Ingegneria genetica Nozioni di base, applicazioni, dibattito Prefazione Indice Vi è capitato di recente di ammalarvi e dover prendere delle medicine? Portate vestiti di cotone? Avete fatto un viaggio, p.e. nel Nordamerica? Avete già donato il sangue? Mangiate prodotti a base di mais e soia? Allora siete stati probabilmente in contatto diretto con l‘ingegneria genetica. Noi tutti lo siamo nella nostra realtà quotidiana: l‘ingegneria genetica è ormai parte integrante della nostra vita – anche se molti non sanno cosa sia veramente. Negli ultimi tre decenni, l’ingegneria genetica è diventata uno strumento di ricerca indispensabile. Gli sforzi di numerosi ricercatori hanno permesso di decifrare il genoma umano. Dopo questo primo importante traguardo, gli scienziati cercano ora di capire il ruolo dei geni nelle nostre cellule. Ne risultano interrogativi affascinanti: come i geni regolano lo sviluppo di un essere vivente, come dei processi difettosi conducono a delle malattie e come si può prevenirle? Lo studio di queste complesse situazioni avviene oggi con il coinvolgimento di diverse discipline: biologia, medicina, fisica, chimica, matematica e informatica. Gli sviluppi nella ricerca e le risultanti applicazioni pratiche fanno però sorgere anche questioni etiche e giuridiche. È compito della società e del legislatore esaminare le possibilità dell’ingegneria genetica e chiarire gli interrogativi a essa legati. Convinta di poter contrastare gli abusi dell’ingegneria genetica con leggi incisive, la Svizzera effettua in questo settore una ricerca all’avanguardia e si avvale dell’ingegneria genetica nella medicina e nella produzione di beni correnti. Nozioni di base Pagina 2/3 4 /5 1 Ricerca 1.1 Come funziona l’ingegneria genetica 6/7 1.2 Genomica 8/9 1.3 Trascrittomica 1.4 Proteomica 1.5 Ricerca sulle cellule staminali 12 / 13 1.6 Animali transgenici 14 / 15 1.7 Nanobiotecnologia 15 10 / 11 12 2 Medicina 16 / 17 2.1 18 / 19 Farmaci 19 2.2 Ricerca sull’uomo 2.3 Terapia genica 20 / 21 2.4 Vaccini e anticorpi 22 / 23 2.5 Metodi di depistaggio 23 2.6 Ereditarietà 24 2.7 Test genetici 2.8 Medicina procreativa 2.9 Medicina legale 3 Agricoltura e alimentazione 25 26 / 27 27 28 / 29 30 3.1 Coltivazione di piante 3.2 Dal laboratorio al campo 3.3 Situazione globale 32 / 33 3.4 Derrate alimentari 34 3.5 Un prodotto geneticamente modificato 35 31 per la Svizzera Quest’opuscolo della Fondazione Gen Suisse è «cresciuto» assieme all’ingegneria genetica e scaturisce dal dibattito da essa suscitato. La presente terza edizione illustra in modo avvincente la tematica dell’ingegneria genetica con foto e testimonianze. Grazie a grafici dettagliati e testi esplicativi, diventa un’opera di notevole valore scientifico. La presentazione dell’ingegneria genetica da diverse ottiche consente inoltre di approfondire il dibattito. Numerosi capitoli invitano infatti a trattare questioni etiche e di sicurezza. Come nelle precedenti edizioni, l’obiettivo è però rimasto immutato: spiegare l’ingegneria genetica per consentire al lettore di farsi una propria idea sulle applicazioni e le tesi, le possibilità e i limiti di questa scienza. Scoprite anche voi cos’è l’ingegneria genetica. Vi auguriamo buon divertimento. 3.6 Autorizzazione, dichiarazione, valori limite 36 3.7 Nuovi prodotti in vista 37 4 L’ingegneria genetica bianca e la protezione dell’ambiente 4.1 Biocatalisi 39 4.2 Biosintesi 40 4.3 Bioindicatori 40 4.4 Risanamento biologico 41 4.5 Biocarburanti 41 5 Legislazione Kurt Bodenmüller, direttore 42 / 43 5.1 La Costituzione federale svizzera 43 5.2 Accordi internazionali 43 5.3 Leggi in campo umano 44 5.4 Leggi in campo non umano 45 6 Glossario Prof. Peter Gehr, presidente 38 / 39 46 – 48 Nozioni di base Ogni essere vivente è composto di cellule Gli esseri viventi sono molto diversi fra loro, ma tutti, batteri, tulipani, gatti o uomini, sono costituiti da cellule. Gli organismi unicellulari, come i batteri, ne possiedono una sola. Le piante, gli animali e gli esseri umani sono invece multicellulari. Il corpo umano è composto da più organi, come il cuore e il fegato. Questi, a loro volta, sono formati da tessuti costituiti da cellule. Oltre all’acqua, le principali componenti delle cellule sono le proteine. Esistono diversi tipi di proteine che svolgono nelle cellule, e quindi in tutto il corpo, dei compiti di importanza vitale. cellula vegetale cellula nervosa cellula muscolare batterio A G C T 7. Sintesi di proteine a richiesta I geni di ogni cellula vengono replicati a richiesta. Essi pilotano la produzione delle proteine necessarie alla cellula per crescere e svolgere le sue funzioni nel corpo. Ogni cellula contiene l’intero genoma. Nella cellula cutanea si trascrivono per esempio geni diversi da quelli di una cellula intestinale. Le cellule nervose esprimono invece un gene che porta alla produzione di una proteina che viene inviata dalla cellula come molecola di segnalazione. Nelle cellule muscolari vengono sintetizzate delle proteine motrici che consentono alle cellule di continuare a muoversi. G A C U A C proteina traslazione 6. Dal gene alla proteina Le cellule sono in grado di replicare i geni in una sostanza simile al DNA chiamata RNA. Questo processo si chiama trascrizione e avviene nel nucleo cellulare. Le copie di geni trascritte in RNA migrano RNA dal nucleo al corpo della cellula. La maggior parte delle molecole di RNA fungono da manuale per la fabbricazione di proteine. Questo processo si chiama traslazione o traduzione. T G 2/3 1. I geni sono situati nel nucleo della cellula Una singola cellula è troppo piccola per essere vista ad occhio nudo. È infatti visibile solo al microscopio. A seconda del compito che svolge, varia anche il suo aspetto: una cellula nervosa, specializzata nel ricevere e trasmettere segnali, ha molte diramazioni. Una cellula muscolare, invece, è piuttosto allungata e ha la capacità di contrarsi. Un elemento è però comune a tutte le cellule degli organismi multicellulari: all’interno sono dotate di un nucleo che contiene i geni, a differenza dei batteri che non dispongono di un nucleo cellulare. I loro geni sono raggomitolati nel corpo cellulare. 3. L’insieme dei cromosomi forma il genoma Per motivi di spazio, il DNA è fortemente ingarbugliato. Questa specie di gomitolo si srotola prima di ogni divisione cellulare. Ne risultano delle strutture a forma di X chiamate cromosomi. Gli esseri viventi non dispongono dello stesso numero di cromosomi nel loro nucleo cellulare. L’uomo ne ha ad esempio 46, il gatto 38 e il cavolfiore 18. corpo cellulare genoma umano nucleo cellulare 2. I cromosomi sono composti dal DNA Il nucleo cellulare contiene il materiale genetico. Incredibile cromosoma ma vero, il materiale genetico di tutti gli organismi viventi è a base della stessa sostanza, ossia il DNA, l’abbreviazione inglese dell’acido desossiribonucleico. Il minuscolo nucleo cellulare di ogni cellula umana contiene un filamento di DNA lungo circa due metri. DNA gene 4. Un gene è un frammento di DNA Il DNA è una molecola a forma di filamento composta di quattro diversi elementi: le basi adenina, citosina, guanina e timina, abbreviate con le lettere A, C, G e T. Il gene è un frammento sul filamento del DNA. Un gene umano comprende da 500 a diverse migliaia di basi. Le basi compongono una «parola» lunghissima. Il codice di un gene potrebbe quindi assumere la forma seguente: AGTTTCAGCGTCCATGG, ecc. L’uomo possiede in ogni cellula circa 25 000 geni. gene gene G T T trascrizione A A C A G T A C G T C A C T C T G A G 5. Il DNA è una doppia catena Ci si può immaginare il DNA come una lunga scala a chiocciola. I gradini della scala sono le coppie di basi. A e T si combinano fra di loro attaccandosi e formando uno scalino. Lo stesso vale per G e C. L’accoppiamento delle basi è determinante per la coesione delle due catene di DNA, ma anche per la replicazione del DNA, il primo passo nel processo della sintesi di proteine. 1 Ricerca 4/5 Mossa dalla curiosità umana, la ricerca di base vuole capire il funzionamento degli esseri viventi e della natura. Innanzitutto si devono costruire delle teorie scientifiche che dovranno poi essere verificate e discusse in seno alla comunità scientifica. Per sapere come ciò avviene in pratica nell’ingegneria genetica, nove allievi si sono recati in diversi laboratori di ricerca universitari e hanno discusso con ricercatrici e ricercatori. In laboratorio si svolge essenzialmente una ricerca di base. Uno scienziato spiega cosa significa: «Qui studiamo le proteine che svolgono un ruolo determinante nella coagulazione del sangue». Un’allieva freme quando si apre l’incubatrice, non sopporta la vista del sangue. Il ricercatore mostra invece dei recipienti piatti che contengono una gelatina chiara. Quando li scoperchia, si possono vedere dei puntini sulla gelatina. «Sono le proteine?», azzarda Marcello. «Solo indirettamente. Le proteine sono troppo piccole per essere viste ad occhio nudo. I puntini sono composti da cellule di lievito che esprimono per proteine coinvolte nel processo di coagulazione del sangue.» «Ovviamente il lievito non ha una circolazione sanguigna», sottolinea il biologo. Ma è affascinante osservare come gli organismi unicellulari riescono a trascrivere e poi tradurre i nuovi geni in proteine. «Le cellule del lievito sono semplicemente geniali!», afferma lo scienziato, «con questi piccoli assistenti riesco a scoprire molti dettagli che saranno poi utili a capire meglio le malattie cardiovascolari.» «Venite tutti qui. Vi faccio veder qualcosa di straordinario!», annuncia una ricercatrice davanti alla porta e conduce i ragazzi in un altro reparto. «Questo è il nostro piccolo zoo. In questo momento abbiamo solo dei topi e la maggior parte è ancora k.o.» «Perché? Mandate i topi sul ring?», chiede un ragazzo sghignazzando. «Certo che no», risponde la scienziata. «I topi ‹knock-out› sono animali nei quali si è silenziato un gene. Se il gene manca, non si sintetizza più neanche la relativa proteina. Se per esempio il pelo dell’animale improvvisamente non è più marrone, si deduce che il gene disattivato era responsabile del colore del pelo.» La ricercatrice mette un contenitore sotto al microscopio. Grazie all’ingrandimento appaiono delle piccole sfere cellulari. «Sono dei giovani embrioni di topo», spiega la biologa mentre tiene attentamente un embrione. Con una cannula avvicina una sola cellula all’embrione. I ragazzi trattengono il respiro. «Adesso inseriamo la cellula nell’embrione», spiega. «Nella cellula, il gene è stato messo k.o. per una determinata proteina e risulta quindi disattivato.» Un assistente di laboratorio porta un topo. L’animale è stato sedato e dorme. La scienziata lo posa delicatamente sul tavolo. «Il piano di lavoro è caldo per evitare che il corpicino non si raffreddi», spiega e incide la pelliccia del topo. L’animale dovrà diventare la madre del topolino da poco geneticamente modificato. Gli embrioni vengono inseriti nell’utero. «Ora è incinta», dichiara. «Alcuni individui della progenie avranno incorporato il gene in modo che la proteina che stiamo analizzando non venga sintetizzata. In questo modo si possono studiare sugli animali le cause e le possibili cure delle malattie.» I ragazzi allungano il collo per guardare e fanno cenno di avere capito. Alcuni sono affascinati, altri piuttosto scettici. Il pomeriggio i ragazzi vanno a visitare una serra piena di piante di pomodori. «Se osservate attentamente, vedrete che sui pomodori vi sono dei punti marci, spiega il ricercatore. «È colpa del fungo Botrytis cinerea, che attacca anche le fragole.» La sua équipe di ricerca studia quali varietà di pomodori sono più o meno colpite dal fungo. «Vogliamo scoprire quali sono le differenze fra le varietà. Quali geni sono necessari perché la pianta riesca a difendersi dal fungo? È possibile inserire il gene in questione in una varietà di pomodoro più fragile?» Al ritorno i ragazzi discutono vivacemente. «Ha l’aria difficile questa ingegneria genetica», dichiara uno dei giovani. «Non proprio convincente», ritiene un’altra. «Dovrei saperne di più per poter decidere quali sono i lati positivi e quelli negativi dell’ingegneria genetica.» Sonia è d’accordo. «Non avrei mai immaginato che la ricerca di base applicasse l’ingegneria genetica in così tanti campi di ricerca», commenta. «È tutto così minuscolo!», aggiunge Marcello ridendo. «Meno male che gli scienziati hanno avuto l’idea di studiare l’espressione dei geni nelle cellule di lievito o nelle cellule di topo.» 1.1 Come funziona l’ingegneria genetica Durante la ricreazione Sonia sfila una penna dalla borsa. La penna, in realtà, è una pratica siringa. I suoi compagni di scuola sono abituati e nessuno la guarda in modo strano. Sonia è diabetica e per vivere bene deve iniettarsi insulina più volte al giorno. Prima l’insulina veniva estratta dagli animali. Sonia utilizza ora dell’insulina umana. Ma da dove proviene questa insulina umana? La sua famiglia deve donarla regolarmente? No, fortunatamente le cose sono molto più semplici: l’insulina viene prodotta in laboratorio. Insulina umana dai batteri Grazie all’ingegneria genetica, un batterio può essere portato a fabbricare un farmaco, per esempio l’insulina. L’insulina è un ormone che viene prodotto nel pancreas delle persone sane. Il suo compito è di impedire che nel sangue ci sia una concentrazione troppo elevata di zucchero. Alcune persone producono quantità insufficienti di insulina ed hanno quindi difficoltà nella regolazione dell’equilibrio glicemico del sangue. Questa malattia si chiama diabete. Ecco come funziona la produzione di insulina La sintesi di insulina umana avviene in laboratorio. In grossi contenitori si coltivano dei batteri nel cui patrimonio genetico è stato inserito il gene umano dell’insulina. Gli organismi unicellulari trascrivono il gene e sintetizzano la relativa proteina. I batteri fabbricano quindi insulina umana grazie alla presenza nel loro genoma di questo gene umano. L’insulina viene estratta poi dalla coltura batterica, purificata e iniettata come farmaco mediante un’apposita penna. Poiché i batteri si moltiplicano molto rapidamente, con l’ingegneria genetica si possono produrre facilmente quantitativi sufficienti d’insulina. 4. Insulina umana dai batteri Il batterio cresce e si divide. Nel corso di questi processi, legge i geni e sintetizza le relative proteine – fra cui l’insulina umana. Questa è identica a quella fabbricata nelle cellule pancreatiche delle persone sane ed è quindi adatta a curare i malati di diabete. batterio 6/7 plasmide 2. Il trucco dell’anello di DNA Una parte dei geni dei batteri è situata su plasmidi. Questi piccoli frammenti circolari di DNA sono gli strumenti ideali per incorporare i geni nei batteri. Si incidono quindi i plasmidi utilizzando degli enzimi esistenti in natura, i cosiddetti enzimi di restrizione. Questi funzionano come delle forbici che tagliano l’anello di DNA in determinati punti. 1. Come si isola un gene Le cellule umane possono essere facilmente prelevate dalla mucosa orale. In laboratorio si estrae il DNA dalla cellula. Sul lungo filamento del DNA si individua il gene portatore dell’informazione necessaria per la sintesi della proteina dell’insulina e lo si seziona. A questo punto il gene viene isolato dal resto del filamento di DNA e viene introdotto nel patrimonio genetico del batterio. cellula umano tagliare (mediante l’enzima di restrizione) estrarre (mediante l’enzima di restrizione) gene dell’insulina nucleo cellulare saldare (attraverso l’enzima ligasi) DNA umano 3. Patrimonio genetico modificato Nel sezionare il DNA, gli enzimi di restrizione lasciano una forma caratteristica. Il gene dell’insulina entra così nello spazio vuoto del plasmide come il pezzo di un puzzle. Grazie all’enzima ligasi, il gene viene saldato al plasmide. Il plasmide ricombinato viene poi inserito nel batterio. Il gene umano dell’insulina è diventato ormai parte del patrimonio genetico del batterio. Produzione di organismi transgenici: moltiplicare i batteri purificare l’insulina insulina Attraverso l’inserimento del gene umano dell’insulina nei batteri, questi ultimi vengono modificati geneticamente. Si parla quindi di organismi «transgenici». Gli organismi transgenici unicellulari del regno animale o vegetale, leggono l’informazione del gene aggiunto come se fosse il loro. Ciò è possibile perché in tutti gli esseri viventi il DNA, è il depositario del patrimonio genetico. In base all’informazione del gene supplementare, i batteri producono una proteina addizionale, oltre alle proprie: p.e. una proteina presente in natura solo in una pianta esotica molto rara, o una proteina che viene utilizzata come vaccino. Grazie al nuovo gene, gli organismi transgenici dispongono di una nuova caratteristica. 1.2 Genomica «Dimmi, quanti geni ha un essere umano?» Marcello è sorpreso della domanda. «Boh!», risponde, «Non ne ho la minima idea. Probabilmente tanti. Mi chiedo come facciano a starci tutti nel nucleo della cellula che è minuscolo.» Imad fa cenno di sì: «Penso che anche i geni siano molto piccoli. Sono fatti solo di molecole o una cosa del genere.» Dopo una breve riflessione Marcello aggiunge: «Giusto, sono composti dalle quattro basi GACT. Sembra la scritta di un graffiti. Dobbiamo averne dei miliardi in ogni cellula.» Imad è stupito: «Accidenti! E quanti geni fanno in tutto?» La grande sorpresa Il corpo umano è un apparato estremamente complesso. Le ossa, il sistema nervoso e gli organi sono stati studiati in modo approfondito. Ma a livello molecolare rimangono ancora molti misteri. Ogni cellula racchiude un numero enorme di diverse proteine che vengono fabbricate grazie ai piani di costruzione contenuti nei geni. Lo studio del DNA ha permesso di rispondere a molti interrogativi appassionanti: Come funzionano questi piani di costruzione? Quanti geni possiede l’uomo? Come si decifrano i geni I geni sono così piccoli da non essere visibili neanche al microscopio. Per studiare i geni, questi devono essere estratti dalla cellula e poi moltiplicati. Il DNA viene copiato fino a ottenerne grosse quantità che diventano così visibili. A questo scopo si ricorre all’enzima polimerasi, in grado di copiare velocemente le sequenze dei geni. La tecnica si chiama Polymerase Chain Reaction (PCR) o reazione di polimerizzazione a catena. Ma come si fa a leggere la sequenza di lettere del DNA in laboratorio? Ciò che avviene facilmente in natura nella cellula è stato finora un rompicapo per la scienza: le molecole A, G, C e T non sono infatti visibili. Per decifrare la sequenza di lettere s’impiega oggi la tecnica del sequenziamento, che risolve il problema con molta astuzia (vedi grafico). separare riempire La genomica si occupa proprio di questo campo della ricerca. Nel 1990 fu lanciato il Human Genom Project con l’obbiettivo di analizzare i tre miliardi di coppie basiche del patrimonio genetico umano. I ricercatori avevano previsto 25 anni di lavoro. Grazie però all’informatica, all’automazione e a migliori tecniche di laboratorio, il codice del genoma umano era pronto già nell’aprile 2003. L’intera sequenza delle lettere A, T, G, C del DNA era stata decifrata. Si sono scoperti 25 000 geni codificanti proteine. Il genoma umano possiede molto meno geni di quanto supposto – poco più dei vermi nematodi. Questa è stata la grande sorpresa. separare riempire separare riempire 2. Tecnica PCR: crescita esponenziale Per effettuare una PCR, si prendono dei piccoli contenitori di plastica dove si mettono i mattoncini del DNA A, C, T, G nonché gli frammento enzimi polimerasi e i frammenti di DNA. di DNA Questa miscela viene innanzitutto riscaldata nell’apparecchio di PCR. Il DNA si divide in singoli filamenti. La miscela viene poi raffreddata a una temperatura ottimale per la polimerasi: l’enzima si avvale delle coppie di basi per completare componenti del DNA C, A, T, G i singoli filamenti e formare dei doppi filamenti. Un frammento di DNA viene così duplicato ad ogni passaggio. 15 passaggi generano oltre 30 000 frammenti di DNA identici. separare 1. Preparazione: isolare i frammenti di DNA Prima di inserire il DNA nell’apparecchio di PCR, il filamento viene sezionato in piccoli pezzi mediante le forbici naturali del DNA, gli enzimi di restrizione. frammento di DNA polimerasi 8/9 + stop G 3. Sequenziamento: frammenti di DNA con terminazione nota L’ordine dei singoli mattoni di DNA in un gene viene determinato grazie al metodo d’interruzione della catena. Per la PCR si aggiungono dei cosiddetti codoni di stop per un determinato tipo di base, per esempio stop G. Se per caso la polimerasi incorpora al posto di una G normale uno stop G, il processo di copiatura s’interrompe. Dopo la PCR si hanno numerose copie di diversa lunghezza dei frammenti di DNA da studiare e tutti terminano con uno stop G. 4. Elettroforesi: ordinare in base alle dimensioni I frammenti ottenuti sono troppo piccoli per essere paragonati direttamente fra loro. Vengono quindi iniettati dall’ingegnere genetico in un gel attraversato da corrente. I frammenti di DNA sono a carica negativa e migrano quindi verso il polo positivo. I pezzi più piccoli arrivano più lontano di quelli più grandi, che hanno maggiore difficoltà ad avanzare nel gel. Dopo la PCR ogni pezzo è disponibile in migliaia di copie. Poiché i frammenti della stessa lunghezza percorrono la stessa distanza nel gel, si possono distinguere delle bande in questa sostanza. Ogni banda corrisponde a un segmento che termina con G. Se due bande sono poste fianco a fianco, significa che anche nel gene ci sono due G vicine. Se le bande sono molto distanti fra loro, vuol dire che fra loro vi sono molte altre lettere. Ripetendo l’operazione con stop A, stop C e stop T si può determinare l’intera sequenza genetica. Ancora molto da fare ... Oltre al codice genetico dell’uomo si sono decifrati anche i genomi di diverse specie animali e vegetali. Si conosce ad esempio il codice genetico del topo o quello della zanzara portatrice della malaria. Il codice genetico non è però assolutamente identico negli individui della stessa specie. Ciò significa che nel filamento di DNA le coppie di basi differiscono da individuo a individuo. Il genoma di ogni essere umano è unico, come un’impronta digitale. Oggi i ricercatori sanno che aver decifrato il genoma umano non significa che il lavoro è terminato. Al contrario, è appena iniziato. Bisogna capire infatti quali sono le differenze nei codici genetici delle persone e cosa ciò comporta. Bisogna studiare com’è organizzato il genoma, come insorgono i danni ai geni e come questi vengono riparati dalle cellule. 1.3 Trascrittomica Per poter sintetizzare la proteina corrispondente a un determinato gene, questa viene prima trascritta in una sostanza chiamata RNA. La cellula dispone a tal scopo di strumenti speciali. Il processo porta il nome di trascrizione e viene effettuato dall’enzima polimerasi. Perché la polimerasi possa reperire un gene su una catena di DNA lunga due metri, ogni gene comincia con una sequenza start e termina con una sequenza stop. Il mondo dell’RNA: complesso, dinamico ... Il termine trascrittoma designa tutti gli RNA di una cellula. A differenza del genoma, il trascrittoma è svariato e dinamico: mentre ogni cellula del corpo possiede lo stesso genoma, il trascrittoma di una cellula epatica è totalmente diverso da quello di una cellula cerebrale. In entrambi i tipi di cellule sono infatti attivati geni diversi e gli RNA presenti nella cellula variano fortemente. Ma non è tutto: il mondo del RNA è ancora più complesso. Mentre nel genoma esiste solo un tipo di DNA, l’RNA si suddivide in diverse tipologie. La copia del gene viene denominata mRNA, dove «m» significa «messenger», ossia messaggero. Come un corriere si precipita fuori dal nucleo cellulare e nella fabbrica funge da piano di costruzione delle proteine. Ma vi sono anche dei tipi di RNA che non vengono mai trascritti in proteine. Fra questi ricordiamo gli RNA ribosomiali (rRNA) e gli RNA transfer (tRNA). ... e indispensabile La ricerca scopre sempre nuovi tipi di RNA, come lo siRNA o lo snRNA. snRNA è l’abbreviazione di small nuclear RNA. Come indica il nome, questi RNA sono piccoli e situati in seno al nucleo cellulare. siRNA sta per small interfering RNA. In determinate circostanze, questi RNA possono provocare la distruzione degli mRNA. La scoperta del mondo degli RNA è ancora agli albori. Non sappiamo tuttora come la cellula riesca a garantire che vi sia sempre l’RNA giusto al posto giusto e nella quantità giusta per svolgere il suo compito. Capire meglio questi meccanismi di regolazione è una delle tante sfide che i ricercatori dovranno cogliere. 3. Gli aiutanti degli mRNA – snRNA Gli snRNA aiutano gli mRNA a maturare. Gli mRNA hanno la stessa lunghezza dei geni trascritti solo all’inizio. Attraverso il processo di splicing (taglio e giunzione) si possono però modificare, ovvero si possono staccare i frammenti inutili. A tal scopo gli snRNA formano delle strutture che fissano e poi tagliano gli mRNA al posto giusto. Poiché si possono tagliare pezzi diversi, a partire dallo stesso gene si ottengono diversi mRNA maturi. complesso snRNA splicing 2. Far tacere i geni – siRNA Gli siRNA svolgono una funzione di controllo e catturano determinati mRNA. Con i frammenti adeguati formano delle coppie di basi sugli mRNA. Ciò blocca gli mRNA, degradandoli poi definitivamente. Questo meccanismo si chiama interferenza dell’RNA. Gli siRNA possono quindi mettere a tacere i geni. mRNA cellula sequenza start RNA sequenza stop polimerasi siRNA 1. I corrieri – mRNA Ogni cellula vivente legge continuamente i geni e li trascrive in mRNA. Questo processo di trascrizione avviene nel nucleo cellulare. A differenza del DNA lungo due metri, le molecole di mRNA sono delle stesse dimensioni del singolo gene. A partire dal gene richiesto, si effettuano diverse copie di mRNA che poi migrano verso la fabbrica di proteine, il ribosoma. trascrizione DNA snRNA 10 / 11 4. I mattoni della fabbrica di proteine – rRNA Gli rRNA sono degli elementi della fabbrica di proteine, i cosiddetti rRNA ribosomi. Tutti gli organismi dispongono di geni che codificano le molecole di rRNA. Queste vengono continuamente ricopiate in modo da ribosoma fornire alla cellula ab(fabbrica di proteine) bastanza mattoni per la costruzione di nuove fabbriche di proteine. proteina traslazione lisina A AG alanina amminoacido GCU tRNA 5. I trasportatori di amminoacidi – tRNA Gli tRNA sono una classe di anticodone RNA particolarmente sofisticata. Nella loro terminazione sono fatti in modo da far sporgere tre elementi costitutivi di RNA, i cosiddetti anticodoni. Gli tRNA hanno tutte le possibili combinazioni di tre elementi, p.e. AAG o GCU. La base RNA «U» corrisponde all’elemento «T» nel DNA. Grazie alla loro struttura, gli tRNA possono trattenere all’altro capo un amminoacido. Vi sono 20 diversi amminoacidi, gli elementi che costituiscono le proteine. Ogni molecola di tRNA accalappia l’amminoacido che corrisponde al suo codice a tre elementi: AAG va con la lisina, GCU con l’alanina. Qui interviene l’astuzia decisiva: un anticodone può legarsi a tre basi corrispondenti sull’mRNA, AAG si attacca così a TTC sull’mRNA. Il messaggio genetico codificato sull’mRNA può essere quindi tradotto pezzo per pezzo nella sequenza giusta di amminoacidi. Nel ribosoma gli amminoacidi vengono collegati fra di loro. La catena risultante si piega per formare la proteina finita. «Certo che è strano, abbiamo lo stesso numero di geni dei topi.» Imad scruta i suoi compagni. Marcello approva: «È effettivamente sorprendente. Devo dire che è incredibile vedere quel che succede dei geni letti: tagliuzzati, rincollati e poi via verso la fabbrica di proteine. Oppure catturati e annientati! Meno male che nelle nostre cellule funziona tutto bene!» Imad si alza. «Per fortuna le mie cellule producono le proteine giuste. Altrimenti la glicemia sarebbe completamente sballata. Oppure, pensa se nonostante tutto l’allenamento che facciamo non riuscissimo a farci venire i muscoli!» DNA chip: Per studiare il trascrittoma ci si avvale della tecnologia del DNA chip (chiamato anche microarray). Ogni gene è rappresentato su un vetrino sotto forma di frammento di DNA a un solo filamento. Sul vetrino si versa poi un liquido, estratto p.e. dal tessuto epatico. Il liquido contiene tutti gli mRNA della cellula epatica. Gli mRNA si accoppiano subito con i geni corrispondenti. I geni rimasti liberi sul chip non sono stati trascritti in mRNA al momento della loro estrazione. Sul chip appaiono in nero. Interessante è comparare i geni attivi durante la somministrazione di un farmaco. Prima e dopo la somministrazione della medicina si realizza un chip e lo si raffronta al computer. I geni che erano stati trascritti in mRNA già prima della somministrazione del farmaco sono marcati in rosso, quelli appena attivati in verde e i geni attivi prima e dopo appaiono in giallo. 1.4 Proteomica Le proteine costituiscono oltre la metà del peso secco di una cellula. Le proteine non sono però solo la sostanza preponderante delle cellule, ma sono anche responsabili di quasi tutte le funzioni vitali nel corpo. La loro varietà è impressionante: le proteine strutturali, come il collagene, sono a forma di cavo e danno sostegno alle ossa e ai tendini. Le proteine di trasporto hanno invece una forma tondeggiante. La proteina emoglobina si combina ad esempio con l’ossigeno che respiriamo attraverso i polmoni e lo trasportano nel sangue. Sotto forma di anticorpi, le proteine proteggono il nostro organismo dalle malattie, mentre come elementi modellabili consentono i movimenti muscolari. Altre proteine trasmettono messaggi o, come enzimi, accelerano le reazioni chimiche. Che una determinata proteina sia attiva in una cellula dipende essenzialmente da quale gene è stato letto. Oltre all’espressione genica, anche la presenza di determinati principi attivi e il degrado delle proteine modello di proteina strutturale collagene determinano la composizione del proteoma, ossia del complesso di tutte le proteine di una cellula o di un essere vivente. Poiché attraverso un gene si possono sintetizzare più proteine, la complessità del proteoma è di gran lunga superiore a quella del genoma. Considerato che l’uomo ha 25 000 geni, il numero delle sue proteine dovrebbe essere compreso fra 100 000 e 500 000. Con l’aggiunta o l’eliminazione di gruppi fosfato, una proteina può passare rapidamente dalla forma attivata a quella inattivata. Il settore della proteomica assume sempre maggiore importanza. Le proteine sono determinanti per il buon funzionamento del nostro corpo. Capire il meccanismo di sintesi e il loro funzionamento è un passo decisivo per comprendere le malattie. modello di proteina legante ankirina modello di proteina di trasporto emoglobina 1.5 Ricerca sulle cellule staminali Caterina e Aisha discutono di cosa portare alla festa di Paolo. Paolo compie 20 anni, mentre la maggior parte dei suoi compagni ne ha solo 18. Paolo era molto malato da bambino, aveva la leucemia, e non è potuto andare a scuola con i suoi coetanei. Deve la vita alla donazione di cellule staminali. Il trapianto di midollo osseo l’ha salvato. Allora versava in cattive condizioni di salute; oggi Paolo non ha difficoltà a parlarne. Se qualcuno in primavera comincia a starnutire, lui ride e dice: «Il raffreddore da fieno, l’ho sconfitto 12 anni fa. Le mie nuove cellule sanguigne ne sono immuni.» 12 / 13 Cellule tuttofare Le cellule staminali hanno capacità particolari. Riescono a rinnovarsi da sole con la divisione cellulare e a svilupparsi in diversi tipi di cellule: per esempio cellule cardiache, muscolari o epatiche. Oggi, mediante le cellule staminali, la ricerca tenta di rigenerare i tessuti cardiaci lesi da un infarto del miocardio. Ciò che si sperimenta in questo campo è già da tempo una realtà per il sistema sanguigno. Per trattare la leucemia s’impiantano nel midollo osseo del paziente delle cellule staminali sanguigne adulte. Oltre alle cellule adulte esistono quelle embrionali che vengono facilmente coltivate in laboratorio e, grazie all’aggiunta di fattori di crescita, sono in grado di costituire qualsiasi tipo di tessuto. Racchiudono quindi un enorme potenziale per lo sviluppo di nuove terapie. Molte malattie gravi come la sclerosi multipla, il diabete o l’Alzheimer sono causate da una degenerazione dei tessuti. Grazie alle cellule staminali, si spera di poter coltivare dei «pezzi di ricambio» adeguati. Applicazioni sperimentali hanno dimostrato che ciò è possibile, per esempio per guarire lesioni ai tendini o per ripristinare dei nervi sezionati. Ma prima che i pazienti possano essere curati sistematicamente con terapie a base di cellule staminali embrionali ci vorrà ancora molta ricerca. fecondazione in vitro Etica: La ricerca sulle cellule staminali embrionali è fonte di controversie: da un lato le cellule staminali embrionali racchiudono un grande potenziale per il trattamento di malattie gravi, d’altro canto, per estrarle si distruggono embrioni di pochi giorni. In Svizzera, i ricercatori lavorano con embrioni cosiddetti soprannumerari. Un embrione è considerato soprannumerario quando viene concepito in laboratorio, senza poter essere impiantato nella donna. Le condizioni alle quali è possibile estrarre delle cellule staminali dagli embrioni destinati alla distruzione, sono disciplinate nella Legge sulla ricerca embrionale (vedi capitolo 5.3). La clonazione terapeutica va ancora oltre: qui gli embrioni vengono generati allo scopo di ottenere cellule staminali ideali dal punto di vista medico, aprendo così un’infinità di nuove strade terapeutiche. La clonazione terapeutica è autorizzata oggi solo in pochi paesi, p.e. nel Regno Unito. Bisogna distinguere comunque fra clonazione terapeutica e clonazione riproduttiva. La clonazione volta a concepire artificialmente un essere umano è infatti condannata quasi unanimemente in tutto il mondo, a causa della questione etica della manipolazione e dei rischi sanitari per madre e figlio. ovulo spermatozoo transfer nucleare embrione unicellulare divisione generazione di cellule staminali embrionali ovocita enucleato nucleo cellulare cellula somatica Transfer nucleare: In questo tipo di ricerca sperimentale, si tenta di ottenere dal nucleo della cellula di un paziente delle cellule staminali embrionali che non provochino delle reazioni di rigetto, perché identiche a quelle del paziente. La generazione di cellule staminali mediante transfer nucleare, chiamato anche clonazione terapeutica, ha avuto successo finora solo negli animali. Blastocisti L’embrione si sviluppa per ca. cinque giorni in laboratorio. Linee cellulari staminali Le cellule prelevate nello stadio di blastocisti possono essere coltivate come cellule embrionali staminali indifferenziate. Cellule specializzate Con l’aggiunta di fattori di crescita adeguati, si ottengono delle cellule specializzate. 1.6 Animali transgenici Caterina non è un tipo mattiniero. Neanche oggi è riuscita ad alzarsi in tempo e ha dovuto fare tutto in fretta e furia, facendo arrabbiare sua madre. Nel laboratorio di sperimentazione animale si è però subito svegliata, quando la ricercatrice ha cominciato a spiegare: «L’orologio interno, che determina il ritmo di sonno/veglia del topo, viene comandato da geni. L’espressione di tali geni non è però uguale in tutti gli animali, cosa che conduce a diversi schemi di attività.» Caterina ghigna soddisfatta: «Ecco perché! È colpa dei geni se la mattina mi piace rimanere a letto e la sera ho sempre voglia di stare fuori fino a tardi!» Esperimenti sugli animali La ricerca biomedica sta facendo grossi progressi grazie alle colture cellulari e alle simulazioni al computer. Spesso, però, le conoscenze così ottenute devono essere verificate sull’organismo. Per questo motivo, la scienza si avvale di cavie. Per ogni farmaco vi è sempre il rischio che, oltre agli effetti voluti, si ottengano anche dei cosiddetti effetti collaterali. Sviluppare delle medicine e provarle direttamente sull’uomo sarebbe eticamente inaccettabile. Per garantire la sicurezza dei pazienti, la legge impone quindi l’impiego di esperimenti su animali. Per motivi etici, questi esperimenti sono comunque soggetti a severe regolamentazioni. La cosiddetta regola delle 3R «replace, reduce, refine» prevede di sostituire là dove possibile gli esperimenti sugli animali con altri metodi, di ridurre il numero degli animali utilizzati ed effettuare i test nel rispetto degli animali. Ciò significa che, per esempio, prima di un intervento le cavie vengono anestetizzate o che gli animali de- stinati agli esperimenti devono vivere con compagni della stessa specie e disporre della possibilità di giocare nelle gabbie. Queste misure sono volte a rispettare la dignità dell’animale. Dal punto di vista etico, è importante che sugli animali vengano effettuati solo gli esperimenti indispensabili. La decisione non è semplice. Bisogna infatti procedere a un bilanciamento degli interessi. Cosa prevale: la sofferenza dell’animale o l’utilità per l’uomo? In Svizzera, ogni esperimento su animali richiede l’autorizzazione di una commissione, nella quale sono rappresentati ricercatori ed esponenti delle associazioni di protezione animale. Negli ultimi anni, l’impiego di animali transgenici ha consentito di svolgere nuove ricerche. L’animale transgenico porta nelle sue cellule un frammento di DNA che contiene l’informazione genetica modificata. Grazie all’ingegneria genetica, determinati geni responsabili di una malattia nell’uomo possono essere innestati in un topo. Questo sviluppa un quadro clinico simile a quello della persona colpita dalla patologia. Un’altra possibilità è di disattivare un gene. Gli animali con un gene disattivato si chiamano knock-out. L’esame dell’animale consente di trarre conclusioni sulle funzioni del gene. Gli animali transgenici svolgono un ruolo di grande rilevanza nell’oncologia e nell’immunologia. Oltre allo studio e alla terapia delle malattie, gli animali transgenici ci forniscono informazioni sui processi ancora sconosciuti del nostro corpo. 14 / 15 Topi Alzheimer transgenici L’Alzheimer è una delle malattie più frequenti della vecchiaia. In 5–15 anni, i malati perdono inesorabilmente le loro capacità mentali. Subentrano così dei disturbi della memoria, della parola e dell’orientamento, fino a quando l’anziano perde tutta la sua autosufficienza e deve essere assistito. La malattia è dovuta alla perdita progressiva di cellule nervose nel cervello. In passato, la malattia poteva essere studiata solo dopo la morte del paziente. Oggi la scienza lavora con topi transgenici e può così analizzare alcuni aspetti della patologia su modelli viventi. Dallo studio dei cadaveri si è scoperto che nelle cellule cerebrali colpite alcune proteine funzionano male. Per esempio, la proteina tau si accumula e si aggrega fino a formare una sorta di groviglio. Il processo può essere verificato su topi transgenici che producono una quantità eccessiva di proteine tau. Dai risultati di queste ricerche si spera di trovare nuovi spunti per prevenire l’Alzheimer e sviluppare nuove terapie mediche per curarlo. Topi transgenici senza jet lag Nel corso dell’evoluzione, gli esseri viventi si sono adeguati al ritmo giorno/notte. I cosiddetti orologi biologici comandano una serie di funzioni vitali grazie proprio a questo ritmo. Non è facile cambiare questi orologi o ritmi circadiani: lo dimostrano i turni lavorativi di notte o il fenomeno del jet lag dopo un lungo viaggio in aereo. La ricerca utilizza dei topi knockout per capire i meccanismi molecolari che stanno alla base di tali ritmi naturali. Disattivando in modo mirato determinati geni, si osservano i cambiamenti di comportamento del topo durante la giornata e si può dedurre quale funzione svolge un gene nel ritmo naturale dell’animale. Se mancano determinati geni, i topi perdono più facilmente il ritmo, ma possono meglio adeguarsi al cambiamento. Le conoscenze su questi processi contribuiscono a capire i disturbi del sonno e anche a evitare infortuni sul lavoro durante i turni di notte. 1.7 Nanobiotecnologia La nanobiotecnologia studia l’infinitamente piccolo. Un nanometro corrisponde a un milionesimo di millimetro. Nella nanoscienza si studia quali atomi e molecole possono essere utilizzati come elementi costitutivi per creare nuovi materiali e strutture con nuove proprietà. La nanobiotecnologia è una branca della nanoscienza. Si occupa delle biomolecole, fra cui il DNA, le proteine, gli ormoni e gli anticorpi. Grazie alle nuove conoscenze accumulate, i ricercatori sperano di fare progressi soprattutto in medicina. Poiché molte malattie nascono a livello molecolare, le ricerche nel settore della nanoscienza consentono diagnosi più veloci. Ciò permette di scoprire le malattie in uno stadio precoce, per esempio il cancro, i disturbi cardiocircolatori o le infezioni virali. Grazie alle biomole- cole si sviluppano però anche terapie innovative. In tutto il mondo, i ricercatori lavorano per utilizzare le nanoparticelle come mezzi di trasporto per i farmaci. La sostanza attiva viene imballata in un nanocontainer e liberata solo là dove è necessaria. Per fare in modo che le nanoparticelle arrivino al posto giusto, sull’involucro esterno vengono dotate di molecole speciali, per esempio degli anticorpi. Questi settori sono oggetto di intense ricerche. Le applicazioni cliniche sono però ancora molto lontane. 2 Medicina 16 / 17 Il compito della medicina è la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie e degli infortuni, ma anche la fertilizzazione, la gravidanza, la nascita e la morte. La ricerca biomedica cerca di comprendere le cause e i meccanismi di una malattia per sviluppare nuove terapie, avvalendosi sempre più dell’ingegneria genetica. Alcuni esempi della medicina moderna ci sono offerti dalle storie di cinque persone che si recano da un medico generico. «Hai fatto sicuramente bene a prendere appuntamento dal medico, Silvio.» Silvio è grato al suo amico del sostegno morale. Ma il senso di angoscia rimane. Come si può essere così stupidi. Finisce in fretta il suo caffè. «Senti», continua l’amico «almeno non fai finta di nulla. È vero che quella donna non la conoscevi e che non avete usato un preservativo. Hai fatto una cavolata. Ma sarebbe ancora peggio non andare a fare un test per l’HIV.» Silvio fa cenno di sì. «Ora devo scappare, fra dieci minuti devo essere in ambulatorio.» Per strada è assalito da mille pensieri. E se mi sono fatto veramente contagiare? Cosa succederà? Come vorrei che il test fosse già terminato e che mi avessero dato già un risultato negativo. Per fortuna che oggi non bisogna più aspettare settimane intere per avere l’esito, Con l’ingegneria genetica i virus si riscontrano subito. Speriamo che non ne trovino! Nella sala d’aspetto una bimba gioca. Una signora sfoglia con disattenzione una rivista. È troppo nervosa per concentrarsi su un articolo. Poco prima di vedere il medico, la signora Bernasconi comincia di nuovo a preoccuparsi. Forse il referto non è poi così favorevole come pensava lo specialista? Ripensa a un anno addietro, al senso d’insicurezza quando il suo medico di famiglia le ha fatto fare degli accertamenti. La diagnosi era stata uno shock: tumore al seno. Incredibile. Proprio lei che aveva così tanti progetti. Aveva appena traslocato in un nuovo appartamento e aveva promesso a sua figlia di tenere il nipotino una volta alla settimana a partire da aprile. Sarebbe stata in grado di farlo? La paura era grande. I diversi medici l’avevano informata attentamente e l’intervento era andato bene, senza complicanze. Col tempo aveva cominciato ad essere più fiduciosa. Ma i primi mesi erano stati duri. Aveva dovuto imparare ad affrontare la malattia. L’aveva molto aiutata parlare con altri malati e con gli specialisti. La signora Bernasconi era rimasta stupita dalla varietà di cure possibili. Oltre all’operazione, nella cura del cancro si utilizza anche la chemioterapia, la radioterapia e tutta una serie di farmaci. L’équipe medica aveva analizzato a fondo il suo tipo di cancro, addirittura l’attività genetica nelle cellule tumorali. Dai test effettuati era risultato che la signora Bernasconi fa parte del 25 % dei pazienti le cui cellule tumorali producono un recettore di crescita molto attivo che fa proliferare rapidamente il tumore. I medici le avevano così somministrato un farmaco sintetizzato grazie all’ingegneria genetica che rende innocue queste pericolose strutture superficiali sulle cellule tumorali stimolando contemporaneamente il sistema immunitario a distruggere le cellule cancerogene. Questa terapia personalizzata ha funzionato molto bene. La signora Bernasconi pensa a come sono cambiate le cose negli ultimi 50 anni. Suo padre era morto di cancro, ma allora non si sapeva ancora molto su questo male e le terapie disponibili per combattere la malattia erano ben poche. A quei tempi non si poteva fare granché neanche contro le malattie infettive. I bambini che si ammalavano di polmonite morivano. Sono cambiate effettivamente molte cose da allora, pensa la signora Bernasconi e sorride alla bambina che gioca vicino. L’assistente di ambulatorio entra nella sala d’aspetto e chiama un paziente. Silvio deve aspettare ancora. Prende dal tavolo un opuscolo sull’impiego dell’ingegneria genetica in medicina. I diversi titoli dei capitoli lo sorprendono. Sa che i test genetici consentono di diagnosticare le malattie ereditarie e che contribuiscono a trovare gli agenti patogeni di una malattia. Ma l’opuscolo contiene altri sei capitoli. Si parla per esempio di come si può testare la tolleranza di una persona a un determinato farmaco o dell’accertamento d’identità e parentela. Un altro capitolo spiega come i test permettono di individuare o escludere presunte malattie. Gli ultimi tre capitoli illustrano le terapie genetiche, lo studio delle malattie mediante l’ingegneria genetica nonché i farmaci e vaccini prodotti con l’ingegneria genetica. Silvio è stupito. A quanto pare, l’ingegneria genetica viene oggi impiegata sistematicamente in numerosi settori medici. Non ne era cosciente. 2.1 Farmaci L’ingegneria genetica è diventata uno strumento indispensabile per lo sviluppo e la fabbricazione dei farmaci. Grazie all’analisi del genoma e alla proteomica, oggi si possono individuare i punti vulnerabili dei batteri e trovare così nuovi antibiotici. Molti farmaci vengono fabbricati con l’ingegneria genetica. Da 25 anni, nel trattamento del diabete è autorizzata l’insulina prodotta con l’ingegneria genetica. Le proteine sintetizzate con l’ingegneria genetica sono di vitale importanza per i pazienti emofili. Le persone affette da questa malattia non dispongono di un fattore di coagulazione e le minime ferite possono provocare una pericolosa emorragia. Prima ricevevano il fattore di coagulazione attraverso delle donazioni di sangue, metodo che ha causato però molti contagi di Aids. Grazie invece all’ingegneria genetica, i pazienti non corrono più questo pericolo. Oltre alla sicurezza, questa tecnica ha consentito di aumentare le capacità di produzione. Il fabbisogno annuo mondiale d’insulina ammonta oggi a 2000 kg. Prima la sostanza veniva estratta da animali macellati. Da una tonnellata di pancreas animali si possono però ottenere solo 125 g d’insulina. Sarebbe quindi impossibile produrne in quantità sufficiente per tutti i diabetici. Proteine terapeutiche grazie all’ingegneria genetica Le proteine sintetizzate mediante l’ingegneria genetica possono intervenire nei meccanismi patogeni. L’ormone eritropoietina, chiamato anche solo epo, è stato sviluppato per la cura delle affezioni renali, ma viene oggi utilizzato in diverse forme anche nella terapia contro l’anemia. La qualità di vita dei pazienti dializzati è stata così notevolmente migliorata. Un altro farmaco biotecnologico è l’interferone che combatte le infezioni e le cellule tumorali. L’interferone viene impiegato nella cura del cancro, dell’epatite o della sclerosi multipla. Nella psoriasi, una malattia cronica della pelle, la proteina ottenuta tramite colture cellulari transgeniche, blocca le cellule immunitarie allarmate, che provocano i sintomi della malattia sulla pelle dei pazienti. Oggi in Svizzera sono autorizzati 100 farmaci fabbricati con l’ingegneria genetica. Gli esperti stimano che circa un terzo dei farmaci oggi sviluppati si basano su metodi di tecnologia genetica. Poiché si parla anche di fabbricazione biotecnologica, questi farmaci sono chiamati anche biotech o biologics. Sostanze attive da cellule vegetali e animali La produzione di proteine umane in batteri transgenici è stata un’innovazione rivoluzionaria. Se la proteina dispone però di strutture superficiali complesse, p.e. catene di zuccheri aggiunte, il compito diventa troppo difficile per i batteri, che sono fabbriche di proteine relativamente semplici. In questi casi si ricorre a cellule di lieviti o di mammiferi. Un’altra possibilità è quella del pharming (anche farming), col quale le piante e gli animali fungono da stabilimenti di produzione. Attualmente, la ricerca sta studiando le piante di tabacco, le cui cellule producono una sostanza attiva contro la borreliosi, una malattia infettiva trasmessa dalle zecche. Presto potrebbero arrivare sul mercato dei farmaci prodotti nel latte di capre transgeniche. Da tempo la signora Bernasconi si chiede se non dovrebbe partecipare a uno studio su una nuova terapia contro il cancro. La possibilità che il suo tumore al seno non sia stato debellato con l’intervento e che vi siano in circolo ancora delle cellule tumorali, la preoccupa. Il nuovo trattamento è promettente: dovrebbe ridurre il rischio di recidiva. La signora Bernasconi è consapevole del fatto che vi possano essere degli effetti collaterali. Pian piano matura una decisione. Ha vagliato le opportunità e i rischi dal suo punto di vista e decide di partecipare allo studio. sonda 1. Prelievo di campioni genetici Al paziente si prelevano dei campioni di tessuti con cellule cancerose, che vengono poi analizzati in laboratorio. 2. Raffronto del tumore Campioni di altri pazienti archiviati in apposite biobanche consentono un raffronto con cellule tumorali simili. Si preleva inoltre il DNA modificato dalla malattia nelle cellule cancerose. Le informazioni archiviate assieme ai campioni indicano quale cura è più efficace per un determinato tipo di tumore. 3. Tipologia genetica del tumore Se si suppone che la causa della proliferazione cellulare possa essere una determinata mutazione genetica, con una sonda si può intercettare il gene difettoso. recettore 4. Terapia biologica del cancro In determinate patologie cancerose, la mutazione genetica spinge la cellula a produrre troppe proteine che fungono da docking station (recettori) dei fattori di crescita sulla superficie cellulare. Di conseguenza, la cellula si divide troppo spesso e comincia a proliferare. La somministrazione di un determinato anticorpo terapeutico che si lega in modo mirato ai recettori, blocca la crescita eccessiva della cellula. A differenza dell’estrazione operativa del tumore o alla radiazione fisica delle cellule cancerogene, in questo tipo di terapia s’impiegano dei meccanismi biologici. cellula cancerosa fattore di crescita mRNA anticorpo terapeutico 2.2 Ricerca sull’uomo Grazie ai progressi fatti dalla medicina, oggi si possono curare e guarire numerose malattie e lesioni. Dopo essere state testate in laboratorio e sugli animali, le nuove terapie vengono applicate in studi clinici. Per garantire la sicurezza dei pazienti e per motivi etici, la ricerca sull’uomo deve rispettare direttive molto severe, la cosiddetta «Good Clinical Practice». Dell’utilità delle banche biologiche La ricerca sull’uomo contribuisce a capire le malattie, per esempio le malattie multifattoriali, in cui intervengono fattori genetici ma anche altre cause, come lo stile di vita. Per analizzare l’influsso dei diversi fattori patogeni, si raccolgono dei dati sui pazienti (età, peso, abitudini, ecc.) nonché campioni di tessuti. La raccolta sistematica di campioni di sangue, tessuti tumorali o DNA corredati di dati medici si chiama biobanca. La valutazione dei dati consente di meglio comprendere la comparsa di malattie come il cancro, i disturbi cardiocircolatori o l’asma. 18 / 19 Dosaggio individuale di farmaci Nel corpo, i farmaci entrano in contatto con tutta una serie di proteine. Gli enzimi possono legare i medicamenti e disattivarle nel fegato. L’attività dei diversi enzimi dipende dal codice genetico di ogni individuo. In una persona un farmaco sarà degradato lentamente, mentre in un’altra il processo avverrà più rapidamente. Nel secondo caso sarà necessario prescrivere una dose maggiore perché la sostanza possa avere l’effetto desiderato. Questo campo si chiama farmacogenetica. Il medico potrà utilizzare un DNA chip che analizza le diverse varianti genetiche degli enzimi epatici, per testare in quale categoria di persone deve essere inserito il paziente. 2.3 Terapia genica Il principio di terapia genica è semplice in teoria: le patologie risultanti da un difetto del gene vengono curate inserendo nella cellula un gene sano. Si distingue fra terapia genica somatica, che modifica geneticamente solo le cellule del corpo, e terapia genica germinale che interviene sugli ovuli e gli spermatozoi. La terapia genica germinale avrebbe effetti su tutti i discendenti ed è quindi vietata per motivi etici. Virus, i vettori genetici Esistono due tipi di terapia genica. Nella terapia ex vivo si estraggono delle cellule al paziente. Il trattamento d’ingegneria genetica sulla cellula avviene in laboratorio. Nella terapia in vivo, i geni vengono inseriti direttamente nelle cellule dell’organismo. In entrambe le tecniche è un virus a fungere da vettore. I virus riescono infatti a «costringere» le cellule ad integrare nel loro genoma il DNA dei virus. Questa capacità viene utilizzata per trasportare nella cellula malata il gene terapeutico. Una via promettente, ma non ancora priva di inconvenienti La prima terapia genica è stata applicata nel 1990 negli USA su una bambina di quattro anni, affetta da una deficienza immunitaria congenita. La malattia è causata da un gene difettoso, l’enzima adenosina-deaminasi (ADA). Se questo enzima viene a mancare, nel sangue si accumulano dei prodotti nocivi derivanti dalla degradazione. Ciò porta alla distruzione di cellule cruciali, rendendo potenzialmente letale anche la minima infezione. Grazie alla terapia genica, i bambini affetti da tale patologia sono stati guariti. Alcuni si sono però poi ammalati di leucemia e il trattamento è stato interrotto. Questo esempio mostra quanto sia importante vagliare i pro e i contro prima di procedere con una terapia genica. Nel frattempo si sono analizzati i dettagli e si sono perfezionate le tecniche di tale procedura. gene ADA difettoso cellule somatiche ematopoietiche 1. Cellule con gene difettoso Al bambino malato si prelevano delle cellule staminali ematopoietiche con geni ADA difettosi. Le cellule verranno conservate al sicuro in laboratorio. 5. Il nuovo gene agisce Di ritorno nel corpo del bambino, le cellule somatiche ematopoietiche modificate con l’ingegneria genetica creano delle difese immunitarie sane. Il bambino è guarito dalla sua malattia mortale. 20 / 21 2. Isolamento del gene sano Il DNA viene isolato dalle cellule di un donatore sano. A questo punto viene estratto il gene dell’adenosinadeaminasi (ADA). Il gene viene veicolato attraverso un virus indebolito che non è in grado di scatenare infezioni. gene ADA sano Immunodeficienza grave: virus con gene ADA incorporato 3. Nella cellula grazie al virus Le cellule staminali ematopoietiche vengono combinate in laboratorio con i virus transgenici. Il virus viaggia nella cellula fungendo da vettore e porta il gene ADA sano nel nucleo cellulare. 4. Cellule con un gene supplementare Con un po’ di fortuna, il gene ADA riesce a integrarsi nel materiale genetico delle cellule somatiche ematopoietiche. Le cellule trattate con successo vengono poi moltiplicate in laboratorio. cellule somatiche ematopoietiche Le persone il cui sistema immunitario è molto indebolito devono essere protette da tutti i possibili agenti patogeni. A differenza di ciò che avviene quando si isola un paziente contagioso per non infettare gli altri, il malato di immunodeficienza deve essere protetto dai microrganismi patogeni altrui. Il paziente vive così in un ambiente sterile e, chi entra in contatto col malato deve indossare abiti sterilizzati. Nei casi particolarmente gravi, il soggetto viene messo in una tenda sterile e può essere curato solo con dei guanti integrati nella parete della tenda. Queste persone possono condurre una vita normale, solo se trovano un donatore di midollo osseo adeguato o se vengono sottoposti con successo a una terapia genica. Progressi nonostante gli ostacoli Negli ultimi 15 anni, la terapia genica è stata notevolmente migliorata. Si continua però a cercare il vettore genico ideale. Una delle maggiori sfide è quella di riuscire a inserire il gene terapeutico nelle cellule del corpo. L’integrazione nel genoma non deve inoltre pregiudicare il funzionamento di altri geni. Oggi esistono dei trattamenti che operano senza aver bisogno di un vettore genico. Per esempio, la cura della cancrena senile. La malattia provoca un’ostruzione dei vasi sanguigni degli arti inferiori, facendo morire i tessuti. Attraverso la terapia genica, s’inietta direttamente nel muscolo un fattore di crescita del vaso sanguigno. Diversi studi dimostrano che questa terapia genica ha permesso di ridurre della metà le amputazioni delle gambe negli anziani. Finora in tutto il mondo circa 6000 pazienti sono stati curati nell’ambito di progetti di ricerca con terapie geniche. 2.4 Vaccini e anticorpi Prevenire è meglio che curare, o in altri termini: meglio vaccinarsi che ammalarsi. Soprattutto per le malattie che potrebbero mettere a repentaglio la nostra vita. Vi sono due tipi di vaccini. Nell’immunizzazione attiva, si stimola il corpo a produrre anticorpi contro gli agenti patogeni. La vaccinazione passiva è una misura di emergenza: si iniettano direttamente gli anticorpi (p.e. quando vi è un rischio di tetano). In passato gli anticorpi venivano ottenuti dalle donazioni di sangue umano. Oggi vengono prodotti con metodi biotecnologici; vengono chiamati anticorpi monoclonali. Grazie all’ingegneria genetica, anche i frammenti di agenti patogeni (antigeni) necessari all’immunizzazione attiva vengono sintetizzati in laboratorio. Nel 1985 si è autorizzato il primo vaccino prodotto con l’ingegneria genetica. Protegge la persona vaccinata dall’epatite B, che se non viene curata può provocare cirrosi e tumore al fegato. Da qualche anno, gli anticorpi vengono impiegati anche per curare le malattie croniche. È già stata rilasciata l’autorizzazione per 18 anticorpi terapeutici prodotti con ingegneria genetica, per curare per esempio i reumatismi o determinate allergie. Un altro esempio è l’anticorpo che contrasta la degenerescenza oculare, conservando così la vista delle persone anziane. Anna trova che sia stupido vaccinarsi. Papà le ha spiegato che la puntura la protegge da una malattia che la costringerebbe a rimanere a letto o che potrebbe causarle una terribile infiammazione del cervello, una malattia che si chiama meningite. Anna non capisce bene. Ma papà le ha anche detto che le regalerà un libro con tante belle immagini se sarà coraggiosa dal medico. Questo Anna l’ha capito benissimo. Vaccini ottimizzati La ricerca si sforza costantemente di migliorare i vaccini, per esempio quello della malaria che ogni anno causa tre milioni di morti in tutto il mondo. In questo campo, il sequenziamento del patrimonio genetico dell’agente patogeno è una buona premessa per lo sviluppo di nuove sostanze attive. Grazie proprio all’ingegneria genetica, oggi si può meglio reagire a nuovi agenti patogeni come i virus della Sars o dell’influenza aviaria. Una nuova tecnica sperimentale vuole utilizzare come vaccino frammenti di DNA dell’agente patogeno. I vaccini a DNA hanno il vantaggio di dover essere somministrati una sola volta e di essere facilmente conservabili. Un aspetto particolarmente interessante per i paesi caldi. Un vaccino contro il cancro I vaccini a noi più familiari sono sicuramente quelli contro le malattie infantili e quelli con scopo profilattico che si eseguono prima di intraprendere un viaggio all’estero. La ricerca sta studiando però anche dei vaccini contro il cancro, il diabete e l’Alzheimer. Da poco è stata introdotta un’immunizzazione contro il tumore del collo dell’utero, un tipo di cancro molto diffuso: In Svizzera ogni giorno una donna contrae questo tipo di tumore. La particolarità di questa forma di cancro è che viene essenzialmente scatenata dal virus del papilloma umano (HPV). Il vaccino prodotto con l’ingegneria genetica protegge da quattro tipi di questo virus ed impedisce l’insorgere del 70 % di casi di cancro. La vaccinazione funziona però solo nelle donne che non sono mai state in contatto con tale virus. La vaccinazione dovrebbe quindi avvenire prima del primo rapporto sessuale. 22 / 23 batterio cellula tissutale 2. L’organismo reagisce I microrganismi vengono combattuti dai macrofagi. Dopo aver digerito l’agente patogeno, il macrofago antigene presenta sul suo involucro cellulare determinate strutture superficiali dell’agente patogeno – l’antigene. macrofago 1. Il corpo viene attaccato Se una persona viene colpita da un agente patogeno, questo scatena nei tessuti una reazione infiammatoria e disturbi come febbre, diarrea, dolori, ecc. 3. Il sistema immunitario viene attivato Una cellula ausiliaria si fissa a un antigene sul macrofago e attiva una cellula B, spingendola a dividersi. Da un lato il meccanismo provoca la produzione di cellule B che liberano anticorpi in grado di bloccare l’agente patogeno e di iniziarne l’eliminazione. Dall’altro lato si formano delle cellule memoria che registrano la struttura dell’anticorpo necessario a sconfiggere un determinato agente patogeno (p.e. contro il virus della rosolia). Coloro che hanno già avuto la malattia sono così protetti da una nuova eventuale infezione, poiché il loro sistema immunitario ha già reagito rapidamente con gli anticorpi giusti. cellula B memoria cellula ausiliaria anticorpi cellula B attivata cellula B che libera anticorpi Vaccinazione attiva: Nell’immunizzazione attiva, il vaccino è composto da agenti patogeni vivi ma indeboliti (attenuati) o da loro frammenti. I macrofagi fagocitano le particelle, che non scatenano la malattia, ma agiscono come degli antigeni. L’immunizzazione, ossia la produzione di anticorpi specifici e di cellule memoria, avviene quindi senza che la persona debba contrarre la malattia potenzialmente fatale. L’organismo è equipaggiato contro una nuova infezione, poiché può reagire immediatamente. frammenti di agente patogeno Vaccinazione passiva: La vaccinazione passiva somministra anticorpi, che circolano però nell’organismo solo per alcuni giorni o settimane, il tempo necessario per proteggere la persona vaccinata. Non si formano cellule memoria che sono in grado di reagire rapidamente all’infezione anche dopo anni. Il sistema immunitario non viene attivato. anticorpi 2.5 Metodi di depistaggio Per diagnosticare una malattia infettiva è necessario effettuare una coltura degli agenti patogeni prelevati dal sangue, dalle urine o dalle feci del paziente o, in alternativa individuare degli anticorpi specifici. Questa procedura è spesso molto lunga. Per questo motivo vengono impiegati dei metodi di ingegneria genetica volti ad individuare il materiale genetico dell’agente patogeno. Ciò consente di effettuare diagnosi più rapide ed affidabili. Un esempio: il tempo che intercorre tra il momento in cui avviene un’infezione da virus HIV e il momento in cui si possono individuare gli anticorpi anti-HIV può essere nell’ordine di alcune settimane. Il test d’ingegneria genetica, con il quale si cercano dei frammenti di DNA del virus dell’HIV, permette di ottenere dei risultati affidabili già poco tempo dopo il contagio. I metodi d’ingegneria genetica sono utili anche se l’agente patogeno è noto. Il test per la detezione del virus HIV indica per esempio se si tratta di una variante genetica del virus che può risultare resistente a determinati farmaci. Ciò consente di modificare la terapia. 2.6 Ereditarietà I componenti di una stessa famiglia si assomigliano, anche se i figli non sono mai identici ai propri genitori. Il motivo di queste differenze risiede nella ricombinazione dei geni dei genitori al momento della trasmissione ai figli. Entrambi i genitori forniscono nell’ovulo o nello spermatozoo la metà del corredo cromosomico. Con la fusione dell’ovulo e dello spermatozoo, il bambino ottiene un genoma completo. L’elemento determinante è che i geni sono presenti in diverse varianti, chiamate alleli. Nel gene che p.e. determina il gruppo sanguigno, si distinguono i tre alleli A, B e zero. Poiché ereditiamo i geni da nostro padre e nostra madre, ogni gene è presente due volte, ma l’espressione dell’allele può essere due volte identica o diversa, ossia in questo caso AA o A0. L’allele dominante A prevale su quello recessivo 0. Un bambino con l’allele A e 0 avrà quindi il gruppo sanguigno A. Il gruppo sanguigno 0 si avrà solo se il bambino ha ereditato due alleli 0. Mutazioni come motori dell’evoluzione Ogni gene è composto dagli elementi costitutivi del DNA ordinati in una determinata sequenza. Se questa viene modificata, il gene muta e può causare una malattia. Le mutazioni risultano da errori di copia durante la divisione cellulare o da influssi esterni come la radioattività. Talvolta una mutazione trasforma il gene migliorando la proteina prodotta, per esempio una proteina in grado di accumulare più ossigeno. L’organismo diven- ta così più resistente. Nel corso dell’evoluzione, le mutazioni hanno permesso la nascita di nuove forme di vita. Nelle regioni coperte di neve, per esempio, gli animali portatori di un gene mutato che codifica il pelo bianco avevano un vantaggio rispetto agli altri e, col tempo, hanno costituito una nuova specie. I signori Ferrari sono preoccupati. Sanno di essere portatori del gene della mucoviscidosi, una malattia recessiva che colpisce una persona su 2500 all’anno. Il bambino che stanno aspettando ne farà parte? I malati di mucoviscidosi, detta anche fibrosi cistica, producono quantitativi eccessivi di muco nei polmoni, ciò provoca disturbi respiratori e gravi infiammazioni. Grazie a un test genetico, oggi è possibile controllare se il feto è portatore del gene mutato. I signori Ferrari non sanno bene cosa vogliono. Sperano di chiarirsi le idee in un colloquio con un esperto genetista. ereditarietà dominante ereditarietà recessiva genitori madre sana spermatozoo padre malato madre portatrice sana padre portatore sano cellule germinali ovulo figli malato sano sano In caso di ereditarietà dominante, il bambino è colpito non appena una delle due copie del gene presenti nella cellula porta il gene difettoso. Questo può essere stato trasmesso dal padre o dalla madre malata. In media si ammala un figlio su due. Un esempio di malattia ereditaria dominante è il morbo di Huntington. malato malato sano portatore sano In caso di ereditarietà recessiva, i cromosomi di entrambi i genitori devono presentare la mutazione e trasmetterla al figlio. In media si ammala un bambino su quattro. Un bambino su due eredita solo un gene mutato e può trasmettere la malattia ai suoi discendenti, anche se sano. È portatore di una copia di gene difettoso. La mucoviscidosi è un esempio di malattia ereditaria recessiva. portatore sano 24 / 25 2.7 Test genetici La maggior parte dei test genetici vengono effettuati sulle persone che presentano i sintomi di una malattia. La conoscenza della componente genetica che può causare l’insorgere di una data patologia contribuisce a capire più a fondo la malattia e a prevederne il suo decorso. Nella terapia oncologica, i test genetici hanno assunto una crescente importanza, perché, a seconda dell’alterazione del gene, le cellule cancerogene reagiscono meglio ad un farmaco piuttosto che ad un altro. Oltre ai test diagnostici esistono anche quelli predittivi (di previsione). Questi test individuano la suscettibilità a sviluppare delle patologie che non sono ancora manifeste, come ad esempio il morbo di Huntington, una malattia ereditaria dominante che distrugge progressivamente i neuroni, causando gravi disturbi al paziente. Poiché non esiste possibilità di prevenzione, sapere di avere questa mutazione genetica è sicuramente destabilizzante, ma consente al contempo di meglio pianificare la propria vita. Per le malattie ereditarie nelle quali si può evitare l’insorgenza, i test predittivi presentano grandi vantaggi, come nel caso della malattia metabolica fenilchetonuria. In Svizzera tutti i neonati subiscono oggi uno screening volto ad individuare la malattia. Test genetici prenatali La diagnostica prenatale comprende tutti gli esami volti ad individuare o escludere una determinata malattia nel nascituro. Se vi sono casi di malattie ereditarie in famiglia o se vi è un sospetto di patologia, è appropriato effettuare uno screening del materiale genetico del feto. In caso di referto patologico, di solito i genitori hanno solo due opzioni: accettare di vivere con un figlio malato o disabile, oppure interrompere la gravidanza. Etica: I test genetici non sono come altri tipi di diagnosi medica: i loro risultati rimangono validi su periodi lunghi e possono riguardare anche parenti stretti. Le conoscenze acquisite grazie ai test genetici su una malattia ereditaria grave hanno un impatto sulle proprie scelte di vita e sulla pianificazione familiare. Non tutti reagiscono allo stesso modo nei confronti di un pronostico di malattia. Alcuni apprezzano la possibilità di effettuare un test genetico e lo considerano un mezzo per meglio decidere come programmare la propria vita. Altri preferiscono non accertare se corrono il rischio di ammalarsi della grave malattia presente nella storia familiare. Per motivi etici è dunque indispensabile che l’interessato possa decidere di effettuare o meno un test solo dopo essere stato debitamente informato (consenso informato). Esiste infatti anche il diritto a non sapere. L’interessato deve disporre di una consulenza e di un affiancamento medico. Se i test genetici presentano dei risultati che fanno presupporre una possibile manifestazione futura della malattia, bisogna garantire che ciò non provochi una discriminazione a livello assicurativo od occupazionale. In Svizzera questo principio è regolamentato dalla legge. 2.8 Medicina procreativa Da ormai 30 anni, le coppie sterili hanno la possibilità di procreare grazie alla fertilizzazione in vitro. Fino ad oggi sono venuti al mondo tre milioni di bambini concepiti in laboratorio. In Svizzera si parla di un bambino su cento. La fertilizzazione in vitro non è un’applicazione d’ingegneria genetica, ma una tecnica che consente il concepimento mettendo direttamente in contatto l’ovulo e lo spermatozoo. Per effettuare una fertilizzazione in vitro, il medico preleva un ovulo alla donna durante un intervento. Alcuni giorni dopo la fecondazione, da uno a tre embrioni vengono innestati nell’utero. I ricercatori si sforzano di migliorare continuamente questa tecnica. Studio dell’infinitamente piccolo A differenza degli embrioni nell’utero della madre, gli embrioni in provetta possono venire esaminati dal medico già a uno stadio molto precoce. Accanto all’esame morfologico con l’uso del microscopio – gli embrioni sono troppo piccoli per essere visti ad occhio nudo – si possono effettuare anche dei test genetici. La tecnica si chiama diagnosi preimpiantatoria (DPI). Dall’embrione di pochi giorni si preleva una cellula il cui materiale genetico viene analizzato per evidenziare eventuali anomalie. L’embrione continua a svilupparsi nonostante la perdita della cellula. Etica: La diagnosi preimpiantatoria (DPI) è una tecnica ancora recente. Attualmente non è autorizzata in Svizzera. Vi è un vivace dibattito pubblico per determinare in quali casi le applicazioni di DPI siano realmente giustificabili e quindi amissibili. Da un punto di vista etico, vi devono essere seri motivi per far morire un embrione portatore di un difetto genetico invece di trasferirlo nell’utero. La questione etica è diversa sia che si tratti di embrioni eliminati perché incapaci di svilupparsi o affetti da una malattia incurabile, sia di embrioni concepiti per curare un fratello malato mediante un trapianto cellulare. Un altro elemento importante è la distinzione fra DPI e diagnosi prenatale (DPN). Nella DPI, un embrione malato perché portatore di un difetto genetico non viene trasferito nell’utero materno. La diagnosi prenatale viene invece effettuata durante la gravidanza. Se nell’embrione o feto nel ventre materno viene riscontrata una malattia grave o un handicap, nella Applicazioni della diagnosi preimpiantatoria Se nella famiglia si riscontrano delle malattie ereditarie, si può verificare se l’embrione porta il gene mutato. Grazie alla DPI, le coppie interessate possono scegliere l’embrione che non presenta il disordine genetico. Gli altri embrioni muoiono in uno stadio molto precoce del loro sviluppo. Le indagini di DPI mostrano inoltre se nelle cellule vi è uno sbilanciamento cromosomico, ossia se il numero di cromosomi presenti rientra nei parametri di normalità. La maggior parte di tali anomalie, chiamate monosomie e trisomie, conducono alla morte dell’embrione durante la gestazione. La DPI consente di individuare gli embrioni senza chance di sopravvivenza, evitando così di impiantarli nell’utero e riducendo il numero degli aborti spontanei dopo una fecondazione in vitro. La diagnosi preimpiantatoria permette anche il concepimento di cosiddetti bambini salvatori (saviour baby) chiamati anche designer baby o bambini progettati. Questi bambini non sono geneticamente modificati, come lasciano intendere questi nomi suggestivi. Grazie alla DPI, si seleziona invece un embrione il cui tessuto è compatibile con quello di un fratello gravemente malato già nato. Alla nascita del bambino salvatore si prelevano delle cellule dal sangue del cordone ombelicale o dal midollo osseo e le si impiegano per curare il fratello malato. maggior parte dei casi la coppia opta per un aborto. La valutazione etica della DPI e della DPN presenta quindi diversità salienti: per esempio lo stress causato alla donna, che deve essere evitato nel limite del possibile, o le diverse premesse per prendere la decisione di sopprimere un embrione non ancora innestato nell’utero. Per le coppie con malattie ereditarie gravi, la DPI può essere una benedizione. Questa tecnica consente oltretutto di ridurre il numero degli aborti spontanei dopo la fertilizzazione in vitro. Tutte queste nuove possibilità di grande utilità per i pazienti, richiedono una regolamentazione adeguata. Ma come valutare i pro e i contro di una DPI nel caso concreto e in tutta responsabilità? Si corre il rischio che la DPI venga estesa col tempo a malattie sempre meno serie? Chi deve decidere se l’applicazione di una DPI è giustificata o meno nella situazione reale di una coppia? 26 / 27 Diagnosi preimpiantatoria: L’immagine mostra un embrione umano al terzo giorno del suo sviluppo, dal quale si è prelevata una cellula mediante una pipetta d’aspirazione. La foto è stata fatta con l’aiuto di un microscopio. L’embrione è infatti invisibile a occhio nudo ed appare solo come un puntino. In base al materiale genetico prelevato dalla cellula, si può esaminare l’embrione concepito in laboratorio prima di impiantarlo nell’utero. 2.9 Medicina legale La reazione di polimerizzazione a catena (in inglese Polymerase Chain Reaction, PCR) consente la sintesi di quantitativi misurabili di DNA (vedi capitolo 1.2). Grazie alla tecnica PCR si possono moltiplicare i minuscoli frammenti di DNA in modo da poterli analizzare. Nella medicina legale s’impiega questa procedura per incolpare un criminale in base alla sua impronta genetica o per scagionare un innocente. Se una persona è sospettata di aver commesso un reato sessuale, basta analizzare il suo DNA. Il raffronto fra il suo profilo genetico e quello ritrovato nelle cellule sanguigne o seminali sulla vittima offre una risposta indiscutibile. Questa tecnica conosciuta anche con il nome di DNA-fingerprinting, può essere utilizzata per determinare una paternità contestata. Comparando il DNA dei due soggetti si può dimostrare se l’uomo in questione è effettivamente il padre biologico del bambino. Informazione fra i geni Il fingerprinting del DNA si presenta sottoforma di specifiche bande che si ottengono in seguito ad una reazione di PCR e si colorano grazie ad una successiva analisi elettroforetica in cui viene utilizzato un apposito gel. Il particolare pattern di bande offre risultati inconfutabili per la medicina perché la probabilità che due individui presentino le stesse bande è fortemente improbabile (salvo per i gemelli monozigoti). Non si analizzano i geni, ma piccoli frammenti ripetitivi nel patrimonio genetico, che sono situati fra i geni e non vengono trascritti in RNA. Questi tratti di DNA che si ripetono in tandem, sono presenti nel genoma di tutti gli esseri umani, ma il numero delle ripetizioni varia a seconda dell’individuo. Queste differenze vengono esaminate nell’impronta genetica. Se si analizzano diverse di queste regioni e si combinano i risultati, diventa altamente improbabile che si possano confondere due persone. Contrariamente al sequenziamento dei geni, il fingerprinting – che si limita a esaminare la lunghezza e le ripetizioni di determinati frammenti di DNA – non consente di riscontrare le caratteristiche di un individuo come per esempio la predisposizione a una malattia. 3 Agricoltura e alimentazione 28 / 29 L’impiego dell’ingegneria genetica nella coltivazione di piante, nell’agricoltura e nell’alimentazione si chiama ingegneria genetica verde. Mentre in diverse regioni del mondo da anni si coltivano piante transgeniche su immense superfici, in Europa si è piuttosto reticenti e scettici nei confronti di questa nuova tecnologia. Gli alimenti geneticamente modificati sono un beneficio o un rischio per l’umanità? Una questione al centro non solo di un dibattito scientifico, ma anche di una vivace discussione fra i quattro seguenti studenti. «Avete fame?», chiede Marco ai suoi coinquilini. «Da lupi!», risponde Stefano «Facciamoci una spaghettata e un’insalata. Una cosa veloce, ma sempre buona.» Marco approva la scelta e prende un pacco di pasta dalla credenza. «Certo, è preoccupante», osserva Cecilia, «qui c’è scritto che si è importato senza autorizzazione in Svizzera del mais geneticamente modificato. Le organizzazioni di tutela dei consumatori avvertono che vi potrebbero essere dei rischi sanitari». Stefano, che da quattro anni studia biotecnologia vegetale, si sforza di calmare gli animi: «Ancora uno dei soliti articoli di giornale. Non è poi la fine del mondo.» Cecilia scuote la testa: «Gli OGM (organismi geneticamente modificati) sono pericolosi, lo sanno tutti. Io, perlomeno, non ne voglio sapere.» «Sarà difficile, allora.» Stefano spiega a Cecilia, che oggigiorno l’ingegneria genetica è presente ovunque nella vita quotidiana: «Il tuo maglione o i tuoi jeans sono stati probabilmente fabbricati con fibre di cotone geneticamente modificato. Quando lavi i vestiti, utilizzi degli enzimi geneticamente modificati e nel cioccolato vi è lecitina proveniente da soia geneticamente modificata. Per non parlare delle medicine.» In quel momento Carla entra in cucina. Osserva con curiosità l’espressione di Cecilia: «Qualcosa non va?» Marco ride: «Niente di grave, un piccolo dibattito. Siediti. La cena è pronta.» Mentre mangiano continuano a discutere. Cecilia esamina la scatola di spaghetti: «Meno male che vi è l’obbligo di etichettatura per gli OGM nel cibo. Almeno si può scegliere cosa mangiare. Questi spaghetti sono naturali, per fortuna.» «Cosa significa naturali?», controbatte Marco. «Bella domanda, Marco, questa pasta potrebbe essere qualificata un alimento mutante.» Cecilia non apprezza molto la battuta di Stefano e lo guarda storto: «Adesso esageri!» «No», continua Stefano, «le varietà di grano duro oggi coltivate si sono sviluppate grazie a delle mutazioni. Per modificare il patrimonio genetico del frumento si è utilizzata la radioattività. Così sono nate le nuove varietà. Nessuno ha la più pallida idea di cosa sia effettivamente successo in queste piante.» «E nessuno fa tante storie», aggiunge Marco, «ma la pasta non è niente male.» Cecilia fa finta di niente: «A me invece, passa la voglia di mangiare. Domani cucino io. Almeno prendo solo cose biologiche, senza tanta ingegneria genetica dentro.» Marco alza le spalle: «Buon appetito.» Mentre lavano i piatti, Stefano riprende la discussione: «Capisco Cecilia, che tu abbia difficoltà ad accettare cibi manipolati. Si sentono tante cose negative a riguardo.» «Appunto», risponde la sua coinquilina. Stefano continua: «Ma molte cose non sono vere. Non ci sono prove che l’ingegneria genetica sia pericolosa.» «Lo dici tu che sei l’esperto …», lo punzecchia Cecilia. «Che ne sa la scienza oggi delle possibili conseguenze a lungo termine?» Mentre Marco prepara il caffè per tutti, comincia a spiegare: «È un elemento importante che la scienza non deve mai perdere di vista. E non bisogna dimenticare che esistono delle leggi. L’ingegneria genetica verde è disciplinata nel nostro paese da leggi molto rigorose, molto di più degli altri paesi.» «E come si fa se vicino a noi, per esempio in Francia, succede qualcosa?», replica Cecilia. «Un organismo geneticamente modificato che si riproduce in modo incontrollato non si ferma certo alle nostre frontiere.» «Mi ci vuole qualcosa di dolce. Non c’è un pezzo di cioccolata in casa?», chiede Carla. «Sì, ma solo geneticamente modificata!», scherza Marco. Carla prende una tavoletta e comincia a leggere l’elenco degli ingredienti. C’è della lecitina di soia, ma niente su eventuali OGM.» «Ma ciò non significa che la lecitina non sia stata parzialmente prodotta con soia geneticamente modificata. Nella cioccolata potrebbero essercene delle tracce che non sono riscontrabili neanche in laboratorio. La lecitina modificata è assolutamente identica infatti a quella dei normali grani di soia», spiega Stefano. Carla è sorpresa: «Significa che, senza saperlo, potrei mangiare una pianta di soia geneticamente modificata?» «Può darsi. Ma la lecitina è innocua per la salute come lo è la pianta di soia geneticamente modificata», la tranquillizza Stefano. «In ogni caso», ribadisce Cecilia, «io degli alimenti con OGM non ne voglio sapere. Punto e basta.» «Ma certo, va a comprare la roba biologica», risponde Marco. «Io ora metto su un po’ di musica. Qualche suggerimento al DJ?» 3.1 Coltivazione di piante Le piante coltivate rappresentano la principale fonte nutritiva per gli uomini e gli animali. Nonostante l’impiego dei fitofarmaci, il 25–40 % del raccolto mondiale viene distrutto da parassiti, malattie ed erbe infestanti. La selezione di varietà più resistenti e produttive diventa quindi un importante obiettivo agricolo. Da quando 10 000 anni fa l’uomo ha cominciato a coltivare la terra, ha sempre scelto ogni anno le piante migliori per farle riprodurre. Grazie a questo continuo intervento sulla natura, nel corso dei millenni si sono sviluppate una serie di piante coltivate che si distinguono notevolmente dai loro antenati selvatici. «Ma cosa fai esattamente in laboratorio?», chiede Carla al suo vicino di tavolo. «Vogliamo scoprire come la pianta di patata si difende contro un fungo. Le patate selvatiche ci riescono. Stiamo quindi cercando dei geni di resistenza per poterli trasferire sulle varietà di patata da coltivazione più vulnerabili alla malattia», spiega Stefano. «Ha l’aria di essere molto tecnico. Ma non ci sono poi problemi per la natura?», replica Carla. «Un aspetto importante. La patata è poco problematica dal punto di vista ecologico. Si riproduce attraverso i tuberi e non il polline. I geni inseriti non possono quindi incrociarsi con quelli di altre piante. Il nostro obiettivo è di trovare una patata che riesca a difendersi da sola, in modo da dover utilizzare meno sostanze chimiche, meno pesticidi. Stefano sintetizza così la sua posizione: «Mi considero quindi un verde moderno.» Metodi della biotecnologia I metodi di coltivazione sono stati continuamente ampliati nel corso dell’ultimo secolo: impollinazione controllata (p.e. frumento), coltivazione di sementi ibride per aumentare la resa mediante moltiplicazione del corredo cromosomico (p.e. mais), selezione mediante mutazione, ossia il trattamento delle piante con sostanze chimiche che modificano il patrimonio genetico, o raggi radioattivi (p.e. pesche noce). L’introduzione di metodi biotecnologici ha consentito di ottenere in laboratorio delle piante provenienti da colture cellulari. Questa tecnica viene impiegata soprattutto per riprodurre piantine di patata esenti da virus. Tutti i processi di selezione si basano su un elemento comune: la trasformazione duratura del genoma della pianta. Nel 1983 si è riusciti per la prima volta a produrre una pianta transgenica. Un’équipe di ricerca ha trasferito il gene di un batterio in una pianta di tabacco. Questa conquista ha aperto numerose nuove prospettive in materia di selezione. Anche i geni di specie diverse – per esempio provenienti da altre piante, funghi, animali o batteri – possono essere incorporati nel genoma di una pianta. 1. Un batterio fa da «taxi» ai geni Agrobacterium tumefaciens è un batterio del suolo che può trasferire parti del suo patrimonio genetico nel genoma delle piante. I geni trasferiti ordinano alla pianta ospite di fabbricare le proteine di cui il batterio ha bisogno per sopravvivere. agrobatterio plasmide Ti gene da inserire gene marker 3. Un’erbaccia funge da modello La pianta più utilizzata in laboratorio è l’arabetta comune (Arabidopsis thaliana), che grazie al suo piccolo genoma e la facilità di coltivazione serve da modello agli scienziati sin dagli anni quaranta. 2. Il vettore dei geni è pronto Gli agrobatteri contengono i cosiddetti plasmidi Ti. I ricercatori utilizzano questi anelli di DNA come strumento per inserire i geni desiderati. Grazie a dei geni marcatori, dopo il trasferimento del gene si possono reperire le cellule vegetali che hanno incorporato nel genoma i geni estranei precedentemente inseriti nel plasmide. frammenti di foglie dell’arabetta comune arabetta comune 4. Unione delle cellule batteriche e di quelle vegetali Gli agrobatteri con i geni supplementari del plasmide vengono coltivati con frammenti di foglie dell’arabetta comune. 3.2 Dal laboratorio al campo In base a un programma multifase, gli organismi geneticamente modificati (OGM) vengono sottoposti a rigorosi controlli di sicurezza prima di essere disseminati nell’ambiente. Solo se, secondo le attuali conoscenze, si può garantire che una pianta transgenica è innocua, si passa alla fase di sperimentazione in campo aperto. Gli esperimenti controllati in campo aperto rappresentano una fase decisiva, perché sono i soli a permettere di verificare se una pianta transgenica è in grado di sopravvivere in condizioni complesse come in natura. Oltre all’efficacia della nuova proprietà aquisita grazie all’ingegneria genetica, si analizzano anche eventuali effetti indesiderati sulla salute dell’uomo o degli animali nonché ripercussioni negative sull’ambiente. Prima che una varietà OGM ottenga l’autorizzazione per la coltivazione commerciale, trascorrono in media 10–15 anni. Situazione in Svizzera I primi esperimenti di emissione svolti in Svizzera sono stati effettuati nel 1991/92 dall’Istituto di ricerca agraria di Changins con patate transgeniche resistenti ai virus. Il terzo e per il momento ultimo esperimento in campo aperto, durante il quale un’équipe di ricerca del Politecnico di Zurigo aveva testato una varietà di frumento resistente ai funghi, era stato preceduto da un acceso dibattito politico durato diversi anni. Anche dopo il via libera, l’esperimento è stato accompagnato da vive proteste da parte di avversari dell’ingegneria genetica. Con l’adozione nel novembre 2005 dell’iniziativa popolare federale «per alimenti prodotti senza manipolazioni genetiche», la coltivazione commerciale di piante transgeniche è stata vietata in Svizzera per cinque anni. Si possono invece continuare le sperimentazioni in campo aperto a scopo di ricerca. 30 / 31 Sicurezza: La Svizzera si è dotata di una delle normative più severe al mondo in materia di piante transgeniche. Se una pianta transgenica viene coltivata a scopo commerciale, si esigono degli studi a lungo termine, chiamati studi di monitoraggio. La ricerca sulla biosicurezza si focalizza su questioni come: le piante resistenti agli insetti pregiudicano oltre ai parassiti anche altri organismi presenti nel campo o nel suolo? I transgeni possono trasmettersi ad altre varietà selvatiche attraverso la dispersione del polline? E tale trasferimento di geni provoca ripercussioni ecologiche negative? I risultati finora ottenuti nel mondo intero in migliaia di sperimentazioni in campo e da anni di coltivazioni commerciali non riscontrano nessun elemento che faccia credere che le piante transgeniche coltivate abbiano danneggiato l’ambiente. Finora nulla indica che l’ingegneria genetica potrebbe causare nuovi problemi sconosciuti nella coltivazione tradizionale o effetti incontrollabili. 5. Introduzione dei geni Le cellule vegetali ferite sui bordi delle foglie tagliate attirano i batteri e li spingono a iniettare nelle cellule vegetali il loro DNA attraverso un piccolo canale di collegamento. Alcune cellule vegetali incorporano nel genoma i geni desiderati. cellula vegetale 6. Piccola differenza, grande effetto Il gene marker conferisce alla pianta la capacità di utilizzare come alimento il mannosio, un tipo di zucchero semplice. Normalmente la pianta non è in grado di farlo. Se il terreno nutritivo contiene mannosio al posto di zucchero di canna, sopravvivranno solo le cellule che dispongono del gene marker. Da queste cellule è possibile rigenerare delle piantine intere che grazie al nuovo gene estraneo inserito, dispongono di una nuova proprietà. arabetta comune con gene estraneo 3.3 Situazione globale Le piante transgeniche vengono coltivate a fini commerciali dal 1996. Da allora l’ingegneria genetica verde ha registrato uno sviluppo vertiginoso in tutto il mondo. Nel 2006, in 22 paesi si sono coltivate delle varietà geneticamente modificate su una superficie di 102 milioni di ettari. Ciò corrisponde alla superficie di Germania, Francia e Italia messe insieme. I principali paesi coltivatori sono gli USA, l’Argentina, il Brasile, il Canada, l’India e la Cina. Le piante ingegnerizzate della prima generazione si concentrano essenzialmente su quattro specie: soia, mais, cotone e colza – e si contraddistinguono per le loro migliori proprietà di coltivazione. Nella soia, la quota di piante transgeniche è attualmente del 64 % del raccolto mondiale, nel cotone del 38 %. Oltre dieci milioni di contadini soprattutto dei paesi in via di sviluppo coltivavano nel 2006 delle piante transgeniche. In Europa le superfici sono più modeste. In Svizzera non si sono finora ancora coltivate piante transgeniche a scopo commerciale. Contributo alla sicurezza alimentare mondiale Oltre 850 milioni di persone al mondo soffrono la fame e sono denutriti. Ciò significa una persona su otto. Secondo le stime dell’ONU, la popolazione mondiale salirà entro il 2025 a nove miliardi. Al contempo, in molte regioni le superfici agricole si riducono progressivamente a causa dell’erosione, della salinizzazione o l’urbanizzazione. Per garantire a lungo termine all’umanità quantità sufficienti di derrate alimentari, oltre alla ridistribuzione dei beni sarà necessario incrementare la resa delle superfici agricole esistenti. Un’altra sfida sarà quella di sviluppare delle piante che possano crescere nonostante il forte caldo, la siccità o l’elevata salinità del suolo. Per combattere la malnutrizione, bisognerà inoltre selezionare delle piante con migliori proprietà nutritive. L’ingegneria genetica da sola non potrà certo risolvere il problema della fame nel mondo. Si dovrà intervenire anche a livello sociale, politico, economico e formativo, in particolare per le donne. La coltivazione mediante tecniche di ingegneria genetica può però offrire un contributo alla realizzazione dei suddetti tre obiettivi. Cecilia si è chiusa in camera. Sul letto legge una lettera di Saranya, la sua amica indiana. Cecilia ha già fatto due viaggi in India. La cultura di questo paese l’affascina, ma è rimasta anche sconvolta dalla povertà e dalla fame che vi ha trovato. Stefano le ha parlato del «riso d’oro», un riso che dovrebbe contribuire a combattere la carenza di vitamina A nei paesi in via di sviluppo. Cecilia è pensierosa. Questo riso biotecnologico potrebbe presentare effetti positivi? Provo a chiedere a Saranya cosa ne pensa. Suo zio è contadino. E Cecilia comincia a scrivere alla sua amica. 32 / 33 Coltivazione mondiale di piante GM Fonte: International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (ISAAA), www.isaaa.org Corrisponde a 100 000 ha di terra coltivata con piante transgeniche Superficie coltivata con piante transgeniche nel 1996 Incremento della superficie coltivata con piante transgeniche fino al 2001 Incremento della superficie coltivata con piante transgeniche fino al 2006 Cotone resistente agli insetti Le piante di cotone forniscono la metà della materia prima per l’industria tessile mondiale. Il principale parassita di questa pianta è il punteruolo del cotone, contro il quale si cospargono grosse quantità di insetticida. Come per il mais (vedi pagine seguenti), si sono selezionate delle varietà di cotone transgeniche che sviluppano nelle loro cellule la proteina Bt. Questa proteina protegge le piante da insetti voraci (come il punteruolo o verme del cotone). In diversi studi si sono analizzate le esperienze raccolte dai contadini con il cotone Bt, in particolare in Cina e India. I risultati indiani dal 2001 al 2006 indicano che per gli agricoltori tali varietà presentano notevoli vantaggi rispetto a quelle tradizionali. Nel cotone Bt si è potuto ridurre del 70 % l’impiego di fitofarmaci chimici. Ciò ha ridotto sia l’impatto ambientale che il rischio sanitario per i produttori in contatto con le sostanze chimiche degli insetticidi. Al contempo, la resa è aumentata in media di quasi la metà. L’utile netto per gli agricoltori aumentava in media di due terzi. Queste cifre variano però a seconda del paese, della regione e stagione di coltivazione. «Riso d’oro» Un esempio di come l’ingegneria genetica verde può contribuire a combattere la malnutrizione nei paesi in via di sviluppo è il riso alla provitamina A. Il riso viene di solito sbiancato prima di essere consumato, perché senza il suo involucro non irrancidisce e si conserva meglio. Il riso sbiancato non contiene però provitamina A (betacarotene). Per questo le popolazioni che si nutrono quasi esclusivamente di riso presentano spesso carenze di vitamina A. Nei bambini ciò provoca una maggiore predisposizione alle infezioni nonché disturbi della vista e cecità. Ne sono colpiti milioni di persone al mondo. I ricercatori del Politecnico di Zurigo e dell’Università di Friburgo in Brisgovia sono riusciti, attraverso il trasferimento di tre geni da un batterio e dal narciso trombone (Narcissus pesudonarcissus), a sviluppare una varietà di riso che produce nel chicco la provitamina A. Ciò conferisce al chicco una colorazione gialla, da cui deriva il nome «riso d’oro». Il riso alla provitamina A rientra in un’iniziativa umanitaria e sarà messo a disposizione gratuitamente dei piccoli contadini dei paesi in via di sviluppo. Le aziende interessate hanno ampiamente rinunciato ai loro diritti di brevetto. A causa del lungo iter richiesto per l’autorizzazione, passerà ancora tempo prima che i contadini possano coltivare il «riso d’oro» e quindi migliorare l’approvvigionamento della popolazione locale con vitamina A. 3.4 Derrate alimentari In Svizzera sono autorizzate come alimenti o componenti alimentari alcune piante geneticamente modificate nonché alcuni microrganismi transgenici. Enzimi e additivi Gli enzimi sono delle proteine speciali che accelerano le reazioni chimiche. Da decenni vengono impiegati nell’industria alimentare come coadiuvanti tecnologici. Ecco alcuni esempi pratici: l’enzima chimosina (un fermento del caglio), destinato alla produzione del formaggio, o la pectinasi per la fabbricazione di succhi di frutta. Oltre il 90 % degli enzimi oggi utilizzati provengono da microrganismi modificati geneticamente. Questi consentono infatti di ottenere degli enzimi più puri, in modo più efficiente e rispettoso per l’ambiente. Ma anche altri additivi come le vitamine, gli edulcoranti, i coloranti e i conservanti vengono sempre più fabbricati con microrganismi modificati geneticamente. Microrganismi Oltre un quarto dei nostri alimenti viene prodotto con l’aiuto di microrganismi. Come colture primaria si utilizzano i lieviti per la produzione di pane, vino e birra. I batteri dell’acido lattico partecipano alla fabbricazione di yogurt e crauti. Altri microrganismi frenano la crescita dei germi patogeni e sono quindi piralide del mais Bacillus thuringiensis (Bt) impiegati come colture protettive per evitare l’alterazione dei prodotti freschi come la carne. I ricercatori stanno testando l’ingegneria genetica per ottimizzare le colture primarie e di protezione. Soia con tolleranza agli erbicidi integrata Dal 1996 la Svizzera autorizza come alimento e foraggio una varietà di soia transgenica resistente agli erbicidi. Migliaia di derrate alimentari contengono prodotti a base di soia, per esempio la lecitina, un emulgatore nei dolci. Una delle principali difficoltà nella coltivazione della soia sono le erbe infestanti, la cui proliferazione può essere frenata solo con gli erbicidi. Per facilitare il controllo di queste erbacce, i ricercatori hanno selezionato una varietà di soia insensibile al glifosfato, un erbicida che si degrada rapidamente nel suolo. Quando i campi di soia vengono trattati col glifosfato, le erbe infestanti periscono, mentre la soia continua a crescere. Gli agricoltori dovranno utilizzare l’erbicida solo quando la concorrenza da parte delle erbacce diventa troppo grande per le piante di soia. La soia transgenica consente inoltre di lavorare la terra senza aratro, rendendola così più resistente all’erosione. L’agricoltore non risparmia solo tempo, ma anche energia e fitofarmaci, con un conseguente migliore impatto ambientale. 1. Un temibile parassita 3. Sfruttare la proteina Bt La piralide del mais è uno dei Dai batteri Bt i ricercatori hanno principali parassiti di questa isolato il gene con il piano di pianta. Le larve penetrano nei costruzione per la proteina Bt e gambi scavando delle gallerie l’hanno poi inserito nel genoma attraverso tutta la pianta. delle cellule della pianta di Questo parassita distrugge mais. Nelle piante è possibile, ogni anno il 7 % del partendo da una sola foglia o raccolto mondiale di addirittura da singole cellule, mais. far crescere una pianta intera. proteina Bt proteina Bt piralide del mais morta cellula vegetale del mais gene Bt 2. Una proteina efficace Il batterio del suolo Bacillus thuringiensis (Bt) fabbrica naturalmente una proteina che ha un effetto mortale su alcune larve d’insetti. Per la maggior parte degli altri insetti, per l’uomo e gli animali, la proteina Bt è innocua. giovane pianta di mais 34 / 35 4. Mais con protezione parassitaria integrata Le piante producono ora la proteina Bt nelle loro cellule. Non appena le larve cominciano a mangiare le foglie e i gambi, sentono gli effetti della tossina Bt e l’infestazione si riduce sensibilmente. Nelle nuove varietà di mais Bt, la tossina Bt viene prodotta solo nelle parti verdi della pianta e non nei grani. 5. Esperienze sul campo Il mais Bt ha di solito una resa maggiore, poiché i parassiti riescono a distruggere meno piante. L’agricoltore risparmia inoltre carburante e pesticidi chimici. Un altro effetto positivo è che alcuni organismi utili, come la farfalla monarca, sono meglio protetti nei campi di mais Bt che in quelli convenzionali trattati con fitofarmaci. mais Bt mais convenzionale 3.5 Un prodotto geneticamente modificato per la Svizzera Il fungo Phytophtora infestans provoca la peronospora della patata e distrugge ogni anno circa un quinto del raccolto mondiale. Nella coltivazione delle patate in Svizzera si utilizzano ogni anno 50 tonnellate di fungicidi per combattere questa malattia. Gli agricoltori biologici utilizzano invece quasi 4 kg di rame per ettaro. Il metallo si accumula nel terreno rendendolo alla lunga sterile. In Sudamerica esistono delle varietà selvatiche di patata che sono resistenti alla Phytophtora. Finora i tentativi volti a trasferire il carattere resistente delle varietà selvatiche a quelle commerciali mediante incroci tradizionali non sono stati coronati di successo. I ricercatori sono riusciti a isolare alcuni dei geni responsabili della resistenza. Una varietà transgenica con due geni della resistenza è stata testata nel 2006 in Germania con sperimentazioni in campo. I geni scatenano nella patata delle reazioni di difesa che rallentano la proliferazione del fungo infestante. Le patate transgeniche, resistenti ai funghi rappresenterebbero anche per i contadini svizzeri un’interessante alternativa all’impiego massiccio di fungicidi. Sicurezza: Gli alimenti geneticamente modificati contano fra gli alimenti meglio analizzati. Subiscono infatti rigorosi controlli di sicurezza, fra cui l’accertamento se le nuove proteine contenute possono scatenare delle allergie. Per rispondere a quest’ultimo interrogativo si ricorre a test estremamente affidabili effettuati al computer, in laboratorio e sulla pelle. Un altro aspetto importante è la tossicologia: le proteine transgeniche o le altre sostanze contenute sono tossiche per l’uomo o gli animali? Un elemento importante di tali esami sono gli studi sull’alimentazione animale. Solo se tutti i test dimostrano che un prodotto GM presenta la stessa sicurezza di un alimento tradizionale, viene autorizzato. Da oltre dieci anni, milioni di persone in tutto il mondo consumano degli alimenti geneticamente modificati, senza che si sia finora riscontrato un qualsiasi problema sanitario. A proposito: mangiare dei geni non è nulla di nuovo. Ogni giorno assumiamo con la nostra alimentazione – geneticamente modificata o meno – circa un grammo di DNA. 3.6 Autorizzazione, dichiarazione, valori limite La maggioranza degli Svizzeri sono scettici o addirittura contrari all’impiego dell’ingegneria genetica nell’agricoltura e nell’alimentazione. I motivi sono di diversa natura. Innanzitutto, i prodotti GM ammessi non presentano oggi vantaggi concreti per i consumatori. Il dibattito sulle piante e sugli alimenti geneticamente manipolati è spesso caratterizzato da critiche grossolane e da pericoli ipotetici. Ciò nonostante i prodotti GM finora autorizzati si siano rivelati sicuri per l’uomo, gli animali e l’ambiente. Proprio come ancorato nella legge sull’ingegneria genetica e quella sulle derrate alimentari: I prodotti GM vengono ammessi dalle autorità solo se allo stato attuale della scienza si possono escludere dei rischi per la salute e l’ambiente. Libertà di scelta grazie all’etichettatura Il secondo pilastro accanto alla tutela della salute è quello della protezione contro l’inganno dei consumatori: In Svizzera, i prodotti GM devono essere etichettati. L’ordinanza sulle derrate alimentari prevede che un alimento deve essere considerato geneticamente modificato se contiene OGM in misura superiore allo 0,9 % in massa. Tale limite di tolleranza è stato inserito perché durante il raccolto, il trasporto o la lavorazione è praticamente impossibile evitare un contatto indesiderato fra prodotti convenzionali e GM. Nei foraggi, il limite di tolleranza è ugualmente dello 0,9 %, nelle semenze è invece dello 0,5 %. Coesistenza significa fianco a fianco La legge protegge anche la produzione agricola esente da organismi geneticamente modificati. È incontestabile che la convivenza di sistemi di coltivazione con o senza ingegneria genetica in superfici agricole così ridotte come quelle svizzere, è estremamente complessa da realizzare. Diversi studi hanno però dimostrato che la coesistenza – a seconda della specie vegetale – è possibile. Nella patata, per esempio, il pericolo di esincrocio (outbreeding) per pollinizzazione è escluso poiché la patata si riproduce per tuberi. Anche il frumento non è problematico, essendo una pianta autogama la cui riproduzione avviene per autofecondazione. Nel mais basta una distanza d’isolamento di 50 metri fra un campo con o senza OGM per ridurre il rischio d’ibridazione spontanea al di sotto dello 0,5 %. Ma esistono altre colture, come la segale, il cui polline vola molto lontano senza perdere la propria fecondità. In questo caso è molto difficile separare nettamente le varietà. È inoltre necessaria una separazione del flusso di merci al momento del raccolto e della trasformazione. 3.7 Nuovi prodotti in vista Da tempo gli specialisti di biotecnologia lavorano sulla seconda e terza generazione di colture transgeniche. I progressi fatti nella genomica e proteomica funzionale nonché nell’automazione e la bioinformatica, consentono oggi di meglio studiare la cellula vegetale a livello molecolare. Grazie all’ingegneria genetica si possono perseguire obiettivi sempre più ambiziosi. Tre esempi lo illustrano chiaramente: Amido di patata ottimizzato La patata non è solo un importante fornitore di amido per l’alimentazione, ma anche una preziosa materia prima per l’industria cartaria, tessile e degli adesivi. L’amido di patata contiene amilosi e amilopectina. Dei ricercatori tedeschi hanno creato una patata in cui è stato disattivato il gene deputato alla formazione di amilosi. L’amido del tubero contiene così solo amilopectina, una sostanza ideale per diverse applicazioni industriali. Farmaci a base di piante Da anni gli scienziati lavorano su piante in grado di produrre farmaci o vaccini, sperando di utilizzare questi stabilimenti farmaceutici vegetali per fabbricare medicine a basso costo e in grandi quantità. Nelle piante di tabacco, di pomodoro o di cardo si producono per esempio vaccini contro il colera o la Sars nonché farmaci come l’insulina o l’interferone. Diversi sono oggetto di studi clinici sull’uomo. Etica: Gli Americani considerano gli alimenti modificati geneticamente in modo diverso dagli Europei. Mentre negli USA l’ingegneria genetica viene vista come un’evoluzione positiva anche nell’alimentazione, molte persone in Europa sono scettiche nei confronti di questa tecnica, in particolare se utilizzata nella produzione di generi alimentari. Un aspetto etico determinante nella valutazione di alimenti GM è, oltre alla sicurezza per l’uomo, gli animali e l’ambiente, anche la libertà di scelta da parte del consumatore. Questo diritto è garantito attraverso l’obbligo di etichettatura e controlli regolari. Ma per consentire l’applicazione concreta delle disposizioni, sono necessari dei limiti di tolleranza. Se si prende l’esempio del riso alla provitamina A, che potrebbe fornire un prezioso contributo alla lotta contro la carenza di vitamina A nei paesi in via di sviluppo, o gli effetti ecologici di molte piante GM, ci si deve però anche chiedere se è eticamente giustificato rinunciare ai potenziali vantaggi dell’ingegneria genetica verde. 36 / 37 Piante resistenti alla siccità I ricercatori egiziani stanno sperimentando in campo delle varietà di frumento ottimizzate tramite ingegneria genetica, che necessitano di molta meno acqua rispetto alle varietà tradizionali. Questo grazie a un gene supplementare proveniente dall’orzo. «Guarda un po’!» Stefano passa a Marco una bottiglia di birra. «Birra di mais?», afferma sorpreso l’amico. «Sì, e oltretutto una birra speciale fabbricata con mais biotech», risponde Stefano. «Me l’hanno data a un’esposizione sull’ingegneria genetica verde.» «Accidenti, c’è proprio scritto OGM – organismi geneticamente modificati. E che ci faccio ora?», risponde Marco. «Provala, non è niente male», propone Stefano. «È la prima volta che sono consapevole di avere in mano un prodotto geneticamente modificato. In negozio non ho mai visto cibo biotech.» Marco ne beve una bella sorsata: «Effettivamente, mica male. Sa di birra.» «Per forza, è birra», replica Stefano. 4 L’ingegneria genetica bianca e la protezione dell’ambiente 38 / 39 Per ingegneria genetica bianca si intendono i processi di produzione industriale che fanno ricorso a enzimi, cellule o microrganismi naturali oppure ottimizzati tramite l’ingegneria genetica. Dal punto di vista economico ed ecologico, i metodi biotecnologici offrono un’alternativa interessante ai processi chimici. Il numero delle aziende specializzate in questo tipo di prodotti è in continuo aumento. Visita a un’impresa biotecnologica. Il fermentatore in fondo a sinistra lampeggia. Luciano Santini guarda il monitor e controlla le regolazioni dell’impianto di produzione. I batteri che si trovano nel serbatoio e producono l’enzima lipasi, reagiscono in modo molto sensibile ai cambiamenti del loro ambiente, per esempio a variazioni della temperatura o delle sostanze nutritive. Il programma informatico propone degli adeguamenti, che il Dott. Santini conferma. Mentre aspetta che i segnali sullo schermo si aggiustino, torna a occuparsi dei documenti della riunione del giorno precedente: «Dalla biotecnologia ci si aspetta un contributo importante alla soluzione di problemi ambientali fondamentali, perché consente per esempio (...) un mi- gliore approvvigionamento idrico, processi industriali più efficienti per la trasformazione delle materie prime, procedure sostenibili di forestazione e rimboschimento nonché la disintossicazione di rifiuti dannosi.» Luciano Santini rimane stupito quando legge da dove proviene la citazione: Questa frase è stata pronunciata alla Conferenza sull’ambiente di Rio de Janeiro ed è riportata nel capitolo 16 di «Agenda 21», del programma d’azione per lo sviluppo sostenibile. Il Dott. Santini è convinto che l’ingegneria genetica bianca potrà fornire un importante contributo alla protezione dell’ambiente, ma ha spesso difficoltà a spiegarlo alla sua famiglia e ai suoi amici. Molti associano automaticamente i processi industriali all’inquinamento. Gli enzimi prodotti dalla ditta in cui lavora il Sig. Santini, rendono invece possibili delle procedure che permettono un consistente risparmio di energia, di rifiuti e di acque reflue rispetto alle tecniche chimico-sintetiche tradizionali. 4.1 Biocatalisi Gli enzimi sono catalizzatori biologici, che accelerano le reazioni chimiche. Oltre ad essere molto rapidi e precisi, sono anche ecologici: lavorano infatti in ambiente acquoso, con moderati livelli di pH, pressione e temperatura. L’impiego su grande scala della biocatalisi sostituisce così molti processi inquinanti, per esempio nell’industria della carta, del cuoio e del tessile, ma anche nella fabbricazione di detergenti e altre sostanze chimiche. Oggi, la produzione di enzimi avviene quasi esclusivamente attraverso organismi geneticamente modificati (OGM). La produzione tramite ingegneria genetica è molto più ecologica dei metodi tradizionali. Se si ricorre a un lievito geneticamente modificato per ottenere per esempio l’enzima glucosidasi, si consuma l’80 % in meno di corrente e si riduce del 97 % la produzione di scorie. Lavare e disossidare Nella vita di tutti i giorni utilizziamo gli enzimi per esempio per lavare. I detergenti in commercio contengono enzimi che sono specializzati nello smaltimento di grassi, amidi e proteine, e fanno così sparire le macchie di condimento o di sugo dai nostri indumenti. Grazie a questi enzimi si è potuto ridurre la temperatura dell’acqua da 90 a 40 gradi e migliorare la potenza di lavaggio. Nell’industria tessile gli enzimi sono impiegati per sbiancare i jeans. Al posto di sostanze inquinanti contenenti cloro, si fa ricorso alla laccasi, un enzima prodotto con l’ingegneria genetica per rendere i jeans «stonewashed». Un altro esempio viene dall’industria metallurgica: i disossi- danti contengono sostanze chimiche dannose sia alla salute che all’ambiente. Esistono però dei microrganismi capaci di eliminare la ruggine. La ricerca sta perfezionando questo processo e sviluppando un’alternativa più ecologica per la disossidazione. 4.2 Biosintesi 4.3 Bioindicatori Un’altra applicazione dell’ingegneria genetica al servizio della protezione dell’ambiente è la biosintesi. Uno dei principali settori in cui si producono sostanze di alta qualità con l’aiuto di organismi transgenici è senza dubbio l’industria farmaceutica. Gli OGM sono utilizzati però anche per ottenere prodotti facendo ricorso a risorse rinnovabili invece che a materie prime fossili come il petrolio e il gas. In un progetto condotto su larga scala in Francia, i ricercatori stanno sviluppando prodotti chimici a partire dai cereali. Tra i possibili campi di applicazione rientrano i solventi, i materiali sintetici e rivestimenti stradali innovativi. L‘arsenico, essendo una sostanza velenosa, è una grossa minaccia per l’acqua freatica. Nei paesi in via di sviluppo, l’acqua viene spesso estratta con l’aiuto di pompe manuali e consumata senza nessun controllo o preparazione. L’acqua inquinata può quindi provocare intossicazioni da arsenico o tumori. Poiché la quantità di arsenico varia sensibilmente, l’acqua dei pozzi deve essere controllata regolarmente. A questo scopo occorre un metodo di rilevazione semplice e a basso costo. È quanto offre un bioindicatore a base di batteri geneticamente modificati. I bioindicatori permettono di reperire sostanze chimiche presenti in un campione d’aria, di terra o d’acqua. La rilevazione dell’arsenico si fonda sulla capacità dei batteri intestinali di individuare l’arsenico e di reagire con la produzione di una proteina di difesa. I ricercatori sono riusciti a modificare i batteri in modo tale che reagiscano all’arsenico producendo un enzima che trasforma una sostanza incolore in un colorante blu. I batteri transgenici vengono applicati su una cartina al tornasole. Immergendo la striscia di carta nell’acqua del pozzo si può controllare il contenuto di arsenico in base alla colorazione blu. Questo procedimento, fra l’altro anche premiato, viene già applicato correntemente. Flaconi di shampoo biodegradabili Alcuni microrganismi sono in grado di produrre piccole quantità di sostanze di riserva simili alla plastica. Mediante l’ingegneria genetica si può pilotare e aumentare la produzione microbica. Queste sostanze in plastica biodegradabile sono ideali per oggetti con una breve durata di vita, come buste della spesa e flaconi dello shampoo. Negli Stati Uniti esistono già delle imprese che fabbricano bioplastica su scala industriale, per esempio poliactide. Questa plastica biodegradabile è usata soprattutto nell’imballaggio di derrate alimentari, ma è presente anche nelle bottiglie dell’acqua, nei tappeti, nelle schede telefoniche e nelle auto – dal 1998 Toyota integra in alcuni suoi modelli delle componenti in bioplastica. Seta di ragno: più robusta dell’acciaio Per tessere le loro ragnatele, i ragni producono dei fili composti di proteine. I ricercatori sono riusciti a inserire un gene di questo tipo nel patrimonio genetico di un batterio. In grandi fermentatori, i microrganismi producono così un materiale che è estremamente robusto ed elastico. La seta di ragno può assorbire e rilasciare l’acqua come la lana, ed è biodegradabile. Il materiale prodotto con l’ingegneria genetica può esser utilizzato nell’industria tessile, nei rivestimenti di superficie e nella tecnica medica. Sicurezza: Quando nel 1973 è riuscita la prima modifica genetica di un batterio, la comunità scientifica non si è mostrata solo affascinata, ma anche vigile. I ricercatori di tutto il mondo si sono riuniti ad Asilomar, in California, per discutere i rischi dell’ingegneria genetica. Le direttive elaborate costituiscono la base per un lavoro sicuro con gli OGM e vengono continuamente completate. Già prima dell’avvento dell’ingegneria genetica, i ricercatori lavoravano su microrganismi, di cui alcuni molto pericolosi, come il virus del vaiolo. Le esperienze maturate nell’impiego sicuro di batteri e virus si sono mostrate preziose nel lavoro sugli organismi geneticamente modificati in laboratori e impianti di produzione. Nei processi dell’ingegneria genetica bianca, come la biocatalisi e la biosintesi, non si rilasciano OGM nell’ambiente. La produzione avviene in sistemi chiusi. Il prodotto finale non contiene DNA, ma solo l’enzima (p.e. nel detersivo). Le severe disposizioni in materia di precauzioni tecniche, come i filtri di sicurezza e il trattamento delle acque in uscita, garantiscono la sicurezza dei laboratori e degli impianti di produzione biotecnologici. 4.4 Risanamento biologico 4.5 Biocarburanti La depurazione delle acque reflue e dell’aria di scarico, come anche il risanamento di suoli contaminati, rivestono una grande importanza nella protezione dell’ambiente. A questo scopo si ricorre in alcuni casi a processi biologici. L’esempio classico di impiego di microrganismi è quello dei depuratori. Il potenziale metabolico dei batteri, dei lieviti e dei funghi è così diversificato da essere sufficiente per degradare le sostanze nocive e renderle innocue. Esistono anche dei microrganismi in grado di degradare il petrolio. Dopo il naufragio della petroliera Exxon Valdez, sono stati dei microrganismi a ripulire circa 1800 km di coste dell‘Alaska da circa 40 milioni di litri di petrolio fuoriuscito. Uno dei grandi traguardi della scienza mondiale sarà quello di riuscire a sostituire le sostanze di origine fossile – derivate da petrolio e metano – con materie prime rinnovabili. Sul mercato sono già disponibili due tipi di carburante liquido: il biodiesel e il bioetanolo. Originariamente i motori a diesel erano stati concepiti per essere alimentati con oli vegetali, come l’olio di colza. Questa idea è stata rilanciata. Per ricavare bioetanolo (alcol) si fermentano delle piante contenenti amido e zucchero. Oggi l’etanolo viene prodotto in grande stile dalla biomassa in oltre 30 paesi. In Brasile il bioetanolo copre il 16 % del consumo complessivo di carburante. In Europa, la classifica è capeggiata dalla Svezia Microbi e piante: una squadra di pulizia I microrganismi usati negli impianti di depurazione non sono geneticamente modificati. Vi sono però anche delle applicazioni di risanamento biologico dove sarebbe interessante impiegare delle tecniche d’ingegneria genetica. Per esempio nell’eliminazione di sostanze come idrocarburi a catena lunga o diossina, che finora non sono biodegradabili. Diversi progetti stanno studiando delle vie metaboliche adeguate nei microrganismi. Altre équipe cercano di perfezionare le piante in grado di trasformare i metalli pesanti. Con l’ingegneria genetica si è già riusciti a modificare le piante di senape per renderle capaci di assorbire il mercurio dal suolo e renderlo innocuo. Mais genico e paglia nel serbatoio L’ingegneria genetica favorisce la produzione di biocarburanti in due modi. Innanzitutto aiuta a coltivare varietà vegetali appropriate. Negli Stati Uniti si sta sperimentando una qualità di mais geneticamente modificato, che nella fase di maturazione produce un enzima capace di scindere l’amido e predigerire i grani. Ciò permette di risparmiare un quarto di energia nella produzione di etanolo. In secondo luogo, l’ingegneria genetica permette di produrre enzimi in grandi quantità. Per sfruttare materie (rifiuti) finora inutilizzate, come paglia, gambi di mais o scarti di legno per la produzione di biocarburanti, si procede all’idrolisi enzimatica della cellulosa presente nelle piante. Presupposto: la fabbricazione a basso costo degli enzimi adatti, in microrganismi geneticamente modificati. Produzione di un enzima per la determinazione della glicemia Produzione tradizionale nel batterio Leuconostoc Consumo di sostanze nutritive Consumo di acqua potabile Impiego di disolfato di ammonio Produzione nel batterio E. coli-K12 geneticamente modificato 6 400 kg = 100 % 120 m3 = 100 % 2,5 % = 160 kg 0,8 % = 1m3 13 000 kg = 100 % 1,5 % = 200 kg Consumo di acqua di raffreddamento 1 500 m3 = 100 % 2,0 % = 30 m3 Quantità di acqua di scarico 1 200 m3 = 100 % 0,02 % = 0,2 m3 Consumo di elettricità 4 000 kWh = 100 % Fonte: Bayerisches Staatsministerium für Umwelt, Gesundheit und Verbraucherschutz 2,5 % = 100 kWh 40 / 41 5 Legislazione 42 / 43 L’ingegneria genetica tocca molti aspetti della nostra vita. Ecco perché questa materia è disciplinata in molte leggi, soggette a continue trasformazioni. Anche la popolazione ha voce in capitolo nel processo legislativo. Una decisione tutt’altro che facile, com’è emerso anche da una conferenza pubblica sul tema «Ingegneria genetica nel paniere della spesa – cos’è permesso?». La sala è gremita. Dopo un’introduzione sull’ingegneria genetica, la relatrice si sofferma sulla legislazione in materia. In questo contesto ricorda tre votazioni svizzere: l’articolo della Costituzione sull’ingegneria genetica nel 1992, l’iniziativa per la protezione genetica del 1998 e la legge concernente la ricerca sulle cellule staminali del 2004. L’oratrice si rivolge al pubblico: «Ripensate a una delle votazioni. È stato facile per voi riempire la scheda di voto?» Circa la metà del pubblico annuisce, l’altra metà scuote la testa. «È normale», aggiunge «Queste tematiche sono complesse e difficili da valutare.» Eppure i risultati delle votazioni non lasciano dubbi: Negli ultimi 15 anni il popolo si è sempre espresso contro divieti generalizzati e si è dichiarato a favore di un uso controllato dell’ingegneria genetica, con l’intenzione di evitare gli abusi e di escludere possibilmente i rischi. Queste votazioni hanno spianato la strada alla normativa sull’ingegneria genetica in Svizzera. La relatrice sottolinea: «Nel vostro paniere della spesa troverete diversi prodotti ottenuti con l‘ingegneria genetica, tra cui farmaci, succhi di frutta, detersivi e magliette.» 5.1 La Costituzione federale svizzera La regolamentazione dell’ingegneria genetica in Svizzera si basa su due paragrafi della Costituzione federale. L’art. 119 disciplina la medicina riproduttiva e l’ingegneria genetica in ambito umano, l’art. 120 l’ingegneria genetica in animali, piante e microrganismi. Queste disposizioni sono state approvate dal popolo con una schiacciante maggioranza del 74 %. I due articoli tutelano dagli abusi, ma stabiliscono anche diversi divieti. È proibita per esempio qualsiasi forma di clonazione e la modifica genetica degli embrioni. Accanto ai divieti, le norme costituzionali contengono anche un mandato: incaricano la Confederazione di emanare delle disposizioni, nel rispetto della dignità dell’essere umano e di ogni creatura, per disciplinare gli interventi sul patrimonio genetico. L’obiettivo è di garantire la sicurezza dell’uomo e dell’ambiente e di proteggere la diversità genetica. Per soddisfare il mandato della Costituzione federale, negli anni novanta è stato preparato il pacchetto di leggi «Gen-Lex». Al contempo, diverse organizzazioni hanno depositato l’iniziativa per la protezione genetica, in cui chiedevano il divieto della produzione di animali transgenici, del rilascio di brevetti nel campo dell’ingegneria genetica e del rilascio di organismi geneticamente modificati (OGM). Nel 1998 l’iniziativa è stata messa al voto e respinta con una maggioranza di due terzi. Gli elettori non vogliono divieti generalizzati, bensì una chiara regolamentazione dell’ingegneria genetica, come prevista dalla Gen-Lex. 5.2 Accordi internazionali L’ingegneria genetica è applicata su scala mondiale e transnazionale. Diverse disposizioni europee e accordi internazionali sono stati recepiti anche in Svizzera. Come molti altri paesi, la Svizzera ha firmato per esempio la Convenzione per la protezione dei diritti dell’uomo e la biomedicina (Convenzione bioetica). Questo testo vieta qualsiasi forma di discriminazione di una persona in virtù del suo materiale genetico. Inoltre stabilisce che la modifica del patrimonio genetico umano è ammessa solo a scopi terapeutici e non per la procreazione di discendenti geneticamente modificati. Nel campo dell’agricoltura, il protocollo di Cartagine disciplina l’uso e l’importazione di sementi, alimenti animali e derrate alimentari geneticamente modificati. Questo importante accor- do internazionale, appoggiato dalla Svizzera, impedisce la commercializzazione transfrontaliera di organismi GM senza l’autorizzazione delle autorità statali. L’obiettivo è di ridurre al minimo gli eventuali rischi per gli esseri umani, gli animali e l’ambiente, conformemente al principio di precauzione. In generale, anche nel campo dell’ingegneria genetica, la Svizzera mira a un’armonizzazione della legislazione nazionale con quella europea e non deroga a questo principio se non per motivi imperativi. Di fronte a una tecnica applicata su scala mondiale, non ha senso seguire soluzioni isolate. Per questo motivo la Svizzera si impegna a livello europeo e internazionale per una regolamentazione severa e realistica dell’ingegneria genetica. 5.3 Leggi in campo umano La normativa relativa alle applicazioni della genetica e dell’ingegneria genetica sull’uomo nel campo della biomedicina è stata completata e concretizzata negli ultimi anni attraverso diverse leggi federali. Alcune norme sono ancora in fase di elaborazione. Analisi genetiche Il quadro giuridico per i test genetici è stato creato con la legge federale sugli esami genetici sull’essere umano. Questa legge disciplina le analisi genetiche in campo medico e i test di paternità. Nelle procedure penali si applica la legge sui profili del DNA. Nella legge sugli esami genetici si coprono tutti gli aspetti principali dei test, per esempio i diritti dei diretti interessati e l’obbligo di consulenza genetica. La qualità dei test genetici è garantita dalla sorveglianza dei laboratori da parte delle autorità. Ricerca sull’essere umano Sono ancora in fase di elaborazione la legge sulla ricerca sull’essere umano e il relativo articolo da introdurre nella Costituzione federale. La nuova legge vuole regolamentare la ricerca sull’essere umano in modo più approfondito di quello attuale, includendo gli studi sugli adulti, i bambini e i feti nonché la ricerca sul materiale umano, come campioni di sangue e dati personali. Uno degli obiettivi principali della legge sulla ricerca sull’essere umano è la tutela della dignità e della personalità dell’individuo e il rispetto della libertà di ricerca. Per autorizzare una ricerca bisogna assicurare che le persone interessate siano informate e consenzienti (consenso informato). Utilizzo di embrioni e cellule staminali La base giuridica per l’uso di embrioni all’esterno del corpo materno è stata disciplinata con la legge sulla medicina della procreazione. Questa normativa stabilisce quando è autorizzata una fecondazione in laboratorio e vieta l’uso abusivo della tecnologia genetica. Sono inoltre proibite la clonazione, la terapia della linea germinale e la fusione di genoma umano e non umano. Anche l’analisi dell’embrione con diagnosi preimpiantatoria non è ammessa dalla legge. Dopo intense discussioni, il legislatore sta considerando di abrogare in parte questo divieto. Nel 2004 due terzi dalla popolazione ha approvato la legge sulle cellule staminali, che disciplina la produzione di cellule staminali embrionali. Le cellule staminali embrionali possono essere derivate solo da embrioni prodotti tramite procreazione con assistenza medica e non possono essere utilizzate per provocare una gravidanza. Si possono derivare cellule staminali da embrioni sovrannumerari solo con il consenso della coppia e dietro approvazione delle autorità e della Commissione d’etica. Commissioni d’etica in campo umano: Considerata l’attualità dei temi di etica medica, il Consiglio federale ha istituito la Commissione nazionale d’etica in materia di medicina umana. Questa commissione segue l’evoluzione della biomedicina e si esprime dal punto di vista etico sulle questioni ad essa legate. Ha inoltre il compito di informare l’opinione pubblica e promuovere il dibattito sugli aspetti etici della materia. La commissione elabora anche raccomandazioni per la prassi medica e segnala agli ambienti politici eventuali lacune nella legislazione. La valutazione di singoli progetti di ricerca, p.e. studi su farmaci, è affidata alle commissioni d’etica cantonali. Quest’ultime verificano il rispetto delle direttive di «Good Clinical Practice». 5.4 Leggi in campo non umano La Svizzera ha varato norme molto severe sulle applicazioni di ingegneria genetica negli animali, piante e ambiente. Poiché l’ingegneria genetica in campo extraumano opera in molti settori, si è dovuto completare le leggi esistenti o introdurne delle nuove. Animali transgenici La legge sulla protezione degli animali è volta ad assicurare la tutela della dignità e del benessere degli animali. Gli esperimenti sulle cavie sono proibiti se infliggono all’animale una sofferenza sproporzionata rispetto alle informazioni sperate oppure se esistono metodi alternativi appropriati. La legge prevede un obbligo di autorizzazione per la produzione, l’allevamento e la detenzione di animali geneticamente modificati. Commissione per la sicurezza biologica CFSB: Dieci anni fa il Consiglio federale ha istituito la Commissione federale per la sicurezza biologica (CFSB), formata da esponenti di università, industria, associazioni ambientaliste e di protezione dei consumatori. Questa composizione assicura la disponibilità delle necessarie conoscenze in ingegneria genetica, ecologia e medicina nonché la rappresentanza dei diversi interessi. La CFSB collabora alla preparazione di testi di legge e ne affianca l’applicazione: p.e. l’autorizzazione per un esperimento in campo aperto con piante geneticamente modificate richiede un parere della CFSB. Commissione d’etica CENU: La Commissione federale d’etica per la biotecnologia nel settore non umano (CENU) è nata nel 1998. Il suo compito è di osservare l’evoluzione e le applicazioni dell’ingegneria genetica nelle piante, negli animali e nell’ambiente, prima di emettere un parere dal punto di vista etico. La Commissione verifica in particolare i progetti di legge e le richieste riguardanti gli organismi geneticamente modificati. Nel suo esame, la Commissione d’etica soppesa tutti gli argomenti a favore e contro, prestando particolare attenzione all’osservanza di principi come il rispetto della dignità delle creature e la protezione della biodiversità. Lo spettro delle posizioni difese all’interno della commissione è ampio e rispecchia le diverse opinioni del pubblico. 44 / 45 Agricoltura e derrate alimentari Le derrate alimentari derivanti da organismi geneticamente modificati devono essere autorizzate dalle autorità e dichiarate, ovvero chiaramente etichettate. È quanto previsto dalla legge sulle derrate alimentari e da varie ordinanze volte a garantire la tutela della salute e la protezione dagli inganni. Il criterio determinante per la concessione dell’autorizzazione è la salute delle persone e dell’ambiente. Un’autorizzazione viene rilasciata solo se sono soddisfatte tutte le disposizioni della legge sulla protezione dell’ambiente e di quella sulla protezione degli animali. Le lacune nella legislazione vengono costantemente colmate. Lo provano i lavori in materia di ordinanza sulla coesistenza. La nuova normativa disciplinerà l’esistenza parallela di colture ottenute con l’ingegneria genetica e quelle con metodi tradizionali. Gli OGM nell’ambiente Dal 2004 è in vigore la legge sull’ingegneria genetica. Il suo scopo è di proteggere l’uomo, la fauna e l’ambiente dalle applicazioni dell’ingegneria genetica. I punti cardine della legge sono la tutela della diversità biologica, la protezione della produzione agricola senza organismi geneticamente modificati e la garanzia della libertà di scelta per tutti. Fino al 2010 sarà in vigore in Svizzera una moratoria di cinque anni sulla coltivazione di OMG nell’agricoltura. Nel 2005 il popolo ha infatti approvato con il 56 % dei voti l’iniziativa «Per alimenti prodotti senza manipolazioni genetiche». Il periodo della moratoria viene impiegato per verificare le opportunità e i rischi della coltivazione di piante geneticamente modificate in Svizzera. I progetti di ricerca includono anche esperimenti in campo aperto che non sono proibiti dalla moratoria. 6 Glossario A Agrobatterio = batterio del suolo, che colpisce le piante e può trasmettere ªgeni nel ªgenoma della pianta. Aids= sigla inglese: acquired immune deficiency syndrome. Immunodeficienza acquisita, trasmessa dal ªvirus HI. Allele = una delle diverse espressioni di un ªgene. Per il gene del gruppo sanguigno esistono per esempio tre diverse espressioni, l’allele 0, quello A e quello B. Vi sono alleli ªdominanti e alleli ªrecessivi. Amminoacido = elemento costituente delle ªproteine. Esistono 20 diversi amminoacidi. Animal knock-out = topo o altra cavia, nei quali attraverso un intervento d’ingegneria genetica è stato disattivato un ªgene. Antibiotici = sostanze composte da ªmicrorganismi, capaci di distruggere o inibire la crescita di altri ªbatteri. Anticodone = tre ªbasi (p.e. GUA) collocate a un’estremità di un ªtRNA piegato. Durante la ªtraslazione l’anticodone si lega a un ªcodone corrispondente sull’ ªmRNA (nell’esempio al CAU). Anticorpi = ªproteine, che fungono da difesa del ªsistema immunitario. Anticorpi monoclonali = ªanticorpi prodotti in laboratorio. La produzione avviene in ªcellule create dalla fusione di una cellula capace di produrre anticorpi e una cellula tumorale. B Base = le basi adenina (A), guanina (G), citosina (C) e timina (T) soni gli elementi costituenti, del ªDNA. Nel ªRNA si trova l’uracile (U) al posto della timina. Batterio = ªmicrorganismo unicellulare. Bilanciamento degli interessi = metodo dell’etica volto a facilitare il processo decisionale. Vengono raccolti e soppesati tutti gli argomenti a favore e contro una questione controversa. Biobanca = raccolta di campioni biologici come sangue, tessuti tumorali o ªDNA corredati dei relativi dati sullo stato di salute e lo stile di vita del donatore del campione. Bioindicatore = sistema biologico (per lo più ªbatteri) utilizzato per individuare veleni ambientali e altre sostanze. Bioinformatica = scienza che raccoglie e interpreta i dati biologici con metodi informatici. Biologia molecolare = scienza che studia i processi molecolari in una ªcellula. Biologics, farmaci biologici = proteine ottenute con la biotecnologia o l’ ªingegneria genetica e utilizzate come farmaci. Biotecnologia = impiego di ªmicrorganismi, ªcellule ed ªenzimi geneticamente modificati o non modificati per trasformare o produrre sostanze. Brevetto = diritto di proprietà intellettuale che disciplina l’uso commerciale di un’invenzione per un determinato periodo. Le scoperte diventano di pubblico dominio. C Cancro = proliferazione cellulare maligna (tumore) risultante da divisioni incontrollate delle cellule. Catalizzatore = sostanza che accelera una reazione. Consenso informato = autorizzazione a effettuare un trattamento, che il paziente rilascia dopo essere stato informato in modo approfondito dal medico (o dalla persona responsabile dell’esperimento). Coppia di basi = per la loro struttura chimica si accoppiano le basi A e T (o U) e le basi C e G. Una coppia di basi permette p.e. la ªtrascrizione del ªDNA in ªRNA e l’appaiamento di ªcodone e ªanticodone. Cromosoma = ªDNA visibile al microscopio, contenuto nel ªnucleo di una cellula, avvolto su se stesso per formare dei bastoncini. L’essere umano ha 46 cromosomi, ossia 23 coppie di cromosomi per ogni ªcellula. D Cellula = l’unità biologica più piccola, capace di sopravvivere da sola. Elemento di base di tutti gli organismi pluricellulari (uomo, animali, piante). Diagnosi predittiva = ªtest genetici che permettono di prevedere la probabilità di contrarre una malattia. Cellula germinale = termine generico che include ovuli e spermatozoi. Le cellule germinali contengono solo 23 ªcromosomi. Diagnosi preimpiantatoria (PID) = ªtest genetici condotti in laboratorio su un ªembrione prodotto ªin vitro. Gli embrioni sani vengono successivamente impiantati nell’utero. Cellula staminale = ªcellula in grado di rinnovarsi da sola e di evolvere in diversi tipi di cellule. Cellula staminale adulta = ªcellula staminale indifferenziata del tessuto, p.e. cellula staminale del sangue. Cellula staminale embrionale = cellula indifferenziata estratta da un ªembrione di pochi giorni, che in laboratorio può evolvere in praticamente tutti i tipi di cellula del corpo. Clonazione riproduttiva = trasferimento di un ªnucleo con l’obiettivo di ottenere un bambino clonato. In Svizzera è vietata. Clonazione terapeutica = ªtrasferimento di un nucleo cellulare con l’obiettivo di ottenere ªcellule staminali embrionali identiche a quelle del donatore del nucleo e utilizzarle per riparare ªcellule difettose. Clone = organismo vivente, geneticamente identico. P.e. i ªbatteri ottenuti da divisione cellulare sono cloni. Anche i gemelli monozigoti sono cloni geneticamente identici. Codice genetico = definisce l’attribuzione dei ªcodoni del ªDNA o ªRNA ai 20 ªamminoacidi. Il codice genetico è identico in tutti gli esseri viventi. Diagnosi prenatale (PND) = indagini condotte sull’ ªembrione o sul feto durante la gravidanza. DNA = acido desossiribonucleico. Sostanza chimica di cui sono composti i ªgeni. DNA chip = ªmicroarray E Elettroforesi = la migrazione di particelle caricate elettricamente (p.e. ªDNA) in un gel in cui scorre un campo elettrico. Permette di separare i frammenti di DNA in base alla loro lunghezza. Embrione = la prima forma di sviluppo di un essere vivente, nell’uomo le prime otto settimane. In seguito si parla di feto. Enzima = ªproteina che funge da ªcatalizzatore biologico, provocando e accelerando determinati processi metabolici (processi chimici). Enzima di restrizione = ªenzima che seziona il ªDNA in determinati punti. Erbicida = ªsostanza chimica capace di distruggere determinate piante, utilizzata contro le erbe infestanti. Codone = sequenza di tre ªbasi (p.e. CGA) del ªDNA o ªRNA. Il codone contiene il codice che specifica un ªamminoacido o un segnale che marca l’inizio o la terminazione del ªgene. Ereditarietà dominante = trasmissione ereditaria di un ªallele, che prevale rispetto a un ªallele recessivo e che quindi appare come caratteristica fisica. Gli alleli dominanti si manifestano sempre nel ªfenotipo. Coesistenza = presenza contemporanea di sistemi diversi. Nell’ ªingegneria genetica verde si riferisce all’esistenza parallela di campi con piante ªgeneticamente modificate e varietà tradizionali. Ereditarietà recessiva = trasmissione ereditaria di ªalleli che appaiono come carattere solo se presenti in duplice copia, altrimenti vengono soppressi dagli ªalleli dominanti. 46 / 47 Esone = segmento codificato di un ªgene, che non viene sezionato nello ªsplicing. Evoluzione = sviluppo di tutti gli esseri viventi da forme ancestrali semplici, in base al principio della selezione naturale: grazie ai loro ªgeni e al loro comportamento, gli organismi meglio adattati all’ambiente hanno più chance di sopravvivenza e quindi anche più prole. F Farmacogenetica/genomica = scienza che si occupa delle caratteristiche ereditabili del metabolismo dei farmaci, p.e. la velocità di smaltimento di un medicinale nel fegato sotto l’effetto di ªenzimi. Farming = ªPharming Fenotipo = insieme delle caratteristiche esteriori di un organismo, come l’altezza, il colore degli occhi, il gruppo sanguigno, ecc. Viene determinato dal ªgenotipo e dall’ambiente. Fermentatore = un contenitore in cui si coltivano ªmicrorganismi e altre ªcellule. Fertilizzazione in vitro (Fiv) = fecondazione artificiale dell’ovulo al di fuori del corpo. Successivamente ªl’embrione viene trasferito nell’utero. Fungicida = sostanza chimica che distrugge i funghi infestanti. G Gene = frammento di ªDNA, che contiene le informazioni necessarie per produrre un ªRNA. La maggior parte degli RNA dirigono la formazione delle ªproteine. I geni sono gli elementi alla base dell’ereditarietà. Gene di resistenza = ªgene che codifica una ªproteina, che permette all’organismo di difendersi da influssi negativi esterni, p.e. parassiti, sostanze tossiche o freddo. Gene marker = ªgene che conferisce a un organismo una proprietà facilmente riconoscibile. P.e. un gene per un ªenzima che conferisce al ªbatterio la capacità di trasformare una sostanza incolore in sostanza colorata. Genetica = scienza dell’ereditarietà. Genoma = totalità delle informazioni ereditarie, cioè di tutti i ªgeni, di una ªcellula o di una specie. Genomica = scienza che decodifica e studia il ªgenoma di un organismo vivente. Genotipo = corredo genetico di un individuo. A differenza del ªfenotipo, che si riferisce solo ai caratteri fisici espressi, il genotipo viene trasmesso ai discendenti. Good Clinical Practice = norme etiche che si applicano alla conduzione di trattamenti medici e ªstudi clinici. H HIV = sigla inglese per Human Immunodeficiency Virus, ªvirus responsabile della malattia ªAids. I Impronta genetica = determinati frammenti ªdel corredo ereditario che sono caratteristici di ogni individuo. L’esame e il paragone dell’impronta genetica servono a identificare chiaramente una persona. Meiosi = divisione cellulare nella formazione di ovuli e spermatozoi. La meiosi dimezza il numero dei cromosomi nelle ªcellule. Nell’uomo, i 46 cromosomi di una cellula del corpo diventano 23 cromosomi negli ovuli e spermatozoi. Microarray = chip di DNA. Fornisce informazioni sull’attività dei ªgeni di una ªcellula attraverso l’individuazione dei ªmRNA. Microrganismi = ªbatteri, ªvirus, alghe e funghi monocellulari. Ingegneria genetica = complesso delle conoscenze, tecniche e applicazioni scaturite dalla ªtecnologia genetica. Mitosi = meccanismo nella divisione cellulare. Il ªDNA viene duplicato e trasmesso poi a entrambe le cellule figlie. Ingegneria genetica bianca = termine corrente per l’ ªingegneria genetica applicata alla produzione industriale. Monosomia = mancanza di un ªcromosoma. Al posto di una coppia di cromosomi, il ªnucleo cellulare possiede un solo cromosoma. Ingegneria genetica rossa = termine comunemente impiegato per l’ ªingegneria genetica applicata in medicina. mRNA = sigla inglese per messenger RNA. Copia a singola elica di un ªgene, che trasporta le istruzioni per sintetizzare le ªproteine. Detto anche RNA messaggero. Ingegneria genetica verde = termine corrente per l’ ªingegneria genetica applicata alla produzione vegetale e all’agricoltura. Insetticida = sostanza chimica capace di distruggere gli insetti, utilizzata contro i parassiti. Interferenza dell’RNA = meccanismo che inibisce la produzione di determinate ªproteine. Brevi frammenti di ªsiRNA si legano all’ ªmRNA e lo sopprimono. Introne = regione di un ªgene, che nel processo di ªsplicing viene separata dal ªmRNA. In vitro = voce latina per «in vetro». Processo svolto in laboratorio con l’uso di provette. In vivo = voce latina per «nel vivente». Processo svolto nell’organismo vivente. L Leucemia = ªtumore delle cellule del sangue. Libertà di scelta = la possibilità di optare tra diverse offerte, p.e. alimenti tradizionali o OGM. Ligasi = ªenzima che collega fra di loro i frammenti di ªDNA. Lipasi = ªenzima che smaltisce i grassi. M Mais/cotone Bt = ªpiante transgeniche dotate di un ªgene proveniente dal batterio del suolo Bacillus thuringiensis, che permette alle cellule vegetali di produrre un veleno ad azione insetticida. Le piante sono così protette da determinati parassiti. Malattia ereditaria = malattia causata o favorita da un difetto genetico (ªmutazione). Malattia monogenetica = ªmalattia ereditaria causata da un unico ªgene. Multifattoriale = prodotto da diversi fattori. Mutazione = trasformazione del materiale ereditario, spontanea o provocata da fattori esogeni (p.e. radiazioni, sostanze chimiche). N Nanobiotecnologia = scienza che combina i metodi della ªbiotecnologia con quelli della nanotecnologia (nell’ordine dei miliardesimi di metri). Nucleo cellulare = involucro che si trova all’interno delle cellule animali e vegetali e contiene il materiale genetico. O OGM = organismo geneticamente modificato, detto anche ªorganismo transgenico. Organismi transgenici = microrganismi, animali o piante ªgeneticamente modificati. Ormone = proteina, che funge da messaggero chimico e provoca reazioni nelle ªcellule (p.e. insulina). P PCR = sigla inglese per Polymerase Chain Reaction. Metodo di laboratorio che serve a moltiplicare i frammenti di ªDNA. Pharming = produzione di ªenzimi e farmaci in animali e piante geneticamente modificati. Detto anche farming. Plasmide = piccolo frammento di ªDNA a forma di anello presente soprattutto nei ªbatteri. Polimerasi = enzima che permette la produzione di molecole di ªDNA o ªRNA. Proteina = sostanza naturale composta da ªamminoacidi e presente in tutte le cellule. Nel corpo le proteine svolgono le più svariate funzioni. Proteoma = l’insieme di tutte le proteine di una cellula o di un tessuto. A seconda della fase di vita o dello stato fisico (malato, sano), il proteoma è composto da proteine diverse. Proteomica = scienza che studia il ªproteoma. Si occupa p.e. del concorso delle ªproteine nella nascita di una malattia. Protezione dagli inganni = impegno a una sufficiente etichettatura (dichiarazione) delle derrate alimentari e di altri prodotti, affinché i consumatori possano acquistare secondo i loro principi. R Resistenza = capacità di un organismo di difendersi da influssi esterni negativi, p.e. siccità, parassiti o malattie. Ribosoma = la «fabbrica» delle proteine. Complesso composto da ªrRNA e ªproteine che con l’aiuto di un ªmRNA come modello controlla la produzione di proteine dagli ªamminoacidi. Ricombinazione = in ªingegneria genetica la combinazione di frammenti di ªDNA, provenienti anche da organismi diversi. RNA = acido ribonucleico. Vedi ªmRNA, ªrRNA, ªtRNA, ªsiRNA. rRNA = RNA ribosomiale, componente dei ªribosomi. S Sars = sigla inglese per «severe acute respiratory syndrome». Malattia provocata da un ªvirus, che si è manifestata per la prima volta nel 2002. Il virus proviene probabilmente da un agente che in passato colpiva solo gli animali. Screening = la ricerca di determinate ªmutazioni o varianti genetiche in un grosso numero di campioni di tessuto o in un gruppo della popolazione. Sequenziazione = metodo destinato a decodificare la sequenza delle ªbasi di un ªgene o dell’intero ªgenoma. siRNA = sigla inglese per small interfering RNA. Brevi frammenti di ªRNA che si legano al ªmRNA e regolano l’attività dei geni attraverso il meccanismo dell’ ªinterferenza dell’RNA. Sistema immunitario = sistema in grado di difendere l’organismo da sostanze e organismi estranei, come pollini, ªbatteri o ªvirus. Sperimentazione in campo aperto = trasferimento degli organismi geneticamente modificati (ªOGM) dai laboratori di ricerca chiusi al campo aperto, ovvero all’ambiente. Splicing = sezionamento di determinate sequenze dall’ ªmRNA dopo laªtrascrizione. Studio clinico = esame scientifico di un (nuovo) trattamento medico in condizioni controllate. T Tecnologia genetica = scienza che si occupa dello studio, dell’isolamento e della ricombinazione del materiale ereditario (ªDNA). Terapia genica = trattamento di una ªmalattia (ereditaria) attraverso l’inserzione di un ªgene nelle ªcellule. Si distingue tra ªterapia genica germinale e ªterapia genica somatica. Terapia genica germinale = intervento di ªingegneria genetica negli ovuli e negli spermatozoi. In Svizzera è vietata. Terapia genica somatica = trasferimento dei geni in cellule del corpo (escluse le ªcellule germinali) per il trattamento di ªmalattie ereditarie e altre. Test genetico = esame del ªDNA volto a ottenere informazioni su diversi aspetti di un individuo, p.e. cause di malattia o legame di parentela. Transfer di geni = trasferimento di ªgeni in cellule riceventi. Transgenico = ªgeneticamente modificato. Trascrittoma = l’insieme delle ªmolecole di RNA presenti in una ªcellula in un determinato momento. Trascrittomica = studio delle ªmolecole di RNA. Per esempio si analizza in quale momento e in quali ªcellule sono attivi determinati ªgeni, cioè quando è presente il loro ªmRNA. Trascrizione = replicazione del ªDNA in ªRNA. Consiste nel processo di lettura, fondato sul principio delle ªcoppie di basi, delle sequenze a doppia elica del ªDNA in sequenze a singola elica di ªRNA. Trasferimento del nucleo = fusione del ªnucleo di una cellula con un ªovulo privato di nucleo, per generare un ªclone geneticamente identico al donatore del nucleo. Traslazione = trasferimento della ªsequenza di basi dell’ ªmRNA nella ªcatena di amminoacidi della ªproteina. Questo processo si svolge nei ªribosomi. Trisomia = presenza di un ªcromosoma in eccesso. Nella maggior parte dei casi l’individuo ha tre cromosomi 21 (invece di due). Ciò provoca la sindrome di Down. Le persone colpite da tale malattia presentano un handicap mentale e in parte anche fisico. tRNA = RNA transfer o RNA di trasporto. ªRNA legato a uno dei 20 diversi ªamminoacidi, che con il suo ªanticodone si lega a un ªcodone dell’ ªmRNA e garantisce così il corretto inserimento dell’amminoacido corrispondente nella ªproteina così creata. V Varietà ibride = varietà di colture (p.e. frumento) che sono nate dall’incrocio di due organismi geneticamente diversi. Grazie alla moltiplicazione del ªcorredo cromosomico si ottiene una maggiore resa. Virus = particella minuscola (ªmicrorganismo) formata da ªproteine e ªDNA o ªRNA, capace di moltiplicarsi solo con l’aiuto di ªcellule vive. Frequente agente patogeno. Editore: Fondazione Gen Suisse, Berna Concetto e testo: Sibylle Ackermann, Kurt Bodenmüller, Daniela Stebler, segreteria Gen Suisse Fotografie: Carmela Odoni, Berna. Eccetto p. 21 © Prof. Reinhard Seger, Kinderspital Zürich, p. 26 © Dott. Lev Levkov, Karolinska Institute, Stoccolma. Composizione e illustrazione: Burson-Marsteller, Berna Stampa: Stämpfli Pubblicazioni SA, Berna 4a edizione: 63 000 esemplari in italiano, tedesco e francese. © Gen Suisse, Berna 2008 Ringraziamenti: ringraziamo i seguenti istituti che ci hanno cortesemente permesso di fare il servizio fotografico: Institut de biologie végétale de l’Université de Fribourg, Institut de biochemie de l’Université de Fribourg, Ambulatorio Dott. Beat Herrmann, Berna, Bioengineering AG, Wald ZH. Ringraziamo inoltre tutti i protagonisti per il loro ruolo di studenti, pazienti, liceali, medici, ecc. «Il dialogo è il nostro obiettivo.» Fondazione Gen Suisse Casella postale, CH-3000 Berna 14 Tel.: +41 (0)31 356 73 84 Fax: +41 (0)31 356 73 01 [email protected] www.gensuisse.ch