o una struttura di 1°livello o in DH… Dialogo Gli infermieri ritengono fondamentali il dialogo e la comunicazione; ciò permette di individuare quali siano le esigenze formative dei caregiver e quali lacune debbano ancora essere colmate: Il dialogo è fondamentale per evidenziare criticità, per insegnare, per condividere il risultato ottenuto… È importante informare sulla patologia, sulle condizioni del paziente e sui progressi riabilitativi durante la degenza, utilizzando un linguaggio appropriato, non troppo tecnico, per facilitare il dialogo: Organizzo colloqui durante il turno di lavoro per rispondere a domande che pongono i caregiver in merito alla condizione del loro parente. Il 57,1% (16/28) dei partecipanti sostiene che gli interventi andrebbero incrementati. Le motivazioni sono riportate in Tabella 2. Il 62,2% (18/28) ritiene di dover migliorare il proprio grado di competenza nel rapportarsi con il caregiver. In particolare, l’ 89,3% (25/28) degli infermieri ritiene che possa essere utile un percorso di formazione volto a migliorare le capacità relazionali da mettere in atto con i caregiver. I partecipanti hanno anche sottolineato l’importanza della condivisione di questo aspetto della presa in carico con il resto del team multidisciplinare, il 92,9% esprime accordo in merito alla necessità di potenziare l’integrazione tra medici ed infermieri. Le difficoltà relazionali tra infermieri e caregiver Solo due tra i partecipanti hanno riportato risposte ottimiste sul rapporto che si crea tra infermiere e caregiver; uno in particolare ritiene sia più facile ottenere la fiducia dei familiari della persona in funzione del suo ruolo di coordinatore di reparto. Presenza del caregiver I restanti partecipanti allo studio riportano difficoltà legate al disinte- resse di alcuni caregiver o alla loro scarsa presenza in reparto. Il caregiver si presenta poco prima della dimissione del paziente. Altri riportano che in alcuni casi ci sono troppi familiari intorno al paziente e non c’è una gestione unitaria, oppure chi è presente in ospedale non assisterà a domicilio l’assistito. Spesso non è chiaro qual è il caregiver essendoci più persone che vengono a trovare il paziente. Alcuni degli infermieri sostengono che non tutti i caregiver sono consapevoli delle condizioni del proprio congiunto: spesso non conoscono le sue capacità residue e gli obiettivi di autonomia. Gestione dello stress e supporto emotivo Gli infermieri riportano di relazionarsi con caregiver molto ansiosi o insofferenti ed in alcuni casi di dover affrontare forme di aggressività verbale. Per alcuni le difficoltà caratteriali mettono a disagio e non permettono di costruire un rapporto basato sulla fiducia reciproca. A volte fatico a gestire l’aggressività di alcuni caregiver e vorrei migliorarmi in questo aspetto. Mi mette a disagio sentire che non è sempre realizzabile un clima di fiducia tra infermiere e caregiver rispetto al nostro operato in reparto. Per i partecipanti è necessario supportare i caregiver nelle difficoltà cercando di contenere i momenti di sconforto, rabbia e depressione. Alcuni infermieri stranieri inoltre hanno difficoltà a rincuorare i caregiver per motivi linguistici. Bisogna essere molto chiari e sicuri di sé per poter infondere tranquillità. SETTEMBRE 2014 9 Non uniformità tra medici ed infermieri La gestione e la presa in carico dei caregiver tra medici e infermieri risulta essere separata e talvolta la comunicazione all’interno del team, riguardo le indicazioni fornite, non è univoca ed efficace. La presa in carico del caregiver da parte del personale infermieristico e medico è frammentaria e gestita separatamente. Talvolta non c’è comunicazione efficace nell’equipe sui colloqui avuti con il caregiver e sulle indicazioni fornite. Il 75% (21/28) dei partecipanti pensa che il sistema organizzativo (carico di lavoro, carenza del personale…) renda più difficile trovare il tempo adeguato da dedicare al rapporto con i caregiver. Alcuni hanno anche sottolineato la mancanza di investimenti sulla formazione del personale infermieristico riguardo la figura del caregiver e le competenze necessarie per una gestione efficace di questo aspetto assistenziale. LA RELAZIONE IDEALE TRA INFERMIERE E CAREGIVER Rapporto professionale empatico Le risposte sono uniformi, in particolare, evidenziano due aspetti: il primo è la volontà di creare fin dai primi giorni un rapporto costruttivo di fiducia e rispetto reciproco, essenziale per collaborare e fornire indicazioni ai caregiver sul prendersi cura dei pazienti. Immagino una relazione basata sulla fiducia e il rispetto reciproco, dove si possa potenziare la sinergia 10 SETTEMBRE 2014 tra medici e infermieri nella gestione della presa in carico. Una relazione d’empatia professionale e di lavoro progressivo giorno dopo giorno. Momenti di confronto Il secondo è la necessità di momenti di confronto con tutto il team per coinvolgere il caregiver nella progettazione del piano assistenziale in modo da trasmettere l’importanza di questo ruolo. Immagino il caregiver come un’unità del team riabilitativo, capace di interloquire ed interagire con le varie figure presenti intorno al paziente… Il 78.6% (22/28) degli infermieri ritiene che la presa in carico del caregiver sia una responsabilità infermieristica mentre il 22% (6/28) dei partecipanti di definisce incerto o abbastanza in disaccordo con questa affermazione. Proposte per migliorare la presa in carico dei caregiver. I partecipanti hanno potuto riportare proposte in merito ad eventuali interventi per migliorare questo importante aspetto assistenziale del contesto di riabilitazione. Maggior collaborazione all’interno del team multidisciplinare È stata sottolineate la necessità di formalizzare una presa in carico condivisa tra medici ed infermieri e di documentare ufficialmente gli interventi che si mettono in atto ed i risultati conseguiti. Alcuni partecipanti hanno proposto che i caregiver vengano coinvolti nelle riunioni multidisciplinari. È bene che alcune sedute del team riabilitativo siano aperte alla partecipazione del caregiver. In questo modo la comunicazione di informazioni non rischierà di essere frammentaria e i quesiti posti avranno più livelli di risposta… Stimolare l’interesse del caregiver Molti hanno auspicato un maggior coinvolgimento del caregiver con organizzazione di incontri educativi ufficiali e un periodo di accompagnamento dopo la dimissione: L’ideale sarebbe poter trascorrere qualche ora a domicilio per poter risolvere tutte quelle criticità che si sviluppano a casa e non durante il ricovero Sostegno psicologico Gli infermieri partecipanti hanno espresso il bisogno di un intervento di supporto psicologico per i caregiver in modo da supportarli emotivamente, l’organizzazione di incontri tra caregiver per favorire la condivisione delle esperienze e anche un supporto psicologico rivolto agli infermieri stessi. Anch’essi hanno bisogno di condividere le proprie difficoltà ed apprendere la gestione dei conflitti e delle dinamiche relazionali che si instaurano con i familiari dei pazienti: Sarebbe utile prevedere uno spazio di ascolto e di condivisione per e tra infermieri alla presenza di uno psicologo che ci aiuti a migliorare la gestione della paura e dei conflitti… Inoltre il 78,7% (22/28) degli intervistati ritiene che per i caregiver potrebbe essere utile ricevere un opuscolo informativo con i consigli da seguire a domicilio per una buona assistenza. ■ DISCUSSIONE I dati sono parzialmente coerenti con quanto emerso dall’analisi della letteratura. Le risposte sottolineano l’importanza di una tempestiva presa in carico del caregiver e di un suo coinvolgimento nelle tecniche di assistenza. I partecipanti descrivono quanto sia necessario informare il caregiver sulle condizioni del proprio assistito e sugli obiettivi di autonomia, oltre alla necessità di aiutare il caregiver tramite un rapporto di fiducia reciproca da costruire progressivamente durante la degenza del paziente. Solo il 42,9% degli infermieri ritiene che gli interventi attualmente messi in atto siano sufficienti, la maggior parte dei partecipanti ritiene che vadano migliorati. Le motivazioni evidenziano la difformità della gestione del caregiver da parte del personale medico e infermieristico ed in generale la scarsa omogeneità dergli interventi attuati da parte dell’interno team multidisciplinare. Un altro aspetto che deve essere migliorato è il coinvolgimento quotidiano dei caregiver. La presa in carico deve comunque, nonostante il poco tempo a disposizione, far sì che i caregiver imparino a prendersi cura del proprio congiunto. La scarsa presenza dei caregiver o al contrario una frammentazione della presa in carico da parte di più persone causa frustrazione negli infermieri poiché non riescono a svolgere nel migliore dei modi il loro lavoro. Contemporaneamente questi fattori non migliorano lo stato di ansia e depressione che spesso colpisce i caregiver (King et al. 2012, Hinojosa & Rittman 2007). Da un lato ci possono essere difficoltà caratteriali nel relazionarsi con caregiver molto ansiosi o insofferenti, talvol- ta aggressivi verbalmente. Dall’altro i problemi possono essere legati al personale infermieristico che può essere in difficoltà nel gestire l’ansia o lo sconforto dei parenti dell’assistito. La soluzione a queste criticità è un maggior dialogo e ulteriori momenti di scambio e condivisione. Nel descrivere la relazione ideale tra infermiere e caregiver sono emersi principalmente il desiderio di un rapporto professionale empatico basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco sia tra personale infermieristico e caregiver sia tra personale infermieristico e medico. La collaborazione all’interno del team multidisciplinare è ritenuta fondamentale e necessaria per coinvolgere il caregiver nella progettazione e nella pianificazione del piano assistenziale. Il fatto che il sistema organizzativo non supporti la presa in carico dei caregiver da parte degli infermieri è emerso tra i risultati dello studio, il quale ha però permesso di evidenziare la propositività dei partecipanti. Essi esprimo il bisogno di migliorare le proprie competenze in merito alla presa in carico dei caregiver sottolineando la volontà di integrare le attività di medici ed infermieri verso obiettivi comuni. Molte sono le proposte emerse dalle quali si potrebbe attingere per migliorare l’accompagnamento di questa importante figura verso l’adempimento di un ruolo sempre più richiesto dalle esigenze della nostra società. È necessario però soffermarsi anche sui bisogni dei professionisti. Essi richiedono di essere a loro volta supportati psicologicamente e di poter condividere le proprie difficoltà per poter diventare dei professionisti più sicuri e competenti. Il 22% degli infermieri in studio risulta incerto o non completamente d’accordo sul fatto che che la presa in carico del caregiver sia una responsabilità infermieristica. Le ragioni di quest’opinione andrebbero ulteriormente indagate, per capire come accompagnare questi infermieri verso una piena consapevolezza dell’importanza di quest’aspetto dell’assistenza infermieristica. Limiti Così come suggerito da alcuni partecipanti, il questionario non ha permesso un confronto approfondito sulla tematica oggetto di studio. Interviste o focus group potrebbero in futuro favorire l’elaborazione di strategie di intervento più efficaci e in linea con le esigenze dei soggetti coinvolti. L’indagine inoltre è di natura monocentrica essendo stata condotta all’interno di un solo presidio sanitario. ■ CONCLUSIONE L’elemento fondamentale della presa in carico infermieristica dei caregiver delle persone con ictus è il rapporto di fiducia che si viene a creare tra infermieri e caregiver. La comunicazione, il rispetto e la fiducia reciproca sono il punto da cui partire per una buona presa in carico e un percorso riabilitativo efficace. Nel presidio dove è stato condotto questo studio, il personale infermieristico ritiene che la qualità dell’assistenza sia di buon livello, ma che comunque ci siano ancora margini di miglioramento. Per superare le difficoltà che si presentano durante la degenza e nel periodo post dimissione il personale infermieristico deve garantire un supporto educativo ai caregiver. La presa in carico dovrebbe essere pia- SETTEMBRE 2014 11 nificata, valutata ed omogenea tra i professionisti e si dovrebbe garantire una continuità di rapporto anche dopo la dimissione. Il rapporto empatico, a collaborazione tra gli attori coinvolti ed il supporto organizzativo rappresentano la base da cui partire per un sostegno sempre più di qualità ai familiari e ai loro assistititi. ■ FINI PER LA PRATICA CLINICA Questo studio getta le basi per poter pianificare l’ introduzione d’interventi mirati al miglioramento della presa in carico dei pazienti con ictus a partire dalle difficoltà reali riscontrate dai partecipanti. L’uso di materiale audiovisivo e opuscoli potrebbe aiutare i caregiver una volta al domicilio ma questo non deve escludere la progettazione di interventi relazionali ed educativi. Inoltre un sistema di follow-up infermieristico a domicilio (Oupra et al. 2010, Bakas et al. 2009), potrebbe migliorare gli outcome di salute sia dei pazienti sia dei loro caregiver diminuendo stress e senso di isolamento. Questi incontri permetterebbero alle famiglie e ai caregiver di trovare risposte ai quesiti che la quotidianità impone e allo stesso tempo gli infermieri potrebbero monitorare aspetti clinici e valutare eventuali miglioramenti o situazioni problematiche. ■ BIBLIOGRAFIA ■ American Stroke Association (2014) Building healther lives, free of stroke and cardiovascular diseases. Accessibile su http://www.strokeassociation.or g/STROKEORG/ (Ultimo accesso 22/7/2014). 12 SETTEMBRE 2014 ■ Bakas T, Austin K, Jessup L, Wil- liams L & Oberst T (2004) Time and difficulty of tasks provided by family caregivers of stroke survivors. 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Motivazioni alla necessità di migliorare gli interventi infermieristici prima della dimissione RISPOSTE N° % Non si può prevedere cosa succederà a domicilio. 5/16 31 Si dovrebbe conoscere meglio l’ambiente domestico e supervisionare il primo periodo post dimissione. 3/16 18,7 Il tempo disponibile da dedicare alla formazione dei caregiver sia troppo poco 3/16 18,7 Talvolta i caregiver dimostrano poco interesse e volontà nell’apprendere 3/16 18,7 A volte non è chiaro fin da subito chi tra i familiari si occuperà del malato, ciò rende più difficile potersi relazionare e insegnare come prendersene cura 2/16 12,5 Tra gli infermieri non c’è sempre omogeneità nell’approccio e questo può confondere il caregiver 2/16 12,5 Sarebbe utile un sostegno da parte di tutto il team, con la collaborazione di altri professionisti 2/16 12,5 Sarebbe importante il sostegno di uno psicologo per i caregiver 2/16 12,5 SETTEMBRE 2014 13