Ancora L’ Poste Italiane spa spedizione in a.p. D.L.353/03 (conv. In L.27/02/2004 N°46) art.1 comma 2 e 3 AUT C/RM/103 2004 www.luiginovarese.org RIVISTA MENSILE del centro volontari della sofferenza Settembre/Ottobre 2015 9/10 misericordia io voglio (Mt 9,19) I sofferenti testimoni di misericordia Ultime pubblicazioni LEONARDO NUNZIO DI TARANTO La Parrocchia e la Pastorale della Salute EDIZIONI CVS La Parrocchia e la Pastorale della Salute Leonardo N. Di Taranto, p. 188, € 10 ISBN 978-88-8407-232-0 Il tema-problema della “parrocchia” torna prepotentemente di attualità. Anche la Chiesa italiana lo considera come punto di partenza per il rinnovamento delle comunità cristiane. Il testo affronta la questione da un’angolatura specifica. La comunità cristiana in generale e quella parrocchiale in particolare oggi sono chiamate a farsi buone Samaritane delle persone sofferenti e della società malata nel corpo e nello spirito. edizioni in uscita LUCIANO MANICARDI Le opere di misericordia Radici dell’Umano Annalisa Caputo, p. 280, € 20 ISBN 978-88-8407-230-6 Le pagine di questo testo cercano di portare alla superficie alcuni tesori nascosti nelle radici dell’umano, nella certezza che la storia non è solo ‘passato’, ma possibilità per il futuro. Il libro si presenta come un percorso aperto, sia nella forma, sia nel contenuto. Anche per questo le pagine sono corredate da un ricchissimo apparato iconografico e da numerose schede di approfondimento testuale e bibliografico. CVS Un modo di vivere le relazioni con il prossimo EDIZIONI CVS Le opere di misericordia Il testo approfondisce le 14 opere di misericordia (corporali e spirituali), dando di ognuna una spiegazione esaustiva sia a livello teologico che spirituale. Nell’imminenza del Giubileo Straordinario della Misericordia rileggere ed approfondire quegli atti del corpo e dello spirito destinati ad effondere amore e accoglienza risulta quanto mai appropriato, se non altro per riflettere sul significato autentico del termine misericordia, evitando di cadere in quella sorta di “ovvietà” che spesso ne svilisce il senso. Luciano Manicardi, p. 170 c.a., € 7 In tutte le librerie cattoliche oppure presso le Edizioni Centro Volontari della Sofferenza Via di Monte del Gallo, 105/111 - 00165 Roma - tel. 06.39.67.42.43 - 06.45.43.77.64 - fax 06.39.63.78.28 [email protected] - www.luiginovarese.org Editoriale Janusz Malski Moderatore Generale dei SOdC Ripartire con slancio! dell’ideologia gender e di un falso progressismo che sembrano, al momento, incontrollabili. Soprattutto per quanto riguarda il mondo della sofferenza, la famiglia costituisce un ambito dove amore, ascolto e contenimento rappresentano aspetti importantissimi per alleviare i disagi generati da condizioni di dolore, che spesso si presentano in modo del tutto imprevisto. La malattia e la disabilità non riguardano solo il soggetto singolo ma tutto il suo nucleo familiare. Nella fede e nella preghiera, dobbiamo trovare quella forza per andare controcorrente, così come ci esorta papa Francesco, per far sì che quei valori che sono il fondamento di un buon vivere cristiano possano svilupparsi e propagarsi in un mondo che, attualmente, ha veramente bisogno di pace e di amore. Affidiamoci con fiducia alla Vergine Santa affinché guidi e sostenga il nostro apostolato. Impegniamoci nella preghiera e nell’offerta dei sacrifici per sostenere le famiglie soprattutto quelle in difficoltà. Nell’anno della Vita Consacrata, chiediamo al Signore nuove e sante vocazioni anche per i Silenziosi Operai della Croce. ■ Un nuovo anno pastorale ci si apre dinanzi e, sull’onda delle belle esperienze estive vissute tra Esercizi spirituali e pellegrinaggio a Lourdes, dobbiamo far sì che il nostro spirito riprenda con entusiasmo e determinazione il cammino associativo, soprattutto in vista del prossimo Giubileo straordinario della misericordia che avrà inizio l’8 dicembre prossimo. In questo anno che sarà dedicato alla misericordia, soprattutto per quanto riguarda i Gruppi d’Avanguardia, cercheremo di approfondire questo attributo di Dio che si inchina verso le nostre debolezze e le nostre sofferenze per elevarci alla dignità di figli di Dio. In estate, abbiamo purtroppo vissuto un evento doloroso per tutta la nostra Associazione. Il 13 agosto scorso, in modo del tutto inatteso, il nostro caro confratello don Remigio Fusi ha concluso il suo cammino terreno a Moncrivello, lasciando un vuoto profondo in tutti coloro che lo hanno amato ed apprezzato per la sua sempre pronta disponibilità nel diffondere con entusiasmo l’apostolato tra i sofferenti, in perfetta sintonia con il carisma del beato Luigi Novarese. Don Remigio è stato uno dei primi sacerdoti a far parte della famiglia dei Silenziosi Operai della Croce ed è stato un prezioso collaboratore di mons. Novarese sin dai primi anni ‘50. Preghiamo il Signore e la Vergine Santa affinché l’anima del nostro caro confratello possa riposare in pace in attesa del premio eterno. Voglio qui ricordare ancora una volta che, dal 4 al 25 ottobre prossimo, si terrà il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia. Un importante incontro ecclesiale per riflettere ed approfondire tematiche che, attualmente, costituiscono sfide impegnative per la Chiesa universale nel tempo che stiamo vivendo, in cui alcuni valori di base che caratterizzano proprio l’essenza della famiglia cristiana, vacillano sotto i colpi 1 L’ancora 9/10 2015 sommario Fondatore: Mons. Luigi Novarese Direttore responsabile: Filippo Di Giacomo Legale rappresentante: Giovan Giuseppe Torre Redazione: Samar Al Nameh, Mauro Anselmo, Armando Aufiero, Mara Strazzacappa Segretario di redazione: Carmine Di Pinto Progetto grafico e Art direction: Nevio De Zolt Hanno collaborato: Via dei Bresciani, 2 - 00186 Roma [email protected] www.luiginovarese.org redazione e Ufficio abbonamenti: Via di Monte del Gallo, 105/111 - 00165 Roma Tel. 0639674243 - 0645437764 - Fax 0639637828 [email protected] www.luiginovarese.org Pubblicazione iscritta al n°418 del 8/9/1986 nuova serie già registrata al Tribunale di Roma n°1516 del 19/4/1950 Per ricevere la rivista: Italia ed estero - Annuale e18,00 C/c p. n° 718007 intestato a Associazione Silenziosi Operai della Croce Centro Volontari della Sofferenza Via di Monte del Gallo, 105 - 00165 Roma Ai sensi dell’art. 13, legge 675/96, gli abbonati alla rivista potranno esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, modificare o cancellare i propri dati, rivolgendovi alla Redazione dell’Ancora I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo Il materiale inviato non viene restituito e la pubblicazione degli articoli non prevede nessuna forma di retribuzione Con permissione ecclesiastica Tipolitografia Trullo Periodico associato Via Ardeatina, 2479 - 00134 Santa Palomba Roma Tel. 06.6535677 - [email protected] all’Unione Stampa Finito di stampare: Settembre 2015 Periodica Italiana 9/10 Ancora Disegno di copertina: Nevio De Zolt Foto: Jordan McQueen: p. 2; Carmine Di Pinto: pp. 7; Alessandro Anselmo: pp. 7; Vittorio Camoriano: pp. 9, 10; Sir: pp. 14, 15; Chiara Maddalena: p. 12; Erminio Cruciani: p. 17; Viron: pp. 16, 17, 20, 34; Giovanna Bettiol: pp. 33, 38, 39; Studio Rodella: pp. 45, 46 Disegni: Antonio Pastucci: pp. 11, 13; Nevio De Zolt: p. 27 Settembre Ottobre 2015 RIVISTA MENSILE del centro volontari della sofferenza L’ Alessandro Anselmo, Mauro Anselmo, Armando Aufiero, Ilaria Barigazzi, Giovanna Bettiol, Annalisa Caputo, Giosy Cento, Angela Circeo, Sara Del Vecchio, Felice Di Giandomenico, Fiorella Elmetti, Letizia Ferraris, Bob Letasz, Janusz Malski, Anna Maria Manganiello, Virginia Marino, Walter Mazzoni, Mario Morigi, Maria Teresa Neato, Mauro Orsatti, Angela Petitti, Gabriella Ressa, Resy Rizzini, Francesco Soncini 4 6 12 14 18 23 38 43 4 6 12 14 18 23 38 43 editoriale 1Ripartire con slancio! Janusz Malski una guida che continua 4Essere e conquistare Angela Petitti informazione 6Don Remigio è tornato alla Casa del Padre Alessandro Anselmo 9Responsabilità apostolica, unità d’intenti e fraternità a cura della Redazione 10Fondamenti e certezze del nostro cammino Resy Rizzini 12Vivere del Suo perdono Armando Aufiero 14La famiglia: un’attenzione calda e ponderata Mario Morigi 16Cuore aperto e mani vuote Sara Del Vecchio 18Novarese e la medicina. Un dialogo che continua Mauro Anselmo 23Vi raccontiamo Luigi l’Ancora dei piccoli lectio 27Lodare Dio per le sue opere inascolto Mauro Orsatti celebrazione 30Attraversare la porta Giovanna Bettiol 32Una visita speciale alla Madonna di Valleluogo indialogo Angela Petitti 34Master di misericordia Maria Teresa Neato 36Il Convegno di Firenze Annalisa Caputo 38Esercizi spirituali per giovani, giovanissimi e adolescenti a cura della Redazione 40Ho fatto un concerto con... Gesù Giosy Cento 42Grazie... su grazie a cura di Felice Di Giandomenico noicvs 43Hanno camminato con noi 45Annunciare il messaggio del Vangelo 45Festa del cinquantesimo 46 Per vivere positivamente 47 Nella chiesa in cui pregava Monsignore 47 Una via al beato Luigi Novarese 48 Il premio “Beato Luigi Novarese” a don Graziano Lupoli 48 Dagli Stati Uniti una guida che continua Essere e conquistare Sono due le idee centrali delle parole del beato Luigi Novarese, affidate all’Ancora del luglio 1958: essere dei veri Volontari della Sofferenza e, in conseguenza di questo, conquistare altri all’ideale in cui si crede. di Angela Petitti “Vi vere in grazia di Dio e volontariamente porre a disposizione di Ma ria Santissima tutta la propria vita di dolore è la base per un Volontario della Sofferenza; ma tutto ciò non basta. C’è ancora qualche cosa che noi possiamo e dobbiamo fare nella nostra vita, che è parte integrante del nostro impegno d’azione: la conquista del fratello di dolore. Non è sufficiente avere il pro prio tesoro di fede, dobbiamo, secondo l’insegnamento di S. Paolo, «conquistare» il fratello”. Essere e conquistare. Il primo verbo indica l’identità; il secon do la missione di chi appartiene al CVS. Essere veri Volontari della Soffe renza. Esiste sempre il rischio di ricevere un nome, di aggregarsi a un’associazione, di appartene re anche da molto tempo a un gruppo senza però condividerne fino in fondo l’identità, il cari sma specifico. Si appartiene di nome ma non di fatto. Appa rentemente si è legati e magari anche entusiasti, ma dentro di sé non si è totalmente convinti dell’appartenenza. Ci si presenta attivi e operanti ma, appena si può, si cede all’indolenza, spe cialmente se, nonostante l’im pegno, non si vedono risultati. Non si può far parte così dei Volontari della Sofferenza per ché “la nostra vita di ammalati è una continuazione della vita di Santa Bernardetta: ascol tare l’invito della Madonna, tradurlo in realtà nella nostra persona, ripeterlo infine a tut ti per estendere al massimo le richieste della Vergine Santa”. Il beato Novarese sottolinea i tre passaggi necessari a un vero Volontario della Sofferenza: non 4 L’ancora 9/10 2015 solo essere malato ma esserlo come interlocutore accreditato di Maria Santissima; ascoltare ciò che lei ci dice e farlo no stro; annunciare a tutti ciò in cui crediamo fortemente e per cui investiamo la nostra vita. A questo punto, monsignor No varese cita una Lettera, indiriz zata all’Associazione, da papa Pio XII in cui egli “ci ha fatto dire di essere grato ai Volontari della Sofferenza che diffondono il loro invito in funzione dell’a postolato, facendosi eco del monito alla penitenza ed alla mortificazione ripetuto dalla Vergine a Lourdes e a Fatima, così come è grato a quanti tale monito e tale invito ascolte ranno e, concorrendo all’incre mento del prezioso deposito, ne accoglieranno, per sé e per gli altri, frutti copiosi di grazia e di gaudio nel Signore”. In funzione dell’apostolato. È questa la vera ragione dell’esi stenza dei Volontari della Sof ferenza nella Chiesa: l’annun cio della prospettiva pasquale nell’esperienza del dolore. Se essere ammalati è un dato di fatto che non si può cambiare, essere apostoli, invece, è una scelta personale e vocazionale. A partire dalla resurrezione di Cristo, comprendiamo il suo in vito a percorrere il mondo per portare il suo dono di vita. Que sto è più prezioso della stessa vita dell’apostolo. Ne abbiamo ricevuto molte conferme nell’e sistenza degli apostoli: ognuno di loro si è messo in cammino e non ha esitato ad andare fino in fondo nel dono di sé. Anche Maria continua a com portarsi come una apostola ancora attiva: “Nel pronunciare il suo invito a Lourdes, Maria Santissima non ha fatto altro che continuare la sua missio ne terrena e celeste: portare le anime a Gesù. Né potrebbe Maria Santissima fare diversa mente. La sua volontà aderi sce perfettamente al volere di Dio”. Abbiamo molto da impa rare, dunque, dalla Madre di Dio su come ci si pone al servizio dell’umanità. D’altra parte, dice monsignor Novarese, “essere Volontario del la Sofferenza vuol dire essere la fedele eco della Vergine Imma colata presso i compagni di do lore, per «conquistarli» secondo l’espressione paolina e farne strumenti operanti nelle mani di Maria Santissima; vuol dire farsi debole con i deboli per guada gnarli alla vita eterna”. Giungiamo così alla seconda idea centrale: conquistare i fra telli. Questo termine non vuo le indicare di certo un’azione bellica. Va inteso piuttosto nel suo significato originario, di cercare i fratelli. Cercare è uno dei verbi che più piacciono a Dio, lui che non smette mai di cercare ognuno di noi, perché abbiamo vita in abbondanza. E, come per Dio, questa ricer ca è personalizzata: “Vuol dire conquistare uno ad uno tutti i fratelli di dolore, per la sal vezza delle anime”. Uno a uno, uno alla volta. Perché ognuno è importante, è unico, prezioso, insostituibile. Il beato Novarese, infine, fa leva sul desiderio, forza potente in grado di condurre la persona fuori di sé: “Non basta dire di amare la Madonna, per essere realmente al Suo servizio; biso gna prima di tutto attuare quan to Ella desidera. Dobbiamo an che noi, come Maria Santissima, sentire il desiderio che tutte le anime si salvino, che arrivino a conoscere Gesù Signore Nostro, fine supremo di tutta la nostra esistenza. Dobbiamo essere tal mente presi dal desiderio di tra sformarci in strumenti operanti nelle mani di Maria Santissima da essere disposti a rinunciare a tutto, purché tutti gli ammalati comprendano il valore sociale del dolore, purché tutti i soffe renti si pongano nelle mani di Maria Santissima in un solenne impegno di vivere in grazia per la salvezza del mondo. L’impegno d’azione dopo aver chiamato il sofferente a vivere pienamente nella propria perso na la Passione di Gesù Cristo, lo lancia alla conquista dei fratelli di dolore, perché questo vuole Maria Santissima per la salvezza dell’umanità”. ■ foto storica Roma, 24 maggio 1972. Foto ricordo realizzata in occasione dell’entrata in Associazione, come vescovi aggregati, di mons. Paolino Limongi, arcivescovo titolare di Nicea Minore e mons. Oscar Zanera, vescovo ausiliare di Roma. Da sinistra a destra: il beato Luigi Novarese, mons. Limongi, il cardinale John Joseph Wright e mons. Zanera. informazione Don Remigio è tornato alla Casa del Padre Grande partecipazione al Santuario del Trompone di Moncrivello per l’ultimo saluto al sacerdote di Alessandro Anselmo Don Remigio Fusi a Moncrivello il giorno del suo 50° di ordinazione sacerdotale (31/07/2010) Don Remigio tra mons. Novarese e sorella Myriam Psorulla fondatori del Centro Volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce 6 L’ancora 9/10 2015 il 16 agosto scorso il Santua rio del Trompone di Moncri vello (Vercelli) era gremito da una folla di fedeli giunti da molte diocesi del nord Italia. Si celebrava il funerale di don Remigio Fusi, scomparso all’età di 86 anni per malattia, uno dei più stretti collaboratori del bea to Luigi Novarese. Don Remigio lo aveva affiancato nella realiz zazione delle numerose opere, nei pellegrinaggi a Lourdes e a Fatima, nell’apostolato dei ma lati al quale Monsignore aveva dedicato la propria esistenza. “Novarese è stato per me il pa dre, il maestro, l’amico, l’uomo che ha dato un senso alla mia vita di ammalato prendendomi per mano e accompagnandomi al sacerdozio”. Così don Remigio ricordava il suo percorso religio so che, da ex infermo, lo aveva portato a seguire Novarese nella sua straordinaria avventura spi rituale e umana. Hanno concelebrato la funzione funebre oltre trenta sacerdoti tra cui monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, le gato a don Remigio da profonda amicizia. “Siamo qui oggi – ha detto du rante l’omelia il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo e Silenzioso Operaio della Croce – per lodare il Signore e ringraziar lo di averci donato don Remigio, con il quale dobbiamo continuare a mantenerci in dialogo affinché ci guidi dal Cielo, ci faccia spe rimentare la misericordia di Dio, ci infonda una carica di amore da coltivare e da trasmettere”. Nato a Bagolino, Brescia, l’8 settembre 1929, Fusi entra in contatto con monsignor Luigi Novarese agli inizi degli anni Cinquanta, come ama va raccontare lui stesso: “Ero ricoverato nel Sana torio ‘S. Antonino’ di Bre scia e ricordo che ascol tavo per radio il ‘Quarto d’ora della serenità’, la trasmissione ideata e condotta da Novarese alla Radio Vaticana in cui faceva parlare per la prima volta gli ammalati. Decisi allora di scrivergli una lettera alla quale ri spose immediatamente, invitandomi a creare un gruppo di lavoro con gli ammalati che erano miei compagni di sanatorio”. Nel 1954 Fusi entra a far parte dei Silenziosi Ope rai della Croce e viene consacrato sacerdote a Lourdes nel luglio 1960. Inizia così a porsi “a to tale disposizione del Si gnore e dei fratelli – si legge nel comunicato dei Silenziosi Operai della Croce - vivendo e diffon dendo il difficile Vange lo della sofferenza nella predicazione degli Eserci zi spirituali, con incontri personali e attraverso ar ticoli e libri che poneva no sempre al centro l’im portanza di una vita che, pur segnata dalla sofferenza, può e deve essere contrassegna ta dall’amore”. Grande divulgatore, don Remigio amava molto scrivere ed è essen ziale il contributo che ha lascia to attraverso articoli e numerose pubblicazioni per la diffusione e la promozione della spiritualità e del carisma del beato Nova rese e della valorizzazione della 7 L’ancora 9/10 2015 Sul prossimo numero della rivista dedicheremo ampio spazio alla scomparsa di don Remigio Fusi, ricordando la sua personalità, il suo impegno e fervore apostolico tra i Silenziosi Operai della Croce e nel Centro Volontari della Sofferenza. informazione Un’intuizione carismatica Riportiamo un breve passo tratto dal libro “Gli Esercizi spirituali per i sofferenti” Edizioni CVS, in cui don Remigio spiega la grande intuizione del beato Luigi Novarese. Come è immediato il rapporto tra Esercizi spirituali e S. Ignazio, altrettanto immediato è quello tra gli Esercizi spirituali per i sofferenti e monsignor Novarese. Monsignor Novarese ha avuto questa intuizione negli anni 50, quando il coinvolgimento ecclesiale e pastorale del malato era praticamente nullo. Se, infatti, a quell’epoca, il malato e il disabile uscivano raramente dalle loro case, perché i genitori si sentivano umiliati per la presenza in famiglia di un handicappato, in modo particolare le mamme; se, dunque, uscivano raramente di casa, molto meno erano considerati come soggetti in grado di avere responsabilità ecclesiali. Monsignor Novarese ha avuto il merito di aprire nella Chiesa il cammino di coinvolgimento della persona del malato, aiutandolo a valorizzare la propria sofferenza per il bene della Chiesa e della società. Egli vedeva nel malato non ciò che poteva ricevere dagli altri per i propri bisogni, ma le potenzialità e quindi ciò che poteva dare lui stesso per i bisogni della Chiesa e per la costruzione del Regno di Dio, a cui partecipa attivamente ogni cristiano. E’ questo l’impegno fondamentale di ogni credente. Perché escludere e fare degli sconti speciali per i sofferenti? Alla luce del suo insegnamento possiamo definire gli Esercizi spirituali per gli ammalati un tempo “in cui prendere decisioni importanti che mettano ordine alla propria vita, vincendo i condizionamenti del mondo e uscendo dagli affetti disordinati”. Non fu certo un inizio facile. Anche alcuni confratelli lo chiamavano “il pazzo”. “Se l’ammalato, dicevano, non aveva alcun diritto a partecipare ad iniziative importanti, tanto meno avrebbe potuto affrontare un corso di Esercizi spirituali, riservati a persone più capaci”. Monsignor Novarese impostò gli Esercizi per gli ammalati sul metodo di S. Ignazio, silenzio compreso. Sulla Rivista di giugno-luglio 1960 - dopo l’esperienza di qualche corso - scrive: “Agli ammalati piace osservare il silenzio ed anche il personale di assistenza che viene dalle più svariate organizzazioni per aiutare ed assistere i cari infermi, si adattano con vera facilità ad un sistema di vita raccolta, che facilita la meditazione ed il silenzio nella casa”. 8 L’ancora 9/10 2015 sofferenza: “La vocazione fon damentale del Cristo – scriveva Fusi in Il Centro Volontari della Sofferenza nel pensiero del Venerabile Monsignor Luigi Novarese, Edizioni CVS - immediatamente investe ogni uomo quando viene a far parte del Corpo mistico. Se noi soffriamo con Cristo, se con Lui mo riamo, con Lui anche ri sorgeremo. Sull’esempio di Cristo, quindi, il sofferente è invitato a cooperare alla salvezza”. Fino agli ultimi istanti, don Remigio ha fatto Apo stolato donando tutto se stesso all’Associazione come ha ricordato Resy Rizzini, Delegata nazionale del Centro Volontari della Sofferenza: “Ti abbiamo sempre visto felice e gioioso, ci esortavi a servire con umiltà, in comunione diretta con Cristo e confidando nella Madonna. Scu sa, ma ci mancherai. Grazie del tuo amore e del tuo esempio”. Prima del corteo funebre che ha portato le spoglie mortali di don Remigio nel cimitero di Moncri vello dove oggi riposa, la fun zione è terminata con i saluti e il ringraziamento del Moderato re generale don Janusz Malski: “Grazie don Remigio a nome di tutti i Silenziosi Operai della Cro ce per i 61 anni di servizio nella comunità e per i 55 anni nel sa cerdozio dedicato affinché la Pa rola di Dio nel mondo della sof ferenza potesse essere vissuta. Grazie perché sei stato sempre il primo, ma sempre nell’ombra, anche se eri proprio tu ad avere ogni volta una parola di consola zione e di guida per tanti fratelli e sorelle della comunità, per tan ti ammalati e sofferenti”. ■ Anno pastorale 2015-2016 misericordia io voglio Convegni nazionali di programmazione Re (Vb), 11-13 settembre 2015 - Valleluogo di Ariano Irpino (Av), 18-20 settembre 2015 Responsabilità apostolica, unità d’intenti e fraternità a cura della Redazione C ome da tradizione, l’Anno della Porta Santa in San Pietro Pastorale del Centro Vo e si concluderà il 20 novembre lontari della Sofferenza è 2016, domenica di Gesù Cristo iniziato con il Convegno nazio Signore dell’universo. “Ci sono nale di programmazione che si è momenti nei quali in modo an tenuto nella Casa “Cuore Imma cora più forte siamo chiamati colato di Maria” a Re (Verbania) a tenere fisso lo sguardo sulla per le diocesi del Centro-Nord misericordia per diventare noi Italia dall’11 al 13 settembre e stessi segno efficace dell’agire nella Casa “Beato Luigi Nova del Padre”, si legge nella Bolla rese” di Valleluogo di indizione dell’An (Ariano Irpino) per no Santo dal titolo Dall’ammalato il Centro-Sud dal 18 oggetto di carità al “Misericordiae Vul al 20 settembre. sofferente ‘soggetto tus”. Quest’anno il titolo La misericordia di d’azione’, dalla del Convegno è sta Dio “non è un’idea comunità che è to “Misericordia io ferma e chiusa alla astratta, ma una re voglio” e introduce comunità che prega e altà concreta” con al Giubileo Straor cui “rivela il suo serve i poveri dinario della Mise amore come quello ricordia che papa Francesco ha di un padre e di una madre che indetto lo scorso 13 marzo e si commuovono fin dal profondo che inizierà l’8 dicembre pros delle viscere per il proprio figlio”. simo, solennità dell’Immacola In quest’ottica di rinnovamento ta Concezione, con l’apertura anche il CVS si pone come co 9 L’ancora 9/10 2015 munità attiva, per portare nella Chiesa l’appello del beato Luigi Novarese “a far sì che si diffonda un nuovo stile pastorale in tutti gli aspetti della vita – ha det to don Armando Aufiero, Presi dente della Confederazione CVS Internazionale. Dall’ammalato oggetto di carità al sofferente ‘soggetto d’azione’, dalla comu nità che è ferma e chiusa alla comunità che prega e serve i poveri, dalla vita dei presbiteri infermi, alla vitalità della Lega Sacerdotale Mariana, dalle bar riere architettoniche e mentali alle attività pastorali dei sof ferenti nei diversi ambienti di vita: ecclesiale, sociale, fami liare, del lavoro, della cultura, dell’ospedale”. Seguendo le orme di papa Fran cesco che esorta a “una nuova tappa di evangelizzazione”, a “recuperare la freschezza origi Anno pastorale 2015-2016 nale del Vangelo”, oggi più che mai il CVS gioca un ruolo impor tante nella nostra società e il “Convegno di programmazione è una tappa importante della nostra vita, ci interpella e ci ri chiama alla responsabilità apo stolica, all’unità d’intenti, alla fraternità”, ha detto Resy Rizzi ni, Delegata nazionale del CVS. “Il nostro carisma ci ricorda che la fede nasce dallo sguardo a chi è più povero – ha prosegui to don Aufiero. E in quest’ottica la parola fragilità diventa scuo la di vita, dobbiamo cogliere la bellezza dentro le nostre fati che. Dobbiamo sperimentare l’u nione delle tre C: Cristo, Chiesa, cuore. Quello che ha fatto Gesù lo faccia la Chiesa, quello che è chiamato a fare la Chiesa lo fac cia il mio cuore. Come Cristo ha compiuto la redenzione attra verso la povertà, così la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Se questo triangolo è chiaro, ogni azione avrà sempre una sua fondazio ne e i poveri saranno sempre l’immagine di Dio. Ricordiamoci sempre: è il povero che ci salva e non il contrario”. ■ Fondamenti e certezze del nostro cammino Il Convegno di programmazione è una tappa importante della nostra vita come CVS, ci interpella e ci richiama ad un consapevole impegno apostolico. di Resy Rizzini - Delegata nazionale CVS Italia V ivendo il mio quotidiano impegno nel CVS, penso continuamente alla grandezza del carisma che esso racchiude, ed alla preziosità del dono che lo Spirito Santo ci ha affidato attraverso il beato Luigi Novarese. Penso, che in una realtà come quella in cui oggi viviamo, il nostro carisma è sempre più necessario affinché l’uomo comprenda che non è solo, che la vita è sempre bella e che anche il più grande dei dolori può avere la sua risurrezione, perché nessuna sofferenza è inutile e tutto può diventare grazia e gioia. Il CVS ha enormi risorse di valori positivi che mette a disposizione della società e della Chiesa, in cui siamo chiamati a vivere. Queste risorse sono state nel tempo incarnate e trasmesse dai nostri “testimoni”: il beato Novarese, Sorella Elvira, i nostri “Seminatori di Speranza” alla cui già lunga lista si aggiunge ora don Remigio Fusi, da poco rinato alla Vita nuova. Ce ne sono poi tanti altri, nascosti come lievito nei nostri gruppi diocesani, che alimentano d’ispirazione nuova lo sviluppo della nostra Associazione, nel suo dinamismo apostolico dell’ammalato per mezzo dell’ammalato con l’aiuto del fratello sano. Formula, questa da non confondere con l’essenza del carisma trasmessoci dal beato Luigi Novarese, come lui stesso ebbe Settori giovanili delle diocesi di Vercelli e Torino Spettacolo teatrale A Re, durante le giornate di programmazione, è stato messo in scena lo spettacolo teatrale ideato da Letizia Ferraris e realizzato dal CVS di Vercelli e di Torino. La rappresentazione, che ha visto la luce per la prima volta il 17 maggio scorso nel capoluogo piemontese, durante il grande raduno associativo per l’Ostensione della Sindone, ripercorre per circa 30 minuti le tappe più significative della vita del beato Luigi Novarese attraverso l’ausilio di immagini, musiche e narrazione. “La differenza tra questo spettacolo e una rievocazione come tante altre – spiega Massimo Bucciol, del CVS di Vercelli - è che non vogliamo solo ricordare, ma far vivere e portare avanti il testimone del beato Novarese nella nostra vita ed esprimerlo e diffonderlo con ogni mezzo”. Lo scopo è quello di mettere in scena lo spettacolo in tutte le diocesi d’Italia, coinvolgendo i Centri Volontari della Sofferenza e tutti coloro che vorranno partecipare. misericordia io voglio a precisare in un corso per capigruppo: “Se l’Immacolata non fosse apparsa a Lourdes, noi non saremmo mai sorti. Non siamo sorti per gli ammalati, ma per rispondere alle richieste dell’Immacolata. Siccome in queste richieste sono inseriti gli ammalati, noi abbiamo abbracciato questa categoria che la Madonna ha preso in mano, e portiamo avanti il Suo medesimo programma, nella sicurezza che più noi risultiamo aderenti alle richieste dell’Immacolata, più siamo nella linea sicura” (beato Luigi Novarese, 26-29 marzo 1977). Questo non deve essere una nostalgia storica: il sofferente per noi non è solo una persona di cui aver cura ma, nell’assimilazione a Gesù crocefisso e risorto, unito all’Immacolata, è persona attiva che con Gesù vince la morte e corre verso la vita nuova desiderata per sé e per gli altri. “Ci sono, infatti modi giusti e modi sbagliati di vivere il dolore e la sofferenza. Un atteggiamento sbagliato è quello di vivere il dolore in maniera passiva, lasciandosi andare con inerzia e rassegnandosi. Anche la reazione della ribellione e del rifiuto non è un atteggiamento giusto. Gesù ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza, mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: e l’amore trasforma ogni cosa”. (Papa Francesco - Udienza al Centro Volontari della Sofferenza, 13 maggio 2014). Queste parole intendevano evocare per quanto possibile i fondamenti e le certezze del nostro cammino di santità e di apostolato. Affidiamoci al Padre, alla Vergine Maria, al beato Luigi Novarese e a tutti i nostri fratelli che ci hanno preceduto nella Pasqua, perché ci aiutino a trovare - o ritrovare - un rinnovato e consapevole entusiasmo apostolico. “Signore semina nel nostro cuore fili di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia per riverirci l’uno con l’altro, come avremmo fatto con te. Dacci, nello stesso tempo, la giusta saggezza per unire convenientemente questa cortesia con la fiducia fraterna”. (Regina mundi) Anno 2015-16: Giubileo della misericordia L’anno della misericordia sarà “un momento di vera grazia per tutti i cristiani e un risveglio per continuare nel percorso di nuova evangelizzazione e conversione pastorale” indicato da papa Francesco. “La Chiesa vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia”. Questa espressione, tratta dall’Esortazione Apostolica “Evangeli Gaudium”, ben esprime il senso del Giubileo straordinario che si aprirà il prossimo 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, e si chiuderà il 20 novembre del 2016, solennità di Gesù Cristo Signore dell’Universo. «Ho indetto un Giubileo straordinario della misericordia - scri- Sono a disposizione i Sussidi per: • I gruppi d’avanguardia • la Lega Sacerdotale Mariana • i consigli diocesani • i settori giovanili • il gruppo attivo Per poterli ricevere è possibile contattare la Direzione generale dei Silenziosi Operai della Croce Via di Monte del Gallo 105 00165 Roma tel 0639674243 [email protected] ve papa Bergoglio - come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti». Anche relativamente al Giubileo, siamo al cuore del nostro carisma e della sua dinamica apostolica, che ci educano alla solidarietà umana e spirituale e ci responsabilizzano addirittura nei confronti della salvezza dei fratelli, della pace nel mondo, delle future sorti dell’umanità! Ecco! Sentiamoci chiamati in quest’anno a vivere la gioia e la bellezza di essere con la Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa, corresponsabili della gioia di vivere, e far ri-vivere la novità del Vangelo. ■ Misericordia è tenerezza Misericordia è compassione 11 L’ancora 9/10 2015 Misericordia è speranza Anno pastorale 2015-2016 Vivere del Suo perdono Convegni nazionali di programmazione - Re (Vb), 11-13 settembre 2015 - Valleluogo di Ariano Irpino (Av), 18-20 settembre 2015 di Armando Aufiero - Responsabile dell’apostolato del CVS P apa Francesco ci richiama incessantemente a rinnovare il tessuto ecclesiale, assumendo una nuova prospettiva di evangelizzazione, nonostante le crisi e le difficoltà nel vivere la comunione. Come non condividere, dunque, l’appello del beato Luigi Novarese, a far sì che si diffonda un nuovo stile pastorale in tutti gli aspetti della vita: dall’ammalato oggetto di carità al sofferente “soggetto d’azione”, dalla comunità che è ferma e chiusa alla comunità che prega e serve i poveri, dalla vita dei presbiteri infermi, alla vitalità della Lega Sacerdotale Mariana, dalle barriere architettoniche e mentali alle attività pastorali dei sofferenti nei diversi ambienti di vita: ecclesiale, sociale, familiare, del lavoro, della cultura, dell’ospedale. quell’amore affettuoso e fedele che lega la persona a Dio, il quale non vuole il rito sacrificale, non l’apparenza del rituale, non l’osservanza fredda di una pratica o di una norma, ma una relazione autentica di affetto. Voglio una pratica di amore, non una pratica formale, esteriore; voglio entrare in relazione di amore con voi, diceva Osea a nome di Dio. Gesù applica la parola del profeta alla sua condizione: io voglio rendere ogni persona capace di un’autentica relazione con me. In questo senso misericordia non significa lasciar correre, lasciare che i peccatori restino peccatori e far finta di niente, ma il contrario: Gesù vuole che i peccatori non siano più peccatori. «Misericordia io voglio» questo vuole il Signore da noi e crea in noi questa capacità: misericorMisericordia io voglio dia è proprio questo dono creae non sacrificio tore di Dio che rende la persona (Matteo 9,13; cfr. Osea 6,6). capace di fare quello che Dio Il termine misericordia esprime chiede. 12 L’ancora 9/10 2015 “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36) La misericordia è un sentire, una realtà che riguarda l’altro ma che descrive me. Misericordioso è colui che conosce questa inclinazione e si apre verso questa morbidezza verso l’altro che deve essere compreso. Da una parte la misericordia dice la necessità dell’agire, esprime cioè la benevolenza, l’amore, concetto molto ampio di cui il suo tratto specifico è una disposizione pratica, cioè colui che ama non prova qualcosa, ma fa qualcosa. Sorprendentemente non abbiamo a che fare con una descrizione del cuore, ma dell’agire e così la misericordia si traduce in un toccare l’altro, in un occuparsi dell’altro. Dall’altra, la misericordia dice anche quale deve essere il contenuto del nostro agire: perché l’altro rinasca, sia rigenerato. C’è un terzo passo: siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordia io voglio misericordioso. C’è un rapporto reciproco tra il perdono che diamo e quello che riceviamo. Il protagonista è Dio e la strada del perdono verso l’altro è la strada del mio cambiamento. Questo è il vero problema: noi abbiamo bisogno di trovare misericordia. Perché? Dio mi ama non perché sono buono, ma così come sono, perché io accetto di vivere del suo perdono. Partire dal nostro bisogno di misericordia è la chiave per entrare nella misericordia operativa verso l’altro. CVS: la forza della fragilità Oggi più che mai il CVS gioca un ruolo importante nella nostra società. Nella nostra Chiesa c’è un po’ di smarrimento, la realtà appare così fragile anche perché le forze sono diminuite. Il rischio più grande è l’accidia, uno dei peccati più combattuti dai monaci antichi. Si tratta di quel virus che insidia l’amore, quella pigrizia intellettuale e spirituale che ti spinge a non trovare più gusto nell’amare, nel non trovare passione nella preghiera. Non facciamoci coinvolgere da questo momento di scoraggiamento. Il nostro carisma ci ricorda che la fede nasce dallo sguardo a chi è più povero. E, in quest’ottica, la parola fragilità diventa scuola di vita, affinché cogliamo la bellezza dentro le nostre fatiche. I padri del deserto hanno racchiuso questo concetto in una bellissima frase: «La perfezione non sta nel salire ma nel discendere». A me piace chiamare tutto questo il triangolo delle tre C: Cristo, Chiesa, cuore. Quello che ha fatto Gesù lo faccia la si capisce nulla. Ma dietro c’è Chiesa, quello che è chiamato un disegno pensato e tu lo devi a fare la Chiesa lo faccia il mio compiere. Cosa dice Gesù prima cuore. Come Cristo ha compiu- di morire: «Tutto è compiuto». to la redenzione attraverso la Qualcuno potrebbe chiederpovertà, così la Chiesa è chia- si perché il punto cinque è in mata a prendere la stessa via per alto e il sei in basso? Questo è comunicare agli uomini i frutti il mistero. L’obbedienza è a Dio che ti ha pensato. Ognuno di della salvezza. La fragilità ha una forza incre- noi deve capire che è stato pendibile. Esprimiamolo con una sato. La felicità sta nel fare ciò immagine meravigliosa. I sassi che Dio ha pensato per me. Ed da soli hanno poco valore ma ecco allora che il discernimenben incuneati possono diven- to di Sant’Ignazio, che viviamo tare dei resistenti muri a secco, negli Esercizi spirituali annuali, anche senza bisogno della calce. diventa preziosissimo perché Questi sono i Gruppi d’Avan- ci insegna in maniera mirabile guardia, questo è prendersi cura cosa vuol dire interrogarsi sulla dell’altro, questa e la premura di posizione dei puntini e dove mi cui oggi abbiamo tanto bisogno. stanno portando. è come una potatura, dove la prima cosa Se riusciamo a creare questa da tagliare è il tralcio più groscapacità di incastonarci l’uno so, quello che ha fatto più frutti con l’altro, di costruire insiel’anno precedente. Il contadino me. Ognuno di noi deve dunque quando pota la vigna intravede diventare una pietra di questa l’uva che verrà. Lo stesso vale cinta muraria che nessuno potrà per la fede: altro non è che inmai far crollare. Ecco come la travedere Dio nelle cose che fragilità diventa forza. Quando non vedi oggi. «Non si vede sono debole divento forte per- bene che col cuore. L’essenziale ché non sono più solo, ma c’è la è invisibile agli occhi», abbiamo forza di Dio in Cristo Gesù che imparato dal Piccolo Principe. mi dà coraggio e c’è la relazione La felicità dipende da che cuore positiva con l’altro. Se si riesce metti nelle cose che fai. ■ anche a coltivare il gusto del perdono e della collaborazione si Misericordia costruiscono cose meravigliose e è amore gratuito si applica in pieno la logica dell’amore che dà vita. Madre Teresa usava l’immagine della matita che unisce i puntini nel gioco della settimana enigmistica. Ogni puntino ha il suo numero, ma al primo sguardo non Misericordia è riconciliazione 13 L’ancora 9/10 2015 informazione La famiglia: un’attenzione calda e ponderata Un discorso sulla famiglia è vasto come il mare. Qui, solo qualche varco o pista di orientamento. I più recenti sono stati decenni difficili. Di degrado, di transizione e di riscoperta. La vicenda non è conclusa, ma in tumultuoso sviluppo. di Mario Morigi D ietro a Gesù e al Vangelo, la Chiesa è molto atten ta, perché la famiglia è al cuore dell’esistenza, della ma turazione e della felicità del l’uomo. Cantiere, non discarica. Restau ro, crescita di qualità, ricostru zione innovativa, non rottama zione. Della famiglia esiste un «progetto originario» di straor dinaria bellezza e ricco di ogni opportunità. È un progetto che porta l’impronta della Trinità, che è amore, comunione, vita. La famiglia è la culla della vita e la serra della sua crescita al sole di un grande amore. Cristo le ha impresso il sigillo di un sacramento specifico. Giustamente il Sinodo parla di “Vangelo della famiglia”. Si parla di essa come di piccola Chiesa, in cui si rispecchia la santa Trinità. Si specifica la sua vocazione di santità e la missione evangelizzatrice. Ma bisogna riconoscere che sul 14 L’ancora 9/10 2015 la famiglia, da tempo, si scagliano molte frecce velenose. In un conte sto sociale, lavorativo e culturale cambiato e instabile, puntando sugli egoismi e su conseguenti miraggi ideologici, certe lob by hanno pesato molto per destrutturare la cosiddetta «famiglia tradizionale». Infe deltà, divorzi di varia deno minazione, coppie a numero variabile. E molto altro. Figli pochi, perché un peso. Stabi lità annullata perché innatura le. Indissolubilità considerata impossibile oggi. Fallimento? No, affermazione di «amore» libertario. Papa Francesco, da subito, ha messo in cantiere il risanamen to della famiglia. La famiglia cristiana? Non solo, perché in primo luogo essa riproduce del la famiglia il progetto origina rio di Dio. Il Papa ha scelto un percorso sinodale, cioè, ascol tare vescovi e fedeli di tutta la Chiesa, per scoprire ciò che lo Spirito suggerisce oggi, per la famiglia. Si possono considerare quattro tempi. Il primo scatto di que sto percorso è avvenuto al Con cilio Vaticano II mediante una rivalutazione radicale della fa miglia fondata sulla spiritualità dell’amore e del sacramento del matrimonio. Il secondo appro fondimento è stato elaborato nel post-concilio, ad opera di san Giovanni Paolo II. Il ter zo periodo va dalla fine degli anni Ottanta: risultati lusin ghieri per un certo nume ro di famiglie cristiane, ma crisi seria per tante altre. Il quarto tempo è in atto. C’è stato un primo Sinodo nel 2014 e ci sarà il secondo e conclusivo in ottobre 2015. La Chiesa, Papa, vescovi e laici insieme, cercano in profondità nel Vangelo, nel la Tradizione e nel tesoro della misericordia divina la «terapia» per venire incontro a crolli e situazioni destabi lizzate. È inaccettabile scre ditare la famiglia tradizio nale per esaltare il confuso pluralismo delle famiglie di recente invenzione, dove tutto appare liquefatto. Non sembri una battuta spiritosa. È incantevo le questa verità: quando Dio è entrato nella storia per portare salvezza agli uomini, venne ad abitare in una famiglia. La Chie sa nel prossimo Sinodo, in primo luogo riproporrà per la gioia di tutti – cri stiani e non – la “bella notizia” di Cristo sulla fami glia. Anzi, lo Spirito ne sve lerà ai credenti la pregnante bellezza, i valori in tutte le di rezioni e le inesauribili novità della vita familiare a livello alto. Poi, in questo orizzonte affronterà e darà direttive per superare i pesanti problemi abbattuti oggi sulla famiglia. Non basta aspettare il Sinodo. Né aspettare documenti del Papa. C’è da pregare per Fran cesco e per il Sinodo perché lo Spirito operi in loro. Chi crede apprezzi e viva con amore l’immensa ricchezza familiare. Essa promuove la persona a tutte le età. Il malato, il disabile, l’anziano trova la prima e più effica ce terapia se custodito da una famiglia ricca di cordia le gratuità. È da risvegliare anche la comunità cristiana. Bisogna attivare un intenso interscambio: la famiglia ha bisogno della comunità cri stiana viva; e la co munità cristiana ha bisogno di famiglie mature, che vivo no intensamente la propria vocazione, al punto di impegnarsi in una pastorale co munitaria rinnovata. Nulla giova la curio sità delle chiacchiere. Questo Sinodo pun ta il potenziamento della famiglia e coin volge tutti. I malati vi partecipano fin da ora con la preghiera e l’offerta della loro condizione vissuta nel Signore. La famiglia raf forzata, irrobustita e santa è una miniera per la Chiesa e la società. ■ L’appuntamento del Sinodo generale Il Sinodo avrà luogo dal 4 al 25 ottobre 2015 e tratterà il tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Il lungo cammino sinodale appare così segnato da tre momenti intimamente connessi: l’ascolto delle sfide sulla famiglia, il discernimento della sua vocazione, la riflessione sulla sua missione. 15 L’ancora 9/10 2015 informazione Lourdes 2015 Cuore aperto e mani vuote Il 26 luglio dalla stazione di Reggio Calabria partiva il 64esimo pellegrinaggio a Lourdes della Lega Sacerdotale Mariana. Un treno che raccoglieva più di 250 storie, intenzioni, speranze provenienti da ogni parte dell’Italia. di Sara Del Vecchio Un incontro, quel lo con Maria alla Grotta, che molti pellegrini vivono per la prima volta, con la valigia piena di desiderio e incertezza di non sape re quello che li aspetterà all’arrivo. Per tanti altri ancora si tratta invece di un incontro atteso tutto l’anno, quasi con impazienza. Un ap puntamento fisso, di quelli che non si possono proprio saltare. Ecco, io appartengo a quest’ul tima categoria. Partecipo al pellegrinaggio della Lega Sa cerdotale Mariana a Lourdes da quando ero nella pancia di mia mamma e da allora non sono più mancata. Adesso ho 27 anni. Anch’io però, come tut ti i pellegrini che per la prima volta si mettono in cammino verso Lourdes, ogni anno ho la valigia vuota. Pronta per es sere riempita. Non è diventata un’abitudine, ma ogni anno è una sorpresa. Sono consapevo le che ogni volta c’è un motivo che mi spinge a prendere le fe rie dal lavoro sempre in questa settimana “particolare”, c’è un perché che mi porta alla Grot ta, ma non lo so quasi mai alla partenza. È la settimana che ho a disposizione per fare il pieno necessario ad affrontare un in tero anno. È la settimana in cui ho la possibilità di saltare oltre quei piccoli o grandi sassi che ognuno di noi ha dentro, sotto lo sguardo protettivo di Maria, che altro non dice di affidarci e lasciarci guidare verso il di segno straordinario che Dio ha pensato per noi. Questo mio ventisettesimo pel legrinaggio, si è presentato in concomitanza con un avveni mento molto importante per me. Molti tra i pellegrini che ogni anno partecipano al pelle grinaggio, mi hanno chiesto se 16 L’ancora 9/10 2015 sarei potuta partire ugualmen te. Ma il dubbio è durato poco. L’avvenimento in questione era proprio il motivo che quest’an no mi spingeva a Lourdes. Due immagini mi vengono in mente: il cuore aperto e le mani vuote. Il cuore per pregare, per ascoltare e per comprendere ogni piccolo segno che viene da Maria, che ci indica la strada su cui dobbiamo camminare. Non è sempre semplice a Lourdes ritagliarsi momenti tranquilli per stare alla Grotta. La giorna ta si divide tra le celebrazioni che animano il pellegrinaggio, le catechesi e il servizio verso i fratelli. La sera la stanchezza si fa sentire. Ma a Lourdes la stanchezza non vince mai. Il desiderio dell’incontro con Ma ria è così forte da farti restare con gli occhi fissi su di Lei fino a tardi e da farti spostare la sveglia al mattino ancora prima dell’ora programmata, per po ter iniziare la giornata davan ti alla Grotta. Questo tempo è ossigeno puro e sembra davve ro che non possa bastare mai. Le mani vuote. Vuote perché li bere dalle cose che non ci ser vono. Sono lì, per gli altri. Il servizio è una delle esperienze più belle a Lourdes. Le mani servono per dare, dare anche quando non viene chiesto e per prendere. Prendere tutto ciò che il Signore vuole donarci attra verso gli altri. Ma proprio tut to: una storia, un consiglio che arriva non richiesto, un sorriso o un abbraccio spontaneo. Ma anche lacrime, lacrime di sof ferenza che, offerte ai piedi di Maria, hanno un sapore diverso e condivise con i fratelli diven tano di un peso più leggero. Durante il servizio che svolgo al refettorio dell’Accueil NotreDame mi riempio di questo. La condivisione è naturale e spon tanea, sia con gli altri volontari, che con le persone che serviamo e alla fine del pellegrinaggio è difficile dividersi. Le lacrime e gli abbracci alla stazione sono una promessa a continuare ad to, anche senza accorgermene. alimentare l’amicizia, in attesa Poi arriva l’ultimo giorno, quello del prossimo anno. Non posso della partenza e il pensiero è lo non pensare che alcuni dei le stesso, ogni anno. E non solo il gami più profondi e mio. Tra le lacrime di Dopo tanti importanti della mia tutti quei pellegrini vita sono nati pro pellegrinaggi, posso che salutano la Grot prio a Lourdes, sotto dire che ogni anno ta la richiesta è una lo sguardo di Maria. mi sembra di viverlo sola: di non manca Lourdes è tutto que per la prima volta. re il prossimo anno. sto e molto di più. Non finisco mai di Al rientro a casa una Dopo tanti pellegri stupirmi delle Grazie delle prime cose che naggi, posso dire che Maria durante faccio è appuntarmi che ogni anno mi l’anno mi concede. ogni cosa che mi sembra di viverlo per ha aperto il cuore la prima volta. Non finisco mai e che mi ha riempito le mani. di stupirmi delle Grazie che Ma Rileggendo queste cose sorrido, ria durante l’anno mi concede. ripensando al dubbio che ave Appena arrivata alla Grotta, do vo avuto poco prima della par sempre uno sguardo all’anno tenza, se partecipare o meno al trascorso, alla vita che ho la pellegrinaggio. Poi penso che sciato a casa e spesso non mi tra poco meno di un mese il mio accorgo di quanto il Signore ci fidanzato ed io ci sposiamo. E abbia messo la mano, di quanto allora sì, quest’anno non potevo Maria mi abbia protetto e guida proprio mancare! ■ Il prossimo pellegrinaggio a Lourdes della Lega Sacerdotale Mariana si svolgerà dal 22 al 28 luglio 2016. Predicherà Sua Ecc.za mons. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello. 17 L’ancora 9/10 2015 informazione La facciata della clinica di Moncrivello Novarese e la medicina. Un dialogo che continua Re (1964). Don Remigio Fusi con mons. Novarese durante il convegno “La verità all’ammalato”. Che cosa resta oggi dell’insegnamento di Monsignore? – Studi scientifici, dichiarazioni di medici e pazienti ci danno una risposta – Che è, ancora una volta, sorprendente. di Mauro Anselmo C’è un aspetto nella bio grafia del beato Nova rese che meriterebbe un serio approfondimento: il suo rapporto con la medicina. Per tutta la vita, infatti, Monsigno re avviò con i medici un dialogo franco e costruttivo nell’interes se dei malati. Li affiancò per ren dere più umana l’arte della cura e più efficienti i servizi ospedalieri. Ma, con la stessa dedizione, si impegnò anche nel persuadere i medici a non separare il disagio della malattia dalla sofferenza interiore, a non ignorare il rap porto complesso e indissolubile che lega corpo e spirito, fisicità e psiche. Ai tempi di Novarese, la ricerca medica non aveva ancora dimo strato l’utilità dell’approccio psi coterapeutico per la cura delle malattie più gravi. I saperi in grado di comprendere la natura dei legami fra corpo e spirito 18 L’ancora 9/10 2015 (medicina psicosomatica, olisti ca, medicina integrata corpo e anima) erano di là da venire. Nessuno, nell’Italia degli anni Cinquanta, aveva denunciato con tanta forza i limiti di una cura che si rivolgeva alla sola dimen sione biologica della persona, escludendo i fattori mentali e psichici che i dottori di allora ri tenevano “inutili” ai fini della te rapia. Nessuno, tranne Novarese. E’ da questi aspetti che ritenia 964). Fusi arese egno ato”. mo si debba partire per mette re in luce il suo contributo alla scienza medica. Vanno ricordati, certamente, le iniziative e l’im pegno che il sacerdote dedicò nell’avviare e nel portare avan ti il confronto con la medicina: basti pensare ai convegni, alle giornate di studio dedicate ai problemi dei malati, ai dibattiti sulla situazione sanitaria negli ospedali, alle pubblicazioni, agli inviti rivolti ai medici a incon trare gli infermi durante i corsi di Esercizi spirituali nella Casa “Cuore Immacolato di Maria” a Re (Verbania). Iniziative importanti, mai rea lizzate prima di allora con tanto slancio e competenza da un sa cerdote. Ma pur sempre iniziative che riguardano il passato. E No varese oggi, a trentuno anni dal la scomparsa, non è un uomo del passato. Egli resta un innovatore che fin dagli anni Cinquanta ci ha consegnato la visione della centralità del malato, soggetto portatore di diritti e dignità che oggi è alla base dell’assistenza medica. E resta anche un mae stro di spiritualità. Fu tra i primi a comprendere il legame che uni sce corpo e psiche, come hanno dimostrato a distanza di anni le scienze di nuova generazione (una fra tutte la psico-neuroendocrino-immunologia), i cui progressi hanno fatto luce sul modo con il quale le elaborazioni psichiche e mentali del paziente agiscono sugli organi del corpo. “Chi operiamo oggi?” Dunque, per affrontare il tema che riguarda il rapporto fra No varese e la medicina, riteniamo opportuno prendere le mosse non tanto dal passato, quanto dal presente. A partire da una domanda di fondo. Che cosa re sta oggi, in campo clinico, delle intuizioni e dell’insegnamento di Monsignore? A questa doman da abbiamo tentato di dare una risposta. In che modo? Racco gliendo da studi scientifici, con vegni, dichiarazioni, interviste, articoli sui giornali, inchieste, saggi, il punto di vista di medici ed esperti su come è cambiato, in questi ultimi anni, il modo di prendersi cura del malato. Questa ricerca ha dato risultati sorprendenti. Dimostrando che alcune fra le più importanti in tuizioni elaborate, a partire da gli anni Cinquanta, da questo sacerdote, sono diventate oggi patrimonio comune della scienza medica. “Un patto con il malato contro la malattia” è il titolo a tutta pa gina che il 23 novembre 2014 il Corriere della Sera ha dedicato al convegno che si è svolto a Mi lano per celebrare il ventennale dell’Istituto europeo di oncolo gia. Lo scopo dell’iniziativa lo ha spiegato il professor Luigi Ve ronesi, fondatore dell’Istituto e oncologo di fama internazionale: “Dobbiamo entrare in una fase nuova: la medicina della perso na”. Che cosa intendesse con questa definizione, Ve ronesi lo ha chiarito il gior no successivo in un’intervi sta a La Stampa: “Per curare bene un paziente dobbiamo sapere chi è, che cosa pen sa, che progetti ha, per che cosa gioisce o soffre. Dob biamo farlo parlare della sua vita. Oggi le cure sono fat te come se i medici seguissero 19 L’ancora 9/10 2015 un manuale di cemento armato: lei ha questo, faccia questo, ha quest’altro, prenda quest’altro. Ma questo non è curare”. Ed ecco l’atto di accusa: “Sono stufo di sentire in sala operato ria qualcuno che dice: che cosa abbiamo oggi? Un polmone, un fegato… senza nemmeno sapere a chi appartengano quel polmo ne e quel fegato. Ai medici non piace legarsi al paziente, nel timore di perdere obiettività e spesso non disdegnano di dram matizzare la malattia perché così aumenta la loro missione salvifi ca e dunque il loro potere. I me dici devono imparare a fare un lavoro diverso”. Negli anni Cinquanta, Novarese sosteneva la necessità di porre non la malattia ma il malato al centro della formazione dei me dici e degli operatori sanitari. E si batteva per una medicina più umana, pronta al dialogo e all’a scolto, capace di entrare in sinto nia – o meglio, in empatia – con il mondo interiore del malato. “Non sono la mia malattia” Venerdì 22 maggio 2015, il quoti diano la Repubblica ospita in pri ma pagina una fotografia dell’ex ministro degli Esteri, la radicale Emma Bonino, accompagnata Partecipanti al convegno “La verità all’ammalato”. informazione da un titolo: “Ho vinto la prima tappa contro il cancro”. L’articolo racconta il suo coraggio nell’af frontare il tumore al polmone e si sofferma in particolare su quello che viene definito “l’atteggia mento psicologico costruttivo” della paziente. Atteggiamento che si riassume, in particolare, in una frase da lei pronunciata più volte durante le cure: “Io non sono la mia malattia”. Spiega Claudio Santini, l’oncolo go che ha curato l’ex ministro in equipe con altri due medici: “La frase più bella Emma l’ha detta fin dall’inizio: io non sono il mio tumore. In queste parole c’è tut ta la sua forza, tutta la voglia di combattere, la sua ferma deci sione di non farsi abbattere dalla malattia. Elementi fondamentali perché le cure funzionino”. E il medico aggiunge: “Emma non ha ancora vinto la sua guer ra e lo sa bene. La guarigione non c’è ancora, ma oggi possia mo dire che ha risposto in modo eccellente alle cure ed è scom parsa l’evidenza del cancro”. L’atteggiamento psicologico po sitivo è il punto di forza: il pa ziente non si identifica con la malattia. “Non potete immagi nare”, prosegue Santini, “quan to queste parole – io non sono il mio tumore – siano state utili a decine di pazienti… Lo stato vitale, la forza psicologica sono elementi determinanti per l’ef ficacia delle cure. Quando arriva la depressione tutto diventa più difficile”. In questi anni la medicina on cologica ha voltato pagina. E ha cominciato a interpretare la malattia come risultato di un processo complesso che investe il paziente non solo come entità fisica, ma anche come soggetto psicologico, mentale e spirituale. In un convegno internazionale svoltosi il 27 novembre 2013 all’ospedale Molinette di Torino, intitolato “La spiritualità in on cologia”, i medici hanno fatto autocritica. E hanno sostenuto una tesi che fino a pochi anni fa non li trovava tutti d’accordo. “Nell’evolversi della malattia – queste le parole pronunciate al convegno – il fattore psichico agisce con il fattore fisico e dun que gli aspetti spirituali si inter secano in tutte le fasi del tratta mento oncologico”. La dottores AI MEDICI “Voi medici siate consapevoli della vostra missione. L’ammalato riveste un aspetto di sacralità; il sofferente è doppiamente segnato dal sigillo particolare della Croce; per voi valgono le parole dettate ai sacerdoti nel giorno della loro ordinazione: «Agnoscite quod tractatis». Trattate gli ammalati con il rispetto, la riverenza, l’amore con cui il sacerdote tratta l’ostia sull’altare. L’ammalato si affida totalmente a voi come il Cristo si affida totalmente al sacerdote. Lo stare vicino ai sofferenti è dire una parola di illuminazione e di conforto. È questa la missione del medico, perché anche quando egli sa che non c’è più nulla da fare fisicamente, sa però che la persona ha un fine ben preciso da raggiungere e va quindi sostenuta”. Da: Luigi Novarese, Pensieri, Ed. CVS, Roma 1985, p. 74 20 L’ancora 9/10 2015 sa Antonella Surbone, un’italiana specialista in oncologia medica che insegna alla University Me dical School di New York, ha rac contato di malati “che vogliono parlare con il medico della loro spiritualità e malati che chiedo no al medico di condividere la loro spiritualità. Un compito al quale noi medici – ha aggiunto – non siamo preparati”. Sessant’anni fa Novarese inse gnava al malato a non identifi carsi con la malattia. Se il corpo è sofferente o inerte, spiegava don Luigi, lo spirito è pur sem pre attivo. Capace di slancio, in bilico fra autocommiserazione e tensione all’Infinito. L’ammala to abituato a sentirsi compati to, oggetto passivo della pietà altrui, deve cambiare atteggia mento. Il pensiero negativo nuo ce alla salute. Se insegniamo al malato a trasformare l’angoscia in fiducia, egli recupera la spe ranza e reagisce meglio alle te rapie. Lo spirito è risorsa e trampolino di lancio verso una più profonda comprensione di noi stessi. “L’individuo potrà essere inchio dato su un letto o a una carroz zella, potrà vivere in un ricovero o in un sanatorio, ma l’anima può svolgere la sua spiritua le attività, anche se il corpo è materialmente inefficiente (…) E allora gli orizzonti si allarga no, le possibilità si moltiplicano, non si è degli isolati, si diventa forti e potenti, costruttivi ed in vincibili, proprio come dice san Paolo: “Quanto più sono debole tanto più sono potente” (2 Corinzi 12, 10)” (Luigi Novarese, A servizio di Maria Santissima, Edi zioni CVS). Ecco il maestro di spiritualità. Il medico dell’anima che avendo intuito le potenzialità della psi che e delle energie interiori del malato, ha dimostrato ai dottori il valore terapeutico della fede, della preghiera e, di conseguen za, della pratica spirituale. Oggi lo stesso Veronesi nell’au tobiografia (Il mestiere di uomo, Einaudi 2014) scrive: “Chi, come me, ha dedicato la sua vita alla lotta al cancro conosce bene il potere della psiche e sa che la malattia modifica la sua forza dirompente sul corpo, a secon da di come viene vissuta dalla mente di chi ne è colpito. E’ l’esperienza psichica soggettiva del malato: il suo carattere, il suo passato, le sue aspettative future, che regolano la gravità di una malattia”. Il ritorno della speranza E non basta. Nella stessa pagi na dell’autobiografia, Veronesi, medico non credente, pone l’ac cento sulla speranza. Un termine che come altre parole (spirituali tà, anima, fede) sembrava, negli ultimi anni, essere stato bandito dal linguaggio medico. “Certo, per guarire non basta voler gua rire o credere di guarire – dice l’oncologo – ma conservare la speranza espone sicuramente meno alla sofferenza”. Lo spirito agisce sul corpo. Man tenere nel malato la speranza, diventa un obiettivo importan te per il medico. “Può succede re che un tentativo terapeutico giudicato inutile dalla scienza – scrive Veronesi – appaia comun que preferibile alla perdita della speranza”. Essa può diventare una risor 21 L’ancora 9/10 2015 sa decisiva per il paziente, una consapevolezza interiore che si apre alla fiducia nelle proprie potenzialità e alla possibilità di superare la prova. “Dunque il principio di curare l’anima (e quindi il pensiero) di un malato molto grave – conclude Veronesi – è un principio sacrosanto, ma di difficile attuazione”. Il beato Novarese ha curato il pensiero degli ammalati. Ha in dicato loro il cammino interiore per incontrare dentro di sé la consolazione e la potenza del Cristo risorto e affidarsi a Lui. Il suo insegnamento è stato ric co, forte e ha aperto un varco di senso e di libertà nel mistero an goscioso della sofferenza. Queste sono le nostre riflessioni. Esse possono diventare punto di partenza per un discorso più am pio. Che varrebbe la pena conti nuare. ■ Approfondiremo ancora l’argomento sul prossimo numero della rivista. ! ________ Tempo di __________ iscrizione ______ al CVS Con l’iscrizione testimoniamo la nostra totale adesione alla Chiesa per avvicinare i fratelli e sorelle sofferenti, secondo il carisma del beato Luigi Novarese. L’iscrizione al Centro Volontari della Sofferenza è organizzata a livello diocesano e comporta il contributo di una quota annuale da versare al proprio Consiglio diocesano che rilascerà la “tessera associativa” per l’anno 2015/2016. La persona iscritta riceve L’Ancora e partecipa alle diverse attività formative, spirituali e ricreative, organizzate dal Centro Volontari della Sofferenza a livello parrocchiale (mediante la partecipazione ai Gruppi d’Avanguardia), diocesano, nazionale e internazionale (come Confederazione CVS Internazionale alla quale il proprio CVS diocesano è iscritto). Facciamo conoscere L’Ancora! La rivista è nata per offrire formazione e informazione sull’apostolato del CVS, finalizzata alla promozione integrale della persona sofferente. Disponibile anche su CD, è prodotta e inviata dalla Direzione Generale, per i non vedenti e per coloro che hanno difficoltà nella lettura. Viene spedita in abbonamento postale anche a coloro che, pur non iscritti a nessuna associazione CVS diocesana, desiderano riceve la rivista. La quota annuale è di € 18. lectio inascolto Lodare Dio per le sue opere Ricordati di lodare Dio per le sue opere, che l’umanità ha cantato. Tutti le contemplano, i mortali le ammirano da lontano (Giobbe 37, 24-25) di Mauro Orsatti Non occorre essere romantici o poeti per ammirare con profondo godi mento interiore un fiammeggiante tramonto o restare ammutoliti davanti alla di stesa del mare o alla possanza di una monta gna, odorare con piacere il profumo di un fiore o godere per la bellezza di un volto… Galileo, illustre scienziato e convinto credente, parlava di due libri, quello della Bibbia e quel lo della natura, sempre aperto. E il suo collega Newton, osservando le stelle con il cannoc chiale commentava: “O Dio, io non credo in te, io ti vedo!”. Da sempre la natura è stata un accesso privilegiato a Dio. Giobbe si fa inter prete e mediatore, sollecitando la lode per il Creatore. Non sempre è stato fatto. Già san Paolo rimpro verava ai pagani l’incapacità di arrivare al Cre atore partendo dalla creazione: “Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto: Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezio ni invisibili, ossia la sua eterna potenza e di vinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun moti vo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragiona menti…” (Rm 1, 19-21). Parole tragicamente 27 L’ancora 9/10 2015 inascolto ‘‘ Un libro, quello di Giobbe, tanto sconcertante quanto umano. Così profondamente umano da risultare, contemporaneamente, trascendente e divino. […] Il problema centrale che propone il libro di Giobbe è quello della “teodicea”, che si potrebbe sintetizzare con una domanda tanto facile da formulare quanto difficile da risolvere: il Creatore può essere, nel contempo, onnipotente e giusto? Partendo da questa inquietante domanda, gli autori chiariscono come gli amici di Giobbe, così religiosi e carichi di teologia, non hanno alcuna risposta alla domanda che porta Giobbe (l’uomo castigato dalla sofferenza e dalla disgrazia fino al punto di vedersi sommerso nell’estrema miseria di un “uomo-spazzatura”), alle soglie della totale disperazione. Questi personaggi, nei loro lunghi discorsi e con la loro recitazione di mantra tradizionali, non hanno nessuna considerazione della situazione personale di Giobbe. Fanno capire di essere completamente al margine della realtà. Ciò che alla fine rimane chiaro è che nessuno, non solo Satana, è completamente innocente di fronte alla sofferenza di questo mondo: neppure Dio […]. Per chi in questo mondo si vede castigato, in modo serio e intenso, dalla sofferenza, la miglior cosa da fare è, probabilmente, quella di non chiedere spiegazioni a Dio, né di coinvolgerlo nel problema. Non è uno sproposito dire che gli amici di Giobbe, fino a dove riescono a capire, in un certo senso sono nel giusto”. Stralciamo alcuni passaggi che, quasi fossero un commento ai versetti di Giobbe sopra ri portati, sollecitano ad ammirare e a prenderci cura del mondo nel quale viviamo. Numero 89 Le creature di questo mondo non possono essere considerate un bene senza proprietario: “Sono tue, Signore, amante della vita” (Sap 11, 26). Numero 12 San Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà: “Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore” (Sap 13, 5). ‘‘ dalla Presentazione di José Maria Castillo del libro di L. Ruga, C. Bassi, “Il dolore fa male (l’amore invece no)”, Roma, Edizioni CVS, 2013. attuali, che diventano impietosa fotografia dell’uomo moderno. Non tutto è perduto, se corriamo in fretta ai ripari. Il Papa ci ha ultimamente regalato un simpatico documento dal francescano tito lo Laudato si’, con il sottotitolo esplicativo Lettera enciclica sulla cura della casa comune. Numero 225 La natura è piena di parole d’amore, ma come potremo ascoltarle in mezzo al rumore costante, alla distrazione permanente e ansiosa, o al culto dell’apparire?... Un’economia integrale richiede di dedicare un po’ di tempo per recuperare la serena armonia con il creato, per riflettere sul nostro stile di vita e i nostri ideali, per contemplare il Creatore, che vive tra noi e in ciò che ci circonda, e la cui presenza “non deve essere co- 28 L’ancora 9/10 2015 lectio inascolto Preghiera (Il Figlio di Dio) è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono (Col 1, 15-17). A Lui onore e gloria nei secoli! struita, ma scoperta e svelata” (Evangelium gaudii, 71). Il nostro mondo è bello e af fascinante, ma fino a quando? Quando gli uomini compren deranno che l’hanno avuto in gestione, non in spregiudicato possesso, e che è un bene di tutti, non solo di pochi privi legiati, spesso egoisti e pre potenti? Diamoci da fare, per compiere noi un passo di mi gliore accoglienza della crea zione; immettiamoci sui binari della lode e del ringraziamen to, con una gran voglia di col laborare nel prenderci cura del la casa comune. ■ PER LA RIFLESSIONE PERSONALE E DI GRUPPO 1. Leggere l’enciclica di papa Francesco Laudato si’ (24 maggio 2015). I più volenterosi la leggeran no per intero. Chi ha meno tempo, potrà limitarsi all’Introduzione (numeri 1-16), al Primo Capi tolo, Quello che sta accadendo alla nostra casa (numeri 17-61), che riporta le ferite che abbiamo portato alla natura con il nostro uso selvaggio e sconsiderato, al Secondo Capitolo, Il Vangelo della Creazione (numeri 62-100), con la visione cristiana serena e positiva del mondo, così come Dio lo ha pensato e affidato a noi perché ne prendessimo amorosa cura. 2. Dedicare almeno dieci minuti alla contemplazione davanti alla natura (un’aurora, un tramonto, un fiore, un lago…). Formulare una mia preghiera al Creatore, partendo da quanto è stato am mirato. 3. Mi sento responsabile del mondo che il Signore ha affidato a noi e anche a me? Ho la coscienza che ho ricevuto un bene immenso che devo utilizzare sapientemente, conservare con cura e tra smettere alle generazioni future? 4. Ho una buona sensibilità ecologica? Come giudico la settimana passata? Ho fatto un uso intel ligente dei beni della natura? Per esempio, ho forse sprecato l’acqua, bene sempre più raro e prezioso? Oppure ne faccio un buon uso, pensando anche alle troppe persone che nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile? Mi propongo qualcosa, partendo da questo punto concreto e facilmente verificabile? 29 L’ancora 9/10 2015 inascolto Attraversare lA PORTA di Giovanna Bettiol Canto e introduzione. Celebrante: Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 1-6) Disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede an che in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». Celebrante: Gesù ci dice: io ti do la vita, io mi manifesto come verità e se tu vieni con me, sono la via. Ecco allora che per conoscere colui che si presenta «come via, verità e vita» occorre mettersi in «cammino». Vogliamo farlo attraversando le tre porte che papa Francesco ci suggerisce: pregare, celebrare, imitare Gesù. I Porta: PREGARE (si può portare all’altare un cartoncino su ci è disegnata una porta con la scritta “pregare”) Guida: Con lo studio ci avviciniamo un po’, senza preghiera mai conosceremo Gesù. (Papa Francesco) Lettore: Noi preghiamo troppo poco, facciamo scarso ricorso all’orazione prima e durante la nostra attività. Presi dalla febbre dell’azione, dalla tirannia del tempo e dalla necessità delle anime, nell’intento di maggiormente lavorare, trascuriamo l’elemento base, che dà alla nostra azione, la preghiera. Nel moltiplicarsi delle necessità, lungi dall’imitare Nostro Signore Gesù Cristo, che al termine delle Sue faticose giornate apostoliche si ritirava da solo, durante la notte, a pregare, noi accorciamo sempre di più il tempo dell’orazione. E non comprendiamo che con tale modo di fare impieghiamo poi maggior tempo in apostolato, senza nemmeno avere i frutti adeguati. Ciò perché l’azione, priva della linfa soprannaturale che sostiene, non ha l’efficacia che dovrebbe avere. (Beato Luigi Novarese) Tutti: Tu sei santo, Signore Iddio unico, che fai cose stupende. Tu sei forte. Tu sei grande. Tu sei l’Altissimo. Tu sei il Re onnipotente. Tu sei il Padre santo, Re del cielo e della terra. Tu sei trino e uno, Signore 30 L’ancora 9/10 2015 celebrazione Iddio degli dei. Tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene, Signore Iddio vivo e vero. Tu sei la Via. Canto. II Porta: CELEBRARE (si può portare all’altare un cartoncino su ci è disegnata una porta con la scritta “celebrare”) Guida: Anche la preghiera da sola non basta; è necessaria la gioia della celebrazione: celebrare Gesù nei suoi sacramenti, perché lì ci dà la vita, ci dà la forza, ci dà il pasto, ci dà il conforto, ci dà l’alleanza, ci dà la missione. Senza la celebrazione dei sacramenti non arriviamo a conoscere Gesù. E questo è proprio della Chiesa. (Papa Francesco) Lettore: Conoscere il Mistero di Gesù significa approfondire il miracolo dell’amore, l’Eucarestia. Approfondire questo aspetto dell’amore del Cristo significa comprendere che in terra è possibile possedere un lembo di cielo, essendo nel Tabernacolo lo stesso Gesù che costituisce in Cielo la delizia dei Santi. Esiste però ancora un aspetto che va profondamente studiato da ogni cristiano ed è che egli è chiamato a vivere nel tempo lo stesso mistero del Cristo con i medesimi Suoi sentimenti con le Sue stesse idealità, per mezzo dell’inserimento operato di ciascuno di noi in Lui con il Santo Battesimo. (Beato Luigi Novarese) Tutti: Tu sei amore, carità. Tu sei sapienza. Tu sei umiltà. Tu sei pazienza. Tu sei bellezza. Tu sei mitezza. Tu sei il protettore. Tu sei il custode e il difensore nostro. Tu sei fortezza. Tu sei rifugio. Tu sei la verità. Canto. III Porta: IMITARE GESù (si può portare all’altare un cartoncino su ci è disegnata una porta con la scritta “imitazione di Cristo”) Guida: Dobbiamo prendere il Vangelo per scoprirvi cosa ha fatto Gesù, com’era la sua vita, cosa ci ha detto, cosa ci ha insegnato. (Papa Francesco) Lettore: Per raggiungere tale traguardo, imitare Cristo, due mete dobbiamo proporci: - il Cuore di Cristo deve essere l’unico riferimento e l’unico vero insostituibile amico nostro nel por tare la nostra croce, superando i limiti e le esigenze personali, per trovare soltanto in Cristo, Colui che ci comprende, ci sostiene e ci sospinge. In questo modo mentre il peso dei dolore ci fa chinare su noi stessi, nella pisside, ove si trova Nostro Signore Gesù Cristo, versiamo tutte le nostre lacrime per trovare nel Cuore di Cristo, mite e umile, forza, sostegno, coraggio a continuare. - diventeremo apostoli della Croce soltanto quando il nostro cuore batterà all’unisono con il Cuore di Cristo. (Beato Luigi Novarese) Tutti: Tu sei la nostra speranza. Tu sei la nostra fede. Tu sei la nostra carità. Tu sei tutta la nostra dolcezza. Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore. Tu sei la verità. Canto. (omelia del sacerdote, al termine un momento di silenzio e poi la conclusione) Celebrante: Signore Gesù, Maestro buono, il nostro cuore è spesso turbato per tutto il male che c’è nel mondo e per le nostre stesse debolezze, per i tradimenti e i rinnegamenti di cui ci vediamo capaci. Aumenta la nostra fede in te e nel Padre che ci hai rivelato. Tu sei la via: fa’ che ti seguia mo! Tu sei la verità: fa’ che ti conosciamo! Tu sei la vita: fa’ che viviamo in te per vedere il Padre e glorificare il tuo santo nome davanti a tutti gli uomini. Padre Nostro… Benedizione e canto finale. 31 L’ancora 9/10 2015 indialogo Una visita speciale alla Madonna di Valleluogo A interrompere la calura estiva, una pioggia scrosciante ha accompagnato la visita privata del nuovo vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia al Santuario di Valleluogo, il 9 agosto 2015, giorno del suo ingresso in diocesi. di Angela Petitti “Da quando ha ufficialmente accettato di diventare vescovo, monsignor Sergio Melillo aveva comunicato il suo desi derio di recarsi a Valleluogo prima del suo ingresso solenne nella diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia, per affidare a Maria il suo ministero episcopale. E così è stato. D’altra parte, se niente succede per caso, il suo primo messaggio alla diocesi è stato scritto il 23 maggio 2015, giorno di Pentecoste e festa del Santuario. In esso monsignor Sergio invitava tutti a pregare la Vergine di Valleluogo e Sant’Ottone, patrono della diocesi, per ottenerne benedizione e custodia. Lo aspettavamo con trepidazione, recitando il rosario, insieme ai nostri Superiori generali e al cune nostre sorelle e fratelli della Direzione ge nerale. Lui è arrivato sorridente e ci ha coinvolti nella sua preghiera personale. Una visita, la sua, pensata, desiderata e prepa rata. Per l’occasione, infatti, ha composto perso nalmente una preghiera: Vergine Maria, Madre di Dio, Salus Infirmorum, confidando in te conosciamo Gesù, Volto della misericordia del Padre che guarisce ogni nostra sofferenza, che sana ogni nostra infermità, che dona la grazia del perdono, che restituisce con il suo amore la bellezza della vita riconciliata. Mostrati a noi Madre della misericordia e, quale Madre premurosa, portaci a Gesù. Amen. Nella preghiera del vescovo vediamo l’attenzio ne che ha dato a Gesù, Volto della misericordia del Padre. Gesù guarisce ogni sofferenza, sana ogni infermità. E Maria è la madre premurosa il 32 L’ancora 9/10 2015 cui compito è aiutarci a conoscere Gesù e a farci vivere con lui. Un cammino semplice, in fondo. Non si tratta di compiere imprese straor dinarie ma di vivere con umiltà la vita di Dio, di accogliere i suoi criteri, la responsabilità libe rante del dono di sé, la forza risanante che solo la sua Parola può dare a ogni nostro dolore. Nella sua visita, fatta di silenzi e di sorrisi, di parole cordiali e di gesti calorosi, monsignor Ser gio ha consegnato a Maria un rosario prezioso, chiedendo di metterlo nelle sue mani di Madre. Si tratta di una riproduzione della corona del rosario che Benedetto XVI consegnava quando si recava in visita ai santuari mariani. Così la Vergine di Valleluogo, da tempo spoglia di ogni ornamento, con Gesù solo tra le braccia, ora custodisce anche la vita, il ministero, gli impegni e la preghiera del nostro nuovo vescovo. Mani più pure e più forti, direbbe monsignor Novarese, di certo non potrebbe trovarle. Ma anche l’Associazione ha consegnato un dono al vescovo Milillo: l’anello conciliare di monsignor Venezia, persona cara a lui e a noi. Cara all’Asso ciazione, perché S. E. Pasquale Venezia era amico del beato Novarese, e vescovo che ha riconosciuto la presenza dei Silenziosi Operai della Croce nella Chiesa, proprio qui a Valleluogo di Ariano Irpino. Cara a monsignor Sergio, che da lui ad Avellino è stato accolto in seminario, e sua guida spirituale. Una corona del rosario, per ricordarci che Maria ci accompagna a penetrare nel mistero di Cristo e a lasciarcene permeare. Un anello conciliare per non dimenticare che la Chiesa è un cantiere sempre aperto e che non abbiamo esaurito le sfide apostoliche e pastorali del Concilio. Una presenza materna su tutti, perché ognuno, custodito da Maria, possa essere testimone credi bile e infaticabile del Vangelo. ■ Maria, Salute degli Infermi La miracolosa effigie di Maria Santissima, che si venera nel Santuario «Salus Infirmorum» di Valleluogo è una semplice statua di legno, raffigurante l’immagine della Madonna, che, seduta, tiene sulle ginocchia Gesù Bambino. Maria Santissima presenta Gesù, mentre con l’indice della mano destra sembra stia ad affermare, anche col gesto, la conclusione di un discorso: andate a Gesù. Le stelle che brillano sul manto della Vergine ci ricordano che il Cielo è la patria, come ebbe un giorno ad affermare la Madonna ai tre Pastorelli di Fatima: “La mia patria è il Cielo”. Le stelle del manto della Vergine ci dicono ancora il sigillo che Dio, per sua libera elezione, ha posto su di Essa. Le corone che circondano il capo di Gesù e di Maria dimostrano la loro regalità. Il titolo Salus Infirmorum scaturisce quale logica conseguenza dalla considerazione del sacro simulacro, che ci presenta Maria SS.ma congiunta col Figlio nella sua missione redentiva. Anche a Maria Santissima spetta, «per partecipazione», il titolo di salute degli infermi, in virtù della sua adesione al piano della Redenzione e in virtù della sua missione materna che la obbliga, proprio per l’esercizio che le compete, ad interessarsi dello stato dei suoi figli. Da L’Ancora, maggio 1957 33 L’ancora 9/10 2015 indialogo Master di misericordia Cristo è raggiungibile ovunque, perché presente in chiunque. E la realtà del carcere, terreno spoglio, arido e aspro, ma certamente assetato del “Vangelo superiore della sofferenza, quasi un quinto Vangelo” (Giovanni Paolo II). ” “Ero carcerato e siete venuti a trovarmi (Mt 25, 36) di Maria Teresa Neato “Mi manca troppo, è il mio ossigeno... senza di lui mi sen to morire”. Bastò uno sguardo al suo viso per capire che non erano solo parole. “Lui” era il marito, da poco incarcerato con una condanna di due anni circa per impegolamento in traffici il leciti, dovuti al fallimento della piccola attività in proprio che sostentava tutti in casa: lei am malata e 3 figli con problemi di lavoro o di scuola. Iniziai a seguire quella fami glia, e con l’aiuto della Provvi denza, evitammo gli strascichi penali per i debiti accumulati. Il marito mi scrisse per ringra ziare, esprimendo il desiderio di incontrarmi. Dopo aver fatto la richiesta di colloquio, fissammo il giorno. Un gran nodo alla gola mi ac compagnò nel superare, per la prima volta, le porte blindate di un edificio decisamente poco “confortevole”. Sotto l’arco del metal detector, mi trovai ac canto un’anziana signora, che riconobbi con un tuffo al cuore e poco lontano, scorsi una gio vane donna che conoscevo, coi suoi due bambini. Attraverso altri tre o quattro can celli, giunsi finalmente al luogo 34 L’ancora 9/10 2015 previsto: c’erano anche la moglie e un figlio. Ci fecero accomodare ad uno dei tavolini riservati ai colloqui – che avvengono quindi non solo sotto lo sguardo degli agenti di polizia carceraria, ma di tutti gli altri presenti – e lui arrivò. Noi eravamo a mani nude perché in quei luoghi non è pos sibile portare che un pacchetto di fazzoletti. Lui, invece, aveva una borsina in plastica col ther mos del caffè già zuccherato, i bicchierini di plastica e qualche biscotto. Fu il primo “segno” che mi mar cò, in quell’incontro con quella dolente, fremente, variegata umanità: ci accoglievano, of frendoci qualcosa. Il mio primo impatto con la realtà del carce re risultò quindi “preparato” e contraddistinto anzitutto dalla sofferenza dei famigliari di chi colà si trovava. Sua moglie, a cui avevo parlato del CVS, iniziò a frequentarne gli incontri in zona, arrivando ad aderirvi tramite iscrizione propria e del marito. Grazie alla catena di solidarietà creatasi, poté partecipare pure al pelle grinaggio pasquale a Lourdes, col CVS di Brescia. Tale espe rienza, oltre che risultare una Roma, 2 aprile: papa Francesco in visita ai detenuti di Rebibbia pagina a fianco: Sorella Elvira nel parco della casa di Rocca Priora potente ricarica interiore e fi sica, le offrì ulteriori strumenti per leggere e capire la propria avventura umana e spirituale, contingente e passata. La nostra specifica identità cari smatica le fu provvidenziale non solo per ri-scoprire il senso della vita propria e dei suoi cari, ma anche per penetrarne il profon do e permanente valore, aldilà di ogni apparente “fallimento”. L’incontro con tanti membri del CVS le fece poi sperimentare quella vera umanità che sa e deve chiamare per nome la vita e le sue fragilità, abbracciando la però nel Cuore Misericordio so di Cristo, e guardandola con gli occhi della Mamma che solo vuole la nostra com-unione at torno al Padre. Così questa donna trovò la forza necessaria a se stessa, e divenne pure sostegno al marito ed ai fi gli, nel vuoto di presenze paren tali creatosi attorno a loro. E non posso non ricordare ora come il beato Luigi Novarese ci facesse pensare ai Pastorelli di Fatima ed alla loro permanenza in carcere, dove coinvolsero gli uomini compagni di cella nella recita del rosario... (Continua) UN MIO RICORDO DI Sorella Elvira di Felice Di Giandomenico Ho conosciuto Sorella Elvira Myriam Psorulla nel mese di giugno dell’anno 2000, quando mi fu proposto di far parte della Commissione Storica che doveva studiare e vagliare tutta la documentazione presente nell’Archivio “Fondo Novarese”, per l’avvio della Causa di Beatificazione dell’allora Servo di Dio. Inizialmente ci fu un po’ di soggezione da parte mia, in quanto il piglio e i modi di Sorella Elvira mi sembravano un po’ troppo austeri e riscontravo un eccessivo rigore su qualunque aspetto riguardasse la figura di mons. Luigi Novarese. Il materiale da riordinare era veramente tanto: faldoni pieni di documenti, tutti importanti, tutti da considerare e catalogare con cura. Di tanto in tanto, Sorella Elvira veniva a farmi visita nel piccolo ufficio allestito in Via dei Bresciani. Pochi minuti, il tempo di controllare cosa stessi facendo per poi ritirarsi nei suoi alloggi, a passo svelto col suo bastone. In una di queste sue rapide visite, decisi di lasciarmi andare e di mettere da parte quel senso di timore reverenziale che provavo nei suoi confronti. Fu così che iniziai a chiederle direttamente notizie su Monsignore, incuriosito da questa figura, man mano che procedevo con il mio lavoro. Posso dire che questo interesse fu premiato. Sorella Elvira cominciò a raccontarmi tanti episodi di vita vissuta accanto a mons. Novarese. Mi parlava di incontri con persone importanti, delle difficoltà agli inizi dell’apostolato, della totale dedizione e amore di Monsignore verso i Silenziosi Operai della Croce e verso tutti i Volontari della Sofferenza. Pareva illuminarsi quando parlava di lui! Col tempo, i colloqui con Sorella Elvira si intensificarono. Ad ogni modo, lavorare per la Causa di Beatificazione di mons. Luigi Novarese sotto l’attenta supervisione di Sorella Elvira è stata un’esperienza interessante e arricchente sia dal punto di vista umano che spirituale. Questa donna ha dimostrato di possedere una tenacia e una forza d’animo veramente straordinari. 35 L’ancora 9/10 2015 indialogo Dal 9 al 13 novembre 2015 Il Convegno di Firenze L’uomo, secondo il gruppo attivo. Un umanesimo veramente ‘nuovo’! di Annalisa Caputo Annalisa: La volta scorsa abbia mo detto che a novembre ci sarà un Convegno molto importante, a Firenze, con tutta la Chiesa italiana e anche il Papa. E abbia mo visto il ‘logo’ del Convegno. Vi ricordate? Abbiamo detto che sembra quasi Gesù che abbraccia la Chiesa. Oggi iniziamo a spiegare il ti tolo di questo Convegno. È un po’ difficile, ma voi siete bravi; e quindi dovete aiutarmi poi a spiegarlo agli altri. Il tema di questo convegno è… (attenti a questa parola complicata!): l’U manesimo. Sebastiano, che cosa ti fa pensare questa parola? U-m-a-nesimo… ? Sebastiano: “umano”. Annalisa: bene, allora secondo voi di che cosa si parlerà in questo convegno? Giuseppe: dell’uo mo. Bravi, dell’uomo. In realtà il ti tolo è ancora più complicato, ma lo vediamo un po’ per vol ta. Iniziamo dall’uomo. Allora io vi chiedo subito: avete tutti un foglietto di carta e dei colori? Ok. Allora… io vi chiedo di dise gnare su quei foglietti un uomo. È difficile? No! Fate i vostri di segni, poi venite qui uno alla volta e li vediamo. E io vi faccio un’intervista. I nostri disegnatori si mettono all’opera. Pochi tratti essenziali. Che parlano già da soli. Pensiamo al primo disegno che ‘vediamo’, quello di Alessandra. E notiamo i colori vivaci, pieni di vita, come lei. E poi le grandi orecchie; spesso i ragazzi come lei disegnano queste grandi orecchie; e ci dicono il loro im menso bisogno di essere ascol tati. E gli occhioni tondi, scuri, profondi… Annalisa invita Alessandra a posizionarsi davanti alla teleca mera e a rispondere ad alcune domande. Alessandra, che cosa hai disegnato? Alessandra: Un uomo. E che cos’è un uomo? Chi è l’uomo? L’uomo è… 36 L’ancora 9/10 2015 Alessandra inizia e si interrom pe; è difficile. Annalisa riprende: se tu devi spiegare a me… che cos’è un uomo; che cosa mi dici? Alessandra: è una persona. E che cos’è una persona? Alessandra si interrompe di nuovo. Annalisa la incoraggia: lo so che è difficile! Se ci facciamo un convegno vuol dire che c’è tanta gente che non lo sa! Nemmeno noi lo sappiamo: dobbiamo cercarlo insieme. Allora, che cosa significa secondo te? Alessandra: le persone come noi! E non si rende conto di quanto sia ‘rivoluzionaria’ questa rispo sta nella sua semplicità: proprio in quel ‘come’: un ‘come’ che rende le persone come lei, i pic coli, i semplici, ‘misura’ dell’u mano! Annalisa continua: e che cosa fanno gli uomini, le persone? Che cosa può fare questo omino che hai disegnato? Tu sei un uomo, una persona? Che cosa ti piace fare? Alessandra finalmente si sblocca: “parlare, mangiare, dor mire, stare con gli altri…”. Vedi quante cose può fare un uomo! Le piccole cose semplici e gran di a cui i nostri ragazzi sanno sempre richiamarci! Passiamo alla seconda domanda: Gli uomini, le persone, possono diventare nuovi? Possono diven- tare più buoni, più belli? Che cosa possiamo fare per diventare ‘nuovi’? Alessandra: dobbiamo avere la fede come Gesù… Passiamo quindi a Sebastiano. Annalisa: Fammi vedere questo bellissimo disegno che hai fatto. Un’autentica opera d’arte, a metà tra Picasso e Paul Klee! Notiamo la grande testa gialla, in cui i capelli sembrano quasi i raggi di un sole. Che cosa hai disegnato? Sebastiano: Papà mio! Sebastiano lo dice con grande tenerezza, e chi lo conosce ca pisce il perché del disegno e il perché del tono con cui è pre sentato. Sebastiano è l’ultimo figlio di una numerosa famiglia in cui tutte le sorelle sono don ne. E dunque l’unico ‘uomo’ di casa (l’uomo per eccellenza, per Sebastiano) è il suo papà. Annalisa riprende: è molto bello que sto disegno! Dove sta ora papà tuo? Sebastiano risponde: “Dio”. Annalisa: Dio? Sta vicino a Dio? Sta in cielo, vero? Sebastiano fa segno di sì. Annalisa lo invita allora a spie gare il disegno. E Sebastiano indica: occhi, bocca e papelli (capelli). Ora mi devi dire un’altra cosa: l’uomo… che cos’è l’uomo? Sebastiano ripete: “Dio”. Annalisa da un lato sottolinea la bellezza dell’espressione (l’uomo è come Dio!?!). Poi però riprende: ma Dio dove sta? Sta in cielo. Mentre l’uomo dove sta? Sebastiano dice: “giù”. Annalisa: Sulla terra. Quindi noi stiamo sulla terra… ma siamo come Dio! Un’ultima cosa mi devi dire, Se- bastiano: tu sei un uomo, vero? Sebastiano annuisce. E noi, noi uomini, possiamo diventare nuovi, più buoni? Sebastiano rispon de: “assai!” E che cosa devi fare per diventare nuovo, più buono? Qui Sebastiano arrossisce e cer ca di schivare la domanda. “No, non posso”. Annalisa incalza: come non puoi? Noi aspettiamo la tua risposta. Come puoi diventare più buono? Sebastiano allo ra confessa: “sorem…” (che in dialetto significa: mia sorella). Come a dire: dovrei ascoltare mia sorella! Annalisa riprende: ah, tua sorella te lo dice sempre che devi diventare più buono. E che cosa devi fare per diventare nuovo? E Sebastiano, spiazzan doci come sempre, dice: “capel li”. A questo punto deduciamo che quando si lava e taglia i ca pelli la sorella gli dice: sembri tutto nuovo! Annalisa approfitta dell’analogia e riprende: sì, tutto nuovo, tutto pulito devi diventare! Non solo i capelli. E il nostro cuore può diventare nuovo, pulito? Che cosa dobbiamo fare per far diventare nuovo il nostro cuore? E Sebastiano torna all’inizio e dice: “Dio”. E, sì, per diventare nuovi dobbiamo pensare a Dio… Passiamo quindi a Mario. Annalisa chiede anche a Mario che cosa significa uomo e lui risponde: “persona, essere umano”. E, allora, perché hai disegnato Gesù, io ti avevo chiesto di disegnare un uomo! E Mario risponde. “Perché Gesù è un mio punto di riferi mento, che rappresenta l’uma nità”. Quanta teologia in questa semplice intuizione! Gesù è l’uo mo vero, fino in fondo, modello 37 L’ancora 9/10 2015 della nostra umanità. Bravo Mario. Ma, secondo te, noi, possiamo diventare nuovi? “Se noi siamo d’esempio agli altri. Dobbiamo essere d’esempio agli altri, così diventiamo più buoni, invece di essere cattivi. Più buoni; un nuovo insegnamento”. E Gesù ci può aiutare ad essere nuovi? “Sì; con la buona volontà, con dol cezza, tenerezza, educazione… si può essere più buoni”. E, sì, nel Gesù Cristo del gruppo attivo… veramente un nuovo umanesimo! ■ Nel prossimo articolo vi presenteremo le interviste fatte agli altri ragazzi. indialogo Esercizi spirituali per giovani, giovanissimi e adolescenti Nella stagione estiva appena trascorsa si sono svolti gli Esercizi spirituali dedicati a persone di tutte le età. Ci piace riportare due testimonianze che nella loro narrazione esprimono gioia e passione. a cura della Redazione RISCOPRIRE SE STESSI Re è un piccolo borgo di montagna, nascosto tra le Prealpi piemontesi in provincia di Verbania, non trop po conosciuto. Eppure, conser va un grande tesoro: la pace dei sensi. “È l’ottavo anno che vengo a Re”, mi dice una ragazza la pri ma sera, durante i giochi comu nitari. “Torno perché mi fa stare bene: è una settimana in cui non ho pensieri e stacco dalla quotidianità”. Effettivamente, nella sua chiu sura geografica, con i prati ver di e un fiumiciattolo, il paesino ha quel che da locus amenus. Ma, se da una parte riposa la mente attraverso la preghiera e l’ascolto, dall’altra punzecchia l’anima come un tafano e la spinge a risvegliarsi: lo spirito di ognuno, che può essere ad dormentato, annoiato o ferito, guadagna un po’ di sollievo. La riscoperta, o addirittura scoper ta, di se stessi è, secondo me, il “pezzo forte” di questo posto, soprattutto per gli adolescenti. Le attività, essenzialmente di gruppo, si dividono di solito in tre momenti – lettura biblica o evangelica, commento comuni tario, realizzazione ed esposizio ne di un cartellone su riflessioni più intime – sinergici alla com prensione e assimilazione degli insegnamenti religiosi, che, visti da un’ottica atea o agnostica, mantengono comunque una va lenza morale. È il dialogo con l’altro, la grande arma di questa battaglia, come un’ora di ascolto che si prolun ga per giorni e giorni, come una confessione continua. Ma la crescita più significativa, oltre all’approfondimento di al cuni brani delle Sacre Scritture, che avevo capito ma non com preso, e del nuovo sguardo alla Santa Messa come ringraziamen to a Dio della nostra intera esi stenza, è stata per me consta tare che la vera grandezza di Re non è l’insegnamento di sani principi, ma la capacità, che ci affida, di difenderli e applicarli nella semplicità di tutti i giorni. “L’amore si manifesta con la co stanza nelle piccole cose”, “La vita è un quotidiano e costante esercizio di bene”. Io, per esempio, in quei cinque giorni mi sono sentita nuova, rigenerata, altruista, importante ed amata; e queste sensazioni 38 L’ancora 9/10 2015 ancora mi colgono, talvolta di sorpresa, talvolta naturalmente, ma ancora mi colgono. (Martina) L’AMORE DI DIO CHE DÀ VITA Dal 19 al 23 dello scorso mese di agosto, nella Casa di Valle luogo, si sono svolti gli Esercizi spirituali per giovani, giovanis simi e adolescenti (provenienti dalle diocesi di Pescara, Taran to, Ariano Irpino, Bari e Palo di Bari) sul tema: “Il sogno: sco prire la tenerezza e l’amore di Dio che dà vita”. Il predicatore, don Andrea Bu delacci da Cesena, ci ha ac compagnato in un fantastico viaggio che è partito dal pri mo capitolo della Genesi e si è concluso con il capitolo finale del Vangelo di Giovanni. Abbia mo iniziato dal momento della creazione, da quando Dio nel Suo grande amore ha creato un essere a Sua immagine e somi glianza a cui donare tutto, ma l’uomo ha peccato di superbia e si è ribellato. Abbiamo quindi riflettuto sulle bellezze e sulle bruttezze e il risultato della me ditazione è stato poi al centro del momento delle confessioni nella mattinata del 20 agosto. Nel pomeriggio dello stesso giorno, prendendo spunto dal brano evangelico delle nozze di Cana e dalle ultime parole che Maria pronuncia cioè “Fate quello che egli vi dirà”, i ragaz zi sono stati impegnati nella realizzazione di spot pubblici tari, che avrebbero poi dovuto mettere in pratica nelle restan ti giornate, sui seguenti ver setti: “Predicate il Vangelo ad ogni creatura”, “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”, “Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. I ragazzi sono stati entusiasti di questa attività che hanno com piuto con molta passione e im pegno e il medesimo impegno è stato profuso anche nella rea lizzazione dell’adorazione euca ristica, il momento che di soli to rimane sempre più impresso nella loro mente, momento che quest’anno è ruotato attorno al brano evangelico della Lavanda dei piedi e ai gesti che Gesù 39 L’ancora 9/10 2015 compì (“si alzò”, “depose le ve sti”, “preso un asciugatoio se lo cinse in vita”). L’eccezionalità è stata che an che noi abbiamo potuto rivivere l’atmosfera del Giovedì Santo di circa 2000 anni fa, perché don Andrea ha lavato i piedi a tutti i ragazzi e alcuni di loro hanno in un primo tempo reagito pro prio come Pietro! In un secondo momento, a turno, ci si è potuti fermare qualche minuto “occhi negli occhi” con il Santissimo Sacramento e in questa occa sione ognuno di noi ha lasciato una lettera personale a Gesù, proprio come se avessimo scrit to un’epistola all’amico del cuo re, anche perché in mattinata i ragazzi avevano dovuto riflette re sul loro rapporto con Dio e sul fatto che quando Lo sentia mo più distante è “colpa” nostra visto che Lui non si allontana mai da noi, è sempre presente. L’ultimo giorno ha riguardato il carisma del CVS e si è concluso con la visione del film “Si può fare” di Giulio Manfredonia, che con molta ironia, mai banale, racconta di una delle tante co operative nate in Italia in se guito alla Legge Basaglia al fine di mettere in luce i tanti talenti dei malati mentali. Nell’ultima mattinata si è fat ta una rapida verifica da cui è emerso che, come ogni anno, si torna alle proprie case carichi di belle emozioni e con una gran de certezza: Dio ha uno splen dido sogno d’Amore su ognuno di noi, spetta a noi aiutarLo a realizzarlo. Proviamoci! (Angela Circeo - CVS Pescara) ■ “Cristo è per strada... si può incontrare (sta Ho fatto un concerto con... Gesù Se la gioia si mischia con le lacrime, se il sorriso sembra di Paradiso, se la smorfia di dolore è un gesto di amore, se la voce canta per un desiderio profondo e quasi… ultimo, se… questa è davvero una esperienza di valore infi nito. Chissà perché, sulla terra, dobbiamo vivere questi momenti per essere toccati nel profondo e soprattutto credere e amare il valore immenso di una piccola creatura umana. Lì dentro c’è una persona infinita ed eterna che, nella sua finitezza e limite, contiene ancora un filo di voce per cantare il suo “voglio vive re”. La canzone forse ultima, un palcoscenico desiderato, delle canzoni che sono state colonna sonora della vita, un cantautore preferito ad altri, chissà perché, un prete, stranamente un prete. Questo è avvenuto nel mese di giugno vicino a Napoli. Una suora mi tormenta al telefono per fare un concerto, dicendomi che non sarà un concerto, ma che sarà una cosa… altra. Non capisco e insisto. Finalmente riesco a capire almeno una bri ciola di quello che potrebbe es sere: Nik sta molto male, lotta, 40 L’ancora 9/10 2015 ha grandi dolori e un desiderio: cantare in un concerto insie me a don Giosy. Ma quale tipo di concerto? “Non lo so, dice la suora, poi vediamo”. Decido di partire nel caldo infernale di quest’anno e mi presento a casa delle suore. C’è un piccolo pal co-pedana con una scritta fatta da Nik: “Grazie don Giosy.” Grazie perché? Forse perché sono venuto per un concerto anomalo o per il concerto più realistico e umano della mia vita? Nik arriverà pri ma dell’ora fissata. Chiedo ancora spiegazioni alla are (stai attento!!!...)” suora che mi risponde: “Ora ve dremo che cosa fare”. In questi casi è meglio fare silenzio e non chiedere di più, metten dosi totalmente a disposizione per qualunque cosa: una cosa già provata tante volte in giro per il mondo. La suora-mamma si è ricordata che mi piacciono le ciliegie e le ha procurate ve ramente di qualità: mi rinfresco e faccio un peccato di gola con quei frutti. Intanto cerco di capire e faccio mille domande alle quali vengono date rispo ste sempre evasive. Il cortile è piccolissimo e ci sono una deci na di sedie preparate per gli… spettatori. Finalmente arriva Nik con il suo grande sorriso sofferente. Cerca di dimostrar mi che sta bene, ma si capisce che non è proprio così. La sua andatura è faticosa: ma che abbraccio! Mi sembra di essere una star della musica abbrac ciata dal più famoso fan della storia e invece è un dolcissimo abbraccio tra due fratelli che si amano in Dio: è semplicemente bello. Cerco di essere forte e di non far scendere le lacrime per ché lui, nell’abbraccio mi sus surra: “Posso cantare insieme a te? Dedichiamo questo concerto a mia moglie che mi sopporta sempre?”. “Ma certo, è un ono re cantare con un grande come te!”. Ora è lui che si commuove e fa scendere lacrime. Ci calmia mo sotto lo sguardo delle suore e della moglie. “Dai, scegliamo le canzoni del tuo e mio repertorio che ti piac ciono di più”. Gli si illuminano gli occhi. Attacco il mio hard di Giosy Cento disk nel suo computer e ci met tiamo a sfogliare album e can zoni. è lui a scegliere. Alla fine sono troppe, perché Nik vorreb be cantare tutte quelle che gli anche lui quanto vale questa piacciono e che ha cantato per risposta sincera e impossibile. tutta la vita con il suo coro. Ve Però a lui basta che gli sia sta ramente ho pensato alle meravi to detto… e sorride. Poi dice: glie che il Signore compie senza ”Ora non ce la faccio più”. Era il che tu te ne accorga: chi avreb momento che non avremmo vo be mai pensato a un concerto luto che venisse, ma si è alzato così incredibile mentre scrivi, fra i dolori ed è stato aiutato dal tuo cuore, una canzone sen a scendere quell’unico gradino za pretese? che c’era. Abbiamo preso ap L’elenco è fatto: sono 10 pez plausi convinti e abbracci. Ma zi, anche perché bisogna fare i dentro al cuore resta una gioia conti con le forze, con il dolore, e una ferita: queste esperienze i dolori e l’emozio sono sempre a dop ne. pio taglio: senti di Sul pianeta terra, Il pubblico è com aver fatto un dono oggi, ci sono posto dal coro di e, insieme, ti porti un’infinità di Nik, sua moglie e persone che fanno dentro, con dolore, uno dei tre figli, una persona specia le suore, qualche della sofferenza un le che ammiri per il sacerdote e alcuni dono prezioso da coraggio e l’amore amici: in tutto una condividere che ha voluto espri trentina di persone. mere con uno sforzo Nik ha la sua sedia e il leggio con le parole, l’impian oltre le sue forze attuali. E ti senti piccolo di fronte alla vita. to voci semplice e buono. Sotto questo pezzetto di cie Nik vive da umile protagonista lo azzurro cantiamo e parliamo la sua malattia, cercando di insieme per più di un’ora. Fac dare ancora tutto di se stesso: ciamo dediche e preghiere. Sba alla famiglia, agli amici, al suo gliamo e ricominciamo i pezzi. coro. Un concerto in piena regola, Sul pianeta terra, oggi, ci sono ma senza regole. “Ti amo sem un’infinità di persone così che pre lo dedico a mia moglie che fanno della sofferenza un dono mi sopporta” - insiste. “Che ti prezioso da condividere: tutti supporta” - aggiungo io. E lei, possiamo essere Nik. che è una donna forte, annuisce Nella mia vita ho cantato con silenziosamente baciandolo con molti, anche con volti noti del i suoi occhi azzurri. A un cer la canzone. Ma, quella sera ho to punto, Nik mi provoca così: pensato, ho sentito e sono con ”E... io posso fare un disco con vinto di… avere cantato con te?”. “Certo, vedremo”. Ma lo sa Gesù. ■ 41 L’ancora 9/10 2015 no indialogo Grazie... su grazie a cura di Felice Di Giandomenico La rubrica intende offrire preziose testimonianze dei nostri lettori circa le grazie ricevute attraverso l’intercessione del beato Luigi Novarese e dei nostri “seminatori di speranza”: autentici apostoli dei sofferenti, cuori aperti verso Dio e verso i fratelli, anime protese ad evangelizzare il mondo dell’umano patire. Testimonianza di grazia ricevuta da Giuseppina Torchia, Taranto 2001. Mi Gentili lettori, se volete scriverci: Silenziosi Operai della Croce Direzione Generale Via di Monte del Gallo 105 - 00165 Roma [email protected] chiamo Torchia Giuseppina. Abito a Taranto. Da quasi cinquant’anni appar tengo ai Volontari della Sofferenza di Taranto. Dopo varie avversità del destino che mi hanno colpita da piccola (a nove anni, già orfana) ho dovuto crescere i miei fratelli più piccoli di me). All’età di 35 anni perdetti i miei fratelli, uno morì in Russia ed un altro, sacerdo te carmelitano, fu ucciso da un esaltato. (Elezioni del ’48). In questo periodo fui colpita da un male incurabile e persi la fiducia in tutto, fino ad arrivare al tentativo di suicidio. Fui sal vata dal pronto intervento della Polizia. Rimasi però invalida totalmente. Fu allora che, una sorella dell’Associazione Vo lontari della Sofferenza, mia vicina di casa, pre se a cuore la mia situazione di disperazione e decise di portarmi a far conoscere il Padre Fon datore della sua Associazione mons. Luigi No varese che allora teneva degli Esercizi spirituali nel paesino di Re, al confine svizzero. Conoscendo padre Luigi, con la sua profonda carica umana, mi fece ritornare dalla morte del la disperazione (avevo intenzione di ripetere il tentativo di suicidio) alla vita della fede cri stiana. Da quel periodo ho seguito il suo inse gnamento e, malgrado invalida totale su una carrozzella, sono diventata serena e salda nella mia fede religiosa. Quanto sopra per mettere in evidenza che padre Luigi Novarese ha operato in me più che un miracolo, perché mi ha dato la forza di credere ancora nella vita, nonostante tutte le mie vicis situdini. ■ 42 L’ancora 9/10 2015 noicvsNOIcvsNoiCVSnoicvsnoicvsnoicvs HANNO CAMMINATO CON NOI Negli ultimi mesi sono scomparsi due nostri iscritti che hanno molto collaborato col CVS di Reggio Emilia. Li ricordiamo attraverso due fra le diverse testimonianze pervenute in Redazione. Ciao Giorgio, testimone di fede G iorgio Barigazzi si è spento il 3 agosto 2015 vinto dalla malattia con cui combatteva da tanti anni. Era stato or dinato diacono in Catte drale il 13 gennaio 2013 dal vescovo di Reggio Emilia, Massimo Cami sasca, e prestava il suo servizio nella parrocchia di Sant’Agostino. Nato il 28 settembre 1957 si era laureato in informatica all’Università di Pisa. Nel 1984 si era sposato con Lucia Ianett; era padre di tre figli: Ilaria, Bruno, Marco. Il vescovo Massimo Ca misasca così lo ha ri cordato durante il rito funebre: “Il Signore l’ha chiamato in modo molto particolare ad offrire il suo diaconato per tutta la nostra Chiesa attra verso la malattia. Una malattia che per lui è stata causa di molte sof ferenze e per i suoi cari di una carità inesausta”. Esemplare, generoso e prezioso l’impegno di Giorgio in parrocchia, e attivamente impegnato nel Centro Volontari del la Sofferenza. In un suo scritto dal titolo “In Val Vigezzo”, Giorgio descri ve la sua frequentazione della Casa “Cuore Imma colato di Maria” voluta per gli Esercizi spirituali dal beato Luigi Novarese dapprima come accom pagnatore di ammalati e poi come ammalato lui stesso. Scrive Giorgio: “Questo binomio (eser cizi-ammalati) può far pensare ad un’esperien za triste e buia; invece rappresenta un momento benedetto da Dio in cui si fa esperienza gioiosa di incontro con i fratel li sofferenti… Ho potu to apprezzare meglio in quel luogo una grande accoglienza nei confron ti delle persone disabili che si manifesta nella risposta ai loro bisogni concreti e alle loro ne cessità: l’abbattimento delle barriere non riguar da solo quelle architet toniche (!) ma an che psicologiche e spirituali”. Giorgio afferma che una persona sofferente, ma gari in carrozzina può con tinuare a svolgere un ruolo all’interno della Chiesa locale e così con clude: “Ancora una volta questa esperienza mi ha ricordato che la sofferen za non ha l’ultima paro la, che agli occhi di Dio non conta quello che fai ma quello che sei, che Dio abita il mistero della debolezza”. Parole che certamente hanno il sapore di un testamento spirituale, ma nel contempo di un forte messaggio di spe ranza. Rosaria, formidabile soggetto d’azione A lcuni anni fa, era il 2011, mi capi tò di essere in servizio negli ambulatori della medicina metabolica di Modena e di assistere all’incontro tra due donne speciali. La prima era Paola Loria, primario e docente uni versitario di riferimento per la Medicina Interna, direttore della Scuola di Dottorato e della Scuola di Specializzazione. Una donna tenace, una fuo 43 L’ancora 9/10 2015 riclasse nel suo settore disciplinare. Si dichiara va agnostica rispetto alla religione ed era capace di una dolcezza disarmante e sincero attaccamen to verso i suoi pazienti. Ricordo la sua umiltà, noicvsNoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs rara tra i primari, quan do alcuni quesiti clinici andavano oltre ciò che riteneva di sua piena pa dronanza. La seconda donna in quell’ambulatorio era Ro saria Cotrufo, Respon sabile del CVS di Reggio Emilia, una figura mater na e di riferimento per tanti. Con delicatezza sapeva scrutare il cuore delle persone e distin gueva bene chi la trat tava con il classico im pedimento davanti alla disabilità, con una di staccata sufficienza, op pure la trattava propria mente come persona, un soggetto attivo. Sapeva trasformare coloro che ri entravano nella prima ca tegoria, nell’altra. Veniva da Reggio Emilia fino a Modena per farsi seguire dal team della professo ressa. Ci teneva molto, diceva sempre che lì c’e rano persone speciali, di cuore. La prof. ci teneva a Rosaria e per lei era andata al di là dei pro tocolli, cercando di ga rantirle qualche supporto terapeutico in più, viste le particolari condizioni fisiche della paziente. E così mi trovai ad assi stere ad un paio di visite di controllo. Due persone diverse, che ho conosciu to per spaccati di vita altrettanto diversi, lavo rativo-accademico l’una, affettivo-confidenziale l’altra, ma con un rap porto di stima reciproca grandissimo. Entrambe for ti, dirette, ma allo stesso tempo delicate. Ricordo che al termine di uno degli appuntamenti, dopo aver salutato Rosa ria, la prof. mi raggiunse in corridoio e mi disse: “Ma lei veramente cono sce quella signora?”. “Lo sa che ha due figli? E’ originaria di Napoli. Nel la sua vita ha affrontato delle difficoltà grandis sime. Anche suo mari to è su una carrozzina. Vengono qui da Reggio. è proprio brava gente”. Le risposi che lo sapevo bene e che conoscevo la sua storia. Lei proseguì a bassa voce: “Sorride sempre, è luminosa, non si lamenta mai. Io non so come faccia. Dice che prega e mette tutto nel le mani di Dio. Ha molto coraggio. Non so cosa farei al posto suo. è una donna che ammiro mol to”. Nel luglio 2014 la pro fessoressa Loria venne a mancare per un male che la consumò troppo velo cemente. Fu un colpo per molti. Nel luglio 2015, in occa sione di una delle solite visite a Modena, Rosaria è stata ricoverata d’ur genza per una grave in sufficienza respiratoria. Poco dopo è stato proprio il team della professores sa a rianimarla in seguito ad un arresto cardiaco e ad attaccarla alla mac china per la respirazio ne. Tutti sapevano le sue vicissitudini e chi fosse. Chiedendo informazioni ad un collega, sono ri masto colpito da come conoscesse con estrema precisione la storia e le condizioni di Rosaria. Nei pochi giorni in cui la prognosi pareva quasi mi gliorare, Rosaria ha dato veramente prova di es sere una grande amante della vita. Non mollava. In una di quelle giorna te, suo figlio mi chiese se il movimento che aveva fatto con la bocca fosse una reazione a quello che le aveva appena detto. Gli risposi che al livello di sedazione farmacologica in cui si trovava, non si poteva trattare di una 44 L’ancora 9/10 2015 reazione volontaria. In vece lo era, mi sbaglia vo: mordeva il tubo del respiratore reagendo agli stimoli esterni. Mi han no raccontato che Rosa ria, nei brevi momenti in cui l’hanno risvegliata, si commuoveva senza poter parlare, riconoscendo i volti dei ragazzi che la vorano lì e che conosceva da anni. Mi hanno detto che sorrideva. In alcuni giorni le con dizioni si sono aggravate e il cuore di Rosaria si è fermato il 21 luglio 2015. Ora penso a queste due donne che si sono incon trate in quell’ospedale, nel quale in seguito sono state entrambe ricove rate. A distanza di un anno, nello stesso mese di luglio, stesso luogo, sono poi morte. Due sorrisi meravigliosi; donne speciali. Indub biamente hanno lasciato il segno nelle persone che hanno incontrato. La loro grande forza non è andata persa, ce l’han no consegnata. A noi ora spetta trarre l’inse gnamento che ciascuna, ci ha mostrato con la propria vita. Credo che quello che ci hanno con segnato, quella forza, si metterà necessaria mente all’opera. (Francesco Soncini) no s noicvsNOIcvsNoiCVSnoicvsnoicvsnoicvsNOIcvs Dalla Colombia Annunciare il messaggio del Vangelo S abato 18 e lunedì 20 luglio, le Associazioni CVS di Buenaventura e Vil lavicencio hanno gioiosamente celebrato la memoria liturgica del nostro Fondatore, il beato Luigi Novarese. Entrambe le Associazioni diocesane sviluppano con impegno e costanza il mes saggio del beato Luigi, con l’appoggio della Comunità dei Silenziosi Operai della Croce. Sabato 18, a Buenaventura, la solenne celebrazione presieduta dal vescovo mons. Hector Epalza Quintero, ha visto la partecipazione di un considerevole numero di associati e amici dell’Associazione CVS Compartiendo Habilidades Di ferentes. Nella circostanza si è festeggiato il 50mo anniversario di ordinazione sacerdotale di monsignor Hector. Il cammino del CVS ha di fatto coinciso con gli undici anni del suo ministero episcopale nella diocesi, generando una signi ficativa e paterna vicinanza del vescovo ai nostri associati. Durante l’omelia mons. Hector ha richiamato l’importanza e la generosità del ser vizio pastorale svolto dal beato Luigi, affinché tutte le persone che soffrono ab biano il loro posto nella famiglia, nella società e soprattutto nella Chiesa. Come la Vergine Maria, con prontezza e generosità, si è recata ad aiutare la cugina Eli sabetta, così il beato Luigi ha operato nella sua vita. Un esempio che anima tutti noi ad un umile servizio ai fratelli che sono nel maggior bisogno. Annunciare il messaggio del Vangelo è un compito per tutti coloro che ne sono stati destinata ri: tutti siamo chiamati a testimoniare la presenza nel mondo del Signore risorto. La celebrazione è stata il punto centrale della mattina, a cui ha fatto seguito una breve riflessione, confrontando il beato Luigi Novarese e San Buenaventu ra: la loro vita, il loro tempo, i loro insegnamenti di fede, speranza e carità. Un interessante incontro tra due persone, un santo e un beato, che non hanno mai conosciuto questa città e questa cultura, ma che possono indicare un cammino da percorrere, un orizzonte da sognare: “Corriamo per portare Cristo al mondo, nessuno può sottrarsi a lui risorto...”. Ad Acacias (Villavicencio), il CVS Compartiendo Dones en Fraternidad ha cele brato il 20 luglio l’Eucaristia in memoria del beato Luigi Novarese, nella parroc chia del Sacro Cuore di Gesù. Presieduta dal sacerdote monfortano padre Miguel Patiño, alla concelebrazione hanno preso parte il parroco p. Armenio Gomez e il p. Angel Torres, assistente e guida spirituale del CVS locale. Anche ad Acacias la celebrazione, preparata con cura e attenzione, ha voluto essere un atto di gratitudine per un eredità ricevuta e la testimonianza di un cammino associativo, capa ce di assumere nuove sfide in nuovi mondi. (La Comunità SOdC) cvs Montichiari Festa del cinquantesimo P resso il bel parco della foresteria del castello di Montichiari, accanto alla piccola cap pella intitolata a “Ma ter Gratiae” (Madre della Gra zia), dove una luce risplende giorno e notte per disposizio ne del beato Luigi Novarese, a sottolineare la presenza divina di Maria Santis sima, nel pome riggio di sabato 18 luglio si è svolta la festa per i cinquant’anni di presenza dei Silenzio si Operai della Croce e, quindi, del CVS a Monti chiari. La festa è stata inserita nella data in cui solita mente ci si ritrova per celebrare la memoria li turgica del beato Luigi Novarese e, oltre al no stro CVS di Brescia, vi hanno partecipato pure CVS diocesani provenien ti da Mantova, Bergamo e Milano. È stato bello sen tirsi una grande famiglia. Il caldo, lo dobbiamo sottolineare, scoraggiava a partecipare, eppure in molti hanno voluto es serci, nonostante tutto, per rivedere vecchi amici e dire grazie. noicvsNoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs cvs Reggio Calabria il Per vivere positivamente 19 e 20 giugno il CVS di Reggio Calabria ha organizzato due giorni di riflessioni e preghiera preso il Monastero della Visitazione di Ortì. Il ritiro spirituale, a cui hanno partecipato 18 cvues sini, è stato guidato dalle preziose catechesi di don Armando Aufiero che ha lasciato nel cuore di tutti il desiderio di portare un cambiamento positivo nella propria vita e in quella degli altri fratelli sofferenti. Quanta storia in questa Casa! Una storia legata in primo luogo alla de vozione a Maria con l’i naugurazione avvenuta l’8 settembre 1965, nel giorno della sua nativi tà. Ma la Casa di Mon tichiari è legata anche al servizio e alla carità di tanti. Presto uscirà una pubblicazione, scritta da Michela Carrara, che racconterà dagli inizi ad oggi il susseguirsi di diversi eventi legati alla Comunità del castel lo acquistato dal beato Luigi Novarese dal con te Bonoris, che lo ha in qualche modo privilegia to abbassando il prezzo d’acquisto. La presenza dei Silen ziosi Operai della Croce a Montichiari ha influi to (ed influisce tuttora) sulla vita di molte per sone che, come il CVS di Brescia, con loro condi vidono idee e valori di un carisma tanto bello e tanto utile per la Chiesa. San Paolo l’ha espresso in questo modo: “Com pleto nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”, e tanti di noi continuano a viverlo nella preghiera, nella malattia, nel ser vizio alle necessità dei fratelli, ma soprattutto nell’offerta di se stessi per la salvezza di tante anime, come anche la Madonna ha chiesto sia a Fatima che a Lourdes. (Fiorella Elmetti) Un tempo di qualità passato in raccoglimento, guar dando il mondo dai piedi della Croce, con accanto Maria come compagna e modello, come Colei che dona chiarezza alla mente nella sofferenza dell’ani ma e del corpo. La condivisione dei gruppi, la presenza di Giulio Gra nata del CVS di Napoli e le celebrazioni hanno per messo al variegato gruppo, composto da giovani e meno giovani, di focalizzare la priorità di vivere nel Centro Volontari della Sofferenza. (Virginia Marino) 46 L’ancora 9/10 2015 no s noicvsNOIcvsNoiCVSnoicvsnoicvsnoicvsNOIcvs cvs Moncrivello CVS Casale Monferrato Nella chiesa in cui pregava Monsignore G iovedì 2 luglio, a Casale Monferrato, città natale di Monsignore, si è svolta una gior nata di festa che ha visto prota gonisti oltre 1500 giovani arri vati dagli oratori della diocesi. Durante la manifestazione, tra i testimoni dell’“Amore più grande” – tema dell’Ostensione della Sin done di Torino – si è parlato del beato Luigi Novarese. A raccontare la vita e le opere del fondatore del Centro Volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce, è stata Lu cia Zoppellaro, Responsabile del CVS Casale, che così si è rivolta ai giovani: “Aveva la vostra età, il piccolo Luigi, quando veniva alla chiesa del Valentino a pregare don Bosco e l’Ausiliatrice. Era mol to malato e i medici non gli da vano speranza. Ma non si è dato per vinto e grazie all’intercessione di Maria, si è salvato, è diventato sacerdote e ha dedicato la propria vita agli ammalati creando case di cura, centri per disabili e As sociazioni che contano migliaia di iscritti in tutto il mondo”. La chiesa del Sacro Cuore del Va lentino di Casale, inaugurata nel 1922 dal salesiano Filippo Rinaldi, terzo successore di don Bosco, è la parrocchia in cui il piccolo Luigi Novarese si recava con la mamma Teresa Sassone a pregare davanti alla statua di Maria Ausiliatrice. E proprio in questa chiesa Novarese a lei si affidò, scrivendo quando era in sanatorio in cui chiedeva a Rinaldi di pregare, insieme ai ra gazzi dell’oratorio, per la guarigio ne dalla tubercolosi ossea che lo aveva colpito all’età di nove anni. “Luigino Novarese – si legge nel bollettino commemorativo pubblicato nel 1996 per i cin quant’anni della parrocchia Sacro Cuore – inizierà in questa chiesa il suo cammino sacerdotale. Dopo aver pregato e chiesto la grazia per la guarigione davanti alla statua di Maria Ausiliatrice, vestirà il suo abito talare proprio in questo santuario e spiccherà il volo per i grandi orizzonti della Divina Provvidenza. Il suo nome vive in eterno nel cuore di chi soffrendo sa donare l’amore”. 47 L’ancora 9/10 2015 Una via al beato Luigi Novarese “S trada comunale Luigi No varese”. Domenica 19 lu glio il sindaco del piccolo comune di Villareggia, in provincia di To rino, ha liberato dal drappo trico lore che la ricopriva, la targa della nuova via dedicata a Monsignore. Una giornata di festa che ha visto la partecipazione di sindaci, auto rità, sacerdoti, ammalati e fedeli. A Novarese è stato intitolato il nuovo percorso che unisce la Casa di cura che porta il suo nome alla strada provinciale di Villareggia. “Novarese ha dedicato la vita ai sofferenti – ha detto il sindaco Fabrizio Salono, accanto al quale era presente il collega Massimo Pissinis, primo cittadino di Mon crivello – e ha organizzato pro prio qui, nei locali dell’ex semi nario del Trompone, i primi corsi professionali per i disabili. Da questa strada che oggi gli de dichiamo, passeranno altri malati e il beato continuerà a vegliare su di loro”. noicvsNoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs cvs Taranto La Il premio “Beato Luigi Novarese” a don Graziano Lupoli seconda edizione del premio “Bea to Luigi Novarese”, or ganizzato a Taranto dal Centro Volontari del la Sofferenza e dai Silen ziosi Operai della Croce, ha premiato la testimo nianza. Dopo l’asse gnazione nel 2014 all’arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro, come ringrazia mento per l’impegno pro fuso nella diffusione del carisma del suo fon datore, e per lo sforzo continuo di conciliare la salute con il posto di la voro in una città che vive drammaticamente queste due emergenze, l’edizio ne 2015 ha premiato don Graziano Luppoli, sacer dote tarantino, che ha lottato per lungo tempo con la malattia. E’ stata proprio la coeren za il leitmotiv della scelta di don Graziano, come ha sottolineato don Cristian Catacchio, Assistente dio cesano del CVS. Il premio nasce dal vo ler riconoscere all’inter no del territorio taran tino persone che, pur non essendo iscritte all’Associazione, incar nano il carisma del be ato Novarese. Esso vuol riconoscere la dignità dell’uomo che, se malato Dagli Stati Uniti A Mary Farm (Springfield – Massachussets) un ritiro e celebrazione della Santa Messa con il gruppo di Guadalupe. 48 L’ancora 9/10 2015 o disabile o sofferente cronico, rischia di non essere pienamente rico nosciuta dalla società odierna. “Il beato seppe vivere l’esperienza della sof ferenza – continua don Cristian – e trasformar la, attualizzandola e dando la possibilità alla persona malata e soffe rente di essere sogget to attivo nella Chiesa e nel mondo, una persona cioè che, pur nei propri limiti, può dare senso alla vita”. (Gabriella Ressa) Promuovi l’Apostolato Opuscolo pp. 12 Fai conoscere le nostre pubblicazioni Dépliant Opuscolo pp. 12 Dépliant Contattaci ! Cosa aspetti ? Richiedi il materiale promozionale per far conoscere e diffondere l’apostolato del Centro Volontari della Sofferenza. Sono stati stampati nuovi strumenti e sono a tua disposizione. Direzione Generale dei Silenziosi Operai della Croce Via di Monte del Gallo 105 - 00165 Roma - Tel. 06 39674243 - [email protected] Aus leggi e diffondi... L’Ancora nell’Unità di Salute pubblica articoli e studi che interessano tutti coloro che operano nel mondo della pastorale della salute. La rivista, a diffusione nazionale, è stata fondata più di trenta anni fa dal beato Luigi Novarese. L’abbonamento ha validità un anno, a partire dalla data di sottoscrizione. Le quote previste sono: 2015 Per l’Italia..................... Sostenitore................... Per l’Estero................... In formato PDF............ 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