CedAS Vallagarina Centro di Ascolto e Solidarietà Punti di ascolto Parrocchiali Relazione attività 2010 Indice ♦ Don Alfredo (Tratto dal libro ALSAZIA di Erri De Luca) 3 ♦ Riflessione di don Sergio Nicolli 4 ♦ Relazione generale 12 ♦ Alla scuola dei Santi (esperienza del viaggio a Torino) 17 ♦ Gruppo volontari dell’Accoglienza (gestione appartamenti ospedale) 18 ♦ Sportello lavoro 21 ♦ Gruppo dell’accoglienza CedAS 24 ♦ Gruppo d’ascolto 25 ♦ Spazio “ascolto famiglia” 29 ♦ Gruppo presa in carico-accompagnamento 32 ♦ Dall’incontro–ascolto alla relazione–accompagnamento 38 ♦ Esperienza “emergenza freddo” 39 ♦ Unità di strada 39 ♦ Servizio mobili 42 ♦ Bilancio economico 45 ♦ Relazione economica 46 ♦ Relazione PaP di Borgo Sacco 48 ♦ Relazione CedAS di Mori 50 ♦ Relazione PaP di Lizzana 55 ♦ Relazione PaP di Santa Maria 57 ♦ Relazione PaP di San Giuseppe 58 ♦ Relazione PaP di Brentonico 63 ♦ Relazione PaP di Marco 66 ♦ Relazione PaP di Santa Caterina 67 ♦ Relazione PaP di Ala 68 ♦ Relazione PaP di Villalagarina 69 2 DON ALFREDO (Tratto dal libro ALSAZIA di Erri De Luca) Da quarantadue anni fa il parroco nel paese di Casumaro, don Alfredo. E’ uno di quelli che non si sono chiusi in canonica, dandosi invece un gran daffare tutto intorno. Ci si conosce da qualche anno, perché viene anche lui a volte in Bosnia con gli aiuti dei volontari di Finale Emilia. Mi racconta sempre qualcosa. Un uomo era venuto a trovarlo in Chiesa per spiegargli certi suoi problemi in famiglia. Aveva parlato così a lungo che intanto si era fatta ora di messa e don Alfredo scusandosi aveva dovuto congedarlo. Si era fatto promettere una seconda visita, ma l’uomo non era più venuto. Incontrando però la moglie, giorni dopo in bicicletta, questa lo aveva ringraziato per i suoi consigli. Don Alfredo non ricordava nemmeno di aver aperto bocca. Dopo altro tempo quell’uomo tornò in Chiesa e volle ringraziarlo spiegandogli che le cose in famiglia si erano aggiustate “grazie ai suoi consigli”. Ma quali mai, pensava don Alfredo. Infine capì. Tutto il consiglio era stato di prestare ascolto. Quell’uomo aveva bisogno di parlare per sbrogliare la matassa dei problemi. La soluzione l’aveva trovata da sé ma l’aveva attribuita a don Alfredo, ai suoi “consigli”. Ci sorride su mentre mi racconta la storia e io ci cavo il pensiero che un ascolto partecipe vale almeno quanto un buon consiglio. La principale preghiera ebraica è Ascolta Israele, che sono le parole del suo inizio. Stare in ascolto è la condizione della preghiera, chi presta attenzione ai problemi degli altri, non sta sottraendo tempo alla preghiera, la sta invece facendo. Ma l’ascolto vale anche di più se a prestarlo è don Alfredo da Casumaro. 3 DA UNA PASTORALE DI CONSERVAZIONE A UNA PASTORALE CORAGGIOSA Consiglio pastorale decanale – Rovereto 28 marzo 2011 don Sergio Nicolli Il senso di un Piano pastorale diocesano Il punto di partenza di questa mia riflessione credo deva essere necessariamente il Piano pastorale che la nostra Diocesi si è data per questo triennio 2009-2012: “Viandanti sulle strade di Emmaus – Piano pastorale diocesano 2009-2012”. Quale funzione ha un piano pastorale per una Chiesa? L’Arcivescovo lo definisce “una scuola di comunione ecclesiale”1. Non si tratta infatti di un programma di azione pastorale imposto dall’alto a tutte le parrocchie: ogni comunità ha una sua fisionomia, caratteristiche, problemi, priorità, risorse proprie, e quindi è giusto che ogni Consiglio pastorale faccia un proprio progetto pastorale. Un piano diocesano pluriennale, che parte sempre da una lettura della situazione nella vita sociale ed ecclesiale, intende cogliere alcuni aspetti emergenti e individua qualche scelta che dia un’impronta particolare a tutto il contesto pastorale della Chiesa diocesana. Ogni parrocchia è chiamata poi a coniugare le scelte del Piano diocesano con le proprie esigenze, priorità e possibilità, a formulare programmi in modo realistico, a verificarli costantemente, in ascolto della realtà più grande del decanato, della zona e della diocesi. Oltre alle parrocchie, tutte le realtà ecclesiali che riuniscono dei credenti attorno a un particolare carisma e propongono percorsi formativi, sono chiamate a trarre ispirazione dal Piano pastorale diocesano, in sintonia e in comunione con le parrocchie e le varie articolazioni territoriali della Chiesa. Viandanti sulle strade di Emmaus Ci accompagna in questo triennio l’icona del Vangelo di Luca (24,13-35), che può dare una impronta innovativa e uno stile nuovo a tutta l’azione pastorale. In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in 1 Viandanti sulle strade di Emmaus – Piano pastorale diocesano 2009-2012, pag. 4 4 Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. “Gesù non si limita ad aspettare i discepoli alla locanda: si fa loro compagno di viaggio, prima che ospite alla mensa per spezzare il pane della comunione”2. Lo stile dell’incontro con i due viandanti: mostra interesse alla loro vicenda, li ascolta, entra in dialogo con loro, riscalda il loro cuore attingendo alle Scritture, li accompagna fino a suscitare in loro il desiderio di stare con lui… La complessità del nostro tempo Lo stile di Gesù può darci la risposta all’interrogativo che oggi molti si pongono tra coloro che si impegnano nella Chiesa a rendere efficace 2 ivi, pag. 28 5 l’annuncio cristiano. Nonostante tanti sforzi di rinnovamento pastorale e il moltiplicarsi delle iniziative, ci accorgiamo che l’azione della Chiesa rischia di essere insignificante e di non scalfire in modo rilevante la cultura e la mentalità di oggi. Abbiamo l’impressione che la Chiesa sia lontana dal mondo di oggi e che vada per una sua strada che non suscita più nemmeno la curiosità del mondo che ci circonda. Siamo passati senza accorgercene dalla “Volkskirche” alla Chiesalievito, piccolo gregge, che ha la funzione di segno nel mondo, che offre al mondo la presenza di Cristo e indica la strada della salvezza. Le statistiche tendono tutte a darci l’impressione di una Chiesa in estinzione. Il problema è che il nostro tempo è profondamente cambiato. Ci troviamo di fronte a una situazione molto complessa che ha il carattere della novità. E situazioni nuove domandano risposte nuove. Così si esprime il Piano pastorale3: Si pensi alla crisi che ha investito il campo dei valori tradizionali, provocando non poche defezioni anche tra i credenti; o all’indifferenza nei confronti della dimensione religiosa, che caratterizza non pochi nostri contemporanei e che non di rado assume le forme del relativismo sul terreno dei comportamenti e delle scelte di vita; o ancora al fenomeno del tutto nuovo della multiculturalità, che ci pone a contatto quotidianamente con visuali religiose e mentalità culturali diverse rispetto alla nostra. Questa complessità viene talora definita in termini di “post-cristianesimo”. In tale contesto, s’impone una semplice constatazione: se il mondo pagano di duemila anni fa (quello, per intenderci, cui si rivolgeva l’apostolo Paolo) era terreno alquanto difficile da dissodare, non lo è da meno quello post-cristiano dei nostri giorni. “Terra di missione” è ormai una qualifica che riguarda non solo gli ambiti in cui operano i nostri missionari ad gentes, ma le nostre stesse realtà di appartenenza. Non dobbiamo perciò affrontare il nostro tempo e i nostri contemporanei con la logica della contrapposizione ma dobbiamo accoglierli con simpatia e presentarci a loro disarmati: non ingenui ma con la benevolenza di chi non tiene in mano delle armi per difendersi. Dio stesso si è presentato nella debolezza. È lecito domandarsi se dietro l’impoverimento ecclesiale che sperimentiamo in questa stagione della storia… non sia da ravvisare un disegno provvidenziale, teso a ridestare una consapevolezza più vera della nostra reale identità di Chiesa4. 3 4 pag. 9-10 Viandanti… cit, pag. 12 6 Limiti e debolezze riportano sempre a quel terreno comune di fragilità che è la piattaforma stessa dell’umano: la via percorsa dal Verbo di Dio nella sua incarnazione, la via della salvezza5. Da una pastorale di conservazione a una pastorale missionaria Una pastorale che si limita ad attendere le persone in chiesa o le invita ad appuntamenti comunitari ormai è insufficiente. Occorre porsi sulle strade degli uomini per incontrarli lì dove si trovano e fare un pezzo di strada con loro. Del resto questo era già, quasi 25 anni fa, lo stile proposto dal nostro Sinodo diocesano, che ha scelto come titolo appunto “Insieme sulla strada”. Non basta più una pastorale di “servizi religiosi”, occorre una pastorale che va alla ricerca delle persone per entrare in relazione con loro e con la loro storia, per annunciare un disegno di Dio che ha a che fare con la loro vicenda umana. Occorre una pastorale che rimetta in dialogo la Chiesa con le varie situazioni del mondo in cui la Chiesa vive. Il Concilio aveva affermato solennemente: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”6. Occorre una pastorale missionaria. Un bel documento dei Vescovi italiani del 20047 affronta decisamente questo tema che richiede una svolta in tutta la nostra pastorale. Una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura della comunità cristiana non basta più. È necessaria una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo testimoniando che anche oggi è possibile, bello, buono e giusto vivere l’esistenza umana conformemente al Vangelo e, nel nome del Vangelo, contribuire a rendere nuova l’intera società. È questa oggi la “nuova frontiera” della pastorale per la Chiesa in Italia. C’è bisogno di una vera e propria “conversione”, che riguarda l’insieme della pastorale... riguarda anche, e per certi aspetti soprattutto, il volto della parrocchia, forma storica concreta della visibilità della Chiesa come comunità di credenti in un territorio, «ultima localizzazione della Chiesa»8. Nel nostro tempo noi viviamo una tentazione: mano a mano che cala il numero dei preti e diminuisce il numero dei fedeli che partecipano 5 ivi Gaudium et spes, n. 1 7 Conferenza Episcopale Italiana, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia 8 ivi, n. 1 6 7 attivamente alla vita della Chiesa, può nascere la sensazione di essere una Chiesa in disarmo, che ha bisogno di iniziative che tamponano il salasso di gente che se ne va, che concentra le sue risorse su quei pochi che restano perché almeno questi siano di qualità. Possiamo chiamarlo il “complesso della resistenza”: il porre le proprie speranze sul piccolo resto, “pochi ma buoni”. È una sensazione che può indurre ad una pastorale di conservazione. Non è nella natura della Chiesa vivere una pastorale di conservazione! Dobbiamo prendere coscienza che il Vangelo è un tesoro prezioso che ci è stato consegnato e che è in grado di dare il sapore della novità anche alla storia di oggi; che Cristo è presente anche nelle vicende del nostro tempo per trasformarle in storia di salvezza. Va fatto un atto di fede nell’incarnazione: Dio è entrato nella storia, ha fatto irruzione nella storia e non se ne va più via da questo mondo; è presente in ogni epoca della storia ed è capace di dare ad ogni storia la dimensione della salvezza nonostante tutti i motivi di pessimismo che oggi ci tentano; questa nostra storia non è una storia maledetta: è una storia salvata, sacra, abitata da Dio. La missione della Chiesa non può ridursi dunque a conservare qualche cosa di un passato che sta scomparendo, ma deve sentirsi a servizio di un “lieto annuncio” che può venire incontro ai problemi del mondo. Se questo non avviene è perché noi ci stiamo ancora dibattendo, cercando di mettere delle toppe su un vestito vecchio e non abbiamo il coraggio di entrare in una pastorale di novità. La pastorale di conservazione è una pastorale piena di paure, ripiegata su se stessa, in difesa. La pastorale missionaria è pastorale di coraggio, che parte dalla fiducia, dalla fede che Dio è presente e salva questa nostra storia; è una pastorale che non si ripiega sull’interno della Chiesa ma che si apre verso l’esterno, che non sta sulle difese ma che va all’attacco. Dunque dobbiamo passare da una pastorale di conservazione a una pastorale che prende l’iniziativa dell’annuncio del Vangelo per far conoscere Gesù come l’unico che può rispondere pienamente alle attese dell’uomo. Quindi per essere davvero cristiani, tutti dobbiamo essere missionari. Ma dove e verso chi? Il volto missionario di una Chiesa si esprime anche attraverso i tanti sacerdoti, religiosi e laici che partono per portare l’annuncio del Vangelo in terre lontane. Ma il volto missionario di una Chiesa si può esprimere anche all’interno delle singole comunità cristiane con una attenzione particolare a tutti coloro che vivono tra di noi e non conoscono il Vangelo (pensiamo ai molti immigrati) e a coloro che, pur essendo stati battezzati, vivono ormai lontani dall’esperienza della fede, hanno abbandonato la pratica religiosa e interrotto già nell’adolescenza, dopo aver ricevuto la Cresima, un cammino di formazione nella fede; costoro hanno avuto una prima formazione cristiana mai rinnegata, mai del tutto dimenticata, ma sospesa e rinviata. 8 La domanda che ci poniamo allora è questa: come oggi la parrocchia e la nostra pastorale può incontrare in maniera significativa queste persone che sono ormai lontane da tempo dall’esperienza cristiana e dalla vita ecclesiale, e come può riannunciare in modo nuovo e affascinante il mistero di Cristo come unica risposta agli interrogativi più profondi dell’esistenza umana? Come la parrocchia e la pastorale possono rimettere in cammino persone che si sono da tempo fermate nella crescita cristiana e avevano ormai scartato l’esperienza di fede come insignificante rispetto ai drammi e alle attese della vita? Fare in modo diverso la pastorale ordinaria Non dobbiamo subito pensare che tutto questo richiede di fare delle cose nuove, che probabilmente affaticherebbero e scoraggerebbero ancora di più sacerdoti e laici. Forse si tratta piuttosto di fare in un modo nuovo la pastorale ordinaria, come si può dare uno stile diverso alle iniziative di sempre. Andare alla ricerca dei “lontani” è sempre difficile: non sappiamo dove incontrarli e c’è sempre l’incognita di trovarci di fronte a pregiudizi e a rifiuti incondizionati. Il documento dei Vescovi italiani che ho citato suggerisce alcune occasioni privilegiate nelle quali è possibile dare un volto missionario alle nostre parrocchie9: La parrocchia missionaria, per non scadere in sterile retorica, deve servire la vita concreta delle persone, soprattutto la crescita dei ragazzi e dei giovani, la dignità della donna e la sua vocazione e la difficile tenuta delle famiglie, ricordando che il mistero santo di Dio raggiunge tutte le persone in ogni risvolto della loro esistenza. A questo punto, però, non si può non rileggere con coraggio l’intera azione pastorale, perché, come tutti avvertono e sollecitano, sia più attenta e aperta alla questione dell’adulto. L’adulto oggi si lascia coinvolgere in un processo di formazione e in un cambiamento di vita soltanto dove si sente accolto e ascoltato negli interrogativi che toccano le strutture portanti della sua esistenza: gli affetti, il lavoro, il riposo... L’esperienza degli affetti è soprattutto quella dell’amore tra uomo e donna e tra genitori e figli. La parrocchia missionaria fa della famiglia un luogo privilegiato della sua azione, scoprendosi essa stessa famiglia di famiglie, e considera la famiglia non solo come destinataria della sua attenzione, ma come vera e propria risorsa dei cammini e delle proposte pastorali. Tra le molte occasioni che la pastorale parrocchiale propone, ne indichiamo alcune particolarmente significative. 9 Il volto missionario… cit, n. 9 9 Anzitutto la preparazione al matrimonio e alla famiglia, per molti occasione di contatto con la comunità cristiana dopo anni di lontananza. Deve diventare un percorso di ripresa della fede, per far conoscere Dio, sorgente e garanzia dell’amore umano, la rivelazione del suo Figlio, misura d’ogni vero amore, la comunità dei suoi discepoli, in cui Parola e Sacramenti sostengono il cammino spesso precario dell’amore. Grande attenzione va dedicata a contenuti e metodo, per favorire accoglienza, relazioni, confronto, accompagnamento. Il cammino di preparazione deve trovare continuità, con forme diverse, almeno nei primi anni di matrimonio. Un secondo momento da curare è l’attesa e la nascita dei figli, soprattutto del primo. Sono ancora molti i genitori che chiedono il Battesimo per i loro bambini: vanno orientati, con l’aiuto di catechisti, non solo a preparare il rito, ma a riscoprire il senso della vita cristiana e il compito educativo. C’è, poi, la richiesta di catechesi e di sacramenti per i figli divenuti fanciulli… Non è possibile accettare un’“assenza” dei genitori nel cammino dei figli. È bene valorizzare esperienze che si vanno diffondendo di “catechesi familiare”, con varie forme di coinvolgimento, tra cui percorsi integrati tra il cammino dei fanciulli e quello degli adulti… Infine, non vanno dimenticati i momenti di difficoltà delle famiglie, soprattutto a causa di malattie o di altre sofferenze, in cui persone anche ai margini della vita di fede sentono il bisogno di una parola e di un gesto che esprimano condivisione umana e si radichino nel mistero di Dio… La comunità esprima vicinanza e si prenda cura anche dei matrimoni in difficoltà e delle situazioni irregolari, aiutando a trovare percorsi di chiarificazione e sostegno per il cammino di fede. Nessuno si senta escluso dalla vita della parrocchia. Se la famiglia oggi è in crisi, soprattutto nella sua identità e progettualità cristiana, resta ancora un “desiderio di famiglia” tra i giovani, da alimentare correttamente: non possiamo lasciarli soli; il loro orientamento andrebbe curato fin dall’adolescenza. Missionarietà verso i giovani vuol dire entrare nei loro mondi, frequentando i loro linguaggi, rendendo missionari gli stessi giovani, con la fermezza della verità e il coraggio dell’integralità della proposta evangelica. Accogliere, ascoltare, accompagnare: insieme Il Piano pastorale diocesano dunque ci chiede di cambiare mentalità, in sintonia con la felice intuizione del Convegno ecclesiale di Verona: mettere al centro dell’azione pastorale non tanto i nostri progetti o i nostri programmi particolari, ma le persone, la loro condizione di vita, il loro bisogno di 10 incontrare il Signore, le loro fatiche e le loro attese. Lo stile pastorale va modellato su questa esigenza di accogliere ogni persona, di entrare in relazione ascoltando, di fare un pezzo di strada insieme cercando di riscaldare il cuore con la “buona notizia” di Gesù, di celebrare i segni sacramentali della presenza del Signore sulla strada di ognuno… Ci pensa poi lo Spirito a costruire con ciascuno una storia di salvezza, che spesso noi non siamo in grado di conoscere e di seguire. In questo siamo coinvolti tutti – singoli credenti, parrocchie, gruppi, associazioni e movimenti – in una impresa che paragonerei all’esecuzione di una sinfonia il cui unico Direttore di orchestra è lo Spirito Santo. Il Signore Gesù ci ha costituito come Chiesa – assemblea convocata attorno a Gesù, presente nella Parola e nell’Eucaristia – per essere capaci di accogliere con sim-patia ogni persona e di accompagnarla per quel tratto di strada che ci viene richiesto. Essere Chiesa non significa essere una realtà monolitica nella quale tutti la pensano allo stesso modo e agiscono simultaneamente. La Chiesa è un organismo vivente, nel quale ogni realtà ha una sua funzione, esprime una particolare sensibilità, è in grado di entrare in sintonia con un certo numero di persone. Ma dobbiamo tutti tenere bene d’occhio il Maestro, suonare il nostro strumento al momento giusto e in ascolto di tutti gli altri strumenti. Altrimenti la suonata risulta stonata, un insieme di suoni disordinati e disarmonici che feriscono l’orecchio anziché accarezzarlo e rallegrare il cuore. Il compito dei sacerdoti che sono responsabili dell’annuncio della Parola e che presiedono l’Eucaristia è di rendere visibile il Signore Gesù, il Direttore d’orchestra, di mediare in modo più possibile preciso la sua regia: questa mediazione è piena di rischi e ha bisogno di una particolare assistenza dello Spirito. Per svolgere bene questo compito, essi devono anzitutto mettersi in ascolto e restare in comunione continua con Lui, ma devono anche mettersi in ascolto della peculiare originalità di ogni persona e di ogni gruppo che suona uno strumento diverso. Per compiere bene questo servizio, noi sacerdoti abbiamo bisogno della vostra fiducia, del vostro affetto e della vostra preghiera; ma abbiamo bisogno anche che voi siate “veri” nel rapporto con noi, che diciate quello che pensate, che abbiate anche il coraggio della “correzione fraterna” nei nostri confronti. Credo che soltanto lavorando insieme in questo spirito potremo far divenire le nostre diversità non un freno ma una ricchezza per la costruzione della Chiesa che vive nelle tante comunità cristiane di Rovereto. 11 Traccia per la discussione in Consiglio 1. Opinioni (sottolineature, obiezioni, problemi, integrazioni…) sulla proposta di rinnovamento presentata da don Sergio… 2. Pensando alla pastorale ordinaria esistente, come possiamo fare diversamente, con uno stile diverso e nuovo, ciò che già facciamo? Pensiamo in particolare a: liturgie domenicali, battesimi, catechesi, preparazione e celebrazione del matrimonio, funerali, giovani, famiglie, ammalati e anziani… 3. Quali iniziative nuove possiamo proporre alle nostre comunità? 4. Quale formazione offrire a tutti gli operatori pastorali nei vari settori per mettere in atto un nuovo modo di accogliere le persone, un nuovo “stile pastorale”? Relazione generale attività CedAS 2010 Se Sant’Agostino affermava “chi canta prega due volte”, allora chi opera nella solidarietà e nell’aiuto agli altri quante volte prega? Preghiera e Azione, sono o non sono le due facce della stessa medaglia o, per meglio dire, della medesima esperienza di Fede? A volte, nella nostra vita quotidiana, tentando di semplificare o di dare un senso al nostro essere cristiani, ci schieriamo a favore o della prima o della seconda. Anche noi operatori e volontari delle Caritas, dei Cedas o dei PaP, non possiamo considerarci immuni dal pericolo di separare questi due modi di esprimere il volto della Carità. Nei vari incontri di formazione, nelle verifiche o nelle molteplici occasioni di approfondimento, siamo stati aiutati a ricordare che l’Amore/Carità è dono di Dio, è Dio stesso. Dividere se non considerare antitetici questi due aspetti del nostro impegno nella Carità è certamente riduttivo, se non contrario al significato stesso della testimonianza. Lo sforzo che dobbiamo fare continuamente è quello di conoscere e mettere in pratica il vero comandamento dell’Amore così come Gesù ce lo ha dato, scevro quindi da visioni personali o da comode giustificazioni morali. Ricordando Santa Teresa di Lisieux sembra perlomeno bizzarro pensare che una santa vissuta in un monastero e pertanto considerata “lontana dalla realtà”, possa essere stata proclamata patrona delle missioni. San Francesco di Assisi ricorda la sua conversione attraverso gli incontri con il Crocefisso e con il Lebbroso, quasi a voler sottolineare che l’uno non può fare a meno dell’altro. In tempi più vicini a noi Madre Teresa di Calcutta ci ha 12 dato una testimonianza profetica dell’amore nei confronti dei diseredati e a Dio coniugando la preghiera con il servizio. Se anche il nostro essere solidali e “servizievoli” non ci riconduce, o non dà testimonianza dell’Amore per il quale tutti noi siamo stati creati, rischiamo di parlare e di agire per noi stessi. Certamente qui non si tratta di fare proselitismo o di strumentalizzare l’azione caritativa per portare gli uomini o le donne “nella Chiesa”, sia che si tratti di poveri sia che si tratti di volontari. Nei nostri servizi desideriamo piuttosto affermare la natura e il significato dell’Amore – Carità. Il comandamento dell’Amore unisce l’amore per Dio all’amore per il prossimo in maniera inscindibile. Spetta quindi a noi tutti vivere le varie occasioni d’incontro con l’altro come se si trattasse di incontrare Gesù. Nella relazione possiamo sperimentare e far sperimentare il vero Amore. E’ nel solco di queste verità e testimonianze che anche noi, costantemente e incessantemente, dobbiamo vagliare il nostro operare affinché tutto possa essere ricondotto all’Amore/Dio. Ogni anno tentiamo, attraverso queste poche righe, di far conoscere e di far partecipi le nostre comunità delle molteplici iniziative-servizi che sosteniamo nel servizio alle vecchie e nuove povertà. Rimane comunque il dubbio che nell’elencare numeri, dati e iniziative ci sfugga il vero senso del nostro agire e quindi la difficoltà di promuovere una vera pedagogia della Carità. Affidiamo quindi a Gesù, alle persone che incontriamo ogni giorno, a voi che leggete questo opuscolo e alle nostre comunità, la richiesta/preghiera di aiutarci ad essere sempre più veri testimoni della Carità. Ricordiamo con gratitudine alcune delle esperienze e delle iniziative vissute nel 2010: A) La Commissione europea ha designato il 2010 quale Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale al fine di riaffermare e rafforzare l'iniziale impegno politico dell'UE alla lotta contro la povertà. In questo quadro anche le realtà ecclesiali del nostro territorio hanno inteso offrire un contributo concreto di aiuto, di riflessione e di sensibilizzazione al fenomeno dell’emarginazione. Da alcuni anni è stato rilevato da più soggetti ecclesiali, civili e politici un aumento della presenza di persone che vivono tali disagi e la stessa Casa di Accoglienza non era più sufficiente. Per questo motivo, le Caritas della Vallagarina (e i 4 decanati di Ala, Mori, Villalagarina e Rovereto) con il suo CedAS, la Caritas Diocesana di Trento e la Fondazione Comunità Solidale, in accordo con il Comune di Rovereto e in coincidenza dell’emergenza freddo, hanno condiviso la necessità di realizzare una struttura di prima accoglienza per le persone senza dimora. La struttura, che è stata individuata e attrezzata dal Comune di Rovereto, ha offerto un posto letto a circa 15 persone nei mesi invernali (22 novembre – 14 aprile). L’accoglienza delle persone è stata assicurata da 3 operatori e da circa 138 volontari che si sono alternati in questo servizio. 13 Sono stati organizzati 3 tipi di servizi: a) servizio notte: presenza notturna al dormitorio (con posto letto assegnato in stanza riservata); b) servizio pulizie giornaliere: 2 ore pulizia locali (al mattino). c) servizio pasti: sono stati garantiti 15 pasti caldi per persone senza dimora B) Domenica 17 gennaio è stata celebrata la Giornata mondiale delle migrazioni, che quest’anno ha avuto come tema: “Il Minore Migrante Rifugiato, una speranza per il futuro”. La Diocesi di Trento quest’anno ha scelto come sede per questo momento di preghiera, riflessione e festa la comunità di Lizzana, che ha risposto con grande disponibilità di spazi e di gruppi di volontariato. L’intera manifestazione è stata coordinata da don Beppino Caldera, supportato dalle Caritas della Vallagarina e dall’Associazione Trentini nel Mondo. La Messa è stata celebrata alla Pieve di San Floriano; dopo l’ingresso ufficiale delle bandiere dei Paesi rappresentati, dei circoli dell’Associazione Trentini nel Mondo, della Comunità Europea e della Pace, i convenuti sono stati salutati dalle parole del Sindaco di Rovereto, prof. Guglielmo Valduga, che ha ricordato come la realtà della migrazione faccia parte della storia del popolo trentino, oggi chiamato ad ospitare, così come a sua volta era stato ospitato in terre lontane, per lavoro o per le diverse deportazioni. Tutta la Messa è stata animata dalle note del coro di bambini Note Magia di Lizzana, dalle voci dei cantanti sinti e delle cantanti polacche, ucraine e centroamericane, dalla chitarra e dal violino sinti, dalle percussioni africane e così via. Anche le letture e le preghiere sono state proposte nelle diverse lingue: portoghese, polacco, ucraino, albanese, sinto, italiano, di stranieri presenti oggi in terra trentina e di trentini che hanno vissuto l’esperienza dell’emigrazione in Cile o in Svizzera e che oggi sono tornati. Alcuni segni hanno caratterizzato la celebrazione, in particolare un canotto, portato all’altare in memoria di tutti coloro che hanno perso la vita tentando di raggiungere le nostre coste, e la Bibbia di un emigrato, per ricordare come la fede sia sostegno nei momenti di sofferenza e di nostalgia che caratterizzano ogni storia di emigrazione. Un pensiero particolare è stato rivolto alle popolazioni di Haiti, vittime del terremoto. Ha presieduto la Messa, affiancato da numerosi sacerdoti e dal vicario don Lauro Tisi, il Vescovo Mariano Manzana, attualmente in Brasile, che ha saputo farsi interprete dei sentimenti e delle speranze dei presenti. In conclusione di celebrazione ha preso la parola il Presidente dell’Associazione Trentini nel Mondo. La benedizione è stata preceduta dalla presenza sull’altare di tutte le bandiere, che successivamente hanno accompagnato i partecipanti al corteo, aperto dalla Banda di Lizzana e dalle majorettes, diretto al Centro pastorale di via Livenza, dove la festa è proseguita tra i canti dei vari popoli e del coro Disordine sparso di Rovereto. Il 14 buffet, veramente fornito, è stato offerto dai volontari delle Caritas e delle parrocchie dei 4 Decanati di Ala, Mori, Rovereto e Villalagarina, nonché dal Volontariato insieme di Lizzana e dagli Scout Agesci di Rovereto. Chi ha partecipato sicuramente conserverà nella memoria i colori delle bandiere e degli splendidi costumi, i suoni e i sorrisi di chi ha sperimentato che stare insieme, conoscersi reciprocamente, pregare lo stesso Dio, fare festa, è fonte per tutti di gioia e di serenità. C) Nel mese di febbraio è stato dato alle stampe il libretto “Elemosina o Solidarietà”, con le riflessioni e gli approfondimenti sul tema proposti dalle Comunità ecclesiali della zona pastorale della Vallagarina. Questo documento ci è stato utile per capire cosa è per noi l’Elemosina e per approfondire i fenomeni ad essa collegati, ma anche per ribadire la volontà di superare il semplice gesto dell’elargizione fine a se stessa e far sì che questa diventi l’occasione per una relazione più profonda. L’incontro con l’altro richiede tempo, ascolto, condivisione, empatia ecc. La Carità non può essere ridotta ad un puro assistenzialismo, che non promuove e non fa maturare la persona nella libertà. Con un comportamento assistenzialistico si rischia di assumere atteggiamenti di intransigenza e di rifiuto, mentre, come ci insegna la Parabola del Buon Samaritano, la Carità apre prospettive di relazione di vicinanza e di accompagnamento. D) Dal 15 al 17 ottobre circa 50 volontari delle Caritas e dei Centri di Ascolto si sono recati in pellegrinaggio- gita a Torino “Alla scuola dei Santi e dei testimoni torinesi della Carità”. Dopo l’esperienza di due anni fa ad Assisi, ci è sembrato utile e importante conoscere da vicino i carismi di Cottolengo e Don Bosco e lo spirito di servizio del Gruppo Abele e della Caritas torinese. Abbiamo avuto la sensazione che a Torino, in particolare nel quartiere di Valdocco, veramente lo Spirito Santo abbia soffiato in un modo del tutto particolare. Anche questa esperienza ci ha aiutato a condividere maggiormente gli ideali e i valori del nostro agire. E) Anche nell’anno passato è proseguita la strada della formazione permanente. Ci stiamo convincendo sempre di più che non ci può essere un servizio o una disponibilità del cuore, se questa non viene sostenuta da una capacità di confronto o di ripensamento del nostro agire. Da quest’anno abbiamo trovato la disponibilità dell’associazione A.P.B.P.S. Psicologi di Base, in particolare nella persona del dott. Unterrichter, nell’accompagnare i volontari del primo ascolto, i volontari del Cedas di Mori e i volontari del gruppo presa in carico e accompagnamento attraverso la supervisione. Questo supporto è stato valutato positivamente dai vari gruppi, in particolare per quanto riguarda la possibilità di riflettere sul proprio vissuto nel rapporto interpersonale con le persone accolte e con gli altri volontari. 15 Per quanto concerne le varie occasioni di confronto e di formazione, desideriamo ringraziare Padre Gabriele Ferrari che, in occasione della giornata di verifica di inizio anno (sabato 25 settembre) ci ha donato molti spunti di riflessione in merito al tema “La Carità nella relazione”, da ciò che facciamo a come lo facciamo. F) A sostegno del progetto Emergenza Freddo sono state avviate diverse iniziative di informazione e di sensibilizzazione, nonché per la raccolta fondi. Per i mesi invernali si è trattato di un vero e proprio tour de force e di impegno per destreggiarsi tra le varie iniziative. Verso la metà di novembre è stato riproposto un secondo mercatino delle Pulci, presso il Centro Pastorale di Lizzana in via Livenza. Il 28 ottobre è stata proposta una Cena Povera, durante la quale, oltre che a consumare un semplice pasto a base di fagioli, sono state proposte delle testimonianze. Lo scopo era quello di celebrare l’Anno europeo della lotta alla povertà e anche quello di raccogliere ulteriori fondi per l’Emergenza Freddo. In occasione del Natale dei Poveri, organizzato dal Comune di Rovereto e dal Consorzio del commercianti “Rovereto in Centro”, circa 50/60 volontari provenienti da gruppi giovanili e dalle varie comunità ecclesiali della Vallagarina hanno gestito per conto del Cedas una Casetta nel Mercatino della Solidarietà. Benché il freddo e la non favorevole collocazione del medesimo Mercatino ci abbiano penalizzati, la partecipazione e il coinvolgimento sono stati sicuramente significativi. In quest’occasione abbiamo ospitato per circa 4 giorni alcuni volontari dell’associazione Lievito di Palermo, con cui abbiamo allacciato un rapporto di collaborazione e di “gemellaggio”. Nello stesso periodo del Natale (sempre in collaborazione con il Comune di Rovereto e del Consorzio “Rovereto in Centro”) abbiamo promosso una lotteria della solidarietà. E’ stata la prima volta che ci siamo misurati con un’iniziativa come questa e i tempi e gli aspetti gestionali sono stati complessi e difficoltosi, ma siamo riusciti ad avere un buon successo. Vogliamo rivolgere un particolare sentimento di affetto e di sostegno ad Anna, nostra volontaria nel servizio ascolto al Cedas di Rovereto e segretaria della Caritas decanale di Rovereto. Ha passato un anno davvero difficile, ha lottato con molta fede, forza e determinazione per ritornare ad essere presente, attiva e vivace, in pratica per essere di nuovo se stessa. Ora sappiamo che è riuscita a superare tutto, grazie all’aiuto di Dio, ad una splendida famiglia e ai tanti amici che l’hanno circondata di tutto l’affetto che lei ha riservato e continuerà a dare alle persone che le stanno intorno. 16 Alla scuola dei Santi e dei Testimoni torinesi della Carità Caritas – CedAS - PaP – Zona Pastorale Vallalagarina L'esperienza del viaggio a Torino, organizzato dalla Caritas della Vallagarina, nel fine settimana dal 15 al 17 ottobre 2010, si è rivelata intensa e varia. Io, che ho avuto l'occasione di partecipare da esterno, in quanto marito di una volontaria del CedAs, ero curioso anche di conoscere l'ambiente dei volontari, di cui avevo limitata conoscenza. L'atmosfera che si è creata con loro è stata subito di sincera familiarità, caratterizzata da cordialità e rara capacità di ascolto. Il programma è riuscito a comprendere sia l'aspetto storico-artistico che quello più legato alla lunga tradizione torinese di solidarietà. Per quanto riguarda il primo, abbiamo iniziato con Venaria Reale, la reggia costruita dai Savoia nella seconda metà del XVII sec. per poter soddisfare i loro svaghi venatori. L'imponente complesso, immerso in un vasto parco, è stato recentemente riportato all'antico splendore (2007) e dichiarato Patrimonio Unesco dell'Umanità assieme alle altre residenze sabaude. Il sabato ha riservato una ricca serie di proposte alla scoperta del mondo torinese improntato alla solidarietà, a cominciare dalla visita alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, istituto enorme, a dispetto del nome, fondato da San Giuseppe Cottolengo nella prima metà dell'800, che ora è presente in tutto il mondo. Oltre ad una rapida visita al nucleo storico del quartiere Valdocco e all'esterno del complesso, che si presenta come una piccola città nella città, ci è stata offerta la possibilità di un incontro con una suora, piena di energia ed entusiasmo, e di una ospite di 49 anni, che rifiutata dalla famiglia perché focomelica, è stata accolta nell'istituto dall'età di un anno. 17 Nel pomeriggio seguivano altri due incontri. Il primo con il direttore della Caritas della città Pierluigi Dovis e altri volontari, in cui si evidenziavano le pesanti ripercussioni della crisi sulla popolazione torinese con alcuni dati impressionanti: ad es. l'aumento della CIG del 600% nell'ultimo anno, il costante aumento della forbice tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, che sempre più comprendono al loro interno anche l'ex ceto medio in grossa difficoltà e la caduta delle relazioni sociali tra le persone coinvolte. Seguiva poi la visita al Centro del Gruppo Abele di don Ciotti, dove una responsabile ci ha tracciato la storia e i valori alla base del loro lavoro. Infine domenica 17 ottobre, prima del ritorno, il programma è riuscito a comprendere una visita ai luoghi di don Bosco, uno stupendo pranzo in un agriturismo di Giaveno e, gran finale, la visita alla Sacra di San Michele. Sorge in posizione suggestiva su uno sperone roccioso che domina la Val di Susa, fondata probabilmente nel X sec. esattamente a metà di una rete di vie di pellegrinaggio che, attraversando mezza Europa, collegava il Mont Saint-Michel in Normandia con il santuario di San Michele Arcangelo a Monte S. Angelo sul Gargano. Solo il fatto che ad essa si è parzialmente ispirato Umberto Eco per l'ambientazione del suo “Il nome della rosa” rende l'idea di quale gioiello abbiamo potuto visitare. Un bilancio più che positivo dunque e un sentito ringraziamento a chi ha organizzato questa arricchente iniziativa. Gruppo Volontari dell’Accoglienza per la gestione appartamenti per parenti degenti ospedale. Finalità: Il servizio svolto dai nostri volontari ha come finalità l’accoglienza delle persone che, provenienti da tutte le regioni italiane, arrivano o sono già presenti in città per accompagnare ed assistere i famigliari per visite specialistiche o ricoveri d’urgenza nell’ospedale cittadino. Queste persone spesso si trovano a dover affrontare, magari dopo un lungo viaggio, oltre all’ansia per lo stato di salute del proprio caro, il problema non indifferente di reperire un alloggio e conseguentemente di sostenere un 18 ulteriore onere economico. Il nostro servizio tende una mano a queste persone. Altro finalità, non meno importante, è quello di sensibilizzare le persone affinché formino gruppi analoghi nelle loro zone di provenienza. A chi si rivolge: Questo servizio è prevalentemente rivolto ai parenti di persone ricoverate nel reparto di otorinolaringoiatria; da qualche anno ospitiamo parenti di degenti ricoverati anche in altri reparti. Possono usufruire del nostro servizio le persone già presenti in città a causa di ricoveri d’urgenza o, in casi rari e ben motivati, le persone che necessitano di un alloggio per qualche notte. In ogni caso la precedenza è data a chi ha parenti ricoverati in ospedale. Da quest’anno abbiamo iniziato una forma di accoglienza per gruppi di giovani che intendono fare un breve periodo di vita comunitaria, per condividere esperienze e obbiettivi. Lo scorso anno è stato consegnato ai responsabili dei vari reparti ospedalieri un volantino di presentazione, che ci ha permesso di far conoscere ad un numero maggiore di persone questo servizio. Rimane comunque fondamentale il rapporto diretto con le caposala, in particolare di otorinolaringoiatria, per richieste, informazioni e controlli riguardanti i degenti. Vi è inoltre una diretta collaborazione con alcuni medici, che ci inviano direttamente i parenti dei pazienti, o ci indirizzano i loro colleghi provenienti da Paesi disagiati, che vengono in Italia per brevi periodi di tirocinio. Come si svolge: Attraverso la pubblicizzazione scritta, il passa parola e su indicazione delle caposala, gli interessati prendono contatto con il Cedas, che indirizza le richieste alla coordinatrice, la quale provvede ad assegnare l’alloggio in base al numero delle persone e al tempo richiesto, o necessario per la visita specialistica o per il ricovero ospedaliero. Poi informa i volontari di turno degli arrivi previsti, affinché si possano organizzare per l’accoglienza. Il loro compito, infatti, è di accogliere gli ospiti, accompagnarli all’alloggio e fornire loro informazioni e indicazioni di carattere generale per favorire l’ospitalità e l’accoglienza. Il gruppo è formato attualmente da sette volontari, quattro donne e tre uomini. Con turni 19 concordati 1 volta ogni 4 mesi (quindi 3 volte in un anno), in coppia i volontari assicurano il servizio durante tutto l’anno. Dove si svolge: Attualmente disponiamo dell’appartamento reso disponibile della parrocchia di S. Maria del Carmine , in via S. Croce, 21. L’alloggio si trova in una posizione strategica, molto vicino all’ospedale e da solo può accogliere contemporaneamente tre famiglie, per un totale di 10 ospiti; dispone di tre stanze, con bagno e cucina in comune. La condivisione degli spazi favorisce la conoscenza e il passaggio di informazioni tra persone accomunate dagli stessi problemi di salute dei loro congiunti e non solo. Considerazioni: Con il passare degli anni il servizio si rafforza sul territorio, in modo qualitativo più che quantitativo. Continua a essere molto importante, all’interno del gruppo, il rapporto umano che si instaura tra gli ospiti e i volontari. Come sempre questo rapporto si traduce, da parte del volontario, nella disponibilità all’ascolto, nella presenza durante il periodo di soggiorno, nell’interessamento delle condizioni del familiare ricoverato. Insomma tutto quanto può servire a far sentire questi nostri ospiti come fratelli graditi e rispettati. Da parte dell’ospite, invece, si concretizza con la gratitudine, il ringraziamento per la disponibilità e l’offerta di amicizia fraterna, che spesso fanno mantenere nel tempo i contatti con i volontari, anche lontano dalle situazioni di bisogno. È molto importante per i volontari cogliere il senso di gratitudine da parte degli ospiti per il servizio offerto. Questo li motiva a proseguire nel loro lavoro di volontariato e li gratifica per qualche piccolo sacrificio fatto. Quest’anno, anche per merito di controlli incrociati in collaborazione con i reparti, abbiamo evitato preventivamente spiacevoli situazioni. Questa collaborazione è indispensabile per fare “carità educativa”: saper dire no a chi non ha bisogno per lasciare spazio a chi invece ne ha. Dati statistici: Nel 2010 abbiamo ospitato 70 famiglie con 151 adulti e 64 minori per totale di 220 giorni. 20 Se vogliamo leggere questi dati, il 2010 è risultato pressoché simile al 2009: quindi anche quest’anno, confrontando i dati con il 2008, rileviamo un minor numero di singole presenze e un minor numero di giorni di permanenza, ma un maggior numero di famiglie. Si è cercato di continuare ad educare le persone al corretto utilizzo del servizio che, come non ci stuferemo mai di dire, é riservato a un numero di ospiti adeguato al singolo caso e per il numero di giorni strettamente necessari concordati con il reparto. L’accoglienza fatta secondo questi principi permette di avere la disponibilità a ospitare più famiglie. Con il 2011 questo servizio verrà gestito per questioni di opportunità dall’associazione “Solidale 365” onlus. L’autorizzazione a gestire il servizio è stata concessa dal Cedas e dalla Caritas decanale alla suddetta Associazione, che continuerà a lavorare con le stesse finalità e metodologie seguite dalla precedente gestione Cedas. Sportello lavoro Gli obiettivi L’obiettivo dello sportello lavoro rimane quello di essere punto di riferimento per chi cerca lavoro come assistente familiare e per coloro che devono ricorrere a questo tipo di aiuto per far fronte ai bisogni legati alla cura e/o all’assistenza di parenti anziani e/o malati. A distanza di 10 anni dalla comparsa sul nostro territorio di questi nuovi profili professionali, si potrebbe tentare di dare lettura a quali modifiche sociali e strutturali abbia comportato il lavoro di assistenza domiciliare e la presenza di tante donne straniere che si dedicano a questa attività. 1. È pensabile che si riesca a quantificare il reale risparmio che tale attività ha comportato per l’ente pubblico, il quale ha dovuto far fronte alle esigenze di posti in RSA in misura minore al numero degli anziani che ne avrebbero fatto richiesta? 2. È possibile quantificare il flusso di rimesse che le lavoratrici immigrate hanno inviato ai Paesi d’origine arricchendoli ma, al contempo, distraendo somme di una certa rilevanza dal luogo ove esse vengono percepite? 3. È possibile tentare un saldo tra l’effettivo risparmio di cui al punto 1 e l’innegabile impoverimento di cui al punto 2? tipo. Si potrebbe provare, ma si potrebbe anche tentare una lettura di altro Cosa è successo in Trentino verso la fine degli anni ’90? Non c’erano posti nelle case di riposo: l’economia tirava, le donne lavoravano, i nostri 21 genitori diventavano sempre più vecchi e ammalati, noi figli eravamo in giro per l’Italia o per il mondo a lavorare, avevamo creduto che l’Europa fosse diventata il nostro Paese, pensavamo che il welfare della nostra provincia avrebbe dato ogni risposta, in realtà stavamo diventando vecchi anche noi e non ci eravamo accorti che a casa avevano bisogno di noi. Quanti di noi hanno consumato tempo ed energie per telefonare a tutte le case di riposo della zona di residenza, nei momenti più impensabili perché gli orari di tutti vanno rispettati ma non i nostri, noi che dovevamo cercare i telefoni quando non c’erano i cellulari, quanti di noi si sono sentiti rispondere che la lista d’attesa è lunga…Lista d’attesa in una casa di riposo vuol dire che la gente deve morire prima che ci sia un posto per tua madre o per tuo padre… La ruota della vita gira e così prima o poi questi benedetti posti si liberavano. Alla fine…ma proprio alla fine potevi ricevere una telefonata, sempre di mattina presto o di sera, e qualcuno ti diceva che tutto era finito, e tu non c’eri. Le badanti sono apparse sul mercato del lavoro trentino nel 2000, la lingua italiana si è arricchita di un neologismo, molti figli si sono risparmiati sensi di colpa devastanti, in giro per le strade della nostre città abbiamo cominciato a vedere fisionomie diverse, tratti somatici di cui avevamo solo letto nei romanzi ambientati in altri paesi. Di queste donne si può dire tutto il bene che si vuole o tutto il male possibile, sta di fatto che hanno modificato profondamente la nostra società. Noi dovremmo ricordare con più frequenza di quanto si faccia, che le badanti non sono qui per scambi culturali all’estero, sono qui per guadagnare, spinte dalla fame, dal bisogno, dalla voglia di offrire qualcosa di più alle loro famiglie rimaste al Paese d’origine. Sono donne coraggiose, perché bisogna avere coraggio per partire, lasciare tutti e tutto, affrontare il nuovo senza esserne spaventate, senza lasciarsi scivolare in facili e più divertenti situazioni che non assistere una anziano malato. Perché dai paesi dell’Est europeo emigrano le donne e gli uomini restano a casa? Quale posto ha la figura della donna in quelle società? Quali e quante sono le differenze culturali che ci separano? Tutti siamo consapevoli che la “marcia di avvicinamento” tra culture diverse va fatta per piccoli passi, che si deve lavorare sulle somiglianze e non sulle differenze…Per lavorare si dovrebbe, prima di tutto, conoscere su cosa si deve lavorare! Non è sufficiente invitare le associazioni di emigrati che ci incantano con i loro costumi colorati, con i loro balli e con i loro canti, è troppo poco per noi e per 22 “loro” diventa spesso un momento di commozione e di mutismo, perché la nostalgia, quando prende alla gola, lascia senza fiato. Un obiettivo potrebbe essere quello di cominciare a interrogarci su cosa sia la cultura di un Paese che non conosciamo. L’utenza Lo sportello è stato aperto per 79 giornate; ad esso si sono rivolte 300 persone di cui 254 assistenti familiari e 46 potenziali datori di lavoro. Mentre il numero di coloro che cercano lavoro è stato in media di 85 persone per quadrimestre, il numero di coloro che offrono lavoro è andato via via diminuendo, fino al minimo storico di solo 6 offerte di lavoro nel terzo quadrimestre dell’anno. L’equipe Dopo alcune modifiche in corso d’anno, è stato definito il nuovo orario di apertura dello sportello che si è dimostrato essere consono alle esigenze dell’utenza. Le cinque volontarie che si occupano del servizio sono presenti in sede il lunedì e il mercoledì mattina, dalle 9.30 alle 11. I nominativi delle volontarie sono stati inseriti nell’elenco nominativo dei Volontari dell’ascolto e come tali partecipano alle riunioni tecniche e di supervisione. La formazione Le volontarie hanno partecipato agli incontri di formazione che il Cedas ha posto in essere e realizzato nell’anno 2010. È auspicabile che le volontarie possano trovare momenti di sostegno psicologico, affinché da persone capaci di empatia non si trasformino in solerti burocrati, intente a scovare l’indizio per smascherare i profittatori. Essere costantemente in prima linea, a contatto con i bisogni primari, con le difficoltà di vite sempre più difficili, raffredda gli entusiasmi, zittisce le emozioni e inaridisce i cuori. Programmazione per il 2011 Dal 9 dicembre 2010 tutti gli stranieri che vogliono ottenere il permesso di soggiorno permanente, quello che si chiamava carta di soggiorno e che si ottiene dopo cinque anni di permesso annuale, devono dimostrare di conoscere la lingua italiana. Le competenze richieste sono quelle previste dal livello A2 del Quadro di Riferimento Europeo per le lingue. 23 Anche le badanti quindi, dopo cinque anni di lavoro in Italia, se vorranno rimanere nel nostro Paese, dovranno superare l’esame di certificazione. L’Istituto don Milani, che è anche Centro Territoriale di Formazione Permanente, offre una miriade di corsi di italiano per stranieri: per principianti e per avanzati, in orario antimeridiano, pomeridiano e serale, contando su insegnanti di ambedue i generi. Tutto ciò non basta per le badanti per evidenti motivi di orario: le badanti hanno tempo solo alla domenica pomeriggio. E allora perché non pensare di offrire loro un corso di italiano adeguato alle loro esigenze orarie? Perché non pensare ad una collaborazione con la Cooperativa “La Casa” che avrebbe tutto l’interesse di poter continuare a contare su personale selezionato e in regola con quanto richiesto dal decreto del 9 dicembre 2010? GRUPPO DELL’ACCOGLIENZA CEDAS Noi siamo le volontarie che per prime accolgono le persone che entrano al Cedas. Siamo in 5, tutte donne, una per ogni giorno della settimana. Facciamo questo servizio da qualche anno e continuiamo ad impegnarci perché le persone che ci chiedono aiuto possano trovarsi bene fin dal primo approccio. È importante saperle accogliere con buona disposizione, rivolgendosi a loro con cortesia e gentilezza, a volte con fermezza, quando qualcuno si comporta in modo non appropriato o prepotente. Cerchiamo di mettere tutte queste persone a loro agio, ma dobbiamo anche, nel contempo, procedere con la raccolta dei documenti, in modo da far partire le procedure di ascolto. Da quest’anno abbiamo deciso, grazie all’abbondanza di giocattoli ricevuti, di donare alcuni giochi ai bambini che, con le loro famiglie, attendono di entrare nell’ufficio dell’ascolto. Questo permette loro di non annoiarsi e di far passare l’attesa in modo gioioso, giocando e divertendosi. Il nostro lavoro non è sempre facile, a volte le persone si presentano sotto l’effetto dell’alcol, a volte, esasperate dall’attesa, si rivolgono a noi con impazienza ed aggressività, altre volte litigano tra loro per decidere chi è arrivato prima. Noi cerchiamo di intervenire con calma, spiegando la situazione con chiarezza, ma anche con estrema fermezza, perché è necessario evitare prevaricazioni e intemperanze. Dobbiamo cercare di mettere insieme la nostra fraterna accoglienza e la professionalità necessaria anche quando si fa del volontariato, così che le persone che si rivolgono a noi possano sentirsi trattate da esseri umani importanti come tutti gli altri. Tre volte all’anno ci riuniamo per ribadire le necessarie procedure, per confrontare le rispettive esperienze e per scambiarci opinioni per migliorare la nostra capacità operativa e di accoglienza. Cerchiamo inoltre di partecipare ai 24 corsi di formazione organizzati dal Cedas, per crescere come volontari Caritas insieme a tutti gli altri coinvolti nei vari servizi. GRUPPO D’ASCOLTO ● Impressioni generali: L'attività che ha coinvolto il Gruppo d'Ascolto nel corso dell'anno 2010 ha visto molteplici fronti su cui si è snodato il suo impegno. Le richieste dell'utenza non si sono limitate alle usuali richieste d'aiuto (servizio mobili, vestiario, viveri, ecc...) ma hanno aperto nuovi scenari, a cui hanno fatto capo nuove problematiche con nuove risposte. Alcune di queste nuove domande hanno riguardato l'accesso ai servizi da poco entrati in campo, come ad esempio il Credito Solidale, altre hanno toccato questioni inerenti il disbrigo di pratiche burocratiche. Un chiaro esempio è dato dal fatto che nell'ultimo quadrimestre sono state in aumento le persone che si sono rivolte alla Caritas per poter avere aiuti per il disbrigo di pratiche burocratiche/amministrative, in particolar modo per il passaporto. Per agire al meglio bisognerebbe creare un canale preferenziale di comunicazione tra Cinformi, Caritas e tutti gli altri Servizi, in modo da poter chiarire chi fa cosa e come lo fa. Ciò va a vantaggio non solo degli utenti, ma degli stessi Servizi. Potendo far fronte ad un numero limitato di richieste al giorno, il riuscire già a “scremare” a priori un'aliquota di utenti, consente agli operatori di potersi concentrare sulle problematiche che possono essere concretamente affrontate. Legato al problema del disbrigo amministrativo vi è anche il grave problema della residenzialità. Avendo la nostra società assunto una caratteristica “fluida”, anche il lavoro diventa a sua volta fluido. Non è facile trovare un lavoro stabile e quindi, a volte più per necessità che per voglia, non si riesce più a rimanere a lungo nello stesso posto. Troviamo molti giovani immigrati che un giorno lavorano in una provincia e l'altro si ritrovano in un'altra. Questo crea però il grave problema che nel momento in cui sopraggiungono delle necessità, non ci si può rivolgere al comune dove si soggiorna, perché si è in “transito”. La faccenda si complica ulteriormente quando l'utente effettivamente non ha mai lavorato. In un'ottica dove ai comuni viene chiesto di “tagliare” sullo stato sociale, coloro che 25 immediatamente pagano lo “scotto” di queste decisioni sono le persone più deboli. In aumento anche le richieste inerenti la possibilità di avere accesso ad alloggi o a strutture protette, purtroppo coloro che richiedono di essere accolti in strutture presentano la loro richiesta allo scadere del loro periodo di permanenza. Molte volte ci troviamo di fronte a persone che si trovano alla scadenza del loro periodo di permanenza e non sanno dove andare. L'aspetto pedagogico di cui si fa carico la Caritas deve andare a formare la persona, dandogli preventivamente gli strumenti concettuali per strutturare un'idea dell'immediato futuro. Dare l'indicazione del trovarsi fin da subito un posto dove andare per il “dopo casa d'accoglienza”, permette alla persona di acquisire una maggiore capacità di ragionare sul proprio futuro. Altro punto importante è cercare di infondere una maggior fiducia degli utenti nei Servizi Sociali. A volte capita di sentire persone con condizioni abitative precarie, che quindi avrebbe diritto a degli alloggi, che non vogliono rivolgersi ai Servizi Sociali per paura di perdere i figli. Altro evento che merita una discussione è l'invio degli utenti verso i PAP di competenza. Le indicazioni concordate prevedono di operare l’intervento se l’utente non è mai stato avvertito della presenza di un PaP nella sua parrocchia. Se. Al contrario, la persona che si rivolge a noi è già stata avvisata di recarsi al PaP di riferimento, non si può erogare alcun intervento, ma è necessario indirizzarlo nuovamente al PaP competente. La questione della provenienza apre un altro scenario. Spesso è arrivata da Trento gente che chiedeva un buono vestiario perché nel comune di Trento, essendo stato aperto il negozio Altr’uso, il servizio non è più gratuito. Il negozio Altr’uso presto sarà aperto anche a Rovereto, dunque le modalità operative saranno più o meno le stesse. Per concludere questa parte sulle impressioni generali vorrei porre in essere un dato di particolare interesse: la formazione, i gruppi di supervisione e il counseling. Mi pare che, dopo un iniziale momento di titubanza rispetto alla nuova iniziativa proposta, questa sia stata ben accolta. La formazione e il lavoro per mantenere coeso, motivato ed efficiente un gruppo, è la nuova frontiera che tutte le grandi e medie organizzazioni stanno affrontando. E' encomiabile il fatto che la Caritas punti su questi aspetti: creare una relazione con il prossimo parte proprio dal creare una relazione con il proprio gruppo. 26 ● Il lavoro del volontario: Per parlare dei compiti che svolge un volontario non bisogna concentrarsi su quanto materialmente fa, ma sul tipo di relazione che riesce ad avere con la persona che si trova davanti. E' sempre difficile riuscire a relazionarsi con chi ci si trova davanti, in particolar modo quando ci sono persone maleducate o verbalmente aggressive. In questo caso il lavoro è quello di (ri)creare un dialogo con queste persone, che per fortuna sono la minoranza. Inoltre anche la persona più arrabbiata, se messa a proprio agio, riacquista un senso civico di relazione. Questo non vuol dire assecondare ogni loro affermazione. Questo vuol dire invece, ognuno con i propri ideali, le proprie diversità e con il proprio carico di pregi e soprattutto di difetti, riuscire a parlare e a spiegarsi. Ho l'impressione, nel parlare con la gente che viene, che a volte viva come un fallimento il venire al Cedas. Difficilmente una persona scontenta cercherà di relazionarsi bene con chi gli è di fronte. D'altro canto un comportamento brusco ed aggressivo da parte dell'operatore non fa che rinforzare i pensieri negativi. Creare calma ed armonia è il presupposto fondamentale per poi portare avanti il dialogo; non sono necessari chissà quali stratagemmi, basta dare il giusto valore ed interesse alla persona. E' importante far trovare a proprio agio le persone, parlando magari del loro paese, mostrandosi interessati alla loro vita, magari parlando un po' (e male, nel mio caso) nella loro lingua. Da qualunque parte del mondo provengano le persone, queste sono tutte uguali. A volte basta solo un sorriso per capirsi... bisogna però vincere secoli di pregiudizi e tabù ed essere noi per primi a fare questo sorriso. Nella mia esperienza personale ho visto molta gente andare via soddisfatta, solo perché sono è stata trattata con dignità ed in maniera accogliente. Per quello che riguarda l'attività del volontario, credo che la pratica sia la strada maestra per poter imparare. Fondamentale rimane sempre la parola ed il consiglio di chi ha esperienza. Potersi rivolgere alla segretaria o al coordinatore rimane uno strumento insostituibile. Rimane l'antipatia, condivisa da molti operatori, nel disbrigo burocratico dell'Oscar 3, pur condividendone gli obiettivi e le finalità, anche ai fini di un migliore intervento in favore della persona che ci sta di fronte. Per quello che riguarda l'attività di routine, emissione di buoni vestiario, buono mobili, ecc... non c'è molto da dire. Bisogna fare attenzione alle date di emissione dei buoni precedenti e vedere che la persona venuta non sia in carico ad un PAP. Molto utili sono gli avvisi di orario di apertura dei Servizi esposti in bacheca e in piena visione degli operatori. 27 Altro elemento che crea contatto con gli utenti è spiegare loro dove sono i Servizi, dov'è l'agenzia Etli, la farmacia Comunale, ecc... In genere ho osservato che chi si rivolge alla Caritas cerca di essere il più veloce possibile e cerca di dare meno informazioni possibili su se stesso e sulla propria vita, oppure gli piace molto parlare. E' difficile trovare uno spazio intermedio. Una considerazione generale che può essere fatta è che il tempo dedicato ad ogni colloquio, pur essendo di una durata ragionevole per il disbrigo di una necessità, come ad esempio l'emissione di un buono, è terribilmente breve per creare un contatto più profondo con una persona. Spesso ho l'impressione che quello che cerca una persona che viene al Cedas non sia solo un buono vestito o un pacco viveri, ma un sorriso o una sincera parola d'amicizia. Credo che quando vediamo arrivare certe “figure note”, queste non siano lì solo per qualche richiesta, ma che siano lì anche per poter parlare con qualcuno. E' in questo modo che si creano le relazioni... tante sono le persone che vengono presso il Cedas, ma alcune mi rimangono particolarmente impresse. Mi ricordo di un rumeno, padre di famiglia. Gli si era rotta la macchina e chiedeva di poter avere accesso al prestito del Credito Solidale. Poche volte ho avuto la fortuna di vedere una persona così disponibile, così di buon modo, dignitosa e che parla con grande amore della sua famiglia. Questa è stata senz'altro una persona che mi ha colpito molto per la sua forza, personalità e dignità. Dava proprio l'impressione di una brava persona. Un'altra persona che mi ha colpito veramente molto è stato un ex maggiore dell'Armata rossa che aveva combattuto in Afghanistan. Era rimasto ferito ed era stato congedato. Ora faceva uno dei corsi della Provincia per lavorare come macellaio. Mi ricordo chiaramente le sue parole: “ringrazio Dio perché ho trovato questo corso da fare perché non è bene non fare nulla”... un uomo di grande dignità e onore. Le relazioni: Mentre si è già parlato nelle parti precedenti del tipo e della qualità della relazione che si crea con l'utente, nulla abbiamo ancora detto della relazione che si crea tra i vari volontari. Qui posso parlare solo a titolo personale; devo tuttavia sottolineare la profonda stima che suscitano le persone che ho conosciuto, dotate di pazienza, disponibilità e voglia di fare. Non si possono citare tutti, bisognerebbe parlare tutti coloro che rendono veramente piacevoli le ore passate al Cedas, che non è solo il “front office” con gli utenti, ci sono dei momenti in cui ci si ritrova, magari a parlare con chi sta alla segreteria, con chi è alla portineria o al computer. Tutti creano e partecipano nel formare un gruppo che funziona. E' mia opinione che il gruppo di volontari che anima il Cedas abbia un grandissimo pregio, che purtroppo è difficile trovare in altre realtà: la grande voglia di fare. Gli operatori che si alternano al Cedas di Rovereto sono persone attive e ben motivate. Sono anche, per fortuna, 28 persone che amano scherzare e stare insieme. Se si continua a frequentare un posto non è solo perché ci piace il posto, ma anche perché ci piacciono le persone che ci sono. SPAZIO “ASCOLTO FAMIGLIA” E’ proseguito anche per tutto il 2010 il servizio dello SPAZIO ASCOLTO FAMIGLIA. Un servizio “trasversale” rispetto ai Punti Ascolto Parrocchiali (PAP) ed al/ai CedAS. Nato nel 2007 per volontà della Caritas zonale congiuntamente al Centro Pastorale Familiare Diocesano a seguito di una condivisione di rilevazione di nuove forme di povertà (povertà relazionali) nelle nostre comunità (separazioni, divorzi, problemi educativi, solitudine, disorientamento, incomprensione, ecc). Gli obiettivi prioritari sono: - offrire disponibilità di ascolto specifico per tali situazioni (coppie/singoli); - aiuto alle persone a far chiarezza dentro di sé per ritrovare risorse e speranza per affrontare la propria situazione; - saper ascoltare in modo empatico al fine di permettere alle persone in crisi di sentirsi accolte e comprese in un clima aperto, rispettoso e di non – giudizio; - se necessario saper orientare verso aiuti specifici (spirituale, psicologico, educativo, giuridico…) verso altre realtà che operano nell’ambito del disagio relazionale. Gli obiettivi si possono dire raggiunti dal punto di vista qualitativo con le persone incontrate, non completamente raggiunti rispetto al numero di contatti avuti. I colloqui/utenza Nel corso del 2010 - n° totale colloqui - n° totale persone incontrate - n° colloqui con “singoli” - n° colloqui con “coppie” 14 10 10 04 29 Età delle persone incontrate: 1 persona di anni 22 1 persona di anni 34 8 persone/coppie tra i 38/45 anni Si sono incontrate: n° 10 femmine n° 04 maschi. Con 2 persone si sono avuti più incontri (dai 2 ai 4 colloqui); Si è registrato un trend dei contatti analogo a quello dell’anno precedente; Tutte le persone incontrate sono di nazionalità italiana. PROBLEMATICHE RILEVATE: rapporto di coppia: difficoltà con i figli: rapporti con la famiglia origine: difficoltà economiche: problemi salute problemi salute/dipendenza alcool 8 2 2 3 1 1 Dai dati si può rilevare che talvolta, per alcune situazioni, sono presenti più problematiche. Come le persone arrivano allo Spazio Ascolto Famiglia?: - conoscente 4 - depliant 1 - volontari Caritas 2 - parroco 1 - conoscente che aveva usufruito dello stesso servizio 2 Le risposte offerte sono state: - colloquio di ascolto e aiuto a far chiarezza dentro di sè 12 - invio a psicoterapeuta 1 - invio a psicologo 1 L’équipe - Quanti siamo: 4 . 30 La responsabile del servizio mantiene i contatti tra Caritas e Centro Famiglia. - I colloqui vengono fissati su appuntamento in alternanza tra i volontari. Nei colloqui con le coppie si offre un servizio/ascolto in coppia (maschio e femmina); per i colloqui con singoli si offre un ascolto singolo. Per i casi di più colloqui con la medesima persona, è sempre la stessa volontaria/o che incontra la persona (chi ha avuto il primo ascolto). - Gli appuntamenti vengono sempre fissati fuori dall’orario di apertura del Cedas, per rispetto di riservatezza. - Per questi colloqui viene mantenuto l’anonimato e non vengono raccolti dati personali (anagrafiche, ecc.). - Normalmente ciascun colloquio ha la durata di 1 ora. - Ogni quanto ci riuniamo: Ogni 3 mesi per la supervisione condivisa con i volontari del medesimo servizio (presente anche a Trento e ad Arco); 1 volta all’anno per la verifica attività; quando alcuni casi particolari richiedano un confronto. La formazione • • • • La formazione permanente prevede la frequenza agli incontri di supervisione (1 ogni 3 mesi c.ca) al LED di Villa S. Igazio per tutti i volontari; 2 dei 4 volontari hanno frequentato ogni anno dei corsi di formazione sia teorica che pratica per la relazione d’aiuto – sempre proposti e sostenuti dal Centro Famiglia Diocesano. Gli altri 2 volontari avevano frequentato tali formazioni alcuni anni prima. Se ci fossero nuovi volontari sarebbe indispensabile, vista la delicatezza dell’ambito, prevedere prima del servizio la frequenza del corso biennale di formazione; Quando non in sovrapposizione alle formazione specifiche per il disagio relazionale, alcuni volontari hanno partecipato a corsi e incontri organizzati da Caritas Zonale o Decanale o da altre Realtà del territorio (es. coordinamenti, associazioni, cooperative ecc.). Il lavoro di rete. • Gli interlocutori contattati sono stati una psicoterapeuta ed uno psicologo. • Si mantiene l’aggiornamento della mappatura delle risorse del territorio. La Comunità e il territorio 31 • Per coinvolgere la Comunità abbiamo proposto e talvolta realizzato degli incontri a tema sul “disagio relazionale” spesso anche con altre realtà che si occupano di tematiche connesse (es. ACFA, ecc). • In autunno 2010 abbiamo incontrato gli insegnanti di religione degli Istituti Comprensivi di Rovereto Est e Sud per illustrare caratteristiche e modalità di accesso/invio al servizio. • Con la collaborazione di TelePace è stato trasmesso un breve servizio sullo SPAZIO ASCOLTO FAMIGLIA. GRUPPO PRESA IN CARICO-ACCOMPAGNAMENTO PREMESSA: motivazione per cui si costituisce il gruppo volontari dell’accompagnamento: Dall’esperienza di molti anni del centro di ascolto Cedas emerge la necessità di promuovere ulteriori spazi di presenza, di ascolto, di dialogo, al fine di rafforzare la presa in carico e accompagnamento a quelle persone per le quali i volontari del primo ascolto, il responsabile Cedas, o cittadini, ne individuino il bisogno e l’urgenza. Questo comporta la presenza ulteriore di volontari che dedichino il loro tempo, la loro esperienza e conoscenza per tale scopo, a servizio del bene della persona. Per quanto sopra si è costituito, verso gli ultimi mesi del 2009, il gruppo volontari presa in carico e accompagnamento. Il numero dei volontari nel 2010 sono 5: Gianfranco G., Renata P. Giuliana A., Corinna M. e Maria S. più la presenza del responsabile Roberto Ferrari. PRECISAZIONI: ACCOMPAGNAMENTO E PRESA IN CARICO Presa in carico: ♦ per PRESA IN CARICO si intende quel lavoro di rete e di coordinamento messo in atto da più soggetti o enti, pubblici o privati, che in base alle loro specificità partecipano al progetto individualizzato a sostegno alla persona. ♦ per ACCOMPAGNAMENTO si intende tutta quella serie di interventi o azioni che il singolo ente, es: Cedas, riesce a mettere in atto e quindi all’interno della rete della Presa in carico. Il gruppo, nelle riunioni di verifica e programmazione settimanale, ha individuato l’obiettivo del progetto della Presa in carico e Accompagnamento e la metodologia per raggiungerlo. 32 OBIETTIVO della presa in carico e accompagnamento: Promuovere progetti individualizzati di presa in carico e accompagnamento o attivare brevi servizi a persone proposte dai volontari dell’Ascolto Cedas Persone coinvolte: responsabile Cedas, operatrice Cedas, segreteria Cedas, volontari dell’ascolto, tutti i volontari dell’accompagnamento, persone che si rivolgono al Cedas, operatori computer, rete servizi esterni. Competenze dei volontari della presa in carico e accompagnamento: capacità di ascolto e di relazione (eventuale partecipazione a corsi di formazione specifici), capacità di decisione, capacità di attivare le risorse necessarie (servizi sociali, responsabili delle varie strutture…), organizzazione di una adeguata relazione di assistenza, elaborazione di un obiettivo individualizzato di intervento sulla persona che punti sulla dignità della stessa, sulla sua autonomia, indipendenza, autopromozione, il tutto nella consapevolezza dei limiti che ogni relazione presenta, ma anche in considerazione delle risorse e dei limiti delle persone coinvolte e delle strutture. Metodologia di lavoro dei volontari dell’accompagnamento: • Il responsabile Cedas, in accordo con la segreteria Cedas, individua il gruppo volontari presa in carico e accompagnamento. • Il gruppo di volontari s’incontra, una volta alla settimana, o la mattina o il primo pomeriggio, quando al Cedas è chiuso l’ascolto, per poter dedicare maggior tempo e attenzione alle varie situazioni. Talvolta all’incontro c’è anche il responsabile Cedas. • I volontari del primo ascolto, qualora ravvisassero in uno o più colloqui di ascolto la necessità di proporre un accompagnamento, lo propongono alla persona stessa, richiedendo il numero di telefono per eventuale ulteriore contatto. • Il responsabile Cedas, assieme ai volontari dell’ascolto e dopo una accurata verifica, propone al gruppo volontari dell’accompagnamento 33 • • • • • uno o più casi da seguire. Ogni caso va accompagnato da almeno due volontari per garantire una maggior obiettività. I volontari dell’accompagnamento consultano e verificano la o le schede personali delle persone da accompagnare: E’ compilata in ogni sua parte? E’ aggiornata nelle note e negli interventi aiuti erogati? Verifica delle informazioni raccolte. Se ospite in casa di accoglienza contattarne i responsabili. Vedere se si è rivolto-a ai servizi sociali. Individuare problematiche come: alloggio precario, malattie, difficoltà relazionali, ecc. così altre problematiche emerse dagli operatori dell’ascolto; se è in regola con la liberatoria della Privacy altro…. Dopo quanto sopra, i volontari dell’accompagnamento assieme al responsabile Cedas individuano e promuovono il progetto individualizzato (obiettivo e metodologia), su ciascuna persona proposta per la presa in carico in rete con gli altri servizi. Vanno informati tutti i volontari del primo ascolto che la persona ________________ viene seguita dalla copia di volontari dell’accompagnamento: ______________ e la stessa coppia aggiorna in tempo reale le informazioni raccolte, le decisioni ecc. sulla scheda personale oscar 3. Viene evidenziato inoltre che esiste una scheda progetto accompagnamento allegata alla liberatoria Privacy (progetto di accompagnamento individualizzato.) Oltre a promuovere e attivare progetti individualizzati (vedi progetto sotto), i volontari dell’accompagnamento si prendono cura di piccoli interventi (es. andare in comune per rinnovo carta identità, visite specialistiche ecc.), sempre proposti o dal responsabile del Cedas o dai volontari del primo ascolto. Tali incontri di verifica talvolta vanno fatti assieme ai volontari del primo ascolto per rafforzare il lavoro interdisciplinare e quindi per il bene della e delle persone. Per tutti gli incontri di verifica va tenuto un verbale. Tale progetto, sopra abbozzato, è da ritenersi provvisorio e da verificare in ordine all’esperienza in atto. Nel 2010, le persone accompagnate nei diversi bisogni espressi e individuati, sono state 8, per 2 di loro è ancora in atto il percorso. L’accompagnamento di 6 persone da parte di noi volontari è già stato esaurito e per i loro bisogni abbiamo accompagnato le persone in questo modo: • In Comune ufficio anagrafe e dagli avvocati della solidarietà per ripristinare, come cittadino italiano un senza fissa dimora cancellato dall’anagrafe; dopo l’aiuto, da tempo non abbiamo più notizie; • Rinnovo permesso di soggiorno, Atas e ass. sociale per ottenere alloggio e lavoro ad una persona proveniente dall’Africa; ora la persona 34 lavora, è a posto ed è contenta; • Aiuto gestione denaro per spese vitto (ricevuti da un offerente) per un italiano in cerca di lavoro e alloggio decente, con passato problematico in ordine alla famiglia; la persona ora lavora, ha trovato alloggio ed è autonomo; • Aiuto di un senza fissa dimora, in collaborazione con operatori della casa di accoglienza e ass. sociale, concordando obiettivi minimi per la possibilità di usufruire di alloggio e vitto in Casa di Accoglienza: no alcol, igiene personale e della stanza, relazioni corrette con altri ospiti, per tale persona l’aiuto è stato anche il richiedere all’ufficio anagrafe la carta di identità perduta; • Presa in carico di una signora Italiana segnalata da un parroco della zona. Si è avuto un incontro presso l'assistente sociale, che si sarebbe recata presso la sua abitazione, ma poi non si sono avute più notizie. • Signora proveniente dall’Africa, ha vissuto un periodo all’Opera famiglia materna di Rovereto in attesa e alla nascita del figlio. Separata dal padre del bambino, per risolvere il problema residenza ha convissuto o sposato un italiano più anziano di lei. Persona con un passato complicato, la sua presa in carico da parte dei volontari Cedas le permette di avere punti di riferimento stabili per aiuto per il figlio, attraverso anche i servizi sociali, aiuto per trovare un alloggio, primo aiuto economico, aiuto per trovare un lavoro compatibile con la sua necessaria presenza con il figlio, aiuto per permesso di soggiorno. Le due persone che segnaliamo di seguito e prese in carico nell’autunno 2010 è tutt’ora in atto l’accompagnamento da parte dei volontari. • Signora proveniente dall'Africa, in Italia da 11 anni, con due bambine di 9 e un anno. Separata dal marito, da cui ha avuto problemi di stalking, ha vissuto prima in casa di accoglienza a Trento e poi a Bergamo, dove si è risposata. Il secondo marito è stato espulso perché clandestino, lei è stata seguita dai servizi sociali di Dalmine fino a giugno 2010, poi, non avendo più punti di riferimento, è venuta a Rovereto presso la famiglia di un'amica, che l'ha ospitata per alcuni mesi. Le si è trovato un appartamento in affitto, pagato con un contributo dalla parrocchia di Sacco, assieme ad un deposito presso la famiglia cooperativa. Appena ha avuto la residenza in provincia ha potuto avere accesso ai servizi sociali del territorio. Contemporaneamente continua a seguire lezioni di 35 italiano da una volontaria. Il suo problema è trovare un lavoro sia per il mantenimento della sua famiglia, che per il rinnovo del permesso di soggiorno. Sono state fatte domande presso la cooperativa La Casa e presso il Centro per l'impiego, ma finora non ci sono stati risultati. • Signore senza fissa dimora, proveniente dal Marocco. Il signore è stato segnalato nel settembre 2010 dagli operatori di strada e da una cittadina di Rovereto (vedeva spesso il signore senza fissa dimora ai giardini). Gli operatori di strada hanno comunicato a Roberto, responsabile Cedas, lo stato molto precario di salute, alcool, dimagrimento ecc. del senza fissa dimora. Due operatori della presa in carico, con alcune difficoltà ma con costanza quasi giornaliera, si sono avvicinati al signore contando sulla reciproca relazione e fiducia. E’ stato necessario, a seguito di convinzioni e motivazioni trasmesse dagli operatori, portare il signore prima dal dottore di base, poi a fare esami del sangue e ospedalieri e infine all’ospedale per intervenire al più presto su alcune sue patologie avanzate causate dall’alcol, dal freddo e dalla mancanza di cibo. Il signore si è affidato a volontari, dottori e infermieri con gratitudine seguendo la cura giornaliera. Mentre il signore era all’ospedale, i volontari si sono recati in diversi uffici per chiedere e ottenere momentaneamente la proroga della tessera sanitaria, interessarsi e capire il perché è fermo in Questura il suo rinnovo del permesso di soggiorno, per prendere contatti con i responsabili della Casa di Accoglienza e dell'emergenza freddo per ospitare il signore, alla sua dimissione dall’ospedale. Si sono avuti inoltre incontri con l’alcologia per avviare un percorso. In novembre, all’apertura emergenza freddo, il signore ha potuto essere ospitato lì per la notte e di giorno ha potuto usufruire dell’ospitalità giornaliera nella Casa di Accoglienza. Il signore, dalla dimissione dell’ospedale, mensilmente deve rifare gli esami del sangue e recarsi in pneumologia per visita di controllo e deve prendere giornalmente delle importanti medicine. Per un periodo, il signore non ha consumato alcol, si è iscritto alla scuola di italiano, i volontari Cedas hanno cercato di conoscere la sorella sposata in Trentino con un italiano e dopo averle riferito la situazione gli hanno promosso un incontro con il fratello anche al fine di collaborare con gli stessi operatori all’aiuto della persona in questione. Verso fine anno 2010, il signore è ricaduto nell’uso di alcol, per tale ragione assieme al responsabile della Casa di Accoglienza i volontari hanno preso appuntamenti con l’alcologia per individuare il percorso utile al fine di smettere e appuntamenti anche per ottenere il permesso di soggiorno e per il suo futuro. Pure per questo caso, a fine anno 2010, è ancora in atto l’accompagnamento e si prevede un aiuto ancora lungo nel tempo, sia per la sua salute che per la sua autonomia, tutto questo assieme alla rete dei servizi annessi. 36 Dalla esperienza sopra, (seppur ancora nuova), i volontari fanno emergere: • Come da progetto, i volontari della presa in carico si incontrano settimanalmente; tali incontri, a volte anche con il responsabile Cedas, sono molto utili oltre che per scambi e programmazione anche per lavorare assieme, per verificare il percorso, per depositare dubbi ed emozioni in particolare in ordine ai due casi ancora in atto e per trovare nuove motivazioni per continuare. In questi incontri è nato, da parte di alcuni volontari, il desiderio di avere talvolta una supervisione con persona qualificata proprio per rielaborare le emozioni. • La collaborazione con le diverse istituzioni - risorse di rete sul territorio: responsabile e operatori della Casa di Accoglienza, Operatori di Strada, operatori Emergenza Freddo, Assistenti Sociali, Alcologia, Cinformi, Avvocati della solidarietà, dottori di base e ospedalieri, ufficio anagrafe ecc. - oltre che aiutare a risolvere problematiche delle persone della presa in carico, è utile ai volontari stessi per conoscere meglio le leggi e le risorse sul territorio, questa collaborazione si trasforma così in incontri di formazione. • I volontari della presa in carico possono comunicare, fin d’ora, che il percorso di aiuto e presa in carico delle persone segnalate è necessario, da sostenere e rafforzare anche in ordine al numero di volontari, rimane il rammarico di non poter arrivare a raggiungere, almeno per ora, altre persone che necessitano tanto tempo e risorse, perché la presa in carico per questi tipi di persone occupa tanto tempo e energie ecc. quasi giornalmente; casi meno impegnativi sono sempre in atto e accolti; vale la pena continuare, anche quando non si riesce a raggiungere pienamente gli obiettivi e i desideri personali e del gruppo individuati. Concludiamo questa relazione con un motto, segnalato da un'assistente sociale in uno dei nostri incontri, che ci può aiutare nei momenti di difficoltà: Siamo impegnati in un gioco in cui non possiamo vincere. Alcuni fallimenti sono migliori di altri. Questo è tutto. (George Orwell) Siamo grati alle persone del gruppo presa in carico, alla fitta rete dei servizi del territorio ma in particolare alle persone che abbiamo incontrato e alle persone ancora in accompagnamento, perché loro ci fanno da specchio, ci arricchiscono in relazione e nella consapevolezza che noi non siamo migliori di loro, ma assieme a loro camminiamo per una reciproca dignità personale e sociale. 37 Dall’INCONTRO – ASCOLTO alla RELAZIONE – ACCOMPAGNAMENTO (da CedAS - Caritas Rovereto) Come tutti i percorsi, anche questo è stato di contatti e risposte, di avvicinamenti, di interventi, e soprattutto di relazioni. Le nostre strade, i nostri centri d’ascolto sono come le vie di Emmaus; Dio chiama a non avere fretta, a metterci all’ascolto di quelle persone che ogni giorno di presentano da noi, con le loro storie, con il loro bagaglio di sofferenze, di ricchezze e di valori, e con tanta speranza. Si parla di una coppia di sposi che ha fatto una scelta di vita impegnativa e sentita: li abbiamo conosciuti circa cinque anni fa al CEDAS (Centro di Ascolto e Solidarietà), sono di nazionalità albanese e, come capita spesso, hanno chiesto aiuto materiale. Col passare del tempo la relazione si è approfondita: c’era bisogno di dare loro informazione e orientamenti perché si potessero inserire con autonomia nella vita di tutti i giorni. Questo rapporto si è via via approfondito con noi che li seguivamo. Abbiamo gioito con loro per la nascita di una bambina, la quale è stata battezzata nella parrocchia di appartenenza. Passato qualche anno è maturato in loro il desiderio di ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Li abbiamo così presentati al nuovo parroco e, dopo aver proposto di fare un cammino di preparazione con una giovane coppia della parrocchia, si accingono a ricevere a Pasqua i sacramenti della vita cristiana. Insieme ad altre cinque persone adulte durante la messa domenicale del 13 marzo sono stati presentati alla comunità. Noi saremo i padrini della coppia. In questo periodo li abbiamo visti e li vediamo sereni e felici nella vita di tutti i giorni e nelle occasioni particolari. Dalle relazioni nascono chiamate, incontrando l’uomo si incontra il volto di Cristo presente in ogni fratello. Siamo diventati piccoli strumenti nelle mani di Dio; nasce la chiamata a una vita cristiana. Questa è la prova che al CEDAS non si danno solo risposte materiali, ma si creano anche relazioni profonde. C. e D. (due volontari del CedAS – Caritas Rovereto) 38 ESPERIENZA “EMERGENZA FREDDO” A volte, quando mi incontro con dei ragazzi, chiedo loro quali sono le cose più preziose che conoscono, e concordiamo che sono quelle più rare come i diamanti e l'oro. E allora, per provocarli un po', continuo chiedendo: «E allora secondo voi quanto vale una persona, visto che in tutto il mondo non ce ne sono due di uguali?». E col passare del tempo mi convinco sempre di più di questo grande valore. Ogni persona, anche la più antipatica si porta dentro sogni e speranze, proprio come me; e pensare che dietro quegli occhi c'è una storia che io non conosco, ci sono affetti, ci sono sofferenze, ogni tanto riesce a rallentare la mia frenesia e a farmi considerare il mistero che nascondono. Come mi disse uno degli ospiti, in una chiacchierata notturna, sono un privilegiato. Perché ho l'occasione di conoscere il mondo attraverso le persone che passano in dormitorio, una struttura che lui definiva "biblioteca vivente". E non parlo solo degli ospiti, persone che si portano dietro sofferenze e gioie: come il ragazzo sempre sorridente che ieri sera mi chiedeva «Tu hai mai dormito in stazione? … io sì» e lo diceva con lo sguardo triste di chi ricorda cose non belle. Sono un privilegiato perché ho potuto condividere questi pochi mesi con persone mosse dalla consapevolezza che il mondo così com’è non è giusto e che ognuno ha la possibilità di fare qualcosa per cambiarlo, fosse anche "semplicemente" pulire i bagni di un dormitorio. Intuisco che dietro ogni uomo c'è qualcosa di nascosto e prezioso, che sia della Costa d'Avorio, o che sia della via dove abito; e allora sorrido perché, se anche delle volte non ho saputo approfittare degli incontri con queste persone, per stanchezza o perché dopo un po’ c'è il rischio che le persone si "scolorino" e da persone con sogni, speranze e sofferenze diventino "uno dei tanti impegni", c’è di bello che le persone ci saranno anche dopo che avremo chiuso il dormitorio, e avremo sempre l’occasione di imparare a guardare il mondo con gli occhi di qualcun altro. Uno degli operatori UNITA’ DI STRADA PREMESSA L’attività dell’Unità di Strada di Rovereto, prosegue nel costante aiuto ai senza tetto. Questo anno di crisi ha visto impegnati i volontari nel monitoraggio dei vari luoghi del territorio di Rovereto dove il disagio esiste. 39 I VOLONTARI Il numero dei volontari è aumentato di 3 unità portando il gruppo ad un totale di 13 volontari (+ 3 rispetto al 2009). Continuano a pervenirci richieste di partecipazione alla nostra attività, tanto che si pensa di effettuare una uscita in più durante la settimana. Valuteremo nella nostra solita riunione mensile la possibilità di realizzare questa proposta. LE ATTIVITA’ Le uscite proseguono nei giorni di martedì e venerdì dalle ore 20,30 alle 24. Esse riguardano il territorio di Rovereto città e si estendono anche alla prima cintura urbana. A differenza del 2009 è stata inserita nel nostro abituale percorso anche la visita al dormitorio “emergenza freddo” aperto nell’inverno 2010 e messo a disposizione dal Comune, gestito da operatori della Fondazione Comunità Solidale e volontari per far fronte ad un aumento dei senza tetto e dare una risposta anche alle persone da tempo sul territorio di Rovereto. Si tratta dei cosiddetti “cronici”, che vivono quotidianamente la preoccupazione di trovare un posto dove dormire al caldo. Abbiamo verificato che l’accoglienza della Fondazione non riesce a far fronte alla domanda e che ogni sera il dormitorio è al completo. IL METODO Il diario in cui viene descritta l’uscita nei suoi particolari e la scheda dati che permette di identificare al primo impatto il tipo di disagio rilevato, sono stati semplificati per permettere una lettura immediata del tipo di problematica riscontrata. Questo rilevamento, unito al confronto tra i volontari, ha permesso di segnalare agli organi preposti la nostra preoccupazione per le persone incontrate: sempre più in difficoltà e a rischio assideramento. Il dormitorio ha parzialmente risposto a questa esigenza. Continuano inoltre gli incontri di formazione e verifica (ogni primo mercoledì del mese). Il gruppo dei volontari e il coordinatore Galletti Oscar, si ritrovano per discutere e condividere le varie difficoltà riscontrate nel mese. Un nuovo supervisore (dr. Pietro Gianfranceschi) sta aiutando l’equipe ad affrontare le varie difficoltà di approccio incontrate con i senza dimora. 40 FEED-BACK Dopo due anni e mezzo di attività possiamo affermare che il progetto Unità di Strada sta continuando a consolidarsi come presenza costante sul territorio. Questo servizio è di fatto una ‘presenza’ e un ‘punto di riferimento’ per le persone in difficoltà e ha permesso loro di instaurare con i volontari dell’Unità un buon rapporto. Sono segnale di positiva accoglienza il fatto che: a) Aspettano di vedere gli operatori nei giorni prefissati per bere un tè b) Sanno di poter essere semplicemente ascoltati. DATI SUL SERVIZIO Sono state incontrate 730 persone in difficoltà. La gran parte di loro sono presenti sul territorio da tempo. Di questi 120 rappresentano “nuovi casi” incontrati nel 2010. Il che significa un aumento del disagio (+ 120 casi). La media mensile di contatti è di 54 persone (ovvero una media di 8/9 incontri per uscita). Si riscontra un aumento considerevole di uso di alcol: 240 persone ne fanno uso. Inoltre tra loro vi sono tossicodipendenti da sostanze psicotrope: 11 casi. Nel periodo novembre-dicembre 2010 si è verificato un notevole calo di contatti giustificabile con l’apertura del dormitorio “emergenza freddo” che ha dato una prima - seppur parziale - risposta al problema dei senza tetto a Rovereto. Riteniamo che la media delle persone ‘fuori’ dai dormitori oscilli tra 4-6 persone per notte ed altrettante che non ne vogliano usufruire per scelta. Alcuni si rifugiano in strutture abbandonate (case e fabbriche), dove dormono riparati dalle intemperie ma sempre in una grave situazione di disagio. La stazione di Rovereto - a differenza del 2009 - non è più un rifugio stabile per queste persone, vista la presenza della Polizia ferroviaria durante il giorno (+ Polizia locale e Carabinieri durante la notte) che controlla e “invita” i senza dimora a trovarsi un’altra sistemazione. Il compito dell’Unità di Strada è quello di: ascoltare, indirizzare ed informare i senza dimora sull’esistenza dei vari servizi a cui rivolgersi. Non è raro trovarsi di fronte ad emergenze e necessità di risposte immediate, in quel caso ci rivolgiamo a Pronto di Soccorso o autorità di Polizia. 41 PROGETTI SPECIALI Seguiamo 2 persone che siamo riusciti a togliere dalla strada. Una di loro nel 2009 era in comunità terapeutica ad Affi ed ora è passato in appartamento protetto. Manteniamo contatti telefonici e periodicamente facciamo visita. La seconda è stata convinta a farsi ricoverare in ospedale a Rovereto per disintossicarsi dall’alcol e per altre patologie potenzialmente infettive. In questo caso i volontari del Cedas, con i quali abbiamo sempre collaborato, si sono fatti carico del problema ed hanno creato una cintura protettiva, preservando la persona da ricadute o da contatti con persone che condividevano il suo precedente stile di vita. Attualmente il soggetto ha recuperato il senso del vivere e la dignità di essere umano. Il suo recupero ha richiesto grande impegno ed è stata una importante esperienza per tutta l’equipe e anche per il Cedas. I volontari dell’Unità di Strada ci hanno creduto e continuano portare avanti questo impegno nel segno della carità cristiana. SINERGIE ISTITUZIONALI Fino ad ora i servizi più importanti con cui abbiamo collaborato sono stati: Cedas (Caritas di Rovereto), Accoglienza dormitorio della Fondazione comunità solidale, Croce Rossa, Tavolo del Disagio Adulto, Comune di Rovereto, Ospedale S. Maria del Carmine e Servizio Alcologia di Rovereto OBIETTIVI PER L’ANNO 2011 Conoscere meglio l’operato di alcuni servizi che operano nel disagio a Rovereto Fare conoscere il nostro operato e la nostra esperienza nelle scuole, parrocchie e presso i media. Continuare a creare rete per poter aiutare concretamente, assieme ai vari servizi con cui ci confronteremo, per sollecitare nelle persone la volontà di uscire dalla disperazione e recuperare la dignità perduta. SERVIZIO MOBILI Il gruppo mobili si occupa del ritiro di tutte le tipologie di mobilio, compresi elettrodomestici, cucine, camere intere (smontandole, al bisogno), della loro sistemazione nel magazzino ed infine della consegna durante l’apertura del venerdì. Inoltre viene raccolto ogni tipo di oggettistica che poi viene venduta durante i mercatini delle pulci. Andamento dell’attività L’attività di raccolta e ridistribuzione inizia a settembre e si conclude verso la metà di luglio. Dal settembre 2010 abbiamo ricevuto ….. offerte di 42 mobilio delle quali …. Il 90 % sono state soddisfatte. Il rimanente era mobilio inutilizzabile o materiale non di nostra pertinenza. Sul versante della riconsegna, sono state ….. le famiglie di che hanno potuto usufruire del nostro servizio. Il Gruppo Il gruppo è variegato ed il clima che si respira è di buona collaborazione. Da quest’anno si sono aggiunte due signore, che hanno il compito di visionare i mobili o gli appartamenti da svuotare e decidere le modalità del ritiro. In qualche caso, quando si tratta solo di un unico mobile o di semplici elettrodomestici, il ritiro viene effettuato subito. Usciamo tre giorni in settimana, con due volontari fissi, ai quali se ne aggiungono altri due in caso di bisogno. Il venerdì collaborano con noi anche alcuni ragazzi segnalati dai servizi sociali, si tratta di persone in difficoltà che vengono aiutate con un progetto che prevede dei percorsi di formazione lavorativa nel volontariato. Due casi recenti hanno visto l’arrivo di due ragazzi segnalati direttamente dal Tribunale dei minori, che ha sospeso il processo e messo alla prova questi ragazzi, dando loro la possibilità di un anno di impegno nell’ambito del volontariato. Spesso, quando il lavoro da fare è troppo pesante oppure ci sono molte scale da fare, chiediamo l’aiuto di alcuni ospiti della casa d’accoglienza, oppure di uomini che vivono di accattonaggio. In questi casi ai donatori di mobili viene chiesto un contributo orario per lo svolgimento di queste attività, che consentono a queste persone una minima entrata. Per i nostri volontari del venerdì, a volte il lavoro in magazzino diventa impegnativo, ma si riesce sempre a superare le incomprensioni anche nei momenti caotici durante l’apertura. Infatti alla consegna dei mobili a volte è difficile capirsi (con gli stranieri) oppure c’è la corsa al mobile più bello, e per gestire il tutto ci vuole un buon affiatamento. Poi abbiamo tre giovani che escono l’ultimo sabato del mese per recuperare il mobilio di chi è disponibile solamente nei fine settimana. La collaborazione con i Pap Noi collaboriamo con tutti i Punti di Ascolto Parrocchiali della Vallagarina, in questi anni di lavoro abbiamo riscontrato il bisogno di capirci di più e di fare rete. Ad esempio quando arriva una famiglia che deve arredare l’appartamento e noi abbiamo già delle informazioni riferiteci dai Pap sulla situazione dell’appartamento, sulla condizione economica e su eventuali 43 esigenze particolari, evitiamo magari di consegnare mobili che verrebbero rifiutati perché non stanno in casa oppure indirizziamo la scelta con maggiore attenzione all’effettiva utilità piuttosto che all’aspetto estetico. La collaborazione con i Pap di ALA, MORI, SACCO, BRENTONICO è facilitata dal fatto che ci sono dei volontari che fanno parte sia del Pap che del gurppo mobili, quindi visionano loro i mobili e organizzano il trasporto, oppure organizzano la consegna direttamente sul posto, unendo offerta e richiesta. Con gli altri Pap abbiamo avuto diversi tipi di collaborazione, i volontari di MARCO, NOMI e S.GIUSEPPE, ad esempio, hanno organizzato loro il ritiro direttamente dal magazzino per alcune famiglie bisognose. Le difficoltà di chi offre. La difficoltà maggiore nella raccolta dei mobili si incontra quando cerchiamo di spiegare alle persone che li offrono l’importanza, per noi volontari, di trovarli smontati e al piano terra. In alternativa i nostri volontari si prestano volentieri allo smontaggio degli stessi, ma poi è a carico di chi offre il trasporto fino al pian terreno. Il compenso richiesto per l’aiuto degli uomini della casa accoglienza è spesso mal sopportato, dopotutto, dicono, li regaliamo i mobili quindi… (dimenticandosi che se li vogliono portare in discarica, l’impegno per loro è decisamente più gravoso). Sembrerà strano, ma pochi ci consegnano mobili smontati e già pronti al piano terra. Le collaborazioni con altri gruppi Quest’estate, insieme ad un gruppo di adolescenti che aveva chiesto di dedicare alcuni giorni al volontariato, abbiamo montato degli scaffali ed iniziato ad allestire gli spazi del Centro Pastorale di Lizzana, in preparazione al mercatino delle pulci. A novembre abbiamo inoltre allestito il dormitorio per l’emergenza freddo. Abbiamo avuto la fortuna di trovare un albergo a Ronzo che ha dismesso una decina di stanze, compresi materassi e coperte. E’ stato un lavoro impegnativo, che ha richiesto parecchi viaggi di trasporto e tutto il lavoro necessario a smontare e rimontare i mobili. La Fondazione comunità solidale ci ha chiesto di allestire il nuovo negozio di vestiti usati che si aprirà il prossimo mese. La novità di questi giorni, che ci ha reso davvero felici vista la precarietà precedente, è che il Comune di Rovereto ci ha assegnato un magazzino in piazza Leoni, più ampio, sicuro e comodo di quello precedente. 44 Bilancio al 31/12/2010 2010 Nome Conto Uscite gestione appartamenti ospedale 2009 Entrate Uscite Entrate 4.552,73 5.120,00 6.075,88 4.331,50 gestione Servizio mobili gestione Sede CedAS pasti c/o C. Diurno (Fond. Com. Solidale) assistenza emergenza freddo giornata della Carità spese x formazione e informazione Mercatino delle pulci Gestione c/c 2° Operatrice Offerte extra a progetto Contributo parrocchie per CedAS GESTIONI Finanziamenti 1.574,56 5.571,26 1.747,20 2.766,55 1.810,30 9.711,69 7.343,06 88,30 19.509,47 6.658,41 23.754,00 10.048,17 5.249,47 13.974,60 485,00 61,00 17.655,52 7.737,00 13.856,02 199,56 18.505,00 3.602,99 23.704,00 9.964,17 3.058,42 5.579,79 2.484,80 3.519,34 3.519,34 15,50 1.019,35 913,68 88,00 20.705,83 200,00 4.618,50 3.430,49 104,00 104,00 145,90 6.800,00 231,82 18.315,00 1.253,97 16.574,00 45,00 TOTALE 95.135,70 Avanzo di esercizio 24.978,63 CREBITORI DIVERSI DARE Totale 6.293,50 Saldo somme a disposizione i terzi 120.114,33 47.179,93 55.954,18 8.774,25 AVERE 11.436,64 DARE AVERE 12.531,89 19.480,13 5.143,14 6.948,24 SITUAZIONE FINANZIARIA 31/12/2010 Dare Cassa 01/01/2010 Avere 1.095,07 BANCA 01/01/2010 21.308,05 Somme da incassare 22.465,00 Somme da pagare 9.873,34 Somme a disposizione di Terzi 6.948,24 Totale 01/01/10 28.046,54 Entrate 120.114,33 Uscite 95.135,70 Totale 31.12.2010 53.025,17 45 Cassa 31/12/10 292,96 BANCA 31/12/10 51.866,95 Somme da incassare 18.602,00 Somme da pagare 12.593,60 Somme a disposizione di Terzi Saldo totale 5.143,14 53.025,17 Relazione economica 2010 Commento sintetico alle voci del conto economico del Cedas 2010 e comparazione con le rispettive voci della gestione 2009. E’ da evidenziare in via preliminare, che il consuntivo rispetta doverosamente i dati di bilancio preventivo. Alcune osservazioni di maggior rilievo: • Nel coso dell’anno è stata avviata l’iniziativa emergenza freddo, che ha originato un flusso di cassa per circa 16.000 euro. • Sono stati incassati contributi da parte delle parrocchie anche per gli arretrati accumulati per gli anni 2008 e 2009 per un totale di oltre 6.000 euro. Permangono ancora, purtroppo, residui relativi a tre parrocchie per complessivi 2.630 euro. • La consistenza delle disponibilità liquide è da riconsiderare in quanto comprende gli introiti lordi per il progetto “emergenza freddo” non ancora destinati ed i relativi oneri non liquidati. Gestioni appartamenti ospedale: Offerte / entrate sono aumentate di € 788,50. Spese / uscite sono diminuite di € 1523,15. Si fa notare che per gli appartamenti della ex Fondazione si è speso € 119.67 (luce); contro offerte per € 0,--. Sono diminuite le spese in generale. Con la gestione 2011 la presente voce verrà eliminata, poiché l’appartamento dell’ex Fondazione in Via della Terra è stato dimesso con 01/09/2009, mentre quelli dell’ex Canonica di S.Croce a partire dal 01/01/2011 saranno gestiti dalla Associazione Solidale 365. Gestione servizio mobili; Offerte / entrate: aumento di € 630,97. Spese / uscite: diminuite di € 1.483,86. 46 La gestione mobili registra un incremento gestionale pari a € 2.694,91, al netto degli oneri relativi al furgone (bollo, assicurazione). Gestione sede CedAS: Le offerte da privati: sono diminuite di € 2.229,89 la voce nel 2010 registra una notevole flessione, iniziata già lo scorso anno . Entrate: con il corrente anno abbiamo imputato a questa voce i contributi di tutte le parrocchie. Spese / uscite si sono attestate sui valori del precedente esercizio. Gestione pasti: come lo scorso anno sono stati pagati alla Fondazione Comunità Solidale i pasti fino al 31 dicembre 2010. Assistenza: Si è registrato una diminuzione dell’assistenza per € 752,79. Sensibili diminuzioni di assistenza si sono verificate in: viaggi, schede telefoniche e unità di strada; aumenti per le voci come contributi a Pap. Spese per formazione e informazione: Questa voce comprende la gita pellegrinaggio a Torino e i costi e ricavi del libretto “elemosina”. Mercatino: L’incasso del mercatino delle pulci è stato superiore di € 560 allo scorso anno. Emergenza freddo: la situazione economica al 31.12 comprende il seguente dettaglio al lordo dei premi della lotteria e relativi oneri fiscali: offerte libere lotteria mercato pulci 5x1000 casetta di natale cena povera spese per casetta/mercatino di natale € € € € € € € 1.078,00 8.480,00 2.370,63 200,00 1.613,00 2.137,89 34,30 totale € 15.845,22 2^ Operatrice La voce comprende tutti i diritti e oneri a carico del 2010. Anche questa voce comprende i contributi delle parrocchie del 2010. (come già abbiamo espresso per la gestione CedAS). 47 Offerte extra a progetto Nel corso del 2010 è stato devoluto al Fondo del Credito Solidale l’importo di € 3.000, a garanzia dei finanziamenti. Contributo Parrocchie per il CedAS: “Si ritiene utile affermare che se vogliamo che il nostro Centro di Ascolto e Solidarietà sia sempre più funzionale e attivo sul territorio, ha bisogno che tutte le Parrocchie partecipino alla gestione finanziaria”, Come già evidenziato nelle voci “CedAS” e “2° Operatrice” i contributi delle parrocchie sono stati portati a queste voci e, le quote non pagate per gli anni 2008 2009 e 2010 sono state preventivate come “somme da incassare”. PAP di Borgo Sacco La nostra attività è stata impostata in maniera da dare una prima risposta alla sollecitazione alla carità, operando in stretta collaborazione con il Cedas cittadino, con uno sportello aperto presso il nostro oratorio (Lunedì pomeriggio dalle 16 alle 17). Noi siamo sempre stati disponibili al prolungamento dell’orario, ogni volta che se ne è manifestata l’esigenza. Nell’anno abbiamo avuto casi complessi che hanno richiesto forte impegno dei volontari nell’accompagnamento e approfondite analisi dell’equipe, oltre i tempi dell’apertura. L’utenza Sono venute al PAP 45 persone (37 nel 2009) per un totale di 74 colloqui. Le persone nuove, venute per la prima volta sono state 14 ( 4 uomini e 10 donne). Le persone sono prevalentemente stranieri 42, più 3 Italiani. Gli stranieri sono così suddivisi: 13 Tunisia, 12 Marocco, 7 Paesi dell’est, 4 Algeria, 4 Albania, 2 Guinea. Tutti questi stranieri hanno regolare permesso di soggiorno, ad eccezione di una famiglia (per la quale ci siamo attivati per assistenza medica al bambino e buoni mensa). L’età media: uomini 45 anni , donne 38 anni. Prevalentemente sono stati emessi buoni vestiti, mobili, pacchi viveri (in casi particolari, siamo intervenuti direttamente acquistando alimenti, consegnandoli poi a domicilio con possibilità di renderci conto dal vivo della loro situazione famigliare). 48 L’erogazione dei buoni è spesso una opportunità per ascoltare i problemi che affliggono gli ospiti. Continua nella nostra parrocchia l’iniziativa proposta dal parroco, la prima domenica di ogni mese, a tutte le messe viene promossa una raccolta di fondi per i poveri. Detti fondi sono impiegati direttamente dal parroco per il sostentamento a famiglie particolarmente bisognose della parrocchia. In alcune situazioni straordinarie, rilevate al PAP, è stato chiesto l’intervento economico del parroco, che ne ha condiviso la necessità. Insieme con i volontari dell’accompagnamento del Cedas, si è sostenuta una famiglia per assistenza, ricerca casa, acquisto buoni mensa per bambina; una volontaria insegna alla madre la lingua italiana, accompagnamento ai servizi sociali ecc., in stretta collaborazione con il parroco; è stata una esperienza molto formativa per tutti. L’equipe Fanno parte del PAP 8 volontari, siamo aumentati di 1 unità, 1 volontario è fisso, gli altri volontari partecipano a turni, dei volontari, 2 sono impegnati anche al CEDAS nel gruppo”accompagnamento”. L’equipe si è riunita regolarmente ogni mese per la supervisione. Questi incontri sono stati molto apprezzati dai volontari. Formazione Quasi tutti i volontari hanno partecipato agli incontri formativi organizzati dal Cedas. Particolarmente apprezzati quelli di supervisioni tenuti dai responsabili del Cedas con gli altri PAP. Mensilmente alcuni volontari partecipano agli incontri di formazione religiosa tenuti da padre Lorenzo sul tema della carità. Lavoro di rete Abbiamo interloquito principalmente con il Cedas, ed attivamente con i servizi sociali del Comune rispondendo positivamente anche a loro richieste di collaborazioni e di aiuto: con l’Atas, con gli altri PAP, e quando è arrivato qualcuno da noi proveniente da un altro PAP. 4 volontari fanno anche parte della Commissione Caritas e 2 del Consiglio pastorale, con il quale si dialoga regolarmente sia col nostro parroco che con i gruppi del consiglio stesso. La collaborazione è stata buona e si è creata una positiva stima reciproca. La comunità Per informare la comunità della nostra presenza e dell’attività svolta sul territorio, in occasione della Giornata della carità è stato inserito nel pieghevole distribuito durante le SS. Messe, un inserto dettagliato delle attività intraprese nel coso dell’anno. Mensilmente nell’agenda parrocchiale 49 vengono riportate le date di apertura del PAP presso l’oratorio. Nel sito della nostra parrocchia verrà inserita questa relazione. Il Consiglio pastorale e la Commissione caritas sono sempre stati informati della nostra attività. Nonostante queste informazioni ci sembra che la risposta della comunità sia scarsa; nel nuovo anno rifletteremo su quali altre modalità potremo attivare per realizzare una maggiore sensibilizzazione. Programmazione del nuovo anno (obiettivi) - Fare l’aggiornamento della mappatura delle risorse e dei bisogni sul nostro territorio - Elaborare i progetti e suggerimenti che ci verranno prospettati nel corso dell’anno durante le supervisioni con i coordinatori Cedas e gli altri PAP. - Partecipare ai corsi formativi che verranno organizzati nel nuovo anno. - Mantenere una stretta collaborazione con la Commissione Caritas e il Consiglio Pastorale per dare risposte più mirate e condivise ai bisogni della comunità. - Agli ospiti che ci visitano abitualmente, se sono favorevoli,vorremmo, concordandola con loro, fare una visita, una volta all’anno a casa in momenti particolari. CEDAS di MORI Nello svolgimento della nostra attività di volontari Cedas, spesso ci capita di soffermarci a riflettere se il nostro agire sia coerente con gli impegni che ci siamo presi quando abbiamo deciso di dedicare tempo ed energie ai più deboli. In quei momenti, siano essi individuali o di gruppo, oltre alla parola di Dio che illumina e guida il nostro cammino, ci piace richiamare alla memoria e meditare sugli obiettivi condivisi che ci qualificano e ci rendono riconoscibili. Tali obiettivi si possono così sintetizzare: - Essere strumento di testimonianza della Carità, attraverso la realizzazione e/o l’attivazione di servizi per le persone in difficoltà esistenziali, relazionali, economiche… e bisognose di solidarietà; - Promuovere e favorire il cambiamento del cuore e della mente della comunità, perché ogni cristiano possa comprendere e seguire il comandamento della carità. Di quella carità che è fatta di relazioni, di vicinanza, di compassione (nel senso di patire insieme), di ascolto, di dedizione, di accoglienza, di servizio, in ultima analisi di quell’amore che Cristo ci insegna e ci chiede di avere nei confronti dei nostri fratelli; 50 - Essere antenna che capti i bisogni della comunità, li trasmetta alla comunità stessa perché se ne faccia carico e ne individui le possibili soluzioni; - Favorire la creazione di una rete, che coinvolga famiglie, volontari, istituzioni, nelle cui maglie chi è in difficoltà possa trovare accoglienza, comprensione, vera solidarietà. Per cercare di realizzare tali obiettivi ci sforziamo si agire ponendo attenzione ad: - avere una cura particolare nella relazione tra noi e con chi si rivolge a noi, specialmente con quelle persone che seguiamo settimanalmente; - essere disponibili al dialogo dentro e fuori il centro, con tutti, in modo da conoscere e farsi conoscere dalla gente e poter cogliere non solo le problematicità, ma anche le possibilità e le potenzialità della comunità; - osservare quanto succede attorno a noi per poter riconoscere, analizzare, valutare ed attivarsi verso nuovi bisogni ed informare la comunità dell’evolversi delle situazioni; - mantenere un dialogo e un confronto continui con i servizi sociali, le istituzioni, le associazioni sia di volontariato sociale che culturale, con soggetti pubblici o privati che possano costituire risorsa per il nostro operato. Questo lavoro di analisi diventa particolarmente interessante quando si cerca di fare una sintesi dell’attività di un intero anno. Se pensiamo al 2010 subito siamo portati a focalizzare la nostra attenzione su alcuni ”eventi” significativi . 1. Il primo riguarda un forte aumento nella richiesta di aiuti economici nei mesi di maggio e giugno imputabile solo in parte alla crisi economica e più, forse, alla necessità di accumulare risorse per le vacanze estive, specie per gli stranieri che ne approfittano per rientrare in famiglia. Altro picco di richieste in prossimità delle festività di Natale e fine anno anche questo per ovvi motivi. 2. Il secondo consiste in una maggior richiesta di appartamenti per cambio di residenza, sfratti di varia natura o ricerca di affitti meno onerosi. 3. Il terzo attiene l’aumento delle persone che si rivolgono a noi per la gestione economica. Da parecchi anni, infatti, accompagniamo settimanalmente alcune persone in un progetto condiviso, supportato dai servizi sociali e, dove possibile, dalle famiglie, mirante a favorire il recupero di condizioni di vita decorose sia dal punto di vista sociale, che relazionale, economico o della salute. Questo ci impegna molto, sia nella cura del singolo che nella creazione di una rete di supporto, che non di rado ha maglie troppo larghe per contenere e soddisfare i bisogni di questo tipo di persone. Il nostro 51 operato ha trovato dei limiti nella insufficiente disponibilità di tempo e nel limitato numero di volontari, in particolar modo di quelli che possono occuparsi di accompagnamento. Il fatto che il numero di queste persone sia aumentato ha creato non pochi problemi. 4. Il quarto “ evento”, forse il più sofferto per il nostro gruppo, è stato la ricerca di nuovi volontari. Infatti all’inizio del 2010 i volontari si erano ridotti a 9 sia per il “pensionamento” di una volontaria per problemi di salute, sia per l’indisponibilità di un altro volontario per problemi familiari. Nel corso dell’anno abbiamo cercato con ogni mezzo di ampliare il nostro organico e negli ultimi mesi abbiamo finalmente avuto il rientro di una volontaria che ci aveva lasciati per motivi familiari e l’arrivo di un nuovo volontario di notevole statura (fisica… e speriamo non solo) nonché il rientro di una seconda volontaria impegnata nell’assistenza ai genitori anziani. Attualmente al Cedas di Mori operano 12 volontari impegnati nell’accoglienza, nell’ascolto, nella risposta (se possibile) ai più svariati bisogni, nell’accompagnamento e nella presa in carico. Di questi: uno funge da coordinatore, sei si occupano prevalentemente dell’ascolto e dell’accompagnamento, cinque dell’accoglienza e della segreteria (compresi gli addetti al computer). Ad essi si affiancano una decina di volontari dell’appoggio che collaborano nella risposta ai bisogni e nello svolgimento delle attività del gruppo Armonia che si occupa di disabilità. Volontari, però, non si nasce e non bastano disponibilità, volontà e buonsenso, occorre prima di tutto formazione, che per noi ha significato partecipazione a corsi specifici di vario livello e significa ancora frequenza ad incontri di formazione permanente, partecipazione ad incontri organizzati da enti o cooperative sociali su temi riguardanti la relazione, l’accoglienza, l’ascolto, la carità eccetera. Quest’anno abbiamo partecipato agli incontri di formazione organizzati dal Cedas di Rovereto per i quattro decanati della Vallagarina. La formazione consente ai volontari di acquisire capacità di operare in gruppo, modalità indispensabile in un centro di ascolto dove gli operatori si alternano nell’ascolto delle stesse persone. Il lavoro di gruppo risulterebbe però sterile, se i suoi componenti non fossero capaci di stabilire tra loro relazioni significative. In questo noi siamo fortunati, perché siamo riusciti a fare gruppo ed a stabilire tra noi rapporti di fiducia ed amicizia. Il lavoro di gruppo deve essere supportato da verifiche periodiche (per noi ogni 15 giorni) e dalla supervisione (che condividiamo con il Pap di Brentonico) con cadenza mensile. A proposito di supervisione, abbiamo richiesto di poter avere dei momenti di supervisione con la presenza di uno psicologo, in quanto, per la quantità di lavoro da svolgere nei due giorni di apertura del centro ( mercoledì e venerdì dalle ore 15 alle ore 18) e per le numerose problematiche che emergono durante gli incontri di supervisione con il Pap di Brentonico, non 52 rimaneva tempo da dedicare alle dinamiche interne del gruppo ed alle relazioni interpersonali, a discapito della coesione e del buon funzionamento del gruppo che sono sempre stati il vanto del Cedas di Mori. Indispensabile è anche veicolare informazioni, proposte, confronti, progetti, tra Cedas e Pap della Vallagarina, attraverso gli incontri di segreteria, in modo da “uniformare” o meglio condividere il nostro operare e con la Caritas diocesana attraverso gli incontri con il gruppo di lavoro. I volontari ascoltano ed accolgono richieste di: - Aiuto per difficoltà economiche contingenti: anticipi per pagamento bollette, per caparra affitti, anticipi minimi vitali (in collaborazione con i servizi sociali), buoni alimentari, buoni benzina, biglietti viaggi, schede telefoniche, buoni vestiario, buoni per mobilio vario, alimenti e vestiario per bambini. - Aiuto nella ricerca di lavoro o di casa in affitto - Aiuto nella gestione economica di minimi vitali o pensioni provinciali - Ascolto per persone sole o in difficoltà relazionali - Aiuto nella compilazione di pratiche burocratiche ed amministrative - Accompagnamento a visite mediche e specialistiche - Presa in carico per lunghi periodi di persone con problemi psichici e psichiatrici per aiuto nella gestione del quotidiano e nella cura di malattie - Aiuto scolastico per alunni e studenti in difficoltà di apprendimento o linguistiche Le richieste prevalenti e più impegnative riguardano la gestione economica di redditi di garanzia e altri sussidi provinciali, nonché il supporto settimanale per farmaci, spesa, assistenza. Si tratta di persone con problemi psichici o con deficit mentali, che seguiamo da qualche anno in stretta collaborazione con i servizi sociali, psichiatrici, di alcologia, medicina di base e specialistica. La crisi economica per noi si è evidenziata attraverso un aumento delle richieste di vestiario (in prevalenza stranieri) e anche di viveri, ma per questi non disponiamo di un dato assoluto, in quanto parte della gestione dei pacchi dell’aiuto alimentare è demandata al servizio sociale ed inoltre alcuni aiuti sono forniti dalla S. Vincenzo. Anche le richieste di lavoro sono aumentate, ma in questo settore abbiamo potuto dare qualche risposta solo alle signore badanti. Da notare anche che la gestione di redditi di garanzia aumenta nei mesi invernali e all’inizio della primavera, in quanto vengono concessi ai lavoratori dell’Azione 10 che hanno terminato il lavoro intorno al mese di novembre e si trovano in difficoltà economiche perché non percepiranno la disoccupazione prima di maggio-giugno. Nella sintesi non sono compresi gli incontri mensili del gruppo Armonia, la collaborazione con Macramè per le attività con e per i disabili e la redazione del periodico “Macramè”. 53 Nel corso degli anni siamo riusciti a sensibilizzare altri soggetti sia pubblici che privati ed ora siamo in grado di operare in collaborazione con: Aiuti economici - servizi sociali- S. Vincenzo; Servizio vestiario – OFS (Terziarie francescane) Servizio alimentare (banco alimenti) – negozianti - bar e tabaccherie Servizio mobili – servizio comune per Cedas e Pap dei decanati della Vallagarina; Servizio ascolto famiglie in difficoltà – sportello presso Cedas Rovereto Ascolto e orientamento per badanti – con Cedas Rovereto, Promocare Ospitalità – Casa accoglienza, Centro diurno, Punto d’approdo, Opera famiglia Materna, Fondazione Comunità solidale, Atas Supporto scolastico e per difficoltà linguistiche – ex insegnanti, studenti,scout Animazione – Commissione Caritas – oratorio - ass. Noi – gruppi ecclesiali Gruppo Armonia – Associazioni del territorio (Arca - Circolo cittadino pensionati - La margherita, Macramè) I contatti più frequenti sono stati con i servizi sociali, sia per le persone che seguiamo settimanalmente, sia per tutte le persone che si presentano al Centro e possono essere supportate da tali servizi. Ad ogni modo anche con gli altri soggetti i contatti sono stati frequenti e non inferiori ad uno al mese. Un cenno particolare alla collaborazione con la commissione Caritas parrocchiale (che quest’anno si è impegnata nell’opera di sensibilizzazione della comunità attraverso il Consiglio pastorale), la commissione liturgica e il gruppo della catechesi soprattutto per l’organizzazione e la realizzazione della “Giornata della carità”. Altre occasioni per informare la comunità e per offrire stimoli alla riflessione ed alla partecipazione sono stati per i 2010 : - La collaborazione e la partecipazione al Mercatino delle pulci e alla “casetta”di Natale; - MuVo (Musica e Volontariato) organizzato dall’Amministrazione Comunale offre l’opportunità di avvicinare i giovani; - Gruppo Armonia da 12 anni organizza incontri mensili con e per i disabili ed è riuscito a farsi conoscere e a coinvolgere cooperative sociali e privati della Vallagarina; - Giornata della Carità. In tale occasione viene presentata l’attività del centro e si portano a conoscenza della comunità le problematiche emergenti, sollecitandola a riflettere ed a porre in atto alcuni comportamenti di attenzione o disponibilità verso il prossimo. Anche quest’anno, in aggiunta al pieghevole realizzato in collaborazione con Caritas Diocesana, Cedas e Pap della Vallagarina, abbiamo prodotto un foglio con la relazione dell’attività del nostro Cedas, ponendo l’accento sulla nostra difficoltà nel coinvolgere altri volontari e nel fare rete, richiamando la comunità cristiana, e non ad una maggiore attenzione al prossimo (vicino), ad una disponibilità non solo di tempo, ma di cuore 54 verso gli altri, ad una condivisione e ad una compartecipazione ai problemi dei più deboli. - Abbiamo pubblicato alcuni articoli sul bollettino parrocchiale e da ultimo un elenco dei servizi disponibili sul territorio con indirizzo, orario di apertura e recapito telefonico. - Gita pellegrinaggio a Torino sulle orme dei Santi della Carità. Prevediamo che anche il 2011 sarà un anno di attività intensa e che difficilmente riusciremo a superare le difficoltà evidenziate nel 2010, però confidiamo nella divina Provvidenza e.. nei nuovi volontari! Sicuramente non cambieranno i nostri obiettivi. Cercheremo di migliorare il nostro modo di porci in relazione con gli altri e di affinare le nostre capacità di ascolto e di aiuto. Cercheremo di continuare ad essere gruppo, ascoltandoci e supportandoci vicendevolmente. La nostra attività di animazione sarà rivolta a superare le difficoltà nel far capire, sia alle persone in stato di bisogno che alla comunità, che carità non è solo rispondere alle necessità immediate; fondamentale è anche aiutare le persone a saper utilizzare le proprie risorse e le risorse del territorio, in modo da non ricadere nello stesso bisogno o non diventare vittime dell’assistenzialismo. Per quanto concerne gli obiettivi riferiti alle singole persone, ci vediamo costretti a ridurre le nostre aspettative per quelle che seguiamo settimanalmente da più anni, in quanto nonostante il nostro assiduo lavoro, non siamo riusciti ad ottenere progressi significativi nella loro autonomia per cui (sentiti anche i servizi preposti) dovremo limitarci ad un lavoro di contenimento. PAP di Lizzana A conclusione dell'anno 2010, è d'obbligo presentare una sintesi del nostro lavoro che serva da verifica al nostro interno e da confronto nell'ambito CARITAS E CEDAS, nonché come sollecitazione al Consiglio Pastorale ed alla comunità nell'animazione alla carità pedagogica. Siamo 5 operatori che, a turni di 2 per volta, organizzati in modo che un operatore del turno precedente sia presente al turno successivo, siamo presenti ogni giovedì dalle ore 16,00 alle ore 18,00 nella sede del Centro Pastorale di Via Livenza. Siamo stati abilitati ad operare sul territorio dopo un periodo di formazione specifica all'ascolto, all’osservazione e comprensione, al discernimento, cercando di volta in volta le possibili soluzioni assieme alla persona che chiede aiuto. Una formazione che non è mai conclusa , sia per la diversità delle richieste sia per motivare continuamente l'adesione ad un impegno che può superare le nostre capacità. 55 Le emergenze riscontrate si evidenziano nella richiesta di lavoro, di cibo, di vestiario, di alloggio, di mobilio, di far fronte alle varie scadenze di bollette luce, gas (magari dopo il taglio dell'utenza) telefono, rette della scuola dell'infanzia, accompagnamento ai vari servizi. La rete di collegamento con le istituzioni, ci permette di lavorare con i vari servizi sul territorio: Servizi sociali, medici, avvocati della solidarietà, scuole, comune, circoscrizione e associazioni di volontariato . A questo punto ci affidiamo ai dati statistici relativi all'anno 2010. Famiglie coinvolte n.26 Richieste di vario tipo n. 61 (di cui 55 con risposta positiva e 6 con risposta negativa per varie cause, compresa l'impossibilità materiale di intervento) Sono stati erogati: - n. 12 Buoni vestiario - n. 11 Buoni per ritiro mobili - n. 1 per biglietto viaggio - n. 17 Buoni viveri - n. 6 Interventi economici (bollette luce... e varie ) - n. 14 servizi di assistenza e accompagnamento, con un imprecisato ma consistente numero di ore. Inoltre il PAP ha aderito al progetto di “AIUTO COMPITI” promosso dalla Associazione SOLIDALE365 onlus . Il progetto ha come destinatari gli alunni della scuola primaria “F.Guella“ e si svolge all'oratorio parrocchiale di Lizzana il sabato mattina dalle ore 9,00 alle ore 11,00. Il progetto ha l'obiettivo di: - promuovere l'integrazione degli alunni stranieri; - offrire solidarietà ai genitori immigrati; - accogliere richieste istituzionali lavorare in rete. Le risorse umane sono date da alcuni studenti universitari residenti in parrocchia, che hanno messo a disposizione gratuitamente il loro tempo e che ringraziamo a nome della comunità. Alcune considerazioni. Siamo i primi a riconoscere i nostri limiti nel portare avanti questo servizio, possiamo constatare che è più facile trovare risposte nel “fare” che nell'essere, nel fare cioè il gesto caritativo che gratifica la coscienza piuttosto che mettere in atto uno stile di vita che interroga e coinvolge la persona. Anche la nostra comunità è vittima di squilibri economici che creano divisioni, rancori ed invidia tra chi ha e chi non ha, tra chi viene riconosciuto e chi rimane in ombra, tra chi riesce a far fruttare i talenti e chi li nasconde. Il concetto di carità inoltre viene ancora percepito come elemosina e non come uno stile di vita di ogni battezzato. Subentra allora il rischio della delega. La Caritas ed il PAP diventano organismi separati da una comunità che non si sente responsabile della sofferenza e 56 della povertà, visto che c'è già qualcuno che ci pensa. L'amore verso il prossimo è soggettivo e personale, quindi non è delegabile. Sono utili a questo punto delle proposte operative. L'informazione e la formazione devono trovare un posto di rilievo, utilizzando in modo appropriato gli organi di stampa a disposizione, ritagliando quando è possibile degli spazi nella liturgia, intervenendo nei gruppi di catechesi, promuovendo e reclamizzando incontri accessibili a tutti su determinati argomenti della realtà comunitaria. Il volontariato, che fa parte della nostra cultura, deve essere correttamente orientato per non essere dispersivo e per questo il CEDAS organizza degli appositi incontri per una formazione di base di coloro che intendano operare nei servizi caritativi. L'aiuto al prossimo, se non è ben informato, può fare dei danni e per questo è necessario e indispensabile un indirizzo formativo comune. Il PAP necessità di integrazione di altri operatori. Il nostro obiettivo infine è essenzialmente quello di animare e coinvolgere tutta la comunità in quella carità che non mette ai margini nessuna persona. Quando anche a noi sarà chiesto: “Dov'è tuo fratello?” Non potremo rispondere: “Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?”. E' un invito a riflettere perché ognuno di noi è responsabile di chi è prossimo, anche di quello scomodo. PAP di S. Maria Il nostro Punto di Ascolto è arrivato al 5° anno di attività. Gli interventi di quest’anno si sono ridotti rispetto all’anno precedente e sono stati in tutto 47, di cui 43 con servizi erogati. Prevalentemente si sono presentate persone straniere, albanesi, marocchini, tunisini, pakistani e, in numero molto ridotto, nostri connazionali. Le loro richieste sono come al solito: buoni viveri (12), buono mobili (13), vestiario (16), oltre a 2 interventi economici. Anche quest’anno abbiamo dedicato la prima parte di ogni colloquio all’ascolto, cercando di focalizzare le effettive necessità e problematiche del nucleo familiare. Per questo ci siamo frequentemente confrontati con il servizio sociale del territorio, che ci ha fornito ulteriori informazioni rispetto alla reale situazione di disagio degli utenti. Quest’anno il nostro obiettivo è quello di poter incontrare personalmente le assistenti sociali della nostra zona di pertinenza, per meglio approfondire le varie tematiche. Ottimo e molto collaborativo è risultato anche il rapporto con il CedAS, al quale ci siamo spesso rivolti per consigli e suggerimenti in merito ai casi più difficili. Nelle situazioni dove la richiesta è stata negata, la gestione è stata particolarmente difficile, in quanto le persone si sono dimostrate molto arroganti e alle volte aggressive. 57 La nostra equipe è formata da 7 volontari, che si alternano allo sportello a coppie, tranne un volontario, Giulio, la cui presenza settimanale è un punto di forza e di estrema importanza. Tra di noi c’è molta disponibilità e affiatamento, siamo tutti impegnati a migliorare il servizio alle persone che si rivolgono al nostro PAP. Ci confrontiamo continuamente per affrontare le problematiche più difficili, cercando di trovare le soluzioni migliori per risolverle. Continua la frequenza ai corsi di formazione proposti dal CedAS o da altre associazioni, perché siamo pienamente convinti della loro utilità. Di grande importanza risultano anche gli incontri di condivisione e confronto con gli altri PAP del nostro territorio. Nell’anno 2010 la gestione del progetto “aiuto compiti”, nato dalla collaborazione tra il nostro PAP ed i servizi sociali per aiutare nello svolgimento dei compiti bambini non italofoni delle scuola elementari (dalla 1° alla 3°), è passato all’associazione ONLUS “Solidale 365”, per rendere possibile l’accesso a contributi sia comunali che provinciali. Il nostro gruppo di lavoro, convinto dell’importanza di questo servizio, si augura di poter proseguire l’esperienza favorendo e ricercando altri collaboratori. Riteniamo di primaria importanza portare a conoscenza della comunità si S. Croce e di S. Maria l’esistenza del nostro PAP. Siamo consapevoli che la conoscenza e il confronto sono resi più lenti e difficili perchè non abbiamo l’opportunità di confrontarci con la Caritas Parrocchiale, che non è presente nella nostra parrocchia. Ci attiveremo per concordare un incontro con il nuovo Consiglio Pastorale, al quale chiederemo la disponibilità ad ascoltarci, per poi informare e sensibilizzare la comunità della nostra esistenza sul territorio. PAP di S. Giuseppe È il momento di fermarci per rivedere e ripensare insieme, con sano realismo e sensibilità positivamente critica, il cammino di un anno. Per questo la relazione che ci viene chiesta rappresenta un’occasione preziosa di presa di coscienza delle situazioni di difficoltà/bisogno del nostro quartiere, della evoluzione dei problemi, e, nello stesso tempo, uno strumento di verifica dell’efficacia del nostro modo di farci compagni di viaggio delle persone che sono alla ricerca di un aiuto. L’anno appena terminato è stato per la nostra Parrocchia un tempo nel quale tutta la Comunità ha potuto condividere i risultati di un’analisi socio pastorale del territorio (con una visione di prospettiva!) e di partecipare ad un percorso formativo sui temi della carità solidarietà che hanno animato l’Avvento. Quest’ultima iniziativa proposta, come la prima, dal Consiglio Pastorale e dalla Caritas parrocchiale, ha offerto 58 a noi l’occasione di presentare all’Eucaristia domenicale l’esperienza “feriale” del PAP, con alcune proposte nuove che hanno “inaugurato” la bacheca della solidarietà, per cercare di allargare alla Comunità lo stile di corresponsabilità, accoglienza, condivisione per uno stile di fraternità. Particolarmente importante per un progetto di promozione umana radicato nel contesto e condiviso a vari livelli, è la ricerca, compiuta da un’equipe di esperti parrocchiani, sul territorio rionale. Lo studio 1. prende in considerazione una serie di elementi relativi alla popolazione residente (residenti italiani/stranieri; fasce di età; composizione delle famiglie) e alcuni elementi relativi alle risorse del territorio; 2. segnala alcuni punti emergenti; 3. propone alcune piste di lavoro per la Comunità parrocchiale. I dati che la ricerca riporta confermano per un verso la lettura dei bisogni che il servizio del P.A.P. ci porta a fare, dall’altro ci provocano ad una maggiore attenzione e creatività nella risposta. Di fronte alla sensazione di inadeguatezza e talvolta di impotenza che sperimentiamo come volontari, ci dà coraggio il fatto di sentirci dentro un’esperienza di Chiesa che cerca con passione ed impegno di vivere concretamente la testimonianza delle prime comunità cristiane. Ora si tratta di condividere proposte, obiettivi, priorità e metodi in modo ancora più organico e progettuale, perché nel tempo si possa sempre di più respirare in Comunità aria di famiglia. Gli obiettivi Posti all’orizzonte del nostro essere a servizio del povero “di turno”, hanno bisogno di essere lucidati dentro la nostra mente e il nostro cuore. Li possiamo così sintetizzare: • essere testimoni umili della Carità attraverso l’accoglienza e l’ascolto delle persone in difficoltà, senza distinzione e preconcetti; • promuovere e sostenere la messa in gioco di tutte le risorse personali da parte di chi chiede aiuto e accompagnare nella ricerca della soluzione ai problemi; • infondere coraggio, fiducia ed offrire il sostegno (umano -materiale) che serve a far intraprendere alla persona un percorso di uscita dal bisogno; • collaborare con la parrocchia allo sviluppo del “cantiere” delle buone relazioni per incidere sul territorio e rispondere alle povertà legate alla solitudine, all’emarginazione, all’anzianità, all’handicap; 59 • essere antenna che capta bisogni e li sa trasmettere ad altri della Comunità, perché si allarghi il cerchio della condivisione; • favorire il rafforzarsi di un circolo virtuoso (rete) che colleghi competenze (Servizi Sociali, istituzioni scolastiche - associazioni) e disponibilità e realizzi una presa in carico della persona con i suoi problemi; • valorizzare carismi e competenze dei volontari, con particolare riguardo alla situazioni che richiedono una presa in carico articolata e a lungo termine; • ricercare collaborazioni esterne al P.A.P. per la soluzione di emergenze tecniche (idraulico - falegname - elettricista) e per altre incombenze che richiedono professionalità particolari: serve anche per coinvolgere a cerchi concentrici la Comunità e affinare la sensibilità; • consolidare e perfezionare il rapporto di collaborazione con i Servizi Sociali, le Istituzioni scolastiche e culturali, le Associazioni presenti nel rione e con le altre realtà che, a livello cittadino, operano con analoghe finalità. L’utenza Nel corso del 2010 abbiamo effettuato 139 colloqui in sede - non sono compresi i contatti telefonici, le visite a domicilio (in alcuni casi indispensabili per avere un quadro oggettivo della situazione) e le uscite per accompagnare le persone ai Servizi Sociali, all’Agenzia per l’impiego, presso qualche ditta locale o ufficio pubblico (questura, distretto sanitario, altro). Le persone incontrate hanno chiesto: - aiuto alimentare: 36 - vestiario: 42 - mobili: 13 - pagamento bollette - buoni mensa: 9 - buono spesa: 3 - contributo patente: 1 - rinnovo permesso di soggiorno - passaporto - riconoscimento status di rifugiato politico (spese per avvocato): 4 - affitti arretrati (anticipo e caparra per inizio locazione): 4 - acquisto medicinali: 1 - prestito per necessità impellenti (importi consistenti): 3 - ricarica cellulare: 12 - biglietti ferroviari: 1 - informazioni e aiuto per trovare un lavoro: 7 - per cercare casa: 5 - per risolvere altri tipo di problema: 3 - un po’ di compagnia: 5 60 I numeri attestano un aumento delle difficoltà economiche (e non solo!) che mettono in ginocchio le famiglie di immigrati, ma anche le nostre. Sono numerosi i capifamiglia alla ricerca disperata di un lavoro; alcuni, percependo la mobilità o il reddito di garanzia, cercano di utilizzare al meglio questa condizione, frequentando qualche corso professionalizzante in attesa che la crisi sia superata e si creino delle nuove possibilità. Le persone che si sono rivolte a noi sono in maggioranza uomini, giovani e adulti, ma sono in aumento anche le donne (immigrate dai Paesi dell’est). A parte qualcuno, gli altri sono in possesso di regolare permesso di soggiorno e provengono dal nord Africa, dal Pakistan, dall’Albania. Siamo impegnati in alcuni progetti di lunga durata a favore di adulti italiani segnalati dal Servizio sociale, dal Sert e/o dal Servizio di salute mentale: il nostro è un impegno di accompagnamento della persona inserita in un contesto lavorativo protetto, offerto dalla Cooperativa Sociale Alisei, per evitare sbandamenti, ricadute, voragini di debiti. La famiglia di un volontario P.A.P. continua a farsi carico di un nucleo in difficoltà di ruolo genitoriale, accogliendo una minore su formale richiesta del Servizio sociale. L’equipe È composta da 14 volontari. Abbiamo una cura particolare della relazione tra noi: questo favorisce la comprensione, la collaborazione e ci stimola a tirar fuori il meglio di noi per il servizio che ci è richiesto. Gli incontri di supervisione (che dovranno avere cadenze più frequenti e regolari) sono momenti che consentono il confronto, che formano alla condivisione: sono una scuola di umanità. Ne avvertiamo la forza e il bisogno. Compatibilmente con gli impegni familiari e di altro tipo, i volontari frequentano le occasioni di formazione previsti in calendario dal Cedas. Il lavoro di rete - la Comunità È ormai prassi consolidata, ma sempre suscettibile di altre aperture anche in relazione a nuovi bisogni che via via si presentano. Siamo in contatto -virtuoso - anzitutto con le realtà pubbliche (scuole -circoscrizione) e con le Associazioni e le Cooperative sociali presenti nel rione. Il Comitato Iniziative Brione ha devoluto alla Parrocchia per il P.A.P. gran parte degli utili realizzati nel corso dell’anno. La Cooperativa Alisei sta dando lavoro ad alcune persone che abbiamo segnalato attraverso i Servizi Sociali). Operiamo anche in stretta collaborazione con: - Cedas - Casa di Accoglienza - Centro Diurno - Servizio vestiario (Terziarie Francescane) Servizio Aiuto Alimentare - Servizio Mobili gestito dalla Caritas decanale Ascolto e orientamento per badanti (Cedas - Promocare) -Servizi Sociali del Comune di Rovereto -Aiuto compiti organizzato dalla Caritas parrocchiale attraverso la collaborazione di volontari (insegnanti in pensione - studenti 61 universitari) - Ministri straordinari dell’Eucaristia - Associazione Anziani S. Giuseppe e V.O.G.A. Il lavoro di analisi/lettura della realtà territoriale voluto dal Consiglio Pastorale e dalla Caritas parrocchiale di cui si fa cenno sopra, apre la strada ad una relazione più stretta anche con noi, per tracciare alcune linee comuni di azione e stabilire delle priorità, con l’attenzione a far crescere nella Comunità l’assunzione di responsabilità. Il recente Convegno ecclesiale di Verona segnala alcuni ambiti: tra questi sarà bene scegliere quelli che si incrociano in modo più evidente con la sofferenza/disagio che emerge dalla ricerca. Idee per il nuovo anno 1. A fine anno si è unito a noi il gruppo dei volontari che fino a qualche tempo fa, su chiamata delle Suore, si prestava a tenere compagnia e ad imboccare pazienti ospiti della Clinica provenienti dalle valli e/o privi di rete parentale. Stiamo verificando con loro e con la direzione della Clinica Solatrix le condizioni per una ripresa del servizio, sporadicamente sollecitato da qualche caposala, ma ora privo di qualsiasi regolamentazione. Riteniamo opportuno un “apparentamento” con l’ AVULSS per varie ragioni (copertura assicurativa - riconoscimento formazione). Intanto gli 8 volontari di V.O.G.A. si sono iscritti al breve corso di formazione promosso dalla Caritas decanale. Qualcuno dei volontari si è già impegnato ad offrire un po’ di compagnia a persone rimaste sole. Qualche altro si sta rendendo disponibile per regalare un po’ del suo tempo ad una famiglia che invoca aiuto per gestire il tempo libero di un figlio con limitazioni di autonomia. L’attenzione a famiglie che vivono nel rione e che reggono in silenzio fatiche di questo peso, sta interpellando le nostre coscienze e ci sollecita alla ricerca di altre forze, magari tra i giovani/adulti, per assumere delle iniziative. Sollievo, cura diventano il segno di una prossimità declinata nel vivere quotidiano da cui, come cristiani, non possiamo esimerci. 2. Sul nostro territorio opera una Associazione di pensionati e anziani vivace e intraprendente; alcuni nostri volontari sono anche Soci di quell’Associazione. Vorremmo provare a pensare insieme un servizio di solidarietà tra anziani: l’indagine parla di disagio da solitudine, da mancanza di relazioni significative, da autoemarginazione. Un “gruppo amico” che si aprisse qualche volta in più alla settimana, potrebbe essere una preziosa risorsa e darebbe qualità anche alla vita di chi queste difficoltà non le vive. 3. I costi per la gestione della vita comunitaria in Parrocchia e il fabbisogno crescente di mezzi economici per rispondere alla difficoltà che raccogliamo come P.A.P., ci hanno spinti in questi ultimi mesi a immaginare qualche forma di sussidiarietà e di autofinanziamento. Prendendo spunto da qualcuno che è partito prima di noi, ci stiamo organizzando per aprire un 62 laboratorio di piccoli lavori di sartoria. Naturalmente nel rispetto della normativa. La cosa bella è che, attorno a questo progetto, si muove già una dozzina di signore: le animatrici sono sarte provette. Così possiamo sfruttare al meglio gli spazi della sede PAP ed estendere la rete delle collaborazioni. Sede Rovereto -Via Silvio Pellico 16/A - a fianco dell’Ufficio postale i locali sono in affitto dal Comune di Rovereto. Orari di apertura: lunedì ore 16 -18 mercoledì ore 10 -12 (don Antonio) venerdì ore 10 -12 NB: da gennaio 2011 la sede sarà aperta solo lunedì e venerdì. PAP di Brentonico Nei mesi di settembre - ottobre del 2010 i nostri parroci, don Giuseppe e don Michele, hanno lasciato l’incarico delle Parrocchie dell’Altopiano e sono stati trasferiti a Verla-Giovo in val di Cembra. Al loro posto è arrivato don Luigi, che da subito ha cominciato a conoscere la nuova realtà delle 7 parrocchie e dei numerosi gruppi ecclesiali. La Commissione Caritas dell’Altopiano ha ripreso gli incontri ed il primo di questi è servito per informare e raccontare a don Luigi dell’attività di animazione alla carità e della presenza del Punto di Ascolto, con l’obiettivo di fare un primo bilancio e per prospettare alcune ipotesi di lavoro per il 2011. Il PAP di Brentonico, come noto, aveva iniziato la sua attività nel 2007 ed è pertanto presente sul territorio da 4 anni. Vi lavorano 10 volontari: 8 donne e 2 uomini. I momenti di verifica, di valutazione e di riprogettazione comune, sono stati il fondamento portante della nostra esperienza al Punto di Ascolto, per l’educazione e la formazione nei comportamenti e nelle scelte con gli utenti. Fin dall’inizio della nostra esperienza siamo rimasti fedeli a questo impegno di un incontro mensile di “verifica” e questo ha costruito e consolidato nel tempo un metodo di lavoro comune, adottato da tutti, con il quale procedere e nel quale è risultato più facile riconoscersi. Negli incontri di verifica, gli aspetti che abbiamo affrontato sono stati: • Mettere in comune tutte le informazioni riguardanti i diversi utenti; 63 • Prendere insieme tutte le decisioni, cercando di condividere motivazioni e criteri; • Decidere dal punto di vista organizzativo eventuali cambiamenti e scelte; • Analizzare proposte e progetti; • Condividere tutte le notizie ed informazioni. Un’altra modalità di incontro, altrettanto importante ed utile dal punto di vista educativo ed organizzativo, è stato l’incontro di “supervisione” con i volontari del CEDAS di Mori ed il coordinatore della Caritas Roberto Ferrari, con i quali sono state approfondite tematiche di carattere più generale ed aspetti organizzativi e burocratici. Alcuni degli argomenti affrontati sono stati: o La promozione di iniziative “pubbliche” come la Giornata della Carità, la Festa dei Popoli, il Mercatino delle Pulci, ecc. o Informazioni generali rispetto alle relazioni con i Servizi Sociali e tutti gli altri Servizi Pubblici o I criteri di comportamento rispetto alla fruizione di servizi organizzati dalla Caritas o da Associazioni collegate, come distribuzione vestiti, mobili, pacco viveri, servizio appartamenti ecc. o La partecipazione alle attività di formazione Come accennato all’inizio, la Commissione Caritas, che si è sempre riunita mensilmente e che ha ripreso a ritrovarsi anche dopo l’arrivo di don Luigi, nuovo parroco, ha cercato di rivestire un ruolo di comunione fra le varie associazioni parrocchiali, nel desiderio di collaborare insieme di fronte alle varie situazioni di bisogno e per una comune responsabilità educativa verso la comunità dei giovani e degli adulti. Negli incontri ci siamo posti alcuni obiettivi: o Scambio di esperienze e condivisione delle problematiche o Aiuto e collaborazione nella individuazione delle situazioni di bisogno o Aggiornamento sulle novità e variazioni delle disponibilità sul territorio di Servizi e nuove risorse o Promozione di iniziative formative ed aggiornamento per giovani ed adulti o Passaggio di notizie e informazioni Con il trascorrere del tempo ed il moltiplicarsi delle esperienze, si è notevolmente allargata e consolidata la rete di relazioni che si sono instaurate fra il Punto di Ascolto e le altre realtà di solidarietà sociale, che hanno permesso di avere collaborazione per la soluzione dei vari problemi o per avere suggerimenti e contributi. Sottolineiamo le proficue collaborazioni instaurate con il Comune di Brentonico ed i Servizi Sociali dei Comuni di Mori e Rovereto. Molte le esperienze che testimoniano della crescita di questo spirito e della volontà di collaborazione ed a titolo di esempio ne citiamo alcune: 64 o L’attività con il “gruppo di aiuto sui problemi dell’alcol e correlati” per la gestione di una giornata di presenza pubblica; o Il servizio di baby sitter per i bambini dei genitori impegnati nei corsi di lingua italiana, organizzati dall’Assessorato alle Attività Sociali del Comune di Brentonico; o L’organizzazione della giornata della Carità insieme alle altre associazioni parrocchiali; o L’aiuto ad anziani per problematiche relative all’assolvimento di procedure burocratiche ed una assistenza domiciliare per l’aiuto e la compagnia; o L’attività di aiuto per i compiti e lo studio per alcuni bambini in difficoltà a scuola. Riportiamo ora di seguito una tabella con i principali dati del 2010: o Utenti incontrati: o 16 persone o 13 femmine o 3 maschi o Di cui: 2 giovani (fino 30 anni) 14 adulti (fino 70 anni) anziani o Delle seguenti nazionalità: o Italiani 3 o Marocchini 5 o Rumeni 3 o Ucraini 3 o Sloveni 1 o Tanzanesi 1 o Gli stranieri sono tutti regolarmente provvisti di permesso di soggiorno o In totale ci sono stati 53 contatti. o Interventi richiesti: 9 per vestiario 6 per mobili 7 medicinali 11 interventi economici o Inoltre 23 interventi di tipo socio-assistenziale di supporto familiare per il pagamento di affitto, bollette, gestione dei sussidi economici dei Servizi Sociali, accompagnamento a visite mediche, assistenza all’ospedale, per visite domiciliari, trasporto mobili, riparazioni varie, ecc. Tutti i volontari sono stati coinvolti nelle proposte formative organizzate nel corso del 2010, così come degli anni precedenti. La formazione fatta come modalità di racconto delle esperienze della realtà dei Pap o dei Servizi, ha aiutato nella ricerca di un metodo di lavoro e nell’adozione di criteri di scelta e giudizio con i vari utenti sempre più simili ed uniformi. 65 PAP di Marco All’ inizio del 2010, dopo esserci confrontati tra di noi e avendo analizzato la situazione del nostro territorio, abbiamo deciso di sdoppiare la nostra attività di servizio: una parte con l’impegno di ascolto nelle nostre sedi, mantenendo i medesimi orari, un’altra parte recandoci da alcune persone che sappiamo in difficoltà e che per vari motivi non vengono allo sportello. Constatato ormai che gli utenti del nostro P.A.P. sono esclusivamente famiglie straniere con richieste di buoni vestiario, mobili, medicinali, alimenti, materiale scolastico, abbiamo convenuto di occuparci un po’ di più dei nostri anziani, soprattutto di quelli soli e ammalati. In due casi, sollecitando una maggiore attenzione delle Assistenti-Sociali, li abbiamo accompagnati nella gestione ordinaria dell’abitazione, nella cura della propria persona, nell’attenzione ai farmaci e al tempo libero. Per i nostri ultraottantenni (circa un centinaio), oltre a raggiungerli come ogni anno in occasione del loro compleanno, abbiamo pensato di invitare coloro che nel corso dell’anno compivano 80 e 85 anni ad una celebrazione eucaristica, seguita da un momento conviviale tutti assieme. Dato il numero dei presenti e la soddisfazione dimostrataci, riteniamo l’esperienza positiva, da ripetere. Nell’arco dell’anno sono venute al P.A.P. 36 persone, equivalenti a 20 famiglie di nazionalità algerina e marocchina. Due famiglie si sono presentate per la prima volta. Tutti gli stranieri residenti sono in regola con il permesso di soggiorno e sono insieme alle lore famiglie. Abbiamo notato che da tempo non si presentano più badanti, nonostante ce ne siano un bel numero nel nostro paese, di varia nazionalità. Il nostro gruppo è formato da 5 persone; ci alterniamo nel servizio mantenendo l’apertura quindicinale il I e il III giovedì dalle ore 15.00 alle ore 16.00. Gli altri due giovedì li occupiamo per le visite a domicilio. Fra di noi ci troviamo regolarmente ogni primo martedì del mese, per discutere e programmare il nostro operato, ma anche per confrontarci alla luce della Parola di Dio su come vivere l’Accoglienza e la Carità nelle nostre relazioni. Quando ci è possibile cerchiamo di partecipare ai corsi di formazione proposti dal C.E.D.A.S. Nonostante la nostra presenza di P.A.P. sia costante ormai da parecchi anni, riscontriamo ancora poca sensibilità nei nostri confronti da parte dei gruppi pastorali e scarsa conoscenza sul territorio. Nella giornata della Carità quest’anno abbiamo pensato di coinvolgere la Comunità in un segno tangibile di condivisione, organizzando una raccolta di coperte e asciugamani per l’emergenza freddo. 66 PAP di Santa Caterina Il PAP di S Caterina è attivo da 5 anni. La sede è sempre nella saletta a fianco della Chiesa ed è aperta il martedì dalle 16.30 alle 17.30. la principale attività del servizio è l’ ascolto delle persone che si presentano; dall’ascolto si passa ad individuare i bisogni e le eventuali soluzioni. Non sempre è stato possibile dare risposte alle richieste di aiuto, soprattutto quando si è trattato di sanare debiti consistenti per affitti e bollette non pagati. I volontari del PAP in tutti i casi hanno cercato di prestare attenzione alla persona ed hanno offerto uno spazio dove potesse parlare liberamente e sentirsi ascoltata senza giudizi e pregiudizi. - Si sono rivolte al PAP di S Caterina 13 persone, delle quali • 2 italiane ( 2 uomini ) • 11 stranieri (1 uomo e 10 donne) Sono stati elargiti: • n° 2 buoni viveri • n° 5 buoni mobili • n° 8 buoni vestiario Sono stati inoltre eseguiti i seguenti interventi specifici: • pagamento di 2 bollette di Trenta per luce e gas; • pagamento di una mensilità di affitto • I volontari del PaP, dopo aver valutato la situazione, hanno consegnato a 4 famiglie (2 del Marocco e 2 della Tunisia) dei pacchi di generi alimentari, messi a disposizione dal parroco. Anche quest’anno si è registrato un leggero incremento di presenze, comunque sempre limitate, considerata la vastità della zona. A nostro parere questo è dovuto al fatto che moti immigrati si sono trasferiti in periferia e che nel centro città i bisogni sono diversi o minori. Nel servizio hanno operato gli stessi 6 volontari, che con puntualità sono stati presenti in coppia ed hanno svolto i vari compiti. Solo per la segreteria del Cedas è stata indicata una referente fissa. Il gruppo si è incontrato una volta al mese per la programmazione, la verifica e l’ analisi di problemi particolari. Per la formazione i volontari hanno frequentato i corsi proposti dal Cedas e la supervisione insieme al PAP di Lizzana, secondo il calendario predisposto. Si sono riferiti con precisione agli assistenti sociali del territorio, con i quali hanno tenuto buoni rapporti di 67 collaborazione e di fiducia reciproca. Altro riferimento importante è stato il Cedas, al quale i volontari si sono rivolti spesso, per qualsiasi dubbio e necessità. Per coinvolgere la comunità, il parroco, durante alcune messe, ha informato sull’ esistenza del PAP, con un appello a tutti a diventare attivi nella carità. L’obiettivo per il 2011 rimane quello di approfondire il significo della carità e stimolare l’impegno in questo ambito, perché la comunità di S. Caterina diventi più sensibile e corresponsabile verso le istanze e i bisogni di chi è in difficoltà. PAP di Ala Nel corso del 2010 abbiamo registrato qualche segnale positivo che ci dà speranza per il futuro. • Con soddisfazione segnaliamo che “linfa fresca” sta per rafforzare il nostro gruppo: due nuove volontarie si sono accostate al nostro gruppo di ascolto e contiamo sul loro apporto per operare e accogliere al meglio chi si rivolge a noi. • E’ nata finalmente anche da noi la Commissione Caritas, che si riunisce una volta al mese e ci vede partecipi per raccordare e illustrare il nostro operare. • Lo scorso anno ci eravamo incontrate con alcuni ragazzi della catechesi per illustrare loro il ruolo del Punto d’ascolto e il suo modo di operare per cercare di tradurre concretamente il comandamento più importante indicatoci da Cristo, l’amore per il prossimo. Quest’anno alcuni di quei ragazzi e le loro catechiste hanno risposto con vero entusiasmo alla richiesta di servizio ai Mercatini delle pulci, dichiarandosi disponibili anche per il futuro. • Il nostro rappresentane nel “servizio mobili” può sempre contare su una squadretta di collaboratori in loco per lavori di smontaggio, carico, rimontaggio. Analizzando più specificatamente l’attività di quest’anno rileviamo che siamo entrati in relazione con 45 persone o nuclei familiari, di cui 28 nuovi, per un totale di 105 ascolti nei circa 40 giorni di apertura. Nella stragrande maggioranza le persone che si rivolgono al nostro Pap sono stranieri regolari (23 provengono dall’Est europeo, 16 dal Nord Africa, solo 4 sono i nostri connazionali). 68 Abbiamo erogato buoni-mobili, buoni-vestiario, buoni-viveri, contributiviaggio, buoni per medicinali. Su richiesta del Servizio sociale abbiamo anticipato qualche somma urgente che poi ci è stata rimborsata. Abbiamo provveduto a pagare qualche buono-mensa scolastica, bollette gas, luce, acqua. Per quelle di importo considerevole abbiamo richiesto un impegno alla restituzione; situazioni gravi, conseguenza di perdita di lavoro o di lavoro sottopagato possono rendere problematica la restituzione di quanto anticipato. Nel nostro confrontarci nell’ambito degli incontri di supervisione con i responsabili del Cedas ci siamo impegnate nel cercare di individuare un paio di situazioni da seguire con “accompagnamento” e abbiamo provato a fare più rete. Abbiamo trovato dei volontari sensibili e preparati, che ci affiancano nell’affrontare le situazioni problematiche di due famiglie straniere che fanno fatica a pagare affitti, bollette, rette asilo, pesanti imprevisti. Ci confrontiamo spesso con questi volontari per cercare di individuare la strada più giusta per aiutare queste persone, rispettandone la dignità. Certo che la crisi si fa sentire in maniera sempre più pesante e sempre più forte è la richiesta di lavoro alla quale noi non sappiamo dare risposta. PAP di Villalagarina Il Punto di ascolto del Decanato di Villa Lagarina ha per competenza un territorio piuttosto vasto che coinvolge 15 Parrocchie, da quella di Isera per tutta la Destra Adige fino a Nomi, Calliano e Besenello. E’ attivato dal 2006, inizialmente a Nomi e Nogaredo a settimane alterne, dal 2009 è attivo solo un punto di ascolto a Nomi A seguito di tale distribuzione territoriale inizialmente (anno 2006) avevamo pensato di avere due punti di accoglienza: uno a Nomi ( presso le sale comunali ) ed uno a Nogaredo (presso le sale gentilmente prestateci dal Gruppo Anziani), da aprirsi alternativamente. Con il passare del tempo ci siamo accorti che, in realtà, per gli utenti è più pratico recarsi a Nomi anche per il favore dei mezzi pubblici. Dal 2009 la sede è presso un locale messo a disposizione della Parrocchia, dotato di un armadio chiuso per poter porre il nostro materiale. I nostri colloqui si tengono regolarmente in sede ogni venerdì dalle 16.30 alle 18.00; a questi si aggiungono numerosi incontri infrasettimanali occasionali. 69 Coloro che si rivolgono a noi sono prevalentemente adulti, padri e/o madri di famiglia, stranieri regolari, i quali chiedono un sostegno economico (bollette, affitto, viveri, vestiti, ….) causato in prevalenza dalla mancanza di lavoro. In maggioranza si rivolgono a noi stranieri, con regolare permesso, con netta prevalenza di donne. La mancanza di lavoro è la problematica più difficile da risolvere e la crisi economica di questi ultimi anni si sta facendo sentire ancora anche nelle nostre zone. Il reddito minimo di garanzia è provvidenziale per molte famiglie, tanti altri casi però non rientrano perché non hanno il requisito della residenza e/o altro. Nel nostro operare cerchiamo di accogliere con disponibilità, con qualcuno abbiamo instaurato un rapporto di “puro” ascolto e sostegno umano che viene molto apprezzato. Per quanto concerne il lavoro di rete, abbiamo contatti con le assistenti sociali competenti sul territorio. Quando è stato necessario abbiamo interessato, oltre al CeDAS di Rovereto, gli assessori comunali alle attività sociali, i parroci e la popolazione. I risultati hanno avuto esito talvolta positivo, molto positivo, indifferente, talvolta negativo a seconda dell´interlocutore. Il nostro gruppo è costituito da 7 volontari, i due in affiancamento dello scorso anno operano quest’anno in autonomia; non abbiamo un responsabile per la difficoltà di tempo disponibile di ciascuno. Ci siamo comunque suddivisi i compiti in: - rapporti con la banca, - rapporti con il CeDAS, - colloqui con le assistenti sociali e/o altri, - lavoro di segreteria. Tuttavia siamo tutti sempre disponibili a scambiarci nei ruoli. Ci rendiamo conto di essere in difficoltà in quanto pochi e perché ciascuno di noi ha problemi di lavoro e/o familiari. Abbiamo cercato di trovare nuovi volontari attraverso i volantini consegnati nelle Parrocchie e distribuiti alle persone, anche attraverso conoscenze personali, ma non abbiamo ancora ottenuto una risposta positiva. Continuiamo comunque a darci da fare sperando nel futuro, cercando di fare il meglio che possiamo con le risorse che abbiamo, anche perché le richieste di aiuto ci sono e si stanno incrementando. Ci troviamo abbastanza regolarmente per aggiornarci su iniziative Caritas, Cedas o altro; per fare il punto sui casi aperti, su come si evolvono, confronto sul cosa fare. E’ determinante comunque per tutti noi sapere che in qualsiasi momento, per qualsiasi problematica abbiamo il supporto e possiamo confrontarci con il Cedas di Rovereto. Un obiettivo per il nuovo anno è quello di far conoscere maggiormente questo servizio, sia per chi ha bisogno ma anche per trovare risposte ai 70 bisogni ed alle richieste che ci pervengono, è quello di coinvolgere, anche tramite i rappresentanti della CARITAS decanale, i rappresentanti del Consiglio pastorale decanale, informandoli sulle attività PAP decanale, sulle necessità anche economiche; proponendo magari qualche momento di formazione anche traendo spunto dai testi che ci vengono proposti, ad esempio “Elemosina o solidarietà”. 71 CedAS Centro di Ascolto e Solidarietà Caritas decanale Rovereto Via Setaioli Tel 0464 – 423263 e-mail [email protected] www.cedasrovereto.it 72