Capitolo 6
Il giorno successivo trovai nuovamente una lettera nella mia scarpiera. Quanta gente
consegna così le lettere ai giorni nostri?
Però questa volta avevo una sensazione diversa. Non era più piegata e anonima come la
volta precedente. Sul retro della busta, che ricordava una di quelle eleganti, che si trovano
nelle riviste di shoujo manga per rispondere ai questionari e cose del genere, c’era scritto
chiaramente un nome. Se i miei occhi non mi ingannavano, ero sicuro di chi si trattasse.
Asahina Mikuru
La misi istantaneamente nella tasca della mia giacca e corsi nello spogliatoio maschile
per aprirla. Su un pezzo di carta, pieno di faccine sorridenti, c’erano scritte le seguenti
parole:
“Ti aspetterò nella stanza del club durante la pausa pranzo.
Mikuru.”
Dopo gli eventi del giorno precedente, la mia intera percezione della vita, del mondo e
della stessa realtà aveva fatto una capriola a trecentosessanta gradi, come un acrobata.
Non volevo rischiare di nuovo la vita.
Però non avevo scelta, dovevo andarci. Dopotutto, era stata Asahina ad invitarmi, questa
volta. Anche se non avevo nessuna prova che fosse stata lei a scrivere la lettera, non
avevo mai dubitato della sua autenticità, perchè sembrava il tipo di persona da utilizzare
questi metodi così indiretti. Inoltre, l’immagine di lei che teneva una penna, mentre
scriveva eccitata su un foglio di carta, davvero le si addiceva. Se era durante il pranzo,
avrebbe dovuto esserci anche Nagato, quindi se davvero fosse successo qualcosa, mi
sicuramente avrebbe salvato.
Non datemi del codardo senza speranza. Alla fine sono un normale studente liceale.
Dopo la quarta ora, ero circondato da: Taniguchi, che mi fissava con uno sguardo
eloquente; Kunikida, che si avvicinava con il suo pranzo, cercando di invitarmi a
mangiare assieme; e Haruhi, che mi chiedeva di andare con lei all’aula dei professori, per
investigare sulla verità nascosta dietro la partenza di Asakura. Senza neanche mangiare,
me ne andai immediatamente verso la stanza del club.
Era solo Maggio, ma il sole risplendeva già con la luminosità dell’estate. Il Sole è come
un enorme focolare, che irradia felicemente la sua energia verso la Terra. Quando arriva
l’estate, il Giappone diventa una sauna naturale. Potevo sentire il sudore insinuarsi nella
mia biancheria, solo dopo aver fatto alcuni passi.
Ci misi tre minuti per arrivare all’aula. Bussai prima di entrare.
“Prego, entra pure.”
Era la voce di Asahina, non c’era alcun dubbio. Perfetto, potevo rilassarmi ed andare!
Quando entrai, vidi che non c’era Nagato e, con mia sorpresa, nemmeno Asahina.
Davanti a me, appoggiata ala finestra che dava nel cortile, c’era una ragazza con i capelli
lunghi. Indossava una camicetta bianca e una minigonna nera, mentre ai piedi aveva un
paio di pantofole della scuola per visitatori.
Quando mi vide, estasiata, venne verso di me e mi prese le mani.
“Kyon... quanto tempo!”
Non era Asahina, ma le assomigliava molto, per lo meno abbastanza per poterle
confondere. Per essere onesto, anch’io rischiai di sbagliarmi. Ma non era lei. La Asahina
che conoscevo io non era così alta e il suo viso non era così maturo, senza considerare il
fatto che i suoi seni non potevano essere cresciuti fino alla terza in una notte. In
qualunque modo la guardassi, ero sicuro che la persona di fronte a me, che sorrideva
mentre mi teneva le mani, avesse circa vent’anni, emanando una sensazione
completamente diversa da Asahina, che assomigliava più ad una ragazzina delle medie.
Ma come poteva assomigliarle così tanto?
“Mi scusi...”
Pensai improvvisamente ad una possibilità.
“Lei è per caso... la sorella di Asahina?”
Sembrò per un attimo sorpresa, poi sorrise e strizzò gli occhi, stringendo le spalle. Anche
il suo sorriso era uguale.
“Eh eh, sono io!” disse. “Sono Asahina Mikuru. Solo che vengo da un futuro ancora più
lontano... Ho sempre voluto incontrarti.”
In quel momento, probabilmente, dovevo avere uno sguardo molto stupido. Certo, potevo
credere facilmente alla sua storia. Guardando la bellezza che stava di fronte a me, mi resi
conto di quanto sarebbe diventata splendida. Era anche alta, rendendola ancora più sexy.
Non avrei mai pensato che sarebbe cresciuta così.
“Oh, ancora non mi credi?” disse dispettosamente, in quel suo completo da impiegata.
“Allora ti darò una prova.”
Iniziò a sbottonarsi la camicetta. Quando aprì il secondo bottone, con mio stupore, mi
mostrò la scollatura.
“Guarda. La vedi? Non è falsa! Vuoi toccarla?”
C’era una voglia a forma di stella sul suo seno sinistro, una fonte d’attrazione che
irradiava fascino sulla sua pelle bianca.
“Ora mi credi?”
Cosa dovrei dire? Non mi ricordo di aver mai controllato se Asahina avesse una voglia
su un seno. Anche se sono stato quasi obbligato a vederla mentre si cambiava nel
costume da coniglietta, qualche tempo fa, non ero così attento da notare una cosa del
genere.
Mentre stavo pensando tutto ciò, l’attraente e matura Asahina disse: “E’ strano. Se non
me lo avessi fatto notare tu stesso, non me ne sarei mai accorta.”
Scosse la testa sembrando confusa, poi, come se avesse realizzato qualcosa, spalancò gli
occhi e arrossì furiosamente.
“Eh... Oh no, io... C...certo! Non abbiamo ancora... Che dovrei fare?”
Si mise le mani davanti al volto e si agitò freneticamente, con la scollatura ancora
sbottonata.
“Mi sono sbagliata... Mi... mi dispiace! Per favore, dimentica quello che ho detto!”
E’ più facile a dirsi che a farsi. Oh, e, per favore, potresti abbottonarti? Non so più dove
rivolgere lo sguardo.
“D’accordo, ti crederò per adesso. Ora come ora, sarei in grado di credere a qualunque
cosa.”
“Scusa?”
“Oh, nulla, stavo solo parlando tra me e me.”
Questa Asahina dall’età sconosciuta stava ancora tenendo il viso completamente rosso tra
le mani, quando si accorse dove stavo guardando. Si abbottonò velocemente.
Dopo essersi seduta propriamente, tossì seccamente e disse: “Davvero mi credi sul fatto
che io sia venuta dal futuro fino a questo piano temporale?”
“Certo. Hmm, ma se è così, allora vuol dire che ora ci sono due Asahina in questo
mondo?”
“Si, c’è anche la me del passato... In questo momento, è seduta con le sue compagne a
mangiare in classe.”
“Sa che sei qua?”
“No, dopotutto, lei è il mio passato.”
Capisco.
“Siccome volevo dirti qualcosa, ho pregato i miei superiori di farmi venire in questo
frame temporale. Ah, sì, ho chiesto prima a Nagato se poteva lasciarci soli.”
Se si parla di Nagato, immagino che non abbia nemmeno battuto ciglio vedendo questa
Asahina.
“...tu sai chi è realmente Nagato?”
“Mi dispiace, ma è un’informazione segreta. Oh, mi sono appena accorta che era da tanto
che non lo dicevo.”
“Me lo hai ripetuto solamente pochi giorni fa.”
“Hai ragione.” disse colpendosi la testa e tirando fuori la lingua. Sembrava proprio una
cosa che avrebbe fatto la vera Asahina.
Improvvisamente mostrò un viso serio.
“Non posso stare qui a lungo, quindi vado dritta al punto.”
Dimmi quello che vuoi!
“Hai mai sentito parlare di Biancaneve?”
Guardai questa Asahina piuttosto alta. Le sue pupille nere sembravano un pò umide.
“Bhè, sì...”
“Non importa quali situazioni terribili affronterai d’ora in poi, spero che ti ricorderai
questa storia.”
“Intendi quella con i sette nani, la strega cattiva e la mela avvelenata?”
“Sì, la storia di Biancaneve.”
“Mi sono già trovato in qualcosa di terribile, ieri.”
“No...è qualcosa di più serio. Non posso dirti i dettagli, tutto quello che posso rivelarti è
che Suzumiya Haruhi sarà al tuo fianco.”
Haruhi? Al mio fianco? Intendi che sia io che lei ci troveremo assieme in qualcosa di
preoccupante? Quando? Dove?
“...forse Suzumiya non la vedrà come un brutta cosa... ma per te e tutti noi, sarà un
difficile problema.”
“Non puoi darmi alcun dettaglio...vero?”
“Mi dispiace, posso darti solo qualche indizio. E’ tutto quello che sono in grado di fare.”
Era così dispiaciuta che era quasi alle lacrime.
Sì, quella è l’espressione tipica di Asahina.
“Quindi la storia di Biancaneve?”
“Sì.”
“Me ne ricorderò.”
Dopo che mi vide annuire, disse di avere ancora un pò di tempo, quindi passeggiò
nostalgicamente per la stanza del club, accarezzando preziosamente il costume da
cameriera che si trovava nell’appendiabiti.
“Lo indossavo spesso. Ora non oserei assolutamente mettermelo.”
“Adesso però sembra che tu ti travesta da impiegata.”
“Eh eh, siccome non potevo mettermi l’uniforme, ho dovuto fingere di essere
un’insegnante.”
Alcune persone sembrano nate apposta per indossare costumi.
“A proposito, da che cos’altro ti farà travestire Haruhi?”
“Non te lo dico, è troppo imbarazzante. Inoltre lo scoprirai presto, giusto?”
Asahina camminò con le sue pantofole e si avvicinò alla mia faccia. Mi accorsi che i suoi
occhi erano un pò bagnati e la sua faccia un pò rossa.
“Allora, adesso andrò via.”
Mi guardò, sembrava che volesse continuare a dire qualcosa, ma si fermò. Vedendola
tremare e apparentemente desiderosa di qualcosa, forse avrei dovuto darle un bacio. Ma
proprio quando stavo per abbracciarla, si allontanò.
Si girò lentamente e disse: “Come ultima cosa, avrei una richiesta. Non avvicinarti troppo
a me.” Lo disse con un debole sospiro.
Mentre stava correndo verso la porta, urlai velocemente: “Ho anche io una domanda!”
Si fermò poco prima di aprire la porta.
“Asahina, quanti anni hai?”
Si girò e spostò i capelli, poi mi fece un sorriso seducente.
“Informazione segreta.”
La porta si chiuse subito dopo. Anche se la avessi seguita, non avrei potuto fare nulla.
Wow, riuscivo a stento a credere che sarebbe diventata così bella da grande. Poi
improvvisamente pensai alla prima cosa che mi aveva detto. “Kyon... quanto tempo!”
Poteva significare solo una cosa. Asahina non mi aveva visto per un lungo periodo.
Certo, così avrebbe senso.
In futuro, probabilmente, sarebbe ritornata al suo tempo non troppo distante, per poi
tornare qua dopo qualche anno.
Quanto tempo era passato per lei? Da come era cresciuta, direi forse cinque anni... o
magari anche solo tre! Le ragazze cambiano molto quando escono dal liceo. Anche per
mia cugina era stato così. Finché andava al liceo, era sempre stata una tranquilla, brillante
studentessa che non attirava molto l’attenzione. Quando entrò all’università, si trasformò
da un brutto bruco a una bellissima farfalla. Siccome era cresciuta, però, ero ancora più
confuso dalla vera età di Asahina. Non riuscivo a credere che adesso avesse davvero
diciassette anni!
Che fame! Penso che tornerò in classe.
“...”
In quel momento, entrò Nagato Yuki, con la sua solita faccia indifferente. Siccome non
portava gli occhiali, ci guardammo direttamente negli occhi.
“Hey, hai visto passare qualcuno che assomigliava ad Asahina?” dissi per metà
scherzando.
“Ho visto già questa mattina il clone temporale differenziale di Asahina Mikuru.”
Nagato si sedette silenziosamente al suo posto, poi mise il libro sul tavolo e lo aprì.
“Non è più qua adesso, ha lasciato questo frame temporale.”
“Anche tu puoi viaggiare nel tempo? Con quell’affare Entità di Dati?”
“Io non posso. Nonostante ciò, il movimento attraverso il tempo non è così difficile come
si potrebbe pensare. E’ solo che gli umani devono ancora acquisire i principi base. Il
tempo è come lo spazio, attraversarlo è molto semplice.”
“Allora potresti insegnarmelo?”
“E’ un concetto che non può essere espresso con le parole, perciò non capiresti anche se
te lo spiegassi.”
“Davvero?”
“Sì.”
“E’ proprio un peccato.”
“Un peccato.”
Era inutile cercare di parlare con un personaggio del genere, perciò decisi di andare in
classe. Forse avevo ancora il tempo di mangiare.
“Nagato, grazie per ieri.”
La sua espressione intagliata cambiò leggermente.
“Non c’e’ bisogno di ringraziarmi. Le azioni di Asakura Ryouko erano sotto la mia
responsabilità. Sono stata poco attenta nella mia supervisione.”
La riga dei suoi capelli oscillò lievemente.
Stava forse cercando di inchinarsi e scusarsi?
“Stai decisamente meglio senza occhiali.”
Non rispose.
Volevo sbrigarmi ad andare in classe per mangiare, ma Haruhi era lì alla porta ad
aspettarmi e i miei progetti per il pranzo vennero buttati immediatamente fuori dalla
finestra. Che fosse il destino? Sembrava che avessi raggiunto il livello in cui ero in grado
di leggere attraverso il Karma.
Aspettandomi con impazienza nel corridoio, Haruhi strillò in tono irritato: “Dove sei
stato? Pensavo saresti tornato prima, non ho neanche mangiato per aspettarti così a
lungo!”
Non sembrava per nulla arrabbiata, piuttosto ricordava le fidanzate amiche d’infanzia che
cercano di nascondere il loro imbarazzo.
“Non stare lì come un’idiota! Seguimi!”
Mi afferrò il polso come con una mossa di wrestling e mi trascinò nelle scale buie.
Ho davvero fame!
“Ho parlato con Okabe, nella stanza dei professori. Loro hanno saputo solo oggi che
Asakura si era trasferita. Questa mattina, molto presto, qualcuno che si è spacciato per
suo padre ha telefonato, dicendo che dovevano trasferirsi a causa di qualche emergenza.
E sai dove se ne vanno? In Canada! Com’è possibile? E’ troppo sospetto!”
“Oh, davvero?”
“Allora ho detto di essere una sua buona amica e volevo chiedere se potevano contattarla
in Canada.”
Ma per favore! Non le hai quasi mai parlato quando era ancora in giro!
“E sai cosa mi hanno risposto? Che non lo sapevano! Di solito quando qualcuno si
trasferisce, non lascia l’indirizzo per farsi contattare? C’è qualcosa di strano dietro tutto
ciò.”
“No che non c’è!”
“Allora ho chiesto il vecchio indirizzo di Asakura Ryouko, prima che se ne andasse.
Andrò a dare un’occhiata dopo la scuola. Forse troveremo qualcosa di interessante.”
Come al solito, questa ragazza non ascolta mai quello che dicono gli altri.
Pazienza, non la fermerò. Alla fine, quella che perde il suo tempo è lei, non io.
“E tu verrai con me.”
“Perchè!?”
Haruhi gonfiò le spalle, poi, come un dragone che soffia e sbuffa prima di sputar fuoco,
urlò ad un volume tale da poter essere sentita dall’intera scuola.
“PERCHE’ SEI UN MEMBRO DELLA SOS DAN!!!”
Adeguandomi agli ordini, mi ritirai alla svelta. Andai alla stanza del club per avvertire
Nagato che nè io nè Haruhi avremmo partecipato alle attività quel giorno e le chiesi di
riferirlo anche ad Asahina e Koizumi. Siccome non sapevo se quell’aliena silenziosa
avrebbe complicato ancora di più le cose, per essere sicuro, presi un pennarello e scrissi
sul retro di uno dei volantini dell’SOS Dan. ‘Oggi non faremo alcuna attività. - Haruhi’
Poi la incollai alla porta.
Tralasciando Koizumi, in questo modo almeno Asahina poteva evitare di mettersi il
costume da cameriera.
A causa di tutte queste cose, l’ultima campanella suonò prima che potessi mangiare un
solo boccone e dovetti aspettare fino alla pausa successiva.
Avrei mentito se avessi detto che non avrei mai voluto camminare a fianco ad una
ragazza dopo la scuola, proprio come quei telefilm delle idol. Ma anche se quel sogno era
diventato realtà, ero lontano dall’essere felice.
Che diavolo sto facendo?
“Hai detto qualcosa?” mi chiese Haruhi, camminando a grandi passi alla mia sinistra, con
un foglio di blocnotes in mano. Interpretai immediatamente la domanda come: “Hai
qualche problema, per caso?”
“No, nulla.”
Camminammo giù dalla collina e seguimmo le rotaie. Poco più avanti avrebbe dovuto
esserci la stazione di Koyouen.
Mi sembrava che ci avvicinassimo alla casa di Nagato, ma non avrei mai creduto che
Haruhi si stesse dirigendo proprio là. Arrivammo quindi di fronte ad un familiare, recente
palazzo.
“Asakura dovrebbe stare alla stanza 505.”
“Non mi stupisce.”
“Cosa intendi?”
“No, niente. Oh, sì, come pensi di entrare? Guarda, il cancello è chiuso.”
Indicai il pannello coi numeri del citofono e dissi: “Bisogna digitare il codice corretto per
aprire la porta, lo sai?”
“No, in questa situazione dobbiamo resistere ad una lunga battaglia.”
Che cosa vorresti aspettare? Mentre stavo pensando quanto tempo avremmo sprecato,
non passò molto che una signora di mezza età aprisse il cancello dall’interno,
probabilmente per andare a fare la spesa.
Ci guardò qualche secondo con uno sguardo inquisitorio, poi se ne andò. Proprio
all’ultimo, Haruhi bloccò la porta in modo che non si chiudesse.
Questa non mi sembra per nulla una buona idea.
“Sbrigati!”
Così fui trascinato nell’atrio, poi salimmo sull’ascensore che stava al piano terra. E’ una
regola basilare del galateo stare in silenzio in ascensore guardando i numeri dei piani,
ma...
“Quella Asakura...”
...ma Haruhi non sembrava conoscere l’esistenza del galateo.
“...ci sono molte altre cose sospette nei suoi confronti. Sembra che non abbia frequentato
una scuola media qui intorno.”
Bhè, naturalmente.
“Ho fatto alcune ricerche e ho scoperto che si è trasferita al nostro liceo da un’altra città.
E’ una cosa troppo sospetta! Non è che sia una scuola così famosa o chissà che, è solo un
normale liceo di quartiere. Perchè avrebbe dovuto fare così tanti sforzi per venire fin
qua?”
“Non ne ho idea.”
“Inoltre viveva vicino alla scuola, e per di più in un appartamento comprato, non in
affitto! Il costo deve essere follemente alto. Andava in treno tutte le mattine come un
pendolare fino alla scuola media fuori città?”
“Ti ho detto che non lo so.”
“Sembra che ci sia bisogno di scoprire quando Asakura ha iniziato ad abitare qua.”
L’ascensore si fermò al quinto piano. Uscimmo silenziosamente e andammo verso la
stanza 505. Il nome affianco alla porta era stato tolto, indicando che era un appartamento
vuoto. Haruhi girò la maniglia della porta, ma, come previsto, era chiusa a chiave.
Haruhi incrociò le braccia, domandandosi come entrare nell’appartamento per
investigare, mentre mi sforzavo a fatica di non sbadigliare. Era tempo completamente
sprecato.
“Andiamo a cercare il portinaio!”
“Non penso che ci darà la chiave.”
“No, pensavo di chiedergli da quando Asakura ha iniziato a vivere qua.”
“Scordatelo! Andiamo a casa! Che cosa potremmo fare anche se lo scoprissimo?”
“No.”
Salimmo di nuovo sull’ascensore e tornammo al piano terra, poi ci dirigemmo verso
l’ufficio del portinaio all’ingresso. Non sembrava esserci nessuno dietro il pannello di
vetro, ma, quando suonammo il campanello, un piccolo vecchietto dai capelli bianchi
apparve lentamente.
Haruhi cominciò a bombardarlo di domande prima ancora che potesse parlare.
“Mi scusi, siamo amici di Asakura. Improvvisamente ha fatto sapere che si trasferiva
senza neanche dire il suo nuovo indirizzo e non sappiamo come contattarla. Possiamo per
favore chiederle se sa dove si sia trasferita? E potremmo sapere anche quando ha iniziato
a vivere qui?”
Mi aveva sbalordito come potesse usare un linguaggio così normale e educato. Il vecchio,
però, sembrava essere duro d’orecchie, visto che continuava a rispondere con “Che
cosa?”, “Tornare di nuovo?” e cose di questo tipo.
Nonostante ciò, Haruhi riuscì comunque a scoprire che anche il vecchio era sorpreso
dell’improvvisa scomparsa di Asakura. “Non ho neanche visto i traslocatori, ma tutto
l’arredamento dentro è scomparso. Ho ancora i brividi.” E che Asakura si trasferì in
quell’appartamento tre anni prima.“Mi ricordo che quella bella signorina mi aveva
regalato una scatola di cioccolatini quel giorno!” Inoltre, invece che a rate,
l’appartamento era stato pagato una sola volta in contanti. “Immagino che siano davvero
ricchi!”
Wow, avrebbe potuto fare la detective!
Il vecchio sembrava felice di poter parlare con una ragazza giovane come Haruhi.
“Ora che mi ci fai pensare, anche se ho visto spesso quella signorina, non ricordo di aver
mai notato i genitori. Mi ricordo che si chiamava Ryouko. Un nome molto elegante per
una ragazza. Speravo che almeno mi salutasse... che peccato. Ah, sì, anche tu sei molto
carina!”
Quando il vecchio iniziò a parlare in questo modo, Haruhi ritenne che non avrebbe più
potuto ricavare informazioni da lui, quindi decise di inchinarsi con educazione e disse:
“Grazie mille per il suo aiuto.”
Poi mi esortò ad uscire. Non c’era alcun bisogno di farlo, ero già pronto a seguirla e ad
andarmene.
“Hey, ragazzino, quella ragazza diventerà una bella donna, cerca di non fartela
scappare!”
Quel vecchio stava ovviamente dicendo cose senza senso. Mi preoccupò quale reazione
avrebbe potuto avere Haruhi, che aveva sentito tutto. Però continuò a camminare in
silenzio e io feci lo stesso. Pochi passi fuori dall’ingresso, ci imbattemmo in Nagato, che
portava la sua cartella e qualche borsa della spesa. Se lei, che era spesso nella stanza del
club a leggere libri fino alla chiusura della scuola, si trovava lì, voleva dire che se n’era
andata subito dopo di me.
“Ah, per caso vivi qua? Che coincidenza!”
Nagato annuì con il suo viso pallido.
Non può certo essere una coincidenza.
“Hai sentito qualcosa su Asakura?”
Scosse il capo.
“Capisco. Se scopri qualcosa, ricordati di dirmelo.”
Fece cenno di sì.
Notai alcuni barattoli di cibo e qualche verdura nelle borse.
Allora può mangiare anche lei!
“Che ti e’ successo agli occhiali?”
Nagato non rispose, al contrario mi guardò silenziosamente. Caddi un pò nel panico ad
essere fissato da lei in quel modo, mentre Haruhi, che non si aspettava assolutamente una
risposta, strinse le spalle semplicemente e tirò dritto senza voltarsi. Alzai il mio braccio e
la salutai.
Quando camminammo vicino, Nagato mi sussurrò: “Fai attenzione.”
Attenzione a che cosa, questa volta?
Stavo per girarmi a chiederglielo, ma era già entrata nel palazzo.
Seguii Haruhi, che camminava senza scopo lungo le rotaie, restando a due o tre passi
dietro di lei. Ci stavamo allontanando dalla strada per tornare a casa, quindi le chiesi dove
stava andando.
“Da nessuna parte in particolare.” rispose.
La guardai da dietro e le chiesi: “Posso andare a casa, ora?”
Allora Haruhi si fermò e sembrò quasi che stesse per cadere in avanti. Poi mi guardò con
una faccia pallida come quella di Nagato.
“Hai mai avuto la sensazione di essere solo una piccola lumaca su questo pianeta?”
Continuò: “Io sì, e non lo dimenticherò mai.”
Si fermò sulle rotaie, anzi, proprio tra le rotaie e cominciò il suo discorso.
“Quando ero ancora alle elementari, andai con la mia famiglia a vedere una partita di
baseball. Non mi interessava veramente, ma, quando arrivai, rimasi completamente
sconvolta, perchè, ovunque guardassi, era pieno di gente in ogni direzione. Le persone
dall’altra parte dello stadio erano piccole come chicchi di riso in continuo movimento.
Pensai che tutta la nazione si fosse riunita lì dentro. Allora chiesi a mio padre quanta
gente c’era in quello stadio. Mi rispose che siccome era pieno, quel giorno, ce n’erano
forse cinquantamila.
Dopo la partita, la strada era completamente invasa dalle persone. Vedendo tutto ciò, ero
stupita. C’era così tanta gente, ma non era che una piccola frazione di tutto il Giappone.
Avevo letto durante una lezione di geografia che il nostro stato ha circa cento milioni di
abitanti. Allora andai a casa e feci qualche conto con la calcolatrice e scoprii che
cinquanta milioni sono solo un duemillesimo della popolazione. Questo mi sconvolse
ancora di più. Io ero solo una piccolissima parte delle persone nello stadio, ma quelle
persone erano una minuscola frazione della popolazione totale.
Prima di allora, pensavo di essere speciale. Ero felice con la mia famiglia e pensavo che
nella mia classe ci fossero le persone più interessanti del mondo. Ma da quel momento in
poi, capii che le cose non stavano così. Tutte le esperienze che avevo avuto a scuola, che
io ritenevo essere più felici del pianeta, in realtà succedono in ogni scuola. Per il
Giappone intero, questo non è nulla di speciale. Quando scoprii queste cose, l’intero
mondo perse tutto il suo colore. Mi lavavo i denti e andavo a dormire, poi mi svegliavo e
facevo colazione. Queste cose si vedono da tutte le parti.
Trovai che era davvero noioso sapere che le mie azioni sono parte della vita comune di
tutte le persone. Pensai che siccome esistono tantissime persone al mondo, doveva esserci
qualcuno che viveva una vita straordinaria ed eccitante. Perchè quella persona non potevo
essere io?
Prima di finire le elementari, ragionai su tutto questo. Perciò, quando entrai alle medie,
decisi di cambiare. Volevo che il mondo lo sapesse, non sono una ragazza che si siede e
aspetta soltanto. Credo di essermi davvero impegnata, ma tutto è sempre come al solito. E
ora sono al liceo, e ancora continuo a sperare che qualcosa cambi.”
Haruhi disse tutto questo senza nessuna pausa, come se avesse preso parte in una
discussione ad una conferenza. Dopo aver finito, fece una espressione come se
rimpiangesse di aver detto tutte quelle cose, poi guardò con angoscia verso il cielo. Un
treno passò velocemente affianco a noi. Grazie al rumore, avevo tempo di pensare se
continuare a fare qualche domanda, oppure se cercare qualche commento filosofico per
soddisfarla.
Guardai il treno allontanarsi, lasciando dietro i suoni dell’effetto Doppler.
Risposi solamente: “Davvero?”
Mi dispiaceva aver pensato solo ad una risposta così semplice.
Si abbassò con le mani i capelli, che si erano spettinati per lo spostamento d’aria causato
dal treno, poi disse: “Andiamo.”
Dopodiché si incamminò nella strada da cui eravamo arrivati. Anche se avrei potuto
arrivare a casa più in fretta se la avessi seguita, era come se la sua schiena mi stesse
silenziosamente dicendo “Non seguirmi!” Così rimasi dov’ero a guardarla camminare,
finché non scomparve dalla mia vista.
E io, che cosa diavolo ho fatto per tutto questo tempo?
Quando arrivai a casa, trovai Koizumi ad aspettarmi dalla porta.
“Ciao.”
Il suo sorriso sembrava un pò falso, come se cercasse di accogliere un vecchio amico. Mi
salutò con passione, con ancora la divisa e la cartella, probabilmente era appena arrivato
da scuola.
“Voglio mantenere la promessa che ti ho fatto l’altro giorno. E’ per questo che ti stavo
aspettando, ma no avrei mai pensato che saresti arrivato così presto!” Koizumi continuò
col suo perenne sorriso: “Posso disturbarti per un pò di tempo? Vorrei portarti a vedere
un posto.”
“Qualcosa a che fare con Suzumiya?”
“E’ qualcosa che la riguarda.”
Aprii la porta di casa e appoggiai la mia cartella in ingresso. Poi, dopo aver detto a mia
sorella, che era spuntata lì in giro, che quella sera sarei arrivato un pò tardi, tornai da lui.
Pochi minuti dopo, eravamo in viaggio su una macchina.
Koizumi fece fermare un taxi davanti a casa mia, poi ci spostammo lungo la strada
principale verso Est. Disse all’autista di dirigersi verso una città fuori dalla prefettura.
Sarebbe stato più economico andarci in treno, ma, visto che pagava lui, non mi
interessava poi più di tanto.
“A proposito, qual’è la promessa che vorresti mantenere?”
“Non avevi detto che volevi vedere la prova dei miei poteri? Ora ce n’è la possibilità ed è
per questo che ti ho chiesto di venire.”
“C’è bisogno di andare così lontano?”
“Sì. Posso usare i miei poteri solo in posti con condizioni particolari. Ed è proprio dove ci
stiamo dirigendo.”
“Credi ancora che Haruhi sia Dio?”
Koizumi, seduto affianco a me nel sedile posteriore, mi guardò.
“Hai mai sentito parlare del principio antropico?”
“Mai sentito nominare.”
Sospirò e poi sorrise di nuovo.
“In sostanza, se qualcosa è vero per noi esseri umani, lo è solo perchè noi esistiamo.”
Non capisco.
“L’universo esiste semplicemente perchè ci siamo noi ad osservarlo. In altre parole, le
forme di vita intelligenti conosciute come esseri umani conobbero l’esistenza
dell’universo studiando come era fatto attraverso le leggi della fisica. Se non ci fossimo
evoluti fino a questo livello, allora sarebbe stato impossibile studiarlo e quindi non lo
avremmo mai scoperto. Ciò significa che il fatto che l’universo esista o meno, per un
essere umano che non si è completamente evoluto, non è molto importante. E’ a causa
della nostra piena evoluzione che l’esistenza dell’universo è completamente accettata.
Questo è il metodo di pensare dal ‘punto di vista’ umano.”
“Che stupido modo di ragionare! Cioè, l’universo esiste comunque, non importa se siamo
presenti oppure no!”
“Hai ragione. E’ per questo che il principio antropico non è del tutto scientifico, è solo un
modo filosofico di ragionare. Nonostante ciò, si può trovare qualcosa di interessante a
partire da questa teoria.”
Il taxi si fermò ad un semaforo rosso. L’autista continuava a guardare davanti, non si girò
mai, neanche una volta.
“Perchè l’universo si trova in uno stato adatto alla nostra presenza? Un cambiamento
anche minimo alle costanti gravitazionali significherebbe un universo completamente
differente da quello in cui ci troviamo ora. Altre leggi, come la costante di Planck o la
massa atomica, sembrano fatte apposta per la nostra vita. Non lo trovi incredibile?”
Sentii un brivido lungo la schiena. Era colpa dei discorsi di Koizumi, che sembravano
uno di quegli opuscoli distribuiti dalle nuove religioni i cui principi si basano su teorie
scientifiche.
“Rilassati! Non credo nell’esistenza di un Dio Onnipotente, o di un Creatore Supremo
che ci abbia donato l’esistenza. E molti dei miei compagni la pensano allo stesso modo.
Però c’è una cosa che ci preoccupa.”
Che cosa?
“Le nostre azioni. Sono forse stupide, come un clown che cammina con le mani sul bordo
di una scogliera?”
L’espressione che feci in quel momento doveva essere davvero strana, altrimenti
Koizumi non avrebbe riso così tanto da farlo assomigliare al verso della gallina.
“Stavo scherzando!”
“Non riesco davvero capire di cosa tu stia parlando!”
In realtà volevo dirgli: “Non ho tempo di fare stupidi scherzi con te. Potresti lasciarmi
andare? Autista, le dispiacerebbe fare inversione?Se fosse possibile, a me farebbe
piacere.”
“Sto solo usando il principio antropico come paragone. Non siamo ancora arrivati al
discorso Suzumiya.”
E’ veramente assurdo! Perchè tu, Nagato ed Asahina siete così affascinati da Haruhi?
“Ritengo che sia una persona molto carismatica. Ma tralasciando questo fatto, ti ricordi
quando ti avevo detto che questo mondo probabilmente è stato creato da lei?”
Non mi piaceva che lo avesse detto, ma me lo ricordavo.
“Lei ha la capacità di realizzare i sogni.”
Potresti evitare di dire certe cose con un tono tanto deciso?
“Non posso non pensarlo, perchè, ora come ora, il mondo è governato dai desideri di
Suzumiya.”
Com’è possibile?
“Suzumiya ha sempre pensato che gli alieni esistessero, per questo motivo è apparsa
Nagato Yuki. Allo stesso modo, voleva incontrare i viaggiatori del tempo, così è
comparsa anche Asahina Mikuru. E io mi trovo al suo fianco per lo stesso motivo.”
“E come lo sai?”
“E’ successo tre anni fa...”
Ancora con ‘sta storia dei tre anni! Non ne posso più di sentirla!
“Un giorno, ho improvvisamente capito di possedere un potere speciale e, per qualche
motivo, sapevo perfettamente come utilizzarlo. Nello stesso momento, seppi che altri,
come me, avevano risvegliato quei poteri e che tutto ciò era stato possibile grazie a
Suzumiya Haruhi. Non sono in grado di entrare nei dettagli, tutto quello che so dirti è che
sapevo queste cose, ma non potevo spiegarmele.”
“D’accordo, anche se posso accettare il fatto che tu possegga questi poteri, non riesco
comunque a credere che Haruhi sia come la descrivi.”
“Nemmeno io riesco a crederci. Una semplice ragazza col potere di cambiare il mondo,
anzi, immagino sia più giusto dire l’abilità di creare mondi, vero? La cosa più terribile è
che questa ragazza ora ritiene che questo mondo sia noioso.”
“Perchè terribile?”
“Non lo avevo già detto? Se lei è capace di creare mondi a piacimento, allora
naturalmente potrebbe far scomparire questo senza lasciare alcuna traccia e poi
ricostruirlo nel modo che preferisce. Quindi, in senso più letterale, sarebbe la fine del
mondo. Non possiamo determinare se questa teoria sia corretta o meno; chi lo sa, magari
questo mondo che noi riteniamo unico è già stato ricreato molte volte.”
Avevo già usato così tante volte la parola incredibile, che mi avrebbe fatto davvero
comodo un dizionario dei sinonimi.
“Se è così, allora perchè non dici direttamente ad Haruhi chi sei? Facciamole sapere che
gli esper esistono, penso che sarebbe davvero felice. Forse allora non avrebbe più voglia
di distruggerlo.”
“Però in quel caso si porrebbe un problema ancora maggiore. Se Suzumiya credesse che
l’esistenza degli esper sia una cosa normale, allora il mondo intero diverrebbe così. Tutte
le leggi della fisica verrebbero distorte: la Costante Molecolare, la Seconda Legge della
Termodinamica e tutto il resto dell’universo entrerebbero nel caos più totale.”
“C’è qualcosa che non capisco.” continuai. “Hai detto che il desiderio di Haruhi di
incontrare alieni, viaggiatori del tempo ed esper ha fatto sì che tu, Nagato ed Asahina
siate apparsi di fronte a lei.”
“Sì.”
“Se fosse vero, allora perchè non lo ha ancora scoperto? Al contrario io e te sappiamo
tutto, non lo trovi un pò strano?”
“Lo trovi incongruente? In realtà non è così, la vera incongruenza si trova nel cuore di
Suzumiya.”
Non potresti parlare in modo che io riesca a capire!?
“In altre parole, lei spera nell’esistenza di alieni, viaggiatori del tempo ed esper. Però il
suo buon senso le dice che queste cose non esistono e questo crea una dissonanza
cognitiva. Anche se può essere eccentrica nelle azioni e nelle parole, il suo modo di
pensare non è differente dalle persone normali. Il suo burrascoso entusiasmo si stava
lentamente calmando negli ultimi mesi, poi improvvisamente ha subito un cambiamento
simile a un tornado.”
“E perchè?”
“E’ tutto a causa tua.” Koizumi alzò le labbra. “Se le non avessi messo in testa delle
strane idee, in questo momento la staremmo ancora osservando da dietro le scene.”
“Che cosa ho fatto!?”
“Sei stato tu ad incoraggiarla a creare quello strano club. Tutto per colpa di una
conversazione che ha avuto con te, le è venuto in mente di formare un gruppo in cui
riunire tutti i personaggi misteriosi. Perciò devi prenderti piena responsabilità per questo.
E’ a causa tua se i tre gruppi che più si interessano a Suzumiya Haruhi sono ora riuniti
assieme.”
“...mi accusi ingiustamente!” cercai di difendermi in maniera poco convincente.
Koizumi semplicemente sorrise, poi continuò: “Ma non è l’unica ragione.”
Smise di parlare dopo aver detto quella frase. Mentre stavo per dire qualcosa, l’autista ci
riferì improvvisamente: “Siamo arrivati.”
La macchina si fermò e la porta si aprì. Io e Koizumi uscimmo nella strada affollata.
L’autista ripartì senza farsi pagare, ma non rimasi per nulla stupito.
Se le persone dei dintorni avessero voluto andare a fare shopping, questo era il posto
giusto. Era una tipica metropoli locale, con nodi ferroviari e ogni tipo di negozi e
architetture complesse. Il tramonto bagnava di un intenso colore una movimentata strada
piena di pedoni. Quando la luce di un semaforo ad un incrocio diventò verde, la strada
venne immediatamente occupata da un mare di persone. Dopo che scendemmo dal
marciapiede, ci separammo per un attimo a causa di quest’ondata.
“Che cosa volevi mostrarmi, portandomi qui?
Camminando lentamente sulle strisce pedonali, Koizumi guardò avanti e disse: “Hai
ancora la possibilità di cambiare idea.”
“Ormai sono qua, quindi vieni al punto.”
Si avvicinò a me e mi prese per mano.
Hey, che cosa pensi di fare!? Che schifo!
“Scusami, potresti chiudere gli occhi per un attimo? Non ci vorrà molto.”
Mi scansai per evitare di scontrarmi con un pendolare. La luce verde iniziò a
lampeggiare.
D’accordo!
Chiusi con condiscendenza gli occhi. Potevo ancora sentire i passi sulla strada, il rumore
dei motori, il brusio senza fine delle persone che parlavano e ogni genere di suono.
Seguendo la guida di Koizumi, feci un passo avanti, due passi, tre passi, poi mi fermai.
“Ora puoi aprirli.”
Lentamente lo feci.
L’intero mondo era caduto in un’ombra grigia.
Era davvero scuro. Non potevo evitare di guardare verso il cielo. L’intenso sole arancione
non poteva essere visto da nessuna parte e il cielo era ricoperto da tenebrose nuvole
grigie. Ma erano davvero nuvole? L’impeccabile orizzonte si estendeva infinitamente in
ogni direzione. L’unica cosa che impediva che questo mondo venisse inghiottito dalle
tenebre era una saltuaria luce, al posto del sole splendente, che traspariva nel cielo grigio,
producendo un debole bagliore.
Non c’era nessuno.
A parte Koizumi ed io, fermi al centro dell’incrocio, la folla in movimento che c’era
prima era ora scomparsa senza lasciare alcuna traccia. Nella vasta oscurità, solo la luce
del semaforo lampeggiò, cambiando in rossa, mentre le altre diventarono verdi. Ma non
c’era nessun veicolo per strada. Era così tranquillo che si sarebbe potuto pensare che
anche la terra avesse smesso di ruotare.
“Ora ci troviamo in una breccia situata dentro una frattura interdimensionale. Questa è
uno Spazio Chiuso, un posto completamente separato dal mondo in cui viviamo.”
La voce di Koizumi era particolarmente chiara in quel silenzio.
“Il centro di questa intersezione si trova nel ‘Muro’ dello Spazio Chiuso. Guarda, proprio
come quello.”
Il suo braccio teso si bloccò a mezz’aria, come bloccato da qualcosa. Cercai di fare lo
stesso e mossi le mani in quella direzione; sembrava come toccare delle verdure fredde
appena lavate. Spinsi la superficie di un muro invisibile ed elastico, ma non riuscivo ad
allungarmi oltre dieci centimetri.
“Questo Spazio Chiuso ha un raggio di cinque chilometri. Normalmente è impossibile
entrare usando normali mezzi fisici. Uno dei miei poteri è l’abilità di penetrare in questi
spazi.”
Come una foresta di canne di bambù, dalle costruzioni attorno non proveniva nessuna
luce. I negozi nel quartiere commerciale erano tutti scuri, solo i lampioni emettevano un
lieve barlume.
“Dove si trova questo posto?”
No la domanda giusta dovrebbe essere: “Che dimensione è questa?”
“Ti spiegherò mentre ci spostiamo.” disse tranquillamente Koizumi. “Non sono troppo
sicuro sui dettagli, ma questa è una dimensione situata non troppo lontano dalla nostra.
Mettiamola in questo modo, proprio in questo punto è apparsa una frattura
interdimensionale e noi siamo entrati attraverso una breccia. In questo momento, il
mondo esterno sta continuando con la sua vita di tutti i giorni. E’ praticamente
impossibile per un normale essere umano inciampare per caso in questo mondo.”
Attraversammo la strada. Koizumi camminò in una direzione che aveva già prestabilito.
“Immaginati una dimensione simile a una ciotola rovesciata, a forma di uovo, e che
questo posto sia il suo interno.”
Entrammo in un palazzo con molti piani di appartamenti, ma non si vedeva nemmeno una
persona, nè un briciolo di polvere.
“Gli Spazi Chiusi si verificano randomicamente. A volte appaiono ogni due giorni, altre
volte passano molti mesi tra uno e l’altro. Ma una cosa è certa...”
Salimmo le scale anche se era completamente buio. Se non lo avessi seguito da vicino,
avrei sicuramente inciampato.
“Quando Suzumiya si trova in una condizione mentale di instabilità, appare questo
spazio.”
Arrivammo sul tetto del palazzo.
“Quando ne compare uno, sono in grado di percepirlo; e lo stesso sanno fare i miei
compagni. Come lo sappiamo? Francamente, non lo conosciamo nemmeno noi. In ogni
caso, semplicemente sentiamo quando e dove si verificherà uno di questi spazi e come
penetrarci. Non so descrivere a parole questa sensazione.”
Mi aggrappai alla ringhiera di protezione e guardai verso il cielo. Non si riusciva a sentire
alcuna brezza.
“Mi hai portato quassù per vedere questo? Non c’è nessuno!”
“No, il vero evento avverrà tra poco. Sta quasi per cominciare.”
Smettila di scherzare! Ma Koizumi finse di non notare la mia espressione infelice.
“Le mie abilità sono semplicemente quelle di rilevare gli Spazi Chiusi e penetrarli. In
realtà, posso anche determinare lo stato mentale di Suzumiya. Questi mondi sono come
vesciche causate dai tremori del suo instabile stato emozionale ed io sono la medicina
necessaria a curarle.”
“Le tue metafore sono davvero difficili da capire.”
“Me lo dicono spesso. Ma, a parte questo, sei davvero straordinario! Non sembri per
nulla agitato dopo aver visto tutto ciò.”
In quel momento, mi passarono per la mente le immagini di Asakura che svaniva senza
lasciare alcuna traccia e della versione cresciuta di Asahina. Avevo già avuto troppe
esperienze di quel tipo.
Improvvisamente Koizumi voltò la testa e guardò lontano.
“Sembra che sia cominciata. Girati e guarda dietro di te.”
Lo vidi.
In lontananza, in piedi, tra le alte costruzioni, c’era un luminoso gigante blu.
Era più alto di un palazzo di trenta piani per tutta l’altezza della testa. La sua magra
figura di tonalità blu scura sembrava contenere qualche tipo di materiale che gli
permetteva di brillare dall’interno. Siccome era troppo buio, non riuscivo a delineare il
suo profilo e, a parte gli occhi e la bocca, che erano più scuri, la sua faccia non sembrava
avere altre caratteristiche.
Che diavolo è quello?
Il gigante alzò lentamente il suo braccio e poi lo fece cadere come un ascia. La
costruzione di fronte a lui venne tagliata a metà, poi, come al rallentatore, il cemento, i
fili elettrici e le macerie produssero un assordante rumore, mentre cadevano al suolo.
“Noi riteniamo che questa sia la manifestazione della frustrazione di Suzumiya. Ogni
volta che i suoi conflitti interni raggiungono un certo limite, questi giganti appaiono e
distruggono ogni cosa intorno a loro per abbassare lo stress. Ma non possiamo permettere
che arrivino nella nostra realtà, altrimenti causerebbero enorme devastazione. E’ per
questo che esiste questo Spazio Chiuso, in modo che la distruzione resti qua dentro. Ha
senso come cosa?”
Ogni volta che il luminoso gigante blu ondeggiava il braccio, i palazzi venivano tagliati
in due e collassavano. Poi avanzava camminando sulle macerie. Sorprendentemente,
riuscivo a sentire il rumore delle costruzioni che crollavano, ma non quello dei suoi passi.
“Secondo le leggi della fisica, sarebbe impossibile per un gigante come quello restare in
piedi, a causa della sua massa. Però è in grado di muoversi liberamente in una condizione
di assenza di peso. Anche se distruggere un edificio implicherebbe normalmente dei
cambiamenti nella struttura molecolare, queste regole non sembra che vengano applicate
su di esso. Nemmeno un esercito sarebbe in grado di fermarlo.”
“Allora gli lasciamo semplicemente fare quello che vuole?”
“No, ed è per questo che esisto. Per favore, guarda laggiù.”
Koizumi indicò il gigante. Guardai in quella direzione e notai alcuni puntini illuminati di
rosso, che prima non c’erano, volare attorno ad esso. Il corpo del gigante sembrava fatto
di gas visto che i punti rossi gli passavano tranquillamente in mezzo. Però sembrava
ignorare il loro attacco e alzò nuovamente il braccio per distruggere un altro centro
commerciale. Non importa quanto i punti rossi lo attaccassero, non sembrava
assolutamente fermarsi. Delle scie rosse simili a laser continuavano a penetrargli il corpo,
ma, siccome ero troppo lontano, non riuscivo a capire quanti danni gli facessero
realmente. Una cosa era certa: quei raggi non creavano alcun buco sul suo corpo.
“D’accordo, penso che ora dovrei raggiungerli.”
Koizumi si illuminò di rosso e, molto presto, fu ricoperto da una sfera colorata. Di fronte
a me non c’era più un essere umano, ma una larga palla luminosa.
La situazione sta diventando ridicola.
Come facendo un segnale, iniziò ad alzarsi. Poi volò verso il gigante ad una velocità
incredibile. Siccome le sfere rosse non avevano mai smesso di muoversi, non riuscivo a
capire quante ce ne fossero in totale, ma non sembravano essere più di una decina,
incluso Koizumi. Volavano coraggiosamente attraverso il suo corpo, ma tutto quello che
riuscivano a fare era passargli in mezzo. Quel mostro praticamente non era stato colpito,
sempre se lo era stato. Mentre stavo pensando ciò, una delle sfere si avvicinò al suo polso
e ci fece in cerchio attorno. Un istante dopo, la sua immensa mano si separò dal braccio.
Cadde verso il terreno, producendo una luce a mosaico. Poi cominciò a diventare
trasparente ed infine si disintegrò, come la neve che si scioglie al sole. Immaginai che il
fumo blu che usciva dal polso ferito del gigante fosse il suo sangue. La scena di fronte a
me era davvero qualcosa da storia fantasy.
I punti rossi sembravano aver cambiato strategia d’attacco verso di lui. Gli si
avvicinarono come uno sciame di mosche che circondano un cane. I raggi rossi tagliarono
la sua faccia, facendo cadere la testa. Poi fu il turno delle spalle, seguite dal torso,
lasciandosi dietro una strana forma. Le parti che cadevano iniziarono ad emettere quella
caratteristica luce a mosaico, per poi disintegrarsi e svanire.
Siccome il gigante si trovava in un largo spiazzo senza troppi ostacoli attorno, riuscii a
seguire l’intero processo dall’inizio alla fine. Quando il torso cadde, anche il resto del
corpo iniziò a disgregarsi, dissolvendosi finalmente in gocce più piccole della polvere e
diffondendosi sulle macerie.
Dopo essersi assicurati che il lavoro fosse stato compiuto, i punti rossi volarono via in
ogni direzione. Molti di loro scomparvero immediatamente; solo uno si diresse verso di
me, per poi atterrare sul tetto del palazzo. La sfera rossa lentamente perse la sua luce e
finalmente Koizumi si trovò di fronte a me, spostandosi boriosamente i capelli con il suo
solito sorriso.
“Spiacente di averti fatto aspettare.”
Sembrava molto calmo e per nulla stanco.
“Finalmente, vorrei farti vedere qualcosa di molto interessante.”
Koizumi indicò verso il cielo. Alzai la testa un pò sospettosamente e, nei tenebrosi cieli
grigi, lo vidi!
Proprio sopra dove il gigante era apparso inizialmente, c’era una crepa, come quelle che
fanno i pulcini quando cercano di uscire dalle uova. Iniziò ad espandersi rapidamente
come una ragnatela.
“In seguito alla distruzione delle creature blu, anche lo Spazio Chiuso viene distrutto. E’
come uno spettacolo di magia!”
Appena Koizumi finì la sua spiegazione, le larghe crepe ora ricoprivano il mondo intero,
era come se fosse stato circondato da una rete metallica. I suoi margini cominciarono a
restringersi fino a diventare semplici linee curve.
E poi, crack!
In realtà non avevo sentito alcun suono. Era solo il mio cervello che cercava di
immaginare il rumore di un bicchiere che si rompe. Una luce penetrò in un buco nel cielo,
poi si diffuse a forma di sfera in ogni direzione. Sentii come una doccia di luce. No, non
sono le parole esatte. Era più come aprire il tetto mobile dello stadio Tokyo Dome, tutto
in pochi secondi. La differenza era che questo tetto copriva tutti gli edifici sotto di lui.
Un forte rumore di movimento iniziò ad arrivare violentemente ai miei timpani e mi
coprii istintivamente le orecchie. Ma il motivo era perchè ero stato in un mondo di
silenzio per un abbastanza tempo e non ero riuscito ad adattarmi velocemente al
cambiamento. Quando ascoltai di nuovo con attenzione, era il solito rumore di sottofondo
delle strade.
Il mondo era tornato al suo stato originario.
Non c’erano case collassate, nessun cielo grigio e neanche sfere rosse luminose che
volavano per aria. La strada era piena di macchine e persone. Potevo vedere una familiare
luce arancione negli spazi tra i palazzi. Il mondo sembrava grato di ricevere questo tepore
e calava lunghe ombre dietro di sé.
La brezza soffiava dolcemente.
“Ora capisci?” mi chiese Koizumi mentre salivamo sul taxi, che sembrò fermarsi quasi
per magia di fronte a noi, appena uscimmo dal palazzo. Quando guardai, mi accorsi che
era lo stesso autista di prima.
“Non capisco.” risposi sinceramente.
“Sapevo che lo avresti detto.”rise Koizumi. “Quelle creature blu, noi le chiamiamo
Avatar, ma, come ti ho già detto, dipendono moltissimo dalle condizioni mentali di
Suzumiya. Anche noi siamo così, naturalmente. Quando appare uno Spazio Chiuso,
quando gli Avatar iniziano a muoversi, siamo in grado di usare i nostri poteri. Possiamo
usarli solo là dentro, ora come ora, sono una persona normale.”
Fissai silenziosamente la schiena dell’autista.
“Io non so perchè solo noi abbiamo questi poteri, ma credo che non abbia nulla a che fare
con le nostre identità. E’ come aver vinto la lotteria. Anche se le possibilità sono molto
basse, c’è qualcuno che deve vincere. Io semplicemente sono stato colpito dalla lancia del
caso. Come sono stato sfortunato!” Koizumi sorrise non spontaneamente. Rimasi zitto
perchè non sapevo cosa avrei dovuto dire.
“Non possiamo permettere che gli Avatar si muovano liberamente. Perchè? Perchè più
fanno danni, più larga diventa la sfera dello Spazio Chiuso. Quella che hai visto era una
delle più piccole. Se le trascurassimo, continuerebbero a crescere finché non
ricoprirebbero l’intera nazione, poi il mondo intero e, alla fine, quel grigio mondo
alternativo sostituirà completamente il nostro.”
Aprii finalmente bocca.
“Come fai a sapere così tante cose?”
“Te l’ho detto, le so e basta, non posso spiegartelo. Tutti quelli associati con
l’Organizzazione sono lo stesso. Un giorno improvvisamente scoprirono di sapere tutto
su Suzumiya e su come può influenzare il mondo. Inoltre realizzarono che, siccome da
quel momento avevano poteri sovrannaturali, non potevano semplicemente ignorare gli
Spazi Chiusi. Quando una persona normale scopre questo genere di cose, normalmente
vorrebbero sapere se può essere di qualche aiuto. Se non avessimo fatto nulla, il mondo
che conosciamo sarebbe stato distrutto. E quello sarebbe stato un problema.” Dopo aver
mormorato queste ultime parole, Koizumi si zittì.
Nel tempo rimasto prima che io arrivassi a casa, guardammo silenziosamente il paesaggio
fuori dai finestrini.
La macchina si fermò e, mentre stavo uscendo, parlò di nuovo. “Per favore, fai attenzione
alle azioni di Suzumiya. Il suo stato mentale che supponevamo stabile sta mostrando
segni di rapido cambiamento. Era da un pò di tempo che non succedeva qualcosa come
oggi.”
Anche se la avessi osservata, sarebbe diventata così in ogni caso, non è vero?
“Ad essere sincero non lo so neanche io. Ma penso che sia una buona idea lasciare tutto
in mano tua, visto che alcuni dei miei compagni tendono a pensare in un modo davvero
troppo complesso.”
Prima che potessi rispondere, Koizumi rimise la testa dentro la macchina e chiuse la
portiera. Guardando il leggendario taxi fantasma allontanarsi, mi sentii improvvisamente
molto stupido, perciò rientrai a casa.
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Capitolo 6 - Altervista