Dopo
p la gguerra: forme di elaborazione del lutto collettivo
‐ Monumenti
M
i
‐ Cimiteri di guerra
‐ Opuscoli in memoria
[Oliver Janz, Lutto, famiglia e nazione nel culto dei caduti della prima guerra
mondiale in Italia, in O. Janz e L. Klinkhammer (a cura di), La morte per la patria. La
celebrazione dei caduti dal Risorgimento alla Repubblica, Donzelli, Roma 2008]
‐ Rituali
Come viene raccontata e descritta, rappresentata e immaginata la morte nelle lettere dei «testimoni oculari»? Il
loro compito di rappresentare la morte del caduto ai congiunti è un difficile esercizio di equilibrismo, poiché da una
parte l’intento è q
p
quello di caratterizzare, di rendere individuale l’evento, mentre dall’altra si cerca di negargli
g g
concretezza e orrore. Ne deriva un’operazione quanto mai artificiosa, più invenzione che fedele riproduzione della
morte. Questa di rado è descritta nei dettagli, per essere invece per lo più avvolta in una nebulosa semantica
dell’eufemismo che attinge a un repertorio limitato di modelli e topoi discorsivi.
Grosso modo si possono individuare tre tipi di strategie, che non si escludono, bensì si integrano a vicenda: la
valorizzazione eroica (la morte eroica), quella estetica (la bella morte) e quella morale (la morte come sacrificio). La
strategia della valorizzazione eroica si serve soprattutto del linguaggio delle virtù maschili e militari. La morte, in
netta opposizione alla realtà della guerra, è interpretata come un dono a cui il caduto va incontro non come oggetto
in balia di una violenza nemica, ma come soggetto attivo. La morte inoltre non è mai banale, casuale, inattesa o
militarmente insensata. È preceduta quasi sempre da battaglie vittoriose o da pericolose ricognizioni che le
conferiscono concretezza, e nel corso delle quali il caduto ha potuto dimostrare un alto grado di valore militare ed
eroismo. I giovani ufficiali muoiono sempre sul campo di battaglia, e il più delle volte durante un’offensiva, alla testa
del loro plotone. Per il quale fungono da fulgido esempio; quasi mai durante una ritirata, e tantomeno sulla via di
fuga. E per questo vengono quasi sempre colpiti al petto o alla fronte.
La morte è, poi, in secondo luogo, quasi sempre una morte bella e pulita. I corpi dei caduti raramente sono dilaniati
o mutilati, ma si conservano intatti. Si tace di sangue, sporcizia e ferite, e si nega l’agonia. I caduti periscono di una
morte veloce senza lunghe sofferenze, così almeno è […] assicurato ai familiari. Anche per questo ricorre con
frequenza il topos dell’espressione serena sul volto del defunto che, negando così l’orrore, suggerisce un accordo
del caduto col proprio destino. Spesso in questi contesti ritroviamo anche la metafora della morte come sonno, che
ne relativizza non solo l’atrocità, ma anche la sua definitività.
Tutto ciò viene a fondersi nella semantica del «sacrificio». La morte non è patita, ma è sacrificio consapevole se non
addirittura gioioso della vita, eroica vittoria su se stessi e dedizione del singolo per un fine più alto, espressione
eccelsa, dunque, della moralità dell’uomo. Questa ridefinizione della morte in guerra come sacrificio volontario si
attua innanzitutto attraverso la pubblicazione delle lettere del caduto. […] Queste lettere hanno non di rado
carattere testamentario. Così che spesso sono gli stessi morti, ed è una caratteristica di questo culto dei caduti, a
fornire l’interpretazione del proprio destino. L’ideologia del sacrificio della vita acquista allora autenticità e
legittimazione. […] il caduto viene dipinto come un santo [martire], mentre il suo sacrificio per la patria è […]
equiparato al sacrificio di Cristo.
“Ripara, Italia sui reduci Prodi le offese di guerra / rendili all’opre di pace, che ne accompagnin la vita / Niuna interezza è più sacra di questa Carne ferita / nel
accompagnin la vita / Niuna interezza è più sacra di questa Carne ferita / nel disserrar l’eroiche strade alla patria terra! “
Cartolina, Milano, Archivio e Biblioteca delle civiche raccolte storiche, Fondo Cavallotti.
Cartolina della serie “I bambini e
la guerra”, “La Croce Rossa”
Milano, Archivio e Biblioteca
d ll civiche
delle
h raccolte
l storiche,
h
Dono Bertarelli.
Cartolina della serie “I bambini e
la guerra
guerra”, “Le
Le cure ai feriti
feriti”
Milano, Archivio e Biblioteca
delle civiche raccolte storiche,
Dono Bertarelli.
Da sin. a destra: D
i
d t
‐ Bozzole Monferrato
‐ Novi Ligure
‐ Pisa: Gigi Supino, Monumento ai caduti dell’Università di Pisa, 1924
Monumenti Italiani della Grande Guerra
http://www.monumentigrandeguerra.it
O Di T i i d ll
Otto Dix, Trittico della guerra, 1927, Gemäldegalerie, Dresda
1927 G äld l i D d
Soldati britannici a un concerto di beneficenza al Savoy Hotel di Londra, 1916.
Gueules cassées
Un fondamentale rituale: il milite ignoto
Æ Francia: 11 novembre 1920: Tomba del Milite nell’Arco di Trionfo
a Parigi
Æ Gran Bretagna: 11 novembre 1920: Tomba al Milite Ignoto a
Westminster
Æ11 novembre
b 1921:
1921 USA:
USA Tomba
T b del
d l Milite
Milit Ignoto
I
t nell Cimitero
Ci it
Militare di Arlington, nei pressi di Washington
Il rituale di inumazione del “milite ignoto” in Italia
Æ 28 ottobre – 4 novembre 1921
Æ 11 salme composte a Gorizia e trasferite nella Basilica di Aquileia
Æ 28 ottobre 1921: Maria Bergamas, madre di Antonio, sceglie la bara
Æ Trasportata da Aquileia a Roma col treno, via Venezia – Bologna – Firenze
Æ 3 novembre
b 1921: arrivo
i a Roma; la
l salma
l
è deposta
d
a S. Maria
i degli
d li Angelili
Æ 4 novembre 1921: rituale di inumazione al Vittoriano nell’Altare della Patria
Æ Dal discorso di Vittorio Emanuele III, 4 novembre 1921:
«Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette
inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente
battaglie e cadde combattendo senz
senz’altro
altro premio sperare che la vittoria e la
grandezza della Patria»
Le conseguenze geo‐politiche della guerra ‐ 1
Î Germania
‐ dal 9 novembre 1918 è una Repubblica
‐ deve restituire l’Alsazia‐Lorena; parte di Slesia, Posnania e Pomerania devono essere cedute al nuovo
Stato di Polonia; Danzica ha lo status di “città libera”.
‐ deve
d
i lt limitare
inoltre
li it
il suo esercito
it a 100.000
100 000 effettivi,
ff tti i rinunciare
i
i
alla
ll flotta
fl tt di guerra, smilitarizzare
ilit i
l’area renana.
‐ nel 1921 viene stabilito che paghi 132.000.000.000 dm come danni di guerra a Francia, Gran Bretagna
e Italia.
Î Austria‐Ungheria
‐Il territorio viene suddiviso in tre repubbliche e due regni:
‐ Repubbliche d’Austria;
d’Austria d’Ungheria;
d’Ungheria di Cecoslovacchia;
Cecoslovacchia Regni di Jugoslavia e di Romania (la Romania
esisteva già, ma ottiene notevoli ampliamenti territoriali);
‐ Trento, il Trentino, il Sud Tirolo, Trieste e l’Istria sono cedute all’Italia.
Î Russia
‐ dal 1917 è in corso una crisi politica che culmina con la proclamazione di una Repubblica sovietica;
‐ gli effetti immediati della crisi sono le perdite territoriali ad ovest: indipendenza delle Repubbliche di
Finlandia Estonia,
Finlandia,
Estonia Lettonia,
Lettonia Lituania e Polonia; ampliamenti territoriali della Romania.
Romania
Î Impero Ottomano
‐ Integrale disgregazione di ciò che resta dell’Impero.
‐ 1922: abdicazione di Maometto VI
‐ 1923: proclamazione della Repubblica di Turchia
Le conseguenze geo‐politiche della guerra ‐ 2
Æ 2 novembre 1917: Arthur Balfour, ministro degli esteri britannico, informa Lord
Walter Rotschild, che il governo britannico ha deciso di adoperarsi affinché sia
costruita una “national home for the Jewish p
people”
p in Palestina
La Società delle Nazioni
Î Gennaio 1920: costituzione a Ginevra della Società delle Nazioni
Î Consiglio
C i li direttivo
di i formato
f
d i rappresentantii di USA,
dai
USA Gran
G
B
Bretagna,
F
Francia,
i
Italia e Giappone, più i delegati di altri quattro Stati eletti per tre anni
dall’Assemblea
Î Il Senato USA boccia l’adesione statunitense alla Società delle Nazioni
Un dialogo tra Einstein e Freud.
Î Nel 1931 il “Comitato permanente delle lettere e delle arti” della
Società delle nazioni organizza scambi di lettere tra intellettuali su
grandi temi dell’età contemporanea.
Î Nell’estate del 1932 Albert Einstein (1879‐1955) e Sigmund Freud
(1856‐1939)
(1856
1939) si scambiano due lettere in cui si interrogano sul “Perché
Perché
della guerra”, pubblicate nel 1933.
Lettera di Einstein a Freud.
«C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?».
«Gli Stati dovrebbero creare un
un’autorità
autorità legislativa e giudiziaria internazionale col
mandato di comporre tutti i conflitti che sorgano tra loro».
Fanno ostacolo a questa soluzione la sete di potere delle classi dominanti e
l’avidità dei fabbricanti di armi.
Ma questa è una piccola
i l minoranza:
i
«com’è
’è possibile
ibil che
h la
l minoranza
i
ora
menzionata riesca ad asservire alle proprie cupidigie la massa del popolo, che da
una guerra ha solo da soffrire e da perdere? com’è possibile che la massa si lasci
infiammare fino al furore e all’olocausto di sé? È possibile dare una sola risposta.
Perché l’uomo ha entro di sé il piacere di odiare e di distruggere. In tempi
normali la sua p
passione rimane latente,, emerge
g solo in circostanze eccezionali;;
ma è abbastanza facile attizzarla e portarla alle altezze di una psicosi collettiva».
«Vi è una possibilità di dirigere ll’evoluzione
evoluzione psichica degli uomini in modo che
diventino capaci di resistere alle psicosi dell’odio e della distruzione?»
La risposta di Freud tende a sottolineare l’esistenza di pulsioni
innate all
all’aggressività
aggressività e all
all’affettività
affettività positiva.
positiva
Ribadisce,, nonostante ciò,, il dovere p
per ogni
g convinto p
pacifista,, di
continuare a darsi da fare per il trionfo dei sentimenti anti‐
bellicisti.
Sigmund
g
Freud,, Il disagio
g della civiltà,, 1929.
Sigmund Freud, Il disagio della civiltà, 1929.
Î Il saggio
i sii apre proponendo
d una domanda
d
d semplice
li ed
d enorme: quall è l’obiettivo
l’ bi i di
fondo che le comunità umane cercano di raggiungere nell’organizzare la loro vita?
Non si può sbagliare, risponde Freud: la ricerca della felicità.
Î Tuttavia, per quanto ovvio, questo non è certo un programma di facile realizzazione,
poiché
“la sofferenza ci minaccia da tre parti: dal nostro corpo che, destinato a deperire e a
disfarsi, non può eludere quei segnali d’allarme che sono il dolore e l’angoscia, dal
mondo esterno che contro noi può infierire con strapotenti spietate forze distruttive,
distruttive e
infine dalle nostre relazioni con altri uomini”.
Î Nonostante ciò, il processo di civilizzazione percorso dalla società europea nel corso
dell’Ottocento sembrerebbe poter dare risposte solide sia alla paura della sofferenza sia
all’aspirazione alla felicità.
Oggi
gg ggli uomini dispongono
p g
di talmente tante innovazioni tecnologiche
g
– scrive Freud –
che possono anche sentirsi quasi delle divinità: eppure, un senso di sorda infelicità
continua a correre attraverso la società contemporanea. Perché?
%
Î Il punto è che il processo di incivilimento, ancor prima che di
progressi materiali,
materiali è fatto di mutamenti psichici; e che tali mutamenti
psichici sono stati regolati da un principio base:
la rinuncia al soddisfacimento di potenti desideri.
Î Tra i vari passi compiuti nel processo di incivilimento (la formazione
delle famiglie, la formazione degli Stati moderni) c’è stato anche il
controllo e il domino del desiderio sessuale (eros), che deve essere
chiuso entro schemi ben precisi affinché le società possano costruirsi in
modo ordinato e armonico. %
Î Si tratta di una strada che l’Occidente ha percorso con particolare
determinazione,, identificando chiaramente q
quali sono le relazioni sessuali
assolutamente proibite e quali sono le relazioni ammesse;
e sono ammesse o incoraggiate solo le relazioni sessuali che abbiano
finalità riproduttive.
“Tuttavia, ciò che non è stato messo al bando [dalle proibizioni di cui è
fatto lo stesso processo di civilizzazione, e cioè] l’amore eterosessuale,
viene ulteriormente circoscritto dalle barriere della legittimità e della
monogamia. Non v’è dubbio che la civiltà odierna intende permettere le
relazioni sessuali solo sulla base di un legame unico e indissolubile tra un
uomo e una donna, [e] non accetta la sessualità come fonte di piacere fine
a sé stessa, [essendo] disposta a tollerarla solo come mezzo finora
insostituito per la propagazione della specie
specie”. %
ÎAccanto al dominio sulle pulsioni sessuali, fondamentale è stato il
dominio sulle pulsioni aggressive (thanatos).
(thanatos)
ÎInfatti l’uomo
“vede nel suo prossimo non soltanto un eventuale aiuto e oggetto
sessuale ma anche un invito a sfogare su di lui la propria aggressività,
sessuale,
aggressività a
sfruttarne la forza lavorativa senza ricompensarlo, ad abusarne
sessualmente senza il suo consenso, a sostituirsi a lui nel possesso dei
suoi beni, ad umiliarlo, a farlo soffrire, a torturarlo e a ucciderlo. [Per
tale ragione] la civiltà deve far di tutto per porre limiti alle pulsioni
aggressive dell
dell’uomo
uomo, per rintuzzarne la vivacità mediante formazioni
psichiche reattive”.
Î oppure deve ri‐orientarle verso finalità legittime. %
ÎLa rinuncia, forzata o volontaria, a parte delle sue pulsioni erotiche e a parte
delle sue pulsioni aggressive è la posta che ll’uomo
uomo civile deve pagare in cambio
della conquista di un po’ di sicurezza.
Î E tuttavia
t tt i tale
t l rinuncia
i
i all pieno
i
appagamento
t dei
d i suoii desideri
d id i più
iù reconditi
diti sii
traduce in forme costanti di infelicità, tanto più evidenti quanto più rigidi
diventano i controlli.
Î La repressione delle pulsioni sessuali, soprattutto, si manifesta attraverso
l’emergere di sintomi nevrotici, ove il Super‐Io non sia in grado di «far buona
guardia» sulla spinta che tali desideri inammissibili esercitano dall’Inconscio.
ÎQ
Queste considerazioni p
possono essere trasferite dal p
piano individuale al p
piano
collettivo e in conclusione del saggio, tornando a riflettere sul processo di
civilizzazione, Freud lo considera come il risultato di un costante lavoro di
rafforzamento (attraverso ll’educazione
educazione nelle famiglie,
famiglie nelle scuole,
scuole nelle Chiese,
Chiese o
attraverso l’azione repressiva degli Stati) di una sorta di Super‐Io collettivo nei
confronti delle masse e delle loro pulsioni. %
Î Ma, come negli individui, anche nel più generale livello sociale il controllo delle
pulsioni provoca stati ansiosi o nevrotici, a suo parere enormemente diffusi nella
società contemporanea,
contemporanea che egli ritiene siano il vero prezzo dell’incivilimento.
dell’incivilimento
Î Se la repressione di entrambe le pulsioni (eros e thanatos) può provocare disagi,
non vii è dubbio
d bbi che
h la
l più
iù tremendamente
t
d
t pericolosa
i l
t le
tra
l due
d pulsioni
l i i è quella
ll
aggressiva:
“Il problema
bl
f d
fondamentale
t l del
d l destino
d ti della
d ll specie
i umana [scrive
[ i a conclusione
l i
d l
del
Disagio della civiltà] a me sembra sia questo: se, e fino a che punto, l’evoluzione civile
degli uomini riuscirà a dominare i turbamenti della vita collettiva provocati dalla loro
pulsione
li
aggressiva
i e autodistruttrice.
di
i
I questo aspetto proprio
In
i il tempo presente
merita forse particolare interesse. Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio
potere sulle forze naturali, che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda,
fi all’ultimo
fino
ll’ l i
uomo. Lo sanno, donde
d d buona
b
parte della
d ll loro
l
presente inquietudine,
i
i di
infelicità, apprensione”.
Î Ecco, dunque, la ragione ultima del «disagio della civiltà» (occidentale), una civiltà
potente ma triste, incapace com’è di raggiungere davvero, nonostante tutte le sue
risorse tecnologiche, quella felicità interiore che – per terribile paradosso – sembra
allontanarsi sempre di più man mano che l’Occidente raggiunge livelli di maggiore
incivilimento.
Russia comunista
(1) Le due rivoluzioni del 1917
(2) La guerra civile e il «comunismo di guerra» – 1918‐1921
(3) La NEP fino alla morte di Lenin – 1921‐1924
(4) L’era di Stalin – dal 1924 [Æ dal 1928: piani quinquennali e collettivizzazione]
1.1 ‐ Le due rivoluzioni del 1917: la rivoluzione di febbraio
Effettivi dell’esercito russo:
Morti:
Feriti
12.000.000
1.700.000
5 000 000
5.000.000
1916: cattiva annata agricola – aumento dei prezzi dei prodotti alimentari
18 febbraio 1917: sciopero alla fabbrica Putilov di Pietrogrado
23 febbraio 1917: manifestazioni di protesta per le strade di Pietrogrado
26 febbraio
f bb i 1917: l’esercito
l’
i interviene:
i
i
40 mortii tra i manifestanti
if
i
27 febbraio 1917: un reparto dell’esercito di stanza a Pietrogrado si ammutina e
si unisce ai manifestanti – alla sera il governo non controlla più Pietrogrado
22 febbraio 1917: Nicola II è partito da Pietrogrado per visitare le truppe al
fronte
1° marzo 1917: tenta di ritornare a Pietrogrado, ma il treno speciale viene
dirottato a Pskov
15 marzo 1917: Nicola II è indotto ad abdicare
1.2 ‐ Le due rivoluzioni del 1917
Î La Russia diventa una repubblica
Î Marzo‐ottobre 1917: governi provvisori composti da ministri liberali, e
da maggio anche da socialisti menscevichi (riformisti) e social‐
rivoluzionari; i governi decidono la prosecuzione della guerra
Î Nascita dei soviet, comitati che uniscono operai e soldati nella
richiesta
h
d riforme
di
f
e di
d pace
Î Diversa la posizione dei socialisti bolscevichi, presentata nelle Tesi di
aprile, redatte da Lenin
1.3 ‐ Le due rivoluzioni del 1917
Lenin, Tesi di aprile, “Pravda”, 4 aprile 1917:
p
p
2. La peculiarità dell’attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima tappa della rivoluzione –
che a causa dell’insufficiente coscienza ed organizzazione del proletariato, ha dato il potere alla borghesia –
alla seconda tappa,
tappa che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini.
contadini […]
[ ]
3. Non appoggiare in alcun modo il governo provvisorio; dimostrare la completa falsità di tutte le sue
promesse. […]
4. […] Finché saremo in minoranza, faremo un lavoro di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari
tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai soviet dei deputati operai, affinché le masse, sulla
base dell’esperienza, possano liberarsi dei loro errori.
5. Niente repubblica parlamentare – ritornare ad essa dopo i soviet dei deputati operai, sarebbe un passo
p
dei soviet dei deputati
p
operai,
p
, dei braccianti e dei contadini,, in tutto il p
paese,, dal
indietro – ma repubblica
basso in alto. […]
6. […] Confiscare tutte le terre dei grandi proprietari. Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a
disposizione dei soviet locali dei deputati dei salariati agricoli e dei contadini poveri. Fare di ogni grande
tenuta (da 100 a 300 ettari circa […])
[ ]) una azienda modello coltivata per conto della comunità e sottoposta al
controllo dei soviet dei deputati dei salariati agricoli.
7. Fusione immediata di tutte le banche del paese in una unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei
soviet dei deputati operai.
8. Come nostro compito immediato, non l’”instaurazione” del socialismo, ma, per ora, soltanto il passaggio al
controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei soviet dei deputati operai.
9. Compiti del partito: a) congresso immediato del partito; b) modificare il programma del partito […] c)
cambiare il nome del partito (sostituire il nome di Partito Comunista a quello di “socialdemocrazia”;
socialdemocrazia ; perché i
capi ufficiali della socialdemocrazia […] hanno, in tutto il mondo, tradito il socialismo passando alla borghesia).
10. Rinascita dell’Internazionale
1.4 ‐ Le due rivoluzioni del 1917: la rivoluzione di ottobre
Î Primavera‐autunno
Pi
1917 i bolscevichi
1917:
b l
i hi ottengono il sostegno del
d l soviet
i di Pietrogrado;
Pi
d
costituiscono formazioni paramilitari (Guardie rosse).
Î Crisi di luglio‐agosto
l glio agosto 1917
Î 24‐25 ottobre 1917: colpo di stato bolscevico; le Guardie rosse e i soldati filo‐bolscevichi
attaccano la sede del Governo.
Governo Nuovo governo provvisorio,
provvisorio presieduto da Lenin,
Lenin con
Trotskji agli Esteri e Stalin alle Questioni nazionali.
Î Programma del nuovo governo: immediate trattative di pace;
redistribuzione delle terre della Chiesa ortodossa e dei grandi proprietari
Î 25 novembre 1917: elezioni a
suffragio universale per l’Assemblea
Costituente
Î Gennaio 1918: scioglimento della
Assemblea Costituente
requisizione e
seggi
%
bolscevichi
175
24.5%
social‐rivoluzionari
370
51.7%
altre formazioni (liberali, socialisti
menscevichi, ecc.)
e sce c , ecc )
170
23.8%
2.1 ‐ La guerra civile e il «comunismo di guerra» – 1918‐1921
Î 3 marzo 1918: trattato di pace
con la Germania,
Germania firmato a Brest‐
Brest
Litovsk
Î 1918‐1921: la Russia sovietica è
impegnata in una guerra su più
fronti Il mancato coordinamento
fronti.
tra gli attaccanti, e l’efficacia con cui
Trotskji
organizza
l’esercito
sovietico, conduce a un pieno
successo militare sovietico.
Î 7.000.000 di morti (di cui 2 mil.
carestia 1920‐21)
2.1 ‐ La guerra civile e il «comunismo di guerra» – 1918‐1921
Î Comunismo di guerra (1918‐21):
‐ requisizioni
q
di fabbriche e nazionalizzazione delle industrie
‐ circuiti produttivi e commerciali controllati da commissari politici e militari
comunisti
‐ la polizia politica (Ceka – Comitato straordinario di tutte le Russie per combattere
la controrivoluzione e il sabotaggio) reprime il mercato nero (6.300
(6 300 accusati di
speculazioni sul mercato nero, giustiziati dopo processi sommari)
Î Dal
D l 1918:
1918 repressione
i
di tuttii glili altri
l i partiti
i i – formazione
f
i
di un sistema
i
politico
li i
a partito unico
Î Marzo 1919: nascita della Terza Internazionale (Comintern) – formazione dei
Partiti Comunisti nel resto d’Europa
3. Dalla NEP alla morte di Lenin (1921‐1924)
Î 1921: Nep (Nuova politica economica)
– Riattivazione parziale del libero mercato dei prodotti agricoli
– Notevole
N t l arricchimento
i hi
t dei
d i kulaki
k l ki – proprietari
i t i di aziende
i d di medie
di dimensioni
di
i i
Î 1918‐24: definizione delle strutture organizzative della Unione delle
Repubbliche Socialiste Sovietiche (1922)
Î 1922‐24: malattia e morte di Lenin
Î Ascesa di Stalin come capo del partito (dal 1922 ne è segretario generale)
Î Scontro con Trotskji – 1925: Trotskij è allontanato dal governo – 1928:
confinato in Kazakistan; 1929: espulso dall’URSS; 1940: ucciso in Messico da
sicari di Stalin
4.1. ‐ L’Unione Sovietica di Stalin
Î 1928‐38: industrializzazione a tappe forzate
Î Grande programma di lavori pubblici
Î Collettivizzazione dell’agricoltura
Î Piani quinquennali
Î Strepitosa crescita dell’apparato produttivo industriale
Î Pieno impiego – ma forte compressione del tenore di vita della
popolazione
Î Crescita della popolazione (specie della popolazione urbana) (1920: 139
mil. – 1940: 176 mil.)
4.2. ‐ L’Unione Sovietica di Stalin
Î Problemi nel settore agricolo
Î Formazione dei Kolchoz o dei Sovchoz.
Sovchoz Pianificazione della produzione.
produzione
Î Resistenze da parte dei proprietari terrieri (kulaki)
Î 1930‐31: 381.173 famiglie di kulaki, per un totale di 1.800.000 persone,
vengono deportate in Siberia
Î Scarsa produttività agricola
Î 1932‐33: carestia in Ucraina – ca. 7 / 10.000.000 di morti
Î Governo attraverso la paura – violente repressioni di ogni tipo di
resistenza, anche quando viene dall’interno del Partito Comunista Sovietico
Strutture di potere nel regime sovietico ‐ 1
Î Coincidenza tra Partito e Stato
Î Struttura del Partito:
‐ il Segretario generale del PCUS e il Comitato centrale
Æ nominano i segretari
se retari e i comitati
omitati locali
lo ali
Æ i quali nominano i delegati al Congresso del Partito
Æ i quali nominano i membri del Comitato centrale
Î Mancanza di democrazia e centralismo decisionale
Strutture di potere nel regime sovietico ‐ 2
Î Gli eventualili dissensi
di
i all’interno
ll’i
d li organii direttivi
degli
di i i sono risolti
i l i da
d SStalin
li con
l’estromissione degli oppositori, l’espulsione dal Partito, il confino e – in casi sempre più
numerosi – l’eliminazione fisica
Î Governo attraverso la paura – identificazione del nemico interno
Î Violente repressioni contro ogni tipo di resistenza,
resistenza vera o immaginata
Î Esempi:
‐repressione di social‐menscevichi e social‐rivoluzionari
‐ caso Trotskji – 1925: allontanato dal governo – 1928: confinato in Kazakistan; 1929: espulso
dall’URSS; 1940: ucciso in Messico da sicari di Stalin
‐ 1936: p
processo a Zinoviev e Kamenev
‐ 1938: processo a Bucharin
‐ altre categorie: kulaki; cristiano‐ortodossi; comunità musulmane; seguaci (veri o presunti)
di leader caduti in disgrazia; …
Bilancio dell’azione repressiva
Î 1930‐31:
1930 31: 1.800.000
1 800 000 kulaki vengono deportate in Siberia
Î 1931: campi di concentramento (esistenti dagli anni ‘20) amministrati dalla Glavnoe
Upravlenie Lagerei (Amministrazione Centrale dei Campi – GULAG)
Î 1936‐1938: due terzi dei membri del Comitato Centrale del Partito; 1108 su 1196 delegati
al Congresso del 1934; 35.000 su 80.000 ufficiali dell
dell’Armata
Armata rossa; e molti altri funzionari
sono condannati per attività contro lo Stato
‐ Il 10% dei condannati viene giustiziato; gli altri vengono deportati nei campi di
concentramento
Î Nel 1940 ne esistono 53 campi di concentramento che rinchiudono oltre 1.000.000 di
detenuti, impegnati nei lavori forzati (costruzione di canali, di strade, lavoro in miniera,
taglio del legname)
‐ Altre 400 colonie penali per il «lavoro correttivo» rinchiudono oltre 1.000.000 di kulaki e di
contadini
Î 1929‐1941: 20.000.000 di cittadini sovietici hanno subito condanne che vanno dalla
fucilazione a pene amministrative minori. I morti sono stati almeno 10.000.000, forse
addirittura
ddi i
13 000 000
13.000.000
[
[pop.
tot. 150 / 190 milioni]
ili i]
Elementi per la costruzione del consenso
Î Natura
N
ecclesiale
l i l del
d l Partito
P i unico:
i
‐ ha i suoi testi sacri dai quali trarre la “verità”
‐ il Partito e i suoi massimi dirigenti sono gli unici depositari della “verità”
‐ gli oppositori interni sono nemici “eretici”
eretici , traditori della “verità”
verità
‐ la memoria dei leader o degli “eroi” comunisti è una pratica liturgica fondamentale
‐ la pratica della memoria viene spettacolarizzata attraverso l’imbalsamazione e l’ostensione
permanente della salma di Lenin
‐ intorno a Stalin si costruisce un culto della personalità
Î Importante
p
anche la p
pressione educativa attraverso il sistema scolastico e le
organizzazioni giovanili del Partito
Î Gli studenti – maschi e femmine – passano da 8.000.000 nel 1918‐19 a 35.500.000 nel
1939‐40
Il fascismo
(1) 1918‐1920: instabilità politica e sociale
(2) 1919‐1922: il movimento fascista dalla nascita alla «marcia su Roma»
(3) 1922‐1925: Mussolini al governo
(4) 1925‐1929: prima fase di costruzione della dittatura fascista
1.1 – Italia 1918‐1920: instabilità politica e sociale
‐ 1918: introduzione del suffragio universale maschile
‐ 1919: fondazione del Partito Popolare Italiano (don Sturzo)
‐ 1919: XVI Congresso del Psi, che approva il programma “massimalista”:
(1) la rivoluzione sovietica è il modello di azione del PSI;
(2) il Psi aderisce all
all’Internazionale
Internazionale comunista;
(3) il Psi può ricorrere alla violenza se ciò è necessario;
(4) fine del Psi è la costruzione di «un nuovo ordine comunista».
1.2. – Italia 1918‐1920: instabilità politica e sociale. Le elezioni del novembre 1919
1.3. – Italia 1918‐1920: instabilità politica e sociale
‐ Governi
liberali (Nitti – 1919‐20; Giolitti, 1920‐21) con una maggioranza
parlamentare sostenuta dall’appoggio del PPI
‐ Aree di tensione:
‐ opinione nazionalista, che protesta per la “vittoria mutilata”
‐ settembre
b 1919‐dicembre
1919 di
b 1920:
1920 formazioni
f
i i paramilitari
ili i guidate
id
d D’Annunzio
da
D’A
i
occupano Fiume
‐ fortissima conflittualità nelle fabbriche e nelle campagne:
‐ estate 1920: “imponibile di “
bl d
manodopera”
‐ agosto‐settembre 1920: t
tt b 1920
occupazione delle fabbriche
‐ 21 gennaio 1921: costituzione 21 gennaio 1921: costituzione
del PCd’I
2.1. ‐ 1919‐1922: il movimento fascista dalla nascita alla «marcia su Roma». I Fasci di
combattimento
‐ 23 marzo 1919: fondati a Milano da Benito Mussolini
‐ programma social‐nazionale
social nazionale
‐ alle elezioni del novembre 1919 i Fasci si presentano a Milano, dove prendono pochissimi
voti
‐ mutamento di linea Æ antisocialismo e anticomunismo Æ accentuato nazionalismo –
lotta agli “antinazionali”
antinazionali e ricomposizione dell
dell’unità
unità della nazione
‐ formazione di gruppi paramilitari, le “Squadre d’azione”, finanziate e reclutate dagli agrari
padani e dagli industriali
‐ 1920‐21: “squadrismo”
‐ 1919‐21: guerra civile – morti: 2.000‐3.000 militanti socialisti ‐ 672 fascisti
‐ sostegno, o aperta simpatia,
confronti delle squadre
degli apparati dello Stato (esercito, magistratura) nei
2.2. ‐ 1919‐1922: il movimento fascista dalla nascita alla «marcia su Roma». Elezioni del maggio 1921
Î i fascisti si candidano all’interno delle liste del Blocco nazionale (dominate dai liberali) –
vengono eletti 38 fascisti (Mussolini compreso), pari al 7% del totale dei seggi
Î governi: Bonomi (luglio 1921‐febbraio 1922); Facta (febbraio‐luglio 1922 e luglio‐
ottobre 1922)
Iscritti ai Fasci di combattimento
combattimento, poi PNF (ottobre 1920 - maggio
1922)
350000
300000
250000
200000
150000
100000
50000
0
apr-22
feb-22
dic-21
ott-21
ago-21
giu-21
apr-21
feb-21
dic-20
ott-20
Iscritti ai Fasci di
combattimento, poi PNF
(ottobre 1920 - maggio
1922)
Composizione interna della militanza del Pnf, novembre 1921
commercianti ed esercenti 9,1%
industriali 2,8%
professionisti 6,6%
proprietari terrieri, piccoli agricoltori, affittuari 11,9%
impiegati
impiegati 14,5%
insegnanti 1,1%
studenti 13,0%
l
lavoratori dell’industria t i d ll’i d t i
15 4%
15,4%
lavoratori della terra 24,2%
lavoratori del mare 1,0%
,
2.3. ‐ 1919‐1922: il movimento fascista dalla nascita alla «marcia su Roma».
Marcia su Roma
Î 7‐10 novembre 1921, Congresso dei Fasci a Roma: il movimento fascista
cambia nome e si ribattezza PNF (Partito Nazionale Fascista)
Î Scissioni nel PSI:
‐ gennaio 1921: nascita del PCd
PCd’II (Partito Comunista d
d’Italia)
Italia)
‐ ottobre 1922: nascita del PSU (Partito Socialista Unitario)
Î Diminuzione
i i i
d ll conflittualità
della
fli
li à sociale
i l
Î 27‐28 ottobre 1922: marcia su Roma
Î 30 ottobre 1922: Vittorio Emanuele III incarica Mussolini di formare un
nuovo governo
g
Î 16 novembre 1922: discorso di presentazione del governo alla Camera dei
Deputati:
Dal discorso di Mussolini alla Camera, 16 novembre 1922:
«Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei
li iti Mi sono detto
limiti.
d tt che
h la
l migliore
i li
saggezza è quella
ll che
h non sii abbandona
bb d
dopo la vittoria. Con trecentomila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e
quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che
hanno diffamato e tentato di infangare il fascismo (Approvazioni a destra).
Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli … (vivi applausi
a destra; rumori; commenti; Modigliani: “Viva il Parlamento! Viva il
Parlamento!”; rumori e apostrofi da destra; applausi all’estrema sinistra): potevo
sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti.
Potevo: ma non ho,, almeno in q
questo p
primo tempo
p voluto».
3.1. ‐ 1922‐1925: Mussolini al governo. Linea politica del governo Mussolini
Î dicembre 1922: costituzione del Gran Consiglio del Fascismo
Î ggennaio 1923: Milizia Volontaria p
per la Sicurezza Nazionale
Î 1923: riforma scolastica, Giovanni Gentile
‐ obbligo a 14 anni
‐ scuola elementare
‐ ginnasio / classico / scientifico
‐ istituto tecnico / tecnico superiore
‐ magistrali
‐ scuola complementare di avviamento professionale
Î politica
li i
economica
i
lib i
liberista;
alleggerimento
ll
i
abbassamento delle tariffe doganali
fi l
fiscale
suii
redditi
ddi i
alti;
li
Î luglio 1923: nuova legge elettorale – premio di maggioranza (2/3 dei seggi) alla lista che prende più del 25% dei voti.
Î aprile 1924: elezioni – Liste Nazionali al 65% dei voti
3.2. ‐ 1922‐1925: Mussolini al governo. Crisi per il delitto Matteotti
‐ 30 maggio 1924: discorso di accusa alla Camera di Giacomo Matteotti
‐ 10 giugno 1924: uccisione di Matteotti da parte di una squadra fascista
‐ “Aventino”
Aventino delle opposizioni
‐ 3 gennaio 1925: discorso di Mussolini alla Camera:
3 gennaio 1925: discorso di Mussolini alla Camera:
«Ebbene,, dichiaro q
qui,, al cospetto
p
di q
questa Assemblea e al cospetto
p
di tutto il p
popolo
p
italiano,, che io
assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto (Vivissimi e reiterati
applausi. Molte voci: “Tutti con voi! Tutti con voi!”).
Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il
f i
fascismo
non è stato
t t che
h olio
li di ricino
i i e manganello,
ll e non invece
i
una passione
i
superba
b della
d ll migliore
i li
gioventù italiana, a me la colpa! (Applausi). Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il
capo di questa associazioni a delinquere! (Vivissimi applausi. Molte voci: “Tutti con voi!”).
Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico,, p
politico e morale,, ebbene a
me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una
propaganda che va dall’intervento ad oggi. […]
Vi siete fatte delle illusioni! Voi avete creduto che il fascismo fosse finito perché io lo comprimevo […].
Ma se io mettessi la centesima parte dell’energia che ho messo a comprimerlo,
comprimerlo a scatenarlo,
scatenarlo voi
vedreste allora. (Vivissimi applausi).
[…] L’Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi, questa
tranquillità,
q
questa calma laboriosa ggliela daremo con l’amore, se è p
q
possibile, e con la forza, se sarà
necessario. (Vive approvazioni).
Voi state certi che nelle quarantott’ore successive a questo mio discorso, la situazione sarà chiarita su
tutta l’area. (Vivissimi e prolungati applausi. Commenti).
Tutti sappiamo che ciò che ho in animo non è capriccio di persona,
persona non è libidine di Governo,
Governo non è
passione ignobile, ma è soltanto amore sconfinato e possente per la patria. (Vivissimi, prolungati e
reiterati applausi. Grida ripetute di “Viva Mussolini!”. Gli onorevoli ministri e moltissimi deputati si
congratulano con l’onorevole Presidente del Consiglio [cioè con Mussolini]. La seduta è sospesa)».
4.1. ‐ 1925‐1929: prima fase di costruzione della dittatura fascista
Î Stretta
S
repressiva
i
Î “Leggi fascistissime” (1925‐26):
‐ Accresciuti poteri, anche legislativi, al capo del governo
‐ Aboliti sindaci elettivi, sostituiti con podestà di nomina governativa
‐ Pena di morte per chi attenti alla vita del re o del capo del governo
‐ Tribunale speciale per i reati politici, i cui giudici sono scelti tra i generali
dell’esercito
dell
esercito e tra i membri della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale
‐ Costituzione della Confederazione delle Corporazioni fasciste; vietati i conflitti di
lavoro
‐ Legge 9.11.1926: dichiara decaduti tutti i deputati dell’opposizione
‐ 1928: nuova legge elettorale: unica lista nazionale
4.2. ‐ 1925‐1929 /
1929: l’accordo con la Chiesa cattolica
‐ 11 febbraio 1929: Patti Lateranensi ‐ Concordato
g
cattolica veniva confermata religione
g
di Stato
‐ la religione
‐ si riconosce il valore civile del matrimonio religioso
‐ l’insegnamento della dottrina cattolica diventa materia ufficiale in tutte le scuole del
Regno, ed è considerato «finalità e coronamento dell’istruzione pubblica»;
‐ l’Azione Cattolica, organismo associativo che coordina le varie società cattoliche
esistenti nel paese, può continuare ad esistere sotto la guida delle autorità religiose,
purché si astenga da qualsiasi attività di tipo politico; ll’Azione
Azione Cattolica è ll’unica
unica
associazione non fascista tollerata dal regime fascista
(1922‐1939)
1939), in un discorso agli studenti dell
dell’Università
Università cattolica del 13
‐ Pio XI (1922
febbraio 1929, dice che, per raggiungere questo importante accordo, “forse ci voleva
anche un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare”, con
riferimento a Benito Mussolini.
Mussolini
4.3. ‐ 1925‐1929 / Coercizione ‐ consenso
Î Controllo della scuola
Î Controllo della stampa
Controllo della stampa
Î Controllo delle trasmissioni radiofoniche (1927 –
C t ll d ll t
i i i di f i h (1927 EIAR, Ente Italiano EIAR E t It li
per le Audizioni Radiofoniche)
La nazione di Mussolini
«La
L nazione
i
non è la
l semplice
li somma degli
d li individui
i di id i viventi,
i
i néé lo
l strumento dei
d i partiti
i i peii
loro fini, ma un organismo comprendente la serie indefinita delle generazioni di cui i singoli
sono elementi transeunti; è la sintesi suprema di tutti i valori materiali e immateriali della
stirpe.
stirpe
Lo Stato è incarnazione giuridica della nazione. Gli istituti politici sono forme efficaci in
quanto i valori nazionali vi trovino espressione e tutela.
I valori autonomi dell
dell’individuo
individuo e quelli comuni a più individui,
individui espressioni di persone
collettive organizzate (famiglie, comuni, corporazioni, ecc.) vanno promossi, sviluppati e
difesi sempre nell’ambito della nazione a cui sono subordinati».
[Programma e statuti del Partito Nazionale Fascista,
Fascista novembre 1921]
«Incomincio col dire che il Fascismo deve provvedere al problema della razza. Forse qualche
altro oratore vi occuperà partitamente di questo problema, ma vi dico subito che se ll’Italia
Italia
fosse piena di ammalati e di pazzi la grandezza sarebbe un mito. E i fascisti debbono
preoccuparsi della salute della razza perché la razza è il materiale col quale intendiamo
costruire anche la storia. Noi p
partiamo dal concetto di Nazione. Per noi la Nazione è un
fatto che non può essere né cancellato né superato, quindi noi siamo in posizione di netta
antitesi contro tutti gli internazionalismi».
[Discorso di Mussolini al Congresso, 8 novembre 1921]
Ambizioni di spiritualità del fascismo
«Io
I affermo
ff
quii [...]
[ ] che
h il fascismo
f i
è nell suo insieme
i i
uno dei
d i movimenti
i
i più
iù disinteressati,
di i
i
più spiritualistici, più idealistici, più religiosi che conosca la storia italiana ed europea.
Erano dunque sicari di qualcuno, difensori di qualche cosa – di un uomo o di un interesse,
di una casta o di un privilegio – questi giovani che prima di sigillare le labbra per sempre
hanno mormorato, negli spasimi dell'agonia, il grido di «Viva l'Italia!»? Per questi giovani
che sono caduti, per gli altri che rimangono, l'Italia non è la borghesia o il proletariato, la
proprietà privata o la proprietà collettiva.
collettiva LL'Italia
Italia non è nemmeno quella che governa o
sgoverna la nazione e non ne intende quasi mai l'anima. L'Italia è una razza, una storia, un
orgoglio, una passione; una grandezza del passato, una grandezza più radiosa
dell avvenire»
dell'avvenire»
[Discorso di Mussolini a Modena, 29 settembre 1921, in occasione dei funerali dei fascisti
morti in un conflitto avvenuto tre giorni prima]
Partito – milizia
«Il Milite fascista deve servire l’Italia in purità con lo spirito pervaso da
un profondo misticismo, sorretto da una fede incrollabile, dominato da
una volontà inflessibile,
inflessibile sprezzante delle opportunità e della prudenza,
prudenza
come della viltà, deciso al sacrificio come al fine della sua fede, convinto
del peso di un terribile apostolato per salvare la grande madre comune
e donarle forza e purità. […]
Il Milite fascista ha una sua morale. […] L’onore è per lui, come per i
cavalieri antichi, una legge che tende, senza mai raggiungerla, al
culmine della perfezione senza limiti anche se cada nell’errore
dell’eccesso, prepotente, severa, di giustizia assoluta, anche al di fuori,
sempre all di sopra della
d ll legge
l
scritta
itt e formale.
f
l […]
[ ] La
L milizia
ili i fascista
f it
repelle gli impuri, gli indegni, i traditori»
[Regolamento della milizia fascista, 3 ottobre 1922]
Cartolina di propaganda fascista 1923
Cartolina di propaganda fascista, 1923
John Everett Millais, Il cavaliere errante, 1870, Londra, The Tate Gallery
L’esaltazione del martirio
«Tutte le grandi imprese hanno i loro eroi, tutte le fedi hanno i loro santi.
Il culto degli eroi ha certo radice nel fatto che essi, anche dopo la morte,
vivono come forze operanti beneficamente per la causa per la quale sono
caduti. Chi affronta la morte per una causa ha la certezza della continuità
della sua opera oltre il limite della vita mortale; e per questa certezza,
certezza
sigillata dal martirio, egli veramente vive, come forza immateriale, ma di
una potenza senza limiti, nella continuità delle generazioni»
[A. Marpicati, Il partito fascista, Milano 1935, pp. 129‐130]
Î Rituale dell’appello
Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni, Sacrario di Redipuglia
Giovanni
Greppi e Giannino Castiglioni Sacrario di Redipuglia (Gorizia), 1938. Veduta (Gorizia) 1938 Veduta
d’insieme.
Î 40.000 caduti identificati
40 000 caduti identificati
Î 60.330 caduti non identificati
Sacrario di Redipuglia (Gorizia), 1938. Dettaglio della tomba del Duca d’Aosta e dei gradoni.
Il culto del Duce – L’incontro con la folla
Milano, 25 ottobre 1932
Forlì 30 ottobre 1932
Forlì,
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Dopo la guerra: forme di elaborazione del lutto collettivo p g M i