PROGETTO COFINANZIATO DA UNIONE EUROPEA FONDO EUROPEO PER L’INTEGRAZIONE DI CITTADINI DI PAESI TERZI idee CONTRO LA DISCRIMINAZIONE La presente pubblicazione è stata curata da: Carlotta Bellomi Contributi di: Guido Antonelli Costaggini, Carlotta Bellomi, Marisa Belluscio, Ilaria Nutini Si ringraziano: l’Unione delle Province d’Italia (UPI) e TECLA, le Province di Brescia, Catania, Milano, Napoli, Pisa, Prato, Roma e Venezia. Save The Children Italia e tutte le persone che hanno direttamente e indirettamente reso possibile la realizzazione del progetto e della pubblicazione, in particolar modo: Emanuele Argento, Francesca Bilotta, Anna Brambilla, Daniela Branciaroli, Stefania De Nicolais, Silvia De Silvestri, Massimo Di Rienzo, Antonella Inverno, Lorenzo Leotardi, Francesca Menozzi, Samantha Palombo, Francesca Sangermano, Livia Santoro. Gli studenti, i dirigenti, i docenti, il personale ATA e i formatori di Save the Children Italia che hanno partecipato al progetto “IDEE contro la discriminazione”. Grafica: Enrico Calcagno AC&P Roma Stampa: Arti Grafiche Agostini Pubblicato da: Save the Children Italia Onlus giugno 2012 Save the Children Italia Onlus Via Volturno 58 - 00185 Roma tel +39 06 480 70 01 fax +39 06 480 70 039 [email protected] Ufficio di Milano Via Stresa, 3 – 20125 Milano Tel. +39 02.670.78.446 Fax. +39 02.671.99.525 www.savethechildren.it idee CONTRO LA DISCRIMINAZIONE INDICE 4 PREFAZIONE IL PROGETTO 7 8 11 Le attività del progetto I protagonisti La formazione per studenti, docenti e personale ATA A SCUOLA DI NON DISCRIMINAZIONE: LA PAROLA AI RAGAZZI 13 19 23 La discriminazione sulla mia pelle Il principio di non discriminazione Buone pratiche per il cambiamento LA RICERCA TRA PARI 26 37 64 Il percorso, il metodo, la ricerca I risultati dell’indagine La valutazione dei ragazzi CONCLUSIONI 68 72 Le riflessioni dei ragazzi Per dire NO alla discriminazione! 3 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO PREFAZIONE di Silvia Pagnin Assessore Cultura, Cooperazione allo sviluppo, Intercultura e Integrazione Provincia di Pisa Presidente Istituzione Centro Nord-Sud intenso e incisivo fenomeno delle migrazioni che negli ultimi decenni hanno interessato molti paesi europei e l'Italia in particolare, ha modificato non solo l’andamento e la composizione demografica del nostro Paese, ma la stessa percezione delle relazioni sociali, della cultura civile e politica italiana. Lo stesso concetto di “intercultura” fatica a trovare spazio nel nostro modo di pensare, anche se oggi si è delineata la consapevolezza dell'ineluttabilità di un percorso di ristrutturazione del nostro essere italiani. Una consapevolezza che sta maturando solo in parte attraverso una decisa apertura all'integrazione. Secondo i dati del Dossier Caritas 2011, infatti, rispetto ad un'Italia multiculturale il 12,2% degli italiani mostra un certo timore, il 16,2% la guarda con sospetto, il 35% la ritiene inevitabile mentre è il 29,7% ad attenderla con fiducia. L’Italia è a tutti gli effetti un Paese multietnico e multiculturale, lo si percepisce camminando nelle città, nei negozi, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, ma lo si vede Le culture non sono folklore e soprattutto a scuola. Nelle scuole italiane è ormai la normalità la presenza di stuil pluralismo non è la tolleranza denti di origine straniera. Questa presenza è la conseguenza naturale all’evoluziodegli altri in quanto più o meno ne di una società inserita in un mondo globalizzato nella quale la migrazione è un esotici (...); è il riconoscimento dell’incommensurabilità fenomeno normale e costitutivo. Gli “immigrati”, una categoria con la quale si fondamentale ed essenziale tenta di ridurre ad unità la molteplicità di persone e culture, sono una presenza delle diverse forme di cultura, plurale, strutturata e radicata, di 5 milioni di persone che rappresentano il 7,5% di religione e di modi di vivere della popolazione italiana. Questa nuova composizione sociale porta con sé inevi(Raimon Panikkar) tabilmente un atteggiamento di paura, diffidenza e di rigetto, che, lungi dall'essere sottovalutato, deve invece essere affrontato, conosciuto e superato. Ancora qualche anno fa, la cronaca italiana ha informato fin troppo frequentemente di casi di razzismo e discriminazione nelle scuole (si vedano ad esempio le polemiche riguardanti l'uso del velo), oggi sembra invece maturo il tempo per una società non solo multiculturale ma propriamente interculturale. Il volume documenta il progetto “IDEE contro la discriminazione”, finanziato dall'Unione Europea e promosso dall'Unione delle Province Italiane; si tratta di un'accurata indagine sulle discriminazioni reali e della conseguente proposta di una strategia forte e incisiva di integrazione e inclusione. Le azioni positive messe in campo attraverso i laboratori svolti direttamente nelle classi hanno destrutturato, ridotto ai minimi termini, annullato molti pregiudizi e hanno spinto ad un atteggiamento collaborativo e di conoscenza reciproca. La produzione di guide informative sui servizi per i giovani che le istituzioni, e fra queste in primo piano le Province, completa il percorso. Certo il cammino è ancora lungo, e molte e unanimi sono state le voci che richiedono una prosecuzione del lavoro e una più ampia copertura territoriale. Una sfida impegantiva alla quale le istituzioni sapranno certo far fronte. 4 L’ di Raffaela Milano Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children Italia Onlus essuna distinzione può avere un peso quando si tratta di garantire i diritti di un minore, si tratti della sua origine etnica o del colore della pelle, del genere o del credo religioso, della situazione economica familiare così come di ogni altra circostanza. È quello che stabilisce il principio di non discriminazione, uno dei pilastri fondamentali della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza approvata dalle Nazioni Unite nel 1989. Si tratta di un principio se vogliamo molto semplice, nella sua enunciazione. Tuttavia, l’attuazione pratica di questo principio di civiltà non può mai considerarsi acquisita una volta per tutte. Lo dimostrano anche le pagine che seguono e che ci consegnano un quadro, per certi versi allarmante, delle situazioni di discriminazione che ragazzi e ragazze incontrano oggi nel rapporto con i coetanei e con il mondo degli adulti, originate da razzismo e omofobia, così come da altre forme di stigmatizzazione legate all’aspetto fisico, al modo di vestire, alla disabilità, e così via. I dati raccolti, per quanto limitati dal punto di vista quantitativo, offrono uno spaccato importante sulle “discriminazioni quotidiane” vissute da molti ragazzi in ambiente scolastico. Le testimonianze sono ancora più significative perché frutto di un impegno diretto di giovani intervistatori che hanno realizzato il lavoro di ricerca a contatto con i coetanei, in una relazione dunque “tra pari”. Sono testimonianze che attraversano l’Italia dal nord al sud, mettendo a confronto le esperienze vissute da adolescenti in contesti anche molto diversi tra loro. La relazione tra pari, la partecipazione attiva dei ragazzi nella lotta contro ogni forma di discriminazione è una delle strategie chiave di Save the Children. Questa è stata anche la cifra del progetto “IDEE contro la discriminazione”: aprire spazi e occasioni di riflessione e di confronto affinché siano proprio i più giovani i primi interpreti dei diritti e dei conseguenti doveri di cittadinanza. Un ringraziamento per questo lavoro va innanzitutto ai ragazzi e alle ragazze che hanno curato la realizzazione della ricerca qui presentata, che hanno parlato con i loro coetanei raccogliendone il punto di vista e la testimonianza. Un ringraziamento sentito va ai loro insegnanti che hanno accompagnato con passione e professionalità questo processo e, naturalmente, al Ministero dell’Interno che ha creduto nel progetto e lo ha finanziato con i fondi FEI e ai nostri partner di progetto, la Unione delle Province Italiane e TECLA. L’impegno di Save the Children è oggi volto a tenere vive le relazioni che si sono stabilite tra le realtà territoriali coinvolte, anche molto diverse tra loro, affinché si possa proseguire e diffondere l’esperienza avviata puntando proprio sulla crescita e lo sviluppo del lavoro di rete. Perché si diffonda in Italia la consapevolezza che – per dirlo con le parole di uno dei ragazzi intervistati - “alla fine la discriminazione è solo una forma per esorcizzare la propria paura”. Mentre fare rete aiuta, appunto, a vincere le paure e ad aprirsi a chi è diverso da noi con rispetto e voglia di conoscersi. N 5 IL PROGETTO Attività di gruppo (Provincia di Venezia) Attività delle sagome (Provincia di Venezia) I.P.S.S.A.R. Carol Woytjla classe III P (Provincia di Catania) 6 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO LE ATTIVITÀ DEL PROGETTO di Marisa Belluscio l progetto “IDEE contro la discriminazione”, finanziato nel quadro del Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di Paesi terzi 2007-2013 (Programma annuale 2010, Progetti Giovanili), è promosso dall’Unione delle Province d’Italia (UPI), in partenariato con le Province di Brescia, Catania, Milano, Napoli, Pisa, Prato, Roma e Venezia, e in collaborazione con Save the Children Italia Onlus e l’Associazione TECLA. Il progetto mira a favorire l’inclusione di minori stranieri provenienti da Paesi terzi e frequentanti gli istituti scolastici secondari di secondo grado delle otto Province partner, mediante lo sviluppo di percorsi educativi e di in-formazione legale, di azioni di mappatura dei servizi esistenti sul territorio e di attività di comunicazione sociale. L’iniziativa ha riproposto il “modello I.D.E.E.” (Integrazione, Diritti ed Educazione contro l’Esclusione), sperimentato nel 2011 nelle Province di Milano, Roma e l’Aquila che, attraverso un percorso pilota e innovativo, ha promosso interventi di educazione ai diritti e alla cittadinanza centrati sul principio di non discriminazione. Il progetto ha coinvolto 26 istituti scolastici e 43 classi per un totale di 891 minori e 156 adulti, promuovendo un approccio integrato (intervento educativo, di in-formazione legale, di orientamento al territorio e di comunicazione) per contrastare la discriminazione. L’intervento educativo è stato strutturato in tre moduli: il primo, rivolto a minori e adulti, è consistito in un approfondimento teorico sulle tematiche cardine del progetto, il secondo, rivolto a minori, ha previsto laboratori applicativi di ricerca partecipata tra pari finalizzati a esplorare le dimensioni del fenomeno discriminatorio; nel terzo sono stati promossi eventi di peer education finalizzati alla diffusione sul territorio di quanto sviluppato durante il progetto. Gli interventi sono stati preceduti da due seminari di formazione per i formatori sulle metodologie, gli approcci e gli strumenti che hanno garantito – nel rispetto delle caratteristiche ed esigenze di ciascuna scuola – la necessaria coerenza a livello nazionale. Le attività di in-formazione legale hanno consentito di sensibilizzare e informare gli studenti in merito al fenomeno della discriminazione e ad alcuni aspetti delle politiche migratorie, di fornire al personale docente e amministrativo strumenti di conoscenza sulle misure di contrasto alla discriminazione nonché di soddisfare bisogni di consulenza e informazione legale su casi esemplificativi portati dagli istituti coinvolti. La mappatura dei territori provinciali ha permesso la realizzazione di otto vademecum sui servizi locali in merito a tematiche quali l’orientamento scolastico e lavorativo, la sanità, il sostegno psicologico e le opportunità per il tempo libero. Gli opuscoli informativi, tradotti nelle lingue delle principali comunità di ciascun territorio, sono stati distribuiti ai minori di origine straniera e alle loro famiglie. La campagna di comunicazione/disseminazione ha diffuso i messaggi chiave di “IDEE contro la discriminazione” a livello nazionale e nei territori partner. Tutti i dati e i risultati raccolti sono stati oggetto di discussione e presentazione nel corso di un Convegno nazionale tenutosi a Pisa il 29 maggio 2012, cui hanno partecipato tutti i rappresentanti delle otto Province e una delegazione di circa 300 tra studenti e insegnanti coinvolti nel progetto. I 7 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO I PROTAGONISTI Hanno partecipato al progetto “IDEE contro la discriminazione” i ragazzi e le ragazze dei seguenti istituti: PROVINCIA DI VENEZIA I.S.I.T.P Luigi Luzzatti Antonio Gramsci Classi II BL e I T I.S.I.S Gino Luzzatto Luigi Einaudi Classi I D OSS, III D OSS e III E OSS I.T.I.S.Vito Volterra Classi II B e II G PROVINCIA DI BRESCIA I.I.S.Vincenzo Capirola Classi II A e II B I.I.S.S. Mariano Fortuny Classi II M e III E I.I.S.Veronica Gambara Classi I B e I C PROVINCIA DI MILANO I.P.S.S.C.T. Marignoni Marco Polo Classe II A I.I.S. Marelli-Dudovich Classi I MA e II MA I.I.S. Carlo Cattaneo Classe III B I.P. Luigi Vittorio Bertarelli Classe II D PROVINCIA DI PISA I.T.C. Antonio Pacinotti PROVINCIA DI ROMA Classi II MTB I.I.S.S. Domizia Lucilla I.P.S.S.A.R. Giacomo Classi II D e III E Cuc Matteotti I.S.I.S.Vincenzo Gioberti Classi II A e II B Classe II F (Provincia di Roma) I.T.C. Carlo Cattaneo I.I.S. Angelo Frammartino Classe III A Iti Classe III A I.I.S. Tito Minniti Classi I A Chimici e I A Elettrici PROVINCIA DI CATANIA I.P.S.S.A.R. Carol Wojtyla Classi III O Cuc e III P L.S.S. Enrico Boggio Lera Classi I G e IV D Ling I.T.E. Giuseppe De Felice Giuffrida Classi III A Ra e III B Iter 8 PROVINCIA DI PRATO I.T.C. Paolo Dagomari Classe II C I.S.I.S.S. Carlo Livi Classe I AL I.P.S.S.C.T.S.P. Francesco Datini Classe I Bec PROVINCIA DI NAPOLI I.S.I.S. Luigi De Medici Classi III H e III I I.T.C. Mario Pagano Classi II A e IV A I.P.S.S.A.R.Vincenzo Telese Classi II F e IV R A Hanno partecipato al progetto “IDEE contro la discriminazione” i formatori e le formatrici di Save the Children Italia: PROVINCIA DI BRESCIA: Maria Averoldi (ricercatrice) Camilla Bianchi (formatrice) Marialuisa Damini (formatrice) Riccardo Olivieri (formatore) Candelaria Romero (formatrice) Roberto Varone (formatore) I.P.S.S.C.T.S.P. Francesco Datini – Classe I Bec (Provincia di Prato) PROVINCIA DI MILANO: Valentina Bugli (ricercatrice) Luca Maccione (formatore) Sara Marazzini (formatrice) Michela Maxia (formatrice) Andrea Rampini (ricercatore) Angela Savio (formatrice) Mario Smedile (formatore) EQUIPE DI PISA: Valeria Gambino (formatrice) Gabriella Tiso (formatrice) Gloria Vitaioli (ricercatrice) EQUIPE DI PRATO: Margherita Longo (formatrice) Elisa Masi (formatrice) Gloria Vitaioli (ricercatrice) EQUIPE DI ROMA: Michele Cavicchioli (formatore) Valeria Combattente (formatrice) Stefania Cuozzo (formatrice) Martina Giuffrè (ricercatrice) Luisa Nannini (formatrice) Giuseppina Nazzarro (formatrice) Valeria Trupiano (ricercatrice) I.P.S.S.A.R. Carol Wojtyla – Classe III O Cuc (Provincia di Catania) EQUIPE DI NAPOLI: Chiara Capasso (formatrice) Brunella Cozzolino (formatrice) Francesca Giolivo (formatrice) Cinzia Massa (ricercatrice) Antonietta Mellone (formatrice) Marcella Spagnuolo (formatrice) EQUIPE DI CATANIA: Ornella Arena (ricercatrice) Vanesa Galvan Rua (formatrice) Mariagiovanna Italia (formatrice) Noemi Manno (formatrice) Giovanni Sciolto (formatore) I.T.C. Carlo Cattaneo – Classe III A Iti (Provincia di Pisa) 9 10 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO LA FORMAZIONE PER STUDENTI, DOCENTI E PERSONALE ATA di Carlotta Bellomi a formazione rivolta a studenti e docenti ha valorizzato la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC, 1989) in quanto corpus giuridico e strumento educativo significativo per la promozione dell’inclusione sociale in Italia. Nell’ambito del progetto “IDEE contro la discriminazione” 156 adulti tra dirigenti scolastici, docenti e personale ATA sono stati coinvolti in incontri di formazione finalizzati a promuovere un approccio pedagogico centrato sui diritti e a sensibilizzare il gruppo sulle questioni legali inerenti i fenomeni discriminatori. Ai laboratori attivati sul territorio nazionale hanno partecipato 891 adolescenti (di cui 262 di origine straniera) provenienti da 26 scuole secondarie di II grado. Le 43 classi coinvolte hanno sviluppato una riflessione e una ricerca sull’attuazione del I.I.S. CARLO CATTANEO principio di non discriminazione (CRC, 1989, Art. 2) e sulle dinami(PROVINCIA DI MILANO): che di esclusione che caratterizzano i contesti giovanili italiani. LA VOCE DELLA CLASSE IIIB Al fine di valorizzare la promozione dei diritti a scuola, la formazione “Un’iniziativa a cui stiamo partecipando è il dedicata agli studenti è stata progettata attraverso la pratica del laboraprogetto IDEE contro la discriminazione. torio. Quest’ultimo, della durata di sei incontri, è stato strutturato su Stiamo affrontando il tema della due moduli: uno teorico-introduttivo e uno di carattere applicativo. discriminazione non solo parlando Durante il primo modulo i ragazzi e le ragazze hanno riflettuto sui temi dell’argomento, ma anche guardando filmati, cardine del progetto: il fenomeno della discriminazione, i diritti dell’infacendo cartelloni e interagendo noi in fanzia e dell’adolescenza, la promozione del cambiamento per favorire prima persona, facendo interviste e l’inclusione sociale. La fase successiva ha previsto invece un’attività di questionari ad altri ragazzi che non peer research, in cui gli studenti hanno svolto una ricerca tra pari sul partecipano al progetto”. tema della discriminazione nei contesti scolastici di appartenenza. Da Venezia a Catania, i dati quantitativi e qualitativi raccolti hanno per“Durante questi incontri lavoriamo insieme, messo di esplorare la percezione degli adolescenti su un fenomeno – esprimendo opinioni e confrontandoci; cercando, come ci hanno trasmesso le quello della discriminazione – che li riguarda direttamente. formatrici, di non giudicare il pensiero e le Partendo dalle risorse e dagli stili cognitivi propri degli studenti coinidee altrui. In queste lezioni ognuno di noi volti nel progetto, i percorsi formativi hanno promosso nuovi saperi in riesce ad esprimersi liberamente e devo merito alle dinamiche di esclusione/discriminazione e ai diritti sanciti dire che ho scoperto molti aspetti che non dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, avrei immaginato su alcuni miei compagni”. attraverso attività di co-costruzione dei significati e atteggiamenti metodologici volti all’esplorazione di diverse realtà. È stato inoltre sostenuto lo sviluppo di atteggiamenti di collaborazione/cooperazione all’interno del gruppo classe, ponendo particolare attenzione ai processi che accompagnano il raggiungimento degli obiettivi progettuali. Nello specifico si è voluto promuovere il principio di non discriminazione e partecipazione (CRC, 1989, Art. 2 e 12), favorendo un clima accogliente, inclusivo e aperto ai contributi di tutti. Dedicando attività specifiche alla tematica del cambiamento sociale, si sono voluti sostenere percorsi di auto-tutela nei contesti scolastici, puntualizzando un aspetto per noi centrale: i diritti comportano delle responsabilità verso se stessi e gli altri. Infine, sono state sviluppate alcune competenze specifiche: la peer research è stata valorizzata non solo come metodo di ricerca ma anche come strumento pedagogico e contesto di apprendimento privilegiato per i giovani e gli adulti coinvolti. È all’interno delle azioni formative rivolte agli studenti che si inserisce la presente pubblicazione. Quest’ultima mira a promuovere una riflessione sul principio di non discriminazione e a sistematizzare i dati emersi dalla ricerca tra pari. Grazie ai pensieri, ai testi, alle analisi e alle immagini qui raccolti è possibile ripercorrere tutto il percorso di cui gli studenti sono stati protagonisti. I.I.S.S. Domizia Lucilla, L classe III E (Provincia di Roma) 11 A SCUOLA DI NON DISCRIMINAZIONE: LA PAROLA AI RAGAZZI I.T.E. Giuseppe De Felice Giuffrida Classe III B (Provincia di Catania) I.I.S. Carlo Cattaneo Classe III B (Provincia di Milano) I.S.S. Enrico Boggio Lera Classi I G e IV D Ling (Provincia di Catania) 12 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO LA DISCRIMINAZIONE SULLA MIA PELLE Pregiudizio, stereotipo e discriminazione sono risultate le tre parole chiave del primo incontro del laboratorio. Condividendo le esperienze e le idee di ognuno, i ragazzi e le ragazze hanno ragionato insieme sul tema del progetto. PREGIUDIZIO: giudizio basato su idee astratte e/o che non corrispondono alla realtà. Quando ci siamo sentiti vittime di pregiudizi? Gli studenti dell’I.I.S. Carlo Cattaneo hanno condiviso questi pensieri: HIONA” LA “SECC L E D O N MI DAN QUANDO QUANDO H PERCHÉ SO ANNO SMESSO DI CHIE NO PASSATA D DA UN LICE ERMI RIPETIZIONI SOL O O AD UN IST ITUTO TECN ICO E IL A DENUNCIA N U IN I RA T IE A N D RREGGERE I A PERCHÉ SONO STRA O C O V E V O V QUANDO D NON MI CONSIDERA POLIZIOTTO IL PRIMO ANNO DI DOPO MI SONO CASCUOLA ERO AGITATO IN CLASSE, MA LMATO,TUTTI MI CO AN NSIDERAVANO UN CHE SE NEGLI ANNI CASINISTA FIOSO” RE DEL “MA A D O IT T N E I SONO S LL’ESTERO M A , O N IA L A IT IN QUANTO QUANDO GIOCO A CALCIO E MI DICONO CHE “UN PORTIERE FILIPPINO NON SI È MAI VISTO” L’ANNO SCO MA I PROFE RSO MI ERO OFFERTO SSORI NON MI ASCOLTADI FARE DA PORTAVOC VANO PERC E HÉ NON VA PER LA CLASSE, DO BENE A SCUOLA NZIANO, UTI AD UN ARGLIELI, SOLO D A C I D L O S SSI RUBA GLIERE I EVO RACCO PENSANDO CHE VOLE L O V O D N A O QU LLONTANAT ANIERO LUI MI HA A VISTO CHE SONO STR PERCHÉ HA 13 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO STEREOTIPO: descrizione superficiale e condivisa di qualcosa, in particolare di persone che hanno in comune alcune caratteristiche. Lo stereotipo può essere positivo, neutro o negativo; in questo caso somiglia al pregiudizio e può essere superato attraverso la conoscenza. Ti hanno mai affibbiato uno stereotipo? Una studentessa dell’ I.S.I.S. Vincenzo Gioberti risponde: NZA STA APPARE NA E U Q O T T O INVECE S ESTO C’È U ... COATTA E RRIERA, SOTTO DI QU MENTE E CHE E IC D I S E M O UA BA AGAZZA... C RSI CONTIN COME UNA “SÌ, DELLA ROME POSSIAMO DIRE, OMUNQUE MIGLIORA NE” DATA PER, CENSIBILE CHE VUOLE CUESTA CLASSIFICAZIO RAGAZZA S TIENE PER NIENTE A Q NON APPAR DISCRIMINAZIONE: è un comportamento che causa un trattamento non paritario di una persona o un gruppo di persone, in virtù della loro appartenenza ad un determinato gruppo sociale. SECONDO ME È UNA COSA CLA DISCRIMINAZIONE SIGNIF DI DIVERSO DAHE NASCE DALL’IGNORANZ ICA FARE DI TUTTA L’ERBA DISCRIMINATO NOI. PER ESEMPIO È QUAN A. É LA PAURA DI AFFRONTAUN FASCIO, DO RE PER IL TUO “ESS ERE NAPOLETAVAI IN UNA CITTÀ DIVERSA QUALCOSA EV NO” I.T.C. Mario Pagano, Provincia di IENI Napoli PERSONA TANARE UNA N O LL A E E R incia di Roma NON ACCETTA NE VUOL DIRE ERSA I.S.I.S. Vincenzo Gioberti, Prov IO Z A IN IM R C IV DIS CONSIDERA D PERCHÉ LA SI SECONDO ME SIGNIFICA GIU DI RISPETTO. SI FA SOFFRIRE DICARE SENZA CONOSCERE, È UNA MANCANZA GLI ALTRI SOLO PER SENTIRSI I.S.I.S. Luigi De Medici, Provincia di Nap SUPERIORE oli 14 METAFORE SULLA DISCRIMINAZIONE Pensieri dei ragazzi e delle ragazze dell’I.S.I.S. Luigi De Medici (Provincia di Napoli) “DISCRIMINARE È COME...” ... dividere una mela a metà e poi pensare che l’altra parte sia marcia ... non mangiare qualcosa che non si è mai provato ... giudicare un libro dalla copertina ... mettere da parte qualcosa che non ci piace “ESSERE DISCRIMINATO È COME...” ... sentirsi da solo in un posto lontano ... sentirsi un pesce fuor d’acqua ... se ti facessero lo sgambetto ... sentirsi piccoli piccoli in un mondo grande grande 15 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO MI SONO SENTITO UN PESCE FUOR D’ACQUA QUANDO... I ragazzi e le ragazze delle Province di Milano, Brescia, Venezia e Roma condividono le loro esperienze: Il prim di scuolao giorno d bocciatuopo la ra io to il m Ho fat enamento all primo e mi hanno io lc , a c di o male trattat rché sono e forse praniero st Mi hanno portat o in questura ingiustamente no mi so Non all’altezza ne a io sentitconversaz a di un Mi hann o fatto notare in m sgarba odo i miei d to ifetti Nessuno v ascoltare qoleva che avevo uello da dire Sono stato giudicato per il mio orientamento sessuale dai compagni tato Sono s giro in o pres i amici dai mie Sono ve in Ita nuto lia Non co ndiv il pensie idevo degli alt ro ri vano Mi chiede go e mi n e v e v da do che ho un dicevano strano accento 16 Sono arrivata in Italia e tutti i compagni mi prendevano in giro per come parlavo oa iocavan Tutti g io non ero e basket a squadra nell Gli altr i pa una lin rlavano diversa gua dalla m ia Nessuno mi dava retta Ho la pri litigato p e m hanno a volta e r picch mi Mi ia debo sono sent to. l ito e e hanno gli preso altri mi in gir o I miei ge non mi pa nitori perché av rlavano evo degli erro fatto ri Non sono statasta fe invitata ad una a cui a on rs pe a un di tenevo Mi dicevano che sono troppo piccolo e per questo non potevo capire Quan do e nes ero picco invita suno m lo va a c i asa su a Non mi sono sentita apprezzata in famiglia Mi escludevano perché non fumo Non volevano giocare con me perché non sent o mo Faceva e i miei a ic ginnast gni non mi a p m o iocare c fatto g hanno a calcio 17 DA MILANO,VI RACCONTO... «Ciao a tutti, mi kiamo Fabio, ho 16 anni... forse queste parole non basteranno per dirvi tutto, ma ci provo. Allora, incominciando dal fatto principale, l'omosessualità, voglio chiarire una cosa: ognuno è libero di fare quello ke ritiene meglio per lui o lei, siamo tutti uguali, non c'è nessuna differenza sull'essere omosessuali, etero o lesbiche. Poi il problema anch’esso grande è il fatto di offendere uno se è di colore nero o diverso dal nostro, oppure di un'altra nazionalità. Ma voglio chiedere a voi, se vi discriminassero quando siete nel Paese di quelli che voi chiamate "immigrati", come la prendereste? Queste sono tutte domande che una persona si dovrebbe fare. Ora comunque voglio solo raccontarvi una storia di un ragazzo gay che spero vi faccia ragionare. Questo mio amico l'ho conosciuto al mare tra una pescata e l'altra; tra una chiacchierata e l'altra mi ha confidato il fatto che lui è sempre preso in giro e che vorrebbe scappare di casa perché nessuno lo capisce. Io l'ho guardato e gli ho detto ti posso aiutare e da lì abbiamo parlato, riso e scherzato come 2 amici normali, a lui piacevo però io gli ho spiegato che non era possibile e lui mi ha guardato e mi ha abbracciato e dopo mi ha detto grazie per essere stato sincero e grazie per non avermi preso in giro. Sapete cosa ho risposto? Gli ho detto, perché avrei dovuto prendere in giro una persona uguale a me? Nessuno ha il diritto di dirti cosa devi o non devi fare, sei tu che decidi la tua vita non gli altri! Ricordati 2 cose: per qualsiasi cosa io ci sono e tu sei padrone di te stesso e delle tue emozioni e se ti discriminano fa loro un sorriso e vattene perché quelle persone pensano a se stesse e basta. Vi ho detto questa storia per farvi capire che siamo tutti uguali... alla prossima ragazzi, Ciao!» 18 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO IL PRINCIPIO DI NON DISCRIMINAZIONE Prima di leggere e conoscere gli articoli della Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (CRC), gli studenti e le studentesse di Pisa hanno condiviso idee e pensieri sul concetto di diritto. ER TE?... IRITTO P D N U ’È S CHE CO ne ci appar tie e h c a s o lc • Qua i spetta e che c che ci tutela a iamo • Qualcossa che noi tutti abbessere o • Una c sa che non ci può • Una co fare tolta avere e di i d à it il ib s • La pos inate cose ogni determ e l’uguaglianza per tà • La liber a n o s r e p azione or tunità • Un’opp contro la discrimin • Il potereanza • La sper me di leggi scritte ettare • Un insie ie di norme da risp • Una ser ... E IL SUO CONTRARIO ? • Non avere • Non essereciò che ci spetta • Non poter liberi pensare quello vorresti che • L’obbligo • Il torto • Lo sfruttam • La negazionento • La schiavitù e • La discrimin • L’esclusione azione • Il rovescio • Una curva A QUALE DIRITTO NON RINUNCERESTI MAI? Diritto di parola Diritto alla libertà Diritto alla vita Diritto allo studio Diritto alla casa Diritto al libero pensiero Diritto a non essere discriminato Diritto di esprimere la propria opinione Gli alunni delle classi III O Cuc e III P dell’I.P.S.S.A.R. Carol Wojtyla in Provincia di Catania hanno individuato le cose importanti per la loro vita e hanno successivamente scritto la loro personale carta dei diritti. Nella pagina accanto: I.P.S.S.C.T.S.P. Francesco Datini Classe I Bec (Provincia di Prato) Diritto alla comunicazione Diritto di reagire Diritto di essere felice Diritto all’uguaglianza Diritto di essere qualcuno Diritto ad avere una famiglia Io non rinuncio a nessun diritto! LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA Art. 1 Tutte le persone di età inferiore ai diciotto anni godono dei seguenti diritti. Art. 2 Hai diritto a essere protetto/a contro ogni discriminazione. Questo significa che nessuno può trattarti diversamente dagli altri per il colore della pelle, nazionalità, sesso, religione, lingua o perché sei disabile, ricco/a o povero/a. Art. 3 Il tuo superiore interesse deve guidare gli adulti nelle decisioni che ti riguardano. Art. 4 Hai diritto a vedere realizzati i tuoi diritti da parte delle Istituzioni pubbliche (Parlamento, Governo, Scuola ecc). Art. 5 Hai diritto a essere aiutato/a e consigliato/a dai tuoi genitori e dalla tua famiglia. Art. 6 Hai diritto alla vita. Art. 7 Hai diritto ad avere un nome e una nazionalità. Art. 8 Hai diritto ad avere una tua identità. Art. 9 Hai diritto a vivere con i tuoi genitori, a meno che questo non risulti dannoso per la tua crescita. Art. 10 Se vivi in un Paese diverso da quello dei tuoi genitori, hai diritto al ricongiungimento con loro e a vivere nello stesso luogo. Art. 11 Hai diritto a essere protetto/a per evitare che tu venga allontanato/a dalla tua famiglia e trasferito/a illegalmente all’estero. Art. 12 Hai diritto a esprimere la tua opinione su tutte le questioni che ti riguardano. La tua opinione deve essere ascoltata e presa in seria considerazione. Art. 13 Hai diritto ad essere informato/a e ad esprimerti liberamente nel modo che ti è più congeniale (verbalmente, per iscritto ecc), sempre nel rispetto dei diritti degli altri. Art. 14 Hai diritto ad avere le tue idee e a professare la religione che preferisci sotto la guida dei tuoi genitori. Art. 15 Hai diritto a riunirti con i tuoi amici, a partecipare o a fondare associazioni, sempre nel rispetto dei diritti degli altri. 20 Art. 16 Hai diritto ad avere una tua vita privata, anche all’interno della tua famiglia, compreso il diritto ad avere una tua corrispondenza privata. Art. 17 Hai diritto a ricevere informazioni provenienti da tutto il mondo, attraverso i media (radio, giornali, televisione) e ad essere protetto/a da materiali e informazioni dannosi. Art. 18 Hai diritto ad essere cresciuto/a ed educato/a dai tuoi genitori, nel rispetto del tuo superiore interesse. Art. 19 Hai diritto ad essere protetto/a da ogni forma di maltrattamento, abuso o sfruttamento da parte di chiunque. Art. 20 Hai diritto ad avere protezione e assistenza speciali se non puoi vivere con i tuoi genitori. Art. 21 La decisione di una tua adozione deve essere presa nel tuo superiore interesse. Art. 22 Hai diritto a protezione speciale e assistenza nel caso in cui tu sia un rifugiato/ a (ad esempio se provieni da un Paese in guerra). Art. 23 Se sei disabile, mentalmente o fisicamente, hai diritto ad avere un’assistenza speciale, al fine di renderti autonomo/a e di partecipare pienamente alla vita sociale. Art. 24 Hai diritto alla salute, all’assistenza medica e a ricevere tutte le informazioni necessarie per garantire tale diritto. Art. 25 Hai diritto ad un controllo regolare delle terapie e delle condizioni in cui vivi, qualora tu venga affidato/a a centri di cura o assistenza. Art. 26 Hai diritto ad un sostegno speciale da parte dello Stato se sei in condizioni economiche o sociali disagiate. Art. 27 Hai diritto ad un livello di vita adeguato. Ciò significa che i tuoi genitori, o in mancanza lo Stato, dovranno garantirti cibo, vestiti e una casa in cui vivere. Art. 28 Hai diritto ad avere un’istruzione/ educazione. Art. 29 Hai diritto a una educazione che sviluppi la tua personalità, le tue capacità e il rispetto dei diritti, dei valori, delle culture degli altri popoli e dell’ambiente. Art. 30 Se appartieni a una minoranza etnica, religiosa o linguistica, hai diritto a mantenere la tua cultura, praticare la tua religione e parlare la tua lingua. Art. 31 Hai diritto, al riposo, al tempo libero, a giocare e a partecipare ad attività culturali (ad esempio la musica, il teatro e lo sport). Art. 32 Hai diritto a non svolgere lavori pesanti e pericolosi per la tua salute o che ti impediscono di andare a scuola. Art. 33 Hai diritto a essere protetto/a dall’uso e dal traffico di droghe. Art. 34 Hai diritto a essere protetto/a da ogni tipo di sfruttamento e abuso sessuale. Art. 35 Hai diritto ad essere protetto/a per impedire che tu sia rapito/a o venduto/a. Art. 36 Hai diritto a essere protetto/a da ogni forma di sfruttamento. Art. 37 Hai diritto a non subire torture o punizioni crudeli. Se hai commesso un reatonon puoi essere condannato alla pena di morte o alla detenzione a vita. Art. 38 Hai diritto a essere protetto/a in caso di guerra e, nel caso in cui tu abbia meno di quindici anni, non puoi e non devi essere arruolato/a nell’esercito. Art. 39 Hai diritto a cure appropriate e al reinserimento nella società nel caso in cui tu sia stato/a vittima di abbandono, guerra, tortura, o di qualunque forma di sfruttamento o maltrattamento. Art. 40 Hai diritto a essere adeguatamente difeso/a nel caso in cui tu sia accusato/a o abbia commesso un reato. Art. 41 Hai diritto a usufruire delle leggi nazionali ed internazionali che ti garantiscano maggiore protezione rispetto alle norme di questa Convenzione. Art. 42 Hai diritto ad essere informato/a sui diritti previsti da questa Convenzione. Gli Stati devono far conoscere la Convenzione a tutti gli adulti, i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze. LA CRC SULLA MIA PELLE I diritti sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) sono universali (di tutti gli essere umani di età compresa tra zero e diciotto anni), inalienabili (non possono essere privati a nessuno), indivisibili e interdipendenti (non c’è una gerarchia, sono strettamente connessi tra loro). Allo stesso tempo gli articoli della CRC ci colpiscono in maniera diversa a seconda delle nostre storie, esperienze, emozioni. Ognuno di noi vive con un approccio personale i diritti di cui è titolare! DI SEGUITO ALCUNI STUDENTI E STUDENTESSE DI ROMA CONDIVIDONO LE PROPRIE IDEE: Art. 2 «Ho scelto l’articolo 2 perché è quello che sento più vicino alla mia vita: da piccola sono stata molto discriminata per il colore della mia pelle» (I.S.I.S. Vincenzo Gioberti) Art. 3 «Ho scelto l’articolo 3 perché, nonostante i giovani cerchino di esprimere le proprie idee, a volte non vengono ascoltati; ad esempio alcuni genitori decidono per i figli senza chiedere il loro parere, tipo nella scelta delle scuole superiori» (I.I.S. Angelo Frammartino) Art. 6 e 8 «Ho scelto gli articoli 6 e 8 perché a mio parere sono i più importanti e da loro dipendono tutti gli altri» (I.I.S. Angelo Frammartino) Art. 17 «Ho scelto l’articolo 17 perché se vuoi notizie vere te le devi cercare» (I.S.I.S. Vincenzo Gioberti) Art. 19 «Ho scelto l’articolo 19 perché sono aumentati gli episodi di maltrattamento in Italia» (I.I.S. Angelo Frammartino) Art. 32 «Ho scelto l’articolo 32 perché in molti Paesi i bambini devono lavorare e non possono studiare» (I.S.I.S. Vincenzo Gioberti) Art. 37 «Ho scelto l’articolo 37 perché ho visto la testimonianza di un ragazzo accusato ingiustamente e quasi ucciso con la pena di morte nonostante fosse innocente» (I.S.I.S. Vincenzo Gioberti) 21 La CRC sulla mia pelle (I.I.S. Domizia Lucilla, classe II D e III E Cuc, Provincia di Roma e I.I.S. Veronica Gambara, classe I B, Provincia di Brescia) I RAGAZZI E LE RAGAZZE DI BRESCIA E MILANO SONO STATI INVITATI A SCEGLIERE GLI ARTICOLI DELLA CRC CHE PIÙ LI COLPISCONO. È STATO POI CHIESTO LORO DI DISEGNARE LA SAGOMA DELLE PROPRIA MANO E INSERIRE I DIRITTI SCELTI SULLE DIVERSE DITA. ECCO ALCUNE RIFLESSIONI: Art. 2 «Metto l’articolo 2 sul dito medio, perché credo che sia il dito più importante, lo metto quindi al primo posto» (I.I.S. Veronica Gambara) Art. 2 «Metto l’articolo 2 sull’indice, perché è quello delle impronte digitali» (I.P. Luigi Bertarelli) Art. 6 «La vita è un dono, l’articolo 6 è così importante che lo inserisco al centro della mia mano» (I.I.S. Veronica Gambara) Art. 16 «Metto l’articolo 16 sull’anulare, come promemoria per ricordarmelo e ricordarlo agli altri, perché lo dimentichiamo spesso» (I.I.S. Veronica Gambara) Art. 19 I.I.S. Marigoni Marco Polo (Provincia di Milano) 22 «Metto l’articolo 19 sull’indice, un dito che fa paura. Ognuno deve vivere la propria vita senza paura» (I.I.S. Veronica Gambara) LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO BUONE PRATICHE PER IL CAMBIAMENTO Dopo aver lavorato sul principio di non discriminazione, gli studenti e le studentesse hanno elaborato manifesti, consigli e slogan per promuovere l’inclusione sociale a scuola. altri... anni degli p i e n o tt 1. Mi meTIA! vario EMPA perché è lla o ll e b è do da 2. Il mon giudicare un libro n o N 3. “ ” coper tina far integrare tutti i d o 4. Cerc ando e ascoltando rispett so con tutti rima di stes 5. Sii te e le idee e i gusti p 6. Capir are giudic ltri scere gli a cambiare 7. Cono mplice saluto può 8. Un sernata chi è in la gio ed aiutare re e n te s 9. So ltà diffico E DERIDER . 10 NON ra, ia Gamba cia) I.I.S.Veron (Provincia di Bres classe I C 1. Aiutare q l’italiano euelli che non sanno d evitare giro di prende rli in 2. Non 3. Far sediscriminare ntire non par te a suo agio anche chi cipa 4. Miglio rare il com por tamen i profe to con 5. Essere ssori p iù u n iti 6. Più m 7. Par tecomenti di socializza zione 8. Organ ipare tutti izzare mo men confronto su argometi di nti estern i I.I.S. Mare ll iD u dovich, classe I M A (Provin cia di Mila no) 1. Asco 2. Coe lto reciproco renz alle spallea e sincerità, non parlarsi 3. Parla 4. Con re italiano 5. Disp frontarsi e par tec 6. Non onibilità e sosteg ipare di più 7. Non essere indifferenno 8. Non usare soprannomti 9. Fidar giudicare o insult i sgradevoli 10. Rispeci dei compagni are 11. Non ttarci 12. Cerc avere pregiudizi are serenità di avere un clima di 13. Rispe ttare le v arie cultu re I.I.S. Maria n o F o rtun classe II M e III E (Pr y, ovincia d i Brescia) santi sulla battute peco, lingua, difetti re fa n o 1. N ne, aspetto fisi religio oltare e capacità re, par tecipare e asc ora 2. Collaburante le lezioni nello studio d i tt tu anche a vicenda, i, stare tutti insieme si r ta iu A tt 3. re gruppe a per 4. Non fa tutti la stessa lingu re la 5. Par ssibile lio quanto po ino a chi parla meg ic v si 6. Sedero pagno italian o un com ne d n a u q re vie ide 7. Non rarla bene italiano o i r non p sce a i professo ripreso dacontro a chi non rie in 8. Andaresi perché timido gioca ir r se in quando si gnanti i rd o c c a 9. Trovareo reciproco tra inse 10. Rispettni dersela e alun ri non devono pren ner vosi o o n ss 11. I profen solo studente se so re devono usa con u n o n i; v ti o per altri m due misure due pesi e ertarelli, no) I.P.S.C.T. B (Provincia di Mila D II classe 23 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO LE 7 RE LA DIS GOLE CONT CRIMIN R AZION O E 1) CON OSCERE R UNO, E P I T 2 T ) p I! rima d COM TU R TUTT 3) ACCEPRENDERE idee i giudicare UNO PE i, T ltru 4) RISPET TARE la diversit diverse ei difetti a d e n à io TA z a indipende RE tutti 1. Accettno è perfetto il r e p e n 5) ACCO temente da.. nessu le person za, . G giudicare ideologie LIERE le diverse c 2. Non ato economico, raz .. ulture, . st ro 6) AIUTA lo cc. RE il pros 7 religione e se stessi ) simo, con METTER are li altri per tutto SI IN GIOCO in coraggio 3. Rispettttare l’opinione degre a loro tutto e 4. Rispe mostrarsi superio ene a noi N e non rui non appar ti O DISCR alt , inizia IMINATIO 5. La vita finisce la mia liber tà N e v 7 SONO 6. Do dell’altro! le P PER CA OCHE MA B quella , abbiamo MBIARE ASTANO tutti uguali o m ia S 7. le o g re e I.T.I.S.Vit stess o BL II ( e Provincia Volterra, classe s s la c i, tt a z z II G di Venezia Lu ) I.I.S. Luigi di Venezia) (Provincia Slogan contro la discriminazione dalla Provincia di Venezia La classe III H dell’I.S.I.S. De Medici e la classe IV RA dell’I.S.I.S. Telese della Provincia di Napoli riflettono sul tema dell’inclusione sociale. Attraverso un gioco di metafore ecco quello che NON è discriminazione! SE FOSSE... COSA SAREBBE?!? ... uno strumento musicale: il pianoforte (i tasti bianchi e neri esprimono la diversità, ma vengono suonati insieme) ... un gioco: le costruzioni, i puzzle ... un cibo: il minestrone, l’insalata di riso, il cous cous ... un animale: l’aquila (vede lontano), il topo (è piccolo ma fa paura agli elefanti) ... un sentimento: l’amore, l’amicizia NON SI VEDE E QUELLO CHEdi Milano) R A C ER C A E R vincia PARA DOBBIAMO IM dell’I.I.S. Marignoni Marco Polo (Pro e zz ga ra le e I ragazzi 24 A SCUOLA DI NON DISCRIMINAZIONE: LA PAROLA AI RAGAZZI LA RICERCA TRA PARI I.I.S.S. Dominzia Lucilla, classi II D e III E Cuc (Provincia di Roma) I.P.S.S.A.R. Carol Wojtyla Classe III P (Provincia di Catania) I.T.C. Mario Pagano, classe II A (Provincia di Napoli) 25 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO IL PERCORSO, IL METODO, LA RICERCA di Guido Antonelli Costaggini Il secondo modulo dell’intervento formativo è stato dedicato alla condivisione, costruzione ed esecuzione di una ricerca tra pari, partendo dalle riflessioni che il gruppo classe aveva sviluppato nei primi tre incontri sul tema della discriminazione a scuola. Questa fase di peer research aveva essenzialmente due obiettivi. Il primo, e principale, essere occasione di sistematizzazione e approfondimento dei temi trattati, attraverso la partecipazione alla costruzione ed esecuzione della ricerca. Il secondo obiettivo consisteva nel raccogliere informazioni e dati sul fenomeno della discriminazione a scuola dal punto di vista di ragazzi e ragazze. All’inizio del secondo modulo le classi sono state affiancate da un ricercatore: con questo ingresso si è voluto, da una parte, sottolineare simbolicamente il passaggio alla nuova fase di lavoro, dall’altra, mettere a disposizione degli studenti una figura esperta. È stato infatti il ricercatore che ha prima spiegato ai ragazzi cosa fosse una ricerca sociale e li ha poi condotti, insieme al formatore, nei vari passaggi del lavoro di indagine. Questi passaggi sono riconducibili a tre aspetti: la ricostruzione della dimensione dell’oggetto della ricerca (la discriminazione); l’introduzione/verifica degli strumenti di rilevazione e la definizione del campione di indagine (attraverso la mappatura della scuola); e, infine, la preparazione del gruppo classe alla somministrazione delle interviste e dei questionari ai propri compagni. Per i peer researchers la fase delle interviste è stata la più rilevante, in quanto li ha portati ad approcciare l’incontro con i coetanei vestendo il ruolo di ricercatori, quindi li ha “costretti” a stare all’interno della complessità relazionale e cognitiva insita nella conduzione di un’intervista. In altri I.I.S. Veronica Gambara (Provincia di Brescia): termini quello che può sembrare il semplice gesto di chiedere ad un la voce delle classi IIA e IIB coetaneo di essere intervistato (spiegando la ricerca, i suoi obiettivi, chi è Save the Children) – magari dovendo anche rapportarsi con dei «SI RICERCA PER CURIOSITÀ E PER CAPIRE MEGLIO» “no” – per poi porgli delle domande sulla discriminazione e quindi portarlo a parlare di un tema delicato e che può anche toccare espe«UNA RICERCA INIZIA QUANDO SI rienze personali, è stato un momento emotivamente formativo proCERCA LA RADICE DEL PROBLEMA» prio per la sua pertinenza e coerenza con il tema stesso della ricerca: l’incontro con l’altro, un altro diverso da noi, che si è ascoltato e «RICERCARE VUOL DIRE TOCCARE conosciuto. CON MANO IL PROBLEMA» Gli strumenti di rilevazione utilizzati dai ragazzi sono stati due: un questionario strutturato a risposte chiuse e una griglia di domande per un’intervista guidata. Entrambi gli strumenti hanno sondato tre macro aspetti: il concetto di discriminazione, le sue manifestazioni all’interno dei contesti scolastici, le possibili strategie di contrasto. Il questionario è stato costruito dall’equipe dei ricercatori e poi presentato alle classi come una struttura fondamentalmente chiusa per esigenze di omogeneità nella raccolta dei dati a livello nazionale. Invece per la griglia dell’intervista ogni classe ha potuto integrare lo schema di partenza in base alle caratteristiche specifiche del contesto di appartenenza. Al fine di promuovere la partecipazione degli adolescenti coinvolti nel progetto, è stato proposto ad ognuno di effettuare almeno una intervista o somministrare un questionario, scegliendo liberamente tra uno dei due strumenti. Attraverso la ricerca tra pari sono state raccolte 346 interviste e 906 questionari. 26 LE MAPPE CONCETTUALI Prima di cominciare la ricerca tra pari, ogni singola classe ha rielaborato le parole, le emozioni e i pensieri che erano precedentemente emersi sul tema della discriminazione. Attraverso le mappe concettuali è stato possibile: • Mettere a fuoco i concetti chiave e sintetizzare i saperi co-costruiti durante il laboratorio; • Esplicitare i diversi punti di vista dei ragazzi e delle ragazze sulle tematiche progettuali, stimolando il dibattito e la negoziazione all’interno del gruppo classe; • Verificare l’aderenza tematica degli strumenti di rilevazione (questionario e traccia dell’intervista). I.I.S.S. Domizia Lucilla, classe II D (Provincia di Roma) GLI APPRENDISTI CUOCHI SVILUPPANO LA PROPRIA MAPPA CONCETTUALE! Il vapore rappresenta le azioni che si possono attuare per spegnere il fuoco e quindi contrastare la discriminazione Nel pentolone abbiamo inserito i vari ingredienti che creano la discriminazione Abbiamo pensato di posizionare sul fuoco tutto ciò che alimenta la discriminazione, quindi i sentimenti che la "infiammano" In corrispondenza del vapore: melting pot, giudicare se stessi prima di giudicare gli altri, viaggiare, educazione, tolleranza, integrazione, inclusione. In corrispondenza del pentolone: esclusione, bullismo, razzismo, distinzione, umiliazione, linguaggio discriminatorio. In corrispondenza del fuoco: gelosia, ignoranza, stupidità, stereotipi, pregiudizi, paura. 27 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO LE VARIE FORME DI DISCRIMINAZIONE. I.I.S.S. Mariano Fortuny, classe III E (Provincia di Brescia) DISCRIMINAZIONE: DEFINIZIONE, CAUSE, EFFETTI E STRATEGIE DI CONTRASTO. I.I.S. Vincenzo Capirola, classe II B (Provincia di Brescia) 28 letto, altra ia d ( a u g in → L , a r u lt u c lingua) ( a z n ie n i, e r v ie → Pro a culinaria, stran eligioso r o t n r e u lt m u a t c costumi) → Orien etnia, usi e o politico t a n ll e e d m a e t r n lo → Orie to fisico, coà, sesso) t e p s A → za, et pelle (altez → Nome , a o sociale ll azione, fam di t e u v li p , e o R it d → Red modo etichetta ( rsi, andamento → (ricchi – poveri) compor ta, frequentazioni, scolastico essere noioso) timidezza, to rientamen o ( e r e t t a → Car le, modo di sessua odo di m i, s r a t r o comp liamento) fare, abbig DISCRIMINAZIONE: PAROLE E PENSIERI. I.P. Luigi Vittorio Bertarelli, classe II D (Provincia di Milano) RIFLESSIONE SULLA PAROLA “DISCRIMINAZIONE” I.S.I.T.P. Luigi Luzzatti, classe IT (Provincia di Venezia) “L’apprendimento significativo è alla base dell’integrazione costruttiva di pensieri, sentimenti e azioni e induce all’empowerment finalizzato all’impegno e alla responsabilità” (Novak, 1998) 29 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO Attraverso il lavoro della mappatura ogni classe ha descritto la propria scuola; sono così emerse le rappresentazioni e le percezioni che gli studenti hanno del proprio istituto. Questa attività ha permesso non solo di evidenziare i luoghi che maggiormente vengono associati al concetto di discriminazione, ma anche di focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti operativi della ricerca: dove è meglio svolgere le interviste e i questionari? Chi vogliamo intervistare? Dove possiamo incontrare queste persone? “Sono le persone e i gruppi che discriminano, non i luoghi” I.I.S. Gambara, classe I C (Provincia di Brescia) MAPPA DELLA SCUOLA I.I.S. Veronica Gambara, classe I B (Provincia di Brescia) 30 MAPPA DELLA SCUOLA I.S.I.S. Gino Luzzatto, classi III DOSS e III EOSS (Provincia di Venezia) 31 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO Il questionario ha permesso la raccolta dei dati quantitativi della ricerca. Ad ogni ricercatore è stato chiesto di presentare Save the Children, il progetto “IDEE contro la discriminazione” e la ricerca tra pari, oltre che di raccogliere informazione in merito all’intervista, all’intervistato e alle sue idee sul fenomeno della discriminazione. I dati sulla discriminazione, sulle sue manifestazioni all’interno dei contesti scolastici e sulle possibili strategie di contrasto sono stati raccolti grazie a sette domande a risposta multipla. QUESTIONARIO PER STUDENTI E STUDENTESSE DI SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO Introduzione per il ricercatore/rice, da leggere e/o spiegare all’intervistato/a Stiamo svolgendo una ricerca qui a scuola per conto di Save the Children, un’organizzazione che si occupa della difesa e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Con questa ricerca tra pari – effettuata da circa 1.000 ragazzi/e in 8 Province d’Italia – vogliamo conoscere meglio le idee e le opinioni dei nostri compagni di scuola sul tema della discriminazione. Per noi è importante conoscere le tue idee, per comprendere al meglio questo tema e capire come affrontarlo. Il questionario a cui ti chiediamo di rispondere è anonimo, quindi io (intervistatore/rice) mi impegno a non dire a nessuno il nome della persona che ho intervistato. Grazie del tuo aiuto e della tua collaborazione. A cura dell’intervistatore/rice: I.1 I.2 I.3 I.4 Nome della scuola Città Zona della città in cui si trova la tua scuola Data Domande da leggere all’intervistato/a: P 1.1 Età 1.2 Femmina 1.3 Nazionalità 1.4 Se sei di origine straniera, da quanti anni sei in Italia 1.5 Che classe frequenti I ANNO II ANNO III ANNO IV ANNO P P P P P Maschio P V ANNO Per le affermazioni che seguono esprimi quanto sei d’accordo: 2. È discriminatorio escludere qualcuno per... Pensa alle caratteristiche che ha chi è discriminato, chi subisce la discriminazione. PER NIENTE P P P P P a La propria nazionalità b L’aspetto fisico c Le proprie idee d L’abbigliamento e Altro (specificare) ______________________ POCO P P P P P COSÌ COSÌ P P P P P ABBASTANZA P P P P P MOLTO P P P P P 3. Chi discrimina lo fa perché... Pensa alle motivazioni di chi discrimina, di chi mette in atto la discriminazione. PER NIENTE a Si sente superiore b Ha subito discriminazione c Non accetta la diversità 32 P P P POCO P P P COSÌ COSÌ P P P ABBASTANZA P P P MOLTO P P P d Vuole essere accettato dal gruppo e Altro (specificare) ______________________ P P P P P P P P P P Per le domande che seguono indica la frequenza di azioni e comportamenti: 4. Pensando all’ultimo anno scolastico, a te è mai accaduto, all’interno della scuola, di essere discriminato (trattato in maniera diversa dagli altri e/o escluso)? MAI P 1 IN POCHI MOMENTI OGNI TANTO 2 3 P P IN MOLTI MOMENTI P SEMPRE P5 4 5. Pensando all’ultimo anno scolastico, a te è mai accaduto, all’interno della scuola, di discriminare qualcuno (trattarlo in maniera diversa dagli altri e/o escluderlo)? MAI P 1 IN POCHI MOMENTI OGNI TANTO 2 3 P P IN MOLTI MOMENTI P 4 SEMPRE P5 6. Pensando all’ultimo anno scolastico, a te è mai accaduto, all’interno della scuola, di vedere qualcuno che sia stato discriminato (trattato in maniera diversa dagli altri e/o escluso)? MAI P 1 IN POCHI MOMENTI OGNI TANTO 2 3 P P IN MOLTI MOMENTI P 4 SEMPRE P5 6.1 Se sì, come hai reagito? Segna con una X la/le reazione/i che hai avuto. a Ho difeso la persona discriminata b Ho discriminato anche io c Ho consolato la persona discriminata d Ho finto che non fosse successo nulla e Ho riferito l’accaduto ad un adulto f Altro (specificare) ____________________________________ P P P P P 7. Chi deve intervenire per contrastare la discriminazione? Ordina dal più importante (1) al meno importante (7). Famiglia Stato (Es: Dipartimento per le Pari Opportunità, Ministero dell’Istruzione...) Social network Scuola Amici Mass media (Es: TV, giornali...) Adulti di riferimento Altro (specificare) ______________________ P P P P P P P P GRAZIE! 33 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO La griglia ha guidato i ragazzi e le ragazze nello sviluppo delle interviste, strutturate in tre parti principali. La prima di presentazione di Save the Children, del progetto “IDEE contro la discriminazione” e della ricerca tra pari. La seconda di richiesta di informazioni in merito all’intervista e all’intervistato. La terza dedicata al tema della discriminazione: le domande qui riportate sono state poi arricchite con nuovi spunti a partire dalle caratteristiche specifiche di ogni scuola. GRIGLIA INTERVISTA PER STUDENTI E STUDENTESSE DI SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO Introduzione per il ricercatore/rice, da leggere e/o spiegare all’intervistato/a Stiamo svolgendo una ricerca qui a scuola per conto di Save the Children, un’organizzazione che si occupa della difesa e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Con questa ricerca tra pari – effettuata da circa 1.000 ragazzi/e in 8 Province d’Italia – vogliamo conoscere meglio le idee e le opinioni dei nostri compagni di scuola sul tema della discriminazione. Per noi è importante conoscere le tue idee, per comprendere al meglio questo tema e capire come affrontarlo. Il questionario a cui ti chiediamo di rispondere è anonimo, quindi io (intervistatore/rice) mi impegno a non dire a nessuno il nome della persona che ho intervistato. Grazie del tuo aiuto e della tua collaborazione. A cura dell’intervistatore/rice: I.1 I.2 I.3 I.4 Nome della scuola Città Zona della città in cui si trova la tua scuola Data Domande da leggere all’intervistato/a: P 1.1 Età 1.2 Femmina 1.3 Nazionalità 1.4 Se sei di origine straniera, da quanti anni sei in Italia 1.5 Che classe frequenti I ANNO II ANNO III ANNO IV ANNO P P P P Maschio P P V ANNO 2. Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente? 3. Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola? 3.1. Se sì, mi racconti cos’è successo (Chi ha subito la discriminazione? In che modo? Da parte di chi? Dove e quando? Come mai è successo secondo te?) 3.2. Se sì, mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti? 4. Ti è mai capitato di sentirti discriminato? 4.1 Se sì, mi racconti cos’è successo (Chi ti ha discriminato? In che modo? Dove e quando? Come ti sei sentito, come hai reagito? Secondo te come mai è successo?) 5. In base alla tua esperienza, quali sono le difficoltà principali che incontra uno studente di origine straniera nella scuola italiana? 6. Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione, cosa diresti? GRAZIE! 34 Dopo aver elaborato la mappatura della scuola e aver condiviso gli strumenti di rilevazione, gli studenti e le studentesse si sono sperimentati nel doppio ruolo di intervistatori/intervistati. “QUANDO TI SEI SENTITO DISCRIMINATO?” Appena arrivata in Italia, perché ero straniera e non sapevo la lingua; mi sentivo sola (classe III F, I.I.S. Mariano Fortuny, Provincia di Brescia) Quando non mi sento calcolata in classe, perché non sento bene (classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny, Provincia di Brescia) Quando le mie amiche hanno fatto gruppetto e io stavo sempre zitta e non parlavo, e il mio parere non lo sentiva mai nessuno (classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny, Provincia di Brescia) Quando la gente mi giudica senza conoscermi, cioè che magari mi vede e dice che mi vesto un po’ da bambina, e invece non mi ha neanche conosciuto e magari ho un carattere diverso (classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny, Provincia di Brescia) “E QUANDO DISCRIMINI?” Mi capita di prendere in giro qualcuno per l’aspetto fisico o per il Paese da dove viene (classe I B, I.I.S Gambara, Provincia di Brescia) Quando non mi piace un comportamento, per esempio quando uno parla male di me con gli altri e non lo dice a me. Io allora faccio una cosa istintiva e lo prendo in giro anche io (classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny, Provincia di Brescia) Con quelli che fanno le persone superiori e non ne hanno motivo. Io allora li scredito (classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny, Provincia di Brescia) Quando non mi trovo bene con le persone, per esempio con le persone che ci dicono che siamo stranieri (classe II M, I.I.S. Mariano Fortuny, Provincia di Brescia) 35 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO Dopo le simulazioni, le classi I MA e II MA della scuola Marelli-Dudovich stabiliscono alcuni consigli da tener presente durante lo svolgimento delle interviste. • È meglio fare l’intervista in un posto tranquillo, senza troppe persone in giro • Si inizia con una presentazione breve ed efficace del lavoro di ricerca • Si chiarisce che l’intervista è anonima e che non è obbligatorio rispondere a tutte le domande • È meglio non leggere le domande, ma guardare l’intervistato negli occhi • Le domande possono essere invertite e aggiunte in corso d’opera! • Con alcune parole (per esempio dire “Tipo?”) si può aiutare l’intervistato a spiegarsi meglio • Non utilizziamo termini che possono offendere l’intervistato! • Non insistiamo troppo se l’intervistato non vuole rispondere alle domande • L’intervistato deve essere a suo agio, non bisogna prenderlo in giro se non parla correttamente l’italiano • Se qualcuno racconta una “roba profonda”, bisogna essere capaci di accoglierla con delicatezza • È bello chiamare l’intervistato per nome FA PAURA, MA IN SENSO POSITIVO! A Roma, invece, con l’aiuto della ricercatrice gli studenti elaborano un vademecum per la ricerca tra pari: • Mostrarsi professionali • Instaurare un rapporto di fiducia • Mostrare sensibilità verso gli argomenti trattati • Mettersi nei panni dell’altro • Mettere a proprio agio l’altro • Non essere invadenti • Non essere aggressivi • Essere sempre trasparenti e chiari sul lavoro che si sta svolgendo • Non pilotare le risposte • Mostrare interesse per quello che viene detto • Lasciar parlare e non interrompere • Rispettare i silenzi • Mostrarsi attenti e predisposti all’ascolto • Non fare pettegolezzi sui risultati della ricerca • Rispettare l’anonimato e la privacy degli intervistati • Accettare i punti di vista dell’altro • Non attribuire all’altro etichette e stereotipi • Non avere pregiudizi nei confronti dell’altro • Non giudicare • Ringraziare sempre i soggetti coinvolti 36 I RISULTATI , DELL INDAGINE di Guido Antonelli Costaggini Motivazioni e obiettivi della peer research La peer research, come parte del percorso formativo del progetto, è già stata presentata nella pagine precedenti, relativamente sia ai suoi obiettivi educativo/formativi sia alla sua strutturazione. Qui preme tornare a sottolinearne alcuni aspetti che aiutino a leggere e contestualizzare al meglio i risultati dell’analisi dei dati riportati di seguito. • Primo: finalità fondamentale della peer research è quella educativa/formativa per le ragazze e i ragazzi coinvolti. Lo scopo principale della ricerca è di offrire ai partecipanti un metodo diverso per continuare a ragionare sul tema della discriminazione, fornendo concetti e strumenti operativi da utilizzare nell’incontro con l’altro. • Secondo: proprio per il motivo appena citato, durante la formazione in aula si è dedicata grande attenzione a curare la preparazione della fase di conduzione delle interviste e della somministrazione dei questionari. In questa logica anche la scelta di chi intervistare è stata fatta avendo come obiettivo principe preparare all’incontro con l’altro e non la costruzione di un campione scientifico rappresentativo. In altre parole, una volta spiegata ai ragazzi e alle ragazze l’importanza di intervistare un campione rappresentativo degli alunni delle loro scuole, e aver ragionato con loro su quali caratteristiche costruire questo campione, non si è stati poi rigidi nelle definizioni e nelle consegne. Si è privilegiato il “far fare” comunque l’esperienza dell’intervista anche a scapito della convalida della scientificità dell’indagine. Il campione degli intervistati, per esempio, è il risultato delle decisioni individuali prese da ogni singolo ricercatore, ognuno ha scelto chi intervistare e ha anche scelto se somministrare un questionario, proporre un’intervista o entrambe le cose (ovviamente individuando due persone distinte). Questo è il motivo per cui il numero delle interviste e dei questionari varia in ogni Provincia, non in rapporto alla numerosità della popolazione, ma in base al desiderio, alle priorità e ai timori che ogni ricercatore ha agito nella scelta dello strumento di rilevazione e dei compagni da intervistare. Partendo da queste priorità si comprende come i risultati dell’analisi dei questionari e delle interviste non si pongano come rappresentativi tout court dei giovani delle scuole italiane, tuttavia essi forniscono delle indicazioni molto utili e interessanti perché rappresentano comunque uno spaccato della scuola italiana, sia nella sua distribuzione nazionale (da Venezia a Catania passando per Milano, Brescia, Prato, Pisa, Roma e Napoli) sia per varietà e rappresentatività delle tipologie di istituti coinvolti. I questionari e le interviste: l’elaborazione e l’analisi dei dati Nelle pagine seguenti si riportano i risultati raccolti durante il progetto “IDEE contro la discriminazione”. Il commento vedrà un alternarsi di dati quantitativi (analisi dei dati del questionario) e di informazioni qualitative (le testimonianze raccolte con le interviste). La lettura comparata di questi due blocchi conoscitivi consente di ottenere un dettaglio informativo molto profondo sul fenomeno, in quanto riempie di esperienze umane e di vissuti personali la reportistica dei numeri. La freddezza dell’analisi statistica, nella sua utile oggettività, diventa più vera e più dotata di senso nel momento in cui si arricchisce della calda narrazione delle esperienze soggettive. Per questo motivo si cercherà, durante 37 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO Note alla lettura: Tutte le tabelle e i grafici che seguono si riferiscono al campione di indagine. Al fine di semplificare la lettura delle tabelle, in alcuni casi non sono stati inseriti i valori dei “dati mancanti”. Nelle tabelle riportate nel report può quindi non esserci corrispondenza tra i parziali e i totali, sia per i valori assoluti sia per i valori percentuali. Tutte le citazioni riportate sono invece estrapolate dalle interviste. I due insiemi di dati si integrano e si completano, essendo espressione delle idee e delle opinioni della stessa popolazione di riferimento ed essendo raccolti con le stesse modalità di campionamento di cui si è scritto in precedenza. Questo significa, per esempio, che i dati quantitativi estrapolati dai questionari (età, genere, etc.), con buona probabilità, sono specchio anche delle caratteristiche degli intervistati. Così come le opinioni espresse nelle interviste rimandano ad un insieme concettuale a cui si possono ricondurre anche le risposte date ai questionari. Per maggiori informazioni sulla distribuzione e sulla tipologia di scuole coinvolte si veda pagina 8. tutto il report, di tenere insieme i due filoni della ricerca, intrecciandoli tra loro in modo da costruire un filo conduttore che, si spera, sia di ampio spessore. Alla ricerca hanno partecipato i 26 istituti secondari di secondo grado coinvolti nel progetto e sono stati somministrati 906 questionari ed effettuate 346 interviste 1. Come mostra la Tabella 1, questa raccolta è stata effettuata in maniera disomogenea rispetto al peso demografico delle diverse Province, con una sovra-rappresentazione della Provincia di Napoli per quanto riguarda le interviste e delle Province di Prato e Pisa per quanto riguarda i questionari. TABELLA 1. NUMERO E PERCENTUALE DI INTERVISTE/QUESTIONARI EFFETTUATI PER PROVINCIA DI STUDIO Provincia Brescia Catania Milano Napoli Pisa Prato Roma Venezia Totale Interviste Numero Percentuale 35 10,1 41 11,8 36 10,4 114 32,9 31 9,0 39 11,3 37 10,7 13 3,8 346 100 Questionari Numero Percentuale 53 5,8 71 7,8 76 8,4 132 14,6 232 25,6 148 16,3 95 10,5 99 10,9 906 100 Alcuni dati socio-demografici elaborati dai questionari L’età è coerente con la popolazione di riferimento delle scuole secondarie di secondo grado e varia tra i 14 e i 20 anni; il suo valore medio è di 16,6 anni. TABELLA 2. ETÀ ANAGRAFICA DEL CAMPIONE DI RIFERIMENTO Età 14 15 16 17 18 19 20 21 o più Totale Mancante di sistema Totale Frequenza 76 129 235 212 153 53 34 6 898 8 906 Percentuale 8,4 14,2 25,9 23,4 16,9 5,8 3,8 0,6 99,1 0,9 100 1 38 I ragazzi sono più delle ragazze (53% a fronte di un 47%) e gli studenti di origine straniera rappresentano il 23% del totale. GRAFICO 1. DISTRIBUZIONE DEGLI INTERVISTATI IN BASE AL GENERE GRAFICO 2. DISTRIBUZIONE DEGLI INTERVISTATI IN BASE ALLA NAZIONALITÀ 23% 47% 53% RAGAZZE 77% RAGAZZI ITALIANI STRANIERI Di questi alunni stranieri quasi il 42% è in Italia da oltre 10 anni. Percentuale che sale al 70% se si considerano complessivamente tutti quelli che vivono in Italia da più di 5 anni 2. GRAFICO 3. ALUNNI DI ORIGINE STRANIERA INTERVISTATI: ANNI DI PERMANENZA IN ITALIA 45 STRANIERI INTERVISTATI 40 41,8% 35 30 25 27% 20 28% 15 10 5 3,2% 0 <1 1<y<5 6<y<10 >10 PERMANENZA IN ITALIA (ANNI) Considerando la giovane età degli intervistati significa oltre un terzo della propria vita passato in Italia. 3 Come ulteriore contributo informativo si riportano i valori percentuali degli stranieri presenti nelle classi dove si sono svolti i laboratori del progetto “IDEE contro la discriminazione”: Brescia: 36%; Catania: 4%; Milano: 56%; Pisa: 17%; Prato: 56%; Napoli: 14%; Roma: 27%; Venezia: 30%. 2 Rispetto alla distribuzione provinciale il tasso più alto di stranieri intervistati si riscontra a Milano (54%) seguita da Brescia (34%), poi a scendere fino ad arrivare a Catania (1,4%). L’informazione sul coinvolgimento di studenti non italiani è molto rilevante per il progetto “IDEE contro la discriminazione”, che ha come finalità quella di stimolare una riflessione sul tema della discriminazione, in particolare verso gli allievi di origine straniera che frequentano le scuole secondarie di II grado. Il dato su quanti sono gli stranieri che rispondono al questionario già dice qualcosa o sul contesto o su come si è strutturato il processo della peer research in ogni città. A Milano più della metà degli intervistati è di nazionalità diversa da quella italiana, 41 su 76 totali, mentre a Catania solo 1 dei 71 intervistati è straniero 3. 39 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO GRAFICO 4. ALUNNI DI ORIGINE STRANIERA INTERVISTATI: DISTRIBUZIONE PROVINCIALE STRANIERI INTERVISTATI 50 53,9% 40 30 34% 29,5% 20 27% 24,2% 18,1% 10 8,3% 1,3% Napoli Catania 0 Milano Brescia Roma Prato Venezia Pisa Scomponendo ulteriormente questa informazione in base all’area geografica della nazionalità degli intervistati stranieri, si ottiene un quadro più preciso delle diverse comunità di immigrazione così come queste sono distribuite nei diversi territori dove sono insediate le scuole del progetto “IDEE contro la discriminazione”. Considerando le realtà a maggior presenza di intervistati stranieri, si osserva che a Milano si ha una forte presenza di sudamericani e di asiatici. A Brescia sono soprattutto studenti asiatici ad essere stati intervistati. A Roma, così come a Venezia, Pisa e Prato, la maggior parte degli intervistati stranieri viene dall’Est Europa. L’unico studente straniero intervistato a Catania proviene dal Nord Africa. TABELLA 3. ALUNNI INTERVISTATI DI ORIGINE STRANIERA: AREA GEOGRAFICA DI PROVENIENZA E PROVINCIA DI STUDIO Province Brescia Catania Milano Napoli Pisa Prato Roma Venezia Totale 40 Province Aree geografiche Asia Africa sub sahariana Est Europa 7 2 5 38,9% 11,1% 27,8% 0 0 0 0% 0% 0% 14 1 3 33,3% 2,4% 7,1% 1 1 5 8,3% 8,3% 41,7% 3 3 21 7% 7% 48,8% 14 4 21 35% 10% 52,5% 4 2 18 14,3% 7,1% 64,3% 3 1 19 12,5% 4,2% 79,2% 46 14 92 22% 6,7% 44% Nord Africa 3 16,7% 1 50% 7 16,7% 0 0% 10 23,3% 0 0% 0 0% 0 0% 21 10% Sud America 0 0% 0 0% 14 33,3% 3 25% 2 4,7% 1 2,5% 4 14,3% 0 0% 24 11,5% Totale 18 100% 2 100% 42 100% 12 100% 43 100% 40 100% 28 100% 24 100% 208 100% Le opinioni degli studenti: elaborazioni dei questionari e delle interviste Prima di aprirsi alle parole dei ragazzi e delle ragazze, va riconosciuto e condiviso uno stile di fondo trasversale alle interviste di tutte le Province coinvolte, alle diverse forme dialettali e linguistiche, alle diverse tipologie di scuole frequentate. Al di là delle differenze, pur presenti e nette, ci si trova davanti a narrazioni estreme, intense, anche intrise di una loro ricchezza linguistica, ricche di frasi ed espressioni significative. Rispetto ai contenuti, sotto la splendida superficie leggera degli adolescenti, si trovano complessità appena accennate che fanno intuire le idee degli intervistati pur non entrando nel merito dettagliato delle questioni. Le interviste si aprono con una “domanda sonda”, che chiede agli intervistati cosa susciti in loro la parola discriminazione. Quindi un gioco di associazioni di idee che consente di introdurre il tema, di scaldare il clima dell’intervista. Di seguito si riportano alcune delle risposte fornite dai ragazzi, che restituiscono immediatamente il setting emotivo suscitato dal tema della discriminazione4. Inoltre queste risposte iniziali presentano già molti dei contenuti che poi ri-emergeranno e saranno ripresi in altri momenti dell’intervista. Anche al lettore si consiglia di approcciarsi alla lettura di questi primi estratti delle interviste come a una sorta di riscaldamento, concettuale ed emotivo, al tema della discriminazione visto dagli occhi degli adolescenti. I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?” R: “Posso pensarci un po’?” I: “Pensaci un po’ ” R: “Allora, mi viene in mente un’azione che differenzia una persona dall’altra senza alcun motivo giustificabile o reale” (int. 3) I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?” R: “Tristezza, botte, rabbia. E basta” (int. 10) I: “Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente?” R: “Per me discriminazione è quando una persona odia una persona di un altro... per esempio, io sono italiana e tu sei filippina, io odio te perché sei filippina” I: “Odio” R: “Odio” (int. 14) I: “Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente?” R: “Eh... colore diverso” (int. 20) I: “Allora, quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?” R: “Ehm, paura” I: “Paura?” R: “Sì” (int. 62) I: “Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente?” R: “Mi viene in mente disagio e solitudine” (int. 70) I: “Quando senti la parola discriminazione, cosa ti viene in mente?” R: “Agli stranieri che sono qua in Italia” (int. 104) I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?” R: “Che è una cosa giusta” (int. 125) La lettera “I” indica che a parlare è l’intervistatore, invece la lettera “R” indica l’intervistato che risponde alle domande. 4 I: “Iniziamo con questa domanda: quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?” R: “Niente, a dir la verità me ne sbatto” (int. 172) I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?” R: “Persone tristi” (int. 228) 41 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO I: “Quando senti la parola discriminazione cosa ti viene in mente?” R: “Prima di tutto il razzismo, poi in secondo luogo una discriminazione che non conta solamente il colore della pelle e l’etnia, ma in generale anche la posizione sociale intesa sia come classe, come proprio ruolo nella famiglia, nella società, quindi una discriminazione verso i bambini o persone che svolgono un determinato lavoro, ad esempio i netturbini, a confronto magari di persone che lavorano nel settore della finanza, tutto un insieme di cose che comunque come caratteristica principale ha una serie di pregiudizi che fanno in modo che la persona guardi con occhi diversi un altro individuo” (int. 164) Dopo la “domanda sonda”, uno dei primi aspetti trattati nelle interviste e nei questionari indaga l’idea che i ragazzi hanno sulla discriminazione e come loro la definiscono. Prendendo in considerazione le risposte date nelle interviste si registra una ricchezza e varietà di idee e riflessioni che rimandano immediatamente ai livelli di complessità propri di questo fenomeno. Il primo elemento descrittivo che emerge è l’idea della conoscenza dell’altro diverso da noi o, meglio, il rifiuto o la paura di questo sconosciuto che è preferibile rimanga tale: “un non conosciuto”. I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “Il non voler conoscere qualcosa di diverso da noi” (int. 51) I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “La discriminazione... una forma di paura, perché che ne sappiamo noi... è intrinseco nell’uomo avere paura di ciò che non si conosce, di ciò che è diverso da noi, come la paura del buio. Quindi avere davanti una persona diversa è avere davanti qualcosa che non si conosce. Di conseguenza è questa la discriminazione, è proprio la paura di ciò che non si conosce e che è diverso da noi” (int. 206) I: “In che modo si può eliminare la discriminazione?” R: “Oddio, cioè questa è una domanda... Eh, in un tema di italiano scriverei che bisognerebbe imparare comunque a conoscere quello che ancora non si conosce, che rimane un po’ diciamo lontano dalla nostra, dalle nostre abitudini. Perché imparando a conoscere magari ci si rende conto che quello che fa paura o che non piace alla fine non è poi tanto diverso da noi” (int. 66) I: “E se dovessi definire con una parola che cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “Secondo me discriminazione è paragonabile a xenofobia, più paura dello straniero che, diciamo, la cattiveria. Perché uno ha paura che un giorno manchi il lavoro, che i propri figli o la propria cultura venga mischiata ad altri popoli” (int. 110) I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione cosa diresti? Una cosa giusta o sbagliata?” R: “È sbagliata perché non conosci ciò che discrimini, capito?” (int. 159) I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “La discriminazione è quando non si ascoltano le idee altrui e quindi quando non si è capace di aprirsi agli altri” (int. 311) I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “ È... la discriminazione è una specie di... come si può dire, appunto di emarginazione, spesso infondata, in cui non si hanno abbastanza informazioni, non si è abbastanza informati su come sia veramente l’altra persona” (int. 2) Non si vuole incontrare, capire, comprendere l'altro per disinteresse o per timore; quale che sia il motivo il risultato è il determinarsi di un processo di esclusione, di allontanamento e rifiuto del diverso. 42 I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione, cosa diresti?” R: “È un concetto molto difficile da spiegare però... mi viene in mente... come se... allontanare qualcuno che pensiamo abbia qualcosa di diverso” (int. 80) I: “E se dovessi definire con una parola che cos’è la discriminazione?” R: “Una specie di eliminazione” (int. 100) La discriminazione inizia a delinearsi come una costruzione sociale che partendo dalla non conoscenza si determina in allontanamento, esclusione, addirittura in una “specie di eliminazione”. Davanti (o dentro) questa costruzione sociale, gli intervistati, nella grande maggioranza, individuano uno “sbaglio”, una modalità non giusta di porsi verso altre persone, quindi la discriminazione viene descritta come una cosa stupida. I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “La stupidità umana” (int. 60) I: “Se dovessi descrivere con parole tue la parola discriminazione cosa diresti, come la definiresti?” R: “Già la parola ha un’origine greca - dus - che vuol dire cosa cattiva, cosa negativa, già di per sé la parola ha già un significato negativo” (int. 153) I: “Se dovessi definire con parole tue che cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “Un trattamento diverso dato a un individuo che ha delle caratteristiche che lo differenziano dagli altri, caratteristiche più evidenti degli altri individui essendo comunque tutti quanti diversi e questa diciamo dovrebbe essere la cosa che dovrebbe portarci a non essere discriminanti rispetto agli altri in quanto ognuno è se stesso, cioè è unico, è diverso dagli altri e le differenze maggiori o minori che siano non devono essere sottolineate in questo modo” (int. 164) I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “La discriminazione è un modo per sentirsi superiori rispetto ad altri e lo trovo ingiusto, perché siamo tutti figli di Dio e quindi siamo tutti uguali fra di noi e quindi non è giusto che una persona venga discriminata per la sua razza o il suo colore, oppure anche per le sue abitudini; è ingiusto!” (int. 224) I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “La discriminazione è un insulto a chi non ha colpa di essere di un altro colore, o di un’altra religione” (int. 327) Interessante anche la percezione della discriminazione come di un fenomeno che, se anche ingiusto, è visto come inevitabile, quasi naturale, connaturato all’essere umano. I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “Che è una cosa sbagliata, che non si dovrebbe fare, però che comunque è presente in tutti i posti e niente. Diciamo che è un po’ inevitabile, anche se la parola è brutta ma è inevitabile” (int. 4) Si ha anche una posizione opposta che, pure se minoritaria, suscita preoccupazione per la sua nettezza nel definire giusta la discriminazione. I: “Secondo te come si può superare la discriminazione?” R: “Ognuno al suo Paese” (int. 10) I: “Chi sono le persone che vengono discriminate maggiormente e secondo te perché?” R: “Discriminate maggiormente gli extracomunitari, gli omosessuali” I: “E perché?” R: “Perché comunque gli extracomunitari... [parola in dialetto non compresa]” I: “Secondo la tua opinione ovviamente” 43 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO R: “Gli extracomunitari comunque vengono in Italia cioè clandestinamente, gli immigrati vengono in Italia clandestinamente, anche se a fare lavori umili, cioè a volte non sono accettati dalla società mentre dalle altre persone con il luogo comune che comunque rubano” I: “Tu hai detto anche gli omosessuali, perché?” R: “Gli omosessuali perché io la vedo una cosa innaturale” (int. 252) Altro tassello della definizione data dai ragazzi è la responsabilità della discriminazione. Nelle risposte critiche verso la discriminazione è implicita la responsabilità di chi la pratica, ma compare anche l’idea, molto rischiosa perché risuona falsamente logica, per cui la colpa-responsabilità è loro, dei “diversi”. Sono loro con le proprie usanze, idee e bisogni a produrre il problema e a suscitare le reazioni discriminatorie. I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è la discriminazione cosa diresti?” R: “Che praticamente è... che una persona discriminata è che... è esclusa dalle altre... e che magari anche per atteggiamenti che da parte sua sono scorretti” (int. 87) I: “Come mai è successo secondo te?” R: “Perché magari veniva da un’altra cultura, non si inseriva bene con le altre persone e le altre persone hanno visto che era debole e l’hanno preso in giro” I: “Ok. Come mai è successo secondo te?” R: “Te l’ho già detto, succede per quello che ti ho detto prima...magari lui si esclude e gli altri lo vedono debole e lo prendono in giro” (int. 23) Torniamo ai dati numerici elaborati dai questionari e ad un primo elemento di conoscenza che da questi si ricava e che è relativo a quale tipo di caratteristica personale può mettere maggiormente a rischio un ragazzo di subire un’azione discriminante. Posizionandosi su una scala a 5 punti (“per niente”, “poco”, “così così”, “abbastanza”, “molto”) agli intervistati è stato chiesto di esprimere il proprio livello di accordo su alcune possibili caratteristiche personali suscettibili di essere considerate motivazione per essere discriminati. Le caratteristiche prese in considerazione sono: nazionalità, aspetto fisico, espressione delle proprie idee e abbigliamento. Nel Grafico 5 si riportano le percentuali di accordo espresse dagli intervistati, ossia si sono sommate le risposte “molto” e “abbastanza” della scala considerandole entrambe come riconducibili ad un complessivo accordo con l’affermazione della domanda. GRAFICO 5. “È DISCRIMINATORIO ESCLUDERE QUALCUNO PER... PENSA ALLE CARATTERISTICHE DI CHI È DISCRIMINATO”: PERCENTUALI DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA) PERCENTUALE DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA) 60 50 63% 40 46,3% 30 36,4% 20 33,3% 10 0 Nazionalità Aspetto fisico Idee Abbigliamento CARATTERISTICHE POTENZIALMENTE DISCRIMINATORIE 44 La nazionalità è la risposta che raccoglie la percentuale più alta di risposte positive (63%), è discriminatorio escludere qualcuno perché ha una nazionalità diversa dalla propria. A questa prima caratteristica segue l’aspetto fisico (46,3%) e, con una differenza di 10 punti percentuali, l’espressione delle proprie idee (36,4%), a cui si affianca, con un valore di poco inferiore, l’abbigliamento. In altri termini sono proprio gli stranieri i soggetti maggiormente a rischio di subire comportamenti discriminanti. È più probabile che si escluda uno straniero piuttosto che qualcuno che abbia un aspetto fisico strano, o che si vesta in maniera particolare o che esprima liberamente le proprie idee. Se poi si è stranieri, con un tratto fisico particolare, con la tendenza ad esprimere idee diverse dagli altri e ci si veste anche in maniera ritenuta particolare, è altamente probabile essere una vittima predestinata. Nella domanda è anche data la possibilità di aggiungere altre risposte oltre a quelle presenti nella lista precostituita, nella voce “altro” sono state scritte una serie di caratteristiche, tra le quali si evidenziano (anche se con valori percentuali molto distanti da quelli indicati in precedenza): il colore della pelle, la religione e l’omosessualità. Confrontando questa domanda del questionario con quella ad essa speculare presente nell’intervista si registrano posizioni tra loro assolutamente coerenti. Di seguito si riportano brani di interviste che corroborano i risultati forniti dai numeri dei questionari, esplicitando in maniera più chiara le motivazioni che sono dietro e dentro i dati statistici elaborati. Si osservi come i ragazzi spiegano che un buon motivo per discriminare è il colore della pelle, l’essere stranieri. I: “Secondo te la persona viene discriminata in base a cosa?” R: “Dal colore della pelle, come si veste, da dove viene” (int. 204) I: “Secondo te la persona viene discriminata in base a cosa?” R: “Dal colore, dalla lingua, da alcuni atteggiamenti. Oppure dalla timidezza, da come si pone” (int. 205) I: “Secondo te chi sono le persone che vengono discriminate maggiormente e perché?” R: “Le persone, gli stranieri, gli extracomunitari che arrivano qua in Italia e vogliono imparare una lingua, trovare un lavoro oppure perché vengono da un Paese dove c’è una guerra e invece qua trovano qualcuno che li discrimina e li fa chiudere dentro loro stessi” (int. 257) Interessante la risposta di un intervistato di Prato che ordina le comunità di stranieri a rischio di discriminazione in base alla loro presenza numerica, quindi alla paura (di invasione? Di contaminazione?) che suscita. I: “Secondo te le persone di quale Paese sono le più discriminate?” R: “Nella città di Prato i cinesi, in ordine, gli albanesi, i rumeni e i marocchini e forse, ultimamente i senegalesi” I: “Secondo te per quale motivo?” R: “Secondo me l’ordine dipende dalla dimensione e grandezza della comunità, la comunità cinese è quella più grande e forse quella che spaventa di più” (int. 142) Così come per le risposte del questionario, anche nelle interviste emerge, come motivazione della discriminazione, l’abbigliamento, l’essere o meno alla moda. I: “Ci potresti raccontare cosa è successo, in che modo, dove e quando?” R: “Non parlo di discriminazione razziale, ma comunque si vede tutti i giorni che esistono ragazze che non sono così addette alla moda che vengono prese in giro da altre ragazze o ragazze comunque che non hanno una vita sociale come si pensa normale e vengono prese in giro. Sono situazioni che vivi quotidianamente” I: “È più di un caso?” R: “Sì” (int. 51) Un’ulteriore informazione ricavata dai questionari è data dalla scomposizione del dato in base a tre variabili: Provincia di studio, genere e nazionalità. 45 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO Con questo termine si fa riferimento alla Provincia della scuola dove studiano gli alunni intervistati. 5 Iniziamo dalla variabile Provincia di studio 5. Alla domanda: “si discrimina in base alla nazionalità” si registrano percentuali di accordo (molto e abbastanza) sopra il 70% a Brescia, Roma, Milano e Prato, mentre il valore scende a un 50% di accordo (quindi più di 20 punti percentuali di differenza) nel Sud Italia (Napoli e Catania). Tra la percentuale più alta (Brescia 77%) e quella più bassa (Catania 50%) ci sono 27 punti percentuali di differenza, un valore veramente importante. Le formatrici che hanno lavorato nelle due Province meridionali hanno osservato che, in effetti, nei comportamenti, nelle parole e negli atteggiamenti dei ragazzi il diverso viene più immediatamente identificato con l’omosessuale o con altre forme di diversità come la disabilità e non, invece, nello straniero. Seguendo le risposte, alla domanda sull’aspetto fisico come oggetto di discriminazione, si osserva che in questo caso lo scarto tra il valore più alto (Brescia e Napoli con il 52%) e quello più basso (Pisa con il 40%) è di soli 12 punti percentuali. Scarto simile a quello rilevato per la discriminazione in base alle idee, dove si passa dal 45% delle risposte di Napoli al 30% di Milano, quindi con 15 punti di differenza. Lo scarto ritorna molto rilevante nel caso della discriminazione per l’abbigliamento indossato, in questo caso sono 24 i punti di differenza tra Brescia (51% di accordo) e Roma (27% di accordo). In definitiva si può affermare che la Provincia di studio si pone come una variabile filtro nell’identificazione delle motivazioni che portano alla discriminazione, ogni Provincia si costruisce una sua scala gerarchica di motivazioni. Anche il genere è una variabile che incide nelle risposte: per tutte le possibilità prese in considerazione come spunto di discriminazione, le ragazze fanno sempre registrare valori percentuali più alti dei ragazzi, con scarti che vanno dal massimo di 14 punti nel caso dell’aspetto fisico (le ragazze che concordano nel considerarlo oggetto di discriminazione sono il 53% a fronte di un 39% dei ragazzi) ad un minimo di 7 punti nel caso della discriminazione per le idee dell’altro (ragazze in accordo nel 40% dei casi a fronte di un 33% dei maschi). Ultima variabile in base alla quale leggere le risposte è la nazionalità degli intervistati. È molto interessante notare che per il 72% degli intervistati stranieri la nazionalità è un motivo per essere discriminati, mentre per gli italiani l’accordo a questa affermazione scende di 12 punti, arrivando al 60%. Si registra quindi una maggiore sensibilità degli studenti stranieri su questo aspetto, probabilmente dettata dalla propria personale esperienza. Un’altra rilevante differenza in scarti percentuali si ha rispetto alla discriminazione in base alle proprie idee, dove sono 8 i punti percentuali che distanziano l’accordo espresso dagli italiani (38,2%) da quello espresso dagli stranieri (30,2%). Per le altre due caratteristiche le opinioni degli intervistati italiani e stranieri non divergono di molto. GRAFICO 6. “È DISCRIMINATORIO ESCLUDERE QUALCUNO PER... PENSA ALLE CARATTERISTICHE DI CHI È DISCRIMINATO”: PERCENTUALI DI ACCORDO DISTINTE PER NAZIONALITÀ ITALIANI PERCENTUALI DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA) 80 STRANIERI 72% 60 60% 40 45% 49% 38% 30% 20 32% 37% 10 Nazionalità Aspetto fisico Idee CARATTERISTICHE POTENZIALMENTE DISCRIMINATORIE 46 Abbigliamento Collegata alla domanda sui comportamenti discriminatori è quella relativa alle motivazioni soggettive che portano i ragazzi a discriminare: “chi discrimina lo fa per...”. Come si vede nel Grafico 7, tre quarti degli intervistati concordano con il considerare il sentimento di superiorità come la principale molla che porta un ragazzo ad agire in maniera discriminatoria. Ad una distanza di circa 20 punti percentuali si collocano altre due motivazioni, il bisogno di essere accettato e la difficoltà ad accettare la diversità. Invece è poco riconosciuta come produttrice di un agire discriminante l’avere subito a propria volta una violenza simile. GRAFICO 7. “CHI DISCRIMINA LO FA PER... PENSA ALLE MOTIVAZIONI DI CHI DISCRIMINA”: PERCENTUALI DI ACCORDO PERCENTUALE DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA) 70 60 77,2% 50 58,1% 40 57% 30 20 26,1% 10 0 Sentimento di superiorità Bisogno di essere accettato Non accettazione della diversità Vittima di discriminazioni MOTIVAZIONI CONSIDERATE Anche in questo caso le citazioni riprese dalle interviste, oltre a confermare i dati del questionario, spiegano e approfondiscono le informazioni. I: “Quali pensi siano le cause che spingono un giovane a discriminare?” R: “Perché loro vogliono farsi belli davanti agli altri e quindi prendono per i fondelli gli altri, ma non è un buon metodo per farsi notare” (int. 224) I: “Secondo te come mai è successo?” R: “Per ignoranza, secondo me è gente ignorante” (int. 5) I: “Secondo te come mai le persone discriminano?” R: “Per sentirsi più forti e per sentirsi superiori” (int. 6) I: “Chi discrimina lo fa per sentirsi superiore?” R: “Sì, oppure perché si sente debole e siccome non vuole tenersi il peso per se stesso discrimina gli altri” I: “Grazie mille, brava” R: “Niente” (int. 65) I: “Chi discrimina lo fa per sentirsi superiore?” R: “Lo fa per sentirsi superiore o per raccogliere proseliti, insomma, per guadagnarci anche in un certo senso perché se raccogli proseliti crei un movimento razzista e tu ne sei a capo, insomma qualcosa ci guadagni. L’esempio della Lega Nord è l’esempio più lampante, da questo punto di vista, secondo me. Almeno, loro con la scusa del razzismo ci hanno guadagnato i posti in Parlamento, ci hanno guadagnato la loro fortuna elettorale. E ci hanno guadagnato la loro fortuna elettorale, continuano a guadagnare un sacco di soldi giù a Roma, mentre qui insultano gli immigrati. Fanno insomma le loro fortune elettorali, insomma le fanno sulle spalle degli immigrati” (int. 67) 47 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO Anche in questo caso è interessante correlare le risposte del questionario alla domanda “chi discrimina lo fa per...” con la nazionalità, il genere e la Provincia di studio degli intervistati. Partendo anche in questo caso dalla Provincia di studio, si osserva che ancora una volta è una variabile che incide nelle risposte fornite. Nel caso del sentimento di superiorità come causa che induce a discriminare, questa affermazione raccoglie l’81% di accordo per gli intervistati di Roma, ma il 62,3% per quelli di Brescia, con uno scarto vicino ai 20 punti. Più alta ancora è la differenza tra il massimo e il minimo di accordo espresso con l’affermazione che l’aver subito una discriminazione è causa per agire comportamenti a loro volta discriminanti, in questo caso a Milano si ha un accordo del 37% a fronte del 12% registrato a Roma, si tratta di ben 25 punti di differenza, pur se all’interno di valori percentuali di accordo molto più bassi. Differenze molto alte si hanno nelle due successive cause sondate. La non accettazione della diversità vede un accordo massimo del 62% a Prato e un accordo minimo del 42% a Milano. Il bisogno di essere accettato fa registrare le differenze minori, con uno scarto di “soli” 16 punti tra l’accordo massimo di Brescia (66%) e quello minimo di Milano (50%). La lettura di questi dati, considerando quanto si era già scritto in precedenza, conferma che esistono delle forti differenze di atteggiamento degli intervistati in base alla Provincia di studio, legando quindi l’elaborazione di idee e opinioni al contesto di vita e scolastico (intendendo il luogo geografico dove è situata la scuola). Prendendo in considerazione il genere, questo incide meno della differenza territoriale e ha un impatto soprattutto nel bisogno di essere accettati e nel non accettare le differenze. In ambedue le cause appena indicate lo scarto tra ragazze e ragazzi è del 10% a favore della prima (in entrambe le cause 62% di accordo espresso dalle ragazze contro un 52% dei ragazzi). Lo scarto scende a 7 punti sempre in favore delle ragazze nel caso del sentimento di superiorità (81% a 74%). Mentre il livello di accordo non è condizionato dalla differenza di genere nel caso della motivazione legata all’aver subito una discriminazione in precedenza (sia ragazzi che ragazze esprimono un accordo intorno al 26%). L’ultima variabile presa in considerazione è la nazionalità degli intervistati. Il dato interessante è che, nel caso delle motivazioni alla base della discriminazione, l’essere cittadini italiani o stranieri, non incide in maniera rilevante nel determinarsi delle opinioni. Nel caso di tutte e quattro le possibili cause della discriminazione gli scarti del livello di accordo sono minimi o nulli. La differenza più alta si ha per la modalità di risposta bisogno di essere accettati, con uno scarto basso pari al 4% (59% di accordo espresso dagli italiani a fronte di un 55% degli stranieri). Per le altre risposte gli scarti sono tutti tra 1 e 2 punti percentuali. GRAFICO 8. “CHI DISCRIMINA LO FA PER... PENSA ALLE MOTIVAZIONI DI CHI DISCRIMINA”: PERCENTUALI DI ACCORDO DISTINTE PER NAZIONALITÀ 80 PERCENTUALI DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA) 77% ITALIANI STRANIERI 76% 60 59% 55% 56% 58% 40 20 26% 27% 0 Sentimento di superiorità Bisogno di essere accettato Non accettazione della diversità MOTIVAZIONI 48 Vittima di discriminazioni Un altro passaggio informativo importante riguarda l’essere stati vittime (o essersi percepiti tali) di un episodio di discriminazione. Di seguito (Tabella 4) si riportano i valori assoluti e percentuali delle risposte. Si vede che l’11,7% dichiara di essere stato discriminato ogni tanto nell’ultimo anno, in molti momenti il 3,2% e un 1% si sente sempre discriminato. TABELLA 4. ADOLESCENTI VITTIME (O PERCEPITI TALI) DI DISCRIMINAZIONE (ANNO SCOLASTICO 2011-2012) Mai In pochi momenti Ogni tanto In molti momenti Sempre Dato mancante Totale Frequenza 550 207 106 29 9 5 906 Percentuale 60,7% 22,8% 11,7% 3,2% 1% 0,6% 100% I brani estratti dalle interviste tornano a fornire un contributo informativo che arricchisce di conoscenze più profonde e umane (provenienti dalla diretta esperienza dei ragazzi) quanto già si ricava dall’analisi dei dati. Nei racconti personali che seguono si può intravedere cosa significhi per un ragazzo essere oggetto di esclusione, di presa in giro, di violenze fisiche o psicologiche. Quei ragazzi e quelle ragazze che dichiarano di sentirsi discriminati stanno narrando un’esperienza personale di dolore, di tristezza, che va accolta e ricondotta ai numeri della tabella precedente, per meglio comprendere l’umanità che è in essi contenuta. I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?” R: “Va bene, allora una volta mi è capitato, una volta arrivata in Italia, in quarta elementare... ah sì... ehm... quando, insomma, durante un’ora di lezione avevo chiesto una gomma da cancellare ad una mia compagna di banco, e questa qua mi aveva detto di no perché sua mamma non voleva. Perché non ero italiana” (int. 7) I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?” R: “Sì” I: “Mi racconti cosa è successo?” R: “Beh, siccome sono gay anche io, mi è successo più di una volta. Intanto un bel po’ di amicizie sono andate distrutte. Non è che, non sono mai stato proprio discriminato, semplicemente vedevo le persone che mi additavano e parlavano di me” (int. 2) I: “In che modo sei stato discriminato?” R: “Dicendo sei un terrone di m... e allora sono andato fora di testa” (int. 3) I: “Ehm... invece a te ti sei mai sentito discriminato?” R: “Alcune volte” I: “Ti va di raccontarmi queste volte come sono andate?” R: “Sono stato escluso da un gruppo di miei compagni perché ero di un’altra nazionalità” I: “E come ti sentivi te?” R: “Mi sono sentito male diciamo” I: “Che emozioni provavi?” R: “Ehm... brutte” (int. 27) I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?” R: “Sì” I: “Che cosa è successo?” R: “...” 49 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO Voce fuori campo: “Plendere giro” I: “Perché, perché sei cinese o non parli l’italiano bene?” R: “Sì” I: “Chi ti ha discriminato?” R: “Ehm” I: “Chi, chi è che ti ha discriminato?” R: “Qualcuno cattivo” I: “Di questa classe?” R: “Sì” I: “In che modo?” R: “Ehm” Voce fuori campo: “Plendele giro?” R: “Sì” I: “Ma in modo cattivo?” R: “Sì” I: “Cattivo cattivo?” R: “Sì” I: “Come ti sei sentito, eri triste, eri arrabbiata con lui?” R: “Arrabbiata” (int. 44) I: “E a te è mai capitato di essere discriminato?” R: “Una volta alle medie” I: “Se sì, mi racconti che cosa è successo?” R: “Va beh, hanno incominciato a sfottere il mio Paese e basta” I: “In che modo?” R: “Dicendo pakistani di m...., eccetera” I: “E come ti sei sentito?” R: “Eh, giù di morale” (int. 61) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Sì le persone grasse, tipo io che vengo discriminata perché sono grassa” I: “Se sì ... mi racconti che cosa è successo, dove e quando?” R: “Niente dei ragazzi in palestra mi sfottevano perché sono grassa e quindi io mi misi a piangere, ma non sapevo che cosa fare ...” (int. 225) Molte delle esperienze personali raccontate nelle interviste riconducono alla nazionalità di chi parla come causa e origine della discriminazione. Leggendo il dato dei questionari in base alla nazionalità si ha una conferma di questa situazione: si osserva, infatti, che gli italiani che affermano di avere subito una discriminazione almeno una volta 6 nell’ultimo anno sono il 13,9%, lo stesso valore per gli stranieri sale al 22,9%. Se poi si restringe l’osservazione solo agli studenti che dichiarano di avere subito in molti momenti/sempre discriminazione, la percentuale degli italiani è pari al 3,3% mentre per gli stranieri è più del doppio, il 7,3%. Questi dati confermano come la nazionalità sia una variabile fortemente connessa al rischio di subire la discriminazione. (Grafico 9) Interessante è il dato relativo all’affermazione di essere stati soggetti attivi nell’agire una discriminazione. In questo caso invertiamo l’ordine e iniziamo con il racconto di alcune situazioni in cui gli intervistati dichiarano di avere discriminato qualcuno. Il riferimento ad “almeno una volta” si ottiene sommando le risposte di chi è stato discriminato ogni tanto a quelle di chi dichiara di esserlo stato in molti momenti o sempre. 6 50 I: “Tu hai mai discriminato qualcuno?” R: “Eh, abbastanza volte, perché non avevo niente da fare, allora ero nel gruppo e anch’io discriminavo altre persone per la nazionalità e altre cose” I: “E come ti sentivi discriminando gli altri?” R: “Bene, perché ero in compagnia e mi divertivo” I: “Tu sei mai stato discriminato?” R: “No, no, perché sono un ragazzo molto superiore e allora a me non discriminano” Voce fuori campo: “Ma v.......!” I: “Ok, va bene, è stato un piacere” (int. 32) GRAFICO 9. ADOLESCENTI VITTIME DI DISCRIMINAZIONE DISTINTI PER NAZIONALITÀ (ANNO SCOLASTICO 2011-2012) 25 20 STRANIERI PERCENTUALE ITALIANI 22,9% 15 10 13,9% 5 7,3% 3,3% 0 Almeno una volta nell'ultimo anno In molti momenti/sempre FREQUENZA I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Sì!” I: “Mi racconti cosa è successo?” R: “Non mi ricordo” I: “Chi ha subito la discriminazione?” R: “Un cinese” I: “Come mai è successo secondo te?” R: “Perché non era il benvenuto nella scuola” I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone presenti?” R: “Ridevano” I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?” R: “No, perché sono nel mio Paese e sto bene” (int. 124) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Uno di IF” I: “Come mai è successo secondo te?” R: “Perché è bruttino, è bassino e ha subito la discriminazione perché è f....” (int. 139) Tra divertimento, atteggiamenti da bulli, spiegazioni razziste e omofobe, prendono corpo racconti di comportamenti discriminanti che preoccupano sia per i contenuti e le modalità, sia per la tranquillità con cui vengono riportati, senza dubbi o parvenze di dubbi. La discriminazione come normalità è, in quanto tale, normalmente raccontata. È forse questo l’aspetto che più colpisce e dovrebbe far riflettere, perché fa da specchio ad un rifeTABELLA 5. ADOLESCENTI FAUTORI DI DISCRIMINAZIONE (ANNO SCOLASTICO 2011-2012) Mai In pochi momenti Ogni tanto In molti momenti Sempre Dato mancante Totale Frequenza 405 283 150 31 29 8 906 Percentuale 44,7% 31,2% 16,6% 3,4% 3,2% 0,9% 100% 51 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO rimento culturale (quindi valoriale) di chi discrimina completamente distorto, deformato nell’assurdità che si possa fare violenza al diverso come se fosse normale e quindi giusto. Vediamo come queste considerazioni si ritrovano anche nelle elaborazioni dei dati del questionario. La Tabella 5 riepiloga le risposte scaturite dalla domanda “durante l’ultimo anno hai discriminato qualcuno?” Osservando le frequenze e comparandole con quelle delle “vittime” della discriminazione (vedi Tabella 4), si nota immediatamente che sono di più gli studenti che dichiarano di aver discriminato rispetto a quelli che hanno subito. È più frequente (normale?) essere persecutori che vittime. Il 16,6% ha discriminato ogni tanto, a fronte di un 11% delle vittime, un 3,4% ha discriminato in molti momenti contro un 3,2% delle vittime e, infine, un 3,2% l’ha fatto praticamente sempre e un 1% ha sempre subito. GRAFICO 10. DISCRIMINAZIONE ATTUATA E SUBITA: COMPARAZIONE DEI VALORI PERCENTUALI (ANNO SCOLASTICO 2011-2012) 16 16,6% HA DISCRIMINATO PERCENTUALE HA SUBITO DISCRIMINAZIONE 12 8 11,7% 3,4% 3,2% 4 3,2% 1% 0 Ogni tanto In molti momenti Sempre FREQUENZA Va considerato che esiste un normale filtro individuale nella de-codifica di cosa sia un atto discriminatorio, con il conseguente rischio di un’interpretazione soggettiva diversa di uno stesso evento da parte degli alunni. 7 52 Anche in questo caso si inserisce la nazionalità come variabile filtro. I dati mostrano una tendenza concettualmente opposta a quella precedente, in quanto gli stranieri che dichiarano di aver discriminato qualcuno almeno una volta l’anno sono il 24% degli intervistati, mentre gli italiani sono il 23%. Se poi si restringe l’osservazione alle frequenze più alte, gli stranieri sono percentualmente il doppio, il 10,8% a fronte di un 5,5% degli italiani. Quindi, se gli stranieri sono i soggetti più a rischio di discriminazione, sono anche quelli che la agiscono percentualmente di più. Spostando la domanda su una dimensione più neutra, quella dell’avere visto un atto di discriminazione all’interno della scuola durante l’ultimo anno 7, aumentano le percentuali che attestano la presenza del problema. Il 70% degli intervistati dichiara di aver assistito, almeno una volta durante l’ultimo anno, ad un atto discriminatorio nella propria scuola. Se si vuole restringere l’informazione solo a coloro che hanno visto perpetuarsi questi comportamenti con una frequenza più rilevante (le risposte in molti momenti e sempre) la percentuale rimane comunque considerevole e si attesta al 30%. Ossia quasi uno studente su tre dichiara che gli atti di discriminazione sono quantitativamente molto presenti nelle scuole italiane. Questi valori confermano in maniera netta ed inequivocabile la drammaticità di una normalità della discriminazione all’interno della scuola. In questo caso si intende per normale un comportamento che può essere esercitato con evidente libertà, quindi con tacito consenso da parte di molti dei soggetti presenti (fisicamente o simbolicamente) a vario titolo nel contesto scuola (Tabella 6). Anche il racconto delle esperienze vissute dagli intervistati come testimoni di episodi di discriminazione diventa più ricco di dettagli. È evidentemente più facile la narrazione in terza persona piuttosto che in prima, quali soggetti attivi della discriminazione. TABELLA 6. DISCRIMINAZIONE A SCUOLA: LA PERCEZIONE DEGLI ADOLESCENTI (ANNO SCOLASTICO 2011-2012) Mai In pochi momenti Ogni tanto In molti momenti Sempre Totale Frequenza 95 168 354 189 94 906 Percentuale 10,5% 18,5% 39,1% 20,9% 10,4% 100% I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Sì” I: “Mi racconti cosa è successo?” R: “Con dei bambini disabili, li prendevano in giro, li mettevano ai lati, gli tiravano schiaffetti sul collo, e così...” I: “Da parte di chi?” R: “Da parte di gente più grande o comunque della sua età o comunque se ne approfittavano” I: “Sempre a scuola” R: “Sì a scuola” (int. 4) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Sì, sì” I: “Se sì, mi racconti cosa è successo? Chi ha subito la discriminazione, in che modo e da parte di chi?” R: “Era un mio compagno che è nero (risate di sottofondo), due miei compagni di scuola l’hanno buttato per terra (ride forte, e ride anche l’intervistatrice), dietro al parco e l’hanno picchiato (ride)” I: “Come mai è successo secondo te?” R: “Eh perché lui è di un’altra religione” I: “Poverino (ride)” R: “Sì (ride)” (int. 11) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Sì, mi è capitato, uno della mia classe, che viene discriminato perché è di origine egiziana, e allora viene sempre preso in giro da dei nostri compagni e viene sempre picchiato” (int. 21) I: “Ci potresti raccontare un episodio in cui sei stata presente, dove e quando?” R: “Ma sì, tipo a scuola capita spesso di vedere dei ragazzi non italiani che vengono magari presi in giro per la pronuncia della lingua, o per il modo di vestirsi. O anche ragazze che hanno tagli un po’ strani, o vestiti particolarmente brutti, che vengono prese di mira e scherzate ripetutamente” (int. 52) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Di solito lo vedo, però nel senso di nazionalità” I: “Se sì, mi racconti cosa è successo?” R: “Quella persona è stata presa in giro perché era di nazionalità indiana, che puzzava, così e lo prendevano in giro in classe, e quando sentono un profumo in giro sgradevole, dicevano che era stato quell’indiano” I: “Allora, se sì, mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti?” R: “Allora, le persone che erano presenti in quel momento si divertivano a ridere, però non si rendevano conto che è una situazione non giusta diciamo” (int. 54) 53 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Sì, una volta” I: “Se sì, mi racconti cosa è successo?” R: “Ma niente, uno della classe continuamente prendeva un mio compagno non so, e gli spostava tutto, ad esempio prendeva il giubbino e glielo buttava e così, e diceva anche le parolacce, non so, contro la sua nazione, e basta ecco” I: “E secondo te come mai è successo?” R: “Perché è scemo quello, e basta” I: “E come hanno reagito le persone che erano presenti?” R: “Beh, son state tutte zitte prima di tutto, tranne che appena sono intervenuto mi hanno detto bravo bravo” (int. 61) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Sì, mi è capitato!” I: “Se sì, mi racconti cosa è successo, chi ha subito la discriminazione?” R: “Un ragazzo handicap da parte di un mio amico - compagno di classe” I: “In che modo?” R: “Lo offendeva pesantemente” I: “Dove e quando?” R: “In classe a ricreazione” I: “Come mai è successo secondo te?” R: “Perché è troppo malato ed esagera” I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone presenti?” R: “Ridendo e pigliando anche loro in giro” (int. 117) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “M........! I negri” I: “Ok, in che modo sono stati discriminati?” R: “Con parolacce, insulti e pugni (ride)” I: “Da parte di chi?” R: “Dai bianchi” I: “Da parte dei bianchi” I: “Come ti sei sentito, come hai reagito?” R: “Era bellissimo” I: “Come hai reagito?” R: “Mi sono unito al gruppo” I: “Secondo te come mai è successo?” R: “Perché i negri fanno schifo” (int. 59) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Sempre!” I: “Mi racconti cosa è successo; chi ha subito la discriminazione ed in che modo; da parte di chi; dove e quando e come mai è successo secondo te?” R: “Sì ... una volta l’anno scorso, quando ... beh si io ho un amico, non è italiano, viene spesso deriso ed insultato e sfottuto, sia davanti che alle sue spalle, per il fatto che era di un altra nazionalità” I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti?” R: “Indifferentemente, anzi alcuni ridevano” (int. 223) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Purtroppo si” I: “Cosa è successo?” R: “Praticamente c’era questo bambino di colore alle macchinette, e praticamente non gli hanno fatto pigliare i biscotti perché i neri non mangiavano biscotti, dicevano” I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti?” R: “Hanno reagito in modo indifferente... perché per loro era normale, però poi è arrivato il mio amico Cim con il cavalletto ...” (int. 243) 54 I: “Hai mai discriminato?” R: “Sì” I: “Come ti sei sentito dopo?” R: “Bene perché è la mia idea” I: “Credi che si possa fare qualcosa per combattere il pensiero e l’atteggiamento di chi discrimina?” R: “No, perché io cioè non lo trovo sbagliato” (int. 252) Quest’ampia panoramica di episodi di discriminazione, oltre che sottolineare la normalità, gravità e diffusione del fenomeno all’interno del mondo scuola, quindi di una realtà che dovrebbe essere luogo protetto e di crescita, porta a individuare alcuni contenuti specifici della discriminazione stessa. Alcuni di questi si sono già visti (per esempio i motivi della discriminazione) altri si vedranno in seguito (per esempio la reazione dei presenti). Altri ancora compaiono ora e sono contingenti all’evento discriminatorio, come il suo essere anche una presa in giro “alle spalle”: non si discrimina solo di fronte alla vittima, ma la sua esclusione prosegue anche nello sparlare in sua assenza. Altri elementi ancora sembrano essere estemporanei come “l’amico Cim” che arriva con il cavalletto a sistemare la questione discriminazione, una sorta di giustiziere che non dovrebbe trovarsi nella condizione di essere tale, e che nella sua azione sicuramente non può e non deve diventare esempio di soluzione possibile del problema. Si riprendono i dati della Tabella 6 risultante dalle elaborazioni dei questionari e, anche in questo caso, si scompongono le informazioni in base alla Provincia di studio e al genere, considerando solo le risposte che indicano una forte presenza di comportamenti discriminatori (in molti momenti e sempre). La prima osservazione è che il genere non incide nella visione/percezione di una discriminazione, le percentuali delle ragazze e dei ragazzi si equivalgono. Invece se si legge il dato in base alla città si ottiene una gerarchia ben definita, che va dal quasi 37% di Milano e Roma al 26,5% di Napoli. È interessante notare che, a parte l’eccezione di Catania, nel caso delle altre Province, questa gerarchia come tendenza rispecchia quella della percentuale di stranieri presenti tra gli intervistati. GRAFICO 11. PERCEZIONE DELLA PRESENZA DI FENOMENI DI DISCRIMINAZIONE A SCUOLA: COMPARAZIONE DEI VALORI PERCENTUALI DISTINTI PER PROVINCE (ANNO SCOLASTICO 2011-2012) DISCRIMINAZIONE A SCUOLA 35 36,9% 36,9% 30 35,3% 33,1% 32% 25 28,8% 28,3% 26,5% 20 15 10 5 0 Milano Roma Catania Prato Brescia Pisa Venezia Napoli La successiva domanda chiedeva agli intervistati che tipo di reazione avessero avuto nel vedere qualcuno discriminato, e potevano scegliere tra una lista di possibili comportamenti. Da notare, nel grafico riepilogativo, che la domanda prevedeva la possibilità di fornire più di una risposta, considerando che in situazioni diverse si potevano mettere in atto reazioni differenti. 55 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO GRAFICO 12. DISCRIMINAZIONE A SCUOLA: REAZIONI DEGLI SPETTATORI 30 32,10% 32,10% 31,60% 25 20 15 10 5 9,50% 8,90% Riferito ad un adulto Discriminato a loro volta 0 Consolato la vittima Difeso la vittima Indifferenza REAZIONI DEGLI SPETTATORI Le informazioni che si ricavano sono riconducibili a due principali modalità di reazione: la difesa/consolazione della vittima da una parte e l’indifferenza dall’altra. Mentre la difesa/consolazione rimanda ad un’accezione positiva di risposta alla discriminazione, preoccupa quel 31% di indifferenza, in una situazione in cui il far finta di niente, il non schierarsi con la vittima, è un atteggiamento che scivola pericolosamente verso la compiacenza o la complicità. Assolutamente minoritaria la tendenza a riferire l’accaduto ad un adulto (informazione che indica anche il livello di fiducia nutrito dai ragazzi verso gli adulti di riferimento, in quanto soggetti capaci di affrontare il problema). Bassa, ma preoccupante, la percentuale degli intervistati che da spettatori si trasformano in discriminatori a loro volta: quasi il 9%. Le stesse due modalità di reazione sono presenti nelle interviste che, anche in questo caso, esplicitano e dotano di un senso più compiuto quanto emerso dall’analisi dei dati. Le prime trascrizioni fanno riferimento a reazioni di indifferenza, motivate da un generale “non me ne frega niente, quindi non faccio niente”. Un disinteresse e un non intervento dovuti a un non sentirsi coinvolti, in quanto la situazione viene percepita come qualcosa che non li riguarda, verso cui non si nutre empatia, né comprensione, né condivisione. Un aspetto che porta a leggere con maggior preoccupazione questi brani è il riferimento alla reazione personale dell’intervistato. Chi risponde racconta ciò che lui ha fatto, o non ha fatto, e ne fornisce la sua motivazione, non parla in terza persona, non sente il bisogno, la necessità di nascondere le sue intenzioni dietro una proiezione su terzi. Manca la vergogna del proprio comportamento, manca quindi un’educazione al rispetto, alla solidarietà, al senso di comunità, anche a un senso del pudore che potrebbe, dovrebbe, indurre ad una pietosa bugia “l’ho aiutato, sono intervenuto, l’ho capito”. Niente di tutto questo, anzi, una sfrontatezza nel dichiarare il proprio disinteresse alle sorti dell’altro, che non si può spiegare solo con la fase dell’adolescenza e dei comportamenti estremi che la caratterizzano. La facilità con cui si può dire “non sono intervenuto perché non me ne frega niente”, quindi non mi importa di un’altra persona, è possibile se si è convinti di essere supportati nel proprio comportamento, se si pensa che c’è un livello non solo di accettazione delle proprie affermazioni, ma anche di condivisione e supporto da parte di un qualche mondo socio-culturale di riferimento (famiglia? Gruppo dei pari? Istituzioni?). Viene in mente quanto scriveva Gramsci, ovvio in un contesto e in un tempo storico diverso e distante, in riferimento agli indifferenti, a chi non parteggia, non prende posizione. 56 I: “E le persone che discriminavano cosa facevano?” R: “Si difendevano” I: “No, quelle che discriminavano” R: “Ah, prendevano in giro, ridevano” I: “E le persone presenti, che assistevano alla scena?” R: “Facevano finta di niente, o al massimo si divertivano” (int. 10) I: “Come hanno reagito le persone che erano presenti?” R: “Nada. Non hanno fatto niente” (int. 17) R: “Un ragazzino è stato preso in giro da altri ragazzi per il suo aspetto fisico, perché è ciccione” I: “Da parte di chi?” R: “Eh, non si può dire è anonimo” I: “Dove e quando?” R: “A scuola durante la ricreazione” I: “Come mai è successo secondo te?” R: “Perché questa persona è molto timida e non riesce a reagire” I: “Come hanno reagito le persone presenti?” R: “Sono rimaste indifferenti” (int. 175) I: “Come ti sei sentito?” R: “Non me ne fregava un c.... (ride)” I: “Come hai reagito?” R: “Cioè normalmente, cioè. Una volta che non te ne frega niente, non senti neanche la necessità di reagire” (int. 1) I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno che è stato discriminato? Magari a scuola...” R: “Sì” I: “Hai voglia di raccontarci cosa è successo?” R: “Sì, che una volta un ragazzo, visto che era di una nazionalità diversa, lo prendevano in giro” I: “Te hai reagito? Hai fatto qualcosa?” R: “No” I: “Come mai?” R: “Perché non lo conoscevo e non me ne fregava niente” (int. 21) I: “Allora, ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuola?” R: “Sì, alcune volte, durante alcune lezioni” I: “E tu cosa hai fatto?” R: “Eh, mi sono fatto i c.... miei” I: “Ehm... però come ti sentivi guardando sto fatto?” R: “Eh, all’inizio mi veniva da ridere, però ripensandoci ho pensato che fosse una cosa sbagliata” (int. 30) Ma si apre anche una parentesi di ottimismo considerando le affermazioni di chi, nelle sue risposte, dichiara di avere avuto una reazione di consolazione e aiuto verso la vittima della discriminazione. In questo caso il senso di empatia e di vicinanza è la forza motrice di una reazione che si avvicina all’altro comprendendone il dolore e la sofferenza per l’esclusione, la presa in giro, le forme di violenza subite. I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone presenti?” R: “A questa discriminazione?” I: “Sì” R: “La ragazza di colore ha iniziato a piangere perché non sapeva come sfogare la propria rabbia, il proprio dolore insomma. L’altra ragazza invece ha avuto un atteggiamento di indifferenza però internamente si vedeva la sua sofferenza. I presenti non hanno fatto altro che reagire, rispondere, far notare la stupidità di 57 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO quelle affermazioni al ragazzo che le aveva fatte, diciamo o alle persone che pensavano questo della ragazza col velo, diciamo che non c’è stato nessuno che ha appoggiato, sostenuto le affermazioni di questo ragazzo” (int. 164) I: “Come reagirebbe ad una esperienza di razzista nei tuoi confronti?” R: “Io sono credente e quindi anche di fronte ad un’esperienza di razzismo, chiamiamolo così, cercherei di capire, se è possibile, e di dialogare con questa persona, se possibile, anche se l’episodio di razzismo è un episodio un po’ forte e non so come reagirei, però ecco razionalmente cercherei di dialogare” I: “Di dialogare, di andare incontro alla persona” R: “È l’unico modo diciamo” (int. 153) I: “Come hai reagito?” R: “Per prima cosa vedo se è grave, se è uno scherzo non faccio niente, se si accaniscono cerco di fermarli, sì, sì cerco di fermarli” (int. 162) L’ultima domanda del questionario costruisce la graduatoria degli intervistati su chi, secondo loro, dovrebbe intervenire per contrastare la discriminazione. TABELLA 7. AGENZIA DI CAMBIAMENTO: GRADUATORIA DEGLI INTERVISTATI Agenzia di cambiamento Famiglia Stato Scuole Amici Adulti di riferimento Mass media Social network Graduatoria I II III IV V VI VII La prima agenzia di cambiamento dei comportamenti discriminatori è la famiglia, seguita dallo Stato e dalle scuole. Molto importanti anche gli amici che, se pure si pongono al quarto posto, di fatto occupano il terzo insieme alla scuola. Il gruppo dei pari è indicato ancora una volta come uno “strumento” fondamentale nell’intervento educativo/formativo per gli adolescenti. Nelle interviste la domanda posta era più aperta e chiedeva a ragazzi e ragazze di indicare quali potessero essere delle soluzioni da mettere in atto per contrastare la discriminazione. Quindi si stimolava un ragionamento più ampio, che andava oltre l’indicazione dei soggetti responsabili di agire, e abbracciava una prospettiva di intervento più generale. Per questo nelle parole degli alunni si ritrovano ragionamenti complessi che contengono anche il riferimento, per esempio, alla famiglia, allo Stato, alla scuola o alla televisione, ma indicandone anche il contesto e i perché della loro azione. I: “Cosa faresti contro la discriminazione a scuola?” R: “Ah. Beh, prima di tutto, la causa principale di questa discriminazione è data dalla famiglia e per questo la scuola può solo contrapporsi ma non può sostituirla, comunque non ci dovrebbero essere impiegati appunto che mostrano queste idee, questa discriminazione in modo da non dare un esempio agli studenti. Il fatto di vivere otto o comunque sei ore di scuola insieme ad un altro ragazzo che si considera diverso dovrebbe aiutare appunto a non avere questo blocco mentale della diversità e quindi della paura, che alla fine la discriminazione è solo una forma per esorcizzare la propria paura e riguardo a questo l’individuo dovrebbe essere tranquillizzato” I: “Grazie per l’intervista” (int. 164) 58 I: “E come pensi che si possa combattere la discriminazione?” R: “Con l’informazione sui giovani secondo me” I: “I giovani secondo te come potrebbero essere informati?” R: “Ad esempio passando nelle scuole, organizzando eventi, oppure anche semplicemente impedendo che la televisione passi queste cavolate che discriminano. Ad esempio, faccio un esempio banale, una cosa che a me dà fastidissimo, quando succede qualcosa, tipo un omicidio un furto o qualsiasi altra cosa, in telegiornale o anche sul giornale, se è un italiano scrivono un ragazzo qualcosa, scrivono che è stato commesso un omicidio... se invece c’è stato un furto fatto da una persona straniera dicono ecco un extracomunitario ha fatto questo, ecco un rumeno ha fatto questo. Secondo me è sbagliato, sono tutte piccole cose che andrebbero cambiate” (int. 8) I: “In che modo si può eliminare la discriminazione?” R: “Si devono, si deve impedire ai soggetti che promuovono il razzismo di spiegare le loro idee in televisione, si deve impedire a questi soggetti di espandersi, di andare nelle scuole, di distribuire volantini, di andare in televisione. Il razzismo si elimina in questa maniera” (int. 67) I: “Chi pensi che deve intervenire per aiutare i ragazzi discriminati? Lo Stato, la famiglia, gli amici?” R: “Forse la famiglia, lo Stato, forse tutte le persone o la società, l’organizzazione che comunque sia nella vita quotidiana hanno un ruolo importante!” (int. 181) I: “Chi deve intervenire per aiutare i ragazzi discriminati? Magari persone adulte, la famiglia?” R: “Lo Stato ma a quanto pare allo Stato non interessa parecchio” (int. 185) Oltre a questi soggetti istituzionali, nelle parole degli intervistati sono contenute anche altre prospettive, altre possibilità di intervento e soggetti coinvolti. In primis le responsabilità individuali riconducibili ad un problema “psicologico” di chi discrimina, quindi andando oltre la causa che ha prodotto questo “problema”, lo si indica come dato di fatto e nodo che va risolto. I: “Credi che si possa fare qualcosa per combattere il pensiero e l’atteggiamento di chi discrimina?” R: “Ma secondo me sì, però comunque una persona che tende a discriminare, cioè essendo consapevole che sta discriminando, è una persona che ha dei problemi suoi quindi personali, quindi anche magari di tipo psicologico, quindi insomma bisognerebbe fare un lavoro su queste persone però importante, cioè non basta un corso a scuola o un discorso di un insegnante” (int. 268) Sulla stessa lunghezza d’onda i riferimenti, di cui si è già parlato in precedenza, alla necessità di andare incontro all’altro, propendere verso la conoscenza del diverso, oltre che all’acquisizione della consapevolezza delle conseguenze della discriminazione. Qui compare e ritorna un riferimento alla propria fede come chiave di lettura dell’altro o, meglio, dell’incontro con l’altro. I: “Avresti delle idee per contrastare la discriminazione della tua scuola?” R: “Ce ne avrei tante, ci vorrebbero ore per descriverle tutte, però quella più fondamentale è quella di accogliere diciamo l’altro pensando che l’altro, anche cristianamente parlando, negli occhi dell’altro vediamo qualcosa che va oltre l’umano, vediamo un po’ anche l’idea di Dio, vedere nell’altro anche questo” (int. 153) I: “In che modo si può combattere la discriminazione?” R: “Si può combattere cercando di mettersi nei panni della persona discriminata e vedere cosa si prova, secondo me se la gente provasse quella sensazione non discriminerebbe più” (int. 83) 59 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO I: “Credi che si possa fare qualcosa per cambiare il pensiero e l’atteggiamento di chi discrimina?” R: “È difficile, ma non è impossibile. Comunque con la formazione, comunque spiegando ai ragazzi che è una cosa sbagliata purtroppo molti lo fanno senza pensarci. Rendere le persone consapevoli è già un passo avanti” (int. 274) Ricompare una vena pessimistica collegata a una visione della discriminazione come elemento costitutivo della natura umana, che si può attenuare ma non di certo sconfiggere in maniera definitiva. I: “Come si potrebbe risolvere il problema della discriminazione secondo te?” R: “Io credo che principalmente non ci sia un metodo per risolvere questo problema perché c’è sin dai tempi antichi ... non ci sono soluzioni, questo io penso” (int.225) I: “In che modo si può eliminare la discriminazione?” R: “Non si potrà mai eliminare fino in fondo, ma si potrebbero limitare i pregiudizi” (int. 71) Chiudiamo questa relazione riportando le risposte ad una domanda espressione di un interesse specifico del progetto “IDEE contro la discriminazione”, quello verso i percorsi di inclusione sociale degli studenti di origine straniera. Si è chiesto agli intervistati quali fossero, secondo la loro opinione, le difficoltà che gli studenti stranieri incontrano nelle scuole italiane. Se stiamo al mero calcolo quantitativo, sono le difficoltà linguistiche quelle che vengono indicate come il principale ostacolo, all’inizio, di uno studente straniero, perché non consentono la comunicazione, quindi lo scambio e la reciproca conoscenza. I: “In base alle tue esperienze quali sono le principali difficoltà che incontra uno studente straniero nella scuola italiana?” R: “Prima difficoltà che non sa parlare italiano, per questo motivo avrai già fatica di fare conoscenze con le persone che non ti conosceranno bene prima. Tra un po’ i rapporti con le persone si migliora, perché iniziano a conoscerti, sapere i tuoi interessi, cosa ti piace, forse avrai degli interessi in comune” I: “Allora solo la lingua?” R: “Non solo la lingua, può essere anche la religione, però in Italia non ci sono problemi con la religione “(int. 1) I: “In base alle tue esperienze quali sono le principali difficoltà che incontra uno studente straniero nella scuola italiana?” R: “Penso dipenda anche da dove proviene, cioè uno studente inglese è guardato con occhio diverso da uno albanese o rumeno. E penso che la difficoltà sia specialmente nella lingua, perché ho avuto modo di vedere che uno straniero che parla perfettamente italiano non si capisce che è straniero e non viene discriminato” (int. 2) I: “Secondo te, cioè tu quando sei venuto in Italia, ti sei trovato in una classe di italiani, come ti sei trovato?” R: “Eh, mi sono sentito escluso...” I: “E come ti sentivi? Male, bene... cioè, come ti trovavi?” R: “Male, perché non sapevo la lingua italiana e mi sentivo... i miei compagni non mi cagavano” (int. 30) I: “Quali difficoltà ha una persona straniera nel nostro Paese? Ad esempio uno studente, un giovane operaio?” R: “Beh, intanto come studente, la difficoltà a farsi accettare dai propri compagni non è indifferente, perché se si sta male con i propri compagni si rischia anche di non star bene a scuola e di conseguenza non si riesce a studiare, non si riesce ad 60 essere produttivi e si viene ancora più controvoglia a scuola. E poi ad esempio, comunque ci sono problemi di base con la lingua, ad esempio magari se una persona non capisce l’italiano e queste cose qua. Dovrebbero essere persone che vanno aiutare un attimo, stimolate, e invece non è così nella maggior parte dei casi” I: “Chi è che secondo te dovrebbe darsi da fare per attuare qualcosa per fare integrare gli stranieri, a livello scolastico, nel lavoro...” R: “Per me non c’è un chi specifico, dovrebbero essere tutti con una responsabilità crescente in base a quanto potere hanno di farlo. La scuola ad esempio dovrebbe farlo più di uno studente, che comunque fino ad un certo punto può fare. La scuola dovrebbe farlo più di uno studente, come la Provincia e come lo Stato dovrebbero farlo in misura ancora maggiore. Ad esempio c’è una professione che è il mediatore interculturale, mia sorella è mediatrice interculturale, ed è un progetto, è una laurea che andava ai tempi, diciamo era, sembrava uno spunto, invece non ci sono i finanziamenti per i mediatori interculturali, perché il problema di una persona che si deve integrare o che comunque si sente discriminata, è anche perché comunque ha una cultura, un modo di fare, usanze differenti, e invece un mediatore interculturale dovrebbe appunto riuscire a far integrare queste cose, a far capire la nostra cultura, perché spesso è un problema anche per loro capire come la vediamo noi, per loro è sbagliato anche come la vediamo noi” (int. 8) I: “Allora, in base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno studente di origine straniera in una scuola italiana?” R: “Intanto la difficoltà ad inserirsi e la paura di non essere accettato all’interno di una scuola e della società stessa. La paura di essere anche visto in una maniera non uguale a tutti gli altri anche dai professori e la difficoltà nella lingua credo e... anche il farsi va beh... diciamo una specie... farsi amicizia che poi in base alle persone che puoi trovare puoi essere accettato o meno però comunque è una difficoltà anche quella” (int. 90) I: “In base alla tua esperienza quali sono le principali difficoltà che incontra uno studente di origine straniera nella scuola italiana?” R: “Va beh, imparare la lingua comunque, quindi anche integrarsi da quel punto di vista lì, perché se uno alla fine non conosce la lingua, è anche difficile che si integri in un gruppo di suoi coetanei. Poi le tradizioni, è sempre difficile, difficile accettare non so l’odore di particolari cibi, caratteristiche non so della religione, comunque, abitudini, così” (int. 66) Altro aspetto che emerge è il collegamento tra diversità e tratti fisici degli stranieri, il loro essere identificabili per caratteristiche somatiche. I: “In base alla tua esperienza quali sono le principali difficoltà che incontra uno studente di origine straniera nella scuola italiana?” R: “Beh, diciamo che ci sono ancora dei ragazzi che comunque sono razzisti per colpa delle famiglie che glielo hanno insegnato, e dunque cioè vengono discriminati per il colore della pelle oppure certi mangiano certe cose che magari, tipo i mussulmani mangiano le cipolle sanno di cipolle (risate di sottofondo) e ho sentito anche i professori, cioè i professori che dicono di stare lontani perché puzzate... così” (int. 65) I: “In base alla tua esperienza, quali sono le principali difficoltà che incontra uno studente di origine straniera nella scuola italiana?” R: “Boh, dipende di che nazionalità è, perché io non ho nessun problema, anche se sono straniero, però ci sono altri ragazzi che sono più diversi dagli italiani e sono più discriminati. Per esempio ragazzi di colore che hanno una cultura molto più diversa da quella italiana, mentre la cultura albanese, bulgara, serba, russa è molto più simile a quella italiana e non hanno tanti problemi. Poi dipende da italiano e italiano, ci sono figli di p...... e ci sono meno figli di p......” (int. 57) 61 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO I: “In base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno studente di origine straniera nella scuola italiana?” R: “Ma dipende, secondo me non è la provenienza, il colore della pelle, il colore degli occhi a fare, diciamo, a fare di uno un discriminato. È il suo atteggiamento nei confronti delle persone, quindi magari il suo carattere, un carattere più socievole, meno socievole, insomma a renderlo discriminato” (int. 268) Vi è poi un rimando alle difficoltà relazionali, prodotte da una circolarità di azioni-reazioni tra i comportamenti degli stessi studenti stranieri e i pregiudizi dei loro coetanei italiani. I: “In base alla tua esperienza quali sono le principali difficoltà che incontra uno studente di origine straniera nella scuola italiana?” R: “E beh, uno straniero ha paura sempre di venire discriminato infatti da altre persone, e tende sempre ad essere da solo, senza... Infatti, quelli di origine straniera stanno sempre nel loro gruppo” (int. 21) I: “Allora, in base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno studente di origine straniera in una scuola italiana?” R: “Mah difficoltà che appunto c’è questo pregiudizio della discriminazione che appena uno arriva è la pecora nera della situazione ecco” (int. 91) I: “In base alle tue esperienze quali sono le principali difficoltà che incontra uno studente straniero nella scuola italiana?” R: “Che loro hanno il loro modo di fare, che secondo noi è sbagliato e secondo loro è giusto, se ne approfittano e si comportano in una maniera che a noi non va niente bene. E tutti quanti vogliono farsi valere e prima o poi ci si becca insomma” (int. 4) I: “E in base alla tua esperienza, quali sono le difficoltà principali che incontra uno studente di origine straniera nella scuola italiana?” R: “Allora... l’integrarsi... perché già facciamo fatica noi quando cambiamo scuola... e loro fanno fatica quanto noi per trovare nuovi amici e inoltre, magari, essendo di colore, pensano che abbiamo qualcosa contro di loro” (int.80) I: “In base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno studente di origine straniera nella scuola italiana?” R: “Penso il relazionarsi con gli altri, io penso che uno straniero arrivi in classe e pensi, io sono diverso quindi non devo interagire con gli altri, io la vedo un po’ così” (int. 143) I: “In base alla tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno studente di origine straniera nella scuola italiana?” R: “Prima di tutto la discriminazione che vi è tra i suoi coetanei penso sia la causa principale, ma con l’incontro di persone alquanto intelligenti e con pochi pregiudizi, se avviene questo incontro non dovrebbero esserci problemi con lo straniero, in certi casi ci potrebbero essere difficoltà con gli insegnanti, questo non dovrebbe neanche esistere nella scuola italiana in quanto la discriminazione è un reato comunque è addirittura anticostituzionale, quindi non dovrebbe esistere né nei ragazzi ma soprattutto né nei professori che sono impiegati pubblici, quindi nei ragazzi si dovrebbero avviare delle procedure, dei corsi per modificare questa loro mentalità piena di pregiudizi e di ignoranza, invece coi professori non si dovrebbe più permettere loro di insegnare ma questo con qualsiasi impiegato pubblico” (int. 164) Dai brani delle interviste appena riportati si deduce una serie importante e precisa di ambiti in cui si potrebbe e dovrebbe intervenire per il contrasto alla discriminazione. Ripercorrendo passo passo i vari passaggi conoscitivi prodotti dalla peer research nel suo 62 insieme, il lettore può ricostruire il quadro problematico del fenomeno della discriminazione a scuola. Emergono cause e responsabilità personali e collettive, si individuano le caratteristiche più a rischio di discriminazione, si descrivono i modi in cui si esercitano le forme di violenza discriminatoria e si delineano filoni di intervento. Queste informazioni-stimolo sono come un punto di partenza per chi volesse approfondire ulteriormente il fenomeno affrontato sviluppando altri ragionamenti e ipotesi interpretative. 63 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO LA VALUTAZIONE DEI RAGAZZI Finita la ricerca è il tempo di dare valore e significato a quanto è stato fatto: il sesto incontro è stato dedicato ad una valutazione degli aspetti positivi e delle criticità riscontrate durante la peer research. I.P.S.C.T. Bertarelli, classe II D (Provincia di Milano) «Mi è piaciuto perché ci siamo messi a confronto con l’intervistato, ho potuto ascoltare le sue opinioni» (Provincia di Venezia) «L’attività che mi è piaciuta di più sono state le interviste, perché hanno dato modo di ascoltare diversi punti di vista» (Provincia di Pisa) «Mi è piaciuto molto il secondo modulo perché mi sono sentita più partecipe» (Provincia di Prato) 64 I.I.S. Carlo Cattaneo, classe III B (Provincia di Milano) 65 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO 66 CONCLUSIONI Convegno finale a Pisa I.TC. Mario Pagano classe II A (Provincia di Napoli) Slogan per l'inclusione sociale (Provincia di Venezia) LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO LE RIFLESSIONI DEI RAGAZZI Attraverso i post it i ragazzi e le ragazze hanno espresso le loro opinioni sul percorso di formazione vissuto insieme. er che p nei o t u i piac sente «Mi ècome ci si l’abbiamo i, capirei degli altr concreto, e o n pan o in mod volte se n fatt e molte nto» mentrparla solta Pagano, io . Mar apoli) (I.T.C incia di N Prov «PENSIE R riflettuto I: abbiamo ins esprime ndo tutt ieme i ciò che p (I.I.S.S. Fensavamo» or tuny di Bresc, Provincia ia) 68 «Dei bei ricordi, ho meglio il senso d capito el discriminazione» la (I.P. Bertarelli, P rovincia di Milano) o E: ci siam N IO Z N E «ATT ttenzione prestati agli altri» gli uni y, Provincia r tun (I.I.S.S. Foi Brescia) d discrim«IDEE con proge inazione tro la tto è con m utile per stato un dimen ente p ragiona i delle ticandosi, pù aper ta, re s e che il dute, de er la dura nostr i preg ta gli str o Paese ha iudizi a omos nieri e gli verso e (I.I.S. Car lo ssuali» Provi ncia d Cattaneo , i Mila no) «RIDE c R (I.I.S.Si siamo div E: e . For t uny, P r titi» di Bre ro scia) vincia DIZI: «PREGIUesi conto r ci siamo un pregiudizio ’è o os di che c elli che mettiam u e di q in atto» cia y, Provin n u t r o F (I.I.S.S. i Brescia) d «Da imparat questi incontri h una di qo molte cose nu o mai pen ueste è che no ove, sato n ho sentirsi come potevano le discriminpersone at (I.P. Ber t arelli, Pre» di Milan ovincia o) che mi è e a t r o c c oa dell «Mi son di discriminare e mi capitato per vari motivi, e persone vergognata di mci sono esso nona vita p s ; a s s e st dell o conto rendiam egli altri» d Pagano, io r a M . (I.T.C ia di Napoli) Provinc «Ho megli potuto co Sono o alcuni noscere st c perch ati momenompagni. é par te eravam ti prezios o c intere ipando, re noi che, i, n (I.I.S. ssanti gli in devamo C Provi ar lo Catt contri» ncia d a i Mila neo, no) « abbia Durante il m p dire “ o imparatorogetto d aver iscrimin cosa vu confroe dei preg azione” e ol iu n (I.I.S. ti di una p dizi nei C Provi ar lo Catt ersona» ncia d a i Mila neo, no) , opinione «Libera onfronto. libero c to tutto!» ciu Mi è pia ario Pagano, (I.T.C . Mia di Napoli) Provinc «Divide gruppi ndoci in dive socializ ho imparat rsi (I.P. Be zare con gl o a i r tarelli , Provinaltri» cia di Milano ) che reso conto e o n o s i M « noi viv ognuno di esperienze nte le diversameprova sensazioni che fa e i. È impor tante different se sia giusto chiedersi tarsi in un compor modo nei to determina degli altri» i t confron lli, Provincia e (I.P. Ber tar ilano) di M «S sono ORPRESA : da stato s (I.I.S.S i miei comorpreso p . For t uny, P agni» di Bre ro scia) vincia i i i giocho t u i c a i r tat no p «Mi so ci hanno po o tutti perché vare che siamo ha r un ad ossersi e che ogn ccanto a dive rsonalità; a che si e o tante p , mi è piaciutiflessione questo sse ad una r stimola profonda» gano, ario Paapoli) M . .C .T (I cia di N Provin 69 70 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO L’ALBERO DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE DI BRESCIA FRUTTI: COSA CI PORTIAMO A CASA DAI LABORATORI? • • • • • • • • • • • • • • • • • Conoscenza CRC Esprimere le proprie opinioni senza preoccuparsi del giudizio degli altri Sorpresa Risate e “nuovi” amici Nuovi pareri e idee: UN NUOVO PENSIERO Tempo per riflettere Capacità di parlare, saper comunicare Concretizzazione, nei nostri vissuti, dei diritti Maggior sensibilità nel guardare l’altro e nell’immaginare come si possa sentire Apprezzare le diversità e capire le differenze culturali Eureka! Non giudicare per ogni minima cosa, imparare a conoscere prima di giudicare Saper ascoltare Speranza Informazione nuova nel nostro percorso di vita! Conoscere meglio me stesso e gli altri Una discussione, per quanto difficile possa essere, è sempre utile per riuscire a far capire agli altri quello che pensi TRONCO: QUALI STRUMENTI ABBIAMO UTILIZZATO? • I pensieri e le esperienze di ognuno • Attività coinvolgenti per argomento e modalità: parola, disegno, collage, video, giochi e colori • Riflettere e ragionare insieme, non mi sono mai impegnata così tanto! • Abbiamo guardato meglio l’altro • Ascolto • Divertimento • Interviste: capire cosa pensano le persone della nostra età • Interazione e conoscenza reciproca • Assemblee di classe • Il pensiero di ognuno è stato preso in considerazione RADICI: I PRINCIPI DELLA CRC I.T.C. Mario Pagano, classe II A (Provincia di Napoli) • • • • Principio di non discriminazione Principio del superiore interesse Principio di vita e sviluppo Principio di partecipazione 71 LA DISCRIMINAZIONE idee CONTRO PER DIRE NO ALLA DISCRIMINAZIONE! di Carlotta Bellomi “Straniero è anche chi viene considerato strano” Il progetto “IDEE contro la discriminazione” ha permesso di affrontare, negli istituti secondari di secondo grado, il tema dell’esclusione sociale in Italia. Pur mantenendo l’attenzione sul focus specifico di progetto (i minori di origine straniera), il fenomeno della discriminazione è stato approfondito nelle sue diverse manifestazioni, permettendo così una maggiore aderenza ai vissuti degli adolescenti coinvolti. L’affermazione che apre questo paragrafo – insieme ai dati emersi dalla ricerca tra pari – ci ricorda che l’esclusione deve essere contrastata attraverso una prospettiva più ampia, che vede nel principio di non discriminazione il suo riferimento più alto. Attraverso i laboratori proposti, i ragazzi e le ragazze si sono confrontati su un argomento da loro percepito come attuale e allo stesso tempo raramente considerato, anche in contesto scolastico (“hanno portato alla luce problemi di cui non si parla ma che ci riguardano da vicino perché molto frequenti”). Il percorso di formazione e ricerca è stato costruito a partire da una visione ampia del fenomeno della discriminazione e dalle esigenze emerse dai ragazzi coinvolti. “Affrontando l’argomento esplicitamente si può eliminarlo poco a poco” La partecipazione, l’interesse e l’entusiasmo con cui gli adolescenti hanno risposto al percorso formativo ha portato ad una crescita individuale e del gruppo classe che è stata sottolineata in diverse occasioni sia dagli studenti che dai docenti: “ho imparato ad ascoltare”, “ho interagito con compagni con cui prima non avevo mai parlato”, “il progetto ha creato un clima di collaborazione e serenità, caratteristiche basilari per una classe”. A partire dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ogni gruppo ha ragionato sulle strategie di inclusione da promuovere in classe, a scuola e nei contesti giovanili di appartenenza. I manifesti, gli slogan e i pensieri presenti nella pubblicazione sono solo alcune tracce che testimoniano il lavoro svolto (“mi sono piaciute le attività sulla CRC perché ho scoperto che anche noi ragazzi abbiamo dei diritti molto importanti”). Il Convegno finale ha permesso a 250 adolescenti delle otto Province partner di confrontarsi sia con i propri pari sia con le istituzioni presenti: grazie ai workshop organizzati da Save the Children è stato possibile approfondire alcune forme di discriminazione (per il colore della pelle, l’orientamento sessuale, la lingua o la cultura, le idee o i comportamenti, la disabilità, l’abbigliamento o l’aspetto fisico) ed elaborare un pensiero positivo per il cambiamento. Ne sono prova gli slogan che sono stati presentati in plenaria (“non giudicare un libro dalla copertina”; “riflettere è tanto laborioso ed è per questo che si giudica, si possono tirare fuori idee anche da una carrozzina”; “impara a conoscere il diverso”; “siamo tutti uguali pur essendo diversi: gay, lesbiche, transessuali ... non mettete etichette alle persone!”; “non importa se sei bianco o nero, se sei gentile con me io lo sarò con te”) e il dibattito con i duty bearer presenti (istituzioni politiche, mondo scuola, Save the Children), a partire dalle domande sul contrasto alla discriminazione elaborate dagli studenti. 72 “Per la prima volta siamo stati noi a scendere in campo” Il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze durante la fase di ricerca ha portato ad una serie di risultati che qui si vogliono sinteticamente delineare. L’esperienza ha sistematizzato e arricchito quanto sviluppato nel primo modulo formativo, offrendo agli intervistatori la possibilità di “ascoltare le opinioni e conoscere le storie degli altri”. L’approfondimento tematico è stato inoltre accompagnato da un “esercizio di empatia” che ha portato all’incontro con l’altro: “perché ho imparato a rapportarmi meglio con gli altri, ma anche ad ascoltare”, “perché se non sei mai stato discriminato facendo le interviste capisci come ci si sente”. Infine, la ricerca ha permesso di sensibilizzare altri adolescenti sulle tematiche del progetto: spesso l’intervista e il questionario sono stati, infatti, il pretesto per avviare un confronto sul fenomeno della discriminazione (“perché abbiamo fatto riflettere anche gli altri su ciò su cui avevamo lavorato”). Le sfide per promuovere l’inclusione sociale Le conclusioni sono state elaborate grazie agli spunti emersi dalla ricerca tra pari, dai questionari di valutazione e dalle riunioni di equipe/ coordinamento. Sono riportate in corsivo le citazioni degli studenti e dei docenti. Alla domanda “Consiglieresti ad un’altra classe di partecipare al progetto” una ragazza della Provincia di Venezia ha così motivato la sua risposta: “lo consiglierei, per dire ancora una volta NO alla discriminazione!”. “IDEE contro la discriminazione” ci ha insegnato che questi “NO” possono essere pronunciati e mantenuti solo se supportati dalle seguenti raccomandazioni e buone prassi: • Approccio olistico: per promuovere l’inclusione dei minori di origine straniera è necessario sviluppare un lavoro più ampio che - a partire dal coinvolgimento di tutto il gruppo dei pari e degli adulti di riferimento - possa incidere sull’humus valoriale e culturale delle comunità locali. Analizzando i dati della ricerca tra pari, sorprende la “normalità” con cui sono percepiti gli episodi di discriminazione. È necessario quindi lavorare trasversalmente sulle molteplici forme in cui la discriminazione si può manifestare, affinché la violenza verso il diverso (sia essa simbolica, psicologica o fisica) non sia più accettata. • Approccio integrato: il contrasto della discriminazione necessita di un lavoro di rete, che valorizzi le specificità delle singole agenzie all’interno di un quadro di intervento armonico. Avendo come punto di riferimento il contesto scolastico, è quindi auspicabile sostenere percorsi integrati di accoglienza e di inclusione che agiscano su diversi livelli: da quello educativo nel gruppo classe e tra i pari, a quello relazionale con le famiglie, a quello amministrativo e giuridico per assicurare l’accesso ai servizi e la tutela dei diritti a ciascun allievo. • Partecipazione attiva: facendo tesoro dell’esperienza maturata all’interno del progetto, risulta di fondamentale importanza promuovere il principio di partecipazione, attraverso un significativo protagonismo degli adolescenti e degli adulti coinvolti. Nello specifico, una valutazione delle conoscenze/competenze dei ragazzi, un’analisi del contesto di intervento e un’individuazione di spazi di co-progettazione sono attenzioni rilevanti affinché sia possibile sostenere gli studenti nei loro percorsi di crescita e di autotutela. I dati della ricerca e l’esperienza nei 26 istituti con cui abbiamo potuto collaborare mostrano come la scuola sia un contesto a serio rischio di discriminazione. Allo stesso tempo, considerando il valore che la scuola – in quanto agenzia educativa – riveste, riteniamo che da essa non si possa prescindere per promuovere il cambiamento sociale che noi tutti auspichiamo. È quindi proprio dai contesti di educazione formale e avendo ben presente le raccomandazioni sopra descritte che dobbiamo ripartire per rinnovare “i nostri NO alla discriminazione”. 73 74 75 Save the Children è la più grande organizzazione internazionale indipendente che lavora per migliorare concretamente la vita dei bambini in Italia e nel mondo. Esiste dal 1919 e opera in 119 paesi per garantire a tutti i bambini salute, protezione, educazione, sviluppo economico, sicurezza alimentare e promuovere la partecipazione di tutti i minori. Inoltre risponde alle emergenze causate da conflitti o catastrofi naturali. Save the Children è stata costituita in Italia alla fine del 1998 come Onlus e ha iniziato le sue attività nel 1999. Oggi è una Ong riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri. Da più di 10 anni lavora in Italia per proteggere i minori, in particolare i minori migranti; per educare i ragazzi all’uso delle nuove tecnologie e contrastare la pedo-pornografia online; per promuovere i diritti dell’infanzia e combattere la povertà, l’abbandono scolastico e il disagio. Inoltre lavora per rispondere prontamente alle emergenze e supportare i bambini e le famiglie. Il progetto IDEE contro la Discriminazione, co-finanziato dall’Unione europea nel quadro del Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di paesi terzi, è promosso dall’Unione delle Province d’Italia (UPI), in partenariato con le Province di Brescia, Catania, Milano, Napoli, Pisa, Prato, Roma e Venezia, in collaborazione con Save the Children Italia Onlus e con l’assistenza tecnica dell’Associazione TECLA. Il progetto ha come obiettivo l’inclusione di minori provenienti da Paesi terzi e frequentanti gli istituti scolastici secondari superiori delle otto Province partner, mediante lo sviluppo di percorsi educativi e di in-formazione legale, di azioni di mappatura dei servizi esistenti sul territorio e di attività di comunicazione sociale. Per maggiori informazioni sul progetto, visitare il sito web www.ideecontroladiscriminazione.it QUESTA PUBBLICAZIONE È STATA REALIZZATA NELL'AMBITO DEL PROGETTO Provincia di Prato Con l’assistenza tecnica di In collaborazione con