La ricostruzione
della mammella...
. . . u n a
p e r
p o s s i b i l i t à
u n a
s c e l t a
personale
Introduzione
Questo opuscolo, frutto della nostra esperienza ormai ventennale nel
trattamento del tumore della mammella, è rivolto a tutte le donne che
hanno subito o devono subire un intervento chirurgico demolitivo per un
tumore della mammella.
Il nostro desiderio è quello di fornire delle informazioni che la donna
possa leggere e su cui possa riflettere per poterne poi parlare con il proprio chirurgo.
Negli ultimi anni si è assistito ad una radicale evoluzione della terapia
chirurgica del tumore della mammella con una impostazione sempre più
conservativa.
Non sempre, però, è possibile - o è opportuno - eseguire un intervento conservativo (dimensione del tumore, sua localizzazione, dimensione
della mammella, storia clinica della paziente, etc.) e, talvolta, anche la chirurgia conservativa può
portare a delle alterazioni
La Chirurgia Oncoplastica
morfologiche importanti.
Obiettivi
Ecco, allora, che la chirurgia oncologica e la chi Controllo del tumore
rurgia plastica, lavorando in
 Risultato cosmetico
stretta collaborazione fra di
loro, possono dare nuove
opportunità nel trattamento globale del tumore della mammella.
E’ proprio da questa unione che sono nate e si sono perfezionate nuove tecniche che danno al chirurgo oncologo la possibilità di garantire una
sempre migliore radicalità, permettendo di rispettare l’integrità psico-fisica
della persona.
La decisione finale di sottoporsi ad un intervento di questo tipo dipende, però, da una scelta strettamente personale che è legata a molteplici
motivi e considerazioni. E' bene che una donna sappia quali sono le reali
possibilità ed i limiti della chirurgia ricostruttiva.
Il grado di soddisfazione per la ricostruzione ottenuta dipende in gran
parte dall'aspettativa che una paziente sviluppa nei confronti del risultato
finale: quanto più questa aspettativa è adeguata al risultato realisticamente ottenibile, tanto maggiore sarà la soddisfazione che proverà.
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La Chirurgia Oncoplastica
Ogni paziente deve ricevere un approccio
chirurgico appropriato tenendo in considerazione






Sede del tumore
Dimensioni del tumore
Rapporto tumore/mammella
Forma e volume delle mammelle
Età della paziente
Desideri e aspettative della paziente
La Chirurgia Oncoplastica
nella Chirurgia Demolitiva
Nelle mastectomie “classiche” permette la
ricostruzione di una mammella di forma e
volume adeguati alla controlaterale
 Riduce l’estensione delle cicatrici nelle mastectomie “skin sparing”
 Preserva tutto il mantello cutaneo ed il
complesso areola-capezzolo nelle mastectomie “nipple sparing”
 Utilizza le metodiche proprie della chirurgia
estetica per avere accessi chirurgici tali da
poter ottenere un rimodellamento ed una
ricostruzione immediata, come nelle mastectomie “skin reducing”

3
Tecniche di ricostruzione dopo chirurgia
conservativa
Nella chirurgia conservativa si asporta solamente una porzione di
ghiandola (cosiddetta quadrantectomia), lasciando intatti la restante parte
di ghiandola ed il complesso areola-capezzolo. Anche in questo caso è
fondamentale la collaborazione fra Chirurgo oncologo e Chirurgo plastico
per eseguire un rimodellamento immediato della mammella, che risulterebbe molto rischioso, se non impossibile, dopo radioterapia.
Ricostruzione della mammella dopo quadrantectomia centrale
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Ricostruzione della mammella dopo quadrantectomia inferiore
Ricostruzione della mammella dopo quadrantectomia superiore
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Tecniche di ricostruzione dopo chirurgia
demolitiva
Dopo una chirurgia demolitiva attualmente sono disponibili essenzialmente due diverse metodiche:
 ricostruzione mediante l'uso di protesi in silicone,
 ricostruzione mediante l'uso di tessuto autologo (cioè prelevato da
altre sedi della paziente stessa).
Entrambe le metodiche hanno i loro lati positivi e negativi e le loro indicazioni elettive.
Di recente si è molto discusso sulla sicurezza e sui possibili effetti collaterali legati all'uso delle protesi in silicone. Allo stato attuale, dai numerosi
studi effettuati, non è emerso alcun dato che possa indicare una correlazione fra l'uso di protesi in silicone e l'insorgenza di un cancro alla mammella né di una malattia autoimmune.
Ricostruzione mediante posizionamento di protesi
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Ricostruzione mediante l’uso di espansore/protesi in silicone
Questa metodica è senz'altro la più semplice e quella più frequentemente utilizzata.
Si adatta specialmente a donne che abbiano un seno relativamente
piccolo e con poca ptosi o nei casi in cui si decida di ritoccare la mammella controlaterale.
Nei casi più semplici viene eseguita inserendo sotto i muscoli della regione mammaria una protesi in silicone definitiva di volume adeguato.
Generalmente, però, la ricostruzione viene eseguita in 2 tempi: nel primo tempo si inserisce sotto il muscolo pettorale una protesi temporanea detta espansore tissutale - che viene riempita in parte con soluzione fisiologica (circa 50%) già al termine dell’intervento e poi completata nell'arco
di 1-2 mesi per dilatare i tessuti in modo da ottenere una tasca cutanea
soffice e naturale in cui inserire nel secondo tempo chirurgico la protesi
definitiva.
Sono disponibili anche delle protesi che,in pazienti molto selezionate,
possono svolgere contemporaneamente la funzione di espansore e di
protesi definitiva, eliminando così la necessità di un secondo intervento.
Possibili complicanze legate all’intervento chirurgico:
 Complicanze legate all’anestesia generale
 Disagio, dolenzia e senso di tensione nei primi giorni dopo l’intervento
con possibile rialzo termico,
 Sierosità prolungata dopo l’intervento (in media 6-10 giorni)
 Parestesie con disturbi della sensibilità della regione toracica e della
superficie interna del braccio, di durata variabile,
 Ematomi (circa 3%)
 Infezione della ferita chirurgica (2-10%)
 Necrosi dei lembi cutanei con esposizione della protesi/espansore, più
frequente in presenza di fattori di rischio come il fumo e il diabete (58%) o una pregressa radioterapia (10%)
 Dislocazione della protesi/espansore, più frequente in caso di contrattura capsulare marcata
 Contrattura capsulare peri-protesica, cioè formazione di una cicatrice
retraente intorno alla protesi che la rende rigida e dolente, tanto che in
alcuni casi si deve intervenire per correggerla.
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Ricostruzione della mammella in 2 tempi con espansore e protesi
Pro
intervento semplice e di breve durata
 assenza di cicatrici aggiuntive oltre a
quella della mastectomia
 breve ospedalizzazione

Contro
in genere sono necessari 2 interventi
 meno indicato con mammelle voluminose o con
ptosi marcata
 non indicato in caso di sofferenza o scarsa vascolarizzazione dei tessuti cutanei
 presenta le complicanze legate all'uso delle protesi (sia per l'espansore che per la protesi definitiva) delle quali la più frequente è la formazione
di una capsula fibrosa intorno alla protesi

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Ricostruzione mediante l'uso di tessuto autologo
Questa metodica richiede un intervento più lungo e complesso.
Ricostruzione con lembo TRAM
Attualmente l'intervento di elezione per questo tipo di ricostruzione è
quello che utilizza un lembo di cute dall'addome che viene trasferito e
modellato a ricostruire la mammella in toto: questo tessuto viene nutrito
da uno dei muscoli retti dell'addome che è ruotato contemporaneamente
(Lembo TRAM).
Si adatta specialmente a donne che abbiano un abbondante tessuto
addominale e permette di ricostruire, senza l'impiego di protesi, anche
mammelle di discrete dimensioni e con ptosi abbastanza marcata.
Ricostruzione della mammella con lembo mio-cutaneo di muscolo retto addominale
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Pro
la ricostruzione viene effettuata in un tempo
unico (anche se spesso è necessario un piccolo ritocco successivo)
 permette di ricostruire anche mammelle
grandi e ptosiche senza dover necessariamente ritoccare la mammella sana
 evita di dover ricorrere alle protesi di silicone
 il risultato finale è molto naturale con buona
sofficità dei tessuti

Contro





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E’ un intervento lungo e di una certa importanza (può essere necessario eseguire una trasfusione di sangue)
Lascia delle cicatrici aggiuntive nella sede di
prelievo del lembo (come in un'addominoplastica) e sul contorno dell'isola cutanea trasferita
sulla mammella
Comporta il sacrificio di un muscolo retto con
conseguente indebolimento della parete addominale
Ospedalizzazione più prolungata
Perdita parziale o totale del lembo per problemi
legati alla sua vascolarizzazione
Ricostruzione con lembo di muscolo gran dorsale
Un’altra possibilità di ricostruzione della mammella utilizzando del tessuto autologo è data dal lembo miocutaneo di latissimo del dorso.
Si adatta specialmente a donne in cui per problemi locali non si possa
utilizzare il lembo TRAM; tranne in casi particolari (mammella controlaterale piccola, abbondante tessuto sottocutaneo sul dorso) necessita
dell’impiego di una protesi per ottenere un volume adeguato.
Ricostruzione della mammella con lembo mio-cutaneo di muscolo gran dorsale
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Pro
La ricostruzione viene effettuata in un tempo
unico (anche se spesso è necessario un piccolo ritocco successivo)
 Permette di ricostruire anche mammelle relativamente grandi e ptosiche senza dover necessariamente ritoccare la mammella sana

Contro
E’ un intervento lungo e di una certa importanza
 Lascia delle cicatrici aggiuntive nella sede
di prelievo del lembo (con perdita parziale
del pilastro posteriore dell’ascella e sul
contorno dell'isola cutanea trasferita sulla
mammella
 Comporta il sacrificio di un muscolo del
dorso con conseguente indebolimento della muscolatura della scapola
 Perdita totale del lembo per problemi legati alla sua vascolarizzazione

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La chirurgia cosiddetta “demolitiva” si avvale oggi di numerose tecniche nuove che permettono di risparmiare cute, oppure di risparmiare anche il complesso areola-capezzolo, oppure di ricostruire immediatamente
la mammella - con asportazione o meno del complesso areola-capezzolo
- utilizzando l’eccesso cutaneo presente.
Queste tecniche vanno utilizzate in casi accuratamente selezionati, eseguite in collaborazione fra Chirurgo oncologo e Chirurgo plastico.
Mastectomia skin-sparing
(con risparmio di cute)
L’obiettivo di questo tipo di intervento è di conservare quasi tutto il
rivestimento cutaneo della mammella riducendo così anche l’estensione
delle cicatrici residue.
Candidate a questa tecnica sono:
 pazienti trattabili con terapia conservativa per le quali non è, però, possibile eseguire la radioterapia complementare (collagenopatia in fase
attiva, precedenti irradiazioni della parete toracica omolaterale, gravidanza)
 pazienti trattabili con terapia conservativa che per preferenza espressa
richiedano un trattamento demolitivo con ricostruzione protesica per
evitare il rischio di ripresa locale di malattia, nonché il trattamento radioterapico complementare che inficerebbe una possibile ricostruzione
futura con impianti,
 pazienti ad alto rischio di sviluppo di neoplasia mammaria (mutazione
germinale BRCA1 e BRCA2) e pertanto motivate a richiedere un intervento di mastectomia profilattica.
Rischi specifici:
 necrosi dei lembi cutanei.
L’incisione cutanea comprenderà il complesso areola-capezzolo, la
cute soprastante neoplasie superficiali o le incisioni di pregresse biopsie.
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Mastectomia nipple-sparing
(con conservazione del complesso areola-capezzolo)
L’obiettivo di questo intervento è quello di conservare l’areola ed il
capezzolo, evitando un’ulteriore mutilazione estetica del seno, riducendo
così l’impatto psicologico negativo, senza aumentare il rischio di recidiva
locale.
Indicazioni:
 pazienti con mammelle di dimensioni medio-piccole
 neoplasie fino a 2 cm di diametro distanti dal complesso areolacapezzolo
 non vi sia evidenza di interessamento della cute sovrastante
 non vi sia evidenza clinica di interessamento del capezzolo (retrazione
del capezzolo, secrezione ematica)
 la sede del tumore non sia retroareolare, bensì distante > 1 cm
dall’areola
 non si tratti di una recidiva locale di pregresso tumore mammario
 pazienti trattabili con terapia conservativa che non sono candidabili a
radioterapia complementare (collagenopatia in fase attiva, precedenti
irradiazioni della parete toracica omolaterale, gravidanza)
 pazienti trattabili con terapia conservativa che per preferenza espressa
richiedano un trattamento demolitivo con ricostruzione protesica per
evitare il rischio di ripresa locale di malattia, nonchè il trattamento radioterapico complementare che inficerebbe una possibile ricostruzione
futura con impianti,
 pazienti ad alti rischio di sviluppo di neoplasia mammaria (mutazione
germinale BRCA1 e BRCA2) e pertanto motivate a richiedere un intervento di mastectomia profilattica.
Rischi specifici:
 necrosi dei lembi cutanei e/o del complesso areola-capezzolo (più frequente in caso di tabagismo e diabete)
 dislocazione e/o depigmentazione del complesso areola-capezzolo
 diminuzione della sensibilità, con perdita della funzione erettile del
capezzolo.
L’incisione cutanea in genere è obliqua lungo il quadrante superoesterno ma può anche essere estesa al margine peri-areolare esterno.
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Mastectomia skin-reducing
(secondo la tecnica della mastoplastica riduttiva)
L’obiettivo di questo intervento è quello di permettere l’esecuzione
della mastectomia e della ricostruzione immediata con protesi nel medesimo intervento. Questa metodica è indicata in mammelle di dimensioni
medio-grandi con un buon grado di ptosi. Generalmente si esegue contemporaneamente anche il rimodellamento della mammella controlaterale.
Oltre alle pazienti con tumori non suscettibili di terapia conservativa,
sono candidate a questa tecnica anche:
 pazienti trattabili con terapia conservativa che non sono candidabili a
radioterapia complementare (collagenopatia in fase attiva, precedenti
irradiazioni della parete toracica omolaterale, gravidanza)
 pazienti trattabili con terapia conservativa che per preferenza espressa
richiedano un trattamento demolitivo con ricostruzione protesica per
evitare il rischio di ripresa locale di malattia, nonchè il trattamento radioterapico complementare che inficerebbe una possibile ricostruzione
futura con impianti,
 pazienti ad alti rischio di sviluppo di neoplasia mammaria (mutazione
germinale BRCA1 e BRCA2) e pertanto motivate a richiedere un intervento di mastectomia profilattica,
 controindicata nei tumori dei quadranti inferiori
Rischi specifici:
 necrosi dei lembi cutanei (più frequente in caso di tabagismo e diabete)
 diminuzione della sensibilità
 mancato attecchimento, totale o parziale, del complesso areolacapezzolo (se conservato o innestato)
L’incisione cutanea è la medesima della mastoplastica riduttiva eseguita in chirurgia estetica, con una cicatrice finale a T invertita. Se oncologicamente possibile, il complesso areola-capezzolo viene reimpiantato come
innesto libero.
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Mastectomia profilattica
Consiste nell’asportazione chirurgica di una o di entrambe le mammelle nell’intento di prevenire o ridurre il rischio di insorgenza di un tumore
della mammella in donne ad alto rischio per questa malattia.
Dai dati riportati in letteratura appare che, in donne ad alto/medio rischio di malattia, l’insorgenza del tumore possa essere ridotta di circa il
90%, anche se non è assolutamente garantito che in un singolo caso non
possa instaurarsi un tumore sul tessuto ghiandolare residuo.
Molte donne scelgono di eseguire contemporaneamente anche la ricostruzione della mammella.
E’ una decisione che comporta un intervento irreversibile e che, pertanto, può avere un forte impatto sulla propria vita futura.
E’ fondamentale per una donna che prenda in considerazione questo
tipo di intervento discutere preventivamente con il proprio medico la valutazione del rischio oncologico, le procedure chirurgiche ed i loro rischi di
complicanze e le possibili alternative alla chirurgia.
La mastectomia profilattica può essere eseguita in 2 diversi modi. mastectomia totale, con asportazione di tutta la ghiandola e del complesso
areola-capezzolo, oppure mastectomia sottocutanea con conservazione
del complesso areolare. In quest’ultimo caso, però, la quantità di tessuto
mammario residuo lasciato in sede è sicuramente maggiore.
La ricostruzione avviene generalmente contemporaneamente alla mastectomia ed è eseguita nella maggior parte dei casi con l’impiego di protesi in gel di silicone. In alcuni casi particolari è possibile ricorrere
all’impiego di lembi di tessuto autologo.
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Interventi “ancillari” o di completamento
Lipofilling
Si tratta di un intervento di chirurgia estetica che utilizza il tessuto adiposo autologo, cioè prelevato dal paziente stesso, che viene iniettato per correggere il profilo corporeo, oppure per riempire delle zone o aumentarne il
volume.
Il prelievo del tessuto adiposo viene effettuato mediante una sottile cannula collegata ad una siringa in modo da non traumatizzare le cellule adipose. Le aree più frequentemente utilizzate per il prelievo di tessuto adiposo
sono i fianchi, l’addome, le regioni trocanteriche e l’interno ginocchia. Una
volta aspirato il tessuto adiposo può essere trattato in diverse maniere, seguendo diverse scuole di pensiero internazionali:
 lasciato sedimentare per alcuni minuti e semplicemente privato della componente liquida,
 lavato con apposite sacche per eliminare ogni impurità;
 centrifugato e privato delle componenti liquide.
Il tessuto così ottenuto viene immediatamente reimpiantato mediante
delle apposite microcannule.
Studi recenti hanno posto in evidenza che il tessuto adiposo è una fonte
preziosa di cellule staminali nell’adulto. Lo sviluppo delle tecniche di ingegneria tessutale aprirà la strada ad un uso sempre più raffinato del lipofilling anche nella riparazione dei tessuti e nella guarigione delle ferite. Nella chirurgia
mammaria questa tecnica trova primaria indicazione in pazienti con:
 radionecrosi e radiodermiti
 sofferenze vascolari dei lembi cutanei
 riempimento di aree atrofiche o depresse, anche cicatriziali
 miglioramento dei risultati estetici dopo ricostruzioni mammarie con protesi
 fibrosi tessutali
L’intervento viene eseguito in regime di Day Surgery, generalmente in
anestesia locale; solo in caso di prelievo di quantità più importanti di tessuto si
esegue in sedazione con ricovero di una notte. Il tessuto innestato viene sempre in parte riassorbito entro alcuni mesi dall’infiltrazione (30% circa); il risultato è pienamente apprezzato dopo 2-3 mesi, passati i quali la quantità di grasso attecchito non si modifica nel tempo. Spesso è necessario ripetere il trattamento più volte per raggiungere l’obiettivo desiderato.
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Mastopessi
La mastopessi è un intervento chirurgico che si effettua per correggere
la discesa della ghiandola mammaria, mantenendone inalterato il volume.
Molto spesso, dopo un intervento di mastectomia, è difficile ricreare
una nuova mammella con un grado di “discesa” (ptosi) molto accentuato
e, pertanto, se la paziente lo desidera, è possibile effettuare questo intervento di simmetrizzazione in modo da ottenere forme e volumi più simili
fra le due mammelle.
Questo intervento comporta delle cicatrici nella mammella sana che
possono variare a seconda delle tecniche utilizzate in funzione del grado
di ptosi da correggere.
Pro

permette di ottenere un aspetto più compatto
della mammella con un miglioramento del riempimento dei quadranti superiori
Contro

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possibili rischi (rari) legati a sanguinamento,
infezione, perdita di sensibilità del complesso
areola-capezzolo; ricomparsa della ptosi nel
tempo
Mastoplastica riduttiva
La mastoplastica riduttiva è un intervento chirurgico che si effettua per
ridurre il volume della ghiandola mammaria, correggendone contemporaneamente la ptosi. Quando, dopo un intervento di mastectomia, non è
possibile ricostruire una mammella di grandi dimensioni (per scarsità di
tessuto a disposizione, pregressa radioterapia o altro) o è richiesta una
riduzione per eccesso di volume della mamella controlaterale, il chirurgo
può proporre di eseguire questo tipo di intervento per migliorare il risultato finale globale della ricostruzione mammaria.
Pro

riducendo il volume e il peso della mammella
si ha un notevole miglioramento posturale
con diminuzione dei dolori e dei disturbi ad
esso connessi
Contro

possibili rischi (rari) legati a sanguinamento,
infezione, perdita di sensibilità del complesso
areola-capezzolo, perdita totale del complesso areola-capezzolo (i rischi sono sempre maggiori nelle pazienti con problemi
metabolici, ad esempio diabete, o di tabagismo)
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Mastoplastica additiva
La mastoplastica additiva è un intervento chirurgico che si effettua per
aumentare il volume della ghiandola mammaria.
Se, dopo un intervento di mastectomia, non è possibile ricostruire una
mammella di dimensioni adeguate alla controlaterale (per svuotamento
del volume mammario soprattutto nei quadranti superiori o per impossibilità a reperire una protesi così piccola da bilanciare i volumi) è possibile, se
la paziente lo desidera, ricorrere a questo tipo di intervento.
Pro

permette di aumentare il volume mammario,
correggendo anche piccoli gradi di ptosi
Contro

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possibili rischi legati a sanguinamento, infezione e patologia da protesi (i rischi sono
sempre maggiori nelle pazienti con problemi
metabolici, ad esempio diabete, o di tabagismo — Vedi scheda sulle protesi mammarie)
Ricostruzione dell'areola e del capezzolo
Questo intervento, in genere, è l'ultimo atto della ricostruzione della
mammella e viene eseguito quando i tessuti utilizzati nella ricostruzione
hanno raggiunto una buona stabilità.
E' un intervento che prevede diverse possibilità in relazione alle metodiche impiegate per la ricostruzione della mammella, alle caratteristiche
del complesso areola-capezzolo controlaterale (dimensioni, colore, spessore, proiezione del capezzolo), alla decisione di intervenire anche sulla
mammella controlaterale.
1. Prelievo di una striscia sottile di areola e di una porzione di capezzolo
controlaterale che vengono innestati sulla mammella ricostruita;
2. Ricostruzione del capezzolo mediante l'uso di lembi di cute della regione mammaria ricostruita e creazione della nuova areola mediante
innesto di cute o tatuaggio.
Queste metodiche possono poi essere integrate fra di loro per ottenere il risultato più adatto.
ostruzione del capezzolo con lem
trilobato
Ricostruzione del capezzolo
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Conclusioni
La terapia del tumore della mammella non può limitarsi alla sola chirurgia demolitiva - per quanto molto modificata e meno mutilante in questi
ultimi anni - ed alla terapia medica o radiante successive.
Il trattamento deve poter offrire alla donna la possibilità di ricreare la
propria identità psico-fisica. E' per ciò che in questi anni tanti sforzi sono
stati dedicati anche al miglioramento delle tecniche chirurgiche di ricostruzione della mammella.
La decisione ultima di sottoporsi a questo intervento spetta, però, sempre e soltanto alla paziente.
Noi vi consigliamo di parlarne sempre con il vostro chirurgo oncologo
e con il chirurgo plastico, anche prima dell'intervento demolitivo, in modo
da poter valutare insieme le reali possibilità, le esigenze mediche e fisiche
che consigliano la scelta di una metodica particolare e le prospettive di
risultato ottenibili.
Come in tutti gli interventi di chirurgia ricostruttiva non è possibile predire esattamente il risultato definitivo, in quanto anche l'intervento di ricostruzione può comportare certi rischi. Anche di questo vi consigliamo di
discutere con il vostro chirurgo.
Non è possibile ricostruire una mammella perfettamente uguale a
quella asportata, ma è possibile ricreare una mammella di forma e volume
adeguati a quella controlaterale.
Talvolta sarà necessario ritoccare la mammella sana, in caso di ipertrofia o di ptosi marcata, per migliorare il risultato estetico finale.
La ricostruzione della mammella è una proposta fatta a tutte le donne
a cui viene proposta una mastectomia e alla quale possano aderire per
una loro scelta personale.
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Scheda informativa sulle protesi mammarie
Opzioni di riempimento
 Silicone: le protesi di ultima generazione sono pre-riempite con un gel caratterizzato da una struttura che favorisce il mantenimento della forma ed è disponibile in diversi gradi di coesività. In caso di rottura minimizza il rischio di migrazione del silicone.
 Soluzione fisiologica: possono essere o pre-riempite o gonfiate durante l’atto
chirurgico. Hanno lo svantaggio di una forma e consistenza meno stabili e
naturali.
Aspettativa di vita delle protesi - Come tutti i manufatti, anche le protesi mammarie hanno una durata limitata nel tempo e quindi potrebbero dover essere rimosse
o sostituite nel tempo. Il ciclo di vita previsto è compreso fra i 10 e i 20 anni, con
una media di 15, ed è in funzione di molteplici fattori fra cui abitudini di vita, traumi, contrattura capsulare periprotesica.
Complicanze locali:
 Rottura delle protesi: è identificabile con la perdita di integrità del “guscio”
esterno della protesi. Grazie alla coesività del gel in esso contenuto è minimizzato il rischio di migrazione. In ogni caso è raccomandata una revisione chirurgica.
 Gel bleeding: le protesi attuali hanno un effetto barriera atto a minimizzare la
fisiologica essudazione del silicone verso l’esterno.
Contrattura capsulare - Quando un qualsiasi corpo estraneo, come una protesi,
viene inserito nel corpo umano, il sistema immunitario reagisce formando un tessuto fibroso (capsula) intorno ad esso. Nel corso del processo di guarigione naturale questo tessuto potrebbe contrarsi: questo fenomeno è conosciuto come
“contrattura capsulare”. Se la contrazione è intensa si potrebbe sentire una sensazione di compressione, durezza o alterazione della forma, con conseguente disagio. Gradi importanti di contrattura capsulare possono richiedere un intervento
chirurgico di revisione. E’ difficile prevedere se, come e quando si potrebbe manifestare una contrattura capsulare.
Infezione - Il rischio di infezione è associato a qualsiasi procedura chirurgica. Potrebbe essere necessario un ulteriore intervento al fine di rimuovere la protesi sino
a quando l’infezione non scompare; a quel punto sarà possibile riposizionare la
protesi.
Potenziali effetti generali sulla salute - Moltissimi sono gli studi condotti fino ad
ora sulla relazione tra protesi mammarie e possibile insorgenza di patologie autoimmuni o tumori ma nessuno di questi ha indicato un preciso nesso causale.
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A cura di:
Franco Riccardo Campagna
Massimo Giroda
Luca Despini
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La ricostruzione della mammella