La ricostruzione della mammella... . . . u n a p e r p o s s i b i l i t à u n a s c e l t a personale Introduzione Questo opuscolo, frutto della nostra esperienza ormai ventennale nel trattamento del tumore della mammella, è rivolto a tutte le donne che hanno subito o devono subire un intervento chirurgico demolitivo per un tumore della mammella. Il nostro desiderio è quello di fornire delle informazioni che la donna possa leggere e su cui possa riflettere per poterne poi parlare con il proprio chirurgo. Negli ultimi anni si è assistito ad una radicale evoluzione della terapia chirurgica del tumore della mammella con una impostazione sempre più conservativa. Non sempre, però, è possibile - o è opportuno - eseguire un intervento conservativo (dimensione del tumore, sua localizzazione, dimensione della mammella, storia clinica della paziente, etc.) e, talvolta, anche la chirurgia conservativa può portare a delle alterazioni La Chirurgia Oncoplastica morfologiche importanti. Obiettivi Ecco, allora, che la chirurgia oncologica e la chi Controllo del tumore rurgia plastica, lavorando in Risultato cosmetico stretta collaborazione fra di loro, possono dare nuove opportunità nel trattamento globale del tumore della mammella. E’ proprio da questa unione che sono nate e si sono perfezionate nuove tecniche che danno al chirurgo oncologo la possibilità di garantire una sempre migliore radicalità, permettendo di rispettare l’integrità psico-fisica della persona. La decisione finale di sottoporsi ad un intervento di questo tipo dipende, però, da una scelta strettamente personale che è legata a molteplici motivi e considerazioni. E' bene che una donna sappia quali sono le reali possibilità ed i limiti della chirurgia ricostruttiva. Il grado di soddisfazione per la ricostruzione ottenuta dipende in gran parte dall'aspettativa che una paziente sviluppa nei confronti del risultato finale: quanto più questa aspettativa è adeguata al risultato realisticamente ottenibile, tanto maggiore sarà la soddisfazione che proverà. 2 La Chirurgia Oncoplastica Ogni paziente deve ricevere un approccio chirurgico appropriato tenendo in considerazione Sede del tumore Dimensioni del tumore Rapporto tumore/mammella Forma e volume delle mammelle Età della paziente Desideri e aspettative della paziente La Chirurgia Oncoplastica nella Chirurgia Demolitiva Nelle mastectomie “classiche” permette la ricostruzione di una mammella di forma e volume adeguati alla controlaterale Riduce l’estensione delle cicatrici nelle mastectomie “skin sparing” Preserva tutto il mantello cutaneo ed il complesso areola-capezzolo nelle mastectomie “nipple sparing” Utilizza le metodiche proprie della chirurgia estetica per avere accessi chirurgici tali da poter ottenere un rimodellamento ed una ricostruzione immediata, come nelle mastectomie “skin reducing” 3 Tecniche di ricostruzione dopo chirurgia conservativa Nella chirurgia conservativa si asporta solamente una porzione di ghiandola (cosiddetta quadrantectomia), lasciando intatti la restante parte di ghiandola ed il complesso areola-capezzolo. Anche in questo caso è fondamentale la collaborazione fra Chirurgo oncologo e Chirurgo plastico per eseguire un rimodellamento immediato della mammella, che risulterebbe molto rischioso, se non impossibile, dopo radioterapia. Ricostruzione della mammella dopo quadrantectomia centrale 4 Ricostruzione della mammella dopo quadrantectomia inferiore Ricostruzione della mammella dopo quadrantectomia superiore 5 Tecniche di ricostruzione dopo chirurgia demolitiva Dopo una chirurgia demolitiva attualmente sono disponibili essenzialmente due diverse metodiche: ricostruzione mediante l'uso di protesi in silicone, ricostruzione mediante l'uso di tessuto autologo (cioè prelevato da altre sedi della paziente stessa). Entrambe le metodiche hanno i loro lati positivi e negativi e le loro indicazioni elettive. Di recente si è molto discusso sulla sicurezza e sui possibili effetti collaterali legati all'uso delle protesi in silicone. Allo stato attuale, dai numerosi studi effettuati, non è emerso alcun dato che possa indicare una correlazione fra l'uso di protesi in silicone e l'insorgenza di un cancro alla mammella né di una malattia autoimmune. Ricostruzione mediante posizionamento di protesi 6 Ricostruzione mediante l’uso di espansore/protesi in silicone Questa metodica è senz'altro la più semplice e quella più frequentemente utilizzata. Si adatta specialmente a donne che abbiano un seno relativamente piccolo e con poca ptosi o nei casi in cui si decida di ritoccare la mammella controlaterale. Nei casi più semplici viene eseguita inserendo sotto i muscoli della regione mammaria una protesi in silicone definitiva di volume adeguato. Generalmente, però, la ricostruzione viene eseguita in 2 tempi: nel primo tempo si inserisce sotto il muscolo pettorale una protesi temporanea detta espansore tissutale - che viene riempita in parte con soluzione fisiologica (circa 50%) già al termine dell’intervento e poi completata nell'arco di 1-2 mesi per dilatare i tessuti in modo da ottenere una tasca cutanea soffice e naturale in cui inserire nel secondo tempo chirurgico la protesi definitiva. Sono disponibili anche delle protesi che,in pazienti molto selezionate, possono svolgere contemporaneamente la funzione di espansore e di protesi definitiva, eliminando così la necessità di un secondo intervento. Possibili complicanze legate all’intervento chirurgico: Complicanze legate all’anestesia generale Disagio, dolenzia e senso di tensione nei primi giorni dopo l’intervento con possibile rialzo termico, Sierosità prolungata dopo l’intervento (in media 6-10 giorni) Parestesie con disturbi della sensibilità della regione toracica e della superficie interna del braccio, di durata variabile, Ematomi (circa 3%) Infezione della ferita chirurgica (2-10%) Necrosi dei lembi cutanei con esposizione della protesi/espansore, più frequente in presenza di fattori di rischio come il fumo e il diabete (58%) o una pregressa radioterapia (10%) Dislocazione della protesi/espansore, più frequente in caso di contrattura capsulare marcata Contrattura capsulare peri-protesica, cioè formazione di una cicatrice retraente intorno alla protesi che la rende rigida e dolente, tanto che in alcuni casi si deve intervenire per correggerla. 7 Ricostruzione della mammella in 2 tempi con espansore e protesi Pro intervento semplice e di breve durata assenza di cicatrici aggiuntive oltre a quella della mastectomia breve ospedalizzazione Contro in genere sono necessari 2 interventi meno indicato con mammelle voluminose o con ptosi marcata non indicato in caso di sofferenza o scarsa vascolarizzazione dei tessuti cutanei presenta le complicanze legate all'uso delle protesi (sia per l'espansore che per la protesi definitiva) delle quali la più frequente è la formazione di una capsula fibrosa intorno alla protesi 8 Ricostruzione mediante l'uso di tessuto autologo Questa metodica richiede un intervento più lungo e complesso. Ricostruzione con lembo TRAM Attualmente l'intervento di elezione per questo tipo di ricostruzione è quello che utilizza un lembo di cute dall'addome che viene trasferito e modellato a ricostruire la mammella in toto: questo tessuto viene nutrito da uno dei muscoli retti dell'addome che è ruotato contemporaneamente (Lembo TRAM). Si adatta specialmente a donne che abbiano un abbondante tessuto addominale e permette di ricostruire, senza l'impiego di protesi, anche mammelle di discrete dimensioni e con ptosi abbastanza marcata. Ricostruzione della mammella con lembo mio-cutaneo di muscolo retto addominale 9 Pro la ricostruzione viene effettuata in un tempo unico (anche se spesso è necessario un piccolo ritocco successivo) permette di ricostruire anche mammelle grandi e ptosiche senza dover necessariamente ritoccare la mammella sana evita di dover ricorrere alle protesi di silicone il risultato finale è molto naturale con buona sofficità dei tessuti Contro 10 E’ un intervento lungo e di una certa importanza (può essere necessario eseguire una trasfusione di sangue) Lascia delle cicatrici aggiuntive nella sede di prelievo del lembo (come in un'addominoplastica) e sul contorno dell'isola cutanea trasferita sulla mammella Comporta il sacrificio di un muscolo retto con conseguente indebolimento della parete addominale Ospedalizzazione più prolungata Perdita parziale o totale del lembo per problemi legati alla sua vascolarizzazione Ricostruzione con lembo di muscolo gran dorsale Un’altra possibilità di ricostruzione della mammella utilizzando del tessuto autologo è data dal lembo miocutaneo di latissimo del dorso. Si adatta specialmente a donne in cui per problemi locali non si possa utilizzare il lembo TRAM; tranne in casi particolari (mammella controlaterale piccola, abbondante tessuto sottocutaneo sul dorso) necessita dell’impiego di una protesi per ottenere un volume adeguato. Ricostruzione della mammella con lembo mio-cutaneo di muscolo gran dorsale 11 Pro La ricostruzione viene effettuata in un tempo unico (anche se spesso è necessario un piccolo ritocco successivo) Permette di ricostruire anche mammelle relativamente grandi e ptosiche senza dover necessariamente ritoccare la mammella sana Contro E’ un intervento lungo e di una certa importanza Lascia delle cicatrici aggiuntive nella sede di prelievo del lembo (con perdita parziale del pilastro posteriore dell’ascella e sul contorno dell'isola cutanea trasferita sulla mammella Comporta il sacrificio di un muscolo del dorso con conseguente indebolimento della muscolatura della scapola Perdita totale del lembo per problemi legati alla sua vascolarizzazione 12 La chirurgia cosiddetta “demolitiva” si avvale oggi di numerose tecniche nuove che permettono di risparmiare cute, oppure di risparmiare anche il complesso areola-capezzolo, oppure di ricostruire immediatamente la mammella - con asportazione o meno del complesso areola-capezzolo - utilizzando l’eccesso cutaneo presente. Queste tecniche vanno utilizzate in casi accuratamente selezionati, eseguite in collaborazione fra Chirurgo oncologo e Chirurgo plastico. Mastectomia skin-sparing (con risparmio di cute) L’obiettivo di questo tipo di intervento è di conservare quasi tutto il rivestimento cutaneo della mammella riducendo così anche l’estensione delle cicatrici residue. Candidate a questa tecnica sono: pazienti trattabili con terapia conservativa per le quali non è, però, possibile eseguire la radioterapia complementare (collagenopatia in fase attiva, precedenti irradiazioni della parete toracica omolaterale, gravidanza) pazienti trattabili con terapia conservativa che per preferenza espressa richiedano un trattamento demolitivo con ricostruzione protesica per evitare il rischio di ripresa locale di malattia, nonché il trattamento radioterapico complementare che inficerebbe una possibile ricostruzione futura con impianti, pazienti ad alto rischio di sviluppo di neoplasia mammaria (mutazione germinale BRCA1 e BRCA2) e pertanto motivate a richiedere un intervento di mastectomia profilattica. Rischi specifici: necrosi dei lembi cutanei. L’incisione cutanea comprenderà il complesso areola-capezzolo, la cute soprastante neoplasie superficiali o le incisioni di pregresse biopsie. 13 Mastectomia nipple-sparing (con conservazione del complesso areola-capezzolo) L’obiettivo di questo intervento è quello di conservare l’areola ed il capezzolo, evitando un’ulteriore mutilazione estetica del seno, riducendo così l’impatto psicologico negativo, senza aumentare il rischio di recidiva locale. Indicazioni: pazienti con mammelle di dimensioni medio-piccole neoplasie fino a 2 cm di diametro distanti dal complesso areolacapezzolo non vi sia evidenza di interessamento della cute sovrastante non vi sia evidenza clinica di interessamento del capezzolo (retrazione del capezzolo, secrezione ematica) la sede del tumore non sia retroareolare, bensì distante > 1 cm dall’areola non si tratti di una recidiva locale di pregresso tumore mammario pazienti trattabili con terapia conservativa che non sono candidabili a radioterapia complementare (collagenopatia in fase attiva, precedenti irradiazioni della parete toracica omolaterale, gravidanza) pazienti trattabili con terapia conservativa che per preferenza espressa richiedano un trattamento demolitivo con ricostruzione protesica per evitare il rischio di ripresa locale di malattia, nonchè il trattamento radioterapico complementare che inficerebbe una possibile ricostruzione futura con impianti, pazienti ad alti rischio di sviluppo di neoplasia mammaria (mutazione germinale BRCA1 e BRCA2) e pertanto motivate a richiedere un intervento di mastectomia profilattica. Rischi specifici: necrosi dei lembi cutanei e/o del complesso areola-capezzolo (più frequente in caso di tabagismo e diabete) dislocazione e/o depigmentazione del complesso areola-capezzolo diminuzione della sensibilità, con perdita della funzione erettile del capezzolo. L’incisione cutanea in genere è obliqua lungo il quadrante superoesterno ma può anche essere estesa al margine peri-areolare esterno. 14 Mastectomia skin-reducing (secondo la tecnica della mastoplastica riduttiva) L’obiettivo di questo intervento è quello di permettere l’esecuzione della mastectomia e della ricostruzione immediata con protesi nel medesimo intervento. Questa metodica è indicata in mammelle di dimensioni medio-grandi con un buon grado di ptosi. Generalmente si esegue contemporaneamente anche il rimodellamento della mammella controlaterale. Oltre alle pazienti con tumori non suscettibili di terapia conservativa, sono candidate a questa tecnica anche: pazienti trattabili con terapia conservativa che non sono candidabili a radioterapia complementare (collagenopatia in fase attiva, precedenti irradiazioni della parete toracica omolaterale, gravidanza) pazienti trattabili con terapia conservativa che per preferenza espressa richiedano un trattamento demolitivo con ricostruzione protesica per evitare il rischio di ripresa locale di malattia, nonchè il trattamento radioterapico complementare che inficerebbe una possibile ricostruzione futura con impianti, pazienti ad alti rischio di sviluppo di neoplasia mammaria (mutazione germinale BRCA1 e BRCA2) e pertanto motivate a richiedere un intervento di mastectomia profilattica, controindicata nei tumori dei quadranti inferiori Rischi specifici: necrosi dei lembi cutanei (più frequente in caso di tabagismo e diabete) diminuzione della sensibilità mancato attecchimento, totale o parziale, del complesso areolacapezzolo (se conservato o innestato) L’incisione cutanea è la medesima della mastoplastica riduttiva eseguita in chirurgia estetica, con una cicatrice finale a T invertita. Se oncologicamente possibile, il complesso areola-capezzolo viene reimpiantato come innesto libero. 15 Mastectomia profilattica Consiste nell’asportazione chirurgica di una o di entrambe le mammelle nell’intento di prevenire o ridurre il rischio di insorgenza di un tumore della mammella in donne ad alto rischio per questa malattia. Dai dati riportati in letteratura appare che, in donne ad alto/medio rischio di malattia, l’insorgenza del tumore possa essere ridotta di circa il 90%, anche se non è assolutamente garantito che in un singolo caso non possa instaurarsi un tumore sul tessuto ghiandolare residuo. Molte donne scelgono di eseguire contemporaneamente anche la ricostruzione della mammella. E’ una decisione che comporta un intervento irreversibile e che, pertanto, può avere un forte impatto sulla propria vita futura. E’ fondamentale per una donna che prenda in considerazione questo tipo di intervento discutere preventivamente con il proprio medico la valutazione del rischio oncologico, le procedure chirurgiche ed i loro rischi di complicanze e le possibili alternative alla chirurgia. La mastectomia profilattica può essere eseguita in 2 diversi modi. mastectomia totale, con asportazione di tutta la ghiandola e del complesso areola-capezzolo, oppure mastectomia sottocutanea con conservazione del complesso areolare. In quest’ultimo caso, però, la quantità di tessuto mammario residuo lasciato in sede è sicuramente maggiore. La ricostruzione avviene generalmente contemporaneamente alla mastectomia ed è eseguita nella maggior parte dei casi con l’impiego di protesi in gel di silicone. In alcuni casi particolari è possibile ricorrere all’impiego di lembi di tessuto autologo. 16 Interventi “ancillari” o di completamento Lipofilling Si tratta di un intervento di chirurgia estetica che utilizza il tessuto adiposo autologo, cioè prelevato dal paziente stesso, che viene iniettato per correggere il profilo corporeo, oppure per riempire delle zone o aumentarne il volume. Il prelievo del tessuto adiposo viene effettuato mediante una sottile cannula collegata ad una siringa in modo da non traumatizzare le cellule adipose. Le aree più frequentemente utilizzate per il prelievo di tessuto adiposo sono i fianchi, l’addome, le regioni trocanteriche e l’interno ginocchia. Una volta aspirato il tessuto adiposo può essere trattato in diverse maniere, seguendo diverse scuole di pensiero internazionali: lasciato sedimentare per alcuni minuti e semplicemente privato della componente liquida, lavato con apposite sacche per eliminare ogni impurità; centrifugato e privato delle componenti liquide. Il tessuto così ottenuto viene immediatamente reimpiantato mediante delle apposite microcannule. Studi recenti hanno posto in evidenza che il tessuto adiposo è una fonte preziosa di cellule staminali nell’adulto. Lo sviluppo delle tecniche di ingegneria tessutale aprirà la strada ad un uso sempre più raffinato del lipofilling anche nella riparazione dei tessuti e nella guarigione delle ferite. Nella chirurgia mammaria questa tecnica trova primaria indicazione in pazienti con: radionecrosi e radiodermiti sofferenze vascolari dei lembi cutanei riempimento di aree atrofiche o depresse, anche cicatriziali miglioramento dei risultati estetici dopo ricostruzioni mammarie con protesi fibrosi tessutali L’intervento viene eseguito in regime di Day Surgery, generalmente in anestesia locale; solo in caso di prelievo di quantità più importanti di tessuto si esegue in sedazione con ricovero di una notte. Il tessuto innestato viene sempre in parte riassorbito entro alcuni mesi dall’infiltrazione (30% circa); il risultato è pienamente apprezzato dopo 2-3 mesi, passati i quali la quantità di grasso attecchito non si modifica nel tempo. Spesso è necessario ripetere il trattamento più volte per raggiungere l’obiettivo desiderato. 17 Mastopessi La mastopessi è un intervento chirurgico che si effettua per correggere la discesa della ghiandola mammaria, mantenendone inalterato il volume. Molto spesso, dopo un intervento di mastectomia, è difficile ricreare una nuova mammella con un grado di “discesa” (ptosi) molto accentuato e, pertanto, se la paziente lo desidera, è possibile effettuare questo intervento di simmetrizzazione in modo da ottenere forme e volumi più simili fra le due mammelle. Questo intervento comporta delle cicatrici nella mammella sana che possono variare a seconda delle tecniche utilizzate in funzione del grado di ptosi da correggere. Pro permette di ottenere un aspetto più compatto della mammella con un miglioramento del riempimento dei quadranti superiori Contro 18 possibili rischi (rari) legati a sanguinamento, infezione, perdita di sensibilità del complesso areola-capezzolo; ricomparsa della ptosi nel tempo Mastoplastica riduttiva La mastoplastica riduttiva è un intervento chirurgico che si effettua per ridurre il volume della ghiandola mammaria, correggendone contemporaneamente la ptosi. Quando, dopo un intervento di mastectomia, non è possibile ricostruire una mammella di grandi dimensioni (per scarsità di tessuto a disposizione, pregressa radioterapia o altro) o è richiesta una riduzione per eccesso di volume della mamella controlaterale, il chirurgo può proporre di eseguire questo tipo di intervento per migliorare il risultato finale globale della ricostruzione mammaria. Pro riducendo il volume e il peso della mammella si ha un notevole miglioramento posturale con diminuzione dei dolori e dei disturbi ad esso connessi Contro possibili rischi (rari) legati a sanguinamento, infezione, perdita di sensibilità del complesso areola-capezzolo, perdita totale del complesso areola-capezzolo (i rischi sono sempre maggiori nelle pazienti con problemi metabolici, ad esempio diabete, o di tabagismo) 19 Mastoplastica additiva La mastoplastica additiva è un intervento chirurgico che si effettua per aumentare il volume della ghiandola mammaria. Se, dopo un intervento di mastectomia, non è possibile ricostruire una mammella di dimensioni adeguate alla controlaterale (per svuotamento del volume mammario soprattutto nei quadranti superiori o per impossibilità a reperire una protesi così piccola da bilanciare i volumi) è possibile, se la paziente lo desidera, ricorrere a questo tipo di intervento. Pro permette di aumentare il volume mammario, correggendo anche piccoli gradi di ptosi Contro 20 possibili rischi legati a sanguinamento, infezione e patologia da protesi (i rischi sono sempre maggiori nelle pazienti con problemi metabolici, ad esempio diabete, o di tabagismo — Vedi scheda sulle protesi mammarie) Ricostruzione dell'areola e del capezzolo Questo intervento, in genere, è l'ultimo atto della ricostruzione della mammella e viene eseguito quando i tessuti utilizzati nella ricostruzione hanno raggiunto una buona stabilità. E' un intervento che prevede diverse possibilità in relazione alle metodiche impiegate per la ricostruzione della mammella, alle caratteristiche del complesso areola-capezzolo controlaterale (dimensioni, colore, spessore, proiezione del capezzolo), alla decisione di intervenire anche sulla mammella controlaterale. 1. Prelievo di una striscia sottile di areola e di una porzione di capezzolo controlaterale che vengono innestati sulla mammella ricostruita; 2. Ricostruzione del capezzolo mediante l'uso di lembi di cute della regione mammaria ricostruita e creazione della nuova areola mediante innesto di cute o tatuaggio. Queste metodiche possono poi essere integrate fra di loro per ottenere il risultato più adatto. ostruzione del capezzolo con lem trilobato Ricostruzione del capezzolo 21 Conclusioni La terapia del tumore della mammella non può limitarsi alla sola chirurgia demolitiva - per quanto molto modificata e meno mutilante in questi ultimi anni - ed alla terapia medica o radiante successive. Il trattamento deve poter offrire alla donna la possibilità di ricreare la propria identità psico-fisica. E' per ciò che in questi anni tanti sforzi sono stati dedicati anche al miglioramento delle tecniche chirurgiche di ricostruzione della mammella. La decisione ultima di sottoporsi a questo intervento spetta, però, sempre e soltanto alla paziente. Noi vi consigliamo di parlarne sempre con il vostro chirurgo oncologo e con il chirurgo plastico, anche prima dell'intervento demolitivo, in modo da poter valutare insieme le reali possibilità, le esigenze mediche e fisiche che consigliano la scelta di una metodica particolare e le prospettive di risultato ottenibili. Come in tutti gli interventi di chirurgia ricostruttiva non è possibile predire esattamente il risultato definitivo, in quanto anche l'intervento di ricostruzione può comportare certi rischi. Anche di questo vi consigliamo di discutere con il vostro chirurgo. Non è possibile ricostruire una mammella perfettamente uguale a quella asportata, ma è possibile ricreare una mammella di forma e volume adeguati a quella controlaterale. Talvolta sarà necessario ritoccare la mammella sana, in caso di ipertrofia o di ptosi marcata, per migliorare il risultato estetico finale. La ricostruzione della mammella è una proposta fatta a tutte le donne a cui viene proposta una mastectomia e alla quale possano aderire per una loro scelta personale. 22 Scheda informativa sulle protesi mammarie Opzioni di riempimento Silicone: le protesi di ultima generazione sono pre-riempite con un gel caratterizzato da una struttura che favorisce il mantenimento della forma ed è disponibile in diversi gradi di coesività. In caso di rottura minimizza il rischio di migrazione del silicone. Soluzione fisiologica: possono essere o pre-riempite o gonfiate durante l’atto chirurgico. Hanno lo svantaggio di una forma e consistenza meno stabili e naturali. Aspettativa di vita delle protesi - Come tutti i manufatti, anche le protesi mammarie hanno una durata limitata nel tempo e quindi potrebbero dover essere rimosse o sostituite nel tempo. Il ciclo di vita previsto è compreso fra i 10 e i 20 anni, con una media di 15, ed è in funzione di molteplici fattori fra cui abitudini di vita, traumi, contrattura capsulare periprotesica. Complicanze locali: Rottura delle protesi: è identificabile con la perdita di integrità del “guscio” esterno della protesi. Grazie alla coesività del gel in esso contenuto è minimizzato il rischio di migrazione. In ogni caso è raccomandata una revisione chirurgica. Gel bleeding: le protesi attuali hanno un effetto barriera atto a minimizzare la fisiologica essudazione del silicone verso l’esterno. Contrattura capsulare - Quando un qualsiasi corpo estraneo, come una protesi, viene inserito nel corpo umano, il sistema immunitario reagisce formando un tessuto fibroso (capsula) intorno ad esso. Nel corso del processo di guarigione naturale questo tessuto potrebbe contrarsi: questo fenomeno è conosciuto come “contrattura capsulare”. Se la contrazione è intensa si potrebbe sentire una sensazione di compressione, durezza o alterazione della forma, con conseguente disagio. Gradi importanti di contrattura capsulare possono richiedere un intervento chirurgico di revisione. E’ difficile prevedere se, come e quando si potrebbe manifestare una contrattura capsulare. Infezione - Il rischio di infezione è associato a qualsiasi procedura chirurgica. Potrebbe essere necessario un ulteriore intervento al fine di rimuovere la protesi sino a quando l’infezione non scompare; a quel punto sarà possibile riposizionare la protesi. Potenziali effetti generali sulla salute - Moltissimi sono gli studi condotti fino ad ora sulla relazione tra protesi mammarie e possibile insorgenza di patologie autoimmuni o tumori ma nessuno di questi ha indicato un preciso nesso causale. 23 A cura di: Franco Riccardo Campagna Massimo Giroda Luca Despini 24