ASL Città di Milano Dipartimento di Prevenzione Pronti e via: come viaggiare sicuri Giugno 2002 Azienda Ospedaliera L. Sacco Istituto Malattie Infettive e Tropicali Università di Milano Presentazione Questo fascicolo è parte di una iniziativa congiunta tra la ASL Città di Milano, l’Azienda Ospedaliera L. Sacco e l’Istituto di Malattie Infettive e Tropicali dell’Università di Milano che hanno ritenuto utile unire le specifiche competenze per poter mettere a disposizione del cittadino le migliori opportunità per informarsi, diagnosticare e curare tempestivamente eventuali infezioni tropicali. Testo a cura di: Arianna Amici, Laura Galimberti, Laura Lanfredini, Manuela Piazza, Laura Ravasio, Sara Santambrogio L’opuscolo che viene offerto vuole rappresentare una utile guida. Vi consigliamo di leggerlo attentamente: ne vale la pena perché, abitualmente, bastano poche e semplici attenzioni per godersi il viaggio in buona salute e tornare indenni in città. Hanno collaborato: Valentina Bettamio, Anna Silvestri Francesca Agnes Se poi avete dubbi o domande prima di partire o problemi al rientro, rivolgetevi direttamente agli indirizzi riportati nell’ultima pagina. Il Direttore Generale ASL Città di Milano Dr. A. Mobilia Il Direttore Generale Az. Osp. L. Sacco Milano Dr. C. Pampari Il Direttore Istituto Malattie Infettive Tropicali Università di Milano Prof. M. Moroni Realizzazione grafica a cura di: ASV Danila Cecile Introduzione pag. 1 Norme generali di comportamento pag. 2 Malattie a trasmissione fecale-orale Diarrea del viaggiatore Epatite A Febbre tifoide Colera Epatite E Norme di comportamento pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. Malaria pag. 22 pag. 26 Profilassi antimalarica comportamentale 10 10 13 15 17 19 20 Malattie trasmesse attraverso i rapporti sessuali pag. 28 Vaccinazioni internazionali Difterite Tetano Epatite A Epatite B Rabbia Febbre gialla Meningite Meningococcica pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. Consigli in breve per il viaggio pag. 44 Indirizzi utili pag. 47 30 30 32 33 34 36 39 42 State per affrontare un viaggio in un Paese tropicale o subtropicale, per turismo o per motivi professionali. Siete in possesso dei biglietti aerei, avete pianificato l’itinerario, avete stabilito a grandi linee cosa metterete in valigia: abiti, qualche libro, creme solari. Ma cosa sapete del paese che state per visitare? Certamente avete con voi anche una guida turistica con favolose fotografie di luoghi suggestivi, ma siete sicuri di sapere tutto su come avere cura della vostra salute anche in luoghi così diversi dai nostri? Questo opuscolo intende illustrare brevemente i principali problemi di carattere sanitario del viaggiatore internazionale e fornire un vademecum sui più utili comportamenti da seguire prima, durante e dopo il viaggio. Per i viaggiatori internazionali, soprattutto per coloro che hanno scelto i tropici come loro meta, informarsi bene e seguire norme comportamentali utili a ridurre il rischio di contrarre infezioni è importante quanto le vaccinazioni e la profilassi con i farmaci (chemioprofilassi). Innanzitutto va ricordato che lo stress da viaggio, la brusca modificazione delle condizioni climatiche, degli usi e delle abitudini alimentari richiedono un certo adattamento. E’ buona regola evitare di mangiare eccessivamente; nei climi caldi gli effetti del cibo e soprattutto dell’alcol si fanno sentire maggiormente. Nei primi giorni dopo l’arrivo in un paese a clima caldo è consigliabile non esporsi a lungo ai raggi solari per evitare colpi di sole (che si manifestano con cute fredda, pallida, umida, senso di svenimento e calo di pressione) e colpi di calore (mal di testa, cute secca, calda, arrossata, febbre elevata). In questi casi è opportuno il riposo in ambiente fresco e ventilato e l’applicazione di impacchi freddi. E’ comunque consigliato rivolgersi al medico appena possibile. L’esposizione al sole durante il soggiorno deve essere evitata soprattutto se si stanno assumendo farmaci, in particolare gli antibiotici (es. doxiciclina e ciprofloxacina), al fine di evitare reazioni indesiderate a livello cutaneo. L’esposizione al sole, come è noto, può indurre la comparsa di eritemi solari, orticarie, dermatiti o favorire malattie più gravi come i tumori della cute; è, quindi, essenziale utilizzare sempre creme ad alta protezione. E’ importante mantenere un’accurata igiene della pelle soprattutto in caso di sudorazione abbondante, curando la pulizia personale e lavandosi frequentemente. In particolare ricordate di lavare sempre accuratamente le mani prima di mangiare e dopo esservi recati in bagno, in modo da ridurre il rischio di acquisire malattie a trasmissione fecale- orale. E’ bene evitare l’uso di deodoranti o profumi che possono provocare reazioni fototossiche (ovvero problemi alla pelle dopo esposizione al sole), ma soprattutto attirare gli insetti. Gli insetti sono una delle più comuni fonti d’infezione; è importante quindi mettere in atto tutte le misure comportamentali volte ad evitare le punture di insetto (v. “profilassi antimalarica comportamentale“) Le persone che ricordano di aver avuto reazioni allergiche in seguito a punture di insetto (api, vespe...) devono porre particolare attenzione alle misure preventive e munirsi dei farmaci usati abitualmente. In caso di ferite o lesioni cutanee, anche piccole, lavate abbondantemente con acqua e sapone la zona interessata e disinfettatela accuratamente. E’ buona norma non camminare mai a piedi nudi o con i soli sandali ed usare invece sempre calzature chiuse. Evitate, se possibile, contatti con animali, che possono anche trasmettere gravi malattie, come ad esempio la rabbia. Se malauguratamente doveste essere morsi da un animale, recatevi subito presso la struttura sanitaria più vicina. Il morso di animale (cane, gatto, scimmia), infatti, può comportare non solo la trasmissione di malattie rare o “esotiche”, ma più frequentemente infezioni comuni causate da batteri presenti nella saliva dell’animale stesso e che necessitano di un’adeguata terapia antibiotica. Piante, bacche, radici e funghi possono essere pericolosi: prima di toccarli (o mangiarli), raccogliete corrette informazioni e fidatevi solo di veri esperti! Anche gli specchi d’acqua possono celare insidie. In alcuni possono essere presenti molluschi, animali e pesci velenosi o carnivori, evitate quindi di fare il bagno da soli e di andare al largo se non conoscete il posto. In alcuni Paesi Africani e in alcune regioni dell’Estremo Oriente esiste una malattia denominata schistosomiasi. Si trasmette tramite il contatto con larve invisibili che vivono nelle acque dolci. Si tratta di una malattia cronica, che può evolvere anche in modo severo. Non lasciatevi, pertanto, ingannare dalla suggestione del paesaggio e dalle acque apparentemente incontaminate: immergersi in acque dolci può, in realtà, essere molto pericoloso! Cave e grotte abitate da pipistrelli possono essere fonte di malattie acquisite per via inalatoria (ad esempio l’istoplasmosi); esse si manifestano con febbre elevata, tosse, difficoltà a respirare. Questi sintomi compaiono dopo pochi giorni oppure qualche settimana dopo aver soggiornato in tali ambienti. Le feci dei pipistrelli contengono, infatti, microrganismi che, saturando l’aria contenuta nelle grotte, possono essere inalati e causare problemi di tipo respiratorio. Oltre alle malattie cosiddette tropicali, esistono altre situazioni potenzialmente a rischio; una delle cause principali di problemi sanitari all’estero è rappresentata dagli incidenti stradali. In molte aree del mondo, infatti, le strade non sono asfaltate e le vetture sono scarsamente controllate: viaggiare in macchina può rappresentare, pertanto, un vero e proprio rischio. Evitate di guidare nelle ore notturne, soprattutto fuori città e su strade poco frequentate: per un banale guasto al motore si potrebbe attendere un soccorso per ore. Prima di intraprendere un viaggio in macchi na controllate attentamente le condizioni dell’assicurazione; informatevi sulle norme di circolazione, che potrebbero essere diverse da quelle in vigore in Italia e sulla possibilità di approvvigionamento di carburante. Se assumete regolarmente medicine a causa di una malattia di cui siete affetti (per esempio ipertensione arteriosa, epilessia, malattie reumatologiche, malattie dello stomaco, malattie cardiologiche, infezione da HIV) informate sempre il vostro medico prima di partire. E’, infatti, importante che proseguiate l’assunzione della vostra abituale terapia anche durante il soggiorno all’estero e soprattutto che, prima di partire, vengano escluse potenziali e pericolose incompatibilità con le misure di profilassi (vaccinazioni o farmaci) relative al viaggio. Le donne che assumono contraccettivi orali possono avere problemi di adattamento al nuovo fuso orario. Un utile espediente per non sbagliare può consistere nell’utilizzare due orologi riservandone uno per l’assunzione della pillola, oppure adottare gradualmente l’ora locale modificando di non più di sessanta minuti al giorno il momento dell’assunzione. Le modificazioni climatiche possono comportare alterazioni del ciclo mestruale, caratterizzate per lo più dalla mancanza del ciclo (amenorrea); non c’è una cura specifica e il ciclo si regolarizzerà entro qualche settimana dopo il rientro. La gravidanza di per sé non è una controindicazione assoluta per intraprendere un viaggio in aree tropicali. Tuttavia tale stato rende la donna più esposta al rischio di contrarre patologie pericolose per se stessa e per il bambino. La donna in gravidanza deve quindi valutare la reale necessità di intraprendere un viaggio in aree tropicali. E’ importante, comunque, che il medico curante o lo specialista siano informati della gravidanza, in quanto alcune chemioprofilassi e vaccinazioni abitualmente raccomandate sono controindicate in gravidanza. In funzione della meta, della tipologia del viaggio e della sua durata, è consigliabile portare con sé una piccola farmacia da viaggio: kit da pronto soccorso (disinfettante, bende, cerotti, forbici, cotone, termometro) repellenti contro zanzare ed altri insetti creme solari ad alta protezione disinfettanti per acqua (ad esempio euclorina) farmaci antipiretici (ad esempio il paracetamolo) pomate per le punture di insetto antidolorifici (quelli da voi normalmente utilizzati) i farmaci abituali se soffrite di malattie croniche qualche siringa di plastica in confezione (presidio non facilmente reperibile) antidiarroici sterile Che cosa fare? Sono le infezioni che più frequentemente colpiscono i viaggiatori: sono provocate dall’ingestione di cibo o bevande contaminate da agenti infettivi (virus, batteri, parassiti) e generalmente si manifestano con sintomi a carico dell’apparato digerente (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea, flatulenza). Che cos’é? La diarrea del viaggiatore (vendetta di Montezuma, maledizione del faraone...) rappresenta in assoluto il problema sanitario più frequente per il turista. Sebbene sia causata da microrganismi diversi (virus, batteri, protozoi, vermi), clinicamente i sintomi sono simili: l’infezione si presenta con un esordio acuto, caratterizzato dalla comparsa improvvisa di scariche più o meno numerose e variamente associate ad altri sintomi quali nausea, vomito, dolori addominali, febbre. Nella maggior parte dei casi i disturbi si risolvono in qualche giorno senza l’utilizzo di medicinali. In teoria, quindi, non vi è stretta indicazione medica all’assunzione di farmaci. Due o tre giorni di malessere possono tuttavia creare disagi, soprattutto se il soggiorno prevede continui spostamenti e non garantisce la disponibilità di servizi igienici. In questi casi è utile assumere un antidiarroico, secondo modalità che il medico vi illustrerà prima della partenza. I farmaci antidiarroici bloccano momentaneamente le scariche, ma non risolvono l’infezione: vanno utilizzati pertanto solo se strettamente necessario. E’ invece opportuno ricorrere all’intervento di un medico in gravidanza, in età pediatrica, in presenza di febbre elevata, sangue nelle feci, o qualora la sintomatologia non si risolvesse in pochi giorni: in questi casi l’uso di antidiarroici è controindicato e può essere invece necessaria l’assunzione di un antibiotico a scopo terapeutico. L’assunzione di antibiotici per prevenire la diarrea, benché spesso efficace, non é consigliabile nella maggior parte dei casi per varie ragioni: • gli antibiotici non sono efficaci contro tutti gli agenti microbici che causano diarrea del viaggiatore (es. virus e protozoi) • il rischio di effetti collaterali legato alla profilassi antibiotica supera il potenziale beneficio • l’ampio utilizzo di antibiotici può causare infezioni da germi resistenti agli antibiotici stessi e quindi difficilmente curabili. L’assunzione preventiva di antibiotici è consigliata solo per chi assume regolarmente farmaci che riducono l’acidità dello stomaco (ranitidina, omeprazolo) o altri farmaci per malattie croniche (per esempio l’epilessia) o per viaggi di lavoro di breve durata (2-4 giorni). Questa pratica va comunque sempre discussa con il vostro medico prima della partenza. Al fine di reintegrare le perdite idro-saline dovute alla diarrea, è fondamentale introdurre molti liquidi (acqua imbottigliata o bollita, succhi di frutta, tè) finchè non scompare il sintomo della sete. E’ possibile preparare una buona soluzione reidratante mescolando 6 cucchiaini da caffè di zucchero, 1 di sale da cucina, 1 di bicarbonato (se possibile) e il succo di 2 arance o di 1 pompelmo, in 1 litro di acqua. In caso di diarrea è meglio preferire bevande non gassate per evitare la distensione intestinale, cibi liquidi e facilmente digeribili per non sovraccaricare l’intestino e cibi salati per trattenere maggiormente l’acqua. Solo dopo qualche giorno è consigliabile reintrodurre cibi solidi preferendo quelli ad elevato potere adsorbente (pane, riso, patate). Che cos’é? E’ una malattia acuta del fegato, causata da un virus (HAV) diffuso in tutto il mondo, soprattutto nelle aree tropicali e subtropicali. L’infezione si trasmette per via fecale-orale, cioè attraverso l’ingestione di acqua o cibo (soprattutto frutti di mare crudi o poco cotti) contaminato da materiale fecale contenente il virus. La malattia si manifesta dopo alcune settimane dal contagio con un quadro clinico variabile: possono essere presenti malessere, stanchezza, diarrea, vomito, febbre e, segno più tipico, ittero (colorazione giallastra degli occhi e della pelle) associato a feci chiare e urine scure. Rischio da moderato ad alto Che cosa fare? Sebbene l’epatite da virus A guarisca senza conseguenze nella maggior parte dei casi, in alcuni soggetti, soprattutto adulti, è possibile un’evoluzione grave. Il metodo più efficace per prevenire la malattia è la vaccinazione ed è consigliata a tutti i viaggiatori non immuni che si recano in aree endemiche. Sono disponibili diversi vaccini, efficaci e ben tollerati, da somministrarsi per via intramuscolare. La prima dose induce un’elevata risposta anticorpale entro 3 settimane (circa nel 90% dei soggetti) e un’immunità che dura 1 anno; la seconda dose, da effettuarsi dopo 6-12 mesi, è necessaria per conferire un’immunità più duratura (oltre 10 anni). Il vaccino anti–epatite A è oggi disponibile anche in associazione con il vaccino contro l’epatite B (vd. epatite B). Esiste anche il vaccino pediatrico per i bambini di età compresa fra i 5 mesi e i 10 anni. Questi vaccini, che garantiscono un’elevata sicurezza, possono essere somministrati contemporaneamente ad altri. Che cos’è? Si tratta di un’infezione causata da un batterio appartenente al genere Salmonella, che si trasmette per via fecale-orale. L’infezione è endemica nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nel sub-continente indiano, nel Nord Africa e in Africa Occidentale. La sintomatologia è severa, caratterizzata da febbre elevata e marcata prostrazione. Contrariamente alle altre infezioni a trasmissione fecale-orale, la diarrea non è un sintomo frequente. Che cosa fare? La vaccinazione antitifica è consigliata ai viaggiatori che prevedono di soggiornare in zone endemiche (Asia, Africa, America Latina) ma soprattutto dove le condizioni igieniche sono scarse, in caso di viaggi al di fuori delle usuali mete turistiche e di soggiorni prolungati. Sono attualmente disponibili due tipi di vaccino: il primo è iniettabile, attivo verso la sola Salmonella typhi ; il secondo è orale, attivo oltre che verso la Salmonella typhi anche contro le Salmonelle del paratifo A e B. Il vaccino iniettabile è efficace dopo una sola somministrazione e protegge per oltre 3 anni nell’80-90% dei casi; questo è utilizzato per lo più in soggetti con difese immunitarie ridotte o affetti da particolari patologie croniche. Il vaccino orale prevede l’assunzione di 3 capsule o bustine a digiuno a giorni alterni. L’immunità si ottiene dopo circa 10-14 giorni e dura 3 anni. La risposta anticorpale è difficilmente valutabile in quanto dipende da meccanismi locali e generalmente si ottiene nel 60-70% dei casi. Questo vaccino è sicuro, praticamente privo di effetti collaterali e ha un’ottima tollerabilità. Per queste caratteristiche e per il suo più ampio spettro d’azione, è preferibile, ove possibile, al primo. Si ricorda che la vaccinazione, pur proteggendo dalla malattia specifica, non può far trascurare le normali precauzioni igieniche da adottare nei confronti di tutti i cibi, in quanto le patologie trasmesse con gli alimenti sono molto numerose. La vaccinazione antitifica deve essere terminata almeno una settimana prima della somministrazione della profilassi antimalarica in quanto l’una potrebbe ridurre l’efficacia dell’altra. Che cos’è? E’ una malattia infettiva acuta a trasmissione fecale - orale, altamente contagiosa, provocata da una tossina prodotta da un batterio chiamato Vibrio cholerae. L’infezione viene acquisita mangiando cibi (soprattutto pesci o crostacei crudi, verdura poco cotta) o bevendo acqua contaminata da feci eliminate da soggetti ammalati. L’India e le regioni asiatiche in generale sono le aree a maggior rischio di contrarre il colera, benché la malattia sia presente in tutte le regioni a clima caldo-umido. I sintomi si manifestano improvvisamente con diarrea acquosa ma senza dolori addominali; le perdite di liquidi sono tali da poter causare una importante e grave disidratazione. I viaggiatori internazionali presentano generalmente un basso rischio di contrarre questa infezione già solo rispettando le più elementari norme igieniche. Che cosa fare? La vaccinazione intramuscolare attualmente disponibile offre una protezione molto bassa (solo nel 40-50% dei casi) ed esiste la possibilità che il soggetto vaccinato rimanga portatore sano di vibrione colerico. I nuovi vaccini orali messi in commercio in Europa hanno invece un tasso di protezione di circa il 70% dall’ottavo giorno e fino a 6 mesi dopo la vaccinazione. Il vaccino non è solitamente indicato nel viaggiatore internazionale, se non in situazioni particolari (missionari, soggetti diretti in zone epidemiche). Che cos’è? Si tratta di una malattia acuta del fegato causata da un virus (HEV), scoperto recentemente (1990). Questa malattia è diffusa nelle regioni a clima caldo-umido e fra popolazioni di basso livello socio-economico nei Paesi del Sud-Est Asiatico, in India e in Nepal. Le modalità di trasmissione sono sovrapponibili a quelle dell’epatite A. Come nelle altre infezioni del fegato, si manifesta con malessere, stanchezza, diarrea, vomito, febbre, colorazione giallastra della pelle e degli occhi associata a feci chiare e urine scure. L’epatite E guarisce senza conseguenze nella maggior parte dei casi. Tuttavia, può evolvere in modo molto grave nella donna in gravidanza, in cui la mortalità raggiunge il 25%. Che cosa fare? Non esiste a tutt’oggi un vaccino disponibile e, date le modalità di trasmissione, seguire le corrette norme comportamentali igienicosanitarie costituisce il più importante mezzo di prevenzione. La migliore prevenzione consiste nel prestare attenzione a quello che si mangia ricordando che non tutto il cibo appetibile è sicuro. Pertanto non sempre conviene mangiare quando, dove e tutto ciò che si vorrebbe. La prevenzione di tutte le infezioni a trasmissione fecaleorale si basa su alcune regole fondamentali che è bene osservare: Consumare tutti gli alimenti a base di pesce, carne, crostacei, selvaggina solo se ben cotti e di recente cottura e quindi ancora caldi : (il cibo cotto e tenuto a temperatura ambiente per più di quattro-cinque ore costituisce uno dei più importanti veicoli di infezione). Fare attenzione ai cibi contenenti uova, soprattutto se poco cotte, quali la maionese, le salse, alcuni dessert. Non consumare gelati non confezionati. Evitare di consumare la verdura cruda e la frutta che non può essere sbucciata. Consumare solo acqua o altre bevande (vino, birra, caffè, the) contenute in bottiglie sigillate, oppure bollire l’acqua da bere per almeno tre minuti; qualora ciò non fosse possibile, è opportuno disinfettarla con compresse iodate o filtrarla con filtri appositi. Evitare il ghiaccio aggiunto alle bevande. Evitare il latte e i latticini, se non si é certi che siano stati preparati igienicamente ovvero che siano stati pastorizzati e refrigerati in maniera adeguata. Non consumare cibo venduto per strada. Utilizzare acqua imbottigliata per la pulizia dei e per assumere i medicinali. denti Durante un attacco di diarrea evitare di preparare cibi o bevande per altre persone. Che cosa fare? Che cos’è? E’ un’infezione parassitaria causata da microrganismi detti plasmodi, trasmessi da zanzare del genere Anopheles, che pungono preferibilmente di notte, al crepuscolo e all’alba. La sintomatologia inizia dopo un periodo di incubazione variabile (da 7 a più di 28 giorni dalla puntura infettante) e consiste in febbre elevata, brividi e sudorazione, accompagnati da sintomi aspecifici come stanchezza, cefalea, nausea, vomito. La malaria è presente in una vasta area del globo terrestre, che comprende gran parte dei territori della fascia tropicale e subtropicale, l’Africa subsahariana in particolare (vedi figura). Si stima che al mondo vi siano ogni anno 300-500 milioni di casi di malattia con circa 3 milioni di morti. Oltre ad essere uno dei principali problemi sanitari nei Paesi in via di sviluppo la malaria rappresenta un’importante patologia da importazione per il viaggiatore internazionale. In Lombardia, in particolare, si è assistito ad un notevole incremento (superiore al 100%) dei casi di malaria di importazione a partire dall’inizio degli anni ‘90. Esistono quattro tipi di plasmodi che possono provocare la malaria, più o meno pericolosi e differentemente distribuiti nelle diverse regioni del mondo (v. figura). A A A B C C C C B A Alto rischio Medio rischio No rischio L’area A corrisponde a quelle zone dove la malaria “perniciosa”, ovvero la forma maligna e mortale se non rapidamente curata, è assente, oppure il plasmodio che la determina è sensibile a tutti i farmaci antimalarici. L’area B include le zone dove la malaria è più diffusa e il plasmodio presenta una discreta resistenza alla clorochina. L’area C corrisponde alle zone in cui la resistenza del plasmodio ai farmaci antimalarici è molto elevata. Il rischio di contrarre la malattia varia quindi da paese a paese, a seconda del periodo dell’anno, dell’altitudine, della zona visitata (rurale o urbana). La prima norma che un viaggiatore deve rispettare è quella di proteggersi adeguatamente ed efficacemente dalle punture delle zanzare (vedi “profilassi antimalarica comportamentale”). Per prevenire l’insorgenza della malattia è necessario associare alle norme comportamentali l’assunzione di farmaci antimalarici. La profilassi farmacologica deve essere iniziata una settimana prima della partenza e proseguita per tutta la durata del soggiorno, sino a 4 settimane dopo il rientro. La posologia varia a seconda del tipo di farmaco assunto. I farmaci utilizzati sono: clorochina, proguanil, meflochina e doxiciclina. Tutti hanno precise indicazioni, controindicazioni ed effetti collaterali: è importante, pertanto, non autoprescriversi questi farmaci ma ricorrere sempre al consiglio di specialisti. L’assunzione regolare e corretta della profilassi consigliata riduce di molto (sino al 90%) il rischio di contrarre la malattia; va comunque ricordato che nessun farmaco, anche se assunto nei tempi e alle dosi corrette, garantisce una protezione del 100%; qualora si contragga l’infezione nonostante la chemioprofilassi, i sintomi possono però essere più sfumati. Esistono categorie di soggetti in cui l’infezione potrebbe decorrere in modo particolarmente grave: bambini piccoli e donne gravide in cui si ha rischio di aborto e parto prematuro. A causa della gravità della malaria e del rischio di una sua rapida evoluzione infausta se non viene prontamente riconosciuta e trattata, è importante ricorrere in tempi brevi ad una struttura sanitaria competente in caso di febbre al ritorno da un soggiorno in aree endemiche. Le zanzare che trasmettono la malaria hanno un volo silenzioso e pungono preferibilmente tra il tramonto e l’alba; la loro puntura non provoca né dolore né prurito. E’ possibile proteggersi adeguatamente ed efficacemente dalle punture di zanzara e quindi evitare l’infezione da plasmodio, attuando le seguenti linee di comportamento: nelle ore serali e nelle prime ore del mattino, indossare abiti che coprano la maggior parte del corpo (pantaloni lunghi, camicie a manica lunga) e che siano sufficientemente spessi indossare abiti chiari in quanto le zanzare sono attirate dai colori scuri evitare profumi e attirano le zanzare dopobarba: tali prodotti applicare repellenti per insetti sulla cute esposta (da sconsigliarsi sotto i 2 anni, in gravidanza e durante l’allattamento), evitando le mucose e le eventuali lesioni utilizzare prodotti a base di dietiltoluamide ogni 4-8 ore tenendo conto che la sudorazione ne elimina l’efficacia ricordare che l’efficacia dei prodotti a base di estratti vegetali o essenze floreali non è sufficientemente documentata prima di coricarsi, nebulizzare nell’ambiente un insetticida a base di piretro o di permetrina, direttamente oppure utilizzando gli appositi diffusori elettrici con piastrine o le serpentine da bruciare verificare che le zanzariere alle finestre e intorno ai letti siano integre e ben posizionate; possono essere eventualmente impregnate con insetticida a base di piretro, permetrina o deltametrina. Esistono numerose malattie che possono essere trasmesse attraverso i rapporti sessuali, soprattutto con partner occasionali: infezioni erpetiche, sifilide, gonorrea, epatite B, infezione da HIV (AIDS) , condilomi …. E’ bene sapere che la maggior parte delle persone con l’infezione da HIV risiede nei Paesi tropicali, in particolare nei Paesi Africani e del Sud-Est Asiatico. L’ Organizzazione Mondiale per la Sanità stima che su un totale di circa 40 milioni di persone infettate con il virus HIV nel mondo, più di 30 milioni vivono in Africa e nel Sud-Est Asiatico. Questo significa che in alcuni Paesi l’infezione è così diffusa che una persona ogni 4-6 è sieropositiva. Avere rapporti sessuali con partner locali è quindi ad alto rischio e l’unico modo per evitare o quantomeno ridurre il rischio di infezione, consiste nell’utilizzare il preservativo sempre e nel modo adeguato, ricordando che va indossato sin dall’inizio del rapporto. E’ consigliabile acquistare i preservativi prima della partenza (non sempre è possibile acquistarli all’estero) e conservarli in modo adeguato. Prevalenza HIV negli adulti Cosa sono e come funzionano? I vaccini hanno lo scopo di rendere l’organismo “immune”, ovvero protetto dalle infezioni contro cui sono stati prodotti. Sono costituiti da microrganismi opportunamente trattati o anche solo da parti di essi, che, inoculati nell’organismo, stimolano la produzione di anticorpi che proteggano dalla malattia trasmessa da quello stesso microrganismo. Per ottenere una protezione adeguata occorre vaccinarsi in tempo utile, ovvero almeno 2-3 settimane prima della partenza: in questo modo, infatti, il nostro organismo ha il tempo necessario per produrre gli anticorpi in quantità adeguata. Che cos’è? La difterite è una malattia diffusa in tutto il mondo, causata da batteri (alcuni ceppi di Corynebacterium diphteriae) capaci di produrre una tossina.La trasmissione avviene per via aerea, inalando secrezioni nasali, faringee ed oculari eliminate da persone infette o portatori sani. La malattia è caratterizzata da febbre, mal di gola con difficoltà e dolore alla deglutizione. I viaggiatori internazionali non presentano particolari rischi di contrarre questa malattia a meno che non si rechino in zone dove vi siano situazioni epidemiche (recentemente si è registrata un’epidemia che ha colpito alcuni stati dell’ex Unione Sovietica). Che cosa fare? In Italia la vaccinazione è obbligatoria dal 1939 per tutti i nuovi nati, viene effettuata con il vaccino bivalente DT (difteritetetano) o trivalente DTP (difterite-tetano-pertosse). Per i soggetti adulti si utilizza il vaccino combinato DT per adulti, che contiene un dosaggio di anatossina difterica 10-20 volte inferiore a quello pediatrico. Per i viaggiatori che si recano in aree epidemiche è necessaria una dose di richiamo con DT se l’ultima dose è stata somministrata da più di 10 anni.Un ciclo di almeno due dosi con DT a distanza di 1 mese una dall’altra deve essere somministrato ai viaggiatori diretti verso zone di accertato rischio, nati prima dell’obbligo vaccinale o che non siano mai stati vaccinati. Che cos’è? E’ una malattia infettiva acuta, con interessamento neurologico, causata dalla tossina prodotta da Clostridium tetani, microrganismo ubiquitario presente nel suolo. L’infezione si può verificare sia attraverso ferite della cute o delle mucose, soprattutto se inquinate da terriccio o da corpi estranei, sia per traumatismi che possono passare inosservati. La malattia è caratterizzata da sintomi aspecifici quali cefalea, febbre, irrequietezza e, in fase conclamata, da spasmi muscolari localizzati o generalizzati. La mortalità è elevata. I viaggiatori internazionali non sono maggiormente esposti al rischio di contrarre la patologia rispetto alla popolazione generale; il viaggio rappresenta solo una buona occasione per aggiornare la vaccinazione. Che cosa fare? In Italia, il vaccino disponibile è costituito dalla tossina tetanica ed è sicuro ed efficace. La vaccinazione è obbligatoria per i nuovi nati ed è somministrata in associazione al tossoide difterico. La vaccinazione è raccomandata a tutti i viaggiatori indipendentemente dal paese visitato e dal periodo di permanenza, utilizzando lo stesso dosaggio sia per il bambino che per l’adulto. Dovrebbero essere sottoposti ad un richiamo tutti gli adulti che hanno un ciclo vaccinale di base completo se sono trascorsi 8-10 anni dall’ultima somministrazione. Per la descrizione della malattia vedi paragrafo “Malattie a trasmissione fecale-orale” Che cosa fare? In Italia la vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati Il vaccino è raccomandato anche per il personale sanitario ed altre categorie a rischio. Rischio da moderato ad alto Che cos’è? L’epatite B è una malattia acuta del fegato causata da un virus (HBV). E’ diffusa in tutto il mondo, ma soprattutto in Estremo Oriente, Africa e Sud America. Il virus dell’epatite B si trasmette tramite i rapporti sessuali e i contatti di sangue e quindi può essere trasmesso attraverso lo scambio di siringhe, agopuntura, tatuaggi, piercing se praticati con strumenti non accuratamente sterilizzati. I vaccini attualmente in commercio, somministrati per via intramuscolare in 3 dosi (0-1-6 mesi), sono efficaci, sicuri e forniscono una protezione in oltre il 95% dei soggetti vaccinati al termine di un ciclo vaccinale completo. La protezione inizia dopo la seconda dose e si mantiene a lungo (in soggetti normalmente immunocompetenti almeno 10 anni). Oltre i 10 anni, prima di un eventuale richiamo, è consigliabile controllare il titolo anticorpale. Questa vaccinazione non è consigliata a tutti i viaggiatori internazionali ma solamente in situazioni particolari quali, ad esempio, un soggiorno prolungato. E’ da poco disponibile un vaccino combinato antiepatite A e B che prevede un ciclo di vaccinazione a 0-1-6 mesi. L’immunità fornita dal vaccino combinato è sovrapponibile a quella derivante a seguito dell’utilizzo di vaccini monovalenti. Fortunatamente sono rari i casi di rabbia riportati in viaggiatori internazionali, tuttavia è importante ricordare che in molti Paesi la lotta contro il randagismo e la vaccinazione dei cani sono poco diffusi (per esempio in India e in Messico). Che cosa fare? Il vaccino oggi disponibile è costituito da virus inattivati, somministrato per via intramuscolare nel deltoide. Esso può essere utilizzato come profilassi pre-esposizione ma anche in caso di avvenuta esposizione (post-esposizione). Paesi dove la rabbia è presente Paesi dove la rabbia non è presente Paesi per cui mancano informazioni Che cos’è? La rabbia è una grave malattia a esito sempre fatale, causata da un virus, che viene trasmesso attraverso la saliva in seguito a morso di un animale infetto (animali sia domestici che selvatici, tra cui cani, volpi, lupi, ma anche procioni, scoiattoli, scimmie ed altri mammiferi morsicanti e alcune popolazioni di pipistrelli). La vaccinazione è utilizzata a scopo preventivo (preesposizione) solo per particolari gruppi di viaggiatori che prevedano di entrare in stretto contatto con animali (es.: veterinari, escursionisti, ciclisti) o che possano trovarsi a più di 24/48 ore di distanza da una struttura sanitaria in grado di vaccinare. In questo caso lo schema vaccinale è costituito da 3 dosi seguite da un richiamo dopo 3 anni solo in caso di persistenza del rischio. E’ buona norma, per tutti i viaggiatori, astenersi dall’accarezzare o giocare con cani randagi o animali selvatici. Qualora però si venga morsi o leccati su una ferita o su mucose da animali, si dovrà attuare un’accurata detersione della ferita con acqua e sapone al fine di rimuovere la saliva presente. E’ necessario poi recarsi, il più rapidamente possibile, al più vicino ospedale per l’eventuale trattamento antirabbico (post-esposizione), la cui opportunità sarà valutata caso per caso a seconda della specie animale in causa, dell’area geografica e delle circostanze dell’esposizione. La profilassi post-esposizione prevede 5 dosi di vaccino in 28 giorni, cominciando non appena possibile, contemporaneamente alla somministrazione di immunoglobuline specifiche in un'unica dose. Diffusione della malattia Che cos’è? La febbre gialla è una malattia virale trasmessa dalla puntura della zanzara Aedes, insetto con abitudini diurne (punge, cioé, durante il giorno). Si manifesta con febbre alta associata a una grave forma di epatite. La pelle e gli occhi possono assumere un colorito giallastro (ittero). La mortalità è elevata. L’infezione è endemica nell’ Africa sub-sahariana e in Sud America. Che cosa fare? La vaccinazione, detta anche “antiamarillica”, è l’unico mezzo efficace per prevenire questa malattia. Si effettua con un’iniezione sottocutanea e l’immunità inizia 10 giorni dopo la somministrazione, rimanendo valida per 10 anni. Essa è richiesta obbligatoriamente ai soggetti oltre l’anno di vita per l’ingresso in alcuni paesi (soprattutto nella zona dell’Africa sub-sahariana). In molti altri paesi dove la malattia non esiste è necessario il certificato di vaccinazione solo se il viaggiatore ha soggiornato o è transitato in paesi a rischio. Per tutte le aeree endemiche (parte del Sud America e del Centro Africa) è consigliata la vaccinazione indipendentemente dal fatto che questa sia obbligatoria o meno per l’ingresso nel paese. Si ricorda, infatti, che in molti paesi dove la vaccinazione non è richiesta con obbligatorietà esiste un rischio reale di contrarre la malattia. In seguito al vaccino, anche se raramente, si possono avere reazioni generali come cefalea, mialgia e febbre moderata, fra il 5° ed il 12° giorno dopo la vaccinazione. Qualora ciò si verifichi si consiglia un trattamento sintomatico. Le controindicazioni alla vaccinazione sono quelle comuni a tutti i vaccini (malattie infettive in atto, neoplasie, ecc.) ed altre più specifiche, quali una accertata allergia alle proteine dell’uovo e affezioni neurologiche evolutive. La controindicazione è estesa ai bambini sotto i 9 mesi di vita, alle donne in gravidanza ed alle persone con deficit immunitario. In tutti questi casi è peraltro vivamente sconsigliato recarsi in paesi dove la febbre gialla è presente in forma endemica. La vaccinazione può essere effettuata solo nei centri autorizzati dal Ministero della Salute ed è registrata su un libretto internazionale di vaccinazione con firma del medico vaccinatore. Qualora la vaccinazione sia richi esta come obbligatoria ma esistano delle controindicazioni mediche all’effettuazione della stessa, può essere rilasciato dalle autorità sanitarie competenti un certificato d’esonero. La malattia inizia bruscamente con febbre elevata, cefalea, vomito e rigidità del capo e del collo. E’ una malattia grave, non raramente mortale se non curata tempestivamente, che può causare danni permanenti. Che cosa fare? Che cos’è? Si tratta di una infezione diffusa in tutto il mondo particolarmente frequente nei paesi tropicali, soprattutto in Africa (la “cintura del Sahel”), in cui ogni anno si registrano numerosi casi di meningite in particolare durante la stagione secca (tra dicembre e giugno). E’ causata da un batterio, la Neisseria meningitidis (o meningococco), trasmissibile attraverso le vie respiratorie (starnuti, colpi di tosse, goccioline di saliva). Il vaccino in uso è costituito da parti del batterio e fornisce una protezione specifica. La somministrazione, effettuata per via sottocutanea, ha un periodo di validità di 3 anni. Il vaccino è sicuro, altamente immunogeno e ben tollerato. Esso può essere somministrato contemporaneamente ad altri vaccini purché vengano utilizzati siti di iniezione diversi. E’ indicato nei viaggiatori diretti in zone endemiche o in cui è in corso un’epidemia di meningite. sottoporre all’attenzione di uno specialista di un centro vaccinale l’itinerario del viaggio valutare quindi l’opportunità di vaccinazioni quali : anti-epatite A anti-epatite B anti-tifica anti-difto-tetanica anti-rabbica anti- meningococcica anti-colerica utilizzare tramonto abiti coprenti, soprattutto al effettuare cominciare una chemioprofilassi antimalarica se indicata effettuare eventuali vaccinazioni obbligatorie (febbre gialla) mantenere le finestre chiuse e utilizzare zanzariere, in particolare dal tramonto all’alba evitare frutta non sbucciata, verdura cruda, bevande non sigillate, ghiaccio evitare bagni in acqua dolce lavarsi le mani accuratamente soprattutto prima dei pasti e dopo aver utilizzato i servizi igienici. preparare la farmacia da viaggio preparare creme solari e repellenti per insetti evitare contatti con animali non sospendere la profilassi antimalarica che deve essere assunta per altre 4 settimane dopo il rientro segnalare al proprio medico eventuali malattie cutanee, malattie veneree, febbre, diarrea o dimagrimento eccessivo, che potrebbero essere messi in relazione al viaggio effettuato anche parecchi mesi prima. NB: ogni tipo di febbre che compare nell’arco di 2-3 mesi dal rientro, deve far pensare in primo luogo alla malaria. Chi manifesta un episodio febbrile deve quindi recarsi in un ospedale per praticare l’esame emoscopico (è sufficiente una goccia di sangue prelevata da un polpastrello), anche se durante il viaggio ha eseguito correttamente la profilassi antimalarica. Presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale L. Sacco è sempre presente un medico infettivologo in grado di valutare eventuali patologie contratte durante il viaggio (v. indirizzi utili). Centro di Profilassi Internazionale ASL Città di Milano Via Statuto n. 5 Tel. 02 / 8578.8140 Fax 02 / 290.076.30 Per informazioni e vaccinazioni l’accesso è libero, senza prenotazione dal Lunedì al Venerdì Le vaccinazioni sono a pagamento orari: dalle ore 8,30 dalle ore 13,30 alle ore 12.00 alle ore 15.00 Servizio di diagnosi e cura delle Malattie TropicaliOspedale L. Sacco-Università di Milano Via G.B. Grassi n. 74 Tel. O2 / 390.426.76 – 451 Fax 02 / 356.080.5 e mail: [email protected] Le visite ambulatoriali si effettuano previo appuntamento telefonico.