Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere.
Anno XXXI - n° 2 - novembre 2014
Sped. Abb. Post. 70% - Filiale di Milano - TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) Uff. CMP Roserio - MI
“Caregiver”
attività di sostegno
per partner e caregiver
per il sovraccarico emotivo
nelle relazioni familiari
Ascolto,
aiuto pratico,
orientamento
per la paura e il
disorientamento
davanti
alla diagnosi
Gruppi di sostegno
psicologico
per armonizzarsi
con i cambiamenti
della vita
dopo il cancro
Consulenze individuali
psicologiche e mediche
per problemi particolari
di natura emotiva
e fisica
“Caro Figlio”
attività di sostegno
per figli dei pazienti
specifico
dai 12 ai 21 anni
Terapia medica
sistemica
per la prevenzione
e cura della fatigue
per rafforzare
l’organismo durante e dopo
le terapie oncologiche
Attività
psicofisiche,
creative, estetiche
per accrescere
l’armonia
mente-corpo
Risposte aperte
dei medici
“Dottore si spogli”
per saperne di più su
alimentazione, ricostruzione,
menopausa, malattia
e cure
Tutte le nostre attività sono gratuite*
*è gradita una libera offerta all’Associazione
Dal 1973 a sostegno globale delle persone colpite dal cancro
Editoriale
È con emozione che prendo in mano la penna per scrivere questo editoriale.
ATTIVEcomeprima Onlus
Via Livigno 3,
20158 Milano
Tel 026889647
Fax 026887898
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www.attive.org
Fondatrice:
Ada Burrone.
Consiglio Direttivo:
Alberto Ricciuti, Arianna Leccese,
Caterina Ammassari, Maria Lisa
Di Latte, Claudio Fochi, Giovannacarla
Rolando, Bernardina Stefanon.
Collegio dei Sindaci:
Mauro Bracco, Flavio Brenna,
Luciana Dolci, Giusi Lamicela,
Carlo Vitali.
Comitato Scientifico:
Stefano Gastaldi, Paola Bertolotti,
Fabio Baticci, Franco Berrino,
Nicoletta Buchal, Chiara Caldi,
Massimo Callegari, Salvo Catania,
Alberto Costa, Francesco Della Beffa,
Roberto Labianca, Marina Negri,
Willy Pasini, Manuela Provantini,
Alberto Ricciuti, Giorgio Secreto,
Sandro Spinsanti, Paolo Veronesi,
Umberto Veronesi, Claudio Verusio.
Ada ci ha lasciato il 30 giugno scorso. Ed è la prima volta, in trent’anni
di vita della nostra rivista, che gli articoli, le lettere, ogni parola, pagina
per pagina, non sono stati letti e appuntati con meticolosa cura dalla sua
mano, dalla sua mente, dal suo cuore. Cercando sempre di cogliere, tra le
righe di ogni scritto, cosa avrebbe potuto “far bene” a chi le avesse lette.
Ben consapevole, però, che questo non lo si realizza con facili e dolciastre
retoriche dei sentimenti, ma dando voce alla testimonianza di come sia
possibile, proprio guardando in faccia la paura e lo smarrimento che un
evento traumatico come il cancro genera quando irrompe nella vita, riorganizzare la speranza e ritrovare la forza per poter comunque, al di là della
malattia, vivere al meglio il tempo della vita.
Prima di accingermi a scrivere queste poche righe, ho rivisto e ascoltato
Ada nel breve filmato, “M’amo, non m’amo”, realizzato un anno fa e visibile sul nostro sito.
Senza che nessuno di noi potesse immaginarlo, era l’ultimo giorno in cui
Ada era in Associazione. Altre volte le avevamo chiesto di lasciarsi filmare,
ma questa volta stranamente non fece resistenza. In quei pochi minuti,
Ada non parla di “malattia” ma di vita. Da persona pragmatica quale
è sempre stata, parla del “risultato” che gli eventi trasformativi generati
dalla malattia hanno prodotto su di sé; non sprecando le proprie energie
per combattervi contro, ma impegnandole per cambiare il proprio atteggiamento di fronte alle circostanze che non possono cambiare. Da questa consapevolezza e da questo rinnovato modo di sentire la vita è nata
Attivecomeprima. E questa è l’anima più profonda e autentica che ispira
da sempre il suo lavoro, la sua cultura, le sue metodologie.
Ed è anche il filo conduttore che idealmente ispira le scelte e lo stile editoriale di questa rivista.
Grazie Ada, con immensa gratitudine e riconoscenza. Grazie - certo di
interpretare anche i sentimenti di tutti coloro che ci stanno leggendo - per
aver tracciato questa via e averla consegnata nelle mani di ognuno di noi
perché possa continuare a generare i suoi frutti.
E, infine, grazie ancora a te, Ada cara, perché, anche parlando della tua
morte, non abbiamo potuto fare altro che parlare della tua vita.
Buona lettura!
Per tradizione, ATTIVEcomeprima
Onlus offre la Presidenza Onoraria
al Sindaco di Milano.
Ringraziamo i nostri collaboratori e fornitori per il contributo alla realizzazione e alla qualità di questa rivista.
Un grazie particolare alla Fotolito ABC per l’omaggio degli impianti di stampa.
Per ricevere questa rivista basta inviare una libera offerta ad ATTIVEcomeprima Onlus.
3
Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere.
RIVISTA
ATTIVE
Viene offerta
a tutti coloro
che sostengono
l’Associazione
trauma
il
la tempo
vita
il
C O L L A N A D I G U I D E P R AT H E
P E R C A M M I N A R E N E L L A VI CI TA
,
D E D I C ATA A C H I V I V E
O CONDIVIDE
L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O
HE
C O L L A N A D I G U I D E P R AT VI CI TA
,
PER CAMMINARE NELLA
D E D I C ATA A C H I V I V E
O CONDIVIDE
L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O
COME E PERCHÉ
USARE IN RETE
LE
GUIDA n°2
COMPETENZE
IL CIBO
MEDICHE
E LA
PREVENZIONE
D E P R AT I C H E
C O L L A N A D I GA UR IE N E L L A V I TA ,
P E R C A M M I NC H I V I V E
D E D I C ATA A
O C O N D I V I D EA D E L C A N C R O
L’ E S P E R I E N Z
GUIDA n°1
UN MEDICO
SU MISURA
SALVO CATANIA
FRANCO BERRINO
scaricabile
dal sito
www.attive.org
Anno XXXI - n° 1 - aprile 2014
GUIDA n°3
per
Istruzioni sartoriali A cura di:
cittadini esigenti
A cura di:
SANDRO SPINSANTI
COLLANA
DI GUIDE PRATICHE
PER CAMMINARE
NELLA VITA
Dedicata a chi vive
o condivide
l’esperienza del cancro
A cura di
Attivecomeprima
Ada Burrone
A UNA DONNA
COME ME
A una donna
come me
Messaggio
di Ada Burrone
alle donne
operate
scaricabile
dal sito
www.attive.org
A cura di:
Sped. Abb. Post. 70% - Filiale di Milano - TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) Uff. CMP Roserio - MI
scaricabile
dal sito
www.attive.org
LA FORZA
DI VIVERE
ALIMENTARE
IL BENESSERE
Franco Berrino
LA FORZA
DI CAMBIARE
Paola Bertolotti
LA TERAPIA
DEGLI AFFETTI
Stefano Gastaldi
Cofanetto
di 10 opuscoli
a cura di
ATTIVEcomeprima
scaricabili
dal sito
www.attive.org
a cura di
ATTIVEcomeprima
LO SPAZIO UMANO
TRA MALATO
E MEDICO
Parlano medici,
pazienti, psicologi
A CURA DI
ATTIVECOMEPRIMA
Edizione
FrancoAngeli
Edizione
FrancoAngeli/Self-help
scaricabile
dal sito
www.attive.org
M’amo
non m’amo
Ada Burrone
M’AMO,
NON M’AMO
di Ada Burrone
(in italiano
e in inglese)
Edizione
ATTIVEcomeprima
Il Pensiero Scientifico
Editore
QUANDO IL MEDICO
DIVENTA PAZIENTE
La prima indagine in
Italia sui medici che
vivono o hanno vissuto
l’esperienza del cancro
a cura di
ATTIVEcomeprima
e Fondazione Aiom
Edizione FrancoAngeli
LA DANZA
DELLA VITA
LETTERA AI MEDICI
DI DOMANI
Le esperienze più
straordinarie della
mia esistenza
La paura è contagiosa,
ma lo è anche
la speranza
di Ada Burrone
(in italiano
e in inglese)
Edizione
FrancoAngeli
scaricabile
dal sito
www.attive.org
LA TERAPIA
DI SUPPORTO
DI MEDICINA
GENERALE IN
CHEMIOTERAPIA
ONCOLOGICA
di Alberto Ricciuti
Parlano i medici
le donne
gli psicologi
(in italiano
e in inglese)
Edizione
ATTIVEcomeprima
Messaggio
di Ada Burrone
Edizione
FrancoAngeli
Self-help
...E POI CAMBIA
LA VITA
LA FORZA DI VIVERE
PER AFFRONTARE
CON ARMONIA
IL CAMBIAMENTO
di Ada Burrone
IL TRAUMA,
IL TEMPO
E LA VITA
A cura di
Ada Burrone
scaricabile
dal sito
www.attive.org
(in italiano
e in inglese)
Edizione
ATTIVEcomeprima
Potete richiederli tutti alla nostra Segreteria tel. 026889647 email: [email protected]
PAPAVERI
E FIORDALISI
La scuola della vita
di
Ada Burrone
Edizione
FrancoAngeli
Sommario
Periodico trimestrale
Anno XXXI - N° 2
Novembre 2014
Sped. abb. post. 70%
Filiale di Milano
Editoriale
pag. 03
La rivista è posta sotto la tutela delle leggi
della stampa. Gli articoli pubblicati
impegnano esclusivamente la responsabilità
degli autori. La riproduzione scritta
dei lavori pubblicati è permessa solo dietro
autorizzazione scritta della Direzione
AVVENTURA
Viaggi in solitaria / Ugo Conti
pag. 06
TRA MEDICO E PAZIENTE
La comunicazione in oncologia: dall’omertà all’infobesità
Salvo Catania
pag. 08
VIVERE IL CAMBIAMENTO
Obiettivo; la consapevolezza / Paola Bertolotti
pag. 10
IL LINGUAGGIO DEGLI AFFETTI
Arrivi e partenze / Stefano Gastaldi
pag. 12
CAREGIVER
Anna che canterà / Manuela Provantini
pag. 14
LE VOSTRE LETTERE pag. 16
LA MEDICINA CHE CI ASPETTIAMO
Medicina narrativa / Sandro Spinsanti
pag. 20
NUTRIRE IL BENESSERE
La salute nella frutta secca / Anna Villarini
Le ricette di Angela / Angela Angarano
pag. 22
pag. 24
PROFILI
La bellezza interiore si vede / Daniela Condorelli
pag. 26
Letti e piaciuti / a cura di Serena Ali
pag. 29
Sapevate che... / Benedetta Giovannini
pag. 29
Noi con gli Altri
pag. 30
Direttore responsabile:
Alberto Ricciuti
Vice Direttore:
Paola Bertolotti
Redattore:
Caterina Ammassari
Hanno collaborato:
Serena Ali, Angela Angarano,
Paola Bertolotti, Daniela Condorelli,
Ugo Conti, Stefano Gastaldi,
Benedetta Giovannini, Manuela Provantini,
Alberto Ricciuti, Sandro Spinsanti,
Anna Villarini.
Proprietà della testata:
© Ass. ATTIVEcomeprima Onlus
Direzione, Redazione, Amministrazione:
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Progetto grafico e impaginazione:
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Fotolito: ABC, Milano Tel. 025253921
Stampa: Tecnografica, Lomazzo (Co)
Tel. 0296779218
ATTIVEcomeprima ONLUS
Autorizzazione del Tribunale di Milano
n° 39 del 28/1/1984
L’Associazione è iscritta:
-All’Albo delle Associazioni,
Movimenti e Organizzazioni delle donne
della Regione Lombardia
-Al Registro dell’Associazionismo
della Provincia di Milano
-Al Registro Anagrafico delle Associazioni
del Comune di Milano
-All’Albo delle Associazioni della Zona 9
del Comune di Milano
-Alla Società Italiana di Psiconcologia
(S.I.P.O.)
-Alla F.A.V.O. (Federazione Italiana delle
Associazioni di Volontariato in Oncologia)
ATTIVEcomeprima aderisce
al movimento di opinione
“Europa Donna Italia”
Avventura
Viaggi
in solitaria
Ogni viaggio, specialmente se avventuroso,
richiede un impegno personale completo
per essere certi di compierlo al massimo
delle nostre capacità.
6
Parliamo di soluzioni di continuità. Sono quegli eventi
che marcano chiaramente il passaggio da uno stato
a un altro.
Veniamo al dunque: nella mia vita ci sono stati alcuni
passaggi chiave che hanno determinato il corso del
mio tempo futuro.
Nel 1981 ero piuttosto infelice senza nessuna
ragione determinabile, a meno di raccontarmi delle
barzellette, cosa che nell’accorgermene mi ha
sempre disgustato. Alla fine ho capito che tutti i miei
malesseri originavano dalla mia battaglia contro il
tempo. Non volevo accettare che avevo raggiunto la
fine della giovinezza e che dovevo ineluttabilmente
entrare nella mezza età.
Allora ho deciso di forzare una soluzione di continuità. Lasciare il lavoro, costruire una barca e traversare l’oceano Pacifico da solo, raggiungere un’isola
lontana e passare alcuni mesi in solitudine, ancorato
in una piccola baia tutta per me.
Avevo già una certa esperienza di mare, avendo
fatto il giro del mondo in barca a vela con moglie e
figlioletto anni prima, giusto alla fine dell’era della
navigazione con sestante, sole e stelle.
La nuova barca che mi doveva portare nella mezza
età richiedeva delle caratteristiche speciali: un gommone fatto per me, con velatura facile da manovrare
in solitaria, di poco pescaggio per permettermi di entrare nelle insenature più inaccessibili, e poi smontabile così, una volta compiuto il salto nella mezza
età, potevo impacchettare il tutto e rispedirlo a casa
senza dover traversare l’oceano un’altra volta.
Dopo un anno di lavoro fisico estenuante, la barca
è pronta per il varo. Ho scelto di avere intorno a me
solo le tre persone più importanti a questo punto
della mia vita: mia moglie Isabella, mio figlio Maurice
e il mio amico Bernard Moitessier, grande navigatore,
esempio e guida.
Il nome della barca è importantissimo perché in
mezzo al mare saremo solo noi due e le nostre vite
saranno legate intimamente: se muore una, muore
© photo Ugo Conti
l’altro. Ho chiamato la barca MTS e cioè “Morituri
Te Salutant” (gladiatori, imperatori, Colosseo tanto
per capirci). Avevo tenuto il nome segreto fino al
momento del varo. Quando ho tagliato i lacci del
pannello che lo nascondeva, Isabella si è presa un
colpo perché ha pensato che questo mio viaggio rappresentasse un desiderio di morte. Niente di più sbagliato. L’amico Bernard Moitessier ha capito al volo
e con dolcezza ha spiegato a Isabella che nell’antica
arena se la lotta era onesta e il gladiatore coraggioso, anche il perdente vinceva perché l’imperatore gli
avrebbe dato il pollice dritto.
25 giorni per traversare l’oceano, dalla California alle
Hawaii, immerso tra l’orizzonte e il cielo. La grandiosità del mondo che mi circondava giorno dopo giorno
è penetrata attraverso il cranio ottuso e si è sistemata nel cassetto dove metto i ricordi importanti. Il
fatto che degli squaletti mi avessero mangiato due
comparti su cinque del gommone su cui galleggiavo
è stato molto utile.
Quando sono andato in acqua per cercare di riparare
le perdite d’aria, il mondo mi ha fatto un altro regalo.
Ho guardato giù, cercando la terra nascosta da 5
chilometri d’acqua e ho messo nel famoso cassetto
una memoria di azzurro infinito. Così ho capito che
questo salto nella mezza età era necessario: bisogna
sopravvivere perché ne vale la pena. Infatti, anche
con i tubolari mal ridotti ma con le strutture essenziali ancora in gamba, un po’ come il mio corpo
quarantenne, quando sono arrivati gli alisei, MTS si è
messa a correre verso le isole con molto entusiasmo.
I vulcani enormi dell’isola di Hawaii sono apparsi
all’orizzonte. Ho trovato una baietta quasi inaccessibile sul lato Ovest dell’isola. Un ingresso così basso
che anche con la barca fatta apposta, ho toccato il
fondo. Due palmizi, l’insenatura grande appena per
ancorare la barca e intorno un mare sconfinato di
lava nera. Immagini entrate nel profondo e che mi
porto ancora appresso.
Oggi compio 76 anni e l’avventura che prima o poi
mi attende è quella definitiva.
Questa volta, per affrontare il salto non posso forzare
una soluzione di continuità: ci pensa già il caso, che
a volte chiamano destino, a procurare la famosa
discontinuità.
Certo, una volta c’era la soddisfazione di creare il mio destino, vedi traversare il Pacifico.
Però, quanta paura di fare errori, tipo: barca
sbagliata, distrutta da onde impreviste, amma-
larsi senza possibilità di aiuto esterno, dare di matto
perché in mezzo all’oceano da solo non ci sono mai
stato. E allora veniamo a uno dei pochi vantaggi
della vecchiaia: niente più problematica di decisioni
esistenziali, il caso decide per te.
Lo scorso inverno è stato proprio infelice. Stanchezza
mattutina, giramenti di testa, difficoltà di respirazione: insomma “ecco è la fine”.
Corro dalla mia dottoressa che, sentiti i sintomi,
ritiene sia un classico caso di ansietà. Io francamente condivido: teniamo conto che sono un eccellente
ipocondriaco. Comunque, la dottoressa ordina esami
tanto per controllare. Conclusione, i miei corpuscoli
bianchi non sono felici, quindi visita dello specialista,
ancora esami, altro specialista famoso: Leucemia
Linfatica Cronica = CANCRO.
Come tipo di cancro non è aggressivo e stiamo
parlando di uno stadio iniziale che, per adesso, non
richiede neanche trattamento. Quando ne avrò bisogno, ci sono nuove medicine miracolose.
E poi ho 76 anni, che faccio mi lamento? Però che
grande soddisfazione poter dichiarare a chi mi ha
sempre accusato di ipocondria “ve lo avevo detto
che sono malato!”.
Ecco la soluzione di continuità: la vecchiaia, quella
vera, è arrivata d’un tratto. Sono agli inizi dell’ultimo
viaggio. Ogni viaggio, specialmente se avventuroso,
richiede un impegno personale completo per essere
certi di compierlo al massimo delle nostre capacità.
Dunque qui sta la soddisfazione di decidere come
vivere quest’ultima avventura. Per adesso è chiaro
che devo godere al massimo ogni giorno che
il caso mi regalerà: niente è più importante di
questo. Il che semplifica molto le cose, almeno
per ora. Traversare l’oceano da solo l’ho fatto,
adesso assaporo la vita.
Ugo Conti.
Ingegnere, inventore, navigatore e sognatore.
7
Tra medico e paziente
La comunicazione
in oncologia:
dall’omertà
all’Infobesità
8
Quando mi sono laureato nel 1974 e ho iniziato a
lavorare come chirurgo, non si parlava affatto di
comunicazione. I tempi erano ben diversi e fare una
diagnosi di cancro equivaleva a emettere una sentenza di morte. Quindi, era già oneroso il compito di
informare, figuriamoci quello di comunicare.
Infatti, mentre non ci sono dubbi oggi che capacità
comunicativa e di ascolto possano essere apprese
e applicate, negli anni ‘70 e ‘80 le uniche capacità
richieste al medico erano quelle diagnostiche al letto
dell’ammalato.
Pochi dati esistevano dai quali però era evidente che
in Italia l’80% - 90% dei medici riteneva di non dover
riferire la verità ai propri pazienti affetti da tumore;
anzi, venivano addirittura pubblicati testi che riportavano delle strategie per evadere o deviare appositamente il discorso nei casi sporadici di pazienti che
richiedevano di saperne di più.
Questo atteggiamento, interpretato oggi come
disumano, era fondato in realtà sulla credenza che la
verità avrebbe potuto danneggiare il paziente e che la
conoscenza della situazione avrebbe annullato le sue
speranze e le residue motivazioni.
Solo ora mi rendo conto di quanto fuori dal coro fosse
il volume “Carcinoma mammario. Dalla parte della
paziente” del 1989, che pubblicai dopo il mio incontro con Attivecomeprima e frutto di un immane lavoro
di raccolta delle esperienze delle donne che ufficialmente non avrebbero dovuto sapere (e invece non
era così) di essere o essere state affette da cancro.
Ma c’era di peggio, perché tutto ciò accadeva in
un’epoca in cui il cancro era qualcosa da nascondere
e di cui ci si doveva vergognare: ho ancora il ricordo
di alcune pazienti che sollecitavano rassicurazioni
prima di tornare a casa dall’ospedale sulla contagiosità della loro malattia.
In quegli anni l’operazione comportava l’asportazione
dell’organo ghiandolare e lo svuotamento del cavo
ascellare con un prezzo deturpante altissimo conseguente all’asportazione di entrambi i muscoli pettorali, mettendo a nudo la parete toracica.
Pochi conforti erano disponibili perché la rilevazione
di un cancro era da considerarsi argomento tabù.
Dominavano la scena la paura della mutilazione e
della morte.
Qualche generica rassicurazione veniva fornita dai
medici curanti che però non osavano spingersi oltre
il semplice e imbarazzatissimo “non si preoccupi
Signora”.
Tuttavia, proprio in questo clima generale del “non
detto” accaddero due fatti davvero rivoluzionari: per
la prima volta in Italia, una giovane donna riconosce
(fatto clamoroso) la sua condizione di donna mastectomizzata e, nel frattempo, il tumore del seno subisce
un radicale rinnovamento diagnostico e terapeutico.
Proprio nel 1973, anno di fondazione di Attivecomeprima, l’Istituto dei Tumori di Milano presenta il Trial
Milano I, che si concluderà nel 1980.
Il Trial confrontava un campione di pazienti trattate
con mastectomia con un campione di pazienti trattate
con quadrantectomia e radioterapia.
Questo studio, che può essere considerato come la
pietra miliare della moderna chirurgia della mammella, fu fortemente voluto contro tutto e contro tutti.
Basta pensare che inizialmente l’Organizzazione
Mondiale della Sanità aveva respinto il progetto
presentato da Umberto Veronesi perché giudicato non
etico, mentre contemporaneamente manifesta fu l’ostilità della maggioranza dei chirurghi e radioterapisti
di tutto il mondo, terrorizzati all’idea che si potessero
infrangere i dogmi halstediani1 su cui avevano fondato la propria cultura oncologica.
Non fu il caso se in questo clima ho avuto la fortuna
di incontrare Umberto Veronesi e la sua scuola e
subito dopo Ada Burrone (nel 1976) e l’Associazione
che allora aveva la sede presso l’Istituto dei tumori di
Milano.
Vari chirurghi in tutto il mondo, Umberto Veronesi in
particolare, cominciarono a riferire un’uguale sopravvivenza con resezioni meno estese della mammella
seguite dalla radioterapia. Mentre, contemporaneamente, alcune donne cominciarono a rivelare
pubblicamente, suscitando clamore e stupore, la loro
diagnosi di cancro in opere autobiografiche: Betty
Ford e Happy Rockeffeller, mogli di eminenti personalità politiche e Beverly Sills, cantante lirica di fama
internazionale. In Italia, poco dopo, arrivarono Ada
Burrone, Delia Scala, Lea Pericoli. L’autorevolezza di
questi personaggi, ma soprattutto la risonanza data
alle loro sconvolgenti rivelazioni, portarono a una
maggior coscienza del problema cancro come problema delle donne, con una più ampia diffusione di
informazioni circa il suo trattamento e la sua possibilità di guarigione.
Questa maggior franchezza andò di pari passo con
una crescente insistenza sulla necessità di rispettare i diritti dell’individuo, come donna e paziente.
Ciò portò a una più alta partecipazione nel prendere
le decisioni e a una migliore adattabilità al tipo di
intervento, campo questo lasciato in passato alla
discrezione del chirurgo.
senosalvo.com) è stato possibile arruolare un gruppo
consistente di Auto-mutuo-aiuto-virtuale. Il gruppo
è composto da un “facilitatore” e da “pari” (pazienti
e famigliari) che condividono le loro esperienze e
soluzioni adottate per far fronte ai vari problemi che il
trattamento del tumore al seno comporta.
Per quanto possa sembrare strano il nostro gruppo
si occupa poco del cancro ma molto della PAURA, la
seconda malattia che il cancro porta con sé. Il tumore
del seno ne è uno degli esempi più emblematici per
le sue implicazioni psicologiche, emotive e simboliche
che possono destabilizzare il più solido degli equilibri
di chi si ammala.
Guarire, infatti, vuol anche dire ristabilire un equilibrio tra la dimensione fisica e quella mentale. Ma
quando la diagnosi è vissuta come una “sentenza”,
la possibilità di raggiungere tale equilibrio è messa
a dura prova dai condizionamenti della nostra stessa
mente: credenze, pregiudizi, aspettative negative e,
soprattutto, paura della paura. Ed è proprio per queste ragioni che il rapporto con un medico competente
ed empatico è particolarmente prezioso per aiutarci
a fare emergere dal grande rumore di fondo nell’era
dell’Infobesità ciò che è davvero utile per noi,
per sostenerci nel nostro percorso di malattia
e di vita.
Rivoluzione digitale del terzo millennio.
Paradossalmente oggi il medico, cui si imputava il
“vuoto di comunicazione”, a seguito della rivoluzione
digitale, deve fare i conti con l’Infobesity, cioè l’obesità da troppa informazione, neologismo anglosassone
lanciato da uno studio sulla crescita esponenziale
della nostra “dieta quotidiana” di informazioni.
Messaggi personali, input, impressioni, opinioni,
tecnologie digitali, materia grezza che invade e, in
alcuni casi, monopolizza la nostra attenzione. In
questo caso, la troppa informazione può portare alla
paralisi, alla distrazione, all’eccesso di fiducia, alle
decisioni sbagliate. Di contro, la possibilità di trasferire l’informazione sulla salute in tempo reale
a milioni di lettori e in tutto il mondo presenta
molti vantaggi.
Riportando l’esperienza raccolta sul mio blog
(www.medicitalia.it) e sul mio sito (www.
1. Il Dottore americano William Stewart Halsted (1852 –
1922) mise a punto la tecnica di mastectomia radicale.
Salvo Catania.
Chirurgo oncologo.
9
Vivere il cambiamento
Come spesso è accaduto ultimamente nella mia rubrica, ho preferito lasciare
fluire liberamente le parole di Tiziana che, con questo scritto, è riuscita a
narrare il proprio percorso di riscoperta di se stessa. Meta: la consapevolezza.
Abituata a raccogliere e scrivere le “storie degli altri”, è la
prima volta che scrivo di me e rivolgo i miei cinque sensi
verso me stessa, dentro e fuori, per cercare e fare emergere
quello che è cambiato da quando ho bussato alla porta di
Attivecomeprima lo scorso mese di gennaio.
Sono arrivata abbastanza “ammaccata”, fisicamente stanca
per l’anno appena trascorso tra diagnosi di tumore al seno,
tre interventi e l’avvio della terapia ormonale, mentalmente
confusa, emotivamente congelata.
10
Normalità effimera
La mia giornata scorreva in realtà tranquillamente, senza
fermarmi troppo a pensare alla malattia, con le ore normalmente spese tra lavoro, famiglia e amici. Tutto mi sembrava
in apparente equilibrio, tutto mi raccontava normalità. Volevo
credere nella normalità. Ormai stavo bene, i tre interventi erano andati bene, razionalmente mi ripetevo che ero
stata molto fortunata perché non avevo avuto bisogno di
chemioterapia e radioterapia, che il tumore al seno è il più
studiato e conosciuto e che le percentuali di sopravvivenza
sono elevate... ma questo non bastava.
Vulnerabile
Piano piano, ho iniziato a sentirmi sotto pressione, vulnerabile a un mondo che in ogni occasione ti parla di
tumore, dal congresso medico a cui partecipavo per lavoro,
al telegiornale di ogni giorno, alla ricetta che leggi sul
giornale, agli amici che davanti a una birra intavolano una
discussione sugli additivi più cancerogeni. Vulnerabile a
tutte le storie di donne che si sono avvicinate a me dopo la
mia diagnosi. Per loro ero un punto di riferimento, ero un
sostegno. Ma chi sosteneva me? Ho iniziato a svegliarmi
di notte in affanno, a sentirmi confusa durante il giorno, a
volte incapace di ricordare gli impegni anche più consueti e
di prendere delle decisioni, anche banali. Era come se non
riuscissi a stabilire l’ordine delle priorità delle cose da fare,
tutto diventava piatto, allineato in fila. Tutto si ammassava
nella mia testa, facendomi sentire incapace di gestire quegli
impegni. Per superare l’ansia momentanea ho imparato a
prendere un foglio e a scrivere tutto quello che dovevo fare
da quel momento fino alla fine della giornata, mettendo un
numero a lato di ogni impegno, per stabilire la priorità e
quindi depennando le azioni già svolte. Solo in questo modo
quella sensazione di “non riesco a farcela”, si trasformava
in un “posso farcela”.
Congelata
Mi sentivo “congelata”, incapace di emozionarmi, di gioire
per un bel voto conquistato dai miei ragazzi, di provare
piacere per un pomeriggio trascorso in famiglia o con amici,
di sentirmi grata per tutto l’affetto e l’aiuto che stavo ricevendo dagli altri. Incapace di arrabbiarmi e di gridare che
mi sentivo tradita dai miei “credo”, perché da sempre sono
attenta alla salute, promuovo la salute, mi occupo di salute,
credo nella prevenzione e, nonostante tutto, il tumore è
capitato proprio a me. Incapace di riconoscere la frustrazione provata durante i numerosi controlli, dove mi hanno
richiesto di spogliarmi più volte per mostrare il mio corpo
mutilato, modificato e che anche ora faccio fatica a riconoscere e sentire mio. Incapace di interessarmi alle storie
degli altri, quelle storie che mi è sempre piaciuto ascoltare
e raccontare, tanto da trasformarle in lavoro. Le sentivo
tutte banali, senza nulla da dire, senza nulla da scrivere.
Aiuto
Avevo bisogno di aiuto, non capivo di quale aiuto. Ho bussato
alla porta di Attivecomeprima che si è aperta immediatamente. Ricordo quella mattina in cui ho telefonato, ero reduce da
tre rifiuti di sostegno psicologico da strutture ospedaliere diverse: “Non è una nostra paziente, se avesse almeno fatto la
chemioterapia da noi... Purtroppo non ci sono fondi, quindi se
vuole può fissare un appuntamento privatamente... Possiamo
riservarle al massimo quattro sedute, ma la lista d’attesa è
lunga, sa, dipende anche dalla gravità del tumore e dal tipo di
terapia che sta seguendo...”.
E quella risposta invece: “Vuoi venire domani mattina alle
dieci?”. È stato il primo dei tanti gesti di accoglienza totale
della mia sofferenza.
Il gruppo
Ho iniziato il percorso di gruppo senza obiettivi, se non quello di
cercare di affrontare i miei spettri e le mie paure che, nonostante tutto, non riuscivo a identificare e chiamare per nome.
Nel gruppo ho trovato lo spazio per raccontare la mia storia,
quella prima del tumore e quella durante il tumore, lo spazio
per far emergere fatiche, sofferenze, paure e rancori che
credevo già risolti e che invece il tempo aveva solo schiacciato da qualche parte. Potevo riversare così anche i problemi
della settimana. Era di enorme sollievo sapere che comunque
fosse andata, arrivava il giovedì e quindi il momento in cui
svuotare il sacco e tornare a casa più leggera.
Nel gruppo ho incontrato tante storie, di donne diverse, che
mi hanno aiutato a rileggere e ridimensionare i problemi,
donandomi ogni volta un suggerimento per affrontare le
situazioni.
Nel gruppo ho trovato il confronto. Mi sono sentita alla pari,
senza nessuna pretesa di giudizio ma solo il desiderio da parte di ognuna di condividere la fatica per renderla più leggera.
Nel gruppo mi sono trovata a ridere, piangere, tremare di
emozione.
Emozioni
Ecco, quelle emozioni che avevo perduto, erano tornate. Ero quasi al termine del percorso e da qualche
tempo mi sentivo più leggera e concentrata. Pensavo
di aver superato la mia crisi, eppure persisteva quella
sensazione di conflitto con il mio corpo, con le forme
cambiate e quel volto che non riconoscevo allo specchio.
“Passerà, ci vuole tempo”, mi ripetevo. In realtà il mio percorso di consapevolezza della malattia non era ancora iniziato.
È stato necessario un evento emotivamente forte, ancora più
forte di tutto quello che avevo vissuto per incrinare il ghiaccio
in cui mi stavo difendendo. È stata necessaria la “Sfilata di
Modelle Speciali”, organizzata dal Clandipalusa.
Mi sono avvicinata a questa iniziativa, incapace di rimanerne
fuori. Incapace di trovare un compromesso con il mio corpo,
non volevo sfilare, ma volevo far parte dell’evento.
Sentivo il bisogno di dare una mano, di aggiungere il mio
gesto di riconoscenza all’Associazione che mi stava aiutando.
Il lavoro mi ha suggerito cosa fare e così, armata di videocamera, ho pensato che il mio aiuto sarebbe stato proprio
quello di riprendere l’evento e creare un materiale utile ad
altre donne che, come me, hanno bisogno di sostegno ma
non sanno a chi rivolgersi. La sfilata, le prove, mi hanno dato
l’occasione di incontrare tante donne, di parlare con altrettante e di raccogliere le storie di ognuna. Improvvisamente avevo
bisogno di raccontare. Finalmente la penna si era sbloccata
e finalmente mi era tornata la capacità di ascoltare e di farmi
emozionare dalle storie degli altri. Mi era tornata la voglia di
scrivere.
Consapevolezza
Ho iniziato a lavorare al materiale che avevo registrato, ad
ascoltare le interviste che avevo raccolto e a selezionare i
racconti che le donne mi avevano voluto donare.
Ma ogni click mi creava sofferenza; era come una martellata
a quella coltre di ghiaccio che ancora mi avvolgeva.
Alla fine questa coltre si è rotta. Sono stata male, molto male.
Più mi dedicavo al video e più sentivo crescere un senso
di affanno, mi mancava l’aria. Ho iniziato a piangere, tanto.
Finalmente la lastra di vetro che mi teneva separata dalla mia
storia si era rotta. Fino a quel momento mi ero sempre comportata da spettatrice, rifiutando inconsapevolmente di avere
avuto un tumore. Ora la storia che raccontavo nel video era la
mia storia. Per la prima volta ho sentito di farne parte anch’io.
Per la prima volta ho fatto riemergere la paura, la soff erenza
e tutto quello che la parola tumore ti spalma addosso. Per
la prima volta mi sono fermata e ho lasciato defluire tutte le
emozioni dal mio centro.
Ora sto meglio, mi sento più serena e soprattutto
meno in conflitto con il mio corpo.
Sono all’inizio del cammino di consapevolezza.
E so di non essere sola!
Paola Bertolotti. Psicologa e psicoterapeuta.
Conduce in Associazione i gruppi di sostegno psicologico “Riprogettiamo l’Esistenza” e “Decido di vivere”.
11
Il linguaggio degli affetti
12
Arrivi e
partenze
Proprio mentre Ada era in condizioni gravi
all’ospedale, mia nipote apriva gli occhi sul mondo.
A parte ogni considerazione sull’immensa fabbrica
della vita in cui siamo costantemente immersi,
questo fatto ha modificato per sempre la carta
d’identità di tutti noi: dei suoi genitori innanzitutto,
ma anche di noi nonni.
Questa nascita ha aperto davanti ai nostri occhi
una nuova storia, ha messo nelle nostre menti
una persona in più da amare.
Maria Nour è placida e allegra, molto adattata
alla vita sociale e mai spaventata dai rumori o dalle
voci, nemmeno da quelle alte e vivaci degli amici
dei suoi genitori, sentite anch’esse sin dalle prime
ore di vita e poi quasi quotidianamente nei giorni
a seguire. Accetta di passare di mano in mano, di
sentire moine e vocine (parliamo ai bimbi piccoli
in modo buffo, spesso manierista, come se
non fossimo troppo a posto di testa) e si cura
soprattutto di mangiare, dormire e liberare la
piccola pancia da ogni fastidio. Ciò è merito della
sua mamma, innanzitutto, e poi anche del papà, che
sono sereni e l’hanno da subito abituata a stare al
mondo, rispettando i suoi ritmi e le sue necessità.
Finito il balletto del “somiglia a..”, ora, Maria Nour
viene vista come a sé stante, piccola principessa
dalla pelle splendente e ambrata che chioccia
continuamente, in assenza di vocalizzi più evoluti.
Lei è il frutto di storie complesse, di incontri casuali, di spostamenti geografici, di amori e dolori.
È una sintesi di quattro chili, grandi occhi e sorrisi
sdentati, col potenziale di una piccola bomba. Cosa
farà? Chi diventerà? Come rilancerà la vita da cui
discende in una nuova prospettiva originale e sua propria?
Non lo sa ancora, ma ha tre
generazioni che la guardano
con gioia e meraviglia e ne proteggono il futuro, perché può
contare anche sui bisnonni.
Le tre generazioni hanno visioni
differenti, forse in virtù del fatto
che i loro orizzonti sono diversi.
Ogni generazione guarda in
un tempo sempre più vicino a
mano a mano che l’età si fa
maggiore.
Nella prospettiva dei nonni, quella che mi appartiene, il tempo sperato è quello della laurea,
dell’ingresso nel lavoro, del coronamento di un
amore adulto. Il resto, se ci fosse, sarebbe un
regalo, un di più.
Nel frattempo, però, visto che non c’è fretta, ci sono
passaggi infiniti che mi piacerebbe vedere, passaggi
evolutivi suoi e dei suoi genitori. I figli cambiano
la vita e sono un incredibile volano per l’evoluzione personale. Accomodato nel ruolo di nonno, mi
accorgo ora dei miei stessi cambiamenti (primo fra
tutti, la sensazione di una incredibile ricchezza) e di
quelli di mia moglie.
La premura e la responsabilità che avevamo vissuto
con la nascita dei nostri figli sono ora di nuovo
presenti, ma in una versione più leggera, meno impegnativa. Ci sentiamo risorse “di secondo livello”,
rispetto ai genitori in prima linea. È un ruolo protettivo che ci piace sentirci addosso e che desideriamo
sia visibile ai figli, in tutti i momenti in cui possano
averne bisogno.
Per usare una metafora calcistica, i genitori sono
centravanti, i nonni difensori e portieri. E i bisnonni?
Numi tutelari, portatori di tenerezza e di attenzioni,
di pensieri e doni.
Maria Nour, ignora questo teatro dell’evoluzione
che ha innescato con la sua nascita e, per il momento, si limita a fare quel che fanno tutti i neonati
che stanno bene: cresce a ritmi impressionanti,
con il corpo e con la mente. Ogni giorno è leggermente diversa e ogni settimana bisogna aggiornare il database su di lei, al fine di non perdere le
tracce.
Il treno della vita ha rilanciato il
suo movimento e le generazioni
si susseguono. I nuovi nati portano il nostro sguardo al loro
futuro e addolciscono l’idea
che non siamo eterni.
L’unica cosa che veramente mi
dispiace è non poter presentare l’una all’altra Ada e Maria
Nour. Due femmine con vera
personalità avrebbero avuto
molto da dirsi.
Stefano Gastaldi.
Psicologo e psicoterapeuta. Conduce in Associazione il gruppo “La terapia degli affetti”.
13
Caregiver
Anna che
canterà
17 anni, italo-inglese frequenta
il liceo musicale e canta nel coro delle voci
bianche di un teatro lirico molto importante.
Viene in Associazione perché figlia di una
persona colpita dal cancro
e con il progetto “Caro Figlio”
cerca di mettere ordine
nella sua vita di adolescente.
Come sei venuta a conoscenza del progetto
‘Caro Figlio’?
È stata mia madre che me ne ha parlato perché pensava che la sua malattia potesse crearmi delle difficoltà.
All’inizio ero un po’ diffidente all’idea di parlare con un
estraneo. Prima di me è venuto qui mio fratello e mi
ha detto che lo ha aiutato a stare meglio e quindi ho
deciso di venire.
Quando ho scoperto che mia madre aveva il cancro,
non ci volevo credere, non sapevo come reagire. In quel
periodo è arrivata mia zia dall’Irlanda e ci ha sostenuto
molto perché quello è stato un periodo difficile. Mi ha
toccato molto vedere mia mamma in ospedale, anche
perché un mio amico aveva perso da poco la mamma
per lo stesso motivo. Per fortuna è andato tutto bene
ma ho avuto molta paura.
Noi siamo sempre state molto legate e il fatto di essere
seguite entrambe da due psicologhe ci ha aiutato ad
affrontare questo momento insieme. Mi ricordo che
abbiamo fatto un incontro in cui stavo piangendo e
voi mi avete aiutato a capire che il tumore può colpire
chiunque e a come non farci prendere dalla paura.
Attive ci ha insegnato come affrontare questo momento
per poter vivere la vita indipendentemente dalla malattia. Ho capito che anche da un’esperienza negativa si
possono ottenere dei risultati positivi.
Quando sei arrivata da noi, stavi molto male…
Sì. Mi ricordo che la prima volta non sapevo cosa dire,
non credevo di riuscire ad aprirmi e quando sono uscita
ho capito tante cose della mia vita che non ero in grado
di comprendere prima. In quel periodo stavo vivendo
un momento difficile: la malattia di mia madre, una
scuola che non sentivo più adatta a me e il rapporto un
po’ complicato con i compagni di classe. Scrivevo una
sorta di diario in un quaderno che mia madre ha trovato
mentre riordinava la mia camera. Quando mi ha detto
di averlo letto, ho vissuto malissimo questo comportamento, è stata come un’intrusione. In quel quaderno
scrivevo tutto, ogni mio pensiero, sentimento e quando
mia madre l’ha trovato, non sapevo cosa fare perché la
vedevo piangere ed ero spaventata all’idea di deluderla.
I nostri rapporti sono diventati un po’ più difficoltosi
perché si era intromessa in una cosa personale, quasi
non mi fidavo, non volevo farle conoscere i miei pensieri. In questo diario c’erano pensieri di evasione, avevo
fatto la lista delle cose che mi servivano per scappare
di casa, la lista della morte, dove avevo scritto i vari
modi attraverso cui ottenerla e poi c’era la lista delle
parti di me che non mi piacevano. Nel colloquio, parlando della lista della morte mi sono resa conto di non
aver inserito il modo più semplice per me di morire.
Da piccola ho dovuto subire un trapianto di fegato e per
questo ogni giorno devo prendere delle pillole, mi basterebbe non prenderle o prenderne tante per morire.
Ma non ci ho proprio pensato e quindi ho capito che,
forse, non desideravo veramente morire.
E quando mia madre mi ha detto di aver letto il mio
diario, da una parte non le volevo più parlare ma
dall’altra speravo che avendo letto i miei pensieri
potesse comprendere meglio come mi sentivo. E così
è stato.
Il tuo papà?
Mio padre è rimasto sempre lo stesso, ha sempre
pensato che fosse una fase e che prima o poi ne sarei
uscita. Ed è stato anche un bene per me perché mi trasmetteva sicurezza. Rispetto a mia madre, lui è sempre
stato più capace di vedere la questione come una fase
di transito senza farsi prendere dall’ansia.
Hai accennato al fatto che la scuola non è esattamente quella che avevi immaginato…
Si, mi sono iscritta al liceo musicale perché voglio fare
la cantante ma non voglio essere ignorante, quindi
desideravo avere un minimo di istruzione, di teoria
musicale, composizione...
Qui, è necessario studiare due strumenti e uno di questi bisogna già conoscerlo al momento dell’iscrizione.
Conosco il violino, anche se non mi piace…e mi sono
dovuta fare quattro anni di uno strumento per cui non
provo interesse.
Come secondo strumento ho scelto il pianoforte: i primi
due anni sono andati benissimo, poi la professoressa è
andata in pensione ed è arrivato un professore che non
mi stava tanto simpatico.
Quest’anno ho finito con il pianoforte ed è andato tutto
bene ma è stato un periodo difficile perché ho capito
che non era la mia scuola.
Avrei potuto scegliere qualcosa di non così centrato
e poi studiare la teoria musicale con qualche altro
professore…o magari fare canto come cosa più
specifica, magari anche al conservatorio. Ormai
continuo perché manca solo il quinto anno ma
se potessi tornare indietro non sceglierei questa
scuola. E nel momento in cui ho accettato l’idea
che questa non era la mia scuola, mi sono anche
un po’ rasserenata dandomi così la possibilità di pensare
che non dovevo ottenere per forza il massimo dei risultati, come facevo prima.
Cos’hai trovato venendo qui?
Questi incontri mi hanno aiutato a capire il modo in
cui mettermi in rapporto con gli altri. Mi hanno dato un
altro punto di vista perché vedevo i miei compagni di
classe o i professori sempre giudicanti, come persone
che non potevano capirmi.
Invece, venendo qui, ho capito che c’erano altri motivi e
che non era tutto bianco o nero ma c’erano anche delle
sfumature di grigio.
Cosa ti ha aiutato di più di questo percorso?
Il poter parlare apertamente di qualunque cosa e il
ricevere una risposta perché ero abituata a scrivere sul
diario e rimaneva lì. Non ne parlavo con i miei coetanei
per la paura di essere considerata pazza. Venendo qui
ho potuto ricevere qualcosa che mi aiutasse a crescere.
Oggi a distanza di un anno?
È cambiato tutto, i pensieri, la fiducia in me stessa, è
tutto migliorato. Prima anche per una minima cosa mi
deprimevo, cominciavo a scrivere.
Ora invece quando scrivo il diario, scrivo di cose felici,
ora non sogno più la fuga.
Questo perché ho cambiato il mio modo di pensare, ho
cambiato prospettiva di vita. Prima la scuola la vivevo
come una prigione, dove i miei compagni erano contro
di me, adesso mi rapporto meglio anche con loro.
Mia madre mi capisce di più e riesco a vivere con più
serenità.
Il percorso mi ha aiutato a rivalutare la stima nei miei
confronti perché quando sono arrivata qui, tutto quello
che pensavano, facevano o dicevano gli altri, era sicuramente meglio di quello che pensavo, facevo o dicevo
io. Ora invece le cose sono cambiate.
Ora il percorso è terminato. Come ti senti rispetto
a questo?
È un po’ strano, però il fatto che siamo alla fine lo vedo
come una cosa positiva. Penso che io ora possa affrontare le situazioni anche da sola.
Progetti per il futuro?
Diventare una cantante. Ma indipendentemente
da quello che farò, intendo vivere la mia vita senza
farmi bloccare dal pensiero degli altri, dal giudizio
e imparando a considerarmi un po’ di più di quello
che mi sono considerata fino ad oggi.
Manuela Provantini.
Psicologa e psicoterapeuta, assistente alle ricerche e alla progettazione delle attività.
Conduce in Associazione il gruppo dedicato ai caregiver.
15
Le vostre lettere
16
Cari Amici, queste sono solo
alcune delle molte testimonianze
d’affetto che ci sono pervenute
dopo che Ada è mancata,
il 30 giugno 2014.
Ringraziamo dal profondo del
cuore tutti per questa vicinanza
così autentica e amorevole.

Carissime amiche, grazie
infinite! Perché con il vostro amore
e la vostra professionalità siete
riuscite a riunire tantissime persone
per l’ultimo saluto ad Ada.
La chiesa era colma e c’era tanta
emozione, non avrebbe potuto
essere altrimenti. Le parole del Dr.
Gastaldi mi hanno commosso, nei
suoi occhi si rifletteva il legame
profondo con Ada.
Ada mi manca tantissimo! Per me è
stata una seconda mamma, era una
Donna di grande presenza di spirito,
una forza della natura. Ha dato
amore e sostegno incondizionato a
tutte noi.
Nella sofferenza della malattia
che ho avuto, sono felice e grata
alla vita che mi ha dato il dono e
il privilegio di aver conosciuto una
persona come lei e di aver potuto
“Il tempo non è nelle nostre mani,
ma il modo di vivere sì”
Ada Burrone 1933 - 2014
godere della sua presenza per sei
lunghi anni.
Quello che ho detto di Ada non è
una novità, tante persone la pensano come me. In questo momento
sento il bisogno di esprimerlo e condividerlo con voi.
Vi voglio veramente bene e vi abbraccio con calore,
Isabel,
Milano

Cara amica, ti scrivo...
Da poco te ne sei andata e, anche
per me e Remo che ti abbiamo
conosciuto solo un anno fa, la
tristezza sale dentro per la tua
mancanza. Un incontro importante
il nostro, avvenuto proprio quando
cercavamo da tempo qualcuno che
accettasse di ascoltare e leggere
la nostra storia di malattia, perché
credevamo che potesse offrire una
testimonianza utile a chi la stava
cercando.
Tu hai compiuto questi gesti con
quella naturalezza, quella semplicità e sicurezza che appartengono a
chi è mosso da sentimenti di vicinanza generosa e coraggiosa verso
chi si ritrova durante un percorso
difficile come quello della malattia.
Ci hai offerto la tua mano in un’impresa che fino a quel momento
avevamo pensato che potesse
essere anche assurda. Così hai
fatto con tanti altri fino alla fine
della tua vita. Le vie di un cammino non casuale ci hanno portato
a te quella domenica di giugno
dell’estate scorsa. Tu hai voluto
tralasciare i tuoi mille impegni e
rimandare un pasto tranquillo per
farci una telefonata.
Parole dolcissime le tue, connotate
da una tenerezza unica: quella di
una sorella più grande, passata
anche lei attraverso l’esperienza del cancro. Erano parole di
comprensione e condivisione per
quello che avevamo fatto e ci sono
arrivate come liberatrici. È stato
uno scambio di emozioni forti e
vive che passavano attraverso tutte
le sfumature della sofferenza: lo
sconvolgimento nella fragilità, il
peso del trauma, la difficoltà di
rinascere a nuova vita. Senza conoscerci, hai saputo mettere a nudo
i nostri pensieri, “centrando” con
sicurezza le corde che avevamo
toccato io e Remo per raccontarci.
E ci sono state anche le lacrime,
non di tristezza, ma di consolazione
e liberazione.
Nei nostri rari incontri, poi, abbiamo sempre trovato in te un’amica
che non ti lascia mai andare via
senza averti prima ricordato che,
in ognuno di noi, c’è la chiave per
aprire un cassetto pieno di risorse
per affrontare le prove della vita.
La scoperta di queste affinità ci ha
dato vigore e forza, ha rinsaldato i
nostri intenti e ci ha accompagnato
nella nostra battaglia.
Cara Ada, ti sei sempre spesa con
tutta le tue forze per una causa
nobilissima: aiutare a comprendere
che, nella fragilità del fisico, può
nascere una forza interiore per
riprendere a vivere.
Noi, che abbiamo vissuto la ricchezza del tuo incontro, ripensiamo
alle tue parole e siamo certi che
“non ci lascerai orfani”.
Nei segni tangibili che Attive si
prodiga a lasciare ci sarà sempre
la tua ispirazione.
Sei stata un faro e continuerai
ad esserlo per chi, come noi, ha
avuto la fortuna di incontrarti e
conoscerti.
Grazie per averci ascoltato.
Cara Ada, ti ricordiamo con affetto
profondo e sincera gratitudine,
Lucia e Remo
Rivanazzano Terme (Pavia)

Carissimi,
leggo solo ora il vostro messaggio e
il dolore per la perdita si aggiunge al
dolore per il ritardo con cui rispondo
a voi e a tutti coloro che, come me,
hanno voluto bene ad Ada.
Ada mi ha insegnato molto, mi ha
fatto comprendere che sempre e
comunque bisogna trovare dentro di
noi la forza di reagire e la profondità
nell’apprezzare la vita. Un insegnamento che va molto al di là di tutto
quello che lei e la vostra Associazione avete fatto e fate per le persone
che a voi si avvicinano.
Ada ha precorso i tempi con le
sue idee che hanno contribuito a
cambiare il modo di essere medici e
di essere accanto ai pazienti.
Ho voluto bene ad Ada e mi rimane
impresso il suo sorriso, quel sorriso
che lei dispensava a chi le si avvicinava e che serviva a nascondere la
sua determinazione e la sua forza.
Forza e determinazione che riusciva
a trasmettere a chiunque entrasse nella sua orbita. E una volta
avvicinati, si restava attaccati a lei
e ad Attivecomeprima. Di Ada vorrei
ricordare l’ultimo incontro a cena,
quando, ormai provata dalle sue
sofferenze, volle presenziare solo
perché le avevo chiesto di esserci.
E di Ada voglio immaginare il sorriso
quando ha potuto vedere il frutto
della nostra ultima fatica (lo spot per
Mediaset), un tributo indiretto a lei
e ai suoi sforzi che per quarant’anni
l’hanno fatta essere in prima linea.
Avevamo concordato una frase
quando, in occasione del quaran-
tennale, ha ceduto la Presidenza di
Attive: “Ada è Attivecomeprima, ma
Attivecomeprima non è solo Ada...”.
Credo che questo oggi acquisti un
valore ancora maggiore.
Ciao Ada, mi auguro che, ovunque
tu sia, tu possa ritrovare il sorriso
che la sofferenza ti ha tolto e mi
auguro che tu possa continuare a
sorriderci, vedendo che la tua opera
proseguirà nel tempo.
Carlo Gargiulo
Roma

Ho appena visto il video
di Ada. Non è facile scrivere con le
lacrime agli occhi, ma lo faccio ora
perché il cuore mi dice che è giusto
così. Ho trovato negli occhi di Ada
la stessa luce bella di mia madre,
la mia Giò... Ci siamo ammalati
insieme: insieme ad attraversare il
dolore, la chemioterapia, i ricoveri...
io per la leucemia, lei per un tumore
al fegato. Abbiamo percorso con
amore lo stesso cammino, poi lei ha
voluto lasciarmi libero di proseguire
con le mie forze. Lo ha fatto con
dignità, in silenzio, con la più grande
serenità possibile. Ho raccolto io il
suo ultimo respiro, in un abbraccio
che ci ha riuniti meravigliosamente,
come quando mi ha dato alla luce.
Tutto questo accadeva tre anni fa,
ma è come se fosse ora...
Avrei abbracciato volentieri Ada, se
le circostanze mi avessero portato
a lei. Quello che posso fare ora è
abbracciare Ada con l’anima, come
fosse mia madre. Una donna forte,
dignitosa, piena di amore per la
vita. Una Grande Donna, un’anima
preziosa.
Ho acceso un incenso. Il suo profumo dolce e speziato è il mio modo
per dire: CIAO ADA, BENTORNATA A
CASA...
17
Non dobbiamo essere tristi. Dobbiamo
essere invece sereni e gioiosi, perché
il cielo da oggi ha una stella nuova.
Eugenio Boncompagni,
Dorno (Pavia)

Mai dimenticheremo il
18
pomeriggio in cui ci ha accolte in via
Livigno.
Nel nostro cuore tanta voglia di
fare, di dare… volevamo mettere a
disposizione di altre donne la nostra
esperienza di condivisione nella
malattia, ma non sapevamo come.
Lei ci ha prese per mano e, donandoci la sua esperienza, ci ha
proposto di seguire il cammino di
Attivecomeprima.
Sono passati quasi dieci anni da
quel pomeriggio. Molte donne hanno
contattato la nostra associazione
“Anastasis”, ma tutte devono ringraziare Ada, anche se non l’hanno mai
conosciuta, perché è lei che, per
prima, ha intuito e lavorato affinchè
il cancro diventasse per l’ammalato
una grande opportunità di vita.
Grazie Ada
Associazione “Anastasis”
Adro (Brescia)

Carissimi tutti,
passato il momento delle emozioni
forti, trovo ora il distacco necessario
per recuperare la giusta lucidità
e inviare a tutti voi il messaggio,
tanto affettuoso quanto accorto, di
vicinanza e di condivisione.
Non ci sono soltanto nostalgia e tristezza tra i miei pensieri. Questi sentimenti si intrecciano con la consapevolezza che una grande Forza ci ha
lasciati fisicamente, pur continuando
ad abitare in tutti noi che l’abbiamo conosciuta e amata. Un Forza
in forma di stimolante esperienza
esistenziale, di invito alla generosità,
di antidoto contro la disperazione,
di capacità di amore e lucentezza
umana, di pensiero profondo.
Come tutti voi, nemmeno io potrò
mai dimenticare lo sguardo dolce,
penetrante e fiero di Ada, le sue
parole cariche di positività, la sua
calma determinazione, la sua personalità non facile, a tratti morbida
e amorevole, a tratti invece ferrea
e combattiva. Una grande anima ci
ha abbandonati. Una grande anima
vivrà in noi.
A tutti voi ora spetta il difficilissimo compito di continuare la sua
“Mission”, cercando non tanto di
eguagliarla – impresa impossibile –
quanto di meritare il suo immenso
lascito spirituale.
Un forte abbraccio,
Prof. Giorgio Macellari
Direttore U.O. Chirurgia senologica
azienda Asl di Piacenza

Carissimi,
sono serena ma con un fondo di
tristezza.Vi sono vicina con affetto e
vi abbraccio.
L’esempio e la forza che Ada
emanava è per tutti uno stimolo per
continuare con slancio e serenità.
Sono molte le donne che ho incontrato e che desiderano fare qualcosa per Ada e anche continuare a
esserle vicino attraverso un contatto
più diretto con l’Associazione.
Allora... andiamo avanti e mi rendo
disponibile per dare una mano.
Felicita
Fiduciaria Attivecomeprima

Carissimi tutti, ho appreso
da qualche ora la notizia che Ada ci
ha lasciato. In un attimo ho trascorso tutto il periodo che ho passato
ad Attive con voi e con la cara Ada.
La mia frequenza ad Attive non è
stata lunga ma devo riconoscere
che con voi, con Ada e con tutte le
persone che lavorano lì ho maturato
una grande e preziosa esperienza:
la coscienza di me. Ada mi è stata di
esempio in tante e tante occasioni
che la vita da lì in poi mi ha riservato.
Sono riuscito a superare con assoluta
serenità il difficile momento della
mia diagnosi di cancro. Sì, perché
anch’io, invidioso, avevo bisogno di
sperimentare questo momento.
Quello che Ada mi ha trasmesso è
stata semplicemente una grande
forza interiore che ho acquisito
quando ancora ero sano come un
pesce e, inconsapevolmente, l’avevo
talmente radicata in me che al
momento del bisogno questa forza
è letteralmente esplosa mettendomi
in una condizione di accettazione, di
consapevolezza e di serenità.
Grazie Ada, il tuo lavoro, la tua
tenacia e il tuo sorriso hanno fatto
molto bene e ancora ne farà a chi
ha, come me, avuto la fortuna di
conoscerti. A tutti voi di Attive voglio unirmi in
un abbraccio affettuoso,
Enzo Brizzi
Brunate (Como)

Carissimi, insieme a voi vogliamo dire grazie ad Ada per quello
che ha rappresentato
per noi... eravamo in un mare agitato e lei è stata il nostro salvagente.
Abbiamo nel cuore il suo sorriso e la
sua grande forza.
Vogliamo salutarla con un brano
di Neruda che esprime in pieno il
senso del nostro incontro con lei.
“Ognuno ha una favola dentro, che
non riesce a leggere da solo.
Ha bisogno di qualcuno che, con la
meraviglia e l’incanto negli occhi, la
legga e gliela racconti”.
GRAZIE Ada...
Un abbraccio caloroso e commosso
da tutte noi.
Raffaela Longo
Associazione Viola
Aosta

Siamo desolate...
Ci associamo al vostro dolore che è
anche il nostro. L’insegnamento di
Ada, il suo esempio e i suoi suggerimenti sono stati fondamentali per la
nostra Associazione.
Un abbraccio,
Valeria Martano e
Associazione V.I.T.A. di Chieri (To)

Abbiamo appreso con tristezza ma con serenità della morte
di Ada che abbiamo incontrato in
varie occasioni.
Anche noi vogliamo esprimere le
nostre sentite condoglianze alla sua
famiglia, alla sua Associazione e a
tutte le donne colpite da tumore al
seno che hanno perso una guida e un
faro. Nessuno però ci può portare via
l’ottimismo e la forza del suo esempio.
Associazione Donne Operate di
Carcinoma Mammario Crisalide.
La Coordinatrice,
Marisa Monari
Rimini

Cari amici di Attive,
ho appreso dai giornali che Ada ci
ha lasciato e mi unisco, addolorata,
a voi e ai familiari nel ricordo di una
persona speciale.
Ho conosciuto Ada qualche anno fa e,
come credo sia capitato a tutti quelli
che l’hanno conosciuta, il suo entusiasmo e la sua energia mi hanno
colpita e contagiata personalmente.
Ho avuto modo spesso di raccontare
di lei e della vostra Associazione a
tante tante persone.
Le sono personalmente grata per
il bene che ha fatto e continuerà a
fare attraverso di voi.
Grazie anche a tutti voi, Ada ha messo
in pratica e comunicato, con grande
efficacia e parole semplici, segreti
preziosi che aiutano a vivere e a tra-
sformare in opportunità le sofferenze.
Ada andrebbe moltiplicata per mille
e un pizzico di lei andrebbe messo
in ogni relazione di cura.
Ma mi piace pensare che si sia già
moltiplicata, coi suoi scritti, i suoi
interventi pubblici, le sue ricche
e numerose relazioni personali, e
ora... attraverso la nostra memoria.
Ha lasciato qualcosa di bello in tutti
noi e a voi un’eredità speciale da
continuare.
Un ringraziamento e un abbraccio affettuoso a tutti i collaboratori di Attive.
Dottoressa Antonella Fait
Regione Lombardia
Direzione Generale Salute

Carissimi di Attive, innanzitutto porgo con il mio cuore le
condoglianze ai famigliari e a tutte
le persone care ad Ada, le quali
sicuramente sarete state anche
voi per lei. Una grande donna che
ha catturato la mia attenzione nel
momento in cui ho visionato il video
“M’amo, non m’amo” a tal punto
da farmi decidere di telefonare in
Associazione e lasciarmi conquistare completamente da voi. Resterà
sempre una meravigliosa icona.
Un abbraccio.
Lorella,
Varese
La morte non è nulla,
sono solamente passata dall’altra parte.
Sono ancora io e tu sei tu.
Quello che eravamo uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami come hai sempre chiamato,
parlami come sempre hai fatto
non usare un tono diverso
Non assumere un’aria solenne o triste
Continua a ridere di ciò che ci faceva ridere insieme,
prega, sorridi, pensa a me, prega con me.
Parlate di me in casa come è sempre stato fatto
senza enfasi o traccia d’ombra.
Che la vita significhi ancora per te
quello che ha sempre significato,
che resti quella che è sempre stata.
Il filo non si è spezzato.
Pensi che io sia uscita dalla tua vita perché non mi vedi?
Non sono lontano,
sono solamente dall’altra parte del cammino.
Vedi, tutto è bene,
tu ritroverai il mio cuore,
ne risentirai la dolcezza.
Asciuga le lacrime
E se mi ami
Non piangere.
(Sant’Agostino)
Attivecomeprima è in via Livigno, 3 - 20158 Milano. Tel 026889647 email: [email protected]
19
La medicina che ci aspettiamo
Medicina
narrativa
20
Nei giorni 11-13 del giugno scorso ha avuto luogo
presso l’Istituto Superiore di Sanità, a Roma, una
“consensus conference” dedicata alla “medicina
narrativa”. Questo tipo di conferenze vengono
convocate quando ci si trova di fronte a questioni
dibattute che possono essere risolte non d’autorità, ma solo attraverso un confronto tra esperti che
porti, appunto, a un “consenso” condiviso. In questo
caso si trattava di trovare un allineamento sul posto
che spetta alla “narrazione” in medicina.
Ci sono forme diverse di narrazione che riguardano
le vicende del corpo. Non sono solo gli scrittori che
producono letteratura a occuparsi di ciò che ha che
fare con la malattia e la cura. I banconi delle librerie
traboccano di scritti che nascono dalle situazioni
che si sono trovati a vivere sulla propria pelle coloro
che hanno dovuto traslocare improvvisamente dal
territorio della salute a quello della malattia. Chi
traduce la propria sofferenza in narrazione non lo
fa per ottenere riconoscimenti letterari. Né il criterio
estetico - ovvero la ricerca del piacere che ci offre
la lettura delle grandi creazioni della narrativa - può
essere la pietra di paragone su cui misurare questo
genere di produzioni. I bisogni che prendono la via
della scrittura sono i più diversi. Il più fondamentale
è quello di sentirsi esistere. La nostra vita diventa
vera solo quando la raccontiamo. “Chi non può
raccontare la sua vita non esiste” (Salman Rushdie).
Le malattie e i drammi della salute non fanno
eccezione: sono davvero nostri quando troviamo un
orecchio disposto ad ascoltare il nostro racconto.
La narrazione del dolore ha spesso la funzione di
valvola di sfogo: serve a dare libero corso alle emozioni. Soprattutto quelle collegate al “punto di svolta”
che la perdita della salute o di una persona cara
introducono nella vita. Non si narra la routine; invece
il cambiamento che spesso divide l’esistenza in un
prima e un dopo si presta bene a diventare oggetto
del racconto che ne facciamo.
Grazie alla narrazione si risanano ferite profonde.
È quanto dire che il racconto del dolore ha un
valore terapeutico. Anche traumi esistenziali come
prigionia, tortura e persecuzione, che hanno profondamente scosso i confini dell’identità personale,
possono essere in parte risanati quando sono
raccontati. Pensiamo a quanto beneficio hanno
ricavato dalle narrazioni autobiografiche i superstiti
dei campi di sterminio.
In prima battuta la narrazione è destinata a rafforzare i confini dell’ego personale: aiuta quindi a sopravvivere (psicologicamente). Ognuna di queste storie
di sofferenza potrebbe portare in esergo la frase con
cui Montaigne ha introdotto i suoi Saggi: “Sono io la
materia del mio libro”. Un eloquente esempio della
funzione positiva che può svolgere la narrazione nel
percorso di malattia è il libro curato dal chirurgo
oncologo Lorenzo Spaggiari: Io… dopo (Il Pensiero
Scientifico, 2013). È una raccolta di scritti redatti da
giovani che si trovano a lottare contro il cancro e a
vivere con esso. Il curatore del volume ha chiesto ai
suoi pazienti di scrivere un testo come fosse un ipotetico tema scolastico dal titolo: “Come il cancro ti ha
cambiato la vita (se te l’ha cambiata!)”. Per scoprire
che quasi tutti avevano scritto qualcosa del genere
e lo tenevano nel cassetto. I “racconti del dolore”
nascono spontaneamente, senza bisogno di sollecitarli, e hanno un’importante funzione da svolgere:
dare una forma diversa all’“io” di chi deve integrare la
malattia nel proprio percorso esistenziale.
La “consensus conference” ha concentrato la sua
attenzione su un ulteriore tipo di narrazione in medicina: quella che permette a chi cura di “personalizzare” il suo intervento. La persona assistita entra
nel processo di cura in modo diverso dal medico:
questi porta il suo sapere e la sua volontà di fare il
bene del paziente (decide “in scienza e coscienza”,
si dice con una formula collaudata); il malato porta il
suo vissuto di malattia, le emozioni, le aspettative, i
propri valori e preferenze. Dall’incontro dei due punti
di vista nasce la cura condivisa. La narrazione è lo
strumento per realizzarla. Permettere al paziente di
portare la sua narrazione non è un gesto di gentilezza del medico: è una condizione necessaria per
poter avere una cura in armonia con la cultura del
nostro tempo. Per questo la “consensus conference”
ha sottolineato che la medicina narrativa richiede
una “competenza comunicativa” da parte del
medico: non si improvvisa, né è sufficiente un
gesto di buona volontà.
Senza la narrazione del paziente oggi non
possiamo più parlare di “buona medicina”.
Sandro Spinsanti.
Psicologo, direttore Istituto Giano - Roma.
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Nutrire il benessere
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La salute
nella frutta
secca
Alimentazione
e prevenzione
La frutta secca: fa bene tutto l’anno, ma questa è
proprio la sua stagione!
Eccoci qua a parlare di un alimento vegetale oggi
molto studiato, la frutta secca.
Innanzi tutto, cerchiamo di fare ordine... la frutta
secca è quella con il guscio, cioè noci, noccioline,
mandorle, anacardi, pinoli, pistacchi, castagne ma potremmo anche inserire i semi di zucca, di girasole, di
lino e di sesamo, ecc. Invece uva passa, fichi secchi,
albicocche disidratate, datteri al naturale e affini sono
frutta essiccata. Ma chi è abituato a “pasticciare” in
cucina e fare acquisti alimentari con attenzione, sono
certa, lo sapeva già!
E proprio parlando di acquisti, è bene sapere che
la miglior frutta secca è quella ancora dentro il suo
guscio ma, se andiamo di fretta e non abbiamo il
tempo di munirci di uno schiaccianoci o di pazienza,
va bene anche quella già sgusciata purché non sia
stata sbiancata ma abbia ancora la sua pellicina (che
si mangia), perché almeno non è stata trattata con
solventi che tanto bene alla salute non fanno.
Meglio poi se la troviamo biologica, così non contiene
conservanti. Ricordate però che, per questo motivo,
va consumata presto (una volta aperta la confezione)
perché se la teniamo in cucina per lungo tempo si
possono formare delle muffe invisibili, inodori ma
molto pericolose per la salute, specialmente per il
nostro fegato. Vero è però che la frutta secca, se ben
conservata, contiene tante sostanze meravigliose. È
ricca, infatti, di proteine e di fibre, di vitamine (tra cui
la A e la E) ed è ottima, ad esempio, per rallentare
l’invecchiamento cellulare. Contiene inoltre fitosteroli,
presenti in alte quantità specialmente nei pistacchi e
utili nella prevenzione delle patologie cardiovascolari
perché aiutano a regolare il colesterolo. Troviamo,
soprattutto nelle noci brasiliane, il selenio e i “grassi
buoni” come gli acidi grassi insaturi che proteggono cuore e arterie e gli omega-3, particolarmente
presenti nei semi di lino, che aiutano a ridurre gli stati
infiammatori.
Per chi poi non lo sapesse, la frutta secca è anche
ricca di calcio (specialmente le mandorle e i semi
di sesamo) che rappresenta un prezioso aiuto per
proteggere le nostre ossa. Ricordate però che, se non
stiamo all’aria aperta per almeno 30 minuti al giorno,
non siamo in grado di produrre vitamina D e
quindi non riusciamo ad assorbire il calcio che
mangiamo, sprecando così una delle più importati proprietà di questo alimento. Nelle arachidi
e nei pinoli è presente anche una piccola dose
Da marzo a settembre 2014,
presso la nostra Sede,
la Dottoressa Anna Villarini
ha tenuto dieci incontri
di gruppo sull’argomento
“Alimentazione e prevenzione”.
di resveratrolo, sostanza antiossidante di cui si parla
molto da qualche anno contenuta principalmente nella
buccia dell’uva e nel vino. Oggi la sua azione protettiva per la salute è stata un po’ messa in discussione
ma di certo è meglio assumerla con la frutta secca
che con il vino, perché gli alcolici non sono proprio le
bevande più salutari e si possono consumare solamente in piccole quantità!
Attenzione però… non bisogna mangiare troppa
frutta secca, altrimenti si rischia di ingrassare, poiché
ha un basso apporto di acqua ma un elevato contenuto in calorie e grassi. L’abitudine di mangiucchiarla al
termine di ogni pasto, o più volte durante la giornata,
non è delle migliori.
In un giorno dovremmo mangiarne un pugnetto, in
modo da sfruttarne tutte le proprietà senza prendere
troppe calorie. Se riusciamo a contenerne il consumo,
mangiandola però quotidianamente, ci può aiutare
a controllare il peso e il grasso addominale che se è
troppo ci mette a rischio di sviluppare molte importanti malattie tra cui i tumori e le malattie cardiovascolari.
Questi frutti possono essere mangiati freschi, essiccati e tostati, ma possono anche essere utilizzati come
ingredienti in gustose ricette come Angela ci consiglia.
Nelle giornate fredde, che caratterizzano questi mesi,
anche la frutta essiccata è molto gettonata ed è ottima da consumare al posto dei dolci o al posto dello
zucchero per fare gustosi dessert.
Una delle sue caratteristiche è l’alto contenuto di fibre
che si concentrano a causa dell’essiccamento, per cui
è un buon regolatore della funzionalità intestinale e ha
un alto potere saziante. Ma durante l’essiccamento
si concentrano anche gli zuccheri per cui non si deve
esagerare con il consumo poiché è molto ricca in
calorie. Si concentrano però anche i sali minerali tra cui
il magnesio, il potassio e anche il ferro (come per l’uva
passa). Questo la rende un buon alimento per chi fa
sport ma anche per le donne giovani che, a causa del
ciclo mestruale, vanno spesso in carenza di magnesio.
Per i bambini è un’ottima merenda.
Quindi mangiamo con gusto frutta secca ed
essiccata senza dimenticare che anche le
cose sane, se consumate in eccesso, possono danneggiare la salute!
Anna Villarini.
Biologa specializzata in scienze dell’alimentazione.
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Tortelli al grano duro
di castagne
COLLANA
DI GUIDE PRATICHE
PER CAMMINARE
NELLA VITA
Dedicata a chi vive o condivide
l’esperienza del cancro
A cura di Attivecomeprima
Sono disponibili in Associazione
i primi volumetti, pubblicati in
italiano e in inglese, di una collana
pensata per essere un pratico
strumento per accompagnare chi cerca
risorse per vivere pienamente la vita,
al di là della malattia.
(Foto1) Ingredienti:
1 tazza farina di grano duro
50 g. farina di castagne
6 funghi shitake ammollati
1 h. di tofu sbollentato
2 C. di olio extravergine (circa 70 g.)
1/2 spicchio d’aglio tritato
1 pizzico di sale
20 g. pistacchi tritati per guarnire
5/6 foglie di salvia
1 pizzico di curcuma
N°1
UN MEDICO SU MISURA
Istruzioni sartoriali per cittadini esigenti
di Sandro Spinsanti
N°2
IL CIBO E LA PREVENZIONE
di Franco Berrino
N°3
COME E PERCHÉ USARE IN RETE
LE COMPETENZE MEDICHE
(Foto 2) Preparazione del ripieno: Fare insaporire nell’olio
l’aglio, la curcuma, il tofu e i funghi shitake tagliati a
pezzettini. Fare insaporire il tutto per 15 minuti.
Preparazione della pasta: Mettere, setacciate le due farine,
2 C. d’olio, un pò di sale e acqua quanto basta per avere
un panetto abbastanza compatto.
Lasciare in frigorifero a riposare per 30 minuti.
Stendere le sfoglie e riempire di ripieno.
Formare dei tortelli o ravioli.
di Salvo Catania
N°4
LA MALATTIA COME
EVENTO FORMATIVO
di Paola Bertolotti
N°5
SESSUALITÀ E FERTILITÀ
DOPO LE CURE ONCOLOGICHE
di Bernardina Stefanon
UI TA M EN TE
SC AR IC AB ILI GR AT
G
DA L SI TO AT TIV E. OR
Si ringrazia Eisai per la realizzazione
(Foto 3) Sbollentare con acqua calda, scolarli e condirli
nell’olio caldo dove avrete fritto le foglie di salvia.
Praline
alla frutta secca
Foto GiòArt
Zuppa di zucca
e mandorle
(Foto1) Ingredienti:
50 g. mandorle
50 g. nocciole
50 g. noci
50 g. pistacchi
30 g. semi di girasole
125 g. uvetta
200 g. fichi o datteri
1 buccia di limone
1 pizzico di sale
cacao
cocco in scaglie
(Foto 1) Ingredienti:
1/2 zucca
50 g. mandorle tritate (lasciare 5/6 intere per guarnire)
1/2 tazza farina di mandorle
1/2 l. acqua o brodo vegetale
1 cipolla tritata
1 pizzico di curcuma
1 rametto di rosmarino tritato
2 cucchiai di olio extravergine
1 ciuffo di erba cipollina
per guarnire alcuni grani di pepe
(Foto 2) Macinare tutti gli ingredienti e formare delle
palline di 3 cm. di diametro.
(Foto 3) Passarle nel cacao o nel cocco rapè (o scaglie)
e servire.
(Foto 2) Mettere in un tegame 2 C. olio, un pizzico di
curcuma, un macinato di pepe e il rosmarino tritato.
Fare insaporire l’olio, quindi aggiungere la cipolla
e lasciarla appassire, aggiungere la zucca a cubetti,
l’acqua e la farina di mandorle. Cuocere per circa 20
minuti, frullare con il minipimer e servire guarnendo con
le scaglie di mandorle e erba cipollina a pezzettini.
Angela Angarano.
Assistente cuoca nella ricerca Diana.
Profili
La bellezza
interiore
si vede
Il New York Times lo ha definito profeta
del make up made in Italy. Diego Dalla
Palma ha rivoluzionato il concetto di
immagine dagli anni Settanta a oggi.
E non solo perché è tra i più seguiti look
maker, perché ha fondato un marchio
di cosmetica di successo, scritto libri e
condotto trasmissioni televisive. Il suo è
un approccio molto più profondo, che va
oltre l’estetica per soffermarsi sul valore
della persona, la sua bellezza interiore.
Ecco perché il suo messaggio è così affine a quello di Attivecomeprima.
“La bellezza interiore traspare, illumina
il viso”, sostiene Dalla Palma che Attive
ha intervistato e che sintetizza così il
suo coinvolgimento: “Il mio contributo è
sostenere il messaggio di forza, costanza
e determinazione di Ada, delle sue donne
e di tutta l’associazione”.
Diego
Dalla
Palma
“La bellezza interiore” è il titolo di un suo libro,
edito da Sperling & Kupfer: a cosa si riferisce? In
che termini è contrapposta all’esteriorità?
La bellezza, quella che dura nel tempo, è consapevolezza. È intelligenza, approfondimento, ma anche
sofferenza e coraggio. Diventa un valore solo se è
carica di significati, se si è stati in grado di realizzare un percorso spirituale che ha guidato la ricerca
interiore. La bellezza conosce i lati luminosi della
vita, ma anche quelli oscuri. Per esempio le esperienze dolorose, che ci arricchiscono e consentono di
sviluppare la nostra personalità.
La bellezza interiore è serenità dell’animo, una
conquista che va al di là dell’effimero. Ecco perchè si
riflette anche esteriormente, si legge in viso irradiando tutto l’essere.
In cosa è consistito in questi anni il suo lavoro?
Qual è stato il suo percorso e come interviene
nelle scelte d’immagine delle persone?
Dopo l’Istituto d’Arte a Venezia, mi sono trasferito a
Milano e ho cominciato a lavorare in teatro e in Rai
da LA BELLEZZA INTERIORE
Diego Dalla Palma
Sperling & Kupfer
come scenografo e costumista. Solo in una fase successiva mi sono interessato di trucco, che ha costituito una
sorta di completamento del cammino iniziato.
Più che una scelta, occuparmi di bellezza e femminilità è
stata una questione d’istinto.
Ho sempre avuto uno spiccato senso estetico, ma all’inizio le mie intenzioni erano altre. Tutto è iniziato come
per caso. Del resto non dicono che la vita vera accade
mentre si è impegnati a fare altro?
Ho sempre pensato che il mio intervento fosse mirato a
tirar fuori la personalità di chi avevo di fronte ed esprimerla con accorgimenti mirati. Fin da giovane ho avuto
una personale idea di bellezza, che va al di fuori dei
canoni estetici dettati dai media. Alla perfezione formale,
fatta di standard irraggiungibili, preferisco di gran lunga i
visi imperfetti, vissuti, segnati, che sanno raccontare e da
cui traspare l’anima.
Stile, fascino, charme, femminilità. Fanno tutte parte
del vocabolario della bellezza. Come li definirebbe?
Lo stile è una questione di metodo, impegno e conoscenza. Una conoscenza che si ottiene attraverso il
piacere di scegliere elementi che ci appartengono e ci
riguardano, paradossalmente, cercando di non seguire la
moda, ma di osservarla, analizzarla e fare nostro solo ed
esclusivamente ciò che ci somiglia.
Le grandi donne e i grandi uomini del passato e del
presente non sono coloro che hanno seguito le mode:
sono coloro che le hanno ideate, interpretate e a volte
anticipate.
Lo charme e il fascino appartengono a chi non cerca
consensi a ogni costo, a quelle persone che ti colpiscono
subito e rimangono impresse nella mente per lo sguardo,
il modo di parlare, i gesti e la disinvoltura, che è l’anticamera del fascino e va conquistata con metodo, costanza,
disciplina e dedizione.
La femminilità, infine, altro non è che l’essenza dell’anima, ciò che scaturisce da qualità reali come naturalezza,
spontaneità e il modo di essere se stessi.
Cosa le hanno raccontato e chiesto le migliaia di
donne che ha incontrato in tutti questi anni? E qual
è stato nel tempo il suo messaggio per loro?
Le donne mi raccontano soprattutto le loro sofferenze,
emotive, fisiche, psicologiche. Vedersi belle non è mai
strettamente legato alla condizione oggettiva,
bensì a sentirsi bene.
Il mio, credo, sia stato un messaggio molto sem-
... Sono l’esempio di chi è caduto e continua a cadere.
Sto insieme, giorno dopo giorno, a chi inciampa e ha
davanti sentieri irti, sassosi e impervi. Gente che, a volte,
resta a terra. Altre volte si rialza e, con fierezza, riprende
il cammino. Una delle strade che portano alla bellezza
interiore. Essa, in realtà, non è altro che la medicina utile
per guarire i tanti mali della vita e renderci lo sguardo
luccicante e intenso anche quando le troppe lacrime versate lasciano asciutti gli occhi. La bellezza dell’anima, in
fin dei conti, è il documento che porta un essere umano,
per quanto provvisorio e precario sia il suo viaggio, verso
mete luminose e impensabili. Verso la luccicanza, per
l’appunto. L’elemento che rende fulgida la persona insignificante e sublime quella avvenente. La gente, troppe
volte, non si vuole impegnare. Non si vuole confrontare.
Non si vuole sfidare. Non si vuole scoprire. Non si vuole
amare. Non vuole affrontare la realtà che, come diceva
Nabokov, si dovrebbe scrivere tra virgolette.
Per il timore che incute. Le togliamo, queste virgolette?
Che ne dite? Ci proviamo? Insieme, ovviamente...
plice: privilegiare l’aspetto interiore ben prima di quello
esteriore, arricchire e coltivare la bellezza dell’animo,
la sua spiritualità, essere consapevoli che le esperienze dolorose arricchiscono e consentono di sviluppare
personalità più profonde e interessanti. Solo attraverso il
dolore impariamo a riconoscere la poesia della bellezza.
In questo senso dolore e bellezza sono strettamente
correlati. Se parliamo di bellezza autentica, sarà tanto
più visibile quanto più lasceremo trasparire le emozioni.
Attraverso il dolore si attinge a una forza interiore che
dona energia, luce. Bellezza appunto.
È sempre possibile percepire la bellezza, anche
nella malattia?
A mio modo di vedere lo è forse ancora di più. Abbiamo
perso di vista i valori fondamentali della vita. Si rincorre il
tempo che non può più tornare e si gioca tutto sull’esteriorità. Ogni attimo della vita, invece, va vissuto con
intensità, per quello che è e per quello che ci trasmette e
ci consente di trasmettere agli altri.
Detto questo, per me una donna veramente bella è colei
che non ha paura di mostrarsi com’è e per quello che è:
una donna intensa, carica di consapevolezza.
Naturalezza, sicurezza, autostima, disinvoltura sono
caratteristiche fondamentali della vera bellezza. Come insegnano le donne di Attivecomeprima, bellezza e malattia
convivono. L’importante è non lasciarsi annientare
dalla sofferenza e dalla malattia: guardare avanti
con fiducia e, soprattutto, combattere.
Daniela Condorelli.
Giornalista.
27
RINGRAZIAMO PER IL
SOSTEGNO NEL 2014
Fondazione Cariplo per aver contribuito alla
realizzazione del Progetto “Sportello di ascolto,
aiuto pratico, orientamento ai servizi della persona
colpita dal cancro e dei caregiver”.
Banca Popolare di Milano, Banca Intesa
Sanpaolo, Fondazione Banca del Monte di
Lombardia, Roche SpA per aver contribuito alla
realizzazione del Progetto “Sostegno per un anno”.
Fondazione Umberto Veronesi per il contributo
alla realizzazione, anche quest’anno, del nostro
Mini-Master in management e supporto globale
del paziente oncologico.
Gli organizzatori della “Prova di Gigante VII Trofeo
Christian Valentini”, gli sponsor (Besozzi Elettromeccanica srl, DGPA & Co., Gruppo RE, Mab. q,
Podranska Banka, Sideuro, Warren Real Estate
ltd, Generali Investment Europe) e ogni persona
che, in ricordo di Christian, ha offerto il proprio
contributo per aiutarci a far “Vincere la Vita”.
IPSEN spa per aver contribuito alla realizzazione
del secondo numero della rivista ATTIVE.
Grazie inoltre a: Comune di Milano, Dompé Farmaceutici, EISAI srl, Kyowa Hakko Bio Italia srl
e a tutti coloro che con libere offerte contribuiscono a mantenere in vita l’Associazione.
IL TUO CONTRIBUTO
CI DARÀ PIÙ FORZA
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Chiediamo alle persone che ci inviano offerte tramite
bonifico bancario, di fornirci il loro indirizzo per poterle
ringraziare e/o inviare loro le nostre pubblicazioni.
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L’8 per mille e il 5 per mille non sono in alternativa: puoi sceglierli entrambi.
Ringraziamo i finanziatori istituzionali,
le aziende e chi, anche con un piccolo
contributo, sostiene il nostro lavoro.
Letti e piaciuti
a cura di Serena Ali
Sapevate che...
a cura di Benedetta Giovannini
consulente enogastronoma
Chiara Gamberale
PER DIECI MINUTI
Feltrinelli Editori
€ 16,00
Dieci minuti al giorno, tutti i giorni, per un mese, per fare una cosa
nuova, mai fatta prima. Ecco la ricetta che questo libro propone
per smettere di avere paura e tornare a vivere. Cosa si fa quando
il tuo compagno di sempre ti abbandona, devi lasciare la casa in
cui sei cresciuto e il tuo lavoro viene affidato ad un altro? Chiara,
la protagonista, decide di reagire in questo modo e per un mese
intero, ogni giorno, per almeno dieci minuti, decide di fare una
cosa nuova, mai fatta prima: cucina pancake, cammina di spalle
per la città, balla l’hip-hop, ascolta i problemi di sua madre, consegna il cellulare a uno sconosciuto.
Di dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà che non avrebbe mai immaginato e che
la porteranno a scelte sorprendenti, da cui ricominciare. Quando tutto quello con cui siamo abituati ad
identificare la nostra vita non esiste più, il cambiamento appare spaventoso, ma necessario. Questo
libro dimostra come, minuto per minuto, sia possibile cambiare. E tornare a vivere.
Lorenzo Spaggiari
IO… DOPO – IO ADOLESCENTE
E LA MIA VITA CON IL CANCRO
Il Pensiero Scientifico Editore
€ 7,99
Disponibile solo in formato E-book
Il tumore nei più giovani è ancora un tabù: si preferisce non parlarne, come se non esistesse. L’ambizione di questo libro è quella
di far capire ai ragazzi che la vita è un dono, di cui imparare a
godere in modo consapevole. È un libro che spiega il valore della
vita attraverso la testimonianza di chi l’ha persa o ha rischiato di
perderla. Le storie autografe raccolte da Lorenzo Spaggiari (Direttore Chirurgia Toracica, IEO) non sono
solo storie di malattia, ma rappresentano uno spaccato di una generazione di ragazzi consapevoli, che
non sfuggono di fronte ad una realtà spesso crudele e la affrontano senza cinismo e senza mistificazioni.
Ogni dettaglio che raccontano è una lezione di vita. Il fil rouge che unisce le testimonianze è l’affermazione della vita come valore in sé e dell’amore per gli altri – genitori, amici, altri malati – come prima
espressione di questo valore. “Io... dopo” raccoglie anche testimonianze di medici, infermieri e genitori,
oltre ad una toccante presentazione di Umberto Veronesi.
Francesca Del Rosso
WONDY
OVVERO COME SI DIVENTA SUPEREROI
PER GUARIRE DAL CANCRO
Rizzoli Editore
€ 17,00
Francesca Del Rosso racconta una storia, la sua, ricordandoci
come ogni donna abbia dentro un potere nascosto, grazie al quale
sa capovolgere i momenti bui e riportare intorno a sé una dose
inattesa di forza e vitalità. Come la supereroina Wonder Woman,
lotta contro le avversità della vita armata di autoironia e tenta in
ogni modo di andare avanti, crescere i suoi bambini, non allontanarsi dall’amato marito e vedere le
amiche di sempre, mentre affronta il tumore al seno. E Wondy è bravissima a vedere il bicchiere mezzo
pieno, così, senza poter dimenticare i continui controlli, la chemio e i mesi passati sul divano, non
perde l’occasione per sdrammatizzare e vedere il lato positivo. Continuando a vivere la sua quotidianità, impara che il tempo è prezioso, che i veri amici si riconoscono subito, che l’affetto incrollabile
dei figli è il carburante migliore. In questo romanzo-memorial l’autrice racconta la sua vita vera e
quotidiana e la malattia che le ha portato via i seni ma non la voglia di amare la sua vita.
1. Per far si che le pentole di ghisa siano sempre perfette a
ogni uso, prima del primo utilizzo si devono pretrattare.
Lavatele e asciugatele molto bene, quindi ungetele con
dell’olio. Mettetele in forno tiepido per circa un’ora. Una
volta raffreddate, lavatele di nuovo solamente con acqua
e asciugatele perfettamente.
2. Dovete aprire un barattolo nuovo e come al solito
l’operazione è difficilissima?… Se non avete bisogno di
riciclare il tappo, basta forarlo con un apribottiglie o un
punteruolo. Uscirà l’aria e il barattolo si aprirà.
3. Dallo scarico del lavandino esce un cattivo odore e non
avete a disposizione alcun prodotto? Si può ovviare mettendo nello scarico qualche cucchiaio di fondi di caffè e
dopo poco farvi scorrere poca acqua fredda.
4. Partiamo per qualche giorno per vacanza o per lavoro e
naturalmente nel congelatore lasciamo degli alimenti. Se
durante la nostra assenza manca la corrente (ma quando torniamo è tutto normale) non possiamo accorgerci
se i nostri cibi hanno avuto dei problemi. Possiamo monitorare il tutto con un sistema semplicissimo: mettiamo
nella cella frigorifera un barattolo con acqua. Quando
sarà gelato, appoggiamo sopra il ghiaccio una monetina.
Se al vostro ritorno la moneta è al suo posto, è andato
tutto bene. Se è affondata, è successo qualcosa…
5. Ogni tanto bisogna pulire il macinapepe. Lavarlo può
danneggiare il meccanismo e tutto si complica se è
di legno. Per pulirlo sostituite il pepe con un paio di
cucchiaini di riso crudo e macinate fino a quando il
serbatoio sarà vuoto.
6. Per pulire il parafiamma in vetro opacizzato dalla
fuliggine basta impregnare di cenere bianca una spugna
bagnata e passarla sul vetro, quindi ripassate con un
panno per togliere la cenere rimasta e lucidate il vetro.
7. Spesso spolveriamo i paralumi degli abat-jour. Ma lo facciamo nella maniera giusta? Normalmente
usiamo o uno straccio o una spazzola.
Per evitare che la polvere si accumuli
o si sposti da un lato all’altro dei
paralumi, il sistema migliore è quello
di usare, un paio di volte al mese,
il phon asciugacapelli con la
sola aria fredda. La polvere si
dissolverà.
8. Molte volte dobbiamo
stendere il bucato
all’aperto anche
durante l’inverno
e perciò capita di
ritirarlo congelato.
Per evitare che
questo accada,
basta aggiungere
all’acqua dell’ultimo
risciacquo 4 o 5 cucchiai colmi di sale.
con
Noi
gli altri
1 - 7 giugno 2014
Uno spot per Attive
Attivecomeprima è stata in onda sulle reti Mediaset,
Telelombardia, Radio Deejay, con uno spot realizzato in collaborazione con Mediafriends, che ringraziamo di cuore, per la
campagna sms solidale 2014.
Il nostro grazie va anche a Carlo Gargiulo per esserne stato il
testimonial.
Potete vederlo su YouTube a questo indirizzo:
www.youtube.com/watch?v=lAKuRaTHX20
25 luglio 2014
Presso Casa Fasolini Mertinengo (Bergamo)
Special event nei cortili 2014
La manifestazione promossa a favore di Attivecomeprima si è
svolta con grande partecipazione di pubblico.
Grazie a Fabrizio Fasolini e Diapason per l’organizzazione.
30
7 settembre 2014
Olivola Monferrato (Alessandria)
Alex & David’s wedding
Ringraziamo Alessandra e suo marito David per aver scelto
Attivecomeprima per la loro lista nozze.
Agli sposi vanno i nostri auguri più belli!
18 settembre 2014
Parco Nord di Milano
Conversazione con Franco Berrino
In occasione dell’8° Festival della Biodiversità, Attivecomeprima
Onlus ha presentato la conversazione con Franco Berrino su biodiversità, attività, fisica e preparazione.
16-17 ottobre 2014
Auditoriun Monte dei Paschi, Firenze
Dolore e sofferenza tra medicina,
cultura ed etica delle cure
Il nostro Presidente Alberto Riccuti è intervenuto al convegno
su “La speranza terapeutica”.
Centro Congressi
Auditorium
Via Corridoni, 16 Milano
Domenica
8 giugno 2014
ore 17
Un evento a cura di
C L A N DIP A L U S A
CLAUDIA CREMONESI ANNA BOSSI DINA BARNETT
PAOLA PASINA LUCIA FRANCO SANDRA PALLA
Sfilata di Modelle
Speciali
PRIMA EDIZIONE
Regia
CLANDIPALUSA
Conduce lo spettacolo
ISABELLA CREMONESI
Con la partecipazione di
MARINA NEGRI
Presentazione del clandipalusa a cura di
ROSSELLA ROTUNDO
Fotografia
ALICE ASINARI
Tecnici Impianti Luci, Audio, Video
CONGRESS SERVICE 2000
Parrucchieri e Truccatori
UNA ÉQUIPE DI 8 PROFESSIONISTI
MAXWELL EQUIPE
NEW FASHION
Catering Backstage
VIVENDA
Con la collaborazione di
FRANCESCA CORTESI - Videomaker
LUCIANO GRELLA - Stilista
Intrattenimento Comico
ISABELLA CREMONESI “I consigli di BB”
DAL 1973 A SOSTEGNO GLOBALE
DELLE PERSONE COLPITE DAL CANCRO
E DEI LORO FAMIGLIARI
Presso il Centro Congressi Auditorium, Milano
Sfilata di modelle speciali
La “Sfilata di modelle speciali” organizzata dal Clandipalusa,
a favore di Attivecomeprima, ha riscosso un grande successo.
GRAZIE!!!
Un evento davvero straordinario con protagoniste sei donne che,
dopo aver completato il percorso di sostegno globale
in Associazione, hanno deciso di celebrare la Forza di Vivere.
Arrivederci alla loro prossima iniziativa!
Per conoscerle meglio:
www.youtube.com/watch?v=8M3fwMyF1aM
Intrattenimento Balletto
CAROLINA UBIALI e le bambine
Ballano coreografia di Carolina sulla musica
“Abbronzatissima” di Edoardo Vianello
Intrattenimento Musicale
SIX STRINGS
Salvatore Di Vincenzo, Davide Digiammarco,
Moreno Palmisano, Andrea Tombari,
Davide Crenna, Matteo Polignone
E le stupende donne che fanno parte della
famiglia di Attivecomeprima!
Con il patrocionio di
EVENTO DI BENEFICENZA A FAVORE DI
Attivecomeprima Onlus
8 giugno 2014
i:
Per informazion
7
+39 02 688 96 4
e. o rg
segreteria@attiv
w w w. a t t i v e . o r g
31
con
Noi
gli altri
7 ottobre 2014
Presso la nostra Sede
La terapia di supporto della fatigue
nel paziente oncologico, in Medicina
Generale
Si è tenuto il Corso di aggiornamento, accreditato ECM, per
Medici di Medicina Generale e Medici di Continuità Assistenziale
organizzato da “ASL di Milano” in collaborazione con
Attivecomeprima Onlus.
2 novembre 2014
Cimitero Monumentale Milano
Ada Burrone nel Pantheon di Milano
Ha avuto luogo al Famedio la cerimonia di iscrizione dei grandi di
Milano nel Pantheon della città. Le iscrizioni hanno reso omaggio
a cittadini illustri e benemeriti che si sono distinti in diversi campi
rendendo grande il nome di Milano nel mondo.
Tra gli iscritti è stata ricordata dal Sindaco di Milano, Giuliano
Pisapia, anche Ada Burrone
32
21 settembre 2014
Parco Nord di Milano
Run&Life
In occasione dell’8° Festival della Biodiversità, Attivecomeprima
Onlus ha presentato la prima edizione della corsa non competitiva
e naturale di 5 km (più 2 km finali facoltativi da percorrere
a piedi nudi).
Grazie a:
Dott.ssa Monica Chittò Sindaco Sesto San Giovanni
Dott. Ivano Ruffa Assessore Comune Cinisello Balsamo
Parco Nord Milano
Gruppo Sportivo Alpini - Sesto San Giovanni
BCC Sesto San Giovanni
Cartoleria Goretti
Ecor Natura Sì e Cuore Bio
Floricultura Melzi
Gruppo Anciens
Il mercato verde
Ipercoop Centro Sarca
Libreria Tarantola
Mei s.r.l
Nonosolodanza
Oscar Manfrin
Scarpitti Distribuzione Snc
Terrallegra
Un grazie particolare a Davide Cassani per essere stato con noi
in questa giornata di sport e amicizia!
33
Le nostre attività
Ascolto telefonico, accoglienza,
orientamento e aiuto pratico
La prevenzione a tavola
incontri di gruppo su alimentazione e prevenzione
esperti della Ricerca Diana (Istituto Tumori Milano)
Consulenze telefoniche
di psicologi, medici ed altri esperti
Armonizzazione mente corpo
attraverso la danza
Nicoletta Buchal (medico/psicoterapeuta)
Primo incontro
riservato alle persone che
si rivolgono per la prima volta all’Associazione
Somatic Experiencing
Marina Negri (fisioterapista),
Chiara Covini (operatore corporeo)
Felicita Bellomi (fiduciaria) e una psicologa
Supporto psicologico individuale
Tecniche di Hatha Yoga
per pazienti e famigliari
Maria Grazia Unito (insegnante)
Gruppi di sostegno psicologico
Arte Terapia
rivolti ai pazienti prima, durante
e dopo le terapie oncologiche
Mimma Della Cagnoletta (psicoterapeuta)
Paola Bertolotti (psicologa/psicoterapeuta),,
Stefano Gastaldi (psicologo/psicoterapeuta),
Elena Bertolina (recorder)
Caregiver
sostegno psicologico rivolto a famigliari,
partner e persone vicine al paziente
La mente intuitiva
Vittorio Prina (docente di processi intuitivi)
Manuela Provantini (psicologa/psicoterapeuta),
Oscar Manfrin (recorder)
Caro Figlio
sostegno psicologico rivolto ai figli dei pazienti.
Specifico dai 12 ai 21 anni
Laboratorio di pittura su ceramica
Ornella Bolzoni (insegnante)
Manuela Provantini (psicologa/psicoterapeuta)
Supporto medico generale
ai pazienti in terapia oncologica
La forza e il sorriso
Alberto Ricciuti (medico)
per migliorare la valorizzazione di sé
attraverso il trucco
Dottore si spogli
Progetti, studi e ricerche
i medici rispondono alle domande su malattia
e cure: incontri di gruppo e individuali
(esperte di estetica del viso del Progetto Unipro)
con Università, Fondazioni, Aziende,
Ospedali e Istituti di Ricerca.
Massimo Callegari (chirurgo plastico),
Salvo Catania (chirurgo oncologo),
Giorgio Secreto (endocrinologo),
Franco Berrino (epidemiologo/esperto di alimentazione)
PER MAGGIORI INFORMAZIONI TEL: 026889647 EMAIL: [email protected]
La nostra sede è a Milano.
Di seguito l’elenco delle città dove potete trovare
uno o più specialisti che hanno partecipato
alle nostre attività di formazione.
ITALIA:
Adro (BS)
Ancona
Andora (SV)
Aosta
Arona (NO)
Ascoli Piceno
Asti
Aviano (PN)
Bari
Bergamo
Biella
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Brugherio (MB)
Cagliari
Casarano (LE)
Castellanza VA
Cecina (LI)
Ceranesi (GE)
Chieri (TO)
Chieti
Civitanova Marche (MC)
Codogno (PV)
Conegliano (TV)
Crema (CR)
Cremona
Cuneo
Desio (MB)
Desulo (NU)
Fidenza (PR)
Firenze
Foggia
Forli
Formigine (MO)
Gallipoli (LE)
Genova
Grosseto
Inverigo (CO)
Lainate (VA)
Lecco
Livorno
Lodi
Macerata
Marsala (TP)
Merate (LC)
Mestre (VE)
Messina
Mirano (VE)
Modena
Monfalcone (GO)
Monterotondo (RM)
Mortara (PV)
Napoli
Oggiono (LC)
Padova
Parma
Pavia
Perugia
Piacenza
Pietra Ligure (SV)
Pisa
Pordenone
Prato
Ragusa
Reggio Calabria
Reggio Emilia
Riccione (RN)
Rimini
Roma
Sanremo (IM)
Seriate (BG)
Siena
Sondrio
Terni
Tivoli (RM)
Torino
Trapani
Treia (MC)
Trento
Treviglio (BG)
Treviso
Varese
Vercelli
Verolanuova (BS)
Verona
Vicenza
Villa Adriana (RM)
Viterbo
Voghera (PV)
Lega Italiana per la
Lotta Contro i Tumori
Istituti Oncologici
e Ospedali
altre Associazioni
Specialisti del settore
ESTERO:
Rio de Janeiro
Atene
Lipsia
Lugano
PER MAGGIORI INFORMAZIONI:
Via Livigno, 3 - 20158 Milano - T +39 02 688 96 47 - email: [email protected] - www.attive.org
MM3 fermata Maciacchini - Bus 82, 90, 91
Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere.
Da anni ci rendiamo conto
dello straordinario potere
della vostra amicizia
e del vostro affetto,
che ci unisce
nel comune intento
di valorizzare la vita.
A ognuno di voi
gli auguri più cari
di Buone Feste
e di un Felice Anno Nuovo.
Attivecomeprima Onlus
si ringrazia
per il contributo alla realizzazione di questo numero della rivista ATTIVE
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2014 n°2 - Attivecomeprima