Indice Presentazione Gal Piceno, Presidente Domenico Gentili Unione Montana del Tronto e Valfluvione, Presidente Domenico Pala Unione Montana dei Sibillini, Presidente Onorato Corbelli Premessa Il territorio Miti e storia Cosa sono i tartufi Aspetti morfologici Descrizione delle specie di tartufo La coltivazione Gli amici e i nemici dei tartufi La cerca Calendario della raccolta nella Regione Marche La normativa Le frodi e “le beffe” La scelta del tartufo La conservazione e la pulizia La vendita L’utilizzo in cucina L’abbinamento con i vini Il tartufo nel piatto Bibliografia pag. 5 pag. 7 pag. 9 pag. 10 pag. 13 pag. 16 pag. 19 pag. 20 pag. 22 pag. 43 pag. 46 pag. 49 pag. 51 pag. 52 pag. 54 pag. 58 pag. 64 pag. 67 pag. 69 pag. 72 pag. 77 pag. 101 3 Presentazione L a valorizzazione turistica del territorio Piceno è stata avviata con il Leader+ (2000/2006) attraverso una serie di eventi promozionali, volti a incentivare i prodotti enogastronomici locali, la cultura e il patrimonio ambientale. In particolare, relativamente alla promozione del tartufo, il Gal Piceno ha realizzato con il Gal Montefeltro un progetto di cooperazione infra-territoriale per la sua valorizzazione attraverso la pubblicazione di due volumi: “I territori del Tartufo” e “Tra Territorio e Leggende”. Con questa Guida il GAL “Piceno” con il sostegno dell’Unione Montana del Tronto e Valfluvione e l’Unione Montana dei Sibillini, intende potenziare il territorio stimolando l’interesse per il tartufo, prodotto di pregio che fin dall’antichità ha spinto l’uomo a studiarne le caratteristiche, gli habitat, gli aromi e gli usi in cucina. PICENO - TERRA DI TARTUFI è uno strumento utile per tutti coloro che sono desiderosi di acquisire conoscenze, sempre più approfondite e aggiornate, sul tartufo e sul suo territorio. Il Gal “Piceno” ritiene questo prodotto capace di favorire lo sviluppo agrituristico della provincia ascolana. Gal “Piceno” Scarl Domenico Gentili Presidente 5 6 pierluigi giorgi © I l presente opuscolo si prefigge l’obiettivo di ampliare la platea dei conoscitori del tartufo Piceno e di vincere la sfida del territorio, alto collinare e montano, contro la modernità e la globalizzazione che impongono trasformazioni territoriali sempre più radicali. Indubbiamente la promozione del tartufo, nell’ambito del progetto di cooperazione transnazionale “Terre del Tartufo”, delinea un ulteriore presupposto per lo sviluppo dell’intero settore e dell’indotto ad esso collegato. Nel territorio montano, in particolare in quello del Piceno, il tartufo rappresenta una risorsa strategica nella politica di valorizzazione e promozione territoriale; esso si configura “testimonial” di una più ampia offerta enogastronomica, turistica, paesaggistica e culturale, nonché traino per lo sviluppo dell’economia locale. In questo breve spazio, si coglie l’occasione per un ringraziamento particolare a coloro che in precedenza hanno creduto nel progetto “Terre del Tartufo”. Il presente manuale cercherà di sintetizzare il lavoro svolto in questi anni. Unione Montana del Tronto e Valfluvione Domenico Pala Presidente 7 pierluigi giorgi © L o sviluppo economico e sociale della montagna è strettamente connesso alla tutela dei suoi elementi caratteristici, ovvero la naturalità del territorio, il grande fascino del paesaggio, il permanere dei segni della storia e la vitalità delle tradizioni e di tutte le potenzialità offerte dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini. In altri termini il principale punto di forza di questi territori riguarda la diversità dei piccoli “giacimenti” culturali e ambientali. Attraverso adeguati percorsi di sviluppo occorre così promuovere e rendere fruibili questi elementi, affinché si tramutino effettivamente in risorse per le popolazioni locali. La guida PICENO TERRA DI TARTUFI rappresenta uno tra i diversi percorsi di sviluppo; essa tende a diffondere la conoscenza del tartufo e del territorio Piceno, quindi ad incrementare la crescita e lo sviluppo delle realtà produttive locali, del settore del tartufo e di quello agro-alimentare in genere. Realizzata grazie alla collaborazione tra Enti pubblici (GAL “Piceno” e Unioni Montane) e l’Associazione Tartufai e Tartuficoltori dei Sibillini, ma anche grazie all’azione di privati intenditori di tartufo, dà valore all’intero territorio, alla sua comunità e al rafforzamento del senso di appartenenza. Unione Montana dei Sibillini Onorato Corbelli Presidente 9 Premessa P ICENO TERRA DI TARTUFI comprende un insieme di informazioni volte alla conoscenza del territorio di produzione del tartufo. Il tartufo è un prodotto pregiato che ha appassionato molte generazioni di estimatori, attratti dalle caratteristiche, dagli aromi, dai profumi e dall’utilizzo a tavola. A tal proposito si inserisce questo volume, prodotto dal GAL “Piceno” e realizzato con la collaborazione delle Unioni Montane, che ha l’interesse di valorizzare il territorio e le produzioni tartuficole dell’Unione Montana dei Sibillini e dell’Unione Montana del Tronto e Valfluvione. Questo testo vuole essere una guida per cuochi, studenti, gourmet e turisti desiderosi di conoscere il prezioso fungo ipogeo. Al GAL “Piceno”, inoltre, va riconosciuto l’interesse dimostrato per la promozione e la valorizzazione del territorio attraverso il tartufo a livello nazionale e internazionale. Il tartufo è uno dei “prodotti tipici” più importanti dell’area del Piceno. Ha eccellenti caratteristiche organolettiche e morfologiche ed è il testimone della qualità ambientale dei luoghi di produzione: per questo il tartufo deve essere il più possibile commercializzato ed utilizzato fresco in loco. 10 Unione Montana del Tronto e Valfluvione Ascoli Piceno Unione Montana dei Sibillini IlTerritorio I l paesaggio montano e collinare del Piceno, appartenente all’Unione Montana dei Sibillini e all’Unione Montana del Tronto e Valfluvione, è dotato di una straordinaria bellezza naturale legata a un illustre patrimonio culturale. Questo territorio di confine, conteso tra i Borboni e lo Stato Pontificio, è stato martoriato da aspre lotte tra briganti, truppe regolari e popolazioni locali. L’antico insediamento del popolo Piceno -giunto secondo la leggenda in questi luoghi sotto la guida di un picchio- è ricco di centri storici arroccati e presenta molti stanziamenti Farfensi su cui i monaci hanno esercitato una significativa influenza durante la dominazione pontificia. Gli insediamenti sono caratterizzati da viuzze strette e costruiti con il tufo ed il travertino o con laterizi realizzati in locali fornaci. Ovunque si aprono scenari incantevoli: il verde dei boschi e dei monti si armonizza con l’azzurro del cielo, la campagna ospita le colture umane e concede i suoi frutti. I borghi con un’importante tradizione storico-culturale sono moltissimi. I borghi medievali sorgono, con le loro piccole abitazioni in laterizi, sulle cime della catena di colli marchigiani, godendo di una vista che spazia dalla costa adriatica ai Monti Sibillini, dal Monte Conero al Gran Sasso d’Italia. 13 La sensibilità degli abitanti e la professionalità degli artigiani hanno fatto sì che i centri storici dei borghi rurali dell’entroterra Piceno mantenessero l’antico fascino medievale, tutelandone gli aspetti originari. Oggi la vita cittadina ruota attorno alle caratteristiche Piazze, dove anche i turisti vengono accolti. La salubrità dell’aria, la cucina genuina e la cordialità degli abitanti descrivono quanto il territorio del Piceno offre a chi è alla ricerca di un itinerario storico-paesaggistico ed eno-gastronomico unico. Della ricca gastronomia locale si ricordano le mitiche olive fritte, i funghi, le castagne e i marroni, il formaggio pecorino, le carni di cinghiale e di agnello e gli oli purissimi. Piatti squisiti si abbinano con un buon vino locale, dal Falerio al Rosso Piceno Superiore. Tutto questo territorio straordinario produce, in ogni periodo dell’anno, tartufi notoriamente apprezzati per le loro eccellenti caratteristiche organolettiche e morfologiche. 14 15 Miti e Storia I n epoche antichissime già presso i popoli Babilonesi e poi presso gli Egiziani vigeva l’uso aromatico del tartufo in pietanze prelibate. Nell’Antica Grecia gli venne riconosciuto il merito di essere afrodisiaco, Pitagora e Galeno sostenevano infatti che “il tartufo […] poteva disporre della voluttà”. Nella Roma imperiale, invece, Plinio il Vecchio riteneva che “il massimo miracolo della natura è la nascita e la vita di questo tubero che cresce isolato e circondato di sola terra”. Nel Medioevo l’entusiasmo verso i tartufi si affievolì, poiché considerati velenosi o cibo per le streghe. Con l’affermarsi della cultura del gusto e dell’arte culinaria, nel Rinascimento, invece, i tartufi vennero rivalutati fino a divenire protagonisti della cucina delle corti signorili: il tartufo, non più Terfezia ma Tuber terrae (poi Terrae tuffolae, infine Tartuffolae, da cui “tartufo”) raggiunse la sua massima diffusione. Dal Cinquecento in poi è entrato intensamente nella tradizione culinaria; alcune fonti storiche ne testimoniano l’uso anche nel pranzo conclusivo del Congresso di Vienna (1815). Il tartufo attualmente ha consolidato la sua fama di principe della tavola e si è trasformato in un fenomeno di costume. 16 Curiosità Molte leggende narrano che il tartufo sia nato da un fulmine scagliato da Giove, famoso per la sua prodigiosa attività sessuale, in prossimità di una quercia a lui sacra diventando così il frutto afrodisiaco per antonomasia. Le proprietà afrodisiache dei tartufi sono state ipotizzate da tre ricercatori tedeschi delle Università di Monaco e Lubecca. Questi studiosi hanno rilevato, nel 1981, la presenza nei tartufi di un alcol volatile dall’odore muschiato, molto vicino al testosterone, che potrebbe essere la causa di effetti stimolanti. Questa ricerca però non è stata confermata. Al di là delle ipotesi scientifiche, la realtà è che il tartufo è un eccitante formidabile… ma della mente! 17 ASCHI SPORE PERIDIO GLEBA 18 Cosa sono iTartufi I tartufi sono funghi ipogei (crescono sotto terra) appartenenti al genere Tuber che vivono in simbiosi micorrizica con alberi o arbusti. La micorriza (dal greco: mýkēs “fungo” e rhíza “radice”) è l’associazione simbiotica di tipo mutualistico che si instaura tra gli apici radicali di una pianta ed il micelio di un fungo: il fungo riceve dall’apparato radicale sostanze nutrienti, mentre la pianta riceve dal fungo acqua e sostanze minerali. La struttura del tartufo è composta dal carpoforo, che costituisce il corpo fruttifero che normalmente ha la forma di una sfera, e dal rivestimento esterno, il peridio, che può essere bianco rossastro, giallo, bruno o nero. La superficie esterna può avere consistenza liscia o verrucosa. La parte interna è invece chiamata gleba ed è caratterizzata da una serie di venature. Curiosità I tartufi non sono tuberi ma funghi! Per tubero s’intende una porzione modificata del fusto di una pianta che assume un aspetto globoso più o meno allungato, con funzioni di accumulo di sostanze di riserva e di propagazione vegetativa (es. patata). 19 Aspetti Morfologici I l carpoforo, a piena maturità, ha normalmente un aspetto globoso, con dimensioni variabili da quelle di una nocciola a quelle di una mela. Il peridio, la cui superficie può essere liscia o più o meno verrucosa, possiede un colore che varia dal bianco al giallastro nei tartufi bianchi e dal bruno rossastro al nero nei tartufi neri. La gleba ha una consistenza carnosa, compatta, con venature più chiare e più scure. Le venature più scure (ife fertili) contengono gli aschi, involucri a forma di sacco con all’interno un numero variabile di spore. Le spore, che rappresentano il mezzo di riproduzione dei tartufi, sono piccolissime e visibili solo al microscopio. Il tartufo è costituito per oltre l’80% da acqua e per la parte restante da fibre, proteine, lipidi e sali minerali. Il valore del tartufo non sta quindi nel suo apporto alimentare, ma nel suo aroma inebriante e nella sua capacità di produrre un piacere esclusivo in chi lo consuma. A queste caratteristiche va attribuita anche la grande differenza di prezzo tra le specie più pregiate e quelle meno pregiate, nonostante la loro composizione chimica sia simile. 20 COMPOSIZIONE per 100 grammi di alimento edibile (mangiabile) 76,30 g Acqua 8,50 g Fibra alimentare 6,00 g Proteine 0,70 g Glucidi disponibili 0,50 g Lipidi 368,00 mg Potassio 62,00 mg Fosforo 55,00 mg Sodio 24,00 mg Calcio 3,80 mg Zinco 3,50 mg Ferro 2,00 mg Niacina (Vit. B3 o PP) 1,00 mg Vitamina C 0,18 mg Vitamina B6 0,12 mg Vitamina E 0,09 mg Riblofavina (Vit. B2) 0,05 mg Tiamina (Vit. B1) 44,00 μg Acido Folico Energia 31 Kcal Colesterolo assente Aschi e spore di tartufo nero pregiato (sopra) e di tartufo bianco pregiato (sotto) Micorrize di tartufo nero pregiato su radici di roverella 21 Descrizione delleSpecie diTartufo L a Legge Quadro n. 752 del 16 dicembre 1985 consente la commercializzazione di nove specie di tartufo, le elenca e ne descrive le caratteristiche morfologiche e organolettiche. Ovviamente ogni specie può esprimere una variabilità di queste caratteristiche in base al grado di maturazione, al periodo di raccolta, alla pianta simbionte ed alla tipologia del suolo in cui cresce. Per la produzione dei tartufi, in particolare delle due specie più preziose tartufo bianco pregiato e tartufo nero pregiato, l’andamento climatico riveste un ruolo determinante: primavere molto fredde riducono la formazione degli abbozzi (tartufini) ed estati torride e senza pioggia ne impediscono l’accrescimento. Non meno importanti risultano le caratteristiche fisiche e chimiche del terreno, che oltre ad essere determinanti per la stessa produzione, incidono sulla morfologia e sulle caratteristiche organolettiche di questi funghi ipogei. 22 SPECIE DI TARTUFO NOME NOME SCIENTIFICO 1 TARTUFO BIANCO PREGIATO Tuber magnatum Pico 2 BIANCHETTO o MARZUOLO Tuber Borchii Vittadini o Tuber albidum Pico 3 TARTUFO NERO PREGIATO Tuber melanosporum Vittadini 4 TARTUFO NERO D'INVERNO o TRIFOLA NERA Tuber brumale Vittadini 5 TARTUFO MOSCATO Tuber brumale var. moschatum De Ferry 6 TARTUFO D'ESTATE o SCORZONE Tuber aestivum Vittadini 7 TARTUFO UNCINATO o SCORZONE AUTUNNALE Tuber aestivum var. uncinatum Chatin 8 TARTUFO NERO LISCIO Tuber macrosporum Vittadini 9 TARTUFO NERO ORDINARIO Tuber mesentericum Vittadini 23 Tuber magnatum Pico Tartufo Bianco Pregiato I Curiosità Il tartufo bianco è la specie di tartufo più pregiata in assoluto. Può superare 1 kg di peso e i suoi esemplari battuti nelle aste vengono venduti in tutto il mondo a prezzi proibitivi. Nella composizione aromatica di Tuber magnatum possono essere riconosciuti i seguenti descrittori: fermentato, fungo, miele, fieno, aglio, spezie, terra bagnata e ammoniaca. 24 l nome deriva dal latino magnatum, gen. plur. di magnates (= dei potenti, dei ricchi) ed è considerato il tartufo per antonomasia, non solo per la sua rarità, ma anche per il suo aroma intenso e per la sua notevole importanza commerciale. La sua forma, globosa e irregolare, varia a seconda del terreno: riesce a raggiungere con facilità i 200-300 gr di peso ed eccezionalmente può superare il chilogrammo. La sua superficie esterna è liscia e leggermente vellutata con un colore che varia dall’ocra pallido al crema fino al verdastro. La sua gleba ha sfumature dal marrone al nocciola più o meno tenue con fini e sottili venature bianche. Il suo profumo è inconfondibile: fragrante, intenso, persistente, piacevolmente agliaceo, con sentori di formaggio fermentato e di spezie dolci. Vive in simbiosi con roverelle, cerri, farnie, noccioli, carpini neri, tigli, pioppi e salici. Predilige gli ambienti freschi e umidi dei fondovalle, degli argini dei corsi d’acqua, dei boschi, dei loro margini e delle scarpate. La profondità di crescita varia da pochi centimetri fino ad oltre mezzo metro. 25 26 Tuber melanosporum Vittadini Tartufo Nero Pregiato I l nome (mélas = nero e sporà = seme) deriva dal greco e significa “a spore nere”. È il tartufo del Périgord dei francesi. Il carpoforo, di grandezza variabile da pochi grammi fino a mezzo chilo in casi eccezionali - mediamente intorno all’etto ha forma tondeggiante più o meno regolare e lobata. Il peridio, di colore bruno nerastro con venature rossastre negli esemplari immaturi, ha la superficie coperta da verruche piramidali poco pronunciate e ad apice depresso. La carne della gleba è nero-violacea con venatura bianca fina. Il profumo è aromatico fruttato (fragola), armoniosamente intenso ma non pungente, gradevole. Il sapore è squisito. Cresce nell’area collinare e montana, su terreni sedimentari calcarei, sciolti, porosi, areati e ben drenanti, in ambienti caldi e assolati. Predilige la simbiosi con la roverella ed il leccio, alberi termofili e xerofili per eccellenza, ma anche con altre specie del genere quercus, con il carpino nero e con il nocciolo. Sotto le chiome di questi alberi, quando inizia la produzione di tartufi, si forma il caratteristico “pianello”: il suolo si presenta privo di vegetazione erbacea in quanto il micelio ne inibisce la crescita. Il nero pregiato è il tartufo che offre i migliori risultati nella coltivazione. Commercialmente è secondo soltanto al tartufo bianco. In cucina, però, è sicuramente il protagonista. Può essere consumato sia crudo che cotto e predilige le preparazioni a base di olio extravergine di oliva. Per il suo profumo delicato e per il sapore dolce è il tartufo preferito dai francesi e da quanti non tollerano l’intensità aromatica del tartufo bianco. 27 Tuber aestivum Vittadini Scorzone Estivo È un tartufo di forma generalmente rotondeggiante, più o meno regolare. Il suo peso varia da pochi grammi fino a mezzo chilo. La sua superficie, di colore nero, presenta grandi verruche piramidali che gli conferiscono la grossolana tipica rugosità dalla quale deriva il nome di “scorzone”. La gleba è di colore nocciola con numerose venature chiare. Molto adattabile ecologicamente, cresce da maggio a settembre (da cui l’attributo “estivo”) in svariati terreni, dal livello del mare fin oltre i mille metri di altitudine. Vive in simbiosi con roverelle, noccioli, carpini neri e cerri, provocando la comparsa più o meno evidente del “pianello” sotto la chioma di questi alberi. Ha un aroma leggero, aromatico, fungino (misto di porcino e prataiolo), gradevole con sentore di nocciola e delicato che lo rende molto versatile in cucina. Pregevoli sono i suoi abbinamenti con piatti di pesce, crostacei e molluschi. Pur essendo commercialmente più economico del tartufo bianco pregiato e del tartufo nero pregiato, anche perchè più abbondante, possiede una sua marcata personalità. 28 29 30 Tuber aestivum var. uncinatum Chatin Tartufo Uncinato oScorzone Autunnale A nche se elevato al rango di specie (Tuber uncinatum Chatin) dal micologo francese Chatin nel 1887, viene ormai universalmente considerato una forma autunnale dello scorzone estivo, al quale è molto simile. Il suo nome, dal latino uncinatum, deriva dalle creste membranose delle spore che appaiono conformate a uncino. In Francia questo tartufo è denominato Truffe de Bourgogne. Il peridio presenta verruche meno grosse e non striate trasversalmente, la gleba è di colore scuro, quasi cioccolato, il profumo è forte e il sapore marcato. Matura in autunno, da ottobre a dicembre, nei boschi misti di roverella, carpino nero, cerro, faggio e predilige luoghi freschi. In cucina ha la stessa versatilità e lo stesso uso dello scorzone estivo. Ha un mercato sviluppato in alcune zone italiane, soprattutto nel parmense, invece nelle Marche possiede lo stesso valore commerciale dello scorzone estivo. 31 Tuber borchii Vittadini o Tuber albidum Pico Tartufo Bianchetto oMarzuolo H a dimensioni modeste che non superano quelle di un uovo di gallina, una forma globosa e una superficie pelosa da giovane, poi liscia, di colore variabile dal giallo ocra aranciato al ruggine, con tonalità anche bruno scure. La gleba, una volta raggiunta la maturazione, ha un colore che va dal fulvo al bruno con poche ma ampie venature bianche. Il suo odore è forte, penetrante, non sempre gradevole, con componenti agliacee molto pronunciate ed il suo sapore è intenso per cui per molti risulta indigesto. Cresce su suoli sciolti e sabbiosi, dal livello del mare fino a superare i mille metri di altitudine, in simbiosi con pini, roverelle, cerri, pioppi ed altre latifoglie. Questo tartufo, nella ristorazione nel Piceno, risulta poco conosciuto e quindi poco richiesto. 32 33 34 Tuber macrosporum Vittadini Tartufo Nero Liscio I l nome deriva dal greco e significa “a grandi spore” (macròs e sporà). Di forma rotondeggiante globosa, difficilmente supera i 5070 grammi di peso. Il peridio è di colore bruno nerastro, di aspetto liscio perché le verruche sono piccole e appiattite. La gleba è bruna con sfumature porpora ed è solcata da numerose vene sterili biancastre. L’aroma è leggermente agliaceo e ricorda quello del bianco pregiato. Il sapore è gradevole. È un tartufo per intenditori: poco conosciuto, solitamente non commercializzato, ma molto apprezzato da chi ha avuto modo di assaggiarlo. Fruttifica da settembre a dicembre nel medesimo habitat e in simbiosi con gli stessi alberi del tartufo bianco pregiato, ma con una produzione molto più ridotta. L’uso in cucina è lo stesso del tartufo bianco. 35 Tuber brumale Vittadini Tartufo Nero d’Inverno I l nome deriva dal latino brumalis, invernale, con riferimento al periodo di crescita che va da gennaio a marzo. Il carpoforo è di piccole dimensioni (3-7 cm di diametro) di forma irregolare e globosa. Il peridio è nero, verrucoso, con verruche poligonali piccole che si staccano facilmente dalla gleba. La gleba, di colore grigio fumo, è solcata da venature sterili biancastre larghe e rade. Il profumo è gradevole, ma forte, simile a quello del legno di sanguinello. Il sapore è più intenso ma meno buono di quello del tartufo nero pregiato, rispetto al quale ha un valore commerciale molto inferiore. Vive in simbiosi con pini, querce, noccioli e tigli nello stesso ambiente del T. melanosporum, ma tollera anche terreni meno calcarei, più compatti, più ricchi di humus e con ristagno idrico. Questo tartufo viene generalmente utilizzato in conserva. 36 Tuber brumale var. moschatum De Ferry Tartufo Moscato M olto simile al Tartufo nero d’inverno, dal quale è spesso difficile distinguerlo, ha il peridio nero con verruche basse e la gleba scura con vene bianche molto larghe. La sua dimensione non supera mai quella di un uovo di gallina. Il suo profumo è forte ed il sapore piccante, simile a quello del muschio. 39 Tuber mesentericum Vittadini Tartufo Nero Ordinario L a sua struttura è globosa o irregolare con una cavità basale di dimensioni variabili che può superare i 6 cm. Il peridio, aderente alla gleba, ha un colore nerissimo ed ha piccole verruche fitte. La gleba va dal grigio giallo al marrone scuro o cioccolato con vene bianche e ben definite, a forma di labirinto. L’odore è intenso, di bitume, fenico come anche il sapore che potrebbe essere assimilato a quello delle mandorle amare. Questo tartufo, detto anche “Tartufo di Bagnoli”, in Italia ha un mercato limitato e localizzato. Nel Piceno non viene utilizzato. 40 41 42 LaColtivazione L a tartuficoltura è un settore agricolo che sta portando allo sviluppo economico delle aree collinari e montane del Piceno. Negli ultimi anni centinaia di ettari di terreno sono stati investiti nella coltivazione di tartufi, soprattutto del nero pregiato (Tuber melanosporum Vittadini). Anche lo scorzone si presta bene alla coltivazione, viene coltivato nei terreni in cui il suolo non risulta idoneo per il tartufo nero (di maggiore valore economico). Per il tartufo bianco invece si è ormai abbandonata la realizzazione di nuovi impianti di coltivazione, in quanto essa non ha dato risultati soddisfacenti. Nell’ultimo ventennio vi sono state varie sperimentazioni, con risultati lusinghieri nella coltivazione delle tartufaie spontanee esistenti. Dal punto di vista qualitativo e organolettico non vi è alcuna differenza tra i tartufi coltivati e quelli che crescono spontanei, dal momento che la coltivazione avviene in modo naturale, senza uso di fertilizzanti e trattamenti chimici. 43 La coltivazione dei tartufi si sviluppa in varie fasi: 1. scelta del terreno più adatto (esposizione, caratteristiche fisiche e chimiche, pendenza, aspetti climatici); 2. scelta della specie di tartufo; 3. scelta della pianta simbionte micorrizata con il tartufo, più idonea alle caratteristiche del suolo; 4. impianto (lavorazione, sesto, messa a dimora); 5. interventi colturali successivi (sarchiatura, potatura, taglio dell’erba ed eventuali irrigazioni o pacciamature); 6. raccolta quando l’impianto è in produzione e i tartufi sono maturi. Ogni specie di tartufo, ovviamente, richiede delle differenti tecniche di coltivazione che influenzeranno in modo determinante sia la produzione che la qualità morfologica e organolettica dei carpofori. 44 45 Gli Amici e iNemici deiTartufi L a migliore amica dei tartufi è stata l’agricoltura contadina ormai quasi scomparsa, in quanto le tecniche colturali di questa agricoltura tradizionale (arature poco profonde, concimazione organica, regimazione delle acque, potature degli alberi e pulitura dei boschi) hanno rappresentato una coltivazione indiretta di questi funghi garantendo, negli anni antecedenti la pesante meccanizzazione agricola, una straordinaria produzione degli stessi, che oggi è drasticamente ridotta. Vari animali, apparentemente nocivi, risultano ottimi amici dei tartufi, in quanto funzionali alla loro strategia riproduttiva: i cinghiali, i tassi, le volpi, le arvicole, le lumache e alcune specie di insetti si nutrono di 46 questi funghi sotterranei, attratti dal loro aroma e ne disseminano le spore nell’ambiente. Il tartufo è un indicatore ecologico di un ambiente sano e pulito, quindi non crescerà mai in aree soggette ad emissioni di concimi chimici, diserbanti, pesticidi e di altri inquinanti; proprio per questo motivo trova, invece, nell’area dei Sibillini il suo habitat ideale. Nemici dell’immagine e della percezione qualitativa del tartufo risultano le operazioni illegali che lo colpiscono, come le truffe e le sofisticazioni; ma anche il commercio dei surrogati del tartufo non rende un buon servizio a questo straordinario frutto della terra. Una lettura attenta dell’etichetta dei prodotti risulterà sicuramente utile. 47 48 LaCerca L a cerca e la raccolta dei tartufi vengono effettuate con l’ausilio del cane e con l’impiego del “vanghetto” o della “vanghella”; esse sono consentite nei boschi e nei terreni non coltivati da chi è in possesso del tesserino di idoneità rilasciato a livello regionale dall’autorità competente, previo superamento di un esame. Il bravo cercatore coniuga la perfetta conoscenza del territorio, la passione e la capacità di individuare i luoghi più idonei all’abilità nell’estrarre il tartufo senza produrre danni all’habitat. L’attività di ricerca è spesso un hobby; ogni tartufaio ha i suoi luoghi segreti e non vuole rischiare che altri li scoprano. Ciò è motivato dal fatto che questi luoghi continueranno a produrre negli anni e quindi è opportuno frequentarli di nascosto. L’utilizzo del cane, oltre ad essere obbligatorio per legge, è indispensabile in quanto amico dell’uomo. Con il suo fiuto, e lo specifico addestramento, è in grado di individuare la presenza dei tartufi maturi e di segnalare al padrone, con la “raspata”, il punto esatto del terreno in cui si trovano. Il tartufaio completerà l’estrazione con il vanghetto e provvederà poi a richiudere la buca. Non esiste una vera e propria razza di cane che abbia peculiari requisiti per questo tipo di attività, pertanto tutte sono potenzialmente utilizzabili. Tuttavia il Lagotto Romagnolo è quello che comunemente si ritiene più predisposto per natura. 49 Per quanto riguarda il sesso, normalmente, viene utilizzata la femmina, più docile e più portata all’apprendimento. La legge n. 752/85 ha vietato l’utilizzo del maiale a causa dei danni ambientali provocati da questo animale con lo scavo energico, quasi un’aratura, e pertanto oggi solo il cane è ammesso alla ricerca (a differenza della Francia dove tale pratica è ancora accettata). La raccolta dei tartufi va effettuata in maniera tale da non danneggiare il micelio fungino (l’insieme delle cellule che compongono il complesso vegetativo dei funghi) e non compromettere, quindi, la futura produzione. La ricerca e la raccolta dei tartufi devono avvenire esclusivamente nei periodi e negli orari stabiliti dalla legge regionale, ossia quando sono completamente maturi e profumati. 50 2 | TARTUFO BIANCHETTO O MARZUOLO • Tuber borchii Vitt. o Tuber albidum Pico dal 15 gennaio al 15 aprile 3 | TARTUFO NERO PREGIATO | Tuber melanosporum Vitt. dal 1 dicembre al 15 marzo 4 | TARTUFO NERO D’INVERNO |Tuber brumale Vitt. dal 1 gennaio al 15 marzo 5 | TARTUFO MOSCATO Tuber brumale var. moschatum De Ferry dal 1 gennaio al 15 marzo 6 | SCORZONE ESTIVO | Tuber aestivum Vitt. dal 1 giugno al 31 agosto e dal 1 ottobre al 31 dicembre 7 | TARTUFO UNCINATO O SCORZONE AUTUNNALE Tuber aestivum var. uncinatum Chatin dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre 8 | TARTUFO NERO LISCIO | Tuber macrosporum Vitt. dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre 9 | TARTUFO NERO ORDINARIO | Tuber mesentericum Vitt. dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre • • • • • • NOVEMBRE DICEMBRE dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre OTTOBRE 1 | TARTUFO BIANCO | Tuber magnatum Pico SETTEMBRE AGOSTO LUGLIO GIUGNO MAGGIO APRILE MARZO FEBBRAIO GENNAIO CALENDARIO DELLA RACCOLTA REGIONE MARCHE • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 51 LaNormativa L a legge 16 dicembre 1985, n. 752 e successive modifiche ed integrazioni -“Normativa quadro in materia di raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi freschi o conservati destinati al consumo”- ha inteso regolare in Italia la raccolta dei tartufi. Tale norma quadro, in particolare, ha demandato alle Regioni la potestà di regolare la raccolta sui propri territori, stabilendo, nel contempo, alcune regole comuni a livello nazionale. Nella Regione Marche la raccolta, la coltivazione e la commercializzazione del tartufo sono state regolamentate prima con la Legge Regionale n. 34/1987 e, recentemente, con la L. R. n. 5/2013, alla quale è seguita la Deliberazione della Giunta Regionale n. 61 del 9 febbraio 2015, relativa ad alcune disposizioni applicative della legge stessa ed alla definizione delle linee guida sulle tecniche di coltivazione per le tartufaie coltivate e controllate. È stata realizzata una carta di qualità del tartufo fresco (scaricabile dal sito internet: http://www.galpiceno.it/index.php/site/cooperazione/ terre-del-tartufo) ed è stata emanata tenendo conto della normativa vigente. 52 53 LeFrodi e le“Beffe” I l nostro territorio, in ogni periodo dell’anno, ci propone diverse specie di tartufi. Sarebbe opportuno consumarli freschi rispettando la stagionalità. Il tartufo, infatti, è un prodotto desiderabile che suscita grande interesse: per questo motivo intorno ad esso prolificano i raggiri e gli inganni finalizzati al facile guadagno. Le frodi più comuni sono riconducibili a sostituzione o miscelazione di tartufi italiani con specie non europee di scarsissimo pregio, la cui commercializzazione non è consentita dalla normativa vigente. In tale ambito rientrano il Tuber oligospermum o Terfezia oligospermia di origine nord africana, il Tuber indicum ed il Tuber hymalaiense di provenienza cinese, noti agli operatori del settore per la scarsa qualità organolettica e, conseguentemente, per il valore commerciale quasi nullo. 54 A volte si rileva la sofisticazione dei tartufi di qualità con prodotti di minor pregio, ma comunque inseriti nell’elenco delle specie di cui è consentita la commercializzazione. È il caso della sostituzione del tartufo bianco pregiato con il bianchetto che, pur avendo un diverso periodo di fruttificazione, a volte presenta delle produzioni precoci. Mescolando le due specie in un’unica partita, il profumo del bianco pregiato prende il sopravvento rendendo pressoché impossibile la distinzione del tartufo di minore qualità. Altra frode si realizza con l’illecito impiego di prodotti di sintesi utilizzati per aromatizzare tartufi non ancora maturi, per mascherare la miscelazione, o addirittura la sostituzione, dei tartufi pregiati con tartufi di scarsa qualità e per esaltare il profumo dei prodotti trasformati a base di tartufo (ad esempio, le conserve). Tre specie simili a confronto. In senso orario: Tuber melanosporum, Tuber brumale e Tuber Indicum (non commerciabilizzabile in Italia) 55 56 pierluigi giorgi © Inoltre, una vera beffa legalizzata, in quanto consentita dalla legge, è l’utilizzo degli aromi di sintesi nei cosiddetti prodotti tartufati, nei quali il contenuto di tartufo è minimo o del tutto assente e il profumo viene dato da aromi chimici. La maggior parte dei prodotti etichettati come “al tartufo” o “tartufati” (olio, burro, sughi, salse, paté), con una normativa diversa, dovrebbero chiamarsi “al bismetiltiometano” o “al dimetilsolfuro”, sostanze prodotte per sintesi chimica che danno rispettivamente l’aroma del tartufo bianco e del tartufo nero. Se in etichetta troviamo la parola “aroma”, possiamo essere sicuri che il profumo deriva da sostanze chimiche. 57 La Scelta delTartufo I l tartufo è un prodotto di pregio e costoso, conviene quindi sceglierlo bene al momento dell’acquisto. Il migliore è quello fresco di raccolta, sodo, compatto, tondeggiante, con superficie regolare, maturo al punto giusto, intensamente profumato, con aroma e caratteristiche morfologiche tipiche della specie di appartenenza. Il tartufo, inoltre, deve essere privo di parassiti e di corpi estranei e non deve presentare parti marcescenti o danneggiate dal gelo. L’analisi sensoriale è una disciplina che evoca, misura, analizza ed interpreta le reazioni rispetto alle caratteristiche di un alimento percepite attraverso i sensi della vista, olfatto, gusto, tatto e udito. È una disciplina scientifica regolata da precisi principi 58 ed attuata tramite metodi e protocolli di lavoro ben definiti. La valutazione del tartufo prevede l’utilizzo di tre dei nostri cinque sensi: vista, tatto e olfatto e quindi è importante effettuare un attento esame visivo, tattile ed olfattivo. Ci sono istituti e centri specializzati che si sono impegnati nella ricerca dei costituenti che determinano il profumo percepibile del tartufo e hanno scoperto decine di composti differenti: alcoli, aldeidi, esteri, chetoni e elementi dello zolfo. È opportuno ritenere che siano soprattutto questi ultimi a caratterizzare lo straordinario profilo olfattivo. Nei tartufi sono presenti anche feromoni steroidei, ai quali viene attribuito un forte richiamo subliminale. 59 Analisi visiva L’analisi visiva si compone della valutazione dell’integrità del corpo fruttifero. Prendiamo in mano il tartufo e osserviamolo attentamente per valutarne la qualità morfologica. L’ideale sarebbe di poter fare il “canifage”, leggero taglio sulla scorza (peridio) per mettere a nudo la carne (gleba) sottostante in modo da poterne osservare il colore, indice del grado di maturazione. La presenza di qualche leggera scalfitura, provocata dalla raspata del cane, può risultare utile per questo controllo quando non ci viene permesso il “canifage”. Un tartufo integro si deteriora molto più lentamente. La presenza di residui di terra sul tartufo può nascondere delle impurità e/o difetti. Ciò determina la valutazione dell’attraenza, intesa come sensazione strettamente personale riguardante la bellezza e la piacevolezza estetica dell’esemplare. 60 Analisi tattile La valutazione tattile prevede l’analisi della consistenza del tartufo. Tenendo il tartufo tra il pollice e l’indice ed esercitando una leggera pressione, ne valutiamo la consistenza: deve essere turgido e compatto. Un buon tartufo deve dare appena la sensazione di elasticità, non presentarsi decisamente duro, ma neppure eccessivamente elastico. Se si rivelasse troppo elastico o molle, potrebbe essere eccessivamente maturo, marcescente o danneggiato dal gelo; se invece risultasse troppo duro, potrebbe essere ancora immaturo o di consistenza legnosa, conseguenza della siccità. 61 Analisi olfattiva L’ultima fase è quella olfattiva: avviciniamo il tartufo al naso e ne determiniamo l’intensità e la complessità olfattiva. L’aroma del tartufo è costituito da un ventaglio di sensazioni semplici, di intensità e di ampiezza variabile. È proprio questa fragranza unica e attraente che ne ha determinato l’assoluto successo culinario. Questo è indubbiamente l’aspetto più importante in quanto il tartufo è principalmente profumo ed ogni specie ha il suo. 62 Curiosità Il brillante gastronomo e magistrato francese Jean Anthelme Brillat-Savarin (1775 - 1826) nella sua “Fisiologia del gusto” (1825), dopo una lunga disquisizione sulle sue esperienze personali, scriveva: “Il tartufo non è per certo un vero afrodisiaco, ma esso può, in talune occasioni, rendere le donne più tenere e gli uomini più amabili”. Da qui ad attribuire ai tartufi proprietà afrodisiache il passo è stato breve. 63 LaConservazione e laPulizia I l tartufo è uno dei prodotti alimentari più pregiati disponibili in natura, ma è anche molto delicato e deperibile. Per meglio gustarne l’aroma deve essere consumato fresco, appena raccolto, poiché l’intensità del suo profumo diminuisce progressivamente con il passare dei giorni. Tuttavia è possibile conservarlo per brevi periodi e, rinunciando ad una parte consistente delle sue qualità, per lunghi periodi. Conservazione per brevi periodi (fino a 15 giorni) Il tartufo, con il velo di terra che lo ricopre, quindi non lavato, va avvolto in carta assorbente e riposto all’interno di un contenitore a chiusura ermetica, in frigorifero. È importante che la carta venga sostituita spesso (almeno ogni 2 giorni), al fine di eliminare l’umidità rilasciata dal tartufo che potrebbe favorirne il deterioramento. Conservazione per lunghi periodi (sconsigliata, meglio consumare tartufi di stagione) Questo tipo di conservazione, assolutamente da escludere per il tartufo bianco che va consumato rigorosamente crudo e fresco, viene realizzata con l’essiccamento, la congelazione o la liofilizzazione, con risultati abbastanza mediocri. 64 Queste modalità di conservazione provocano un’alterazione delle caratteristiche organolettiche dei tartufi, riducendone drasticamente l’intensità del profumo. Risultati accettabili si ottengono, invece, con la surgelazione (diversa dal congelamento domestico), pur con una consistente riduzione dell’aroma. Industrialmente, la conservazione per lunghi periodi di tartufi interi, a pezzi, a fette o macinati, viene effettuata in barattoli o flaconi, con aggiunta di acqua e sale, o solo sale, previa sterilizzazione a 120° C. La Pulizia La pulizia va effettuata al momento dell’uso o prima della conservazione per lunghi periodi (congelazione, conserve, ecc.). Il tartufo deve essere accuratamente lavato sotto l’acqua corrente, con l’aiuto di uno spazzolino con setole di durezza media (nel caso del tartufo bianco sono da preferire setole morbide) per pulirlo completamente della terra. 65 66 LaVendita U na volta raccolti, i tartufi freschi, per poter essere venduti al consumatore, devono rispettare determinati requisiti. Innanzitutto devono essere distinti per specie e varietà, ben maturi, sani e privi di corpi estranei e impurità. I tartufi interi devono essere tenuti separati dai tartufi spezzati. I “pezzi” ed il “tritume” di tartufo devono essere venduti separatamente, senza terra e materie estranee, classificati per specie e varietà. Sono considerate “pezzi” le porzioni di tartufo di dimensione superiore a centimetri 0,5 di diametro e “tritume” quelle di dimensione inferiore. Sui tartufi freschi interi, in pezzi o in tritume, esposti al pubblico per la vendita, deve essere indicato, su apposito cartoncino a stampa, il nome latino ed italiano di ciascuna specie e varietà e la zona geografica di raccolta. I tartufi freschi, in base all’aspetto morfologico ed all’integrità, vengono classificati in: Super extra, Extra, Prima scelta, Seconda scelta, Terza scelta, Pezzi di tartufo, Tritume di tartufo e Pelatura di tartufi. 67 68 pierluigi giorgi © L’Utilizzo inCucina I migliori risultati si ottengono realizzando piatti semplici, nei quali i tartufi sono i protagonisti, con pochi ingredienti e soprattutto senza eccessi di altri aromi o spezie. Per il corretto uso in cucina, risulta utile distinguere le varie specie di tartufi in due gruppi in base al colore del peridio e all’aspetto della loro superficie: chiara e liscia nei tartufi bianchi, nero-brunastra e verrucosa in quelli neri. TARTUFI BIANCHI I tartufi bianchi si consumano rigorosamente crudi, in quanto una temperatura superiore a 60° C ne distruggerebbe l’aroma. Vanno tagliati con l’apposito mandolino a fette sottili che vengono disposte sopra le pietanze calde, come finitura delle stesse. L’abbinamento con grassi animali, come il burro, il brodo di cappone o di gallina, la crema di latte e i formaggi fusi, è il modo migliore per ottenere la massima espressione aromatica di questi tartufi. Essi gradiscono anche l’abbinamento con la cipolla, utilizzata per fare i fondi, con le uova, con le spezie dolci come lo zafferano e la vaniglia. È opportuno invece evitare di accostare il tartufo bianco all’olio extravergine di oliva (ne imprigiona l’aroma), ad alimenti acidi e amari (pomodoro e carciofo), ad altri funghi, ad erbe aromatiche e a spezie troppo forti (aglio, peperoncino, chiodi di garofano, noce moscata). Sconsigliato è l’accostamento con il cavolo, il cui odore richiama quello del tartufo marcio. 69 TARTUFI NERI Quando si cucina il tartufo nero è preferibile non utilizzarlo freddo, appena uscito dal frigorifero, ma lasciarlo “riscaldare” a temperatura ambiente. I tartufi neri sono più versatili; possono essere consumati sia crudi che cotti, in quanto i loro composti aromatici non sono termolabili. Si integrano pienamente nella preparazione culinaria, qualsiasi tecnica di cottura venga utilizzata. Prediligono le preparazioni a base di olio extravergine di oliva e di grassi di maiale stagionati, come pancetta e guanciale. Nei primi piatti, la mantecatura risulta utilissima per esaltare l’intensità olfattiva. Per gustarli nel miglior modo non bisogna affettarli, ma grattugiarli e amalgamarli nella preparazione. Alla fine la pietanza può essere decorata con pezzetti di tartufo tagliati a fiammifero. Curiosità Alexandre Dumas definì il tartufo il “Sancta Santorum” della tavola, Gioacchino Rossini “il Mozart dei funghi” e Camillo Benso conte di Cavour lo utilizzò persino come strumento diplomatico. 70 71 L’Abbinamento con iVini T ra i vari metodi in uso il più semplicistico è quello che consiglia l’abbinamento dei vini bianchi con i tartufi bianchi e dei vini rossi con i tartufi neri. In considerazione del fatto che il tartufo è fondamentalmente aroma, e quindi in pratica un condimento, il metodo più corretto, da un punto di vista culinario, è quello di abbinare il vino al piatto del quale il tartufo è il condimento. In ogni caso, indipendentemente dal tipo di vino scelto, l’intensità, la complessità e la finezza aromatica del tartufo devono sposarsi con vini dai profumi altrettanto intensi, complessi ed eleganti; mentre il corpo del vino deve abbinarsi per concordanza alla struttura del piatto. Infine, in caso di utilizzo di vini rossi, questi non devono essere duri, astringenti o troppo amari, ma devono possedere tannini gentili, morbidi, vellutati e mai aggressivi. Gli aromi del vino e del piatto con il tartufo 72 devono essere in grado di sprigionare una equilibrata successione di sensazioni piacevoli in bocca e al naso. Prassi consolidata è che i vini rossi vengano così abbinati: quelli fruttati e giovani, per gli antipasti e stuzzichini; di medio corpo e medio giovani per i primi e secondi piatti; particolari e speciali per i dolci. I vini ideali sono quelli bianchi, specie se a doppia fermentazione (metodo classico), capaci di smorzare gli eccessi aromatici del tartufo, grazie all’assenza dell’amaro dei tannini e alla dolcezza dei flavonoidi. Interessante, anche perché più rispettoso della tradizione, è abbinare vini e tartufi della stessa area di provenienza. La realtà vitivinicola picena può contare, nello specifico su una DOCG - “Offida” (nelle tre tipologie: Pecorino, Passerina ed Offida Rosso) e su tre DOC Rosso Piceno (anche nella tipologia Superiore) Falerio e Terre di Offida (nelle tipologie Passerina Passito, Vino Santo e Spumante). 73 74 pierluigi giorgi © VINI BIANCHI Passerina è un vitigno, secondo le ultime ricerche, di chiara origine marchigiana. Curioso è il nome che sembra abbia origine dalla particolare predilezione dei passeracei nei confronti di questa uva. Capace di buon accumulo di zuccheri e di acidi, questo vitigno si esprime in tanti modi e sempre con risultati eccellenti. Secco e fermo, questo vino presenta alla vista un bel colore giallo paglierino vivo e luminoso; al naso note di frutta e fiori freschi dolci e piacevoli; in bocca è piacevole con note fresche in evidenza, ma di buon equilibrio e persistenza gusto-olfattiva. L’importante presenza acidica permette a questa uva, se vendemmiata in leggero anticipo, di dare spumanti di piacevolezza assoluta sia al naso, con sentori di frutti bianchi e gialli e fiori, sia in bocca, dove la bollicina sottile e persistente invita immediatamente al secondo sorso. Uva adatta anche alla produzione di passiti e vino santo; dopo un lungo passaggio in legno il colore diventa di ambra luminosissima, con note di frutta matura, secca e confettura di frutta. In bocca, la dolcezza non prende mai il sopravvento supportata da una acidità sempre viva; l’equilibrio è assoluto; il finale è lungo e piacevolissimo in via retro nasale. VINI ROSSI Nel Piceno il Montepulciano dà vita a una DOP storica del territorio come il Rosso Piceno e una DOCG nuova di zecca come l’Offida Rosso. Vitigno di buona vigoria, e con carica polifenolica importante, questo vitigno predilige le zone collinari calde e asciutte. In degustazione, se in purezza si mostra di colore rubino che assume riflessi granati con il passare degli anni, resta sempre impenetrabile e privo di trasparenze, vivo, vivace e di grande consistenza. Al naso la nota di marasca è sempre in bella evidenza, ampliata da toni speziati e aromi evoluti. In bocca l’ingresso è sempre deciso ed elegante, con tannino d’impatto in gioventù che diventa setoso con il passare del tempo; l’equilibrio è da ricercare negli anni anche se il grado alcolico è importante, il finale è lungo con piacevole nota amara. 75 Il tartufo nel piatto Alcune proposte di piatti Crema di patate rosse con spuma di formaggio al Tartufo Nero Pregiato INGREDIENTI per 4 persone Per il brodo vegetale 2 croste di sedano 2 carote ½ cipolla chiodata con chiodo di garofano gambi di prezzemolo porro parte verde 3 bacche di pepe nero Per la crema ½ porro 1 kg di patate olio extra vergine d’oliva pepe bianco Per la spuma ½ l di panna parmigiano Reggiano brodo di cappone sale pepe bianco tartufo grattugiato Vino in abbinamento: Passerina Spumante Brut 78 Per il brodo Mondare le verdure, tagliarle a pezzi e rosolare la cipolla chiodata, salare alla fine e aggiungere 3 bacche di pepe nero. Far sobbollire per un’ora e mezza, passare il tutto in un chinois (colino). Per la crema Mondare le patate e dividerle in 8 parti, metterle nell’acqua. Fatto ciò rosolare il porro con olio di oliva extra vergine aggiungere le patate mondate, sale, pepe e brodo vegetale. Portare a cottura e frullare il tutto. Per la spuma In una bowl mescolare al brodo il sale, il pepe e il parmigiano e infine aggiungere la panna e del tartufo grattugiato finemente in modo che riesca a passare nel sifone. Versare il tutto nel sifone, mettere una carica di azoto. Servire la crema di patate su tazze da consommé e lamelle di tartufo. Tartara di carne di filetto di marchigiana allo Scorzone Estivo Tagliare il filetto a coltello su di un tagliere. Inserirlo in una bowl con il tuorlo dell’uovo; aggiustare di sale e pepe, aggiungere la salsa di tartufo preparata il giorno prima. Comporre il piatto e decorare con tartufo grattugiato o a lamelle. La salsa al tartufo si prepara con tartufo grattugiato, uno spicchio di aglio schiacciato e olio né piccante né amaro. Il tutto va fatto riposare un giorno. NB. L’aglio intero non ha molto odore perchè l’aroma si sviluppa quando l’allina viene a contatto con l’enzima allinasi quindi quando è schiacciato. Utilizzare l’aglio di Sulmona perché è più dolce. INGREDIENTI per 4 persone 400 gr di filetto 1 tuorlo 1 spicchio d’aglio olio extra vergine d’oliva sale fino pepe nero a mulinello salsa al tartufo (vedere la preparazione) tartufo scorzone estivo Vino in abbinamento: Passerina IGT 79 Mezzemaniche al Tartufo Nero Pregiato INGREDIENTI per 4 persone 320 gr di pasta tipo mezzemaniche 1 salsiccia ½ bicchiere di vino bianco 1 spicchio d’aglio 50 gr di parmigiano 3 cucchiai di olio extra vergine d’oliva 30 gr di tartufo nero pregiato Vino in abbinamento: Offida Doc Pecorino 80 Mettere in una padella grande l’olio, l’aglio e la salsiccia spellata e ridotta a pezzetti e fare soffriggere a fuoco basso, mescolando di continuo per almeno 5 minuti. Versare quindi il vino e farlo evaporare a fuoco vivo. Cuocere la pasta in acqua salata, scolarla al dente, versarla nella padella e mantecare a fuoco lento; spegnere poi il fuoco e aggiungere, sempre mescolando, il formaggio ed il tartufo grattugiati. Servire la pasta su piatti caldi e, come finitura, aggiungere del tartufo tagliato a fiammifero. Risotto al Tartufo Scorzone Autunnale Tostare il riso con olio extra vergine, sfumare con il vino, aggiungendo via via il brodo bollente in piccole quantità e mescolare. A ¾ di cottura aggiungere il tartufo grattugiato, aggiustare di sale e pepe. A cottura togliere il riso dal fuoco, lasciarlo riposare per 2/3 minuti e mantecare con burro acidulato, burro e parmigiano e, se occorre, aggiungere un po’ di brodo di gallina. Decorare con tartufo. Il burro acidulato si ottiene sciogliendo il burro con la cipolla, si passa allo chinois e si lascia raffredare. INGREDIENTI per 4 persone 1 l di brodo di gallina 180 gr di riso carnaroli “acquerello” 80 gr di parmigiano 40 gr di burro 10 gr di burro acidulato (vedere la preparazione) ½ bicchiere di vino bianco olio extra vergine d’oliva sale e pepe q.b. tartufo scorzone autunnale Vino in abbinamento: Vino spumate metodo classico 81 Carbonara al Tartufo Bianco Pregiato Lessare gli spaghetti e scolarli al dente. Tagliare il guanciale a dadini di un centimetro circa e cuocere al INGREDIENTI per 4 persone forno le quattro fette di guanciale a 200° C fino a renderlo croccante. 320 gr di spaghetti trafilati Tirarle fuori dal forno, asciugarle al bronzo con carta assorbente e tenerle in 120 gr di guanciale caldo. a fette spesse Scaldare la padella, aggiungere 30 gr di parmigiano l’olio e il guanciale a dadini. 4 fette di guanciale Lasciarlo rosolare fino a che tagliato sottile la parte grassa non diventi 2 rossi d’uovo trasparente avendo cura di non 2 uova intere farlo rinsecchire. Fiammeggiare 1 tartufo bianco 0,4 dl di olio extravergine d’oliva con la vodka secca. 0,2 dl di vodka secca Spenta la fiamma, portare in sale e pepe padella gli spaghetti e amalgamarli alla salsa. Pepare abbondantemente, incorporare le uova sbattute Vino in abbinamento: tenendo in movimento gli spaghetti Offida Passerina Doc 82 con gesti rapidi, in modo tale che le uova non rapprendano sul fondo della padella. Impiattare in piatti caldi, cospargendo con lamelle di tartufo bianco, rigorosamente maneggiato con tovagliolo o guanti bianchi, e decorare con le fette di guanciale croccante. Uovo al Tartufo Nero Pregiato Tenere le uova per una settimana con il tartufo nero in un vaso. Romperle, metterle nella carta fata già unta, salare e aggiungere le lamelle di tartufo chiudendo con uno spago. Cuocere a 63º/65º C in modo che coaguli l’albume mentre il tuorlo rimane crudo. INGREDIENTI per 4 persone 4 uova sale tartufo nero pregiato Vino in abbinamento: Offida Passerina Doc 83 Flan di patate e funghi porcini con fonduta di parmigiano al Tartufo Nero Scorzone Autunnale INGREDIENTI per 4 persone 500 gr di patate 250 gr di funghi stufati con olio e scalogno 250 gr di panna da cucina 6 uova sale fino pepe nero con molino noce moscata parmigiano Per la fonduta 2 rossi di uovo tartufo nero Vino in abbinamento: Chardonnay 84 Lessare le patate, passarle nel passapatate, schiacciarle e introdurle in una bowl; aggiungere sale, pepe, panna da cucina e funghi già frullati. Amalgamare il tutto e introdurlo negli stampini già unti. Cuocere al forno a bagnomaria a 180°. Preparare una salsa con panna da cucina, parmigiano grattugiato e burro manipolato al tartufo; impiattare il tutto e servire con lamelle di tartufo nero. Crostino con formaggio e Tartufo Scorzone In una ciotola preparare una salsina, grattugiando il tartufo, aggiungendo l’olio extravergine d’oliva ed un pizzico di sale. Contemporaneamente mettere al forno, a 200°, le fette di pane con sopra il formaggio. Quando il formaggio fonde, sfornare e servire aggiungendo sulle fette calde la salsina di tartufo precedentemente preparata. INGREDIENTI fette di pane caciotta fresca di mucca a fette tartufo scorzone olio extravergine d’oliva sale Vino in abbinamento: Offida Doc Passerina Brut 85 Arrosto di maiale su vellutata di ceci al Tartufo Nero INGREDIENTI per 4 persone Un pezzo intero di arista di maiale del peso di 800 gr 40 gr di tartufo nero pregiato 1 bicchiere di vino rosso 1 rametto di rosmarino qualche foglia d’alloro olio extravergine di oliva mezzo limone sale e pepe Per la vellutata di ceci 200 gr di ceci secchi da mettere a bagno in acqua fredda per almeno 12 ore 1 scalogno olio extravergine d’oliva sale e pepe 1 rametto di rosmarino Vino in abbinamento: Rosso Piceno Doc Superiore 86 Legare la carne per mantenerne la forma durante la cottura, rotolarla in un mix di alloro, rosmarino e aglio spezzettati, sale e pepe; massaggiarla dopo averla bagnata con il succo di mezzo limone e lasciarla riposare per 15 minuti. Mettete un tegame sul fuoco con abbondante olio, nel quale fare perfettamente rosolare l’arista rigirandola. Passare poi il tutto in una teglia, versare il vino e fare cuocere nel forno preriscaldato alla temperatura di 200° C, bagnando più volte la carne con il fondo di cottura. A cottura ultimata, fare raffreddare la carne, slegarla, tagliarla a fette non troppo sottili che verranno riscaldate e adagiate nei piatti, sulla vellutata di ceci (preparata a parte). Con un cucchiaio guarnire le fette con una salsina precedentemente preparata con il tartufo nero grattugiato, l’olio extravergine di oliva ed un pizzico di sale. Infine, decorare la pietanza con dei pezzetti di tartufo tagliato a fiammifero. Fare rosolare in una casseruola con un filo d’olio lo scalogno tritato; aggiungere i ceci scolati ed un pezzetto di rosmarino, farli insaporire per 3 minuti, poi coprirli con l’acqua e mettere il coperchio. Fare cuocere fino a quando i ceci non saranno teneri (ci vorranno più di 2 ore). A cottura ultimata, salare e pepare, fare raffreddare un po’ e poi ridurre i ceci e lo scalogno in crema con un frullatore ad immersione. Disporre la vellutata nei singoli piatti riscaldati e adagiare le fette di arrosto di maiale. Condire con una salsina di olio e tartufo grattugiato. 87 Flan al Tartufo Nero Pregiato INGREDIENTI per 4 persone 50 gr di cioccolato guanaja 40 gr di burro 20 gr di farina 10 gr di tartufo nero pregiato 1 uovo intero 1 tuorlo Vino in abbinamento: Passerina Passito 88 Fare sciogliere tutti gli ingredienti nel burro ammorbidito e infine aggiungere il cioccolato sciolto con il tartufo grattugiato e a lamelle. Ungere gli stampini da soufflè e riempire a ¾. Cuocere al forno a vapore per 12/15 minuti a bagno maria. L’interno deve restare liquido. Zabaione al Tartufo Bianco Pregiato Grattugiare la buccia di arancia, separare i tuorli dagli albumi. Prendere il polsonetto e versare i rossi d’uovo, lo zucchero, la buccia di arancia grattugiata e la cannella. Amalgamare bene lo zucchero alle uova senza montare, versare il vino Maximo e l’acqua gassata e mettere sul fuoco senza smettere di mescolare in modo che incorpori aria fino a che il composto sarà voluminoso e soffice. INGREDIENTI per 4 persone L’esecuzione si riterrà perfetta se lo zabaione avrà raggiunto una 4 rossi d’uovo buona compattezza restando ben 3 cucchiai montato e spumoso. Servire in di zucchero semolato coppe decorando con lamelle di ¼ di stecca di cannella tartufo bianco. ½ buccia d’arancia grattugiata non trattata acqua gassata zucchero di canna per fare il caramello con il cannello vino Maximo tartufo bianco Vino in abbinamento: IGT Marche Bianco 89 NOTE 90 91 NOTE 92 93 NOTE 94 95 NOTE 96 97 NOTE 98 99 100 pierluigi giorgi © Bibliografia FIORAVANTI S. , Il tartufo sublime profumo - istruzioni per l’uso, in “Il Gusto della Vita”, n. 19, dicembre 2012 FIORDELLI A., Il buon tartufo, Firenze, Edizioni Polistampa, 2005 MODESTI C., I tartufi in cucina, Matelica, Halley editrice s.r.l., 2007 MONTECHI A. & SARASINI M., Funghi ipogei d’Europa, Trento, A.M.B., 2000 STECCHI G., Il tartufo dove, Milano, Edizione IDEA NATURA, 1994 TOCCI A., Tartufo: Il profumo del piacere, Perugia, Ali&no editrice, 2004 www.terredellemeraviglie.it “Alla scoperta del tartufo salvaguardando l’ambiente”, Confagricoltura Unione Provinciale Agricoltori Ascoli Piceno - Fermo “Aspetti e problematiche della Tartuficoltura nel Piceno”, Ascoli Piceno, 17 dicembre 2007, Comune di Roccafluvione www.picenopen.it/prodotti-vini.php 101 Per approfondimenti legati ad eventi del territorio si consiglia di visitare www.youpiceno.it/en/food-and-wine www.terredelpiceno.it www.truffleandco.it www.picenopen.it Coordinamento e assistenza amministrativa progetto Valentini Marina - Silva Fernanda - Gal Piceno Si ringraziano per la collaborazione, supporto tecnico e testi Fioravanti Serafino, Presidente Associazione Tartufai - Tartuficoltori dei Sibillini (per la parte tecnica relativa al tartufo) Gentili Nelson, Tecnico agronomo Unione Montana dei Sibillini Marini Piero, Tecnico agronomo Unione Montana del Tronto e di Valfluvione Simonetti Graziano, Ristoratore e sommelier del territorio Leader Piceno (per la sezione “Tartufo nel piatto”) Grafica e stampa Mastergrafica S.r.l. - Via P. Taccone, 12/16 - 64100 Teramo - ISBN 978-88-98807-26-0 Foto Archivio fotografico dell’Associazione Tartufai - Tartuficoltori dei Sibillini, Presidente Fioravanti Serafino (serafinofioravanti ©) Giorgi Pierluigi Simonetti Graziano (per la sezione “Tartufo nel piatto”) Orsini Roberto e Merlonghi Danilo (per la sezione “Tartufo nel piatto”) pierluigi giorgi © GAL Piceno Sede legale: Via Dante, 44 Comunanza (AP) Sede Operativa: Via Episcopio, 8 Montalto delle Marche (AP) Tel. 0736/827010 - Fax 0736/497234 Mail: [email protected] - PEC: [email protected] www.galpiceno.it #destinazionemarche Progetto finanziato da Misura 4.2.1 Cooperazione transnazionale