7. L’economicità
Ragioneria Generale ed Applicata – Sede di Fano
La vita delle aziende si esplica attraverso un sistema di scelte, che
permettono la risoluzione di diversi problemi di convenienza, basate
su criteri diversificati e complessi, diversi da azienda ad azienda.
Non esiste una generica teoria circa i criteri
identificativi delle scelte più efficienti
tuttavia
l’aspetto economico è fondamentale per esprimere la
congruità delle scelte da compiere
le imprese debbono essere costituite e condotte secondo
il criterio dell’economicità
a.a. 2010/2011
2
Tutta l’attività dell’impresa deve svolgersi ispirandosi al criterio dell’economicità
Criterio generale che indirizza il sistema di scelte
aziendali, di aziende singole o di economie più vaste
la convenienza ad avviare e/o continuare una data
attività imprenditoriale o la validità di un progetto di
investimento.
Rilevanza dell’aspetto economico
nei giudizi di convenienza:
Livelli di giudizio:
Aziendale
Superaziendale
(di gruppo; collettiva)
Equilibrio economico dell’esercizio
ECONOMICITA’
Adeguata potenza finanziaria
“Autosufficienza economica dell’impresa: attitudine della gestione a rimunerare, con i ricavi alle condizioni
richieste dal mercato (o, in generale, alle condizioni cui l’impresa si deve ritenere vincolata) tutti i fattori
produttivi (compreso il capitale, qualunque forma esso abbia) onde l’azienda abbisogna perché possa
avere vita continua e conveniente sviluppo” (P. Onida, 1971, Economia d’azienda, p. 58)
potenza finanziaria “…la concreta possibilità di soddisfare più o meno ampiamente e convenientemente i
fabbisogni monetari e finanziari, concorra a determinare le condizioni di vitalità dell’azienda, o se si vuole,
sia condizione necessaria affinchè la medesima possa conseguire la propria autosufficienza economica,
nel mercato” (Ibidem, p. 60).
a.a. 2010/2011
3
I GIUDIZI DI ECONOMICITA’
ECONOMICITA’
AZIENDALE
ECONOMICITA’
ECONOMICITA’
DI GRUPPO
ECONOMICITA’
SUPERAZIENDALE
MACROECONOMICITA’
O ECONOMICITA’
COLLETTIVA
a.a. 2010/2011
4
IL GIUDIZIO DI ECONOMICITA’:

AZIENDALE: CONSIDER
AL’IMPRESA DA SOLA,
SENZA TENER CONTO DEI
RAPPORTI CHE LA
LEGANO CON LE ALTRE
ECONOMIE

DI GRUPPO: CONSIDERA
L’IMPRESA COME
ELEMENTO DEL GRUPPO DI
APPARTENENZA
 ECONOMICITA’ COLLETTIVA (MACROECONOMICITA’):
CONSIDERA L’IMPRESA INSERITA NELL’AMBITO DI UNVA
VASTA ECONOMIA TERRITORIALE
a.a. 2010/2011
5
Equilibrio economico dell’esercizio
ECONOMICITA’
Adeguata potenza finanziaria
UN’ATTIVITA’ IMPRENDITORIALE E’ ECONOMICA QUANDO:
REALIZZA EQUILIBRIO ECONOMICO (o reddituale)
= attitudine dell’impresa a remunerare, alle condizioni di
mercato, tutti i fattori produttivi, compresi il capitale di prestito e
quello di rischio: (remunerare i prestatori di capitale)

REALIZZA UN’ADEGUATA POTENZA FINANZIARIA
= saper far fronte sempre ai propri impegni (uscite finanziarie)
con le entrate derivanti dalla gestione d’impresa

a.a. 2010/2011
6
PRINCIPI ESSENZIALI
Tutte le aziende, per poter conseguire i propri fini, devono essere in
grado di operare in condizioni di:
-autonomia (attitudine a vivere senza dover ricorrere a interventi di
sostegno e di copertura sistematici da parte di altre economie);
-durabilità (attitudine a durare nel tempo anche in ambiente
mutevole).
- economicità: è la regola di condotta che permette alle imprese
difunzionare e di conseguire i propri fini.
AUTONOMIA
DURABILITA’
ECONOMICITA’
a.a. 2010/2011
7
L’ECONOMICITA’ AZIENDALE. L’EQUILIBRIO ECONOMICO
L’impresa si trova in equilibrio economico nel momento in cui, alle
condizioni di mercato o alle condizioni cui debba ritenersi vincolata,
riesce ad ottenere entrate capaci di remunerare,
-sia i fattori di produzione in posizione contrattuale (ad es.
manodopera)
- sia i fattori di produzione i in posizione residuale (ad es. il
capitale di rischio).
RICAVI = REMUNERAZIONE FATTORI IN POSIZIONE CONTRATTUALE
+
REMUNERAZIONE FATTORI IN POSIZIONE RESIDUALE
oppure
RICAVI = COSTI + RISULTATO D’ESERCIZIO CONGRUO
a.a. 2010/2011
8
Chiariamo il concetto di remunerazione congrua dei fattori in posizione
residuale
capitale
due precisazioni:
A.
B.
identificazione dei fattori produttivi
quantificazione del livello di profitto che soddisfa tale condizione
a.a. 2010/2011
9
A- Identificazione dei fattori produttivi
I ricavi devono coprire due tipi di costi:
a) i costi dei fattori produttivi in posizione contrattuale
costi espliciti relativi all’acquisizione di fattori produttivi la cui remunerazione è:
 “certa”
la loro acquisizione genera un impiego contrattuale;
 “fissa”
già fissata nella stessa sede contrattuale;
 “prioritaria”
deve precedere eventuali altre decisioni di
impiego e
distribuzione di risorse disponibili.
b) i costi dei fattori produttivi in posizione residuale
(capitale proprio, lavoro imprenditoriale, beni uso gratuito);
oneri figurativi, esprimibili in termini di costo-opportunità, in quanto espressione
della rinuncia, effettuata dal soggetto economico, nel momento in cui egli
decide di convogliare detti fattori nell’azienda, rinunciando ad altri
investimenti alternativi, suscettibili di rendimento, la cui remunerazione è:
 “incerta”
la possibilità di remunerare tali variabili dipende
dall’andamento e dai risultati della gestione;
 “subordinata”
tali fattori non possono essere remunerati prima di
quelli in posizione contrattuale;
 “variabile”
l’entità della remunerazione dipende dai risultati
economici della gestione.
a.a. 2010/2011
10
Come fronteggiare il rischio d’impresa? la congruità del reddito
LA REMUNERAZIONE E’ CONGRUA QUANDO, TENUTO CONTO DEL RISCHIO E
DELL’EVENTUALE LAVORO IMPRENDITORIALE, E’ IN LINEA CON QUELLA
RICAVABILE DAI MIGLIORI INVESTIMENTI ALTERNATIVI
Il tasso "i" che quantifica questa remunerazione è quindi scomponibile in
tre componenti fondamentali:
- i1: il compenso per il puro investimento di
capitale;
i
- i2: il compenso per il rischio sopportato;
- i3: il lavoro imprenditoriale eventualmente
prestato.
i >= i1 + i2 + i3
a.a. 2010/2011
11
La condizione di equilibrio economico in relazione al tempo
– nel breve periodo (nel corso del singolo esercizio)
– nel lungo periodo
cause:
 progresso tecnologico
 ciclo di vita dei prodotti
CICLO DI VITA del PRODOTTO
ricavi




4
3
5

1- INTRODUZIONE
2- SVILUPPO
3- MATURITA’
4- SATURAZIONE
5- DECLINO
2
1
tempo
0 -t1
Tempo in
funzione
della
tecnologia
adottata
Tali fasi caratterizzano il ciclo di vita di qualunque prodotto ma:
variano in ampiezza ed inclinazione --a.a. 2010/2011
12
L’EVOLUZIONE DEI COSTI NEL TEMPO
COSTI
100
50
50
30
0
Ricerche di mercato/Ricerca e Sviluppo
Terreno/Stabilimento
Impianti/Macchine
Apparato di distribuzione/amministrativo
Costi di gestione
1
2
3
a.a. 2010/2011
4
TEMPO
13
BREAK EVEN POINT E PUNTO DI EQUILIBRIO ECONOMICO
– B.E.P. o punto di rottura: Rt =Ct e il reddito di esercizio è nullo
– E.E.E. o punto di equilibrio economico: Rt =Ct + Rem. Congrua; remunerati i fattori in
posizione contrattuale, i ricavi riescono a produrre una remunerazione congrua dei fattori
in posizione residuale
area dei
profitti
Quanto tempo è necessario per raggiungere i due punti?
progresso tecnologico
ciclo di vita del prodotto
a.a. 2010/2011
14
B- Quantificazione del livello di reddito
v. slide 9
Quale livello di reddito soddisfa la condizione di equilibrio economico?
Equilibrio economico oggettivo
Equilibrio economico soggettivo
Si ottiene a prescindere da
considerazioni
personali
del
soggetto
economico e delle
sue aspettative di profitto.
Si ottiene quando l’azienda
riesce a soddisfare le
attese/ambizioni
del soggetto economico
Si identifica nella quantità
minima al di sotto
della quale l’azienda può perdere
l’autonomia economica
a.a. 2010/2011
15
LA POTENZA FINANZIARIA
L’equilibrio economico può essere esaminato in periodi brevi, medi o lunghi
giudizio di autosufficienza economica riferito al breve periodo
giudizio di “durevole esistenza”, riferito al lungo periodo.
SI HA ADEGUATA POTENZA FINANZIARIA QUANDO L’AZIENDA RIESCE A
REPERIRE CAPITALE (DI RISCHIO O DI CREDITO) SUFFICIENTE PER
COPRIRE CONTINUAMENTE, PIENAMENTE E CONVENIENTEMENTE IL
FABBISOGNO FINANZIARIO derivante dall’eccedenza delle uscite per costi rispetto
alle entrate finanziarie per ricavi legati alla gestione
Un temporaneo sfavorevole
rapporto tra costi e ricavi ed i
relativi flussi monetari si
risolve in un accresciuto
fabbisogno di capitali per
rifinanziare le perdite di
esercizio.
La concreta possibilità di
soddisfare i fabbisogni monetari si
presenta, come condizione
necessaria per raggiungere
l’autosufficienza economica.
a.a. 2010/2011
16
L’alternanza di E e U per
operazioni tipiche
d’esercizio crea un
DISEQUILIBRIO
MONETARIO
che viene coperto
ricorrendo al capitale
proprio o di credito
(ASPETTO FINANZIARIO)
entrate
€
uscite
F.F.
tx
t
FABBISOGNO FINANZIARIO
a.a. 2010/2011
17
Le USCITE
derivano da:
• OPERAZIONI D’ESERCIZIO (costi, remunerazione dei fattori in
posizione residuale)
• INVESTIMENTI IN CREDITI DI FINANZIAMENTO
Per le USCITE si distinguono le FASI:
1. PREVISIONE
2. LIQUIDAZIONE ( impegno)
3. PAGAMENTO
a.a. 2010/2011
18
Le ENTRATE
derivano da:
• OPERAZIONI D’ESERCIZIO (ricavi)
• DISINVESTIMENTO DI CREDITI DI FINANZIAMENTO
(riscossione dei crediti di finanziamento)
Per le entrate si distinguono le FASI:
1. PREVISIONE
2. ACCERTAMENTO (nasce il diritto alla riscossione)
3. RISCOSSIONE
a.a. 2010/2011
19
Le operazioni che determinano entrate ed uscite di denaro
U uscite
E entrate
accensione di finanziamenti
+ capitale proprio
+ debiti di finanziamento
+ debiti di funzionamento
rimborso di finanziamenti
- capitale proprio
- debiti di finanziamento
- debiti di funzionamento
smobilizzo di un investimento
+ vendita di prodotti con riscossione
simultanea o differita (operazioni di
esercizio che generano ricavi)
+ incasso di crediti di funzionamento
o di finanziamento
+ disinvestimento (vendita) di bene
pluriennale
effettuazione di un investimento
– acquisto dei fattori produttivi (es.
materie prime) con pagamento
simultaneo o differito
– erogazione di prestiti ad altri
soggetti (+crediti)
– investimento (acquisto) di bene ad
utilità pluriennale
– remunerazione del capitale di
rischio
a.a. 2010/2011
20
Il FABBISOGNO FINANZIARIO
Quindi il fabbisogno finanziario ad un certo tempo "Tx" è calcolabile come
F.F. (Tx) = U.tot in liquidaz. – E. tot. in riscoss.
Perché SI HA FABBISOGNO FINANZIARIO QUANDO LE USCITE IN FASE DI
LIQUIDAZIONE SONO SUPERIORI ALLE ENTRATE IN FASE DI RISCOSSIONE:
La potenza finanziaria è quindi adeguata se è superiore al
fabbisogno finanziario
a.a. 2010/2011
21
La determinazione e copertura del fabbisogno finanziario è un
argomento che investe gli aspetti monetario e finanziario della gestione,
oltre a quello economico
Nell’arco di un esercizio il fabbisogno è variabile, soprattutto in dipendenza del
ritmo delle entrate e delle uscite
RIFLETTIAMO
Un’azienda che, all’inizio dell’anno, rileva uscite per 100 e che, alla fine dell’anno, rileva
entrate per 100 avrà:
- un fabbisogno finanziario pari a 100 durante tutto l’anno e pari a 0 al 31 dicembre.
Se invece le entrate si sono verificate per 50 al 30 giugno e per 50 al 31 dicembre, il
fabbisogno finanziario sarebbe:
- pari a 100 per i primi sei mesi, pari a 50 per i successivi sei mesi e pari a 0 al 31 dicembre.
a.a. 2010/2011
22
Legame tra aspetto economico ed aspetto finanziario
1. Gestione aziendale
alternarsi di costi e ricavi, dove i costi
sono sostenuti in ‘via anticipata’)
4. Costi
(oneri di natura finanziaria)
genera
2. Fabbisogno
finanziario
comporta
3. L’ottenimento di
mezzi finanziari
5. Effetti su equilibrio
economico
AZIONI:
- Gestire le risorse finanziarie in modo da riequilibrare l’assetto monetario: reperire
nuove fonti di finanziamento quando la disponibilità di cassa non è sufficiente per far
fronte ai pagamenti e investire le eccedenze di cassa in modo che generino redditività
per l’azienda.
-Definire modalità di svolgimento della gestione aziendale ottimali (tempi di
dilazioni, ammontare delle scorte, tipologia di indebitamento, ecc.) in modo da riuscire
ad anticipare le entrate, dilazionare il più possibile le uscite e controllare la loro
incidenza sul fabbisogno finanziario.
-Ricercare equilibrio economico ed equilibrio finanziario simultaneamente.
a.a. 2010/2011
23
Le sintesi di bilancio come strumento di verifica degli equilibri di azienda
Il bilancio di esercizio è composto da:
Stato Patrimoniale
-come sintesi del capitale di
funzionamentoLo S.P. è utile per approfondire l’equilibrio
patrimoniale:
- Quale efficienza nell’impiego delle risorse
investite? (vendite/tot. investimenti)
- Quale rischio finanziario? (peso e
tipologia dei debiti vs. capitale proprio)
- Quale equilibrio tra natura e variabilità di
fonti e impieghi?
-Conto Economico
-come sintesi del reddito prodotto
nell’esercizioIl C.E. è utile per valutare l’equilibrio
reddituale:
- Su quali basi poggia la redditività? (reddito
netto/reddito della gestione caratteristica)
Dalla rielaborazione di S.P. e C.E. è possibile redigere un documento dominato
Rendiconto delle variazioni dei mezzi monetari, finalizzato a sintetizzare i soli
movimenti di cassa, con il quale valutare l’equilibrio monetario:
- Quale aspetto della gestione assorbe maggiormente risorse monetarie?
- Quale attività ha liberato risorse monetarie?
a.a. 2010/2011
24
Come determinare in pratica il fabbisogno finanziario?
periodo di tempo che si vuole prendere in esame
STATO PATRIMONIALE
AL TEMPO TX
ATTIVITA’
CASSA E BANCA
PASSIVITA’
CAPITALE DI CREDITO
MUTUI; DEBITI A BREVE; T.F.R.; RATEI PASSIVI
K
FONDO IMPOSTE E TASSE
CREDITI
Investi
menti in
attesa
di
realizzo
FONDI RETTIFICA
MATERIE PRIME
R
FONDO SVALUTAZIONE CREDITI
SEMILAVORATI
FONDI AMMORTAMENTO
PRODOTTI
RISCONTI PASSIVI
RATEI ATTIVI
S
IMPIANTI
CAPITALE SOCIALE
FABBRICATI
BREVETTI
PARTECIPAZIONI …
INVESTIMENTI
RISERVE e UTILI non distr.
Z
FONTI FINANZIAM.
* I ratei passivi sono debiti in via di formazione, mentre i risconti sono una rettifica indistinta dell’attivo, gli utili da distribuire sono debiti
a.a. 2010/2011
25
LE FONTI DI FINANZIAMENTO
Una volta determinato il valore del fabbisogno, sorge la necessità di reperire i
capitali necessari alla sua copertura



CAPITALE PROPRIO
CAPITALE DI CREDITO
AUTOFINANZIAMENTO
a.a. 2010/2011
26
IL CAPITALE PROPRIO
Codice Civile
Manuale diritto Commerciale
CONSISTE NEI MEZZI CHE IL SINGOLO IMPRENDITORE
(impresa individuale) O I SOCI (nelle società) IMMETTONO E
RISCHIANO NELL’ATTIVITA’ D’IMPRESA
Nelle società per azioni l’insieme del capitale proprio è diviso in azioni
Riforma del
diritto societario
2003
Esistono differenti tipi di azioni.
Ampia libertà ai soci di determinare, attraverso
lo statuto, le caratteristiche degli strumenti di
partecipazione al capitale.
1) Le azioni ordinarie:
 diritto di voto, sia nell’assemblea ordinaria, sia in quella straordinaria.
 diritto al dividendo ed al rimborso del capitale in sede di scioglimento della società.
2) Le azioni speciali, possono dividersi in:
 azioni privilegiate;
 di godimento;
 di risparmio;
 azionia favore dei prestatori di lavoro;
 azioni correlate.
27
a.a. 2010/2011
a) azioni privilegiate: danno diritto di voto, sia nell’assemblea ordinaria, sia in quella
straordinaria; l’atto costitutivo può prevedere la loro partecipazione alla sola assemblea
straordinaria compensata da un trattamento privilegiato in sede di distribuzione dei
dividendi. In sede di liquidazione della società, sono privilegiate nel rimborso del capitale.
b) azioni di risparmio: emesse solo da società per azioni quotate in borsa; sono
privilegiate in sede di distribuzione dei dividendi e di rimborso del capitale. Non danno
diritto di voto, né in assemblea ordinaria, né in assemblea straordinaria.
La somma delle azioni privilegiate e di quelle di risparmio non può mai superare il 50%
del capitale sociale.
c) azioni di godimento: previste dall’articolo 2353 del codice civile; vengono distribuite a
quegli azionisti le cui azioni sono state rimborsate (esuberanza del capitale sociale,
estrazione a sorte, rimborso al valore nominale). Se nel patrimonio sociale vi sono riserve, il
valore effettivo dell’azione è superiore al valore nominale per cui vengono attribuite a
compensazione.
Non danno diritto di voto e sono postergate negli utili (ripartizione degli utili che
residuano dopo il pagamento alle azioni non rimborsate di un dividendo pari almeno
all’interesse legale. In caso di liquidazione, sono rimborsate dopo le altre azioni al loro
valore nominale.
d) azioni a favore dei prestatori di lavoro: sono distribuite ai lavoratori dipendenti come
forma di partecipazione agli utili (incentivo alla motivazione).
e) azioni correlate: sono previste dall’art. 2350 cod. ed attribuiscono diritti patrimoniali
collegati ai risultati aziendali conseguiti per specifici settori di attività.
a.a. 2010/2011
Vedi appendice normativa Cap.
28 7
IL CAPITALE DI CREDITO
E’ COSTITUITO DA QUEI MEZZI CHE VENGONO IMMESSI
NELL’ATTIVITA’ IMPRENDITORIALE DA SOGGETTI NON
SOCI CHE NON SOPPORTANO IL RISCHIO
IMPRENDITORIALE
finanziamenti per i quali l’impresa instaura un rapporto debitorio con
soggetti esterni (persone fisiche, altre imprese, istituti di credito ecc....).
a) Prestito obbligazionario: si tratta di una raccolta di fondi presso il mercato dei
risparmiatori. A fronte delle somme versate vengono rilasciati dei titoli, che certificano il credito
vantato dal finanziatore nei confronti della società, detti obbligazioni.
b) Credito bancario: mezzi finanziari forniti da un istituto di credito sotto forma di un
finanziamento a breve (entro 1 anno), a medio (da 1 a 5 anni) e a lungo termine (oltre 5 anni).
c) Credito mercantile: è la dilazione nei pagamenti concessa dai fornitori. Forma di
finanziamento celere ed agile ma costosa.
d) Credito dei dipendenti: credito diretto (grandi imprese fornite di sportelli aziendali; ritiro di
una parte dello stipendio) o credito indiretto (TFR).
a.a. 2010/2011
29
Prestito Obbligazionario
Sole in società per azioni.
 delibera assemblea straordinaria;
 importo non superiore a: doppio del capitale sociale sottoscritto, della riserva legale e
delle riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio approvato (Art. 2412 cod. civ.).
Eccezioni:
- le obbligazioni emesse in eccesso sono destinate a investitori professionali soggetti a
vigilanza prudenziale a norma di speciali regolamentazioni (idonei a valutare
personalmente il rischio della loro sottoscrizione);
- le obbligazioni emesse in eccedenza sono garantite da ipoteca su immobili della società
(fino a due terzi del valore degli stessi);
- sono destinate ad essere quotate in mercati regolamentati;
- la società, con provvedimento governativo causato da particolari ragioni economiche
nazionali, autorizza il superamento di tale limite.
tipi di obbligazioni:
–
obbligazioni tipiche (tasso di interesse fisso);
–
obbligazioni ad interesse variabile (interesse agganciato al saggio ufficiale di
sconto);
–
obbligazioni ad interesse variabile (interesse agganciato al tasso dì
inflazione);
–
obbligazioni con valore rimborsabile in valuta estera;
–
obbligazioni con valore indicizzato (valore nominale legato all’inflazione);
–
obbligazioni convertibili in azioni (art. 2420 bis cod. civ.)
a.a. 2010/2011
30
L’AUTOFINANZIAMENTO
CONSISTE NEL REINVESTIMENTO DI QUANTO OTTENUTO
MEDIANTE L’ATTIVITA’ SVOLTA NEI PRECEDENTI ESERCIZI.
• comporta la rinuncia totale o parziale alla distribuzione dei dividendi;
• è un concetto riferito ad un lasso di tempo specifico infatti si misura in termini di
variazione/incremento.
a.a. 2010/2011
31
Stato patrimoniale anno X+1
Stato patrimoniale anno X
Cassa
2000
Fondi rischi
1000
Crediti
2000
Fondi spese future
1000
Merci
2000
Fondo amm.to
1000
Macchine
10000
Debiti
2000
Totale passivo
5000
Capitale sociale
10000
Utile anno X
1000
Totale
attivo
16000
Totale
Cassa
4000
Fondi rischi
2000
Crediti
4000
Fondi spese future
2000
Merci
4000
Fondo amm.to
2000
Macchine
10000
Debiti
4000
Totale passivo
10000
Capitale sociale
10000
Utile anno X
1000
Utile anno X+1
1000
Totale
22000
16000
Totale attivo
a.a. 2010/2011
22000
32
METODI DI CALCOLO DELL’AUTOFINANZIAMENTO
Procedimento SINTETICO:
A.F. = INVESTIMENTI-DEBITI-APPORTI+RIMBORSI
L’autofinanziamento esprime la differenza tra l’incremento degli investimenti ed l’incremento di
capitale di credito e capitale proprio, evidenziando la quota parte di investimenti che viene
finanziata internamente
Procedimento ANALITICO:
A.F. = UTILI+F.DO RISCHI+F.DO RISERVA+ F.DO
AMM.TI
L’autofinanziamento si calcola sommando l’incremento delle singole poste (riserve, utili non
da distribuire e rettifiche come fondi rischi e risconti passivi) che non costituiscono capitale di
credito, né capitale di rischio
a.a. 2010/2011
33
Esempio
– metodo sintetico:
AF = Investimenti – Debiti – Apporti + Rimborsi
Nel nostro esempio avremo:
AF = 6000 – 3000 – 0 + 0 = 3000
– metodo analitico:
AF = Utili + Fondo rischi + Fondo di riserva + Fondo ammortamenti
Nel nostro esempio avremo:
AF = 1000 + 1000 + 1000 = 3000
a.a. 2010/2011
34
LA STRUTTURA FINANZIARIA
Le tipiche fasi dell’attività di impresa si svolgono attraverso
l’acquisizione di fattori produttivi,
il loro impiego e trasformazione
la vendita di prodotti finiti.
fasi terminali: operazioni di scambio con il mercato (approvvigionamento e
sbocco) .
Effetti economici (costi e ricavi)
Effetti numerari (entrate ed uscite)
INPUT
Risorse investite
COSTI
TRASFORMAZIONE
USCITE
OUTPUT
Risorse cedute
RICAVI
ENTRATE
a.a. 2010/2011
35
In un’impresa equilibrata economicamente:
le entrate relative ai ricavi dovrebbero essere sufficienti a coprire le uscite relative ai costi
equilibrio che si verifica nel lungo periodo
In brevi intervalli di tempo (periodi amministrativi) le uscite relative ai costi non possono
essere interamente coperte attraverso le entrate relative ai ricavi
?
- i costi (e quindi le uscite) per attuare il processo produttivo, sono sostenuti in anticipo
rispetto ai ricavi;
- l’impresa acquisisce fattori produttivi di uso durevole impiegati per diversi cicli produttivi
i cui costi saranno recuperati solo dopo diversi esercizi attraverso i ricavi di vendita dei
prodotti ottenuti anche grazie a tali fattori.
In un dato periodo di tempo l’entità di mezzi di pagamento cui l’azienda ha bisogno per
finanziare la propria attività produttiva, solo parzialmente può essere soddisfatto
attraverso le entrate relative ai ricavi conseguiti nello stesso periodo. La differenza
fabbisogno finanziario netto, che l’azienda dovrà acquisire all’esterno
capitale proprio o di terzi.
livelli diversi a seconda delle modalità in cui si susseguono nel tempo entrate e uscite.
a.a. 2010/2011
36
La scelta delle diverse tipologie di
finanziamento
eventuali limitazioni giuridiche
(es. prestito obbligazionario)
Costruzione di una
è f (•)
particolare
struttura finanziaria
natura degli investimenti
PROBLEMA
“come adattare
economicamente la qualità e
la quantità dei finanziamenti
alle caratteristiche degli
investimenti?”
a.a. 2010/2011
37
La risoluzione del problema deve ispirarsi ai seguenti principi:
1) non è possibile istituire relazioni tra i singoli investimenti e le singole
fonti di finanziamento
(le fonti finanziano l’impresa nel suo complesso e non
il singolo investimento ma la scelta delle singole fonti di
finanziamento deve tenere conto della natura degli investimenti)
2) occorre sempre soddisfare le esigenze dei finanziatori impostando le scelte
in chiave di marketing finanziario;
3) occorre sempre tener presente l’esigenza del soggetto economico di
conservare il governo dell’impresa;
a.a. 2010/2011
38
4) occorre adattare il finanziamento alle caratteristiche del fabbisogno
finanziario;
5) il costo del finanziamento deve essere paragonato con la redditività
complessiva dell’impresa (R.O.I.).
a.a. 2010/2011
39
La valutazione della copertura finanziaria
Percezione dei bisogni
FATTIBILITA’ TECNICA
Valutazione economico-finanziaria
NO
SI
COPERTURA FABBISOGNO
indebitamento
conferimento soci
a.a. 2010/2011
autofinanziamento
40
Scegliere tra le diverse fonti di finanziamento
Criteri
Capitale di credito
(prestito finanziario)
Capitale di rischio
(capitale sociale)
DURATA
Prestito che deve
essere restituito a
scadenza
Debiti a breve, medio,
lungo termine
Debiti di finanziamento
e di funzionamento
Permanentemente legato alla
vita dell’impresa (adatto a
finanziare investimenti di lungo
periodo)
COSTO FINANZIAMENTO
Interessi passivi da
corrispondere a banche
e finanziatori
Non origina costi espliciti
E’ remunerato dalla realizzazione
di (eventuale) reddito positivo
Indicazioni: - Coerenza tra durata di fonti ed impieghi
- Minimizzazione dei costi
- Equilibrio nella struttura finanziaria (minimizzazione dei rischi)
Tuttavia la scelta non è prettamente una valutazione economica:
- Istanze del soggetto economico (es. conservare il governo dell’impresa)
- Vincoli legali
- Reale possibilità di accesso al mercato finanziario
a.a. 2010/2011
41
4)
Individuazione del tipo di finanziamento
in f (•) dell’analisi storica del fabbisogno
caratteristiche della
fascia di fabbisogno
modalità di
finanziamento più appropriata
•capitale proprio
•capitale di credito stabile nel t

costante
β1
variabile crescente nel t
β2
variabile fluttuante nel t
•capitale proprio
•capitale di credito stabile nel t
•capitale di credito molto elastico
(scoperto bancario, c/c bancario,
sconto di cambiali, credito
mercantile)
a.a. 2010/2011
42
ANALISI STORICA DEL FABBISOGNO
Fab.fin
2
1

tempo
a.a. 2010/2011
43
5)
Confronto tra il costo del finanziamento e la
redditività complessiva dell’impresa (R.O.I.)
R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP
Da questa formula si deduce che:
Se R.O.I. > i
R.O.E. 
all’  del quoz. ind. (CC/CP)
conviene
ricorrere al
cap. cred. (CC)
Se R.O.I. < i
R.O.E. 
all’  del quoz. ind. (CC/CP)
non conviene
ricorrere al
cap. cred. (CC)
a.a. 2010/2011
44
EFFETTO DI LEVERAGE
Effetto sulla redditività dei debiti di finanziamento
Prima di ricorrere ad un prestito finanziario è opportuno confrontare il costo del
capitale di terzi (i) con la redditività dell’impresa (R.O.I.), poiché si rischia di
ridurre la redditività dei mezzi propri (R.O.E.).
ROI= Reddito operativo/Capitale Investito (Cap Proprio+Cap Credito)
ROE=Reddito netto/Capitale Proprio
RELAZIONA R.O.E, R.O.I., COSTO DEL FINANZIAMENTO,
CAPITALE PROPRIO E CAPITALE DI CREDITO:
Rapporto di indebitamento
R.O.E.= R.O.I. + (R.O.I.-i) x CC/CP
– Se R.O.I> i → all’aumentare dell’indebitamento aumenta la
redditività, quindi conviene indebitarsi
– Se R.O.I< i → all’aumentare dell’indebitamento la redditività
diminuisce, quindi non conviene indebitarsi
a.a. 2010/2011
45
Vedi slide 4
L’ECONOMICITA’ DI GRUPPO
Ci sono dei casi in cui non è significativo valutare l’economicità in
riferimento alla singola azienda
Occorre valutare l’economicità all’interno di un contesto più ampio
GRUPPO
insieme di imprese, ciascuna giuridicamente autonoma, legate
da un unico soggetto economico dotato di potere volitivo su
ciascuna società del gruppo.
economicità di gruppo
 la singola azienda non è in grado di essere autonomamente sufficiente ma può raggiungere
un equilibrio economico, solo in virtù delle relazioni esistenti col gruppo (svolgimento in comune
di servizi, offerta alla clientela di prodotti complementari,ottenimento di finanziamenti a
condizioni più vantaggiose).
 l’azienda non raggiunge l’economicità neppure con il sostegno del gruppo tuttavia la sua
attività contribuisce all’economicità del gruppo nel suo complesso (perdite di bilancio della
singola azienda vengono accettate in virtù dei benefici che la sua attività apporta al gruppo;
esistenza di un’azienda deficitaria appare come condizione necessaria per il conseguimento di
a.a. 2010/2011
utili di altre aziende del gruppo).
46
L’ANALISI DELL’
ECONOMICITA’
PUO’ CONDURRE A DIFFERENTI CONCLUSIONI SECONDO CHE IL
GIUDIZIO VENGA FORMULATO CONSIDERANDO L’IMPRESA DA SOLA
O ALL’INTERNO DI UN GRUPPO
E’ opportuno distinguere l’:
ECONOMICITA’
DI GRUPPO
ECONOMICITA’
REALIZZABILE
NEL GRUPPO
in
a.a. 2010/2011
ECONOMICITA’
IN FUNZIONE
DEL GRUPPO
47
ECONOMICITA’ REALIZZABILE NEL GRUPPO
Un’impresa che singolarmente non è in EQUILIBRIO
ECONOMICO e non è in grado di produrre un’ADEGUATA
POTENZA FINANZIARIA potrebbe invece far registrare dei risultati
positivi in una situazione di integrazione con altre imprese.
Le cause possono riguardare i seguenti fattori:
1) Organizzazione di alcuni servizi
2) Marketing
3) Produzione
4) Finanza
a.a. 2010/2011
48
ECONOMICITA’ IN FUNZIONE DEL GRUPPO
Potrebbe accadere che un’impresa, pur all’interno del gruppo, non
riesca comunque a raggiungere l’EQUILIBRIO ECONOMICO e a
sviluppare un’ADEGUATA POTENZA FINANZIARIA.
Anche in questo caso, tuttavia, potrebbe essere conveniente
mantenere in vita l’impresa qualora questa svolga nel gruppo un
ruolo che contribuisce in modo positivo al risultato globale.
In genere la convenienza a mantenere nel gruppo un’impresa viene valutata
mediante il confronto tra due bilanci consolidati: uno che esprime l’utile
realizzato dal gruppo nel suo complesso, l’altro che analizza lo stesso
risultato senza il contributo dell’impresa oggetto di valutazione.
a.a. 2010/2011
49
Stato a bassa
pressione fiscale
(10 %)
Stato ad alta
pressione fiscale
(50 %)
Stato a bassa
pressione fiscale
(10 %)
Impresa X
Impresa K
Impresa Y
Ricavi
Costi
Utile lordo
Imposte
Utile netto
400
200
200
20
180
Ricavi
Costi
Utile lordo
Imposte
Utile netto
400
200
200
100
100
Ricavi
Costi
Utile lordo
Imposte
Utile netto
400
200
200
20
180
Utile
netto del
gruppo
460
Se, mediante trasferimenti interni al gruppo, parte dei ricavi dell’impresa K
viene attribuita alle imprese X e Y, e parte dei costi di queste ultime viene
attribuita all’impresa K, si potrebbe pervenire alla situazione seguente:
a.a. 2010/2011
50
Stato a bassa
pressione fiscale
(10 %)
Stato ad alta
pressione fiscale
(50 %)
Stato a bassa
pressione fiscale
(10 %)
Impresa X
Impresa K
Impresa Y
Ricavi
Costi
Utile lordo
Imposte
Utile netto
450
150
300
30
270
Ricavi
Costi
Utile lordo
Imposte
Utile netto
300
300
0
0
0
Ricavi
Costi
Utile lordo
Imposte
Utile netto
450
150
300
30
270
Utile
netto del
gruppo
540
Nel secondo caso si ha un utile netto di gruppo superiore di 80
rispetto a quello che si otteneva nella situazione precedente; questo
deriva da un risparmio d’imposta di pari ammontare.
a.a. 2010/2011
51
APPROFONDIMENTO BIBLIOGRAFICO: “Economicità delle Aziende
Pubbliche”
La nozione di economicità assume differenti connotazioni se riferita ad
un’impresa chetende alla massimizzazione del profitto, o ad una Azienda
pubblica che, invece, non tende a tale fine
Aziende Pubbliche, quali aziende di erogazione:
- rivolte al soddisfacimento dei bisogni pubblici ed ai fini istituzionali, non hanno il
mercato come elemento con il quale misurarsi;
- il processo produttivo di beni e servizi, quando e se esiste, giustifica il sostenimento
di costi/oneri, senza avere necessariamente il ritorno in termini di ricavi/proventi
perché il processo non è finalizzato alla vendita;
- alcuni proventi sono comuni alla remunerazione di più fattori produttivi e non
riguardano uno specifico oggetto.
una serie molto eterogenea di aziende, con diverse finalità istituzionali,
competenze, dimensioni, organizzazione, patrimonio, benefici….;
a.a. 2010/2011
52
scarsa comunicazione tra chi gestisce l’azienda e chi traccia le linee
strategiche della stessa.
è molto difficile analizzare e controllare l’economicità in termini di
efficienza ed efficacia aziendale.
La condizione di equilibrio economico perde, in queste aziende, la sua
valenza indicativa.
L’equazione dell’equilibrio economico va riletta e rivista tenendo conto che i servizi erogati da una
azienda pubblica non vengono collocati sul mercato a prezzi remunerativi, ma a prezzi politici fissati tenendo
conto dell’utilità sociale e per favorirne l’accesso ad un’ampia gamma di utilizzatori
insufficiente capacità dei ricavi alla copertura dei costi dei fattori impiegati
è necessario l’intervento di terze economie, disposte ad accollarsi il disavanzo economico corrispondente
all’eccedenza dei costi rispetto ai ricavi.
Un’azienda pubblica non è finalizzata alla massimizzazione del profitto, ma al raggiungimento di obiettivi di
carattere sociale, non sempre esprimibili in termini monetari.
l’equilibrio economico dovrà essere visto in termini di uguaglianza tra ricavi
(propri e da trasferimento) e costi.
a.a. 2010/2011
53
La formula dell’equilibrio economico diventa:
RICAVI+PROVENTI = COSTI+ONERI
I PROVENTI sono i contributi provenienti da terze economie
i RICAVI redditi derivanti dal patrimonio o da processi di scambio
residuali o strumentali rispetto all’attività istituzionale,
i COSTI sono spese sostenute per eventuali produzioni di beni e
sevizi destinati direttamente o indirettamente all’erogazione
gli ONERI, istituzionali o strutturali, spese connesse all’espletamento
dell’attività erogativi.
La convenienza economica alla gestione delle AP non può essere giudicata solo sull’esistenza
dei un equilibrio economico del singolo Ente, ma sempre considerando l’intervento di altre
aziende e amministrazioni pubbliche di ordine superiore, a sostegno del disavanzo che si
crea per l’acquisto di fattori produttivi.
economicità dell’azienda inserita in una più vasta area economico-territoriale al servizio di una
collettività (macroeconomicità).
a.a. 2010/2011
54
Dagli anni ’90
disposizioni normative riformanti il sistema delle
aziende pubbliche e introduzione dei concetti di
Economicità, Efficienza ed Efficacia tipici delle imprese
(aziendalizzazione)
gestione finanziaria connessa con quella economica e patrimoniale
gestione degli Enti programmata e controllata per realizzare i propri fini
istituzionale in condizioni di equilibrio economico.
Un Ente pubblico è dotato di adeguata potenza finanziaria quando è in
grado di assicurarsi continuamente tempestivamente e convenientemente
la disponibilità di mezzi di entità sufficienti a coprire il fabbisogno finanziario
generato dalla gestione:
FF FRONTEGGIABILE>/= FF RICHIESTO
a.a. 2010/2011
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Testi/Parti del Programma di riferimento
1) M. Paoloni, P. Paoloni, Introduzione ed orientamento allo studio delle
Aziende, Giappichelli, To, 2009, Cap. 7
2) Test ed esercizi per verifica comprensione Capitolo 7
Testi/Parti del Programma di approfondimento
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
Codice Civile
Campobasso G.F.. Diritto Commerciale - 2 Diritto delle società “, Utet Giuridica, Kluwer Italia, 2009.
E. Borgonovi, La pubblica amministrazione come sistema di aziende composte pubbliche, in E.
Borgonovi (a cura di) , Introduzione all’economia delle amministrazioni pubbliche, Giuffrè, Milano, 1984;
P. Onida, Economia d’Azienda, Utet, Torino, 1971;
M. Paoloni, F.G. Grandis, La dimensione aziendale delle Amministrazioni Pubbliche, Giapichelli, Torino,
2007;
E. Giannessi, L’equazione del fabbisogno di finanziamento nelle aziende di produzione e le possibili vie
della sua soluzione, Cursi, Pisa, 1955;
P. Capaldo, Capitale proprio e capitale di credito nel finanziamento di impresa, Giuffrè, Milano, 1967.
G. Bruni, le imprese pubbliche in economia d’azienda, libreria Dante editrice, Verona, 1968; U. Bertini, Il
sistema d’azienda, Giappichelli, Torino, 1990.
a.a. 2010/2011
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economicita` di gruppo