La scuola di Corteglia
La scuola di Corteglia – La chiesa con la campana
che richiamava tutti all’inizio delle lezioni –
La strada e il piazzale dove gli allievi facevano
ricreazione
A Corteglia ci siamo intrattenuti con il signor Aldo Ortelli che ha frequentato la scuola elementare
del paese tra il 1934 e il 1939.
Un po’ di storia
L’opuscolo “La scuola di Castel S. Pietro ieri e oggi” curato dalla signora Giuseppina Ortelli Taroni e
pubblicato nel 1991 dal Comune in occasione dell’inaugurazione della nuova sede scolastica ci dà
le seguenti informazioni:
- Il 24.7.1882 i terrieri di Corteglia, che già l’anno prima avevano incaricato Isidoro
Spinelli di eseguire un disegno per la costruzione di una nuova scuola e avevano inviato
un incaricato a Bellinzona per perorare la causa, inoltrano una petizione in comune e
chiedono di istituire una scuola elementare minore mista nella loro frazione.
- L’ispettore generale delle scuole sostiene la proposta motivandola con il
“sovrappopolamento della primaria mista di Castello frequentata da ben 64 allievi e
anche per permettere ai fanciulli di Corteglia un molto minore incomodo e la frequenza
più regolare alle lezioni”.
- Nel 1884 l’assemblea unanime acconsente ad aprire una scuola mista a Corteglia. Si
trova un locale: un cucinone in casa Bernasconi.
- Nel 1898 l’istituzione definitiva della scuola a Corteglia é ormai decisa. Il desiderio
espresso dai terrieri nel 1881 per avere un edificio confacente si concretizza anche per
la generosità di Giuseppina Bellasi Verda, una luganese che possedeva una fattoria
proprio nel centro del paese. Lì si aprirà la nuova scuola.
- La soppressione della scuoletta di Corteglia è del 1966. Gli allievi di questa frazione
(assai ridotti di numero se confrontati con la popolazione scolastica dei primi decenni
della sua creazione) sono centralizzati a Castel S. Pietro con un servizio di trasporto
organizzato.
A scuola
La fotografia degli allievi che pubblichiamo
mostra un gruppo di undici allievi e la loro
maestra: questa la situazione durante
l’anno scolastico 1938 -39. L’arrivo di nuove
famiglie nella frazione o la partenza di altre
verso i centri di Mendrisio e di Chiasso
hanno provocato nel tempo variazioni
anche importanti nel numero degli allievi.
L’inizio delle lezioni era annunciato dal
suono della campana della chiesetta posta
di fronte alla scuola
In un’unica aula erano raccolti gli allievi delle cinque classi elementari: le ragazze con il loro
grembiule nero e i ragazzi vestiti un po’ bene come l’ambiente imponeva.
I contatti tra genitori e maestra erano frequenti e informali: di solito ci si trovava per strada e lì si
faceva velocemente il punto alla situazione. Solo nelle situazioni più complesse era necessario
fissare degli incontri a scuola.
Con la licenza della quinta elementare in tasca gli allievi di Corteglia frequentavano generalmente
le scuole maggiori di Castello; pochi si indirizzavano verso il ginnasio di Mendrisio. Tutti
raggiungevano a piedi le sedi scolastiche facendo lunghe camminate quattro volte al giorno.
Le materie speciali
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All’educazione fisica si dedicava poco tempo. Non c’era evidentemente la palestra. La
maestra portava gli allievi nel bosco: lì si approfittava dell’occasione per osservare
anche qualche fiore o qualche pianta.
Al canto si dava una certa importanza: per poter approfittare della competenza di un
docente diplomato, ci si recava alle scuole di Castello dove gli allievi di Corteglia
cantavano con i loro compagni del paese.
Mentre le ragazze sferruzzavano, i ragazzi intagliavano assicelle di compensato facendo
“traforo”.
Fine dell’anno scolastico
L’ispettore visitava regolarmente la scuola. Ogni tanto capitava in aula anche il sindaco che
raccomandava a tutti di comportarsi bene.
Le gite di fine anno consistevano in escursioni a piedi nelle zone circostanti; spesso si univano
classi di Corteglia con quelle di Castello.
In giugno erano previsti gli esami. Non c’era la possibilità di fare esami di riparazione; a nessuno
erano condonate delle insufficienze. Chi non era promosso doveva obbligatoriamente ripetere la
classe e tutti gli anni qualcuno veniva fermato.
Quando maturano le albicocche
Quasi tutti gli allievi erano figli di contadini: tutti avevano gli albicocchi, ma vuoi mettere la gioia di
andare a rubare i frutti dalle piante degli altri! E poi, quando maturano le albicocche cominciavano
le vacanze scolastiche che duravano tre mesi, fino a metà settembre.
In questo periodo non c’erano le lezioni, ma il lavoro non mancava di certo! Tutti dovevano
collaborare nei lavori agricoli: attività queste per le quali si era ben allenati visto che anche
durante il periodo scolastico gli allievi dovevano quotidianamente dare una mano ai genitori nella
stalla o nei campi.
Ma i ragazzi sono sempre stati ragazzi: anche allora cercavano di ritagliarsi un momento di gioco e
si trovavano in gruppi nelle corti più accoglienti per divertirsi insieme.
Un ricordo particolare
Il signor Ortelli racconta:
Ero in prima elementare e, come tutti bambini, ero un po’ birichino, ma birichini erano un po’
anche gli altri!
Un giorno un mio compagno ha fatto qualcosa che ha infastidito la maestra: questa ha chiesto chi
fosse il colpevole.
Io ero piccolino e m’é sembrato giusto di dire “E’ stato lui”.
La maestra mi si è avvicinata con una riga in mano e me l’ha calata sulla testa, adagio nèèh ,
dicendomi: “Ricordati che non si fa la spia. Mai!”
E io me lo sono ricordato per tutta la vita: è stata una cosa che mi ha fatto un gran bene!
Purtroppo ho visto cose non belle fatte da chi quella rigata in testa non l’ha presa!
Ringrazio il signor Aldo Ortelli per la disponibilità e per avermi messo a disposizione documenti
scritti da sua moglie Giuseppina Ortelli Taroni.
R.C.
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