Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere. Anno XXXI - n° 2 - novembre 2014 Sped. Abb. Post. 70% - Filiale di Milano - TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) Uff. CMP Roserio - MI “Caregiver” attività di sostegno per partner e caregiver per il sovraccarico emotivo nelle relazioni familiari Ascolto, aiuto pratico, orientamento per la paura e il disorientamento davanti alla diagnosi Gruppi di sostegno psicologico per armonizzarsi con i cambiamenti della vita dopo il cancro Consulenze individuali psicologiche e mediche per problemi particolari di natura emotiva e fisica “Caro Figlio” attività di sostegno per figli dei pazienti specifico dai 12 ai 21 anni Terapia medica sistemica per la prevenzione e cura della fatigue per rafforzare l’organismo durante e dopo le terapie oncologiche Attività psicofisiche, creative, estetiche per accrescere l’armonia mente-corpo Risposte aperte dei medici “Dottore si spogli” per saperne di più su alimentazione, ricostruzione, menopausa, malattia e cure Tutte le nostre attività sono gratuite* *è gradita una libera offerta all’Associazione Dal 1973 a sostegno globale delle persone colpite dal cancro Editoriale È con emozione che prendo in mano la penna per scrivere questo editoriale. ATTIVEcomeprima Onlus Via Livigno 3, 20158 Milano Tel 026889647 Fax 026887898 [email protected] www.attive.org Fondatrice: Ada Burrone. Consiglio Direttivo: Alberto Ricciuti, Arianna Leccese, Caterina Ammassari, Maria Lisa Di Latte, Claudio Fochi, Giovannacarla Rolando, Bernardina Stefanon. Collegio dei Sindaci: Mauro Bracco, Flavio Brenna, Luciana Dolci, Giusi Lamicela, Carlo Vitali. Comitato Scientifico: Stefano Gastaldi, Paola Bertolotti, Fabio Baticci, Franco Berrino, Nicoletta Buchal, Chiara Caldi, Massimo Callegari, Salvo Catania, Alberto Costa, Francesco Della Beffa, Roberto Labianca, Marina Negri, Willy Pasini, Manuela Provantini, Alberto Ricciuti, Giorgio Secreto, Sandro Spinsanti, Paolo Veronesi, Umberto Veronesi, Claudio Verusio. Ada ci ha lasciato il 30 giugno scorso. Ed è la prima volta, in trent’anni di vita della nostra rivista, che gli articoli, le lettere, ogni parola, pagina per pagina, non sono stati letti e appuntati con meticolosa cura dalla sua mano, dalla sua mente, dal suo cuore. Cercando sempre di cogliere, tra le righe di ogni scritto, cosa avrebbe potuto “far bene” a chi le avesse lette. Ben consapevole, però, che questo non lo si realizza con facili e dolciastre retoriche dei sentimenti, ma dando voce alla testimonianza di come sia possibile, proprio guardando in faccia la paura e lo smarrimento che un evento traumatico come il cancro genera quando irrompe nella vita, riorganizzare la speranza e ritrovare la forza per poter comunque, al di là della malattia, vivere al meglio il tempo della vita. Prima di accingermi a scrivere queste poche righe, ho rivisto e ascoltato Ada nel breve filmato, “M’amo, non m’amo”, realizzato un anno fa e visibile sul nostro sito. Senza che nessuno di noi potesse immaginarlo, era l’ultimo giorno in cui Ada era in Associazione. Altre volte le avevamo chiesto di lasciarsi filmare, ma questa volta stranamente non fece resistenza. In quei pochi minuti, Ada non parla di “malattia” ma di vita. Da persona pragmatica quale è sempre stata, parla del “risultato” che gli eventi trasformativi generati dalla malattia hanno prodotto su di sé; non sprecando le proprie energie per combattervi contro, ma impegnandole per cambiare il proprio atteggiamento di fronte alle circostanze che non possono cambiare. Da questa consapevolezza e da questo rinnovato modo di sentire la vita è nata Attivecomeprima. E questa è l’anima più profonda e autentica che ispira da sempre il suo lavoro, la sua cultura, le sue metodologie. Ed è anche il filo conduttore che idealmente ispira le scelte e lo stile editoriale di questa rivista. Grazie Ada, con immensa gratitudine e riconoscenza. Grazie - certo di interpretare anche i sentimenti di tutti coloro che ci stanno leggendo - per aver tracciato questa via e averla consegnata nelle mani di ognuno di noi perché possa continuare a generare i suoi frutti. E, infine, grazie ancora a te, Ada cara, perché, anche parlando della tua morte, non abbiamo potuto fare altro che parlare della tua vita. Buona lettura! Per tradizione, ATTIVEcomeprima Onlus offre la Presidenza Onoraria al Sindaco di Milano. Ringraziamo i nostri collaboratori e fornitori per il contributo alla realizzazione e alla qualità di questa rivista. Un grazie particolare alla Fotolito ABC per l’omaggio degli impianti di stampa. Per ricevere questa rivista basta inviare una libera offerta ad ATTIVEcomeprima Onlus. 3 Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere. RIVISTA ATTIVE Viene offerta a tutti coloro che sostengono l’Associazione trauma il la tempo vita il C O L L A N A D I G U I D E P R AT H E P E R C A M M I N A R E N E L L A VI CI TA , D E D I C ATA A C H I V I V E O CONDIVIDE L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O HE C O L L A N A D I G U I D E P R AT VI CI TA , PER CAMMINARE NELLA D E D I C ATA A C H I V I V E O CONDIVIDE L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O COME E PERCHÉ USARE IN RETE LE GUIDA n°2 COMPETENZE IL CIBO MEDICHE E LA PREVENZIONE D E P R AT I C H E C O L L A N A D I GA UR IE N E L L A V I TA , P E R C A M M I NC H I V I V E D E D I C ATA A O C O N D I V I D EA D E L C A N C R O L’ E S P E R I E N Z GUIDA n°1 UN MEDICO SU MISURA SALVO CATANIA FRANCO BERRINO scaricabile dal sito www.attive.org Anno XXXI - n° 1 - aprile 2014 GUIDA n°3 per Istruzioni sartoriali A cura di: cittadini esigenti A cura di: SANDRO SPINSANTI COLLANA DI GUIDE PRATICHE PER CAMMINARE NELLA VITA Dedicata a chi vive o condivide l’esperienza del cancro A cura di Attivecomeprima Ada Burrone A UNA DONNA COME ME A una donna come me Messaggio di Ada Burrone alle donne operate scaricabile dal sito www.attive.org A cura di: Sped. Abb. Post. 70% - Filiale di Milano - TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) Uff. CMP Roserio - MI scaricabile dal sito www.attive.org LA FORZA DI VIVERE ALIMENTARE IL BENESSERE Franco Berrino LA FORZA DI CAMBIARE Paola Bertolotti LA TERAPIA DEGLI AFFETTI Stefano Gastaldi Cofanetto di 10 opuscoli a cura di ATTIVEcomeprima scaricabili dal sito www.attive.org a cura di ATTIVEcomeprima LO SPAZIO UMANO TRA MALATO E MEDICO Parlano medici, pazienti, psicologi A CURA DI ATTIVECOMEPRIMA Edizione FrancoAngeli Edizione FrancoAngeli/Self-help scaricabile dal sito www.attive.org M’amo non m’amo Ada Burrone M’AMO, NON M’AMO di Ada Burrone (in italiano e in inglese) Edizione ATTIVEcomeprima Il Pensiero Scientifico Editore QUANDO IL MEDICO DIVENTA PAZIENTE La prima indagine in Italia sui medici che vivono o hanno vissuto l’esperienza del cancro a cura di ATTIVEcomeprima e Fondazione Aiom Edizione FrancoAngeli LA DANZA DELLA VITA LETTERA AI MEDICI DI DOMANI Le esperienze più straordinarie della mia esistenza La paura è contagiosa, ma lo è anche la speranza di Ada Burrone (in italiano e in inglese) Edizione FrancoAngeli scaricabile dal sito www.attive.org LA TERAPIA DI SUPPORTO DI MEDICINA GENERALE IN CHEMIOTERAPIA ONCOLOGICA di Alberto Ricciuti Parlano i medici le donne gli psicologi (in italiano e in inglese) Edizione ATTIVEcomeprima Messaggio di Ada Burrone Edizione FrancoAngeli Self-help ...E POI CAMBIA LA VITA LA FORZA DI VIVERE PER AFFRONTARE CON ARMONIA IL CAMBIAMENTO di Ada Burrone IL TRAUMA, IL TEMPO E LA VITA A cura di Ada Burrone scaricabile dal sito www.attive.org (in italiano e in inglese) Edizione ATTIVEcomeprima Potete richiederli tutti alla nostra Segreteria tel. 026889647 email: [email protected] PAPAVERI E FIORDALISI La scuola della vita di Ada Burrone Edizione FrancoAngeli Sommario Periodico trimestrale Anno XXXI - N° 2 Novembre 2014 Sped. abb. post. 70% Filiale di Milano Editoriale pag. 03 La rivista è posta sotto la tutela delle leggi della stampa. Gli articoli pubblicati impegnano esclusivamente la responsabilità degli autori. La riproduzione scritta dei lavori pubblicati è permessa solo dietro autorizzazione scritta della Direzione AVVENTURA Viaggi in solitaria / Ugo Conti pag. 06 TRA MEDICO E PAZIENTE La comunicazione in oncologia: dall’omertà all’infobesità Salvo Catania pag. 08 VIVERE IL CAMBIAMENTO Obiettivo; la consapevolezza / Paola Bertolotti pag. 10 IL LINGUAGGIO DEGLI AFFETTI Arrivi e partenze / Stefano Gastaldi pag. 12 CAREGIVER Anna che canterà / Manuela Provantini pag. 14 LE VOSTRE LETTERE pag. 16 LA MEDICINA CHE CI ASPETTIAMO Medicina narrativa / Sandro Spinsanti pag. 20 NUTRIRE IL BENESSERE La salute nella frutta secca / Anna Villarini Le ricette di Angela / Angela Angarano pag. 22 pag. 24 PROFILI La bellezza interiore si vede / Daniela Condorelli pag. 26 Letti e piaciuti / a cura di Serena Ali pag. 29 Sapevate che... / Benedetta Giovannini pag. 29 Noi con gli Altri pag. 30 Direttore responsabile: Alberto Ricciuti Vice Direttore: Paola Bertolotti Redattore: Caterina Ammassari Hanno collaborato: Serena Ali, Angela Angarano, Paola Bertolotti, Daniela Condorelli, Ugo Conti, Stefano Gastaldi, Benedetta Giovannini, Manuela Provantini, Alberto Ricciuti, Sandro Spinsanti, Anna Villarini. Proprietà della testata: © Ass. ATTIVEcomeprima Onlus Direzione, Redazione, Amministrazione: ATTIVEcomeprima ONLUS 20158 Milano Via Livigno, 3 Tel. 026889647 Fax 026887898 e-mail [email protected] www.attive.org Progetto grafico e impaginazione: Alessandro Petrini Tel. 0258118270 Fotolito: ABC, Milano Tel. 025253921 Stampa: Tecnografica, Lomazzo (Co) Tel. 0296779218 ATTIVEcomeprima ONLUS Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 39 del 28/1/1984 L’Associazione è iscritta: -All’Albo delle Associazioni, Movimenti e Organizzazioni delle donne della Regione Lombardia -Al Registro dell’Associazionismo della Provincia di Milano -Al Registro Anagrafico delle Associazioni del Comune di Milano -All’Albo delle Associazioni della Zona 9 del Comune di Milano -Alla Società Italiana di Psiconcologia (S.I.P.O.) -Alla F.A.V.O. (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) ATTIVEcomeprima aderisce al movimento di opinione “Europa Donna Italia” Avventura Viaggi in solitaria Ogni viaggio, specialmente se avventuroso, richiede un impegno personale completo per essere certi di compierlo al massimo delle nostre capacità. 6 Parliamo di soluzioni di continuità. Sono quegli eventi che marcano chiaramente il passaggio da uno stato a un altro. Veniamo al dunque: nella mia vita ci sono stati alcuni passaggi chiave che hanno determinato il corso del mio tempo futuro. Nel 1981 ero piuttosto infelice senza nessuna ragione determinabile, a meno di raccontarmi delle barzellette, cosa che nell’accorgermene mi ha sempre disgustato. Alla fine ho capito che tutti i miei malesseri originavano dalla mia battaglia contro il tempo. Non volevo accettare che avevo raggiunto la fine della giovinezza e che dovevo ineluttabilmente entrare nella mezza età. Allora ho deciso di forzare una soluzione di continuità. Lasciare il lavoro, costruire una barca e traversare l’oceano Pacifico da solo, raggiungere un’isola lontana e passare alcuni mesi in solitudine, ancorato in una piccola baia tutta per me. Avevo già una certa esperienza di mare, avendo fatto il giro del mondo in barca a vela con moglie e figlioletto anni prima, giusto alla fine dell’era della navigazione con sestante, sole e stelle. La nuova barca che mi doveva portare nella mezza età richiedeva delle caratteristiche speciali: un gommone fatto per me, con velatura facile da manovrare in solitaria, di poco pescaggio per permettermi di entrare nelle insenature più inaccessibili, e poi smontabile così, una volta compiuto il salto nella mezza età, potevo impacchettare il tutto e rispedirlo a casa senza dover traversare l’oceano un’altra volta. Dopo un anno di lavoro fisico estenuante, la barca è pronta per il varo. Ho scelto di avere intorno a me solo le tre persone più importanti a questo punto della mia vita: mia moglie Isabella, mio figlio Maurice e il mio amico Bernard Moitessier, grande navigatore, esempio e guida. Il nome della barca è importantissimo perché in mezzo al mare saremo solo noi due e le nostre vite saranno legate intimamente: se muore una, muore © photo Ugo Conti l’altro. Ho chiamato la barca MTS e cioè “Morituri Te Salutant” (gladiatori, imperatori, Colosseo tanto per capirci). Avevo tenuto il nome segreto fino al momento del varo. Quando ho tagliato i lacci del pannello che lo nascondeva, Isabella si è presa un colpo perché ha pensato che questo mio viaggio rappresentasse un desiderio di morte. Niente di più sbagliato. L’amico Bernard Moitessier ha capito al volo e con dolcezza ha spiegato a Isabella che nell’antica arena se la lotta era onesta e il gladiatore coraggioso, anche il perdente vinceva perché l’imperatore gli avrebbe dato il pollice dritto. 25 giorni per traversare l’oceano, dalla California alle Hawaii, immerso tra l’orizzonte e il cielo. La grandiosità del mondo che mi circondava giorno dopo giorno è penetrata attraverso il cranio ottuso e si è sistemata nel cassetto dove metto i ricordi importanti. Il fatto che degli squaletti mi avessero mangiato due comparti su cinque del gommone su cui galleggiavo è stato molto utile. Quando sono andato in acqua per cercare di riparare le perdite d’aria, il mondo mi ha fatto un altro regalo. Ho guardato giù, cercando la terra nascosta da 5 chilometri d’acqua e ho messo nel famoso cassetto una memoria di azzurro infinito. Così ho capito che questo salto nella mezza età era necessario: bisogna sopravvivere perché ne vale la pena. Infatti, anche con i tubolari mal ridotti ma con le strutture essenziali ancora in gamba, un po’ come il mio corpo quarantenne, quando sono arrivati gli alisei, MTS si è messa a correre verso le isole con molto entusiasmo. I vulcani enormi dell’isola di Hawaii sono apparsi all’orizzonte. Ho trovato una baietta quasi inaccessibile sul lato Ovest dell’isola. Un ingresso così basso che anche con la barca fatta apposta, ho toccato il fondo. Due palmizi, l’insenatura grande appena per ancorare la barca e intorno un mare sconfinato di lava nera. Immagini entrate nel profondo e che mi porto ancora appresso. Oggi compio 76 anni e l’avventura che prima o poi mi attende è quella definitiva. Questa volta, per affrontare il salto non posso forzare una soluzione di continuità: ci pensa già il caso, che a volte chiamano destino, a procurare la famosa discontinuità. Certo, una volta c’era la soddisfazione di creare il mio destino, vedi traversare il Pacifico. Però, quanta paura di fare errori, tipo: barca sbagliata, distrutta da onde impreviste, amma- larsi senza possibilità di aiuto esterno, dare di matto perché in mezzo all’oceano da solo non ci sono mai stato. E allora veniamo a uno dei pochi vantaggi della vecchiaia: niente più problematica di decisioni esistenziali, il caso decide per te. Lo scorso inverno è stato proprio infelice. Stanchezza mattutina, giramenti di testa, difficoltà di respirazione: insomma “ecco è la fine”. Corro dalla mia dottoressa che, sentiti i sintomi, ritiene sia un classico caso di ansietà. Io francamente condivido: teniamo conto che sono un eccellente ipocondriaco. Comunque, la dottoressa ordina esami tanto per controllare. Conclusione, i miei corpuscoli bianchi non sono felici, quindi visita dello specialista, ancora esami, altro specialista famoso: Leucemia Linfatica Cronica = CANCRO. Come tipo di cancro non è aggressivo e stiamo parlando di uno stadio iniziale che, per adesso, non richiede neanche trattamento. Quando ne avrò bisogno, ci sono nuove medicine miracolose. E poi ho 76 anni, che faccio mi lamento? Però che grande soddisfazione poter dichiarare a chi mi ha sempre accusato di ipocondria “ve lo avevo detto che sono malato!”. Ecco la soluzione di continuità: la vecchiaia, quella vera, è arrivata d’un tratto. Sono agli inizi dell’ultimo viaggio. Ogni viaggio, specialmente se avventuroso, richiede un impegno personale completo per essere certi di compierlo al massimo delle nostre capacità. Dunque qui sta la soddisfazione di decidere come vivere quest’ultima avventura. Per adesso è chiaro che devo godere al massimo ogni giorno che il caso mi regalerà: niente è più importante di questo. Il che semplifica molto le cose, almeno per ora. Traversare l’oceano da solo l’ho fatto, adesso assaporo la vita. Ugo Conti. Ingegnere, inventore, navigatore e sognatore. 7 Tra medico e paziente La comunicazione in oncologia: dall’omertà all’Infobesità 8 Quando mi sono laureato nel 1974 e ho iniziato a lavorare come chirurgo, non si parlava affatto di comunicazione. I tempi erano ben diversi e fare una diagnosi di cancro equivaleva a emettere una sentenza di morte. Quindi, era già oneroso il compito di informare, figuriamoci quello di comunicare. Infatti, mentre non ci sono dubbi oggi che capacità comunicativa e di ascolto possano essere apprese e applicate, negli anni ‘70 e ‘80 le uniche capacità richieste al medico erano quelle diagnostiche al letto dell’ammalato. Pochi dati esistevano dai quali però era evidente che in Italia l’80% - 90% dei medici riteneva di non dover riferire la verità ai propri pazienti affetti da tumore; anzi, venivano addirittura pubblicati testi che riportavano delle strategie per evadere o deviare appositamente il discorso nei casi sporadici di pazienti che richiedevano di saperne di più. Questo atteggiamento, interpretato oggi come disumano, era fondato in realtà sulla credenza che la verità avrebbe potuto danneggiare il paziente e che la conoscenza della situazione avrebbe annullato le sue speranze e le residue motivazioni. Solo ora mi rendo conto di quanto fuori dal coro fosse il volume “Carcinoma mammario. Dalla parte della paziente” del 1989, che pubblicai dopo il mio incontro con Attivecomeprima e frutto di un immane lavoro di raccolta delle esperienze delle donne che ufficialmente non avrebbero dovuto sapere (e invece non era così) di essere o essere state affette da cancro. Ma c’era di peggio, perché tutto ciò accadeva in un’epoca in cui il cancro era qualcosa da nascondere e di cui ci si doveva vergognare: ho ancora il ricordo di alcune pazienti che sollecitavano rassicurazioni prima di tornare a casa dall’ospedale sulla contagiosità della loro malattia. In quegli anni l’operazione comportava l’asportazione dell’organo ghiandolare e lo svuotamento del cavo ascellare con un prezzo deturpante altissimo conseguente all’asportazione di entrambi i muscoli pettorali, mettendo a nudo la parete toracica. Pochi conforti erano disponibili perché la rilevazione di un cancro era da considerarsi argomento tabù. Dominavano la scena la paura della mutilazione e della morte. Qualche generica rassicurazione veniva fornita dai medici curanti che però non osavano spingersi oltre il semplice e imbarazzatissimo “non si preoccupi Signora”. Tuttavia, proprio in questo clima generale del “non detto” accaddero due fatti davvero rivoluzionari: per la prima volta in Italia, una giovane donna riconosce (fatto clamoroso) la sua condizione di donna mastectomizzata e, nel frattempo, il tumore del seno subisce un radicale rinnovamento diagnostico e terapeutico. Proprio nel 1973, anno di fondazione di Attivecomeprima, l’Istituto dei Tumori di Milano presenta il Trial Milano I, che si concluderà nel 1980. Il Trial confrontava un campione di pazienti trattate con mastectomia con un campione di pazienti trattate con quadrantectomia e radioterapia. Questo studio, che può essere considerato come la pietra miliare della moderna chirurgia della mammella, fu fortemente voluto contro tutto e contro tutti. Basta pensare che inizialmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva respinto il progetto presentato da Umberto Veronesi perché giudicato non etico, mentre contemporaneamente manifesta fu l’ostilità della maggioranza dei chirurghi e radioterapisti di tutto il mondo, terrorizzati all’idea che si potessero infrangere i dogmi halstediani1 su cui avevano fondato la propria cultura oncologica. Non fu il caso se in questo clima ho avuto la fortuna di incontrare Umberto Veronesi e la sua scuola e subito dopo Ada Burrone (nel 1976) e l’Associazione che allora aveva la sede presso l’Istituto dei tumori di Milano. Vari chirurghi in tutto il mondo, Umberto Veronesi in particolare, cominciarono a riferire un’uguale sopravvivenza con resezioni meno estese della mammella seguite dalla radioterapia. Mentre, contemporaneamente, alcune donne cominciarono a rivelare pubblicamente, suscitando clamore e stupore, la loro diagnosi di cancro in opere autobiografiche: Betty Ford e Happy Rockeffeller, mogli di eminenti personalità politiche e Beverly Sills, cantante lirica di fama internazionale. In Italia, poco dopo, arrivarono Ada Burrone, Delia Scala, Lea Pericoli. L’autorevolezza di questi personaggi, ma soprattutto la risonanza data alle loro sconvolgenti rivelazioni, portarono a una maggior coscienza del problema cancro come problema delle donne, con una più ampia diffusione di informazioni circa il suo trattamento e la sua possibilità di guarigione. Questa maggior franchezza andò di pari passo con una crescente insistenza sulla necessità di rispettare i diritti dell’individuo, come donna e paziente. Ciò portò a una più alta partecipazione nel prendere le decisioni e a una migliore adattabilità al tipo di intervento, campo questo lasciato in passato alla discrezione del chirurgo. senosalvo.com) è stato possibile arruolare un gruppo consistente di Auto-mutuo-aiuto-virtuale. Il gruppo è composto da un “facilitatore” e da “pari” (pazienti e famigliari) che condividono le loro esperienze e soluzioni adottate per far fronte ai vari problemi che il trattamento del tumore al seno comporta. Per quanto possa sembrare strano il nostro gruppo si occupa poco del cancro ma molto della PAURA, la seconda malattia che il cancro porta con sé. Il tumore del seno ne è uno degli esempi più emblematici per le sue implicazioni psicologiche, emotive e simboliche che possono destabilizzare il più solido degli equilibri di chi si ammala. Guarire, infatti, vuol anche dire ristabilire un equilibrio tra la dimensione fisica e quella mentale. Ma quando la diagnosi è vissuta come una “sentenza”, la possibilità di raggiungere tale equilibrio è messa a dura prova dai condizionamenti della nostra stessa mente: credenze, pregiudizi, aspettative negative e, soprattutto, paura della paura. Ed è proprio per queste ragioni che il rapporto con un medico competente ed empatico è particolarmente prezioso per aiutarci a fare emergere dal grande rumore di fondo nell’era dell’Infobesità ciò che è davvero utile per noi, per sostenerci nel nostro percorso di malattia e di vita. Rivoluzione digitale del terzo millennio. Paradossalmente oggi il medico, cui si imputava il “vuoto di comunicazione”, a seguito della rivoluzione digitale, deve fare i conti con l’Infobesity, cioè l’obesità da troppa informazione, neologismo anglosassone lanciato da uno studio sulla crescita esponenziale della nostra “dieta quotidiana” di informazioni. Messaggi personali, input, impressioni, opinioni, tecnologie digitali, materia grezza che invade e, in alcuni casi, monopolizza la nostra attenzione. In questo caso, la troppa informazione può portare alla paralisi, alla distrazione, all’eccesso di fiducia, alle decisioni sbagliate. Di contro, la possibilità di trasferire l’informazione sulla salute in tempo reale a milioni di lettori e in tutto il mondo presenta molti vantaggi. Riportando l’esperienza raccolta sul mio blog (www.medicitalia.it) e sul mio sito (www. 1. Il Dottore americano William Stewart Halsted (1852 – 1922) mise a punto la tecnica di mastectomia radicale. Salvo Catania. Chirurgo oncologo. 9 Vivere il cambiamento Come spesso è accaduto ultimamente nella mia rubrica, ho preferito lasciare fluire liberamente le parole di Tiziana che, con questo scritto, è riuscita a narrare il proprio percorso di riscoperta di se stessa. Meta: la consapevolezza. Abituata a raccogliere e scrivere le “storie degli altri”, è la prima volta che scrivo di me e rivolgo i miei cinque sensi verso me stessa, dentro e fuori, per cercare e fare emergere quello che è cambiato da quando ho bussato alla porta di Attivecomeprima lo scorso mese di gennaio. Sono arrivata abbastanza “ammaccata”, fisicamente stanca per l’anno appena trascorso tra diagnosi di tumore al seno, tre interventi e l’avvio della terapia ormonale, mentalmente confusa, emotivamente congelata. 10 Normalità effimera La mia giornata scorreva in realtà tranquillamente, senza fermarmi troppo a pensare alla malattia, con le ore normalmente spese tra lavoro, famiglia e amici. Tutto mi sembrava in apparente equilibrio, tutto mi raccontava normalità. Volevo credere nella normalità. Ormai stavo bene, i tre interventi erano andati bene, razionalmente mi ripetevo che ero stata molto fortunata perché non avevo avuto bisogno di chemioterapia e radioterapia, che il tumore al seno è il più studiato e conosciuto e che le percentuali di sopravvivenza sono elevate... ma questo non bastava. Vulnerabile Piano piano, ho iniziato a sentirmi sotto pressione, vulnerabile a un mondo che in ogni occasione ti parla di tumore, dal congresso medico a cui partecipavo per lavoro, al telegiornale di ogni giorno, alla ricetta che leggi sul giornale, agli amici che davanti a una birra intavolano una discussione sugli additivi più cancerogeni. Vulnerabile a tutte le storie di donne che si sono avvicinate a me dopo la mia diagnosi. Per loro ero un punto di riferimento, ero un sostegno. Ma chi sosteneva me? Ho iniziato a svegliarmi di notte in affanno, a sentirmi confusa durante il giorno, a volte incapace di ricordare gli impegni anche più consueti e di prendere delle decisioni, anche banali. Era come se non riuscissi a stabilire l’ordine delle priorità delle cose da fare, tutto diventava piatto, allineato in fila. Tutto si ammassava nella mia testa, facendomi sentire incapace di gestire quegli impegni. Per superare l’ansia momentanea ho imparato a prendere un foglio e a scrivere tutto quello che dovevo fare da quel momento fino alla fine della giornata, mettendo un numero a lato di ogni impegno, per stabilire la priorità e quindi depennando le azioni già svolte. Solo in questo modo quella sensazione di “non riesco a farcela”, si trasformava in un “posso farcela”. Congelata Mi sentivo “congelata”, incapace di emozionarmi, di gioire per un bel voto conquistato dai miei ragazzi, di provare piacere per un pomeriggio trascorso in famiglia o con amici, di sentirmi grata per tutto l’affetto e l’aiuto che stavo ricevendo dagli altri. Incapace di arrabbiarmi e di gridare che mi sentivo tradita dai miei “credo”, perché da sempre sono attenta alla salute, promuovo la salute, mi occupo di salute, credo nella prevenzione e, nonostante tutto, il tumore è capitato proprio a me. Incapace di riconoscere la frustrazione provata durante i numerosi controlli, dove mi hanno richiesto di spogliarmi più volte per mostrare il mio corpo mutilato, modificato e che anche ora faccio fatica a riconoscere e sentire mio. Incapace di interessarmi alle storie degli altri, quelle storie che mi è sempre piaciuto ascoltare e raccontare, tanto da trasformarle in lavoro. Le sentivo tutte banali, senza nulla da dire, senza nulla da scrivere. Aiuto Avevo bisogno di aiuto, non capivo di quale aiuto. Ho bussato alla porta di Attivecomeprima che si è aperta immediatamente. Ricordo quella mattina in cui ho telefonato, ero reduce da tre rifiuti di sostegno psicologico da strutture ospedaliere diverse: “Non è una nostra paziente, se avesse almeno fatto la chemioterapia da noi... Purtroppo non ci sono fondi, quindi se vuole può fissare un appuntamento privatamente... Possiamo riservarle al massimo quattro sedute, ma la lista d’attesa è lunga, sa, dipende anche dalla gravità del tumore e dal tipo di terapia che sta seguendo...”. E quella risposta invece: “Vuoi venire domani mattina alle dieci?”. È stato il primo dei tanti gesti di accoglienza totale della mia sofferenza. Il gruppo Ho iniziato il percorso di gruppo senza obiettivi, se non quello di cercare di affrontare i miei spettri e le mie paure che, nonostante tutto, non riuscivo a identificare e chiamare per nome. Nel gruppo ho trovato lo spazio per raccontare la mia storia, quella prima del tumore e quella durante il tumore, lo spazio per far emergere fatiche, sofferenze, paure e rancori che credevo già risolti e che invece il tempo aveva solo schiacciato da qualche parte. Potevo riversare così anche i problemi della settimana. Era di enorme sollievo sapere che comunque fosse andata, arrivava il giovedì e quindi il momento in cui svuotare il sacco e tornare a casa più leggera. Nel gruppo ho incontrato tante storie, di donne diverse, che mi hanno aiutato a rileggere e ridimensionare i problemi, donandomi ogni volta un suggerimento per affrontare le situazioni. Nel gruppo ho trovato il confronto. Mi sono sentita alla pari, senza nessuna pretesa di giudizio ma solo il desiderio da parte di ognuna di condividere la fatica per renderla più leggera. Nel gruppo mi sono trovata a ridere, piangere, tremare di emozione. Emozioni Ecco, quelle emozioni che avevo perduto, erano tornate. Ero quasi al termine del percorso e da qualche tempo mi sentivo più leggera e concentrata. Pensavo di aver superato la mia crisi, eppure persisteva quella sensazione di conflitto con il mio corpo, con le forme cambiate e quel volto che non riconoscevo allo specchio. “Passerà, ci vuole tempo”, mi ripetevo. In realtà il mio percorso di consapevolezza della malattia non era ancora iniziato. È stato necessario un evento emotivamente forte, ancora più forte di tutto quello che avevo vissuto per incrinare il ghiaccio in cui mi stavo difendendo. È stata necessaria la “Sfilata di Modelle Speciali”, organizzata dal Clandipalusa. Mi sono avvicinata a questa iniziativa, incapace di rimanerne fuori. Incapace di trovare un compromesso con il mio corpo, non volevo sfilare, ma volevo far parte dell’evento. Sentivo il bisogno di dare una mano, di aggiungere il mio gesto di riconoscenza all’Associazione che mi stava aiutando. Il lavoro mi ha suggerito cosa fare e così, armata di videocamera, ho pensato che il mio aiuto sarebbe stato proprio quello di riprendere l’evento e creare un materiale utile ad altre donne che, come me, hanno bisogno di sostegno ma non sanno a chi rivolgersi. La sfilata, le prove, mi hanno dato l’occasione di incontrare tante donne, di parlare con altrettante e di raccogliere le storie di ognuna. Improvvisamente avevo bisogno di raccontare. Finalmente la penna si era sbloccata e finalmente mi era tornata la capacità di ascoltare e di farmi emozionare dalle storie degli altri. Mi era tornata la voglia di scrivere. Consapevolezza Ho iniziato a lavorare al materiale che avevo registrato, ad ascoltare le interviste che avevo raccolto e a selezionare i racconti che le donne mi avevano voluto donare. Ma ogni click mi creava sofferenza; era come una martellata a quella coltre di ghiaccio che ancora mi avvolgeva. Alla fine questa coltre si è rotta. Sono stata male, molto male. Più mi dedicavo al video e più sentivo crescere un senso di affanno, mi mancava l’aria. Ho iniziato a piangere, tanto. Finalmente la lastra di vetro che mi teneva separata dalla mia storia si era rotta. Fino a quel momento mi ero sempre comportata da spettatrice, rifiutando inconsapevolmente di avere avuto un tumore. Ora la storia che raccontavo nel video era la mia storia. Per la prima volta ho sentito di farne parte anch’io. Per la prima volta ho fatto riemergere la paura, la soff erenza e tutto quello che la parola tumore ti spalma addosso. Per la prima volta mi sono fermata e ho lasciato defluire tutte le emozioni dal mio centro. Ora sto meglio, mi sento più serena e soprattutto meno in conflitto con il mio corpo. Sono all’inizio del cammino di consapevolezza. E so di non essere sola! Paola Bertolotti. Psicologa e psicoterapeuta. Conduce in Associazione i gruppi di sostegno psicologico “Riprogettiamo l’Esistenza” e “Decido di vivere”. 11 Il linguaggio degli affetti 12 Arrivi e partenze Proprio mentre Ada era in condizioni gravi all’ospedale, mia nipote apriva gli occhi sul mondo. A parte ogni considerazione sull’immensa fabbrica della vita in cui siamo costantemente immersi, questo fatto ha modificato per sempre la carta d’identità di tutti noi: dei suoi genitori innanzitutto, ma anche di noi nonni. Questa nascita ha aperto davanti ai nostri occhi una nuova storia, ha messo nelle nostre menti una persona in più da amare. Maria Nour è placida e allegra, molto adattata alla vita sociale e mai spaventata dai rumori o dalle voci, nemmeno da quelle alte e vivaci degli amici dei suoi genitori, sentite anch’esse sin dalle prime ore di vita e poi quasi quotidianamente nei giorni a seguire. Accetta di passare di mano in mano, di sentire moine e vocine (parliamo ai bimbi piccoli in modo buffo, spesso manierista, come se non fossimo troppo a posto di testa) e si cura soprattutto di mangiare, dormire e liberare la piccola pancia da ogni fastidio. Ciò è merito della sua mamma, innanzitutto, e poi anche del papà, che sono sereni e l’hanno da subito abituata a stare al mondo, rispettando i suoi ritmi e le sue necessità. Finito il balletto del “somiglia a..”, ora, Maria Nour viene vista come a sé stante, piccola principessa dalla pelle splendente e ambrata che chioccia continuamente, in assenza di vocalizzi più evoluti. Lei è il frutto di storie complesse, di incontri casuali, di spostamenti geografici, di amori e dolori. È una sintesi di quattro chili, grandi occhi e sorrisi sdentati, col potenziale di una piccola bomba. Cosa farà? Chi diventerà? Come rilancerà la vita da cui discende in una nuova prospettiva originale e sua propria? Non lo sa ancora, ma ha tre generazioni che la guardano con gioia e meraviglia e ne proteggono il futuro, perché può contare anche sui bisnonni. Le tre generazioni hanno visioni differenti, forse in virtù del fatto che i loro orizzonti sono diversi. Ogni generazione guarda in un tempo sempre più vicino a mano a mano che l’età si fa maggiore. Nella prospettiva dei nonni, quella che mi appartiene, il tempo sperato è quello della laurea, dell’ingresso nel lavoro, del coronamento di un amore adulto. Il resto, se ci fosse, sarebbe un regalo, un di più. Nel frattempo, però, visto che non c’è fretta, ci sono passaggi infiniti che mi piacerebbe vedere, passaggi evolutivi suoi e dei suoi genitori. I figli cambiano la vita e sono un incredibile volano per l’evoluzione personale. Accomodato nel ruolo di nonno, mi accorgo ora dei miei stessi cambiamenti (primo fra tutti, la sensazione di una incredibile ricchezza) e di quelli di mia moglie. La premura e la responsabilità che avevamo vissuto con la nascita dei nostri figli sono ora di nuovo presenti, ma in una versione più leggera, meno impegnativa. Ci sentiamo risorse “di secondo livello”, rispetto ai genitori in prima linea. È un ruolo protettivo che ci piace sentirci addosso e che desideriamo sia visibile ai figli, in tutti i momenti in cui possano averne bisogno. Per usare una metafora calcistica, i genitori sono centravanti, i nonni difensori e portieri. E i bisnonni? Numi tutelari, portatori di tenerezza e di attenzioni, di pensieri e doni. Maria Nour, ignora questo teatro dell’evoluzione che ha innescato con la sua nascita e, per il momento, si limita a fare quel che fanno tutti i neonati che stanno bene: cresce a ritmi impressionanti, con il corpo e con la mente. Ogni giorno è leggermente diversa e ogni settimana bisogna aggiornare il database su di lei, al fine di non perdere le tracce. Il treno della vita ha rilanciato il suo movimento e le generazioni si susseguono. I nuovi nati portano il nostro sguardo al loro futuro e addolciscono l’idea che non siamo eterni. L’unica cosa che veramente mi dispiace è non poter presentare l’una all’altra Ada e Maria Nour. Due femmine con vera personalità avrebbero avuto molto da dirsi. Stefano Gastaldi. Psicologo e psicoterapeuta. Conduce in Associazione il gruppo “La terapia degli affetti”. 13 Caregiver Anna che canterà 17 anni, italo-inglese frequenta il liceo musicale e canta nel coro delle voci bianche di un teatro lirico molto importante. Viene in Associazione perché figlia di una persona colpita dal cancro e con il progetto “Caro Figlio” cerca di mettere ordine nella sua vita di adolescente. Come sei venuta a conoscenza del progetto ‘Caro Figlio’? È stata mia madre che me ne ha parlato perché pensava che la sua malattia potesse crearmi delle difficoltà. All’inizio ero un po’ diffidente all’idea di parlare con un estraneo. Prima di me è venuto qui mio fratello e mi ha detto che lo ha aiutato a stare meglio e quindi ho deciso di venire. Quando ho scoperto che mia madre aveva il cancro, non ci volevo credere, non sapevo come reagire. In quel periodo è arrivata mia zia dall’Irlanda e ci ha sostenuto molto perché quello è stato un periodo difficile. Mi ha toccato molto vedere mia mamma in ospedale, anche perché un mio amico aveva perso da poco la mamma per lo stesso motivo. Per fortuna è andato tutto bene ma ho avuto molta paura. Noi siamo sempre state molto legate e il fatto di essere seguite entrambe da due psicologhe ci ha aiutato ad affrontare questo momento insieme. Mi ricordo che abbiamo fatto un incontro in cui stavo piangendo e voi mi avete aiutato a capire che il tumore può colpire chiunque e a come non farci prendere dalla paura. Attive ci ha insegnato come affrontare questo momento per poter vivere la vita indipendentemente dalla malattia. Ho capito che anche da un’esperienza negativa si possono ottenere dei risultati positivi. Quando sei arrivata da noi, stavi molto male… Sì. Mi ricordo che la prima volta non sapevo cosa dire, non credevo di riuscire ad aprirmi e quando sono uscita ho capito tante cose della mia vita che non ero in grado di comprendere prima. In quel periodo stavo vivendo un momento difficile: la malattia di mia madre, una scuola che non sentivo più adatta a me e il rapporto un po’ complicato con i compagni di classe. Scrivevo una sorta di diario in un quaderno che mia madre ha trovato mentre riordinava la mia camera. Quando mi ha detto di averlo letto, ho vissuto malissimo questo comportamento, è stata come un’intrusione. In quel quaderno scrivevo tutto, ogni mio pensiero, sentimento e quando mia madre l’ha trovato, non sapevo cosa fare perché la vedevo piangere ed ero spaventata all’idea di deluderla. I nostri rapporti sono diventati un po’ più difficoltosi perché si era intromessa in una cosa personale, quasi non mi fidavo, non volevo farle conoscere i miei pensieri. In questo diario c’erano pensieri di evasione, avevo fatto la lista delle cose che mi servivano per scappare di casa, la lista della morte, dove avevo scritto i vari modi attraverso cui ottenerla e poi c’era la lista delle parti di me che non mi piacevano. Nel colloquio, parlando della lista della morte mi sono resa conto di non aver inserito il modo più semplice per me di morire. Da piccola ho dovuto subire un trapianto di fegato e per questo ogni giorno devo prendere delle pillole, mi basterebbe non prenderle o prenderne tante per morire. Ma non ci ho proprio pensato e quindi ho capito che, forse, non desideravo veramente morire. E quando mia madre mi ha detto di aver letto il mio diario, da una parte non le volevo più parlare ma dall’altra speravo che avendo letto i miei pensieri potesse comprendere meglio come mi sentivo. E così è stato. Il tuo papà? Mio padre è rimasto sempre lo stesso, ha sempre pensato che fosse una fase e che prima o poi ne sarei uscita. Ed è stato anche un bene per me perché mi trasmetteva sicurezza. Rispetto a mia madre, lui è sempre stato più capace di vedere la questione come una fase di transito senza farsi prendere dall’ansia. Hai accennato al fatto che la scuola non è esattamente quella che avevi immaginato… Si, mi sono iscritta al liceo musicale perché voglio fare la cantante ma non voglio essere ignorante, quindi desideravo avere un minimo di istruzione, di teoria musicale, composizione... Qui, è necessario studiare due strumenti e uno di questi bisogna già conoscerlo al momento dell’iscrizione. Conosco il violino, anche se non mi piace…e mi sono dovuta fare quattro anni di uno strumento per cui non provo interesse. Come secondo strumento ho scelto il pianoforte: i primi due anni sono andati benissimo, poi la professoressa è andata in pensione ed è arrivato un professore che non mi stava tanto simpatico. Quest’anno ho finito con il pianoforte ed è andato tutto bene ma è stato un periodo difficile perché ho capito che non era la mia scuola. Avrei potuto scegliere qualcosa di non così centrato e poi studiare la teoria musicale con qualche altro professore…o magari fare canto come cosa più specifica, magari anche al conservatorio. Ormai continuo perché manca solo il quinto anno ma se potessi tornare indietro non sceglierei questa scuola. E nel momento in cui ho accettato l’idea che questa non era la mia scuola, mi sono anche un po’ rasserenata dandomi così la possibilità di pensare che non dovevo ottenere per forza il massimo dei risultati, come facevo prima. Cos’hai trovato venendo qui? Questi incontri mi hanno aiutato a capire il modo in cui mettermi in rapporto con gli altri. Mi hanno dato un altro punto di vista perché vedevo i miei compagni di classe o i professori sempre giudicanti, come persone che non potevano capirmi. Invece, venendo qui, ho capito che c’erano altri motivi e che non era tutto bianco o nero ma c’erano anche delle sfumature di grigio. Cosa ti ha aiutato di più di questo percorso? Il poter parlare apertamente di qualunque cosa e il ricevere una risposta perché ero abituata a scrivere sul diario e rimaneva lì. Non ne parlavo con i miei coetanei per la paura di essere considerata pazza. Venendo qui ho potuto ricevere qualcosa che mi aiutasse a crescere. Oggi a distanza di un anno? È cambiato tutto, i pensieri, la fiducia in me stessa, è tutto migliorato. Prima anche per una minima cosa mi deprimevo, cominciavo a scrivere. Ora invece quando scrivo il diario, scrivo di cose felici, ora non sogno più la fuga. Questo perché ho cambiato il mio modo di pensare, ho cambiato prospettiva di vita. Prima la scuola la vivevo come una prigione, dove i miei compagni erano contro di me, adesso mi rapporto meglio anche con loro. Mia madre mi capisce di più e riesco a vivere con più serenità. Il percorso mi ha aiutato a rivalutare la stima nei miei confronti perché quando sono arrivata qui, tutto quello che pensavano, facevano o dicevano gli altri, era sicuramente meglio di quello che pensavo, facevo o dicevo io. Ora invece le cose sono cambiate. Ora il percorso è terminato. Come ti senti rispetto a questo? È un po’ strano, però il fatto che siamo alla fine lo vedo come una cosa positiva. Penso che io ora possa affrontare le situazioni anche da sola. Progetti per il futuro? Diventare una cantante. Ma indipendentemente da quello che farò, intendo vivere la mia vita senza farmi bloccare dal pensiero degli altri, dal giudizio e imparando a considerarmi un po’ di più di quello che mi sono considerata fino ad oggi. Manuela Provantini. Psicologa e psicoterapeuta, assistente alle ricerche e alla progettazione delle attività. Conduce in Associazione il gruppo dedicato ai caregiver. 15 Le vostre lettere 16 Cari Amici, queste sono solo alcune delle molte testimonianze d’affetto che ci sono pervenute dopo che Ada è mancata, il 30 giugno 2014. Ringraziamo dal profondo del cuore tutti per questa vicinanza così autentica e amorevole. Carissime amiche, grazie infinite! Perché con il vostro amore e la vostra professionalità siete riuscite a riunire tantissime persone per l’ultimo saluto ad Ada. La chiesa era colma e c’era tanta emozione, non avrebbe potuto essere altrimenti. Le parole del Dr. Gastaldi mi hanno commosso, nei suoi occhi si rifletteva il legame profondo con Ada. Ada mi manca tantissimo! Per me è stata una seconda mamma, era una Donna di grande presenza di spirito, una forza della natura. Ha dato amore e sostegno incondizionato a tutte noi. Nella sofferenza della malattia che ho avuto, sono felice e grata alla vita che mi ha dato il dono e il privilegio di aver conosciuto una persona come lei e di aver potuto “Il tempo non è nelle nostre mani, ma il modo di vivere sì” Ada Burrone 1933 - 2014 godere della sua presenza per sei lunghi anni. Quello che ho detto di Ada non è una novità, tante persone la pensano come me. In questo momento sento il bisogno di esprimerlo e condividerlo con voi. Vi voglio veramente bene e vi abbraccio con calore, Isabel, Milano Cara amica, ti scrivo... Da poco te ne sei andata e, anche per me e Remo che ti abbiamo conosciuto solo un anno fa, la tristezza sale dentro per la tua mancanza. Un incontro importante il nostro, avvenuto proprio quando cercavamo da tempo qualcuno che accettasse di ascoltare e leggere la nostra storia di malattia, perché credevamo che potesse offrire una testimonianza utile a chi la stava cercando. Tu hai compiuto questi gesti con quella naturalezza, quella semplicità e sicurezza che appartengono a chi è mosso da sentimenti di vicinanza generosa e coraggiosa verso chi si ritrova durante un percorso difficile come quello della malattia. Ci hai offerto la tua mano in un’impresa che fino a quel momento avevamo pensato che potesse essere anche assurda. Così hai fatto con tanti altri fino alla fine della tua vita. Le vie di un cammino non casuale ci hanno portato a te quella domenica di giugno dell’estate scorsa. Tu hai voluto tralasciare i tuoi mille impegni e rimandare un pasto tranquillo per farci una telefonata. Parole dolcissime le tue, connotate da una tenerezza unica: quella di una sorella più grande, passata anche lei attraverso l’esperienza del cancro. Erano parole di comprensione e condivisione per quello che avevamo fatto e ci sono arrivate come liberatrici. È stato uno scambio di emozioni forti e vive che passavano attraverso tutte le sfumature della sofferenza: lo sconvolgimento nella fragilità, il peso del trauma, la difficoltà di rinascere a nuova vita. Senza conoscerci, hai saputo mettere a nudo i nostri pensieri, “centrando” con sicurezza le corde che avevamo toccato io e Remo per raccontarci. E ci sono state anche le lacrime, non di tristezza, ma di consolazione e liberazione. Nei nostri rari incontri, poi, abbiamo sempre trovato in te un’amica che non ti lascia mai andare via senza averti prima ricordato che, in ognuno di noi, c’è la chiave per aprire un cassetto pieno di risorse per affrontare le prove della vita. La scoperta di queste affinità ci ha dato vigore e forza, ha rinsaldato i nostri intenti e ci ha accompagnato nella nostra battaglia. Cara Ada, ti sei sempre spesa con tutta le tue forze per una causa nobilissima: aiutare a comprendere che, nella fragilità del fisico, può nascere una forza interiore per riprendere a vivere. Noi, che abbiamo vissuto la ricchezza del tuo incontro, ripensiamo alle tue parole e siamo certi che “non ci lascerai orfani”. Nei segni tangibili che Attive si prodiga a lasciare ci sarà sempre la tua ispirazione. Sei stata un faro e continuerai ad esserlo per chi, come noi, ha avuto la fortuna di incontrarti e conoscerti. Grazie per averci ascoltato. Cara Ada, ti ricordiamo con affetto profondo e sincera gratitudine, Lucia e Remo Rivanazzano Terme (Pavia) Carissimi, leggo solo ora il vostro messaggio e il dolore per la perdita si aggiunge al dolore per il ritardo con cui rispondo a voi e a tutti coloro che, come me, hanno voluto bene ad Ada. Ada mi ha insegnato molto, mi ha fatto comprendere che sempre e comunque bisogna trovare dentro di noi la forza di reagire e la profondità nell’apprezzare la vita. Un insegnamento che va molto al di là di tutto quello che lei e la vostra Associazione avete fatto e fate per le persone che a voi si avvicinano. Ada ha precorso i tempi con le sue idee che hanno contribuito a cambiare il modo di essere medici e di essere accanto ai pazienti. Ho voluto bene ad Ada e mi rimane impresso il suo sorriso, quel sorriso che lei dispensava a chi le si avvicinava e che serviva a nascondere la sua determinazione e la sua forza. Forza e determinazione che riusciva a trasmettere a chiunque entrasse nella sua orbita. E una volta avvicinati, si restava attaccati a lei e ad Attivecomeprima. Di Ada vorrei ricordare l’ultimo incontro a cena, quando, ormai provata dalle sue sofferenze, volle presenziare solo perché le avevo chiesto di esserci. E di Ada voglio immaginare il sorriso quando ha potuto vedere il frutto della nostra ultima fatica (lo spot per Mediaset), un tributo indiretto a lei e ai suoi sforzi che per quarant’anni l’hanno fatta essere in prima linea. Avevamo concordato una frase quando, in occasione del quaran- tennale, ha ceduto la Presidenza di Attive: “Ada è Attivecomeprima, ma Attivecomeprima non è solo Ada...”. Credo che questo oggi acquisti un valore ancora maggiore. Ciao Ada, mi auguro che, ovunque tu sia, tu possa ritrovare il sorriso che la sofferenza ti ha tolto e mi auguro che tu possa continuare a sorriderci, vedendo che la tua opera proseguirà nel tempo. Carlo Gargiulo Roma Ho appena visto il video di Ada. Non è facile scrivere con le lacrime agli occhi, ma lo faccio ora perché il cuore mi dice che è giusto così. Ho trovato negli occhi di Ada la stessa luce bella di mia madre, la mia Giò... Ci siamo ammalati insieme: insieme ad attraversare il dolore, la chemioterapia, i ricoveri... io per la leucemia, lei per un tumore al fegato. Abbiamo percorso con amore lo stesso cammino, poi lei ha voluto lasciarmi libero di proseguire con le mie forze. Lo ha fatto con dignità, in silenzio, con la più grande serenità possibile. Ho raccolto io il suo ultimo respiro, in un abbraccio che ci ha riuniti meravigliosamente, come quando mi ha dato alla luce. Tutto questo accadeva tre anni fa, ma è come se fosse ora... Avrei abbracciato volentieri Ada, se le circostanze mi avessero portato a lei. Quello che posso fare ora è abbracciare Ada con l’anima, come fosse mia madre. Una donna forte, dignitosa, piena di amore per la vita. Una Grande Donna, un’anima preziosa. Ho acceso un incenso. Il suo profumo dolce e speziato è il mio modo per dire: CIAO ADA, BENTORNATA A CASA... 17 Non dobbiamo essere tristi. Dobbiamo essere invece sereni e gioiosi, perché il cielo da oggi ha una stella nuova. Eugenio Boncompagni, Dorno (Pavia) Mai dimenticheremo il 18 pomeriggio in cui ci ha accolte in via Livigno. Nel nostro cuore tanta voglia di fare, di dare… volevamo mettere a disposizione di altre donne la nostra esperienza di condivisione nella malattia, ma non sapevamo come. Lei ci ha prese per mano e, donandoci la sua esperienza, ci ha proposto di seguire il cammino di Attivecomeprima. Sono passati quasi dieci anni da quel pomeriggio. Molte donne hanno contattato la nostra associazione “Anastasis”, ma tutte devono ringraziare Ada, anche se non l’hanno mai conosciuta, perché è lei che, per prima, ha intuito e lavorato affinchè il cancro diventasse per l’ammalato una grande opportunità di vita. Grazie Ada Associazione “Anastasis” Adro (Brescia) Carissimi tutti, passato il momento delle emozioni forti, trovo ora il distacco necessario per recuperare la giusta lucidità e inviare a tutti voi il messaggio, tanto affettuoso quanto accorto, di vicinanza e di condivisione. Non ci sono soltanto nostalgia e tristezza tra i miei pensieri. Questi sentimenti si intrecciano con la consapevolezza che una grande Forza ci ha lasciati fisicamente, pur continuando ad abitare in tutti noi che l’abbiamo conosciuta e amata. Un Forza in forma di stimolante esperienza esistenziale, di invito alla generosità, di antidoto contro la disperazione, di capacità di amore e lucentezza umana, di pensiero profondo. Come tutti voi, nemmeno io potrò mai dimenticare lo sguardo dolce, penetrante e fiero di Ada, le sue parole cariche di positività, la sua calma determinazione, la sua personalità non facile, a tratti morbida e amorevole, a tratti invece ferrea e combattiva. Una grande anima ci ha abbandonati. Una grande anima vivrà in noi. A tutti voi ora spetta il difficilissimo compito di continuare la sua “Mission”, cercando non tanto di eguagliarla – impresa impossibile – quanto di meritare il suo immenso lascito spirituale. Un forte abbraccio, Prof. Giorgio Macellari Direttore U.O. Chirurgia senologica azienda Asl di Piacenza Carissimi, sono serena ma con un fondo di tristezza.Vi sono vicina con affetto e vi abbraccio. L’esempio e la forza che Ada emanava è per tutti uno stimolo per continuare con slancio e serenità. Sono molte le donne che ho incontrato e che desiderano fare qualcosa per Ada e anche continuare a esserle vicino attraverso un contatto più diretto con l’Associazione. Allora... andiamo avanti e mi rendo disponibile per dare una mano. Felicita Fiduciaria Attivecomeprima Carissimi tutti, ho appreso da qualche ora la notizia che Ada ci ha lasciato. In un attimo ho trascorso tutto il periodo che ho passato ad Attive con voi e con la cara Ada. La mia frequenza ad Attive non è stata lunga ma devo riconoscere che con voi, con Ada e con tutte le persone che lavorano lì ho maturato una grande e preziosa esperienza: la coscienza di me. Ada mi è stata di esempio in tante e tante occasioni che la vita da lì in poi mi ha riservato. Sono riuscito a superare con assoluta serenità il difficile momento della mia diagnosi di cancro. Sì, perché anch’io, invidioso, avevo bisogno di sperimentare questo momento. Quello che Ada mi ha trasmesso è stata semplicemente una grande forza interiore che ho acquisito quando ancora ero sano come un pesce e, inconsapevolmente, l’avevo talmente radicata in me che al momento del bisogno questa forza è letteralmente esplosa mettendomi in una condizione di accettazione, di consapevolezza e di serenità. Grazie Ada, il tuo lavoro, la tua tenacia e il tuo sorriso hanno fatto molto bene e ancora ne farà a chi ha, come me, avuto la fortuna di conoscerti. A tutti voi di Attive voglio unirmi in un abbraccio affettuoso, Enzo Brizzi Brunate (Como) Carissimi, insieme a voi vogliamo dire grazie ad Ada per quello che ha rappresentato per noi... eravamo in un mare agitato e lei è stata il nostro salvagente. Abbiamo nel cuore il suo sorriso e la sua grande forza. Vogliamo salutarla con un brano di Neruda che esprime in pieno il senso del nostro incontro con lei. “Ognuno ha una favola dentro, che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti”. GRAZIE Ada... Un abbraccio caloroso e commosso da tutte noi. Raffaela Longo Associazione Viola Aosta Siamo desolate... Ci associamo al vostro dolore che è anche il nostro. L’insegnamento di Ada, il suo esempio e i suoi suggerimenti sono stati fondamentali per la nostra Associazione. Un abbraccio, Valeria Martano e Associazione V.I.T.A. di Chieri (To) Abbiamo appreso con tristezza ma con serenità della morte di Ada che abbiamo incontrato in varie occasioni. Anche noi vogliamo esprimere le nostre sentite condoglianze alla sua famiglia, alla sua Associazione e a tutte le donne colpite da tumore al seno che hanno perso una guida e un faro. Nessuno però ci può portare via l’ottimismo e la forza del suo esempio. Associazione Donne Operate di Carcinoma Mammario Crisalide. La Coordinatrice, Marisa Monari Rimini Cari amici di Attive, ho appreso dai giornali che Ada ci ha lasciato e mi unisco, addolorata, a voi e ai familiari nel ricordo di una persona speciale. Ho conosciuto Ada qualche anno fa e, come credo sia capitato a tutti quelli che l’hanno conosciuta, il suo entusiasmo e la sua energia mi hanno colpita e contagiata personalmente. Ho avuto modo spesso di raccontare di lei e della vostra Associazione a tante tante persone. Le sono personalmente grata per il bene che ha fatto e continuerà a fare attraverso di voi. Grazie anche a tutti voi, Ada ha messo in pratica e comunicato, con grande efficacia e parole semplici, segreti preziosi che aiutano a vivere e a tra- sformare in opportunità le sofferenze. Ada andrebbe moltiplicata per mille e un pizzico di lei andrebbe messo in ogni relazione di cura. Ma mi piace pensare che si sia già moltiplicata, coi suoi scritti, i suoi interventi pubblici, le sue ricche e numerose relazioni personali, e ora... attraverso la nostra memoria. Ha lasciato qualcosa di bello in tutti noi e a voi un’eredità speciale da continuare. Un ringraziamento e un abbraccio affettuoso a tutti i collaboratori di Attive. Dottoressa Antonella Fait Regione Lombardia Direzione Generale Salute Carissimi di Attive, innanzitutto porgo con il mio cuore le condoglianze ai famigliari e a tutte le persone care ad Ada, le quali sicuramente sarete state anche voi per lei. Una grande donna che ha catturato la mia attenzione nel momento in cui ho visionato il video “M’amo, non m’amo” a tal punto da farmi decidere di telefonare in Associazione e lasciarmi conquistare completamente da voi. Resterà sempre una meravigliosa icona. Un abbraccio. Lorella, Varese La morte non è nulla, sono solamente passata dall’altra parte. Sono ancora io e tu sei tu. Quello che eravamo uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami come hai sempre chiamato, parlami come sempre hai fatto non usare un tono diverso Non assumere un’aria solenne o triste Continua a ridere di ciò che ci faceva ridere insieme, prega, sorridi, pensa a me, prega con me. Parlate di me in casa come è sempre stato fatto senza enfasi o traccia d’ombra. Che la vita significhi ancora per te quello che ha sempre significato, che resti quella che è sempre stata. Il filo non si è spezzato. Pensi che io sia uscita dalla tua vita perché non mi vedi? Non sono lontano, sono solamente dall’altra parte del cammino. Vedi, tutto è bene, tu ritroverai il mio cuore, ne risentirai la dolcezza. Asciuga le lacrime E se mi ami Non piangere. (Sant’Agostino) Attivecomeprima è in via Livigno, 3 - 20158 Milano. Tel 026889647 email: [email protected] 19 La medicina che ci aspettiamo Medicina narrativa 20 Nei giorni 11-13 del giugno scorso ha avuto luogo presso l’Istituto Superiore di Sanità, a Roma, una “consensus conference” dedicata alla “medicina narrativa”. Questo tipo di conferenze vengono convocate quando ci si trova di fronte a questioni dibattute che possono essere risolte non d’autorità, ma solo attraverso un confronto tra esperti che porti, appunto, a un “consenso” condiviso. In questo caso si trattava di trovare un allineamento sul posto che spetta alla “narrazione” in medicina. Ci sono forme diverse di narrazione che riguardano le vicende del corpo. Non sono solo gli scrittori che producono letteratura a occuparsi di ciò che ha che fare con la malattia e la cura. I banconi delle librerie traboccano di scritti che nascono dalle situazioni che si sono trovati a vivere sulla propria pelle coloro che hanno dovuto traslocare improvvisamente dal territorio della salute a quello della malattia. Chi traduce la propria sofferenza in narrazione non lo fa per ottenere riconoscimenti letterari. Né il criterio estetico - ovvero la ricerca del piacere che ci offre la lettura delle grandi creazioni della narrativa - può essere la pietra di paragone su cui misurare questo genere di produzioni. I bisogni che prendono la via della scrittura sono i più diversi. Il più fondamentale è quello di sentirsi esistere. La nostra vita diventa vera solo quando la raccontiamo. “Chi non può raccontare la sua vita non esiste” (Salman Rushdie). Le malattie e i drammi della salute non fanno eccezione: sono davvero nostri quando troviamo un orecchio disposto ad ascoltare il nostro racconto. La narrazione del dolore ha spesso la funzione di valvola di sfogo: serve a dare libero corso alle emozioni. Soprattutto quelle collegate al “punto di svolta” che la perdita della salute o di una persona cara introducono nella vita. Non si narra la routine; invece il cambiamento che spesso divide l’esistenza in un prima e un dopo si presta bene a diventare oggetto del racconto che ne facciamo. Grazie alla narrazione si risanano ferite profonde. È quanto dire che il racconto del dolore ha un valore terapeutico. Anche traumi esistenziali come prigionia, tortura e persecuzione, che hanno profondamente scosso i confini dell’identità personale, possono essere in parte risanati quando sono raccontati. Pensiamo a quanto beneficio hanno ricavato dalle narrazioni autobiografiche i superstiti dei campi di sterminio. In prima battuta la narrazione è destinata a rafforzare i confini dell’ego personale: aiuta quindi a sopravvivere (psicologicamente). Ognuna di queste storie di sofferenza potrebbe portare in esergo la frase con cui Montaigne ha introdotto i suoi Saggi: “Sono io la materia del mio libro”. Un eloquente esempio della funzione positiva che può svolgere la narrazione nel percorso di malattia è il libro curato dal chirurgo oncologo Lorenzo Spaggiari: Io… dopo (Il Pensiero Scientifico, 2013). È una raccolta di scritti redatti da giovani che si trovano a lottare contro il cancro e a vivere con esso. Il curatore del volume ha chiesto ai suoi pazienti di scrivere un testo come fosse un ipotetico tema scolastico dal titolo: “Come il cancro ti ha cambiato la vita (se te l’ha cambiata!)”. Per scoprire che quasi tutti avevano scritto qualcosa del genere e lo tenevano nel cassetto. I “racconti del dolore” nascono spontaneamente, senza bisogno di sollecitarli, e hanno un’importante funzione da svolgere: dare una forma diversa all’“io” di chi deve integrare la malattia nel proprio percorso esistenziale. La “consensus conference” ha concentrato la sua attenzione su un ulteriore tipo di narrazione in medicina: quella che permette a chi cura di “personalizzare” il suo intervento. La persona assistita entra nel processo di cura in modo diverso dal medico: questi porta il suo sapere e la sua volontà di fare il bene del paziente (decide “in scienza e coscienza”, si dice con una formula collaudata); il malato porta il suo vissuto di malattia, le emozioni, le aspettative, i propri valori e preferenze. Dall’incontro dei due punti di vista nasce la cura condivisa. La narrazione è lo strumento per realizzarla. Permettere al paziente di portare la sua narrazione non è un gesto di gentilezza del medico: è una condizione necessaria per poter avere una cura in armonia con la cultura del nostro tempo. Per questo la “consensus conference” ha sottolineato che la medicina narrativa richiede una “competenza comunicativa” da parte del medico: non si improvvisa, né è sufficiente un gesto di buona volontà. Senza la narrazione del paziente oggi non possiamo più parlare di “buona medicina”. Sandro Spinsanti. Psicologo, direttore Istituto Giano - Roma. 21 Nutrire il benessere 22 La salute nella frutta secca Alimentazione e prevenzione La frutta secca: fa bene tutto l’anno, ma questa è proprio la sua stagione! Eccoci qua a parlare di un alimento vegetale oggi molto studiato, la frutta secca. Innanzi tutto, cerchiamo di fare ordine... la frutta secca è quella con il guscio, cioè noci, noccioline, mandorle, anacardi, pinoli, pistacchi, castagne ma potremmo anche inserire i semi di zucca, di girasole, di lino e di sesamo, ecc. Invece uva passa, fichi secchi, albicocche disidratate, datteri al naturale e affini sono frutta essiccata. Ma chi è abituato a “pasticciare” in cucina e fare acquisti alimentari con attenzione, sono certa, lo sapeva già! E proprio parlando di acquisti, è bene sapere che la miglior frutta secca è quella ancora dentro il suo guscio ma, se andiamo di fretta e non abbiamo il tempo di munirci di uno schiaccianoci o di pazienza, va bene anche quella già sgusciata purché non sia stata sbiancata ma abbia ancora la sua pellicina (che si mangia), perché almeno non è stata trattata con solventi che tanto bene alla salute non fanno. Meglio poi se la troviamo biologica, così non contiene conservanti. Ricordate però che, per questo motivo, va consumata presto (una volta aperta la confezione) perché se la teniamo in cucina per lungo tempo si possono formare delle muffe invisibili, inodori ma molto pericolose per la salute, specialmente per il nostro fegato. Vero è però che la frutta secca, se ben conservata, contiene tante sostanze meravigliose. È ricca, infatti, di proteine e di fibre, di vitamine (tra cui la A e la E) ed è ottima, ad esempio, per rallentare l’invecchiamento cellulare. Contiene inoltre fitosteroli, presenti in alte quantità specialmente nei pistacchi e utili nella prevenzione delle patologie cardiovascolari perché aiutano a regolare il colesterolo. Troviamo, soprattutto nelle noci brasiliane, il selenio e i “grassi buoni” come gli acidi grassi insaturi che proteggono cuore e arterie e gli omega-3, particolarmente presenti nei semi di lino, che aiutano a ridurre gli stati infiammatori. Per chi poi non lo sapesse, la frutta secca è anche ricca di calcio (specialmente le mandorle e i semi di sesamo) che rappresenta un prezioso aiuto per proteggere le nostre ossa. Ricordate però che, se non stiamo all’aria aperta per almeno 30 minuti al giorno, non siamo in grado di produrre vitamina D e quindi non riusciamo ad assorbire il calcio che mangiamo, sprecando così una delle più importati proprietà di questo alimento. Nelle arachidi e nei pinoli è presente anche una piccola dose Da marzo a settembre 2014, presso la nostra Sede, la Dottoressa Anna Villarini ha tenuto dieci incontri di gruppo sull’argomento “Alimentazione e prevenzione”. di resveratrolo, sostanza antiossidante di cui si parla molto da qualche anno contenuta principalmente nella buccia dell’uva e nel vino. Oggi la sua azione protettiva per la salute è stata un po’ messa in discussione ma di certo è meglio assumerla con la frutta secca che con il vino, perché gli alcolici non sono proprio le bevande più salutari e si possono consumare solamente in piccole quantità! Attenzione però… non bisogna mangiare troppa frutta secca, altrimenti si rischia di ingrassare, poiché ha un basso apporto di acqua ma un elevato contenuto in calorie e grassi. L’abitudine di mangiucchiarla al termine di ogni pasto, o più volte durante la giornata, non è delle migliori. In un giorno dovremmo mangiarne un pugnetto, in modo da sfruttarne tutte le proprietà senza prendere troppe calorie. Se riusciamo a contenerne il consumo, mangiandola però quotidianamente, ci può aiutare a controllare il peso e il grasso addominale che se è troppo ci mette a rischio di sviluppare molte importanti malattie tra cui i tumori e le malattie cardiovascolari. Questi frutti possono essere mangiati freschi, essiccati e tostati, ma possono anche essere utilizzati come ingredienti in gustose ricette come Angela ci consiglia. Nelle giornate fredde, che caratterizzano questi mesi, anche la frutta essiccata è molto gettonata ed è ottima da consumare al posto dei dolci o al posto dello zucchero per fare gustosi dessert. Una delle sue caratteristiche è l’alto contenuto di fibre che si concentrano a causa dell’essiccamento, per cui è un buon regolatore della funzionalità intestinale e ha un alto potere saziante. Ma durante l’essiccamento si concentrano anche gli zuccheri per cui non si deve esagerare con il consumo poiché è molto ricca in calorie. Si concentrano però anche i sali minerali tra cui il magnesio, il potassio e anche il ferro (come per l’uva passa). Questo la rende un buon alimento per chi fa sport ma anche per le donne giovani che, a causa del ciclo mestruale, vanno spesso in carenza di magnesio. Per i bambini è un’ottima merenda. Quindi mangiamo con gusto frutta secca ed essiccata senza dimenticare che anche le cose sane, se consumate in eccesso, possono danneggiare la salute! Anna Villarini. Biologa specializzata in scienze dell’alimentazione. 23 Tortelli al grano duro di castagne COLLANA DI GUIDE PRATICHE PER CAMMINARE NELLA VITA Dedicata a chi vive o condivide l’esperienza del cancro A cura di Attivecomeprima Sono disponibili in Associazione i primi volumetti, pubblicati in italiano e in inglese, di una collana pensata per essere un pratico strumento per accompagnare chi cerca risorse per vivere pienamente la vita, al di là della malattia. (Foto1) Ingredienti: 1 tazza farina di grano duro 50 g. farina di castagne 6 funghi shitake ammollati 1 h. di tofu sbollentato 2 C. di olio extravergine (circa 70 g.) 1/2 spicchio d’aglio tritato 1 pizzico di sale 20 g. pistacchi tritati per guarnire 5/6 foglie di salvia 1 pizzico di curcuma N°1 UN MEDICO SU MISURA Istruzioni sartoriali per cittadini esigenti di Sandro Spinsanti N°2 IL CIBO E LA PREVENZIONE di Franco Berrino N°3 COME E PERCHÉ USARE IN RETE LE COMPETENZE MEDICHE (Foto 2) Preparazione del ripieno: Fare insaporire nell’olio l’aglio, la curcuma, il tofu e i funghi shitake tagliati a pezzettini. Fare insaporire il tutto per 15 minuti. Preparazione della pasta: Mettere, setacciate le due farine, 2 C. d’olio, un pò di sale e acqua quanto basta per avere un panetto abbastanza compatto. Lasciare in frigorifero a riposare per 30 minuti. Stendere le sfoglie e riempire di ripieno. Formare dei tortelli o ravioli. di Salvo Catania N°4 LA MALATTIA COME EVENTO FORMATIVO di Paola Bertolotti N°5 SESSUALITÀ E FERTILITÀ DOPO LE CURE ONCOLOGICHE di Bernardina Stefanon UI TA M EN TE SC AR IC AB ILI GR AT G DA L SI TO AT TIV E. OR Si ringrazia Eisai per la realizzazione (Foto 3) Sbollentare con acqua calda, scolarli e condirli nell’olio caldo dove avrete fritto le foglie di salvia. Praline alla frutta secca Foto GiòArt Zuppa di zucca e mandorle (Foto1) Ingredienti: 50 g. mandorle 50 g. nocciole 50 g. noci 50 g. pistacchi 30 g. semi di girasole 125 g. uvetta 200 g. fichi o datteri 1 buccia di limone 1 pizzico di sale cacao cocco in scaglie (Foto 1) Ingredienti: 1/2 zucca 50 g. mandorle tritate (lasciare 5/6 intere per guarnire) 1/2 tazza farina di mandorle 1/2 l. acqua o brodo vegetale 1 cipolla tritata 1 pizzico di curcuma 1 rametto di rosmarino tritato 2 cucchiai di olio extravergine 1 ciuffo di erba cipollina per guarnire alcuni grani di pepe (Foto 2) Macinare tutti gli ingredienti e formare delle palline di 3 cm. di diametro. (Foto 3) Passarle nel cacao o nel cocco rapè (o scaglie) e servire. (Foto 2) Mettere in un tegame 2 C. olio, un pizzico di curcuma, un macinato di pepe e il rosmarino tritato. Fare insaporire l’olio, quindi aggiungere la cipolla e lasciarla appassire, aggiungere la zucca a cubetti, l’acqua e la farina di mandorle. Cuocere per circa 20 minuti, frullare con il minipimer e servire guarnendo con le scaglie di mandorle e erba cipollina a pezzettini. Angela Angarano. Assistente cuoca nella ricerca Diana. Profili La bellezza interiore si vede Il New York Times lo ha definito profeta del make up made in Italy. Diego Dalla Palma ha rivoluzionato il concetto di immagine dagli anni Settanta a oggi. E non solo perché è tra i più seguiti look maker, perché ha fondato un marchio di cosmetica di successo, scritto libri e condotto trasmissioni televisive. Il suo è un approccio molto più profondo, che va oltre l’estetica per soffermarsi sul valore della persona, la sua bellezza interiore. Ecco perché il suo messaggio è così affine a quello di Attivecomeprima. “La bellezza interiore traspare, illumina il viso”, sostiene Dalla Palma che Attive ha intervistato e che sintetizza così il suo coinvolgimento: “Il mio contributo è sostenere il messaggio di forza, costanza e determinazione di Ada, delle sue donne e di tutta l’associazione”. Diego Dalla Palma “La bellezza interiore” è il titolo di un suo libro, edito da Sperling & Kupfer: a cosa si riferisce? In che termini è contrapposta all’esteriorità? La bellezza, quella che dura nel tempo, è consapevolezza. È intelligenza, approfondimento, ma anche sofferenza e coraggio. Diventa un valore solo se è carica di significati, se si è stati in grado di realizzare un percorso spirituale che ha guidato la ricerca interiore. La bellezza conosce i lati luminosi della vita, ma anche quelli oscuri. Per esempio le esperienze dolorose, che ci arricchiscono e consentono di sviluppare la nostra personalità. La bellezza interiore è serenità dell’animo, una conquista che va al di là dell’effimero. Ecco perchè si riflette anche esteriormente, si legge in viso irradiando tutto l’essere. In cosa è consistito in questi anni il suo lavoro? Qual è stato il suo percorso e come interviene nelle scelte d’immagine delle persone? Dopo l’Istituto d’Arte a Venezia, mi sono trasferito a Milano e ho cominciato a lavorare in teatro e in Rai da LA BELLEZZA INTERIORE Diego Dalla Palma Sperling & Kupfer come scenografo e costumista. Solo in una fase successiva mi sono interessato di trucco, che ha costituito una sorta di completamento del cammino iniziato. Più che una scelta, occuparmi di bellezza e femminilità è stata una questione d’istinto. Ho sempre avuto uno spiccato senso estetico, ma all’inizio le mie intenzioni erano altre. Tutto è iniziato come per caso. Del resto non dicono che la vita vera accade mentre si è impegnati a fare altro? Ho sempre pensato che il mio intervento fosse mirato a tirar fuori la personalità di chi avevo di fronte ed esprimerla con accorgimenti mirati. Fin da giovane ho avuto una personale idea di bellezza, che va al di fuori dei canoni estetici dettati dai media. Alla perfezione formale, fatta di standard irraggiungibili, preferisco di gran lunga i visi imperfetti, vissuti, segnati, che sanno raccontare e da cui traspare l’anima. Stile, fascino, charme, femminilità. Fanno tutte parte del vocabolario della bellezza. Come li definirebbe? Lo stile è una questione di metodo, impegno e conoscenza. Una conoscenza che si ottiene attraverso il piacere di scegliere elementi che ci appartengono e ci riguardano, paradossalmente, cercando di non seguire la moda, ma di osservarla, analizzarla e fare nostro solo ed esclusivamente ciò che ci somiglia. Le grandi donne e i grandi uomini del passato e del presente non sono coloro che hanno seguito le mode: sono coloro che le hanno ideate, interpretate e a volte anticipate. Lo charme e il fascino appartengono a chi non cerca consensi a ogni costo, a quelle persone che ti colpiscono subito e rimangono impresse nella mente per lo sguardo, il modo di parlare, i gesti e la disinvoltura, che è l’anticamera del fascino e va conquistata con metodo, costanza, disciplina e dedizione. La femminilità, infine, altro non è che l’essenza dell’anima, ciò che scaturisce da qualità reali come naturalezza, spontaneità e il modo di essere se stessi. Cosa le hanno raccontato e chiesto le migliaia di donne che ha incontrato in tutti questi anni? E qual è stato nel tempo il suo messaggio per loro? Le donne mi raccontano soprattutto le loro sofferenze, emotive, fisiche, psicologiche. Vedersi belle non è mai strettamente legato alla condizione oggettiva, bensì a sentirsi bene. Il mio, credo, sia stato un messaggio molto sem- ... Sono l’esempio di chi è caduto e continua a cadere. Sto insieme, giorno dopo giorno, a chi inciampa e ha davanti sentieri irti, sassosi e impervi. Gente che, a volte, resta a terra. Altre volte si rialza e, con fierezza, riprende il cammino. Una delle strade che portano alla bellezza interiore. Essa, in realtà, non è altro che la medicina utile per guarire i tanti mali della vita e renderci lo sguardo luccicante e intenso anche quando le troppe lacrime versate lasciano asciutti gli occhi. La bellezza dell’anima, in fin dei conti, è il documento che porta un essere umano, per quanto provvisorio e precario sia il suo viaggio, verso mete luminose e impensabili. Verso la luccicanza, per l’appunto. L’elemento che rende fulgida la persona insignificante e sublime quella avvenente. La gente, troppe volte, non si vuole impegnare. Non si vuole confrontare. Non si vuole sfidare. Non si vuole scoprire. Non si vuole amare. Non vuole affrontare la realtà che, come diceva Nabokov, si dovrebbe scrivere tra virgolette. Per il timore che incute. Le togliamo, queste virgolette? Che ne dite? Ci proviamo? Insieme, ovviamente... plice: privilegiare l’aspetto interiore ben prima di quello esteriore, arricchire e coltivare la bellezza dell’animo, la sua spiritualità, essere consapevoli che le esperienze dolorose arricchiscono e consentono di sviluppare personalità più profonde e interessanti. Solo attraverso il dolore impariamo a riconoscere la poesia della bellezza. In questo senso dolore e bellezza sono strettamente correlati. Se parliamo di bellezza autentica, sarà tanto più visibile quanto più lasceremo trasparire le emozioni. Attraverso il dolore si attinge a una forza interiore che dona energia, luce. Bellezza appunto. È sempre possibile percepire la bellezza, anche nella malattia? A mio modo di vedere lo è forse ancora di più. Abbiamo perso di vista i valori fondamentali della vita. Si rincorre il tempo che non può più tornare e si gioca tutto sull’esteriorità. Ogni attimo della vita, invece, va vissuto con intensità, per quello che è e per quello che ci trasmette e ci consente di trasmettere agli altri. Detto questo, per me una donna veramente bella è colei che non ha paura di mostrarsi com’è e per quello che è: una donna intensa, carica di consapevolezza. Naturalezza, sicurezza, autostima, disinvoltura sono caratteristiche fondamentali della vera bellezza. Come insegnano le donne di Attivecomeprima, bellezza e malattia convivono. L’importante è non lasciarsi annientare dalla sofferenza e dalla malattia: guardare avanti con fiducia e, soprattutto, combattere. Daniela Condorelli. Giornalista. 27 RINGRAZIAMO PER IL SOSTEGNO NEL 2014 Fondazione Cariplo per aver contribuito alla realizzazione del Progetto “Sportello di ascolto, aiuto pratico, orientamento ai servizi della persona colpita dal cancro e dei caregiver”. Banca Popolare di Milano, Banca Intesa Sanpaolo, Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Roche SpA per aver contribuito alla realizzazione del Progetto “Sostegno per un anno”. Fondazione Umberto Veronesi per il contributo alla realizzazione, anche quest’anno, del nostro Mini-Master in management e supporto globale del paziente oncologico. Gli organizzatori della “Prova di Gigante VII Trofeo Christian Valentini”, gli sponsor (Besozzi Elettromeccanica srl, DGPA & Co., Gruppo RE, Mab. q, Podranska Banka, Sideuro, Warren Real Estate ltd, Generali Investment Europe) e ogni persona che, in ricordo di Christian, ha offerto il proprio contributo per aiutarci a far “Vincere la Vita”. IPSEN spa per aver contribuito alla realizzazione del secondo numero della rivista ATTIVE. Grazie inoltre a: Comune di Milano, Dompé Farmaceutici, EISAI srl, Kyowa Hakko Bio Italia srl e a tutti coloro che con libere offerte contribuiscono a mantenere in vita l’Associazione. IL TUO CONTRIBUTO CI DARÀ PIÙ FORZA PER AIUTARE Bonifico Bancario da Italia e Paesi europei IBAN: IT65 M033 5901 6001 0000 0119 752 Bonifico Bancario da Paesi area SEPA BCITITMX Chiediamo alle persone che ci inviano offerte tramite bonifico bancario, di fornirci il loro indirizzo per poterle ringraziare e/o inviare loro le nostre pubblicazioni. La banca non ce lo comunica per motivi di privacy. Bollettino di c/c Postale n. 11705209 Intestato a: Attivecomeprima Onlus Via Livigno 3 - 20158 Milano Assegno intestato a: Attivecomeprima Onlus Pay Pal in modo veloce e sicuro dal sito www.attive.org Le erogazioni liberali a favore di Attivecomeprima Onlus sono deducibili/detraibili ai sensi di legge. 5 per mille Nella dichiarazione dei redditi firma nel riquadro: “a sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale” inserisci il codice fiscale di Attivecomeprima Onlus: 10801070151 L’8 per mille e il 5 per mille non sono in alternativa: puoi sceglierli entrambi. Ringraziamo i finanziatori istituzionali, le aziende e chi, anche con un piccolo contributo, sostiene il nostro lavoro. Letti e piaciuti a cura di Serena Ali Sapevate che... a cura di Benedetta Giovannini consulente enogastronoma Chiara Gamberale PER DIECI MINUTI Feltrinelli Editori € 16,00 Dieci minuti al giorno, tutti i giorni, per un mese, per fare una cosa nuova, mai fatta prima. Ecco la ricetta che questo libro propone per smettere di avere paura e tornare a vivere. Cosa si fa quando il tuo compagno di sempre ti abbandona, devi lasciare la casa in cui sei cresciuto e il tuo lavoro viene affidato ad un altro? Chiara, la protagonista, decide di reagire in questo modo e per un mese intero, ogni giorno, per almeno dieci minuti, decide di fare una cosa nuova, mai fatta prima: cucina pancake, cammina di spalle per la città, balla l’hip-hop, ascolta i problemi di sua madre, consegna il cellulare a uno sconosciuto. Di dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà che non avrebbe mai immaginato e che la porteranno a scelte sorprendenti, da cui ricominciare. Quando tutto quello con cui siamo abituati ad identificare la nostra vita non esiste più, il cambiamento appare spaventoso, ma necessario. Questo libro dimostra come, minuto per minuto, sia possibile cambiare. E tornare a vivere. Lorenzo Spaggiari IO… DOPO – IO ADOLESCENTE E LA MIA VITA CON IL CANCRO Il Pensiero Scientifico Editore € 7,99 Disponibile solo in formato E-book Il tumore nei più giovani è ancora un tabù: si preferisce non parlarne, come se non esistesse. L’ambizione di questo libro è quella di far capire ai ragazzi che la vita è un dono, di cui imparare a godere in modo consapevole. È un libro che spiega il valore della vita attraverso la testimonianza di chi l’ha persa o ha rischiato di perderla. Le storie autografe raccolte da Lorenzo Spaggiari (Direttore Chirurgia Toracica, IEO) non sono solo storie di malattia, ma rappresentano uno spaccato di una generazione di ragazzi consapevoli, che non sfuggono di fronte ad una realtà spesso crudele e la affrontano senza cinismo e senza mistificazioni. Ogni dettaglio che raccontano è una lezione di vita. Il fil rouge che unisce le testimonianze è l’affermazione della vita come valore in sé e dell’amore per gli altri – genitori, amici, altri malati – come prima espressione di questo valore. “Io... dopo” raccoglie anche testimonianze di medici, infermieri e genitori, oltre ad una toccante presentazione di Umberto Veronesi. Francesca Del Rosso WONDY OVVERO COME SI DIVENTA SUPEREROI PER GUARIRE DAL CANCRO Rizzoli Editore € 17,00 Francesca Del Rosso racconta una storia, la sua, ricordandoci come ogni donna abbia dentro un potere nascosto, grazie al quale sa capovolgere i momenti bui e riportare intorno a sé una dose inattesa di forza e vitalità. Come la supereroina Wonder Woman, lotta contro le avversità della vita armata di autoironia e tenta in ogni modo di andare avanti, crescere i suoi bambini, non allontanarsi dall’amato marito e vedere le amiche di sempre, mentre affronta il tumore al seno. E Wondy è bravissima a vedere il bicchiere mezzo pieno, così, senza poter dimenticare i continui controlli, la chemio e i mesi passati sul divano, non perde l’occasione per sdrammatizzare e vedere il lato positivo. Continuando a vivere la sua quotidianità, impara che il tempo è prezioso, che i veri amici si riconoscono subito, che l’affetto incrollabile dei figli è il carburante migliore. In questo romanzo-memorial l’autrice racconta la sua vita vera e quotidiana e la malattia che le ha portato via i seni ma non la voglia di amare la sua vita. 1. Per far si che le pentole di ghisa siano sempre perfette a ogni uso, prima del primo utilizzo si devono pretrattare. Lavatele e asciugatele molto bene, quindi ungetele con dell’olio. Mettetele in forno tiepido per circa un’ora. Una volta raffreddate, lavatele di nuovo solamente con acqua e asciugatele perfettamente. 2. Dovete aprire un barattolo nuovo e come al solito l’operazione è difficilissima?… Se non avete bisogno di riciclare il tappo, basta forarlo con un apribottiglie o un punteruolo. Uscirà l’aria e il barattolo si aprirà. 3. Dallo scarico del lavandino esce un cattivo odore e non avete a disposizione alcun prodotto? Si può ovviare mettendo nello scarico qualche cucchiaio di fondi di caffè e dopo poco farvi scorrere poca acqua fredda. 4. Partiamo per qualche giorno per vacanza o per lavoro e naturalmente nel congelatore lasciamo degli alimenti. Se durante la nostra assenza manca la corrente (ma quando torniamo è tutto normale) non possiamo accorgerci se i nostri cibi hanno avuto dei problemi. Possiamo monitorare il tutto con un sistema semplicissimo: mettiamo nella cella frigorifera un barattolo con acqua. Quando sarà gelato, appoggiamo sopra il ghiaccio una monetina. Se al vostro ritorno la moneta è al suo posto, è andato tutto bene. Se è affondata, è successo qualcosa… 5. Ogni tanto bisogna pulire il macinapepe. Lavarlo può danneggiare il meccanismo e tutto si complica se è di legno. Per pulirlo sostituite il pepe con un paio di cucchiaini di riso crudo e macinate fino a quando il serbatoio sarà vuoto. 6. Per pulire il parafiamma in vetro opacizzato dalla fuliggine basta impregnare di cenere bianca una spugna bagnata e passarla sul vetro, quindi ripassate con un panno per togliere la cenere rimasta e lucidate il vetro. 7. Spesso spolveriamo i paralumi degli abat-jour. Ma lo facciamo nella maniera giusta? Normalmente usiamo o uno straccio o una spazzola. Per evitare che la polvere si accumuli o si sposti da un lato all’altro dei paralumi, il sistema migliore è quello di usare, un paio di volte al mese, il phon asciugacapelli con la sola aria fredda. La polvere si dissolverà. 8. Molte volte dobbiamo stendere il bucato all’aperto anche durante l’inverno e perciò capita di ritirarlo congelato. Per evitare che questo accada, basta aggiungere all’acqua dell’ultimo risciacquo 4 o 5 cucchiai colmi di sale. con Noi gli altri 1 - 7 giugno 2014 Uno spot per Attive Attivecomeprima è stata in onda sulle reti Mediaset, Telelombardia, Radio Deejay, con uno spot realizzato in collaborazione con Mediafriends, che ringraziamo di cuore, per la campagna sms solidale 2014. Il nostro grazie va anche a Carlo Gargiulo per esserne stato il testimonial. Potete vederlo su YouTube a questo indirizzo: www.youtube.com/watch?v=lAKuRaTHX20 25 luglio 2014 Presso Casa Fasolini Mertinengo (Bergamo) Special event nei cortili 2014 La manifestazione promossa a favore di Attivecomeprima si è svolta con grande partecipazione di pubblico. Grazie a Fabrizio Fasolini e Diapason per l’organizzazione. 30 7 settembre 2014 Olivola Monferrato (Alessandria) Alex & David’s wedding Ringraziamo Alessandra e suo marito David per aver scelto Attivecomeprima per la loro lista nozze. Agli sposi vanno i nostri auguri più belli! 18 settembre 2014 Parco Nord di Milano Conversazione con Franco Berrino In occasione dell’8° Festival della Biodiversità, Attivecomeprima Onlus ha presentato la conversazione con Franco Berrino su biodiversità, attività, fisica e preparazione. 16-17 ottobre 2014 Auditoriun Monte dei Paschi, Firenze Dolore e sofferenza tra medicina, cultura ed etica delle cure Il nostro Presidente Alberto Riccuti è intervenuto al convegno su “La speranza terapeutica”. Centro Congressi Auditorium Via Corridoni, 16 Milano Domenica 8 giugno 2014 ore 17 Un evento a cura di C L A N DIP A L U S A CLAUDIA CREMONESI ANNA BOSSI DINA BARNETT PAOLA PASINA LUCIA FRANCO SANDRA PALLA Sfilata di Modelle Speciali PRIMA EDIZIONE Regia CLANDIPALUSA Conduce lo spettacolo ISABELLA CREMONESI Con la partecipazione di MARINA NEGRI Presentazione del clandipalusa a cura di ROSSELLA ROTUNDO Fotografia ALICE ASINARI Tecnici Impianti Luci, Audio, Video CONGRESS SERVICE 2000 Parrucchieri e Truccatori UNA ÉQUIPE DI 8 PROFESSIONISTI MAXWELL EQUIPE NEW FASHION Catering Backstage VIVENDA Con la collaborazione di FRANCESCA CORTESI - Videomaker LUCIANO GRELLA - Stilista Intrattenimento Comico ISABELLA CREMONESI “I consigli di BB” DAL 1973 A SOSTEGNO GLOBALE DELLE PERSONE COLPITE DAL CANCRO E DEI LORO FAMIGLIARI Presso il Centro Congressi Auditorium, Milano Sfilata di modelle speciali La “Sfilata di modelle speciali” organizzata dal Clandipalusa, a favore di Attivecomeprima, ha riscosso un grande successo. GRAZIE!!! Un evento davvero straordinario con protagoniste sei donne che, dopo aver completato il percorso di sostegno globale in Associazione, hanno deciso di celebrare la Forza di Vivere. Arrivederci alla loro prossima iniziativa! Per conoscerle meglio: www.youtube.com/watch?v=8M3fwMyF1aM Intrattenimento Balletto CAROLINA UBIALI e le bambine Ballano coreografia di Carolina sulla musica “Abbronzatissima” di Edoardo Vianello Intrattenimento Musicale SIX STRINGS Salvatore Di Vincenzo, Davide Digiammarco, Moreno Palmisano, Andrea Tombari, Davide Crenna, Matteo Polignone E le stupende donne che fanno parte della famiglia di Attivecomeprima! Con il patrocionio di EVENTO DI BENEFICENZA A FAVORE DI Attivecomeprima Onlus 8 giugno 2014 i: Per informazion 7 +39 02 688 96 4 e. o rg segreteria@attiv w w w. a t t i v e . o r g 31 con Noi gli altri 7 ottobre 2014 Presso la nostra Sede La terapia di supporto della fatigue nel paziente oncologico, in Medicina Generale Si è tenuto il Corso di aggiornamento, accreditato ECM, per Medici di Medicina Generale e Medici di Continuità Assistenziale organizzato da “ASL di Milano” in collaborazione con Attivecomeprima Onlus. 2 novembre 2014 Cimitero Monumentale Milano Ada Burrone nel Pantheon di Milano Ha avuto luogo al Famedio la cerimonia di iscrizione dei grandi di Milano nel Pantheon della città. Le iscrizioni hanno reso omaggio a cittadini illustri e benemeriti che si sono distinti in diversi campi rendendo grande il nome di Milano nel mondo. Tra gli iscritti è stata ricordata dal Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, anche Ada Burrone 32 21 settembre 2014 Parco Nord di Milano Run&Life In occasione dell’8° Festival della Biodiversità, Attivecomeprima Onlus ha presentato la prima edizione della corsa non competitiva e naturale di 5 km (più 2 km finali facoltativi da percorrere a piedi nudi). Grazie a: Dott.ssa Monica Chittò Sindaco Sesto San Giovanni Dott. Ivano Ruffa Assessore Comune Cinisello Balsamo Parco Nord Milano Gruppo Sportivo Alpini - Sesto San Giovanni BCC Sesto San Giovanni Cartoleria Goretti Ecor Natura Sì e Cuore Bio Floricultura Melzi Gruppo Anciens Il mercato verde Ipercoop Centro Sarca Libreria Tarantola Mei s.r.l Nonosolodanza Oscar Manfrin Scarpitti Distribuzione Snc Terrallegra Un grazie particolare a Davide Cassani per essere stato con noi in questa giornata di sport e amicizia! 33 Le nostre attività Ascolto telefonico, accoglienza, orientamento e aiuto pratico La prevenzione a tavola incontri di gruppo su alimentazione e prevenzione esperti della Ricerca Diana (Istituto Tumori Milano) Consulenze telefoniche di psicologi, medici ed altri esperti Armonizzazione mente corpo attraverso la danza Nicoletta Buchal (medico/psicoterapeuta) Primo incontro riservato alle persone che si rivolgono per la prima volta all’Associazione Somatic Experiencing Marina Negri (fisioterapista), Chiara Covini (operatore corporeo) Felicita Bellomi (fiduciaria) e una psicologa Supporto psicologico individuale Tecniche di Hatha Yoga per pazienti e famigliari Maria Grazia Unito (insegnante) Gruppi di sostegno psicologico Arte Terapia rivolti ai pazienti prima, durante e dopo le terapie oncologiche Mimma Della Cagnoletta (psicoterapeuta) Paola Bertolotti (psicologa/psicoterapeuta),, Stefano Gastaldi (psicologo/psicoterapeuta), Elena Bertolina (recorder) Caregiver sostegno psicologico rivolto a famigliari, partner e persone vicine al paziente La mente intuitiva Vittorio Prina (docente di processi intuitivi) Manuela Provantini (psicologa/psicoterapeuta), Oscar Manfrin (recorder) Caro Figlio sostegno psicologico rivolto ai figli dei pazienti. Specifico dai 12 ai 21 anni Laboratorio di pittura su ceramica Ornella Bolzoni (insegnante) Manuela Provantini (psicologa/psicoterapeuta) Supporto medico generale ai pazienti in terapia oncologica La forza e il sorriso Alberto Ricciuti (medico) per migliorare la valorizzazione di sé attraverso il trucco Dottore si spogli Progetti, studi e ricerche i medici rispondono alle domande su malattia e cure: incontri di gruppo e individuali (esperte di estetica del viso del Progetto Unipro) con Università, Fondazioni, Aziende, Ospedali e Istituti di Ricerca. Massimo Callegari (chirurgo plastico), Salvo Catania (chirurgo oncologo), Giorgio Secreto (endocrinologo), Franco Berrino (epidemiologo/esperto di alimentazione) PER MAGGIORI INFORMAZIONI TEL: 026889647 EMAIL: [email protected] La nostra sede è a Milano. Di seguito l’elenco delle città dove potete trovare uno o più specialisti che hanno partecipato alle nostre attività di formazione. ITALIA: Adro (BS) Ancona Andora (SV) Aosta Arona (NO) Ascoli Piceno Asti Aviano (PN) Bari Bergamo Biella Bologna Bolzano Brescia Brindisi Brugherio (MB) Cagliari Casarano (LE) Castellanza VA Cecina (LI) Ceranesi (GE) Chieri (TO) Chieti Civitanova Marche (MC) Codogno (PV) Conegliano (TV) Crema (CR) Cremona Cuneo Desio (MB) Desulo (NU) Fidenza (PR) Firenze Foggia Forli Formigine (MO) Gallipoli (LE) Genova Grosseto Inverigo (CO) Lainate (VA) Lecco Livorno Lodi Macerata Marsala (TP) Merate (LC) Mestre (VE) Messina Mirano (VE) Modena Monfalcone (GO) Monterotondo (RM) Mortara (PV) Napoli Oggiono (LC) Padova Parma Pavia Perugia Piacenza Pietra Ligure (SV) Pisa Pordenone Prato Ragusa Reggio Calabria Reggio Emilia Riccione (RN) Rimini Roma Sanremo (IM) Seriate (BG) Siena Sondrio Terni Tivoli (RM) Torino Trapani Treia (MC) Trento Treviglio (BG) Treviso Varese Vercelli Verolanuova (BS) Verona Vicenza Villa Adriana (RM) Viterbo Voghera (PV) Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori Istituti Oncologici e Ospedali altre Associazioni Specialisti del settore ESTERO: Rio de Janeiro Atene Lipsia Lugano PER MAGGIORI INFORMAZIONI: Via Livigno, 3 - 20158 Milano - T +39 02 688 96 47 - email: [email protected] - www.attive.org MM3 fermata Maciacchini - Bus 82, 90, 91 Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere. Da anni ci rendiamo conto dello straordinario potere della vostra amicizia e del vostro affetto, che ci unisce nel comune intento di valorizzare la vita. A ognuno di voi gli auguri più cari di Buone Feste e di un Felice Anno Nuovo. Attivecomeprima Onlus si ringrazia per il contributo alla realizzazione di questo numero della rivista ATTIVE