Politiche per le disabilità news Numero 30 – aprile 2013 Periodico telematico a cura dell'Ufficio Politiche per le Disabilità CGIL Corso d'Italia, 25 00198 Roma e-mail [email protected] politichedisabilita@cgil. ALTRE NOTIZIE 1 • Welfare: da pag. 4 • Lavoro: da pag 11 • Scuola: da pag. 13 • Europa: pag. 17 • Varie: da pag. 18 • Varie: da pag. WELFARE Pensioni: sindacati e associazioni, no a cumulo redditi coniuge per invalidità Comunicato stampa Anmic, Cgil, Uil, Ugl, Namin, Ens, Anglat, Arpa,FIsh Pag.4 Pensioni/ sindacati: no a cumulo redditi coiniuge per invalidità. lo dicono Anmic, Cgil, Uil, Ugl, Namin, Ens, Anglat, Arpa,FIsh Pag 5 Pensioni. sindacati: no al cumulo reddito coniuge per invalidità Pag 6 Pensioni: sindacati e associazioni, no cumulo redditi per invalidita' = Pag 7 Pensioni: sindacati, no a cumulo redditi coniuge per invalidita' = Pag 8 Pensioni: sindacati, no a cumulo redditi coniuge per invalidita' (2)= Pag 9 Pensioni: associazioni, no a cumulo redditi per invalidita' Pag 10 LAVORO Patologie psichiche lavoro-correlate, studio comparativo sul riconoscimento in Europa Pag 11 Occupazione disabili. l’Italia deve ancor duramente lavorare per avvicinarsi alla media europea Pag 12 SCUOLA In dieci anni, quasi triplicati gli studenti universitari con disabilità Pag 13 Universitari disabili, boom d'iscritti: diecimila in più in 10 anni Pag 14 Il sistema di valutazione dimentica l'inclusione Pag 15 Quando la legge aiuta i disabili Pag 16 EUROPA In Spagna - c'è la crisi: gli invalidi sono meno invalidi Pag 17 VARIE Cem Roma, si chiude: l’annuncio senza speranza della croce rossa Pag 18 Un “garante” per avere una casa popolare? no, grazie! Pag 19 Disabilità a Roma, le richieste delle consulte al Sindaco Alemanno Pag 20 Garante per le persone con disabilità: dopo la Sicilia e la Puglia, tocca alla tToscana Pag 21 La disabilità"per vie legali": strumenti giuridici per far valere diritti riconosciuti Pag 22 Disabili, breve guida alle nuove agevolazioni fiscali Pag 23 Linguaggio facile da capire e da leggere Pag 24 2 Notizie dal territorio Il Giornale di Vicenza – Progetto pilota per 50 utenti Il Gazzettino di Belluno – L'Auser abbandonato chiede aiuto 3 pag.25 pag.26 PENSIONI: SINDACATI E ASSOCIAZIONI, NO A CUMULO REDDITI CONIUGE PER INVALIDITÀ COMUNICATO STAMPA ANMIC, CGIL, UIL, UGL, NAMIN, ENS, ANGLAT, ARPA, FISH Oggi 9 aprile presso la presidenza nazionale della Anmic si è svolto un incontro cui hanno partecipato la Anmic, Cgil, Uil, Ugl, Anmil, Ens, Anglat, Arpa, Fish per discutere delle problematiche connesse a recenti sentenze della Suprema Corte di cassazione che, ai fini della concessione della pensione di inabilità agli invalidi civili totali, ritengono che si debba far riferimento non solo al reddito del beneficiario ma anche a quello del coniuge. Le Associazioni e i Sindacati presenti hanno, innanzitutto, evidenziato il carattere penalizzante di tali decisioni che colpiscono disabili gravi che beneficiano di una pensione misura insufficiente per soddisfare le elementari esigenze di vita. Tale orientamento, è stato ribadito, oltre che essere in contrasto con una ultratrentennale prassi interpretativa del Ministero dell'Interno e dell'Inps successivamente, confligge con i principi costituzionali di ragionevolezza e di uguaglianza in quanto introduce una disciplina più restrittiva rispetto a quella prevista per gli invalidi parziali per i quali, ai fini della concessione dell'assegno mensile, viene valutato il solo reddito individuale. Le parti presenti hanno ritenuto che, allo stato, l'unica soluzione possibile e definitiva sia quella della predisposizione di un testo normativo interpretativo dell'art.14-septies della legge n. 33/80 che precisi che anche per gli invalidi totali il reddito da considerare ai fini della concessione della provvidenza economica sia solo quello del beneficiario. Dall'iniziativa legislativa dovranno essere investiti il Governo e i Gruppi parlamentari, sollecitando una rapida approvazione della norma che metta fine al clima di incertezza creatosi e dia tranquillità a tanti disabili totali attualmente soggetti al rischio di revoca della pensione di invalidità civile. I Sindacati e le Associazioni dei disabili che hanno partecipato all'incontro odierno presso la Anmic hanno concordato sulla opportunità della costituzione di un tavolo permanente in cui si discuta e si formulino proposte sulle problematiche che attualmente investono il mondo della disabilità. 9 aprile Fonte: Ufficio stampa Cgil 4 PENSIONI/ SINDACATI: NO A CUMULO REDDITI COINIUGE PER INVALIDITÀ. LO DICONO ANMIC, CGIL, UIL, UGL, NAMIN, ENS, ANGLAT, ARPA E FISH Roma, 9 apr. (TMNews) - Nella presidenza nazionale dell'Anmic si è svolto un incontro cui hanno partecipato oltre ai rappresentanti dell'associazione anche quelli di Cgil, Uil, Ugl, Anmil, Ens, Anglat, Arpa e Fish per discutere delle problematiche connesse a recenti sentenze della Cassazione che, ai fini della concessione della pensione di inabilità agli invalidi civili totali, ritengono che si debba far riferimento non solo al reddito del beneficiario, ma anche a quello del coniuge. Le associazioni e i sindacati hanno evidenziato il carattere penalizzante di queste decisioni che colpiscono disabili gravi che beneficiano di una pensione misura insufficiente per soddisfare le elementari esigenze di vita. Questo orientamento, è stato ribadito, oltre che essere in contrasto con una ultratrentennale prassi interpretativa del ministero dell'Interno e dell'Inps successivamente, confligge con i principi costituzionali di ragionevolezza e di uguaglianza in quanto introduce una disciplina più restrittiva rispetto a quella prevista per gli invalidi parziali per i quali, ai fini della concessione dell'assegno mensile, viene valutato il solo reddito individuale. Le parti hanno ritenuto che, allo stato, l'unica soluzione possibile e definitiva sia quella della predisposizione di un testo normativo interpretativo dell'art.14 -septies della legge n. 33/80 che precisi che anche per gli invalidi totali il reddito da considerare ai fini della concessione della provvidenza economica sia solo quello del beneficiario. Dall'iniziativa legislativa dovranno essere investiti il Governo e i gruppi parlamentari, sollecitando una rapida approvazione della norma che metta fine al clima di incertezza creatosi e dia tranquillità a tanti disabili totali attualmente soggetti al rischio di revoca della pensione di invalidità civile. 5 PENSIONI. SINDACATI: NO AL CUMULO REDDITO CONIUGE PER INVALIDITÀ (DIRE) Roma, 9 apr. - Oggi presso la presidenza nazionale della Anmic si e' svolto un incontro cui hanno partecipato la Anmic, Cgil, Uil, Ugl, Anmil, Ens, Anglat, Arpa, Fish per discutere delle problematiche connesse a recenti sentenze della Suprema Corte di cassazione che, ai fini della concessione della pensione di inabilita' agli invalidi civili totali, ritengono che si debba far riferimento non solo al reddito del beneficiario ma anche a quello del coniuge. Le Associazioni e i Sindacati presenti hanno evidenziato il carattere penalizzante di tali decisioni che colpiscono disabili gravi che beneficiano di una pensione misura insufficiente per soddisfare le elementari esigenze di vita. "L'unica soluzione possibile e definitiva- dicono- e' la predisposizione di un testo normativo interpretativo dell'art.14-septies della legge n. 33/80 che precisi che anche per gli invalidi totali il reddito da considerare ai fini della concessione della provvidenza economica sia solo quello del beneficiario. Dall'iniziativa legislativa dovranno essere investiti il governo e i gruppi parlamentari, sollecitando una rapida approvazione della norma che metta fine al clima di incertezza creatosi e dia tranquillita' a tanti disabili totali attualmente soggetti al rischio di revoca della pensione di invalidita' civile". I sindacati e le associazioni dei disabili hanno concordato sulla opportunita' della costituzione di un tavolo permanente in cui si discuta e si formulino proposte sulle problematiche che attualmente investono il mondo della disabilita'. 6 PENSIONI: SINDACATI E ASSOCIAZIONI, NO CUMULO REDDITI PER INVALIDITA' = Roma, 9 apr. - (Adnkronos) - No al cumulo dei redditi con il coniuge per poter accedere alla pensione di invalidita' totale civile. Ad opporsi alla norma, rafforzata nelle scorse settimane dalla sentenza del Corte di Cassazione, sono Cgil, Uil, Ugl, e le associazioni dei disabili, Namin, Ens, Anglat, Arpa e Fish che, in un comunicato unitario, rinnovano le critiche alla norma e chiedono a Governo e Gruppi parlamentari un intervento di chiarimento. Il provvedimento, si legge nella nota, "oltre che essere in contrasto con una ultratrentennale prassi interpretativa del Ministero dell'Interno e dell'Inps confligge con i principi costituzionali di ragionevolezza e di uguaglianza in quanto introduce una disciplina piu' restrittiva rispetto a quella prevista per gli invalidi parziali per i quali, ai fini della concessione dell'assegno mensile, viene valutato il solo reddito individuale". L'unica soluzione, per questo, e' quellla di una interpretazione atutentica della norma in questione, tale che si precisi, sollecita il comunicato, "che anche per gli invalidi totali il reddito da considerare ai fini della concessione della provvidenza economica sia solo quello del beneficiario". Un intervento, questo, da attuarsi in tempi brevi per "mettere fine al clima di incertezza creatosi e dia tranquillita' a tanti disabili totali attualmente soggetti al rischio di revoca della pensione di invalidita' civile". 7 PENSIONI: SINDACATI, NO A CUMULO REDDITI CONIUGE PER INVALIDITA' = (AGI) - Roma, 9 apr. - Associazioni e sindacati criticano la sentenza della Cassazione sulla concessione delle pensioni di invalidita' agli invalidi civili totali. Recenti sentenze della Suprema Corte di Cassazione ritengono che si debba far riferimento non solo al reddito del beneficiario ma anche a quello del coniuge. Per Anmic, Cgil, Uil, Ugl, Anmil, Ens, Anglat, Arpa e Fish, invece, i criteri di assegnazione non dovrebbero essere modificati e in una nota evidenziano "il carattere penalizzante di tali decisioni che colpiscono disabili gravi". (AGI) Red/Fri (Segue) 8 PENSIONI: SINDACATI, NO A CUMULO REDDITI CONIUGE PER INVALIDITA' (2)= (AGI) - Roma, 9 apr. - "Tale orientamento - si legge nel comunicato - oltre che essere in contrasto con una ultratrentennale prassi interpretativa del Ministero dell'Interno e dell'Inps successivamente, confligge con i principi costituzionali di ragionevolezza e di uguaglianza in quanto introduce una disciplina piu' restrittiva rispetto a quella prevista per gli invalidi parziali per i quali, ai fini della concessione dell'assegno mensile, viene valutato il solo reddito individuale". Associazioni e sindacati hanno poi ritenuto "che, allo stato, l'unica soluzione possibile e definitiva sia quella della predisposizione di un testo normativo interpretativo dell'art.14-septies della legge n. 33/80 che precisi che anche per gli invalidi totali il reddito da considerare ai fini della concessione della provvidenza economica sia solo quello del beneficiario. Dall'iniziativa legislativa dovranno essere investiti il Governo e i Gruppi parlamentari, sollecitando una rapida approvazione della norma che metta fine al clima di incertezza creatosi e dia tranquillita' a tanti disabili totali attualmente soggetti al rischio di revoca della pensione di invalidita' civile". (AGI) 9 PENSIONI: ASSOCIAZIONI, NO A CUMULO REDDITI PER INVALIDITA' (ANSA) - ROMA, 9 APR - Le recenti sentenze della Corte di Cassazione sulla concessione della pensione di inabilita' agli invalidi civili totali "colpiscono disabili gravi che beneficiano di una pensione misera, insufficiente a soddisfare le elementari esigenze di vita": e' quanto e' emerso da un incontro, oggi a Roma, al quale hanno partecipato Anmic, Anmil, Ens, Uic, Anglat, Arpa, Fish, Ugl, Cgil e Uil. In particolare, si e' puntato il dito sulle decisioni della Cassazione riguardo alla necessita' di far riferimento non solo al reddito del beneficiario ma anche a quello del coniuge. Un orientamento, Š stato ribadito, che, oltre che essere in contrasto con una ultratrentennale prassi interpretativa del Ministero dell'interno e dell'Inps, confligge con i principi costituzionali di ragionevolezza e di uguaglianza in quanto introduce una disciplina pi— restrittiva rispetto a quella prevista per gli invalidi parziali per i quali viene valutato il solo reddito individuale. Le associazioni e i sindacati hanno ritenuto che, allo stato, l'unica soluzione possibile sia quella di predisporre un testo normativo che precisi come anche per gli invalidi totali il reddito da considerare ai fini della concessione della provvidenza economica sia solo quello del beneficiario. Dell'iniziativa legislativa, e' stato sottolineato, dovranno essere investiti il Governo e i Gruppi parlamentari, sollecitando una rapida approvazione della norma che metta fine al clima di incertezza e dia tranquillità a tanti disabili totali attualmente soggetti al rischio di revoca della pensione di invalidità civile. (ANSA). 10 PATOLOGIE PSICHICHE LAVORO-CORRELATE, STUDIO COMPARATIVO SUL RICONOSCIMENTO IN EUROPA La ricerca, commissionata dal Forum europeo per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e coordinata dall'ente francese Eurogip, mette a confronto le modalità adottate dagli organismi di assicurazione di dieci Paesi: Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera ROMA - Di fronte al crescente fenomeno delle patologie legate ai rischi psico-sociali nel lavoro, governi, parlamenti e organismi di assicurazione riflettono da anni sull'opportunità di un loro riconoscimento e indennizzo come malattie professionali. Uno studio appena pubblicato, commissionato dal Forum europeo per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali e coordinato dall'ente francese Eurogip, descrive le modalità di riconoscimento dei disturbi psichici da parte degli organismi nazionali di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali di dieci Paesi europei: Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. Necessario il nesso causale tra malattia e professione. Dallo studio, realizzato anche con il contributo dell'Inail, emerge che sono sei i Paesi che riconoscono alcune patologie psichiche come malattie professionali. Il riconoscimento avviene nell'ambito del "sistema complementare" in Belgio, Danimarca, Spagna, Francia e Italia e del "sistema della prova" in Svezia. In tutti i casi, è necessario dimostrare il nesso causale tra la malattia e l'attività professionale della vittima. Soltanto la Danimarca ha iscritto una patologia mentale, il disturbo post-traumatico da stress, nella lista nazionale delle malattie professionali. Nel 2011 questi sistemi hanno riconosciuto come malattie professionali circa 200 casi di disturbi psichici in Danimarca e in Spagna, circa 100 casi in Francia, 70 in Svezia e 13 in Italia. Nessun riconoscimento, invece, è possibile in Finlandia, Germania e Svizzera, per ragioni giuridiche o di fatto. In caso di eventi traumatizzanti sono considerate infortuni. In tutti i Paesi che hanno partecipato allo studio le patologie psichiche possono essere riconosciute anche come infortunio sul lavoro. Per tale riconoscimento è necessario che all'origine della patologia vi sia un evento inatteso, traumatizzante e di durata concentrata nel tempo, come atti di violenza (rapina a mano armata, aggressione sul luogo di lavoro...) o traumi causati dal coinvolgimento in un incidente stradale o nell'infortunio di un collega. Il disturbo psichico più comunemente riscontrato in queste circostanze è la sindrome da stress post-traumatico. Se le esigenze essenziali per il riconoscimento dei disturbi psichici come infortuni sul lavoro si ritrovano in tutti i Paesi, non sono però formulate in maniera identica. In Italia, per esempio, è necessario un evento materiale che si sia verificato al massimo entro un ciclo di lavoro, pari a circa otto ore. Differenze sensibili nel caso dei suicidi. Una sezione specifica dello studio è dedicata al caso dei suicidi. Nella maggior parte dei Paesi, esiste la possibilità di prenderli in carico sulla base dell'assicurazione contro i rischi professionali, ma l'approccio e i ragionamenti giuridici che sostengono un eventuale riconoscimento variano in maniera sensibile a seconda del Paese. A parte la Francia, che dispone di una considerevole quantità di statistiche e conta un consistente numero di riconoscimenti di suicidi come malattia professionale o infortuno, in tutti gli altri Paesi tale riconoscimento appare eccezionale e interviene spesso attraverso una decisione giudiziaria che si impone all'organismo di assicurazione. in Italia il riconoscimento è possibile se l'atto è la conseguenza di un infortunio sul lavoro (rischio acuto) o di una malattia professionale (rischio prolungato). È necessario, inoltre, che vi sia uno stato patologico indotto dal lavoro, anche se l'assicurato non ha dichiarato in precedenza alcun infortunio. (da Inail.it) (30 aprile 2013) Fonte: SuperAbile.it 11 OCCUPAZIONE DISABILI. L’ITALIA DEVE ANCOR DURAMENTE LAVORARE PER AVVICINARSI ALLA MEDIA EUROPEA>> I disabili italiani vivono una condizione di marginalizzazione di gran lunga superiore a quella degli altri cittadini europei. Infatti nonostante la strategia di Lisbona che ha previsto l’introduzione nei 27 Stati membri di misure per la piena occupazione dei disabili e la loro partecipazione attiva alla vita lavorativa, in Italia la percentuale dei non occupati tra i disabili supera del 50% quella esistente tra i normodotati. Proprio per tale motivazione nel 2006 l’Ue ha aperto nei confronti dell’Italia una procedura d’infrazione che è tutt’ora in atto per il mancato recepimento della direttiva Ue 2000/78, che oltre a garantire l’accesso dei disabili al lavoro impone al datore di lavoro di sostenere la loro crescita professionale. Per questo la presidente della commissione Petizioni dell’Europarlamento Erminia Mazzoni, insieme ad altri colleghi, ha annunciato l’intenzione di scrivere una lettera alla Corte di giustizia Ue per accelerare i tempi. ”I disabili italiani vivono una condizione di marginalizzazione di gran lunga superiore a quella degli altri cittadini europei”, in quanto in Italia ”la percentuale dei non occupati tra i disabili supera del 50% quella esistente tra i normodotati”, ha ricordato la Mazzoni. ”L’efficacia dell’intervento europeo significa anche tempestività, soprattutto in casi delicati come quello dell’inserimento dei disabili nella vita attiva di un Paese”, ha spiegato la presidente della commissione Petizioni, ricordando che ”in momenti di crisi la lentezza dell’intervento europeo si trasforma in assenso verso pratiche di comportamento che ledono i diritti dei più deboli”. 3 aprile Fonte: anmil.it 12 IN DIECI ANNI, QUASI TRIPLICATI GLI STUDENTI UNIVERSITARI CON DISABILITÀ Secondo il portale Superabile che commenta il dato pubblicatao dal ministero dell'Istruzione, il merito sarebbe soprattutto della legge 17/1999, che impone alle università di adottare un approccio di tipo sistematico in materia di integrazione e supporto agli studenti disabili, garantendo sussidi tecnici e didattici specifici, tutorato specializzato, un docente delegato dal rettore per funzioni di coordinamento, monitoraggio e supporto, trattamento individualizzato per il superamento degli esami universitari. In base a questi criteri, secondo una classifica recentemente stilata dal Sole 24 Ore, le migliori università italiane per studenti disabili sono il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino e l'Università di Modena e Reggio Emilia. Agli ultimi posti, tre atenei del Sud: l'Università Parthenope e l'Orientale (entrambe di Napoli) e l'Università del Salento. La valutazione è stata fatta sulla base dei dati Miur, Almalaurea, Stella e Istat. A guidare la classifica, è quindi il Politecnico di Milano, dove è stato costituito un gruppo di lavoro composto da professionisti capaci di intervenire in ogni momento del percorso formativo, offrendo agli studenti in situazioni di disabilità supporto personalizzato e servizi tecnici e didattici. Nelle graduatorie annuali per l'assegnazione di alloggi, viene inoltre riconosciuta una priorità agli studenti con invalidità non inferiore al 66%, i quali sono anche esonerati dalla tassa d'iscrizione e dai contributi universitari. Al secondo posto, c'è il Politecnico di Torino, seguito dall'Università di Modena e Reggio Emilia. Maglia nera invece per le università di Napoli (Partenope e l'Orientale) e del Salento, dove i servizi di accoglienza e tutoraggio per gli studenti disabili faticano a decollare. 30 aprile Fonte: vita.it 13 UNIVERSITARI DISABILI, BOOM D'ISCRITTI: DIECIMILA IN PIÙ IN 10 ANNI Impennata di iscritti disabili nelle università italiane, grazie alla legge 17/1999. Milano, Torino e Modena le migliori, Napoli e Salento le peggiori. Erasmus ed Enjoy the difference: due buone prassi da esportare ROMA – Da 4.816 a 14.171: è una vera e propria impennata, la crescita del numero di studenti iscritti alle università italiane dal 2000/2001 al 2010/2011: il dato arriva dal ministero dell’Istruzione, che lo ha riferito alcuni mesi fa, in occasione del seminario nazionale sull’inclusione scolastica. Un dato che non compare nelle rilevazioni ufficiale degli iscritti all’università, in cui da alcuni anni la variabile disabilità non è compresa. Sarebbero comunque in costante e forte aumento i giovani con disabilità che bussano alle porte egli atenei: merito soprattutto della legge 17/1999, che impone alle università di adottare un approccio di tipo sistematico in materia di integrazione e supporto agli studenti disabili, garantendo sussidi tecnici e didattici specifici, tutorato specializzato, un docente delegato dal rettore per funzioni di coordinamento, monitoraggio e supporto, trattamento individualizzato per il superamento degli esami universitari. In base a questi criteri, secondo una classifica recentemente stilata dal Sole 24 Ore, le migliori università italiane per studenti disabili sono il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino e l’Università di Modena e Reggio Emilia. Agli ultimi posti, tre atenei del Sud: l’Università Parthenope e l’Orientale (entrambe di Napoli) e l’Università del Salento. La valutazione è stata fatta sulla base dei dati Miur, Almalaurea, Stella e Istat. A guidare la classifica, è quindi il Politecnico di Milano, dove è stato costituito un gruppo di lavoro composto da professionisti capaci di intervenire in ogni momento del percorso formativo, offrendo agli studenti in situazioni di disabilità supporto personalizzato e servizi tecnici e didattici. Nelle graduatorie annuali per l’assegnazione di alloggi, viene inoltre riconosciuta una priorità agli studenti con invalidità non inferiore al 66%, i quali sono anche esonerati dalla tassa d’iscrizione e dai contributi universitari. Al secondo posto, c’è il Politecnico di Torino, seguito dall’Università di Modena e Reggio Emilia. Maglia nera invece per le università di Napoli (Partenope e l’Orientale) e del Salento, dove i servizi di accoglienza e tutoraggio per gli studenti disabili faticano a decollare. Le buone prassi e le esperienze innovative, tuttavia, si stanno diffondendo nei singoli atenei, su tutto il territorio nazionale. L’Erasmus “per tutti” e il progetto torinese “Enjoy the difference” sono due esempi fra tanti delle idee valide per rendere più “accessibile” il percorso universitario. Due esperienze che sono raccontate nei numeri 2/2013 e 11/2012 della rivista SuperAbile, edita dall’Inail. (vedi lanci successivi) (cl) 29 aprile Fonte: redattore sociale 14 IL SISTEMA DI VALUTAZIONE DIMENTICA L'INCLUSIONE Il nuovo e tanto atteso sistema nazionale di valutazione delle scuole italiane dimentica di inserire la qualità dell'inclusione degli alunni disabili tra i criteri da monitorare. Una svista clamorosa nella patria dell'integrazione scolastica «Se una scuola si confronta con tutte le altre scuole italiane e con il resto del mondo chiedendosi dove può migliorare, i primi ad essere avvantaggiati sono gli studenti»: ci diceva così il sottosegretario Elena Ugolini nell’intervista con cui ci spiegava la ratio del regolamento del sistema nazionale di valutazione, approvato dal Governo lo scorso 8 marzo. Ma può la valutazione di una scuola non tener conto di quanto la stessa scuola è inclusiva? In Italia poi, prima nazione al mondo a puntare sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità? Sembra impossibile, ma il ministero l’inclusione pare essersela scordata. Nello schema di regolamento non c’è nessun riferimento alla valutazione della qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. La denuncia della clamorosa svista arriva da Fish e Fand, che hanno inviato una lettera al Capo dipartimento per l’istruzione Lucrezia Stellacci e ad altri dirigenti del Miur, per chiedere che «l’Osservatorio ministeriale sull’inclusione scolastica dedichi il suo prossimo incontro a una serie di tematiche connesse allo schema di regolamento». In particolare i due presidenti, Pietro Barbieri e Giovanni Pagano, mettono in luce alcuni passaggi del regolamento stesso dove sarebbe opportuno inserire un riferimento esplicito all’inclusione scolastica, che deve essere «una componente ineliminabile del sistema nazionale di valutazione». Inserire tra gli indicatori della valutazione anche alcuni criteri relativi all’inclusione scolastica è fondamentale per due motivi: da un lato per individuare le scuole che necessitano di correggere le loro prassi didattiche, per migliorarne i risultati anche a favore degli alunni con disabilità; dall’altro per individuare le scuole in cui si realizzino già casi di inclusione di qualità, da segnalarle come esempi di eccellenza in una logica positiva di emulazione. La lettera entra nel dettaglio chiedendo che il Ministero individui o l’invalsi individuino come “livelli essenziali” alcuni indicatori strutturali, di processo e di esito concernenti la qualità dell’inclusione scolastica; chiedendo che nella formazione di dirigenti, ispettori e valutatori si faccia riferimento anche alla qualità dell’inclusione scolastica; che l’INDIRE , che dovrà supportare le scuole nella definizione di piani di miglioramento della qualità dell’offerta formativa e dei risultati degli apprendimenti degli studenti metta tra i suoi obiettivi programmatici l’inclusione scolastica. 17 aprile Fonte: vita.it 15 QUANDO LA LEGGE AIUTA I DISABILI PORDENONE. L'esempio più calzante riguarda la levataccia all'alba per essere tra i primi a trovarsi davanti alla sede della scuola materna per poter iscrivere il proprio bambino, sapendo a priori che i posti disponibili non saranno sufficienti per accogliere tutte le richieste. Accade anche a Pordenone. Ora supponiamo che a dover iscrivere il figlio ci sia una mamma single con disabilità che proprio non può sostenere la fatica fisica di quel rito, che fa? Rinuncia all’asilo, prega qualcuno che si sottoponga al sacrificio al posto suo... «Oppure spiega Nino Scaini, presidente dell’associazione Invicti - invoca la legge 67 del 2006». Di che cosa parla questa legge, il suo campo di applicazione, le sue potenzialità sono state al centro del convegno organizzato da Invicti e Anmil alla Casa dello Studente di Spilimbergo nell’occasione dell’inaugurazione della sede locale dell’associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. La legge c! he ha già 7 anni ma è assai poco conosciuta e ancor meno applicata, promuove l’attuazione della parità di trattamento e delle pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità. «Si tratta di una norma - ha spiegato Scaini - che ha immense potenzialità e applicabile non solo per iniziativa di persone disabili ma anche dalle associazioni in quanto portatrici di interessi di persone con handicap e non solo». Degli aspetti prettamente legali nel corso del convegno ne ha parlato Arianna Papanikolaou, procuratore legale, che ha ribadito come la tutela garantita dalla legge possa venire richiesta «in presenza di disposizioni, criteri, prassi, comportamenti tali da mettere la persona con disabilità in posizione di svantaggio rispetto ad altri». Non basta il pericolo generico di una discriminazione, occorre il fatto. Pio Langella, direttore del Progetto Spilimbergo, ha presentato un altro lavoro finalizzato alla qualità della vita delle persone con disabilità, ! mentre l’assessore Mongiat ha portato i saluti dell’amministrazione e Bruno Fasano dell’Anmil ha spiegato le ragioni dell’iniziativa. E la nostra mamma disabile con bimbo da iscrivere all’asilo? Bene, grazie a questa legge, può rivolgersi al giudice che, con un procedimento snello, valuta il comportamento discriminatorio e ne ordina la cessazione, oltre a riconoscere un eventuale risarcimento del danno. La scuola materna dovrà così individuare nuove modalità di iscrizione dei bambini che non prevedano la levataccia e ore da trascorrere al freddo. di Elena Del Giudice 7 aprile Fonte: Messaggero Veneto 16 In Spagna C'È LA CRISI: GLI INVALIDI SONO MENO INVALIDI Otto operazioni solo nel 2012, circa trenta in 42 anni di vita. Operazioni per cercare di limitare i danni di un’infezione cronica, l’osteomyelitis, che non le ha dato tregua e che la obbliga a vivere su una sedia a rotelle. Dolores (in foto) resiste. E da quest’anno oltre a resistere contro la malattia, deve lottare contro i tagli, la crisi economica e, soprattutto, contro l’Instituto Nacional de la Seguridad Social spagnolo. Con la sua sedia a rotelle è scesa in piazza, si è legata davanti alla sede principale della Comunità autonoma di Valencia e, a marzo, ha iniziato uno sciopero della fame. Non è una battaglia da poco, ma a Dolores non fa paura: “quello che deve farci paura sono le modalità con cui stanno riorganizzando le politiche di appoggio alle persone con disabilità. Tagli a parte, stanno cambiando il sistema sanitario”. E un punto di partenza efficace per cambiare il sistema è modificare le prestazioni e la qualità dei servizi: “La mia invalidità è stata diagnosticata dai medici come totale”. Ma in uno Stato in crisi a volte succede che i referti medici siano differenti dalle decisioni che l’assistenza sanitaria mette in campo per tutelare i diritti dei disabili: “dal 2010 ad oggi, anno dopo anno, l’Instituto Nacional de Seguridad Social, senza rivedere il mio caso o analizzare i referti, ha ridotto fino al 54% il mio grado di invalidità, che prima era totale”. La riduzione del grado di disabilità è inversamente proporzionale alla riduzione di prestazioni mediche gratuite e di servizi di cui si ha bisogno. “non mi hanno solo tagliato le prestazioni mediche a cui avevo diritto, ma mi hanno derogato la gratuità delle prestazioni farmaceutiche”. In totale: meno sovvenzioni, meno prestazioni mediche, meno farmaci e più giorni di sciopero della fame. Tutto è appeso a un filo, quello legato alla Ley de Dependencia (Legge di dipendenza) che regola aiuti e finanziamenti per le persone disabili. Oggi questo filo è diventato sempre più sottile e rischia di spezzarsi. Nella comunità autonoma catalana, quella in cui vive Dolores, dall’inizio della crisi economica le prestazioni a persone con disabilità sono state ridotte da un minimo del 15% a un massimo del 90%: l’indice di riferimento per la concessione di sovvenzioni statali è di 530 euro mensili. Le misure che stanno assottigliando sempre più quel filo vedono in primo piano la decisione di rivedere, restringendoli, i criteri che stabiliscono i gradi di invalidità. Infine: introduzione anche per le persone disabili del ticket farmaceutico. “Se non ti riducono le prestazioni, giocano sui gradi di invalidità, quindi il paradosso è che ufficialmente lo Stato continua a darti tutto quello di cui hai bisogno”. Dolores ha iniziato a marzo uno sciopero della fame che ha dovuto interrompere ad inizio di aprile per gravi complicazioni. I medici che l’appoggiano e che hanno seguito il suo caso, l’hanno convinta ad interrompere, però ora: “ho bisogno della forza di tutti per continuare ad esercitare pressione sul governo. Non voglio far notizia, semplicemente chiedere giustizia non solo per me, ma per le persone con disabilità” Se alcuni fili si assottigliano, altri nodi si stringono e rafforzano. In epoca di crisi economica, in difesa dei diritti dei disabili si stanno moltiplicando le iniziative delle organizzazioni già esistenti, mentre ne nascono di nuove. A marzo è nata Viscoval, Asociacion para la Vida indipendiente de la comunitat valenciana, che promuove la partecipazione attiva delle persone con disabilità nella vita pubblica. Poi la Plataforma (insieme i organizzazioni) in difesa della Ley de Dipendencia, nata per cancellare dalla legge l’introduzione del ticket anche per le persone disabili. 10 aprile Fonte: vita.it 17 CEM ROMA, SI CHIUDE: L’ANNUNCIO SENZA SPERANZA DELLA CROCE ROSSA Il centro ospita ragazzi disabili. Attività interrotta dal primo giugno “malgrado la ricerca spasmodica di collaborazione da parte della regione Lazio e della Asl Rmd”. I genitori continuano a raccogliere firme: “Si è sicuri di avere fatto il possibile?" ROMA – “E’ con grande dispiacere e sentito rammarico che scrivo queste poche righe. La chiusura definitiva del Cem è prevista per il 1° giugno 2013”. Parole secche, essenziali. Che arrestano progetti, demoliscono percorsi di riabilitazione e relazioni, e demoliscono quell’ultima speranza alla quale da mesi i genitori di persone con disabilità erano appesi. Davanti a loro adesso si apre l’ignoto. Non si è riusciti nell’intento della presa in carico da parte della sanità regionale del Lazio (inutile “la ricerca spasmodica di collaborazione e attenzione da parte della Regione Lazio e della Asl Rmd”), e il Centro di educazione motoria della Croce Rossa di via Ramazzini di Roma chiude. “Saranno sospesi progressivamente tutti i servizi erogati presso la struttura del Centro, compresi quelli ambulatoriali”, scrive ancora nella sua breve missiva ai familiari degli utenti Flavio Ronzi, già commissario straordinario e attualmente presidente del Comitato provinciale della Croce Rossa di Roma. Al Comitato dei genitori si consiglia di “contattare il direttore sanitario del Cem e le Asl di competenza per evitare l’insorgere di ulteriori disagi per gli utenti nel trasferimento presso altre strutture, così da proseguire l’eventuale proseguimento dei progetti terapeutici presso le Asl di riferimento nella maniera più efficiente e con il minor aggravio possibile”. Ronzi non manca di mettere nero su bianco quella che definisce “la miopia delle istituzioni” che “ci hanno denunciati perché continuavamo l’assistenza ai ragazzi”. La denuncia in particolare è arrivata “per mancanza delle autorizzazioni sanitarie per un Centro che esiste e opera in accreditamento da 50 anni. Vogliono costringerci a chiudere e ci stanno riuscendo. Nessun rispetto per i ragazzi neurolesi e le loro famiglie che vivono qui”. Sarebbero arrivati “verbali a cascata” dalla Asl Roma D. “Nell’ultimo mese il direttore generale della Cri è stato raggiunto dalla contestazione per la presunta violazione dell’art. 193 del R.D. 1265/34, nonché da numerosi verbali per contestazioni varie, tra le quali il fatto che i ragazzi disabili del Centro diurno maneggerebbero prodotti alimentari mentre svolgono il loro laboratorio di cucina senza le autorizzazione Haccp”. In questa querelle, 50 persone gravemente disabili e le loro famiglie si ritrovano al buio. Senza uscite di sicurezza. L’associazione dei genitori del Cem e il Comitato di genitori i cui figli svolgono un progetto riabilitativo ambulatoriale presso il Centro comunicano e si tengono vicendevolmente aggiornati tramite i social network. Su Facebook passano pensieri e sconforto ma soprattutto la forza e la volontà di lottare perché i propri figli non subiscano conseguenze da questa vicenda. Si continuano a raccogliere firme (ad oggi sono oltre 300).E solo un giorno fa scriveva Carmela Putorti, mamma di una “ex ospite” da fine 2011 “abitante fissa del cielo”: “Come si può pensare di chiudere un centro d'eccellenza come il Cem di via Ramazzini senza pensare che così facendo si manda a morte certa 49 ragazzi disabili gravi e delicati come quelli assistiti e curati lì, da oltre 40 anni che, con l'impegno e la professionalità di operatori che li amano come fratelli e figli hanno avuto una qualità di vita che non potranno certo avere in altri centri, alcuni dei quali lager e lo sapete tutti? Per non parlare poi del reparto Archimede e dei suoi 13 ragazzi disabili meno gravi ma ben inseriti in diurno e dei 35 bambini degli ambulatori di riabilitazione del Cem?”. Prosegue la signora Carmela: “La Croce Rossa è certa di avere fatto tutto il possibile rendendo di dominio pubblico (così come sponsorizza tanto bene altre cose) il Centro? Nessuno ne ha mai sentito parlare! A questo punto mi viene un atroce dubbio – conclude la signora -: ma non è che i ragazzi hanno vissuto troppo grazie alle cure avute al Cem e che questa manovra altro non è che un modo elegante per ripristinare la Rupe Tarpea senza dare troppo nell'occhio? Se si chiude il Cem, per loro sarà morte certa”. Intanto stasera a “Piazza pulita”, la trasmissione con Corrado Formigli su La 7, interverranno rappresentanti del Comitato genitori e dell’associazione di genitori Agecem per portare sotto i riflettori di un più vasto pubblico la vicenda. (30 aprile 2013) Fonte: RedattoreSociale.it 18 UN “GARANTE” PER AVERE UNA CASA POPOLARE? NO, GRAZIE! Viola infatti la Costituzione, la Convenzione ONU e anche, a nostro avviso, la Legge che tutela dalle discriminazioni le persone con disabilità, quella procedura adottata dall’ALER di Milano, che alle persone con disabilità intenzionate a ottenere un alloggio popolare, richiede un garante che se ne prenda la responsabilità, per ogni evenienza che possa verificarsi «Quella procedura viola palesemente l’articolo 3 della Costituzione, che impone un principio di uguaglianza tra tutti i cittadini, senza differenza per condizione sociale e anche i princìpi fondamentali contemplati dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che dal 2009 è Legge del nostro Paese [Legge 18/09, N.d.R.]». La denuncia – proveniente da Arianna Colonello, persona con disabilità e componente della Lista Civica Brescia con la Gente, costituitasi nella città lombarda in occasione delle prossime elezioni amministrative di fine maggio – riguarda la prassi adottata a Milano dall’ALER (Azienda Lombarda Edilizia Residenziali), che alle persone con disabilità intenzionate a ottenere un alloggio popolare, richiede un garante che se ne prenda la responsabilità, per ogni evenienza che possa verificarsi. Una procedura che – se confermata – è anche, a nostro avviso, in aperta violazione della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), al cui secondo articolo, lo ricordiamo, si parla di «discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga». Oltre a informare la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la componente lombarda di essa, la LEDHA (Lega Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità), Colonello – che intende anche, se necessario, portare la questione alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – coglie l’occasione per affermare «l’opportunità di creare a Milano un Osservatorio sulle Condizioni delle Persone con Disabilità, onde evitare altre ingiustizie come questa e avere un monitoraggio dell’effettiva applicazione della Convenzione ONU». (S.B.) (30 aprile 2013) Fonte: Superando.it 19 DISABILITÀ A ROMA, LE RICHIESTE DELLE CONSULTE AL SINDACO ALEMANNO C’è anche un “pacchetto casa” nel documento presentato al sindaco: uno spazio sul sito istituzionale per facilitare il cambio di alloggio popolare, l’abbattimento del limite di metratura per l’alloggio popolare e l’eliminazione dell'Imu ROMA – Sostenere il ruolo e l’attività del delegato del sindaco di Roma per la disabilità, Michele Colangelo, e recepire una serie di richiesta da parte dei romani con disabilità: ieri una delegazione delle Consulte handicap dei diversi municipi romani ha presentato al sindaco Gianni Alemanno una petizione e un documento. La petizione contiene le firme raccolte a sostegno del delegato, che “si è battuto perché la recente riforma dell’assistenza domiciliare guardasse soprattutto ai bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie, alle quali deve essere finalmente riconosciuto il diritto di scelta sul tipo di prestazioni alle quali avere accesso”: in altre parole, l’assistenza indiretta, che permetterebbe ai “caregiver” di scegliere il proprio assistente, senza la mediazione delle cooperative. “La promozione di quest’ultima – si legge nella nota consegnata dai delegati al sindaco - ha ovviamente toccato gli interessi di chi è coinvolto più che nel benessere della persona con disabilità nell’allargamento del potere delle cooperative, e non solo quelle di qualità che comunque esistono. L’aspetto più grave – denunciano - è rappresentato dal boicottaggio che alcuni Municipi stanno chiaramente portando avanti mandando a rilento le rivalutazioni del bisogno necessarie alla modifica del servizio, e penalizzando pesantemente le famiglie disabili. Il documento contiene poi una serie di richieste: innanzitutto, i promotori chiedono che il Sindaco “confermi che il diritto di scelta da parte dei disabili e delle famiglie è inviolabile” e quindi “attivi strategie e strumenti che facciano immediatamente partire il lavoro dei Municipi sulla Riforma dell’assistenza domiciliare”. Altro aspetto critico per la disabilità a Roma è rappresentato dalle liste di attesa per i servizi, per cui si chiede che si proceda alla loro ottimizzazione, anche “eliminando i privilegi dei ‘diritti acquisiti’ che di fatto lasciano fuori migliaia di disabili”. I promotori chiedono poi che sia creata una “Commissione di cittadini per l’individuazione e la messa a disposizione di aree comunali dismesse in ogni Municipio, per la realizzazione di attività autogestite dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie”. Infine, c’è la richiesta di un “pacchetto casa” per la disabiltà, che preveda “uno spazio online sul sito del Comune, perché coloro che hanno bisogno di un cambio di alloggio popolare – frequente in caso di presenza nel nucleo di persone con disabilità – possano facilmente incontrarsi virtualmente; l’abbattimento del limite della metratura per l’assegnazione di alloggio popolare in presenza di disabili e diritto prioritario di scelta dell’immobile; l’abbattimento immediato dell’IMU per i nuclei familiari con persone con disabilità che prescinda dal proprietario dell’immobile, comunque parente od affine entro il secondo grado, e il cui certificato storico anagrafico provi la convivenza stabile da almeno 5 anni con almeno uno dei proprietari”. Il sindaco Alemanno ha assicurato che le proposte saranno recepite nel suo programma elettorale. (cl) 24 aprile Fonte: redattore sociale 20 GARANTE PER LE PERSONE CON DISABILITÀ: DOPO LA SICILIA E LA PUGLIA, TOCCA ALLA TOSCANA Sarà nominato anche a Pisa, in base alla delibera appena approvata dal Consiglio comunale. Ha la funzione di mediare tra i cittadini disabili e le istituzioni, per segnalare irregolarità e negligenze delle amministrazioni ROMA. Dopo la Sicilia e la Puglia, anche in Toscana arriva il garante per le persone con disabilità: è stata approvata ieri all'unanimità, da consiglio comunale, la delibera che ne regolarmenterà le funzioni e individua i criteri di elezione, attraverso selezione pubblica. Il garante, secondo quanto previsto dal regolamento, riceve un incarico triennale, rinnovabile per una sola volta: in via transitoria, è previsto che il primo incarico abbia una durata sperimentale di un solo anno e sia gratuito. "Il Garante - si legge nel regolamento - si pone come un punto di riferimento per le persone con disabilità, per la tutela dei loro diritti e degli interessi individuali o collettivi in materia di disabilità". Egli interviene, "su istanza di parte o di propria iniziativa, in ordine a ritardi, irregolarità e negligenze nell'attività dei pubblici uffici di cui ai precedenti commi al fine di concorrere al buon andamento, all'imparzialità, alla tempestività ed alla correttezz! a dell'attività amministrativa" La sua funzione, quindi, consiste nel ricevere segnalazioni da parte delle persone disabili o delle loro famiglie, in merito sopratutto a inadempienze delle istituzioni, sulle quali esercita un'azione di controllo e pressione. "E' un ruolo simile a quello del difensore civico - spiega Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish - con un potere quindi assai limitato. Il suo parere infatti non è vincolante. Inoltre, la sua indipendenza rischia di essere pregiudicata dalla nomina politica che riceve". In Italia, sono poche le amministrazioni che, fino ad oggi, si sono dotate di questa figura: il primo garante è nato in Sicilia, dove tuttora si trova l'ufficio del Garante nazionale. A fare da apripista, è stata l'associazione Sportiva Culturale pro H "Aquile" di Palermo che, a partire dal 2003, ha sostenuto l'istituzione del garante in altri comuni siciliani: Corleone, Piana degli Albanesi, Bisacquino, Prizzi, Ciminna, Valledolmo. Successivamente, uffici del garante sono stati aperti anche in Puglia, presso i comuni di Ugento e Gallipoli, in provincia di Lecce. (cl) 8 aprile Fonte: SuperAbile.it 21 LA DISABILITÀ"PER VIE LEGALI": STRUMENTI GIURIDICI PER FAR VALERE DIRITTI RICONOSCIUTI Ricorsi collettivi, class action, amministratore di sostegno, garante: sono alcune delle strade che le persone disabili e le loro famiglie possono percorrere quando i loro diritti sono violati ROMA. Il diritto c'è, ma a volte non si vede: e così la disabilità finisce in tribunale. Sono sempre più frequenti i casi in cui le persone con disabilità e le loro famiglie sono costrette a intraprendere le vie legali per far valere diritti riconosciuti ma spesso inosservati: sostegno scolastico, accertamenti, indennità sono solo alcune delle questioni che più spesso approdano sui tavoli degli avvocati. Numerosi sono gli strumenti che le famiglie hanno a disposizione, per far valere i propri diritti: Salvatore Nocera, avvocato e vicepresidente della Fish, ci aiuta a ripercorrere quelli principali. "Occorre innanzitutto distinguere tra tutele giuridiche individuali e tutele generali. Per quanto riguarda le individuali, gli strumenti principali sono l'amministratore di sostegno (che affianca il singolo nel compimento di atti giuridici svolgendo una funzione simile a quella del tutore), la tutta la normativa sulla non discriminazione delle persone con disabilità e naturalmente gli avvocati. A livello di tutela collettiva, invece, si sta recentemente affermando la class action, che però di solito non risolve la controversia a livello giuridico, ma costringe l'amministrazione a mettersi in linea nel rispetto delle norme di correttezza". Più vincolanti giuridicamente sono invece "le azioni legali collettive, a cui si ricorre sempre più spesso, per esempio, rispetto al riconoscimento delle ore di sostegno scolastico". C'è poi il "ricorso alla Corte costituzionale, che riguarda la violazione da parte della legge dei diritti fondamentali. Io credo però - conclude Nocera - ! che il luogo migliore cui le famiglie possano rivolgersi per una tutela giuridica dei propri diritti siano le associazioni e, ancor di più, le federazioni. Si sta infatti rafforzando, giorno dopo giorno, la parte di attività che queste dedicano alla tutela dei diritti: la legge 383/2000 infatti consente alle associazioni di promozione sociale di rappresentare in giudizio i propri iscritti, o anche i non iscritti le cui richieste rientrino nelle finalità dell'associazione stessa. La legge 67/2006 si riferisce, in particolare, alle associazioni delle persone disabili. La Ledha di Milano, per esempio, sta svolgendo un ruolo sempre più importante a livello giuridico, curando un gran numero di cause di persone con disabilità". Per quanto riguarda la figura del "garante delle persone disabili, si sta lentamente diffondendo in alcune parti del territorio nazionali, ma ha poteri molto limitati e non so quanto effettivamente sia operativo". Un'esperienza particolare, a livello giuridico, è quella del Tribunale delle persone disabili, inaugurata dall'Anffas nel 1999. "Dopo un lavoro di 10 anni - riferisce Roberta Speziale, responsabile comunicazione dell'associazione - l'attività è stata sospesa nel 2009, ma solo per essere rilanciata in una chiave maggiormente mediatica, che in questo momento stiamo studiando. Il Tribunale, presente in diverse città, selezionava alcuni casi eclatanti che ci venivano segnalati dalle famiglie e li trattava sessioni che simulavano l'aula di un tribunale: un collegio di magistrati forniva un parere non vincolante ma giuridico. Si avvaleva di referenti molto autorevoli, tra cui Grasso e Calabrò, che fornivano un utile indirizzo alle famiglie. Ora - spiega Speziale - il lavoro di accompagnamento alle famiglie continua, da parte nostra, attraverso gli sportelli "Sai?" (servizio accoglienza e informazione), avviati nel 2003 e oggi divenuti oltre 80, presenti su tutto il territorio n! azionale. Qui le famiglie possono ricevere informazioni e consulenze legali gratuitamente ed essere accompagnate in un eventuale azione legale. Ora, visto il gran numero di richieste in merito a sostegno scolastico, prime diagnosi e certificazioni, stiamo avviando degli sportelli specifici per l'età evolutiva". (cl) 8 aprile Fonte. SuperAbile.it 22 DISABILI, BREVE GUIDA ALLE NUOVE AGEVOLAZIONI FISCALI L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una versione aggiornata a marzo 2013 sui benefici che la legge riconosce a favore dei contribuenti portatori di disabilità. Si tratta di un documento utile ad individuare con precisione gli aventi diritto e consentire una più agevole fruizione dei benefici introdotti dalle norme tributarie in questi ultimi anni, da cui Vita.it per facilatare e rendere più fruibile la consultazione ha ricavato questa breve guida scaricabile gratuitamente che trovate in allegato. Tra le principali novità segnalate: l’aumento delle detrazioni Irpef riconosciute ai contribuenti con figli a carico, l’agevolazione dell’Iva ridotta al 4% per l’acquisto di veicoli in leasing, l’esenzione dalla tassa annuale sulle imbarcazioni dei disabili con determinate patologie, le semplificazioni introdotte dal decreto legge n. 5/2012 riguardo alle certificazioni delle persone con disabilità. In particolare, vengono attenzionate le regole e le modalità da seguire per richiedere le agevolazioni. 5 aprile Fonte: vita.it 23 LINGUAGGIO FACILE DA CAPIRE E DA LEGGERE Informazioni poco chiare o documenti troppo complessi e così diventa complicato per chi ha una disabilità intellettiva comprendere i testi e accedere ai servizi. Da qui l’importanza di un linguaggio facile da capire, per tutti. È l’obiettivo del progetto europeo «Pathways- Creazione di percorsi di apprendimento permanente per adulti con disabilità intellettiva», promosso dalla rete Inclusion Europe - l’associazione europea per i diritti delle persone con disabilità intellettiva - e finanziato nell’ambito dei programmi di formazione permanente dell’Unione Europea. I partner dell’iniziativa sono Associazioni dei Paesi membri. Per l’Italia partecipa l’Anffas, Associazione nazionale di famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. INFORMAZIONI POCO CHIARE. «La maggior parte delle informazioni, per esempio su salute, sicurezza o diritti, sono di fatto poco chiare e non accessibili alle persone con disabilità intellettiva – afferma una delle formatrici del progetto Pathways, Roberta Speziale, responsabile dell’area politiche sociali di Anffas – . Sono carenti, inoltre, gli strumenti per facilitare la loro partecipazione a iniziative di formazione, come per esempio corsi di lingua straniera o informatica. Se poi pensiamo alle recenti elezioni politiche – continua Speziale – sono state pochissime le informazioni a disposizione di tutti in modo davvero chiaro e comprensibile, eppure anche le persone con disabilità intellettiva hanno diritto al voto e dovrebbero poterlo esercitare con consapevolezza». «NON SCRIVETE SU DI NOI SENZA DI NOI».Già durante la prima fase del progetto Pathways nel 2009, Associazioni di altri Paesi avevano prodotto in un formato chiaro e comprensibile alcuni materiali come opuscoli d’informazione, documenti politici e istituzionali, leggi, notizie, siti. Le informazioni facili da leggere e da capire, infatti, aiutano le persone a trovare le cose di cui hanno bisogno e anche a prendere delle decisioni o a fare delle scelte. Ora, nella seconda fase del progetto, sono state avviate iniziative di formazione che coinvolgono le stesse persone con disabilità intellettiva, in modo che questo metodo di comunicazione possa diffondersi il più possibile. «In questi mesi l’Anfass ha tradotto e adattato in lingua italiana alcuni materiali informativi di Inclusion Europe» riferisce Speziale. Tra il materiale tradotto in italiano ci sono gli opuscoli «So quello che voglio, compro ciò che voglio!», «Il diritto di voto per le persone con disabilità in! tellettiva o relazionale», «Insegnare può essere facile» e «Non scrivete su di noi senza di noi». SEMPLICI REGOLE. Scrivere in formato facile da leggere non è semplice e scontato. Per questo l’Anfass ha coinvolto nel progetto persone con disabilità intellettiva che hanno ricevuto anche un’apposita formazione. «Insieme a loro sono state elaborate semplici regole, che però devono essere seguite con attenzione – spiega Speziale – . Parlare lentamente, o scrivere brevi periodi, usare parole semplici e spiegare quelle più complesse, evitare concetti difficili, oppure ripetere i passaggi più impegnativi: sono queste alcune delle indicazioni che abbiamo seguito e abbiamo iniziato ad adottare in molti contesti – continua la formatrice dell’Anfass – . Stiamo cercando di coinvolgere in tutte le iniziative il maggior numero possibile di persone con disabilità: dopo aver seguito un percorso di formazione, svolgono un ruolo di “lettori di prova”, cioè aiutano a controllare che testi, immagini e documenti siano realmente prodotti in formato facile da leggere».! di Maria Giovanna Faiella 7 aprile Fonte: corriere della sera 24 25 26 Rassegna stampa realizzata da Valerio Serino Ufficio Politiche per le disabilità – Cgil Nazionale tel. 068476514 [email protected] [email protected] 27