La proposta
L’attività specifica che vorremmo realizzare all’interno del carcere è
sintetizzata al punto c) sotto riportato. Tale intervento tende a porsi
all’interno di una “cornice” di altre attività che si collocano temporalmente in
momenti precedenti e posteriori alla carcerazione del soggetto
tossicodipendente.
Le direzioni dell’intervento
Prima della carcerazione:
a) Possibilità di essere, nel nostro lavoro di strada, divulgatori di semplici
informazioni relative agli aspetti legali per persone con provvedimenti penali o
amministrativi a carico.
Durante la carcerazione:
b) predisposizione di uno spazio informativo sui temi della riduzione del danno
all’interno del carcere, con esposizione di una bacheca munita di opuscoli
informativi e copie del giornalino di strada “Ladri di biciclette”;
c)
conduzione e animazione di gruppi di discussione con persone detenute
tossicodipendenti sul tema del proprio corpo, in relazione alla propria
condizione di dipendenza, avvalendosi di tecniche animative.
In previsione della scarcerazione:
d ) individuazione e realizzazione di una strategia efficace, frutto di un buon
coordinamento tra Servizi, che riduca i rischi di overdose al momento
dell’uscita dal carcere per i detenuti tossicodipendenti;
Ecco ora per ogni indirizzo, sottolineato da un “titolo ad effetto”, il
necessario approfondimento:
a)
Comunicazione giudiziaria? E adesso che faccio?
Predisposizione di una serie di semplici collegamenti tra Servizi che
consentano di fornire ad un più ampio spettro di persone tossicodipendenti una
serie di informazioni di base utili per usufruire del beneficio di pene alternative e di
venire orientati ad affrontare nel modo più consono la loro situazione giudiziaria.
A tale scopo si sta pensando di preparare degli appositi semplici opuscoli
chiarificanti, frutto dell’esperienza conseguita dal personale del Sert di Venezia e
Mestre e del CSSA; di interpellare come parte integrante della rete il Difensore
Civico della provincia; di utilizzare le consulenze di un Avvocato disponibile.
b)
Spazio bacheca
Come già effettuato in altri ambiti del territorio (reparto Malattie Infettive
dell’Ospedale Civile di Venezia; alcune Farmacie) pensavamo di richiedere
l’autorizzazione ad esporre una bacheca in legno compensato delle dimensioni di 60
x 80 cm, leggera e facilmente installabile con due chiodi da muro.
La Bacheca espone degli opuscoli che concernono i seguenti argomenti:
droghe e psicofarmaci (perché evitare i “mix” più pericolosi); biglietti dove sono
indicati i luoghi ed i giorni in cui le Unità di Strada di Mestre e Venezia effettuano le
loro uscite; droga e Aids (opuscolo informativo del Ministero della Sanità);
indicazioni pratiche su come prestare attenzione alle precauzioni necessarie in caso
di rapporti sessuali e di iniezioni di sostanze stupefacenti; mappa dei Servizi Socio
Assistenziali (mense, dormitori, ecc) presenti nel territorio.
Oltre a questi vi saranno esposte copie del giornale di strada “Ladri di
biciclette” scritto e divulgato da consumatori attivi in contatto con le Unità di Strada
e da due operatori della Riduzione del Danno.
Di tale materiale viene fornita copia per consentire di prenderne visione, allo
stesso scopo si allega una fotografia della bacheca.
Il giornale viene stampato quattro volte l’anno, si potrebbero concordare le
modalità di distribuzione delle copie in carcere ad ogni nuova uscita del giornalino o
in caso di esaurimento dello stesso.
c)
Questione di pelle:
dal buco al tatuaggio,
il rapporto con il nostro corpo
Laboratorio di discussione sul nostro corpo e sulla nostra
tossicodipendenza
a partire dalla possibilità di tatuarsi e di essere tatuati
con le “henné” in carcere
Questa proposta non prevede spinte troppo accentuate rispetto alla prassi
quotidiana finora consolidata di intervento da parte delle organizzazioni che già
operano all’interno del carcere, pur mantenendo le prerogative degli interventi di
Riduzione del danno .
Tende a collegarsi idealmente ad una iniziativa che già è stata attuata
all’interno delle carceri veneziane alcuni anni fa.
Ci riferiamo ai laboratori di
fotografia e video sul ritratto e l’autoritratto promossi dal Servizio in Aree
Penitenziarie del Comune di Venezia, svolti nel 1996/’97/’98 e condotti da Stefano
Ghesini, Annalisa Ceolin e Giorgio Bombieri che ha visto diverse persone detenute
posare e farsi ritrarre ponendo orgogliosamente in evidenza parti del loro corpo
tatuate.
Questa esperienza ha ribadito quanto il tatuaggio rappresenti nell’immaginario
e nella pratica di vita di un considerevole numero di persone che entrano in
contatto con il carcere un importante elemento di caratterizzazione di sé, di
esposizione del proprio corpo agli sguardi altrui ed allo stesso tempo di copertura
dello stesso (quasi una seconda pelle).
A partire da questa forma di interesse diffuso vorremmo riuscire a ricavare, con
le persone tossicodipendenti all’interno del carcere, uno spazio di attenzione, di
pensiero , di confronto, di confidenza e di sperimentazione sul corpo, uno spazio di
conoscenza, di messa in circolo di abitudini legate al proprio stile di vita ed alla
propria pratica di tossicodipendenza, che potremmo chiamare :”laboratorio
tatuaggio”.
Sapendo che la pratica di tatuaggio vero e proprio presenterebbe difficoltà ad
essere realizzata all’interno del carcere, abbiamo optato per la forma di tatuaggio
non definitivo con un colorante naturale (henné) impresso senza incisioni di alcun
tipo (sostanzialmente un disegno sulla pelle che rimane impresso per circa due
mesi e poi si stinge naturalmente).
Dallo spunto offerto dal poter aggiungere altri tatuaggi temporanei sul proprio
corpo o sperimentarsi ad eseguirli su altre persone, ci si può addentrare nello
specifico delle precauzioni da tenere per fare un buon tatuaggio, per arrivare a
quelle da tenere nel caso di iniezione di sostanze stupefacenti nel nostro corpo, o
nel momento in cui abbiamo rapporti sessuali.
Ci sarà modo di inserire all’interno “del laboratorio” momenti di visione di video
cassette interessanti su quanto scritto, di letture sull’argomento, di semplici
approfondimenti storici ed antropologici sulla body-art, di animazione di gruppo con
attività ludico motorie legate al corpo, di lavori di gruppo autoorganizzati; di
realizzazione di corsi di “sopravvivenza” in caso di overdose, in caso di rapporti
sessuali e di pratiche iniettive.
Ricordo a questo riguardo che l’Unità di Strada
ha consolidato in questi anni una significativa esperienza nel campo dei corsi di
“sopravvivenza” che potrebbe mettere a disposizione in questa occasione.
c)
Pensiamo all’uscita
Quest’ultima opportunità è ancora in via di ideazione. Il
principio
che
accomuna un po’ queste diverse proposte è quello di incanalare in una direzione
comune sinergie già presenti o in via di definizione tra diversi soggetti Istituzionali e
non.
Rispetto a questa situazione specifica - la scarcerazione di persone
tossicodipendenti - è il caso di iniziare a pensare a formule di contatto, prima e
dopo la dimissione, che vadano dal breve colloquio di raccomandazione e consigli
utili sul rischio di overdose alla costituzione di uno sportello di orientamento e
sostegno.
Finalità ed obiettivi
Finalità dell’intervento:
1. offrire strumenti che consentano ai t.d. attivi di aver maggior cura
della propria salute a partire dal luogo di detenzione ove sono
costretti;
2. contenere il deterioramento psico – fisico – sociale a cui sono
soggette le persone tossicodipendenti attive che, aldilà dei periodi di
detenzione, conducono “vita da strada” ;
3. far entrare operativamente il Servizio R.d.D. all’interno della Casa
Circondariale di S. Maria Maggiore a Venezia.
Obiettivi generali:
1. 1. Ridurre i comportamenti a rischio di infezione da virus HIV
e di altre malattie infettive dei t.d. attivi in ambiente
carcerario e successivamente all’esterno ;
2.1. instaurare primi contatti con t.d. detenuti, con la possibilità di
ripristinare il rapporto con loro nella strada, una volta
scarcerati;
3.1. attivare una formula di collaborazione concreta tra Servizio
R.d.D., Organizzazione penitenziaria, Sert e C.S.S.A.
all’interno del carcere.
Obiettivi specifici:
1.1.1. Effettuare una serie di incontri sul tema del proprio corpo con la
popolazione carceraria interessata;
1.1.2. Avvalersi di diversi tipi di iniziative, (audiovisivi, opuscoli anche
autoprodotti, incontri a tema con esperti, testi di riferimento)
per articolare una informazione di base sugli aspetti sanitari
1.1.3.
2.1.1.
2.1.2.
3.1.1.
elementari e sui servizi disponibili all’interno ed all’esterno del
carcere;
Effettuare dei brevi corsi di “sopravvivenza” sul soccorso in caso
di overdose, sulle precauzioni in caso di rapporti sessuali e sulle
condizioni meno rischiose di utilizzo di materiale iniettivo –
come previsto dalla Delibera Regionale n° 1588 del 4/2000
prima menzionata – ;
Stabilire dei contatti che consentano di far conoscere il nostro
Servizio alla popolazione carceraria;
Facilitare forme di espressione scritta, grafico – pittorica,
riguardanti la propria e l’altrui condizione di tossicodipendenza;
Organizzare momenti di confronto, scambio e
formazione reciproca tra i Servizi sopra menzionati.
Modello d’intervento/
attività
Obiettivi
1.
Attivita’
Utilizzare “l’attrattiva” del TATUAGGIO per coinvolgere in
laboratori di attività corporee le persone interessate. Il
“laboratorio tatuaggio” potrà essere gestito da un
operatore del Servizio R.d.D. e da una persona capace di
eseguire tatuaggi non permanenti, senza l’utilizzo di aghi
(della durata di due mesi circa), pur essendo informata su
vari tipi di tatuaggi e capace di dare indicazioni precise su
come farseli fare nel modo più sicuro e professionale.
Tale laboratorio permetterà di giungere ad affrontare
tematiche relative al proprio corpo, al modo in cui ce ne
prendiamo cura, al modo in cui ci piace decorarlo con i
tatuaggi, al modo in cui lo esibiamo, al modo in cui gli
facciamo affrontare “sensazioni forti”, al sesso sicuro, alle
malattie sessualmente trasmissibili, ai rischi collegati all’uso
di droghe per via iniettiva, ai mix ottenuti dall’uso di più
sostanze e potrà divenire luogo idoneo a proporre e
realizzare corsi di “sopravvivenza”;
2.
3.
Attraverso l’attività di “laboratorio” ed i contatti tramite il
giornalino (vedi attività successiva), vi potrà essere modo di
conoscere persone a cui, una volta uscite dal carcere,
potrebbe tornare utile ricontattare l’Unità di strada del
Servizio R.d.D.;
attraverso il posizionamento di una bacheca (in condizioni
di sicurezza) provvista di informazioni sul servizio R.d.D. e di
copie a distribuzione gratuita del giornale di strada
trimestrale “Ladri di biciclette” si darà darà ai detenuti
la possibilità di leggere, e, alle persone interessate, anche di
contribuire dal carcere, alla stesura del giornalino con le
modalità preferite (disegni, collage, poesie, articoli.…);
Preparazione di un opuscolo informativo sugli aspetti
legali legati all’uso di sostanze stupefacenti.
Idea
già elaborata ed in parte realizzata dall’unità di strada di
Mestre che potrebbe vedere l’équipe della R.d.D. di Mestre e
Venezia confrontarsi con l’a.s. Ronchini e la dott.ssa
Saggioro del Sert di Mestre e Venezia e con la dott.ssa
Ghetti del C.S.S.A., la distribuzioni dell’opuscolo potrà poi
avvenire all’interno delle sedi dei Servizi, come pure in
strada ;
Individuazione di una strategia comune di riduzione del
danno rispetto al rischio overdose all’uscita dal carcere –
approfondimento
del
fenomeno
a
Venezia,
documentazione della situazione attuale, censimento
altre esperienze in proposito presenti nel territorio
Italiano;
momenti di conoscenza e confronto con gli operatori
carcerari prima dell’avvio dell’esperienza laboratorio e del
posizionamento della bacheca del giornalino di strada ;
individuare possibili collaborazioni future ( a lungo
termine) tra Servizi, da attivare con la popolazione
carceraria straniera.
I tempi del progetto
Il progetto, presentato nei primi giorni di gennaio 2001, si auspica sia
operativo già dai mesi di marzo/aprile 2001.
Si potrà garantire una presenza settimanale di due/tre operatori per tutta la
rimanente parte dell’anno 2001.
I gruppi che si verranno a comporre seguiranno il laboratorio per quattro
volte consecutive (sostanzialmente il laboratorio tatuaggio per ogni singolo
soggetto interessato avrà la durata di un mese).
Il laboratorio si potrà realizzare in ognuna delle tre strutture carcerarie
presenti a Venezia (mai in contemporanea), in ognuna di queste seguirà il suo ciclo
di quattro incontri.
L’opportunità o meno di realizzare, in un determinato periodo, il laboratorio in
una struttura piuttosto che in un’altra sarà suggerita dalla dott.ssa Saggioro.
Di fatto possiamo ipotizzare che se l’intervento partisse in aprile del 2001
prevederebbe 36 incontri con 9 gruppi diversi
Le fasi del progetto
Dal momento in cui il progetto viene sottoposto alla visione della
Responsabile dell’Unità Operativa Area Detenzione del Sert di Venezia, dott.ssa
Saggioro, inviato per conoscenza alla Responsabile del CSSA, dott.ssa Ghetti e
successivamente visionato ed accettato dalla Direzione delle Carceri Veneziane si
intendono seguire i seguenti passaggi:
Presentazione del progetto agli operatori del carcere / raccolta di
suggerimenti ed accorgimenti per effettuare al meglio l’intervento /
confronto su eventuali modalità di collaborazione / richiesta di autonomia di
movimento durante la durata dei laboratori / richiesta di liste indicative di
persone che potrebbero essere interessate a partecipare all’esperienza /
individuazione di procedure adeguate per attivare una certa forma di
pubblicità atta a consentire la libera e consapevole partecipazione dei
detenuti a questo “laboratorio” / individuazione degli spazi idonei per il
laboratorio” e per l’esposizione della bacheca con giornalino di strada “Ladri
di biciclette” e gli opuscoli del Servizio Riduzione del Danno.
Previsione indicativa di due/tre incontri preparatori;
individuazione, su indicazione del Sert di Venezia, dell’Istituto
carcerario (sui tre presenti a Venezia) dove di volta in volta è più
opportuno effettuare il ciclo (quattro volte) di incontri con il gruppo di
detenuti interessato;
formazione dei gruppi di detenuti tossicodipendenti interessati al
“laboratorio”, su indicazione della Direzione carceraria.
La
composizione numerica di ogni gruppo non deve essere superiore alla
decina di unità.
La durata del laboratorio, per ogni gruppo, è pari a
quattro incontri a cadenza settimanale di due ore ciascuno;
conduzione, animazione, facilitazione della discussione e delle attività
all’interno dei gruppi che si sono venuti a costituire ;
monitoraggio dell’intervento attraverso le verifiche periodiche e le
possibilità di avvalersi della supervisione della dott.ssa Saggioro durante
l’intero arco dell’intervento.
In contemporanea alle attività legate al laboratorio verranno realizzate le
iniziative riportate ai punti
a), b) e d).
Le risorse da attivare
Le persone che parteciperanno (mai più di tre alla volta) all’iniziativa
saranno:
sempre
Talvolta
un operatore del Servizio Riduzione del Danno ed un esperto che
conosce la tecnica del tatuaggio.
a seconda della particolarità del singolo incontro potranno
aggiungersi: un secondo operatore RdD o un esperto a tema o un
secondo esperto del tatuaggio.
I materiali saranno:
- colore naturale henné
- materiale di cancelleria
- materiale per attività
Valutazione
Verranno approntati degli indicatori di risultato che potranno andare a
individuare : 1) l’interesse suscitato (l’andamento della frequenza); 2) la capacità di
“aggiustamento del tiro” durante l’anno di attività (facilitato dall’organizzazione a
moduli di quattro incontri); 3) gli strumenti più graditi dai partecipanti (tatuaggio,
video, corsi di sopravvivenza, discussione interna, esperti esterni, attività
animativa); 4) l’utilizzo della bacheca all’interno del carcere; 5) il numero di incontri
tra Servizi, il motivo degli incontri, la ricaduta sul piano operativo di questi incontri.
I costi
Il costo complessivo si aggira intorno a 6 / 7.000.000 di £
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Laboratori in carcere