XV edizione
I Colloqui Fiorentini – Nihil Alienum
Giuseppe Ungaretti. “Quel nulla d’inesauribile segreto”
Firenze, Palazzo dei Congressi
25 - 27 febbraio 2016
SECONDO CLASSIFICATO
SEZIONE TESINA TRIENNIO
ANELANDO LA LUCE
M'ILLUMINO DI UNGARETTI
StudentI: Irene Cocuzzoli, Alessia Figliolini, Camilla Di Zenzo, Francesca Murolo, Marta Speciale
Classe IV B
Scuola Liceo Classico "Giosuè Carducci" Cassino (FR)
Docente Referente Prof.ssa Concetta De Santis
Motivazione: Un anno vissuto col vecchio poeta-lupo di mare. Un diario che annota gli eventi grandi e piccoli di ogni
giorno, illuminati, sfidati, approfonditi dalle parole del poeta. E viceversa. Un bellissimo dialogo, come di giovani marinai
che abbiano solcato il mare con un amico, e che vogliano ripartire.
"Niente, non riesco proprio a mollarti. Ho con te ancora delle questioni irrisolte".
I.
19/10/15
Mi ritrovo sul letto a leggere le tue poesie, Giuseppe, un po' per voglia, un po' per dovere. Tra la scuola e il
mio bradipismo non trovo mai il tempo di dedicarmici, ma oggi sono di buon umore e ho deciso di iniziare a
leggerle. Apro a caso il libro e la prima poesia che mi capita sotto gli occhi è 'Ombra'. La leggo. Non riesco
ancora a capacitarmi delle sensazioni che mi sono pervenute. Spiegami come in quattro righe tu possa essere
riuscito a mettere tutta l'inesorabilità e l'inquietudine dell'uomo che è destinato a vagare come un'ombra,
stanco di non trovar mai pace. Le tue parole sono come una finestra sul mondo. Desidero cibarmi ancora di
questa nuova realtà.
C.
20/10/15
Sono le undici e mezza, dovrei andare a dormire, ma decido di iniziare, molto scetticamente, a conoscere
Ungaretti. Pessima scelta: non riesco a fermarmi, mi ritrovo un milione di domande che, dopo essere state
assopite per mesi dentro di me, si risvegliano e mi affollano la mente. Domande sorte ma lasciate irrisolte,
oltre che senza risposta: questa la primissima impressione delle tue poesie, ti lasciano in sospeso, come la
vita, come quando inizi un discorso e dimentichi cosa volevi dire e ti ritrovi a bocca aperta, senza parole.
Spengo la luce ma non riesco a prendere sonno prima di mezz'ora perché sono angosciata, vorrei avere delle
risposte.
M.
23/10/15
I ricordi,/il riversarsi vano/di sabbia che si muove/senza pesare sulla sabbia,/echi brevi protratti,/senza voce
echi degli addii/a minuti che parvero felici./
Se ci si pensa, che cos'è un ricordo?! Non puoi vederlo, non puoi toccarlo, ma è cosi grande che non puoi
distruggerlo. Oggi per caso, riaprendo il cassetto 'dei ricordi', ho trovato alcune lettere, che mi fanno ridere
ma allo stesso tempo trovare tanta malinconia per quel che era e non è più. I ricordi sono qualcosa di cui non
ci libereremo mai per tutto, che ci accompagneranno per il resto della nostra vita, sono fatti per svanire, sono
un modo di incontrarsi, sono pietre che ostacolano il nostro cammino, sono la nostra storia e a volte riportarli
alla luce anziché gettarli nel dimenticatoio può essere un bel modo per vivere con maggior lucidità il resto del
percorso.
I.
1/11/15
Sono fuori a giocare con Napoleone, il mio cane, e il sole sta tramontando, e come se fosse quasi scontato
vado su internet e cerco una tua poesia su questo momento che è uno spettacolo, ed eccola lì, fresca fresca,
che mi appare sullo schermo e tutta d'un fiato la leggo come per voler immortalare questa giornata per
questo tramonto con le tue profonde parole. E quasi ti dò ragione, che il calar del sole con i suoi colori fa
scaturire nell'innamorato delle emozioni tanto forti da essere paragonate ad un nomade che trova un'oasi,
luogo meraviglioso, luogo di salvezza, in un deserto. Perché quando si è innamorati, si colgono tutte le diverse
sfumature della vita, tutti i sensi, le sensazioni sono amplificate e anche le cose più banali che vengono date
per scontate vengono viste con altri occhi.
C.
1/11/15
Scopro 'Tramonto' e arrivo ad odiare Ungaretti per le troppe emozioni che mi provoca: malinconia. La
settimana scorsa ho vissuto il tramonto più bello dei miei sedici anni di vita: l'ho vissuto perché è durato più di
un'ora e l'abitante del posto che mi abbracciava stretta ha effettivamente notato che la cosa non era proprio
normale. Ho vissuto l'iniziale celeste-grigio, il viola, l' arancione, il rosso, la luna all'estremità sinistra, il violablu scuro ed infine il buio. Le nuvole rossastre e la luna che, spavalda, fiera di sé, si affermava nel freddo del
primo giorno di Novembre. Forse ho dimenticato di dire che tutto si rispecchiava nel mare...che non ero sola
invece l'ho già detto. Mi rispecchio perciò nel nomade d'amore che trova la sua oasi in un tramonto e mi
rallegro di averla trovata anche io finalmente.
M.
1/11/15
Tramonto, una sola parola ma troppe emozioni. Sono qui seduta su questo muretto aspettando qualcosa che
non arriverà e, alzando lo sguardo, rimango colpita da ciò che mi circonda; molte, forse troppe, le sensazioni
che un simile spettacolo è in grado di darci. Senza alcun dubbio però, non c'è niente di più bello del bagliore
finale intenso quando il sole cala. Il tramonto segna la fine di una giornata, bella o brutta che sia stata, ma che
comunque non tornerà, che dopo la notte ci sarà un nuovo giorno tutto da scoprire. Il tramonto è quel
momento magico sul finire del giorno, nell'attimo in cui i ritmi rallentano, il cielo si colora, la pace e la quiete
si aprono sul nostro orizzonte, ma è anche un momento nel quale una sottile venatura di malinconia invade il
nostro cuore.
A.
1/11/15
Il fatto che io non mi sia mai fermata ad ammirare seriamente lo splendido fenomeno, che è quello di un
'semplice' tramonto, è uno dei pensieri sui quali ho riflettuto dopo aver letto Tramonto, di Ungaretti. E' un
qualcosa di così vicino eppure quasi totalmente distante; sarà forse colpa di whatsapp?! O magari del fatto
che ormai ammirare la natura è considerata quasi una perdita di tempo; perché fermarsi ad osservare una
cosa così scontata?! Il fatto che Ungaretti abbia paragonato i sentimenti suscitatigli dal tramonto a quelli di un
nomade che trova un'oasi nel deserto è straordinario semplicemente perché è riuscito, in soli tre versi, a dare
un'immagine profondissima del tramonto e a creare nell'animo del lettore le stesse sensazioni da lui provate,
come quelle di pace, di serenità e di speranza che ogni tramonto provoca in chi lo osserva. Dopo aver letto
questa poesia, ho colto l'occasione per soffermarmi ad ammirare il tramonto di quella stessa giornata e devo
dire che non è stato un tramonto come gli altri, almeno per me, perché questa volta non l'ho vissuto sul serio.
Quell'assoluta tranquillità che viene trasmessa, tutte quelle meravigliose sfumature di colori, capaci di
illuminare anche le giornate più buie. E' stato proprio lì, nell'istante in cui ammiravo quel meraviglioso
spettacolo così puro e, soprattutto naturale, che mi sono resa conto di quanto siamo fortunati ad avere una
cosa così meravigliosa da poter osservare ogni giorno e di quanto possa essere difficile descrivere e,
soprattutto, trasmettere le esatte sensazioni che un paesaggio del genere provoca; dunque vorrei infine
ribadire l'infinita grandiosità di questo capolavoro e ringraziare Ungaretti per essere riuscito a farmi aprire gli
occhi con soli tre versi.
I. 8/11/15
II.
E' un po' di tempo che ho lasciato le tue poesie. Ogni sera guardo il libro sul comodino e mi riprometto di
aprirlo il giorno dopo, ma da sfaticata la quale sono rimando sempre. E' mattina presto, questa notte non
sono riuscita a dormire, mi rotolo nel letto e poi, come d'istinto, apro il fatidico libro e quello che mi ritrovo
davanti è 'Noia'. La leggo e mi accorgo e mi accorgo di quanto le tue parole mi siano vicine, più di qualsiasi
altra cosa. La ripetitività della vita e la solitudine che angoscia l'uomo, anche se sempre circondato da persone
o oggetti che dovrebbero colmare quel vuoto. Qualche giorno fa vidi un documentario su Munch, su come lui
rappresentasse la vita, e leggendo questa tua poesia non posso far altro che pensare a quanto voi artisti
riusciate a cogliere le sottigliezze della vita e rendere le emozioni con una tale semplicità. Quante volte ci
sentiamo così estranee al mondo che ci circonda, alla massa uniforme ma allo stesso tempo informe,
inanimata, in cui noi molto spesso ci troviamo a convivere.
C.
10/11/15
La professoressa di filosofia cita 'San Martino del Carso' per spiegare il concetto psicologico di casa come
persona fatta di ricordi, di esperienze. Brandelli di casa, brandelli di persone che dovrebbero convergere tutte
in un rifugio, appunto in casa. Qualche ora dopo...perché sei ovunque?! Devo leggere un libro per un altro
progetto dato che quest'anno sono un progetto vivente e questo si apre con la tua 'Non gridate più'. Ritrovo
un opuscolo che ci avevano dato a una conferenza un mese fa e ci sei anche tu assieme ai tuoi compagni
inglesi di penna Wilfred Owen e Siegfried Sasoon con cui condividi la stessa visione della guerra come
avventura da essere vissuta. Ricevete tutti quanti la stessa bastonata della sua vera realtà, invece. Tutti volete
che la gente si renda conto degli orrori della guerra, chi in un modo e chi in un altro: Sasoon denuncia ciò con
un linguaggio fortemente amaro e ironico e con cui Tu condividi i dettagli realistici dei corpi morti, per
esempio.
Con Owen, influenzato a sua volta da Sasoon, l'assenza di pietà e il tipo di elegia consolatoria ma non per la
generazione presente, bensì per la futura.
Sfortunatamente per quanto ci avete provato a distanza di anni e anni la storia continua a ripetersi, gli stessi
errori continuano a essere ripetuti ancora e ancora, la pace non riesce ancora a trionfare.
M.
12/11/15
Mattina, niente di più breve ma niente di più significativo. Non riesco a capacitarmi di come due semplici versi
possano essere un capolavoro. Ungaretti ha voluto esprimere le sue emozioni nel momento in cui si è
immerso nella bellezza dell'universo. E' quando il finito e l'infinito si uniscono quasi in un unico elemento: non
esiste più niente intorno, sono una grande luce che gli origina un momento di intuizione nel quale egli si
mette in contatto con l'assoluto, eliminando ciò che lo circonda. Ungaretti dunque vuole comunicare che
l'uomo, pur trovandosi in situazioni difficili, pur di fronte agli enormi dolori che provoca la guerra, è in grado di
cogliere, con una grandezza smisurata, tutta l'immensità del suo mondo al quale si sente di appartenere.
A.
13/11/15
Il rapporto tra una madre ed il proprio figlio è sicuramente uno dei rapporti più complicati esistenti al mondo.
Vi è un legame che, anche a distanza di chilometri, giorni, mesi o addirittura anni, non potrà mai essere
spezzato. A prescindere da quello che è il legame fisico che unisce una madre al proprio figlio (insomma,
generare una vita dal proprio corpo non è può sicuramente essere considerata una cosa da nulla!),c'è quello
che è il legame emotivo; Esiste davvero un sentimento più sincero dell'Amore che una madre prova verso il
proprio figlio? Probabilmente l'unico sentimento che può superarlo è l'amore che invece un figlio può provare
verso la propria madre. Nella poesia 'La madre' Ungaretti descrive quello che è effettivamente il 'ruolo' di una
madre. Una continua protezione e un innato spirito di sacrificio nei confronti dei proprio figli che non
terminano con la morte, ma che continuano addirittura nell'aldilà. Egli infatti, in questa poesia, immagina la
sua defunta madre che, supplicando Dio, cerca disperatamente un perdono da parte del Divino nei confronti
dei peccati commessi dal proprio figlio. Una madre che anche dopo aver passato una vita intera a proteggere
la propria famiglia, sacrificando spesse volte anche se stessa, continua ad impegnarsi per assicurare ad
Ungaretti un'eterna serenità. Ho scelto questa poesia poiché, leggendola, ho pensato molto a mia madre.
Quella persona che amo ma con la quale sono comunque perennemente 'arrabbiata'. Questione di età
probabilmente, si sa, gli adolescenti provano rancore verso i proprio genitori e verso la vita in generale forse;
eppure ultimamente mi sto rendendo davvero conto di tutti i sacrifici che mia madre ha fatto, fa e sono sicura
che, se necessario, continuerà a fare per noi figli. Tralasciando i sacrifici così evidenti da non poter passare
inosservati, mia madre riesce a rinunciare a qualsiasi cosa la riguardi per noi figli con tale serenità che
accorgersene è davvero un'impresa. Come spesso nella vita si ha la tendenza a guardare ciò che gli altri hanno
e non ciò che possediamo noi, così io riuscivo, a vedere mia madre solo per quelli che erano i suoi aspetti
'negativi', o meglio, quelli che io ritenevo negativi, ovvero scomodi per la bambina viziata che ero e che
probabilmente ancora sono. Mia madre rispecchia perfettamente 'La Madre' di Ungaretti, era inevitabile per
me, infatti, parlarne; Volevo, con queste banali ed insignificanti parole quel suo continuo dare, spesso senza
ricevere, che tanto la caratterizza e che non la rende solo una madre straordinaria, ma anche una persona
meravigliosa.
I.
14/11/15
Dovrei studiare greco, ma sono rimasta esterrefatta dalla tua dolcezza e dalla tua peculiarità nel trasmettere
con poche parole un mare di emozioni. Quest'oggi sono impaziente di annegare nella marea, nella tempesta,
che le tue parole scatenano dentro di me. Questa volta non apro a caso il libro: sto cercando una poesia
composta il ventinove Settembre. Il motivo potrebbe essere futile per gli altri ma è importante per me poiché
è il giorno del mio compleanno!! Peccato, sembrerebbe non esistere.
Allora, un po' dispiaciuta, decido di soffermarmi su una poesia che ho intravisto sfogliando per l'ennesima
volta queste pagine piene di te, 'In memoria'. E come musica, l'angoscia vissuta dal tuo amico mi riempie
l'animo e quasi a distanze di cento anni provo pena per lui. Trovo che questa poesia sia più attuale di quanto si
possa credere; infatti in Francia ci sono molti emigrati, come il tuo amico Sceab, che non riescono a superare
la crisi di identità che si subisce con il trasferirsi in un paese straniero e a perdere tutte le loro radici. Quasi a
sentirsi senza patria.
In qualche modo capiterà anche a noi un giorno, quando ci trasferiremo in un altro paese, o forse in un'altra
città, che ci sentiremo spaesati e avremo la necessità di trovare una consolazione in qualcosa che appaghi i
nostri pensieri. Come te, Giuseppe, che hai trovato una boccata d'aria nella poesia. Non so quanti come te
verranno creati da questa situazione, ma so per certo che fino ad ora sei l'unico a esser riuscito a trasportarmi
tanto.
C.
14/11/15
Attentati dell'Isis a Parigi. Mi chiedo Ungaretti cosa avrebbe provato nei confronti della città in cui ha studiato
ed è vissuto, della città che è stata ridotta in brandelli (una delle parole per me che lo caratterizzano). Mi
chiedo se avrebbe scritto una poesia per le giovani e innocenti vittime come ha fatto per l'amico Mohammed
Sceab di cui forse solo lui era a conoscenza dell'esistenza. Chi scriverà di loro? Chissà per quanto tempo
avrebbero smesso le mattine di illuminarlo di immenso, annebbiate dalle preoccupazioni, dalla rabbia,
dall'indignazione, dalla voglia di capire perché.
Mi piace pensare, infatti, che le mie emozioni non siano solo mie e mi avvolgo della presunzione di ritenerle
possibili anche per Lui.
M.
18/11/15
Leggendo 'Universo', tanta è l'emozione suscitata dalle sue parole quanta profondità ci sia all'interno dei suoi
brevi versi ed è anche assurdo come tutto vada a identificarsi con un'unica parola: speranza. In un momento
di grandissima difficoltà per il genere umano, che ha accettato di autodistruggersi con la guerra, e nel quale gli
uomini, in primo luogo i più giovani, sperimentano l'assurdità della violenza e l'orrore delle devastazioni, il
poeta cerca di trovare un motivo di rinascita, un barlume di speranza.
Ungaretti visse in prima persona la drammatica esperienza di soldato al fronte. Questa sua partecipazione lo
sconvolse profondamente e le liriche composte durante tale periodo, sono segnate indelebilmente e
contenute nella raccolta 'Allegria di naufragi', il cui titolo allude all'allegria del marinaio che riesce a
sopravvivere al naufragio e simboleggia la speranza dell'uomo di continuare a vivere nonostante le terribili
catastrofi della vita, paragonando il naufragio alla guerra.
I.
21/11/15
Dopo aver portato da mangiare a Napoleone, nel rientrare in casa, mi sono soffermata a guardare le stelle e
mi è tornata in mente quella poesia che poco fa ho letto a cui prima non avevo dato importanza. Ma ora,
osservando il cielo e perdendomi nell'oscurità del suo infinito, noto, quasi con stupore, quelle luci che
illuminano la sera e il fatto che anche ora io riesca a percepire le stesse sensazioni che tu hai provato nello
scrivere quelle parole. Ma le stelle vengono presto coperte dalle nuvole che non rappresentano nulla di
buono, come le speranze di cui tu parli che compaiono e scompaiono, abbattute dalle delusioni, ma, basta
poco, come un soffio di vento, per riaccenderle e far tornare la speranza. Perché, io credo, che dopo una
delusione torni sempre la voglia di crederci ancora, come le foglie che d'inverno cadono, ma con la dolce
primavera rinascono.
C
30/11/15
Ho davanti 'Notte' e rimango basita davanti alla perfezione con cui ti sei descritto (ti prego non dirmi che non
era autobiografica e che quindi non ho capito proprio nulla!). Tu, che ti sei arruolato volontariamente, pieno
di speranze, tanto da scrivere 'Epigrafe per un caduto della rivoluzione', una delle poesie più patriottiche di
sempre (sono di parte, adoro 'Ho sognato, ho creduto, ho tanto amato/ che non sono più di quaggiù), sei
l'esempio di tutti quei giovani che sono stati e saranno ingannati dalla guerra ma fondamentalmente dalla vita
che promette sempre di più di quello che effettivamente è in grado di dare.
Ora finalmente capisci le sue colpe e i suoi difetti: dall'uniformarvi tutti dopo che voi, giovani speranzosi
appunto, siete scappati dai luoghi natii dove avevate trascorso i vostri tempi migliori, ormai perduti, che è
forse l'aspetto meno tragico e più propriamente sentimentale e malinconico; all'arrivare a descrivere le
nottate passate in trincea tra i cadaveri dei compagni. Comprendere dunque quanto è effimera la vita umana.
M.
1/12/15
Il rapporto che i poeti hanno avuto con alcuni avvenimenti del proprio tempo è molto importante per capire e
interpretare la storia. Solo la poesia, con la sua capacità di cogliere e interpretare in un modo più profondo la
realtà riesce ad umanizzare gli aspetti della vita, anche quelli più tragici. Leggendo Ungaretti, sono sempre più
convinta che il tema del dolore e della morte, forse non è mai stato reso in tutta la storia della nostra poesia in
un modo così realistico, utilizzando note tanto crude e parole angosciose e strazianti. Poche parole ma tanti
significati, tante sensazioni e stati d'animo diversi e contrastanti.
C.
3/12/15
Mi guardo le mani mentre leggo delle mani di tuo figlio Antonietto, di quelle mani sensibili ma consapevoli di
quello che stava per succedere, che si stringevano alle tue, che gli erano in parte sconosciute dato la tenera
età. Ti muore a soli nove anni, tuo figlio, per un'appendicite, uno di quei problemi oggi così giornalieri da non
essere ritenuto un problema, in Brasile, dal quale tu dopo fuggisti. Ma certo non puoi fuggire dall'assenza dei
'gridi vivi della sua purezza'; non puoi dimenticare il 'nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto' e giustamente
decidi di condividere con il mondo tutto il tuo dolore perché, ti capisco, egoisticamente siamo sempre noi
quelli che soffrono di più, agli altri va sempre un po' meglio. Ma la poesia ti aiuta: grazie a lei riesci ad
immaginare che lui sia ancora lì, accanto a te, che i suoi anni formati da minuti e secondi non si siano fermati,
ma che la lancetta dell'orologio della vita continui a scorrere.
I.
14/12/16
Ho appena finito di mangiare, mi sono chiusa in camera, dopo aver litigato con i miei. Ultimamente sono
molto irascibile e speravo che qualche tua poesia riuscisse a tranquillizzarmi, allora decido di leggere qualche
poesia sulla guerra: dopo 'Veglia' , 'Giugno' dove si sente che tu ,mio dolce e sofferente Giuseppe, hai vissuto
tutto l'orrore della guerra, portandotela dentro perché è inevitabile come cosa, che un evento così decisivo,
non entri a far parte dell'animo stesso. Non so come tu, dopo aver affrontato un tale orrore e dopo aver perso
amici e compagni in trincea, sia riuscito a superare tutto e trovare riparo e sostegno nell'unica cosa che
distingue l'uomo dagli animali, la parola, che tu hai scritto e che tutt'oggi dona emozioni.
A.
16/12/15
Tema evidente nella poesia 'Veglia' è la guerra. Ungaretti, provando sulla sua pelle il dolore che la guerra
provoca, scrive questa poesia in occasione della morte del suo compagno, ucciso proprio accanto a lui. Lì si
rende finalmente conto di quanto sia importante la vita (non sono mai stato/tanto/attaccato alla vita) e di
tutte le atrocità che l'uomo è capace di compiere. Riesco a percepire anche dalla 'freddezza' delle parole, così
immediate e violente, tutto il terrore, la tristezza e la confusione che il Poeta ha provato in quei momenti.
D'altronde Ungaretti nel trasmettere emozioni con pochissime parole è maestro.
M.
17/12/15
Anche questa volta, nessuno, meglio di Ungaretti stesso, può commentare la situazione in cui è nata questa
lirica e le motivazioni del suo linguaggio scarno ed essenziale: 'l'incontro con gli altri uomini per me avviene sul
Carso, come fratelli, li ho sempre sentiti come fratelli gli uomini, fin da bambino, ma questo è così per natura,
ma vi dico che sul Carso diventa veramente il tema, l'ossessione e la verità. E allora stando lì tra la morte e i
morti, non c'era tempo: bisognava dire delle parole decise, assolute e allora questa necessità di esprimersi
con pochissime parole, di ripulirsi, di non dire che quello era necessario dire, quindi un linguaggio spoglio,
nudo, estremamente espressivo. Avevo davanti un paesaggio di desolazione, dove non c'era niente'. Lo stesso
sentimento di amore per i propri compagni, ispirato in ‘Veglia’ dalla contemplazione della morte, in questa
lirica è espresso con grande delicatezza e suggestione. La guerra, costringendo ogni soldato a vivere
quotidianamente nell'orrore e nella continua paura della morte, fa maturare la consapevolezza che la propria
vita è estremamente fragile e precaria. E' così che il poeta sente nascere dentro di sé l'amore fraterno per gli
altri compagni. In tal modo egli scopre che solo attraverso un profondo sentimento di solidarietà e di umanità,
è possibile superare la terribile condizione che sta vivendo.
C.
20/12/15
Mi addentro ancora di più in Ungaretti, quindi queste le chiamerei seconde impressioni. Mi immedesimo così
tanto che ho paura di copiarne lo stile: essenziale, efficace, diretto, fatto di parole che rimandano a suoni ed
immagini forti. Mi immagino Giuseppe con un'agendina di pelle nera in tasca chiusa da un nodo; la mano
scatta ad afferrarla non appena c'è quell'idea, quel pensiero che gli affolla la mente per più di due minuti, e
che preme per essere concretizzato, per testimoniare che è esistito, che ha contribuito a formare quella
mente. Poesie fatte di pensieri apparentemente (e probabilmente davvero) sconnessi ma quotidiani, veri. Per
avvicinarmi ancora di più, ho deciso anche io di afferrare i primi fogli che riuscivo a trovare e a buttare giù
mano mano le riflessioni sui suoi scritti. Probabilmente il lavoro di riordino finale sarà più complesso del
lavoro stesso.
M.
23/12/15
Guardando fuori, non posso non rispecchiarmi nelle parole di Ungaretti: 'dopo tanta/nebbia/a una/a una/si
svelano/le stelle/respiro/il fresco/che mi lascia/ il colore/del cielo'. Seduta alla scrivania a leggere le sue
poesie, osservando dalla finestra il paesaggio ricoperto di nebbia, chiudo per un attimo gli occhi. Quando
l'unica cosa che vedi è la nebbia, immediatamente pensi al momento in cui questa sparirà, per lasciar posto al
ciel sereno, ma al tempo stesso pensi che le emozioni che queste situazioni trasmettono sono poco
paragonabili a quelle regalateci da un paesaggio limpido. La nebbia avvolge ogni cosa e pensiamo che voglia
nasconderci tutto, ma guardando oltre si vede altro.
Pochi pensano che oltre la nebbia c'è sempre il sereno.
A.
26/12/15
Dopo la nebbia mi ha colpito perché rispecchia molto questo mio periodo della vita che sto affrontando.
'Dopo tanta nebbia/a una/a una/si svelano/le stelle; l'immagine di una sensazione di sollievo che, con così
tanta semplicità è riuscito a dare. Un sollievo che inizio a provare, dopo giornate passate a riflettere e notti
insonni, perché inizio a rendermi conto di tutti gli errori che faccio quotidianamente e che mi hanno portato a
pensare così tanto; e così ho paragonato, mentre ammiravo le Sue parole, questo scomparire della nebbia e
svelarsi delle stelle, al mio capire e cercare di rimediare alle mie sistematiche azioni sbagliate. Oltre alla
sensazione di sollievo, questa poesia mi ha trasmesso una sensazione di speranza; Ungaretti vuole dire che
l'uomo è consapevole che nella vita ci siano problemi, metaforicamente rappresentati dalla nebbia, ma è
anche consapevole, nel profondo, che prima o poi questi problemi verranno risolti, 'si svelano le stelle'; ciò
che spinge l'uomo ad avere un pensiero del genere non è altro che l'attaccamento naturale che ognuno ha nei
confronti della propria vita. In fondo cos'è la vita, se non un continuo alternarsi di dolori e gioie?!
C.
27/12/15
Oggi pomeriggio ho finito di leggere tutte le tue poesie e ora, prima di andare a dormire, sono ritornata su
quelle dove avevo piegato le pagine. Il numero di pieghe e sottolineature è maggiore nella prima raccolta,
'Allegria', dove c'è tutto quello in cui mi ritrovo: sarà forse la giovinezza che porta a sognare ('nuotare in un
luogo di infinite promesse… con questo corpo che ora ci pesa'), il modo passionale in cui descrivi l'amore che
'non è che quella tempesta' e i baci che ti consumano e ti colmano (Trasfigurazione), le labbra rapprese e
lontane (Malinconia), quel 'ma Dio cos'è?' (Risvegli) e 'perché bramo Dio?' (Dannazione).Sarà che poi con il
passare degli anni e delle brutte esperienze, forse naturalmente e giustamente, hai smesso un po' di sognare
e hai iniziato a sentire la realtà delle cose infatti scrivi 'perché le apparenze non durano?' (Danni con fantasia)
e 'Non sono già più/ che l'annientante nulla del pensiero' e a pregare Dio di rasserenare i figli.
Ti ho odiato quando hai abbracciato troppo il futurismo e il simbolismo perché non riuscivo a comprenderti,
davvero troppe poche parole.
Ti ho adorato di nuovo quando la poesia è ridiventata un porto sepolto, un rifugio, una casa, dove tu poeta
ritorni per ritrovare un po' di pace per il tuo animo addolorato.
Dolore. Ho letto che è la tua raccolta preferita, scritta negli anni peggiori, perché, giusto, prima di Antonietto,
hai perso Costantino, tuo fratello maggiore. Ma mentre quest'ultimo si era portato via un pezzo di te del
passato, dell'infanzia e dell'adolescenza, tuo figlio si è portato via un pezzo di te del tuo futuro. Non potendo
ancora comprendere a pieno questo dolore da genitore, non ti contrasto, ed in rispettoso silenzio, ti ammiro
ancora una volta.
M.
2/01/16
Ormai ho terminato di leggere ogni tua poesia e ho cercato di assaporare ogni singola parola e riflettendoci,
una frase profonda e piena di significato mi ha particolarmente colpita: 'il vero amore è come una finestra
illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa'. Ci ho messo un po' a capire quello che volevi
trasmettere dicendo ciò e sono arrivata ad una conclusione: l'amore è sicurezza, protezione, sentirsi al sicuro
tra le braccia di qualcuno, avere un punto di riferimento. E' qualcosa che non ci dà pace, ma al tempo stesso
l'unica cosa che può renderci felici. L'amore è qualcosa che cresce a poco a poco, è il tempo che spassa senza
che tu te ne accorga ed è il tuo riflesso negli occhi dell'altro, che a volte può fare paura perchè a volte è come
guardarsi in uno specchio. Ritornando alle tue parole, penso che il vero significato sia che anche nei momenti
più bui, nei momenti in cui vorresti solamente sparire, c'è sempre una persona che è la tua 'finestra
illuminata'.
C.
3/01/16
Niente, non riesco proprio a mollarti. Ho con te ancora delle questioni irrisolte: il mood in cui descrivi le
donne. Le donne che per te sono fuoco 'sei comparsa al portone/in un vestito rosso/per dirmi che sei
fuoco/che consuma e riaccende' ed ancora 'sei la donna che passa/come una foglia/ e lasci agli alberi un fuoco
d'autunno'. Una donna che 'Di chi t'amò e perdutamente/al solo amarti nel ricordo/è ora punto'. Una donna
quindi che ti distrugge, ti assorbe, ti assoggetta ma che allo stesso tempo tu paragoni alla luce ('e quando
credi di essermi sfuggita/ti scopro che t'inganni, amore mio/a illuminarmi gli occhi'), ma anche a un rimedio,
una cura (Il lampo della bocca). L'immagine della donna come veleno e antidoto insieme e io adoro questa tua
visione che mi trasmette rispetto, riverenza, quasi devozione. Mi sono innamorata di 'Canto Beduino', peraltro
l'unica delle tue poesie in rima che apprezzo, perché la donna è sogno, ma un sogno di morte. Devi aver
amato proprio intensamente tu. Di quell'amore che, di conseguenza, è struggente ma anche un porto sepolto
in cui il poeta sa di poter tornare per trovare un po' di pace, di silenzio, di quiete, dato che 'il vero amore è una
quiete accesa'.
M,C,A,I
8/01/16
Trovandoci tutte insieme abbiamo riletto tutto il lavoro svolto e ci siamo stupite riguardo diversi aspetti: l'aver
provato talvolta emozioni completamente diverse, talvolta sensazioni simili davanti a poesie analizzate da
tutte senza esserne a conoscenza come per esempio 'Tramonto'. Partite da una cosa banale e quotidiana
tanto da essere quasi scontata e ritenuta dovuta dalla natura nei nostri confronti,
e rendetevi conto di quante diverse emozioni possono scaturire da una poesia che è scaturita a sua volta dalla
'nostra cosa banale' iniziale.
Ci siamo stupite di essere riuscite ad immedesimarci in alcune tematiche, riscontrandole nella realtà di tutti i
giorni, come per esempio quanto accaduto in Francia lo scorso Novembre. Della vastità dei temi letti ed
affrontati da ognuna di noi indistintamente e diversamente l'una dall'altra, chi con più piacere e chi con
meno; di come poi abbiamo trovato una boccata d'aria fresca ai problemi quotidiani, un porto sepolto, un
rifugio, un momento tutto nostro, come per Ungaretti era la sua Poesia. Quindi, ritornando a 'Porto sepolto',
che è alla base di questo percorso culturale, che, materialmente sarebbe un porto di Alessandria D'Egitto
inabissatosi per un'eruzione vulcanica, simbolicamente invece allude alla profondità dell'animo umano e a
quel che resta dell'origine perduta, anch'essa inabissatasi e sepolta. Ungaretti, o meglio, i poeti in generale,
hanno come obbiettivo scoprire e portare alla luce tracce di quell'origine perduta e diffonderla agli uomini.
Tuttavia, il messaggio originario certamente non resta integralmente, ma in modo frammentario. C'è
un'affinità con il mito di Orfeo, che deriva dalla divinità greca, il quale scese nell'Ade per riportare sulla Terra
la moglie Euridice, uccisa da un serpente: così il Poeta scende nell'oscurità della Poesia per cercare
l'ispirazione e riportare alla luce il messaggio originario.
Grazie ad Ungaretti abbiamo abbracciato anche noi l'Ermetismo e abbiamo imparato come descrivere le
emozioni provate brevemente riguardo determinate circostanze. Infatti con l'aggettivo ermetico si vuole
definire una poesia caratterizzata da un linguaggio difficile e misterioso. Gli ermetici con i loro versi non
raccontano e non spiegano, bensì riportano frammenti di verità a cui sono pervenuti in un momento di grazia,
attraverso la rivelazione poetica. Proprio per questo deve essere il lettore a capire profondi significati celati
dietro i suoi effimeri versi, carichi di emozione.
Ungaretti è importante perché ha saputo mostrare nella poesia una funzione insostituibile per l'uomo: quella
di dargli, pur nella pena dell'esistere, la consapevolezza di sé.
Di lui è stata apprezzata soprattutto la creazione di un linguaggio poetico nuovo, lontanissimo dai modi della
poesia Aulica e compiaciuta di un certo decadentismo ed invece molto aderente alle cose che costituiscono i
suoi contenuti. E' stata apprezzata la restituzione del valore primitivo dell'espressione: la sua poesia non si
presenta come un gioco letterario, ma come una sofferta ricerca di ogni possibile sfaccettatura della parola
che serve a richiamare l'essenza dolorosa del vivere.
Al posto della classica tesina abbiamo ritenuto preferibile la scelta di parlare delle nostre emozioni sottoforma
di diario e di riportare le date così come lo stesso Ungaretti faceva con le sue poesie. Dopo queste ore passate
tutt'e quattro insieme, perché la quinta è impegnata da settimane, nella realizzazione dell' 'opera d'arte'
allegata, siamo sempre più convinte di aver preso la giusta decisione poiché è stato complesso mettere
d'accordo quattro menti ognuna con il proprio bagaglio di emozioni e proprio perché lo stesso Ungaretti non
ci avrebbe permesso di uniformare le nostre sensazioni e di esprimere veramente noi stesse e la nostra
famosa origine perduta.
Scarica

Anelando la luce