Rivista trimestrale della società nazionale degli operatori della prevenzione NUMERO 41 APRILE 1997 ri yc +a. i. $^ .4 Redazione Via Mellerio, 2 Milano tel. 021 86929 1 3 Autorizzazione Tribunale di Milano n.416 del 25.7.1986 spediz. in abbon. postale comma 27, art. 2, Legge- 549195 - Milano . r -, z - Rivista trimestrale della società nazionale degli operatori della prevenzione SOMMARIO NUMERO 41 APRILE 1997 EDITORIALE Dalla Svolta alla rivolta di Laura Bodini CORSIVO WWW e altri mugugni di Giallolimone 2 LETTERE Contro il vittimismo da Teresa Marras 3 CONTRIBUTI Un nuovo medico del lavoro di Francesco Carnevale,Alberto Baldasseroni, Francesco Capacci e Riccardo Tartaglia Controllo ambientale di Roberto Merloni Il punto di svolta di Leopoldo Magelli Tanto rumore per nulla di Fabrizio Magrelli Trasporti e globalizzazione di Sergio Bologna 5 INIZIATIVE SNOP La scuola di Saluzzo di Andrea Dotti 2I MATERIALI DI LAVORO Aree dismesse di Enrico Cigada 22 EUROPEAN OUTLOOK 26 PREVENZIONE IN PARLAMENTO 28 LE NOTIZIE La prevenzione nelle Marche di Giuliano Tagliavento Infortuni e nuovi dati 32 DOC Malattie a Brescia di Gino Barbieri e Gino Arpino 42 WWW.SNOP 48 TUTTI IN POLTRONA La letteratura dopo il 626 49 Autoriz.Trib. di Milano n.416 del 2517186 Direttore respons. Giancarlo D'Adda Direttore Laura Bodini Vicedirettore Alberto Baldasseroni Prog. grafico e disegni Roberto Maremmani Redaz. Milano, via Mellerio 2 tel. 0218692913 In copertina The Forge di James Sharples, 1844-47, olio su lc]a, Museo di Blackburn. Part. Newsnop The Forge costituisce l'opera principale di Sharples, singolare figura di operaio di fucina e pittore. Dalla riproduzione non si può cogliere, ma la ricchezza dei particolari raffiguranti gli arnesi della fucina é impressionante. Le fucine ora sono in via di estinzione, così come altri luoghi di lavoro, e spesso la loro dismissione viene fatta con grande attenzione, usando attrezzature a volte anche molto delicate, come i caterpillar. Quando arriverete a pagina 22 non dimenticate l'amore con il quale James Sharples ha riprodotto il suo posto di lavoro e, se potete, fate qualcosa per evitare che di tanti posti di lavoro si perda ogni traccia? Sportello informazioni Snop presso l'Istituto Ambiente Europa via P,Finzi, 15 - 20126 Milano Tel 02127002662 Fax 02127002564 Internet Snop su Internet é ospite di Ambiente e Lavoro: http:/www.amhlav.it Si possono mandare articoli a Snop via Internet a questo indirizzo: [email protected] sped. in abb. postale, comma 27, art2 L.549195 Milano stampa: Morell Arti Grafiche Via Marconi, 3 OSNAGO LC Proprietà - Editore: Snop - Società Nazionale Operatori della Prevenzione Via Prospero Finii, 15 20126 Milano Abbonamenti Lire 20.000 per quattro numeri Lire 30.000 per otto numeri Tramite versamento postale dc n. 36886208 SOCIETÀ NAZIONALE OPERATORI DELLA PREVENZIONE Via P.Finzi, 15 20126 MILANO Indicando la causale del versamento e l'indirizzo a cui spedire la rivista. Prezzo di un numero Lire 5.000 Dallo statuto SNOP Art. I - E costituita l'associazione denominata "Società Nazionale Operatori della Prevenzione", in sigla SNOB con finalità scientifiche e culturali e coni 'obiettivo di: - promuovere conoscenze ed attività che sviluppino la prevenzione e la tutela de! benessere psicofisico dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dall 'attività produttiva; - sostenere l ' impegno politico e culturale per lo sviluppo di un sistema integrato di ser v izi pubblici di prevenzione negli ambienti di vitae di lavoro, finalizzato alla rimozione dei rischi derivanti dalle attività produttive; - favorire lo scambia di esperienze e informazioni fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia ed i contenuti dell ' attività per raggiungere l'omogeneità delle modalità di intenerito e della qualità di lavoro a livello nazionale; - promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le forze sociali e le altre Associazioni scientifiche su questi temi; diffondere l'informazione e la cultura della preven z ione. L. PER I SOCI SNOP Le quote sociali per il 1997 sono socio ordinario 60.000 (sessantamila) socio sostenitore 100.000 (centomila) IN QUESTO NUMERO Rumore, aree dismesse, ARPA: l'ambiente invade finalmente anche le pagine di questa rivista. In tempi di superflessibilità inizia dal "caso trasporti" una serie di articoli sui riflessi di questa grande modifica organizzativa sulle condizioni di lavoro. Come avevamo ampiamente previsto, dopo Orbassano, anche Brescia dimostra che, cercando cercando, le malattie professionali si trovano. Ma il destino culturale e istituzionale dei dipartimenti e dei servizi di prevenzione rimane ancora una volta un punto centrale e la nostra preoccupazione principale. Scusate la miopia. SUI PROSSIMI NUMERI Fatica mentale le conclusioni del seminario SNOP-SIE a cura di Riccardo Tartaglia e Silvana Salerno Il caso Marghera di Edoardo Bai Le trasformazioni nel mondo del lavoro delle costruzioni di Piero Greotti FILCEA Brescia Un Manifesto per la Formazione di Umberto Laureni & C. LU DALLA SVOLTA ALLA RIVOLTA di Laura Bodini Da molti, a iniziare dall'acido giallolimone, mi è stato rimproverato l'eccessivo ottimismo dell'ultimo editoriale. Non avevano certamente tutti i torti. Ero infatti in una crisi acuta di buonismo postanatalizio. D'altra parte SNOP come associazione è estremamente "coccolata" e apprezzata e questo fatto rischia sempre di annebbiarci un po' la vista del reale. 11 lavoro quotidiano continua a non essere facile per nessuno di noi, o almeno per chi lo vuole fare bene, e credo che siano i più. Troppi infatti gli scenari difficili. La marginalizzazione della prevenzione in un sistema sanitario sempre meno finalizzato alla promozione della salute e sempre di più schiacciato tra aneliti di rigore e sprechi di "prestazioni": una visita clinica accurata vale meno di esami inutili. 11 questionario sullo stato dei servizi di prevenzione (nei luoghi di lavoro) voluto da SNOP e promosso dal Ministro della Sanità sta dando risultati utili, ma preoccupanti. In ogni regione sono stati scippati ulte- riormente operatori per portarli nelle Aziende USL. SNOP dovrà però in ogni Regione sapere usare meglio questi dati d'inchiesta e se non lo saprà fare, può essere quasi certa che ovunque ricadranno nel dimenticatoio come tante Commissioni di inchiesta. Non si vedono segnali di "semplificazione legislativa", ma anzi ogni new entry si aggiunge in modo contradditorio e caotico al resto, costringendo ognuno di noi a defatiganti interpretazioni degli italici commi e bizantinismi. La questione del Testo Unico - tra l'altro già in fase di elaborazione a opera di 3 saggi nominati dal Ministro Treu - diventa vitale: ne abbiamo parlato tutti ancora una volta al Comitato Bicamerale. Le difficoltà dello stato sociale e la crisi occupazionale, con tutto il suo drammatico corollario di disoccupazione, deregulation e flessibilità totale non migliorerà certamente le cose. Salvo poi invocare ipocritamente più controlli (e perchè non più formazione e informazione, più responsabilità imprenditoriale e sindacale?) ad ogni nuovo morto sul lavoro. Persino il Coordinamento delle Regioni ha fatto presente alla Commissione Bicamerale che "Nel dibattito in corso WWW E ALTRI MUGUGNI sull ' occupazione, sul lavoro e sulle poli- tiche del Welfare uno specifico rilievo deve essere dato al terna della prevenzione e della sicu rezza dei lavoratori e degli ambienti di lavoro....non variabili accessorie dello sviluppo economico e dell'apparato produttivo, ma costituiscano elementi organici ed integrcuiti dell'organizzazione del lavoro e della qualità della produzione". In controtendenza va colta appieno l'occasione del 626 per un rilancio di partecipazione consapevole dei lavoratori e delle loro rappresentanze sui temi della salute e sicurezza. Riprendiamo allora pazientemente alcune vie di uscita possibili. Cercare alleati innanzittutto tra gli operatori; non è proprio più possibile delegare sempre ai pochissimi superimpegnati che stanno tral'altro invecchiando a vista d'occhio. Su questi temi dobbiamo interrogare con meno timidezza sindacato, parlamentari e politici locali, organizzazioni ambientali e di tutela dei consumatori, i media. La Prevenzione può essere schiacciata tra un DRG e un direttore generale distratto. Come abbiamo già detto tante volte, avremo il coraggio di puntare finalmente con forza ad una sua autonomia gestionale e finanziaria ( Agenzia regionale elo Dipartimenti territoriali ?) nel sistema sanitario regionale ? Avremo la fantasia di sperimentare finalmente quanto abbiamo sostenuto da tempo: un forte collegamento tra i ( purtroppo ) due sistemi : Sanità e Ambiente a tutti i livelli : nazionale, regionale e territoriale? Su questo aspetto vi invito a leggere su questo numero l'intervento di Roberto Merloni dell'ARPA di Rimini su un rapporto sensato ovvero esempi di esperienze praticabili tra Dipartimento di prevenzione e Sistema Ambiente. Le questioni della informazione e della formazione su salute e sicurezza rimarranno solo slogan o diverranno finalmente pratica diffusa? Tutti temi non certamente nuovi per i soci e gli affezionati lettori, ma che dovranno appassionare e impegnare ancora chi di noi ha deciso di legarsi a filo doppio al vascello del sistema pubblico di prevenzione, per non ascoltare le allettanti sirene private in vista della lontana pensione. Questo posto nella rivista é da tempo occupato da annotazioni che cercano di essere critiche nei confronti di quanto si trova più avanti e talora anche di quanto si trova prima. Questa volta é successo un fatto anomalo: il direttore mi chiede di usarlo per spiegare cosa stiamo progettando per portare Snop in rete. Alcune idee le avrete già lette nel numero scorso nell'articolo di Baldasseroni, sempreché siate riusciti a sopravvivere agli errori che lo stupido grafico ha sparso conce mine vaganti nel pezzo, e dei quali umilmente ci scusiamo. Altre si intuiscono nei pezzi pubblicati anche su questo numero, alla rubrica WWW.SNOP. Dunque il progetto é di avere un sito tutto nostro nel quale vorremmo . farvi navigare ira notizie utili e piacevoli opportunità. Ecco un primo elenco grezzo: 1) to 2) 3) 4) 5) 6) editoriale frequentemente aggiorna- elenco con gli indirizzi dei referenti banca dati bonifiche banca dati materiali newsgroup di discussione notizie dalle regioni aggiornate autonomamente in remoto 7) pagina delle leggi e delle norme 8) anteprima della rivista 9) pagina dei congressi e delle iniziative Non tutto sarà realizzabile, e forse sarà realizzato qualcosa di diverso, ma per discutere di questo stiamo organizzando un convegno riservato ai soci che avrà luogo indicativamente nel mese di giugno. Dopo di ciò molti si chiederanno se interne! e le reti sono poi così utili per noi da meritare un impegno importante da parte nostra. Questa domanda già era stata posta prima che uscissimo con la rivista e la risposta allora fu positiva. Questa domanda molti se la sono posta anche su altre questioni, quali il passaggio delle fruizioni, le nuove normative, le presenza dei medici nei servizi, certi operatori, il caposervizio e così vici. Teresa Marras si chiede se sia utile e dignitoso mugugnare ancora, visto che molti di noi occupano posli importanti, io mi chiedo se sia utile mugugnare ancora visto che occupo un posto di scarso rilievo e la carriera davanti a inc é finita, Concilio Boni si chiede se certi corsi siano utili per snop visto che sembrano un poco troppo schierali dalla parte del nemico, alcuni altri si chiedono se siano utili i corsi tout-court, gli operai si chiedono se siamo utili noi e pare che i padroni si stiano chiedendo da un po' di tempo se siano utili gli operai e per fortuna la risposta a tutte queste domande non é sempre positiva e nemmeno sempre negativa. Certo vedere le cose da punti di vista diversi o con strumenti non tradizionali può portare a interessanti risultati e l'articolo sugli infortuni visti da Pavonello é un esempio molto interessante. Ora possiamo tornare a interne' e per qualche secondo immaginare come sarebbe il mondo della prevenzione se tutti i servizi . fossero collegati e potessero scambiarsi richieste, dubbi, notizie e hcrci in tempi non burocratici. Adesso però avete sognato anche troppo, ed é decisamente meglio se ritornate su questa terra, tanto solo pochi potranno usufruire di questa opportunità in tempi brevi e come é successo con i primi pc, molti di noi, se vorranno servirsene, dovranno farlo con i propri mezzi, senza stare troppo ct chiedersi se questo atteggiamento sia utile o meno. A volte la lentezza delle amministrazioni si supera anche per strade non canoniche. Altra cosa ancora, e diversa, é la burocrazia, che tutti criticano chiamandosi . fuori e che in realtà coltivano con grande passione nei loro orti. Ecco, questa strana erba infestante e ammaliante ce la ritroveremo ancora per molto tempo e sono molto curioso di vedere che faccia (o si dice interfaccia?) avrà su internet. Giallolimorie 2 M A PROPOSITO DI UN CORSO PER AFFRONTARE (E SCONFIGGERE?) GLI ORGANI DI VIGILANZA Caro direttore, mi è pervenuto recentemente un depliant dell'istituto di Ricerca Internazionale, che promuove i giorni 13 e 14 maggio 1997 .un incontro sul terna "Conoscere e affrontare i controlli degli Organi di Vigilanza", in relazione alla normativa vigente fin dagli anni `50 in materia di igiene del lavoro e sicurezza degli impianti a quella più recente, di derivazione comunitaria e recepita in Italia con i D.Lgs 626/94 e 242196. Come operatore pubblico della prevenzione, non posso che rallegrarmi ogni qualvolta vengo a conoscenza di iniziative, promosse da Istituzioni pubbliche o private, finalizzate ad offrire informazioni valide e aggiornate, perchè un numero sempre maggiore di soggetti interessati alle attività di prevenzione (siano essi datori di lavoro, responsabili del servizio di prevenzione e protezione, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, medici competenti, operatori della prevenzione del SSN, progettisti, installatori, etc) recepisca lo spirito delle Direttive UE di nuovo approccio e si attenga agli obblighi previsti dalla normativa italiana di recepimento. E' in quest'ottica che mi sento di muovere qualche rilievo alla iniziativa richiamata in premessa. Lo spirito che informa il 626 è in estrema sintesi, quello che punta ad attribuire al datore di lavoro e al RLS un ruolo primario nella gestione partecipata delle strategie di igiene, sicurezza, ergonomia negli ambienti di lavoro e nell'organizzazione dell'impresa. Questo dice inequivocabilmente il dettato legislativo, anche se si tratta di un obiettivo, di una tendenza, di una non facile sfida. I Servizi Territoriali delle USL, che continueranno per altro a svolgere la consueta attività di vigilanza, saranno chiamati (come già sta accadendo) a contribuire a questa tendenza, con svariata iniziative di promozione della salute e sicurezza dei lavoratori. Ciò presuppone però non solo che ciascuno si attrezzi a dare un contributo di alto profilo, ma soprattutto che vi sia una chiara distinzione dei ruoli, che non sembra ravvisarsi ne] Seminario promosso dall' Istituto. Sembra in altri termini emergere dall'ap- Ho sollecitato io stessa il collega Boni a scrivere questa lettera perchè su questa iniziativa avevo ricevuto troppe telefonate polemiche di soci (ma quanti ugualmente critici non hanno ovviamente telefonato?) infastiditi dalla troppo "accattivante" presentazione della iniziativa dell'Istituto di Ricerca Internazionale: volete conoscere anticipatamente i programmi di controllo della USL? come gestire la contestazione di una inadempienza? Non sarebbe stato . forse meglio parlare di criteri per i controlli di qualità del processo di valutazione e non solo delle "vecchie" e collaudate ispezioni? Non sarebbe stato forse meglio equilibrare nelle giornate del corso anche tutte le (altre) attività del Servizio (comprese informazione/formazione e assistenza) dovute a tutti i soggetti interessati? Oppure le manette "tirano" di più? Non ne facciamo però drammi e soprattutto non usiamo questa ridicola scusa (come ho sentito con le mie caste orecchie durante attonite telefonate!), per non rinnovare l'adesione a SNOP, salvo poi continuare a potere leggere, sapere, essere informati, scrivere, criticare... gratis. Laura Bodini proccio e dei messaggi implicitamente contenuti nel citato Seminario una concezione aziendale degli obblighi in materia di igiene e sicurezza del lavoro imperniata su tatticismi ed escamotages, che appaiono del tutto dissonanti con lo spirito della normativa comunitaria. Quasi un avvallo a una gestione formale e minimalista della prevenzione aziendale. Se questo fosse anche solo parzialmente vero, come è mia impressione costituisce motivo di ulteriore rammarico il constatare che a tale iniziativa (in realtà non la prima di tal genere) abbiano fornito il proprio contributo soci, tutt'altro che di secondo piano della SNOP. Cordialmente. Camillo Boni medico del lavoro ASL 31 Lombardia 3 CONTRO ILVITTIMISMO Da anni leggo SNOP, ne seguo il lavoro, ne condivido i principi e gli obiettivi: da anni tento di applicare questi principi in una realtà che non è proprio idilliaca. Per questo non ce la faccio più a leggere su ogni numero le stesse lamentele sulla nostra situazione: servizi che non esistono, incompatibilità medici-tecnici, operatori in fuga, operatori frustrati. Nel frattempo aumentano le nostre responsabilità e i nostri impegni; quelli di noi che sono "invecchiati" (e molti anche senza virgolette) nei servizi oggi si trovano a ricoprire posti autorevoli, ma sembra che questo non ci aiuti a superare questa forma cronica di vittimismo che ci perseguita. Provocatoriamente allora - ma anche perchè ci si capisca - tento di definire alcuni concetti per me importanti: I) la Medicina del lavoro è una specialità complessa, da realizzarsi mediante interventi programmati ed interdisciplinari (oppure la prevenzione è una questione complessa a cui la medicina del lavoro da un contributo? nota della redazione); 2) la vigilanza è parte integrante delle nostre attività (cerchiamo di evitare la farsa del doppio ruolo) e quindi è incompatibile con la consulenza su tutto il territorio nazionale - pensiamo solamente alla apertura di cantieri in ASL diverse o alle aziende con sedi multiple. 3) il modello di intervento preventivo che SNOP forse più di tutti ha contribuito a costruire e che noi operatori tentiamo di applicare nella nostra attività quotidiana mi sembra valido, efficace ed in linea con le Direttive Europee. 4) La prevenzione è un importante - anzi a parere nostro il più importante, visto che lo abbiamo scelto - settore delle attività del Servizio Sanitario Nazionale; pertanto la dirigenza medica, peraltro ribadita anche dalle norme che regolano l'idoneità ai ruoli dirigenziali delle ASL è giustificabile anche da chi (e se può interessare io sono tra quelli) non la ritiene indispensabile. 5) Il raggiungimento dei vertici di carriera per le professionalità non mediche è sacrosanto e lo si può facilmente garantire con la istituzione di unità operative monodisciplinari nell'ambito del Servizio, che però deve rimanere unico e lavorare sui singoli temi sempre con metodo interdisciplinare, anche mediante gruppi di lavoro condotti non necessariamente da medici. Se siamo d'accordo su questi concetti, smettiamola con le flagellazioni; chi c'è 4 c'è e chi non se la sente vada altrove, faccia il medico competente, il chimico dell'ARPA o altro. Noi cerchiamo di continuare a lavorare, discutiamo di interventi di comparto, accordiamoci su come fare i controlli sul 626. Ma chiediamo con forza (e non per fare del sindacalismo ma perchè ci è indispensabile per dare risposte serie a richieste serissime) ai signori delle ASL e del Governo organici minimi in ogni Servizio, per continuare a fare quello per cui siamo pur pagati. Condivido la lettera dello SPISAL USL 2 del Veneto comparsa su SNOP 40. Con l'affetto di sempre. Teresa Marras SPISAL USL 1 Sassari HD m 1Z O V Esclusa la possibilità che sugli stabilimenti sottoposti alla legge esista un controllo permanente esercitato da funzionari speciali, il controllo può essere esercitato in maniera pienamente efficace soltanto dagli operai. Senza di questo, è bene ricordarlo, non può il miglior corpo di ispettori assicurare che la legge sia eseguita" " "La organizzazione dell 'Ispettorato del Lavoro...... rimane l'inizio e l'indizio significante di un 'opera di sincera tutela del lavoro nazionale, di leale aiuto alla sua redenzione; di integrazione necessaria a tutta quella azione legislativa, immediatamente in prò dell'operaio, ma mediamente a sicuro vantaggio delle industrie, ed insieme della forza e della civiltà del Paese, la quale, ove però le manchino la mente vigile ed il braccio alacre di un ufficio che ne assicuri la sapiente vigilanza e l'effettivo controllo, troppo sovente assume l'aspetto di ingenerosa irrisione. " i UN NUOVO MEDICO DEL LAVORO Il medico del lavoro pubblico: da animatore del servizio di prevenzione a " competente " della medicina occupazionale. F.Carnevale,A.Baldasseroni, F.Capacci, R.Tartaglia. U.O, di igiene e salute nei luoghi di lavoro "Gaetano Pieraccini" Azienda Sanitaria di Firenze In una visione che dovrà essere più serena di quanto non lo sia attualmente, ciascuno dovrà riflettere sul proprio ruolo professionale ed istituzionale nel complesso delle attività di prevenzione. In questo contesto anche il ruolo del medico del lavoro pubblico è da ridefinire tenendo conto delle sue incompatibilità e delle sue peculiarità. Un bilancio dell'attività svolta dai Servizi di prevenzione ed in particolare dai medici del lavoro pubblici dagli anni `80 in poi è difficile da fare. Come indicatore, sicuramente parziale, si può assumere che questi medici, oltre che aver animato e diretto gruppi più o meno formalizzati di militanti della prevenzione, sono riusciti, con difficoltà e all'interno di confusione di ruoli e di competenze, a individuare e perseguire alcuni obiettivi di ricerca applicata nel campo della salute occupazionale trascurati da altre istituzioni a ciò devolute, ad esempio nel campo delle soluzioni igienistiche, dell'epidemiologia, dell'ergonomia, della documentazione e della educazione alla salute. Una situazione tanto variegata e per certi aspetti "originale", diversa dalle esperienze svolte in altri paesi, non poteva non subire pesantemente l'impatto rappresentato dal nuovo quadro dei rischi e danni da lavoro, dalla evoluta situazione economica e sociale, dalla normativa profondamente rinnovata, sia quella europea di prevenzione che quella organizzativa del sistema sanitario. Dopo il Dlgs 626194 e la nascita delle Aziende sanitarie La tendenza generale nell'attuale contesto economico-sociale fondato su rinnovati principi (meno stato e più mercato) è quella di affidare al mercato del lavoro il compito di autoregolarsi ed autotutelarsi. In realtà tale volontà e capacità è decla- mata da alcuni ma praticata da pochi. Tuttavia tutte le persone dotate di buon senso non mancano di sostenere che in questo nuovo scenario l'ente pubblico con ie sue varie articolazioni (centrali e periferiche) deve svolgere non solo funzioni di vigilanza ma rappresentare anche un riferimento autorevole per l'interpretazione e l'applicazione delle normative di prevenzione e deve essere in grado di raccogliere tutte le informazioni utili ad una verifica del sistema di prevenzione nel suo complesso suggerendo ed imprimendo gli aggiustamenti necessari. Questa , funzione di indirizzo richiede un continuo confronto tra referenti tecnici disponibili a discutere la definizione e l'applicazione di standard, cosa che difficilmente potrebbe svilupparsi adeguatamente soltanto nelle strutture deputate alla vigilanza. Bisogna ammettere infatti che si è esaurita o è in via di esaurimento quella fase dell'attività di prevenzione così come è stata svolta fino ad oggi, almeno in alcune regioni, dai servizi delle USL e caratterizzata da una diffusa presenza sul territorio di tutte le funzioni di "Servizio"; funzioni svolte anche in maniera apprezzabile rispetto al mandato istituzionale, soprattutto in rapporto al livello, spesso basso, espresso dalle aziende, in particolare da quelle medie e piccole. Il motivo principale di tale esaurimento è la crescita istituzionalmente prevista all'interno di ogni singola azienda di un servizio di prevenzione con funzioni analoghe a quelle svolte in passato dal servizio pubblico. Pur prendendo atto delle difficoltà e dei tempi lunghi con cui avrà piena attuazione questo mutamento, sarebbe antistorico oltreché antieconomico pensare di utilizzare i servizi pubblici per vicariare il privato là dove assente od inefficiente. Dovremo piuttosto dare al pubblico la forza per incidere positivamente sul processo di realizzazione di efficienti strutture aziendali e per verificarne l'efficacia dell'azione. Non è di secondaria importanza sottolineare che, nel bene e nel male il medico del lavoro ha giocato un ruolo da protagonista in questa fase oggi in esaurimento, forse per la prima volta dopo le storiche vicende risalenti all'inizio di questo secolo. Oggi però si presentano nuove situazioni per il medico del lavoro pubblico ed alcuni problemi sono resi particolarmente vivi dalle scelte organizzative compiute da alcune amministrazioni regionali come la Toscana: 1) progressiva tendenza alla monodisciplinarità in un contesto che non propone chiari ed automatici momenti di convergenza e di collaborazione tra le varie professionalità; tra queste è indubbio che tendano ad emergere, specialmente ai 5 fini della vigilanza ma non solo, le professionalità tecniche diverse da quella del medico del lavoro; 2) mutamento del quadro dei rischi e dei danni da lavoro tali da non essere facilmente affrontati con una impostazione di tipo tradizionale del medico del lavoro, dovendosi oltretutto rinunciare all'esecuzione diretta degli accertamenti sanitari che, a sua volta, diventa sempre più uno strumento parziale anche in mano al medico competente; 3) riduzione delle attività su iniziativa, programmabili sulla base di bisogni ricercati e dimostrati (ad es. piani mirati su alcuni fattori di rischio e di comparto) con prevalenza delle attività dovute (ad es. visite mediche agli apprendisti, inchieste di malattia professionale, commissioni medico legali ecc.); Non è da trascurare un ulteriore elemento di contrasto, assai stridente, rappresentato dall'affiliazione del servizio pubblico di prevenzione ad una così detta azienda sanitaria con obbiettivi ed organizzazione difficilmente conciliabili e compatibili con lo svolgimento di attività a carattere istituzionale comprese quelle di organo di controllo. La vigilanza e il medico del lavoro pubblico Gli avvenimenti delineati hanno contribuito a determinare una diaspora professionale dai servizi di prevenzione che ha trovalo la sua massima espressione proprio tra i medici del lavoro. 11 destino professionale di questi può essere tracciato seguendo quattro percorsi principali: • abbandono del servizio pubblico per dedicarsi all'attività di consulenza. • abbandono del servizio di prevenzione nei luoghi di lavoro per passare a ruoli dirigenziali nello staff organizzativogestionale dell'azienda di appartenenza. • abbandono del Servizio di prevenzione per assumere le funzioni di medico competente dell'Azienda sanitaria, in questo avendo una seria concorrenza da parte dei medici del lavoro universitari. • infine c'è il gruppo dei medici del lavoro che con specifico impegno professionale, e ove possibile dirigenziale, rimarrà all'interno dei servizi di prevenzione, destinato al controllo e alla vigilanza delle condizioni di salubrità e igiene nei luoghi di lavoro. Se questo è lo scenario si deve affermare che le evoluzioni proponibili per l'attività di vigilanza e, quindi, anche per 6 l'ultimo ed ancora consistente gruppo di medici del lavoro pubblici, vanno principalmente in due direzioni (trascurando una terza via che perpetua, per inerzia, lo stato attuale fino al suo esaurimento): • la prima, si fonda sulla tendenza a svolgere in ogni ambito territoriale una attività che dovrebbe essere altamente qualificata in tutti i campi ed in larga misura autosufficiente. Ne deriva l'inevitabile necessita' di crescita delle competenze tecniche specialistiche in tutti i campi all'interno del "Servizio di Prevenzione-Organo di Vigilanza". L'obbiettivo è quello di mantenere a livello periferico, in molti centri territoriali autosufficienti, le capacità tecniche specialistiche in grado di garantire una particolare attenzione a ciò che faranno gli organismi tecnici aziendali ed una diffusa attitudine al confronto con essi da svolgersi alla pari se non addirittura per suggerire le scelte tecniche di intervento o addirittura per sostituirsi autorevolmente a loro, dove mancanti od inefficienti. Questa impostazione cerca di conservare in parte il ruolo di realizzatori della prevenzione che la Legge 833/79 ha affidato ai servizi pubblici. • la seconda evoluzione proponibile richiede, da una parte una qualificazio- ne professionale mirata alla vigilanza per garantire particolare assiduità e presenza dell'organo di controllo sul territorio; tale modello si approssima a quello adottato dall'OSHA negli Stati Uniti o anche dall'ispettorato del lavoro svedese dove l'ispezione è indirizzata alla verifica di livelli definiti di igiene e sicurezza del lavoro ed avviene utilizzando standard, compresi i TLV. Dall'altra parte è necessario che lo studio e la discussione sulla validità di tali standard e livelli soglia di esposizione avvenga in altra sede e con diversi protagonisti ma sempre nell'ambito del servizio pubblico. come avviene negli Stati Uniti con il NIOSH e nei paesi scandinavi con le agenzie specializzate. La prima di tali evoluzioni ci sembra francamente insostenibile, non solo perchè troppo onerosa e molto probabilmente inefficiente oltrechè scarsamente estensibile a tutte le realtà, ma anche per l'oggettiva carenza di risorse umane. Uno sviluppo di questo tipo ci sembrerebbe auspicabile solo nella previsione di un sostanziale insuccesso nella applicazione del D.Lgs 626/94 e, in particolare, nella convinzione che le aziende non saranno diffusamente in grado a realizzare proprie strutture di prevenzione. La seconda possibilità di evoluzione richiede invece drastici mutamenti organizzativi delle attuali strutture pubbliche di prevenzione. In più deve poter disporre di un più razionale utilizzo e sviluppo delle risorse allocate a livello centrale, cioè presso I'ISPESL, e regionale, realizzando una rete di strutture con capacità di osservazione, di approfondimento e di indirizzo sui vari problemi tecnici e sanitari e capace di operare in maniera immediatamente funzionale rispetto alle attività di vigilanza. gazione, divulgazione guidata, dei dati provenienti dalle attivita' d'intervento diretto nei luoghi di lavoro, deve essere ritenuta altrettanto essenziale. I diversi livelli di aggregazione di tali dati dovranno basarsi sull'uso che di essi se ne vorra' fare. Cosi' il livello piu' periferico, del singolo servizio, avra' necessita' di registrare le proprie attivita ' sia per fini amministrativi, che per fini di verifica e miglioramento della qualita' delle proprie prestazioni. 11 livello del Dipartimento di Prevenzione, che aggrega in genere alcuni servizi, ne avra' bisogno per rispondere a richieste di livello superiore, ma anche per allocare risorse di lavoro in maniera equilibrata; potra' inoltre gia' rappresentare un primo gradino nella "valutazione di efficacia" preventiva, scopo ultimo dell'agire professionale. Ma dove la funzione di valutazione complessiva di efficacia puo' meglio esplicarsi e' a livello regionale, sede privilegiata per aggregare dati omogenei (non si scordi che attualmente le reti dei servizi hanno una certa omogeneita' di mezzi e procedure solo a livello di regione, differenziandosi invece in modo talvolta netto tra una regione e l'altra). Infine il livello nazionale, che pure appare indispensabile, dovrebbe essere dedicato a misure di comparazione relativa sui modelli funzionali piu' utili allo svolgimento delle funzioni primarie. Tutto questo e' purtroppo inesistente, mancando completamente il livello regionale, ed essendo insufficiente il livello nazionale, rappresentato oggi dall'ISPESL, specie se si continuerà a vederlo attraverso i compiti assegnati allo stesso dai Dlgs 277191 e 626194, per alcuni versi ingrati. Se questa funzione non verra' integrata tra quelle in capo al medico del lavoro del servizio di prevenzione della Azienda Sanitaria Locale inevitabilmente questo ruolo finira' per affievolirsi, scontrandosi con attivita' che, prive di ragionevoli indirizzi, non potranno che esaurirsi in una ineliminabile ma, tutto sommato, subalterna funzione di frammentaria e casuale vigilanza; Questa seconda ipotesi, applicata alla medicina occupazionale, rappresenta la moderna versione della così detta "ispezione medica" ben supportata tecnicamente. Innanzitutto libera il campo dagli equivoci sulla consulenza ed assistenza o sulle consulenze camuffate da presunte attività di vigilanza; secondariamente ripropone un ruolo del medico pubblico nella comunità della prevenzione i cui coprotagonisti si sono affrancati dalla egemonia medica. I principali compiti attinenti a questo ruolo del medico del lavoro pubblico, saranno sostanzialmente di due tipi. Il primo vedra' il suo impegno nell'intervento diretto di ispezione, finalizzato alla verifica del rispetto di normative, ma soprattutto di standard di igiene del lavoro, nonche' in molti casi alla verifica sul campo di condizioni supposte causali o concausali di patologie attribuibili o correlate al lavoro. In tale veste egli e' chiamato a entrare nel merito delle valutazioni dei rischi effettuate dal datore di lavoro, a esprimere un giudizio sulla accettabilita' delle condizioni igienico sanitarie degli ambienti di lavoro, sul rispetto di normative vigenti, sull'efficacia delle soluzioni adottate e dei criteri di sorveglianza sanitaria ecc. Ma a fianco di questa attivita', non potra' mancare quella di "sorveglianza epidemiologica" delle popolazioni al lavoro nell'ambito territoriale di riferimento e di approfondimento di alcuni temi o problemi lavorativi emergenti o più diffusi in quel territorio. Volendo schematizzare e meglio definire quanto sopra espresso potremmo individuare nel modo seguente le funzioni possibili per il medico del lavoro pubblico: • funzione epidemiologica: la funzione epidemiologica o di osservazione ha caratteri di prioritario interesse per la sanita' pubblica, essendo auspicabile che scelte di politica sanitaria e di corretto utilizzo delle risorse di lavoro (limitate per definizione) si basino su criteri trasparenti e oggettivi, il piu ' possibile pertinenti al problema in questione. Orbene la funzione di osservazione, raccolta, sistematizzazione, progressiva aggre- gia, valutazioni di esposizione con gli ausili della tossicologia e dell'igiene industriale, allergologia, psicologia del lavoro; è quanto avviene nei Servizi di prevenzione dei paesi scandinavi, in particolare in Finlandia e Svezia, ben articolati tra centro e periferia ed ai quali è facile guardare visto l'abbondanza di contributi presenti nella letteratura scientifica. Come per l'epidemiologia dovrebbe essere reinventata (perchè oggi è praticamente assente) una rete di riferimenti e di collaborazioni, sia a livello regionale che nazionale ed internazionale, comprendenti istituti di ricerca universitari e non con cui programmare e svolgere iniziative di approfondimento e di ricerca con particolare attenzione a quella di tipo applicativo in senso sia preventivo che di vigilanza, ponendo come obbiettivo quello di creare ed aggiornare gli standard, verificare la loro applicabilità, individuare degli indicatori compresi quelli di efficacia; • • funzioni di ricerca applicata: l'osservazione epidemiologica ovviamente non può essere fine a se stessa e da questa, come da altri stimoli dovrebbe derivare la necessità di approfondire alcuni argomenti riguardanti vari aspetti della medicina del lavoro. Nella nostra esperienza a tali aspetti attengono, oggi in maniera più precipua che in passato, argomenti di ergonomia, dermatolo- 7 funzioni di vigilanza, assistenza, informazione e formazione: gli operatori di vigilanza e, quindi, anche un certo numero di medici, sono i destinatari delle indicazioni provenienti da questa attività di ricerca applicata e la loro attività deve fondarsi sia sui dati dell'osservazione che sui dati degli approfondimenti. In una riorganizzazione più generale delle strutture di vigilanza aderente ad. un modello più originale e funzionale rispetto a quello che può semplicemente prospettarsi come continuazione del modello degli anni `SO, è presumibile che la maggior parte dei medici trovi più naturale collocazione nelle attività di osservazione epidemiologica e di approfondimento. Rimanendo peraltro qualitativamente importante, ma quantitativamente non più preminente in quanto spesso ampiamente condivisibile con altre professionalità, la funzione di vigilanza e controllo, di assistenza e di informazione che il medico pubblico esplica con interventi diretti di ispezione e con incontri con rappresentanti dei lavoratori, medici e tecnici "competenti", datori di lavoro e progettisti su temi tecnici, su soluzioni, su protocolli, su interpretazione di dati, etc.. Per altri medici infine, dovrà prevedersi la possibilità di perfezionarsi come medici competenti in strutture separate rispetto a quelle con finalità di vigilanza. CONTROLLO AMBIENTALE Protocollo Arpa-Dip per l'esercizio coordinato e integrato delle funzioni e delle attività di controllo ambientale e di prevenzione collettiva (articolo 17 L.R. 44195) RIPARTIZIONE DELLE COMPETENZE TRA DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE DELL'AUSL (DIP) E SEZIONE PROVINCIALE DELL'ARPA PER L'ESERCIZIO COORDINATO E INTEGRATO DELLE FUNZIONI Campo di attività Roberto Merloni ARPA - Sezione di Rimini Molto tempo è trascorso - e molti avvenimenti si sono succeduti - dai convegno SNOP di Modena del 2.2.95, in cui presentai, con L. Salizzato, una "Ipotesi organizzativa delle strutture di coordinamento AUSL - ARPA". Ciò che allora era ancora un progetto di legge regionale, di istituzione dell'ARPA dell'Emilia Romagna, è ora una legge pienamente applicata che ha rivoluzionato le competenze ambientali trasferendole dalle AUSL alla nuova agenzia. L'esercizio coordinato e integrato delle funzioni che interessano le due istituzioni è stato oggetto di ulteriori contributi e applicato in vario modo nelle diverse provincie a seconda degli accordi raggiunti localmente. La Regione e l'ARPA non hanno ancora fornito interpretazioni univoche e non sembra che le attuali applicazioni dei protocolli locali raggiungano l'obiettivo di ottimizzare le prestazioni erogate, evitando sovrapposizioni e disfunzioni. In tempi di vacche magre come questi è più che mai necessario risparmiare risorse evitando duplicazioni non indispensabili, senza timore di perdere funzioni che consentono sì di mantenere conoscenze dirette su certi argomenti ma che richiedono l'impiego di forze sempre meno disponibili. Per non perdere di vista l'origine della "contesa" riprendo l'art.17 della L.R. Emilia Romagna n° 44 del 19.4.1995: L'ARPA ed i Dipartimenti di prevenzione delle Aziende USL esercitano in modo integrato e coordinato le funzioni e le attività di controllo ambientale e di prevenzione collettiva che rivestono valenza sia ambientale sia sanitaria. Al soggetto cui è assegnata la competenza primaria spetta la responsabilità del 8 ACQUE Autorizzazioni allo scarico Piani di risanamento Soggetto referente (resp. procedimento) Soggetto che concorre ARPA Istruttoria Controlli DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) ARPA Istruttoria DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) Sorveglianza acque superficia- ARPA li e sotterranee (comprese Controlli quelle destinate alla potab.) DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) Controllo scarichi ARPA Controlli DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) Balneazione ARPA Istruttoria Controlli DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) Molluschicoltura DIP Istruttoria, prevenzione, sorveglianza, prelievi a terra ARPA (partecipa alla stesura protocollo operativo, supporto analitico, prelievi in mare) Piscine e parchi acquatici DIP Istruttoria, prevenzione, sorveglianza, prelievi ARPA (supporto analitico) Acque potabili DIP Istruttoria, prevenzione, sorveglianza, prelievi ARPA (supporto analitico) Acque termali e minerali DIP Istruttoria Prevenzione, sorveglianza, prelievi ARPA (supporto analitico e di campionamento) ARPA Istruttoria Controlli DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) Rifiuti: produzione, tratta- ARPA mento, smaltimento, riutilizzo Istruttoria Controlli DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) SUOLO Allevamenti: stoccaggio e smaltimento deiezioni zootecniche Autorizzazioni ai mezzi di trasporto rifiuti ARPA Istruttoria Prevenzione, sorveglianza Fanghi, liquami, ecc. ARPA Istruttoria Controlli Disinfestazione DIP Prevenzione, sorveglian- ARPA (supporto analitico) za, prelievi RUMORE Negli ambienti di vita ARPA Istruttoria Controlli DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) Negli ambienti di lavoro DIP Istruttoria Controlli ARPA (supporto analitico) DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) ARIA Autorizzazioni alle emissioni ARPA Istruttoria Controlli DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) Sorveglianza alle emissioni ARPA Controlli DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) Standard di qualità dell'aria ARPA Controlli DIP ARPA Istruttoria Controlli DIP (sopralluoghi e pareri congiunti a ARPA se richiesto) ESPOSTI AMBIENTALI Da attività produttive Da pubblici esercizi (ristoran- DIP ti, bar, strutture recettive ecc.) Istruttoria Prevenzione, e da civili abitazioni sorveglianza, prelievi ARPA (sopralluoghi e pareri congiunti a DIP se richiesto) supporto analitico Da allevamenti DIP Istruttoria Prevenzione, sorveglianza, prelievi ARPA (sopralluoghi e pareri congiunti a DIP se richiesto) supporto analitico ARPA: Presiede la commissione provinciale DIP:Titolare funi. di controllo Protocolli operativi concertati ARPA (sopralluoghi e pareri congiunti a DIP se richiesto) RADIAZIONI Radiazioni ionizzanti: istruttoria Radioattività ambientale ARPA (Sezione di Piacenza) Radioattività negli alimenti DIP Istruttoria Prevenzione, sorveglianza, prelievi ARPA (Sezione di Piacenza) Supporto analitico Linee elettriche ARPA Istruttoria Controlli DIP GRANDI RISCHI DIP Coordina il gruppo di ARPA lavoro interdisciplinare Partecipa al gruppo di lavoro INDUSTRIALI EDILIZIA Insediam. produttivi, piani rego- DIP iatori, strumenti urbanistici, ecc. Coordina il gruppo di lavoro Insediamenti civili DIP Cabine elettriche DIP Istruttoria, prevenzione, sorveglianza AMIANTO Esame piani di lavoro, vigilan- DIP za, censimento, informazione Coordina il gruppo di lavoro INDUSTRIE INSALUBRI FITOSANITARI Vendita Trattamenti post raccolta Matrici alim. e acque potabili ALIMENTI Alimenti Funghi ARPA Istruttoria, propone la classif. ARPA Partecipa al gruppo di lavoro ARPA (partecipa alla stesura del protocollo oper.; sopralluoghi, supporto tecn. e pareri congiunti a DIP se richiesto) ARPA Partecipa al gruppo di lavoro DIP (partecipa alla stesura del protocollo operativo) procedimento, che, di norma, è svolto con il concorso esplicito dell'altro soggetto per quanto di propria competenza.... Per un esercizio coordinato ed integrato finalizzato ad ottimizzare le prestazioni erogate ed evitare sovrapposizioni e disfunzioni, le Sezioni provinciali dell'ARPA e i Dipartimenti di prevenzione delle Aziende Unità sanitarie locali istituiscono forme, sedi, strumenti e gruppi di lavoro permanenti sulle principali attività di comune interesse... I risultati conseguiti da tali forme e strumenti permanenti di lavoro sono oggetto delle periodiche verifiche svolte dai Comitati provinciali di cui all'art. 16 ... La ripartizione delle competenze che suggerisco, descritta nella tabella è volta a mantenere o a migliorare il livello dei servizi erogati, è ispirata a criteri di Qualità Totale, implica una gestione elastica e responsabile (non burocratica) ed elevate capacità manageriali. E' finalizzata non tanto al mero esercizio delle funzioni di competenza quanto al processo produttivo della prestazione nella sua completezza, con visione mirata allo scopo finale, nella logica del miglioramento del servizio fornito e del soddisfacimento del cliente. I gruppi di lavoro permanenti comuni sono limitati a 3 (Grandi rischi industriali, Nuovi insediamenti produttivi, Amianto). Per ogni gruppo dovrà essere definito uno specifico protocollo che espliciti le procedure operative e gestionali. Questi gruppi, nelle diverse realtà provinciali, potrebbero anche essere configurati come vere e proprie Unità Operative interaziendali, con adeguata autonomia operativa. Non sono previsti pareri o proposte a firma congiunta: il soggetto referente responsabile del procedimento - esegue l'istruttoria, firma il parere (salvo casi specifici, di particolare rilevanza, in cui richiede la firma congiunta), lo trasmette a chi di competenza, archivia la pratica e agevola l'accesso ai dati in archivio DIP Istruttoria, prevenzione, ARPA sorveglianza, prelievi Supporto analitico DIP Istruttoria, prevenzione, ARPA sorveglianza, prelievi Supporto analitico ARPA Supporto analitico • Chi esegue l'istruttoria firma il parere, Io trasmette a chi di competenza, archivia la pratica e agevola l'accesso ai dati in archivio all'altro soggetto (in attesa dell'archiviazione informatizzata a gestione integrata). DIP Istruttoria, prevenzione, ARPA sorveglianza, prelievi Supporto analitico • Per controlli si sottintendono le attività di prevenzione, sorveglianza, prelievo e analisi. DIP Esegue il riconoscimento ARPA e rilascia le certificazioni Supporto analitico • Per protocollo operativo si intende la definizione degli aspetti tecnici e procedurali. DIP Prevenzione, sorveglianza, prelievi 9 all'altro soggetto (in attesa dell'archiviazione informatizzata a gestione integrata). Il concorso esplicito dell'altro soggetto si esercita nella partecipazione alla stesura di specifici protocolli operativi che devono definire gli aspetti tecnici e procedurali delle singole problematiche. La firma congiunta è sicuramente un appesantimento della procedura, una duplicazione del lavoro che richiede spesso risorse dedicate in entrambi gli enti. E' tuttavia comprensibile che in alcune realtà locali possa essere applicata, routinariamente o occasionalmente su richiesta del soggetto referente, per certi argomenti di particolare valenza sia ambientale che sanitaria. Inoltre, si ritiene utile precisare che: IL PUNTO DI SVOLTA di Leopoldo Magelli • non sembra produttivo effettuare distinzioni tra attività su domanda e attività su iniziativa; • riguardo la riscossione delle tariffe si ritiene scontata la competenza esclusiva del soggetto referente. Potrà essere concordato in apposita convenzione (revisionabile con cadenza annuale) un eventuale rimborso per il contributo del soggetto che concorre; • è necessario concordare anche in merito alle procedure e agli aspetti economici per le attività in emergenza; • la ripartizione delle competenze concordata dovrà essere oggetto di adeguata attività di informazione nei confronti delle autonomie locali, dei cittadini, degli enti e dei professionisti interessati; • è opportuno che gli accertamenti analitici e strumentali su matrici ambientali e alimentari vengano eseguiti da ARPA - o dall' istituto Zooprofilattico per quanto di competenza; • oltre che alle periodiche verifiche del Comitato provinciale di coordinamento istituito ai sensi dell'art. 16, L.R. 44/95, sarà opportuno sottoporre il protocollo a revisione annuale, salvo esigenze diverse. IO L ' articolo di Leopoldo Magelli pone questioni pregnanti per il fiituro dei servizi. 11626, dice giustamente il nostro vecchio presidente, non è solo una (delle tante) leggi ma è un "meccanismo di cambiamento " e non solo per imprese e lavoratori, ma per ognuno di noi e per i servizi nei quali lavoriamo. Negli ultimi 10 anni i servizi si sono caratterizzati non solo da un assorbimento "fisiologico" delle funzioni di vigilanza ma anche da un segno metodologico forte: il lavoro per comparii che potrà permettere una applicazione intelligente e profondamente innnovativa anche delle direttive, con una capillare capacità di informazione, formazione e assistenza "mirata" , attività che non sono un lusso per i servizi ricchi mea un obbligo etico per tutti. Fridtjof Capra é un fisico viennese che qualche anno fa ha pubblicato un libro molto stimolante sulla critica di modello scientifico cartesiano e positivistico, secondo lui inadeguato a cogliere le complessità e le interrelazioni del mondo attuale. Prendo in prestito dal suo libro, ( The turning point), il titolo di questo articolo, perché credo che veramente per i servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro delle aziende Usi ci troviamo a un "punto di svolta". Il secondo grande e importante punto di svolta; il primo fu, all'inizio degli anni `80, il passaggio ai servizi delle funzioni ispettive e di vigilanza ex-ispettorato del lavoro. Parlo di punto di svolta perché ritengo che, oggi come allora, l'evoluzione normativa (ma non solo, come vedremo) imponga una ridefinizione e un aggiorna- mento della "mission" dei nostri servizi. La differenza sostanziale é che allora, agli inizi degli anni `80, fu ben chiaro a tutti che ci si trovava di fronte a un punto di svolta (rimando, per non dilungarmi troppo, agli atti del convegno nazionale Snop di Bologna, 1983, che aveva per tema "Vigilanza e prevenzione"), mentre questa volta ho la sensazione che sia meno percepita l'entità del cambiamento, che ci sia una parziale incomprensione e sottovalutazione della sua portata. C'é quasi, palpabile, in molti, come una sensazione di fastidio e preoccupazione per il fatto che una legge (io dirci piuttosto un complesso di leggi, dal 626 al 758, a tutte le norme di derivazione Cee già recepite dal nostro ordinamento giuridico o in via di recepimento) venga a rimescolare le carte , a dettare nuove regole del gioco, a rimettere in discussione non poche delle certezze che ci si era costruiti negli ultimi dieci o dodici anni, in quello che potremmo, a posteriori, ribattezzare il "decennio della vigilanza", vista l'importanza sempre crescente e quasi totalizzante che tale funzione ha avuto nell'elaborazione e nella pratica dei servizi. Attenzione, con ciò non intendo né lanciare accuse ai servizi, che hanno gestito con competenza, equilibrio ed efficacia tali funzioni, né tantomeno sottovalutare l'importanza determinante che l'esercizio di tale funzione ha per conseguire migliori condizioni nei luoghi di lavoro, e che avrà anche in futuro: non si può fare prevenzione prescindendo dalle funzioni di vigilanza e da una loro corretta e rigorosa applicazione. Intendo dire che c'é stato, però, in troppe realtà un appiattimento eccessivo su questo strumento di lavoro, a scapito di altri: si é privilegiato, in troppi casi, un approccio "monodimensionale" (cioè tutto basato sulle fun- zioni di vigilanza) a problemi complessi che meritavano, e meritano, l'uso di un ventaglio più ampio di strumenti di intervento; ma su questo ritorneremo. Accade, peraltro, che questo punto di svoltasi inserisce in una fase in cui il contesto in cui i nostri servizi operano, sta subendo rilevanti trasformazioni e mutamenti, che ci pongono davanti nuove sfide. Senza la pretesa di essere esaustivo e senza nemmeno tentare di entrare nel merito dei singoli punti (ciò sarà fatto in un documento "di scenario" che sto predisponendo, in collaborazione con numerosi altri operatori dei servizi) vorrei solo elencare quelle che considero le dieci variabili (indipendenti e/o interdipendenti) che caratterizzano il contesto (quello attuale e quello prossimo venturo) in cui si muovono i nostri servizi, che delineano cioè, per usare un termine di moda, lo "scenario" in cui dovremo giocare la grande partita della prevenzione con le nuove regola del gioco. Si tratta di: I) i cambiamenti in atto del mondo del lavoro (mondializzazione del mercato, riduzione continua del peso percentuale delle attività produttive rispetto al terziario nei paesi europei industrializzati, flussi migratori dall'est europeo e dal terzo mondo, mobilità inter- e intraaziendale, nascita di nuove figure nel campo della prevenzione, linee di tendenza in campo imprenditoriale e sindacale, e altro ancora); 2) il cambiamento della domanda che si rivolge ai servizi (come soggetti che la formulano, come contenuti, come risposte dovute ad attese, come modalità); 3) il modificarsi del mandato istituzionale (non più solo vigilanza e controllo, ma, esplicitamente, anche informazione e assistenza); 4) il problema della certificazione e delI' accreditamento; 5) le variazioni nell'assetto delle aziende Usi, con i Dipartimenti di prevenzione, le ridefinizione dei bacini territoriali, la nascita dell'Arpa, il riassetto dei servizi; 6) i cambiamenti nel mondo degli operatori, che non sono più gli stessi (antropologicamente, culturalmente, socialmente, professionalmente, politicamente, ideologicamente) di 15 anni fa e questo anche perché ormai nei servizi c'é una "seconda generazione"; 7) la continua e tumultuosa rivoluzione in corso nel campo della comunicazione e dell'informazione; 8) la percezione del rischio nella popolazione (e in particolare in quel segmento di popolazione che più ci interessa, i lavoratori); 9) Io sviluppo e le attuali linee di tendenza nel campo delle conoscenze scientifiche e di ricerca; 14) le "specificità" del caso italiano e il suo impatto sia con un quadro normativo che deriva da un modello culturale-organizzativo centro europeo (fondato su coordinate concettuali e ralazionali differenti) sia con l'integrazione europea. Il combinarsi di tutti questi elementi, in modo non sempre a priori prevedibile, ma comunque sempre complesso e problematico, pone a mio avviso ai servizi (ecco perché parlo di "punto di svolta") l'esigenza di ridefinire la propria "missione" e quindi la propria identità. Molte delle dieci variabili sopra ricordate sono in situazioni fluide, di turbolenza, da anni; ma, secondo me, é il 626 che funge da catalizzatore, che fa scattare una reazione chimica che da tempo (almeno 718 anni) si stava preparando, ma che forse, in molti casi, facevano fatica a leggere perché gli occhiali monodimensionali della vigilanza ci appannavano la chiarezza e il nitore della visione. Ma allora, come ridefinire l'identità dei servizi, su quali coordinate di fondo, su quali idee-forza, se ammettiamo l'assunto che nella complessità presente e futura il solo strumento della vigilanza é inadeguato, se non ridefinito e integrato con altri? Credo che tutto si giochi sull'accostamento di tre coppie di concetti, che vorrei proporre alla discussione anche in modo provocatorio. A) La prima coppia di concetti riguarda l'approccio alla prevenzione e si concretizza in: • passare dalla prevenzione contro alla prevenzione con, assumendo cioè come asse centrale della attività dei servizi la considerazione che la prevenzione non può essere solo imposta, non può fondarsi solo sulla vigilanza e sulla repressione dei comportamenti illegali, ma deve anche basarsi sulla conquista dell'adesione della parti sociali, e in particolare dei datori di lavoro, alla gestione corretta del rischio e dell'organizzazione del lavoro, attraverso le attività di informazione, assistenza, formazione e, perché no, in modi e forme corrette e compatibili, di consulenza: ma se questo ultimo riferimento turba la coscienza, può essere tranquillamente saltato, tanto nulla toglie alla validità complessiva del discorso; • passare dalla vigilanza al controllo, intendendo per controllo la prima verifi- ca del funzionamento di un meccanismo o di un sistema, l'individuazione delle criticità che lo inceppano e ne causano l'eventuale malfunzionamento, e quindi l'intervento, adottando i diversi strumenti a disposizione, teso a riportarlo a un adeguato livello di funzionamento. E gli strumenti con cui intervenire, tutti di pari dignità e importanza, da usare in modo equilibrato e integrato nei diversi contesti, sono l'informazione, l'assistenza, la formazione, la repressione dei comportamenti illegali. B) La seconda coppia di concetti attiene al metodo e si concretizza nel: • passare da un controllo solo sugli oggetti (macchine, impianti, rischi chimici e fisici misurabili, ecc.) a un controllo anche sui processi, andando in sostanza a "guardare" e "valutare" non solo gli oggetti con cui si lavora, ma il lavoro nel suo complesso; • passare, di conseguenza, da un modello culturale e scientifico tutto basato sul tecnicismo (medico, chimico o ingegneristico che sia) a un modello che recuperi anche la dimensione relazionale, comunicativa, organizzativa, sociale del lavoro; C) La terza coppia di concetti ha a che fare con il modo con cui gli operatori vivono il loro lavoro e vedono e sentono il loro ruolo. Si tratta in questo caso di: • passare dalle tranquilizzanti certezze sulla conservazione alle destabilizzanti incertezze del cambiamento, rimettendosi in gioco per la seconda volta (la prima fu quando passarono ai servizi le funzioni di vigilanza e già allora fu ben presente, e però presto superata e sconfitta dagli operatori stessi, una certa "resistenza al cambiamento"); • passare dal ruolo di vigilanti-controllori al ruolo di regolatori (di un sistema di prevenzione che ha i suoi protagonisti in azienda, nella bilateralità delle relazioni tra datore di lavoro e lavoratori, affiancati da tutti gli altri soggetti che la nuova normativa attiva) e di esploratori, nel senso di andare a scoprire una complessità e una fluidità del problema prevenzione nelle aziende che si é disimparato a leggere, sotto l'effetto dell'eccessiva "semplificazione" indotta da una gestione delle funzioni di vigilanza che troppo spesso ha fatto dimenticare che, come si diceva a Bologna nel 1983, la vigilanza é uno strumento per fare prevenzione, un mezzo e non un fine. Su queste coordinate di fondo vanno, a mio avviso, ripensati, alle soglie del 2000, i nostri servizi, tenendo conto che é ormai matura anche una riflessione su quegli indicatori che servono per valutare il significato, l'utilità, il "rendimento" (sarà anche una parola che ci piace poco, ma in questi momenti é meglio non dimenticare mai che, per continuare a esistere, dobbiamo dimostrare di essere utili, di avere un senso, di "rendere", non in termini di entrate economiche ma di risultato dei servizi pubblici, e quindi anche dei nostri). Questi indicatori sono: 1) accessibilità 2) continuità 3) adeguatezza 4) qualità tecnico-scientifica 5) efficienza 6) efficacia 7) accettabilità 8) impatto. I nostri servizi, tenendo conto ovviamente dei vincoli imposti dalla carenza di risorse, ma usando comunque al meglio 12 le risorse, ancorché a volte misere, di cui dispongono, garantiscono, o si stanno attrezzando per garantire, una performance soddisfacente rispetto a questi indicatori? Se così non é, anche questo punto, strettamente legato a quanto detto prima, va messo al centro della nostra ricerca, della nostra elaborazione, della nostra azione. Credo di aver esposto in maniera abbastanza chiara e ampia il mio pensiero. Vorrei dedicare le ultime righe di questo contributo a un'ultima considerazione di ordine generale: nel momento in cui operiamo una svolta e da un strada ci immettiamo in un'altra che cosa dobbiamo portarci dietro del nostro bagaglio e che cosa dobbiamo lasciare dietro di noi? Fuori di metafora, quali strumenti, quali competenze, quali abilità, quali atteggiamenti sono necessari per affrontare il nuovo percorso, e quali invece non ci servono più? Credo che dobbiamo lasciarci dietro una lettura ormai datata del nostro ruolo troppo appiattita sulla vigilanza "pura", troppo intrisa e incrostata in modo unidimensionale di questo pur importante e fondamentale strumento del nostro agire, e così pure l'idea di un nostro ruolo "centrale" nel processo di prevenzione: il processo di prevenzione nei luoghi di lavoro si giocherà sempre di più sulla bilateralità dei due soggetti sociali in campo, il datore di lavoro e i lavoratori, mentre a noi compete un ruolo (non certo di secondo piano, né di scarso valore) di orientamento, di indirizzo, di "regolazio- ne" del sistema, di supporto, in particolare al soggetto più debole in questa bilateralità (che certamente equilibrata non é e che vede un forte sbilanciamento di poteri e di conoscenze a favore dei datori di lavoro) e cioè i lavoratori e i loro rappresentanti per la sicurezza. Dobbiamo inoltre lasciare dietro di noi una visione troppo riduttiva della prevenzione, fatta solo di soggetto materiali, di grandezze quantificabili e misurabili, di un'aderenza statica e rigida a standard, altrettanto statici e rigidi, di sicurezza. Dobbiamo invece portare le curiosità di sperimentare strade nuove, la capacità di misurarsi senza preconcetti in una dialettica aperta con i nuovi soggetti aziendali, l'abilità nel comunicare con loro, l'attenzione all'uomo, alle relazioni, ai processi, alla loro dinamicità e al loro continuo variare nel contesto e interagire col contesto. Si tratta anche di riprendere alcuni strumenti di approccio alle condizioni di lavoro e di lettura della realtà che avevamo messo da parte (perché non ci parevano più utili e necessari, ma superati dalla disponibilità di altri strumenti) come ad esempio la capacità di relazione con i gruppi omogenei, o con ciò che essi sono diventati a metà degli anni `90. Non é un patetico "come eravamo" é invece l'esigenza di riappropriarci di tutte le competenze che l'operare nel campo della prevenzione nell'Italia alle soglie del Duemila, con tutte le sue contraddizioni e complessità, ci richiede di mettere in campo. TANTO RUMORE PER NULLA ? di Fabrizio Magrelli La legge n. 447 del 26/10195 ha posto le premesse per intervenire in modo concreto ed incisivo sulle cause dell'inquinamento acustico; tuttavia, come spesso accade quando vengono promulgate "leggi quadro", la sua reale valenza innovativa dipenderà da quanto sarà contenuto nei numerosi decreti Ministeriali previsti per renderla operativa. sizione al rumore differenziati e sensibilmente inferiori a quelli provvisori; La legge in questione ha senz'altro modificato in maniera rilevante il quadro legislativo preesistente, centrato essenzialmente sul Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell' 113191 (per la cronaca: Andreotti, su proposta del Ministro dell'Ambiente Ruffolo, e di quello della Sanità De Lorenzo). e) consentiva al Sindaco di permettere attività rumorose temporanee (sia ricreative, quali concerti, che produttive, quali cantieri edili o stradali) anche in deroga ai limiti di rumorosità, sentito il parere della USL; Il decreto del `91: a) fissava i limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno, in maniera differenziata per le ore diurne e per quelle notturne, oltrechè a seconda delle caratteristiche urbanistiche della zona, definite provvisoriamente sulla base di classificazioni assai approssimative desunte da leggi emanate con altre finalità più di venti anni prima; h) introduceva, oltre al limite di zona, un limite di incremento della rumorosità attribuibile ad una specifica sorgente sonora rispetto al rumore di fondo (criterio differenziale) anche esso diverso per le ore diurne e per quelle notturne; c) dava mandato ai Comuni di procedere ad una riclassificazione del proprio territorio in zone definite in base a più precisi criteri di classificazione urbanistica (densità abitativa, presenza di ospedali e scuole, tipologia delle attività lavorative presenti, vicinanza con strade di grande comunicazione, linee ferroviarie, aree portuali etc.), prevedendo livelli di espo- d) affidava alle Regioni il compito di stabilire direttive per la predisposizione da parte dei Comuni di piani di risanamento (compito poi cassato dalla successiva sentenza n 517 del 30/12/91 della Corte Costituzionale); f) stabiliva la procedura per la realizzazione dei piani di risanamento per le imprese eccessivamente rumorose (anche su questo argomento è intervenuta, in senso limitativo, la sentenza della C.C. già citata); g) determinava le modalità e il tipo di strumentazione per la misurazione del rumore. I limiti del Decreto Presidenziale furono subito abbastanza evidenti, soprattutto per quanto riguardava la sua incompletezza (campo di applicazione, interventi solo su alcune cause dell'inquinamento acustico, modalità di effettuazione delle rilevazioni poco tutelante nei confronti dei soggetti disturbati dal rumore, etc.) sia per l'assenza di un sistema sanzionatorio ad hoc. fronto con la grande abbuffata che ci sarebbe stata solo pochi mesi dopo con il D.Lgs. 277/91). Per molti Servizi di Igiene Pubblica (e per alcune sezioni dei PMP) il decreto contribuì al passaggio (epocale) dalle ispezioni basate essenzialmente sui cinque sensi naturali ad una metodologia operativa in cui finalmente si introduceva il supporto di un'adeguata strumentazione tecnico-scientifica e si standardizzavano i criteri di valutazione. Relativamente ai problemi connessi con l'inserimento di piccole attività lavorative (officine, carrozzerie, laboratori artigianali etc.) o di servizi nel tessuto cittadino, la verifica del rispetto dei limiti previsti per il criterio differenziale può avere contribuito a risolvere anche non pochi casi di inquinamento acustico localizzato, e aver garantito la giusta quiete a famiglie a ragione disturbate dallo stridio della sega del falegname, dalla battitura delle lamiere del carrozziere, dalla vicina discoteca, dal fragore dei compressori di impianti di condizionamento a servizio di 3 piani ad uso ufficio di edifici di tipo misto, graziosamente collocati (senza alcun accorgimento tecnico) sul terrazzo di copertura degli stessi, immediatamente sopra le camere da letto degli appartamenti sottostanti (esperienza personale, con incremento di 1 7 dBA di rumorosità ad impianto di condizionamento acceso D. Rispetto alle grosse problematiche di inquinamento acustico che interessano la collettività o almeno sue quote significattive (e che dovrebbero pertanto essere l'oggetto prioritario dell'intervento di un Servizio di Igiene Pubblica), quali il traffico autoveicolare, ferroviario, l'assetto urbanistico delle città, la qualità dei materiali di costruzione delle abitazioni etc., il Decreto Presidenziale del 1991 non forniva invece strumenti per interventi efficaci. Nell'attuazione concreta, il Decreto produsse effetti positivi e negativi. Non conosco dati inerenti la predisposizione da parte di Comuni dei piani di risanamento acustico, ma credo di non sbagliare nell'affermare che possano contarsi agevolmente sulle dita di poche mani i Sindaci che abbiano portato a termine l'opera (propedeutica alla definizione dei piani) di classificazione in zone del territorio comunale. Inizialmente rappresentò soprattutto una buona occasione per molti improvvisati "consulenti ambientali" per rodare i propri strumenti in approssimative rilevazioni fonometriche e in ancora più improbabili piani di risanamento aziendale (un antipasto, certamente, a con- Al contrario, è probabile che non pochi Comuni, a decreto emanato, avranno continuato a comportarsi come quello di Roma (negli anni precedenti all'insediamento di Rutelli), consentendo l'edificazione di abitazioni per migliaia di cittadini a ridosso del Grande Raccordo Anula- 13 re o dello stabilimento industriale della Centrale del Latte! Il decreto del `91, infine, potrà passare alla storia per sue esilaranti applicazioni (puntualmente riportate in modo ironico dalla stampa quotidiana) nei confronti del canto del gallo, dell'abbaiare del barboncino della signora dell'appartamento sottostante, dei rintocchi delle campane del parroco, che avrebbero potuto trovare migliore collocazione nel programma Mediaset "Forum" e più appropriata valutazione nella esperienza giuridica del giudice Licheri. La legge 447195, entrata in vigore il 29/12/95 durante il Governo Dini, modifica sostanzialmente il quadro definito dal Decreto Presidenziale del `91, poichè: a) precisa e amplia le definizioni relative ai fenomeni acustici, delineando ad esempio la tipologia delle sorgenti sonore fisse, introducendo il valore limite di emissione per le stesse, prevedendo valori di attenzione e di qualità; h) elenca i provvedimenti utili per la limitazione delle emissioni sonore (prescrizioni tecniche, procedure di collaudo, interventi attivi e passivi di riduzione del rumore, piani di trasporto, pianificazione urbanistica etc.); e) introduce la figura del "tecnico competente" abilitato all'effettuazione delle rilevazioni del rumore e alla redazione dei piani di risanamento acustico, definendone i titoli di studio o professionali; d) stabilisce le competenze di Stato, Regioni, Province e Comuni; e) impone ai Comuni l'adozione di piani di risanamento acustico, qualora negli stessi siano superati i valori di attenzione, e la redazione di una relazione biennale sullo stato dell'inquinamento acustico; f) viene richiesta una documentazione di impatto acustico in caso di realizzazione, modifica o potenziamento di aereoporti, strade, discoteche, circoli privati e pubblici esercizi in cui siano installati macchinari o impianti rumorosi, impianti sportivi e ricreativi, ferrovie, tranvie, metropolitane etc; g) viene richiesta una valutazione previsionale del clima acustico delle aree in cui saranno insediate scuole, asili nido, ospedali, case di cura e di riposo, parchi, nuovi insediamenti residenziali prossimi alle opera illustrate al punto f ; h) viene richiesta documentazione di I4 previsione di impatto acustico per le domande di concessione edilizia di attività produttive, sportive, ricreative, commerciali polifunzionali, oltrechè in sede di abilitazione all'utilizzazione di detti immobili e di autorizzazione all'esercizio; i) vengono previste sanzioni di natura amministrativa in caso di superamento dei valori limite di emissione e di immissione (max = £.10.000.000), in caso di violazione del previsto regolamento di esecuzione in materia di inquinamento acustico da traffico veicolare, ferroviario, aereo etc. (max = £ 20.000.000), in caso di mancata ottemperanza ad ordinanze contingibili ed urgenti emanate, in caso di eccezionali ed urgenti necessità di tutela della salute pubblica o dell'ambiente, dal sindaco, dal presidente della Provincia o della Giunta Regionale, dal prefetto, dal Ministro dell'Ambiente o dal Presidente del Consiglio dei Ministri, nell'ambito delle rispettive competenze (max = £ 20.000.000), fatte salve eventuali aspetti di rilevanza penale, ai sensi degli articoli 650 e 659 del Codice Penale; I) vengono attribuite funzioni di controllo alle Province (che le esercitano attraverso la locale struttura dell'A.R.P.A.) e ai Comuni, per alcune importanti funzioni amministrative; m) si impone alle Aziende di presentare piani di risanamento acustico entro 6 mesi dalla classificazione del territorio comunale. Che giudizio dare sulla legge ? Innanzitutto, come premesso all'inizio, molto dipenderà dai contenuti dei vari decreti Ministeriali che renderanno operativa la legge, riassunti nella tabella 1. Va subito rimarcato il fatto che, le scadenze previste per l'emanazione dei vari Decreti risultano al momento della stesura di queste note ampiamente disatte- se. Di fatto, l'unico elemento innovativo della legge 447195 entrato in vigore è la disposizione contenuta nell'articolo 12, che vieta per la radiodiffusione sonora c televisiva, dal 291121196, la trasmissione di sigle e messaggi pubblicitari con potenza sonora superiore a quella ordinaria dei programmi. Per il resto, si apre, sui contenuti di ogni singolo decreto, una partita di difficile svolgimento ed esito, tra interessi non solo non immediatamente e facilmente ricomponibili, ma neanche semplicisticamente attribuibili in blocco ad istitizioni, schieramenti politici, classi, ceti, corporazioni etc., essendo espressione di bisogni, percezione del rischio e valori culturali molto "trasversali". Fissare oggi dei limiti di esposizione di zona che possano realmente garantire, in tutte le stagioni (estate compresa, in cui è naturale vivere e dormire con le finestre aperte, cosa ignorata dal Decreto del `91) livelli di inquinamento acustico compatibili con il diritto ad un sonno riposante, a comunicare con il prossimo, ad ascoltare musica o leggere un libro senza l'interferenza del rumore di fondo del traffico veicolare, dopo decenni di abusivismo selvaggio, di mancata volontà o capacità di gestione del territorio da parte di molti Comuni, appare possibile solo mediante profonde modifiche nell'assetto urbanistico delle città e nell'organizzazione della vita quotidiana. Se infatti è relativamente semplice fissare dei limiti di emissione per tipi specifici di sorgente sonora, sulla base della migliore tecnologia adottabile, (cosa realizzata o in via di realizzazione a livello Europeo per molte macchine per lavori edili e stradali, per tosaerbe, per apparecchi domestici etc., mediante direttive già in parte recepite in Italia); se abbastanza semplice potrà essere la realizzazione di barriere fonoisolanti o fonoassorbenti (per quanto costosa e in alcuni casi nemmeno semplice) a proteg- Tabella I Ulteriori adempimenti di competenza dello Stato Scadenza Adempimento Provvedimento Entro 2916196 Definizione dei criteri e delle modalità per I'a- Decreto deguamento degli impianti a ciclo continuo Interministeriale alle soglie di rumore indicate dalla normativa. Ambiente Industria Entro 2919196 Individuazione dei limiti massimi di esposizione al rumore Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri Individuazione delle tecniche di rilevamento Decreto e misurazione dell'inquinamento acustico interministeriale Ambiente con Industria, Sanità, Lavori Pubblici e Trasporti Identificazione dei requisiti acustici delle sor- Decreto Presigenti sonore e dei requisiti acustici passivi dente del Considegli edifici e dei loro componenti glio dei Ministri Entro il 29112/96 Determinazione dei requisiti acustici delle sorgenti sonore di sale da ballo e di spettacolo Decreto Presidente del Conciglio dei Ministri ndividuazione dei criteri di misurazione del rumore emesso da imbarcazioni di qualsiasi natura e contenimento dell ' inquinamento acustico Decreto Interministeriale Ambiente e Trasporti Determinazione dei criteri per la predisposi- Decreto zinne, da parte delle società e degli enti Ministero gestori di servizi pubblici, dei piani di conte- Ambiente nimento e abbattimento del rumore Approvazione dei regolamenti di esecuzio- Decreto Presine, distinti per sorgente sonora, relativi alla dente della disciplina dell'inquinamento acustico deri- Repubblica vante dal traffico dei veicoli, degli aerei, dei treni e delle imbarcazioni Entro il 2916197 Determinazione dei requisiti acustici e dei criteri di installazione dei sistemi di allarme e sulle caratteristiche sonore dei sistemi di refrigerazione Decreto Intermin. Lavori Pubblici di concerto con Industria e Trasporti Definizione dei criteri di misurazione del rumore emesso dagli aereomobili e disciplina del contenimento dell'inquinamento acustico Decreto Intermin.Ambiente di concerto con Trasporti gere gli abitati dal rumore del traffico ferroviario o di autostrade o strade a scorrimento veloce; non c'è dubbio però che non tutte le opere di risanamento acustico di un territorio potranno essere realizzate in modo relativamente indolore. Non mi voglio riferire in particolare ai casi più eclatanti di centri abitati sorti a ridosso di aree aereoportuali, situazione di incompatibilità ambientale talmente macroscopica (anche per motivi di sicurezza cd inquinamento atmosferico) da lasciare pochi margini per soluzioni di compromesso. Il problema a livello di fasce estese di popolazione sorge, almeno nelle grandi città e nella stagione calda, per sorgenti di inquinamento acustico molto più diffuse, quali il traffico veicolare "normale" (sia di giorno che di notte), o la presenza di una serie di esercizi lavorativi e di servizi (ristorazione, mercati rionali, depositi, rimesse autoferrotranviarie etc.) i cui orari di attività tardo-serale o notturna creano oggettive difficoltà di compatibilità con i diritti dei residenti. Nelle grandi città il rispetto dei limiti indicati già nel D.M. del `91, peraltro non certo restrittivi, difficilmente potrà essere perseguito senza consistenti interventi di ridefinizione e ricollocazione di molte attività, di limitazioni del traffico locale e di attraversamento, di interventi sulla pavimentazione stradale, di controlli sulla velocità e sulle emissioni acustiche dei veicoli etc. Importante, in quest'ottica, sarà anche quanto contenuto nel D.P.C.M. che dovrà definire i requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti, essendo ormai largamente diffusa, almeno nell'edilizia economica e popolare, l'utilizzazione di tramezzature, infissi, serramenti, di bassissima qualità fonoisolantc, che oltre ad annullare completamente il concetto di "privacy", amplificano ed esaltano non solo i rumori esterni, ma anche quelli prodotti dal funzionamento degli impianti della stessa abitazione (acqua, scarichi, ascensori etc.). Relativamente al sistema sanzionatorio. non sembra che le sanzioni amministrative previste (efficaci nei confronti di un piccolo artigiano o a livello condominiale) siano di entità tale da scoraggiare i grossi "inquinatori acustici" privati (non credo che una grande discoteca, ad esempio, possa essere terrorizzata dal pagare qualche milione all'anno di multe; figuriamoci poi la Società gestrice di un'autostrada); ulteriore effetto deterrente, casomai, potrebbe aversi combinando diffide dell' Autorità Sanitaria con la denuncia ai sensi dell'art. 659 ed eventualmente 650 del C.P. 15 Qualche considerazione anche sull'introduzione della figura del "tecnico competente", chiaramente mutuata da quella del "medico competente" dei D.Lgs. 277/91 e 626194, ma molto meno caratterizzata sia sotto il versante dei requisiti professionali necessari per il suo svolgimento che per quanto riguarda le responsabilità. Se da un lato anche questa esigenza di migliore definizione della professionalità occorrente per svolgere funzioni di controllo ambientale nel campo dell'inquinamento acustico rimanda alla sempre più pressante necessità di definire l'iter formativo della figura (o meglio delle varie figure) di "tecnico della prevenzione" e inserirlo istituzionalmente sia all'interno delle strutture pubbliche deputate alla vigilanza che nelle schiera delle attività di consulenza alle imprese; dall'altro, nell'immediato, scarica sulle Regioni (e quindi anche sul loro Coordinamento) la responsabilità di definire criteri omogenei di valutazione delle richieste che perverranno loro per poter espletare l'attività di tecnico competente. La legge, peraltro, delega alle Regioni numerosi adempimenti, che avrebbero dovute avere soluzione entro il 291121196, riportati in dettaglio nella tabella 2; particolari funzioni amministrative di controllo vengono previste anche per le Province (tabella 3). Anche per le Regioni è presumibile immaginare, stante inoltre la mancata adozione dei decreti Ministeriali, che la data indicata sia passata senza l'assunzione di nessun provvedimento legislativo. Tuttavia, sembra opportuno ricordare che la Regione Lazio (una volta tanto) aveva provveduto a emanare con Delibere di Giunta, prima della legge 447195, degli atti di indirizzo e coordinamento riguardanti: • criteri generali di classificazione acustica del territorio (DGR 7804 dei 13110193); • disciplina del rumore prodotto da attività temporanee (DGR 151 del 3111195) • redazione dei piani di risanamento acustico comunali (DGR 2694 del]' 1 1141195) che per quanto, per vari motivi, rimasti ampiamente disattesi, possono tuttavia rappresentare un utile punto di partenza per la messa a punto delle disposizioni di competenza regionale. Relativamente alle competenze delle Regioni, è importante sottolineare il problema della creazione della rete di servizi di controllo, strettamente intrecciata 16 alla vicenda riguardante l'istituzione delle Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente (ARPA), ben lontana, in molte Regioni, dall'aver trovato idonea soluzione. E evidente, in proposito, la necessità di potenziare quantitativamente e qualitativamente il personale e la strumentazione che dovrà transitare all'ARPA dai PMP e dai Servizi di Igiene Pubblica, già del tutto insufficienti, nel Lazio e presumibilmente anche in diverse altre Regioni, a fornire risposte adeguate e tempestive restando ai soli problemi connessi alla vigilanza (non di rado peraltro ostacolata dalle stesse Direzioni Generali delle Aziende USL con pesanti limtazioni alla possibilità di svolgimento dell'attività di controllo nelle ore serali e notturne). Importante infine è anche il ruolo attribuito dalla legge ai Comuni, le cui competenze sono riportate nella tabella 4. Fondamentale è l'esplicitazione non solo del coordinamento degli strumenti urbanistici ma anche del controllo che deve essere effettuato sul rispetto della normativa per la tutela dell'inquinamento acustico all'atto del rilascio delle concessioni edilizie e delle licenze ed autorizzazioni di esercizio: per tanti scempi "acustici" perpetrati negli anni passati spesso non è stato possibile individuare specifiche responsabilità (amministrative e penali) di Dirigenti e funzionari comunali. Ovviamente non sarà facile, specie per i piccoli e medi Comuni, attivare in tempi brevi tutte le funzioni di valutazione e di controllo tecnico previste dalla legge. In particolare, poi, viene da chiedersi chi provvederà ad elaborare ed attuare, nei grandi e nei piccoli Comuni, l'indispensabile piano di rilevazioni fonometriche propedeutico alla classificazione del ter- ritorio comunale e all'adozione dei piani di risanamento, dato che, stame la modifica della natura giuridica delle USL apportate con i D.Lgs. 502/92 e 517193, i Servizi territoriali di Prevenzione non possono essere più considerati organi tecnici automaticamente a disposizione del Comune. É ipotizzabile la stipula di convenzioni, in cui presumibilmente avranno un grosso ruolo Università, CNR, ENEA etc. Tuttavia, sarebbe delittuoso se le future organizzazioni territoriali dell'ARPA e i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL (che probabilmente possiedono dati significativi ricavati dagli interventi comunque svolti in questi anni) venissero escluse (o peggio si autoescludessero) dalla possibilità di fornire consulenze qualificate in tale processo conoscitivo, sia sotto l'aspetto delle rilevazioni ambientali che per indagini epidemiologiche ad hoc. Particolare rilevanza, infine, riveste l'adeguamento dei regolamenti locali di igiene e sanità (peraltro in molti Comuni non più riaggiornati da anni se non, addirittura, inesistenti). In base all'esperienza maturata in questi anni, si ritiene che si debba evitare che l'organo tecnico comunale di controllo (quale?) venga travolto da una richiesta generalizzata di rilevazioni fonometriche per i più svariati ed incredibili motivi, raramente in grado di qualificarsi come problema di sanità pubblica, rientrando invece in una sfera di interessi più propriamente privati. Dovrà quindi essere chiaramente stabilito il principio che sarà ii produttore di emissioni sonore (sia esso il responsabile di un'attività lavorativa o del funzionamento di un impianto) a dover dimostrare il rispetto dei limiti di legge su richiesta dell'autorità di controllo. Tabella 2 Adempimenti delegati alle regioni. Tabella 4 Competenze dei comuni • Definizione dei criteri (comprese modalità, scadenze e sanzioni) sulla base dei quali i Comuni devono dividere il territorio per zone di rumore, in previsione di conseguire i valori di qualità: • Classificazione del territorio comunale. • Indicazione dei poteri sostitutivi in caso di inerzia dei Comuni. • Individuazione delle modalità per controllare il rispetto, da parte dei Comuni, delle norme sull'inquinamento acustico, anche al momento del rilascio di nuove concessioni edilizie, di licenze o autorizzazioni all'esercizio etc. • Individuazione di eventuali ulteriori criteri (oltre quelli già previsti dalla legge) da sottoporre ai Comuni per la predisposizione dei piani di risanamento acustico. • Individuazione dei criteri e delle condizioni per l'individuazione, da parte dei Comuni turistici, di soglie di rumore inferiori a quelle indicate dalla legge. • Definizione delle modalità per il rilascio delle autorizzazioni comunali in caso di manifestazioni o lavori temporanei rumorosi. • Individuazione delle competenze delle province in materia di inquinamento acustico. ▪ Organizzazione della rete dei servizi deputati al controllo. • Individuazione dei criteri per la predisposizione delle relazioni di valutazione dell'impatto acustico. • Individuazione dei criteri per stabilire le priorità negli interventi di bonifica acustica del territorio. Tabella 3 Competenze delle province • Funzioni amministrative in materia di inquinamento acustico previste dalla legge 816190 n. 142 (rilevamento, disciplina e controllo delle emissioni sonore in ambiti territoriali ricadenti nel territorio di più Comuni ricompresi nella Circoscrizione provinciale, utilizzando le strutture dell'ARPA). • Ulteriori funzioni assegnate dalla legge Regionale. PERCHÉ CONTINUIAMO A PROPORRE • Coordinamento degli strumenti urbanistici. ' Adozione dei piani di risanamento. • Controllo del rispetto della normativa per la tutela dall'inquinamento acustico all'atto del rilascio delle concessioni edilizie (di impianti e infrastrutture adibiti a attività produttive, sportive, ricreative, postazioni di servizi commerciali polifunzionali), dell'abitabilità, dei provvedimenti di licenza o di autorizzazione all'esercizio (di attività produttive). • Adozione di regolamenti per l'attuazione della disciplina statale e regionale per la tutela dall'inquinamento acustico. • Rilevazione e controllo delle emissioni sonore prodotte dai veicoli. ' Adeguamento dei regolamenti locali di igiene e sanità o di polizia municipale, prevedendo apposite norme contro l'inquinamento acustico, con particolare riferimento al controllo, al contenimento e all'abbattimento delle emissioni sonore derivanti dalla circolazione degli autoveicoli e dall'esercizio di attività che impiegano sorgenti sonore. • Autorizzazione, anche in deroga ai valori limite, per lo svolgimento di attività temporanee o di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, e per spettacoli a carattere temporaneo owero mobile. • Controlli amministrativi relativamente all'osservanza delle prescrizioni attinenti il contenimento dell'inquinamento acustico prodotto dal traffico veicolare e dalle sorgenti fisse; controlli della disciplina relativa al rumore prodotto dall'uso di macchine rumorose e da attività svolte all'aperto; controlli della disciplina e delle prescrizioni tecniche relative al rilascio di concessioni edilizie, licenze, autorizzazioni all'esercizio etc. Perché è di proprietà di SNOP ed è stato sviluppato all ' interno dei servizi Perché è modulare, ora gestisce 22 diversi archivi tematici, e in futuro potrà adattarsi ai nuovi modi di lavorare. Perché abbiamo curato l'inserimento dei dati per renderlo semplice e veloce Perché viene continuamente aggiornato: è possibile ora registrare i nominativi degli addetti alla sicurezza, RLS, responsabili aziendali Perché è possibile analizzare in ogni momento le attività del Servizio e produrre statistiche ed elenchi. Perché non è accettabile che un Servizio nel 1997 non disponga di un programma che funziona in rete Perché permette di integrare le attività degli operatori di diversi Servizi e ogni Servizio sappia quello che fa l'altro. Perché è a basso costo e non esige PC con grandi risorse Perché è prevista assistenza gratuita via E-mail. Una copia dimostrativa, perfettamente funzionante per 2 anni e con un massimo di 2.000 aziende inseribili, può essere scaricata da ftp:J/www. am bl av. i t> (circa 700 Kb compressi) Più tradizionalmente rivolgersi a istituto Ambiente Europa MILANO 02/27002662 17 SICUREZZA E GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI Un interessante e istruttivo contributo per meglio comprendere le tendenze della organizzazione del lavoro in rapporto con la sicurezza e i diritti dei lavoratori di Sergio Bologna Ringraziamo Medicina Democratica per avere concesso la pubblicazione di questo contributo di Sergio Bologna, presentato a Milano ad un recente Convegno sulla figura di Giulio Maccacaro. Questo articolo, speriamo il primo di una lunga serie, vuole riportare l'attenzione sui riflessi dei cambiamenti dell ' organizzazione sulle condizioni e quindi anche sui rischi da lavoro. Sul prossimo numero, il contributo di Pietro Greotti della FILLEA di Brescia sul caso edilizia. Il tema che mi accingo a trattare é molto complesso: come le trasformazioni del sistema economico e del modello produttivo hanno indebolito, fino in certi casi a vanificarla, la possibilità dei lavoratori e dei prestatori d'opera in genere, di tutelare • i loro diritti fondamentali • il valore della loro forza-lavoro e delle loro conoscenze • la loro salute e sicurezza. Il sistema economico moderno è stato definito come "globalizzazione dei mercati", il sistema produttivo come "post-fordismo", al posto della grande fabbrica concentrata è intervenuta "l'impresa a rete", al posto della rigida struttura organizzativa si é cercata incessantemente la flessibilità. Poiché ho a disposizione poco spazio, vorrei spiegarmi con un esempio banale, tratto dal settore dell'attività economica di cui mi occupo, da più di dieci anni, come ricercatore e consulente, il settore dei trasporti di merce e della logistica. Un settore, detto per inciso, che offre un punto di osservazione privilegiato su l8 tutti gli altri settori della produzione e della distribuzione di beni, perché tutti questi settori, bene o male, debbono spostare merce. 11 settore dei trasporti e della logistica è alla base del processo di globalizzazione. Molti credono che la globalizzazione sia stata resa tecnicamente possibile dalla telematica e che i mercati mondiali siano collegati virtualmente da reti dove si trasferiscono messaggi e informazioni, con uomini che stanno seduti davanti a uno schermo. Ma questa é, come dire, solo una faccia della medaglia. Si dimentica che l'altra faccia è il trasferimento fisico delle merci e che questa operazione é opera in primo luogo di uomini, essendo ancora un'attività labour intensive, di tecnologie, di sistemi organizzativi, che sono stati sottoposti negli ultimi vent'anni a un forte processo d'innovazione. E un settore dove lo spazio viene fisicamente e non virtualmente attraversato, dove la giornata lavorativa è in genere di 24h su 24, per 365 giorni l'anno e dove la razionalizzazione e la deregolamentazione hanno a tal punto spinto in alto la produttività, che i prezzi del servizio sul mercato sono tali per cui tra il portare a Milano un container pieno da Singapore o un camion carico da Bari non c'é molta differenza. Questa vera e propria "rivoluzione tecnologica dei trasporti" ha consentito la globalizzazione, perché i costi di un sistema a rete globale sono diventati quasi pari a quelli di un sistema a rete locale. Potete immaginare, per raggiungere questo risultato, quale grado d'intensità della prestazione sia stato necessario estorcere alla forzalavoro. Ma veniamo al nostro esempio, per entrare nel tema della flessibilità. Fig. 1 Qui voi vedete un camion con il suo autista, uno di quelli che a migliaia incontrate ogni giorno sulle autostrade. In realtà é un'impresa a rete perché si compone di vari pezzi a ciascuno dei quali cor r isponde o può corrispondere un soggetto giuridico diverso. Fig. 2 11, primo pezzo: la motrice con autista. E in genere una ditta artigiana, una cosiddetta impresa monoveicolare, di quelle che in gergo vengono chiariate "padronci ni". Fig. 3 Secondo pezzo: il pianale, ossia il rimorchio sul quale viene appoggiata l'unità di carico; questo mezzo in genere appartiene a una società che li noleggia senza o assieme alle unità di carico; salvo rari casi, il proprietario di questo mezzo è diverso da quello che é proprietario della motrice. Fig. 4 Terzo pezzo: l'unità di carico, cassa mobile o container, che può appartenere a tanti soggetti, a una società che le affitta, allo spedizioniere, al mittente della merce, al destinatario della merce, a una società di trasporti, a un prestatario di servizi logistici conto terzi e così via. Fig. 5 Quarto pezzo, il carico. che appartiene allo speditore in caso di vendita franco destino, ma può appartenere al ricevitore in caso di vendita franco fab- IJ Figura I Figura 2 brica o, più comunemente, allo spedizioniere al quale vengono pro-tempore trasferiti i diritti di proprietà della merce (da quando é prelevata dal magazzino del mittente a quando è consegnata al deposito del ricevente) e che ne risponde di fronte al committente. co-\ ^` ®B I CASSA D O n / 1/ / N Figura 5 I S rA r PIA\ ALE Figura 3 Figura 4 /Ía 11 U 1 n ^1 r^ 2 MERCE p D / D Lo spedizioniere, o come si usa dire oggi, l'integratore logistico, é il quinto soggetto (fig. 6), che qui é stato raffigurato col simbolo del computer, il più importante di tutti, quello che ha il compito di comporre il puzzle, di organizzare questo microsistema; in moltissimi casi questo é un elemento tipico del post-fordismo e non è proprietario di nessuno dei mezzi tecnici necessari a realizzare il trasporto. E il tessitore della rete, ma attenzione, non di una rete stabile ma di una rete che si può comporre e scomporre a ogni viaggio. Come voi ben capite, ciascuno degli elementi della rete è intercambiabile, in quanto ciascuno di questi elementi afferisce a un diverso mercato. Lo spedizioniere può scegliere tra tanti padroncini, può ricevere l'incarico da tanti committenti o come si dice in gergo "caricatori", può ricorrere a tante società che affittano casse mobili o container e il proprietario della merce può scegliere tra tanti spedizionieri. Quindi, ricapitolando (fig. 1) questi "bisonti" che hanno l'apparenza di un veicolo di trasporto, sono in realtà delle imprese a rete; su quelle ruote viaggiano diversi soggetti giuridici, ciascuno dei quali afferisce a un mercato specifico, sono. in un certo senso, un capolavoro di flessibilità. Se invece di un trasporto stradale avessimo scelto un trasporto ferroviario, marittimo o aereo, la cosa sarebbe identica, il sistema sarebbe organizzato allo stesso modo. Poniamo ora il caso che il pianale (fig. 3) agganciato alla motrice, e sul quale sta appoggiata l'unità di carico con dentro la merce, abbia le lampadine dello stop difettose, e che il nostro autista debba fare una frenata brusca. mentre percorre un'autostrada a velocità sostenuta. Il veicolo che lo segue, non avvertito dalle luci dello stop di chi io precede, lo tamposa violentemente, con danni alle cose e alle persone. La responsabilità sarà dell'autista, che é partito fidandosi dell'efficienza del mezzo che gli è stato affidato oppure, accortosi dei difetti, per non perdere i soldi del viaggio, ha fatto finta di niente sperando in Dio di arrivare a casa sano e salvo. Mettiamo che lo speditore abbia stivato male il carico nella cassa mobile (fig. 4 ), che il carico si sposti bruscamente a una frenata, oppure in una curva, determinando il ribaltamento del veicolo. Ancora una 19 volta la responsabilità ricadrà sulla microimpresa artigiana, cioè sull'autista. Se malauguratamente in quell'incidente l'autista dovesse perdere la vita, l'evento non sarà classificato come incidente sul lavoro ma sarà archiviato come incidente stradale. Quello che vorrei dimostrare, con questo esempio, é che il sistema flessibile é un sistema nel quale, in caso di eventi che richiedono la titolarizzazione di una responsabilità, o semplicemente la messa in discussione di un contratto o di alcune clausole del medesimo, i soggetti coinvolti hanno la possibilità di sfuggire al vincolo, salvo il più debole. Non solo, il sistema flessibile e il sistema in cui la rete può essere scomposta e ricomposta alla fine di ogni operazione, è un sistema fatto di esistenze effimere, che allenta l'obbligatorietà del rispetto del vincolo contrattuale, che porta intrinseco un meccanismo di degrado della moralità commerciale. Questo spiega la grande crisi delle forme negoziali di rapporto, spiega la crisi del bargaining. Il soggetto sta da solo davanti alla sua controparte: si pensi ai lavoratori autonomi. alla difficoltà che incontrano nel tutelare i loro interessi, i loro diritti, stante la loro atomizzazione e la mancanza di norme giuridiche di riferimento in una società nella quale il diritto del lavoro é ancora esclusivamente pensato come regolamentazione del lavoro salariato. Ma si pensi anche alle difficoltà di una piccola impresa artigiana o di qualunque piccola impresa di servizi a farsi pagare la fattura da un cliente inadempiente. Secondo le norme del codice civile, il committente ha mille e una possibilità di contestare una fattura. Se il sistema a rete fosse un sistema stabile, l'interlocutore almeno sarebbe sempre lo stesso e la consuetudine del rapporto creerebbe di per se una norma. Ma l'interlocutore cambia in continuazione e quindi la richiesta si stempera in microrivendicazioni che, singolarmente prese, non valgono la candela di un conflitto. Di più, il sistema flessibile rende il conflitto tecnicamente impraticabile, la ritorsione del soggetto danneggiato è organizzativamente irrealizzabile, salvo casi particolari. Le conseguenze di questa situazione sono duplici sul piano dell'organizzazione sociale. 1) Quanto più debole é il sistema del bargaining tanto più forte è il ricorso alle vie giudiziarie; assistiamo quindi a un'impressionante giuridicizzazione dei rapporti sociali; la cultura dei rapporti tra soggetti economici e sociali sta diventando una cultura esclusivamente formalistico-giuridica; l'agire democratico, il sistema della convivenza e del conflitto, sono letti soltanto con la lente 20 della norma scritta; la delega della società civile all'ordine giudiziario è tanto più forte quanto più é incapace la società civile di autotutelarsi nel commercio quotidiano. 2)-Quanto più il sistema si compone di microoperatori, egualmente deboli, quanto più diventa un sistema di incerte responsabilità, quanto più il sistema, globalizzandosi, perde il riferimento a un ordinamento giuridico unitario (il diritto globale non esiste ancora ma soprattutto non esiste alcuna autorità in grado di farlo rispettare), tanto più l'ordinamento mafioso appare come il più appropriato a far rispettare il vincolo contrattuale. La rete infatti è tenuta in piedi non da un unico contratto forte, la regia non sta in mano a un soggetto potente, che fa rispettare le regole, impone l'ordine e le gerarchie. ma si stempera in una pluralità di microcontratti tra soggetti egualmente deboli. Anche in questo caso occorre fare una netta distinzione tra il livello finanziario, dove assistiamo a una sempre maggiore concentrazione, e il livello operativo, industriale, distributivo dove la tendenza, a mio avviso, per qualche anno ancora, sarà quella in direzione di una miniaturizzazione del soggetto economico. La ragione è molto semplice: con il sistema a rete si generalizza il rapporto in termini di servizio, il lavoro salariato si trasforma sempre più in lavoro autonomo e questa é stata negli ultimi vent'anni di esperienza del post-fordismo la strada maestra per prolungare la giornata lavorativa e per sottrarre alla forza-lavoro, sia quella ad alta intensità di sforzo fisico, sia quella ad alta intensità di conoscenze specialistiche, il potere di coalizione e quindi lo strumento della negoziazione sindacale. Su questi temi, in una prospettiva concreta di riproposta della coalizione e del mutualismo del lavoro non salariato, sta lavorando la Libera Università di Milano Figura 6 e del suo Hinterland, intitolata a Franco Fortini, l'intellettuale, il poeta, il saggista, che, come Giulio Maccacaro, ha dato un contributo indimenticabile a una prospettiva di democrazia radicale in questa città. Purtroppo mi manca il tempo, di affrontare il tema del rischio nel settore dei trasporti, che avrebbe potuto drammaticamente esemplificare alcune delle proposizioni che ho enunciato. Chiudo solo con un'osservazione sul modo in cui le istituzioni affrontano questo problema. Da quando si sono moltiplicati gli incidenti con perdita di molte vite umane (es. il naufragio del traghetto Estonia nel Mare del Nord) il tema della sicurezza nei trasporti è stato messo all'ordine del giorno in Europa. La tesi è che la responsabilità maggiore degli incidenti, nell'80% dei casi, è attribuibile al fattore umano e in effetti questo dato statistico sembra difficilmente contestabile, per cui non vale proprio la pena, ogniqualvolta succede un incidente grave, dividersi tra "colpevolisti" e "innocentisti", come è accaduto nel caso recente dell'uscita dai binari del "Pendolino" alla stazione di Piacenza. Il problema consiste nel paradigma interpretativo dell'enunciazione che dice: la maggioranza degli incidenti è attribuibile al fattore umano. Infatti, nella pratica corrente, questa enunciazione serve a giustificare una serie di interventi in direzione della sicurezza, che servono puramente ad aumentare lo stock di capitale informatico presente nel settore: sistemi di controllo satellitare, modelli di gestione del traffico, software di monitoraggio de] rischio, simulatori elettronici di situazioni d'emergenza ecc.. Tutti sappiamo invece che l'incidenza del fattore umano negli incidenti è dovuta al fattore umano, per effetto delle misure di riduzione del costo del lavoro, alla riduzione degli organici negli equipaggi, alla riduzione del personale nelle piattaforme di movimentazione della merce, alla riduzione delle manutenzioni (che rimangono un'attività ad alta intensità di lavoro) e di conseguenza al sovraccarico di lavoro e di tensione nervosa dei prestatori d'opera che non sono ancora stati ritenuti "esuberanti", oltre naturalmente alla scarsa professionalità della manovalanza cui vengono affidati sistemi complessi, come per esempio una nave. Ciononostante il teorema che quanto minore é la presenza umana in un sistema, tanto più il sistema è sicuro, gode di incontrastato prestigio. Questa è la filosofia della sicurezza, una filosofia che rischia di far cadere ormai anche le ultime difese del buon senso in un mondo dove, tra i tanti pericoli di catastrofe, certo il maggiore é quello che viene dalla corporazione degli "esperti". SEMINARIO CYBERSNOP riservato ai soci MILANO giugno 1997 Dario Tagini sito Internet di Ambiente e Lavoro http:/www.amblav.it Alberto Baldasseroni fax 055-4224405 [email protected] SNOP CONVEGNO NAZIONALE DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE E ARPA N Z ottobre 1997 SNOPA PARIGI Il 17 dicembre 1996 si è svolta a Parigi, alla Maison de la Chimie, la manifestazione del cinquantenario della legge istitutiva della Medicina del Lavoro in Francia, con una giornata di incontro e seminari sulla situazione attuale. La giornata era organizzata in tre momenti: al mattino un Convegno sulla situazione attuale della prevenzione e della vigilanza in Francia, al pomeriggio cinque ateliers sui diversi aspetti prevenzionistici, in serata l'assegnazione dei premi per la Medicina del lavoro. Alla manifestazione è stata invitata a partecipare, tramite la CPE, SNOP, per portare il contributo dell'illustrazione del modello prevenzionistico italiano. La giornata è iniziata con una dura protesta dei CONTROLEURS du Travail di fascia B (in Francia la vigilanza dipende dal Ministero del Lavoro e degli affari sociali ed è esercitata dagli ISPETTORI, laureati, e dai CONTROLLORI, diplomati, suddivisi in tre fasce funzionali) che aspettano da oltre sei anni l'applicazione contrattuale e il riconoscimento professionale (mi sono sentito a casa!). Con civiltà e durezza i colleghi hanno contestato il Ministero e hanno chiamato alla solidarietà ispettori c medici del lavoro. La mattinata si è così articolata i: • il punto sulla valutazione del rischio (la 391 è stata introdotta in Francia nel 1992!) in particolare la presentazione dell' "Inchiesta Sumer", seconda indagine nazionale (la prima è del 1987) sulle condizioni di lavoro e della sicurezza. • un aggiornamento sugli strumenti di valutazione, in particolare sulle matrici rischio/occupazione e sul lavoro nei trasporti (il blocco dei camionisti brucia ancora in Francia); • un forte accento sulla cooperazione tra ispettori e medici del lavoro (che dipendono dai datori di lavoro, anche se all'interno di una norma nazionale) come strumento di progresso e sviluppo della prevenzione (oh guarda un po' dove stanno arrivando anche i cugini transalpini!). Dopo un delizioso repas, ci si è suddivisi in 5 Ateliers, con oggetto la valutazione dei rischi (VR): 1. la VR nelle PMI, dove eravamo stati invitati a parlare; 2. precarietà del lavoro e VR 3. VR e organizzazione interna ed esterna delle imprese; 4. VR e attrezzature di lavoro; 5. malattie professionali e VR. riferimenti Flavio Coato (Veneto) tel. 045-6769427 fax 045-6700347 Luigi Salizzato (Emilia-Romagna) tel. 0547-352183 fax 0547-645060 Giuliano Tagliavento (Marche) tel. 071-7130407 fax 07 1-7 1 30405 LA SCUOLA DI SALUZZO La nostra relazione, presentata sul modello italiano di vigilanza e sulla metodologia di intervento per piani programmati e per comparti ha stupito e interessato una platea molto compresa nella necessità dell'interprofessionalità e nella debolezza di un modello che vede le professionalità sanitarie separate da quelle giuridiche e di vigilanza. Affascinante per noi l'estrema comprensione dell'interconnessione tra problematiche sociali e contrattualistiche e sicurezza e salute dei lavoratori. Credo che un serio confronto a livello comunitario farebbe bene a tutti. La Sezione SNOP Piemonte si è lanciata in un'avventura affascinante ma... Grazie ad un finanziamento della Fondazone della Cassa di Risparmio di Saluzzo cittadina storica arroccata sulle colline del cuneese, ricca di storia e di cultura, votata alla formazione ed al perfezionamento delle professioni, stiamo avviando, come Sezione Piemontese un Progetto di Scuola Permanente di Formazione in Sicurezza e Prevenzione in Ambiente di Lavoro. Si inizierà dalla primavera 1997 con un progetto, costruito insieme alla Regione Piemonte per l'aggiornamento degli operatori dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza sugli Ambienti di Lavoro delle Aziende USL del Piemonte, attrezzando i locali messi a disposizione dal Comune di Saluzzo e le attrezzature e l'assistenza dell' Azienda USL 17. Si proseguirà con l'incontro autunnale della CPE (l'associazione europea degli operatori della prevenzione) in preparazione del Congresso di Rimini 1998. Poi è tutto da riempire, ma lo spazio è ampio. Andrea Dotti Andrea Dotti 21 MATERIALI DI LAVORO AREE DISMESSE di Enrico Cigada Gli interventi sulle aree dismesse per problemi di ambientali in alcune zone stanno prevalendo sugli interventi sulle attività produttive in atto. Una ragione "buona" è che la crescita di attenzione da parte delle imprese per i problemi dell'ambiente riduce il rischio che comportamenti attuali siano fonte di gravi danni. Una ragione "cattiva" è che deve essere recuperato quanto è accaduto per comportamenti irresponsabili del passato, comportamenti che del resto facevano parte di una cultura dell'ambiente che stiamo ormai superando. La crescita di attenzione sulle aree industriali dismesse nasce da alcuni episodi di inquinamento molto gravi e si sta estendendo, in un'ottica più preventiva, dal momento in cui si accertano i segni della contaminazione al momento della dismissione di un'area industriale. • Sono da indagare situazioni passate ed in particolare quello che è stato fatto negli anni anteriori agli anni `80, quando si è iniziata una politica ambientale, oltre a quello che è stato fatto da veri e propri criminali anche negli anni seguenti sino ad oggi con smaltimenti clandestini o comunque non sicuro dei rifiuti. L'art.17 del D.Leg.22197 sui rifiuti, pur rimandando a successivi decreti (da emettere entro il 1/6197), definisce precise responsabilità e obblighi per la bonifica dei siti inquinati. Le responsabilità sono affidate a Comuni, Province, Regioni e Ministero con la collaborazione degli organi tecnici (ARPA-USL). La ricerca dei siti inquinati pare invece un compito dei servizi territoriali di vigilanza (USL e ARPA). 22 Devono essere chiariti due aspetti: l.quali indagini (e quindi con che oneri) vanno effettuate per cercare contaminanti occulti. 2.chi paga le indagini Manca una normativa che preveda l'onere di una indagine a carico dell'impresa che dismette un impianto, simmetrico all'obbligo di una autorizzazione al momento dell'avvio e ovviamente mancano normative con livelli di intervento minimo obbligatorio. L'intervento deve essere multidisciplinare e flessibile: "-multidisciplinare, in quanto le professionalità interessate sono molteplici quanto possono esserlo gli aspetti del problema: chimici, geologici, biologici, sanitari, fisici, agronomici, urbanistici.... -flessibile, in quanto la variabilità delle situazioni oggettive che si hanno da affrontare richiede di dosare l'impegno sia di conoscenza del fenomeno che di intervento di bonifica, in funzione della intrinseca pericolosità o rischio che il sito inquinato comporta. Vale a dire, non ci sono ricette valide comunque, dovunque e sempre, come non ci sono abbiettivi di risanamento costanti ed eguali per tutte le situazioni." (Paolo Jean Azienda Usi Milano) La regione Lombardia nel giugno 1992 ha pubblicato il manuale "Aree industriali dismesse", prodotto da un ampio gruppo di operatori e che dà indicazioni sulle modalità di indagine con attenzione anche agli aspetti della sicurezza sia per gli operatori incaricati delle indagini che per gli addetti alle bonifiche. La flessibilità di cui si è parlato deve significare la previsione di passi succes- sivi, definiti in base al tipo di attività insediata ed ai passati usi dell'area da interrompere al momento in cui si è raggiunto un sufficiente grado di certezza. Se l'area risulta inquinata si seguiranno le procedure previste dall'art.17 del D.Leg.22/97 e gli interventi di bonifica conseguenti, mentre se la situazione è riconosciuta come accettabile la si potrà svincolare da obblighi di bonifica. Concludo riprendendo le premesse: -La vigilanza sulle aree industriali dismesse è una attività di grande impegno e di grande rilevanza per i Servizi di prevenzione, almeno sino a quando non si sarà recuperato tutto quanto è stato fatto in passato di sbagliato, sia per carenza di cultura dell'ambiente, di normative, di vigilanza. -Tale attività richiede molte competenze ed anche deve tenere in gran conto gli aspetti della sicurezza sia per gli operatori incaricati delle indagini che per le imprese che effettueranno la bonifica. Se sarà l'ARPA a seguire gli aspetti ambientali sarà necessario mantenere uno stretto rapporto con i Dipa r timenti di Prevenzione per gli aspetti della sicurezza ed igiene del lavoro e per gli aspetti di igiene del territorio. -Questo intervento, modesto rispetto alla complessità del problema, non può essere l'ultimo. Le esperienze di alcune regioni (Toscana, Piemonte, Lombardia) devono essere condivise e SNOP è uno strumento di condivisione di esperienze SCHEMA Intervento sulle aree dismesse L'intervento sulle aree dismesse tende ad accertare l'assenza di rischi per quanti riuseranno l'area e per l'ambiente, in particolare per la falda acquifera sotterranea. Un prima fase dovrà prendere in esame la storia dell'area per quanto ricostruibile attraverso la memoria o meglio la documentazione reperibile. Questa ricerca permetterà di localizzare piu' facilmente i punti critici ove in passato sono stati presenti impianti potenzialmente pericolosi per il suolo o depositi di materiali pericolosi o anche discariche di rifiuti. La documentazione sulle reti di servizi, ed in particolare sulla fognatura, è un altro strumento per facilitare il successivo lavoro di analisi. Seguire in ogni caso le indicazioni regionali contenute nel manuale "Aree industriali dismesse - caratterizzazione dei rischi ambientali e standard tecnici per la messa in sicurezza e la bonifica degli impianti" Milano, giugno 1992 •condizioni di sicurezza degli stoccaggi (aree pavimentate e coperte, serbatoi, raccolta di eventuali versamenti...) •contenuto attuale e passato dei serbatoi interrati, prove di tenuta. •contenuto attuale e passato di altri depositi •stato dei pozzi • valutazione del tipo di materiale presente nelle fognature •stato di pozzetti, cunicoli.... da riempire, materiale eventualmente presente, stato del terreno sottostante •il cemento amianto presente deve essere censito e ne deve essere valutato lo stato di conservazione. • l'amianto in matrice friabile che andrà valutato e successivamente rimosso con le procedure di legge. •la situazione delle denunce dei PCB ai sensi del DPR 216188, l'avvenuta comunicazione di dismissione, la previsione di smaltimento. dati raccolti dovranno fare riferimento a planimetrie dell'area in scala opportuna. Indagini preliminari sul campo Se emerge la possibilità della presenza di strutture interrate potenzialmente inquinanti o di depositi di materiali pericolosi si dovrà procedere ad una ricerca che potrà iniziare con indagini di tipo fisico (radarmagnetiche-elettromagnetiche). Anche prove penetrometriche, utili anche per le future edificazioni possono dare indicazioni sulla qualità del sottosuolo. Indagini sul campo dei gas interstiziali prsenti nel terreno prelevato possono dare indicazioni sulla presenza di sostanze organiche volatili ed indirizzare ulteriori indagini. Sulla base dei dati raccolti si procederà alla definizione del piano di controllo dell'area che prevederà anche dei prelievi di terreno superficiale e di terreno profondo in punti ritenuti a rischio. L'intervento dovrà anche accertare che: •non sono presenti depositi di rifiuti e residui lasciati dalle attività precedenti • non sono presenti impianti con sostanze pericolose •non sono presenti serbatoi interrati abbandonati •non sono presenti pozzi per acqua abbandonati né pozzi perdenti •le fognature non sono ingombre da residui della precedente attività •non sono presenti fosse, cunicoli, ambienti sotterranei abbandonati e potenzialmente pericolosi •non è presente amianto in matrice friabile né cemento amianto per pareti, impianti o coperture •non sono presenti trasformatori o altre apparecchiature contaminate con PCB •non sono presenti sorgenti radioattive (es. parafulmini radioattivi, rivelatori di fumo...) Accertamenti analitici Sulla base dei dati raccolti si procederà alla definizione del piano di controllo dell ' area che prevederà anche dei prelievi di terreno superficiale e di terreno profondo in punti ritenuti a rischio. 1 campioni saranno analizzati per valutare la presenza di sostanze pericolose, in relazione ai passati usi. Una parte dei campioni dovranno essere sottoposti a prove di cessione per valutare il rischio per le acque sotterranee seguendo le indicazioni regionali. La Regione Lombardia, come hanno già fatto altre regioni, con delibera 118196 ha definito degli standard di qualità dei suoli a cui riferirsi e definito dei criteri di accettabilità. Questi esami analisi dovranno essere effettuati da un laboratorio qualificato a cura del soggetto obbligato all'indagine. Si ritiene opportuno che almeno il 10% delle analisi siano verificate dal laboratorio del PMIP. Nel caso che fossero presenti occorrerà valutare: •quantità e qualità dei rifiuti presenti, controllando la loro registrazione sui registri di carico e scarico Sulla scorta di una valutazione ragionata dei risultati di cui sopra una parte dei campioni (attorno al 10%) sarà sottoposta a controanalisi a spese del proprietario dell'area dal PMIP di Milano. 23 DONNA SALUTE E LAVORO UN FOTOMANUALE GALLERIE E VIADOTTI Il Decreto 645/96 che ha recepito la direttiva europea sulla tutela delle lavoratrici gestanti, puerpere ed in allattamento ha suscitato subito commenti ipercritici sulla questione delle "competenze", ovvero la rimessa in gioco dell'Ispettorato del Lavoro in questa materia, malgrado la nota Sentenza della Corte. Il rischio vero è invece un altro: sottovalutare le importanti novità e la tenuta di vecchi e nuovi diritti in tempi non certamente facili, che questa normativa ha posto. La legislazione italiana di tutela della lavoratrice madre era già migliore della media delle legislazioni UE; ma le novità introdotte con questo Decreto potranno produrne " indirettamente" effetti positivi per tutte le lavoratrici italiane. La valutazione dei rischi , l'informazione finalmente dovranno essere non "asessuate" ( arl.4, comma l) ma "specifiche". Per l'articolo 5, qualora i risultati della valutazione rivelino un rischio per la salute e la sicurezza delle lavoratrici, il datore di lavoro dovrà adottare le necessarie misure per evitare l'esposizione, modificando temporaneamente condizioni e orario di lavoro. Sono rimaste le attuali disposizioni sul lavoro notturno, in controtendenza alla voglia di flessibilità totale e questo è il risultato anche delle mobilitazioni. Su semplice domanda: esami prenatali, accertamenti clinici, visite mediche specialistiche possono essere eseguite in orario di lavoro, senza (le infinite e umilianti) contestazioni. Ambiente e Lavoro e SNOP Lombardia hanno colto l'opportunità di fare conoscere questo Decreto, rinnovando il Dossier Donna Salute e Lavoro del 1990. Il Vademecum di 128 pagine esamina i nuovi diritti, anche in rapporto ai precedenti; contiene i testi del D.Lgs 645/96 e delle principali norme; esamina la "specificità femminile" in 20 settori produttivi e di servizio e per i rischi più comuni. Nella parte generale vengono affrontati anche temi di grande attualità quali lavoro e menopausa , le condizioni di salute e lavoro delle donne extracomunitarie, la questione dell'AIDS, il lavoro notturno, la prevenzione dei tumori. Una grande occasione di informazione e partecipazione per tutte le lavoratrici per fare vivere le grandi conquiste sociali e normative di questi anni. Fasi costruttive e rischi lavorativi attraverso le immagini numero speciale di Ti con Erre sicurezza sociale - settembre 1996 a cura di Vincenzo Zummo, Stefano Trefoloni, Paola Magneschi, Sonia Baccetti rif. Ambiente e Lavoro tel. 02-26223120 - 26254338 fax 02-26223130 - 27002665 24 Nei lavori di costruzione della tratta della direttissima Firenze-Roma, per la parte relativa alla sola USL cli Montevarchi (circa 27 kilometri di cui 10 in galleria), lavori che sono durati poco più di tre anni c mezzo (dalla fine del 1987 alla metà del 1991) e per i quali sono stati impiegati circa 1500 lavoratori, si sono avuti 430 infortuni, di cui 10 gravi e 8 mortali. Non in tutte le grandi opere vi è stata questa ecatombe. Il problema è come sapete tutti molto serio e l'applicazione della nuova direttiva cantieri deve professionalizzare gli operatori della prevenzione ad affrontare non solamente i rischi "tradizionali" del fare edilizia ma anche quelli di grandi opere: viadotti, gallerie per metropolitane, parcheggi, autostrade. ferrovie, etc. Giubilei, alte velocità, lavori di ripristino del territorio: questo il nostro futuro del progetto sicurezza in edilizia e quindi vi consigliamo di procurarvi questo libro. Questo bellissimo catalogo commentato, nato grazie all'occhio (anche fotografico) degli operatori toscani cambia infatti giustamente l'approccio ai temi della sicurezza. Non solo parole, ma soprattutto immagini chiare, formative e informative che in nodo immediato esaminano tutti i luoghi: dai servizi e le strutture igienico assistenziali e tutte le fasi di lavoro per la costruzione dei viadotti: palificazioni, posa di plinti, costruzione, trasporto e posa delle travi e delle varie tipologie di tecniche per le costruzioni di gallerie: artificiali prestavate, post-scavate e naturali. Per ogni fase vi sono foto e osservazioni positive e negative su quanto si evidenzia nelle immagini. Un bel libro di formazione alla osservazione e alla proposta di soluzioni per lavorare finalmente in sicurezza. Per averlo Regione Toscana, Giunta regionale Dipartimento della Sanità e delle politiche per la salute Tel 055/4383350 Fax 055/4383127 SICUREZZA IN CAVA Un manuale per la prevenzione e la sicurezza nelle cave di Valtellina e Valchiavenna Un Manuale a più mani o meglio a più scalpelli: 'Provincia di Sondrio - Servizio Cave e Torbiere; "Regione Lombardia - Servizio cave e gestione materiali inerti; • Associazione Nazionale Ingegneri Minerari (ANIMA ); 'Politecnico di Torino - Dipartimento Georisorse e Territorio; ' Università di Bologna - Dipartimento di Ingegneria Chimica, ' Mineraria e delle Tecnologie Ambientali; •Azienda ASSL n. 9 Sondrio. Esempio di vera e riuscita interdisciplinarietà, unica possibilità di rendere viva la parola prevenzione, soprattutto in un campo così complesso e a elevato rischio, L'intento esplicito del Manuale (240 pagine ricche di illustrazioni e disegni tecnici) è offrire una chiave di lettura chiara dei principi generali dell' ingegneria meccanica, della sicurezza e dell'igiene sanitaria nei cantieri delle attività di cava. Importante il richiamo al fatto che già il "progetto dei lavori" deve essere inteso come lo strumento tecnico in grado di garantire una attività e un ambiente di lavoro " intrinsecamente" sicuri. Dalla stabilità geomeccanica dei fronti di abbattimento o di cava, ai metodi di coltivazione, perforazione, movimentazione materiali, alla scelta degli impianti più idonei: tutto deve essere esaminato prima in fase di progetto per potere lavorare dopo in sicurezza. Vi troverete anche: studi mirati sugli infortuni, protocolli di sorveglianza sanitaria, procedure operative e note sui dispositivi di protezione personale idonei. Ringrazio Roberto Pattarin e i colleghi della ASSL cli Sondrio, che hanno contribuito con la loro esperienza all'uscita di questo volume e l'hanno regalato alla redazione SNOP, Rif. ASSL n°9 Sondrio Tel 0342/521418 Fax 03421521534 MATERIALI DI LAVORO AGRICOLTURA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Materiali audiovisivi da utilizzare nelle iniziative di informazione rivolte agli agricoltori rif. Lamberto Veneri SPASL USL via della Rocca 19 47 1 00 Forlì tel. 0543/733544 fax 0543/733501 Linee guida per la valutazione dei rischi nella P.A. opuscolo a cura dell'ISPESL rif. F. Benvenuti ISPESL via Fontana Candida 1 0040 Monteporzio Catone tel. 06-9418425 fax 06-9419453 Indagine mirata sulle cause dei gravi infortuni rif. Lia Orlandini Regione Toscana tel. 055-4383535 fax. 055-4383508 AMIANTO Video sulla demolizione in sicurezza dei materiali con amianto rif. Teresio Marchi SPISAL ASL 12 via Pasini 36 30175 Marghera tel. 041-932755 fax 041-932211 CARTOTECN1CA Soluzioni contro il rumore rif. UOPISLL ASL 3 Villa Ankuri. Massa a Cozzile tel. 0572-917622 fax. 0572-917655 DONNE - SALUTE e LAVORO Per applicare pienamente la legislazione nuova: i Decreti 626 e 645 che ha recepito la direttiva 92/85/CEE sul miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti. puerpere e in periodo di allattamento. Dossier Ambiente supplemento al n. 37 Documento sull'applicabilità del 626 nella Pubblica Amministrazione : l'organizzazione del servizio di prevenzione e protezione. rif. Nadi Serretti Dipartimento di Prevenzione ASL 12 via Pascoli 8 56100 Pisa te]. 050-28095 fax 050-40941 In corso di stampa il Dossier n. 38 di Ambiente e Lavoro dedicato alla analisi dei rischi e delle soluzioni nei Comuni ORTOFRUTTA Risultati di una indagine del Sindacato e della ASL di Trento rif. Diego Faccinelli FLAI- CGIL e FISBA CISL del Trentino via Muredei 8 38100 Trento tel. 0461-303911 RIFIUTI SOLIDI URBANI Valutazione delle forze richieste nella movimentazione de g li RSU tel 02-26223120 - 26254338 fax 02-26223130 rif. Carlo Gozzini e Filippo Capponi UOPISLL ASL 12, via Pascoli 8 56100 PISA tel. 050-28095 fax 050-40941 LAPIDEI VETRO ARTISTICO Materiale del Corso sulla sicurezza nei settore lapideo per le RLS rif. Rita Ansuini Azienda USL via Garibaldi 92. 55045 Pietrasanta tel. 0584-791598 fax 0584-792065 Documento su valutazione dei rischi e liste di controllo rif. Mauro Valiani Azienda USL via Barzino 3 50053 Empoli tel. 057 1 -700077 fax 0571-700020 Videocassetta di formazione per le RLS in collaborazione con gli SPISAL delle USL di Verona e di Bussolengo. per informazioni : Vincenzi Audiovisivi. via della Siderur g ia 4 37139 Verona tel. 045-85 1 095 1 fax. 045-85 1 0485 VETRO LAVORATO A MANO Opuscolo di orientamento per Yapplicazione del Decreto 626 frutto della collaborazione tra lo SPISAL della USL i l e I' Associazione Artigiani di Venezia. rif. Franco Ranzato - Associazione Artig iani di Venezia tel. 041- 5284230 fax 041-5228909 25 THE SIXTH EUROPEAN WORK HAZARD CONFERENCE EUROPEAN The Sixth European Work Hazard Conference, organised by the European Work Hazard Network (EWHN) has been hcld in The Netherlands (Egmond aan Zec, 50 Km north from Amsterdam), on 14-16 March. More than 280 delegates, coming from 23 European and non European Countries, participated in the Conferente. In addition to "traditional" EWHN delegation, the sixth Conference gained the participation of delegates from Brazil, Cuba. Costa Rica, India, Namibia, Japan, Ukraine, Panama and USA. The distribution of delegates is shown by following Table l : Country Netherlands England Denmark Italy Austria Germany Finland Spain Scotland Ukraine Frante Ireland USA Cuba Greece Belgium Brazil Costa Rica Japan Luxembourg Namibia India Panama Total Delegates 78 56 44 18 16 13 12 10 6 5 4 4 4 2 2 282 The genera] theme of the Conference has been "Work, fit for people". Previous Conference, in Riccione (Italy) stated "Organising the Change" as the main goal for the EWHN : the Dutch Conference wantcd to stress that the Change should be towards a way of organising the work that must be"it for peopie" instead to have workers "in for job". After a day dedicated to workplace 26 visits (Food Industries, Constructions, Rotterdam Docks, Broadcasting and others), and to a Steering Group meeting in which both Conferente "last minute" prohlems and future of the Network Has been Discussed, the Conferente started officially on Friday evening, opening with a mime performance representing the struggle of workers throughout Europe again.st work hazards. After that, plenary session opening speeches by Hans Boot (on behalf of EWHN), Erik Carlslund (European Union) and Ralph Quigley (European Trade Union Council) faced from each point of view the theme of the Conferente. The Conference works continued on Saturday morning with the so-called "Fringe Mcetings": collateral self-organised meeting on severa] issues, based on voluntary organisation and participation. Here are some issues treated during Fringe meetings: Setting up Support Groups for RSI patients; Suhstitution of concrete mould release agents in Construction Industry; Conseduence of the EMU for the issues on Heaith and Safety; Health and Safety of Homeworkers; Work related asthma; Presentation of European Permanent Committee for Professionals in Labour Inspection (CPE) in which also Italian SNOP delegation participated, and during which the 4th CPE meeting, March 1998, Riccione (Italy) was announced; Solvents teams forte medical examination of OPS patients; Occupational risks in time of pregnancy; Training employees Work Councils on Health and Safety issues; Legai fights on OPS; SUBSPRINT in the Printing Industry, also with the presentation of Italian SUBSPRINT project results; Sexual harassment; Outdoor workers and skin cancer; Actual Developments in European Occupational health Services; Occupational Hazards in Chetnical Laboratories; Fragments on European health and Safety Policy; European Works Councils; Working Conditions, environmental health in the Russian Federation and Centra] Asia; Occupational Exposure Limits and Risk Management. One particular coliateral activity has hccn dedicated, rcgarding EWHN activities, to set up an electronic mai] network, and a network of Internet Home Pages among associations and groups represented in the Conference. Fringe meetings were planed also on Sunday Morning, one hour alter the end of workshops and before concluding plenary session. Many of these fringe meetings had a good participation, and witl be reported in the Conference proceedings. Workshops, which are the most relevant event in thc Confercnccs, started on Saturday afternoon (14-17) and continued on Sunday Morning (9.30-1 l). Each workshops has been organised by a delegation, and has been part of a wider "Action Programme". During the preparation of the Conference, each Action Programme Co-ordinator assured that workshops are wel] organised and match the generai theme "Work, fit for people". A preparatory document for each workshop was sent to each delegate before the Conference, and in Egmond all could follow the discussion about main issues. All workshops worked hardly in the short time which was given, in order to OUTLOOK summarise the main statements to put in the Charter (the "Statute" of EWHN, approved in the Sheffield 4th Conference, 1992); from 10 to 20 people participated in each workshop, speaking in English with whispering translation for non English speakers. There were 5 Action Programmes, with the following workshops included: 1 HEALTH AN SAFETY IN SMALL AND MEDIUM SIZED ENTERPRISES (A.P. Co-ordinator: Gerhard Elsigan, Austria) 1.1 Risk Assessment in SMEs. Co-ordinator: Graziano Frigeri, Italy 1,2 How to reach SMEs with occupatio nal health and safety Information Co-ordinator: Tony Geyer, Austria. 1.3 Internai Control for stimulating good working conditions in SMEs Co-ordinator: Matti Sundquist, Finland 2. FITTING THE WORK TO THE WORKER (A.P. Co-ordinator: Steen Sjoland, Denmark) 2.1 Fighting repetitious work Co-ordinator: Niels Erik Danielsen, Denmark 2.2 Responsiblc tcchnology Co-ordinator: Jim Swan, Scotland 2.3 Health screening and health surveys Co-ordinator: Thora Bendstrup, Denmark 2.4 Fighting heavy lifting Co-ordinator: Niels Erik Danielsen, Denmark P 3. HUMAN WORKING ORGANISATION (A.P. Co-ordinator: Frank Barry, Ireland) 3.1 Stress Co-ordinator: Peter Rozemond, The Netherlands 3.2 Working hours Co-ordinator: Steve Davison, England 3.3 New management techniques Co-ordinator: Frank Barry, Ireland 3.4 Labour culture Co-ordinator: Horst Czock, Germany 4. WORKERS CLAIMING HEALTHY WORKING CONDITIONS (A.P. Co-ordinator: Carolin gi Bedale, England) 4.1 How to dea] with deregulation Co-ordinator: Theo-Jan Heesen, The Netherlands 4.2 Asbestos Co-ordinator: André Cicolella, Frante 5. CREATING INTERNATIONAL SOLIDA RITY (A.R. Co-ord i nator: Nicotine Monsecs, The Netherlands) The Co-ordinators of each action programme met workshops' Co-ordinators between Saturday and Sunday to make the point of the situation, and then all workshops co-ordinators met before the Sunday afternoon plenary session to agree on how to present the results of ali workshops. At this meeting it was decidcd that for each workshops the co-ordinator must give a written reporl latest one month after the end of the Conference, to put in the proceedings with opening speeches, fringe meetings conclusions and fina] plenary session statements. The fina] session was very innovative and interesting: a journalist inierview some participant forni workshops and fringe meetings, to briefly comment the most relevant issues, or even opinions, coming from the discussion during the Conference. It was something like a EWHN "talk show" which changed in better, at least in tny opinion, the way to conclude a Conference. In the next SNOP Magazine issues we'11 publish summaries of workshops and fringe meetings preparatory documents and conclusions, as they are available from the Conferente proceedings, starting from the workshop 1.1 "Risk Assessment in SMEs, coordinated by Italian delegation. Graziano Frigeri 5.1 Work in a production chain Co-ordinator: Nol Verhaaff, The Netherlands 5.2 (merged irato 5.1) 5.3 The transfer of risks Co-ordinator: Hans-Jurgen Schneider, Germany 27 COMITATO PARITETICO PER L'INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SICUREZZA E L'IGIENE DEL LAVORO DELLA CAMERA E DEL SENATO NOTE SULL'AUDIZICNE SNOP a cura di Laura Bodini Presidente SNOP SNOP nasce nel 1977 come Coordinamento degli operatori dei servizi territoriali di prevenzione; si formalizza come Associazione a Bologna nel 1985, promuovendo anche l'omonima rivista arrivata oramai al numero 40. Raccoglie adesioni in tutti i servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro delle Aziende USL d'Italia. Dal 1989 l'Associazione ha allargato i suoi temi di interesse anche a tutta l'area della prevenzione collettiva: sanità pubblica, ambiente, veterinaria. In questi venti anni SNOP ha promosso azioni • di promozione della rete e del coordinamento dei servizi di prevenzione territoriale; • di ricerca scientifica sui temi della salute e sicurezza, organizzando gruppi di lavoro, ricerche, seminari, materiali, su tutti i principali comparti produttivi e di servizio: analisi dei rischi, soluzioni e bonifiche, protocolli di sorveglianza sanitaria e ambientale. • interventi di merito durante l'elaborazione sia di leggi nazionali e regionali, 28 sia di tipo organizzativo: interventi sulla riforma della Riforma sanitaria, sui referendum sulle competenze ambientali, sulle Agenzie per l'ambiente ed i Dipartimenti di prevenzione. • contributi di elaborazione sul recepimento delle direttive dell'U.E. Principali collaborazioni • Commissione Senatoriale presieduta dal sen. Lama di indagine parlamentare sulle condizioni di lavoro; • Coordinamento delle Regioni e Province autonome per la Prevenzione; • Consulta lnterassociativa Italiana per la Prevenzione; • Organizzazioni sindacali;si ricorda la produzione dei 15 manuali per le RLS sui comparti produttivi, materiae che ha vinto il I°Premio alla Fiera di Modena nel 1996 come migliore materiale a stampa di divulgazione scientifica; • Organizzazioni imprenditoriali: Assolombarda, CNA; • Organizzazioni ambientaliste: Ambiente e Lavoro. Legambiente Greenpeace; • Magistratura del lavoro sui temi delle funzioni di vigilanza del Nuovo Codice Il Comitato Bicamerale per l'Indagine conoscitiva sulla Sicurezza e l'Igiene del Lavoro (SNOP 40 pag. 24), ha iniziato i lavori con un calendario piuttosto fitto. SNOP è stata "auditar" tra i primi il 4 febbraio (dopo INAIL e ISPESL), poi è stata la volta delle Regioni, dei Ministeri della Sanità, del Lavoro, delle forze sociali, dell'Ass. Ambiente e Lavoro, di AIAS, della CLIP e altri. Dopo le audizioni la Commissione farà indagini dirette con l'intento di concludere i lavori nella tarda primavera. Nelle varie audizioni di cui abbiamo conoscenza diretta vi è stata una coerenza di intenti assoluta sui temi di fondo portati all'attenzione del Comitato: - un forte investimento nel sistema prevenzione: risorse umane, formative e tecnologiche; - un coordinamento "romano", regionale e territoriale tra Ministeri, Assessorati, Agenzie, Dipartimenti e altri servizi ; - una campagna di informazione pubblica e più importanza alla formazione; - la necessità di una forte semplificazione legislativa e della elaborazione in tempi rapidi di un Testo Unico. Proposte non nuove per i nostri affezionati soci e lettori, ma sempre disattese. Che sia la volta buona? di Procedura Penale e sul regime sanzionatorio; • singoli parlamentari; • singoli ricercatori. Iniziative scientifiche SNOP ha organizzato in questi anni decine di iniziative scientifiche su tutti i principali comparii produttivi e i temi di interesse generale sulla sicurezza, l'igiene e la tutela della Salute in ambiente di lavoro. I punti principali 1) 11 permanere di una situazione disuguale in termini di risorse umane, formative e tecnologiche nelle varie Regioni e servizi territoriali di prevenzione, a fronte di legislazioni nazionali chiare: Riforma Sanitaria (1978) e Legge 502 e seguenti di istituzione dei Dipartimenti di prevenzione in ogni Azienda USL. A questo fa riscontro da sempre una mancanza di finanziamenti vincolati per la prevenzione ( proposta CIPE 1987 il 5% dei Fondi Sanitari) L'aziendalizzazione delle USL ha comportato da una parte un ulteriore depauperamento delle risorse economiche e umane sia per ripianamenti di bilancio, sia per la creazione nelle Aziende USL, con medici del lavoro e tecnici prelevati dai servizi territoriali di prevenzione e vigilanza, dei Servizi interni di Prevenzione e Protezione e dei Servizi del Medico Competente interno alle ASL dovuti ai sensi del Decreto 626194. Noi riteniamo indispensabile che nei criteri per la valutazione dei Direttori e dei Managers delle Aziende USL venga posta anche la loro "capacità" di organizzare ( o di disorganizzare ) i Dipartimenti di prevenzione, che la legge prevede, e di conseguenza tutte le funzioni di controllo, informazione e vigilanza relative per tutti i campi della prevenzione. Per tale ragioni abbiamo chiesto ed ottenuto dal Ministro della Sanità, On. Rosy Bindi, di promuovere, in ogni Regione ed in ogni Azienda USL, un'indagine sullo stato dei servizi di prevenzione, i cui risultati dovrebbero essere portati a conoscenza di queste Commissioni e di questo Comitato dal Coordinamento delle Regioni, oltrechè dal Ministro stesso. A margine di questo problema occorre tenere presente che, proprio per il ruolo delicato di queste funzioni di vigilanza e per il grande impatto sociale che la sicurezza e la prevenzione della salute in ambiente di lavoro riveste, continuamente insorgono difficoltà operative nei Servizi. A tale proposito portiamo a conoscenza del Comitato qualche esempio recente: - La Regione Calabria ha deciso in modo pretestuoso di togliere la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria a tutti gli operatori laureati dei servizi, medici ingegneri e altri tecnici, trovando anche assurdo consenso in un solerte funzionario del Ministero della Funzione Pubblica ( vedi interpellanza dcll' 11 dicembre alla Camera dei Deputati degli Onorevoli Mauro, Gaetani, Oliverio, Olivo e Bova a cui a tutt'oggi non è stata ancora data risposta) . - Funzionari della Azienda USL di Udine sono stati assaliti durante una inchiesta in una grande falegnameria da una squadra della LIFE ( Liberi Imprenditori Federalisti Europei) vedi a proposito la nota allegata del dr. Paolo Pischiutti. - A Brescia l'Azienda USL definisce che la vigilanza sulle proprie strutture deve essere esercitata solamente dai responsabili e l'Ordine dei Medici della stessa città ha ammonito un collega medico del lavoro e ufficiale di polizia giudiziaria per le attività scomode di controllo e richiamo nei confronti dei medici competenti che non refertano e non denunciano le malattie professionali e che non rispettano la periodicità definita per le visite periodiche. La domanda "a chi stiamo dando fastidio?" sorge spontanea a tutti gli operatori dei servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro di cui SNOP si fa portavoce, rappresentando i medici del lavoro e i tecnici che in questi venticinque anni hanno deciso di operare, tra mille difficoltà, nella Pubblica Amministrazione sui temi della salute e sicurezza dei lavoratori. 2) Dopo il nodo essenziale della autonomia del Sistema prevenzione regionale e territoriale attraverso una destinazione di risorse certe, il secondo punto chiave è quello delle competenze e del coordinamento tra i Ministeri interessati: Sanità, Lavoro e Ambiente per citarne i Ministeri più direttamente coinvolti su questi temi ma potremmo anche suggerire: - il Ministero dell'Industria per la direttiva macchine; - il Ministero delle Risorse Agricole sul tema del rischio in agricoltura e zootecnia; - il Ministero della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca per la grande importanza della formazione a tutti i livelli scolastici di base e specialistici; - il Ministero della Cultura perchè finalmente dia avvio ad una campagna di informazione a tutto campo: dagli spot e manifesti di Pubblicità Progesso, alla promozione di trasmissioni radio-televisive su questi temi con protagonisti ed esperti, ad iniziative di raccordo tra i diversi settori della formazione e dell'informazione. A tale proposito SNOP ha già scritto una lettera al Vicepresidente de] Consiglio On. Walter Veltroni ( vedi rivista SNOP n. 40 pagg.32 e 33), mentre sui temi della formazione stiamo preparando una nota per il Ministro Luigi Berlinguer. Potremmo fare in modo che sulla Direttiva cantieri mobili (Decreto Legislativo 494 del 1996) inizi una campagna informativa nazionale, concordata tra Ministeri e Regioni. Questo Decreto non interessa infatti solamente la Pubblica Amministrazione, il mondo imprenditoriale, i lavoratori e le loro Associazioni, ma anche i singoli cittadini che intendono edificare qualcosa. In questi anni, in occasione di ogni recepimento di direttiva europea su salute e sicurezza abbiamo dovuto assistere e vivere la contraddizione tra I' indifferenza del legislatore per le competenze medico-tecniche che da tempo sono soprattutto nei servizi USL ed il continuo tentativo da parte del Ministero del Lavoro di riappropriarsi di funzioni che non è in grado di svolgere, nè dal punto di vista delle forze numeriche e tecniche (vedi a proposito i dati dell'inchiesta del Sottosegretario al Lavoro Sen. Antonio Pizzinato sulle forze dell'Ispettorato del Lavoro). Quanto sarebbe stato più semplice potenziare e fare collaborare le reti dello Stato e delle Regioni: ognuna per le proprie vere e importanti competenze: rapporti di lavoro ( Ispettorato) e salute e sicurezza (USL)! Sull'importanza di tale collaborazione fattiva, consegniamo al Comitato una importante nota del Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Vogliamo sottolineare inoltre l'importanza di mantenere in modo unitario, nei servizi di prevenzione e vigilanza delle AziendeUSL, sia le funzioni informative, formative e di assistenza a imprese e lavoratori, sia quelle più strettamente di vigilanza e controllo.Ovviamente non quelle di consulenza che sono escluse. In alcune situazioni vi è una pericolosa tendenza invece a dividere questi due importanti e complementari campi che devono coesistere non solamente nello stesso servizio, ma anche nella stesso singolo operatore. 3) I1 terzo punto è la necessità di semplificare l'attuale legislazione soprattutto per quanto riguarda le norme penali. Se l'applicazione del Decreto 758 del 1994 ha semplificato - per la Magistratura - l'intervento penale in questo settore e sicuramente ha reso più chiaro per gli operatori dei servizi i loro doveri, ogni recepimento di direttiva cambia per così dire le regole del gioco, rendendone incerta una applicazione rigorosa: mutamenti continui, stesure complesse e di incerta interpretazione, proroghe, differenziazioni vistose tra rischi e pene previste, fino alla vistosa dimenticanza del raccordo tra 758 e 494 (recepimento della direttiva cantieri). E' auspicabile, a venti anni dalla Riforma Sanitaria, la stesura di un Testo Unico che semplifichi questa materia, così importante e ne renda effettiva una applicazione rigorosa, definendo una volta per tutte anche competenze e funzioni. Un Testo Unico che renda facilmente aggiornabili le parti tecniche a seconda dell'acquisizione di conoscenze scientifiche, che snellisca l'implementazione delle direttive e delle linee di tutela che provengono dal Parlamento Eu r opeo. 1~ 29 COMITATO PARITETICO PER L'INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SICUREZZA E L'IGIENE DEL LAVORO DELLA CAMERA E DEL SENATO TESTO DELL'AUDIZIONE DELLE REGIONI Il tema dell'igiene e della sicurezza negli ambienti di lavoro collegato a quello più generale della prevenzione, deve costituire un grosso impegno culturale e organizzativo non solo per il Servizio Sanitario regionale e le sue strutture operative, ma anche e soprattutto per il mondo imprenditoriale, i lavoratori, le organizzazioni sindacali e gli altri soggetti istituzionali e non, a vario titolo coinvolti. L'impegno in questo settore degli assessorati regionali alla sanità e l'adesione al coordinamento interregionale si é concrctizzato, solo nell'ultimo anno, nella promulgazione del documento dei Presidenti delle Regioni e delle linee guida per l'attuazione del D.Lgs 626194, come modificato dal D.Lgs 242196. Altra scadenza di notevole impegno per le Regioni é stata la realizzazione della settimana europea per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, nella consapevolezza che su tutta la recente legislazione di recepimento elle direttive europee in materia, grande deve essere lo sforzo di informazione di massa dei vari soggetti interessati e dei cittadini. Nel dibattito in corso sull'occupazione e sul lavoro e sulle politiche del welfare uno specifico rilievo deve essere dato al tema della prevenzione e della sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di lavoro. 1) Il processo intrapreso, seppure con molto ritardo, con il decreto legislativo 626194 di adeguamento alla normativa europea per il miglioramento delle condizioni di salute e di lavoro dei lavoratori deve essere continuato e sostenuto da coerenti scelte politiche, in relazione alle quali la prevenzione e la sicurezza non siano variabili accessorie dello sviluppo economico e dett i apparato produttivo, ma costituiscano elementi organici e integranti dell'organizzazione del lavoro e della qualità della produzione. Registriamo, invece, con preoccupazione, una lettura riduttiva e passiva delle nuove norme di sicurezza (del tipo "dobbiamo farlo perché lo impone la legge") piuttosto che un'interpretazione organica e dinamica della legge. Manca ancora in Italia, a tutti i livelli e fra tutti i soggetti chiamati in causa, una consapevolezza e una cultura della prevenzione e della sicurezza. 30 2) Ciò a fronte di un quadro infortunistico e di rischio che indica un peggioramento delle condizioni di salute, con il permanere di alti indici di frequenza e di gravità in specifici settori produttivi (edilizia) e in specifiche condizioni (lavoro nero e sottoccupato). Sembra inutile rimarcare l'enorme costo che questo fenomeno ha per i singoli e per la collettività; più volte é stato dimostrato che investimenti mirati nella sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di lavoro possono ridurre considerevolmente gli infortuni e le malattie professionali con vantaggi diretti e indiretti anche per le aziende. Nell'anno 1995, secondo stime Inail, c'é stata una perdita secca di 55.000160.000 miliardi dovuti agli infortuni e alle malattie professionali. 3) Quindi il problema della prevenzione e della sicurezza non può essere trascurato e trattato in maniera marginale e accessoria, ma deve costituire un preciso impegno da parte di tutte le componenti del mondo del lavoro e in primo luogo dei datori di lavoro, dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali e degli altri soggetti, istituzionali e non, che sono chiamati a svolgere ruoli definiti. Non sono accettabili e giustificabili tentativi e manovre tese a scaricare sulle istituzioni pubbliche compiti e doveri che spettano in primo luogo ai datori di lavoro. Semmai le istituzioni pubbliche devono ricercare e rendere disponibili le migliori condizioni (dall'informazione, alla formazione, all'assistenza, ecc.) per l'applicazione delle nuove norme di prevenzione e di sicurezza e operare un'attenta vigilanza per il loro rispetto. E in questo senso appare opportuno sottolineare il contributo predisposto dal Coordinamento delle Regioni riguardante "Linee guida per l'applicazione del D.Lgs 626194" che fornisce puntuali indirizzi sulle modalità tecniche e organizzative per la costituzione e l'avvio del nuovo sistema di sicurezza. 4) Sicuramente uno dei terreni di priorità si cui si devono impegnare le istituzioni pubbliche é quello del coordinamento tecnico tra tutti gli enti e organismi che operano nel campo del lavoro e della prevenzione e cioè in primo luogo le Regioni e i Dipartimenti di prevenzione delle Aziende USL, l'Ispettorato del lavoro, l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza al lavoro (lspesl), l'Istituto Superiore di Sanità, l'Inail, i Vigili del Fuoco, ecc. Alcune Regioni, in attesa dell'emanazione del decreto ministeriale per la costituzione di tali organismi, stanno già procedendo a incontri e confronti con le parti sociali per definire protocolli d'intesa, modalità e ambiti di concertazione, sviluppo di iniziative comuni. 5) Un grosso elemento di criticità nella creazione del nuovo sistema di sicurezza é rappresentato dalla mancanza di organicità dei provvedimenti e delle iniziative assunte dai vari livelli centrali; dato ancora più negativo é il ruolo marginale, quasi inesistente, del Ministero della Sanità. Se non c'è raccordo, e non viene effettuato un preventivo confronto e coordinamento a livello centrale fra tutti i soggetti che svolgono una funzione nell'ambito della prevenzione e della sicurezza, si determinano conflitti di competenza, deresponsabilizzazione, dispendio di risorse e mancanza di chiarezza e trasparenza nei confronti degli utenti. I decreti di riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, della cui emanazione il Governo ha avuto delega con la recente legge finanziaria (progetto Bassan ini), e l'altrettanto recente costituzione della commissione sulle politiche sociali e del welfare, possono essere utili occasioni per affrontare in termini nuovi e organici la materia e il ruolo dei vari soggetti istituzionali, fra cui la revisione organica di tutta la normativa in materia di prevenzione ("testo unico"). 6) È inutile ribadire che uno dei principi di tale riorganizzazione é quello del federalismo e del decentramento, con il mantenimento a livello centrale delle funzione di pianificazione generale, dei rapporti internazionali e del supporto tecnico e scientifico di alto livello per quanto riguarda gli enti e istituti di ricerca; le altre funzioni dovrebbero collocarsi a livello regionale e territoriale. Questa logica dovrebbe essere recepita già a partire dal nuovo P.S.N. 1997/1999 in via di elaborazione da parte del Ministero della Sanità. in esso dovrebbero essere fissati alcuni principi di carattere generale (relativamente ai temi della prevenzione e della sicurezza) quali: • il governo unitario di tutti i momenti della prevenzione; • l'interdisciplinarietà e la valorizzazione delle singole professionalità; • il coinvolgimento e la partecipazione dei diversi soggetti; • l'armonizzazione e I'omogeneizzazio- ne delle funzioni assegnate ai Dipartimenti di Prevenzione. 7) In particolare per quest'ultimo punto, stante il dettato dell'articolo 8 del D.Lgs 517/93 e quanto indicato nell'articolo 24 del D.Lgs 626194, conviene ribadire che, rispetto a interpretazioni riduttive o strumentali, il Dipartimento di prevenzione assicura un insieme di funzioni che vanno dall'informazione alla formazione, all'assistenza, alla consulenza, oltre che la vigilanza e il controllo. Queste ultime funzioni non possono essere intese solo in termini repressivi, ma devono caratterizzarsi sempre più nello spirito della nuova legislazione, come funzioni di indirizzo e di sostegno (in termini preventivi) delle misure di sicurezza da adottare, tendendo a intervenire più sui processi che non sulle singole situazioni. 8) Il rilievo posto nel documento approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni sul ruolo strategico e innovativo che vengono ad assumere i Dipartimenti di prevenzione, comporta anche che siano definite modalità organizzative, standard operativi e livelli di risorse da destinare allo specifico livello di assistenza "prevenzione collettiva". A livello nazionale risulta una situazione estremamente disomogenea con alcune Regioni che, nell'ambito delle proprie competenze hanno dato un giusto rilievo agli interventi per la prevenzione, mentre nelle aree centrali e meridionali, pur non mancando una discreta progettualità da parte dei servizi, non sono state fatte coerenti scelte politiche e attuative. In termini sintetici si indicano i punti sui quali focalizzare l'attenzione: • per quanto riguarda le modalità organizzative va ribadita l'unitarietà delle prestazioni erogate dai Dipartimenti di prevenzione che presuppone la ricerca della massima integrazione e sinergia fra i diversi settori e profili professionali (igienisti, medici del lavoro, ingegneri, tecnici della prevenzione, veterinari, ecc.). Deve essere ugualmente ribadito che la prevenzione e la sicurezza non possono essere separate dal complesso degli interventi e delle prestazioni del sistema sanitario e che l'attività di vigilanza deve armonizzarsi con quella propria della magistratura. • Per quanto riguarda gli standard operativi si sottolinea che la complessità e la molteplicità degli interventi e delle prestazioni che devono assicurare i Dipartimenti di Prevenzione comporta che questi assumano una dimensione operativa consistente e pluriprofessionale, con caratteri di massima flessibilità nell'utilizzo delle risorse e con una chiara definizione dei compiti per ciascuno dei livelli operativi (distretto. zona, Usi). • In merito alle risorse, pur nel quadro generale di estrema difficoltà in cui versa il settore della sanità, va riconfermata una destinazione vincolata del fondo sanitario, nella misura del 5% per il livello di assistenza della prevenzione collettiva. Affinché questo obbiettivo non rimanga una pura dichiarazione d'intenti le Regioni e le Aziende Usl devono stabilire puntuali indirizzi per l'utilizzo degli stanziamenti, per il monitoraggio degli interventi e per la loro valutazione di efficacia. Inoltre l'introduzione di nuovi riferimenti normativi e le deleghe al governo per il recepimento, che richiedono un consistente impegno di risorse, deve prevedere la relativa copertura economica che deve essere aggiuntiva rispetto alle risorse per le attività consolidate del Servizio Sanitario Nazionale (ci si riferisce, ad esempio, alle recenti normative quali il D.Lgs 626194, il D.Lgs 230/95 sulla radioprotezione, alla legge 257192 sull'amianto, ecc.). 9) Limitandoci in questa sede all'ambito della prevenzione della salute dei lavoratori (e non all'insieme delle competenze del Dipartimento della Prevenzione), si possono individuare le priorità di intervento su cui impegnare tutte le componenti pubbliche e private del nuovo sistema di sicurezza. In primo luogo bisogna stabilire un metodo di confronto in cui tutte le parti sociali, senza rinunciare al proprio ruolo e alle proprie specifiche responsabilità, possono ricercare e individuare obiettivi e percorsi comuni. Questo tipo di concertazione, che può essere concretizzato anche attraverso protocolli di intesa, deve sempre ricollegarsi e integrarsi con gli altri momenti in cui si definiscono le politiche di sviluppo, quelle dell'occupazione e del lavoro. E altrettanto indispensabile e prioritario attivare nel più breve tempo tutte le condizioni tecnico-organizzative per l'attuazione del D.Lgs 626/94, a partire da completamento dell'istituzione degli organi paritetici, dalla nomina dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, dal corretto funzionamento dei servizi di prevenzione e protezione aziendale, ecc. Un neo molto vistoso di questo processo é rappresentato dal ritardo di adeguamento della nuova normativa da parte della pubblica amministrazione. Vanno ricercate soluzioni chiare e concrete per rendere operativa la nuova normativa, quali budget adeguati, disponibilità diretta di risorse, sistema di responsabi- lità articolato e graduato per le diverse tipologie di strutture, e così via, fissando termini realistici per gli adeguamenti strutturali senza incorrere in sanzioni penali, provvedendo altresì al reperimento di specifici finanziamenti a ciò destinati; occorre altresì incentivare l'adempimento alle norme nelle Aziende prevedendo idonei interventi premianti. Sempre in termini di priorità si elencano i seguenti punti: • costituzione dei Comitati di coordinamento tecnico a livello regionale; • misure di sostegno per le attività di informazione e formazione; • interventi mirati nelle aree centro-sud del paese; • piani mirati per amianto, cancerogeni, edilizia, grandi opere, nuove tecnologie. 10) Il sistema di sicurezza che si viene a delineare é articolato fondamentalmente su tre livelli: il primo é quello nazionale, che interagisce con le altre strutture dell'Unione Europea, là riportando le esigenze e il contributo del nostro paese. Come già detto, mantenendo a livello centrale le sole funzioni di pianificazione e di indirizzo, é comunque indispensabile una azione coordinata tra i diversi Ministeri e gli altri enti e organismi centrali. Il secondo livello del sistema per la sicurezza (che é secondo per diversificazione di funzioni e ruoli e non in termini di graduatoria gerarchica) é rappresentato dalle Regioni che, attraverso le competenze proprie e attraverso le intese che riescono a stabile con tutte le forze sociali, promuovono una forte integrazione degli aspetti specifici della tutela della salute dei lavoratori con quello dello sviluppo produttivo e dell'occupazione e, nello stesso tempo, coordinano gli interventi dei Dipartimenti di Prevenzione, delle Aziende Usi, con quelli degli altri soggetti pubblici (Ispettorati del lavoro, Inail, ecc.). Ogni Regione potrà individuare e dotarsi di soluzioni organizzative e strutturali più adeguate alla propria realtà. Infine nell'organigramma del nuovo sistema, una collocazione strategica vengono ad assumere i Dipartimenti di Prevenzione, in quanto sono i diretti interlocutori dei primi protagonisti della prevenzione e cioè datori di lavoro e lavoratori. Il ruolo dei Dipartimenti, come detto, non può essere solo quello di promuovere, sostenere, collaborare al decollo e al funzionamento dell'intero sistema. I Dipartimenti devono riprendersi quelle capacità progettuali e propulsive che la legge assegna loro (vedi ad es. tutte le funzioni ex articolo 20 della Legge 833178 e quelle previste dall'articolo 24 del D.Lgs 626194), qualificando sempre più il loro ruolo e le diverse capacità professionali. 31 Prevenzione che ha così ufficialmente iniziato il suo iter. Questi tre atti affrontano il problema della prevenzione primaria collettiva con una sostanziale coerenza tra loro ed una sostanziale coerenza con la legislazione nazionale (art. 8 D.Lvo 517/93); purtroppo a fronte di ciò va ricordato che le Marche a tutt'oggi non hanno portato a termine la legge istitutiva dell'ARPA, impantanata da tempo a livello di Commissione Ambiente, ma assolutamente indispensabile per poter "ripensare" in modo coordinato la politica di tutela della salute pubblica e ambientale. Quella che segue è una sintesi integrata dei tre documenti, relativamente all'argomento che qui si tratta, riportando anche passaggi degli stessi testi, laddove risultano più significativi. W N z W J 1) RISORSE ECONOMICHE L'art. 24 comma 16 L.R.26/96 indica MARCHE La prevenzione fra scommesse e coscienti ingenuità di Giuliano Tagliavento Non è certo questo un momento storico in cui ci si possa permettere di coltivare utopie, soprattutto in un settore come la prevenzione primaria collettiva, per anni utilizzata come slogan (fortunatamente non ovunque) in cui però troppo pochi hanno realmente creduto, mentre la "diagnosi e cura" ha continuato ad essere il vero polo di attrazione di operatori, cittadini, responsabili della cosa pubblica ai vari livelli (e ovviamente polo di attrazione delle risorse). Le Marche sono, in questo senso, una regione tipo nel panorama nazionale: ricchissima di ospedali, spesa sanitaria quasi incontrollata e con deficit capitario tra i più alti d'Italia, sanità extraospedaliera in ginocchio tranne che in rarissime situazioni, strutture regionali di governo tecnico del tutto carenti, attenzione rivolta ai problemi locali e conseguente cronica difficoltà a pensare e programmare "su ampia scala". A completare il quadro è giunta una aziendalizzazione che, se non guidata, per sua natura privilegia ciò che fornisce ritorni economici a breve termine, penalizzando di conseguenza attività come quelle di prevenzione, che non possono dare nè grosse entrate nè 32 risparmi economici tangibili nell'arco temporale di cinque anni (ottimisticamente considerabili la durata in carica di un Direttore Generale e del suo staff). La situazione nazionale appare comunque non omogenea e, se da un lato regioni in cui le attività di prevenzione hanno radici storiche lontane e solide appaiono in forte sofferenza (Lombardia e Toscana sono i casi più evidenti), in regioni come la nostra, dove strategie per la prevenzione non sono certamente mai state di casa, sembra evidente uno sforzo degli amministratori regionali per dare una stabilità ed una collocazione chiara e dignitosa anche alle strutture per la prevenzione primaria collettiva. Il primo atto fondamentale è stata la legge di riordino del Servizio Sanitario Regionale (L.R. 26 del 17 luglio 1996) seguita a ruota da un documento preliminare con le Linee di P.S.R. (29 luglio 1996); come logica conseguenza ed in linea con questi due documenti si è giunti il 10 marzo 1997 alla Delibera di Giunta contenente lo Schema di P.S.R. 1997199 e il 7 aprile alla Delibera di Giunta con le Linee Guida per l'articolazione organizzativa e funzionale dei Dipartimenti di che "la Regione assegna alle Aziende USL risorse finanziarie vincolate all'espletamento delle attività di prevenzione" e tale aspetto è ribadito nelle linee guida; lo schema di Piano è altrettanto chiaro: "La Regione ha già incrementato la quota del FSR destinata al l ° macrolivello assistenziale portandola al livello previsto dal PSN 94/96 (5,11% del FSN)"..... "per evitare il perpetuarsi di una distorsione della destinazione d'uso delle risorse assegnate al macrolivello, tali ,fondi vengono vincolati ad uso esclusivo del livello. L'unica deroga riguarda l'utilizzazione di tali fondi nel macro livello territoriale (distretto) solo per specifici progetti di prevenzione collettiva" 2) RISORSE UMANE Nelle linee guida è indicato che "a ciascuno dei Servizi del Dipartimento è assegnata una propria dotazione organica". Lo schema di piano indica in quattro mesi, dalla emanazione delle linee guida, il tempo necessario per definire lo standard di personale per il Dip.Prev.; questo verrà elaborato sulla base dei carichi di lavoro, ma anche su parametri di contesto evidenziati per ciascun Servizio (esempio per Servizio Veterinario Area funzionale B -igiene produzione, conservazione trasporto e commercio alimenti di origine animale e loro derivati-: estensione territorio 1 capi macellati per ora in impianti di macellazione a capacità limitata I capi macellati per ora in impianti CEE 1 capi macellati per ora in impianti per avicuniculi / n°laboratori per alimenti origine animale 1 n° depositi, esercizi vendita e somministrazione alimenti di origine animale 1 punti di vigilanza). Il medesimo documento così continua: "la rilevanza dei problemi da affrontare e l ' esiguità degli attuali organici impongono, per dare l ' avvio ad una incisiva politica di tutela della salute dei lavoratori, che le procedure di assunzione/assegnazione di personale delle Az. USL vengano in via prioritaria avviate per i Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, al fine di garantire un nucleo minimo operativo. Tale nucleo è di almeno 12 operatori nelle Az. USL con più di 30.000 addetti ponderati e di 8 nelle altre....l'crssunzione di tale personale è prioritario rispetto a tutti i Servizi dell ' Az. USL, .fatti salvi i settori dell ' emergenza e delle aree critiche " 3) ORGANIZZAZIONE DEL DIPARTIMENTO E SUE FUNZIONI I Servizi previsti dall'art. 24 della L.R., sono i quattro dell'art. 8 del D.Lvo 517/93 e per l'articolazione di quello veterinario si è fatto riferimento alle linee guida nazionali pubblicate nella G.U. 33 del 9 febbraio 1996. Le Linee Guida articolano funzionalmente i Servizi in SETTORI, definiti come "unità operative che postulano la necessità di un elevato grado di specializzazione e/o di professionalità aventi precisi e ben codificati arnhiti di autonomia tecnico e decisionale"; questi sono affidati ad un dirigente di l° livello e, il documento di Giunta, individua quelli che possono essere attivati in ogni Servizio. Va sottolineata la scelta di inserire la Epidemiologia come settore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, sia per rendere ben visibile questa funzione fondamentale da sempre abbandonata nella nostra regione, sia per ridefinire il profilo del Servizio, connotandolo come riferimento per tutta l'Azienda USL relativamente a questo aspetto. Un cenno merita anche l'aver definito il settore di Sicurezza nei luoghi di lavoro rimarcando la necessità improrogabile di riorganizzazione delle attività di prevenzione degli infortuni professionali, in buona parte del territorio rimasta a tutt' oggi come attività delegata alle Aree Impiantistiche Antinfortunistiche dei S.M.S.P. svolta in prevalenza come inchieste su delega delle Procure. Tra le funzioni del Dipartimento di Prevenzione non figurano invece quelle di Medicina Legale; la Legge Regionale rimanda la nuova organizzazione di tali attività ad un atto di Giunta, in questi giorni in fase finale di elaborazione, che dovrebbe collocare le attività territoriali nei Distretti e quelle di maggior specializzazione in Servizi a valenza provinciale. Tale soluzione dovrebbe permettere a questa branca medica di trovare una sua dignità qualificata anche nel territorio e contemporaneamente togliere al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica una serie di compiti impropri, derivanti da una organizzazione della Sanità Pubblica sempre più lontana nel tempo e sempre più lontana dal tipo di funzione che tale Servizio dovrebbe svolgere. Oltre a ciò sembra corretto, in tempi di "budget", che questo venga utilizzato per gli scopi al quale è destinato ed è evidente che la medicina legale ha finalità ben diverse dal Dipartimento di Prevenzione. Alle linee guida e allo schema di piano è allegato un elenco, non esaustivo, delle "Attività dei servizi e delle aree funzionali del dipartimento di prevenzione"; questo elenco è stato redatto da cinque operatori dei servizi territoriali (tra i quali il sottoscritto) e due funzionari regionali, ha ripreso spunti da documenti redatti in altre regioni, sarà sicuramente migliorabile; vuol rappresentare attività concrete, quotidiane, che i Servizi debbono arrivare a svolgere e vuoi anche essere il terreno su cui i Servizi dovranno confrontarsi per integrare le loro attività e, giorno per giorno, far crescere nella sostanza il Dipartimento di Prevenzione. Questa è una delle più importanti scommesse interne al Dipartimento perchè è evidente che tale allegato rischia di essere utilizzato per creare micio realtà di Servizi destinati inevitabilmente al fallimento. Nelle Marche ritengo obbligatorio correre questo rischio perchè i risultati oggettivi di quindici anni di lavoro impostati con il Servizio unico di igiene, risultati che traspaiono anche dallo schema di piano, dimostrano inequivocabilmente il fallimento di tale progetto organizzativo non solo sul versante dell'igiene ambientale e della tutela della salute dei lavoratori ma anche su versanti propri, importanti, specifici dell'Igiene Pubblica come l'epidemiologia e la progettazione della educazione alla salute. 4) MODALITÀ OPERATIVE Come fondamentali momenti operativi nella vita del dipartimento sono ipotizzati i gruppi di lavoro e le unità operative territoriali, così definiti dalle linee guida: •"i gruppi di lavoro permanenti o temporanei, hanno il compito di soddisfare quelle finalità di studio ed approfondimento di tematiche che richiedono l'apporto di diverse professionalità; i gruppi di lavoro sono privi di autonomia tecnico-operativa e decisionale. Possono ad esempio svolgere compiti di: standardizzazione delle procedure su tematiche di interesse dipartimentale, formulare le proposte per l'integrazione tecnico organizzativa tra i diversi servizi, predisporre i piani di intervento diparti- mentale, mettere a punto i metodi per la omogenizzazione della raccolta e della registrazione delle informazioni finalizzate all ' analisi epidemiologica dei bisogni e alla analisi delle risorse disponibili". I gruppi di lavoro vengono istituiti, come previsto dalla L.R. 26196, dal Responsabile del Dipartimento. •"le Unità operative territoriali, sono costituite da gruppi di operatori di un servizio del dipartimento o, in casi particolari, di più servizi; operano in un ambito territoriale definito dal piano triennale in base alla domanda espressa (concentrazione di insediamenti produttivi, zootecnici, esigenze epidemiologiche particolari, ecc.) ed hanno precisi e ben codificati ambiti di autonomia tecnico operativa e decisionale. Poichè l'attività del Dipartimento trova concreta realizzazione nel territorio, rilevante importanza assumono tali unità operative che potranno avere ambiti territoriali di competenza distrettuali o sovradistrettuali ". 5) LA DEFINIZIONE DEL LIVELLO DI RESPONSABILITÀ E DI AUTONOMIA DECISIONALE DEL DIPARTIMENTO La legge regionale aveva già chiaramente impostato i ruoli dello staff dirigente del Dipartimento con un Responsabile più coordinatore che comandante. Le linee guida sintetizzano così: "la direzione del dipartimento è assicurata da a) il responsabile del dipartimento con funzioni esecutive; b) il comitato direttivo di dipartimento cora , firzioni deliberanti. " Va aggiunto che il comitato direttivo è composto dai Responsabili dei Servizi e da una quota elettiva (dirigenti e comparto). Il Responsabile del Dipartimento svolge, tra gli altri, i seguenti compiti: • è responsabile dell'assetto organizzativo della struttura; • coordina le attività relative alla elaborazione del piano triennale e quelle delle unità operative per il conseguimento degli obiettivi stabiliti dal piano triennale; • ripartisce il budget per la realizzazione del piano tra i vari servizi che ne hanno la gestione e la responsabilità; • gestisce direttamente la quota di risorse per lo svolgimento delle attività di direzione e di funzionamento dei gruppi di lavoro. Il Comitato Direttivo secondo quanto previsto dalla L.R. "esprime parere vincolante sulle decisioni relative cella gestione del dipartimento". Le linee guida forniscono alcuni orientamenti sulle attribuzioni specifiche e tra queste troviamo: 33 - la gestione organizzativa del personale; - l'utilizzo comune di spazi e attrezzature; - la sperimentazione ed adozione di modalità organizzative dell'efficienza cd all'integrazione delle attività; - il coordinamento e sviluppo delle attività tecniche e di formazione; - la gestione delle risorse economiche assegnate al dipartimento. 6) STRUMENTI DI INTEGRAZIONE TRA I SERVIZI DEL DIPARTIMENTO E TRA QUESTO E LE ALTRE STRUTTURE DELLA AZ,USI, Lo schema di PSR pone chiaramente in evidenza il rischio di frammentazione già evidenziato sopra ed in effetti dipenderà fondamentalmente dal buon funzionamento dei gruppi di lavoro e delle U.O.Territoriali, la vincita della scommessa sul Dipartimento. Tendenzialmente vengono identificate, sia dallo schema di piano che dalle linee guida, due ordini di problemi: -Integrazione fra i servizi del Dipartimento Prevenzione: viene affidata come già detto alla messa a punto di procedure di intervento da parte dei gruppi di lavoro; i Responsabili dei Servizi sono responsabili della corretta applicazione dei protocolli individuati ed il Responsabile del Dip. è tenuto alla verifica delle valutazioni effettuate dai Responsabili dei Servizi. Lo schema di piano propone prime priorità tecniche riguardanti le procedure di intervento per l'igiene degli alimenti ed il rilascio di pareri autorizzativi per i quali è previsto il coinvolgimento di diversi Servizi. - Integrazione tra Dip. Prev. e Distretti: questo nodo non appare chiaramente sciolto risultando evidenti alcune contraddizioni tra legge e linee guida da un lato (che individuano chiaramente funzioni tecniche e risorse del dipartimento con coordinamento generale del distretto su tutte le attività che insistono in quel territorio) e schema di piano dall'altro (che sembra seguire prima analogo percorso, per poi affermare nello specifico paragrafo che "le U.O.Territoriali del Dip.Prev. rispondono sui piano organizzativo e gestionale al Responsabile del Distretto"). Questo tema sarà probabilmente risolto nell'immediato più su] campo, con soluzioni sperimentali anche diverse tra Aziende USL, che sulla carta, confezionando architetture astratte. Va aggiunto che le esperienze di distretto realizzate in questi anni in varie USL delle Marche riguardano tutte il cosiddetto "distretto sanitario di base" della prima generazione che solo il nome ha in comune con il "distretto gestore" di seconda Generazione derivato dal D.Lvo 502/92 e 517193. 34 In ogni caso anche queste esperienze non hanno subito ancora una rielaborazione e valutazione complessiva su scala regionale ed il dibattito su tale tema sta scontando questo ritardo. Senza voler aprire una "finestra" troppo ampia, mi limito qui ad osservare che, essendo la nuova organizzazione delle Aziende basata sulle tre macrostrutture Ospedale, Distretto. Dip.Prev., tutte debbono essere identificate strutturalmente e gestionalmente (oltrechè funzionalmente) per poi confrontarsi e coordinarsi tra loro; l'esperienza storica delle Marche in cui l'applicazione del I" P.S.R. ha comportato in molte realtà una ampia "area grigia" tra attività dei Servizi di Igiene e dei Servizi Sanitari di Base non ha certamente aiutato gli attuali distretti ad imporsi come punto di incontro tra sanità e cittadino, ma ha in più frapposto ostacoli ulteriori alla possibilità di esprimere progetti e programmi di prevenzione primaria qualitativamente più elevati. 7) INTEGRAZIONE TRA DIPARTIMENTO PREVENZIONE E ARPA Come già detto in premessa, le Marche sono impantanate e, trascorrendo il tempo, aumenta il rischio concreto di gravissime ripercussioni sul versante della prevenzione ambientale sia per la mancanza di una direzione tecnica che programmi gli interventi, sia per la presenza di operatori sempre più demotivati, disorientati e sfiniti dall'incertezza totale. In queste condizioni la legge di riordino, le linee guida e lo schema di piano rimangono ferali su generici intenti di collaborazione; purtroppo anche la proposta di legge di istituzione dell'ARPA non risulta più incisiva nel delineare le concrete modalità di integrazione operativa tra le due strutture tecniche. La sensazione, dall'esterno, è quella di legislazioni provenienti da inondi che poco si conoscono, che si sono confrontati troppo poco e quel poco di confronto lo hanno svolto più sul piano dei rapporti di potere che non su quello delle necessità concrete del territorio e delle risorse disponibili. 8) OBIETTIVI A MEDIO TERMINE PER LA PREVENZIONE COLLETTIVA Sono ovviamente delineati dallo schema di piano triennale, partendo da questa constatazione: "tra i livelli assistenziali quello della prevenzione, a parte alcune aree, rappresenta al momento quello più critico in termini di possibilità/capacità di risposta ai bisogni presenti nel territorio marchigiano " . Come azioni di livello regionale si propongono: -una ridefinizione del sistema informativo dei Servizi del Dipartimento che dovrà collegarsi con le strutture regionali; relativamente a questo livello va detto che le Marche stanno intraprendendo la strada della Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari (art. 4 L.R.26/96) che avrà il compito di fornire "il suppor- to tecnico per l ' esercizio da parte della regione delle funzioni in materia di programmazione sanitaria, di controllo di gestione, di verifica quali-quantitativa delle prestazioni e degli indirizzi di politica sanitaria " . Tale Agenzia svolgerà anche le funzioni di Osservatorio Epidemiologico, collegandosi quindi con i Dipartimenti, ed in particolare i Settori di Epidemiologia, referenti per le esigenze di tutta la Azienda USL; -un progetto obiettivo "Tutela salute dei lavoratori", conte detto riconosciuta unanimemente area disastrata; -una azione mirata "Malattie soggette a vaccinazioni obbligatorie e volontarie". Per il Dipartimento vengono indicati obiettivi che corrispondono quasi ad una check-list da seguire per avviare correttamente la struttura; per i singoli Servizi vengono individuati tre ordini di obiettivi scadenzando per ognuno la progressione nel triennio: a)obiettivi finalizzati al miglioramento della capacità di valutazione dei bisogni, b)obiettivi finalizzati al miglioramento delle attività per i problemi di maggior peso epidemiologico c)obiettivi finalizzati al miglioramento delle relazioni con gli utenti dei servizi. Si tratta di obiettivi che tendono a ridefinire metodologicamente prassi quotidiane (es: igiene Alimenti e VeterinariaAzione mirata "ristorazione collettiva"), oppure a spingere i Servizi verso tematiche nuove (es: Igiene Pubblica - piano mirato "costruzione osservatorio della salute") o, infine, ad attivare attività istituzionali ancora assenti in ampie zone della regione (es: Prevenzione degli Ambienti di Lavoro - piano mirato "valutazione dei nuovi insediamenti produttivi"). 9) ALTRE INDICAZIONI DI PIANO Lo Schema di piano 97/99, appena licenziato dalla Giunta, propone diverse positive novità; alcuni contenuti, sicuramente importanti per i dipartimenti di Prevenzione, meritano una sintesi in questo contesto. a) Il Sistema sanitario informativo e osservazione epidemiologica vengono trattati insieme pcrchè si ritiene elle "non possono essere funzioni disgiunte"; a quanto detto in uno dei precedenti punti, va aggiunto che lo schema di P.S.R. propone una sua organizzazione a partire dal livello regionale ponendo vari importanti obiettivi tra i quali la formazione e l'aggiornamento di appositi nuclei aziendali di operatori per lo sviluppo del S.S.I. e osservazione epidemiologica. Molto positiva è l'idea di identificare chiaramente i livelli di responsabilità aziendale su tali temi e di collegare a tali responsabilità dei dirigenti "specifiche quote, da negoziare a livello regionale ed aziendale, della retribuzione accessoria " dei dirigenti coinvolti. Ugualmente, "i risultati delle attività svolte dagli operatori non dirigenti coinvolti nella costruzione del S.S.I. sia a livello regionale che aziendale " dovrebbero "entrare a .far parte degli elementi di valutazione per le quote della retribuzione accessoria per i gruppi ed i singoli individui "" . E' un evidente encomiabile tentativo di trovare criteri di valutazione dell'operato dei dirigenti che vadano oltre il mero risparmio economico da sempre denunciato come indicatore non idoneo per attività di questo tipo. b) La promozione della qualità: "Le funzioni e le attività di valutazione di qualità sono, nel S. S.N., una delle funzioni innovative introdotte dalle leggi di riordino e per questo ancora praticamente assenti o solo in. fase di avvio sia a livello regionale che a livello aziendale ". Anche per questo tipo di funzione, come prima abbiamo visto per quella epidemiologica, è chiara la proposta, di legare strettamente l'operato dell'Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari con quello delle Aziende USL, soprattutto attraverso il percorso . formativo degli operatori ed il loro coinvolgimento in gruppi di lavoro. Nella struttura delle Aziende vengono configurati precisi compiti per la Direzione Generale, per " il "Comitato aziendale per la qualità (ex commissione VRQ), per il "Gruppo Verifica Qualità" (nuova struttura che "svolge funzioni di staff verso l'alta dirigenza e di supporto verso le Unità Operative periferiche" e che "dovrebbe essere composto da operatori sanitari di diversa estrazione professionale" che abbiano maturato competenze professionali relative a epidemiologia, statistica, organizzazione, economia sanitaria, comunicazione, formazione"). Lo schema di piano propone di definire un "sistema di incentivazione legato alla partecipazione a programmi di MCQ", spende un intero paragrafo su "contrattazione e qualità" e (come per la attivazione del S.5.1./Funzione epidemiologica e la gestione delle risorse umane e finanziarie del Dip.Prev.) indica il rag- giungimento degli obiettivi fissati come criterio di valutazione delle funzioni direttive. c) La formazione continua: "la formazione continua degli operatori costituisce un elemento strategico della Regione e delle Aziende Sanitarie per l ' adeguamento di conoscenze, atteggiamenti e pratiche relative a: le innovazioni tecnico scientifiche, le nuove , funzioni manageriali che gli operatori sono chiamati a svolgere nel nuovo assetto dei servizi, gli obiettivi del P. S.R. " . "La Regione individua i Servizi Territoriali come targel cui indirizzare in via prioritaria l'offerta formativa, stante l ' inconsistenza di iniziativa .formativa nel settore (differentemente da quanto accade a livello ospedaliero) e vista la rilevanza strategica delle attività del territorio per il riequilibrio sostanziale della domanda e offerta di prestazioni"........ "Le Aziende dovranno redigere il piano triennale di . formazione-aggiornamento, con indicazione delle priorità delle iniziative da svolgere, in sintonia con le linee strategiche dell'organizzazione. A tali iniziative devono essere destinati dalle Aziende appositi .fondi vincolati in quota non inferiore al 2,5 per mille per anno. Tutte le iniziative di formazione dovranno prevedere, all'atto della loro formalizzazione operativa, il piano di valutazione di processo e di risultato (ricadute operative) delle stesse. f risultati della valutazione delle iniziative di ,formazione saranno elemento di ragione per la allocazione di risorse nel secondo triennio " . CONCLUSIONI Riprendendo una frase dallo Schema di PSR 97199, la sensazione non è quella di trovarsi davanti ad "un libro dei sogni o un archivio di ricette preconfezionate". Sicuramente però ci si trova di fronte a scommesse importanti, tanto condivisibili quanto difficili da vincere in una regione dove: • sino ad ora non è esistito un impegno diffuso e continuo per avere nelle Marche una dignitosa rete territoriale di Servizi per la Prevenzione collettiva; • dalla quota assegnata alla prevenzione continuano a essere sottratti fondi per le voci relative alla diagnosi e cura, • la sanità marchigiana continua ad avere spese superiori alle risorse con la prospettiva di un deficit 1996 in aumento rispetto al `95, a dispetto della aziendalizzazione. Per chi crede nella utilità della prevenzione, dunque, sarà per l'ennesima volta come partecipare ad un concorso truccato: sarebbe sciocco illudersi, ma non partecipare vorrebbe dire aver perso in partenza. L'unica strada che vedo è quella di continuare (anzi incrementare) l'impegno quotidiano per ottenere un progressivo mutamento di atteggiamento degli altri operatori, di larga parte dei cittadini, di larga parte degli amministratori locali e regionali: solo come conseguenza di ciò si potrà probabilmente arrivare ad un giusto recupero di risorse. Percorrere questa strada però, comporta anche la necessità di mantenere una dose di cosciente ingenuità nel ritenere che ciò sia possibile; d'altra parte questi atti regionali, necessari ma non sufficienti per giungere alle concrete realizzazioni, sono in parte anche il frutto di questa filosofia. TABELLA I Assegnazione spesa (miliardi di lire) 1995 per macrolivelli assistenziali Assegnazione FSN Spesa Differenza Diff.% I) Prevenzione 04,967 83,336 21,631 20,61 2) Assist. di base 427,000 471,495 + 44,495 + 10,42 3) Specialistica 227,742 283,998 + 56,256 +24,70 4) Ospedaliera 1.192,747 L395,816 +203,069 +17,04 5) Residenziale 146,580 91,638 - 54,942 -37,48 6) Supporto 104,176 172,314 +68,138 +65,4 I 2.203.212 2.498.579 +295.385 +13.41 Macrolivello TOTALE alle quote di assegnazione FSN vanno aggiunti 135 miliardi di entrate dirette che fanno diminuire il deficit del 1995 a circa 160 miliardi ^ns• 35 TABELLA 2 i n. n. attuale n. ex n. aziende USL comuni abitanti USL USL I USL 2 USL 3 USL 4 USL 5 USL 6 USL 7 USL 8 USL 9 USL 10 USL 11 USL 12 2 3 2 USL 13 2 21 5 15 9 24 2I 32 14 27 24 246 TOT I I I 3 2 2 2 2 I 16 29 22 II 136400 80200 125000 74100 100100 43700 232300 106100 129600 48500 152300 93000 116500 Km2 Densit n. tot A' ab! Unità Km2 L 632 1475 787 457 927 543 483 379 916 1280 630 336 1155 1437800 10000 n. addetti n. Unità n, addetti tot in attività Locali "ponderati" person. lavorative "ponderato" I ° s.s. 12500 7600 11200 6200 8400 3400 17200 9600 12200 4300 15700 9400 8800 53600 26200 40400 23700 35600 18700 91700 40500 45800 14300 58600 34300 38800 144 126500 522200 216 53 159 162 106 80 481 280 141 38 242 277 101 6800 4300 6500 3600 5400 1800 8900 5900 7200 2400 tot. tot. tot pers. person. 1 ° operatori veter. s.s.+veter. ISLL 5200 5000 33700 1700 26600 15700 25400 13500 52500 29300 29100 9000 43600 21800 26100 42 39 29 34(30,3T.P.E.) 28(27,2T.P.E.) 35(3I,3T.P.E) 80 40 29 24 36(33,8T.P.E.) 33 40 18 26 23 19 23 9 41 20 29 23 31 23 34 60 65 52 53 51 44 121 60 58 47 67 56 74 4,8 4 5 3,5 3,7 3 8,5 4 0,3 0,7 3,5 2 5 73100 343300 489 (478,6 TPE) 319 808 (797,617E) 48 10100 nota: i dati relativi al n° della Unità Locali ed al n° di addetti in attività lavorative, derivato dal censimento ISTAT `91 é arrotondato al centinaio. E stata eseguita una ponderazione del numero di U.L. e degli addetti, stimando una diversa necessità di impegno per le attività di prevenzine nei luoghi di lavoro nei diversi comparti produttivi. Sono stati adottati i seguenti criteri di correzione: Gruppi ISTAT A (agricoltura) e C (estrattivo) = 2; Gruppi B (pesca), D, E, F (industria e costruzioni) = I ; Gruppi G, H, I, J, K, L, M, N, O (istituzioni, commercio, trasporti, artigianato di servizio) = 0,35. TABELLA 3 Attività dei servizi e delle aree funzionali del dipartimento di prevenzione A) Servizio Igiene e sanità pubblica: a) Profilassi delle malattie infettive e diffusive negli ambienti di vita e di lavoro(comprese le vaccinazioni obbligatorie e facoltative); b) Gestione del sistema informativo delle malattie infettive ,delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative,delle reazioni avverse da immunizzazione; c) Definizione dei modelli organizzativi,delle azioni, dei protocolii operativi,delle procedure standardizzate e delle priorità di intervento atte a prevenire, eradicare, o comunque limitare la diffusione di agenti infettivi di importante aspetto epidemiologico; d) Indagini epidemiologiche mirate,comprese quelle sieroepidemiologiche sulla diffusione di alcune malattie infettive; e) Profilassi internazionale delle malattie infettive con l'attivazione di una specifica attività ambulatoriale; f) Lotta ai vettori di malattie infettive e controllo ed eventuale gestione delle attività di disinfestazione,disinfezione,derattizzazione; g) Controllo e rimozione dei fattori di rischio in ambiente scolare h) Collaborazione con i Distretti alla programmazione e gestione di interventi di prevenzione secondaria negli 36 ambienti di vita e nella scuola i) Organizzazione e gestione di un sistema informativo sugli ambienti di vita (sistemi di approvvigionamento idrico ad uso umano, smaltimento non corretto di acque reflue,dei rifiuti,di attività produttive ecc) j) Organizzazione e gestione della raccolta delle schede di morte e tenuta registri delle cause di morte e altre competenze igienico sanitarie in materia di polizia mortuaria; k)Rilascio pareri igienico sanitari e programmazione di interventi di vigilanza in materia di edilizia abitativa, insediamenti produttivi, strutture ad uso collettivo, sistemi di approvvigionamento idrico ad uso umano, piani regolatori, strumenti urbanistici, altre strutture di interesse sanitario previste da disposizioni di legge e da specifici regolamenti; m) Pareri igienico sanitari nell'ambito dell'istruttoria effettuata da altri Enti istituzionalmente preposti sulle tematiche di igiene ambientale in riferimento alla tutela della salute; n) Pareri autorizzativi e vigilanza sull'esercizio delle arti sanitarie e sulle professioni sanitarie. o) Controllo igienico sanitario degli stabilimenti termali; p) Pareri autorizzativi e vigilanza sull'esercizio delle attività turistico ricreative. q) Tutela e controllo delle acque di balneazione; r) Controllo delle piscine pubbliche ; s) Partecipazione alle commissioni previste da leggi e regolamenti; t) Pareri igienico sanitari su richiesta di privati; u) Sorveglianza sulla produzione e commercio di cosmetici, prodotti di erboristeria ed altri oggetti d'uso personale; v) Controllo della radioprotezione, sulla radioattività e sull'idoneità dei locali e delle attrezzature per il commercio ed il deposito delle sostanze radioattive e degli apparecchi generatori di sostanze ionizzanti (in collaborazione con il Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro); w) Controllo sulla produzione, detenzione ed utilizzo dei gas tossici (incollaborazione con il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro); x) Promozione di specifiche attività formative e di aggiornamento degli operatori del servizio; y) Attività di educazione e promozione alla salute in forma coordinata con gli altri Servizi della Az. USL e con tutti i soggetti che ne abbiano titolo. B) Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro: a) Costruzione ed aggiornamento del sistema informativo sui rischi ed i danni da lavoro, (censimento attività lavorative, archivio aziende, mappatura dei rischi e dei danni da lavoro, registri malattie professionali, registrazione degli infortuni); b) Istituzione e regolare tenuta dei registri degli esposti e dei rischi previsti dalla vigente legislazione; c) Attivazione di piani mirati di prevenzione sia per comparto che per rischio lavorativo su tematiche diffuse, gravi e risolvibili, comprensivi anche di indagini sanitarie e strumentali per la valutazione dei rischi, dei danni da lavoro e delle condizioni di salute degli esposti; d) Valutazione e espressione di parere su tutte le notifiche di nuovi insediamenti produttivi (o modifiche, ristrutturazioni, ampliamenti) che pervengono al Servizio direttamente o attraverso le richieste dell 'Autorità Sanitaria Locale ai sensi dei regolamenti locali di igiene, laddove previsto; e) Valutazione dei progetti edilizi di insediamenti industriali e di strumenti urbanistici, collaborando su richiesta programmata con il Servizio di Igiene Pubblica responsabile del rilascio del parere; f) Espressione di pareri sui piani di lavoro e di sicurezza previsti dalle vigenti leggi; g)Espressione di pareri su tutte le richieste di deroghe alle vigenti norme di legge, laddove previste; h)Analisi dei documenti di valutazione dei rischi lavorativi presentati dalle Aziende in base alla recente legislazione di recepimento delle Direttive Europee in tema di tutela della salute nei luoghi di lavoro; i) Effettuazione di vigilanza pianificata e permanente nel tempo sulle attività con i maggiori rischi sia di infortunio che di patologia professionale; effettuazione di controlli su richiesta; I) Applicazione corretta delle procedure previste dalla nuova disciplina sanzionatoria in materia di lavoro (d:lgs 758/94) ed istituzione di sistemi di registrazione per la sistematica verifica di tutte le fasi procedurali previste; m) Effettuazione delle inchieste di infortunio e di malattia professionale richieste dalla Autorità Giudiziaria; n) Effettuazione delle inchieste di infortunio e di malattia professionale di iniziativa sulla base dell'analisi epidemiologica dei dati che pervengono al Servizio attraverso i flussi informativi; o) Vidimazione dei registri infortuni; p) Attivazione di una regolare attività ambulatoriale per il controllo sanitario dei lavoratori minorenni ed apprendisti, previsto dalla vigente legislazione; q) Attivazione di una regolare attività ambulatoriale specialistica con accesso diretto dei lavoratori o richiesto da medici curanti e medici competenti; r) Risposta a tutte le richieste sanitarie per la tutela delle lavoratrici madri di competenza del Servizio ed alle richieste per la valutazione della idoneità alla mansione specifica su richiesta previste dalla vigente legislazione (art. 5 L.300/70, art. I7 D.Lgs 626194, idoneità conduzione caldaie, idoneità all'utilizzo dei gas tossici); s) Partecipazione in forma coordinata con gli altri Servizi della Az. USL alle Commissioni Mediche in cui sono previsti medici specialisti in medicina del Lavoro; t) Controllo e coordinamento dell'attività dei medici competenti operanti nel territorio; u) Attivazione di uno sportello informativo per assolvere i compiti di informazione ed assistenza agli utenti previsti dal D.Lgs 626194; v) Effettuazione di una attività sistematica di formazione ed educazione alla salute nei luoghi di lavoro programmata in modo coordinato con gli altri Servizi dell'Azienda USL ed effettuata anche in collaborazione con tutti i soggetti istituzionali che ne abbiano titolo. C) Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione: a)Vigilanza e controllo delle fasi di produzione, preparazione, confezionamento di tutti gli alimenti di origine vegetale; b) Vigilanza e controllo della produzione, confezionamento, deposito, trasporto e commercio delle bevande e delle acque minerali; c)Vigilanza e controllo della somministrazione dei prodotti alimentari di competenza; d) Vigilanza e controllo sugli additivi per gli alimenti di origine vegetale e bevande; e) Pareri all ' autorità sanitaria per il rilascio delle autorizzazioni sanitarie di cui all'art. 2 della legge 283/62 per quanto di competenza; f) Censimento delle attività di produzione, preparazione, confezionamento, deposito, trasporto, somministrazione, e commercio degli alimenti di competenza; g) Tenuta registro delle autorizzazioni, dei nulla osta, degli aggiornamenti, nonchè dei provvedimenti adottati per trasgressioni; h) Attività di controllo e consulenza proprie dell'ispettorato micologico. i) Indagini epidemiologiche in occasione di focolai di infezioni, intossicazioni, tossinfezioni di origine alimentare e sorveglianza dei casi accertati o presunti. j) Sorveglianza epidemiologica dei casi di tossinfezione alimentare; k) Sorveglianza uso fitofarmaci e recepimento D.M.23/l2/92 I) espletamento dei programmi dei controlli ufficiali degli alimenti e bevande di cui al DPR 14/7/95 m) Ottemperare il mandato del D.P.R. 515182 , del D.P.R. 236188, del D.M. 26/03/91 e di tutta la normativa vigente in materia. n) Controllo acque minerali in ottemperanza al Decreto Legislativo n° 105/92. o) Rilevamento delle abitudini e dei consumi alimentari. p) Valutazione e sorveglianza nutrizionale. q) Prevenzione delle malattie cronico degenerative correlate ai problemi nutrizionali. r) Consulenza dietetico nutrizionale rivolta alla; s) Informazione, educazione, promozione della salute nel campo dell'igiene degli alimenti e delle preparazioni alimentari. t) Elaborazione di proposte per la forma- 37 zione e l ' aggiornamento del personale sanitario, tecnico ed amministrativo delle unità operative. u) Rilascio elo rinnovo dei libretti di idoneità sanitaria per il personale addetto alla produzione elo manipolazione di alimenti e bevande; v) Controllo su produzione, deposito, commercio, vendita e impiego di fitofarmaci; D) Servizio Veterinario Area funzionale della sanità animale: a) Profilassi delle zoonosi e delle altre malattie infettive ed infestive a carattere diffusivo; b) Programmazione ed attuazione degli interventi di bonifica sanitaria e di eradicazione delle malattie di interesse antropozoonosico e zoosanitario; c) La documentazione epidemiologica relativa ai rischi ambientali di natura biologica, chimica e fisica derivanti dalle attività zootecniche; d) Vigilanza sul trasporto degli animali sulle fiere,mercati e su qualsiasi concentramento di animali; e) Autorizzazione dei mezzi di trasporto per animali vivi; f) Vigilanza su istituzioni e presidi veterinari privati, sulla professione veterinaria e sulle attività paraveterinarie; g) Controllo sanitario sugli animali e sui prodotti animali di provenienza Comunitaria e da paesi terzi; h) Identificazione ed anagrafe degli animali e degli allevamenti; i) Controllo igienico sanitario e vigilanza sui canili e gattili pubblici e privati; j) Controllo delle popolazioni degli animali sinantropi e controllo sugli animali esotici; 38 k)Igiene urbana veterinaria; I) Polizia veterinaria; m) Educazione, informazione ed assistenza veterinaria. Area funzionale dell'igiene della produzione, commercializzazione conservazione, trasporto degli alimenti di origine animale e loro derivati a) Vigilanza, ispezione e controllo sulla macellazione degli animali in tutte le sue fasi; b) Benessere animale prima e durante la macellazione; c) Vigilanza e controllo delle carni e di tutti i prodotti contenenti carne dalla produzione al consumo; d) Vigilanza e controllo del latte in tutte le sue fasi dall'inizio della filiera tecnologica al consumo; e) Vigilanza e controllo sulle uova e sui prodotti a base di uovo; f) Vigilanza e controllo sui prodotti della pesca dallo sbarco al consumo; g)Vigilanza e controllo dei molluschi eduli dalla produzione al consumo; h) Vigilanza e controllo del miele dalla produzione al consumo; i) Monitoraggio e valutazione dei piani di monitoraggio aziendale j) Espletamento dei piani nazionali residui k) Espletamento dei programmi dei controlli ufficiali degli alimenti di origine animale di cui al DPR 1417195 I) Sorveglianza uso fitofarmaci in alimenti di origine animale e recepimento D.M. 23/12/92 m)Autorizzazione dei mezzi di trasporto per alimenti di origine animale; n) Pareri all'Autorità Sanitaria per il rilascio delle autorizzazioni sanitarie di cui all'art. 2 della legge 283162 per quanto di competenza; o) Vigilanza e controllo igienico sanitario sugli alimenti di origine animale e loro derivati di provenienza comunitaria e da Paesi terzi; p) Vigilanza e controllo sugli additivi per alimenti di origine animale; q) Ispezione e vigilanza sugli esercizi o aziende di lavorazione, deposito, trasporto e commercializzazione degli alimenti di origine animale all'ingrosso e al dettaglio; r) Rilascio pareri per istruttorie ai fini dell'adeguamento igienico sanitario degli impianti , laboratori e luoghi di somministrazione alla normativa C.E; s)Censimento delle attività di produzione, preparazione, confezionamento, deposito, trasporto, somministrazione e commercio degli alimenti di competenza. t) Tenuta registro delle autorizzazioni, dei nulla-osta, degli aggiornamenti, nonchè dei provvedimenti adottati per trasgressioni. u)Elaborazioni di proposte per la formazione e l ' aggiornamento del personale sanitario, tecnico e amministrativo delle unità operative. v) Collaborazione alle indagini epidemiologiche delle tossinfezioni alimentari per quanto di competenza; w) Programmi di ricerca dei residui di sostanze nocive negli alimenti di origine animale; x) Educazione, informazione ed assistenza veterinaria. Area funzionale dell'igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche: a) Controllo e vigilanza sulla distribuzione e sull'impiego del farmaco veterinario anche attraverso i programmi della ricerca dei residui con particolare riferimento ai comportamenti illeciti ed impropri; b) Vigilanza e controllo sul latte in allevamento; c) Vigilanza e controllo sulla produzione sugli alimenti destinati agli animali da reddito e d'affezione e sulla nutrizione animale; d) Vigilanza e controllo sulla riproduzione animale; e) Tutela dell'allevamento dai rischi di natura ambientale; f)Controllo sull'igienicità delle strutture, delle tecniche di allevamento e delle produzioni anche ai fini della promozione della qualità dei prodotti di origine animale; g)Controllo sul benessere degli animali da reddito, d'affezione e di quelli destinati alla sperimentazione animale; h) Vigilanza e controllo sull'impiego degli animali nella sperimentazione; i) Educazione, informazione ed assistenza veterinaria. INFORTUNI NUOVI DATI E NUOVE IDEE Ambiente e Lavoro ha portato alla audizione presso la Commissione Bicamerale (3 marzo 1997) dati rivoluzionari sulla questione degli infortuni dimostrando che: 1) I dati dei morti sul lavoro di fonte INAIL riferendosi esclusivamente ai casi definiti, indennizzati e risarciti agli eredi ufficiali (coniuge, figli), sono parziali, inesatti e sottostimati. INAIL non prevede infatti altri eredi, nemmeno genitori anziani o ammalati, cui possa venir corrisposto quello che Pavanello definisce "lugubre" assegno funerario. I morti sul lavoro se sono giovanissimi, single o vedovi non esistono per le statistiche INAIL, al punto di potere affermare che per l'INAIL praticamente i 13 morti di Ravenna (incidente del 13 marzo 1987 sulla nave Elisabetta Montanari ) non ci sono? Si calcola che occorra aggiungere circa un 30%, di infortuni non indennizzati per " mancanza di superstiti ed eredi diretti". 2) Ovviamente mancano ai dati INAIL tutti quelli che si riferiscono a lavoratori che l'Istituto non assicura e non parliamo solamente dei sempre più numerosi irregolari, ma dei lavoratori autonomi e assimilati e altri regolarissimi ma ignorati quali: polizia, esercito, porti.... 3) Gli infortuni e in particolare i casi mortali: nel periodo (1970-1986) erano diminuiti di più del 50% (da 1.761 a 834), aumentano nel periodo 1986-1991 del 27% (da 834 a 1067) per ritornare in questi anni ai livelli della metà degli anni `80. Ambiente e Lavoro attribuisce questa inversione di tendenza degli anni 86-92 soprattutto a: • massicce ristrutturazioni industriali che hanno interessato in particolare i grandi gruppi industriali con una caduta verticale degli investimenti sulla sicurezza; • una forte caduta del controllo sindacale; • l'uso massiccio del lavoro straordinario (dimostrabile con il semplice aumento delle ore lavorate a fronte di un aumento lievissimo degli occupati; • decentramento delle attività produttive a rischio e conseguente difficoltà dei controlli della Pubblica Amministrazione soprattutto in alcune zone; • la non adeguata informazione e formazione dei lavoratori per fare fronte alla complessità dei nuovi processi produttivi introdotti nei siti ristrutturati. • l'uso di macchine nel settore agricolo. 4) Si potrebbero fare delle elaborazioni interessanti su, ad esempio, l'ora e il giorno di accadimento degli incidenti rilevanti: • ICMESA di Meda-Seveso, sabato pomeriggio; • FARMOPLANT di Massa Carrara, domenica mattina; • SANDOZ di Palazzolo Mineraria, sabato; • VENETA MINERARIA di Caravaggio, venerdì sera; • ELISABETTA MONTANARI di Ravenna: di notte; • PETROLCHIMICO di Napoli, Milazzo e molti altri negli intervalli di mensa, cambio di turno, durante operazioni di manutenzione. Giustamente Ambiente e Lavoro attribuisce questi gravi incidenti e infortuni avvenuti soprattutto in orari particolari al fatto che vi è una stretta correlazione tra misure di sicurezza adottate, la loro gestione e capacità di tenerle al massimo grado in ogni situazione, compresi orari particolari ove è minore la presenza di lavoratori, preposti e dirigenti. Per meglio dire si dimostra che spesso le misure di sicurezza studiate per essere sufficienti in condizioni di " normale " attività non sono sufficienti in condizioni "particolari", ma sempre prevedibili quali l'orario (festivo e notturno); la lavorazione (manutenzione affidata ad appalti esterni), la gestione (cambi di turno, orari di mensa).,. Non andrebbero trascurate poi indagini approfondite sulle mansioni a maggiore rischio di infortuniolnteressanti a tale proposito alcuni degli esempi portati da Ambiente e Lavoro alla Audizione: nel settore del commercio e dei pubblici esercizi quasi il 14% degli infortuni riguarda la mansione di cuoco; così come a quella (bistrattatissima) di infermiere si attribuisce il 28% degli infortuni nei servizi. 39 INDUSTRIA CHIMICA UN APPUNTAMENTO Nell'ambito dell'Esposizione Congresso ACHEMA 1997, si terrà a Francoforte sul Meno, dal 9 all' ] 1 giugno 1997 il 17^ Colloquio internazionale del Comitato AISS sul tema " Sicurezza degli impianti dell'industria chimica". Questo appuntamento si prefigge di mostrare come i processi, la concezione, la realizzazione e la conduzione degli impianti permettono di ottimizzare la sicurezza del lavoro e la protezione dell'ambiente in un settore ad elevato impatto. I temi previsti: - stato della legislazione e delle norme di buona tecnica a livello internazionale; - gestione della sicurezza: formazione e fattore umano; - casistica di incidenti e infortuni. Rif: Sekretariat der IVSS Sektion Chemie do BG Chemie Kurfìirsten-Anlaage 62 D- 69115 Heidelberg, RFA tel. 0049(6221) 523498 fax. 0049(6221) 523420 INTERNATIONAL MEETING TECNOLOGIA, RISCHI E PREVENZIONE NELLE VETRERIE ARTISTICHE Empoli 14-15-16 Maggio 1997 Il comparto del Vetro Artistico caratterizza, oramai da più di cento anni, il tessuto produttivo dell'Empolese-Valdelsa. I rischi per la salute dei lavoratori in esso presenti sono stati oggetto di studio anche in altri periodi (ricordiamo il convegno nazionale "Patologia e inquinamento nell'Industria del Vetro" Empoli, 1980). Tuttavia l'importanza dei problemi rilevati (in particolare la presenza contemporanea di molti cancerogeni), l'evoluzione tecnologica e l'affinamento delle tecniche analitiche che potevano consentire una migliore conoscenza dei rischi e maggiori possibilità di prevenzione, ha fatto ritenere opportuno un ulteriore intervento di prevenzione nel comparto, iniziato nel 1992. E' inoltre stato condotto uno studio di mortalità sugli addetti del comparto finanziato dalla Regione Toscana nell'ambito del programma di Ricerca Sanitaria Finalizzata. I risultati del lavoro svolto con una ricostruzione dei rischi e le relative indicazioni di bonifica sono già oggetto di una pubblicazione in corso di realizzazione in collaborazione col CEDOC della Regione Toscana. Più volte, durante lo svolgimento del piano mirato e apparso chiaro quanto sarebbe stato opportuno estendere il confronto e le conoscenze raggiunte soprattutto in considerazione della specificità delle lavorazioni e della loro concentrazione in ambiti territoriali piuttosto ben definiti e poco numerosi. Ii livello igienico, ambientale e tecnologico appare abbastanza uniforme all'interno dello stesso ambito territoriale ma può essere sensibilmente diverso per le diverse realtà. Del resto la non omogeneità dei comportamenti da parte dell'organo di controllo (ed anche delle normative applicate nei diversi Paesi) viene più volte contestata anche dalle aziende che attribuiscono a questo il valore di uno svantaggio concorrenziale per chi e' collocate in aree dove la presenza dei servizi e' più' forte o la normative più rigida. Per, queste considerazioni ci e' apparso utile proporre, al termine di un lavoro che ha permesso di individuate anche un discreto numero di soluzioni ai problemi riscont r ati e di vederne l'attuazione, un convegno internazionale, che riunendo operatori di aree e di Paesi diversi ne metta a confronto le esperienze e le valorizzi nella definizione di standard minimi di riferimento igienico-ambientali a cui tendere. II Convegno si terra' a Empoli nel convento di S. Stefano degli Agostiniani, il 14, 15 e 16 Maggio 1997, e tratterà gli sviluppi tecnologici, gli aspetti di igiene indust r iali e le conoscenze epidemiologiche disponibili, così come i rischi occupazionali nelle seconde lavorazioni. COMUNICATO STAMPA Si parla di vetrerie artistiche e salute il 14, 15 e 16 Maggio prossimi a Empoli Convento di S.Stefano degli Agostiniani. La USL ed i comuni della zona organizzano un meeting internazionale dal titolo "Tecnologia, rischi e prevenzione nelle vetrerie artistiche" che rappresenterà l'occasione per presentare le conclusioni di un PMP, nell'ambito del quale e' stato condotto anche un grosso studio di mortalità, e metterle a confronto con altre esperienze nazionali (Venezia, Napoli etc.) ed internazionali (Svezia, Slovenia, Rep. Ceca, etc.). L'iscrizione al meeting é gratuita, per informazioni rivolgersi a: U.O.Medicina del Lavoro USL 11 Via Barzino, 3 - 50053 EMPOLI (FI) Tel 0571/700077 Fax 0571/700020 E-Mail: [email protected] 40 RUMORE E UNIONE EUROPEA UDINE ASSALTO DELLA LIFE AGLI OPERATORI La Commissione Ambiente della UE ha approvato il Libro Verde sulla futura politica (COM 96-540) di lotta contro il rumore, uno dei principali problemi ambientali. Nell'ultimo ventennio la Commissione ha consolidato un corpus legislativo fissando soglie massime per veicoli, macchine e aerei. Per quanto riguarda le azioni future vi é un lancio del propgramma di riduzione del rumore provocato dalla circolazione degli autoveicoli, dei treni e degli aerei, introducendo anche incentivi di tipo economico per incoraggiare la produzione di sistemi di trasporto meno rumorosi. La storia Ai primi di settembre è avvenuto uno dei consueti sopralluoghi di controllo da parte del Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro di Udine (tra l'altro su richiesta dei lavoratori) in una falegnameria di Manzano, comune del cosiddetto "triangolo della sedia", una grande zona industriale che coinvolge 5 comuni, un migliaio di aziende, 15.000 addetti che producono annualmente circa 30 milioni di sedie. A seguito di tale ispezione sono state riscontrate una ventina di violazioni di cui due relative al D.Lgs 277191 e tutte le altre riferibili ai vetusti DPR 547 e 303, oramai alla soglia della pensione. Al momento della consegna del verbale gli operatori sono stati bloccati da una "squadra" della LIFE ( Liberi Imprenditori Federalisti Europei) con cartelli tipo: STATO = VIGLIACCHI = SANZIONI = PIZZO = MAFIA. Gli operatori tornano in servizio per non accettare provocazioni. Per chi non conosce la LIFE, ricordiamo che questa associazione recentemente ha avuto diverse volte l'onore delle cronache, a esempio in una puntata del Pinocchio di Gad Lerner. CONVEGNO NAZIONALE AGRICOLTURA Gonzaga (MN) 12 settembre 1997 Il giorno 12.09.1997, dalle 9 alle 18, si terrà a Gonzaga, all'interno della Fiera Millenaria della Agricoltura, nota manifestazione di rilevanza nazionale, un Convegno su sicurezza e igiene del lavoro in agricoltura, alla luce delle nuove prospettive aperte dal D.Lgs 626/94. Promotori dell'iniziativa sono i Dipartimenti di Prevenzione di Mantova e Lodi, insieme al Servizio di Igiene Pubblica della Regione Lombardia. L'obiettivo è quello di raccogliere "il meglio" delle esperienze nazionali "maturate sul campo" dai Servizi territoriali di prevenzione, ma rivolte essenzialmente alla soluzioni su specifiche problematiche, sia in materia di igiene che di sicurezza del lavoro, individuate nei subcomparti: coltivazioni, allevamenti, ecc. La prevista pubblicazione degli Atti del Convegno potrebbe costituire una sorta di Manuale operativo di riferimento, in grado di offrire, una prima rappresentazione d'insieme "positiva", cioè in termini di concrete potenzialità preventive. E' prevista una sessione poster. La partecipazione al Convegno sarà gratuita, compresa la colazione di lavoro con prodotti tipici del luogo. presentanti permette di chiarire quali sono i compiti e le finalità del Servizio e soprattutto che le loro possibilità di " difesa" contro la "nuova legislazione europea inapplicabile" sono scarse se appoggiano ditte che violano leggi degli anni cinquanta. Viene chiarito come siano stati numerosi gli interventi nel campo della formazione e informazione anche in collaborazione con associazioni di impresa. Gli incontri-scontri LIFE-SPISAL per ora sono finiti lì, anche se il loro presidente regionale afferma simpaticamente sul giornale "...questi sono funzionari da scacciare su due piedi, perchè la vera azione civile da compiere è proprio quella di liberare le aziende da questi ricatti.." Brevi considerazoni Lo spazio che LIFE ha avuto sugli organi di informazione locali è stato enorme e, pare, le adesioni al movimento, sono arrivate numerose. Indiscrezioni fondate riferiscono che il mandato è resistere e opporsi sempre. L'aggressività verso la Pubblica Amministrazione paga. Contrapporre regole a occupazione, sicurezza a licenziamento sembra uno sport diffuso, soprattutto in questi momenti difficili, salvo poi piangere ipocritamente davanti al "solito" morto sul lavoro. Ma cosa costa effettivamente? le sanzioni o le bonifiche? Discutiamone. rif. Paolo Pischiutti SPISAL USL 4 Medio Friuli via San Valentino, 18 tel. 553866, , fax 553865 Dopo una campagna stampa piuttosto forte, LIFE si presenta allo SPISAL di Udine chiedendo di ".. mangiare, poichè lo Stato li affama con continui controlli e multe". Un incontro con alcuni loro rap- Paolo Ricci Segreteria del Convegno: Marzia Migliarini UOTSLL ASL 21 Mantova tel. 0376-334691 fax 0376-368584 ~a. 41 ITALIA, MARZO 1997 Tema A norma della Convenzione internazionale sull'ispezione del lavoro (n. 81), ratificata e resa esecutiva in Italia con Legge 2 agosto 1952, n. 1305, gli Stati membri dell' Organizzazione Intemazionale del Lavoro (O.I.L.) debbono pubblicare una relazione annuale sull'attivita' svolta dai propri organi ispettivi del lavoro. Copia di tale relazione deve essere inviata alt' O.I.L.. V O Svolgimento (non rinvenuto) ASSOCIAZIONE ITALIANA DI ACUSTICA XXV CONGRESSO NAZIONALE La cronaca dell'incontro di Brescia ci da l'occasione per fare il punto su un problema annoso, ma essenziale, quello del numero delle malattie dovute al lavoro. E' inutile negare che a circa venti anni dalla ril Orma sanitaria (quella vera) sia quantomeno deludente che per parlare in termini quantitativi di malattie legate al lavoro si debba ricorrere ai dati INAIL. Università degli Studi di Perugia Facoltà di Ingegneria via G. Duranti IIA Perugia 20-23 maggio 1997 riferimenti tel 075-5852695 fax 075-5852696 sito internet http ://www.nnipg.it/cotanalacustica INFERMIERE A CONVEGNO L'Associazione Europea delle Infermiere di Medicina del Lavoro organizza i giorni 10 e 12 settembre 1997 a Bruxelles, Belgio, un convegno. Per maggiori informazioni contattare il Servizio di Medicina del Lavoro Piazza d'Armi, 1 28100 NOVARA tel 0321/373822 fax 032 1/3 73 896 42 Troppe volte abbiamo criticato quella fonte informativa, contestandone la completezza, la pertinenza rilevandone distorsioni inaccettabili nella descrizione del fenomeno, forse ingenerosamente dimenticando che quei dati avevano scopi di indennizzo economico socialmente determinato, soggetto quindi a negoziazioni estranee all'ambito scientifico. A forza di dir male dei dati INAIL ci si e' dimenticati che nulla impediva di raccogliere informazioni piu ' adeguate direttamente da parte degli operatori dei servizi, cui giungevano, almeno a partire dalla meta ' degli anni ottanta, i referti di malattia professionale per i rituali accertamenti di polizia giudiziaria. Non mancavano poi le idee su come effettuare quel recupero " attivo " della patologia dovuta al lavoro ritenuto necessario in molti campi, come in. primo luogo nel settore dell'oncologia professionale. Ad altri il compito di recriminare sulle occasioni tosi' perdute. A noi in questo commento il compito invece di sottolineare come laddove ci si e' coerentemente mossi in tale direzione qualcosa di concreto e' stato raggiunto. Ci riferiamo all'esperienza sviluppata dagli operatori della provincia di Brescia che hanno tracciato un percorso originale, ricco di possibili sviluppi, dimostrando soprattutto come, volendo, si puo' arrivare in tempi non storici a fornire dati diversi (non alternativi, date le premesse), da quelli INAIL sul fenomeno della patologia da lavoro. E l'esperienza di Brescia e' alla base di un progetto di ricerca . finanziato dall'ISPESL per l'individuazione delle caratteristiche di un sistema informativo sul problema della patologia da lavoro che vede inoltre coinvolti operatori toscani, emiliani e altri lombardi. Per una volta l'Ente che per definizione doveva essere l'interfaccia dei servizi territoriali per i problemi della nocivita' nei luoghi di lavoro sembra muoversi nella giusta direzione. Ma come ogni rosa, anche questa del progetto ISPESL e' ricca di spine, a cominciare dai meccanismi terribilmente farraginosi e "strati" con cui questi finanziamenti vengono decisi ed elargiti. Nulla insomma garantisce che l'impresa venga coronata da successo. Che poi vorrebbe dire essere capaci di attivare, almeno nelle regioni dotate di una rete di rilevatori efficiente, di produrre in capo a tre-quattro anni statistiche sull'andamento del fenomeno. L'impegno che prendiamo e' quello di seguire l ' evolvere del progetto che ufficialmente ha preso il via 1 ' 11 gennaio di quest'anno, ma che vede svolgersi un lavoro sul campo da ormai diversi mesi. LE MALATTIE DA LAVORO A BRESCIA DAL 1989 AL 1995 Prima elaborazione dei dato riguardanti i servizi territoriali di medicina del lavoro delle aziende ussl di RG.Barbieri e G.Arpini PREMESSA Le malattie da lavoro rappresentano eventi indesiderati frequentemente prevenibili attraverso la realizzazione delle efficaci misure tecniche di prevenzione, oggi largamente disponibili. Al fine di orientare opportunamente gli interventi di sanità pubblica su questo versante delle patologie di comunità è tuttavia necessaria l'adeguata conoscenza del fenomeno a livello territoriale, nei suoi aspetti quantitativi e qualitativi. In particolare, lo studio dell'evoluzione temporale delle malattie da lavoro emergenti a livello locale può consentire di valutare l'efficacia degli interventi preventivi già adottati e di programmare la dislocazione di risorse finalizzate a impedire l'insorgenza di nuove tecnopatie. Dati correnti sulla frequenza delle malattie professionali (M.P.), definite "a priori" secondo elenchi stabiliti per legge, sono tradizionalmente forniti dalle statistiche INAIL; tuttavia, esse non prevedono una disaggregazione territoriale sufficiente a consentirne una chiara interpretazione. La mancanza di statistiche correnti dei casi denunciati, più che di quelli indennizzati, rende inoltre difficile ogni stima della reale diffusione dell'insieme delle malattie da lavoro insorte in lavoratori esposti a rischi professionali, a prescindere dalla loro tabellazionc. Nel tentativo di colmare questo vuoto conoscitivo a livello provinciale, il Dipartimento di Prevenzione delle Aziende USSL bresciane, tramite un apposito gruppo di lavoro, ha realizzato una prima elaborazione dei dati raccolti dalle Unità Operative di Tutela della Salute nei Luoghi di Lavoro (UOTSLL) nel periodo 1989-1995. Partendo da una possibile rappresenta- zione del fenomeno con fonti diverse da quelle tradizionali, questo lavoro si propone di contribuire alla formulazione di ipotesi di intervento utili a sostenere un osservatorio provinciale delle Malattie da Lavoro. PROCEDURE IMPIEGATE E MATERIALI ELABORATI Dal 1987-88 si è gradualmente introdotta nelle UOTSLL bresciane la registrazione sistematica delle segnalazioni di M.P. pervenute ai Servizi territoriali, nell'ambito di un sistema informativo più globale di gestione dei dati correnti di attività. In quel periodo risultavano nel complesso molto scarse le segnalazioni di tecnopatie; ciò era in gran parte imputabile sia alla mancata effettuazione dei controlli sanitari obbligatori in molti settori lavorativi sia alla ampia evasione dell'obbligo di referto da parte di molti sanitari. Successivamente, con la Circolare della Procura della Repubblica di Brescia N° 1507 del 5 ottobre 1990 che indicava nelle UOTSLL il destinatario naturale dei Referti di M.P. redatti ai sensi di legge e con la maggiore vigilanza svolta dai Servizi di prevenzione anche su questo aspetto, la situazione si modificava rapidamente e aumentavano progressivamente le malattie da lavoro segnalate alle USSL. Le sorgenti informative dei Servizi ter r itoriali di Medicina del lavoro di Brescia concernenti le Malattie da Lavoro sono essenzialmente riconducibili a due filoni principali. Il primo riguarda il flusso informativo di segnalazioni di rilevanza giuridica, referti e denunce; il secondo attiene ad alcune esperienze di "ricerca attiva" delle patologie lavoro correlate svolte direttamente a cura dei Servizi tcn-itoriali a partire dal 1989. Come si vedrà, la seconda fonte conoscitiva è tuttavia irrilevante sul piano meramente quantitativo, nell'insieme di tutte le patologie oggi censite; più significativa, tuttavia, sotto l'aspetto qualitativo. 1. Referti e denunce di malattia professionale Questa sorgente informativa, presente in forza dei noti obblighi normativi, ha rappresentato per anni solo una teorica opportunità di conoscenza delle malattie da lavoro per l'ampia evasione degli adempimenti da parte dei Medici curanti e/o Competenti. Nemmeno la formalizzazione, da parte della Procura della Repubblica, di un richiamo generalizzato a tutti i medici e di modalità più strutturate di trasmissione dei referti alle UOTSLL pare abbia incrementato significativamente il numero di segnalazioni, che riguardano, per la quasi totalità, ipoacusie da rumore refertate dai medici competenti e INAIL. 2. Ricerca attiva delle patologie da lavoro La rilevazione attiva delle patologie professionali ha avuto inizio nel 1989 col tentativo di recuperare i casi relativi ai due tumori "sentinella" di classico interesse occupazionale: i mesoteliomi maligni e le neoplasie naso-sinusali. Negli anni successivi l'attività si è consolidata fino a consentire l'istituzione (1993) del Registro di incidenza delle due patologie neoplastiche su scala provinciale, sostenuto con la collaborazione dei Servizi territoriali, del Servizio ospedaliero di Medicina del Lavoro e dei Servizi di Anatomia patologica degli ospedali bresciani. 43 In anni più recenti si sono svolte inoltre alcune esperienze di ricerca attiva delle patologie da sovraccarico biomeccanico dell'arto superiore (Cumulative Trauma Disorders); questa attività, ancora in fase sperimentale, non si è per il momento tradotta in progetto strutturato su scala provinciale, come avvenuto per la ricerca attiva dei tumori polmonari professionali, avviata nel 1995 e attualmente sempre attiva e anzi in via di consolidamento. I casi presi in considerazione in questo rapporto riguardano sia le malattie professionali, certe o probabili, denunciate o refertate ai Servizi territoriali di Prevenzione a cura di tutti i medici che ne sono venuti a conoscenza sia le patologie da lavoro attivamente rilevate dai Servizi stessi. I casi di malattia da lavoro pervenuti ai Servizi non sono, salvo eccezioni, sottoposti a revisione per la conferma della diagnosi clinica. Sono stati considerati separatamente i casi di abnorme assorbimento di metalli e solventi che non si sono tradotti in malattie d'organo diagnosticabili correntemente. RISULTATI Preliminarmente all'esposizione dei risultati è necessario osservare che la Provincia di Brescia, con 1.044.544 abitanti, occupa 330.177 lavoratori al 1993, così ripartiti secondo la locale Camera di Commercio, Industria e Artigianato: agricoltura, pesca (gruppi ISTAT:A-B) • industria ed artigianato (gruppi ISTAT: C-F) • servizi (gruppi ISTAT: G-O) e 2.856 199.528 un maggior contenimento del rischio, sia dall'esaurirsi delle "ritardate" refertazioni conseguenti alla trasmissione della citata Circolare della Procura della Repubblica. Benché questa patologia continui a rappresentare la più frequente malattia da lavoro, largamente attesa anche a Brescia dove il rumore industriale costituisce il principale fattore di rischio lavorativo, l'interesse del gruppo cli lavoro si è soprattutto rivolto alle altre possibili tecnopatie, comunemente poco o per nulla considerate. Ciò nonostante l'esecuzione di controlli sanitari periodici sui lavoratori di numerose imprese artigiane e industriali, che abbiamo stimato nel numero di circa 3.000 sulle oltre 20.000 operanti in provincia di Brescia. Dati concernenti la fonte informativa dei referti di M.P. sono disponibili solo per il 57% dei casi. Oltre il 70% delle ipoacusie da rumore sono segnalate dai medici di fabbrica. Per le rimanenti tecnopatie, come indicato in tabella i, circa il 30% dei referti è pervenuto dallo INAIL e dai Servizi di Medicina del Lavoro, ospedalieri e territoriali.Modesto è apparso il contributo conoscitivo dei medici di fabbrica, cui compete l'accertamento, in prima istanza, delle M.P.; analogamente per i medici ospedalieri, benché da questi ultimi provengano le diagnosi cliniche delle malattie da lavoro comunemente osservate in ambito specialistico ospedaliero; infine, quasi irrilevante la quota di referti trasmessi dagli altri medici pubblici o privati tra cui i medici di base che instaurano con i propri assistiti i rapporti di maggior conoscenza.Vedi Tabella 1 La distribuzione dei referti di M.P„ diversi da ipoacusia, per sesso e per apparati è descritta in Tabella 2. Nell'85% dei, casi le tecnopatie interessano il sesso maschile. Nell'insieme, i referti di M.P. dell'apparato respiratorio e cutaneo rappresentano 1'84% del totale. Per contro, alcune patologie tra cui quelle di natura infettiva, che possono interessare significativamente il personale sanitario e di altri servizi pubblici, non sono mai state segnalate nei sette anni considerati. L'abnorme assorbimento di metalli e solventi, non così intenso da aver comportato l'insorgenza di patologie d'organo tradizionali a breve latenza, è prevalentemente rappresentato da eccessiva esposizione a Piombo, Cromo e Nichel e a solventi aromatici. Per una parte di questi tossici è riconosciuto un potenziale effetto cancerogeno che può manifestarsi alcuni decenni dopo l'esposizione e che spesso sfugge all'osservazione del medico di fabbrica.Vedi Tabella 2 Come illustrato nella Figura 2, risultano largamente prevalenti i referti relativi alle malattie dell'apparato respiratorio e consistenti quelle cutanee; molto contenute sembrano essere altre patologie associate a rischi lavorativi da sempre largamente presenti nel tessuto produttivo della provincia di Brescia. L'evoluzione temporale dei 2.791 referti di M.P., suddivisi nei principali apparati, è offerta dalla Figura 3. Le malattie da lavoro a carico dell'apparato respiratorio sembrano ridursi numericamente negli anni considerati, a fronte della sostanziale stabilità nel tempo delle patologie cutanee. Solo in anni recenti iniziano ad essere 127.793 Nel periodo 1989-1995 sono state registrati negli archivi UOTSLL 19.987 denunce e referti di malattie da lavoro di cui 17.196 ipoacusie da rumore (86%). L'analisi di un campione dei referti di ipoacusia, relativo a 2 USSL, ha evidenziato una riduzione di circa il 40% dei casi dal biennio 1989-90 al 1993-94. E' da osservare che nel primo periodo la qualità degli accertamenti sanitari era inferiore rispetto ad oggi e questo può spiegare un maggior numero di referti di ipoacusia di natura non professionale trasmessi erroneamente nel primo biennio. In ogni caso, il graduale decremento delle segnalazioni di ipoacusia da rumore professionale può essere motivato sia dalla effettiva diminuzione dell'incidenza della malattia, come conseguenza di 44 Figura I Referti e denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia (dati provinciali) 500 400 300 200 89 90 91 92 anni 93 94 95 Tabella I Fonte informativa dei referti e delle denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia. Fonte informativa n° % INAIL 485 UOTSLL - UOOML 331 243 Ospedali 334 Medico competente 83 Medico di base Specialista non ospedaliero 53 Patronato sindacale 39 Altro 20 Non conosciuta 1203 17.3 12.0 8.7 12.0 3.0 1.9 1.4 0.7 43.0 Totale 2791 Figura 2 Referti e denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia, apparati e sistemi maggiormente interessati. Tot_ annui delle diagnosi altro à% 2% 5% 1% Visivo Altri apparati Osteo articolare 100 6% Nervoso *Abnorme assorbimento di metalli e solventi segnalate anche le patologie dell'apparato osteoarticolare, consistenti essenTabella 2 ziabnente in disturbi degli arti superiori Referti e denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia, da trauma ripetuto. distribuzione per apparati/sistemi e per sesso. Per le malattie del sistema nervoso si Femmine Tot. % osserva che le diagnosi relative ai primi Maschi Apparati /sistemi anni si riferivano quasi esclusivamente 1625 58.2 ad angioneurosi da vibrazioni mentre in 1541 84 Respiratorio 193 708 25.4 anni recenti trattasi soprattutto di Sin515 Cutaneo drome del Tunnel Carpale da movimenti 4 164 5.9 Nervoso 160 39 92 131 4.7 altamente ripetitivi e posture incongrue Osteoarticolare 16 7 23 0.8 degli arti superiori. Visivo 1.6 30 15 45 Altri app./sistemi 95 3.4 Infine, si è effettuata una descrizione dei 79 16 Altro * tumori professionali registrati dal 1989 al 1995 per la drammaticità della malat100 411 2791 Totale 2380 tia e le note difficoltà a riconoscerne un' origine occupazionale. *Abnorme assorbimento di metalli e solventi Nel complesso, sono descritti negli Archivi delle UOTSLL 81 casi totali, mediamente IO neoplasie all'anno nel Figura 3 periodo considerato; questo numero Referti e denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia: risulta largamente sottostimato rispetto distribuzione per apparatilsistemi nel periodo 1989-1995. alla quota di casi attesi secondo le stime correnti e la consistenza degli esposti a rischio in provincia di Brescia. IIIMI ■I ■M 1 ! E[ m r 000 n° ■~! .,i J lí -- -2 .díw/I EE r-gl 13 a ^1^ ) r>^^i ^i^%^^511-^ ^^^ anni *Abnorme assorbimento di metalli e solventi Respir. Cutaneo Nervoso Visivo Osteoart. Altri app. Altro * Nonostante alcune forme tumorali siano inserite nel sistema tabellare assicurativo INA1L e per le stesse sia da tempo nota l'associazione con specifici fattori di rischio, è da osservare che la quasi totalità delle neoplasie è stata individuata attivamente dai sanitari dei Servizi territoriali di prevenzione, in assenza di refertazioni trasmesse dai medici ospedalieri. La quasi totalità dei mesoteliomi e dei tumori nasali, eventi sentinella di esposizioni professionali a rischi specifici, sono noti grazie alla attiva ricerca effettuata direttamente dalle UOTSLL. Tra i tumori dell'apparato respiratorio sorprende lo scarso numero delle neoplasie polmonari tenuto conto della rilevanza dei fattori di rischio cancerogeno nel tessuto produttivo bresciano. Delle neoplasie 79 su 81 hanno colpito lavoratori di sesso maschile e nel 90% 45 Tabella 3 Distribuzione dei tipi di tumore per sesso Maschi Tumore broncopolmonare Tumore pleuromesotelioma Tumore cavità nasali e paranasali Tumore laringe Tumore app. cutaneo Tumore renale Tumore app. emopoietico Tumore app. digerente 47 17 9 3 Totale 84 3 2 Femmine Totale % 2 48 18 9 3 I 3 2 2 55.8 20.9 10.5 3.5 1.2 3.5 2.3 2.3 2 86 100 Tabella 4 Referti di malattie professionali diverse da ipoacusia, distribuzione per apparatilsistemi maggiormente interessati e per sottosezioni di attività economica !STAT 9!. ISTAT 91 APPARATI O SISTEMI Respiratorio Non riportata 628 A - Agricoltura caccia silvicoltura. 7 B - Pesca piscicoltura e servizi connessi C - Estrazione di minerali 125 D - Attività manifatturiere 663 I E - Produzione distribuz. ENEL gas acqua 166 F - Costruzioni G - Commercio riparaz. auto moto ecc. 12 I - Trasporti magazzinaggio. Comunicazioni 4 K - Attività immobiliari noleggio informatica ecc. L - Pubblica amministraz. difesa ecc. I M - Istruzione 3 N - Sanità e altri servizi sociali 6 O -Altri servizi pubblici sociali e personali 5 Q - Organizzazioni e organismi extraterritoriali 4 Totale 1625 *Abnorme assorbimento di metalli e solventi. 46 Cutaneo 286 6 I 3 256 55 6 IO I I 70 I I 2 708 Nervoso Osteoartic. 56 55 43 7 30 49 I 23 I I 12 I I I I I 3 164 131 Visivo Altri applsist 13 3 2 12 13 Altro * 26 69 - - 2 6 - 16 I - - 23 45 95 dei casi si è trattato di tumori maligni dell'apparato respiratorio, come illustrato nella Tabella 3. Mentre appare conosciuta l'ampia diffusione del rumore negli ambienti di lavoro artigianali e industriali e conseguentemente prevedibile la consistenza dei danni uditivi tra gli esposti, può risultare d'interesse conoscere gli ambiti professionali associati ad altre patologie da lavoro meno note e scarsamente approfondite. Si è quindi operato un tentativo per attribuire i 2.791 referti di malattie da lavoro, diverse dalle ipoacusie, ai grandi gruppi di settori lavorativi codificati secondo l'ISTAT. Nel 40% dei casi non è stato possibile associare alla malattia da lavoro uno specifico settore lavorativo per carenza di informazioni anamnestiche o per la eterogeneità delle mansioni svolte precedentemente dai lavoratori; nei restanti casi è stato attribuito il settore lavorativo principale. Dalla distribuzione dei referti di M.P. descritta in Tabella 4 è emerso che, accanto ad attività lavorative tradizionalmente ritenute a rischio, altre sembrano risultare estranee al fenomeno nonostante sia riconosciuta da tempo la presenza di rischi professionali rilevanti, come nel caso dell'agricoltura, dell'edilizia, dei servizi sanitari. Benché nel settore agricolo possa risultare plausibile la bassa frequenza di patologie professionali in rapporto allo scarso peso numerico degli addetti, non può non stupire l'assenza di pneumopatie allergiche tipiche del settore tra cui 1'alveolite allergica estrinseca. Per quanto riguarda il settore dei servizi, con particolare riferimento a quelli interessati dai rischi chimici, fisici, biologici e da posture incongrue, il quadro non si discosta affatto dal precedente. Alcuni esempi sono rappresentati dai settori dei servizi alla persona, sanitari ed assistenziali, alberghiero e della ristorazione, dove le sole (e poche) malattie da lavoro segnalate sono costituite dalle dermatiti allergiche diagnosticate nel personale infermieristico; nessuna traccia di altre patologie di rilievo tra cui le epatopatie virali degli esposti a rischio biologico e le patologie della colonna lombosacrale da movimentazione di pazienti. Emblematico risulta infine il settore delle costruzioni, che pur caratterizzandosi per un lavoro di tipo "usurante" e gravato spesso dalla coesistenza di numerosi e rilevanti fattori di rischio per la salute, sembra apparire come tipologia lavorativa tra le meno nocive per la salute. Infatti, sorprende osservare che, con circa 30.000 addetti al 1993, nei 7 anni considerati non siano state riconosciute dai medici curanti altre malattie da lavoro oltre a poche broncopneumopatie, peraltro segnalate più frequentemente dai medici INAIL.Vedi Tabella 4 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 1) Dal 1989 al 1995 sono stati registrati dalle UOTSLL delle USSL bresciane circa 20.000 referti e denunce di malattia da lavoro e si sta osservando un graduale decremento nella segnalazione degli stessi negli ultimi anni. La mancata esecuzione di controlli sanitari obbligatori per una quota consistente di lavoratori dell'artigianato e della piccola industria ; l'assenza totale di opportuni accertamenti sanitari per i lavoratori del settore agricolo e soprattutto dei servizi ; la persistente evasione dell'obbligo di denuncia e referto da parte di medici, spesso ospedalieri, induce a ritenere globalmente sottostimato il numero di patologie da lavoro effettivamente insorte nella Provincia di Brescia a seguito di esposizione professionale a fattori di rischio ancora largamente presenti negli ambienti di lavoro. 2) Circa 1'85% delle malattie refertate sono costituite da ipoacusie da rumore ; questa proporzione risulta in eccesso sia rispetto a quanto osservato in altre provincie sia rispetto ai dati di fonte INAIL. Si è contemporaneamente osservata l'inconsistente refertazione di altre malattie da lavoro la cui insorgenza risulta tuttavia largamente attesa sulla scorta dei rischi professionali presenti nella realtà lavorativa bresciana e della rilevanza numerica degli addetti nei vari settori. Ciò risulta in buona parte spiegabile dalla difficoltà dei medici di fabbrica di venire a conoscenza di malattie a lunga latenza, insorte in lavoratori dimissionati; dalla non infrequente sottovalutazione dei medesimi circa la natura professionale di altre malattie osservate in ambito lavorativo; dalla scarsa attenzione dei medici di base ed ospedalieri verso malattie, anche gravi, che possono riconoscere una stretta associazione con situazioni lavorative a rischio. Per questi motivi, oltre alle ipoacusie da rumore, la gran parte delle altre patologie da lavoro rimane tuttora sconosciuta ai Servizi di Prevenzione. 3) Questo stato di cose comporta il mancato riconoscimento assicurativo di molte tecnopatie e soprattutto l'assente o tardiva realizzazione di adeguali interventi di prevenzione primaria atti a impedire l'insorgenza, la diffusione o l'aggravamento delle malattie da lavoro. Obiettivo comune delle strutture sanitarie pubbliche che istituzionalmente si occupano delle malattie da lavoro deve identificarsi nell'approfondita conoscenza del fenomeno a livello locale. Ciò presuppone: • la garanzia che i controlli sanitari siano effettivamente eseguiti in tutti i settori professionali dove vige l'obbligo di legge, a prescindere dal numero di lavoratori esposti; • l'opportunità che accertamenti sanitari siano svolti anche nelle restanti situazioni lavorative a rischio riconosciuto dove non è previsto analogo obbligo; • la necessità di vigilare sulla qualità delle prestazioni sanitarie erogate dai medici competenti; • l'opportunità di stimolare i medici curanti, di base ed ospedalieri, a collaborare coi Servizi di Prevenzione e la necessità di avviare forme di controllo sull'adempimento degli obblighi medico-legali relativi alle malattie professionali; • la possibilità di sperimentare e consolidare forme di collaborazione tra le strutture sanitarie pubbliche, locali e regionali, per un reciproco scambio di informazioni; Da una migliore conoscenza della diffusione territoriale delle tecnopatie, del loro andamento temporale, della loro tipologia e dei settori lavorativi coinvolti potrà derivare l'adeguata pianificazione di specifici interventi da realizzarsi a cura dei Servizi territoriali di Prevenzione, finalizzati a sollecitare l'attivazione di misure di contenimento dei rischi lavorativi. Adeguate risorse si rendono necessarie per potenziare le Unità Operative di Tutela della Salute nei Luoghi di Lavoro delle Aziende USSL nella loro attività di sorveglianza epidemiologica e prevenzione primaria delle malattie da lavoro nella provincia di Brescia. 47 menti, ecc. poco dibattito vero. C'é chi se ne lamenta. Interessante l'analisi statistica degli iscritti alla mailing SICURLAV: si tratta per la maggior parte di consulenti aziendali o responsabili di SPP, mentre solo il 6% risultano operatori dei servizi di prevenzione. LA PRIMA CYBER-ISPEZIONE NEWS NEWSGROUP Ha finalmente preso il via il newsgroup it.lavoro.prcvenzione. Dopo una fase di votazione telematica, durante la quale era necessario raggiungere le 50 adesioni, da qualche settimana il gruppo di discussione ha iniziato i suoi lavori. Per ora (scriviamo ai primi di marzo) la discussione si e' limitata a domande sugli adempimenti formali del DLvo 626194, senza entrare nel vivo del significato da dare alla nuova normativa, oppure ad altri temi "forti" sul tappeto. Tuttavia le caratteristiche stesse di un newsgroup sono tali da permettere in qualsiasi momento una svolta nel dibattito. ln questo momento sembra piu' stimolante il dibattito in corso in un altro newsgroup, quello denominato it.discussioni.iso9000. nel quale ferve la discussione su] significato delle norme 1SO in generale e su quelle riguardanti la Qualita' in particolare. Inoltre si dibatte sul rilievo che l'adozione della normativa 626194 ha (o dovrebbe avere) sul tema delle IS09000. Si annuncia l'apertura del fronte delle 15014000 con tutto quello che cio' significa per noi. Tra 48 l'altro partecipano alla discussione anche operatori tecnici di servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro, a conferma che il fermento e' notevole su questo fronte. E' auspicabile che quanti piu' operatori si facciano vivi sulla "bacheca" elettronica dei newsgroup, appendendovi i propri messaggi. Uno sforzo anche per i piu' vecchi fra noi: non vi ricordate di quelle cose che facevate da ragazzi e che chiamavate alla cinese "datze-bao" ? Più o meno é la stessa cosa, usando i mezzi oggi a disposizione. Nuove risorse per la prevenzione: il sig. Gabriele Budini ha organizzato un proprio sito personale nel quale ha previsto un settore tutto dedicato alla prevenzione nei luoghi di lavoro, compresi numerosi e utili link con siti famosi sull'argomento: complimenti sig.Budini! [http:11www.queen.it1web4youluser/gbu dinil] Due parole anche sulle mailing-list: quelle di Ambiente-Lavoro, moderate da Dario Tagini, vivono una rratta' simile, quanto a qualità del dibattito che in esse si svolge. Grande quantita' di richieste su aspetti di legge, scadenze, adempi- L'indirizzo era quello di un vecchio "fondo" nel cuore della città vecchia fiorentina, in un quartiere storicamente noto per l'abbondanza di secolari botteghe artigiane (orafi, orologiai, corniciai, decoratori su fondo oro, ecc.). All'esterno il bugigattolo non appariva affatto sgargiante, segno di un decoro cittadino che a Firenze é cultura radicata (i venditori di Hamburger americani ci sono, ma non si notano!). L'interno di quella che fu certamente una bottega, si presentava riarredato in modo essenziale, ma radicale: nella prima metà del locale (un parallelepipedo semplice), erano appoggiate contro il muro 6 postazioni di pc attrezzate per la connessione modem a INTERNET. Lo spazio tra i sedili era decisamente scarso. Nel fondo del locale giacevano i due posti di lavoro dei gestori, tre computer ampiamente attrezzati di ammenicoli elettronici vari. L'accoglienza fu più che cordiale, per nulla intimoriti dalla nostra qualifica di UPG. Alle nostre osservazioni circa l'inadeguatezza di alcune postazioni replicarono che per quanto rigurdava la loro parte erano pronti a rimediare, ma dall'altra parte'del bancone, nella parte anteriore del locale, l'attività che si svolgeva era semplicemente di uso saltuario di VDT da parte di clienti che "affittavano" le postazioni di lavoro per brevi periodi di tempo (mai piu' di una-due ore a testa) e che facevano ciò chi per diletto (surfing play), chi per usare la posta elettronica da spedire alla morosa al di là dell'Atlantico, chi per lavoro. Come si configurava la situazione ? Chi era sottoposto e chi no ai "rigori" della legge? Posti di lavoro in affitto, telelavoro, pervasività del tempo di lavoro, rottura delle tradizionali barriere tra tempo di lavoro e tempo "libero": tutti argomenti che diventano di attualità nel cyherspazio. Forse qualcuno considererà questi come non-problemi, legato a visioni più tradizionali, ma trascurando questi temi non rischiamo di trovarci un bel giorno in una realtà che non siamo più in grado di comprendere ? Alberto Baldasseroni IL SITO ESPLORATO http:/lwww.amb lav. it Non era possibile attendere piu' a lungo per commentare il Sito italiano dedicato ai problemi dell'ambiente e del lavoro. Si tratta di uno "spazio" informativo di straordinario valore sia per gli addetti ai lavori sia per un piu' vasto pubblico di curiosi e "attivisti" della salute. Figlio (spero prediletto) dell'associazione Ambiente-Lavoro, fornisce una vera e propria miniera di informazioni dedicate sia ai problemi della nocivita' negli ambienti di lavoro che a quelli dei rischi ambientali. La tipica struttura dendritica del sito impedisce di descriverlo nel dettaglio. Si puo' solo fare la cronaca di una sua breve cyberesplorazione effettuata il giorno 8 marzo alle 16.00. L ' entrata nel sito si presenta giustamente sobria dal punto di vista grafico, con poca grafica da scaricare, a tutto beneficio della rapidita' ed efficienza. Qualche applets si nota qua e là, ma sempre con funzione essenziale. La navigazione e' poi proseguita nella pagina indice, ma le alternative iniziali erano diverse e tutte accattivanti. Gli argomenti presenti nell'indice sono assai numerosi, spaziando da servizi informatici vari (FTP, GOPHER, MAILINGLIST), a pagine HTML ricche di utilità, Tra le tante a disposizione la scelta é caduta su quella che suggeriva la possibilita' di segnalare i propri LINK preferiti. L'elenco di tali link comprendeva anche l'autore della segnalazione e in molli casi questi era Dario Tagini, deus ex machina del sito. Ho provato un certo numero di questi percorsi e devo dire che non me ne sono pentito. Se escludiamo un fantomatico sito del HSE britannico (al momento non funzionante), per il resto e' stato eccitante scoprire il numero e la qualita' dell'offerta informativa che si poteva raggiungere partendo dai diversi indirizzi segnalati. Erano rese consultabili centinai e centinaia di siti, pagine, database, programmi, tools per la prevenzione nei luoghi di lavoro raccolti in tutto il mondo. Anche i link che indirizzavano ad archivi legislativi erano egregiamente funzionanti, tanto da consentirmi alcune "scoperte" estemporanee sull'infinita capacita' del legislatore italiano di complicare la vita del suo povero suddito, il "cittadino" italiano. In altre occasioni avevo esplorato altri percorsi dell'indice di questo sito e vale la pena di ricordare come tra le iniziative migliori ve ne sia una che consiste in una raccolta di immagini dedicate ai vari cicli produttivi, di grande fascino visivo. A quando la realizzazione di una banca-immagini delle bonifiche realizzate ? Nella pagina indice del sito sono anche evidenziati con il proprio logo le società scientifiche sorelle, tra le quali spicca inconfondibile il logo della nostra SNOP. E' così che il "marchio" Snop é ormai visibile e riconoscibile in tutto il mondo. Grazie quindi agli amici dell'Associazione Ambiente-Lavoro e in particolare al "nostro" Dario Tagini, perché uno spazio informativo così, credetemi, é....oro colato ! (Che non sia solo mia opinione lo dimostrano i 21.822 contatti che ha avuto dal primo gennaio di quest'anno, un vero e proprio record nel suo campo). Alberto Baldasseroni Renzo Tomatis LA RIELEZIONE Sellerio Editore, Palermo, 1996. pp. 202, Lire 28.000. Il Laboratorio (Enaudi, 1965 e Sellerio, 1993 con un nuovo capitolo, "Trent'anni dopo"), La ricerca illimitata (Feltrinelli, 1974, con una prefazione di Giulio Maccacaro), Visto dall'interno (Garzanti, 1981), Storia naturale del ricercatore (Garzanti, 1985) e quindi la Rielezione (Sellerio, 1996). Si tratta di una attività diaristica continua anzi sistematica (il richiamo alle lettere di Tolstoj o ai diari di Katka viene spontaneo) che Tomizza, considerandola dalla parte dell'autore, cioè di Tomatis, assimila a scrittura di riparo, di conforto, di nuovo slancio "del medico, scienziato e dirigente di livello internazionale"; lo stesso Tomizza considerandola dalla parte del lettore, ed anche di se stesso, parla di un'opera, un non romanzo o un non poema", di un autore che appartiene al "mondo delle lettere" per il quale, egli, il lettore, confessa "di provare la gioia di rincasare per riprenderne la lettura" (L'indice, marzo 1997, pag. 7). Perché Tomizza e tanti altri come lui, senza essere degli scrittori famosi, hanno provato gioia o comunque profitto, soddisfazione nel leggere il Tomatis non scientifico? In carenza di una inchiesta approfondita possono essere proposte delle considerazioni soggettive. Anzitutto Tomatis aiuta il lettore a perseguire finalità analoghe alle sue o che vanno nella stessa direzione come riparare da tante cose e da tanti che risultano inopportuni ma ineliminabili; trovare conforto dando il giusto valore 49 alle cose fatte anche da altri; prospettare, pur se in climi sempre piu' sfavorevoli, un nuovo slancio per fare, imparare, partecipare, non soccombere o almeno ricercare e rispettare le affinità culturali e mantenere, con una giusta dose, tensione morale, dubbi, critica. Inoltre Tomatis scrive di persone, luoghi ed avvenimenti, in via generale importanti, che molti avrebbero voluto conoscere e vivere; rispetto a tutti questi egli funge da ottimo mediatore, da nostro inviato speciale. Infine, ma forse più importante, con questi scritti Tomatis svolge attività di seria divulgazione scientifica e non solo riferita ai risultati della sua ricerca ma più in generale nel campo della cancerologia e della trasposizione dci suoi risultati nella sanità pubblica; nel contempo l'autore si preoccupa di rendere più scrutabile, più accessibile un mondo, quella della ricerca, tradizionalmente coperto da tante omertà, da trucchi per addetti ai lavori, da informazioni alle volte carenti, più spesso oggi eccessive. Le opere letterarie di Tomatis rendono conto delle sue varie fasi biografiche, dello sviluppo della carriera dell'autore ed ovviamente rimangono aderenti ai vari periodi storici in cui hanno avuto origine. Una lettura o rilettura longitudinale di tutte queste opere accentua il significato particolare di ognuna di esse e non sembri azzardata quindi la formulazione dell' ipotesi secondo la quale sarebbe interessante avere una loro riorganizzazione editoriale. Il capitolo più recente di questa storia, quasi quarantennale, prende il titolo, "La rielezione", da un episodio sicuramente emblematico, la riconferma dell'autore alla direzione dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione ma lo stesso, che si riferisce piu' precisamente ad alcuni "racconti brevi", da il titolo a tutta una raccolta nella quale quelli sono contenuti. Una raccolta quindi che ci illustra ben altre situazioni; in tanti altri "racconti" si parla in maniera argomentata, letteraria ma rigorosa, del condizionamento dell'industria sulla ricerca, delle difficolta' opposte alla utilizzazione "ai fini pratici della prevenzione" delle scoperte scientifiche nel campo della cancerologia, della insensibilità dei governi e specialmente di quelli più ricchi rispetto ai bisogni più elementari della ricerca, dei disastri della guerra (in questo caso di quella del Golfo) che si proiettano visibilmente anche nelle strutture scientifiche, ecc. E' bene ritornare sul tema della "rielezione" per dare un saggio dei ragionamenti e dei sentimenti che l'autore esprime a proposito di quella occasione: " ...Se mi credete vi dirò che era un esito negativo che temevo, piuttosto che 50 desiderare quello positivo. Vi pare che vi prenda in giro ? Anch'io ho il mio orgoglio, i miei egoismi. Accanto alle costruzioni ideali che ho esibito fino ad ora e al moralismo insistente nel quale le intingevo, sono coesistite le mie piccole passioni personali, limitate, forse anche, ma vorrei non crederlo, meschine..." (pag 105). Con lo stesso scandaglio e con tratti che alle volte possono apparire troppo sommari, l'autore parla di Bili ed Hemy, di Bard, Niels, Margareth e di tanti altri, ricercatori in carne ed ossa con culture e sentimenti i più vari (stante anche l'ambiente multiculturale che si confronta necessariamente su valori naturali e positivi) che sanno dimostrare forza e debolezze, sbagli piu' o meno grandi, tradimenti ed eroismi. L'autenticità e quindi l'importanza di tutti questi personaggi e dello scenario nel quale lavorano e vivono è garantita anzi esaltata dalla capacità narrativa di Tomatis, dalla sua esperienza specifica, compresa quella menageriale, nel settore della ricerca scientifica, ma anche da una rara carica morale ed una grande apertura culturale. Franco Carnevale CISL di Milano SINDNOVA I soggetti della sicurezza nei luoghi di lavoro Edizioni Lavoro - Roma 0614425 1 1 74 - fax 0614425 1 1 77 tel. Il manuale si propone come strumento di supporto per la comprensione, 1' attuazione e la verifica del processo della Valutazione dei Rischi da parte degli RLS. Esso inizia con l'analisi del contesto storico e attuale nel quale ci si trova a dover attuare la prevenzione, descrive il processo della valutazione dei rischi, azione dalla quale discendono a cascata tutte le altre azioni da intraprendere da parte delle figure della prevenzione al fine di attuare mi-sure di prevenzione verificabili nei risultati e correggibili con un'eventuale nuova osservazione della realtà e di indi-viduare i pericoli e i rischi residui in un processo qualitati-vo continuo a spirale, l'orologio della prevenzione, così come lo definiscono gli autori. L'approccio proposto per la valutazione dei rischi è inte-grale : prevede la partecipazione di tutte le figure previste dal d.lgs. ed il processo viene illustrato in modo didattico con un diagramma di flusso (imput, direzione di flusso, azione, decisione, output). Il processo, in continuità con le acquisizioni storiche del movimento operaio, considera la salute e la sicurezza dei singoli lavoratori e dei gruppi di rischio, con le loro diver-sità, il loro sapere e la loro percezione del pericolo e del rischio, ciò all'interno di quella che è stata scelta come unità organizzativa di riferimento per l'individuazione dei peri-coli : la fase di lavoro. Ci si sofferma, poi, sulla figura dell'RLS e sulla partecipa-zione dei lavoratori. Vengono sottolineati gli aspetti correlati al ruolo di rappresentanza delI'RLS, alla sua attività correlata alla informazione e formazione, all'osservazione dei rischi, all'individuazione e all'animazione dei gruppi di lavoratori a rischio, alla sua capacità di proporre misure di prevenzione ed anche al suo difficile compito di mediatore all'interno della azienda. Questo aspetto è il frutto della elaborazione teorica degli autori, i quali ritengono che sia vincente scommettere sulla formazione di RLS in grado di operare in modo nuovo al-l'interno dei nuovi scenari lavorativi e di gestire le relazioni sociali all'interno dell'azienda e all'esterno (ambiente, ter-ritorio, ...). Si prospetta un ruolo dell'RLS capace di acqui-sire capacità di comprendere i cicli lavorativi nel loro com-plesso in un momento storico in cui è tramontato il model-lo storico di lettura della realtà tramite il Gruppo Operaio Omogeneo. La seconda parte della pubblicazione ha un taglio spiccata-mente operativo e si articola in allegati che potranno essere utilizzati dagli RLS per la costruzione dei seguenti elabora-ti: la scheda d'impresa, le tabelle di fase, la mappa dei pericoli, le liste dei pericoli - organizzativi, fisici chimici, biologici e ambientali, le schede per la stima dci rischi con la verifica delle misure già adottate, la matrice del pro-filo personale di rischio, la scheda della percezione perso-nale, una traccia per l'osservazione della specifica realtà e la matrice della "soggettività di gruppo". Infine, si propone uno strumento per la ricerca delle cau-se di rischio ed una lista per la verifica della valutazione dei rischi e della prevenzione. Il manualepuò essere richiesto anche a Beno Fignon Milano tel. e fax 02129513773 Giuseppe Leocata LA LETTERATURA DOPO IL DECRETO LGS 626194 Borgogni e Pinto nel numero 40 del Bollettino hanno adeguatamente commemorato i primi 16.000 pioppi immolati sull'altare del D.Lgs 626 per la redazione del "documento" di valutazione dei rischi. Nessuno invece è uscito allo scoperto per commemorare i supporti magnetici impiegati allo stesso fine (e chi li ha prodotti e utilizzati); alcuni sarebbero tentati di farlo ma vivono nella paura di essere tacciati di comporatamento reazionario, nemico dello sviluppo sostenuto. Il governo dell'ulivo e della quercia sensibile alla lamentazione di Borgogni, è intervenuto con decisione per minimizzare il danno escludendo dall'obbligo di tenuta del "documento" il 75-95 % (l'approssimazione è voluta) dei "datori di lavoro" italiani, quelli con meno di 11 dipendenti e anche quelli con molti lavoratori interinali. Infatti in tutti questi casi il ponderoso "documento" ha ceduto il passo all'unico foglio di "autocert.ificazione" (purtroppo da "comunicare" anche ali' "organo di controllo") e il risparmio in termini di pioppi è garantito. Gli specialisti della documentazione classificheranno i "documenti" tra la letteratura "grigia" e non è da escludere che fra alcune decine di anni più di uno studente di sociologia o di qualche altro corso di laurea fari' la tesi sulla origine e sullo sviluppo di tale tipo di letteratura (e sul suo significato linguistico) ricercando negli archivi storici dei "datori di lavoro". Sarebbe interessante conoscere oggi, in anticipo, i risultati di tali ricerche. Accanto alla letteratura "grigia" il 626 ha fatto scaturire una grande quantità di altre letterature che nessuno ha avuto (ancora) il coraggio di classificare. Il supporto tendenzialmente è cartaceo ma anche magnetico. Un filone fondamentale di tali letterature è rappresentato dai giornali specializzati che stampano su carta rosa o gialla; questi, essendo privati e molto dinamici, superano di molte lunghezze i tempi della Gazzetta Ufficiale che non è stata ancora privatizzata. Poi ci sono le pubblicazioni di una moltitudine di case editrici antiche o nate ad hoc più o meno collegate con le precedenti testate o con altre imprese; si caratterizzano per il fatto di aggiornare in tempo reale, con release subentrati, tutta la materia e per potere offrire a prezzi decisamente scontati anche procedure più o meno semplificate per redigere il documento; alcune di queste procedure si basano su metodi notarili o giustificativi cioè utili per avallare nella quasi totalità dci casi la bontà dell'ambiente di lavoro preesistente, senza neanche mettere in conto che sarebbe utile, anche ai fini pratici dell'aumento della qualita della produzione e della produttività, programare il miglioramento di alcune postazioni di lavoro. Grande fortuna, meritata, visto il panorama generale, o meglio il mercato, che ha avuto e continua ad avere la pubblicistica nata nell'ambito di una nota associazione ambientalista che stampa le sue opere, ricercatissime, su carta grigia riciclata al 100%. Bisogna ammettere che é cosa ardua dare un giudizio certo e sereno su tutte queste iniziative editoriali. Occorrerebbe fare i conti e tentare di controllare se non neutralizzare almeno due tipi di pregiudizi vissuti in maniera conflittuale da tanti e anche da chi scrive. Il primo tipo di pregiudizio deve intrattenere una parentela con una sorta di gelosia, tanto forte quanto irrazionale, più o meno espressa da coloro che da qualche anno prima della 626 si preoccupano a vario titolo della salute dei lavoratori: chi sono, come nascono, cosa vogliono, dove vanno a parare tanti improvvisti ed interessati cultori della materia prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro ? Una forte tentazione consiglierebbe di reagire come ha fatto Cristo con i mercanti nel tempio. Il secondo tipo, che potrebbe essere interpretato come qualcosa di più complicato di un semplice pregiudizio, specie se interessato da una ventata di ottimismo della ragione, porta a dire: ma si ! più risorse vengono messe in campo meglio è ! come diceva un filososo orientale, non importa di che colore sia il gatto purche' acchiappi il topo ! alla fine i lavoratori un qualche vantaggio lo avranno in termini di sicurezza e di salute sul luogo di lavoro! siamo di fronte ad una aggiornata (in un inevitabile contesto di mercato) allargamento della comunità scientifica! Risulta più semplice segnalare novità apparse in coincidenza, sembra solo cronologica con l' era del 626, in un filone letterario più consolidato che è quello dei trattati di medicina del lavoro. Le novita' sono rappresentate dalla nuova edizione della "Medicina del Lavoro" curata da Duilio Casula (Monduzzi Editore, Bologna 1996, pp. 890; la prima edizione era del 1993) e dal "Trattato di Medicina del lavoro" di Luigi Ambrosi e Vito Foà (Utet, Torino, 1996, pp. 670). Si tratta di opere diverse tra di loro, ma entrambe complete, ben articolate, pensate per la formazione specialistica, a livello universitario, del medico del lavoro; capaci di riflettere in pieno il dibattito scientifico e culturale raggiunto a livello internazionale su tutta la materia; non indirizzate direttamente ad esaudire le esigenze del medico del lavoro oggi "emergente" in temini di fortuna professionale, il medico "competente". Nell'opera di Casula sono ben sviluppati tutti i capitoli della medicina del lavoro tradizionale, si ritrova un ampia trattazione sul lavoro femminile e sono riportate delle schede essenziali (più che delle "mappe dei rischi") sui "pericoli" elencabili in molti comparti lavorativi. Nell'opera di Ambrosi e Foà emerge la ricchezza della trattazione tossicologica mentre qualche perplessita' suscita un capitolo sull'assenteismo ed il privilegio dato agli operatori della sanità e solo a questi di avere una trattazione monografica. E' vero però che un medico del lavoro italiano che, specializzatosi utilizzando l'uno o l'altro dei due trattati segnalati, volesse veramente completare la sua formazione dovrebbe attingere ad altre risorse, ad un testo con approccio epidemiologico (ad esempio, "Epidemiology of work related discases", a cura di J.Corhett McDonald, BMJ Publishing Group, London 1995), ad un altro con approccio psico-sociale (ad esempio, "Healthy work. Stress, productivity, and the reconstruction of working life", di R. Karasek e T. Theorell, Basic Books, New York 1990) e ad un altro ancora con approccio ergonomico (ad esempio, "Ergonomics, work and health" di S. Pheasant, Macmillan Press, London 1991). 51 Una particolare attenzione merita il volume " Valutazione del rischio. Liste di controllo per comparii produttivi" (pubblicato a cura della CNA Servizi e Informatica s.r.l., Roma 1996) costruito sostanzialmente sulla base della cultura e delle informazioni socializzate in due Convegni entrati ormai nella leggenda, specie per i nuovi adepti dell'igiene e sicurezza del lavoro, sponsorizzati anche da SNOP, quello di Pieve di Cento del 1995 e quello di Pisa del 1996. Qualcuno potrebbe riconoscere in tale volume una sorta di eredità, certo parziale, un riassunto veloce, quasi "neutrale", trasmessa alla comunità dalla "formidabile" epoca dei Servizi delle USL della seconda metà degli anni `80 e dei primi `90, testimonianza in realtà del lavoro intenso e molto originale svolto, specialmente sulle e con le piccole aziende, e consegnato nella sua forma originaria alle decine di Atti di Convegni SNOP "per comparto" fatti in giro per I' Italia e vivi nella memoria anche grazie alle immagini di Maremmani. Sempre come legate al cordone ombellicale dei Servizi delle USL di alcune Regioni debbono essere viste due ulteriori importanti iniziative culturali ed editoriali: il "Manuale del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza" (Coordinamento editoriale del Dipartimento Ambiente Salute e Sicurezza CGIL CISL UIL Lombardia, in collaborazione con SNOP Lombardia, a cura di Domenico Marcucci, Attilio Pagano, Angelico Corti, Periplo Edizioni, Milano 1996) e le "Linee guida per l'applicazione del D. Leg. 626194" (della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Provincie Autonome, stampato nel 1996 sia dalla Azienda USL di Ravenna che dalla Regione Toscana; nel primo caso utilizzando in prima di copertina iconografia di scuola toscana del Rinascimento ed anteponendo nel titolo "Linea Guida", nel secondo l'iconografia è di anonimo francese del Settecento ed "Applicazio.,ne" precede nel titolo ). Il "Manuale" si compone di un volume e di 13 piccole monografie; il volume tratta gli aspetti generali del problema, quelli da studiare, magari in occasione di momenti formativi specifici. Il capitolo sul ruolo e i compiti del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza rispetto agli altri e rispetto alle schede informative e' chiaro, conciso, ma "aperto" forse per rispettare l'ampio ventaglio di soluzioni, ancora non definitive, osservabili oggi nelle varie realtà e nei vari settori. Un capitolo giustamente è dedicato all'approccio sindacale ai temi di ambiente e salute e vi si prospettano i legami e la continuità storica tra "la linea sindacale all'ambiente" dei primi anni ` 70 e la 52 fase attuale. Se questi legami esistono e debbono esistere si puo ' ammettere che il manuale in esame deve essere visto come lo sviluppo della famosa "dispensa" della FIOM del 1969, quella dei "4 fattori". Qualcuno dirà che una tale ipotesi è azzardata risulta pero' innegabile che un dibattito su questo argomento sarebbe di grande interesse sia per ricercare una verità storica, sia poter decidere oggi di operare, con più sicurezza, verso obiettivi veramente praticabili. Le tredici piccole monografie sono quanto di meglio si possa desiderare in tema di "profilo di rischi", di quelli pero' che non sono compilati a tavolino sui testi di tecnologia industriale, ma costruiti avendo fatto l'inchiesta sul campo. Nel contempo vi si trovano sviluppate, per ognuno dei comparti presi in esame, dal terziario più arretrato alle classiche (piccole) manifatture, una adeguata proposta di trasposizione dei vari titoli del 626 ed anche, in molti casi, una descrizione di "soluzioni" ricercate negli anni con impegno e valutate come applicabili ed efficaci. Il progetto grafico realizzato, sia nel volume che nelle monografie, è semplee ma non lascia indifferenti. Le "Linee guida" della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, elaborate da oltre cento tecnici, quasi tutti delle USL delle Regioni del Centro Nord, sono state di già segnalate nell'ultimo Bollettino ma meritano qualche ulteriore considerazione. Mostrano con chiarezza alcuni vizi e virtù del nostro "originale " sistema di prevenzione nei luoghi di lavoro: l'organismo centrale di prevenzione e di ricerca (I'ISPESL) in tutta questa iniziativa compare in posizione ancillare e così pure i gettonati funzionari del Ministero del Lavoro . quct'ultimi invece essendo abilitati a dare le intepretazioni autentiche con "Circolari" e nei pubblici dibattiti; le Regioni si sono trovate nelle condizioni di rivolgersi con le "Linee Guida" a tutti contemporaneamente, datori di lavori, tecnici del datore di lavoro, rappresentanti dei lavoratori, pubblica amministrazione senza potersi concentrare nell ' " indirizzare" ed organizzare (e difendere dal clima aziendalistico delle attuali USL) più immediatamente i propri organi di prevenzione istituzionali e quindi l' "organo di controllo" (costretto a mutuare l'esperienza di "simulazione di un controllo dell'USL" promossa da un noto Istituto di riceca privato); essendo giovane in Italia la cultura delle "Linee guida" e per non rimanere nell ' ambito di una sorta di "esegesi della norma" fatta da tecnici, risulta essenziale tenere in debito conto queste delle Regioni e pensare quindi di mirarle e migliorarle nel tempo; potrebbero diventare cosi' un minimo comune denominatore (quando il mercato della prevenzione diventerà meno turbolento) ed un linguaggio comune con cui parlare ed operare a più voci, tutte quelle che debbono entrare in ballo, ognuna con la propria competenza e professionalità. Franco Carnevale er. SUBSPRINT ERRATA CORRIGE Segnaliamo che, come da scheda tossicologica, il prodotto Wash Ecologico della ditta IMAF srl di Peschiera Borromeo (MI), non é a base di litnonene e acqua ragia minerale, come risulta dalla tabella pubblicata su SNOP 29 pag. 20, ma bensì di esteri di oli naturali. Il prodotto rientrerebbe quindi, secondo le indicazioni fornite dalla azienda, tra quelli a base di oli vegetali alternativi a quelli contenenti solventi organici. Ci scusiamo dell'errore. 11 prodotto é stato inserito nel'elenco che compare sul sito INTERNET relativo al progetto SUBSPRINT nell'elenco dei prodotti a base di agenti vegetali. DIRETTIVO SNOP APRILE `97 LOMBARDIA Laura Bodini (presidente SNOP e direttore della rivista) UOTSLL -ASL n. 3 I via Oslavia, I 20099 Sesto S.Giovanni (MI) Tel. 0212625763 I Fax 02126223083 Ettore Brunelli (segretario regionale) UOTSLL - ASL n. 18 via Cantore, 20 25128 BRESCIA Tel. 03013994467 Fax 03013994540 Enrico Cigada (tesoreria) Servizio n. I - ASL n. 3 I via Oslavia, I 20099 Sesto S. Giovanni (Mi) Tel. 02126257625 Fax 02126223083 EMILIA ROMAGNA Graziano Frigeri (ufficio di presidenza) Distretto Parma città viale Barsetti, 8 43100 PARMA Tel. 052 1 1259846 Fax 05211259896 Luigi Salizzato (segretario regionale) Dipartimento Prevenzione via Foscolo, 14 47039 Savignano Rubic. (FO) Tel. 05471352183- I70 Fax 05471645060 VENETO Flavio Coato (vicepresidente SNOP) Emilio Cipriani (segretario regionale) SPISAL-USL n. 22 via Foro Boario, 28 37012 Bussolengo (VR) Tel. 04516769427 Fax 04516700347 Marcello Poti SPISAL-USSL n. 20 via P. Cosma, I 35012 Camposanpiero (PD) Tel. 04919324 1 I I Fax 04919324343 PIEMONTE VALLE D'AOSTA Silvano Bosia (segretario regionale) USL n. 19 via Baracca, 6 14100 ASTI Tel. 01411392871 Fax 0 1 4 1 13 92894 TOSCANA Alberto Baldasseroni (vicedirettore rivista) SPISLL - USSL n. I O viale Guidoni, 178IA 50125 FIRENZE Tel. 0 5 5 14 2 2440 7 Fax 055/4224405 [email protected] Andrea Dotti (vicepresidente SNOP) USL n. I via Lombroso, 16 10125 TORINO Tel. 01 1/6698822 Fax 0I 1 16690 1 5 0 CAMPANIA Milena Pelosi (segretario regionale) Azienda USL NA2 via Salvo d'Acquisto, 7 80100 Quarto (NA) Tel. 081/8552660 08 Fax 08118552643 LIGURIA Stefania Silvano (segretario regionale) USL n. 19 corso Sardegna 19100 LA SPEZIA Tel. 0187/533741 Fax 0 1 8715 3 3472 MARCHE Giuliano Tagliavento (segreario regionale) Az. USL n. 7 via 25 Aprile, 61 60022 Castelfidardo (AN) Tel. 07117130407 Fax 07 117 1 30405 Claudio Calabresi (ufficio di presidenza) UOPSAL n. I corso Gastaldi, 7 16138 GENOVA Tel. 01013446647 Fax 01013620638 FRIULI VENEZIA GIULIA Umberto Laureni (segretario regionale) ASL I piazzale Canestrini, 2 33127 TRIESTE Tel. 04013997402 Fax 04013997403 LAZIO Fabrizio Magrelli (segretario regionale) USL RMIB Dipartimento Prevenzione via E.Franceschini, 5618 00155 ROMA Tel. 0614 1 60 1 904 Fax 0614 1 60 1 90 5 UMBRIA Armando Mattioli (segretario regionale) via del Campanile, 121A 06034 Foligno (PG) Tel. 074213 3 9 5 80- 3 3 95 02 Fax 07421340501 SARDEGNA Antonio Onnis (segretario regionale e ufficio di presidenza) USL n. 15 via Tirso, 71 09037 S. Gavino (CA) Tel. 07019375204 Fax 07019375205 CALABRIA Bernardo Cirillo (segretario regionale) UOML via Discesa Poerio, 3 88100 CATANZARO Tel. 09611747554 Fax 09611747556 PUGLIA Antonio Nigri (segretario regionale) SPESAL ASL FG13 Piazza Pavoncelli, I I 71 100 FOGGIA Tel. 0881/73292 I Fax 08811732920 Fulvio Longo (vicepresidente SNOP) USL BA114 via Lecce, 5 70010 Casamassima (BA) Tel. 080/674832 Fax 0801676 I I 7 SICILIA Paolo Ravalli (segretaria regionale) Servizio MdLAUSL n.7 Zona Industriale l° 97100 FASE DI RAGUSA Tel. 09321667002 Fax 09321667807 ALTRI RIFERIMENTI Stefan Faes Laboratorio Medico Provinciale via Amba Alagi, 5 39100 BOLZANO Tel. 047 1 12865 3 0 Fax 04711272631 Annamaria di Giammarco USL n. 12 via della Stazione, I 65026 Scafa (PE) Tel. 0851854 I276 Fax 08518543 123 Sergio Scorpio USL n.01 via Conca Casale, 15 86079 Venafro (IS) Tel. 08651900952 Fax 08651903335 Ermanno Lisanti PMIPASL 4 via Montescaglioso 75100 MATERA Tel. 08351243594 Fax 08351243653