Introduzione storica al concetto di
schizofrenia
e
prospettiva post-razionalista degli
scompensi psicotici
Pasquale Parise, IPRA, Bari, 2008
Storici d’indirizzo sociale

storici d’indirizzo sociale della psichiatria
siano stati comprensibilmente colpiti dal fatto
che nel passato la follia non era
necessariamnte considerata una malattia e
dal fatto che le sofferenze della malattia
mentale non sono sempre state considerate
in termini medici
la punta estrema di questa concezione arriva a quella che si può definire
l’”ideologia dell’empirismo sociologico” (Adorno) che attribuisce una
fondazione prettamente sociogenetica alle malattie mentali
Storici d’indirizzo clinico

storici d’indirizzo clinico sottolineano come
nonostante i grandi cambiamenti
nell’’episteme’ (e cioè nella griglia di
significati socio-culturali con cui
interpretiamo il mondo) i fenomeni clinici
della follia sono rimasti abbastanza
riconoscibili e sterotipati, mostrando una
sorta d’invarianza nelle sue manifestazioni
For as long as psychiatry remains a discipline
in which the capture of clinical data
depends on the recognition and naming of
behavioural forms, it will be essential to
understand how its language came to be
formed.
Berrios

All’inizio del XIX sec erano sostanzialmente
tre le parole (che esprimevano altrettante
peculiarità concettuali) usate per descrivere
quelle che noi oggi chiamiamo “psicosi”:
insanity, alienation, dementia
(faremo riferimento ai termini inglesi tenendo presente
che gli stessi concetti sono stati espressi con parole più o
meno equivalenti nelle altre lingue europe)
Insanity

il termine “INSANITY” questo aveva
significato clinico e legale, ed era quello che
si avvicinava di più al termine di pazzia ‘a
tutto tondo’, aveva come sinonimo la
madness. Concettualmente esso
comprendeva tutte le forme di stati deliranti
accompagnati da grave disorganizzazione del
comportamento e della personalità.
Il termine, anche se di antica origine, fu ridefinito nella sua
struttura psicologica da J.Locke nel 1690, che gli diede una
significazione totalizzante, caratterizzata da una totale
compromissione della soggettività.
Insanity
Ben presto invece, soprattutto per motivi pratici
di competenza civile del malato mentale, in
ambito legale i legislatori iniziarono a
distinguere tra “insanity” parziale e totale.
Le osservazioni cliniche e i cambiamenti nelle
concezioni psicologiche agli inizi del XIX sec
portarono alla legittimazione del concetto
d’”insanity” parziale in campo medico. In campo
giurisprudenziale invece, dopo un periodo di
accettazione, in Inghilterra la distinzione tra
“insanity” parziale e totale fu abolita dalle leggi
McNaghten del 1843

La Follia prima della Psicosi
 INSANITY
Tutte le forme di stati deliranti accompagnati da
disorganizzazione del comportamento e della personalità
TOTALE
PARZIALE
Insanity Parziale
-
Intensità dell’affezione
facoltà mentali coinvolte
deliri e loro contenuti
grado di coinvolgimento comportamentale
Alienation

Il termine “ALIENATION”, agli inizi del XIX
sec questo non era un termine medico.
Introdotto dai francesi nel contesto di una
legge del 1838, si riferiva inizialmente agli
aspetti legali della follia e rappresentava
un’alternativa al loro vecchio termine
“demence”. Come “alienation mental” il
termine trovò molto favore tra i medici, e fu
ben presto adottato dall’inglese medico
La Follia prima della Psicosi

ALIENATION
Termine legale (Francia 1838)
Dal 1860 in poi fu adottato dall’Inglese
medico per indicare “malattie della mente
(mind)” vs. “malattie del cervello (brain)”
Dementia

Il termine “DEMENTIA” si riferiva ad una varietà
di stati caratterizzati da grave deterioramento
psichico, correlati sia ad “insanity” cronica sia a
danni cerebrali. Inizialmente il termine non
aveva nessuna relazione con l’età o con lo status
cognitivo del soggetto (oggi si parla di demenza
quando si ha una perdita di funzioni cognitive
già acquisite), né era considerata
necessariamente uno stato irreversibile.
La Dementia
“la demenza è un’affezione cerebrale, ordinariamente
senza febbre e cronica, caratterizzata
dall’indebolimento della sensibilità, dell’intelligenza e
della volontà: l’incoerenza delle idee, la mancanza di
spontaneità intellettuale e morale, sono i segni di
questa affezione. L’uomo che cade in demenza ha
perduto la facoltà di percepire gli oggetti, di cogliere
i rapporti, di confrontarli, di conservarne il ricordo
completo: donde risulta l’impossibilità di un giusto
ragionare…l’uomo in stato di demenza è privato dei
beni di cui godeva una volta; è un ricco diventato
povero; l’idiota è sempre stato nella sventura e nella
miseria”.
(Esquirol, 1838)
La Dementia del XIXsec

Importanti disturbi cognitivi

Colpiva ogni gruppo d’età

Determinava incompetenza comportamentale

Decorso cronico (ma non necessariamente irreversibile)

Spesso secondaria a danni cerebrali o “insanity” cronica

Poteva essere congenita o acquisita
Il termine “psicosi”

Il termine “psicosi” fu introdotto solo alla prima
metà del XIX sec in contrapposizione a quello di
“nevrosi”. Il termine comparve per la prima volta
in un “Manuale di Psicologia Medica” del 1845 di
E. Freiher von Feuchtersleben, preside della
facoltà di Medicina di Vienna: “…’psicosi’ è
l’equivalente degli elementi mentali e psichici in un
processo psicofisico, così come ‘nevrosi’ si riferisce
a quegli aspetti di un processo che appartengono
al sistema nervoso”.
Il termine “nevrosi”

Il termine “nevrosi” era stato coniato da Cullen alla
fine del XVIII sec per indicare una classe di
malattie del sistema nervoso caratterizzate
dall’assenza di febbre e dal coinvolgimento
dell’apparato sensitivo e/o motorio (“…tutte quelle
affezioni preternaturali dei sensi e dell’apparato
locomotore…che non dipendono da un’affezione
localizzata degli organi, ma da un’affezione più
generale del sistema nervoso, e di quelle energie
del sistema dalle quali dipendono in particolare i
sensi e i movimenti” Cullen, 1784). Il termine
quindi comprendeva una enorme classe di malattie
includenti tutte le forme di “insanities”, la maggior
parte delle malattie neurologiche e molti altri
disturbi di tipo medico.
 Quindi
il termine “nevrosi”
inizialmente comprendeva la
maggior parte delle patologie neuropsichiatriche, mentre il termine
“psicosi” si riferiva più limitatamente
a stati psicologici ed esperenziali.
I due termini andarono incontro a grandi
cambiamenti nel corso del XIX sec. Dalla fine
dell’800 in poi la classe delle nevrosi fu
drasticamente ridotta e le poche patologie
rimaste in questa classe furono ridefinite
come disturbi di tipo psicologico. Al contrario
il termine psicosi iniziò a comprendere una
sempre crescente classe di disturbi il cui
comune denominatore era quello di avere un
quadro psicopatologico più grave e una più
probabile, ma non dimostrata, natura
“organica”.

Inversione semantica dei termini
Nevrosi e Psicosi durante il secolo XIX

Prima metà del secolo XIX
Nevrosi Patologia di tipo organico
Cullen (1777) classe eterogenea di malattie
del Sistema
Nervoso caratterizzate da:
 assenza di febbre
 alterazione dell’ apparato sensitivo e/o
motorio
Psicosi
Il termine si riferiva a stati psicologici
ed esperenziali
Inversione semantica dei termini
Nevrosi e Psicosi durante il secolo XIX
 Dal 1900 in poi
 Nevrosi
Disturbi di tipo psicologico
 Psicosi
Disturbi caratterizzati da:
 quadro psicopatologico più grave
 più probabile natura organica
Cosa avviene nel secolo XIX?

Sviluppo di una concezione anatamoclinica della medicina
le malattie cominciano ad essere definite
in termini di
- clusters di sintomi
- lesoni
- storia naturale

nel corso dei secoli precedenti i tentativi di afferrare
la malattia mentale erano iniziati con un evidente
appiattimento alla nosologia medica che dal XVI sec
in poi cercava di costruire i suoi sistemi classificatori
sulla ricerca delle malattie come essenze, entità in
sé, dati di natura, con una valenza ontologica.
Questo paradigma concettuale (definito linneiano in
riferimento al grande studioso classificatore) viene
storicamente fatto risalire a Thomas Sydenham
(1624-89)
E’ interessante notare che il primo autore francese di un sistema
nosografico psichiatrico, Boissier De Sauvages (1772) oltre ad essere
psichiatra era anche professore di botanica
Superamento del paradigma
linneiano

“..è necessario che tutte le malattie siano
ricondotte a delle specie definite, con la
identica cura che hanno i botanici per la
loro classificazione. La natura della
produzione delle malattie è uniforme è
costante, così che per la stessa malattia
nelle stesse persone i sintomi sono in gran
parte gli stessi; e quest’identità di
fenomeni voi la ritroverete in un Socrate
come in uno sconosciuto”.
Thomas Sydenham (1624-89)
Cosa avviene nel secolo XIX?
 Sviluppo
di una concezione anatomo-clinica
e nosodromica della malattia mentale
 Bisogno di un’accurata descrizione di raggruppamenti di
sintomi, da cui si svilupperà una psicopatologia descrittiva
 Adattamento di concetti presi dalla fisiologia medica (come
irritazione o inibizione) o dalla psicologia (es. perdita delle
associazioni)
per
cercare
una
razionalizzazione
fisiopatologica
 Osservazione degli aspetti evolutivi delle patologie

The great and enduring interest which
psychiatrists have shown for general
paralysis must be, in large part, due to the
occurrence of somatic symptoms wellknown in other areas of neuropathology.
In contrast to the ’functional’ psychoses ...
paralysis should be viewed as an illness
form which is caused by organic changes
in the brain.
Carl Fuerstner, 1881

We are moreover in the dark when it comes to
the anatomical basis for the majority of
psychoses. And after all these form the bulk of
our clinical caseload ... What are the reasons for
our poor knowledge regarding a histological
basis for the psychoses ?... The reason that we
have so few positive findings in the mental
illnesses (Geisteskrankheiten) is mainly because
of the inadequacy of our histological methods
hitherto...
Alzheimer, 1897
Cosa avviene nel XIX secolo?
 Diffusione di due opposte concezioni
sulla natura della malattia mentale
 Concezione unitaria
 Concezione classificatoria
Concezione Unitaria
 Locke

La mente umana era intesa come unità
indivisibile, come l’anima, e quindi incapace di
soffrire di un disturbo solo parziale
Griesinger → “Einheitpsychose” (1860)
Tutte le forme di follia erano essenzialmente le stesse,
variando solo nella modalità d’esordio e nella severità dei
sintomi
 Neumann
→ “Manuale di Psichiatria” (1869”)
“Non potremmo mai credere che la psichiatria farà un
passo avanti finchè non getteremo via con coraggio ogni
tipo di classificazione…”
Concezione Classificatoria

Kant → Le attività della mente umana potevano essere
considerate sotto categorie distinte: quelle dei sentimenti
(filling), del pensiero (thinking), della volontà (willing)
 Identificazione di Insanity parziale
 “Folie raisonante” (Pinel, 1801)
 “Monomania” (Esquirol, 1838)
 Identificazione di forme con buona prognosi
 “Ipomania” (Mendel, 1881)
 “Ciclotimia” (Kahlbaum, 1882)
La ‘follia senza delirio’ di Pinel

« Un uomo, un tempo dedito ad un'arte meccanica ed ora
rinchiuso a Bicêtre, presenta, ad intervalli irregolari, accessi di
furore con i seguenti sintomi: dapprima sensazione di calore
intenso agli intestini, con una sete ardente e una forte
costipazione; questo calore si propaga gradualmente al petto, al
collo, ed alla faccia che assume un colorito più acceso, giunto
alle tempie, diviene ancora più accentuato e produce delle
pulsazioni intense e rapide delle arterie, come se stessero per
scoppiare; infine l'affezione nervosa raggiunge il cervello, e
allora l'alienato è dominato da un impulso sanguinario
irresistibile; se riesce ad impadronirisi di uno strumento
tagliente è spinto a sacrificare, nell'accesso di furore, la prima
persona che vede. Sotto altri aspetti è pienamente padrone di
sè, anche durante gli accessi; risponde in modo diretto alle
domande che gli vengono rivolte, non mostra alcuna incoerenza
di idee, alcun segno di delirio. »
Cosa avviene nel XIX secolo?
Nel corso del XIX sec intanto si andava definendo
sempre più la posizione dello psichiatra, che nasceva
come figura custodialistica delle istituzioni asilari per i
malati di mente; pertanto la sua posizione era
abbastanza screditata e poco autorevole, considerata
anche la pessima reputazione che via via vennero a
farsi gli asylum per gli alienati (dove la violenza, la
coercizione fisica e i metodi repressivi erano la
regola)….
Viene quindi il sospetto che tanto accanimento sui
sistemi classificatori servisse a legittimare, davanti al
resto della classe medica e al pubblico, la complessità
della follia e le competenze necessarie per affrontarla

Cosa avviene nel XIX secolo?
 Il
termine “psicosi” si andò adottando sempre
di più in campo psichiatrico. E’ probabile che
il carico semantico del termine (enfatizzando
gli aspetti psicologici dello stato di malattia
mentale) offrisse un ponte tra l’organicismo
ad oltranza di quel periodo e il fatto che la
sintomatologia della follia era ancora
totalmente basata su materiale esperenziale.

Il nuovo termine di “psicosi” che si andò
diffondendo dalla fine del XIX sec si formò
soprattutto sul vecchio concetto di
“delirium”, inteso come uno stato di acuta
“alienazione” (caratterizzato da incoerenza
del discorso e del pensiero, allucinazioni e
disturbi del comportamento), in assenza di
febbre e di altre patologie organiche
accertate.
per Kant, il carattere distintivo dell’alienazione era la
perdita del senso comune e l’apparizione di una
singolarità logica (sensus privatus).

In seguito a tutte queste modificazioni
nell’episteme della malattia mentale alla
fine del XIX sec si giunse a due grossi
tentativi di sistemi classificatori delle
psicosi: uno proposto da Wernicke, che fu
perdente più per la prematura scomparsa
dello stesso che perché meno autorevole;
e l’altro proposto da Kraepelin che è
rimasto accettato più o meno invariato fino
ai giorni nostri.
Classificazione Kraepeliniana

Dementia Praecox (1899 VI ediz.)
 Ebefrenia di Hecker
 Catatonia di Kahlbaum
 Demenza paranoide di Morel

Psicosi Maniaco-Depressiva
Criteri Classificatori Kraepeliniani

Raggruppamento di sintomi

Decorso della psicopatologia

Predittività prognostica (evoluzione)
Limiti del modello kraepeliniano
 Non era frequente una distinzione così evidente tra
forma clinica ed evoluzione della malattia
 La periodicità del decorso era considerata una
caratteristica generale della malattia mentale
 Numerose osservazioni cliniche contrastarono fin
dall’inizio la rigida divisione binaria delle psicosi
“..sta diventando sempre più chiaro che non possiamo fare una
soddisfacente distinzione tra queste due malattie, e questo ci fa
nascere il sospetto che la nostra formulazione del concetto
possa essere scorretta” (E.Kraepelin, 1920)

Dopo Kraepelin il concetto di “demenzia
praecox”, sempre contrapposto alla psicosi
maniaco-depressiva, venne affrontato e
ridefinito da Eugen Bleuler che introdusse
il termine di “schizofrenia”: Bleuler, che
aveva subito l’influenza delle idee di Freud,
allargò il concetto, sottolineando gli aspetti
psicologici alla base del disturbo
(introduzione del concetto della spaltung)

“Quando Eugen Bleuler ha introdotto il termine di
schizofrenia, sostituendolo a quello di dementia
praecox, ha spostato radicalmente e
vertiginosamente l'asse della conoscenza e della
denominazione della forma morbosa dal piano di
una esperienza psicotica, che si riconosca e si
costituisca utilizzando criteri clinici, a una
esperienza psicotica che si abbia a definire e a
diagnosticare mediante criteri non clinici
(comportamentali ed esteriori) ma, appunto,
psicopatologici (interiori e immedesimativi).”
(E. Borgna)
Le Schizofrenie di Bleuler

Sottolineava gli aspetti psicologici del disturbo

Modello teoretico-patogenetico

Gruppo di sintomi descrittivo
 Sintomi fondamentali
 Sintomi accessori

Gruppo di sintomi eziopatogenetico
 Sintomi primari
 Sintomi secondari
Le Schizofrenie di Bleuler
 Sintomi fondamentali
 Autismo
 Ambivalenza
 Alterazioni delle Associazioni
 Alterazione dell’Affettività

Sintomi accessori
 Deliri
 Allucinazioni
 Comportamenti catatonici
 Disturbi del comportamento

Sintomi primari: alterazioni delle associazioni
(spaltung e allentamento dei nessi associativi)

Sintomi secondari: tutti gli altri
Le Schizofrenie di Bleuler
 Forma Simplex
 Chiusura autistica, appiattimento dell’affettività,
mancanza d’interessi e d’iniziative
 Forma Ebefrenica
 Appiattimento affettivo, giovane età, dissociazione
ideoaffettiva
 Forma Catatonica
 Manifestazioni catatoniche (stupor, flexibilità cerea,
negativismo)
 Forma Paranoidea
 Produttività delirante, Allucinazioni
stupor catatonico: grado estremo di assenza di
consapevolezza
negativismo catatonico: resistenza attiva ai comandi o ai
tentativi di mobilizzazione
rigidità catatonica: postura rigida e resistenza passiva agli
sforzi di mobilizzazione
Catalessia: rigidità muscolare per cui il paziente mantiene a
lungo la stessa posizione, a volte anche scomoda, ed è
quasi impossibile dall’esterno modificarla:
–
“segno del cuscino”: mantenere da sdraiati la testa di poco
sollevata dal piano
Flessibilità cerea: quando si tenta di sollevare un arto del
malato, si apprezza durante il movimento passivo
imposto una certa resistenza muscolare
I Sintomi di Primo Rango di Schneider

Kurt Schneider dedicò tutto il suo lavoro alla
ricerca di segni di stato clinicamente sicuri per la
diagnosi di schizofrenia, cercando di renderla
autonoma dai vincoli del decorso ( “Per noi la
diagnosi psichiatrica si basa fondamentalmente
sui quadri di stato e non di decorso”); cercò
quindi d’individuare quei sintomi che da soli
permettevano di porre diagnosi di schizofrenia
isolando i famosi sintomi di primo-rango (FirstRank Symptoms) che sono a tutt’oggi alla base
degli attuali manuali nosografici della psichiatria.
I Sintomi di Primo Rango di Schneider

La modestia epistemica di Schneider sta
alla base dell’enfasi data ad un approccio
“ateoretico”, che dopo di lui diventerà il
cavallo di battaglia dei vari sistemi
nosografici (“Questa valutazione, quindi, si
riferisce solo alla diagnosi. Ma con ciò non
viene detto nulla riguardo alla teoria della
schizofrenia”).
I First-Rank Symptoms
 Disturbi
del pensiero
L’esperienza del paziente è che i propri pensieri, una
volta insorti, escano dalla propria testa e si diffondano
nel mondo esterno (diffusione). O che possano essere
rubati o inseriti nella propria testa (furto e inserzione)

Percezione delirante
Questa inizia da una normale percezione che
improvvisamente assume un significato speciale e privato
per il pz
Percezione Delirante
Una normale percezione a cui il pz attribuisce un’interpretazione
delirante

“Improvvisamente le cose significano tutt'altro. Una
malata vede per strada persone in uniforme: questi sono
soldati spagnoli. Vede un'altra uniforme: questi sono
soldati turchi. Tutti i soldati sono concentrati qui: c'è una
guerra mondiale. (Questa osservazione è di prima del
1914)…. Due uomini in impermeabile sono Schiller e
Goethe….Una malata vede nella strada un uomo; sa
immediatamente che è il suo amante dei tempi passati.
Egli ha però un aspetto completamente differente: si è
mascherato con una parrucca e altri travestimenti. “
I First-Rank Symptoms

Esperienze d’influenzamento somatico
L’esperienza del pz è che le sensazioni del suo corpo gli siano
imposte da forze esterne (ciò viene generalmente espresso con la
convinzione di “essere controllato”), e che lui deve passivamente
sottomettersi a queste esperienze.

Esperienze d’influenzamento della propria
volontà e delle proprie azioni
L’esperienza del pz è che le proprie azioni e/o la propria volontà
siano controllate dall’esterno

Allucinazioni uditive
Queste allucinazioni insorgono a coscienza integra come voci
chiaramente udibili provenienti dall’esterno della testa. Queste voci
commentano in maniera continua le azioni del pz, discutono tra loro
sul pz, o ripetono i pensieri del pz.
Schneider’s Symptom
Deliri
Percezione delirante
Allucinazioni uditive
Eco del pensiero
Voci che discutono o litigano
Voci che commentano le azioni del
paziente
Disturbi del pensiero:
passività del pensiero
Furto del pensiero
Inserimento del pensiero
Trasmissione (diffusione) del
pensiero
Esperienze di passività:
deliri di controllo
Passività
Passività
Passività
Passività
affettiva
degli impulsi
della volontà
somatica

“Non c'è una modalità astratta e impersonale in
psicopatologia, ma in essa ogni forma di conoscenza è
implacabilmente implicata e immersa in una circolarità
ermeneutica che trascini con sè la interiorità (la
soggettività) del paziente e la soggettività (la interiorità)
del medico. Non c'è, dunque, possibilità di conoscenza in
psicopatologia, non c'è captazione possibile degli
orizzonti infiniti che fanno da sfondo ai sintomi ,
che possano fare a meno delle connessioni radicali con
l'area sfuggente e problematica, ma essenziale, della
intersoggettività.
Non è possibile fare della psicopatologia, non è possibile
sondare i modi di vivere e di ri-vivere (le cose e le
situazioni) da parte dei pazienti se non si rinuncia a ogni
atteggiamento di neutralità, di fredda e gelida
scientificità, di fronte a loro, ….”
(E.Borgna)
SISTEMI NOSOGRAFICI ATTUALI
 Modestia epistemologica (caratterizzata
da pretese finalità essenzialmente operative,
rifiutando ogni responsabilità di carattere
ontologico)
 Aspirazioni essenzialiste e oggettiviste
(sforzi di carattere scientifico, culturale,
economico per la ricerca di markers biologici,
genetici, neurofisiologici della schizofrenia)

Una tale nosografia descrittiva e statica ha
avuto il vantaggio della massima
condivisione all’interno del mondo
scientifico privando però di significato e di
storicità la sofferenza individuale, che viene
vista in maniera impersonale, senza
mostrare molto interesse per il contenuto
di questa sofferenza, dove deliri e
allucinazioni sono visti come “rami secchi”
da potare farmacologicamente
Le
premesse epistemologiche di
una tale prospettiva sono che
esista una realtà oggettiva data
alla quale i tentativi di
classificazione debbano tendere
PROSPETTIVA EMPIRISTA
Esiste un ordine univoco della realtà in cui è già contenuto il
significato delle cose, che può essere desunto se l’osservatore si
situa in una posizione metodologica particolare, cioè quella
dell’OSSERVATORE PRIVILEGIATO
PROSPETTIVA COSTRUTTIVISTA
Di fatto, l’ORDINE ESPERENZIALE non è qualcosa che ci
viene dato dall’esterno, ma è un prodotto delle costruzioni
del nostro interagire con l’ambiente. Le nostre esperienze e
le nostre conoscenze sono sempre COESISTENTI alla
nostra costruzione di Mondo

Da una tale prospettiva empirista deriva
anche il concetto d’incomprensibilità e
inderivabilità del delirio primario, al centro
del tentativo di sistematizzazione della
psicopatologia di Jaspers, e che rimanda
all’esperienza dell’osservatore il giudizio sulla
congruità e comprensibilità di un significato
(che in altri termini vuol dire cercare una
corrispondenza di significati tra osservatore e
osservato).

I sintomi, dal nostro punto di vista, vanno
pertanto ricondotti in un contesto storico di
significato dell’individuo e la psicopatologia
dovrebbe essere organizzata su costrutti
generatori di senso piuttosto che di
diagnosi.

“…è difficile evitare la conclusione che
una delle principali funzioni dei sistemi
di classificazione fosse convincere i
medici e il pubblico della complessità
della follia e della conoscenza precisa e
specialistica necessaria per il suo
trattamento.”
Mary Boyle

Attualmente è ancora difficile dire in
maniera definitiva cosa sia la
Schizofrenia e se esista un’unica
patologia caratterizzata da un'unità di
sintomi, decorso, esito e fisiopatologia
che rappresenti l’espressione
prototipica della follia umana
La Schizofrenia

Realtà sindromica cui poter arrivare da più
direzioni caratterizzata da una mutazione
profonda dell’esperienza, in cui viene
definitivamente persa la certezza
preriflessiva nelle caratteristiche del
mondo e della realtà, che determina quindi
l’impossibilità a partecipare ad una prassi
condivisa di senso con la perdita di quello
sfondo di “evidenza naturale”, di “common
sense” che ci permette di “sostare indisturbati
vicino le cose”
Il ‘Senso Comune’

“..la sempre presente e sempre
dimenticata cornice
dell’esperienza…che dà continuità
storica al Sé e costituisce il flusso
dell’intersoggettività”
A. Tatossian
Psicosi Non Schizofreniche

Nelle forme di scompenso psicotico (non
schizofreniche) è più evidente una
amplificazione di temi basici di significato
senza che però venga messa in discussione la
struttura stessa della realtà, e in cui non si
assiste alla completa rottura della cooperazione
e del consenso nella comunicabilità
dell’esperienza.
(G. Arciero)
In questi casi “il congedo dalla funzione del reale” è solo temporaneo.
Esperienza e Narrazione

Esistono costantemente, per ognuno di noi,
due livelli dell’esperienza, irriducibili,
rappresentati dal continuo accadere della
propria vita (sotto forma di un’esperienza
antepredicativa e preintenzionale) e della sua
riconfigurazione narrativa attraverso il
linguaggio (quindi attraverso significati
condivisi che ne permettano un suo
riordinamento stabile).
Esperienza e Narrazione
La nostra ‘esperienza del vivere’ prende
continuamente forma attraverso uno
“sforzo di appropriazione” del senso,
mediato dalla ricomposizione simbolica
del linguaggio.

Dalla continua dinamica circolare tra questi
due livelli, cioè l’esperienza vissuta e la
continua ricomposizione della propria storia,
prende forma l’IDENTITA’ NARRATIVA, la
cui principale funzione è quella di articolare i
temi emotivi, ai quali è ancorata, e di
integrare le emozioni discordanti e gli eventi
inaspettati in un senso di unicità e di
unitarietà.
Identità Narrativa

Prende forma dalla continua dinamica circolare
tra il livello dell’esperienza e della sua
riconfigurazione narrativa attraverso il linguaggio
- articola i temi emotivi, a cui è ancorata
 - integra le emozioni discordanti e gli eventi
inaspettati in un senso di unicità e unitarietà

Identità Narrativa
Questo implica che più efficacemente si riesce ad
articolare l’esperienza, riuscendo a darle un
significato personalmente riconoscibile,
più si riesce a
modulare oscillazioni emotive perturbanti e
integrarle in un proprio senso di continuità
personale.

Le due dimensioni dell’esperienza
soggettiva

Da un lato abbiamo il percepire una
continuità e una persistenza nella
propria esperienza del vivere, il sentirsi
sempre sé stesso, e questa dimensione è
rappresentata dalla Medesimezza, che
si struttura su tratti emotivi ricorrenti e a
sua volta dà forma alla propria
dimensione emotiva
Le due dimensioni dell’esperienza
soggettiva

Dall’altro lato abbiamo il senso
dell’accadere, della discontinuità
dell’accadere rappresentato dalla
Ipseità, legato agli avvenimenti e agli
eventi emotivi, espressione
dell’immediatezza situazionale e che dà
forma ai momenti di attivazione emotiva
improvvisa
Medesimezza
Senso di
continuità
 Permanenza nel
tempo
 Tratti emotivi
 Modo di essere
distaccato da
ciò che accade

Ipseità
• Discontinuità
dell’accadere
• Costanza nel
tempo
• Stati emotivi
• Espressione
dell’immediatezza
situazionale
L’Identità Narrativa unifica in maniera
dinamica, per mezzo di una trama, gli
aspetti ricorrenti del Self con il Self
situazionale. Crea una continua dialettica
tra i fattori che permettono all’individuo di
essere certo di essere sempre sé stesso, di
essere sempre la stessa persona nel tempo
(medesimezza) e la variabilità, instabilità e
discontinuità dell’esperienza del vivere
(ipseità).

Dimensione Inward

Pazienti prevalentemente inward, più orientati sulla
medesimezza, tenderanno a dar forma all’Identità
Narrativa attraverso la sedimentazione di stati
emotivi basici ricorrenti. Questo fa sì che nella
costituzione della propria identità personale sia
primario il mantenimento della trama narrativa,
dove le principali possibilità di regolazione
emozionale sono date dalla modulazione
dell’attivazione dell’intensità emotiva. Da ciò deriva
un carattere molto più stabile nel tempo, con un
senso molto più netto di demarcazione dagli altri.
Questo implica un primato ontologico assegnato al
Sé a spese del mondo
Dimensione Outward

Pazienti prevalentemente outward, più orientati sulla
ipseità, saranno caratterizzati da un maggior
ancoramento al Mondo/Altro nella costituzione della
propria Identità Narrativa. Questa si costituirà
soprattutto attraverso l’adesione ad un contesto
esterno di riferimento: questo farà sì che stati emotivi
interni possono passare inosservati o selettivamente
esclusi, senza riuscire a dar forma a delle esperienze
emotive corrispondenti. Il mantenimento di un senso
di stabilità personale può essere dato dal
cambiamento della prospettiva, del punto di vista con
il quale interpretare l’evento: questo porta ad un
continuo prendere il punto di vista dell’altro come
modalità definitoria di sé. In questi casi la trama
narrativa viene asservita al mantenimento del
personaggio. Questo implica un primato ontologico
assegnato al Mondo/Altro a scapito del Sé.
Caso di Gabriele

Quando si discuteva sul tema della
intrusività ‘percepita’ degli altri (sensazione
di essere spiato su Internet) lui mi dice:
“…mi viene in mente che lei possa pensare
che questo tema ci porti all’invadenza dei
miei genitori…se non avessi pensato che lei
ci pensava non ci avrei pensato..”

Nello stile INWARD la medesimezza orienta
la costruzione del racconto di Sé

nello stile OUTWARD l’identità narrativa è
orientata dalla corrispondenza ad un
contesto esterno di riferimento di
referimento.
Caratteristiche della riconfigurazione
dell’esperienza negli scompensi psicotici

Negli scompensi psicotici il paziente spesso
perde la capacità di riconoscere come propria
l’esperienza, e la sua riconfigurazione
narrativa viene avvertita come un dato del
livello esperenziale.

È inoltre evidente la difficoltà di
integrazione
dell’esperienza,
cioè
la
capacità di mantenere una narrazione
sequenzialmente unica, stabile, cronologica,
in cui sia rigidamente diviso l’interno
dall’esterno.
Scompensi psicotici in INWARD ed OUTWARD
INWARD
OUTWARD
Amplificazione
dei tratti
emotivi basici
difficoltà di regolazione
dell’attivazione emotiva
dell’intensità emotiva con
incremento dei processi di
mantenimento
Amplificazione
della
dipendenza
dal contesto di
referenza
difficoltà di gestire il
contesto esterno di lettura,
interruzione del senso di
continuità, con incapacità a
riordinare la propria
esperienza in una trama
narrativa consistente
VISSUTI D’ANGOSCIA E
IMPOSSIBILITÀ STARE DA SOLA
PRESENZA DI VOCI DEL MARITO
CHE
LA INVITAVANO AD UCCIDERSI
PAURA DI FARSI DEL
MALE
PAURA DI PERDERE IL CONTROLLO
…….
RICONFIGURAZIONE
NARRATIVA
SCOMPENSO FOB
SCOMPENSO FOBICO
-2
Articolazione e contestualizzazione dei vissuti di
debolezza
Mancanza di una figura protettiva e
affidabile vicino
Percezione del marito come non protettivo e
inaffidabile
 dell’attivazione emotiva
della PAURA
ESPERIENZA
Immagine di sé di persona DEBOLE, inutile,
che non riesce ad essere autonoma,
quindi MALATA

Questa descritta è una classica situazione di
scompenso fobico dove l’evento discrepante
innesca un’attivazione della paura, con perdita
della capacità di modulazione, paura di perdere il
controllo e amplificazione dei processi di
mantenimento.
Dal punto di vista della riconfigurazione narrativa
è evidente la confusione di questa con il livello
dell’esperienza; si nota inoltre la perdita della
capacità di sequenzializzazione unitaria, tematica
e causale, con perdita dei confini tra esterno e
interno (il marito inaffidabile è percepito come
persecutore e la sua paura di perdere il controllo
è esternalizzata sotto forme di “voci” del marito
che le ordinavano di ammazzarsi).
SCOMPENSO DAP
Continue RICHIESTE di RICONOSCIMENTO di un
senso di importanza
Estrema SENSIBILITÀ alle DISCONFERME
ESPERIENZA di SÉ di inferiorità e inadeguatezza
RIORDINAMENTO
NARRATIVO
di questa
esperienza: “…cercano di mettermi in difficoltà,
sono coalizzati contro di me, mi vogliono escludere,
mi vogliono fare del male…”

Nonostante la somiglianza iniziale dei temi
persecutori, è evidente che i significati dello
scompenso siano completamente diversi, e come
l’evento discrepante (una situazione lavorativa
nuova) inneschi un’amplificazione della
dipendenza da un contesto di referenza esterno,
con aumento della sensibilità al giudizio e delle
richieste di riconoscimento, con interruzione della
continuità del personaggio (quello dell’operaio
molto bravo nel suo lavoro, capace di lavorare 12
ore al giorno, senza grilli per la testa).

“Quando una persona autorevole
propone una descrizione del mondo
nella quale chi ascolta non è presente,
si verifica un momento di scompenso
psichico, come se si guardasse dentro
uno specchio senza vedere niente.”
Adrianne Rich
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