Rivista trimestrale della società nazionale
degli operatori della prevenzione
NUMERO 41
APRILE 1997
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Redazione Via Mellerio, 2 Milano tel. 021 86929 1 3
Autorizzazione Tribunale di Milano n.416 del 25.7.1986
spediz. in abbon. postale comma 27, art. 2, Legge- 549195 - Milano
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Rivista trimestrale della società nazionale
degli operatori della prevenzione
SOMMARIO
NUMERO 41
APRILE 1997
EDITORIALE
Dalla Svolta alla rivolta
di Laura Bodini
CORSIVO
WWW e altri mugugni
di Giallolimone
2
LETTERE
Contro il vittimismo
da Teresa Marras
3
CONTRIBUTI
Un nuovo medico del lavoro
di Francesco Carnevale,Alberto
Baldasseroni, Francesco Capacci
e Riccardo Tartaglia
Controllo ambientale
di Roberto Merloni
Il punto di svolta
di Leopoldo Magelli
Tanto rumore per nulla
di Fabrizio Magrelli
Trasporti e globalizzazione
di Sergio Bologna
5
INIZIATIVE SNOP
La scuola di Saluzzo
di Andrea Dotti
2I
MATERIALI DI LAVORO
Aree dismesse
di Enrico Cigada
22
EUROPEAN OUTLOOK
26
PREVENZIONE
IN PARLAMENTO
28
LE NOTIZIE
La prevenzione nelle Marche
di Giuliano Tagliavento
Infortuni e nuovi dati
32
DOC
Malattie a Brescia
di Gino Barbieri
e Gino Arpino
42
WWW.SNOP
48
TUTTI IN POLTRONA
La letteratura dopo il 626
49
Autoriz.Trib. di Milano n.416 del 2517186
Direttore respons. Giancarlo D'Adda
Direttore Laura Bodini
Vicedirettore Alberto Baldasseroni
Prog. grafico e disegni Roberto Maremmani
Redaz. Milano, via Mellerio 2 tel. 0218692913
In copertina
The Forge di James Sharples, 1844-47,
olio su lc]a, Museo di Blackburn. Part.
Newsnop
The Forge costituisce l'opera principale
di Sharples, singolare figura di operaio
di fucina e pittore. Dalla riproduzione
non si può cogliere, ma la ricchezza dei
particolari raffiguranti gli arnesi della
fucina é impressionante. Le fucine ora
sono in via di estinzione, così come altri
luoghi di lavoro, e spesso la loro dismissione viene fatta con grande attenzione,
usando attrezzature a volte anche molto
delicate, come i caterpillar. Quando arriverete a pagina 22 non dimenticate l'amore con il quale James Sharples ha
riprodotto il suo posto di lavoro e, se
potete, fate qualcosa per evitare che di
tanti posti di lavoro si perda ogni traccia?
Sportello informazioni Snop
presso l'Istituto Ambiente Europa
via P,Finzi, 15 - 20126 Milano
Tel 02127002662 Fax 02127002564
Internet
Snop su Internet é ospite di Ambiente e
Lavoro: http:/www.amhlav.it
Si possono mandare articoli a Snop via
Internet a questo indirizzo:
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stampa: Morell Arti Grafiche
Via Marconi, 3 OSNAGO LC
Proprietà - Editore: Snop - Società Nazionale
Operatori della Prevenzione
Via Prospero Finii, 15 20126 Milano
Abbonamenti
Lire 20.000 per quattro numeri
Lire 30.000 per otto numeri
Tramite versamento postale dc n. 36886208
SOCIETÀ NAZIONALE OPERATORI DELLA
PREVENZIONE Via P.Finzi, 15 20126 MILANO
Indicando la causale del versamento e
l'indirizzo a cui spedire la rivista.
Prezzo di un numero Lire 5.000
Dallo statuto SNOP
Art. I - E costituita l'associazione denominata
"Società Nazionale Operatori della Prevenzione",
in sigla SNOB con finalità scientifiche e culturali e
coni 'obiettivo di:
- promuovere conoscenze ed attività che sviluppino la prevenzione e la tutela de! benessere psicofisico dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dall 'attività produttiva;
- sostenere l ' impegno politico e culturale per lo
sviluppo di un sistema integrato di ser v izi pubblici di prevenzione negli ambienti di vitae di lavoro,
finalizzato alla rimozione dei rischi derivanti
dalle attività produttive;
- favorire lo scambia di esperienze e informazioni
fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia
ed i contenuti dell ' attività per raggiungere l'omogeneità delle modalità di intenerito e della qualità
di lavoro a livello nazionale;
- promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le forze sociali e le altre Associazioni scientifiche su questi temi; diffondere l'informazione e la
cultura della preven z ione.
L.
PER I SOCI SNOP
Le quote sociali per il 1997 sono
socio ordinario 60.000 (sessantamila)
socio sostenitore 100.000 (centomila)
IN QUESTO NUMERO
Rumore, aree dismesse, ARPA: l'ambiente invade finalmente anche le pagine
di questa rivista.
In tempi di superflessibilità inizia dal
"caso trasporti" una serie di articoli sui
riflessi di questa grande modifica
organizzativa sulle condizioni di lavoro.
Come avevamo ampiamente previsto,
dopo Orbassano, anche Brescia dimostra
che, cercando cercando, le malattie professionali si trovano.
Ma il destino culturale e istituzionale dei
dipartimenti e dei servizi di prevenzione
rimane ancora una volta un punto centrale e la nostra preoccupazione principale.
Scusate la miopia.
SUI PROSSIMI
NUMERI
Fatica mentale
le conclusioni del seminario
SNOP-SIE
a cura di Riccardo Tartaglia
e Silvana Salerno
Il caso Marghera
di Edoardo Bai
Le trasformazioni nel mondo del lavoro delle costruzioni
di Piero Greotti FILCEA Brescia
Un Manifesto per la Formazione
di Umberto Laureni & C.
LU
DALLA SVOLTA
ALLA RIVOLTA
di Laura Bodini
Da molti, a iniziare dall'acido giallolimone, mi è stato rimproverato l'eccessivo ottimismo dell'ultimo editoriale.
Non avevano certamente tutti i torti.
Ero infatti in una crisi acuta di buonismo
postanatalizio.
D'altra parte SNOP come associazione è
estremamente "coccolata" e apprezzata e
questo fatto rischia sempre di annebbiarci un po' la vista del reale.
11 lavoro quotidiano continua a non
essere facile per nessuno di noi, o almeno per chi lo vuole fare bene, e credo
che siano i più.
Troppi infatti gli scenari difficili.
La marginalizzazione della prevenzione
in un sistema sanitario sempre meno
finalizzato alla promozione della salute e
sempre di più schiacciato tra aneliti di
rigore e sprechi di "prestazioni": una
visita clinica accurata vale meno di
esami inutili.
11 questionario sullo stato dei servizi di
prevenzione (nei luoghi di lavoro) voluto da SNOP e promosso dal Ministro
della Sanità sta dando risultati utili, ma
preoccupanti.
In ogni regione sono stati scippati ulte-
riormente operatori per portarli nelle
Aziende USL.
SNOP dovrà però in ogni Regione sapere usare meglio questi dati d'inchiesta e
se non lo saprà fare, può essere quasi
certa che ovunque ricadranno nel dimenticatoio come tante Commissioni di
inchiesta.
Non si vedono segnali di "semplificazione legislativa", ma anzi ogni new entry si
aggiunge in modo contradditorio e caotico al resto, costringendo ognuno di noi a
defatiganti interpretazioni degli italici
commi e bizantinismi.
La questione del Testo Unico - tra l'altro
già in fase di elaborazione a opera di 3
saggi nominati dal Ministro Treu - diventa vitale: ne abbiamo parlato tutti ancora
una volta al Comitato Bicamerale.
Le difficoltà dello stato sociale e la crisi
occupazionale, con tutto il suo drammatico corollario di disoccupazione,
deregulation e flessibilità totale non
migliorerà certamente le cose.
Salvo poi invocare ipocritamente più
controlli (e perchè non più formazione e
informazione, più responsabilità imprenditoriale e sindacale?) ad ogni nuovo
morto sul lavoro.
Persino il Coordinamento delle Regioni
ha fatto presente alla Commissione
Bicamerale che "Nel dibattito in corso
WWW E ALTRI
MUGUGNI
sull ' occupazione, sul lavoro e sulle poli-
tiche del Welfare uno specifico rilievo
deve essere dato al terna della prevenzione e della sicu rezza dei lavoratori e
degli ambienti di lavoro....non variabili
accessorie dello sviluppo economico e
dell'apparato produttivo, ma costituiscano elementi organici ed integrcuiti
dell'organizzazione del lavoro e della
qualità della produzione".
In controtendenza va colta appieno l'occasione del 626 per un rilancio di partecipazione consapevole dei lavoratori e
delle loro rappresentanze sui temi della
salute e sicurezza.
Riprendiamo allora pazientemente alcune vie di uscita possibili.
Cercare alleati innanzittutto tra gli operatori; non è proprio più possibile delegare sempre ai pochissimi superimpegnati che stanno tral'altro invecchiando
a vista d'occhio.
Su questi temi dobbiamo interrogare con
meno timidezza sindacato, parlamentari
e politici locali, organizzazioni ambientali e di tutela dei consumatori, i media.
La Prevenzione può essere schiacciata
tra un DRG e un direttore generale
distratto. Come abbiamo già detto tante
volte, avremo il coraggio di puntare
finalmente con forza ad una sua autonomia gestionale e finanziaria ( Agenzia
regionale elo Dipartimenti territoriali ?)
nel sistema sanitario regionale ?
Avremo la fantasia di sperimentare finalmente quanto abbiamo sostenuto da
tempo: un forte collegamento tra i ( purtroppo ) due sistemi : Sanità e Ambiente
a tutti i livelli : nazionale, regionale e territoriale?
Su questo aspetto vi invito a leggere su
questo numero l'intervento di Roberto
Merloni dell'ARPA di Rimini su un rapporto sensato ovvero esempi di esperienze praticabili tra Dipartimento di prevenzione e Sistema Ambiente.
Le questioni della informazione e della
formazione su salute e sicurezza rimarranno solo slogan o diverranno finalmente pratica diffusa?
Tutti temi non certamente nuovi per i
soci e gli affezionati lettori, ma che
dovranno appassionare e impegnare
ancora chi di noi ha deciso di legarsi a
filo doppio al vascello del sistema pubblico di prevenzione, per non ascoltare le
allettanti sirene private in vista della lontana pensione.
Questo posto nella rivista é da tempo
occupato da annotazioni che cercano di
essere critiche nei confronti di quanto si
trova più avanti e talora anche di quanto si trova prima. Questa volta é successo un fatto anomalo: il direttore mi chiede di usarlo per spiegare cosa stiamo
progettando per portare Snop in rete.
Alcune idee le avrete già lette nel numero scorso nell'articolo di Baldasseroni,
sempreché siate riusciti a sopravvivere
agli errori che lo stupido grafico ha
sparso conce mine vaganti nel pezzo, e
dei quali umilmente ci scusiamo.
Altre si intuiscono nei pezzi pubblicati
anche su questo numero, alla rubrica
WWW.SNOP. Dunque il progetto é di
avere un sito tutto nostro nel quale vorremmo . farvi navigare ira notizie utili e
piacevoli opportunità. Ecco un primo
elenco grezzo:
1)
to
2)
3)
4)
5)
6)
editoriale frequentemente aggiorna-
elenco con gli indirizzi dei referenti
banca dati bonifiche
banca dati materiali
newsgroup di discussione
notizie dalle regioni aggiornate
autonomamente in remoto
7) pagina delle leggi e delle norme
8) anteprima della rivista
9) pagina dei congressi e
delle iniziative
Non tutto sarà realizzabile, e forse sarà
realizzato qualcosa di diverso, ma per
discutere di questo stiamo organizzando
un convegno riservato ai soci che avrà
luogo indicativamente nel mese di giugno.
Dopo di ciò molti si chiederanno se
interne! e le reti sono poi così utili per
noi da meritare un impegno importante
da parte nostra. Questa domanda già
era stata posta prima che uscissimo con
la rivista e la risposta allora fu positiva.
Questa domanda molti se la sono posta
anche su altre questioni, quali il passaggio delle fruizioni, le nuove normative, le
presenza dei medici nei servizi, certi
operatori, il caposervizio e così vici.
Teresa Marras si chiede se sia utile e
dignitoso mugugnare ancora, visto che
molti di noi occupano posli importanti,
io mi chiedo se sia utile mugugnare
ancora visto che occupo un posto di
scarso rilievo e la carriera davanti a inc
é finita, Concilio Boni si chiede se certi
corsi siano utili per snop visto che sembrano un poco troppo schierali dalla
parte del nemico, alcuni altri si chiedono se siano utili i corsi tout-court, gli
operai si chiedono se siamo utili noi e
pare che i padroni si stiano chiedendo
da un po' di tempo se siano utili gli operai e per fortuna la risposta a tutte queste domande non é sempre positiva e
nemmeno sempre negativa. Certo vedere
le cose da punti di vista diversi o con
strumenti non tradizionali può portare a
interessanti risultati e l'articolo sugli
infortuni visti da Pavonello é un esempio
molto interessante.
Ora possiamo tornare a interne' e per
qualche secondo immaginare come
sarebbe il mondo della prevenzione se
tutti i servizi . fossero collegati e potessero scambiarsi richieste, dubbi, notizie e
hcrci in tempi non burocratici. Adesso
però avete sognato anche troppo, ed é
decisamente meglio se ritornate su questa terra, tanto solo pochi potranno usufruire di questa opportunità in tempi
brevi e come é successo con i primi pc,
molti di noi, se vorranno servirsene,
dovranno farlo con i propri mezzi, senza
stare troppo ct chiedersi se questo atteggiamento sia utile o meno. A volte la lentezza delle amministrazioni si supera
anche per strade non canoniche. Altra
cosa ancora, e diversa, é la burocrazia,
che tutti criticano chiamandosi . fuori e
che in realtà coltivano con grande passione nei loro orti. Ecco, questa strana
erba infestante e ammaliante ce la ritroveremo ancora per molto tempo e sono
molto curioso di vedere che faccia (o si
dice interfaccia?) avrà su internet.
Giallolimorie
2
M
A PROPOSITO DI UN CORSO
PER AFFRONTARE
(E SCONFIGGERE?)
GLI ORGANI DI VIGILANZA
Caro direttore,
mi è pervenuto recentemente un depliant
dell'istituto di Ricerca Internazionale,
che promuove i giorni 13 e 14 maggio
1997
.un incontro sul terna "Conoscere e
affrontare i controlli degli Organi di
Vigilanza", in relazione alla normativa
vigente fin dagli anni `50 in materia di
igiene del lavoro e sicurezza degli
impianti a quella più recente, di derivazione comunitaria e recepita in Italia con
i D.Lgs 626/94 e 242196.
Come operatore pubblico della prevenzione, non posso che rallegrarmi ogni
qualvolta vengo a conoscenza di iniziative, promosse da Istituzioni pubbliche o
private, finalizzate ad offrire informazioni valide e aggiornate, perchè un numero
sempre maggiore di soggetti interessati
alle attività di prevenzione (siano essi
datori di lavoro, responsabili del servizio
di prevenzione e protezione, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza,
medici competenti, operatori della prevenzione del SSN, progettisti, installatori, etc) recepisca lo spirito delle Direttive
UE di nuovo approccio e si attenga agli
obblighi previsti dalla normativa italiana
di recepimento.
E' in quest'ottica che mi sento di muovere qualche rilievo alla iniziativa richiamata in premessa.
Lo spirito che informa il 626 è in estrema sintesi, quello che punta ad attribuire
al datore di lavoro e al RLS un ruolo primario nella gestione partecipata delle
strategie di igiene, sicurezza, ergonomia
negli ambienti di lavoro e nell'organizzazione dell'impresa. Questo dice inequivocabilmente il dettato legislativo,
anche se si tratta di un obiettivo, di una
tendenza, di una non facile sfida.
I Servizi Territoriali delle USL, che continueranno per altro a svolgere la consueta attività di vigilanza, saranno chiamati (come già sta accadendo) a contribuire a questa tendenza, con svariata iniziative di promozione della salute e sicurezza dei lavoratori.
Ciò presuppone però non solo che ciascuno si attrezzi a dare un contributo di
alto profilo, ma soprattutto che vi sia una
chiara distinzione dei ruoli, che non
sembra ravvisarsi ne] Seminario promosso dall' Istituto.
Sembra in altri termini emergere dall'ap-
Ho sollecitato io stessa il collega Boni a
scrivere questa lettera perchè su questa
iniziativa avevo ricevuto troppe telefonate polemiche di soci (ma quanti ugualmente critici non hanno ovviamente
telefonato?) infastiditi dalla troppo
"accattivante" presentazione della iniziativa dell'Istituto di Ricerca Internazionale: volete conoscere anticipatamente i programmi di controllo della
USL? come gestire la contestazione di
una inadempienza?
Non sarebbe stato . forse meglio parlare
di criteri per i controlli di qualità del
processo di valutazione e non solo delle
"vecchie" e collaudate ispezioni?
Non sarebbe stato forse meglio equilibrare nelle giornate del corso anche tutte le
(altre) attività del Servizio (comprese
informazione/formazione e assistenza)
dovute a tutti i soggetti interessati?
Oppure le manette "tirano" di più?
Non ne facciamo però drammi e soprattutto non usiamo questa ridicola scusa
(come ho sentito con le mie caste orecchie durante attonite telefonate!), per
non rinnovare l'adesione a SNOP, salvo
poi continuare a potere leggere, sapere,
essere informati, scrivere, criticare...
gratis.
Laura Bodini
proccio e dei messaggi implicitamente
contenuti nel citato Seminario una concezione aziendale degli obblighi in materia
di igiene e sicurezza del lavoro imperniata su tatticismi ed escamotages, che
appaiono del tutto dissonanti con lo spirito della normativa comunitaria.
Quasi un avvallo a una gestione formale e
minimalista della prevenzione aziendale.
Se questo fosse anche solo parzialmente
vero, come è mia impressione costituisce
motivo di ulteriore rammarico il constatare che a tale iniziativa (in realtà non la
prima di tal genere) abbiano fornito il proprio contributo soci, tutt'altro che di
secondo piano della SNOP. Cordialmente.
Camillo Boni
medico del lavoro
ASL 31 Lombardia
3
CONTRO ILVITTIMISMO
Da anni leggo SNOP, ne seguo il lavoro,
ne condivido i principi e gli obiettivi: da
anni tento di applicare questi principi in
una realtà che non è proprio idilliaca. Per
questo non ce la faccio più a leggere su
ogni numero le stesse lamentele sulla
nostra situazione: servizi che non esistono, incompatibilità medici-tecnici, operatori in fuga, operatori frustrati.
Nel frattempo aumentano le nostre
responsabilità e i nostri impegni; quelli
di noi che sono "invecchiati" (e molti
anche senza virgolette) nei servizi oggi
si trovano a ricoprire posti autorevoli,
ma sembra che questo non ci aiuti a
superare questa forma cronica di vittimismo che ci perseguita.
Provocatoriamente allora - ma anche
perchè ci si capisca - tento di definire
alcuni concetti per me importanti:
I) la Medicina del lavoro è una specialità
complessa, da realizzarsi mediante interventi programmati ed interdisciplinari
(oppure la prevenzione è una questione
complessa a cui la medicina del lavoro
da un contributo? nota della redazione);
2) la vigilanza è parte integrante delle
nostre attività (cerchiamo di evitare la
farsa del doppio ruolo) e quindi è incompatibile con la consulenza su tutto il territorio nazionale - pensiamo solamente
alla apertura di cantieri in ASL diverse o
alle aziende con sedi multiple.
3) il modello di intervento preventivo
che SNOP forse più di tutti ha contribuito a costruire e che noi operatori tentiamo di applicare nella nostra attività quotidiana mi sembra valido, efficace ed in
linea con le Direttive Europee.
4) La prevenzione è un importante - anzi
a parere nostro il più importante, visto
che lo abbiamo scelto - settore delle attività del Servizio Sanitario Nazionale;
pertanto la dirigenza medica, peraltro
ribadita anche dalle norme che regolano
l'idoneità ai ruoli dirigenziali delle ASL
è giustificabile anche da chi (e se può
interessare io sono tra quelli) non la
ritiene indispensabile.
5) Il raggiungimento dei vertici di carriera per le professionalità non mediche è
sacrosanto e lo si può facilmente garantire con la istituzione di unità operative
monodisciplinari nell'ambito del Servizio, che però deve rimanere unico e lavorare sui singoli temi sempre con metodo
interdisciplinare, anche mediante gruppi
di lavoro condotti non necessariamente
da medici.
Se siamo d'accordo su questi concetti,
smettiamola con le flagellazioni; chi c'è
4
c'è e chi non se la sente vada altrove, faccia il medico competente, il chimico dell'ARPA o altro. Noi cerchiamo di continuare a lavorare, discutiamo di interventi
di comparto, accordiamoci su come fare i
controlli sul 626.
Ma chiediamo con forza (e non per fare
del sindacalismo ma perchè ci è indispensabile per dare risposte serie a richieste
serissime) ai signori delle ASL e del
Governo organici minimi in ogni Servizio, per continuare a fare quello per cui
siamo pur pagati. Condivido la lettera
dello SPISAL USL 2 del Veneto comparsa su SNOP 40. Con l'affetto di sempre.
Teresa Marras
SPISAL USL 1 Sassari
HD
m
1Z
O
V
Esclusa la possibilità che sugli stabilimenti sottoposti alla legge esista un
controllo permanente esercitato da funzionari speciali, il controllo può essere
esercitato in maniera pienamente efficace soltanto dagli operai. Senza di questo, è bene ricordarlo, non può il
miglior corpo di ispettori assicurare
che la legge sia eseguita"
"
"La organizzazione dell 'Ispettorato del
Lavoro...... rimane l'inizio e l'indizio
significante di un 'opera di sincera tutela del lavoro nazionale, di leale aiuto
alla sua redenzione; di integrazione
necessaria a tutta quella azione legislativa, immediatamente in prò dell'operaio, ma mediamente a sicuro vantaggio delle industrie, ed insieme della
forza e della civiltà del Paese, la quale,
ove però le manchino la mente vigile ed
il braccio alacre di un ufficio che ne
assicuri la sapiente vigilanza e l'effettivo controllo, troppo sovente assume l'aspetto di ingenerosa irrisione. "
i
UN NUOVO
MEDICO DEL LAVORO
Il medico del lavoro pubblico:
da animatore del servizio di prevenzione a " competente "
della medicina occupazionale.
F.Carnevale,A.Baldasseroni, F.Capacci, R.Tartaglia.
U.O, di igiene e salute nei luoghi di lavoro "Gaetano Pieraccini"
Azienda Sanitaria di Firenze
In una visione che dovrà essere più serena di quanto non lo sia attualmente, ciascuno dovrà riflettere sul proprio ruolo
professionale ed istituzionale nel complesso delle attività di prevenzione. In
questo contesto anche il ruolo del medico del lavoro pubblico è da ridefinire
tenendo conto delle sue incompatibilità e
delle sue peculiarità.
Un bilancio dell'attività svolta dai Servizi di prevenzione ed in particolare dai
medici del lavoro pubblici dagli anni
`80 in poi è difficile da fare. Come indicatore, sicuramente parziale, si può assumere che questi medici, oltre che aver
animato e diretto gruppi più o meno formalizzati di militanti della prevenzione,
sono riusciti, con difficoltà e all'interno
di confusione di ruoli e di competenze, a
individuare e perseguire alcuni obiettivi
di ricerca applicata nel campo della salute occupazionale trascurati da altre istituzioni a ciò devolute, ad esempio nel
campo delle soluzioni igienistiche, dell'epidemiologia, dell'ergonomia, della
documentazione e della educazione alla
salute.
Una situazione tanto variegata e per certi
aspetti "originale", diversa dalle esperienze svolte in altri paesi, non poteva
non subire pesantemente l'impatto rappresentato dal nuovo quadro dei rischi e
danni da lavoro, dalla evoluta situazione
economica e sociale, dalla normativa
profondamente rinnovata, sia quella
europea di prevenzione che quella organizzativa del sistema sanitario.
Dopo il Dlgs 626194 e la nascita delle
Aziende sanitarie
La tendenza generale nell'attuale contesto economico-sociale fondato su rinnovati principi (meno stato e più mercato) è
quella di affidare al mercato del lavoro il
compito di autoregolarsi ed autotutelarsi.
In realtà tale volontà e capacità è decla-
mata da alcuni ma praticata da pochi.
Tuttavia tutte le persone dotate di buon
senso non mancano di sostenere che in
questo nuovo scenario l'ente pubblico
con ie sue varie articolazioni (centrali e
periferiche) deve svolgere non solo funzioni di vigilanza ma rappresentare
anche un riferimento autorevole per l'interpretazione e l'applicazione delle normative di prevenzione e deve essere in
grado di raccogliere tutte le informazioni utili ad una verifica del sistema di prevenzione nel suo complesso suggerendo
ed imprimendo gli aggiustamenti necessari. Questa , funzione di indirizzo richiede un continuo confronto tra referenti
tecnici disponibili a discutere la definizione e l'applicazione di standard, cosa
che difficilmente potrebbe svilupparsi
adeguatamente soltanto nelle strutture
deputate alla vigilanza.
Bisogna ammettere infatti che si è esaurita o è in via di esaurimento quella fase
dell'attività di prevenzione così come è
stata svolta fino ad oggi, almeno in alcune regioni, dai servizi delle USL e caratterizzata da una diffusa presenza sul territorio di tutte le funzioni di "Servizio";
funzioni svolte anche in maniera apprezzabile rispetto al mandato istituzionale,
soprattutto in rapporto al livello, spesso
basso, espresso dalle aziende, in particolare da quelle medie e piccole. Il motivo
principale di tale esaurimento è la crescita istituzionalmente prevista all'interno di ogni singola azienda di un servizio
di prevenzione con funzioni analoghe a
quelle svolte in passato dal servizio pubblico. Pur prendendo atto delle difficoltà
e dei tempi lunghi con cui avrà piena
attuazione questo mutamento, sarebbe
antistorico oltreché antieconomico pensare di utilizzare i servizi pubblici per
vicariare il privato là dove assente od
inefficiente. Dovremo piuttosto dare al
pubblico la forza per incidere positivamente sul processo di realizzazione di
efficienti strutture aziendali e per verificarne l'efficacia dell'azione.
Non è di secondaria importanza sottolineare che, nel bene e nel male il medico
del lavoro ha giocato un ruolo da protagonista in questa fase oggi in esaurimento, forse per la prima volta dopo le storiche vicende risalenti all'inizio di questo
secolo. Oggi però si presentano nuove
situazioni per il medico del lavoro pubblico ed alcuni problemi sono resi particolarmente vivi dalle scelte organizzative compiute da alcune amministrazioni
regionali come la Toscana:
1) progressiva tendenza alla monodisciplinarità in un contesto che non propone
chiari ed automatici momenti di convergenza e di collaborazione tra le varie
professionalità; tra queste è indubbio che
tendano ad emergere, specialmente ai
5
fini della vigilanza ma non solo, le professionalità tecniche diverse da quella
del medico del lavoro;
2) mutamento del quadro dei rischi e dei
danni da lavoro tali da non essere facilmente affrontati con una impostazione di
tipo tradizionale del medico del lavoro,
dovendosi oltretutto rinunciare all'esecuzione diretta degli accertamenti sanitari che, a sua volta, diventa sempre più
uno strumento parziale anche in mano al
medico competente;
3) riduzione delle attività su iniziativa,
programmabili sulla base di bisogni
ricercati e dimostrati (ad es. piani mirati
su alcuni fattori di rischio e di comparto)
con prevalenza delle attività dovute (ad
es. visite mediche agli apprendisti, inchieste di malattia professionale, commissioni medico legali ecc.);
Non è da trascurare un ulteriore elemento di contrasto, assai stridente, rappresentato dall'affiliazione del servizio
pubblico di prevenzione ad una così
detta azienda sanitaria con obbiettivi ed
organizzazione difficilmente conciliabili
e compatibili con lo svolgimento di attività a carattere istituzionale comprese
quelle di organo di controllo.
La vigilanza
e il medico del lavoro pubblico
Gli avvenimenti delineati hanno contribuito a determinare una diaspora professionale dai servizi di prevenzione che ha
trovalo la sua massima espressione proprio tra i medici del lavoro. 11 destino professionale di questi può essere tracciato
seguendo quattro percorsi principali:
• abbandono del servizio pubblico per
dedicarsi all'attività di consulenza.
• abbandono del servizio di prevenzione
nei luoghi di lavoro per passare a ruoli
dirigenziali nello staff organizzativogestionale dell'azienda di appartenenza.
• abbandono del Servizio di prevenzione
per assumere le funzioni di medico competente dell'Azienda sanitaria, in questo
avendo una seria concorrenza da parte
dei medici del lavoro universitari.
• infine c'è il gruppo dei medici del lavoro che con specifico impegno professionale, e ove possibile dirigenziale, rimarrà
all'interno dei servizi di prevenzione,
destinato al controllo e alla vigilanza
delle condizioni di salubrità e igiene nei
luoghi di lavoro.
Se questo è lo scenario si deve affermare
che le evoluzioni proponibili per l'attività di vigilanza e, quindi, anche per
6
l'ultimo ed ancora consistente gruppo di
medici del lavoro pubblici, vanno principalmente in due direzioni (trascurando
una terza via che perpetua, per inerzia, lo
stato attuale fino al suo esaurimento):
• la prima, si fonda sulla tendenza a
svolgere in ogni ambito territoriale una
attività che dovrebbe essere altamente
qualificata in tutti i campi ed in larga
misura autosufficiente. Ne deriva l'inevitabile necessita' di crescita delle competenze tecniche specialistiche in tutti i
campi all'interno del "Servizio di Prevenzione-Organo di Vigilanza". L'obbiettivo è quello di mantenere a livello
periferico, in molti centri territoriali
autosufficienti, le capacità tecniche specialistiche in grado di garantire una particolare attenzione a ciò che faranno gli
organismi tecnici aziendali ed una diffusa attitudine al confronto con essi da
svolgersi alla pari se non addirittura per
suggerire le scelte tecniche di intervento
o addirittura per sostituirsi autorevolmente a loro, dove mancanti od inefficienti. Questa impostazione cerca di
conservare in parte il ruolo di realizzatori della prevenzione che la Legge 833/79
ha affidato ai servizi pubblici.
• la seconda evoluzione proponibile
richiede, da una parte una qualificazio-
ne professionale mirata alla vigilanza
per garantire particolare assiduità e presenza dell'organo di controllo sul territorio; tale modello si approssima a quello
adottato dall'OSHA negli Stati Uniti o
anche dall'ispettorato del lavoro svedese
dove l'ispezione è indirizzata alla verifica di livelli definiti di igiene e sicurezza
del lavoro ed avviene utilizzando standard, compresi i TLV. Dall'altra parte è
necessario che lo studio e la discussione sulla validità di tali standard e
livelli soglia di esposizione avvenga in
altra sede e con diversi protagonisti ma
sempre nell'ambito del servizio pubblico. come avviene negli Stati Uniti con il
NIOSH e nei paesi scandinavi con le
agenzie specializzate.
La prima di tali evoluzioni ci sembra
francamente insostenibile, non solo perchè troppo onerosa e molto probabilmente inefficiente oltrechè scarsamente
estensibile a tutte le realtà, ma anche per
l'oggettiva carenza di risorse umane.
Uno sviluppo di questo tipo ci sembrerebbe auspicabile solo nella previsione
di un sostanziale insuccesso nella applicazione del D.Lgs 626/94 e, in particolare, nella convinzione che le aziende non
saranno diffusamente in grado a realizzare proprie strutture di prevenzione.
La seconda possibilità di evoluzione
richiede invece drastici mutamenti organizzativi delle attuali strutture pubbliche
di prevenzione. In più deve poter disporre di un più razionale utilizzo e sviluppo
delle risorse allocate a livello centrale,
cioè presso I'ISPESL, e regionale, realizzando una rete di strutture con capacità di osservazione, di approfondimento
e di indirizzo sui vari problemi tecnici e
sanitari e capace di operare in maniera
immediatamente funzionale rispetto alle
attività di vigilanza.
gazione, divulgazione guidata, dei
dati provenienti dalle attivita' d'intervento diretto nei luoghi di lavoro,
deve essere ritenuta altrettanto essenziale. I diversi livelli di aggregazione
di tali dati dovranno basarsi sull'uso
che di essi se ne vorra' fare. Cosi' il
livello piu' periferico, del singolo
servizio, avra' necessita' di registrare
le proprie attivita ' sia per fini amministrativi, che per fini di verifica e
miglioramento della qualita' delle
proprie prestazioni. 11 livello del
Dipartimento di Prevenzione, che
aggrega in genere alcuni servizi, ne
avra' bisogno per rispondere a richieste di livello superiore, ma anche per
allocare risorse di lavoro in maniera
equilibrata; potra' inoltre gia' rappresentare un primo gradino nella "valutazione di efficacia" preventiva,
scopo ultimo dell'agire professionale. Ma dove la funzione di valutazione complessiva di efficacia puo'
meglio esplicarsi e' a livello regionale, sede privilegiata per aggregare
dati omogenei (non si scordi che
attualmente le reti dei servizi hanno
una certa omogeneita' di mezzi e
procedure solo a livello di regione,
differenziandosi invece in modo talvolta netto tra una regione e l'altra).
Infine il livello nazionale, che pure
appare indispensabile, dovrebbe
essere dedicato a misure di comparazione relativa sui modelli funzionali
piu' utili allo svolgimento delle funzioni primarie. Tutto questo e' purtroppo inesistente, mancando completamente il livello regionale, ed
essendo insufficiente il livello nazionale, rappresentato oggi dall'ISPESL, specie se si continuerà a vederlo
attraverso i compiti assegnati allo
stesso dai Dlgs 277191 e 626194, per
alcuni versi ingrati. Se questa funzione non verra' integrata tra quelle in
capo al medico del lavoro del servizio di prevenzione della Azienda
Sanitaria Locale inevitabilmente
questo ruolo finira' per affievolirsi,
scontrandosi con attivita' che, prive
di ragionevoli indirizzi, non potranno
che esaurirsi in una ineliminabile ma,
tutto sommato, subalterna funzione
di frammentaria e casuale vigilanza;
Questa seconda ipotesi, applicata alla
medicina occupazionale, rappresenta la
moderna versione della così detta "ispezione medica" ben supportata tecnicamente. Innanzitutto libera il campo dagli
equivoci sulla consulenza ed assistenza o
sulle consulenze camuffate da presunte
attività di vigilanza; secondariamente
ripropone un ruolo del medico pubblico
nella comunità della prevenzione i cui
coprotagonisti si sono affrancati dalla
egemonia medica.
I principali compiti attinenti a questo
ruolo del medico del lavoro pubblico,
saranno sostanzialmente di due tipi. Il
primo vedra' il suo impegno nell'intervento diretto di ispezione, finalizzato
alla verifica del rispetto di normative, ma
soprattutto di standard di igiene del lavoro, nonche' in molti casi alla verifica sul
campo di condizioni supposte causali o
concausali di patologie attribuibili o correlate al lavoro. In tale veste egli e' chiamato a entrare nel merito delle valutazioni dei rischi effettuate dal datore di
lavoro, a esprimere un giudizio sulla
accettabilita' delle condizioni igienico
sanitarie degli ambienti di lavoro, sul
rispetto di normative vigenti, sull'efficacia delle soluzioni adottate e dei criteri
di sorveglianza sanitaria ecc.
Ma a fianco di questa attivita', non
potra' mancare quella di "sorveglianza
epidemiologica" delle popolazioni al
lavoro nell'ambito territoriale di riferimento e di approfondimento di alcuni
temi o problemi lavorativi emergenti o
più diffusi in quel territorio.
Volendo schematizzare e meglio definire
quanto sopra espresso potremmo individuare nel modo seguente le funzioni possibili per il medico del lavoro pubblico:
•
funzione epidemiologica: la funzione epidemiologica o di osservazione
ha caratteri di prioritario interesse
per la sanita' pubblica, essendo
auspicabile che scelte di politica
sanitaria e di corretto utilizzo delle
risorse di lavoro (limitate per definizione) si basino su criteri trasparenti
e oggettivi, il piu ' possibile pertinenti al problema in questione. Orbene
la funzione di osservazione, raccolta,
sistematizzazione, progressiva aggre-
gia, valutazioni di esposizione con
gli ausili della tossicologia e dell'igiene industriale, allergologia, psicologia del lavoro; è quanto avviene nei
Servizi di prevenzione dei paesi
scandinavi, in particolare in Finlandia e Svezia, ben articolati tra centro
e periferia ed ai quali è facile guardare visto l'abbondanza di contributi
presenti nella letteratura scientifica.
Come per l'epidemiologia dovrebbe
essere reinventata (perchè oggi è praticamente assente) una rete di riferimenti e di collaborazioni, sia a livello regionale che nazionale ed internazionale, comprendenti istituti di
ricerca universitari e non con cui programmare e svolgere iniziative di
approfondimento e di ricerca con
particolare attenzione a quella di tipo
applicativo in senso sia preventivo
che di vigilanza, ponendo come
obbiettivo quello di creare ed aggiornare gli standard, verificare la loro
applicabilità, individuare degli indicatori compresi quelli di efficacia;
•
•
funzioni di ricerca applicata: l'osservazione epidemiologica ovviamente non può essere fine a se stessa
e da questa, come da altri stimoli
dovrebbe derivare la necessità di
approfondire alcuni argomenti
riguardanti vari aspetti della medicina del lavoro. Nella nostra esperienza a tali aspetti attengono, oggi in
maniera più precipua che in passato,
argomenti di ergonomia, dermatolo-
7
funzioni di vigilanza, assistenza,
informazione e formazione: gli
operatori di vigilanza e, quindi,
anche un certo numero di medici,
sono i destinatari delle indicazioni
provenienti da questa attività di ricerca applicata e la loro attività deve
fondarsi sia sui dati dell'osservazione che sui dati degli approfondimenti. In una riorganizzazione più generale delle strutture di vigilanza aderente ad. un modello più originale e
funzionale rispetto a quello che può
semplicemente prospettarsi come
continuazione del modello degli anni
`SO, è presumibile che la maggior
parte dei medici trovi più naturale
collocazione nelle attività di osservazione epidemiologica e di approfondimento. Rimanendo peraltro qualitativamente importante, ma quantitativamente non più preminente in
quanto spesso ampiamente condivisibile con altre professionalità, la
funzione di vigilanza e controllo, di
assistenza e di informazione che il
medico pubblico esplica con interventi diretti di ispezione e con incontri con rappresentanti dei lavoratori,
medici e tecnici "competenti", datori
di lavoro e progettisti su temi tecnici,
su soluzioni, su protocolli, su interpretazione di dati, etc..
Per altri medici infine, dovrà prevedersi la possibilità di perfezionarsi
come medici competenti in strutture
separate rispetto a quelle con finalità
di vigilanza.
CONTROLLO AMBIENTALE
Protocollo Arpa-Dip
per l'esercizio coordinato
e integrato delle funzioni
e delle attività
di controllo ambientale
e di prevenzione collettiva
(articolo 17 L.R. 44195)
RIPARTIZIONE DELLE COMPETENZE TRA DIPARTIMENTO
DI PREVENZIONE DELL'AUSL (DIP) E SEZIONE PROVINCIALE DELL'ARPA
PER L'ESERCIZIO COORDINATO E INTEGRATO DELLE FUNZIONI
Campo di attività
Roberto Merloni
ARPA - Sezione di Rimini
Molto tempo è trascorso - e molti avvenimenti si sono succeduti - dai convegno
SNOP di Modena del 2.2.95, in cui presentai, con L. Salizzato, una "Ipotesi
organizzativa delle strutture di coordinamento AUSL - ARPA". Ciò che allora
era ancora un progetto di legge regionale, di istituzione dell'ARPA dell'Emilia
Romagna, è ora una legge pienamente
applicata che ha rivoluzionato le competenze ambientali trasferendole dalle
AUSL alla nuova agenzia.
L'esercizio coordinato e integrato delle
funzioni che interessano le due istituzioni è stato oggetto di ulteriori contributi e
applicato in vario modo nelle diverse
provincie a seconda degli accordi raggiunti localmente. La Regione e l'ARPA
non hanno ancora fornito interpretazioni
univoche e non sembra che le attuali
applicazioni dei protocolli locali raggiungano l'obiettivo di ottimizzare le
prestazioni erogate, evitando sovrapposizioni e disfunzioni.
In tempi di vacche magre come questi è
più che mai necessario risparmiare risorse evitando duplicazioni non indispensabili, senza timore di perdere funzioni che
consentono sì di mantenere conoscenze
dirette su certi argomenti ma che richiedono l'impiego di forze sempre meno
disponibili.
Per non perdere di vista l'origine della
"contesa" riprendo l'art.17 della L.R.
Emilia Romagna n° 44 del 19.4.1995:
L'ARPA ed i Dipartimenti di prevenzione delle Aziende USL esercitano in
modo integrato e coordinato le funzioni
e le attività di controllo ambientale e di
prevenzione collettiva che rivestono
valenza sia ambientale sia sanitaria.
Al soggetto cui è assegnata la competenza primaria spetta la responsabilità del
8
ACQUE
Autorizzazioni allo scarico
Piani di risanamento
Soggetto referente
(resp. procedimento)
Soggetto che concorre
ARPA
Istruttoria Controlli
DIP (partecipa alla stesura
del protocollo operativo)
ARPA
Istruttoria
DIP (partecipa alla stesura
del protocollo operativo)
Sorveglianza acque superficia- ARPA
li e sotterranee (comprese Controlli
quelle destinate alla potab.)
DIP (partecipa alla stesura
del protocollo operativo)
Controllo scarichi
ARPA
Controlli
DIP (partecipa alla stesura
del protocollo operativo)
Balneazione
ARPA
Istruttoria Controlli
DIP (partecipa alla stesura
del protocollo operativo)
Molluschicoltura
DIP
Istruttoria, prevenzione,
sorveglianza, prelievi a terra
ARPA (partecipa alla stesura
protocollo operativo, supporto analitico, prelievi in mare)
Piscine e parchi acquatici
DIP
Istruttoria, prevenzione, sorveglianza, prelievi
ARPA (supporto analitico)
Acque potabili
DIP
Istruttoria, prevenzione, sorveglianza, prelievi
ARPA (supporto analitico)
Acque termali e minerali
DIP
Istruttoria Prevenzione, sorveglianza, prelievi
ARPA (supporto analitico
e di campionamento)
ARPA
Istruttoria Controlli
DIP (partecipa alla stesura
del protocollo operativo)
Rifiuti: produzione, tratta- ARPA
mento, smaltimento, riutilizzo Istruttoria Controlli
DIP (partecipa alla stesura
del protocollo operativo)
SUOLO
Allevamenti: stoccaggio
e smaltimento deiezioni
zootecniche
Autorizzazioni ai mezzi di trasporto rifiuti
ARPA Istruttoria
Prevenzione, sorveglianza
Fanghi, liquami, ecc.
ARPA
Istruttoria Controlli
Disinfestazione
DIP Prevenzione, sorveglian- ARPA (supporto analitico)
za, prelievi
RUMORE
Negli ambienti di vita
ARPA Istruttoria Controlli
DIP (partecipa alla stesura del
protocollo operativo)
Negli ambienti di lavoro
DIP Istruttoria Controlli
ARPA (supporto analitico)
DIP (partecipa alla stesura
del protocollo operativo)
ARIA
Autorizzazioni alle emissioni
ARPA
Istruttoria Controlli
DIP (partecipa alla stesura del
protocollo operativo)
Sorveglianza alle emissioni
ARPA
Controlli
DIP (partecipa alla stesura del
protocollo operativo)
Standard di qualità dell'aria
ARPA
Controlli
DIP
ARPA
Istruttoria Controlli
DIP (sopralluoghi e pareri
congiunti a ARPA se richiesto)
ESPOSTI AMBIENTALI
Da attività produttive
Da pubblici esercizi (ristoran- DIP
ti, bar, strutture recettive ecc.) Istruttoria Prevenzione,
e da civili abitazioni
sorveglianza, prelievi
ARPA (sopralluoghi e pareri
congiunti a DIP se richiesto)
supporto analitico
Da allevamenti
DIP
Istruttoria Prevenzione,
sorveglianza, prelievi
ARPA (sopralluoghi e pareri
congiunti a DIP se richiesto)
supporto analitico
ARPA: Presiede la commissione provinciale
DIP:Titolare funi. di controllo
Protocolli operativi concertati
ARPA (sopralluoghi e pareri
congiunti a DIP se richiesto)
RADIAZIONI
Radiazioni ionizzanti:
istruttoria
Radioattività ambientale
ARPA (Sezione di Piacenza)
Radioattività negli alimenti
DIP
Istruttoria Prevenzione,
sorveglianza, prelievi
ARPA (Sezione di Piacenza)
Supporto analitico
Linee elettriche
ARPA
Istruttoria Controlli
DIP
GRANDI RISCHI
DIP Coordina il gruppo di ARPA
lavoro interdisciplinare
Partecipa al gruppo di lavoro
INDUSTRIALI
EDILIZIA
Insediam. produttivi, piani rego- DIP
iatori, strumenti urbanistici, ecc. Coordina il gruppo di lavoro
Insediamenti civili
DIP
Cabine elettriche
DIP
Istruttoria, prevenzione,
sorveglianza
AMIANTO
Esame piani di lavoro, vigilan- DIP
za, censimento, informazione Coordina il gruppo di lavoro
INDUSTRIE INSALUBRI
FITOSANITARI
Vendita
Trattamenti post raccolta
Matrici alim. e acque potabili
ALIMENTI
Alimenti
Funghi
ARPA
Istruttoria, propone la classif.
ARPA
Partecipa al gruppo di lavoro
ARPA (partecipa alla stesura
del protocollo oper.; sopralluoghi, supporto tecn. e pareri
congiunti a DIP se richiesto)
ARPA
Partecipa al gruppo di lavoro
DIP (partecipa alla stesura del
protocollo operativo)
procedimento, che, di norma, è svolto
con il concorso esplicito dell'altro soggetto per quanto di propria competenza.... Per un esercizio coordinato ed integrato finalizzato ad ottimizzare le prestazioni erogate ed evitare sovrapposizioni
e disfunzioni, le Sezioni provinciali dell'ARPA e i Dipartimenti di prevenzione
delle Aziende Unità sanitarie locali istituiscono forme, sedi, strumenti e gruppi
di lavoro permanenti sulle principali attività di comune interesse... I risultati conseguiti da tali forme e strumenti permanenti di lavoro sono oggetto delle periodiche verifiche svolte dai Comitati provinciali di cui all'art. 16 ...
La ripartizione delle competenze che
suggerisco, descritta nella tabella è volta
a mantenere o a migliorare il livello dei
servizi erogati, è ispirata a criteri di Qualità Totale, implica una gestione elastica
e responsabile (non burocratica) ed elevate capacità manageriali. E' finalizzata
non tanto al mero esercizio delle funzioni di competenza quanto al processo produttivo della prestazione nella sua completezza, con visione mirata allo scopo
finale, nella logica del miglioramento
del servizio fornito e del soddisfacimento del cliente.
I gruppi di lavoro permanenti comuni
sono limitati a 3 (Grandi rischi industriali, Nuovi insediamenti produttivi,
Amianto). Per ogni gruppo dovrà essere
definito uno specifico protocollo che
espliciti le procedure operative e gestionali. Questi gruppi, nelle diverse realtà
provinciali, potrebbero anche essere
configurati come vere e proprie Unità
Operative interaziendali, con adeguata
autonomia operativa.
Non sono previsti pareri o proposte a
firma congiunta: il soggetto referente responsabile del procedimento - esegue
l'istruttoria, firma il parere (salvo casi
specifici, di particolare rilevanza, in cui
richiede la firma congiunta), lo trasmette
a chi di competenza, archivia la pratica e
agevola l'accesso ai dati in archivio
DIP Istruttoria, prevenzione, ARPA
sorveglianza, prelievi
Supporto analitico
DIP Istruttoria, prevenzione, ARPA
sorveglianza, prelievi
Supporto analitico
ARPA
Supporto analitico
• Chi esegue l'istruttoria firma il parere, Io
trasmette a chi di competenza, archivia la
pratica e agevola l'accesso ai dati in archivio
all'altro soggetto (in attesa dell'archiviazione
informatizzata a gestione integrata).
DIP Istruttoria, prevenzione, ARPA
sorveglianza, prelievi
Supporto analitico
• Per controlli si sottintendono le attività di
prevenzione, sorveglianza, prelievo e analisi.
DIP Esegue il riconoscimento ARPA
e rilascia le certificazioni
Supporto analitico
• Per protocollo operativo si intende la
definizione degli aspetti tecnici e procedurali.
DIP Prevenzione,
sorveglianza, prelievi
9
all'altro soggetto (in attesa dell'archiviazione informatizzata a gestione integrata). Il concorso esplicito dell'altro soggetto si esercita nella partecipazione alla
stesura di specifici protocolli operativi
che devono definire gli aspetti tecnici e
procedurali delle singole problematiche.
La firma congiunta è sicuramente un
appesantimento della procedura, una
duplicazione del lavoro che richiede
spesso risorse dedicate in entrambi gli
enti. E' tuttavia comprensibile che in
alcune realtà locali possa essere applicata, routinariamente o occasionalmente su
richiesta del soggetto referente, per certi
argomenti di particolare valenza sia
ambientale che sanitaria.
Inoltre, si ritiene utile precisare che:
IL PUNTO
DI SVOLTA
di Leopoldo Magelli
• non sembra produttivo effettuare
distinzioni tra attività su domanda e attività su iniziativa;
• riguardo la riscossione delle tariffe si
ritiene scontata la competenza esclusiva
del soggetto referente. Potrà essere concordato in apposita convenzione (revisionabile con cadenza annuale) un eventuale rimborso per il contributo del soggetto che concorre;
• è necessario concordare anche in merito alle procedure e agli aspetti economici per le attività in emergenza;
• la ripartizione delle competenze concordata dovrà essere oggetto di adeguata
attività di informazione nei confronti
delle autonomie locali, dei cittadini,
degli enti e dei professionisti interessati;
• è opportuno che gli accertamenti analitici e strumentali su matrici ambientali e
alimentari vengano eseguiti da ARPA - o
dall' istituto Zooprofilattico per quanto
di competenza;
• oltre che alle periodiche verifiche del
Comitato provinciale di coordinamento
istituito ai sensi dell'art. 16, L.R. 44/95,
sarà opportuno sottoporre il protocollo a
revisione annuale, salvo esigenze diverse.
IO
L ' articolo di Leopoldo Magelli pone questioni pregnanti per il fiituro dei servizi.
11626, dice giustamente il nostro vecchio
presidente, non è solo una (delle tante)
leggi ma è un "meccanismo di
cambiamento " e non solo per imprese e
lavoratori, ma per ognuno di noi e per i
servizi nei quali lavoriamo.
Negli ultimi 10 anni i servizi si sono
caratterizzati non solo da un assorbimento "fisiologico" delle funzioni di
vigilanza ma anche da un segno metodologico forte: il lavoro per comparii che
potrà permettere una applicazione intelligente e profondamente innnovativa
anche delle direttive, con una capillare
capacità di informazione, formazione e
assistenza "mirata" , attività che non
sono un lusso per i servizi ricchi mea un
obbligo etico per tutti.
Fridtjof Capra é un fisico viennese che
qualche anno fa ha pubblicato un libro
molto stimolante sulla critica di modello
scientifico cartesiano e positivistico,
secondo lui inadeguato a cogliere le
complessità e le interrelazioni del
mondo attuale. Prendo in prestito dal suo
libro, ( The turning point), il titolo di
questo articolo, perché credo che veramente per i servizi di prevenzione nei
luoghi di lavoro delle aziende Usi ci troviamo a un "punto di svolta". Il secondo
grande e importante punto di svolta; il
primo fu, all'inizio degli anni `80, il passaggio ai servizi delle funzioni ispettive
e di vigilanza ex-ispettorato del lavoro.
Parlo di punto di svolta perché ritengo
che, oggi come allora, l'evoluzione normativa (ma non solo, come vedremo)
imponga una ridefinizione e un aggiorna-
mento della "mission" dei nostri servizi.
La differenza sostanziale é che allora,
agli inizi degli anni `80, fu ben chiaro a
tutti che ci si trovava di fronte a un punto
di svolta (rimando, per non dilungarmi
troppo, agli atti del convegno nazionale
Snop di Bologna, 1983, che aveva per
tema "Vigilanza e prevenzione"), mentre
questa volta ho la sensazione che sia
meno percepita l'entità del cambiamento, che ci sia una parziale incomprensione e sottovalutazione della sua portata.
C'é quasi, palpabile, in molti, come una
sensazione di fastidio e preoccupazione
per il fatto che una legge (io dirci piuttosto un complesso di leggi, dal 626 al
758, a tutte le norme di derivazione Cee
già recepite dal nostro ordinamento giuridico o in via di recepimento) venga a
rimescolare le carte , a dettare nuove
regole del gioco, a rimettere in discussione non poche delle certezze che ci si
era costruiti negli ultimi dieci o dodici
anni, in quello che potremmo, a posteriori, ribattezzare il "decennio della vigilanza", vista l'importanza sempre crescente e quasi totalizzante che tale funzione ha avuto nell'elaborazione e nella
pratica dei servizi.
Attenzione, con ciò non intendo né lanciare accuse ai servizi, che hanno gestito
con competenza, equilibrio ed efficacia
tali funzioni, né tantomeno sottovalutare
l'importanza determinante che l'esercizio di tale funzione ha per conseguire
migliori condizioni nei luoghi di lavoro,
e che avrà anche in futuro: non si può
fare prevenzione prescindendo dalle funzioni di vigilanza e da una loro corretta e
rigorosa applicazione. Intendo dire che
c'é stato, però, in troppe realtà un appiattimento eccessivo su questo strumento di
lavoro, a scapito di altri: si é privilegiato,
in troppi casi, un approccio "monodimensionale" (cioè tutto basato sulle fun-
zioni di vigilanza) a problemi complessi
che meritavano, e meritano, l'uso di un
ventaglio più ampio di strumenti di
intervento; ma su questo ritorneremo.
Accade, peraltro, che questo punto di
svoltasi inserisce in una fase in cui il
contesto in cui i nostri servizi operano,
sta subendo rilevanti trasformazioni e
mutamenti, che ci pongono davanti
nuove sfide.
Senza la pretesa di essere esaustivo e
senza nemmeno tentare di entrare nel
merito dei singoli punti (ciò sarà fatto in
un documento "di scenario" che sto predisponendo, in collaborazione con numerosi altri operatori dei servizi) vorrei
solo elencare quelle che considero le
dieci variabili (indipendenti e/o interdipendenti) che caratterizzano il contesto
(quello attuale e quello prossimo venturo) in cui si muovono i nostri servizi, che
delineano cioè, per usare un termine di
moda, lo "scenario" in cui dovremo giocare la grande partita della prevenzione
con le nuove regola del gioco.
Si tratta di:
I) i cambiamenti in atto del mondo del
lavoro (mondializzazione del mercato,
riduzione continua del peso percentuale
delle attività produttive rispetto al terziario nei paesi europei industrializzati,
flussi migratori dall'est europeo e dal
terzo mondo, mobilità inter- e intraaziendale, nascita di nuove figure nel
campo della prevenzione, linee di tendenza in campo imprenditoriale e sindacale, e altro ancora);
2) il cambiamento della domanda che si
rivolge ai servizi (come soggetti che la
formulano, come contenuti, come risposte dovute ad attese, come modalità);
3) il modificarsi del mandato istituzionale (non più solo vigilanza e controllo,
ma, esplicitamente, anche informazione
e assistenza);
4) il problema della certificazione e delI' accreditamento;
5) le variazioni nell'assetto delle aziende
Usi, con i Dipartimenti di prevenzione,
le ridefinizione dei bacini territoriali, la
nascita dell'Arpa, il riassetto dei servizi;
6) i cambiamenti nel mondo degli operatori, che non sono più gli stessi (antropologicamente, culturalmente, socialmente, professionalmente, politicamente,
ideologicamente) di 15 anni fa e questo
anche perché ormai nei servizi c'é una
"seconda generazione";
7) la continua e tumultuosa rivoluzione
in corso nel campo della comunicazione
e dell'informazione;
8) la percezione del rischio nella popolazione (e in particolare in quel segmento
di popolazione che più ci interessa, i
lavoratori);
9) Io sviluppo e le attuali linee di tendenza nel campo delle conoscenze scientifiche e di ricerca;
14) le "specificità" del caso italiano e il
suo impatto sia con un quadro normativo
che deriva da un modello culturale-organizzativo centro europeo (fondato su
coordinate concettuali e ralazionali differenti) sia con l'integrazione europea.
Il combinarsi di tutti questi elementi, in
modo non sempre a priori prevedibile,
ma comunque sempre complesso e problematico, pone a mio avviso ai servizi
(ecco perché parlo di "punto di svolta")
l'esigenza di ridefinire la propria "missione" e quindi la propria identità. Molte
delle dieci variabili sopra ricordate sono
in situazioni fluide, di turbolenza, da
anni; ma, secondo me, é il 626 che funge
da catalizzatore, che fa scattare una reazione chimica che da tempo (almeno 718
anni) si stava preparando, ma che forse,
in molti casi, facevano fatica a leggere
perché gli occhiali monodimensionali
della vigilanza ci appannavano la chiarezza e il nitore della visione.
Ma allora, come ridefinire l'identità dei
servizi, su quali coordinate di fondo, su
quali idee-forza, se ammettiamo l'assunto che nella complessità presente e futura il solo strumento della vigilanza é inadeguato, se non ridefinito e integrato con altri?
Credo che tutto si giochi sull'accostamento di tre coppie di concetti, che vorrei proporre alla discussione anche in
modo provocatorio.
A) La prima coppia di concetti riguarda l'approccio alla prevenzione e si
concretizza in:
• passare dalla prevenzione contro alla
prevenzione con, assumendo cioè come
asse centrale della attività dei servizi la
considerazione che la prevenzione non
può essere solo imposta, non può fondarsi solo sulla vigilanza e sulla repressione dei comportamenti illegali, ma
deve anche basarsi sulla conquista dell'adesione della parti sociali, e in particolare dei datori di lavoro, alla gestione
corretta del rischio e dell'organizzazione
del lavoro, attraverso le attività di informazione, assistenza, formazione e, perché no, in modi e forme corrette e compatibili, di consulenza: ma se questo ultimo riferimento turba la coscienza, può
essere tranquillamente saltato, tanto
nulla toglie alla validità complessiva del
discorso;
• passare dalla vigilanza al controllo,
intendendo per controllo la prima verifi-
ca del funzionamento di un meccanismo
o di un sistema, l'individuazione delle
criticità che lo inceppano e ne causano
l'eventuale malfunzionamento, e quindi
l'intervento, adottando i diversi strumenti a disposizione, teso a riportarlo a un
adeguato livello di funzionamento. E gli
strumenti con cui intervenire, tutti di pari
dignità e importanza, da usare in modo
equilibrato e integrato nei diversi contesti, sono l'informazione, l'assistenza, la
formazione, la repressione dei comportamenti illegali.
B) La seconda coppia di concetti attiene al metodo e si concretizza nel:
• passare da un controllo solo sugli
oggetti (macchine, impianti, rischi chimici e fisici misurabili, ecc.) a un controllo anche sui processi, andando in
sostanza a "guardare" e "valutare" non
solo gli oggetti con cui si lavora, ma il
lavoro nel suo complesso;
• passare, di conseguenza, da un modello culturale e scientifico tutto basato sul
tecnicismo (medico, chimico o ingegneristico che sia) a un modello che recuperi anche la dimensione relazionale,
comunicativa, organizzativa, sociale
del lavoro;
C) La terza coppia di concetti ha a che
fare con il modo con cui gli operatori
vivono il loro lavoro e vedono e sentono il loro ruolo.
Si tratta in questo caso di:
• passare dalle tranquilizzanti certezze
sulla conservazione alle destabilizzanti incertezze del cambiamento, rimettendosi in gioco per la seconda volta (la
prima fu quando passarono ai servizi le
funzioni di vigilanza e già allora fu ben
presente, e però presto superata e sconfitta dagli operatori stessi, una certa
"resistenza al cambiamento");
• passare dal ruolo di vigilanti-controllori al ruolo di regolatori (di un sistema
di prevenzione che ha i suoi protagonisti
in azienda, nella bilateralità delle relazioni tra datore di lavoro e lavoratori,
affiancati da tutti gli altri soggetti che la
nuova normativa attiva) e di esploratori,
nel senso di andare a scoprire una complessità e una fluidità del problema prevenzione nelle aziende che si é disimparato a leggere, sotto l'effetto dell'eccessiva "semplificazione" indotta da una
gestione delle funzioni di vigilanza che
troppo spesso ha fatto dimenticare che,
come si diceva a Bologna nel 1983, la
vigilanza é uno strumento per fare prevenzione, un mezzo e non un fine.
Su queste coordinate di fondo vanno, a
mio avviso, ripensati, alle soglie del
2000, i nostri servizi, tenendo conto che
é ormai matura anche una riflessione su
quegli indicatori che servono per valutare il significato, l'utilità, il "rendimento" (sarà anche una parola che ci piace
poco, ma in questi momenti é meglio
non dimenticare mai che, per continuare
a esistere, dobbiamo dimostrare di essere utili, di avere un senso, di "rendere",
non in termini di entrate economiche ma
di risultato dei servizi pubblici, e quindi
anche dei nostri).
Questi indicatori sono:
1) accessibilità
2) continuità
3) adeguatezza
4) qualità tecnico-scientifica
5) efficienza
6) efficacia
7) accettabilità
8) impatto.
I nostri servizi, tenendo conto ovviamente dei vincoli imposti dalla carenza di
risorse, ma usando comunque al meglio
12
le risorse, ancorché a volte misere, di cui
dispongono, garantiscono, o si stanno
attrezzando per garantire, una performance soddisfacente rispetto a questi
indicatori?
Se così non é, anche questo punto, strettamente legato a quanto detto prima, va
messo al centro della nostra ricerca, della
nostra elaborazione, della nostra azione.
Credo di aver esposto in maniera abbastanza chiara e ampia il mio pensiero.
Vorrei dedicare le ultime righe di questo
contributo a un'ultima considerazione di
ordine generale: nel momento in cui operiamo una svolta e da un strada ci immettiamo in un'altra che cosa dobbiamo portarci dietro del nostro bagaglio e che cosa
dobbiamo lasciare dietro di noi?
Fuori di metafora, quali strumenti, quali
competenze, quali abilità, quali atteggiamenti sono necessari per affrontare il
nuovo percorso, e quali invece non ci servono più?
Credo che dobbiamo lasciarci dietro una
lettura ormai datata del nostro ruolo troppo appiattita sulla vigilanza "pura", troppo intrisa e incrostata in modo unidimensionale di questo pur importante e fondamentale strumento del nostro agire, e
così pure l'idea di un nostro ruolo "centrale" nel processo di prevenzione: il processo di prevenzione nei luoghi di lavoro
si giocherà sempre di più sulla bilateralità dei due soggetti sociali in campo, il
datore di lavoro e i lavoratori, mentre a
noi compete un ruolo (non certo di
secondo piano, né di scarso valore) di
orientamento, di indirizzo, di "regolazio-
ne" del sistema, di supporto, in particolare al soggetto più debole in questa bilateralità (che certamente equilibrata non é e
che vede un forte sbilanciamento di poteri e di conoscenze a favore dei datori di
lavoro) e cioè i lavoratori e i loro rappresentanti per la sicurezza.
Dobbiamo inoltre lasciare dietro di noi
una visione troppo riduttiva della prevenzione, fatta solo di soggetto materiali, di
grandezze quantificabili e misurabili, di
un'aderenza statica e rigida a standard,
altrettanto statici e rigidi, di sicurezza.
Dobbiamo invece portare le curiosità di
sperimentare strade nuove, la capacità
di misurarsi senza preconcetti in una
dialettica aperta con i nuovi soggetti
aziendali, l'abilità nel comunicare con
loro, l'attenzione all'uomo, alle relazioni, ai processi, alla loro dinamicità e al
loro continuo variare nel contesto e interagire col contesto.
Si tratta anche di riprendere alcuni strumenti di approccio alle condizioni di
lavoro e di lettura della realtà che avevamo messo da parte (perché non ci parevano più utili e necessari, ma superati
dalla disponibilità di altri strumenti)
come ad esempio la capacità di relazione
con i gruppi omogenei, o con ciò che
essi sono diventati a metà degli anni `90.
Non é un patetico "come eravamo" é
invece l'esigenza di riappropriarci di
tutte le competenze che l'operare nel
campo della prevenzione nell'Italia alle
soglie del Duemila, con tutte le sue contraddizioni e complessità, ci richiede di
mettere in campo.
TANTO RUMORE
PER NULLA ?
di Fabrizio Magrelli
La legge n. 447 del 26/10195 ha posto le
premesse per intervenire in modo concreto ed incisivo sulle cause dell'inquinamento acustico; tuttavia, come spesso
accade quando vengono promulgate
"leggi quadro", la sua reale valenza innovativa dipenderà da quanto sarà contenuto nei numerosi decreti Ministeriali previsti per renderla operativa.
sizione al rumore differenziati e sensibilmente inferiori a quelli provvisori;
La legge in questione ha senz'altro modificato in maniera rilevante il quadro legislativo preesistente, centrato essenzialmente sul Decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri dell' 113191 (per la
cronaca: Andreotti, su proposta del Ministro dell'Ambiente Ruffolo, e di quello
della Sanità De Lorenzo).
e) consentiva al Sindaco di permettere
attività rumorose temporanee (sia ricreative, quali concerti, che produttive, quali
cantieri edili o stradali) anche in deroga
ai limiti di rumorosità, sentito il parere
della USL;
Il decreto del `91:
a) fissava i limiti massimi di esposizione
al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno, in maniera differenziata per le ore diurne e per quelle notturne, oltrechè a seconda delle caratteristiche urbanistiche della zona, definite
provvisoriamente sulla base di classificazioni assai approssimative desunte da
leggi emanate con altre finalità più di
venti anni prima;
h) introduceva, oltre al limite di zona, un
limite di incremento della rumorosità
attribuibile ad una specifica sorgente
sonora rispetto al rumore di fondo (criterio differenziale) anche esso diverso per
le ore diurne e per quelle notturne;
c) dava mandato ai Comuni di procedere
ad una riclassificazione del proprio territorio in zone definite in base a più precisi criteri di classificazione urbanistica
(densità abitativa, presenza di ospedali e
scuole, tipologia delle attività lavorative
presenti, vicinanza con strade di grande
comunicazione, linee ferroviarie, aree
portuali etc.), prevedendo livelli di espo-
d) affidava alle Regioni il compito di stabilire direttive per la predisposizione da
parte dei Comuni di piani di risanamento (compito poi cassato dalla successiva
sentenza n 517 del 30/12/91 della Corte
Costituzionale);
f) stabiliva la procedura per la realizzazione dei piani di risanamento per le
imprese eccessivamente rumorose (anche
su questo argomento è intervenuta, in
senso limitativo, la sentenza della C.C.
già citata);
g) determinava le modalità e il tipo di
strumentazione per la misurazione del
rumore.
I limiti del Decreto Presidenziale furono
subito abbastanza evidenti, soprattutto
per quanto riguardava la sua incompletezza (campo di applicazione, interventi
solo su alcune cause dell'inquinamento
acustico, modalità di effettuazione delle
rilevazioni poco tutelante nei confronti
dei soggetti disturbati dal rumore, etc.)
sia per l'assenza di un sistema sanzionatorio ad hoc.
fronto con la grande abbuffata che ci
sarebbe stata solo pochi mesi dopo con il
D.Lgs. 277/91).
Per molti Servizi di Igiene Pubblica (e
per alcune sezioni dei PMP) il decreto
contribuì al passaggio (epocale) dalle
ispezioni basate essenzialmente sui cinque sensi naturali ad una metodologia
operativa in cui finalmente si introduceva il supporto di un'adeguata strumentazione tecnico-scientifica e si standardizzavano i criteri di valutazione.
Relativamente ai problemi connessi con
l'inserimento di piccole attività lavorative (officine, carrozzerie, laboratori artigianali etc.) o di servizi nel tessuto cittadino, la verifica del rispetto dei limiti
previsti per il criterio differenziale può
avere contribuito a risolvere anche non
pochi casi di inquinamento acustico
localizzato, e aver garantito la giusta
quiete a famiglie a ragione disturbate
dallo stridio della sega del falegname,
dalla battitura delle lamiere del carrozziere, dalla vicina discoteca, dal fragore
dei compressori di impianti di condizionamento a servizio di 3 piani ad uso ufficio di edifici di tipo misto, graziosamente collocati (senza alcun accorgimento
tecnico) sul terrazzo di copertura degli
stessi, immediatamente sopra le camere
da letto degli appartamenti sottostanti
(esperienza personale, con incremento di
1 7 dBA di rumorosità ad impianto di
condizionamento acceso D.
Rispetto alle grosse problematiche di
inquinamento acustico che interessano la
collettività o almeno sue quote significattive (e che dovrebbero pertanto essere
l'oggetto prioritario dell'intervento di un
Servizio di Igiene Pubblica), quali il traffico autoveicolare, ferroviario, l'assetto
urbanistico delle città, la qualità dei
materiali di costruzione delle abitazioni
etc., il Decreto Presidenziale del 1991
non forniva invece strumenti per interventi efficaci.
Nell'attuazione concreta, il Decreto produsse effetti positivi e negativi.
Non conosco dati inerenti la predisposizione da parte di Comuni dei piani di
risanamento acustico, ma credo di non
sbagliare nell'affermare che possano
contarsi agevolmente sulle dita di poche
mani i Sindaci che abbiano portato a termine l'opera (propedeutica alla definizione dei piani) di classificazione in
zone del territorio comunale.
Inizialmente rappresentò soprattutto una
buona occasione per molti improvvisati
"consulenti ambientali" per rodare i propri strumenti in approssimative rilevazioni fonometriche e in ancora più
improbabili piani di risanamento aziendale (un antipasto, certamente, a con-
Al contrario, è probabile che non pochi
Comuni, a decreto emanato, avranno continuato a comportarsi come quello di
Roma (negli anni precedenti all'insediamento di Rutelli), consentendo l'edificazione di abitazioni per migliaia di cittadini a ridosso del Grande Raccordo Anula-
13
re o dello stabilimento industriale della
Centrale del Latte!
Il decreto del `91, infine, potrà passare
alla storia per sue esilaranti applicazioni
(puntualmente riportate in modo ironico
dalla stampa quotidiana) nei confronti
del canto del gallo, dell'abbaiare del barboncino della signora dell'appartamento
sottostante, dei rintocchi delle campane
del parroco, che avrebbero potuto trovare migliore collocazione nel programma
Mediaset "Forum" e più appropriata
valutazione nella esperienza giuridica
del giudice Licheri.
La legge 447195, entrata in vigore il
29/12/95 durante il Governo Dini,
modifica sostanzialmente il quadro definito dal Decreto Presidenziale del `91,
poichè:
a) precisa e amplia le definizioni relative
ai fenomeni acustici, delineando ad
esempio la tipologia delle sorgenti sonore fisse, introducendo il valore limite di
emissione per le stesse, prevedendo
valori di attenzione e di qualità;
h) elenca i provvedimenti utili per la
limitazione delle emissioni sonore (prescrizioni tecniche, procedure di collaudo, interventi attivi e passivi di riduzione
del rumore, piani di trasporto, pianificazione urbanistica etc.);
e) introduce la figura del "tecnico competente" abilitato all'effettuazione delle
rilevazioni del rumore e alla redazione
dei piani di risanamento acustico, definendone i titoli di studio o professionali;
d) stabilisce le competenze di Stato,
Regioni, Province e Comuni;
e) impone ai Comuni l'adozione di piani
di risanamento acustico, qualora negli
stessi siano superati i valori di attenzione, e la redazione di una relazione biennale sullo stato dell'inquinamento acustico;
f) viene richiesta una documentazione di
impatto acustico in caso di realizzazione, modifica o potenziamento di aereoporti, strade, discoteche, circoli privati e
pubblici esercizi in cui siano installati
macchinari o impianti rumorosi, impianti sportivi e ricreativi, ferrovie, tranvie,
metropolitane etc;
g) viene richiesta una valutazione previsionale del clima acustico delle aree in
cui saranno insediate scuole, asili nido,
ospedali, case di cura e di riposo, parchi,
nuovi insediamenti residenziali prossimi
alle opera illustrate al punto f ;
h) viene richiesta documentazione di
I4
previsione di impatto acustico per le
domande di concessione edilizia di attività produttive, sportive, ricreative, commerciali polifunzionali, oltrechè in sede
di abilitazione all'utilizzazione di detti
immobili e di autorizzazione all'esercizio;
i) vengono previste sanzioni di natura
amministrativa in caso di superamento
dei valori limite di emissione e di immissione (max = £.10.000.000), in caso di
violazione del previsto regolamento di
esecuzione in materia di inquinamento
acustico da traffico veicolare, ferroviario, aereo etc. (max = £ 20.000.000), in
caso di mancata ottemperanza ad ordinanze contingibili ed urgenti emanate, in
caso di eccezionali ed urgenti necessità
di tutela della salute pubblica o dell'ambiente, dal sindaco, dal presidente della
Provincia o della Giunta Regionale, dal
prefetto, dal Ministro dell'Ambiente o
dal Presidente del Consiglio dei Ministri, nell'ambito delle rispettive competenze (max = £ 20.000.000), fatte salve
eventuali aspetti di rilevanza penale, ai
sensi degli articoli 650 e 659 del Codice
Penale;
I) vengono attribuite funzioni di controllo alle Province (che le esercitano attraverso la locale struttura dell'A.R.P.A.) e
ai Comuni, per alcune importanti funzioni amministrative;
m) si impone alle Aziende di presentare
piani di risanamento acustico entro 6
mesi dalla classificazione del territorio
comunale.
Che giudizio dare sulla legge ?
Innanzitutto, come premesso all'inizio,
molto dipenderà dai contenuti dei vari
decreti Ministeriali che renderanno operativa la legge, riassunti nella tabella 1.
Va subito rimarcato il fatto che, le scadenze previste per l'emanazione dei vari
Decreti risultano al momento della stesura di queste note ampiamente disatte-
se. Di fatto, l'unico elemento innovativo
della legge 447195 entrato in vigore è la
disposizione contenuta nell'articolo 12,
che vieta per la radiodiffusione sonora c
televisiva, dal 291121196, la trasmissione
di sigle e messaggi pubblicitari con
potenza sonora superiore a quella ordinaria dei programmi.
Per il resto, si apre, sui contenuti di ogni
singolo decreto, una partita di difficile
svolgimento ed esito, tra interessi non
solo non immediatamente e facilmente
ricomponibili, ma neanche semplicisticamente attribuibili in blocco ad istitizioni, schieramenti politici, classi, ceti,
corporazioni etc., essendo espressione di
bisogni, percezione del rischio e valori
culturali molto "trasversali".
Fissare oggi dei limiti di esposizione di
zona che possano realmente garantire, in
tutte le stagioni (estate compresa, in cui
è naturale vivere e dormire con le finestre
aperte, cosa ignorata dal Decreto del `91)
livelli di inquinamento acustico compatibili con il diritto ad un sonno riposante, a
comunicare con il prossimo, ad ascoltare
musica o leggere un libro senza l'interferenza del rumore di fondo del traffico
veicolare, dopo decenni di abusivismo
selvaggio, di mancata volontà o capacità
di gestione del territorio da parte di molti
Comuni, appare possibile solo mediante
profonde modifiche nell'assetto urbanistico delle città e nell'organizzazione
della vita quotidiana.
Se infatti è relativamente semplice fissare dei limiti di emissione per tipi specifici di sorgente sonora, sulla base della
migliore tecnologia adottabile, (cosa
realizzata o in via di realizzazione a
livello Europeo per molte macchine per
lavori edili e stradali, per tosaerbe, per
apparecchi domestici etc., mediante
direttive già in parte recepite in Italia); se
abbastanza semplice potrà essere la realizzazione di barriere fonoisolanti o
fonoassorbenti (per quanto costosa e in
alcuni casi nemmeno semplice) a proteg-
Tabella I
Ulteriori adempimenti di competenza dello Stato
Scadenza
Adempimento
Provvedimento
Entro 2916196
Definizione dei criteri e delle modalità per I'a- Decreto
deguamento degli impianti a ciclo continuo Interministeriale
alle soglie di rumore indicate dalla normativa. Ambiente Industria
Entro 2919196
Individuazione dei limiti massimi
di esposizione al rumore
Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri
Individuazione delle tecniche di rilevamento Decreto
e misurazione dell'inquinamento acustico
interministeriale
Ambiente con
Industria, Sanità,
Lavori Pubblici e
Trasporti
Identificazione dei requisiti acustici delle sor- Decreto Presigenti sonore e dei requisiti acustici passivi dente del Considegli edifici e dei loro componenti
glio dei Ministri
Entro il 29112/96
Determinazione dei requisiti acustici delle
sorgenti sonore di sale da ballo
e di spettacolo
Decreto Presidente del Conciglio dei Ministri
ndividuazione dei criteri di misurazione del
rumore emesso da imbarcazioni di qualsiasi
natura e contenimento dell ' inquinamento
acustico
Decreto
Interministeriale
Ambiente
e Trasporti
Determinazione dei criteri per la predisposi- Decreto
zinne, da parte delle società e degli enti Ministero
gestori di servizi pubblici, dei piani di conte- Ambiente
nimento e abbattimento del rumore
Approvazione dei regolamenti di esecuzio- Decreto Presine, distinti per sorgente sonora, relativi alla dente della
disciplina dell'inquinamento acustico deri- Repubblica
vante dal traffico dei veicoli, degli aerei, dei
treni e delle imbarcazioni
Entro il 2916197
Determinazione dei requisiti acustici e dei
criteri di installazione dei sistemi di allarme
e sulle caratteristiche sonore dei sistemi di
refrigerazione
Decreto Intermin. Lavori Pubblici di concerto
con Industria e
Trasporti
Definizione dei criteri di misurazione del
rumore emesso dagli aereomobili e disciplina del contenimento dell'inquinamento acustico
Decreto Intermin.Ambiente di
concerto con
Trasporti
gere gli abitati dal rumore del traffico ferroviario o di autostrade o strade a scorrimento veloce; non c'è dubbio però che
non tutte le opere di risanamento acustico
di un territorio potranno essere realizzate
in modo relativamente indolore.
Non mi voglio riferire in particolare ai
casi più eclatanti di centri abitati sorti a
ridosso di aree aereoportuali, situazione
di incompatibilità ambientale talmente
macroscopica (anche per motivi di sicurezza cd inquinamento atmosferico) da
lasciare pochi margini per soluzioni di
compromesso.
Il problema a livello di fasce estese di
popolazione sorge, almeno nelle grandi
città e nella stagione calda, per sorgenti
di inquinamento acustico molto più diffuse, quali il traffico veicolare "normale" (sia di giorno che di notte), o la presenza di una serie di esercizi lavorativi e
di servizi (ristorazione, mercati rionali,
depositi, rimesse autoferrotranviarie
etc.) i cui orari di attività tardo-serale o
notturna creano oggettive difficoltà di
compatibilità con i diritti dei residenti.
Nelle grandi città il rispetto dei limiti
indicati già nel D.M. del `91, peraltro
non certo restrittivi, difficilmente potrà
essere perseguito senza consistenti interventi di ridefinizione e ricollocazione di
molte attività, di limitazioni del traffico
locale e di attraversamento, di interventi
sulla pavimentazione stradale, di controlli sulla velocità e sulle emissioni acustiche dei veicoli etc.
Importante, in quest'ottica, sarà anche
quanto contenuto nel D.P.C.M. che
dovrà definire i requisiti acustici passivi
degli edifici e dei loro componenti,
essendo ormai largamente diffusa, almeno nell'edilizia economica e popolare,
l'utilizzazione di tramezzature, infissi,
serramenti, di bassissima qualità fonoisolantc, che oltre ad annullare completamente il concetto di "privacy", amplificano ed esaltano non solo i rumori esterni, ma anche quelli prodotti dal funzionamento degli impianti della stessa abitazione (acqua, scarichi, ascensori etc.).
Relativamente al sistema sanzionatorio.
non sembra che le sanzioni amministrative previste (efficaci nei confronti di un
piccolo artigiano o a livello condominiale) siano di entità tale da scoraggiare i
grossi "inquinatori acustici" privati (non
credo che una grande discoteca, ad
esempio, possa essere terrorizzata dal
pagare qualche milione all'anno di
multe; figuriamoci poi la Società gestrice di un'autostrada); ulteriore effetto
deterrente, casomai, potrebbe aversi
combinando diffide dell' Autorità Sanitaria con la denuncia ai sensi dell'art. 659
ed eventualmente 650 del C.P.
15
Qualche considerazione anche sull'introduzione della figura del "tecnico
competente", chiaramente mutuata da
quella del "medico competente" dei
D.Lgs. 277/91 e 626194, ma molto meno
caratterizzata sia sotto il versante dei
requisiti professionali necessari per il
suo svolgimento che per quanto riguarda le responsabilità.
Se da un lato anche questa esigenza di
migliore definizione della professionalità
occorrente per svolgere funzioni di controllo ambientale nel campo dell'inquinamento acustico rimanda alla sempre
più pressante necessità di definire l'iter
formativo della figura (o meglio delle
varie figure) di "tecnico della prevenzione" e inserirlo istituzionalmente sia
all'interno delle strutture pubbliche
deputate alla vigilanza che nelle schiera
delle attività di consulenza alle imprese;
dall'altro, nell'immediato, scarica sulle
Regioni (e quindi anche sul loro Coordinamento) la responsabilità di definire criteri omogenei di valutazione delle
richieste che perverranno loro per poter
espletare l'attività di tecnico competente.
La legge, peraltro, delega alle Regioni
numerosi adempimenti, che avrebbero
dovute avere soluzione entro il 291121196,
riportati in dettaglio nella tabella 2; particolari funzioni amministrative di controllo vengono previste anche per le Province
(tabella 3).
Anche per le Regioni è presumibile immaginare, stante inoltre la mancata adozione
dei decreti Ministeriali, che la data indicata sia passata senza l'assunzione di nessun
provvedimento legislativo.
Tuttavia, sembra opportuno ricordare
che la Regione Lazio (una volta tanto)
aveva provveduto a emanare con Delibere di Giunta, prima della legge 447195,
degli atti di indirizzo e coordinamento
riguardanti:
• criteri generali di classificazione acustica del territorio (DGR 7804 dei
13110193);
• disciplina del rumore prodotto da attività temporanee (DGR 151 del 3111195)
• redazione dei piani di risanamento acustico
comunali
(DGR
2694
del]' 1 1141195)
che per quanto, per vari motivi, rimasti
ampiamente disattesi, possono tuttavia
rappresentare un utile punto di partenza
per la messa a punto delle disposizioni di
competenza regionale.
Relativamente alle competenze delle
Regioni, è importante sottolineare il problema della creazione della rete di servizi di controllo, strettamente intrecciata
16
alla vicenda riguardante l'istituzione
delle Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente (ARPA), ben lontana,
in molte Regioni, dall'aver trovato idonea soluzione.
E evidente, in proposito, la necessità di
potenziare quantitativamente e qualitativamente il personale e la strumentazione
che dovrà transitare all'ARPA dai PMP e
dai Servizi di Igiene Pubblica, già del
tutto insufficienti, nel Lazio e presumibilmente anche in diverse altre Regioni,
a fornire risposte adeguate e tempestive
restando ai soli problemi connessi alla
vigilanza (non di rado peraltro ostacolata dalle stesse Direzioni Generali delle
Aziende USL con pesanti limtazioni alla
possibilità di svolgimento dell'attività di
controllo nelle ore serali e notturne).
Importante infine è anche il ruolo attribuito dalla legge ai Comuni, le cui competenze sono riportate nella tabella 4.
Fondamentale è l'esplicitazione non solo
del coordinamento degli strumenti urbanistici ma anche del controllo che deve
essere effettuato sul rispetto della normativa per la tutela dell'inquinamento
acustico all'atto del rilascio delle concessioni edilizie e delle licenze ed autorizzazioni di esercizio: per tanti scempi
"acustici" perpetrati negli anni passati
spesso non è stato possibile individuare
specifiche responsabilità (amministrative e penali) di Dirigenti e funzionari
comunali.
Ovviamente non sarà facile, specie per i
piccoli e medi Comuni, attivare in tempi
brevi tutte le funzioni di valutazione e di
controllo tecnico previste dalla legge.
In particolare, poi, viene da chiedersi chi
provvederà ad elaborare ed attuare, nei
grandi e nei piccoli Comuni, l'indispensabile piano di rilevazioni fonometriche
propedeutico alla classificazione del ter-
ritorio comunale e all'adozione dei piani
di risanamento, dato che, stame la modifica della natura giuridica delle USL
apportate con i D.Lgs. 502/92 e 517193,
i Servizi territoriali di Prevenzione non
possono essere più considerati organi
tecnici automaticamente a disposizione
del Comune.
É ipotizzabile la stipula di convenzioni,
in cui presumibilmente avranno un grosso ruolo Università, CNR, ENEA etc.
Tuttavia, sarebbe delittuoso se le future
organizzazioni territoriali dell'ARPA e i
Dipartimenti di Prevenzione delle
Aziende USL (che probabilmente possiedono dati significativi ricavati dagli
interventi comunque svolti in questi
anni) venissero escluse (o peggio si
autoescludessero) dalla possibilità di
fornire consulenze qualificate in tale
processo conoscitivo, sia sotto l'aspetto
delle rilevazioni ambientali che per indagini epidemiologiche ad hoc.
Particolare rilevanza, infine, riveste l'adeguamento dei regolamenti locali di
igiene e sanità (peraltro in molti Comuni
non più riaggiornati da anni se non, addirittura, inesistenti). In base all'esperienza
maturata in questi anni, si ritiene che si
debba evitare che l'organo tecnico comunale di controllo (quale?) venga travolto
da una richiesta generalizzata di rilevazioni fonometriche per i più svariati ed
incredibili motivi, raramente in grado di
qualificarsi come problema di sanità pubblica, rientrando invece in una sfera di
interessi più propriamente privati.
Dovrà quindi essere chiaramente stabilito il principio che sarà ii produttore di
emissioni sonore (sia esso il responsabile di un'attività lavorativa o del funzionamento di un impianto) a dover dimostrare il rispetto dei limiti di legge su
richiesta dell'autorità di controllo.
Tabella 2
Adempimenti delegati alle regioni.
Tabella 4
Competenze dei comuni
• Definizione dei criteri (comprese modalità, scadenze e sanzioni) sulla base dei quali i Comuni
devono dividere il territorio per zone di rumore, in previsione di conseguire i valori di qualità:
• Classificazione del territorio comunale.
• Indicazione dei poteri sostitutivi in caso di inerzia dei Comuni.
• Individuazione delle modalità per controllare il
rispetto, da parte dei Comuni, delle norme sull'inquinamento acustico, anche al momento del
rilascio di nuove concessioni edilizie, di licenze o
autorizzazioni all'esercizio etc.
• Individuazione di eventuali ulteriori criteri
(oltre quelli già previsti dalla legge) da sottoporre ai Comuni per la predisposizione dei piani di
risanamento acustico.
• Individuazione dei criteri e delle condizioni per
l'individuazione, da parte dei Comuni turistici, di
soglie di rumore inferiori a quelle indicate dalla
legge.
• Definizione delle modalità per il rilascio delle
autorizzazioni comunali in caso di manifestazioni
o lavori temporanei rumorosi.
• Individuazione delle competenze delle province
in materia di inquinamento acustico.
▪ Organizzazione della rete dei servizi deputati
al controllo.
• Individuazione dei criteri per la predisposizione
delle relazioni di valutazione dell'impatto acustico.
• Individuazione dei criteri per stabilire le priorità
negli interventi di bonifica acustica del territorio.
Tabella 3
Competenze delle province
• Funzioni amministrative in materia di inquinamento acustico previste dalla legge 816190 n. 142
(rilevamento, disciplina e controllo delle emissioni sonore in ambiti territoriali ricadenti nel territorio di più Comuni ricompresi nella
Circoscrizione provinciale, utilizzando le strutture dell'ARPA).
• Ulteriori funzioni assegnate dalla legge
Regionale.
PERCHÉ
CONTINUIAMO
A PROPORRE
• Coordinamento degli strumenti urbanistici.
' Adozione dei piani di risanamento.
• Controllo del rispetto della normativa per la
tutela dall'inquinamento acustico all'atto del rilascio delle concessioni edilizie (di impianti e infrastrutture adibiti a attività produttive, sportive,
ricreative, postazioni di servizi commerciali polifunzionali), dell'abitabilità, dei provvedimenti di
licenza o di autorizzazione all'esercizio (di attività
produttive).
• Adozione di regolamenti per l'attuazione della
disciplina statale e regionale per la tutela dall'inquinamento acustico.
• Rilevazione e controllo delle emissioni sonore
prodotte dai veicoli.
' Adeguamento dei regolamenti locali di igiene e
sanità o di polizia municipale, prevedendo apposite norme contro l'inquinamento acustico, con
particolare riferimento al controllo, al contenimento e all'abbattimento delle emissioni sonore
derivanti dalla circolazione degli autoveicoli e
dall'esercizio di attività che impiegano sorgenti
sonore.
• Autorizzazione, anche in deroga ai valori limite,
per lo svolgimento di attività temporanee o di
manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, e per spettacoli a carattere temporaneo
owero mobile.
• Controlli amministrativi relativamente all'osservanza delle prescrizioni attinenti il contenimento dell'inquinamento acustico prodotto dal
traffico veicolare e dalle sorgenti fisse; controlli della disciplina relativa al rumore prodotto
dall'uso di macchine rumorose e da attività
svolte all'aperto; controlli della disciplina e
delle prescrizioni tecniche relative al rilascio di
concessioni edilizie, licenze, autorizzazioni
all'esercizio etc.
Perché è di proprietà di SNOP ed è
stato sviluppato all ' interno dei servizi
Perché è modulare, ora gestisce 22
diversi archivi tematici, e in futuro
potrà adattarsi ai nuovi modi di lavorare.
Perché abbiamo curato l'inserimento
dei dati per renderlo semplice e veloce
Perché viene continuamente aggiornato: è possibile ora registrare i
nominativi degli addetti alla sicurezza,
RLS, responsabili aziendali
Perché è possibile analizzare in ogni
momento le attività del Servizio e
produrre statistiche ed elenchi.
Perché non è accettabile che un Servizio nel 1997 non disponga di un
programma che funziona in rete
Perché permette di integrare le attività
degli operatori di diversi Servizi e ogni
Servizio sappia quello che fa l'altro.
Perché è a basso costo e non esige PC
con grandi risorse
Perché è prevista assistenza gratuita via
E-mail.
Una copia dimostrativa, perfettamente funzionante per 2 anni e con un
massimo di 2.000 aziende inseribili, può
essere scaricata da
ftp:J/www. am bl av. i t>
(circa 700 Kb compressi)
Più tradizionalmente rivolgersi a
istituto Ambiente Europa
MILANO
02/27002662
17
SICUREZZA
E GLOBALIZZAZIONE
DEI MERCATI
Un interessante e istruttivo contributo
per meglio comprendere le tendenze della
organizzazione del lavoro in rapporto con
la sicurezza e i diritti dei lavoratori
di Sergio Bologna
Ringraziamo Medicina Democratica per
avere concesso la pubblicazione di questo contributo di Sergio Bologna, presentato a Milano ad un recente Convegno sulla figura di Giulio Maccacaro.
Questo articolo, speriamo il primo di
una lunga serie, vuole riportare l'attenzione sui riflessi dei cambiamenti dell ' organizzazione sulle condizioni e quindi anche sui rischi da lavoro.
Sul prossimo numero, il contributo di
Pietro Greotti della FILLEA di Brescia
sul caso edilizia.
Il tema che mi accingo a trattare é molto
complesso: come le trasformazioni del
sistema economico e del modello produttivo hanno indebolito, fino in certi
casi a vanificarla, la possibilità dei lavoratori e dei prestatori d'opera in genere,
di tutelare
• i loro diritti fondamentali
• il valore della loro forza-lavoro e
delle loro conoscenze
• la loro salute e sicurezza.
Il sistema economico moderno è stato
definito come "globalizzazione dei
mercati", il sistema produttivo come
"post-fordismo", al posto della grande
fabbrica concentrata è intervenuta "l'impresa a rete", al posto della rigida struttura organizzativa si é cercata incessantemente la flessibilità.
Poiché ho a disposizione poco spazio,
vorrei spiegarmi con un esempio banale,
tratto dal settore dell'attività economica
di cui mi occupo, da più di dieci anni,
come ricercatore e consulente, il settore
dei trasporti di merce e della logistica.
Un settore, detto per inciso, che offre un
punto di osservazione privilegiato su
l8
tutti gli altri settori della produzione e
della distribuzione di beni, perché tutti
questi settori, bene o male, debbono spostare merce. 11 settore dei trasporti e
della logistica è alla base del processo di
globalizzazione. Molti credono che la
globalizzazione sia stata resa tecnicamente possibile dalla telematica e che i
mercati mondiali siano collegati virtualmente da reti dove si trasferiscono messaggi e informazioni, con uomini che
stanno seduti davanti a uno schermo. Ma
questa é, come dire, solo una faccia della
medaglia. Si dimentica che l'altra faccia
è il trasferimento fisico delle merci e che
questa operazione é opera in primo
luogo di uomini, essendo ancora un'attività labour intensive, di tecnologie, di
sistemi organizzativi, che sono stati sottoposti negli ultimi vent'anni a un forte
processo d'innovazione. E un settore
dove lo spazio viene fisicamente e non
virtualmente attraversato, dove la giornata lavorativa è in genere di 24h su 24,
per 365 giorni l'anno e dove la razionalizzazione e la deregolamentazione
hanno a tal punto spinto in alto la produttività, che i prezzi del servizio sul
mercato sono tali per cui tra il portare a
Milano un container pieno da Singapore
o un camion carico da Bari non c'é
molta differenza. Questa vera e propria
"rivoluzione tecnologica dei trasporti"
ha consentito la globalizzazione, perché
i costi di un sistema a rete globale sono
diventati quasi pari a quelli di un sistema
a rete locale. Potete immaginare, per
raggiungere questo risultato, quale
grado d'intensità della prestazione sia
stato necessario estorcere alla forzalavoro.
Ma veniamo al nostro esempio, per
entrare nel tema della flessibilità.
Fig. 1 Qui voi vedete un camion con il
suo autista, uno di quelli che a migliaia
incontrate ogni giorno sulle autostrade.
In realtà é un'impresa a rete perché si
compone di vari pezzi a ciascuno dei
quali cor r isponde o può corrispondere
un soggetto giuridico diverso.
Fig. 2 11, primo pezzo: la motrice con
autista. E in genere una ditta artigiana,
una cosiddetta impresa monoveicolare,
di quelle che in gergo vengono chiariate
"padronci ni".
Fig. 3 Secondo pezzo: il pianale, ossia il
rimorchio sul quale viene appoggiata
l'unità di carico; questo mezzo in genere
appartiene a una società che li noleggia
senza o assieme alle unità di carico;
salvo rari casi, il proprietario di questo
mezzo è diverso da quello che é proprietario della motrice.
Fig. 4 Terzo pezzo: l'unità di carico, cassa
mobile o container, che può appartenere a
tanti soggetti, a una società che le affitta,
allo spedizioniere, al mittente della
merce, al destinatario della merce, a una
società di trasporti, a un prestatario di servizi logistici conto terzi e così via.
Fig. 5 Quarto pezzo, il carico. che appartiene allo speditore in caso di vendita
franco destino, ma può appartenere al
ricevitore in caso di vendita franco fab-
IJ
Figura I
Figura 2
brica o, più comunemente, allo spedizioniere al quale vengono pro-tempore trasferiti i diritti di proprietà della merce
(da quando é prelevata dal magazzino
del mittente a quando è consegnata al
deposito del ricevente) e che ne risponde
di fronte al committente.
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Figura 5
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Figura 4
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Lo spedizioniere, o come si usa dire
oggi, l'integratore logistico, é il quinto
soggetto (fig. 6), che qui é stato raffigurato col simbolo del computer, il più
importante di tutti, quello che ha il compito di comporre il puzzle, di organizzare questo microsistema; in moltissimi
casi questo é un elemento tipico del
post-fordismo e non è proprietario di
nessuno dei mezzi tecnici necessari a
realizzare il trasporto. E il tessitore della
rete, ma attenzione, non di una rete stabile ma di una rete che si può comporre
e scomporre a ogni viaggio.
Come voi ben capite, ciascuno degli elementi della rete è intercambiabile, in
quanto ciascuno di questi elementi afferisce a un diverso mercato. Lo spedizioniere può scegliere tra tanti padroncini,
può ricevere l'incarico da tanti committenti o come si dice in gergo "caricatori",
può ricorrere a tante società che affittano
casse mobili o container e il proprietario
della merce può scegliere tra tanti spedizionieri. Quindi, ricapitolando (fig. 1)
questi "bisonti" che hanno l'apparenza di
un veicolo di trasporto, sono in realtà
delle imprese a rete; su quelle ruote
viaggiano diversi soggetti giuridici, ciascuno dei quali afferisce a un mercato
specifico, sono. in un certo senso, un
capolavoro di flessibilità.
Se invece di un trasporto stradale avessimo scelto un trasporto ferroviario, marittimo o aereo, la cosa sarebbe identica, il
sistema sarebbe organizzato allo stesso
modo.
Poniamo ora il caso che il pianale (fig. 3)
agganciato alla motrice, e sul quale sta
appoggiata l'unità di carico con dentro la
merce, abbia le lampadine dello stop
difettose, e che il nostro autista debba
fare una frenata brusca. mentre percorre
un'autostrada a velocità sostenuta. Il veicolo che lo segue, non avvertito dalle
luci dello stop di chi io precede, lo tamposa violentemente, con danni alle cose
e alle persone. La responsabilità sarà
dell'autista, che é partito fidandosi dell'efficienza del mezzo che gli è stato
affidato oppure, accortosi dei difetti, per
non perdere i soldi del viaggio, ha fatto
finta di niente sperando in Dio di arrivare a casa sano e salvo. Mettiamo che lo
speditore abbia stivato male il carico
nella cassa mobile (fig. 4 ), che il carico
si sposti bruscamente a una frenata,
oppure in una curva, determinando il
ribaltamento del veicolo. Ancora una
19
volta la responsabilità ricadrà sulla
microimpresa artigiana, cioè sull'autista.
Se malauguratamente in quell'incidente
l'autista dovesse perdere la vita, l'evento
non sarà classificato come incidente sul
lavoro ma sarà archiviato come incidente stradale.
Quello che vorrei dimostrare, con questo
esempio, é che il sistema flessibile é un
sistema nel quale, in caso di eventi che
richiedono la titolarizzazione di una
responsabilità, o semplicemente la
messa in discussione di un contratto o di
alcune clausole del medesimo, i soggetti
coinvolti hanno la possibilità di sfuggire
al vincolo, salvo il più debole.
Non solo, il sistema flessibile e il sistema in cui la rete può essere scomposta e
ricomposta alla fine di ogni operazione,
è un sistema fatto di esistenze effimere,
che allenta l'obbligatorietà del rispetto
del vincolo contrattuale, che porta intrinseco un meccanismo di degrado della
moralità commerciale. Questo spiega la
grande crisi delle forme negoziali di rapporto, spiega la crisi del bargaining. Il
soggetto sta da solo davanti alla sua controparte: si pensi ai lavoratori autonomi.
alla difficoltà che incontrano nel tutelare
i loro interessi, i loro diritti, stante la loro
atomizzazione e la mancanza di norme
giuridiche di riferimento in una società
nella quale il diritto del lavoro é ancora
esclusivamente pensato come regolamentazione del lavoro salariato. Ma si
pensi anche alle difficoltà di una piccola
impresa artigiana o di qualunque piccola
impresa di servizi a farsi pagare la fattura da un cliente inadempiente. Secondo
le norme del codice civile, il committente ha mille e una possibilità di contestare una fattura. Se il sistema a rete fosse
un sistema stabile, l'interlocutore almeno sarebbe sempre lo stesso e la consuetudine del rapporto creerebbe di per se
una norma. Ma l'interlocutore cambia in
continuazione e quindi la richiesta si
stempera in microrivendicazioni che,
singolarmente prese, non valgono la candela di un conflitto. Di più, il sistema
flessibile rende il conflitto tecnicamente
impraticabile, la ritorsione del soggetto
danneggiato è organizzativamente irrealizzabile, salvo casi particolari. Le conseguenze di questa situazione sono
duplici sul piano dell'organizzazione
sociale.
1) Quanto più debole é il sistema del
bargaining tanto più forte è il ricorso
alle vie giudiziarie; assistiamo quindi a
un'impressionante giuridicizzazione dei
rapporti sociali; la cultura dei rapporti
tra soggetti economici e sociali sta
diventando una cultura esclusivamente
formalistico-giuridica; l'agire democratico, il sistema della convivenza e del conflitto, sono letti soltanto con la lente
20
della norma scritta; la delega della
società civile all'ordine giudiziario è
tanto più forte quanto più é incapace la
società civile di autotutelarsi nel commercio quotidiano.
2)-Quanto più il sistema si compone di
microoperatori, egualmente deboli,
quanto più diventa un sistema di incerte
responsabilità, quanto più il sistema,
globalizzandosi, perde il riferimento a
un ordinamento giuridico unitario (il
diritto globale non esiste ancora ma
soprattutto non esiste alcuna autorità in
grado di farlo rispettare), tanto più l'ordinamento mafioso appare come il più
appropriato a far rispettare il vincolo
contrattuale. La rete infatti è tenuta in
piedi non da un unico contratto forte, la
regia non sta in mano a un soggetto
potente, che fa rispettare le regole, impone l'ordine e le gerarchie. ma si stempera in una pluralità di microcontratti tra
soggetti egualmente deboli.
Anche in questo caso occorre fare una
netta distinzione tra il livello finanziario,
dove assistiamo a una sempre maggiore
concentrazione, e il livello operativo,
industriale, distributivo dove la tendenza, a mio avviso, per qualche anno ancora, sarà quella in direzione di una miniaturizzazione del soggetto economico. La
ragione è molto semplice: con il sistema
a rete si generalizza il rapporto in termini di servizio, il lavoro salariato si trasforma sempre più in lavoro autonomo e
questa é stata negli ultimi vent'anni di
esperienza del post-fordismo la strada
maestra per prolungare la giornata lavorativa e per sottrarre alla forza-lavoro,
sia quella ad alta intensità di sforzo fisico, sia quella ad alta intensità di conoscenze specialistiche, il potere di coalizione e quindi lo strumento della negoziazione sindacale.
Su questi temi, in una prospettiva concreta di riproposta della coalizione e del
mutualismo del lavoro non salariato, sta
lavorando la Libera Università di Milano
Figura 6
e del suo Hinterland, intitolata a Franco
Fortini, l'intellettuale, il poeta, il saggista, che, come Giulio Maccacaro, ha
dato un contributo indimenticabile a una
prospettiva di democrazia radicale in
questa città.
Purtroppo mi manca il tempo, di affrontare il tema del rischio nel settore dei trasporti, che avrebbe potuto drammaticamente esemplificare alcune delle proposizioni che ho enunciato. Chiudo solo
con un'osservazione sul modo in cui le
istituzioni affrontano questo problema.
Da quando si sono moltiplicati gli incidenti con perdita di molte vite umane
(es. il naufragio del traghetto Estonia nel
Mare del Nord) il tema della sicurezza
nei trasporti è stato messo all'ordine del
giorno in Europa. La tesi è che la responsabilità maggiore degli incidenti,
nell'80% dei casi, è attribuibile al fattore
umano e in effetti questo dato statistico
sembra difficilmente contestabile, per
cui non vale proprio la pena, ogniqualvolta succede un incidente grave, dividersi tra "colpevolisti" e "innocentisti",
come è accaduto nel caso recente dell'uscita dai binari del "Pendolino" alla stazione di Piacenza. Il problema consiste
nel paradigma interpretativo dell'enunciazione che dice: la maggioranza degli
incidenti è attribuibile al fattore umano.
Infatti, nella pratica corrente, questa
enunciazione serve a giustificare una
serie di interventi in direzione della sicurezza, che servono puramente ad aumentare lo stock di capitale informatico presente nel settore: sistemi di controllo
satellitare, modelli di gestione del traffico, software di monitoraggio de] rischio,
simulatori elettronici di situazioni d'emergenza ecc.. Tutti sappiamo invece
che l'incidenza del fattore umano negli
incidenti è dovuta al fattore umano, per
effetto delle misure di riduzione del
costo del lavoro, alla riduzione degli
organici negli equipaggi, alla riduzione
del personale nelle piattaforme di movimentazione della merce, alla riduzione
delle manutenzioni (che rimangono
un'attività ad alta intensità di lavoro) e di
conseguenza al sovraccarico di lavoro e
di tensione nervosa dei prestatori d'opera che non sono ancora stati ritenuti
"esuberanti", oltre naturalmente alla
scarsa professionalità della manovalanza
cui vengono affidati sistemi complessi,
come per esempio una nave. Ciononostante il teorema che quanto minore é la
presenza umana in un sistema, tanto più
il sistema è sicuro, gode di incontrastato
prestigio.
Questa è la filosofia della sicurezza, una
filosofia che rischia di far cadere ormai
anche le ultime difese del buon senso in
un mondo dove, tra i tanti pericoli di
catastrofe, certo il maggiore é quello che
viene dalla corporazione degli "esperti".
SEMINARIO
CYBERSNOP
riservato ai soci
MILANO giugno 1997
Dario Tagini
sito Internet di Ambiente e Lavoro
http:/www.amblav.it
Alberto Baldasseroni
fax 055-4224405
[email protected]
SNOP
CONVEGNO NAZIONALE
DIPARTIMENTO DI
PREVENZIONE E ARPA
N
Z
ottobre 1997
SNOPA PARIGI
Il 17 dicembre 1996 si è svolta a Parigi,
alla Maison de la Chimie, la manifestazione del cinquantenario della legge istitutiva della Medicina del Lavoro in Francia, con una giornata di incontro e seminari sulla situazione attuale.
La giornata era organizzata in tre momenti: al mattino un Convegno sulla situazione attuale della prevenzione e della vigilanza in Francia, al pomeriggio cinque
ateliers sui diversi aspetti prevenzionistici, in serata l'assegnazione dei premi per
la Medicina del lavoro.
Alla manifestazione è stata invitata a partecipare, tramite la CPE, SNOP, per portare il contributo dell'illustrazione del
modello prevenzionistico italiano. La
giornata è iniziata con una dura protesta
dei CONTROLEURS du Travail di fascia
B (in Francia la vigilanza dipende dal
Ministero del Lavoro e degli affari sociali ed è esercitata dagli ISPETTORI, laureati, e dai CONTROLLORI, diplomati,
suddivisi in tre fasce funzionali) che
aspettano da oltre sei anni l'applicazione
contrattuale e il riconoscimento professionale (mi sono sentito a casa!).
Con civiltà e durezza i colleghi hanno contestato il Ministero e hanno chiamato alla
solidarietà ispettori c medici del lavoro.
La mattinata si è così articolata i:
• il punto sulla valutazione del rischio (la
391 è stata introdotta in Francia nel
1992!) in particolare la presentazione
dell' "Inchiesta Sumer", seconda indagine nazionale (la prima è del 1987) sulle
condizioni di lavoro e della sicurezza.
• un aggiornamento sugli strumenti di
valutazione, in particolare sulle matrici
rischio/occupazione e sul lavoro nei trasporti (il blocco dei camionisti brucia
ancora in Francia);
• un forte accento sulla cooperazione tra
ispettori e medici del lavoro (che dipendono dai datori di lavoro, anche se
all'interno di una norma nazionale)
come strumento di progresso e sviluppo
della prevenzione (oh guarda un po'
dove stanno arrivando anche i cugini
transalpini!).
Dopo un delizioso repas, ci si è suddivisi in 5 Ateliers, con oggetto la valutazione dei rischi (VR):
1. la VR nelle PMI, dove eravamo stati
invitati a parlare;
2. precarietà del lavoro e VR
3. VR e organizzazione interna ed esterna delle imprese;
4. VR e attrezzature di lavoro;
5. malattie professionali e VR.
riferimenti
Flavio Coato (Veneto)
tel. 045-6769427 fax 045-6700347
Luigi Salizzato (Emilia-Romagna)
tel. 0547-352183 fax 0547-645060
Giuliano Tagliavento (Marche)
tel. 071-7130407 fax 07 1-7 1 30405
LA SCUOLA
DI SALUZZO
La nostra relazione, presentata sul
modello italiano di vigilanza e sulla
metodologia di intervento per piani programmati e per comparti ha stupito e
interessato una platea molto compresa
nella necessità dell'interprofessionalità e
nella debolezza di un modello che vede
le professionalità sanitarie separate da
quelle giuridiche e di vigilanza.
Affascinante per noi l'estrema comprensione dell'interconnessione tra problematiche sociali e contrattualistiche e
sicurezza e salute dei lavoratori.
Credo che un serio confronto a livello
comunitario farebbe bene a tutti.
La Sezione SNOP Piemonte si è lanciata in un'avventura affascinante ma...
Grazie ad un finanziamento della Fondazone della Cassa di Risparmio di Saluzzo cittadina storica arroccata sulle colline del cuneese, ricca di storia e di cultura, votata alla formazione ed al perfezionamento delle professioni, stiamo
avviando, come Sezione Piemontese un
Progetto di Scuola Permanente di Formazione in Sicurezza e Prevenzione in
Ambiente di Lavoro.
Si inizierà dalla primavera 1997 con un
progetto, costruito insieme alla Regione
Piemonte per l'aggiornamento degli
operatori dei Servizi di Prevenzione e
Sicurezza sugli Ambienti di Lavoro delle
Aziende USL del Piemonte, attrezzando
i locali messi a disposizione dal Comune
di Saluzzo e le attrezzature e l'assistenza
dell' Azienda USL 17.
Si proseguirà con l'incontro autunnale
della CPE (l'associazione europea degli
operatori della prevenzione) in preparazione del Congresso di Rimini 1998.
Poi è tutto da riempire, ma lo spazio è
ampio.
Andrea Dotti
Andrea Dotti
21
MATERIALI DI LAVORO
AREE DISMESSE
di Enrico Cigada
Gli interventi sulle aree dismesse per
problemi di ambientali in alcune zone
stanno prevalendo sugli interventi sulle
attività produttive in atto.
Una ragione "buona" è che la crescita di
attenzione da parte delle imprese per i
problemi dell'ambiente riduce il rischio
che comportamenti attuali siano fonte di
gravi danni.
Una ragione "cattiva" è che deve essere
recuperato quanto è accaduto per comportamenti irresponsabili del passato,
comportamenti che del resto facevano
parte di una cultura dell'ambiente che
stiamo ormai superando.
La crescita di attenzione sulle aree industriali dismesse nasce da alcuni episodi
di inquinamento molto gravi e si sta
estendendo, in un'ottica più preventiva,
dal momento in cui si accertano i segni
della contaminazione al momento della
dismissione di un'area industriale.
• Sono da indagare situazioni passate ed
in particolare quello che è stato fatto
negli anni anteriori agli anni `80,
quando si è iniziata una politica
ambientale, oltre a quello che è stato
fatto da veri e propri criminali anche
negli anni seguenti sino ad oggi con
smaltimenti clandestini o comunque
non sicuro dei rifiuti.
L'art.17 del D.Leg.22197 sui rifiuti, pur
rimandando a successivi decreti (da
emettere entro il 1/6197), definisce precise responsabilità e obblighi per la bonifica dei siti inquinati. Le responsabilità
sono affidate a Comuni, Province,
Regioni e Ministero con la collaborazione degli organi tecnici (ARPA-USL).
La ricerca dei siti inquinati pare invece
un compito dei servizi territoriali di
vigilanza (USL e ARPA).
22
Devono essere chiariti due aspetti:
l.quali indagini (e quindi con che oneri)
vanno effettuate per cercare contaminanti occulti.
2.chi paga le indagini
Manca una normativa che preveda l'onere di una indagine a carico dell'impresa
che dismette un impianto, simmetrico
all'obbligo di una autorizzazione al
momento dell'avvio e ovviamente mancano normative con livelli di intervento
minimo obbligatorio.
L'intervento deve essere multidisciplinare e flessibile:
"-multidisciplinare, in quanto le professionalità interessate sono molteplici
quanto possono esserlo gli aspetti del
problema: chimici, geologici, biologici,
sanitari, fisici, agronomici, urbanistici....
-flessibile, in quanto la variabilità delle
situazioni oggettive che si hanno da
affrontare richiede di dosare l'impegno
sia di conoscenza del fenomeno che di
intervento di bonifica, in funzione della
intrinseca pericolosità o rischio che il
sito inquinato comporta. Vale a dire, non
ci sono ricette valide comunque, dovunque e sempre, come non ci sono abbiettivi di risanamento costanti ed eguali per
tutte le situazioni." (Paolo Jean Azienda
Usi Milano)
La regione Lombardia nel giugno 1992
ha pubblicato il manuale "Aree industriali dismesse", prodotto da un ampio
gruppo di operatori e che dà indicazioni
sulle modalità di indagine con attenzione
anche agli aspetti della sicurezza sia per
gli operatori incaricati delle indagini che
per gli addetti alle bonifiche.
La flessibilità di cui si è parlato deve
significare la previsione di passi succes-
sivi, definiti in base al tipo di attività
insediata ed ai passati usi dell'area da
interrompere al momento in cui si è raggiunto un sufficiente grado di certezza.
Se l'area risulta inquinata si seguiranno
le procedure previste dall'art.17 del
D.Leg.22/97 e gli interventi di bonifica
conseguenti, mentre se la situazione è
riconosciuta come accettabile la si potrà
svincolare da obblighi di bonifica.
Concludo riprendendo le premesse:
-La vigilanza sulle aree industriali
dismesse è una attività di grande impegno e di grande rilevanza per i Servizi di
prevenzione, almeno sino a quando non
si sarà recuperato tutto quanto è stato
fatto in passato di sbagliato, sia per
carenza di cultura dell'ambiente, di normative, di vigilanza.
-Tale attività richiede molte competenze
ed anche deve tenere in gran conto gli
aspetti della sicurezza sia per gli operatori incaricati delle indagini che per le
imprese che effettueranno la bonifica. Se
sarà l'ARPA a seguire gli aspetti
ambientali sarà necessario mantenere
uno stretto rapporto con i Dipa r timenti
di Prevenzione per gli aspetti della sicurezza ed igiene del lavoro e per gli aspetti di igiene del territorio.
-Questo intervento, modesto rispetto alla
complessità del problema, non può essere l'ultimo. Le esperienze di alcune
regioni (Toscana, Piemonte, Lombardia)
devono essere condivise e SNOP è uno
strumento di condivisione di esperienze
SCHEMA
Intervento sulle aree dismesse
L'intervento sulle aree dismesse
tende ad accertare l'assenza di rischi
per quanti riuseranno l'area e per
l'ambiente, in particolare per la falda
acquifera sotterranea.
Un prima fase dovrà prendere in
esame la storia dell'area per quanto
ricostruibile attraverso la memoria o
meglio la documentazione reperibile.
Questa ricerca permetterà di localizzare piu' facilmente i punti critici ove
in passato sono stati presenti impianti potenzialmente pericolosi per il
suolo o depositi di materiali pericolosi o anche discariche di rifiuti.
La documentazione sulle reti di servizi, ed in particolare sulla fognatura,
è un altro strumento per facilitare il
successivo lavoro di analisi.
Seguire in ogni caso le indicazioni
regionali contenute nel manuale
"Aree industriali dismesse - caratterizzazione dei rischi ambientali e
standard tecnici per la messa in sicurezza e la bonifica degli impianti"
Milano, giugno 1992
•condizioni di sicurezza degli stoccaggi (aree pavimentate e coperte,
serbatoi, raccolta di eventuali versamenti...)
•contenuto attuale e passato dei serbatoi interrati, prove di tenuta.
•contenuto attuale e passato di altri
depositi
•stato dei pozzi
• valutazione del tipo di materiale
presente nelle fognature
•stato di pozzetti, cunicoli.... da riempire, materiale eventualmente presente, stato del terreno sottostante
•il cemento amianto presente deve
essere censito e ne deve essere valutato lo stato di conservazione.
• l'amianto in matrice friabile che
andrà valutato e successivamente
rimosso con le procedure di legge.
•la situazione delle denunce dei PCB
ai sensi del DPR 216188, l'avvenuta
comunicazione di dismissione, la previsione di smaltimento.
dati raccolti dovranno fare riferimento a planimetrie dell'area in scala
opportuna.
Indagini preliminari sul campo
Se emerge la possibilità della presenza di strutture interrate potenzialmente inquinanti o di depositi di
materiali pericolosi si dovrà procedere ad una ricerca che potrà iniziare con indagini di tipo fisico (radarmagnetiche-elettromagnetiche).
Anche prove penetrometriche, utili
anche per le future edificazioni possono dare indicazioni sulla qualità del
sottosuolo.
Indagini sul campo dei gas interstiziali prsenti nel terreno prelevato possono dare indicazioni sulla presenza
di sostanze organiche volatili ed indirizzare ulteriori indagini. Sulla base
dei dati raccolti si procederà alla
definizione del piano di controllo
dell'area che prevederà anche dei
prelievi di terreno superficiale e di
terreno profondo in punti ritenuti a
rischio.
L'intervento
dovrà anche accertare che:
•non sono presenti depositi di rifiuti e
residui lasciati dalle attività precedenti
• non sono presenti impianti con
sostanze pericolose
•non sono presenti serbatoi interrati abbandonati
•non sono presenti pozzi per acqua
abbandonati né pozzi perdenti
•le fognature non sono ingombre da
residui della precedente attività
•non sono presenti fosse, cunicoli,
ambienti sotterranei abbandonati e
potenzialmente pericolosi
•non è presente amianto in matrice
friabile né cemento amianto per
pareti, impianti o coperture
•non sono presenti trasformatori o
altre apparecchiature contaminate
con PCB
•non sono presenti sorgenti radioattive (es. parafulmini radioattivi, rivelatori di fumo...)
Accertamenti analitici
Sulla base dei dati raccolti si procederà alla definizione del piano di
controllo dell ' area che prevederà
anche dei prelievi di terreno superficiale e di terreno profondo in punti
ritenuti a rischio.
1 campioni saranno analizzati per
valutare la presenza di sostanze pericolose, in relazione ai passati usi.
Una parte dei campioni dovranno
essere sottoposti a prove di cessione per valutare il rischio per le
acque sotterranee seguendo le indicazioni regionali. La Regione Lombardia, come hanno già fatto altre
regioni, con delibera 118196 ha definito degli standard di qualità dei
suoli a cui riferirsi e definito dei criteri di accettabilità.
Questi esami analisi dovranno essere effettuati da un laboratorio qualificato a cura del soggetto obbligato
all'indagine.
Si ritiene opportuno che almeno il
10% delle analisi siano verificate dal
laboratorio del PMIP.
Nel caso che fossero presenti
occorrerà valutare:
•quantità e qualità dei rifiuti presenti, controllando la loro registrazione
sui registri di carico e scarico
Sulla scorta di una valutazione ragionata dei risultati di cui sopra una
parte dei campioni (attorno al 10%)
sarà sottoposta a controanalisi a
spese del proprietario dell'area dal
PMIP di Milano.
23
DONNA SALUTE
E LAVORO
UN FOTOMANUALE
GALLERIE E VIADOTTI
Il Decreto 645/96 che ha recepito la direttiva europea sulla tutela delle lavoratrici
gestanti, puerpere ed in allattamento ha
suscitato subito commenti ipercritici sulla
questione delle "competenze", ovvero la
rimessa in gioco dell'Ispettorato del Lavoro in questa materia, malgrado la nota
Sentenza della Corte.
Il rischio vero è invece un altro: sottovalutare le importanti novità e la tenuta di vecchi e nuovi diritti in tempi non certamente
facili, che questa normativa ha posto.
La legislazione italiana di tutela della
lavoratrice madre era già migliore della
media delle legislazioni UE; ma le novità
introdotte con questo Decreto potranno
produrne " indirettamente" effetti positivi
per tutte le lavoratrici italiane.
La valutazione dei rischi , l'informazione
finalmente dovranno essere non "asessuate" ( arl.4, comma l) ma "specifiche".
Per l'articolo 5, qualora i risultati della
valutazione rivelino un rischio per la
salute e la sicurezza delle lavoratrici, il
datore di lavoro dovrà adottare le necessarie misure per evitare l'esposizione,
modificando temporaneamente condizioni e orario di lavoro.
Sono rimaste le attuali disposizioni sul
lavoro notturno, in controtendenza alla
voglia di flessibilità totale e questo è il
risultato anche delle mobilitazioni.
Su semplice domanda: esami prenatali,
accertamenti clinici, visite mediche specialistiche possono essere eseguite in
orario di lavoro, senza (le infinite e umilianti) contestazioni.
Ambiente e Lavoro e SNOP Lombardia
hanno colto l'opportunità di fare conoscere questo Decreto, rinnovando il Dossier Donna Salute e Lavoro del 1990.
Il Vademecum di 128 pagine esamina i
nuovi diritti, anche in rapporto ai precedenti; contiene i testi del D.Lgs 645/96 e
delle principali norme; esamina la "specificità femminile" in 20 settori produttivi e di servizio e per i rischi più comuni.
Nella parte generale vengono affrontati
anche temi di grande attualità quali lavoro e menopausa , le condizioni di salute
e lavoro delle donne extracomunitarie, la
questione dell'AIDS, il lavoro notturno,
la prevenzione dei tumori.
Una grande occasione di informazione e
partecipazione per tutte le lavoratrici per
fare vivere le grandi conquiste sociali e
normative di questi anni.
Fasi costruttive e rischi lavorativi
attraverso le immagini
numero speciale di Ti con Erre sicurezza sociale - settembre 1996
a cura di Vincenzo Zummo,
Stefano Trefoloni, Paola Magneschi,
Sonia Baccetti
rif. Ambiente e Lavoro
tel. 02-26223120 - 26254338
fax 02-26223130 - 27002665
24
Nei lavori di costruzione della tratta
della direttissima Firenze-Roma, per la
parte relativa alla sola USL cli Montevarchi (circa 27 kilometri di cui 10 in
galleria), lavori che sono durati poco più
di tre anni c mezzo (dalla fine del 1987
alla metà del 1991) e per i quali sono
stati impiegati circa 1500 lavoratori, si
sono avuti 430 infortuni, di cui 10 gravi
e 8 mortali. Non in tutte le grandi opere
vi è stata questa ecatombe.
Il problema è come sapete tutti molto
serio e l'applicazione della nuova direttiva cantieri deve professionalizzare gli
operatori della prevenzione ad affrontare
non solamente i rischi "tradizionali" del
fare edilizia ma anche quelli di grandi
opere: viadotti, gallerie per metropolitane, parcheggi, autostrade. ferrovie, etc.
Giubilei, alte velocità, lavori di ripristino
del territorio: questo il nostro futuro del
progetto sicurezza in edilizia e quindi vi
consigliamo di procurarvi questo libro.
Questo bellissimo catalogo commentato, nato grazie all'occhio (anche fotografico) degli operatori toscani cambia
infatti giustamente l'approccio ai temi
della sicurezza.
Non solo parole, ma soprattutto immagini chiare, formative e informative che in
nodo immediato esaminano tutti i luoghi: dai servizi e le strutture igienico
assistenziali e tutte le fasi di lavoro per
la costruzione dei viadotti: palificazioni,
posa di plinti, costruzione, trasporto e
posa delle travi e delle varie tipologie di
tecniche per le costruzioni di gallerie:
artificiali prestavate, post-scavate e
naturali.
Per ogni fase vi sono foto e osservazioni
positive e negative su quanto si evidenzia nelle immagini.
Un bel libro di formazione alla osservazione e alla proposta di soluzioni per
lavorare finalmente in sicurezza.
Per averlo
Regione Toscana, Giunta regionale
Dipartimento della Sanità e delle
politiche per la salute
Tel 055/4383350
Fax 055/4383127
SICUREZZA IN CAVA
Un manuale per la prevenzione e la
sicurezza nelle cave di Valtellina
e Valchiavenna
Un Manuale a più mani o meglio a più
scalpelli:
'Provincia di Sondrio - Servizio Cave e
Torbiere;
"Regione Lombardia - Servizio cave e
gestione materiali inerti;
• Associazione Nazionale Ingegneri
Minerari (ANIMA );
'Politecnico di Torino - Dipartimento
Georisorse e Territorio;
' Università di Bologna - Dipartimento di
Ingegneria Chimica,
' Mineraria e delle Tecnologie
Ambientali;
•Azienda ASSL n. 9 Sondrio.
Esempio di vera e riuscita interdisciplinarietà, unica possibilità di rendere viva
la parola prevenzione, soprattutto in un
campo così complesso e a elevato
rischio,
L'intento esplicito del Manuale (240
pagine ricche di illustrazioni e disegni
tecnici) è offrire una chiave di lettura
chiara dei principi generali dell' ingegneria meccanica, della sicurezza e dell'igiene sanitaria nei cantieri delle attività
di cava.
Importante il richiamo al fatto che già il
"progetto dei lavori" deve essere inteso
come lo strumento tecnico in grado di
garantire una attività e un ambiente di
lavoro " intrinsecamente" sicuri.
Dalla stabilità geomeccanica dei fronti
di abbattimento o di cava, ai metodi di
coltivazione, perforazione, movimentazione materiali, alla scelta degli impianti più idonei: tutto deve essere esaminato
prima in fase di progetto per potere lavorare dopo in sicurezza.
Vi troverete anche: studi mirati sugli
infortuni, protocolli di sorveglianza sanitaria, procedure operative e note sui
dispositivi di protezione personale idonei.
Ringrazio Roberto Pattarin e i colleghi
della ASSL cli Sondrio, che hanno contribuito con la loro esperienza all'uscita
di questo volume e l'hanno regalato alla
redazione SNOP,
Rif.
ASSL n°9 Sondrio
Tel 0342/521418
Fax 03421521534
MATERIALI DI LAVORO
AGRICOLTURA
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Materiali audiovisivi da utilizzare nelle
iniziative di informazione rivolte agli
agricoltori
rif. Lamberto Veneri SPASL USL
via della Rocca 19 47 1 00 Forlì
tel. 0543/733544 fax 0543/733501
Linee guida per la valutazione dei rischi
nella P.A.
opuscolo a cura dell'ISPESL
rif. F. Benvenuti ISPESL
via Fontana Candida 1 0040
Monteporzio Catone
tel. 06-9418425 fax 06-9419453
Indagine mirata sulle cause dei gravi
infortuni
rif. Lia Orlandini Regione Toscana
tel. 055-4383535 fax. 055-4383508
AMIANTO
Video sulla demolizione in sicurezza dei
materiali con amianto
rif. Teresio Marchi SPISAL ASL 12
via Pasini 36 30175 Marghera
tel. 041-932755 fax 041-932211
CARTOTECN1CA
Soluzioni contro il rumore
rif. UOPISLL ASL 3 Villa Ankuri.
Massa a Cozzile
tel. 0572-917622 fax. 0572-917655
DONNE - SALUTE e LAVORO
Per applicare pienamente la legislazione
nuova: i Decreti 626 e 645 che ha recepito la direttiva 92/85/CEE sul miglioramento della sicurezza e della salute sul
lavoro delle lavoratrici gestanti. puerpere e in periodo di allattamento.
Dossier Ambiente supplemento al n. 37
Documento sull'applicabilità del 626
nella Pubblica Amministrazione : l'organizzazione del servizio di prevenzione e
protezione.
rif. Nadi Serretti Dipartimento di Prevenzione ASL 12
via Pascoli 8 56100 Pisa
te]. 050-28095 fax 050-40941
In corso di stampa il Dossier n. 38 di
Ambiente e Lavoro dedicato alla analisi dei rischi e delle soluzioni nei
Comuni
ORTOFRUTTA
Risultati di una indagine del Sindacato e
della ASL di Trento
rif. Diego Faccinelli
FLAI- CGIL e FISBA CISL del Trentino
via Muredei 8 38100 Trento
tel. 0461-303911
RIFIUTI SOLIDI URBANI
Valutazione delle forze richieste nella
movimentazione de g li RSU
tel 02-26223120 - 26254338
fax 02-26223130
rif. Carlo Gozzini e Filippo Capponi
UOPISLL ASL 12, via Pascoli 8 56100
PISA
tel. 050-28095 fax 050-40941
LAPIDEI
VETRO ARTISTICO
Materiale del Corso sulla sicurezza nei
settore lapideo per le
RLS
rif. Rita Ansuini Azienda USL via Garibaldi 92. 55045 Pietrasanta
tel. 0584-791598 fax 0584-792065
Documento su valutazione dei rischi e
liste di controllo
rif. Mauro Valiani Azienda USL
via Barzino 3 50053 Empoli
tel. 057 1 -700077 fax 0571-700020
Videocassetta di formazione per le RLS
in collaborazione con gli
SPISAL delle USL di Verona e di Bussolengo.
per informazioni : Vincenzi Audiovisivi.
via della Siderur g ia 4
37139 Verona
tel. 045-85 1 095 1 fax. 045-85 1 0485
VETRO LAVORATO A MANO
Opuscolo di orientamento per Yapplicazione del Decreto 626 frutto della collaborazione tra lo SPISAL della USL i l
e I' Associazione Artigiani di Venezia.
rif. Franco Ranzato - Associazione Artig
iani di Venezia
tel. 041- 5284230 fax 041-5228909
25
THE
SIXTH EUROPEAN
WORK HAZARD
CONFERENCE
EUROPEAN
The Sixth European Work Hazard Conference, organised by the European
Work Hazard Network (EWHN) has
been hcld in The Netherlands (Egmond
aan Zec, 50 Km north from Amsterdam), on 14-16 March.
More than 280 delegates, coming from
23 European and non European Countries, participated in the Conferente.
In addition to "traditional" EWHN delegation, the sixth Conference gained the
participation of delegates from Brazil,
Cuba. Costa Rica, India, Namibia,
Japan, Ukraine, Panama and USA.
The distribution of delegates is shown
by following Table l :
Country
Netherlands
England
Denmark
Italy
Austria
Germany
Finland
Spain
Scotland
Ukraine
Frante
Ireland
USA
Cuba
Greece
Belgium
Brazil
Costa Rica
Japan
Luxembourg
Namibia
India
Panama
Total
Delegates
78
56
44
18
16
13
12
10
6
5
4
4
4
2
2
282
The genera] theme of the Conference
has been "Work, fit for people".
Previous Conference, in Riccione (Italy)
stated "Organising the Change" as the
main goal for the EWHN : the Dutch
Conference wantcd to stress that the
Change should be towards a way of organising the work that must be"it for peopie" instead to have workers "in for job".
After a day dedicated to workplace
26
visits (Food Industries, Constructions,
Rotterdam Docks, Broadcasting and
others), and to a Steering Group meeting
in which both Conferente "last minute"
prohlems and future of the Network Has
been Discussed, the Conferente started
officially on Friday evening, opening
with a mime performance representing
the struggle of workers throughout
Europe again.st work hazards.
After that, plenary session opening speeches by Hans Boot (on behalf of EWHN),
Erik Carlslund (European Union) and
Ralph Quigley (European Trade Union
Council) faced from each point of view
the theme of the Conferente.
The Conference works continued on
Saturday morning with the so-called
"Fringe Mcetings": collateral self-organised meeting on severa] issues, based on
voluntary organisation and participation.
Here are some issues treated during
Fringe meetings:
Setting up Support Groups for RSI
patients; Suhstitution of concrete mould
release agents in Construction Industry;
Conseduence of the EMU for the issues
on Heaith and Safety; Health and Safety
of Homeworkers; Work related asthma;
Presentation of European Permanent
Committee for Professionals in
Labour Inspection (CPE) in which
also Italian SNOP delegation participated, and during which the 4th CPE
meeting, March 1998, Riccione (Italy)
was announced; Solvents teams forte
medical examination of OPS patients;
Occupational risks in time of pregnancy;
Training employees Work Councils on
Health and Safety issues; Legai fights
on OPS; SUBSPRINT in the Printing
Industry, also with the presentation of
Italian SUBSPRINT project results;
Sexual harassment; Outdoor workers
and skin cancer; Actual Developments in
European Occupational health Services;
Occupational Hazards in Chetnical Laboratories; Fragments on European health
and Safety Policy; European Works
Councils; Working Conditions, environmental health in the Russian Federation
and Centra] Asia; Occupational Exposure
Limits and Risk Management.
One particular coliateral activity has
hccn dedicated, rcgarding EWHN activities, to set up an electronic mai]
network, and a network of Internet
Home Pages among associations and
groups represented in the Conference.
Fringe meetings were planed also on
Sunday Morning, one hour alter the end
of workshops and before concluding
plenary session.
Many of these fringe meetings had a
good participation, and witl be reported
in the Conference proceedings.
Workshops, which are the most relevant
event in thc Confercnccs, started on
Saturday afternoon (14-17) and continued on Sunday Morning (9.30-1 l).
Each workshops has been organised by
a delegation, and has been part of a
wider "Action Programme".
During the preparation of the Conference, each Action Programme Co-ordinator assured that workshops are wel]
organised and match the generai theme
"Work, fit for people".
A preparatory document for each workshop was sent to each delegate before
the Conference, and in Egmond all
could follow the discussion about main
issues.
All workshops worked hardly in the
short time which was given, in order to
OUTLOOK
summarise the main statements to put in
the Charter (the "Statute" of EWHN,
approved in the Sheffield 4th Conference, 1992); from 10 to 20 people participated in each workshop, speaking in
English with whispering translation for
non English speakers.
There were 5 Action Programmes, with
the following workshops included:
1
HEALTH AN SAFETY IN
SMALL AND MEDIUM SIZED
ENTERPRISES
(A.P. Co-ordinator:
Gerhard Elsigan, Austria)
1.1 Risk Assessment in SMEs.
Co-ordinator: Graziano Frigeri, Italy
1,2 How to reach SMEs with occupatio
nal health and safety Information
Co-ordinator: Tony Geyer, Austria.
1.3 Internai Control for stimulating
good working conditions in SMEs
Co-ordinator: Matti Sundquist,
Finland
2. FITTING THE WORK
TO THE WORKER
(A.P. Co-ordinator:
Steen Sjoland, Denmark)
2.1 Fighting repetitious work
Co-ordinator: Niels Erik Danielsen,
Denmark
2.2 Responsiblc tcchnology
Co-ordinator: Jim Swan, Scotland
2.3 Health screening and health surveys
Co-ordinator: Thora Bendstrup,
Denmark
2.4 Fighting heavy lifting
Co-ordinator: Niels Erik Danielsen,
Denmark
P
3. HUMAN WORKING
ORGANISATION
(A.P. Co-ordinator:
Frank Barry, Ireland)
3.1 Stress
Co-ordinator: Peter Rozemond, The
Netherlands
3.2 Working hours
Co-ordinator: Steve Davison,
England
3.3 New management techniques
Co-ordinator: Frank Barry,
Ireland
3.4 Labour culture
Co-ordinator: Horst Czock,
Germany
4. WORKERS CLAIMING
HEALTHY WORKING
CONDITIONS
(A.P. Co-ordinator:
Carolin gi Bedale, England)
4.1 How to dea] with deregulation
Co-ordinator: Theo-Jan Heesen,
The Netherlands
4.2 Asbestos
Co-ordinator: André Cicolella,
Frante
5. CREATING INTERNATIONAL
SOLIDA RITY
(A.R. Co-ord i nator:
Nicotine Monsecs, The Netherlands)
The Co-ordinators of each action programme met workshops' Co-ordinators
between Saturday and Sunday to make
the point of the situation, and then all
workshops co-ordinators met before the
Sunday afternoon plenary session to
agree on how to present the results of ali
workshops.
At this meeting it was decidcd that for
each workshops the co-ordinator must
give a written reporl latest one month
after the end of the Conference, to put in
the proceedings with opening speeches,
fringe meetings conclusions and fina]
plenary session statements.
The fina] session was very innovative
and interesting: a journalist inierview
some participant forni workshops and
fringe meetings, to briefly comment the
most relevant issues, or even opinions,
coming from the discussion during the
Conference. It was something like a
EWHN "talk show" which changed in
better, at least in tny opinion, the way to
conclude a Conference.
In the next SNOP Magazine issues we'11
publish summaries of workshops and
fringe meetings preparatory documents
and conclusions, as they are available
from the Conferente proceedings, starting from the workshop 1.1 "Risk Assessment in SMEs, coordinated by Italian
delegation.
Graziano Frigeri
5.1 Work in a production chain
Co-ordinator: Nol Verhaaff, The
Netherlands
5.2 (merged irato 5.1)
5.3 The transfer of risks
Co-ordinator: Hans-Jurgen Schneider,
Germany
27
COMITATO PARITETICO PER L'INDAGINE
CONOSCITIVA SULLA SICUREZZA E L'IGIENE DEL
LAVORO DELLA CAMERA E DEL SENATO
NOTE SULL'AUDIZICNE SNOP
a cura di Laura Bodini
Presidente SNOP
SNOP nasce nel 1977 come Coordinamento degli operatori dei servizi territoriali di prevenzione; si formalizza come
Associazione a Bologna nel 1985, promuovendo anche l'omonima rivista arrivata oramai al numero 40.
Raccoglie adesioni in tutti i servizi di
prevenzione nei luoghi di lavoro delle
Aziende USL d'Italia.
Dal 1989 l'Associazione ha allargato i
suoi temi di interesse anche a tutta l'area
della prevenzione collettiva: sanità pubblica, ambiente, veterinaria.
In questi venti anni SNOP
ha promosso azioni
• di promozione della rete e del coordinamento dei servizi di prevenzione territoriale;
• di ricerca scientifica sui temi della
salute e sicurezza, organizzando gruppi
di lavoro, ricerche, seminari, materiali,
su tutti i principali comparti produttivi e
di servizio: analisi dei rischi, soluzioni e
bonifiche, protocolli di sorveglianza
sanitaria e ambientale.
• interventi di merito durante l'elaborazione sia di leggi nazionali e regionali,
28
sia di tipo organizzativo: interventi sulla
riforma della Riforma sanitaria, sui referendum sulle competenze ambientali,
sulle Agenzie per l'ambiente ed i Dipartimenti di prevenzione.
• contributi di elaborazione sul recepimento delle direttive dell'U.E.
Principali collaborazioni
• Commissione Senatoriale presieduta
dal sen. Lama di indagine parlamentare
sulle condizioni di lavoro;
• Coordinamento delle Regioni e Province autonome per la Prevenzione;
• Consulta lnterassociativa Italiana per
la Prevenzione;
• Organizzazioni sindacali;si ricorda la
produzione dei 15 manuali per le RLS
sui comparti produttivi, materiae che ha
vinto il I°Premio alla Fiera di Modena
nel 1996 come migliore materiale a
stampa di divulgazione scientifica;
• Organizzazioni imprenditoriali: Assolombarda, CNA;
• Organizzazioni ambientaliste: Ambiente
e Lavoro. Legambiente Greenpeace;
• Magistratura del lavoro sui temi delle
funzioni di vigilanza del Nuovo Codice
Il Comitato Bicamerale per l'Indagine
conoscitiva sulla Sicurezza e l'Igiene del
Lavoro (SNOP 40 pag. 24), ha iniziato i
lavori con un calendario piuttosto fitto.
SNOP è stata "auditar" tra i primi il 4
febbraio (dopo INAIL e ISPESL), poi è
stata la volta delle Regioni, dei Ministeri della Sanità, del Lavoro, delle forze
sociali, dell'Ass. Ambiente e Lavoro, di
AIAS, della CLIP e altri.
Dopo le audizioni la Commissione farà
indagini dirette con l'intento di concludere i lavori nella tarda primavera.
Nelle varie audizioni di cui abbiamo
conoscenza diretta vi è stata una coerenza di intenti assoluta sui temi di fondo
portati all'attenzione del Comitato:
- un forte investimento nel sistema prevenzione: risorse umane, formative e
tecnologiche;
- un coordinamento "romano", regionale e territoriale tra Ministeri, Assessorati, Agenzie, Dipartimenti e altri servizi ;
- una campagna di informazione pubblica e più importanza alla formazione;
- la necessità di una forte semplificazione legislativa e della elaborazione in
tempi rapidi di un Testo Unico.
Proposte non nuove per i nostri affezionati soci e lettori, ma sempre disattese.
Che sia la volta buona?
di Procedura Penale e sul regime sanzionatorio;
• singoli parlamentari;
• singoli ricercatori.
Iniziative scientifiche
SNOP ha organizzato in questi anni decine di iniziative scientifiche su tutti i principali comparii produttivi e i temi di interesse generale sulla sicurezza, l'igiene e la
tutela della Salute in ambiente di lavoro.
I punti principali
1) 11 permanere di una situazione disuguale in termini di risorse umane, formative e tecnologiche nelle varie Regioni e servizi territoriali di prevenzione, a
fronte di legislazioni nazionali chiare:
Riforma Sanitaria (1978) e Legge 502 e
seguenti di istituzione dei Dipartimenti
di prevenzione in ogni Azienda USL.
A questo fa riscontro da sempre una
mancanza di finanziamenti vincolati per
la prevenzione ( proposta CIPE 1987 il
5% dei Fondi Sanitari)
L'aziendalizzazione delle USL ha comportato da una parte un ulteriore depauperamento delle risorse economiche e
umane sia per ripianamenti di bilancio,
sia per la creazione nelle Aziende USL,
con medici del lavoro e tecnici prelevati
dai servizi territoriali di prevenzione e
vigilanza, dei Servizi interni di Prevenzione e Protezione e dei Servizi del
Medico Competente interno alle ASL
dovuti ai sensi del Decreto 626194.
Noi riteniamo indispensabile che nei criteri per la valutazione dei Direttori e dei
Managers delle Aziende USL venga
posta anche la loro "capacità" di organizzare ( o di disorganizzare ) i Dipartimenti
di prevenzione, che la legge prevede, e di
conseguenza tutte le funzioni di controllo, informazione e vigilanza relative per
tutti i campi della prevenzione.
Per tale ragioni abbiamo chiesto ed ottenuto dal Ministro della Sanità, On. Rosy
Bindi, di promuovere, in ogni Regione ed
in ogni Azienda USL, un'indagine sullo
stato dei servizi di prevenzione, i cui
risultati dovrebbero essere portati a conoscenza di queste Commissioni e di questo
Comitato dal Coordinamento delle
Regioni, oltrechè dal Ministro stesso.
A margine di questo problema occorre
tenere presente che, proprio per il ruolo
delicato di queste funzioni di vigilanza e
per il grande impatto sociale che la sicurezza e la prevenzione della salute in
ambiente di lavoro riveste, continuamente insorgono difficoltà operative nei
Servizi.
A tale proposito portiamo a conoscenza
del Comitato qualche esempio recente:
- La Regione Calabria ha deciso in
modo pretestuoso di togliere la qualifica
di ufficiale di polizia giudiziaria a tutti
gli operatori laureati dei servizi, medici
ingegneri e altri tecnici, trovando anche
assurdo consenso in un solerte funzionario del Ministero della Funzione Pubblica ( vedi interpellanza dcll' 11 dicembre
alla Camera dei Deputati degli Onorevoli Mauro, Gaetani, Oliverio, Olivo e
Bova a cui a tutt'oggi non è stata ancora
data risposta) .
- Funzionari della Azienda USL di
Udine sono stati assaliti durante una
inchiesta in una grande falegnameria da
una squadra della LIFE ( Liberi Imprenditori Federalisti Europei) vedi a proposito la nota allegata del dr. Paolo
Pischiutti.
- A Brescia l'Azienda USL definisce che
la vigilanza sulle proprie strutture deve
essere esercitata solamente dai responsabili e l'Ordine dei Medici della stessa
città ha ammonito un collega medico del
lavoro e ufficiale di polizia giudiziaria
per le attività scomode di controllo e
richiamo nei confronti dei medici competenti che non refertano e non denunciano le malattie professionali e che non
rispettano la periodicità definita per le
visite periodiche.
La domanda "a chi stiamo dando fastidio?" sorge spontanea a tutti gli operatori dei servizi di prevenzione nei luoghi
di lavoro di cui SNOP si fa portavoce,
rappresentando i medici del lavoro e i
tecnici che in questi venticinque anni
hanno deciso di operare, tra mille difficoltà, nella Pubblica Amministrazione
sui temi della salute e sicurezza dei
lavoratori.
2) Dopo il nodo essenziale della autonomia del Sistema prevenzione regionale e
territoriale attraverso una destinazione di
risorse certe, il secondo punto chiave è
quello delle competenze e del coordinamento tra i Ministeri interessati: Sanità,
Lavoro e Ambiente per citarne i Ministeri
più direttamente coinvolti su questi temi
ma potremmo anche suggerire:
- il Ministero dell'Industria per la direttiva macchine;
- il Ministero delle Risorse Agricole
sul tema del rischio in agricoltura e
zootecnia;
- il Ministero della Pubblica Istruzione,
Università e Ricerca per la grande importanza della formazione a tutti i livelli scolastici di base e specialistici;
- il Ministero della Cultura perchè finalmente dia avvio ad una campagna di
informazione a tutto campo: dagli spot e
manifesti di Pubblicità Progesso, alla
promozione di trasmissioni radio-televisive su questi temi con protagonisti ed
esperti, ad iniziative di raccordo tra i
diversi settori della formazione e dell'informazione.
A tale proposito SNOP ha già scritto una
lettera al Vicepresidente de] Consiglio
On. Walter Veltroni ( vedi rivista SNOP
n. 40 pagg.32 e 33), mentre sui temi
della formazione stiamo preparando una
nota per il Ministro Luigi Berlinguer.
Potremmo fare in modo che sulla Direttiva cantieri mobili (Decreto Legislativo
494 del 1996) inizi una campagna informativa nazionale, concordata tra Ministeri e Regioni. Questo Decreto non
interessa infatti solamente la Pubblica
Amministrazione, il mondo imprenditoriale, i lavoratori e le loro Associazioni,
ma anche i singoli cittadini che intendono edificare qualcosa.
In questi anni, in occasione di ogni recepimento di direttiva europea su salute e
sicurezza abbiamo dovuto assistere e
vivere la contraddizione tra I' indifferenza del legislatore per le competenze
medico-tecniche che da tempo sono
soprattutto nei servizi USL ed il continuo tentativo da parte del Ministero del
Lavoro di riappropriarsi di funzioni che
non è in grado di svolgere, nè dal punto
di vista delle forze numeriche e tecniche
(vedi a proposito i dati dell'inchiesta del
Sottosegretario al Lavoro Sen. Antonio
Pizzinato sulle forze dell'Ispettorato del
Lavoro). Quanto sarebbe stato più semplice potenziare e fare collaborare le reti
dello Stato e delle Regioni: ognuna per le
proprie vere e importanti competenze:
rapporti di lavoro ( Ispettorato) e salute e
sicurezza (USL)!
Sull'importanza di tale collaborazione
fattiva, consegniamo al Comitato una
importante nota del Presidente della
Regione Lombardia, Roberto Formigoni.
Vogliamo sottolineare inoltre l'importanza di mantenere in modo unitario, nei
servizi di prevenzione e vigilanza delle
AziendeUSL, sia le funzioni informative, formative e di assistenza a imprese e
lavoratori, sia quelle più strettamente di
vigilanza e controllo.Ovviamente non
quelle di consulenza che sono escluse.
In alcune situazioni vi è una pericolosa
tendenza invece a dividere questi due
importanti e complementari campi che
devono coesistere non solamente nello
stesso servizio, ma anche nella stesso
singolo operatore.
3) I1 terzo punto è la necessità di semplificare l'attuale legislazione soprattutto
per quanto riguarda le norme penali.
Se l'applicazione del Decreto 758 del
1994 ha semplificato - per la Magistratura - l'intervento penale in questo settore e sicuramente ha reso più chiaro per
gli operatori dei servizi i loro doveri,
ogni recepimento di direttiva cambia per
così dire le regole del gioco, rendendone
incerta una applicazione rigorosa: mutamenti continui, stesure complesse e di
incerta interpretazione, proroghe, differenziazioni vistose tra rischi e pene previste, fino alla vistosa dimenticanza del
raccordo tra 758 e 494 (recepimento
della direttiva cantieri).
E' auspicabile, a venti anni dalla Riforma Sanitaria, la stesura di un Testo
Unico che semplifichi questa materia,
così importante e ne renda effettiva
una applicazione rigorosa, definendo
una volta per tutte anche competenze e
funzioni.
Un Testo Unico che renda facilmente
aggiornabili le parti tecniche a seconda
dell'acquisizione di conoscenze scientifiche, che snellisca l'implementazione
delle direttive e delle linee di tutela che
provengono dal Parlamento Eu r opeo.
1~
29
COMITATO PARITETICO PER L'INDAGINE
CONOSCITIVA SULLA SICUREZZA E L'IGIENE DEL
LAVORO DELLA CAMERA E DEL SENATO
TESTO DELL'AUDIZIONE DELLE REGIONI
Il tema dell'igiene e della sicurezza
negli ambienti di lavoro collegato a
quello più generale della prevenzione,
deve costituire un grosso impegno culturale e organizzativo non solo per il Servizio Sanitario regionale e le sue strutture operative, ma anche e soprattutto per
il mondo imprenditoriale, i lavoratori, le
organizzazioni sindacali e gli altri soggetti istituzionali e non, a vario titolo
coinvolti.
L'impegno in questo settore degli assessorati regionali alla sanità e l'adesione al
coordinamento interregionale si é concrctizzato, solo nell'ultimo anno, nella
promulgazione del documento dei Presidenti delle Regioni e delle linee guida
per l'attuazione del D.Lgs 626194, come
modificato dal D.Lgs 242196.
Altra scadenza di notevole impegno per
le Regioni é stata la realizzazione della
settimana europea per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, nella consapevolezza che su tutta la recente legislazione di recepimento elle direttive europee in materia, grande deve essere lo
sforzo di informazione di massa dei vari
soggetti interessati e dei cittadini.
Nel dibattito in corso sull'occupazione e
sul lavoro e sulle politiche del welfare
uno specifico rilievo deve essere dato al
tema della prevenzione e della sicurezza
dei lavoratori e degli ambienti di lavoro.
1) Il processo intrapreso, seppure con
molto ritardo, con il decreto legislativo
626194 di adeguamento alla normativa
europea per il miglioramento delle condizioni di salute e di lavoro dei lavoratori deve essere continuato e sostenuto da
coerenti scelte politiche, in relazione
alle quali la prevenzione e la sicurezza
non siano variabili accessorie dello sviluppo economico e dett i apparato produttivo, ma costituiscano elementi organici e integranti dell'organizzazione del
lavoro e della qualità della produzione.
Registriamo, invece, con preoccupazione, una lettura riduttiva e passiva delle
nuove norme di sicurezza (del tipo
"dobbiamo farlo perché lo impone la
legge") piuttosto che un'interpretazione
organica e dinamica della legge.
Manca ancora in Italia, a tutti i livelli e
fra tutti i soggetti chiamati in causa, una
consapevolezza e una cultura della prevenzione e della sicurezza.
30
2) Ciò a fronte di un quadro infortunistico e di rischio che indica un peggioramento delle condizioni di salute, con il
permanere di alti indici di frequenza e di
gravità in specifici settori produttivi
(edilizia) e in specifiche condizioni
(lavoro nero e sottoccupato).
Sembra inutile rimarcare l'enorme costo
che questo fenomeno ha per i singoli e
per la collettività; più volte é stato dimostrato che investimenti mirati nella sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di
lavoro possono ridurre considerevolmente gli infortuni e le malattie professionali con vantaggi diretti e indiretti
anche per le aziende.
Nell'anno 1995, secondo stime Inail, c'é
stata una perdita secca di 55.000160.000
miliardi dovuti agli infortuni e alle
malattie professionali.
3) Quindi il problema della prevenzione
e della sicurezza non può essere trascurato e trattato in maniera marginale e
accessoria, ma deve costituire un preciso
impegno da parte di tutte le componenti
del mondo del lavoro e in primo luogo
dei datori di lavoro, dei lavoratori, delle
organizzazioni sindacali e degli altri
soggetti, istituzionali e non, che sono
chiamati a svolgere ruoli definiti.
Non sono accettabili e giustificabili tentativi e manovre tese a scaricare sulle
istituzioni pubbliche compiti e doveri
che spettano in primo luogo ai datori di
lavoro. Semmai le istituzioni pubbliche
devono ricercare e rendere disponibili le
migliori condizioni (dall'informazione,
alla formazione, all'assistenza, ecc.) per
l'applicazione delle nuove norme di prevenzione e di sicurezza e operare un'attenta vigilanza per il loro rispetto.
E in questo senso appare opportuno sottolineare il contributo predisposto dal
Coordinamento delle Regioni riguardante "Linee guida per l'applicazione del
D.Lgs 626194" che fornisce puntuali
indirizzi sulle modalità tecniche e organizzative per la costituzione e l'avvio
del nuovo sistema di sicurezza.
4) Sicuramente uno dei terreni di priorità si cui si devono impegnare le istituzioni pubbliche é quello del coordinamento tecnico tra tutti gli enti e organismi che operano nel campo del lavoro e
della prevenzione e cioè in primo luogo
le Regioni e i Dipartimenti di prevenzione delle Aziende USL, l'Ispettorato del
lavoro, l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza al lavoro (lspesl),
l'Istituto Superiore di Sanità, l'Inail, i
Vigili del Fuoco, ecc.
Alcune Regioni, in attesa dell'emanazione del decreto ministeriale per la
costituzione di tali organismi, stanno già
procedendo a incontri e confronti con le
parti sociali per definire protocolli d'intesa, modalità e ambiti di concertazione,
sviluppo di iniziative comuni.
5) Un grosso elemento di criticità nella
creazione del nuovo sistema di sicurezza
é rappresentato dalla mancanza di organicità dei provvedimenti e delle iniziative assunte dai vari livelli centrali; dato
ancora più negativo é il ruolo marginale,
quasi inesistente, del Ministero della
Sanità. Se non c'è raccordo, e non viene
effettuato un preventivo confronto e
coordinamento a livello centrale fra tutti
i soggetti che svolgono una funzione nell'ambito della prevenzione e della sicurezza, si determinano conflitti di competenza, deresponsabilizzazione, dispendio
di risorse e mancanza di chiarezza e trasparenza nei confronti degli utenti.
I decreti di riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, della cui emanazione il Governo ha avuto delega con la
recente legge finanziaria (progetto Bassan ini), e l'altrettanto recente costituzione della commissione sulle politiche
sociali e del welfare, possono essere
utili occasioni per affrontare in termini
nuovi e organici la materia e il ruolo dei
vari soggetti istituzionali, fra cui la revisione organica di tutta la normativa in
materia di prevenzione ("testo unico").
6) È inutile ribadire che uno dei principi
di tale riorganizzazione é quello del
federalismo e del decentramento, con il
mantenimento a livello centrale delle
funzione di pianificazione generale, dei
rapporti internazionali e del supporto
tecnico e scientifico di alto livello per
quanto riguarda gli enti e istituti di ricerca; le altre funzioni dovrebbero collocarsi a livello regionale e territoriale.
Questa logica dovrebbe essere recepita
già a partire dal nuovo P.S.N. 1997/1999
in via di elaborazione da parte del Ministero della Sanità.
in esso dovrebbero essere fissati alcuni
principi di carattere generale (relativamente ai temi della prevenzione e della
sicurezza) quali:
• il governo unitario di tutti i momenti
della prevenzione;
• l'interdisciplinarietà e la valorizzazione delle singole professionalità;
• il coinvolgimento e la partecipazione
dei diversi soggetti;
• l'armonizzazione e I'omogeneizzazio-
ne delle funzioni assegnate ai Dipartimenti di Prevenzione.
7) In particolare per quest'ultimo punto,
stante il dettato dell'articolo 8 del D.Lgs
517/93 e quanto indicato nell'articolo 24
del D.Lgs 626194, conviene ribadire che,
rispetto a interpretazioni riduttive o strumentali, il Dipartimento di prevenzione
assicura un insieme di funzioni che
vanno dall'informazione alla formazione, all'assistenza, alla consulenza, oltre
che la vigilanza e il controllo.
Queste ultime funzioni non possono
essere intese solo in termini repressivi,
ma devono caratterizzarsi sempre più
nello spirito della nuova legislazione,
come funzioni di indirizzo e di sostegno
(in termini preventivi) delle misure di
sicurezza da adottare, tendendo a intervenire più sui processi che non sulle singole situazioni.
8) Il rilievo posto nel documento approvato dalla Conferenza dei Presidenti
delle Regioni sul ruolo strategico e innovativo che vengono ad assumere i Dipartimenti di prevenzione, comporta anche
che siano definite modalità organizzative, standard operativi e livelli di risorse
da destinare allo specifico livello di assistenza "prevenzione collettiva".
A livello nazionale risulta una situazione estremamente disomogenea con alcune Regioni che, nell'ambito delle proprie competenze hanno dato un giusto
rilievo agli interventi per la prevenzione,
mentre nelle aree centrali e meridionali,
pur non mancando una discreta progettualità da parte dei servizi, non sono
state fatte coerenti scelte politiche e
attuative.
In termini sintetici si indicano i punti sui
quali focalizzare l'attenzione:
• per quanto riguarda le modalità organizzative va ribadita l'unitarietà delle prestazioni erogate dai Dipartimenti di prevenzione che presuppone la ricerca della
massima integrazione e sinergia fra i
diversi settori e profili professionali (igienisti, medici del lavoro, ingegneri, tecnici
della prevenzione, veterinari, ecc.).
Deve essere ugualmente ribadito che la
prevenzione e la sicurezza non possono
essere separate dal complesso degli
interventi e delle prestazioni del sistema
sanitario e che l'attività di vigilanza
deve armonizzarsi con quella propria
della magistratura.
• Per quanto riguarda gli standard operativi si sottolinea che la complessità e la
molteplicità degli interventi e delle prestazioni che devono assicurare i Dipartimenti di Prevenzione comporta che questi assumano una dimensione operativa
consistente e pluriprofessionale, con
caratteri di massima flessibilità nell'utilizzo delle risorse e con una chiara definizione dei compiti per ciascuno dei livelli
operativi (distretto. zona, Usi).
• In merito alle risorse, pur nel quadro
generale di estrema difficoltà in cui
versa il settore della sanità, va riconfermata una destinazione vincolata del
fondo sanitario, nella misura del 5% per
il livello di assistenza della prevenzione
collettiva. Affinché questo obbiettivo
non rimanga una pura dichiarazione
d'intenti le Regioni e le Aziende Usl
devono stabilire puntuali indirizzi per
l'utilizzo degli stanziamenti, per il
monitoraggio degli interventi e per la
loro valutazione di efficacia. Inoltre l'introduzione di nuovi riferimenti normativi e le deleghe al governo per il recepimento, che richiedono un consistente
impegno di risorse, deve prevedere la
relativa copertura economica che deve
essere aggiuntiva rispetto alle risorse per
le attività consolidate del Servizio Sanitario Nazionale (ci si riferisce, ad esempio, alle recenti normative quali il D.Lgs
626194, il D.Lgs 230/95 sulla radioprotezione, alla legge 257192 sull'amianto,
ecc.).
9) Limitandoci in questa sede all'ambito
della prevenzione della salute dei lavoratori (e non all'insieme delle competenze del Dipartimento della Prevenzione),
si possono individuare le priorità di
intervento su cui impegnare tutte le
componenti pubbliche e private del
nuovo sistema di sicurezza. In primo
luogo bisogna stabilire un metodo di
confronto in cui tutte le parti sociali,
senza rinunciare al proprio ruolo e alle
proprie specifiche responsabilità, possono ricercare e individuare obiettivi e
percorsi comuni. Questo tipo di concertazione, che può essere concretizzato
anche attraverso protocolli di intesa,
deve sempre ricollegarsi e integrarsi con
gli altri momenti in cui si definiscono le
politiche di sviluppo, quelle dell'occupazione e del lavoro.
E altrettanto indispensabile e prioritario
attivare nel più breve tempo tutte le condizioni tecnico-organizzative per l'attuazione del D.Lgs 626/94, a partire da completamento dell'istituzione degli organi
paritetici, dalla nomina dei rappresentanti
dei lavoratori per la sicurezza, dal corretto funzionamento dei servizi di prevenzione e protezione aziendale, ecc.
Un neo molto vistoso di questo processo
é rappresentato dal ritardo di adeguamento della nuova normativa da parte
della pubblica amministrazione. Vanno
ricercate soluzioni chiare e concrete per
rendere operativa la nuova normativa,
quali budget adeguati, disponibilità
diretta di risorse, sistema di responsabi-
lità articolato e graduato per le diverse
tipologie di strutture, e così via, fissando
termini realistici per gli adeguamenti
strutturali senza incorrere in sanzioni
penali, provvedendo altresì al reperimento di specifici finanziamenti a ciò
destinati; occorre altresì incentivare l'adempimento alle norme nelle Aziende
prevedendo idonei interventi premianti.
Sempre in termini di priorità si elencano
i seguenti punti:
• costituzione dei Comitati di coordinamento tecnico a livello regionale;
• misure di sostegno per le attività di
informazione e formazione;
• interventi mirati nelle aree centro-sud
del paese;
• piani mirati per amianto, cancerogeni,
edilizia, grandi opere, nuove tecnologie.
10) Il sistema di sicurezza che si viene a
delineare é articolato fondamentalmente
su tre livelli: il primo é quello nazionale,
che interagisce con le altre strutture dell'Unione Europea, là riportando le esigenze e il contributo del nostro paese.
Come già detto, mantenendo a livello
centrale le sole funzioni di pianificazione
e di indirizzo, é comunque indispensabile
una azione coordinata tra i diversi Ministeri e gli altri enti e organismi centrali.
Il secondo livello del sistema per la sicurezza (che é secondo per diversificazione di funzioni e ruoli e non in termini di
graduatoria gerarchica) é rappresentato
dalle Regioni che, attraverso le competenze proprie e attraverso le intese che
riescono a stabile con tutte le forze
sociali, promuovono una forte integrazione degli aspetti specifici della tutela
della salute dei lavoratori con quello
dello sviluppo produttivo e dell'occupazione e, nello stesso tempo, coordinano
gli interventi dei Dipartimenti di Prevenzione, delle Aziende Usi, con quelli
degli altri soggetti pubblici (Ispettorati
del lavoro, Inail, ecc.).
Ogni Regione potrà individuare e dotarsi di soluzioni organizzative e strutturali
più adeguate alla propria realtà.
Infine nell'organigramma del nuovo sistema, una collocazione strategica vengono
ad assumere i Dipartimenti di Prevenzione, in quanto sono i diretti interlocutori
dei primi protagonisti della prevenzione e
cioè datori di lavoro e lavoratori.
Il ruolo dei Dipartimenti, come detto, non
può essere solo quello di promuovere,
sostenere, collaborare al decollo e al funzionamento dell'intero sistema. I Dipartimenti devono riprendersi quelle capacità
progettuali e propulsive che la legge assegna loro (vedi ad es. tutte le funzioni ex
articolo 20 della Legge 833178 e quelle
previste dall'articolo 24 del D.Lgs
626194), qualificando sempre più il loro
ruolo e le diverse capacità professionali.
31
Prevenzione che ha così ufficialmente
iniziato il suo iter.
Questi tre atti affrontano il problema
della prevenzione primaria collettiva
con una sostanziale coerenza tra loro ed
una sostanziale coerenza con la legislazione nazionale (art. 8 D.Lvo 517/93);
purtroppo a fronte di ciò va ricordato
che le Marche a tutt'oggi non hanno
portato a termine la legge istitutiva dell'ARPA, impantanata da tempo a livello
di Commissione Ambiente, ma assolutamente indispensabile per poter "ripensare" in modo coordinato la politica di
tutela della salute pubblica e ambientale.
Quella che segue è una sintesi integrata
dei tre documenti, relativamente all'argomento che qui si tratta, riportando
anche passaggi degli stessi testi, laddove
risultano più significativi.
W
N
z
W
J
1) RISORSE ECONOMICHE
L'art. 24 comma 16 L.R.26/96 indica
MARCHE
La prevenzione fra scommesse e coscienti ingenuità
di Giuliano Tagliavento
Non è certo questo un momento storico
in cui ci si possa permettere di coltivare
utopie, soprattutto in un settore come la
prevenzione primaria collettiva, per anni
utilizzata come slogan (fortunatamente
non ovunque) in cui però troppo pochi
hanno realmente creduto, mentre la
"diagnosi e cura" ha continuato ad essere il vero polo di attrazione di operatori,
cittadini, responsabili della cosa pubblica ai vari livelli (e ovviamente polo di
attrazione delle risorse). Le Marche
sono, in questo senso, una regione tipo
nel panorama nazionale: ricchissima di
ospedali, spesa sanitaria quasi incontrollata e con deficit capitario tra i più alti
d'Italia, sanità extraospedaliera in
ginocchio tranne che in rarissime situazioni, strutture regionali di governo tecnico del tutto carenti, attenzione rivolta
ai problemi locali e conseguente cronica
difficoltà a pensare e programmare "su
ampia scala". A completare il quadro è
giunta una aziendalizzazione che, se non
guidata, per sua natura privilegia ciò
che fornisce ritorni economici a breve
termine, penalizzando di conseguenza
attività come quelle di prevenzione, che
non possono dare nè grosse entrate nè
32
risparmi economici tangibili nell'arco
temporale di cinque anni (ottimisticamente considerabili la durata in carica di
un Direttore Generale e del suo staff).
La situazione nazionale appare comunque non omogenea e, se da un lato
regioni in cui le attività di prevenzione
hanno radici storiche lontane e solide
appaiono in forte sofferenza (Lombardia
e Toscana sono i casi più evidenti), in
regioni come la nostra, dove strategie
per la prevenzione non sono certamente
mai state di casa, sembra evidente uno
sforzo degli amministratori regionali per
dare una stabilità ed una collocazione
chiara e dignitosa anche alle strutture
per la prevenzione primaria collettiva. Il
primo atto fondamentale è stata la legge
di riordino del Servizio Sanitario Regionale (L.R. 26 del 17 luglio 1996) seguita
a ruota da un documento preliminare
con le Linee di P.S.R. (29 luglio 1996);
come logica conseguenza ed in linea con
questi due documenti si è giunti il 10
marzo 1997 alla Delibera di Giunta contenente lo Schema di P.S.R. 1997199 e il
7 aprile alla Delibera di Giunta con le
Linee Guida per l'articolazione organizzativa e funzionale dei Dipartimenti di
che "la Regione assegna alle Aziende
USL risorse finanziarie vincolate all'espletamento delle attività di prevenzione" e tale aspetto è ribadito nelle linee
guida; lo schema di Piano è altrettanto
chiaro: "La Regione ha già incrementato la quota del FSR destinata al l °
macrolivello assistenziale portandola al
livello previsto dal PSN 94/96 (5,11%
del FSN)"..... "per evitare il perpetuarsi
di una distorsione della destinazione
d'uso delle risorse assegnate al macrolivello, tali ,fondi vengono vincolati ad
uso esclusivo del livello. L'unica deroga
riguarda l'utilizzazione di tali fondi nel
macro livello territoriale (distretto) solo
per specifici progetti di prevenzione collettiva"
2) RISORSE UMANE
Nelle linee guida è indicato che "a ciascuno dei Servizi del Dipartimento è
assegnata una propria dotazione organica". Lo schema di piano indica in
quattro mesi, dalla emanazione delle
linee guida, il tempo necessario per definire lo standard di personale per il
Dip.Prev.; questo verrà elaborato sulla
base dei carichi di lavoro, ma anche su
parametri di contesto evidenziati per
ciascun Servizio (esempio per Servizio
Veterinario Area funzionale B -igiene
produzione, conservazione trasporto e
commercio alimenti di origine animale e
loro derivati-: estensione territorio 1 capi
macellati per ora in impianti di macellazione a capacità limitata I capi macellati
per ora in impianti CEE 1 capi macellati
per ora in impianti per avicuniculi /
n°laboratori per alimenti origine animale 1 n° depositi, esercizi vendita e somministrazione alimenti di origine animale 1 punti di vigilanza).
Il medesimo documento così continua:
"la rilevanza dei problemi da affrontare
e l ' esiguità degli attuali organici impongono, per dare l ' avvio ad una incisiva
politica di tutela della salute dei lavoratori, che le procedure di assunzione/assegnazione di personale delle Az. USL vengano in via prioritaria avviate per i Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli
Ambienti di Lavoro, al fine di garantire
un nucleo minimo operativo. Tale
nucleo è di almeno 12 operatori nelle
Az. USL con più di 30.000 addetti ponderati e di 8 nelle altre....l'crssunzione
di tale personale è prioritario rispetto
a tutti i Servizi dell ' Az. USL, .fatti salvi
i settori dell ' emergenza e delle aree
critiche "
3) ORGANIZZAZIONE DEL
DIPARTIMENTO E SUE FUNZIONI
I Servizi previsti dall'art. 24 della L.R.,
sono i quattro dell'art. 8 del D.Lvo
517/93 e per l'articolazione di quello
veterinario si è fatto riferimento alle
linee guida nazionali pubblicate nella
G.U. 33 del 9 febbraio 1996. Le Linee
Guida articolano funzionalmente i Servizi in SETTORI, definiti come "unità
operative che postulano la necessità di
un elevato grado di specializzazione e/o
di professionalità aventi precisi e ben
codificati arnhiti di autonomia tecnico e
decisionale"; questi sono affidati ad un
dirigente di l° livello e, il documento di
Giunta, individua quelli che possono
essere attivati in ogni Servizio.
Va sottolineata la scelta di inserire la
Epidemiologia come settore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, sia per
rendere ben visibile questa funzione
fondamentale da sempre abbandonata
nella nostra regione, sia per ridefinire il
profilo del Servizio, connotandolo come
riferimento per tutta l'Azienda USL
relativamente a questo aspetto. Un
cenno merita anche l'aver definito il settore di Sicurezza nei luoghi di lavoro
rimarcando la necessità improrogabile
di riorganizzazione delle attività di prevenzione degli infortuni professionali,
in buona parte del territorio rimasta a
tutt' oggi come attività delegata alle Aree
Impiantistiche Antinfortunistiche dei
S.M.S.P. svolta in prevalenza come
inchieste su delega delle Procure.
Tra le funzioni del Dipartimento di Prevenzione non figurano invece quelle di
Medicina Legale; la Legge Regionale
rimanda la nuova organizzazione di tali
attività ad un atto di Giunta, in questi
giorni in fase finale di elaborazione, che
dovrebbe collocare le attività territoriali
nei Distretti e quelle di maggior specializzazione in Servizi a valenza provinciale. Tale soluzione dovrebbe permettere a questa branca medica di trovare una
sua dignità qualificata anche nel territorio e contemporaneamente togliere al
Servizio di Igiene e Sanità Pubblica una
serie di compiti impropri, derivanti da
una organizzazione della Sanità Pubblica
sempre più lontana nel tempo e sempre
più lontana dal tipo di funzione che tale
Servizio dovrebbe svolgere. Oltre a ciò
sembra corretto, in tempi di "budget",
che questo venga utilizzato per gli scopi
al quale è destinato ed è evidente che la
medicina legale ha finalità ben diverse
dal Dipartimento di Prevenzione.
Alle linee guida e allo schema di piano è
allegato un elenco, non esaustivo, delle
"Attività dei servizi e delle aree funzionali del dipartimento di prevenzione";
questo elenco è stato redatto da cinque
operatori dei servizi territoriali (tra i quali
il sottoscritto) e due funzionari regionali,
ha ripreso spunti da documenti redatti in
altre regioni, sarà sicuramente migliorabile; vuol rappresentare attività concrete,
quotidiane, che i Servizi debbono arrivare a svolgere e vuoi anche essere il terreno su cui i Servizi dovranno confrontarsi
per integrare le loro attività e, giorno per
giorno, far crescere nella sostanza il
Dipartimento di Prevenzione. Questa è
una delle più importanti scommesse
interne al Dipartimento perchè è evidente
che tale allegato rischia di essere utilizzato per creare micio realtà di Servizi destinati inevitabilmente al fallimento. Nelle
Marche ritengo obbligatorio correre questo rischio perchè i risultati oggettivi di
quindici anni di lavoro impostati con il
Servizio unico di igiene, risultati che traspaiono anche dallo schema di piano,
dimostrano inequivocabilmente il fallimento di tale progetto organizzativo non
solo sul versante dell'igiene ambientale e
della tutela della salute dei lavoratori ma
anche su versanti propri, importanti, specifici dell'Igiene Pubblica come l'epidemiologia e la progettazione della educazione alla salute.
4) MODALITÀ OPERATIVE
Come fondamentali momenti operativi
nella vita del dipartimento sono ipotizzati i gruppi di lavoro e le unità operative territoriali, così definiti dalle linee
guida:
•"i gruppi di lavoro permanenti o temporanei, hanno il compito di soddisfare
quelle finalità di studio ed approfondimento di tematiche che richiedono l'apporto di diverse professionalità; i gruppi di lavoro sono privi di autonomia tecnico-operativa e decisionale. Possono
ad esempio svolgere compiti di: standardizzazione delle procedure su tematiche di interesse dipartimentale, formulare le proposte per l'integrazione tecnico organizzativa tra i diversi servizi,
predisporre i piani di intervento diparti-
mentale, mettere a punto i metodi per la
omogenizzazione della raccolta e della
registrazione delle informazioni finalizzate all ' analisi epidemiologica dei bisogni e alla analisi delle risorse disponibili". I gruppi di lavoro vengono istituiti,
come previsto dalla L.R. 26196, dal
Responsabile del Dipartimento.
•"le Unità operative territoriali, sono
costituite da gruppi di operatori di un
servizio del dipartimento o, in casi particolari, di più servizi; operano in un
ambito territoriale definito dal piano
triennale in base alla domanda espressa
(concentrazione di insediamenti produttivi, zootecnici, esigenze epidemiologiche particolari, ecc.) ed hanno precisi e
ben codificati ambiti di autonomia tecnico operativa e decisionale. Poichè
l'attività del Dipartimento trova concreta realizzazione nel territorio, rilevante
importanza assumono tali unità operative che potranno avere ambiti territoriali di competenza distrettuali o sovradistrettuali ".
5) LA DEFINIZIONE DEL LIVELLO DI RESPONSABILITÀ
E DI AUTONOMIA DECISIONALE
DEL DIPARTIMENTO
La legge regionale aveva già chiaramente impostato i ruoli dello staff dirigente
del Dipartimento con un Responsabile
più coordinatore che comandante. Le
linee guida sintetizzano così:
"la direzione del dipartimento è assicurata da a) il responsabile del dipartimento con funzioni esecutive; b) il comitato direttivo di dipartimento cora , firzioni deliberanti. "
Va aggiunto che il comitato direttivo è
composto dai Responsabili dei Servizi e
da una quota elettiva (dirigenti e comparto).
Il Responsabile del Dipartimento svolge, tra gli altri, i seguenti compiti:
• è responsabile dell'assetto organizzativo della struttura;
• coordina le attività relative alla elaborazione del piano triennale e quelle delle
unità operative per il conseguimento
degli obiettivi stabiliti dal piano triennale;
• ripartisce il budget per la realizzazione
del piano tra i vari servizi che ne hanno
la gestione e la responsabilità;
• gestisce direttamente la quota di risorse per lo svolgimento delle attività di
direzione e di funzionamento dei gruppi
di lavoro.
Il Comitato Direttivo secondo quanto
previsto dalla L.R. "esprime parere vincolante sulle decisioni relative cella
gestione del dipartimento". Le linee
guida forniscono alcuni orientamenti
sulle attribuzioni specifiche e tra queste
troviamo:
33
- la gestione organizzativa del personale;
- l'utilizzo comune di spazi e attrezzature;
- la sperimentazione ed adozione di
modalità organizzative dell'efficienza cd
all'integrazione delle attività;
- il coordinamento e sviluppo delle attività tecniche e di formazione;
- la gestione delle risorse economiche
assegnate al dipartimento.
6) STRUMENTI DI
INTEGRAZIONE TRA I SERVIZI
DEL DIPARTIMENTO E TRA
QUESTO E LE ALTRE
STRUTTURE DELLA AZ,USI,
Lo schema di PSR pone chiaramente in
evidenza il rischio di frammentazione
già evidenziato sopra ed in effetti
dipenderà fondamentalmente dal buon
funzionamento dei gruppi di lavoro e
delle U.O.Territoriali, la vincita della
scommessa sul Dipartimento. Tendenzialmente vengono identificate, sia dallo
schema di piano che dalle linee guida,
due ordini di problemi: -Integrazione fra
i servizi del Dipartimento Prevenzione:
viene affidata come già detto alla messa
a punto di procedure di intervento da
parte dei gruppi di lavoro; i Responsabili dei Servizi sono responsabili della
corretta applicazione dei protocolli individuati ed il Responsabile del Dip. è
tenuto alla verifica delle valutazioni
effettuate dai Responsabili dei Servizi.
Lo schema di piano propone prime priorità tecniche riguardanti le procedure di
intervento per l'igiene degli alimenti ed
il rilascio di pareri autorizzativi per i
quali è previsto il coinvolgimento di
diversi Servizi.
- Integrazione tra Dip. Prev. e Distretti:
questo nodo non appare chiaramente
sciolto risultando evidenti alcune contraddizioni tra legge e linee guida da un
lato (che individuano chiaramente funzioni tecniche e risorse del dipartimento
con coordinamento generale del distretto su tutte le attività che insistono in
quel territorio) e schema di piano dall'altro (che sembra seguire prima analogo percorso, per poi affermare nello specifico paragrafo che "le U.O.Territoriali
del Dip.Prev. rispondono sui piano organizzativo e gestionale al Responsabile
del Distretto"). Questo tema sarà probabilmente risolto nell'immediato più su]
campo, con soluzioni sperimentali
anche diverse tra Aziende USL, che
sulla carta, confezionando architetture
astratte. Va aggiunto che le esperienze
di distretto realizzate in questi anni in
varie USL delle Marche riguardano tutte
il cosiddetto "distretto sanitario di base"
della prima generazione che solo il
nome ha in comune con il "distretto
gestore" di seconda Generazione derivato dal D.Lvo 502/92 e 517193.
34
In ogni caso anche queste esperienze
non hanno subito ancora una rielaborazione e valutazione complessiva su scala
regionale ed il dibattito su tale tema sta
scontando questo ritardo. Senza voler
aprire una "finestra" troppo ampia, mi
limito qui ad osservare che, essendo la
nuova organizzazione delle Aziende
basata sulle tre macrostrutture Ospedale,
Distretto. Dip.Prev., tutte debbono essere identificate strutturalmente e gestionalmente (oltrechè funzionalmente) per
poi confrontarsi e coordinarsi tra loro;
l'esperienza storica delle Marche in cui
l'applicazione del I" P.S.R. ha comportato in molte realtà una ampia "area grigia" tra attività dei Servizi di Igiene e
dei Servizi Sanitari di Base non ha certamente aiutato gli attuali distretti ad
imporsi come punto di incontro tra
sanità e cittadino, ma ha in più frapposto
ostacoli ulteriori alla possibilità di esprimere progetti e programmi di prevenzione primaria qualitativamente più elevati.
7) INTEGRAZIONE TRA
DIPARTIMENTO PREVENZIONE
E ARPA
Come già detto in premessa, le Marche
sono impantanate e, trascorrendo il
tempo, aumenta il rischio concreto di
gravissime ripercussioni sul versante
della prevenzione ambientale sia per la
mancanza di una direzione tecnica che
programmi gli interventi, sia per la presenza di operatori sempre più demotivati, disorientati e sfiniti dall'incertezza
totale. In queste condizioni la legge di
riordino, le linee guida e lo schema di
piano rimangono ferali su generici
intenti di collaborazione; purtroppo
anche la proposta di legge di istituzione
dell'ARPA non risulta più incisiva nel
delineare le concrete modalità di integrazione operativa tra le due strutture
tecniche. La sensazione, dall'esterno, è
quella di legislazioni provenienti da
inondi che poco si conoscono, che si
sono confrontati troppo poco e quel
poco di confronto lo hanno svolto più
sul piano dei rapporti di potere che non
su quello delle necessità concrete del
territorio e delle risorse disponibili.
8) OBIETTIVI A MEDIO
TERMINE PER LA
PREVENZIONE COLLETTIVA
Sono ovviamente delineati dallo schema
di piano triennale, partendo da questa
constatazione: "tra i livelli assistenziali
quello della prevenzione, a parte alcune
aree, rappresenta al momento quello più
critico in termini di possibilità/capacità
di risposta ai bisogni presenti nel territorio marchigiano " . Come azioni di
livello regionale si propongono:
-una ridefinizione del sistema informativo dei Servizi del Dipartimento che
dovrà collegarsi con le strutture regionali; relativamente a questo livello va
detto che le Marche stanno intraprendendo la strada della Agenzia Regionale
per i Servizi Sanitari (art. 4 L.R.26/96)
che avrà il compito di fornire "il suppor-
to tecnico per l ' esercizio da parte della
regione delle funzioni in materia di programmazione sanitaria, di controllo di
gestione, di verifica quali-quantitativa
delle prestazioni e degli indirizzi di politica sanitaria " . Tale Agenzia svolgerà
anche le funzioni di Osservatorio Epidemiologico, collegandosi quindi con i
Dipartimenti, ed in particolare i Settori di
Epidemiologia, referenti per le esigenze
di tutta la Azienda USL;
-un progetto obiettivo "Tutela salute dei
lavoratori", conte detto riconosciuta unanimemente area disastrata;
-una azione mirata "Malattie soggette a
vaccinazioni obbligatorie e volontarie".
Per il Dipartimento vengono indicati
obiettivi che corrispondono quasi ad una
check-list da seguire per avviare correttamente la struttura; per i singoli Servizi
vengono individuati tre ordini di obiettivi scadenzando per ognuno la progressione nel triennio:
a)obiettivi finalizzati al miglioramento
della capacità di valutazione dei bisogni,
b)obiettivi finalizzati al miglioramento
delle attività per i problemi di maggior
peso epidemiologico
c)obiettivi finalizzati al miglioramento
delle relazioni con gli utenti dei servizi.
Si tratta di obiettivi che tendono a ridefinire metodologicamente prassi quotidiane (es: igiene Alimenti e VeterinariaAzione mirata "ristorazione collettiva"),
oppure a spingere i Servizi verso tematiche nuove (es: Igiene Pubblica - piano
mirato "costruzione osservatorio della
salute") o, infine, ad attivare attività istituzionali ancora assenti in ampie zone
della regione (es: Prevenzione degli
Ambienti di Lavoro - piano mirato
"valutazione dei nuovi insediamenti produttivi").
9) ALTRE INDICAZIONI
DI PIANO
Lo Schema di piano 97/99, appena
licenziato dalla Giunta, propone diverse
positive novità; alcuni contenuti, sicuramente importanti per i dipartimenti di
Prevenzione, meritano una sintesi in
questo contesto.
a) Il Sistema sanitario informativo e
osservazione epidemiologica vengono
trattati insieme pcrchè si ritiene elle
"non possono essere funzioni disgiunte";
a quanto detto in uno dei precedenti
punti, va aggiunto che lo schema di
P.S.R. propone una sua organizzazione a
partire dal livello regionale ponendo vari
importanti obiettivi tra i quali la formazione e l'aggiornamento di appositi
nuclei aziendali di operatori per lo sviluppo del S.S.I. e osservazione epidemiologica. Molto positiva è l'idea di
identificare chiaramente i livelli di
responsabilità aziendale su tali temi e di
collegare a tali responsabilità dei dirigenti "specifiche quote, da negoziare a
livello regionale ed aziendale, della
retribuzione accessoria " dei dirigenti
coinvolti. Ugualmente, "i risultati delle
attività svolte dagli operatori non dirigenti coinvolti nella costruzione del
S.S.I. sia a livello regionale che aziendale " dovrebbero "entrare a .far parte
degli elementi di valutazione per le
quote della retribuzione accessoria per i
gruppi ed i singoli individui "" . E' un
evidente encomiabile tentativo di trovare
criteri di valutazione dell'operato dei
dirigenti che vadano oltre il mero risparmio economico da sempre denunciato
come indicatore non idoneo per attività
di questo tipo.
b) La promozione della qualità: "Le
funzioni e le attività di valutazione di
qualità sono, nel S. S.N., una delle funzioni innovative introdotte dalle leggi di
riordino e per questo ancora praticamente assenti o solo in. fase di avvio sia
a livello regionale che a livello aziendale ". Anche per questo tipo di funzione,
come prima abbiamo visto per quella
epidemiologica, è chiara la proposta, di
legare strettamente l'operato dell'Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari con
quello delle Aziende USL, soprattutto
attraverso il percorso . formativo degli
operatori ed il loro coinvolgimento in
gruppi di lavoro. Nella struttura delle
Aziende vengono configurati precisi
compiti per la Direzione Generale, per
"
il "Comitato aziendale per la qualità
(ex commissione VRQ), per il "Gruppo
Verifica Qualità" (nuova struttura che
"svolge funzioni di staff verso l'alta
dirigenza e di supporto verso le Unità
Operative periferiche" e che "dovrebbe
essere composto da operatori sanitari di
diversa estrazione professionale" che
abbiano maturato competenze professionali relative a epidemiologia, statistica,
organizzazione, economia sanitaria,
comunicazione, formazione").
Lo schema di piano propone di definire
un "sistema di incentivazione legato alla
partecipazione a programmi di MCQ",
spende un intero paragrafo su "contrattazione e qualità" e (come per la attivazione del S.5.1./Funzione epidemiologica e la gestione delle risorse umane e
finanziarie del Dip.Prev.) indica il rag-
giungimento degli obiettivi fissati come
criterio di valutazione delle funzioni
direttive.
c) La formazione continua: "la formazione continua degli operatori costituisce un elemento strategico della Regione e delle Aziende Sanitarie per l ' adeguamento di conoscenze, atteggiamenti
e pratiche relative a: le innovazioni
tecnico scientifiche, le nuove , funzioni
manageriali che gli operatori sono
chiamati a svolgere nel nuovo assetto
dei servizi, gli obiettivi del P. S.R. " . "La
Regione individua i Servizi Territoriali
come targel cui indirizzare in via prioritaria l'offerta formativa, stante l ' inconsistenza di iniziativa .formativa nel
settore (differentemente da quanto
accade a livello ospedaliero) e vista la
rilevanza strategica delle attività del
territorio per il riequilibrio sostanziale
della domanda e offerta di prestazioni"........
"Le Aziende dovranno redigere il piano
triennale di . formazione-aggiornamento, con indicazione delle priorità delle
iniziative da svolgere, in sintonia con
le linee strategiche dell'organizzazione.
A tali iniziative devono essere destinati
dalle Aziende appositi .fondi vincolati
in quota non inferiore al 2,5 per mille
per anno. Tutte le iniziative di formazione dovranno prevedere, all'atto
della loro formalizzazione operativa, il
piano di valutazione di processo e di
risultato (ricadute operative) delle
stesse. f risultati della valutazione delle
iniziative di ,formazione saranno elemento di ragione per la allocazione di
risorse nel secondo triennio " .
CONCLUSIONI
Riprendendo una frase dallo Schema di
PSR 97199, la sensazione non è quella di
trovarsi davanti ad "un libro dei sogni o
un archivio di ricette preconfezionate".
Sicuramente però ci si trova di fronte a
scommesse importanti, tanto condivisibili quanto difficili da vincere in una
regione dove:
• sino ad ora non è esistito un impegno
diffuso e continuo per avere nelle Marche una dignitosa rete territoriale di Servizi per la Prevenzione collettiva;
• dalla quota assegnata alla prevenzione
continuano a essere sottratti fondi per le
voci relative alla diagnosi e cura,
• la sanità marchigiana continua ad
avere spese superiori alle risorse con la
prospettiva di un deficit 1996 in aumento rispetto al `95, a dispetto della aziendalizzazione.
Per chi crede nella utilità della prevenzione, dunque, sarà per l'ennesima volta
come partecipare ad un concorso truccato: sarebbe sciocco illudersi, ma non
partecipare vorrebbe dire aver perso in
partenza. L'unica strada che vedo è
quella di continuare (anzi incrementare)
l'impegno quotidiano per ottenere un
progressivo mutamento di atteggiamento degli altri operatori, di larga parte dei
cittadini, di larga parte degli amministratori locali e regionali: solo come
conseguenza di ciò si potrà probabilmente arrivare ad un giusto recupero di
risorse. Percorrere questa strada però,
comporta anche la necessità di mantenere una dose di cosciente ingenuità nel
ritenere che ciò sia possibile; d'altra
parte questi atti regionali, necessari ma
non sufficienti per giungere alle concrete realizzazioni, sono in parte anche il
frutto di questa filosofia.
TABELLA I
Assegnazione spesa (miliardi di lire) 1995 per macrolivelli assistenziali
Assegnazione FSN
Spesa
Differenza
Diff.%
I) Prevenzione
04,967
83,336
21,631
20,61
2) Assist. di base
427,000
471,495
+ 44,495
+ 10,42
3) Specialistica
227,742
283,998
+ 56,256
+24,70
4) Ospedaliera
1.192,747
L395,816
+203,069
+17,04
5) Residenziale
146,580
91,638
- 54,942
-37,48
6) Supporto
104,176
172,314
+68,138
+65,4 I
2.203.212
2.498.579
+295.385
+13.41
Macrolivello
TOTALE
alle quote di assegnazione FSN vanno aggiunti 135 miliardi di entrate dirette che
fanno diminuire il deficit del 1995 a circa 160 miliardi
^ns•
35
TABELLA 2
i n.
n. attuale n. ex n.
aziende USL comuni abitanti
USL
USL I
USL 2
USL 3
USL 4
USL 5
USL 6
USL 7
USL 8
USL 9
USL 10
USL 11
USL 12
2
3
2
USL 13
2
21
5
15
9
24
2I
32
14
27
24
246
TOT
I
I
I
3
2
2
2
2
I
16
29
22
II
136400
80200
125000
74100
100100
43700
232300
106100
129600
48500
152300
93000
116500
Km2
Densit n. tot
A' ab! Unità
Km2 L
632
1475
787
457
927
543
483
379
916
1280
630
336
1155
1437800 10000
n. addetti n. Unità
n, addetti tot
in attività Locali
"ponderati" person.
lavorative "ponderato"
I ° s.s.
12500
7600
11200
6200
8400
3400
17200
9600
12200
4300
15700
9400
8800
53600
26200
40400
23700
35600
18700
91700
40500
45800
14300
58600
34300
38800
144 126500
522200
216
53
159
162
106
80
481
280
141
38
242
277
101
6800
4300
6500
3600
5400
1800
8900
5900
7200
2400
tot.
tot.
tot
pers. person. 1 ° operatori
veter. s.s.+veter. ISLL
5200
5000
33700
1700
26600
15700
25400
13500
52500
29300
29100
9000
43600
21800
26100
42
39
29
34(30,3T.P.E.)
28(27,2T.P.E.)
35(3I,3T.P.E)
80
40
29
24
36(33,8T.P.E.)
33
40
18
26
23
19
23
9
41
20
29
23
31
23
34
60
65
52
53
51
44
121
60
58
47
67
56
74
4,8
4
5
3,5
3,7
3
8,5
4
0,3
0,7
3,5
2
5
73100
343300
489
(478,6 TPE)
319
808
(797,617E)
48
10100
nota: i dati relativi al n° della Unità Locali ed al n° di addetti in attività lavorative, derivato dal censimento ISTAT `91 é arrotondato al centinaio. E stata eseguita una ponderazione del numero di U.L. e degli addetti, stimando una diversa necessità di impegno per le attività di prevenzine nei luoghi di lavoro nei diversi comparti produttivi. Sono stati adottati i seguenti criteri di correzione: Gruppi ISTAT A (agricoltura) e
C (estrattivo) = 2; Gruppi B (pesca), D, E, F (industria e costruzioni) = I ; Gruppi G, H, I, J, K, L, M, N, O (istituzioni, commercio, trasporti, artigianato di servizio) = 0,35.
TABELLA 3
Attività dei servizi e delle aree funzionali del dipartimento di prevenzione
A) Servizio Igiene
e sanità pubblica:
a) Profilassi delle malattie infettive e diffusive negli ambienti di vita e di lavoro(comprese le vaccinazioni obbligatorie e facoltative);
b) Gestione del sistema informativo
delle malattie infettive ,delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative,delle reazioni avverse da immunizzazione;
c) Definizione dei modelli organizzativi,delle
azioni, dei protocolii operativi,delle procedure standardizzate e delle priorità di intervento atte a prevenire, eradicare, o comunque limitare la diffusione di agenti infettivi di
importante aspetto epidemiologico;
d) Indagini epidemiologiche mirate,comprese quelle sieroepidemiologiche sulla
diffusione di alcune malattie infettive;
e) Profilassi internazionale delle malattie
infettive con l'attivazione di una specifica attività ambulatoriale;
f) Lotta ai vettori di malattie infettive e
controllo ed eventuale gestione delle attività di disinfestazione,disinfezione,derattizzazione;
g) Controllo e rimozione dei fattori di
rischio in ambiente scolare
h) Collaborazione con i Distretti alla
programmazione e gestione di interventi di prevenzione secondaria negli
36
ambienti di vita e nella scuola
i) Organizzazione e gestione di un sistema informativo sugli ambienti di vita
(sistemi di approvvigionamento idrico
ad uso umano, smaltimento non corretto di acque reflue,dei rifiuti,di attività
produttive ecc)
j) Organizzazione e gestione della raccolta delle schede di morte e tenuta
registri delle cause di morte e altre
competenze igienico sanitarie in materia
di polizia mortuaria;
k)Rilascio pareri igienico sanitari e programmazione di interventi di vigilanza in
materia di edilizia abitativa, insediamenti
produttivi, strutture ad uso collettivo,
sistemi di approvvigionamento idrico ad
uso umano, piani regolatori, strumenti
urbanistici, altre strutture di interesse
sanitario previste da disposizioni di
legge e da specifici regolamenti;
m) Pareri igienico sanitari nell'ambito
dell'istruttoria effettuata da altri Enti
istituzionalmente preposti sulle tematiche di igiene ambientale in riferimento
alla tutela della salute;
n) Pareri autorizzativi e vigilanza sull'esercizio delle arti sanitarie e sulle professioni sanitarie.
o) Controllo igienico sanitario degli stabilimenti termali;
p) Pareri autorizzativi e vigilanza sull'esercizio delle attività turistico ricreative.
q) Tutela e controllo delle acque di balneazione;
r) Controllo delle piscine pubbliche ;
s) Partecipazione alle commissioni previste da leggi e regolamenti;
t) Pareri igienico sanitari su richiesta di
privati;
u) Sorveglianza sulla produzione e commercio di cosmetici, prodotti di erboristeria ed altri oggetti d'uso personale;
v) Controllo della radioprotezione, sulla
radioattività e sull'idoneità dei locali e
delle attrezzature per il commercio ed il
deposito delle sostanze radioattive e
degli apparecchi generatori di sostanze
ionizzanti (in collaborazione con il Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli
ambienti di lavoro);
w) Controllo sulla produzione, detenzione ed utilizzo dei gas tossici (incollaborazione con il Servizio di prevenzione
e sicurezza negli ambienti di lavoro);
x) Promozione di specifiche attività formative e di aggiornamento degli operatori del servizio;
y) Attività di educazione e promozione
alla salute in forma coordinata con gli
altri Servizi della Az. USL e con tutti i
soggetti che ne abbiano titolo.
B) Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro:
a) Costruzione ed aggiornamento del
sistema informativo sui rischi ed i danni
da lavoro, (censimento attività lavorative,
archivio aziende, mappatura dei rischi e
dei danni da lavoro, registri malattie professionali, registrazione degli infortuni);
b) Istituzione e regolare tenuta dei registri degli esposti e dei rischi previsti dalla
vigente legislazione;
c) Attivazione di piani mirati di prevenzione sia per comparto che per rischio lavorativo su tematiche diffuse, gravi e risolvibili, comprensivi anche di indagini sanitarie e strumentali per la valutazione dei
rischi, dei danni da lavoro e delle condizioni di salute degli esposti;
d) Valutazione e espressione di parere su
tutte le notifiche di nuovi insediamenti
produttivi (o modifiche, ristrutturazioni,
ampliamenti) che pervengono al Servizio
direttamente o attraverso le richieste dell 'Autorità Sanitaria Locale ai sensi dei regolamenti locali di igiene, laddove previsto;
e) Valutazione dei progetti edilizi di insediamenti industriali e di strumenti urbanistici, collaborando su richiesta programmata con il Servizio di Igiene Pubblica
responsabile del rilascio del parere;
f) Espressione di pareri sui piani di lavoro
e di sicurezza previsti dalle vigenti leggi;
g)Espressione di pareri su tutte le richieste di deroghe alle vigenti norme di legge,
laddove previste;
h)Analisi dei documenti di valutazione dei
rischi lavorativi presentati dalle Aziende in
base alla recente legislazione di recepimento delle Direttive Europee in tema di
tutela della salute nei luoghi di lavoro;
i) Effettuazione di vigilanza pianificata e
permanente nel tempo sulle attività con i
maggiori rischi sia di infortunio che di
patologia professionale; effettuazione di
controlli su richiesta;
I) Applicazione corretta delle procedure
previste dalla nuova disciplina sanzionatoria in materia di lavoro (d:lgs 758/94) ed
istituzione di sistemi di registrazione per
la sistematica verifica di tutte le fasi procedurali previste;
m) Effettuazione delle inchieste di infortunio e di malattia professionale richieste
dalla Autorità Giudiziaria;
n) Effettuazione delle inchieste di infortunio e di malattia professionale di iniziativa
sulla base dell'analisi epidemiologica dei
dati che pervengono al Servizio attraverso i flussi informativi;
o) Vidimazione dei registri infortuni;
p) Attivazione di una regolare attività
ambulatoriale per il controllo sanitario
dei lavoratori minorenni ed apprendisti,
previsto dalla vigente legislazione;
q) Attivazione di una regolare attività
ambulatoriale specialistica con accesso
diretto dei lavoratori o richiesto da medici curanti e medici competenti;
r) Risposta a tutte le richieste sanitarie
per la tutela delle lavoratrici madri di
competenza del Servizio ed alle richieste
per la valutazione della idoneità alla mansione specifica su richiesta previste dalla
vigente legislazione (art. 5 L.300/70, art.
I7 D.Lgs 626194, idoneità conduzione caldaie, idoneità all'utilizzo dei gas tossici);
s) Partecipazione in forma coordinata
con gli altri Servizi della Az. USL alle
Commissioni Mediche in cui sono previsti
medici specialisti in medicina del Lavoro;
t) Controllo e coordinamento dell'attività
dei medici competenti operanti nel territorio;
u) Attivazione di uno sportello informativo per assolvere i compiti di informazione ed assistenza agli utenti previsti dal
D.Lgs 626194;
v) Effettuazione di una attività sistematica
di formazione ed educazione alla salute
nei luoghi di lavoro programmata in
modo coordinato con gli altri Servizi dell'Azienda USL ed effettuata anche in collaborazione con tutti i soggetti istituzionali che ne abbiano titolo.
C) Servizio Igiene degli Alimenti e
della Nutrizione:
a)Vigilanza e controllo delle fasi di produzione, preparazione, confezionamento di
tutti gli alimenti di origine vegetale;
b) Vigilanza e controllo della produzione,
confezionamento, deposito, trasporto e
commercio delle bevande e delle acque
minerali;
c)Vigilanza e controllo della somministrazione dei prodotti alimentari di competenza;
d) Vigilanza e controllo sugli additivi per
gli alimenti di origine vegetale e bevande;
e) Pareri all ' autorità sanitaria per il rilascio delle autorizzazioni sanitarie di cui
all'art. 2 della legge 283/62 per quanto di
competenza;
f) Censimento delle attività di produzione, preparazione, confezionamento, deposito, trasporto, somministrazione, e commercio degli alimenti di competenza;
g) Tenuta registro delle autorizzazioni, dei
nulla osta, degli aggiornamenti, nonchè dei
provvedimenti adottati per trasgressioni;
h) Attività di controllo e consulenza proprie dell'ispettorato micologico.
i) Indagini epidemiologiche in occasione
di focolai di infezioni, intossicazioni, tossinfezioni di origine alimentare e sorveglianza dei casi accertati o presunti.
j) Sorveglianza epidemiologica dei casi di
tossinfezione alimentare;
k) Sorveglianza uso fitofarmaci e recepimento D.M.23/l2/92
I) espletamento dei programmi dei controlli ufficiali degli alimenti e bevande di
cui al DPR 14/7/95
m) Ottemperare il mandato del D.P.R.
515182 , del D.P.R. 236188, del D.M.
26/03/91 e di tutta la normativa vigente in
materia.
n) Controllo acque minerali in ottemperanza al Decreto Legislativo n° 105/92.
o) Rilevamento delle abitudini e dei consumi alimentari.
p) Valutazione e sorveglianza nutrizionale.
q) Prevenzione delle malattie cronico
degenerative correlate ai problemi
nutrizionali.
r) Consulenza dietetico nutrizionale
rivolta alla;
s) Informazione, educazione, promozione
della salute nel campo dell'igiene degli alimenti e delle preparazioni alimentari.
t) Elaborazione di proposte per la forma-
37
zione e l ' aggiornamento del personale
sanitario, tecnico ed amministrativo delle
unità operative.
u) Rilascio elo rinnovo dei libretti di idoneità sanitaria per il personale addetto
alla produzione elo manipolazione di alimenti e bevande;
v) Controllo su produzione, deposito, commercio, vendita e impiego di fitofarmaci;
D) Servizio Veterinario
Area funzionale
della sanità animale:
a) Profilassi delle zoonosi e delle altre
malattie infettive ed infestive a carattere
diffusivo;
b) Programmazione ed attuazione degli
interventi di bonifica sanitaria e di eradicazione delle malattie di interesse antropozoonosico e zoosanitario;
c) La documentazione epidemiologica
relativa ai rischi ambientali di natura biologica, chimica e fisica derivanti dalle attività zootecniche;
d) Vigilanza sul trasporto degli animali
sulle fiere,mercati e su qualsiasi concentramento di animali;
e) Autorizzazione dei mezzi di trasporto
per animali vivi;
f) Vigilanza su istituzioni e presidi veterinari privati, sulla professione veterinaria e
sulle attività paraveterinarie;
g) Controllo sanitario sugli animali e sui
prodotti animali di provenienza Comunitaria e da paesi terzi;
h) Identificazione ed anagrafe degli animali e degli allevamenti;
i) Controllo igienico sanitario e vigilanza
sui canili e gattili pubblici e privati;
j) Controllo delle popolazioni degli animali
sinantropi e controllo sugli animali esotici;
38
k)Igiene urbana veterinaria;
I) Polizia veterinaria;
m) Educazione, informazione ed assistenza veterinaria.
Area funzionale dell'igiene della
produzione, commercializzazione
conservazione, trasporto degli alimenti di origine animale e loro
derivati
a) Vigilanza, ispezione e controllo sulla
macellazione degli animali in tutte le sue
fasi;
b) Benessere animale prima e durante la
macellazione;
c) Vigilanza e controllo delle carni e di
tutti i prodotti contenenti carne dalla
produzione al consumo;
d) Vigilanza e controllo del latte in tutte le
sue fasi dall'inizio della filiera tecnologica
al consumo;
e) Vigilanza e controllo sulle uova e sui
prodotti a base di uovo;
f) Vigilanza e controllo sui prodotti della
pesca dallo sbarco al consumo;
g)Vigilanza e controllo dei molluschi eduli
dalla produzione al consumo;
h) Vigilanza e controllo del miele dalla
produzione al consumo;
i) Monitoraggio e valutazione dei piani di
monitoraggio aziendale
j) Espletamento dei piani nazionali residui
k) Espletamento dei programmi dei controlli ufficiali degli alimenti di origine animale di cui al DPR 1417195
I) Sorveglianza uso fitofarmaci in alimenti
di origine animale e recepimento D.M.
23/12/92
m)Autorizzazione dei mezzi di trasporto
per alimenti di origine animale;
n) Pareri all'Autorità Sanitaria per il rilascio delle autorizzazioni sanitarie di cui
all'art. 2 della legge 283162 per quanto di
competenza;
o) Vigilanza e controllo igienico sanitario
sugli alimenti di origine animale e loro
derivati di provenienza comunitaria e da
Paesi terzi;
p) Vigilanza e controllo sugli additivi per
alimenti di origine animale;
q) Ispezione e vigilanza sugli esercizi o
aziende di lavorazione, deposito, trasporto e commercializzazione degli alimenti di
origine animale all'ingrosso e al dettaglio;
r) Rilascio pareri per istruttorie ai fini dell'adeguamento igienico sanitario degli
impianti , laboratori e luoghi di somministrazione alla normativa C.E;
s)Censimento delle attività di produzione, preparazione, confezionamento, deposito, trasporto, somministrazione e commercio degli alimenti di competenza.
t) Tenuta registro delle autorizzazioni,
dei nulla-osta, degli aggiornamenti, nonchè dei provvedimenti adottati per trasgressioni.
u)Elaborazioni di proposte per la formazione e l ' aggiornamento del personale
sanitario, tecnico e amministrativo delle
unità operative.
v) Collaborazione alle indagini epidemiologiche delle tossinfezioni alimentari per
quanto di competenza;
w) Programmi di ricerca dei residui di
sostanze nocive negli alimenti di origine
animale;
x) Educazione, informazione ed assistenza veterinaria.
Area funzionale dell'igiene degli
allevamenti e delle produzioni
zootecniche:
a) Controllo e vigilanza sulla distribuzione
e sull'impiego del farmaco veterinario
anche attraverso i programmi della ricerca dei residui con particolare riferimento
ai comportamenti illeciti ed impropri;
b) Vigilanza e controllo sul latte in allevamento;
c) Vigilanza e controllo sulla produzione
sugli alimenti destinati agli animali da
reddito e d'affezione e sulla nutrizione
animale;
d) Vigilanza e controllo sulla riproduzione
animale;
e) Tutela dell'allevamento dai rischi di
natura ambientale;
f)Controllo sull'igienicità delle strutture,
delle tecniche di allevamento e delle
produzioni anche ai fini della promozione della qualità dei prodotti di origine
animale;
g)Controllo sul benessere degli animali da
reddito, d'affezione e di quelli destinati
alla sperimentazione animale;
h) Vigilanza e controllo sull'impiego degli
animali nella sperimentazione;
i) Educazione, informazione ed assistenza
veterinaria.
INFORTUNI
NUOVI DATI E NUOVE IDEE
Ambiente e Lavoro ha portato alla
audizione presso la Commissione Bicamerale (3 marzo 1997) dati rivoluzionari
sulla questione degli infortuni dimostrando che:
1) I dati dei morti sul lavoro di fonte
INAIL riferendosi esclusivamente ai
casi definiti, indennizzati e risarciti agli
eredi ufficiali (coniuge, figli), sono parziali, inesatti e sottostimati.
INAIL non prevede infatti altri eredi,
nemmeno genitori anziani o ammalati,
cui possa venir corrisposto quello che
Pavanello definisce "lugubre" assegno
funerario.
I morti sul lavoro se sono giovanissimi,
single o vedovi non esistono per le statistiche INAIL, al punto di potere affermare che per l'INAIL praticamente i 13
morti di Ravenna (incidente del 13
marzo 1987 sulla nave Elisabetta Montanari ) non ci sono?
Si calcola che occorra aggiungere circa
un 30%, di infortuni non indennizzati per
" mancanza di superstiti ed eredi diretti".
2) Ovviamente mancano ai dati INAIL
tutti quelli che si riferiscono a lavoratori che l'Istituto non assicura e non parliamo solamente dei sempre più numerosi irregolari, ma dei lavoratori autonomi e assimilati e altri regolarissimi ma
ignorati quali: polizia, esercito, porti....
3) Gli infortuni e in particolare i casi
mortali: nel periodo (1970-1986) erano
diminuiti di più del 50% (da 1.761 a
834), aumentano nel periodo 1986-1991
del 27% (da 834 a 1067) per ritornare
in questi anni ai livelli della metà degli
anni `80.
Ambiente e Lavoro attribuisce questa
inversione di tendenza degli anni 86-92
soprattutto a:
• massicce ristrutturazioni industriali che
hanno interessato in particolare i grandi
gruppi industriali con una caduta verticale degli investimenti sulla sicurezza;
• una forte caduta del controllo sindacale;
• l'uso massiccio del lavoro straordinario (dimostrabile con il semplice aumento delle ore lavorate a fronte di un
aumento lievissimo degli occupati;
• decentramento delle attività produttive
a rischio e conseguente difficoltà dei
controlli della Pubblica Amministrazione soprattutto in alcune zone;
• la non adeguata informazione e formazione dei lavoratori per fare fronte alla
complessità dei nuovi processi produttivi introdotti nei siti ristrutturati.
• l'uso di macchine nel settore agricolo.
4) Si potrebbero fare delle elaborazioni
interessanti su, ad esempio, l'ora e il
giorno di accadimento degli incidenti
rilevanti:
• ICMESA di Meda-Seveso, sabato
pomeriggio;
• FARMOPLANT di Massa Carrara,
domenica mattina;
• SANDOZ di Palazzolo Mineraria,
sabato;
• VENETA MINERARIA di Caravaggio, venerdì sera;
• ELISABETTA MONTANARI di
Ravenna: di notte;
• PETROLCHIMICO di Napoli, Milazzo e molti altri negli intervalli di
mensa, cambio di turno, durante
operazioni di manutenzione.
Giustamente Ambiente e Lavoro attribuisce questi gravi incidenti e infortuni
avvenuti soprattutto in orari particolari al
fatto che vi è una stretta correlazione tra
misure di sicurezza adottate, la loro
gestione e capacità di tenerle al massimo
grado in ogni situazione, compresi orari
particolari ove è minore la presenza di
lavoratori, preposti e dirigenti.
Per meglio dire si dimostra che spesso le
misure di sicurezza studiate per essere
sufficienti in condizioni di " normale "
attività non sono sufficienti in condizioni
"particolari", ma sempre prevedibili quali
l'orario (festivo e notturno); la lavorazione (manutenzione affidata ad appalti
esterni), la gestione (cambi di turno, orari
di mensa).,.
Non andrebbero trascurate poi indagini
approfondite sulle mansioni a maggiore rischio di infortuniolnteressanti a tale
proposito alcuni degli esempi portati da
Ambiente e Lavoro alla Audizione: nel
settore del commercio e dei pubblici
esercizi quasi il 14% degli infortuni
riguarda la mansione di cuoco; così
come a quella (bistrattatissima) di infermiere si attribuisce il 28% degli infortuni nei servizi.
39
INDUSTRIA CHIMICA
UN APPUNTAMENTO
Nell'ambito dell'Esposizione Congresso
ACHEMA 1997, si terrà a Francoforte
sul Meno, dal 9 all' ] 1 giugno 1997 il
17^ Colloquio internazionale del Comitato AISS sul tema " Sicurezza degli
impianti dell'industria chimica". Questo
appuntamento si prefigge di mostrare
come i processi, la concezione, la realizzazione e la conduzione degli impianti
permettono di ottimizzare la sicurezza
del lavoro e la protezione dell'ambiente
in un settore ad elevato impatto.
I temi previsti:
- stato della legislazione e delle norme
di buona tecnica a livello internazionale;
- gestione della sicurezza: formazione e
fattore umano;
- casistica di incidenti e infortuni.
Rif:
Sekretariat der IVSS Sektion Chemie
do BG Chemie
Kurfìirsten-Anlaage 62
D- 69115 Heidelberg, RFA
tel. 0049(6221) 523498
fax. 0049(6221) 523420
INTERNATIONAL MEETING
TECNOLOGIA, RISCHI
E PREVENZIONE
NELLE VETRERIE
ARTISTICHE
Empoli 14-15-16 Maggio 1997
Il comparto del Vetro Artistico caratterizza, oramai da più di cento anni, il tessuto produttivo dell'Empolese-Valdelsa.
I rischi per la salute dei lavoratori in
esso presenti sono stati oggetto di studio
anche in altri periodi (ricordiamo il convegno nazionale "Patologia e inquinamento nell'Industria del Vetro" Empoli,
1980). Tuttavia l'importanza dei problemi rilevati (in particolare la presenza
contemporanea di molti cancerogeni),
l'evoluzione tecnologica e l'affinamento delle tecniche analitiche che potevano
consentire una migliore conoscenza dei
rischi e maggiori possibilità di prevenzione, ha fatto ritenere opportuno un
ulteriore intervento di prevenzione nel
comparto, iniziato nel 1992.
E' inoltre stato condotto uno studio di
mortalità sugli addetti del comparto
finanziato dalla Regione Toscana nell'ambito del programma di Ricerca
Sanitaria Finalizzata.
I risultati del lavoro svolto con una ricostruzione dei rischi e le relative indicazioni di bonifica sono già oggetto di una
pubblicazione in corso di realizzazione
in collaborazione col CEDOC della
Regione Toscana.
Più volte, durante lo svolgimento del
piano mirato e apparso chiaro quanto
sarebbe stato opportuno estendere il
confronto e le conoscenze raggiunte
soprattutto in considerazione della specificità delle lavorazioni e della loro
concentrazione in ambiti territoriali
piuttosto ben definiti e poco numerosi.
Ii livello igienico, ambientale e tecnologico appare abbastanza uniforme all'interno dello stesso ambito territoriale ma
può essere sensibilmente diverso per le
diverse realtà. Del resto la non omogeneità dei comportamenti da parte dell'organo di controllo (ed anche delle
normative applicate nei diversi Paesi)
viene più volte contestata anche dalle
aziende che attribuiscono a questo il
valore di uno svantaggio concorrenziale
per chi e' collocate in aree dove la presenza dei servizi e' più' forte o la normative più rigida.
Per, queste considerazioni ci e' apparso
utile proporre, al termine di un lavoro
che ha permesso di individuate anche un
discreto numero di soluzioni ai problemi
riscont r ati e di vederne l'attuazione, un
convegno internazionale, che riunendo
operatori di aree e di Paesi diversi ne
metta a confronto le esperienze e le
valorizzi nella definizione di standard
minimi di riferimento igienico-ambientali a cui tendere.
II Convegno si terra' a Empoli nel convento di S. Stefano degli Agostiniani, il
14, 15 e 16 Maggio 1997, e tratterà gli
sviluppi tecnologici, gli aspetti di igiene
indust r iali e le conoscenze epidemiologiche disponibili, così come i rischi
occupazionali nelle seconde lavorazioni.
COMUNICATO STAMPA
Si parla di vetrerie artistiche e salute il
14, 15 e 16 Maggio prossimi a Empoli
Convento di S.Stefano degli Agostiniani.
La USL ed i comuni della zona organizzano un meeting internazionale dal titolo "Tecnologia, rischi e prevenzione
nelle vetrerie artistiche" che rappresenterà l'occasione per presentare le conclusioni di un PMP, nell'ambito del
quale e' stato condotto anche un grosso
studio di mortalità, e metterle a confronto con altre esperienze nazionali (Venezia, Napoli etc.) ed internazionali (Svezia, Slovenia, Rep. Ceca, etc.).
L'iscrizione al meeting é gratuita, per
informazioni rivolgersi a:
U.O.Medicina del Lavoro USL 11
Via Barzino, 3 - 50053 EMPOLI (FI)
Tel 0571/700077 Fax 0571/700020
E-Mail: [email protected]
40
RUMORE
E UNIONE EUROPEA
UDINE
ASSALTO DELLA LIFE
AGLI OPERATORI
La Commissione Ambiente della UE ha
approvato il Libro Verde sulla futura
politica (COM 96-540) di lotta contro il
rumore, uno dei principali problemi
ambientali. Nell'ultimo ventennio la
Commissione ha consolidato un corpus
legislativo fissando soglie massime per
veicoli, macchine e aerei.
Per quanto riguarda le azioni future vi é
un lancio del propgramma di riduzione
del rumore provocato dalla circolazione
degli autoveicoli, dei treni e degli aerei,
introducendo anche incentivi di tipo economico per incoraggiare la produzione di
sistemi di trasporto meno rumorosi.
La storia
Ai primi di settembre è avvenuto uno
dei consueti sopralluoghi di controllo da
parte del Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro di Udine
(tra l'altro su richiesta dei lavoratori) in
una falegnameria di Manzano, comune
del cosiddetto "triangolo della sedia",
una grande zona industriale che coinvolge 5 comuni, un migliaio di aziende,
15.000 addetti che producono annualmente circa 30 milioni di sedie.
A seguito di tale ispezione sono state
riscontrate una ventina di violazioni di
cui due relative al D.Lgs 277191 e tutte
le altre riferibili ai vetusti DPR 547 e
303, oramai alla soglia della pensione.
Al momento della consegna del verbale
gli operatori sono stati bloccati da una
"squadra" della LIFE ( Liberi Imprenditori Federalisti Europei) con cartelli
tipo: STATO = VIGLIACCHI = SANZIONI = PIZZO = MAFIA. Gli operatori tornano in servizio per non accettare
provocazioni.
Per chi non conosce la LIFE, ricordiamo
che questa associazione recentemente ha
avuto diverse volte l'onore delle cronache, a esempio in una puntata del Pinocchio di Gad Lerner.
CONVEGNO NAZIONALE
AGRICOLTURA
Gonzaga (MN) 12 settembre 1997
Il giorno 12.09.1997, dalle 9 alle 18, si
terrà a Gonzaga, all'interno della Fiera
Millenaria della Agricoltura, nota manifestazione di rilevanza nazionale, un
Convegno su sicurezza e igiene del lavoro in agricoltura, alla luce delle nuove
prospettive aperte dal D.Lgs 626/94.
Promotori dell'iniziativa sono i Dipartimenti di Prevenzione di Mantova e
Lodi, insieme al Servizio di Igiene Pubblica della Regione Lombardia.
L'obiettivo è quello di raccogliere "il
meglio" delle esperienze nazionali
"maturate sul campo" dai Servizi territoriali di prevenzione, ma rivolte essenzialmente alla soluzioni su specifiche problematiche, sia in materia di igiene che di
sicurezza del lavoro, individuate nei subcomparti: coltivazioni, allevamenti, ecc.
La prevista pubblicazione degli Atti del
Convegno potrebbe costituire una sorta di
Manuale operativo di riferimento, in
grado di offrire, una prima rappresentazione d'insieme "positiva", cioè in termini di concrete potenzialità preventive.
E' prevista una sessione poster.
La partecipazione al Convegno sarà gratuita, compresa la colazione di lavoro
con prodotti tipici del luogo.
presentanti permette di chiarire quali
sono i compiti e le finalità del Servizio e
soprattutto che le loro possibilità di " difesa" contro la "nuova legislazione europea
inapplicabile" sono scarse se appoggiano
ditte che violano leggi degli anni cinquanta. Viene chiarito come siano stati
numerosi gli interventi nel campo della
formazione e informazione anche in collaborazione con associazioni di impresa.
Gli incontri-scontri LIFE-SPISAL per
ora sono finiti lì, anche se il loro presidente regionale afferma simpaticamente
sul giornale "...questi sono funzionari da
scacciare su due piedi, perchè la vera
azione civile da compiere è proprio quella di liberare le aziende da questi ricatti.."
Brevi considerazoni
Lo spazio che LIFE ha avuto sugli organi di informazione locali è stato enorme
e, pare, le adesioni al movimento, sono
arrivate numerose. Indiscrezioni fondate
riferiscono che il mandato è resistere e
opporsi sempre.
L'aggressività verso la Pubblica Amministrazione paga.
Contrapporre regole a occupazione,
sicurezza a licenziamento sembra uno
sport diffuso, soprattutto in questi
momenti difficili, salvo poi piangere
ipocritamente davanti al "solito" morto
sul lavoro.
Ma cosa costa effettivamente? le sanzioni o le bonifiche?
Discutiamone.
rif.
Paolo Pischiutti
SPISAL USL 4 Medio Friuli
via San Valentino, 18
tel. 553866, , fax 553865
Dopo una campagna stampa piuttosto
forte, LIFE si presenta allo SPISAL di
Udine chiedendo di ".. mangiare, poichè
lo Stato li affama con continui controlli e
multe". Un incontro con alcuni loro rap-
Paolo Ricci
Segreteria del Convegno:
Marzia Migliarini
UOTSLL ASL 21 Mantova
tel. 0376-334691
fax 0376-368584
~a.
41
ITALIA, MARZO 1997
Tema
A norma della Convenzione internazionale sull'ispezione del lavoro (n. 81),
ratificata e resa esecutiva in Italia con
Legge 2 agosto 1952, n. 1305, gli Stati
membri dell' Organizzazione Intemazionale del Lavoro (O.I.L.) debbono pubblicare una relazione annuale sull'attivita' svolta dai propri organi ispettivi del
lavoro. Copia di tale relazione deve
essere inviata alt' O.I.L..
V
O
Svolgimento
(non rinvenuto)
ASSOCIAZIONE
ITALIANA DI ACUSTICA
XXV CONGRESSO
NAZIONALE
La cronaca dell'incontro di Brescia ci
da l'occasione per fare il punto su un
problema annoso, ma essenziale, quello
del numero delle malattie dovute al
lavoro. E' inutile negare che a circa
venti anni dalla ril Orma sanitaria (quella vera) sia quantomeno deludente che
per parlare in termini quantitativi di
malattie legate al lavoro si debba ricorrere ai dati INAIL.
Università degli Studi di Perugia
Facoltà di Ingegneria
via G. Duranti IIA
Perugia 20-23 maggio 1997
riferimenti
tel 075-5852695 fax 075-5852696
sito internet
http ://www.nnipg.it/cotanalacustica
INFERMIERE
A CONVEGNO
L'Associazione Europea delle Infermiere di Medicina del Lavoro organizza i
giorni 10 e 12 settembre 1997 a Bruxelles, Belgio, un convegno.
Per maggiori informazioni contattare il
Servizio di Medicina del Lavoro
Piazza d'Armi, 1 28100 NOVARA
tel 0321/373822
fax 032 1/3 73 896
42
Troppe volte abbiamo criticato quella
fonte informativa, contestandone la
completezza, la pertinenza rilevandone
distorsioni inaccettabili nella descrizione del fenomeno, forse ingenerosamente
dimenticando che quei dati avevano
scopi di indennizzo economico socialmente determinato, soggetto quindi a
negoziazioni estranee all'ambito scientifico. A forza di dir male dei dati INAIL
ci si e' dimenticati che nulla impediva di
raccogliere informazioni piu ' adeguate
direttamente da parte degli operatori
dei servizi, cui giungevano, almeno a
partire dalla meta ' degli anni ottanta, i
referti di malattia professionale per i
rituali accertamenti di polizia giudiziaria. Non mancavano poi le idee su come
effettuare quel recupero " attivo " della
patologia dovuta al lavoro ritenuto
necessario in molti campi, come in.
primo luogo nel settore dell'oncologia
professionale.
Ad altri il compito di recriminare sulle
occasioni tosi' perdute. A noi in questo
commento il compito invece di sottolineare come laddove ci si e' coerentemente mossi in tale direzione qualcosa
di concreto e' stato raggiunto. Ci riferiamo all'esperienza sviluppata dagli
operatori della provincia di Brescia che
hanno tracciato un percorso originale,
ricco di possibili sviluppi, dimostrando
soprattutto come, volendo, si puo' arrivare in tempi non storici a fornire dati
diversi (non alternativi, date le premesse), da quelli INAIL sul fenomeno della
patologia da lavoro. E l'esperienza di
Brescia e' alla base di un progetto di
ricerca . finanziato dall'ISPESL per l'individuazione delle caratteristiche di un
sistema informativo sul problema della
patologia da lavoro che vede inoltre
coinvolti operatori toscani, emiliani e
altri lombardi. Per una volta l'Ente che
per definizione doveva essere l'interfaccia dei servizi territoriali per i problemi
della nocivita' nei luoghi di lavoro sembra muoversi nella giusta direzione. Ma
come ogni rosa, anche questa del progetto ISPESL e' ricca di spine, a cominciare dai meccanismi terribilmente farraginosi e "strati" con cui questi finanziamenti vengono decisi ed elargiti.
Nulla insomma garantisce che l'impresa
venga coronata da successo.
Che poi vorrebbe dire essere capaci di
attivare, almeno nelle regioni dotate di
una rete di rilevatori efficiente, di produrre in capo a tre-quattro anni statistiche sull'andamento del fenomeno. L'impegno che prendiamo e' quello di seguire l ' evolvere del progetto che ufficialmente ha preso il via 1 ' 11 gennaio di
quest'anno, ma che vede svolgersi un
lavoro sul campo da ormai diversi mesi.
LE MALATTIE DA LAVORO
A BRESCIA DAL 1989 AL 1995
Prima elaborazione dei dato riguardanti i servizi territoriali
di medicina del lavoro delle aziende ussl
di RG.Barbieri
e G.Arpini
PREMESSA
Le malattie da lavoro rappresentano
eventi indesiderati frequentemente prevenibili attraverso la realizzazione delle
efficaci misure tecniche di prevenzione,
oggi largamente disponibili.
Al fine di orientare opportunamente gli
interventi di sanità pubblica su questo
versante delle patologie di comunità è
tuttavia necessaria l'adeguata conoscenza
del fenomeno a livello territoriale, nei
suoi aspetti quantitativi e qualitativi.
In particolare, lo studio dell'evoluzione
temporale delle malattie da lavoro emergenti a livello locale può consentire di
valutare l'efficacia degli interventi preventivi già adottati e di programmare la
dislocazione di risorse finalizzate a impedire l'insorgenza di nuove tecnopatie.
Dati correnti sulla frequenza delle
malattie professionali (M.P.), definite "a
priori" secondo elenchi stabiliti per
legge, sono tradizionalmente forniti
dalle statistiche INAIL; tuttavia, esse
non prevedono una disaggregazione territoriale sufficiente a consentirne una
chiara interpretazione.
La mancanza di statistiche correnti dei
casi denunciati, più che di quelli indennizzati, rende inoltre difficile ogni stima
della reale diffusione dell'insieme delle
malattie da lavoro insorte in lavoratori
esposti a rischi professionali, a prescindere dalla loro tabellazionc.
Nel tentativo di colmare questo vuoto
conoscitivo a livello provinciale, il
Dipartimento di Prevenzione delle
Aziende USSL bresciane, tramite un
apposito gruppo di lavoro, ha realizzato
una prima elaborazione dei dati raccolti
dalle Unità Operative di Tutela della
Salute nei Luoghi di Lavoro (UOTSLL)
nel periodo 1989-1995.
Partendo da una possibile rappresenta-
zione del fenomeno con fonti diverse da
quelle tradizionali, questo lavoro si propone di contribuire alla formulazione di
ipotesi di intervento utili a sostenere un
osservatorio provinciale delle Malattie
da Lavoro.
PROCEDURE IMPIEGATE
E MATERIALI ELABORATI
Dal 1987-88 si è gradualmente introdotta nelle UOTSLL bresciane la registrazione sistematica delle segnalazioni di
M.P. pervenute ai Servizi territoriali,
nell'ambito di un sistema informativo
più globale di gestione dei dati correnti
di attività.
In quel periodo risultavano nel complesso molto scarse le segnalazioni di tecnopatie; ciò era in gran parte imputabile
sia alla mancata effettuazione dei controlli sanitari obbligatori in molti settori
lavorativi sia alla ampia evasione dell'obbligo di referto da parte di molti
sanitari.
Successivamente, con la Circolare della
Procura della Repubblica di Brescia N°
1507 del 5 ottobre 1990 che indicava
nelle UOTSLL il destinatario naturale
dei Referti di M.P. redatti ai sensi di
legge e con la maggiore vigilanza svolta
dai Servizi di prevenzione anche su questo aspetto, la situazione si modificava
rapidamente e aumentavano progressivamente le malattie da lavoro segnalate
alle USSL. Le sorgenti informative dei
Servizi ter r itoriali di Medicina del lavoro di Brescia concernenti le Malattie da
Lavoro sono essenzialmente riconducibili a due filoni principali.
Il primo riguarda il flusso informativo di
segnalazioni di rilevanza giuridica,
referti e denunce; il secondo attiene ad
alcune esperienze di "ricerca attiva"
delle patologie lavoro correlate svolte
direttamente a cura dei Servizi tcn-itoriali a partire dal 1989.
Come si vedrà, la seconda fonte conoscitiva è tuttavia irrilevante sul piano meramente quantitativo, nell'insieme di tutte
le patologie oggi censite; più significativa, tuttavia, sotto l'aspetto qualitativo.
1. Referti e denunce
di malattia professionale
Questa sorgente informativa, presente in
forza dei noti obblighi normativi, ha
rappresentato per anni solo una teorica
opportunità di conoscenza delle malattie
da lavoro per l'ampia evasione degli
adempimenti da parte dei Medici curanti e/o Competenti.
Nemmeno la formalizzazione, da parte
della Procura della Repubblica, di un
richiamo generalizzato a tutti i medici e
di modalità più strutturate di trasmissione
dei referti alle UOTSLL pare abbia incrementato significativamente il numero di
segnalazioni, che riguardano, per la quasi
totalità, ipoacusie da rumore refertate dai
medici competenti e INAIL.
2. Ricerca attiva
delle patologie da lavoro
La rilevazione attiva delle patologie professionali ha avuto inizio nel 1989 col
tentativo di recuperare i casi relativi ai
due tumori "sentinella" di classico interesse occupazionale: i mesoteliomi
maligni e le neoplasie naso-sinusali.
Negli anni successivi l'attività si è consolidata fino a consentire l'istituzione
(1993) del Registro di incidenza delle
due patologie neoplastiche su scala provinciale, sostenuto con la collaborazione
dei Servizi territoriali, del Servizio
ospedaliero di Medicina del Lavoro e
dei Servizi di Anatomia patologica degli
ospedali bresciani.
43
In anni più recenti si sono svolte inoltre
alcune esperienze di ricerca attiva delle
patologie da sovraccarico biomeccanico
dell'arto superiore (Cumulative Trauma
Disorders); questa attività, ancora in
fase sperimentale, non si è per il
momento tradotta in progetto strutturato
su scala provinciale, come avvenuto per
la ricerca attiva dei tumori polmonari
professionali, avviata nel 1995 e attualmente sempre attiva e anzi in via di consolidamento.
I casi presi in considerazione in questo
rapporto riguardano sia le malattie professionali, certe o probabili, denunciate
o refertate ai Servizi territoriali di Prevenzione a cura di tutti i medici che ne
sono venuti a conoscenza sia le patologie da lavoro attivamente rilevate dai
Servizi stessi.
I casi di malattia da lavoro pervenuti ai
Servizi non sono, salvo eccezioni, sottoposti a revisione per la conferma della
diagnosi clinica.
Sono stati considerati separatamente i
casi di abnorme assorbimento di metalli
e solventi che non si sono tradotti in
malattie d'organo diagnosticabili correntemente.
RISULTATI
Preliminarmente all'esposizione dei
risultati è necessario osservare che la
Provincia di Brescia, con 1.044.544 abitanti, occupa 330.177 lavoratori al 1993,
così ripartiti secondo la locale Camera
di Commercio, Industria e Artigianato:
agricoltura, pesca
(gruppi ISTAT:A-B)
• industria ed artigianato
(gruppi ISTAT: C-F)
• servizi
(gruppi ISTAT: G-O)
e
2.856
199.528
un maggior contenimento del rischio,
sia dall'esaurirsi delle "ritardate" refertazioni conseguenti alla trasmissione
della citata Circolare della Procura della
Repubblica.
Benché questa patologia continui a rappresentare la più frequente malattia da
lavoro, largamente attesa anche a Brescia dove il rumore industriale costituisce il principale fattore di rischio lavorativo, l'interesse del gruppo cli lavoro si è
soprattutto rivolto alle altre possibili tecnopatie, comunemente poco o per nulla
considerate.
Ciò nonostante l'esecuzione di controlli
sanitari periodici sui lavoratori di numerose imprese artigiane e industriali, che
abbiamo stimato nel numero di circa
3.000 sulle oltre 20.000 operanti in provincia di Brescia.
Dati concernenti la fonte informativa dei
referti di M.P. sono disponibili solo per
il 57% dei casi.
Oltre il 70% delle ipoacusie da rumore
sono segnalate dai medici di fabbrica.
Per le rimanenti tecnopatie, come indicato in tabella i, circa il 30% dei referti
è pervenuto dallo INAIL e dai Servizi di
Medicina del Lavoro, ospedalieri e territoriali.Modesto è apparso il contributo
conoscitivo dei medici di fabbrica, cui
compete l'accertamento, in prima istanza, delle M.P.; analogamente per i medici ospedalieri, benché da questi ultimi
provengano le diagnosi cliniche delle
malattie da lavoro comunemente osservate in ambito specialistico ospedaliero;
infine, quasi irrilevante la quota di referti trasmessi dagli altri medici pubblici o
privati tra cui i medici di base che
instaurano con i propri assistiti i rapporti di maggior conoscenza.Vedi Tabella 1
La distribuzione dei referti di M.P„
diversi da ipoacusia, per sesso e per
apparati è descritta in Tabella 2.
Nell'85% dei, casi le tecnopatie interessano il sesso maschile.
Nell'insieme, i referti di M.P. dell'apparato respiratorio e cutaneo rappresentano 1'84% del totale.
Per contro, alcune patologie tra cui quelle di natura infettiva, che possono interessare significativamente il personale
sanitario e di altri servizi pubblici, non
sono mai state segnalate nei sette anni
considerati.
L'abnorme assorbimento di metalli e
solventi, non così intenso da aver comportato l'insorgenza di patologie d'organo tradizionali a breve latenza, è prevalentemente rappresentato da eccessiva
esposizione a Piombo, Cromo e Nichel e
a solventi aromatici.
Per una parte di questi tossici è riconosciuto un potenziale effetto cancerogeno
che può manifestarsi alcuni decenni
dopo l'esposizione e che spesso sfugge
all'osservazione del medico di fabbrica.Vedi Tabella 2
Come illustrato nella Figura 2, risultano
largamente prevalenti i referti relativi alle
malattie dell'apparato respiratorio e consistenti quelle cutanee; molto contenute
sembrano essere altre patologie associate
a rischi lavorativi da sempre largamente
presenti nel tessuto produttivo della provincia di Brescia.
L'evoluzione temporale dei 2.791 referti
di M.P., suddivisi nei principali apparati,
è offerta dalla Figura 3.
Le malattie da lavoro a carico dell'apparato respiratorio sembrano ridursi numericamente negli anni considerati, a fronte della sostanziale stabilità nel tempo
delle patologie cutanee.
Solo in anni recenti iniziano ad essere
127.793
Nel periodo 1989-1995 sono state registrati negli archivi UOTSLL 19.987
denunce e referti di malattie da lavoro di
cui 17.196 ipoacusie da rumore (86%).
L'analisi di un campione dei referti di
ipoacusia, relativo a 2 USSL, ha evidenziato una riduzione di circa il 40% dei
casi dal biennio 1989-90 al 1993-94.
E' da osservare che nel primo periodo la
qualità degli accertamenti sanitari era
inferiore rispetto ad oggi e questo può
spiegare un maggior numero di referti di
ipoacusia di natura non professionale trasmessi erroneamente nel primo biennio.
In ogni caso, il graduale decremento
delle segnalazioni di ipoacusia da rumore professionale può essere motivato sia
dalla effettiva diminuzione dell'incidenza della malattia, come conseguenza di
44
Figura I
Referti e denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia
(dati provinciali)
500
400
300
200
89
90
91
92
anni
93
94
95
Tabella I
Fonte informativa dei referti e
delle denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia.
Fonte informativa
n°
%
INAIL
485
UOTSLL - UOOML
331
243
Ospedali
334
Medico competente
83
Medico di base
Specialista non ospedaliero
53
Patronato sindacale
39
Altro
20
Non conosciuta
1203
17.3
12.0
8.7
12.0
3.0
1.9
1.4
0.7
43.0
Totale
2791
Figura 2
Referti e denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia, apparati
e sistemi maggiormente interessati.
Tot_ annui delle diagnosi
altro à% 2%
5%
1% Visivo
Altri apparati Osteo
articolare
100
6%
Nervoso
*Abnorme assorbimento di metalli e solventi
segnalate anche le patologie dell'apparato osteoarticolare, consistenti essenTabella 2
ziabnente in disturbi degli arti superiori
Referti e denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia,
da trauma ripetuto.
distribuzione per apparati/sistemi e per sesso.
Per le malattie del sistema nervoso si
Femmine
Tot.
% osserva che le diagnosi relative ai primi
Maschi
Apparati /sistemi
anni si riferivano quasi esclusivamente
1625
58.2 ad angioneurosi da vibrazioni mentre in
1541
84
Respiratorio
193
708
25.4 anni recenti trattasi soprattutto di Sin515
Cutaneo
drome del Tunnel Carpale da movimenti
4
164
5.9
Nervoso
160
39
92
131
4.7 altamente ripetitivi e posture incongrue
Osteoarticolare
16
7
23
0.8 degli arti superiori.
Visivo
1.6
30
15
45
Altri app./sistemi
95
3.4 Infine, si è effettuata una descrizione dei
79
16
Altro *
tumori professionali registrati dal 1989
al 1995 per la drammaticità della malat100
411
2791
Totale
2380
tia e le note difficoltà a riconoscerne
un' origine occupazionale.
*Abnorme assorbimento di metalli e solventi
Nel complesso, sono descritti negli
Archivi delle UOTSLL 81 casi totali,
mediamente IO neoplasie all'anno nel
Figura 3
periodo considerato; questo numero
Referti e denunce di malattie professionali diverse da ipoacusia:
risulta largamente sottostimato rispetto
distribuzione per apparatilsistemi nel periodo 1989-1995.
alla quota di casi attesi secondo le stime
correnti e la consistenza degli esposti a
rischio in provincia di Brescia.
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anni
*Abnorme assorbimento di metalli e solventi
Respir.
Cutaneo
Nervoso
Visivo
Osteoart.
Altri app.
Altro *
Nonostante alcune forme tumorali siano
inserite nel sistema tabellare assicurativo
INA1L e per le stesse sia da tempo nota
l'associazione con specifici fattori di
rischio, è da osservare che la quasi totalità delle neoplasie è stata individuata
attivamente dai sanitari dei Servizi territoriali di prevenzione, in assenza di refertazioni trasmesse dai medici ospedalieri.
La quasi totalità dei mesoteliomi e dei
tumori nasali, eventi sentinella di esposizioni professionali a rischi specifici,
sono noti grazie alla attiva ricerca effettuata direttamente dalle UOTSLL.
Tra i tumori dell'apparato respiratorio
sorprende lo scarso numero delle neoplasie polmonari tenuto conto della rilevanza dei fattori di rischio cancerogeno
nel tessuto produttivo bresciano.
Delle neoplasie 79 su 81 hanno colpito
lavoratori di sesso maschile e nel 90%
45
Tabella 3
Distribuzione dei tipi di tumore per sesso
Maschi
Tumore broncopolmonare
Tumore pleuromesotelioma
Tumore cavità nasali e paranasali
Tumore laringe
Tumore app. cutaneo
Tumore renale
Tumore app. emopoietico
Tumore app. digerente
47
17
9
3
Totale
84
3
2
Femmine
Totale
%
2
48
18
9
3
I
3
2
2
55.8
20.9
10.5
3.5
1.2
3.5
2.3
2.3
2
86
100
Tabella 4
Referti di malattie professionali diverse da ipoacusia, distribuzione per apparatilsistemi maggiormente interessati e per sottosezioni di attività economica !STAT 9!.
ISTAT 91
APPARATI O SISTEMI
Respiratorio
Non riportata
628
A - Agricoltura caccia silvicoltura.
7
B - Pesca piscicoltura e servizi connessi
C - Estrazione di minerali
125
D - Attività manifatturiere
663
I
E - Produzione distribuz. ENEL gas acqua
166
F - Costruzioni
G - Commercio riparaz. auto moto ecc.
12
I - Trasporti magazzinaggio. Comunicazioni
4
K - Attività immobiliari noleggio informatica ecc.
L - Pubblica amministraz. difesa ecc.
I
M - Istruzione
3
N - Sanità e altri servizi sociali
6
O -Altri servizi pubblici sociali e personali
5
Q - Organizzazioni e organismi extraterritoriali
4
Totale
1625
*Abnorme assorbimento di metalli e solventi.
46
Cutaneo
286
6
I
3
256
55
6
IO
I
I
70
I I
2
708
Nervoso Osteoartic.
56
55
43
7
30
49
I
23
I
I
12
I I
I
I
I
3
164
131
Visivo Altri applsist
13
3
2
12
13
Altro *
26
69
-
-
2
6
-
16
I
-
-
23
45
95
dei casi si è trattato di tumori maligni
dell'apparato respiratorio, come illustrato nella Tabella 3.
Mentre appare conosciuta l'ampia diffusione del rumore negli ambienti di lavoro
artigianali e industriali e conseguentemente prevedibile la consistenza dei danni
uditivi tra gli esposti, può risultare d'interesse conoscere gli ambiti professionali
associati ad altre patologie da lavoro
meno note e scarsamente approfondite.
Si è quindi operato un tentativo per attribuire i 2.791 referti di malattie da lavoro, diverse dalle ipoacusie, ai grandi
gruppi di settori lavorativi codificati
secondo l'ISTAT.
Nel 40% dei casi non è stato possibile
associare alla malattia da lavoro uno
specifico settore lavorativo per carenza
di informazioni anamnestiche o per la
eterogeneità delle mansioni svolte precedentemente dai lavoratori; nei restanti
casi è stato attribuito il settore lavorativo
principale.
Dalla distribuzione dei referti di M.P.
descritta in Tabella 4 è emerso che,
accanto ad attività lavorative tradizionalmente ritenute a rischio, altre sembrano
risultare estranee al fenomeno nonostante sia riconosciuta da tempo la presenza
di rischi professionali rilevanti, come
nel caso dell'agricoltura, dell'edilizia,
dei servizi sanitari.
Benché nel settore agricolo possa risultare plausibile la bassa frequenza di
patologie professionali in rapporto allo
scarso peso numerico degli addetti, non
può non stupire l'assenza di pneumopatie allergiche tipiche del settore tra cui
1'alveolite allergica estrinseca.
Per quanto riguarda il settore dei servizi,
con particolare riferimento a quelli interessati dai rischi chimici, fisici, biologici
e da posture incongrue, il quadro non si
discosta affatto dal precedente.
Alcuni esempi sono rappresentati dai settori dei servizi alla persona, sanitari ed
assistenziali, alberghiero e della ristorazione, dove le sole (e poche) malattie da
lavoro segnalate sono costituite dalle dermatiti allergiche diagnosticate nel personale infermieristico; nessuna traccia di
altre patologie di rilievo tra cui le epatopatie virali degli esposti a rischio biologico e le patologie della colonna lombosacrale da movimentazione di pazienti.
Emblematico risulta infine il settore delle
costruzioni, che pur caratterizzandosi per
un lavoro di tipo "usurante" e gravato
spesso dalla coesistenza di numerosi e
rilevanti fattori di rischio per la salute,
sembra apparire come tipologia lavorativa tra le meno nocive per la salute.
Infatti, sorprende osservare che, con
circa 30.000 addetti al 1993, nei 7 anni
considerati non siano state riconosciute
dai medici curanti altre malattie da lavoro oltre a poche broncopneumopatie,
peraltro segnalate più frequentemente
dai medici INAIL.Vedi Tabella 4
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
1) Dal 1989 al 1995 sono stati registrati
dalle UOTSLL delle USSL bresciane
circa 20.000 referti e denunce di malattia da lavoro e si sta osservando un graduale decremento nella segnalazione
degli stessi negli ultimi anni.
La mancata esecuzione di controlli sanitari obbligatori per una quota consistente di lavoratori dell'artigianato e della
piccola industria ; l'assenza totale di
opportuni accertamenti sanitari per i
lavoratori del settore agricolo e soprattutto dei servizi ; la persistente evasione
dell'obbligo di denuncia e referto da
parte di medici, spesso ospedalieri,
induce a ritenere globalmente sottostimato il numero di patologie da lavoro
effettivamente insorte nella Provincia di
Brescia a seguito di esposizione professionale a fattori di rischio ancora largamente presenti negli ambienti di lavoro.
2) Circa 1'85% delle malattie refertate
sono costituite da ipoacusie da rumore ;
questa proporzione risulta in eccesso sia
rispetto a quanto osservato in altre provincie sia rispetto ai dati di fonte INAIL.
Si è contemporaneamente osservata l'inconsistente refertazione di altre malattie
da lavoro la cui insorgenza risulta tuttavia largamente attesa sulla scorta dei
rischi professionali presenti nella realtà
lavorativa bresciana e della rilevanza
numerica degli addetti nei vari settori.
Ciò risulta in buona parte spiegabile
dalla difficoltà dei medici di fabbrica di
venire a conoscenza di malattie a lunga
latenza, insorte in lavoratori dimissionati; dalla non infrequente sottovalutazione dei medesimi circa la natura professionale di altre malattie osservate in
ambito lavorativo; dalla scarsa attenzione dei medici di base ed ospedalieri
verso malattie, anche gravi, che possono
riconoscere una stretta associazione con
situazioni lavorative a rischio.
Per questi motivi, oltre alle ipoacusie da
rumore, la gran parte delle altre patologie da lavoro rimane tuttora sconosciuta
ai Servizi di Prevenzione.
3) Questo stato di cose comporta il mancato riconoscimento assicurativo di
molte tecnopatie e soprattutto l'assente o
tardiva realizzazione di adeguali interventi di prevenzione primaria atti a
impedire l'insorgenza, la diffusione o
l'aggravamento delle malattie da lavoro.
Obiettivo comune delle strutture sanitarie pubbliche che istituzionalmente si
occupano delle malattie da lavoro deve
identificarsi nell'approfondita conoscenza del fenomeno a livello locale.
Ciò presuppone:
• la garanzia che i controlli sanitari
siano effettivamente eseguiti in tutti i
settori professionali dove vige l'obbligo di legge, a prescindere dal numero
di lavoratori esposti;
• l'opportunità che accertamenti sanitari siano svolti anche nelle restanti situazioni lavorative a rischio riconosciuto
dove non è previsto analogo obbligo;
• la necessità di vigilare sulla qualità
delle prestazioni sanitarie erogate dai
medici competenti;
• l'opportunità di stimolare i medici
curanti, di base ed ospedalieri, a collaborare coi Servizi di Prevenzione e la
necessità di avviare forme di controllo
sull'adempimento degli obblighi medico-legali relativi alle malattie professionali;
• la possibilità di sperimentare e consolidare forme di collaborazione tra le
strutture sanitarie pubbliche, locali e
regionali, per un reciproco scambio di
informazioni;
Da una migliore conoscenza della diffusione territoriale delle tecnopatie, del
loro andamento temporale, della loro
tipologia e dei settori lavorativi coinvolti potrà derivare l'adeguata pianificazione di specifici interventi da realizzarsi a cura dei Servizi territoriali di
Prevenzione, finalizzati a sollecitare
l'attivazione di misure di contenimento
dei rischi lavorativi.
Adeguate risorse si rendono necessarie
per potenziare le Unità Operative di
Tutela della Salute nei Luoghi di Lavoro delle Aziende USSL nella loro attività di sorveglianza epidemiologica e
prevenzione primaria delle malattie da
lavoro nella provincia di Brescia.
47
menti, ecc. poco dibattito vero. C'é chi
se ne lamenta. Interessante l'analisi statistica degli iscritti alla mailing SICURLAV: si tratta per la maggior parte di
consulenti aziendali o responsabili di
SPP, mentre solo il 6% risultano operatori dei servizi di prevenzione.
LA PRIMA
CYBER-ISPEZIONE
NEWS
NEWSGROUP
Ha finalmente preso il via il newsgroup
it.lavoro.prcvenzione. Dopo una fase di
votazione telematica, durante la quale
era necessario raggiungere le 50 adesioni, da qualche settimana il gruppo di
discussione ha iniziato i suoi lavori. Per
ora (scriviamo ai primi di marzo) la
discussione si e' limitata a domande
sugli adempimenti formali del DLvo
626194, senza entrare nel vivo del significato da dare alla nuova normativa,
oppure ad altri temi "forti" sul tappeto.
Tuttavia le caratteristiche stesse di un
newsgroup sono tali da permettere in
qualsiasi momento una svolta nel dibattito. ln questo momento sembra piu' stimolante il dibattito in corso in un altro
newsgroup, quello denominato it.discussioni.iso9000. nel quale ferve la discussione su] significato delle norme 1SO in
generale e su quelle riguardanti la Qualita' in particolare. Inoltre si dibatte sul
rilievo che l'adozione della normativa
626194 ha (o dovrebbe avere) sul tema
delle IS09000. Si annuncia l'apertura
del fronte delle 15014000 con tutto
quello che cio' significa per noi. Tra
48
l'altro partecipano alla discussione
anche operatori tecnici di servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro, a conferma che il fermento e' notevole su questo
fronte. E' auspicabile che quanti piu'
operatori si facciano vivi sulla "bacheca" elettronica dei newsgroup, appendendovi i propri messaggi.
Uno sforzo anche per i piu' vecchi fra
noi: non vi ricordate di quelle cose che
facevate da ragazzi e che chiamavate
alla cinese "datze-bao" ? Più o meno é
la stessa cosa, usando i mezzi oggi a
disposizione. Nuove risorse per la prevenzione:
il sig. Gabriele Budini ha organizzato un
proprio sito personale nel quale ha previsto un settore tutto dedicato alla prevenzione nei luoghi di lavoro, compresi
numerosi e utili link con siti famosi sull'argomento: complimenti sig.Budini!
[http:11www.queen.it1web4youluser/gbu
dinil]
Due parole anche sulle mailing-list:
quelle di Ambiente-Lavoro, moderate da
Dario Tagini, vivono una rratta' simile,
quanto a qualità del dibattito che in esse
si svolge. Grande quantita' di richieste
su aspetti di legge, scadenze, adempi-
L'indirizzo era quello di un vecchio
"fondo" nel cuore della città vecchia fiorentina, in un quartiere storicamente
noto per l'abbondanza di secolari botteghe artigiane (orafi, orologiai, corniciai,
decoratori su fondo oro, ecc.). All'esterno il bugigattolo non appariva affatto
sgargiante, segno di un decoro cittadino
che a Firenze é cultura radicata (i venditori di Hamburger americani ci sono, ma
non si notano!). L'interno di quella che
fu certamente una bottega, si presentava
riarredato in modo essenziale, ma radicale: nella prima metà del locale (un
parallelepipedo semplice), erano appoggiate contro il muro 6 postazioni di pc
attrezzate per la connessione modem a
INTERNET. Lo spazio tra i sedili era
decisamente scarso. Nel fondo del locale giacevano i due posti di lavoro dei
gestori, tre computer ampiamente
attrezzati di ammenicoli elettronici vari.
L'accoglienza fu più che cordiale, per
nulla intimoriti dalla nostra qualifica di
UPG. Alle nostre osservazioni circa l'inadeguatezza di alcune postazioni replicarono che per quanto rigurdava la loro
parte erano pronti a rimediare, ma dall'altra parte'del bancone, nella parte
anteriore del locale, l'attività che si svolgeva era semplicemente di uso saltuario
di VDT da parte di clienti che "affittavano" le postazioni di lavoro per brevi
periodi di tempo (mai piu' di una-due
ore a testa) e che facevano ciò chi per
diletto (surfing play), chi per usare la
posta elettronica da spedire alla morosa
al di là dell'Atlantico, chi per lavoro.
Come si configurava la situazione ? Chi
era sottoposto e chi no ai "rigori" della
legge? Posti di lavoro in affitto, telelavoro, pervasività del tempo di lavoro, rottura delle tradizionali barriere tra tempo
di lavoro e tempo "libero": tutti argomenti che diventano di attualità nel
cyherspazio. Forse qualcuno considererà
questi come non-problemi, legato a
visioni più tradizionali, ma trascurando
questi temi non rischiamo di trovarci un
bel giorno in una realtà che non siamo
più in grado di comprendere ?
Alberto Baldasseroni
IL SITO
ESPLORATO
http:/lwww.amb lav. it
Non era possibile attendere piu' a lungo
per commentare il Sito italiano dedicato
ai problemi dell'ambiente e del lavoro.
Si tratta di uno "spazio" informativo di
straordinario valore sia per gli addetti ai
lavori sia per un piu' vasto pubblico di
curiosi e "attivisti" della salute. Figlio
(spero prediletto) dell'associazione
Ambiente-Lavoro, fornisce una vera e
propria miniera di informazioni dedicate
sia ai problemi della nocivita' negli
ambienti di lavoro che a quelli dei rischi
ambientali. La tipica struttura dendritica
del sito impedisce di descriverlo nel dettaglio. Si puo' solo fare la cronaca di
una sua breve cyberesplorazione effettuata il giorno 8 marzo alle 16.00. L ' entrata nel sito si presenta giustamente
sobria dal punto di vista grafico, con
poca grafica da scaricare, a tutto beneficio della rapidita' ed efficienza. Qualche
applets si nota qua e là, ma sempre con
funzione essenziale.
La navigazione e' poi proseguita nella
pagina indice, ma le alternative iniziali
erano diverse e tutte accattivanti. Gli
argomenti presenti nell'indice sono
assai numerosi, spaziando da servizi
informatici vari (FTP, GOPHER, MAILINGLIST), a pagine HTML ricche di
utilità, Tra le tante a disposizione la
scelta é caduta su quella che suggeriva
la possibilita' di segnalare i propri LINK
preferiti. L'elenco di tali link comprendeva anche l'autore della segnalazione e
in molli casi questi era Dario Tagini,
deus ex machina del sito. Ho provato un
certo numero di questi percorsi e devo
dire che non me ne sono pentito. Se
escludiamo un fantomatico sito del HSE
britannico (al momento non funzionante), per il resto e' stato eccitante scoprire
il numero e la qualita' dell'offerta informativa che si poteva raggiungere partendo dai diversi indirizzi segnalati. Erano
rese consultabili centinai e centinaia di
siti, pagine, database, programmi, tools
per la prevenzione nei luoghi di lavoro
raccolti in tutto il mondo.
Anche i link che indirizzavano ad archivi legislativi erano egregiamente funzionanti, tanto da consentirmi alcune "scoperte" estemporanee sull'infinita capacita' del legislatore italiano di complicare
la vita del suo povero suddito, il "cittadino" italiano. In altre occasioni avevo
esplorato altri percorsi dell'indice di
questo sito e vale la pena di ricordare
come tra le iniziative migliori ve ne sia
una che consiste in una raccolta di
immagini dedicate ai vari cicli produttivi, di grande fascino visivo. A quando la
realizzazione di una banca-immagini
delle bonifiche realizzate ?
Nella pagina indice del sito sono anche
evidenziati con il proprio logo le società
scientifiche sorelle, tra le quali spicca
inconfondibile il logo della nostra
SNOP. E' così che il "marchio" Snop é
ormai visibile e riconoscibile in tutto il
mondo. Grazie quindi agli amici dell'Associazione Ambiente-Lavoro e in
particolare al "nostro" Dario Tagini, perché uno spazio informativo così, credetemi, é....oro colato !
(Che non sia solo mia opinione lo dimostrano i 21.822 contatti che ha avuto dal
primo gennaio di quest'anno, un vero e
proprio record nel suo campo).
Alberto Baldasseroni
Renzo Tomatis
LA RIELEZIONE
Sellerio Editore, Palermo, 1996. pp. 202,
Lire 28.000.
Il Laboratorio (Enaudi, 1965 e Sellerio,
1993 con un nuovo capitolo, "Trent'anni
dopo"), La ricerca illimitata (Feltrinelli,
1974, con una prefazione di Giulio Maccacaro), Visto dall'interno (Garzanti,
1981), Storia naturale del ricercatore
(Garzanti, 1985) e quindi la Rielezione
(Sellerio, 1996). Si tratta di una attività
diaristica continua anzi sistematica (il
richiamo alle lettere di Tolstoj o ai diari
di Katka viene spontaneo) che Tomizza,
considerandola dalla parte dell'autore,
cioè di Tomatis, assimila a scrittura di
riparo, di conforto, di nuovo slancio "del
medico, scienziato e dirigente di livello
internazionale"; lo stesso Tomizza considerandola dalla parte del lettore, ed
anche di se stesso, parla di un'opera, un
non romanzo o un non poema", di un
autore che appartiene al "mondo delle
lettere" per il quale, egli, il lettore, confessa "di provare la gioia di rincasare
per riprenderne la lettura" (L'indice,
marzo 1997, pag. 7).
Perché Tomizza e tanti altri come lui,
senza essere degli scrittori famosi,
hanno provato gioia o comunque profitto, soddisfazione nel leggere il Tomatis
non scientifico? In carenza di una
inchiesta approfondita possono essere
proposte delle considerazioni soggettive. Anzitutto Tomatis aiuta il lettore a
perseguire finalità analoghe alle sue o
che vanno nella stessa direzione come
riparare da tante cose e da tanti che
risultano inopportuni ma ineliminabili;
trovare conforto dando il giusto valore
49
alle cose fatte anche da altri; prospettare, pur se in climi sempre piu' sfavorevoli, un nuovo slancio per fare, imparare, partecipare, non soccombere o almeno ricercare e rispettare le affinità culturali e mantenere, con una giusta dose,
tensione morale, dubbi, critica. Inoltre
Tomatis scrive di persone, luoghi ed
avvenimenti, in via generale importanti,
che molti avrebbero voluto conoscere e
vivere; rispetto a tutti questi egli funge
da ottimo mediatore, da nostro inviato
speciale. Infine, ma forse più importante, con questi scritti Tomatis svolge attività di seria divulgazione scientifica e
non solo riferita ai risultati della sua
ricerca ma più in generale nel campo
della cancerologia e della trasposizione
dci suoi risultati nella sanità pubblica;
nel contempo l'autore si preoccupa di
rendere più scrutabile, più accessibile
un mondo, quella della ricerca, tradizionalmente coperto da tante omertà, da
trucchi per addetti ai lavori, da informazioni alle volte carenti, più spesso oggi
eccessive.
Le opere letterarie di Tomatis rendono
conto delle sue varie fasi biografiche,
dello sviluppo della carriera dell'autore
ed ovviamente rimangono aderenti ai
vari periodi storici in cui hanno avuto
origine. Una lettura o rilettura longitudinale di tutte queste opere accentua il
significato particolare di ognuna di esse
e non sembri azzardata quindi la formulazione dell' ipotesi secondo la quale
sarebbe interessante avere una loro riorganizzazione editoriale. Il capitolo più
recente di questa storia, quasi quarantennale, prende il titolo, "La rielezione",
da un episodio sicuramente emblematico, la riconferma dell'autore alla direzione dell'Agenzia Internazionale per la
Ricerca sul Cancro di Lione ma lo stesso, che si riferisce piu' precisamente ad
alcuni "racconti brevi", da il titolo a
tutta una raccolta nella quale quelli sono
contenuti. Una raccolta quindi che ci
illustra ben altre situazioni; in tanti altri
"racconti" si parla in maniera argomentata, letteraria ma rigorosa, del condizionamento dell'industria sulla ricerca,
delle difficolta' opposte alla utilizzazione "ai fini pratici della prevenzione"
delle scoperte scientifiche nel campo
della cancerologia, della insensibilità
dei governi e specialmente di quelli più
ricchi rispetto ai bisogni più elementari
della ricerca, dei disastri della guerra (in
questo caso di quella del Golfo) che si
proiettano visibilmente anche nelle
strutture scientifiche, ecc.
E' bene ritornare sul tema della "rielezione" per dare un saggio dei ragionamenti e dei sentimenti che l'autore
esprime a proposito di quella occasione:
" ...Se mi credete vi dirò che era un
esito negativo che temevo, piuttosto che
50
desiderare quello positivo. Vi pare che vi
prenda in giro ? Anch'io ho il mio orgoglio, i miei egoismi. Accanto alle costruzioni ideali che ho esibito fino ad ora e
al moralismo insistente nel quale le
intingevo, sono coesistite le mie piccole
passioni personali, limitate, forse anche,
ma vorrei non crederlo, meschine..."
(pag 105).
Con lo stesso scandaglio e con tratti che
alle volte possono apparire troppo sommari, l'autore parla di Bili ed Hemy, di
Bard, Niels, Margareth e di tanti altri,
ricercatori in carne ed ossa con culture e
sentimenti i più vari (stante anche l'ambiente multiculturale che si confronta
necessariamente su valori naturali e
positivi) che sanno dimostrare forza e
debolezze, sbagli piu' o meno grandi,
tradimenti ed eroismi. L'autenticità e
quindi l'importanza di tutti questi personaggi e dello scenario nel quale lavorano e vivono è garantita anzi esaltata
dalla capacità narrativa di Tomatis, dalla
sua esperienza specifica, compresa quella menageriale, nel settore della ricerca
scientifica, ma anche da una rara carica
morale ed una grande apertura culturale.
Franco Carnevale
CISL di Milano
SINDNOVA
I soggetti della sicurezza
nei luoghi di lavoro
Edizioni Lavoro - Roma 0614425 1 1 74 - fax 0614425 1 1 77
tel.
Il manuale si propone come strumento di
supporto per la comprensione, 1' attuazione e la verifica del processo della Valutazione dei Rischi da parte degli RLS.
Esso inizia con l'analisi del contesto storico e attuale nel quale ci si trova a dover
attuare la prevenzione, descrive il processo della valutazione dei rischi, azione
dalla quale discendono a cascata tutte le
altre azioni da intraprendere da parte
delle figure della prevenzione al fine di
attuare mi-sure di prevenzione verificabili nei risultati e correggibili con un'eventuale nuova osservazione della realtà e di
indi-viduare i pericoli e i rischi residui in
un processo qualitati-vo continuo a spirale, l'orologio della prevenzione, così
come lo definiscono gli autori.
L'approccio proposto per la valutazione
dei rischi è inte-grale : prevede la partecipazione di tutte le figure previste dal
d.lgs. ed il processo viene illustrato in
modo didattico con un diagramma di
flusso (imput, direzione di flusso, azione,
decisione, output).
Il processo, in continuità con le acquisizioni storiche del movimento operaio,
considera la salute e la sicurezza dei singoli lavoratori e dei gruppi di rischio,
con le loro diver-sità, il loro sapere e la
loro percezione del pericolo e del rischio, ciò all'interno di quella che è
stata scelta come unità organizzativa di
riferimento per l'individuazione dei
peri-coli : la fase di lavoro.
Ci si sofferma, poi, sulla figura dell'RLS e sulla partecipa-zione dei lavoratori. Vengono sottolineati gli aspetti correlati al ruolo di rappresentanza delI'RLS, alla sua attività correlata alla
informazione e formazione, all'osservazione dei rischi, all'individuazione e
all'animazione dei gruppi di lavoratori a
rischio, alla sua capacità di proporre misure di prevenzione ed anche al suo difficile compito di mediatore all'interno
della azienda.
Questo aspetto è il frutto della elaborazione teorica degli autori, i quali ritengono che sia vincente scommettere sulla
formazione di RLS in grado di operare
in modo nuovo al-l'interno dei nuovi
scenari lavorativi e di gestire le relazioni
sociali all'interno dell'azienda e all'esterno (ambiente, ter-ritorio, ...). Si prospetta un ruolo dell'RLS capace di
acqui-sire capacità di comprendere i
cicli lavorativi nel loro com-plesso in un
momento storico in cui è tramontato il
model-lo storico di lettura della realtà
tramite il Gruppo Operaio Omogeneo.
La seconda parte della pubblicazione ha
un taglio spiccata-mente operativo e si
articola in allegati che potranno essere
utilizzati dagli RLS per la costruzione
dei seguenti elabora-ti: la scheda d'impresa, le tabelle di fase, la mappa dei pericoli, le liste dei pericoli - organizzativi,
fisici chimici, biologici e ambientali, le
schede per la stima dci rischi con la
verifica delle misure già adottate, la
matrice del pro-filo personale di rischio,
la scheda della percezione perso-nale,
una traccia per l'osservazione della specifica realtà e la matrice della "soggettività di gruppo".
Infine, si propone uno strumento per la
ricerca delle cau-se di rischio ed una
lista per la verifica della valutazione dei
rischi e della prevenzione.
Il manualepuò essere richiesto anche a
Beno Fignon Milano
tel. e fax 02129513773
Giuseppe Leocata
LA LETTERATURA DOPO
IL DECRETO LGS 626194
Borgogni e Pinto nel numero 40 del
Bollettino hanno adeguatamente commemorato i primi 16.000 pioppi immolati sull'altare del D.Lgs 626 per la redazione del "documento" di valutazione
dei rischi. Nessuno invece è uscito allo
scoperto per commemorare i supporti
magnetici impiegati allo stesso fine (e
chi li ha prodotti e utilizzati); alcuni
sarebbero tentati di farlo ma vivono
nella paura di essere tacciati di comporatamento reazionario, nemico dello sviluppo sostenuto. Il governo dell'ulivo e
della quercia sensibile alla lamentazione
di Borgogni, è intervenuto con decisione
per minimizzare il danno escludendo
dall'obbligo di tenuta del "documento"
il 75-95 % (l'approssimazione è voluta)
dei "datori di lavoro" italiani, quelli con
meno di 11 dipendenti e anche quelli
con molti lavoratori interinali. Infatti in
tutti questi casi il ponderoso "documento" ha ceduto il passo all'unico foglio di
"autocert.ificazione" (purtroppo da
"comunicare" anche ali' "organo di controllo") e il risparmio in termini di pioppi è garantito.
Gli specialisti della documentazione classificheranno i "documenti" tra la letteratura "grigia" e non è da escludere che fra
alcune decine di anni più di uno studente
di sociologia o di qualche altro corso di
laurea fari' la tesi sulla origine e sullo
sviluppo di tale tipo di letteratura (e sul
suo significato linguistico) ricercando
negli archivi storici dei "datori di lavoro".
Sarebbe interessante conoscere oggi, in
anticipo, i risultati di tali ricerche.
Accanto alla letteratura "grigia" il 626
ha fatto scaturire una grande quantità di
altre letterature che nessuno ha avuto
(ancora) il coraggio di classificare. Il
supporto tendenzialmente è cartaceo ma
anche magnetico. Un filone fondamentale di tali letterature è rappresentato dai
giornali specializzati che stampano su
carta rosa o gialla; questi, essendo privati e molto dinamici, superano di molte
lunghezze i tempi della Gazzetta Ufficiale che non è stata ancora privatizzata.
Poi ci sono le pubblicazioni di una moltitudine di case editrici antiche o nate ad
hoc più o meno collegate con le precedenti testate o con altre imprese; si
caratterizzano per il fatto di aggiornare
in tempo reale, con release subentrati,
tutta la materia e per potere offrire a
prezzi decisamente scontati anche procedure più o meno semplificate per redigere il documento; alcune di queste procedure si basano su metodi notarili o
giustificativi cioè utili per avallare nella
quasi totalità dci casi la bontà dell'ambiente di lavoro preesistente, senza
neanche mettere in conto che sarebbe
utile, anche ai fini pratici dell'aumento
della qualita della produzione e della
produttività, programare il miglioramento di alcune postazioni di lavoro. Grande
fortuna, meritata, visto il panorama
generale, o meglio il mercato, che ha
avuto e continua ad avere la pubblicistica nata nell'ambito di una nota associazione ambientalista che stampa le sue
opere, ricercatissime, su carta grigia
riciclata al 100%.
Bisogna ammettere che é cosa ardua
dare un giudizio certo e sereno su tutte
queste iniziative editoriali. Occorrerebbe fare i conti e tentare di controllare se
non neutralizzare almeno due tipi di pregiudizi vissuti in maniera conflittuale da
tanti e anche da chi scrive. Il primo tipo
di pregiudizio deve intrattenere una
parentela con una sorta di gelosia, tanto
forte quanto irrazionale, più o meno
espressa da coloro che da qualche anno
prima della 626 si preoccupano a vario
titolo della salute dei lavoratori: chi
sono, come nascono, cosa vogliono,
dove vanno a parare tanti improvvisti ed
interessati cultori della materia prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di
lavoro ? Una forte tentazione consiglierebbe di reagire come ha fatto Cristo
con i mercanti nel tempio. Il secondo
tipo, che potrebbe essere interpretato
come qualcosa di più complicato di un
semplice pregiudizio, specie se interessato da una ventata di ottimismo della
ragione, porta a dire: ma si ! più risorse
vengono messe in campo meglio è !
come diceva un filososo orientale, non
importa di che colore sia il gatto purche'
acchiappi il topo ! alla fine i lavoratori
un qualche vantaggio lo avranno in termini di sicurezza e di salute sul luogo di
lavoro! siamo di fronte ad una aggiornata (in un inevitabile contesto di mercato)
allargamento della comunità scientifica!
Risulta più semplice segnalare novità
apparse in coincidenza, sembra solo cronologica con l' era del 626, in un filone
letterario più consolidato che è quello
dei trattati di medicina del lavoro. Le
novita' sono rappresentate dalla nuova
edizione della "Medicina del Lavoro"
curata da Duilio Casula (Monduzzi Editore, Bologna 1996, pp. 890; la prima
edizione era del 1993) e dal "Trattato di
Medicina del lavoro" di Luigi Ambrosi e
Vito Foà (Utet, Torino, 1996, pp. 670).
Si tratta di opere diverse tra di loro, ma
entrambe complete, ben articolate, pensate per la formazione specialistica, a
livello universitario, del medico del
lavoro; capaci di riflettere in pieno il
dibattito scientifico e culturale raggiunto
a livello internazionale su tutta la materia; non indirizzate direttamente ad
esaudire le esigenze del medico del
lavoro oggi "emergente" in temini di
fortuna professionale, il medico "competente". Nell'opera di Casula sono ben
sviluppati tutti i capitoli della medicina
del lavoro tradizionale, si ritrova un
ampia trattazione sul lavoro femminile e
sono riportate delle schede essenziali
(più che delle "mappe dei rischi") sui
"pericoli" elencabili in molti comparti
lavorativi. Nell'opera di Ambrosi e Foà
emerge la ricchezza della trattazione
tossicologica mentre qualche perplessita' suscita un capitolo sull'assenteismo
ed il privilegio dato agli operatori della
sanità e solo a questi di avere una trattazione monografica. E' vero però che un
medico del lavoro italiano che, specializzatosi utilizzando l'uno o l'altro dei
due trattati segnalati, volesse veramente
completare la sua formazione dovrebbe
attingere ad altre risorse, ad un testo con
approccio epidemiologico (ad esempio,
"Epidemiology of work related discases", a cura di J.Corhett McDonald,
BMJ Publishing Group, London 1995),
ad un altro con approccio psico-sociale
(ad esempio, "Healthy work. Stress,
productivity, and the reconstruction of
working life", di R. Karasek e T. Theorell, Basic Books, New York 1990) e ad
un altro ancora con approccio ergonomico (ad esempio, "Ergonomics, work and
health" di S. Pheasant, Macmillan Press,
London 1991).
51
Una particolare attenzione merita il
volume " Valutazione del rischio. Liste
di controllo per comparii produttivi"
(pubblicato a cura della CNA Servizi e
Informatica s.r.l., Roma 1996) costruito
sostanzialmente sulla base della cultura
e delle informazioni socializzate in due
Convegni entrati ormai nella leggenda,
specie per i nuovi adepti dell'igiene e
sicurezza del lavoro, sponsorizzati
anche da SNOP, quello di Pieve di
Cento del 1995 e quello di Pisa del
1996. Qualcuno potrebbe riconoscere
in tale volume una sorta di eredità,
certo parziale, un riassunto veloce,
quasi "neutrale", trasmessa alla comunità dalla "formidabile" epoca dei Servizi delle USL della seconda metà degli
anni `80 e dei primi `90, testimonianza
in realtà del lavoro intenso e molto originale svolto, specialmente sulle e con
le piccole aziende, e consegnato nella
sua forma originaria alle decine di Atti
di Convegni SNOP "per comparto" fatti
in giro per I' Italia e vivi nella memoria
anche grazie alle immagini di Maremmani.
Sempre come legate al cordone ombellicale dei Servizi delle USL di alcune
Regioni debbono essere viste due ulteriori importanti iniziative culturali ed
editoriali: il "Manuale del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza" (Coordinamento editoriale del Dipartimento
Ambiente Salute e Sicurezza CGIL
CISL UIL Lombardia, in collaborazione
con SNOP Lombardia, a cura di Domenico Marcucci, Attilio Pagano, Angelico
Corti, Periplo Edizioni, Milano 1996) e
le "Linee guida per l'applicazione del D.
Leg. 626194" (della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Provincie
Autonome, stampato nel 1996 sia dalla
Azienda USL di Ravenna che dalla
Regione Toscana; nel primo caso utilizzando in prima di copertina iconografia
di scuola toscana del Rinascimento ed
anteponendo nel titolo "Linea Guida",
nel secondo l'iconografia è di anonimo
francese del Settecento ed "Applicazio.,ne" precede nel titolo ). Il "Manuale" si
compone di un volume e di 13 piccole
monografie; il volume tratta gli aspetti
generali del problema, quelli da studiare, magari in occasione di momenti formativi specifici. Il capitolo sul ruolo e i
compiti del rappresentante dei lavoratori
per la sicurezza rispetto agli altri e
rispetto alle schede informative e' chiaro, conciso, ma "aperto" forse per
rispettare l'ampio ventaglio di soluzioni,
ancora non definitive, osservabili oggi
nelle varie realtà e nei vari settori. Un
capitolo giustamente è dedicato all'approccio sindacale ai temi di ambiente e
salute e vi si prospettano i legami e la
continuità storica tra "la linea sindacale
all'ambiente" dei primi anni ` 70 e la
52
fase attuale. Se questi legami esistono e
debbono esistere si puo ' ammettere che
il manuale in esame deve essere visto
come lo sviluppo della famosa "dispensa" della FIOM del 1969, quella dei "4
fattori". Qualcuno dirà che una tale ipotesi è azzardata risulta pero' innegabile
che un dibattito su questo argomento
sarebbe di grande interesse sia per ricercare una verità storica, sia poter decidere oggi di operare, con più sicurezza,
verso obiettivi veramente praticabili. Le
tredici piccole monografie sono quanto
di meglio si possa desiderare in tema di
"profilo di rischi", di quelli pero' che
non sono compilati a tavolino sui testi di
tecnologia industriale, ma costruiti
avendo fatto l'inchiesta sul campo.
Nel contempo vi si trovano sviluppate,
per ognuno dei comparti presi in esame,
dal terziario più arretrato alle classiche
(piccole) manifatture, una adeguata proposta di trasposizione dei vari titoli del
626 ed anche, in molti casi, una descrizione di "soluzioni" ricercate negli anni
con impegno e valutate come applicabili
ed efficaci. Il progetto grafico realizzato,
sia nel volume che nelle monografie, è
semplee ma non lascia indifferenti.
Le "Linee guida" della Conferenza dei
Presidenti delle Regioni, elaborate da
oltre cento tecnici, quasi tutti delle USL
delle Regioni del Centro Nord, sono
state di già segnalate nell'ultimo Bollettino ma meritano qualche ulteriore considerazione. Mostrano con chiarezza
alcuni vizi e virtù del nostro "originale "
sistema di prevenzione nei luoghi di
lavoro: l'organismo centrale di prevenzione e di ricerca (I'ISPESL) in tutta
questa iniziativa compare in posizione
ancillare e così pure i gettonati funzionari del Ministero del Lavoro . quct'ultimi invece essendo abilitati a dare le
intepretazioni autentiche con "Circolari"
e nei pubblici dibattiti; le Regioni si
sono trovate nelle condizioni di rivolgersi con le "Linee Guida" a tutti contemporaneamente, datori di lavori, tecnici
del datore di lavoro, rappresentanti dei
lavoratori, pubblica amministrazione
senza potersi concentrare nell ' " indirizzare" ed organizzare (e difendere dal
clima aziendalistico delle attuali USL)
più immediatamente i propri organi di
prevenzione istituzionali e quindi l'
"organo di controllo" (costretto a mutuare l'esperienza di "simulazione di un
controllo dell'USL" promossa da un
noto Istituto di riceca privato); essendo
giovane in Italia la cultura delle "Linee
guida" e per non rimanere nell ' ambito di
una sorta di "esegesi della norma" fatta
da tecnici, risulta essenziale tenere in
debito conto queste delle Regioni e pensare quindi di mirarle e migliorarle nel
tempo; potrebbero diventare cosi' un
minimo comune denominatore (quando
il mercato della prevenzione diventerà
meno turbolento) ed un linguaggio
comune con cui parlare ed operare a più
voci, tutte quelle che debbono entrare in
ballo, ognuna con la propria competenza
e professionalità.
Franco Carnevale
er.
SUBSPRINT
ERRATA CORRIGE
Segnaliamo che, come da scheda tossicologica, il prodotto Wash Ecologico
della ditta IMAF srl di Peschiera Borromeo (MI), non é a base di litnonene e
acqua ragia minerale, come risulta dalla
tabella pubblicata su SNOP 29 pag. 20,
ma bensì di esteri di oli naturali.
Il prodotto rientrerebbe quindi, secondo
le indicazioni fornite dalla azienda, tra
quelli a base di oli vegetali alternativi a
quelli contenenti solventi organici.
Ci scusiamo dell'errore.
11 prodotto é stato inserito nel'elenco
che compare sul sito INTERNET relativo al progetto SUBSPRINT nell'elenco
dei prodotti a base di agenti vegetali.
DIRETTIVO SNOP APRILE `97
LOMBARDIA
Laura Bodini
(presidente SNOP
e direttore della rivista)
UOTSLL -ASL n. 3 I
via Oslavia, I
20099 Sesto S.Giovanni (MI)
Tel. 0212625763 I
Fax 02126223083
Ettore Brunelli
(segretario regionale)
UOTSLL - ASL n. 18
via Cantore, 20
25128 BRESCIA
Tel. 03013994467
Fax 03013994540
Enrico Cigada
(tesoreria)
Servizio n. I - ASL n. 3 I
via Oslavia, I
20099 Sesto S. Giovanni (Mi)
Tel. 02126257625
Fax 02126223083
EMILIA ROMAGNA
Graziano Frigeri
(ufficio di presidenza)
Distretto Parma città
viale Barsetti, 8
43100 PARMA
Tel. 052 1 1259846
Fax 05211259896
Luigi Salizzato
(segretario regionale)
Dipartimento Prevenzione
via Foscolo, 14
47039 Savignano Rubic. (FO)
Tel. 05471352183- I70
Fax 05471645060
VENETO
Flavio Coato
(vicepresidente SNOP)
Emilio Cipriani
(segretario regionale)
SPISAL-USL n. 22
via Foro Boario, 28
37012 Bussolengo (VR)
Tel. 04516769427
Fax 04516700347
Marcello Poti
SPISAL-USSL n. 20
via P. Cosma, I
35012 Camposanpiero (PD)
Tel. 04919324 1 I I
Fax 04919324343
PIEMONTE
VALLE D'AOSTA
Silvano Bosia
(segretario regionale)
USL n. 19
via Baracca, 6
14100 ASTI
Tel. 01411392871
Fax 0 1 4 1 13 92894
TOSCANA
Alberto Baldasseroni
(vicedirettore rivista)
SPISLL - USSL n. I O
viale Guidoni, 178IA
50125 FIRENZE
Tel. 0 5 5 14 2 2440 7
Fax 055/4224405
[email protected]
Andrea Dotti
(vicepresidente SNOP)
USL n. I
via Lombroso, 16
10125 TORINO
Tel. 01 1/6698822
Fax 0I 1 16690 1 5 0
CAMPANIA
Milena Pelosi
(segretario regionale)
Azienda USL NA2
via Salvo d'Acquisto, 7
80100 Quarto (NA)
Tel. 081/8552660
08
Fax 08118552643
LIGURIA
Stefania Silvano
(segretario regionale)
USL n. 19
corso Sardegna
19100 LA SPEZIA
Tel. 0187/533741
Fax 0 1 8715 3 3472
MARCHE
Giuliano Tagliavento
(segreario regionale)
Az. USL n. 7
via 25 Aprile, 61
60022 Castelfidardo (AN)
Tel. 07117130407
Fax 07 117 1 30405
Claudio Calabresi
(ufficio di presidenza)
UOPSAL n. I
corso Gastaldi, 7
16138 GENOVA
Tel. 01013446647
Fax 01013620638
FRIULI
VENEZIA GIULIA
Umberto Laureni
(segretario regionale)
ASL I
piazzale Canestrini, 2
33127 TRIESTE
Tel. 04013997402
Fax 04013997403
LAZIO
Fabrizio Magrelli
(segretario regionale)
USL RMIB
Dipartimento Prevenzione
via E.Franceschini, 5618
00155 ROMA
Tel. 0614 1 60 1 904
Fax 0614 1 60 1 90 5
UMBRIA
Armando Mattioli
(segretario regionale)
via del Campanile, 121A
06034 Foligno (PG)
Tel. 074213 3 9 5 80- 3 3 95 02
Fax 07421340501
SARDEGNA
Antonio Onnis
(segretario regionale
e ufficio di presidenza)
USL n. 15
via Tirso, 71
09037 S. Gavino (CA)
Tel. 07019375204
Fax 07019375205
CALABRIA
Bernardo Cirillo
(segretario regionale)
UOML
via Discesa Poerio, 3
88100 CATANZARO
Tel. 09611747554
Fax 09611747556
PUGLIA
Antonio Nigri
(segretario regionale)
SPESAL ASL FG13
Piazza Pavoncelli, I I
71 100 FOGGIA
Tel. 0881/73292 I
Fax 08811732920
Fulvio Longo
(vicepresidente SNOP)
USL BA114
via Lecce, 5
70010 Casamassima (BA)
Tel. 080/674832
Fax 0801676 I I 7
SICILIA
Paolo Ravalli
(segretaria regionale)
Servizio MdLAUSL n.7
Zona Industriale l°
97100 FASE DI RAGUSA
Tel. 09321667002
Fax 09321667807
ALTRI RIFERIMENTI
Stefan Faes
Laboratorio Medico
Provinciale
via Amba Alagi, 5
39100 BOLZANO
Tel. 047 1 12865 3 0
Fax 04711272631
Annamaria di Giammarco
USL n. 12
via della Stazione, I
65026 Scafa (PE)
Tel. 0851854 I276
Fax 08518543 123
Sergio Scorpio
USL n.01
via Conca Casale, 15
86079 Venafro (IS)
Tel. 08651900952
Fax 08651903335
Ermanno Lisanti
PMIPASL 4
via Montescaglioso
75100 MATERA
Tel. 08351243594
Fax 08351243653
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Aprile 1997