pimo piano Gli imprenditori, il TFR e la “teoria dei limiti” di Annarosa Pacini Scadono a giugno 2007 i sei mesi di tempo a disposizione dei lavoratori per decidere se investire la propria liquidazione in un fondo pensione. Il Tfr “inoptato” rimarrà nelle casse dell’azienda se ha meno di 50 dipendenti, altrimenti confluirà in uno speciale fondo dell’Inps. Un passaggio non indolore, ancora in fase di transizione e che suscita, tra gli imprenditori, opinioni contrastanti. L’importo della pensione è, per molti, soprattutto i più giovani, sempre più un elemento di preoccupazione: ad oggi, le previsioni parlano di prestazioni pensionistiche che non raggiungeranno neanche il 50 per cento di un reddito medio dipendente attuale. Pensioni, perciò, di importo molto inferiore a quello delle “vecchie” pensioni, ancora basate sul metodo retributivo, che incideranno pesantemente sulla qualità della vita. Un problema che coinvolge l’intero sistema pensionistico nazionale. La riforma prevede, quindi, lo sviluppo di un sistema di previdenza integrativa accanto alla previdenza pubblica, con il passaggio al metodo contributivo. Ma la manovra decisa dal Governo, vista da più parti come una sorta di “soluzione non risolutiva” di un problema da tempo in attesa, invece, di soluzioni programmate e di lunga prospettiva, incide in modo significativo sulle dinamiche aziendali. Mancano, ad oggi, dati certi sugli effetti delle compensazioni sulle imprese, non solo perché sino a giugno non sarà possibile avere dati conclusivi sulle scelte dei lavoratori, ma anche perché gli effetti netti delle compensazioni sono funzione di una serie di parametri tra cui il tasso sui finanziamenti alternativi, il tasso di crescita del monte retributivo e, na4 Grosseto Impresa turalmente, il tasso di adesione ai fondi pensione. “L’avvio della riforma previdenziale – si legge in un articolo di approfondimento pubblicato da Ipsoa – avrà un prezzo da pagare: la perdita per le aziende di un prestito (qual è la liquidazione) a tassi d’interesse assolutamente vantaggiosi. Per le imprese con più di 50 dipendenti, che sono circa il 30% di quelle operanti nel Paese, il sacrificio sarà totale, perché saranno private anche del Tfr ‘inoptato’ che finirà all’Inps. La liquidazione o Trattamento di fine rapporto è, infatti, un credito dei lavoratori verso l’impresa. Tramite la liquidazione ogni lavoratore presta all’impresa circa il 7% del proprio reddito. Questo prestito ha una particolarità: il tasso d’interesse è fissato dalla legge ed è pari al 1,5% più il 75% dell’inflazione dell’anno precedente. Ciò si traduce, per l’impresa, in un finanziamento assolutamente conveniente, con dei tassi largamente inferiori a quelli applicati dalle banche. Per le Pmi il sacrificio sarà inversamente proporzionale al numero dei lavoratori che decideranno di investire il Tfr in un fondo. Certo le imprese avranno dei benefici fiscali e si potrebbero prospettare accordi con il sistema bancario per un accesso agevolato al credito. Però l’impegno richiesto sarà notevole, anche se è in parte contro bilanciato dal cosiddetto taglio del cuneo fiscale previsto nella Finanziaria”. Secondo i primi dati, indicativi, sull’effetto delle novità introdotte dalla Finanziaria, gli oneri aggiuntivi in molti casi risultano superiori alle compensazioni. Per quanto riguarda lo smobilizzo del TFR, l’onere aggiuntivo in percentuale della retribuzione lorda presenta aumenti crescenti in proporzione agli anni di carriera di un dipendente. Ad esempio, con un prestito bancario con tasso al 7 per cento, l’onere aggiuntivo per un dipendente con cinque anni di carriera sarà dello 0,79 per cento, con dieci anni di carriera del 1,50 per cento. Mentre la riduzione del cuneo fiscale sulle imprese, calcolata sul costo del lavoro, vedrà una riduzione media dell’1,41 per cento, calcolata però sulla riduzione Irap media Centro NordMezzogiorno, un dato non in grado, ad oggi, di rilevare l’effettiva portata della manovra e dell’effetto delle compensazioni, che richiede informazioni microeconomiche specifiche e settoriali. Un argomento, quindi, che investe da vicino la vita di un’impresa. Ma qual è, a questo proposito, l’opinione degli imprenditori? Walter Musso Huntsman Tioxide “Il TFR ha cambiato ruolo: da strumento di pianificazione economica e finanziaria per due soggetti (dipendente ed imprenditore) a pensione complementare per un unico soggetto (dipendente). Questa trasformazione non è una sorpresa in quanto era già stata inserita nella riforma precedente. Tuttavia, l’anticipazione della sua attuazione (prevista per il 2008) ha creato diversi disagi, tecnici, amministrativi, finanziari e gestionali alle imprese e anche ai dipendenti che sono stati chiamati a fare delle scelte sulla base di informazioni non complete ed in parte contraddittorie. L’impresa perde liquidità, deve ricorrere al credito bancario e contemporaneamente, per effetto delle iscrizioni ai Fondi complementari da parte dei dipendenti, ha, di fatto, un aumento di costi per quanto riguarda il versamento a carico dell’azienda, in quanto è obbligata a versare al fondo un’integrazione al TFR versato dal dipendente”. Lucia Migliorini Stacchini & Migliorini “Momento economico strano quello che tutti noi stiamo vivendo. Momento politico altrettanto strano. La riforma del TFR vista nell’ottica dell’attuale situazione politica risulta essere semplicemente una nuova fonte di prelievo finanziario volto a tamponare momentaneamente una situazione previdenziale che definire preoccupante è dire poco. Sembra una decisione presa in un momento di emergenza che non ha nulla a che vedere con le grandi riforme di cui ha bisogno un Paese come il nostro soprattutto nell’ambito previdenziale. Non conta essere impresa o dipendente, il problema di sensibilità e serietà politica rimane. Sembra quasi che i nostri governanti si dimentichino ogni tanto di essere cittadini. Per non parlare poi di come in questo momento girino tra le mani dei dipendenti opuscoli di va- rio tipo volti a spiegare le varie opzioni. Il tutto alla luce dell’approssimazione e della poca serietà nell’affrontare un problema così importante sia per i lavoratori che per le imprese. Per un lavoratore il TFR rappresenta un risparmio di una vita di lavoro che in tanti casi coincide ‘con buone uscite’ dirottate verso l’acquisto di una casa. Per un’impresa è sempre stata una forma di finanziamento temporaneo o un’uscita finanziaria semplicemente posticipata al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Mi pare, però, che questa nuova legge non si sia preoccupata di analizzare l’importanza del TFR sotto nessuna delle due logiche considerate. A me sembra che il TFR sia stato visto soprattutto come una bolla di liquidità da inglobare in un bilancio di un’azienda Italia perennemente in deficit”. Vincenzo Campiglia Tecnobay “Per le aziende medio-piccole con addetti superiori a 50 unità, l’introduzione della legge sul TFR è sicuramente negativa per il significativo drenaggio di liquidità che viene a mancare all’azienda a fine anno, per la mia all’anno è di circa 100.000 euro, di poco inferiore al 1% del fatturato. Per il dipendente penso che sia positivo: primo, perché al momento di ricevere la liquidazione del TFR dal Fondo si troverà una somma rivalutata (se fa scelte prudenti) superiore a quella che avrebbe percepito dall’azienda perché avrà dei vantaggi fiscali superiori, secondo perchè aderendo ad una forma pensionistica complementare ha il diritto ad un’ulteriore agevolazione fiscale”. Sergio Francioli Vemar S.r.l. “Il mio giudizio sulle decisioni relative allo spostare il TFR in fondi pensione o altro, non è altro che il riflesso del giudizio su tutto ciò che lo Stato amministra. Mi dispiace per chi ha più bisogno di me, nel cercare nuovi finanziamenti, ma il Grosseto Impresa 5 punto è che tutto ciò di cui si appropria lo Stato diventa sempre più giallo e poi si secca. Chi deve poi ripianare il debito è sempre il cittadino, mentre non si condanna né lo stratega né il gestore. Questa alta pericolosità, formata da organismi e strutture, dove gli stipendi sono garantiti mentre la buona amministrazione no, e parole come efficacia ed efficienza, sono bandite, mi fa ribrezzo. Non vorrei inimicarmi troppe persone, ma ritengo che non si vogliono risolvere i problemi, non si vogliono togliere privilegi, per cui il lavoratore e il cittadino non sarà mai salvaguardato da rapine e cattive gestioni”. Lucia Pasquini Chimica Edile “Personalmente ho sempre versato ad un’assicurazione di importanza nazionale l’importo del TFR ed effettuato ogni anno l’adeguamento; per cui per quanto riguarda la mia azienda non cambierà nulla se i dipendenti sceglieranno di aderire ad un fondo pensione aperto o chiuso, piuttosto che lasciare che continuiamo come abbiamo sempre fatto. Forse vale la pena di sottolineare che se i nuovi assunti decidono di investire in un fondo pensione avranno qualche vantaggio economico”. Simone Turini Elettromar “Con la nuova disposizione in materia di TFR le aziende subiranno un nuovo pesante aggravio senza che ciò per altro produca benefici nei confronti dei dipendenti. In sostanza gli artefici del lavoro, l’impresa ed i lavoratori hanno tutto da perdere e nulla da guadagnare. Le aziende saranno private di un’importante capacità finanziaria che in un momento certamente non esaltante di sviluppo economico rappresenta un fardello ancora maggiore che appesantisce la dinamica aziendale. Vorrei comunque sottolineare come sia prevalsa ancora la già fallimentare esperienza di porre limiti numerici all’applicazione del nuovo balzello. Così come il limite dei 15 dipendenti stabilito dalla Legge 300/70 ha determinato il mantenimento in ambito artigianale della stragrande maggioranza delle aziende che non hanno voluto o potuto superare quella fatidica soglia, mi chiedo adesso quante imprese non supereranno la soglia dei 50 addetti ovvero non ridurranno i propri dipendenti al di sotto di quel numero per evitare appesantimenti finanziari nella gestione della propria attività. In sostanza con tale normativa si favorisce ulteriormente il nanismo delle imprese italiane che già soffrono moltissimo questa dimensione nella competizione globale che le vede competere con aziende ben più strutturate e meglio equipaggiate per navigare nel mercato mondiale. E’ prevalsa ancora una volta ‘la teoria dei limiti’”. Riccardo Simoni Vemar Helmets “Francamente non riusciamo a vedere nessun beneficio da questo provvedimento, in un momento così difficile per la piccola e media impresa italiana, sia per i mercati aggrediti dalla concorrenza (basti pensare alla Cina) ecc. sia per le banche che alzano i tassi e stringono i crediti. Togliere all’azienda, anche se piccola, una risorsa finanziaria, è proprio un’ingiustizia, ma forse qualcuna delle grandi imprese avrà il beneficio, ci troviamo sempre e da sempre a subire imposizioni dall’alto”. TFR: i dipendenti pensano che… Marco, 36 anni “La scelta che ciascun dipendente è chiamato a fare nei primi sei mesi del 2007 può sicuramente essere definita come un cambiamento radicale nel modo di pensare al TFR non più come un accantonamento economico ma come un supporto a quella che sarà la pensione al termine della vita lavorativa. Dobbiamo sicuramente orientarci verso un sistema pensionistico complementare per poter garantire almeno lo stesso tenore di vita che abbiamo durante il periodo lavorativo. La scelta di destinare il TFR ad un fondo pensionistico, a mio parere, deve essere motivata dalle ragioni sopra espresse considerando anche il fatto che in parte al versamento contribuisce anche l’Azienda”. Lorella, 35 anni “Sinceramente non ne so molto, per un mio poco interessamento poiché l’azienda per cui lavoro non supera i 50 dipendenti quindi credevo di non rientrare nell’obbli6 Grosseto Impresa go di dover prendere una decisione in merito a ciò. Comunque, per le informazioni che ho reperito negli ultimi giorni sarà mia decisione quella di continuare a mantenere il TFR maturato fino ad oggi all’interno dell’Azienda, visto che qualunque altra scelta mi creerebbe limitazioni nel caso in cui dovessi aver bisogno di usufruire della quota accantonata”. Moira, 32 anni “Soltanto da alcuni giorni riesco ad avere più chiaro l’argomento. In quanto da una prima informazione ricevuta, credevo che la mia azienda avendo meno di cinquanta dipendenti non rientrasse nella nuova legge. Io ho già un fondo pensionistico personale dal 1999, attivato per una mia personale garanzia futura. Ho deciso quindi, di lasciare il mio TFR presso la mia azienda ritenendola sicura ed affidabile nella gestione del fondo pensionistico”. Renzo, 61 anni “Se devo essere sincero è un argomento che non mi interessa molto, mi manca poco ad andare in pensione. Mi preoccupo di più per i miei figli, perchè alla fine la pensione non esisterà più: lo Stato continuerà a prelevarci i soldi per pagare i suoi debiti e noi dovremo pure fare il sacrificio di metterci da parte per nostro conto quelli necessari per sopravvivere da anziani. Allora, dico io, dovrebbero lasciarceli e farci decidere come usarli. Troppo facile obbligarci a versare allo Stato, e poi chiederci di farci pure la pensione privata”. TFR memo Tre le ipotesi che possono verificarsi, in relazione alla destinazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) da parte dei lavoratori: 1. il lavoratore, esplicitamente, prevede di investire la liquidazione in fondo pensione che può essere: un fondo negoziale chiuso, un fondo aperto o, infine, un piano pensionistico offerto, per esempio, da una compagnia di assicurazione; 2. il lavoratore non decide nulla. In questo caso il Tfr finisce al fondo al quale hanno aderito la maggioranza dei dipendenti dell’azienda o, in mancanza, in uno speciale fondo Inps; 3. il lavoratore decide di tenere la liquidazione: in questo caso se l’impresa ha più di 50 dipendenti finisce all’Inps – in un fondo destinato a finanziare lo sviluppo delle opere pubbliche. Se l’impresa ha meno di 50 dipendenti il Tfr rimane nelle sue casse. Sia che il Tfr rimanga in azienda o vada all’Inps il lavoratore riceverà in un’unica soluzione tutta la liquidazione al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Se il Tfr confluisce in un fondo pensione, al momento della pensionamento il lavoratore potrà scegliere tra una rendita vitalizia calcolata sull’intero ammontare del Tfr oppure la liquidazione una tantum del 50 per cento e una rendita calcolata sul rimanente 50 per cento, che dovrà servire ad integrare la pensione. Il Tfr già maturato fino al 31 dicembre 2006 sarà liquidato secondo le regole attualmente vigenti. Per chi volesse chiedere un anticipo sul Tfr nel caso in cui questo vada all’Inps valgono le stesse regole che per il Tfr trattenuto in azienda (pertanto, per esempio, si può chiedere l’anticipo del 70% del Tfr maturato dopo otto anni di anzianità aziendale nel caso di acquisto della prima casa). Mentre, per quanto concerne il Tfr indirizzato ad un fondo pensione, l’anticipazione può essere chiesta in qualsiasi momento (per esigenze del lavoratore o del coniuge o dei figli) fino al 75% per spese sanitarie con carattere di eccezionalità. Dopo 8 anni di iscrizione al fondo, fino al 75% per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa di abitazione per sé o per i figli, oppure fino al 30% per ulteriori esigenze. Grosseto Impresa