Monica Iori1 Il Regio Corso “Nazario Sauro” ordinaria cronaca di un istituto professionale fascista Su i quaderni di scolaro Su i miei banchi e gli alberi Su la sabbia su la neve Scrivo il tuo nome. Sul vigore ritornato Sul pericolo svanito Su l’immemore speranza Scrivo il tuo nome. Su ogni pagina che ho letto Su ogni pagina che è bianca Sasso sangue carta o cenere Scrivo il tuo nome… E in virtù d’una parola Ricomincio la mia vita Sono nato per conoscerti Per chiamarti Libertà. Paul Eluard Introduzione Talvolta non ci rendiamo conto di come le istituzioni con cui interagiamo abbiano radici lontane e profonde. Come nel caso dell’Istituto Comprensivo “Nazario Sauro” di Malnate che, nel periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale, ebbe come progenitore il Regio Corso Annuale di Avviamento Professionale, anch’esso intitolato al noto militare istriano. A Malnate si era persa del tutto la memoria di questo isti1 Docente di Storia e Filosofia al liceo scientifico Ferraris. © PRISMI on line 2014 pagina 1 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi tuto e, proprio per questo, si è sentito il bisogno di avviare una ricerca storica volta a ricostruirne le vicende. Sono stati recuperati, così, moltissimi documenti storici che da lungo periodo giacevano abbandonati nell’archivio dell’Istituto di Via Baracca e dal loro studio si sono potute ricostruire le vicende di Malnate e del suo Regio Corso nel decennio che va dal 1930 al 1940. La cronaca locale di quegli anni non poteva però non intrecciarsi con i grandi eventi della storia. Ecco, quindi, un semplice resoconto di fatti accaduti in una modesta scuola di provincia testimoniare e ricordarci che cosa fu il fascismo e come utilizzò la scuola per indottrinare le nuove generazioni. Questo breve studio, dunque, oltre a rappresentare uno spaccato della passata vita malnatese, ha anche il compito di ricordare a tutti noi quanto sia densa di significato la parola libertà e soprattutto la libertà di pensiero. Il regio corso Cominciamo con il chiederci perché mai l’intitolazione a Nazario Sauro. Nell'archivio storico comunale un carteggio tra il dirigente della scuola e il podestà di Malnate testimonia un certo interesse per la scelta del nome dell'istituto. Il 23 dicembre 1935 - anno XIV dell’Era Fascista - il dirigente informava, infatti, il podestà di aver convocato in seduta plenaria il consiglio dei professori per decidere in merito alla intitolazione da dare alla scuola, essendo stato sollecitato in proposito dal Regio Provveditore di Milano. Dalla riunione uscì una rosa di tre nomi: Guglielmo Oberdan, Cesare Battisti e Nazario Sauro2. Il podestà riferisce di essere d'accordo con le proposte Lettera di risposta del Podestà al Dirigente del Regio Corso di Avviamento Professionale. Malnate, 29/12/1935. Cartella a.s. 193637, archivio della scuola media statale “N. Sauro”. 2 Si trattava di tre uomini che compirono azioni eroiche durante la prima guerra mondiale e che per vari motivi risultavano graditi al regime fascista. Nazario Sauro, infatti, sacrificò la vita per liberare Trieste, Cesare Battisti era un trentino convinto irredentista e il triestino Guglielmo Oberdan venne impiccato perché accusato addirittura di aver attentato alla vita dell'imperatore austriaco Francesco Giuseppe. © PRISMI on line 2014 pagina 2 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi del consiglio dei professori, in quanto ritiene tutti e tre i personaggi di alto significato storico e patriottico, ma aggiunge di preferire tra questi senz'altro il nome di Guglielmo Oberdan. Una lettera del 25 febbraio 1936 ci informa sugli sviluppi della questione. Il dirigente illustra al podestà l'opinione del Regio Provveditore agli Studi di Milano che rende noto come il parere del podestà e del prefetto debbano convergere sullo stesso nome e aggiunge che il prefetto si è espresso in favore del nome Nazario Sauro. Ubi maior, minor cessat! Non ci ha sorpreso per nulla, dunque, leggere nella risposta del podestà al dirigente del corso queste parole: “Questa autorità comunale esprime parere favorevole perché questo Corso di Avviamento al Lavoro venga intitolato al nome di Nazario Sauro”. Dalla corrispondenza dell’anno scolastico 1937-1938, si evince inoltre che il Regio Corso Secondario di Avviamento Professionale era di tipo industriale, annuale, a orario ridotto e ubicato in Via Roma a Malnate. Disponeva di laboratori per falegnami, per edili, ma nel 1938 mancavano ancora quelli per meccanici. Tra le materie di insegnamento vi era cultura generale e cultura militare. 3 4 In tutto le classi erano due per un totale di 42 alunni tutti iscritti alle associazioni giovanili fasciste, o ai Balilla o alle Piccole Italiane che erano associazioni rivolte ai ragazzi dagli 8 ai 14 anni5. 3 Fu la riforma della scuola che va sotto il nome di Giovanni Gentile a dare quell’assetto organico al sistema scolastico che è stato poi mantenuto fino quasi ai giorni nostri. Gli aspetti più importanti del T.U. con R.D. n. 577 del 1928 sono riassumibili nei seguenti punti: estensione dell’obbligo scolastico fino al quattordicesimo anno d’età, con un corso elementare di cinque anni seguito: 1. da un percorso formativo di avviamento professionale di tre anni (chiamato anche corso post elementare, ossia 6° - 7° - 8°) e rivolto soprattutto a chi volesse o dovesse immettersi subito nel mondo del lavoro; 2. dalla scuola media ( ginnasio, istituto magistrale, corsi inferiori di scuola d’arte o conservatorio, etc. ) per chi volesse e potesse continuare gli studi andando a formare successivamente la classe dirigente del paese. In epoca fascista il sistema scolastico rispecchiava quindi una concezione aristocratica dell’educazione. La scuola superiore era riservata a pochi, ai migliori per censo e per classe sociale, mentre alle classi più modeste era riservata la scuola del lavoro che venne riordinata dalla legge n. 490 del 1932. 4 Via Roma corrisponde all'attuale Via Matteotti. Questa via ha subito nel corso del tempo più di un cambiamento dell'intitolazione: via Stazione, via Francisco Ferrer - considerato nel primo decennio del XX secolo un martire laico dell'ideologia anarchica -, poi, per volere delle forze fasciste, via Italia e successivamente via Roma, per poi diventare definitivamente via Matteotti, per volere della prima giunta formatasi dopo la liberazione dal dominio fascista M. Ampollini, I cinque nomi di via Matteotti, in Malnate Ponte, n. 4 - dicembre 2002, pg. 17. 5 Fondata con una legge del 3 aprile 1926 l’«Opera Nazionale Balilla per l’assistenza e per l’educazione fisica e morale della gioventù» è stata giustamente definita come «l’intervento di politica pedagogica più congeniale al nuovo regime», come «la vera scuola del Fascismo». Infatti, nella popolare figura del Balilla si concretizzava la visione mussoliniana delle nuove generazioni fasciste; al tanto evocato mito della giovinezza del fascismo, indirizzato al mondo degli adulti, si contrapponeva ora, destinata ai giovani, quello altrettanto seducente e abilmente messo in scena della vita adulta. Le norme di attuazione della legge, varate nel gennaio del 1927, sottolineavano, inoltre, il carattere paramilitare dell’O. N. B. (Opera Nazionale Balilla) : essa era articolata in formazioni di carattere militare, i cui nomi si richiamavano alla terminologia dell’esercito romano. © PRISMI on line 2014 pagina 3 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi Oltre a far parte di queste organizzazioni promosse dal regime, gli alunni erano caldamente invitati a leggere il giornale “Il Balilla” e gli insegnanti dovevano svolgere attività “di propaganda attiva e proficua fra gli alunni” visto e considerato che tale rivista “rispondeva alle direttive alle quali si ispirava l’educazione fascista. All’azione – poi – in favore del Balilla doveva essere accompagnato il divieto di favorire in qualsiasi modo la diffusione di altri giornali per ragazzi, non sempre informati a criteri educativi rigidamente fascisti”. Il dirigente del corso - l’ing. Antonio Di Giovanni - il 4 giugno del 1938 informava l’onorevole Ministero dell’Educazione Nazionale di disporre solo da un mese a scuola dell’impianto radiofonico, realizzato per altro a spese del comune. Comunicava, quindi, ai suoi superiori di essere ora finalmente in grado di seguire i programmi radiofonici, visto che nella scuola era stato installato un altoparlante in ogni aula e un apparecchio ricevente era presente anche nella sala della Podesteria. Interessante, per capire il clima culturale dell’epoca, é poi la circolare inviata dal Regio Provveditore agli Studi di Varese - A. Ferri - il 12 novembre del 1937 alla segreteria della scuola con un sollecito da parte del comune di Milano ad aderire e collaborare attivamente ad un concorso per la raccolta di documenti e cimeli delle imVa aggiunto ancora che tale organizzazione dipendeva dal Ministero dell’Educazione Nazionale ed era quasi una potenziale concorrente della scuola in quanto i suoi settori di competenza erano appunto l’educazione fisica, morale e premilitare, come anche la formazione culturale, l’istruzione tecnico – professionale, nonché l’assistenza religiosa. In una circolare il ministro Balbino Giuliano, infatti, sottolineò proprio la fondamentale identità degli obiettivi perseguiti da scuola e O. N. B., definendoli come un tentativo di «costruire una nuova civiltà italiana che, movendo dalla elevazione dello spirito congiunta alla vigoria del corpo, susciti e sviluppi tutte le energie proprie della razza, le ricolleghi ai fini della grandezza della Patria, conservi agli Italiani la inconfondibile fisionomia che li caratterizza anche tra i popoli più evoluti, come gli eredi di una civiltà superiore». J. Charnitzky, Fascismo e scuola. La politica scolastica del regime (1922 - 1943), Firenze, La Nuova Italia, 1996, pp. 326 – 344. © PRISMI on line 2014 pagina 4 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi prese africane. Tale concorso aveva lo scopo di aumentare il già cospicuo materiale in possesso dell’Archivio della Guerra ubicato a Milano. Si legge che tali documenti e cimeli, opportunamente ordinati e schedati, avrebbero costituito “un potente e completo strumento di indagine storica sulla guerra, specialmente dal punto di vista della psicologia del popolo combattente”. Si invitava, quindi, a non lasciar in sospeso tale iniziativa “i cui frutti” sarebbero serviti “in avvenire per la formazione intellettuale e spirituale dei giovani”. Il 26 novembre dello stesso anno un’altra circolare del provveditorato invitava alla riduzione dell’uso della carta: “debbono essere limitati allo stretto necessario i manifesti, le circolari e gli avvisi e ridotti alla maggior concisione i rapporti e le note scritte. Deve inoltre essere rigorosamente evitato l’uso di carte da scrivere a doppio foglio”. Si legge in un tema di un’alunna: “Questa mattina attraverso la radio abbiamo sentito la trasmissione della carta e che ha detto che la carta è oro. La signora maestra ha fatto una spiegazione e ha detto che la carta si fabbrica con i cenci e la cellulosa che si ricava dall’abete, dal pioppo, dal pino e dalla paglia. L’Italia è molto povera di cellulosa e lo Stato spende ogni anno £ 92.000.000 ( sic ) per importarla dall’estero. Io come piccola italiana devo cercare di consumare poca carta, e quando ho un giornale straccio, o un libro finito invece di bruciarlo lo consegno alla signora maestra e con questa carta straccia se ne potrà fabbricare altra nuova. In questo modo anch’io concorro per raggiungere l’autarchia”. Sempre a questo proposito gli insegnanti del corso di avviamento professionale di Malnate in data 8 dicembre 1937 firmarono per presa visione una circolare ministeriale di Bottai6 che sosteneva appunto: “E’ mio desiderio che la Scuola assecondi lo sforzo che la Nazione va compiendo per il conseguimento dell’autarchia nel campo della produzione. Questo Ministero ha già avuto occasione di richiamare l’attenzione sulla opportunità di svolgere una attività di propaganda fra gli allievi delle Scuole, diretta ad ottenere la generalizzazione dell’uso di articoli scolastici di fabbricazione nazionale. Nel confermare le precedenti disposizioni, segnalo il valore educativo e formativo dal punto di vista politico… è evidente, infatti, come in nessun campo meglio che nella Scuola è possibile promuovere la formazione di quella mentalità 6 Giuseppe Bottai fu ministro dell’Educazione Nazionale dal 1936 al 1943. Da giovane fu tra i primi fondatori dei Fasci di combattimento di Roma e durante la marcia su Roma fu comandante della colonna abruzzese – marchigiana. Nel 1924 divenne deputato, nel 1926 sottosegretario e ministro delle Corporazioni dal 1929 al 1932. Poco prima della guerra , la sua posizione ormai di fronda cominciò a costituire un punto di riferimento per gli elementi fascisti critici. In occasione della seduta del Gran Consiglio del 24 luglio 1943 fu tra i più ferventi sostenitori dell’ordine del giorno Grandi. Per questo nel 1944 fu condannato in contumacia dal tribunale fascista di Verona, sempre in contumacia fu condannato all’ergastolo dall’ Alta Corte di Giustizia di Roma nel 1945. Nel frattempo egli si era arruolato nella legione straniera. Amnistiato nel 1947, fece ritorno in Italia. © PRISMI on line 2014 pagina 5 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi autarchica definita dal Duce come una delle condizioni essenziali per il successo della politica economica del Regime. …. E la necessità dell’indipendenza economica è imposta dalle superiori esigenze della sicurezza e della grandezza politica e spirituale della Nazione.” Interessante un’altra circolare del ministro Bottai del 25 novembre anno XVI E.F. che avvertiva che in nessun caso si potevano organizzare concorsi tra alunni, con o senza premio, e nemmeno corsi, conferenze o lezioni per gli insegnanti, senza aver ottenuto prima l’approvazione preventiva del ministero. Inoltre per le vacanze di Natale il Regio Provveditore invitava gli insegnanti ad assegnare agli alunni pochi compiti. Questi, infatti, avrebbero dovuto dedicare gran parte del loro tempo, durante il periodo di vacanza, alle attività della G. I. L. (Gioventù Italiana Littoria), nonché agli sport invernali . Alla G. I. L., inoltre, era demandata per legge anche tutta l’educazione morale della gioventù “al di fuori ed ad integrazione della scuola”; per cui si legge in una circolare inviata dal provveditorato alla segreteria che il direttore del Regio Corso avrebbe dovuto inviare le richieste fatte dalle organizzazioni non dipendenti dal P. N. F. (Partito Nazionale Fascista) relative alla partecipazione degli alunni a manifestazioni varie, al Provveditorato il quale avrebbe deciso in merito. Fin qui abbiamo analizzato solo pochi e semplici aspetti di una scuola professionale di provincia, ma già abbiamo incontrato alcuni aspetti costanti della scuola fascista volta sì ad educare le masse, non tanto però per elevarle intellettualmente, piuttosto per allinearle allo spirito del regime. Abbiamo verificato ad esempio il costante richiamo al nazionalismo attraverso la celebrazione della politica coloniale africana, ma anche attraverso la celebrazione dei martiri della Grande Guerra richiamati nell’intitolazione, nonché alla politica autarchica volta all’isolazionalismo economico e correlata ad una scelta di avversione alla Società delle Nazioni. Da non dimenticare che i destinatari di tali messaggi erano ragazzini di 11 o 12 anni, l’attività didattica mirava quindi sì a preparare professionalmente dei futuri lavoratori, ma soprattutto era funzionale alla formazione di nuove generazioni di italiani compatti intorno al loro indiscusso leader e ciò avveniva non solo al mattino, ma anche nelle ore pomeridiane e durante le vacanze scolastiche attraverso le associazioni giovanili fasciste. © PRISMI on line 2014 pagina 6 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi Ordinari fatti di cronaca Cultura e coltura. Dalla la relazione finale delle attività dell’anno 1931-32 si viene a conoscenza che “le lezioni ebbero termine il 15 giugno. La chiusura si fece il 20 con la esposizione di disegni degli alunni, di lavori femminili e di economia domestica e con la visita al campo didattico”. A proposito di questo “campo didattico”, si apprende che si tratta di un appezzamento di terra che funge da “campo di esercitazione” per gli alunni del Regio Corso che nel 1931 era ancora di tipo agrario per di diventare solo successivamente industriale. Le sorti alle sarte. Nell’esposizione dei lavori degli alunni di fine anno 1932-33 troviamo per i falegnami, “mensolette finite con verniciatura ad olio in colori assortiti, pianta da cantonata portavaso e tavolino per l’impianto della colla rifiniti a rasiera e lucidati a spirito”; per i fabbri, realizzazioni di portafiammiferi, porta calamai e varie figure geometriche piane e tridimensionali tutte con “disegno riportato e tracciato sulla latta e con lavoro ritagliato, piegato, saldato e verniciato a smalto”; per i muratori, “modelli in mattoncini di cemento colorato di muri di una, due, tre e quattro teste, muro di cinta con pilastri per cancello, pavimenti di piastrelle quadrate (bianco rosse, bianco nere), idem di piastrelle esagonali”; quanto ai lavori femminili, “rammendi e rattoppi su diverse tele, portatovaglioli e centri ricamati a diversi punti, cuscini e copricredenza, servizio da the ricamato a colori, federa, lenzuola, copertina ricamata per lettino da bambola, … corredino per neonato, camicetta, sottana e berretta per Piccola Italiana, calzoni e camicetta per Balilla …” . Malnate, 5 maggio 1936 Prima fila: Luisa Malnati, Egle Panzarotti, Maria Peverelli Seconda fila: Luigia Croci, Guglielmina Bachez, Franca Gaffuri Giuramenti su giuramenti. La collaborazione con il fascismo da parte della classe docente era assolutamente indiscussa in quanto gli insegnanti erano sottoposti ad un giuramento di fedeltà al regime - divenuto obbligatorio nel 1929, proprio come, © PRISMI on line 2014 pagina 7 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi dopo il 1933, divenne obbligatoria l’appartenenza al Partito Nazionale Fascista per i maestri elementari e per gli insegnanti delle secondarie7- e coloro che avessero delle riserve venivano ovviamente allontanati dal servizio8, proprio come accadde durante l’anno 1934-35 all’istruttore Luigi Colzani al quale non viene rinnovato il contratto “poiché non possiede l’iscrizione al Fascio”. A giurare sono però anche gli alunni che prima di accedere a qualsiasi gara ginnica sono tenuti a declamare: “Combatterò per superare tutte le prove, per conquistare tutti i primati. Col vigore sui campi agonali, col sapere negli arenghi scientifici, combatterò nel nome dell’Italia. Così combatterò come il Duce comanda. Lo giuro.” Orientare all’Africa e Africa Orientale. A partire dall’anno 1935-36 in concomitanza con l’impresa etiopica un ruolo sempre più di rilievo anche nella didattica assume l’Africa Orientale e di pari passo l’insegnamento della cultura militare, anche nella scuola di base! E’ così che si legge che la maestra Fernanda Buzzi “svolgendo le materie di cultura ha cercato di elevare gli alunni sia culturalmente sia moralmente, illustrando molto gli avvenimenti svoltisi durante la nostra vittoriosa guerra in Africa Orientale”. L’insegnamento della Cultura Militare spettò invece a Paolo Baratelli. Sì, perché una circolare del 24 aprile 1936 - citando un’apposita legge dell’ottobre 1935 - dava precise disposizioni relativamente all’introduzione di questa nuova materia di insegnamento che doveva essere immediatamente inserita nella programmazione scolastica con tanto di esami di fine d’anno9. E’ questa un’ulteriore prova di quanto la cultura fascista fosse sempre più decisa ad educare le nuove generazioni all’insegna della sopraffazione, avvicinandole anche con naturalezza alla realtà della guerra. “L’insegnamento che dovrà essere impartito è quello del I° grado e mira allo scopo di fornire ai giovani le nozioni elementari di cultura militare che nello Stato fascista sono doverose e necessarie” dice testualmente la circolare e continua dicendo: “ Le nozioni si riferiscono a: 1) funzioni e caratteri generali della guerra e dei fattori militari in ciascuno dei periodi storici che già rientrano nel regolare programma di insegnamento di ciascuno dei corsi frequentati dai giovani; 7 De Grand A.J., p. 95. Abbiamo un riscontro di tutto ciò anche presso le carte del Regio Corso di Malnate dove una circolare “urgentissima” del 3 marzo 1934 proveniente dal Ministero della Educazione Nazionale – Ispettorato Generale dell’Istruzione Secondaria di Avviamento Professionale – sollecita il dirigente ad inviare al Ministero entro 5 giorni “un elenco completo in ordine gerarchico di tutto il personale di qualsiasi categoria e grado, indicando per ciascuno, a fianco del nome, se sia iscritto o meno al Partito Nazionale Fascista, …il fascio di Combattimento a cui appartiene e, possibilmente, il numero della tessera per l’anno XII”. Veniamo, quindi, a sapere che Ettore Biassoni – dirigente del corso – era iscritto dall’anno XI presso il Fascio di Malnate, come anche Buzzi e Ferrari, mentre Poletti presso quello di Binago. 9 R. Provveditorato agli Studi di Milano, 30 aprile 1936; OGGETTO: ESAMI DI CULTURA MILITARE: “Gli alunni che si trovano in condizioni fisiche per le quali non potranno essere dichiarati idonei al servizio militare sono ugualmente tenuti a frequentare i corsi di cultura militare ed a sostenere il relativo esame finale (…). Sicché rimane confermato che l’esenzione dalla frequenza delle lezioni di cultura militare e relativi esami è concessa soltanto alle alunne, agli stranieri, agli ecclesiastici ed ai ciechi(…)”. 8 © PRISMI on line 2014 pagina 8 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi 2) elementi pratici di organica militare, di armi e tiro, di tattica; 3) principali caratteri del terreno dal punto di vista militare, come si rappresenta il terreno, come si legge una carta topografica”. Imparo l’Impero. Presa Addis Abeba ecco le nuove direttive per l’insegnamento nell’anno 1936-37: “Tutta la vita italiana deve essere portata sul piano dell’Impero. Questa è la parola d’ordine che il Duce ha dato al popolo italiano e interessa prima d’ogni altro istituto la scuola. … Di questa nuova realtà, che prende nome di Impero italiano, la scuola fascista, coi suoi insegnanti e i suoi discenti, deve essere la più diretta interprete. La scuola fascista è, prima di ogni altra cosa, scuola di vita, anzi vita essa stessa e vita fascista. Per una tale scuola, l’Impero non può essere solamente oggetto di lezioni o di commemorazioni. L’Impero, coi suoi motivi ideali, la sua attuazione politica, la sua struttura sociale ed economica, dev’essere il più alto insegnamento dato alla gioventù. … La nostra scuola deve essere il vivaio d’un Paese Imperiale”. Dello stesso anno però leggiamo numerose circolari che si occupano di misure antiaeree da adottare per proteggere gli istituti scolastici da eventuali incursioni nemiche10. Il Regio Provveditore in una circolare risalente al 18 giugno 1937 con oggetto “La protezione antiaerea e il servizio di primo intervento” dà le seguenti disposizioni: “Si ritiene necessario che le SS. VV. nel limite della competenza di ciascuno, prendano visione delle disposizioni preparate dalle autorità predette e me ne riferiscano precisamente, specie per quanto riguarda: 1. Lo sfollamento delle scuole; 2. La protezione degli edifici scolastici; 3. La formazione e l’addestramento delle squadre di primo intervento; 10 Tutto questo fa riflettere, perché siamo nell’anno scolastico 1936 – 37 e quindi ancora lontani dall’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Per meglio inquadrare il fenomeno è forse opportuno prendere brevemente in considerazione tutto il quadro europeo e vedere che cosa stava succedendo in quel periodo. La guerra di Etiopia condotta dall’Italia con intenti coloniali nel biennio 1935 – 36, si era ormai conclusa con la presa della capitale Addis Abeba. Quanto alla Germania di Hitler, è proprio nel 1936 che invade e occupa la Renania, regione che era stata tolta ai tedeschi in seguito alla sconfitta conseguita alla conclusione della prima guerra mondiale; nel 1938 poi sarà la volta dell’Austria, annessa alla Germania con un plebiscito dopo essere stata invasa e conquistata. Gli eventi precipiteranno il primo settembre del 1939, quando l’invasione della Polonia da parte del Fuhrer sancì lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Contemporaneamente in Spagna si stava combattendo una sanguinosa guerra civile che si protrasse dal 1936 al 1939, quando il “caudillo” Francisco Franco riuscì ad imporre la sua dittatura. Non è sicuramente secondario ai fini della comprensione del motivo per cui in Italia ci si stesse attrezzando per difendersi da attacchi, ricordare che il successo della destra spagnola fu assicurato anche dall’intervento dei reparti regolari italiani e tedeschi. Mussolini, infatti, fornì a Franco 50000 uomini, 800 aerei, 2000 cannoni, 8000 automezzi e 90 unità di marina e Hitler ne approfittò per testare la potenza della sua aviazione e le sue nuove tecniche di bombardamento. A ricordarci tutto questo vi è il dipinto “Guernica” di Pablo Ricasso. L’Europa, quindi, in quegli anni si presentava come una vera e propria polveriera che finì per esplodere da lì a poco. Solo in questa luce si possono spiegare e giustificare le misure di protezione antiaerea che le autorità andavano prendendo per tutelare gli studenti italiani. © PRISMI on line 2014 pagina 9 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi Da lì ad un mese il 10 luglio 1937, il dirigente scolastico del Regio Corso fa sapere al Provveditore agli Studi di Varese di aver conferito con le autorità comunali in merito alla questione e di aver concordato e organizzato quanto segue: 1. “Per quanto riguarda lo sfollamento delle scuole si stanno allestendo i sotterranei scolastici in modo da potervi ricoverare gli alunni in caso di pericolo. 2. Per la protezione degli edifici scolastici si è sistemato il sottotetto del fabbricato scolastico così da poter far fronte a qualsiasi incursione nemica. 3. Si è provveduto alla costituzione di una squadra idoneamente equipaggiata con a capo il capomastro Bottini Cav. Cesare.” Leggi razziali e venti di guerra Leggendo la relazione finale del 1937-38 del dirigente Antonio Di Giovanni, è come se davanti agli occhi si svolgesse la pellicola di un film già raccontato. Il professore racconta, infatti dei soliti problemi con le iscrizioni, della scolaresca che ancora una volta risulta non adeguatamente preparata dopo il ciclo elementare, della necessità di ampliare i locali, soprattutto quelli delle esercitazioni, delle iniziative culturali e delle manifestazioni organizzate come ogni anno, … Ma, sfogliando e analizzando più attentamente i documenti, si intuisce che in realtà il clima non è quello solito e anche in una piccola scuola professionale di provincia, quale quella di Malnate, si comincia a respirare un’aria meno serena e si cominciano a cogliere le premesse della futura sciagura: la guerra e le tragedie ad essa connesse. Dichiarazioni di non appartenenza alla razza ebraica. Cartella a.s. 1938-39, archivio della scuola media statale “N. Sauro”. Tutto comincia con un semplice invito, quello del marzo 1938, quando il provveditore di Varese per ordine del ministro annuncia che alcuni alunni medi del G.I.L. saranno convocati per andare a Roma in occasione della visita del Fuhrer. © PRISMI on line 2014 pagina 10 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi La visita di Hitler del 4 maggio 1938 suona come un lugubre preludio del rafforzamento dell’asse Roma – Berlino e del completo assoggettamento di Mussolini al Fuhrer che comincia a manifestarsi apertamente già nei primi giorni di settembre con l’emanazione – preceduta da un’intensa campagna di stampa – di due decreti-legge per la difesa della razza11. 11 Si tratta delle leggi che stabiliscono l’allontanamento dalle scuole e dagli istituti di ogni ordine e grado di tutte le persone di razza ebraica, siano insegnanti o studenti, ma anche l’ordine di abbandonare il territorio da parte degli ebrei stranieri dimoranti nel regno, in Libia e nei possedimenti dell’Egeo, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del decreto. E per persone di razza ebraica si intendeva ogni individuo nato da genitori ebrei, anche se professante una religione diversa. (Israel G., Nastasi P., Scienza e razza nell’Italia fascista, Il Mulino, 1998, pg. 189). Quanto agli ebrei stranieri che da anni ormai vivevano e lavoravano nel territorio italiano e nelle terre conquistate dal regime - oltre 10.000. persone –, la loro espulsione era stata preparata da tempo ed essi dovettero inesorabilmente lasciare il paese, ma non senza pesanti conseguenze sul piano economico per la nazione. Infatti, la loro espulsione significò non solo un’ingente perdita di capacità imprenditoriali per l’Italia, ma anche una notevole fuga in termini di beni patrimoniali. Non dimentichiamo poi la reazione negativa che ebbe il mercato internazionale nei confronti degli industriali italiani che avevano accettato le leggi razziali. Per quanto concerne, invece, la comunità ebraica composta da persone con cittadinanza italiana, essa contava allora circa 50.000 unità. All’indomani dell’emanazione del decreto di espulsione degli ebrei dalla scuola italiana, ben un quinto di esse furono immediatamente cacciate dagli istituti italiani: 4.000 tra insegnanti, impiegati pubblici e militari e circa 6.000 studenti. Anche in questo caso la discriminazione sortì come effetto negativo per il paese una grave perdita di risorse culturali. Le comunità ebraiche delle più importanti città italiane, quali Roma, Firenze, Torino e Milano, infatti, si organizzarono immediatamente ed istituirono delle loro scuole per ogni ordine e grado, creando così un loro circuito intellettuale parallelo e concorrenziale a quello italiano. Ma gli istituti scolastici italiani persero indubbiamente delle preziose risorse intellettive: si pensi che ben il 7% dei docenti universitari italiani erano ebrei e vennero definitivamente persi. La cacciata dei professori ebrei e la conseguente fuga di cervelli – è il caso di Enrico Fermi che dovette lasciare il paese, anche se in realtà non era ebreo, ma solo sposato con un’ebrea - finì poi per ferire profondamente e compromettere le sorti della cultura italiana. Uno dei più accesi fautori ed esecutori delle persecuzioni razziali contro gli ebrei in Italia fu proprio Giuseppe Bottai, ministro dell’Educazione Nazionale dal 1936 al 1943. Egli non solo fu il promotore dei due decreti sopra citati, ma si industriò anche affinché venisse compiuta una completa opera di “bonifica” nei testi scolastici. Dovevano essere tolti tutti i riferimenti agli ebrei, tutti i brani di autori ebraici e ovviamente messi alla porta i libri di qualsivoglia materia e argomento scritti da loro. Fu così che dai manuali di letteratura italiana scomparvero nomi come quello di Somigliano, sostituito dalla dizione “un noto manzonista” e dai manuali di filosofia la notizia che Spinosa era ebreo. Ma non solo: farebbe sorridere se non fosse una vera e propria tragedia sapere che il ministro fece togliere e sostituire dalle aule di tutta Italia le cartine geografiche, in quanto riportavano a margine il nome del loro autore e curatore, il geografo ebreo Roberto Almagià (Israel G., Nastasi P., Scienza e razza nell’Italia fascista, Il Mulino, 1998, pg. 257 – 58). © PRISMI on line 2014 pagina 11 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi Opere a cura del geografo e cartografo Roberto Almagià Analizziamo ora quali ripercussioni ebbe su una scuola di provincia, quale quella malnatese, questo clima di discriminazione razziale, che iniziò con toni anche blandi, ma che pose poi le premesse affinché potessero essere effettuate successivamente tra il 1943 e il 1945 le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento italiani e tedeschi e affinché venisse compiuta la loro totale eliminazione fisica. E’ il 20 agosto del 1938, quando arriva presso il R. Corso la circolare del Provveditorato di Varese che vieta l’iscrizione per gli alunni ebrei stranieri: “In conformità ad ordini superiori dispongo che, a decorrere dall’anno scolastico 1938 – 39, sia vietata l’iscrizione ai corsi di ogni ordine di scuola degli studenti stranieri ebrei, compresi quelli dimoranti in Italia”. Il provveditore Ferri chiude dicendo “Resto in attesa di assicurazione di ricevuta e di rigoroso adempimento”. Il 14 settembre si allarga il divieto anche agli alunni ebrei con cittadinanza italiana; “Le recenti norme hanno stabilito che alle scuole di qualsiasi ordine e grado non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica. Affinché tale norma possa avere immediata e regolare applicazione nelle iscrizioni da effettuarsi per il prossimo anno scolastico, è necessario che sia richiesta, in attesa di più completi accertamenti, oltre i documenti, una dichiarazione del padre o di chi ne fa le veci, attestante sulla propria responsabilità che entrambi, o almeno uno dei genitori, non siano di razza ebraica. E’ infine da chiarire che il divieto di ammissione alle scuole di alunni di © PRISMI on line 2014 pagina 12 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi razza ebraica non si estende agli esami, ai quali anche gli ebrei possono essere ammessi”. E’ la volta poi degli insegnanti. Il 9 settembre una circolare decreta le modalità per censire il personale in servizio a qualsiasi titolo nella scuola. “Trasmetto con la presente un congruo numero di schede per il censimento del personale di razza ebraica (…). Unitamente alle schede dovrete far pervenire a quest’Ufficio (…) un elenco delle persone di razza ebraica da parte di padre e madre; un elenco delle persone di razza ebraica da parte di padre; un elenco delle persone di razza ebraica da parte di madre; un elenco delle persone il cui coniuge sia di razza ebraica.” Il 14 settembre poi il provveditore Armando Ferri fa saper attraverso una comunicazione: “Il superiore Ministero ha disposto che, in esecuzione delle norme recentemente approvate dall’On. le Consiglio dei Ministri, gli insegnanti di razza ebraica siano considerati come collocati in congedo nel periodo precedente il 16 ottobre p.v. Vogliate pertanto provvedere nel senso suddetto. Siete inoltre autorizzati a sostituire subito gli insegnanti di razza ebraica in tutte le commissioni di esame di cui facciano parte”. Veniamo ai libri di testo. “A seguito della circolare n. 12380 del 12 agosto 1938 XVI, relativa al divieto di adozione nelle scuole di libri di testo di autori di razza ebraica, Vi comunico che riceverete da questo Ministero un elenco dei nomi di tali autori, elenco che sarà compilato di intesa con la Federazione Fascista Industriale Editori”. L’elenco arriverà da lì a poco, ma a Malnate erano stati già molto zelanti, infatti avevano già annottato a matita sulla circolare la dicitura “già fatta sostituzione” e avevano già comunicato le sostituzioni al Sindacato Fascista Commercianti del Libro. A conferma che l’atmosfera in Italia diventava ogni giorno sempre più cupa, è il fatto che mentre si legiferava in merito agli ebrei, contemporaneamente si provvedeva a fornire le scuole di maschere antigas, di cartelloni illustrati per la protezione antiaerea, di piani di evacuazione e di emergenza in caso di guerra. Quindi, fin dai primi mesi del 1938 – ma anche nell’anno scolastico precedente come abbiamo visto sopra – le autorità erano sicure che da lì a poco sarebbe scoppiata una guerra e che l’Italia ne avrebbe preso parte. A tale proposito il podestà di Malnate – Gen. Rosacher Comm. Alfreo – in data 10 febbraio 1938 invia al direttore del R. Corso un prospetto con le norme adottate per l’edificio scolastico dell’istituto e delle scuole elementari in merito alla protezione antiaerea. In caso di attacco, i ricoveri erano ubicati nei sotterranei dell’edificio. Questi rifugi vengono descritti come dotati di “solette soprastanti spesse atte a porgere un efficace riparo alla penetrazione delle bombe” e muniti “di tutti i materiali occorrenti ( tavole in legno, puntelli, travi, ecc. ) per porgere un subitaneo rafforzamento in caso di © PRISMI on line 2014 pagina 13 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi cedimenti dovuti ai crolli di soprastanti solai, dovuti allo scoppiare delle bombe”. Il podestà aggiunge anche che “ in caso di pericolo di guerra, sarà prima cura di provvedere i ricoveri pubblici adibiti alla scolaresca di viveri, acqua, ecc. nonché di tutti i materiali occorrenti per un lungo soggiorno”. Il piano di emergenza prevedeva anche l’intervento di una squadra addestrata composta da quattro uomini scelti tra gli ex pompieri e tra il personale scolastico libero dagli obblighi di leva, tutti in possesso di “maschera antigas, tuta bleu con bracciale PAA, casco metallico e scure”. In caso di attacco aereo “un impianto radio ubicato nell’ufficio podestarile, con altoparlanti distribuiti nell’edificio scolastico” aveva “il compito di ritrasmettere il segnale di allarme impartito dalla stazione EIAR di Milano”. Il podestà si riprometteva, poi, di costruire ed istallare “una sirena sull’edificio Comunale, la quale azionata dal personale addetto, darà l’allarme alle sirene degli stabilimenti e ai campanili che a loro volta distribuiranno l’allarme alla popolazione”. Conclude dicendo di aver già impartito “le necessarie norme per lo svolgimento della distribuzione dei segnali di allarme e di cessato pericolo, tanto agli stabilimenti muniti di sirene, quanto ai parroci delle parrocchie per i campanili ed alla popolazione tutta”. Per non tralasciare nessun particolare si presero provvedimenti anche per un eventuale bisogno di oscurare le finestre dell’edificio, anche se questa eventualità veniva considerata come remota dato che le lezioni si svolgevano durante il giorno. Comunque la scuola risultava dotata anche di “telai in legno e coperti di carta azzurra da applicarsi alle finestre durante l’oscuramento”. Speriamo proprio che gli alunni iscritti in quegli anni non si siano resi conto fino in fondo di quello che si stava preparando all’orizzonte e siano riusciti a vivere serenamente la loro fanciullezza. Malnate – I “gerarchi” passano in rassegna la “Gioventù del Littorio” © PRISMI on line 2014 pagina 14 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi R. Provveditorato agli Studi per la Provincia di Varese. Oggetto: Alunni di razza ebraica. Varese, 14 settembre 1938 anno XVI. Cartella a.s. 1937-38, archivio della scuola media statale “N. Sauro”. © PRISMI on line 2014 pagina 15 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi Dichiarazioni di non appartenenza alla razza ebraica. Cartella a.s. 1938-39, archivio della scuola media statale “N. Sauro”. © PRISMI on line 2014 pagina 16 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi Tutti in divisa e con distintivo fascista! L’anno scolastico 1938-39 comincia con lo stesso annoso problema legato alla difficoltà di ottenere iscrizioni al R. Corso. Il dirigente Antonio Di Giovanni riesce ad ottenere l’iscrizione solo di 42 alunni, ma poi a frequentare regolarmente le lezioni saranno solamente in 36. Quindi, anche per quell’anno riuscirà a formare una sola classe mista. Nella sua relazione il direttore si augura che per il futuro vi sia maggior accordo d’intenti tra scuola e autorità nell’applicare sanzioni economiche più pesanti per le famiglie inadempienti12 – “sino a giungere alle penalità eccedenti alle 2 £” -, 12 Nonostante l’obbligo scolastico fosse fissato per legge fino al quattordicesimo anno d’età, molte erano le famiglie inadempienti rispetto a tale norma, soprattutto se si trattava di figlie femmine. Lo testimonia proprio una lettera trovata nell’archivio del comune di Malnate, nella quale un padre di famiglia chiede al podestà che la propria figlia venga esonerata dall’obbligo di frequenza. “ … mi trovo nella impossibilità di poterla mandare. Primo per mancanza di mezzi finanziari, secondo per la lunga lontananza, terzo perché occorre ai servizi di casa, avendo mia mogli (sic) una tenera bambina di quattro mesi che a (sic) molto bisogno di lei, essendo sua mamma impegnata ad altri lavori agricoli. Spero che vorrà essere gentile e non insisterà su detto argomento, essendo già il mio sacrificio alto naturale per un maschietto che frequenta la scuola superiore e colla famiglia numerosa”. Ovviamente l’esonero gli venne accordato con la motivazione che la scuola effettivamente si trovava a più di due chilometri di distanza dalla abitazione di questa famiglia di Gurone. Con la nascita della scuola di avviamento al lavoro, che il governo fascista aveva voluto “per venir incontro alle aspirazioni del popolo ed elevarlo ad un più alto livello di educazione e di cultura ispirandosi al principio della fusione armonica dello studio colla pratica esecuzione” – come si legge in una circolare, la n. 4917 del 17 aprile 1929 del Regio Provveditore agli studi della Lombardia R. Truffi -, gli enti pubblici, come pure in prima persona i maestri, erano chiamati e invitati caldamente ad attivarsi in ogni modo per convincere le famiglie ad iscrivere i figli a scuola ottemperando peraltro a quanto prescriveva la legge rispetto all’obbligo scolastico. La circolare citata, infatti, continua dicendo: “ Importa soprattutto che le famiglie siano perfettamente edotte delle vie che si aprono per la prosecuzione degli studi ai loro figlioli, dopo che abbino superato gli esami della V classe elementare. Ad assolvere tale compito sono particolarmente chiamati, oltre al personale ispettivo e direttivo, i maestri, come quelli che hanno più immediato contatto colle famiglie e si trovano, per la conoscenza delle particolari attitudini rilevate dagli alunni, nelle più favorevoli condizioni per suggerire la via da percorrersi negli studi”. La circolare individua, come è naturale, i maestri come figure privilegiate nello svolgimento della funzione di orientamento, che all’epoca non doveva essere poi così complessa, visto che negli anni Trenta, anche per volere delle stesse istituzioni fasciste - che aborrivano una cultura individualistica liberale e che facevano di tutto per diffondere una cultura di massa anche attraverso le organizzazioni corporative-, la società si presentava piuttosto massificata e assai poco flessibile, con percorsi di formazione piuttosto scontati e prevedibili se rapportati alla propria provenienza sociale. Non stupisce, dunque, che la circolare continui ribadendo che dopo le elementari esistono solo due possibilità: la formazione classica e scientifica da una parte – “via che concorre in primissima linea alla formazione delle classi dirigenti e al progresso scientifico e culturale della Nazione” -, quella tecnica dall’altra. A quest’ultima va indirizzata “la grande maggioranza degli alunni delle scuole elementari che proviene dal popolo e dalle classi più modeste della borghesia rurale ed urbana, perché l’Italia è, e più ancora dovrà essere, una Nazione di lavoratori. Ciò rende in particolar modo utile che i maestri spieghino ai propri alunni il nuovo tipo di scuola con il quale si inizia l’istruzione tecnica che è chiamata a sostituire i corsi integrativi e le complementari, cioè una scuola secondaria di avviamento al lavoro con le sue tre branche fondamentali: agricola, industriale e commerciale. Il nome ne indica chiaramente la precipua finalità che la legge precisa: “avviare al lavoro”; ma avviare al lavoro come si conviene ad un popolo che deve e vuole affermarsi nel campo produttivo e dei commerci, come ha saputo affermarsi sui campi di battaglia. La scuola secondaria di avviamento al lavoro provvede: I. a impartire l’istruzione post elementare obbligatoria, fino ai 14 anni di età; II. A preparare coloro che aspirano ad occuparsi nei vari mestieri e nei piccoli impieghi dell’agricoltura, dell’industria e del commercio; III. A preparare coloro che intendono proseguire gli studi nelle scuole © PRISMI on line 2014 pagina 17 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi solo così – scrive - si potrà intravedere un reale superamento del problema. Per poter accedere al percorso formativo proposto dal R. Corso, però, tutti questi alunni dovettero far sottoscrivere ai propri genitori di non appartenere alla razza ebraica. Come diretta conseguenza di ciò, ecco emergere tra le carte dell’archivio scolastico un cospicuo pacco di foglietti di vario formato e vergati con inchiostri di vario tipo provenienti dalle case della Malnate del 1938. Su di essi spiccano “le dichiarazioni di non appartenenza alla razza ebraica” attestate e sottoscritte dai genitori degli alunni che volevano accedere all’istituto. Anche il personale in servizio – complessivamente dieci persone – risulta essere tutto di razza non ebraica. Ecco applicate “con osservanza” le famigerate leggi razziali anche nella piccola Malnate. agrarie, commerciali e industriali dei vari tipi e gradi. La scuola di avviamento al lavoro nella sua costituzione più completa ha corsi triennali, ma la legge contempla anche qualche cosa di più semplice e più breve per i piccoli centri: i corsi annuali e biennali destinati a un notevolissimo sviluppo in corrispondenza del grande numero dei piccoli centri che conta il nostro Paese”. E a Malnate il Regio Corso Secondario di Avviamento Professionale era proprio di tipo annuale. La suddetta circolare si conclude dicendo, coerentemente con la più scontata retorica in uso nell’amministrazione fascista: “Quest’ufficio confida che tutto il personale ispettivo, direttivo e insegnante si dedicherà con fede fascista alla dovuta opera di propaganda, in modo che le famiglie abbiano a conoscere esattamente le provvide disposizioni del Governo e quindi siano messe in grado di poter avviare i propri figli agli studi per i quali essi abbiano dimostrato speciale predilezione ”. © PRISMI on line 2014 pagina 18 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi Personale in servizio tutto di razza non ebraica. Malnate, 16 settembre 1938 XVI. Cartella a.s. 1938 - 39, archivio della scuola media statale “N. Sauro”. Ma non è tutto. Tra le circolari e le minute d’ufficio, salta agli occhi un documento dove il vice direttore del R. Corso dichiara di aver disposto la sostituzione di un testo scolastico “poiché l’autore è di razza ebraica”. Si tratta del libro “Il regno della donna” di Lombroso della casa editrice “La Prora” di Milano, sostituito con “La casa” di Masserano e Stampini, edizione Paravia. Il professore Ugo Roncoroni aggiunge anche “tutti gli altri testi sono di autori di razza non ebraica”. La circolare n. 318 del 9 dicembre 1938 del R. Provveditorato di Varese conferma, © PRISMI on line 2014 pagina 19 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi se ce ne fosse ancora bisogno, la certezza che la scuola era stata scelta dal regime come luogo eletto per diffondere i principi fascisti e, quindi, dopo il 1938 anche le idee razziste. Tutto questo non viene compiuto nascostamente, ma esplicitamente dichiarato. In essa si legge, infatti: “E’ naturale che il movimento razzista, messo dal Duce all’ordine del giorno della Nazione, per integrare quel processo unitario che manterrà il popolo italiano uno di lingua, di religione, di mente debba non solo essere diffuso nella scuola, ma nella scuola stessa trovare il suo organo più sensibile ed efficace” e “il problema della razza si propone come scopo precipuo di conservare integre nel nostro popolo le qualità ereditate attraverso una storia millenaria e di potenziare a un tempo le forze fisiche e morali”. “Nella scuola di primo grado, coi mezzi acconci alla mentalità dell’infanzia, si creerà il clima adatto alla formazione di una prima embrionale coscienza razzista, mentre nella scuola media il più elevato sviluppo mentale degli adolescenti (…) consentirà di fissare i capisaldi della dottrina razzista, i suoi fini, i suoi limiti”. Pertanto il Ministero – attraverso il Provveditorato invitava caldamente tutti gli istituti italiani ad abbonarsi alla rivista “La difesa della razza” diretta da Telesio Interlandi, in modo da poter disporre nelle biblioteche scolastiche di uno strumento idoneo ed appropriato che i docenti avrebbero dovuto utilizzare per poter “assimilare e propagare il suo alto spirito informatore”. A questo punto sorge spontanea la curiosità di sapere se anche presso il R. Corso gli insegnanti disponessero di tale rivista. Ebbene sì! Scrive, infatti, il direttore nella sua relazione finale alla voce “Biblioteca”: “Si cerca di incrementare sempre più la biblioteca per gli alunni, mentre nulla può farsi, data la mancanza di fondi, per costituire una biblioteca per i Professori. Con i fondi disponibili si è fatto l’abbonamento a qualche rivista, quali quella dell’Ente Biblioteche scolastiche e la “Razza””. Non conosciamo i titoli dei libri messi a disposizione degli alunni – in alcune relazioni annuali si dice solo che gli alunni disponevano di “classici per la letteratura dei ragazzi” -, con sicurezza però si sa che il 19 luglio 1938 il provveditore inviò all’istituto malnatese, per disposizione del Ministro della Cultura Popolare, tre pubblicazioni quali: ““Chi è Hitler” opuscolo in due copie, “Germania risvegliata” opuscolo in sei copie, “Il Nazional socialismo dalla piazza al potere” opuscolo in sei copie”. Venivano, insomma, ben indottrinati gli alunni del R. Corso e quasi ce li vediamo davanti agli occhi come dovevano apparire nella mattinata del 29 ottobre 1939: tutti in divisa! Per disposizione del Comandante Generale della G. I. L.. Cadeva, infatti, in quel giorno il “I annuale della fondazione della G. I. L.” e gli alunni dovevano presentarsi a scuola al mattino bardati da Balilla, Avanguardista e Piccola Italiana e nel pomeriggio recarsi con gli insegnanti alle manifestazioni celebrative delle Organizzazioni della Gioventù Italiana del Littorio. Già due giorni prima della festa l’ingegner Di Giovanni assicura il provveditore che tutto è stato disposto per una buona riuscita della giornata. E’ il 18 gennaio del 1939, quando invece comunica al suo superiore di aver disposto “che i singoli insegnanti nelle ore di lezione esigano che il distintivo fascista sia portato dagli alunni”. © PRISMI on line 2014 pagina 20 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi In mezzo a tanto rigore si trova anche una circolare che bandisce un concorso artistico indetto dalla fabbrica giapponese di cioccolato “Morinaga” di Tokio. Sembrerebbe finalmente trattarsi di un’attività a portata di bambini, priva di secondi fini, ma non è così. Se è vero, infatti, che tutti gli alunni delle scuole elementari e medie sono invitati a partecipare a questo concorso con un disegno libero e da realizzare con il materiale che ritengono più opportuno, è anche vero che tale manifestazione venne indetta “per i fanciulli delle scuole giapponesi, italiane e tedesche” con “l’appoggio dei Ministeri giapponesi degli Affari Esteri, della Educazione Nazionale, della Guerra e della Marina”. Il disegno, poi, non era così “libero”, doveva infatti in qualche modo riferirsi all’amicizia nippo – italo – tedesca. Si riconosce - nel documento in esame – che l’iniziativa era nata con un evidente scopo commerciale, ma si aggiunge anche quanto fosse palese che il concorso avesse “ormai assunto una grande importanza politica”. La Germania aveva già inviato in Giappone un numero elevatissimo di disegni, e quindi l’Italia non poteva che far pressione sui suoi bambini affinché disegnassero, disegnassero, … e sui suoi dirigenti affinché selezionassero i migliori elaborati e li inviassero nella città nipponica. Anno scolastico 1939-40: scoppia la guerra! Il 10 giugno 1940 il Duce annuncia alla nazione l’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Tutto ciò avviene a fine anno scolastico e quindi non incide molto sull’andamento delle attività didattiche, eccezion fatta per l’anticipo della chiusura delle lezioni che viene fissata per il 31 maggio anziché per il 15 giugno. L’annuncio non arriva, però, inatteso nella scuola fascista che aveva ben preparato i suoi alunni all’evento. Leggendo alcuni temi di alunni di una scuola elementare, infatti, si può constatare come questi bambini fossero molto informati sulle cause che spingevano la nazione a cimentarsi in un conflitto così importante. Ovviamente le spiegazioni date dai ragazzi seguivano pedissequamente il paradigma fascista. © PRISMI on line 2014 pagina 21 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi • Tema La guerra dell’Asse e l’insurrezione del mondo contro le angherie dei plutocrati. La guerra che sta combattendo l’Italia e la Germania è una guerra di redenzione cioè ha lo scopo di liberare l’Europa dal partito dei plutocrati. L’Inghilterra finora ha combattuto per accumulare ricchezze e per assogiogare i popoli a lavorare la sua terra. Le terre sono mal governate perché manca la volontà ai suoi cittadini che pensano solamente a mangiare e a divertirsi. Questa nazione pensava di poter soggiogare tutta l’Europa, ma sorse un amicizia ( sic ): quella dell’asse che pensa a distruggere questa lega di gente vile ed ingorda .Le nazioni plutocratiche sono l’Inghilterra, gli Stati Uniti e la Francia che è stata vinta. Anche la Grecia fa parte perché l’Inghilterra la stuzzica e li ( sic ) promette terre ma queste promesse sono da sperare. Affianco all’Asse stanno tutti gli Stati d’Europa che capiscono”13. • Tema Perché l’Italia è in guerra? L’Italia è in guerra perché è priva di materie prime. L’Italia è la più bella regione del mondo perché ha belle famiglie e ce ne sono con 23 figli. Il Duce era andato in Tunisia e in altre regioni a dirgli se gli davano terreno. Anche ha detto o espandersi o esplodere. Di fronte a questi tentativi il Duce non restava altro che fare la guerra. L’Italia anche è in guerra per la difesa della civiltà romana cristiana contro il Bolsevismo ( sic ), perché il Bolsevismo non ha ne ( sic ) religione, ne Dio, ne la chiesa, perché anche le chiese le anno rotte e le immagini del Signore le gettavano via o le bruciavano e non anno la famiglia e non amano i figli. Siamo andati in guerra anche per la nostra libertà perché venivano tutti in casa nostra a fare da padroni. L’Italia è anche in guerra per gli altri stati perche ( sic ) deve essere la giustizia per tutti. Vincere significa rompere le catene che ci legano, e perdere vuol dire rimanere schiavi per tutta la vita. Rita, class V14. Al R. Corso di Malnate la situazione e i problemi da affrontare sono quelli di ogni anno: difficoltà con le iscrizioni, necessità di locali più idonei per le esercitazioni pratiche, gli insegnanti che si assentano e non informano il dirigente tempestivamente! Per quell’anno, però, l’ingegnere Antonio Di Giovanni, tanto fece e tanto disse che riuscì ad avere due sezioni, una maschile con 28 alunni e una femminile con 20 ragazzine. Ben 48 iscritti dunque, anche se forse non tutti frequentanti! Ed inoltre ottenne che venisse effettuato un corso di francese, anche se solo facoltativo, ampliando in questo modo l’offerta formativa - diremmo oggi - della scuola. Tutto secondo la normalità, dunque, per lo meno ancora per quell’anno! Con gli alunni che ogni sabato 13 14 De Rocco Noris, p. 100. De Rocco Noris, p. 101. © PRISMI on line 2014 pagina 22 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi dovevano “intervenire alle lezioni vestiti della divisa della Rivoluzione” e con le ormai note feste nazionali che dovevano essere celebrate da tutta la scolaresca in plenaria e rigorosamente in divisa. Come quando il 31 ottobre 1939 gli alunni accompagnati dalla signora Colombo e le alunne dalla signora Clerici in divisa dovettero presenziare alla “Festa del Risparmio” dove le autorità avrebbero distribuito i libretti di risparmio “ai premiati”. Le carte attestano, dunque, una situazione ancora sotto controllo, se non fosse solo per due documenti - datati rispettivamente 20 giugno e 2 settembre 1940 - che ci prospettano davanti agli occhi lo scenario della guerra. Il primo è una circolare del Provveditorato di Varese che ha per oggetto la comunicazione che i locali scolastici potrebbero dover essere occupati da reparti militari e che avverte quindi le autorità competenti di tenersi pronte per ogni evenienza. Il secondo consiste in una minuta di una lettera che il direttore invia all’Associazione Fascista della Scuola Media comunicando che il prof. Renato Romanò, residente in Malnate, è stato richiamato alle armi alla fine dell’anno scolastico 1939 – 40 e avendo partecipato ai combattimenti sul fronte alpino, è stato ferito ad una mano e pertanto si trova a casa convalescente. Lasciano presagire un clima di guerra anche le circolari con oggetto “La vendita di maschere per la popolazione civile” e quella del Ministero della Guerra, Comitato Centrale Interministeriale Protezione Antiaerea che impartisce istruzioni su come difendersi da “aggressivi chimici”. In essa si dice che nel caso non si disponga di maschera antigas, né di vestiario protettivo – “che di norma è riservato solo a chi, per le proprie funzioni, deve restare esposto all’azione diretta dell’iprite o di altro aggressivo vescicatorio allo stato liquido o di vapore” - trovandosi investiti da una nube di gas, si deve “uscire dalla zona infetta marciando contro vento (…) applicando contro il naso e la bocca un tampone formato dl fazzoletto ripieno di paglia, fieno, erba, ecc. bagnati. (…) con il capo coperto, le mani nascoste profondamente nelle tasche dei pantaloni, con le estremità di questi collocate all’interno dei calzini e con le calzature avvolte con paglia, fieno o stracci”. E mentre una circolare ministeriale si dilunga “sull’opportunità che venga intensificata la doverosa e nobile opera di educazione degli alunni a sentimenti di rispetto e di protezione verso gli animali”, contemporaneamente il Duce inaugura il 21 aprile del 1940 a Roma la “Mostra della Razza”. A tale proposito si dice che il Ministero dell’Educazione Nazionale parteciperà a tale mostra per documentare “la funzione della scuola nella politica razziale” e pertanto chiede alle scuole di inviargli materiale che documenti: iniziative attuate per la formazione della coscienza razziale; aspetti del lavoro produttivo come contributo alla sanità della razza con documentazione fotografica; aspetti dell’orientamento professionale”. Per concludere una nota rosa. La circolare ministeriale n. 25290 disponeva che “in occasione della nascita dell’A.R. la Principessa Maria Gabriella di Savoia” si con© PRISMI on line 2014 pagina 23 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi donassero “le punizioni da scontarsi dagli alunni per mancanze commesse prima del 24 febbraio 1940”. I discoli di tutta Italia saranno stati sicuramente grati alla terzogenita del Principe Umberto e l’alunna Gianna di classe III elementare scrive nel suo diario: “…La nuova principessa è stata battezzata oggi con l’acqua lustrale del fonte battesimale dei santi Pietro e Paolo con il nome di Maria Gabriella. Io la penso piccola e carina nella sua culla ornata di nastri e veli bianchi che dorme, con accanto la Principessina Maria Pia che la guarda contenta di avere un’altra piccola sorella. Il nome di Maria Gabriella l’è stato messo in ricordo di una giovane principessa pure di casa Savoia vissuta molti anni or sono. Tutti gli italiani aspettavano con ansia la nascita di questa Principessina ed ora felici le diamo il benvenuto e le auguriamo tutte le felicità”15. Tema svolto dagli alunni del Regio Corso di Malnate. A. S. 1936 – 37 Cartella a.s. 1936 - 37, archivio della scuola media statale “N. Sauro” 15 De Rocco Noris, p. 51. © PRISMI on line 2014 pagina 24 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi Tema svolto dagli alunni del Regio Corso di Malnate. A. S. 1936 – 37 Cartella a.s. 1936 - 37, archivio della scuola media statale “N. Sauro” © PRISMI on line 2014 pagina 25 www.liceoferrarisvarese.gov.it/prismi BIBLIOGRAFIA • Bernard A., La scuola dei nostri nonni, Como, 1995. • Don V. Branca, Malnate com'era, a cura della Biblioteca Civica, 1986, Comune di Malnate. • Charnitzky J., Fascismo e scuola. La politica scolastica del regime (1922 - 1943), Firenze, La Nuova Italia, 1996. • De Grand A.J., L’Italia fascista e la Germania nazista, Il Mulino, 1999. • De Rocco Noris, Plagiati e contenti, un anno di scuola con i bambini del Duce, Mursia Editore, 1994. • Fiegna Angela, Il programma è stato svolto regolarmente… Anno scolastico 1936 – 37. Cronaca della maestra Maria Anelli Miglierina, Gruppo Ricerca Storica laveno Monbello – E. 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