Movimenti e democrazia
• I movimenti sono l’opposto della democrazia se lasciati soli,
senza riflessione e progetto di una costituzione che limita il
potere del sovrano
• I movimenti, però, sono indispensabili alla democrazia
perché, senza di essi, mancherebbe la solidarietà
necessaria per fare il patto
• Hobbes e Locke immaginano una cosa impossibile: che
persone divise ed in lotta si riuniscano e trovino il consenso
sulla base di un puro calcolo razionale costi-benefici
• Essi non possono ammettere che il patto (la costituzione)
presupponga il consenso. Immaginano che il consenso
nasca al momento del patto, che la solidarietà si costituisca
aderendo alla costituzione
• Ci sono degli studiosi che ritengono, all’estremo
opposto, che l’ordine sociale possa nascere
spontaneamente dal solo movimento mentre, in realtà,
questo, lasciato solo, produce la fraternità-terrore.
• La solidarietà nasce dai movimenti, dall’entusiasmo
dello stato nascente, da passioni come la generosità, la
fede e l’odio, ma che la democrazia diventa tale solo
affermando i diritti fondamentali e inalienabili e
applicandoli razionalmente come vogliono i
costituzionalisti inglesi
• Le istituzioni democratiche hanno bisogno del
movimento, ma nascono da una diffidenza verso gli
automatismi del movimento, dal sospetto e dalla
fiducia nella bontà della natura umana
La campagna elettorale
• La democrazia ha bisogno dei movimenti. Ma
tutti i movimenti, alla loro origine, sfidano la
democrazia.
• I movimenti fanno riscoprire il senso della
partecipazione democratica necessaria a
rivitalizzare la democrazia.
• I movimenti sfidano l’istituzione e, a volte,
succede che una fragile democrazia viene
distrutta da movimenti che imboccano la strada
della dittatura e del totalitarismo.
• Il movimento da solo non diventa democratico. Egli crea la
solidarietà, il consenso ma, per diventare democratico deve
assumere le regole, la forma del sistema democratico, deve
apprendere la democrazia.
• La democrazia ha bisogno del movimento perché,
altrimenti, decade a puro rituale, perché si spegne nel
disinteresse, nell’astensione, nell’apatia. Ma il movimento
ha bisogno delle regole democratiche per non diventare
dittatura.
• La democrazia richiede come primo elemento la
partecipazione alla politica, al voto cioè movimento. A
questo servono i comizi e la campagna elettorale, in cui si
riattivano componenti simboliche di movimento, con
manifestazioni, cortei, sfilate, fenomeni di stato nascente
sia pure circoscritti nel tempo e nello spazio
I movimenti nazionalisti
• I movimenti nazionalisti si ritrovano nella storia degli ultimi
due secoli e portano alla formazione dello Stato Nazione
• La nascita dello Stato Nazione consente un ordinato sviluppo
economico
• I protagonisti di questi movimenti per definire il “noi, la
comunità allo stato nascente” identificano sempre un popolo
con un territorio e con alcuni elementi comuni come la lingua,
la religione e, talvolta, un nucleo statale
• L’Italia non è mai esistita come Stato Nazione prima della
costituzione del Regno d’Italia nel 1861, ma i patrioti hanno
sempre pensato che una entità italiana esistesse da sempre
• Tutti i movimenti nazionalistici rifanno la storia del proprio
paese in parte studiando con cura il passato, in parte
inventandolo o deformandolo.
• Un acceleratore dell’esplosione dei movimenti nazionali è
stata la conquista napoleonica dell’Europa; i francesi
promettevano a ciascuno uno Stato in cui si realizza la libertà,
l’uguaglianza e la fraternità
• I movimenti nazionalisti nel XIX secolo entrano in conflitto con
gli imperi che si erano costituiti (britannico, asburgico ed
ottomano) perché questi erano multietnici, multilingue e
multireligiosi
• Sono i movimenti nazionali le forze che scatenano la prima
guerra mondiale
• La nuova divinità è la Patria coi suoi inni, i suoi martiri, i suoi
sacrari e il nuovo ordine sociale è rappresentato dall’esercito
di massa
Le civilizzazioni culturali
• Nell’ambito in cui agivano i grandi movimenti si è andata formando,
in tempi in genere piuttosto brevi, una potenza istituzionale capace
di dare il suo linguaggio ai movimenti della sua epoca assorbendoli
• La potenza istituzionale ha, inoltre, la proprietà di modificare le
condizioni economico-sociali e culturali in modo tale da renderle
adatte al suo prosperare fino al momento in cui il suo dominio
diventa irreversibile
• Le civilizzazioni culturali, sebbene abbiano origine come un
movimento, in realtà non sono quindi un movimento, ma potenze
istituzionali che si espandono attraverso successivi movimenti senza
perdere l’identità
• Esse inoltre si differenziano attraverso successivi movimenti senza
perdere l’identità.
• Grazie alla loro capacità di modificare le strutture economicogiuridiche dei paesi in cui si impiantano, riescono a ricostituirsi
rapidamente quando vengono colpite e disperse
• Ad esempio il Cristianesimo – che all’inizio era un piccolo
movimento finito con la crocifissione di Gesù - s’ingrossa
perché offre, nell’insegnamento originario, qualcosa di così
nuovo, una concezione del cosmo, della vita, della morale che
risponde quasi miracolosamente alle esigenze profonde
dell’epoca. Al bisogno di pace, di bontà, di giustizia, al bisogno
di una religione universale adatta all’impero universale di
Roma. Ma occorrono anche delle condizioni storiche
predisponenti
• L’Islam trionfa grazie al suo monoteismo assoluto, alla sua
incredibile semplicità teologica. Condizioni politiche e morali
del tempo ne favoriscono l’affermazione
• Il Marxismo si afferma in Europa con lo sviluppo della
industrializzazione e l’anomia sociale prodotta dal disordinato
sviluppo capitalistico, sostituendo la speranza cristiana di una
giustizia e di un paradiso celeste con quella più concreta di
una giustizia e di un paradiso terrestre.
• La civilizzazione culturale dura perché ha un’organizzazione,
un corpo dottrinale, dei sacerdoti o dei propagandistiche,
quando nasce una tensione ed esplode un movimento,
immediatamente gli forniscono le proprie spiegazioni, gli
danno il proprio linguaggio e riescono a trattenerlo nello
stesso alveo istituzionale
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Movimenti e democrazia - Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali