Abiuso Salvatore
Giovanni Martino Eustachio
umanista, filosofo-medico; primo biografo di Claudio Galeno.
Di Giovanni Martino Eustachio, il più illustre personaggio di Gambatesa del 1500, ad oggi si
conoscono solo i titoli delle sue opere. Si sa che era un dotto umanista e filosofo-medico, stimato e
apprezzato a suo tempo. Ma niente della sua vita e della sua formazione culturale.
Tempo fa, spinto dal desiderio di saperne qualcosa di più, ho avuto la fortuna di trovare, nella
biblioteca provinciale Albino di Campobasso, la sua opera maggiore dal titolo Claudii Galeni
Pergameni vita, Napoli, Orazio Salviano 1577 ( La vita di Claudio Galeno di Pergamo); una fonte
preziosa per i riferimenti alla vita socio-culturale del nostro Giovanni Martino. Il testo, scritto in
latino, presenta, al primo impatto, non poche difficoltà di lettura e di interpretazione sia per i
caratteri tipografici, che per la struttura del periodo. Il linguaggio è di intonazione retorica,
secondo quello che era lo stile oratorio del ‘500, non privo però di bellissime similitudine e
metafore, evidente soprattutto nella Lettera di dedica al duca Ferdinando II (Ferrante II) di Capua,
figlio di Vincenzo di Capua. Particolarmente importante e significativa questa lettera, in quanto in
essa lo stesso Giovanni Martino ci dà alcune notizie circa la sua formazione culturale e i suoi
rapporti con la famiglia di Capua.
Gli studi e l’amicizia con la famiglia del duca Ferdinando II di Capua
Giovanni Martino Eustachio nasce a Gambatesa nella prima metà del 1500 dalla nobile e facoltosa
famiglia Eustachio.
Come ogni rampollo di famiglie benestanti, dopo aver frequentato la scuola primaria per
l’apprendimento delle prime nozioni di lettura e scrittura in volgare e in latino, viene inviato agli
studi umanistici, probabilmente a Napoli, presso un convitto o un collegio dei gesuiti, diffusi e
rinomati nel 1500.
Durante il corso di grammatica, le cui lezioni si svolgevano in lingua latina, e il cui programma
comprendeva l’approfondimento della lingua latina e del greco e la lettura di autori classici, è
attratto in modo particolare dalla ricerca storica. “Quando studiavo, e leggevo in qualsiasi opera la
vita degli autori, non so perché”, scrive Giovanni Martino con un certo stupore, “sentivo dentro di
me accendersi delle scintille, che mi infiammavano ad imitare i loro studi” - nescio quo
pacto, igniculos quosdam in animo suscitari sentiebam, quibus ad illorum imitanda studia
inflammabar-.
In seguito, durante il corso di dialettica e di filosofia, ascoltando la lettura e la spiegazione delle
opere di Platone e di Aristotele, - erano i filosofi maggiormente studiati all’epoca - , si dà con
passione allo studio della filosofia.
Quando, infine, come studente di medicina, del cui insegnamento ricorda con affetto un certo
Altimari docente dell’arte medica, comincia a studiare e a leggere le opere di Galeno, si stupisce
del fatto che nessuno degli scrittori del passato ne aveva illustrato la vita. “Questa ingiustizia nei
riguardi di Galeno”, così si esprime il nostro Eustachio, lo stimolò fin da subito a cercare di
descriverne la vita. In fondo, scrivere una biografia, era un suo sogno già dagli studi liceali.
Compito non facile. Lo stesso Giovanni Martino ammette che un simile impegno richiedeva “una
profonda conoscenza di molti e diversi autori, una eloquenza e un nobile stile narrativo e poi un
momento di tranquillità, senza il quale niente è possibile”.
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Pur ammettendo la difficoltà e l’incertezza della ricerca e temendo di non esserne all’altezza, non
si arrende. Caparbiamente, spinto da una innata curiosità di conoscere, comincia un lungo e
faticoso lavoro di ricerca.
Dopo aver letto attentamente numerosi libri, di ogni genere, di diversi autori, annotandone alcune
notizie e memorizzandone altre, riesce a raccogliere quanto sufficiente a “far luce sulla vita di
Galeno”. Nel 1576, durante un periodo di vacanze, inizia a mettere in ordine gli appunti e a
scrivere il testo, la cui stesura viene completata a Gambatesa il 15 marzo 1577.
Con profonda riconoscenza, dedica quest’opera, quale primizia dei suoi studi, al suo mecenate e
sostenitore Ferdinando II (Ferrante II) di Capua, duca di Termoli e conte di Gambatesa, grazie al cui
aiuto egli ha potuto completare gli studi e, con profonda sincerità, confessa: a lui “io debbo tutto
il mio sapere, tutti i miei studi e la mia professione”. E’ la testimonianza dei rapporti di grande
amicizia esistenti tra la famiglia Eustachio e il duca.
Nel celebrarne le virtù, il nostro Eustachio ricorda che Ferdinando II, pur essendo rimasto, in
tenera età, orfano del padre [Vincenzo di Capua], ha dimostrato, fin da giovane, una tale saggezza
e una tale capacità nella gestione dei beni di famiglia e nel governo di molte comunità da essere
ammirato da tutti .La “Fortuna”, continua Eustachio, poi gli ha concesso altre gioie: ha un fratello,
cioè Annibale (non quello di Cartagine,- sottolinea con un certo orgoglio Giovanni Martino -, ma il
nostro italiano molto più degno di quello), il quale presso il Sommo Pontefice gode di una tale
stima per cultura, comportamento e costume da poter meritare al più presto il cappello
cardinalizio; e ha come moglie una principessa [Vittoria Sanseverino], discendente dal famoso re
Scanderbeg dell’Epiro, soprannominato fulmine di guerra, e dalla illustrissima famiglia
Sanseverinata, dalla quale ha avuto due bellissimi figli [Pietrantonio e Andrea].
Gambatesa, “patria” della famiglia Eustachio.
Giovanni Martino Eustachio, come suo nipote Giovanni Nicola, si dichiara orgogliosamente gambatesano a sottolineare il suo attaccamento al paese nativo.
E non ci sono motivi per dubitare che non abbia trascorso la vita a Gambatesa, esercitandovi
anche la sua professione di medico, della quale ne fa cenno, manifestando anche un profondo
sentimento religioso, nell’ultima pagina della Vita di Galeno: “io con questa attività non cerco la
gloria e né la lode degli uomini, ma desidero soltanto il benessere di tutti a lode e gloria di Dio, che
prego con tutte le mie forze affinché agli ammalati affidati alle mie cure, e per i quali imploro
l’aiuto della sua misericordia, si degni di restituire loro la salute, cosicché, una volta guariti,
possano recarsi in chiesa a renderne grazie al Signore”.
Non ci dà però notizie dirette della propria famiglia. Di certo aveva un fratello, come è asserito dal
suo nipote paterno Giovanni Nicola Eustachio, medico-fisico, anche lui gambatesano e cittadino
beneventano, autore del libro Dell’aria e del sito della città di Benevento, Napoli 1608, dedicato al
cardinale Pompeo Arrigoni, arcivescovo di Benevento.
Si sa che ha sposato una nobildonna della città di Troia, Sulpizia de Tutiis, e che da tale unione è
nato a Gambatesa, il 7 marzo 1575, Giovanni Tommaso, vescovo emerito di Larino dal 1612 al
1616; morto a Napoli il 3 gennaio 1641.
Per quanto riguarda il nucleo familiare, Giovanni Marciano, in Memorie Historiche della
Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri di Napoli, 1693, tomo II, libro III, cap. 3, pag. 169,
afferma che Giovanni Tommaso è il primo dei tre figli di Giovanni Martino e di Sulpizia de Tutiis, gli
altri, in ordine di nascita, sono Luca Antonio, stato cameriere segreto del Papa Paolo V Borghese, e
Pietro Paolo, vescovo di Boiano dal 1613 al 1621. Inoltre, nel libro II, cap. 18, pag. 145, ricorda un
Carlo Eustachio, “uomo ben conosciuto a Roma”, nipote di Giovanni Tommaso Eustachio, ( e
quindi figlio di Luca Antonio). Pare, inoltre, (da Wikipedia, l’enciclopedia libera), che questo Luca
Antonio, domiciliato a Roma e morto nel 1640, sia stato anche cultore della musica e, insieme al
suo collega e musicista Orazio Michi di Alife, inventore dell’arpa a tre file di corde.
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A sua volta, Giambattista Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, vol. I, pag. 226 e 234,
ritiene Giovanni Tommaso cugino di Pietro Paolo e questi, forse, figlio di Luca Antonio; ma non ne
cita le fonti.
La testimonianza del Marciano, di cui sopra, è da ritenersi attendibile, in quanto costui, non solo è
lo storico della detta Congregazione, ma ne è stato anche sacerdote, così come lo è stato Giovanni
Tommaso.
E Giovanni Nicola Eustachio, nel suo libro su Benevento, nomina anche un certo Bartolomeo
Eustachio, quale autore di un opuscolo dedicato al Cardinale Giulio Feltrio della Rovere.
E’ certo, pertanto, che a Gambatesa vi era, all’epoca, più di una famiglia Eustachio, appartenente
allo stesso ceppo, e che, in seguito, alcuni membri si sono trasferiti in altri centri: Roma,
Benevento, Troia.
Contestualmente va da sé che la famiglia Eustachio aveva dei rapporti, senz’altro proficui, non
solo con il podere feudale, ma anche con le alte gerarchie ecclesiastiche.
Le opere
L’opera più importante e impegnativa, in campo storiografico del sec. XVI, è la Vita di Claudio
Galeno, famoso medico del mondo antico, nato a Pergamo (Asia Minore) nel 129 d.C. e morto a
Roma nel 199.
Va, senz’altro, riconosciuto a Giovanni Martino Eustachio il lodevole merito di essere stato il primo
studioso a scrivere una biografia completa della vita del grande medico pergamense, come lui
stesso sottolinea nella lettera all’Amico lettore: “fino ad oggi … nessuno degli antichi scrittori ha
descritto di proposito la vita di Galeno”.
Dalla lettura dell’opera, sia pur frettolosa, emerge la figura di un personaggio dotato di una vasta
cultura umanistica, che spazia dalla storia ebraica, egiziana, greca, romana alla storia ecclesiastica,
dalla letteratura greca-latina a quella medievale, dalla filosofia alla retorica.
Lo stesso Eustachio scrive nel frontespizio dell’opera: “il lettore curioso, - usa scientemente il
termine curioso nell’accezione di stimolo alla conoscenza e al sapere -, troverà nell’opera la
conoscenza di bellissime storie, desunte da scrittori profani e sacri e la sintesi di tutto lo scibile
umano, che i greci chiamano “enciclopedia”.
L’opera, come precisa l’ autore, è divisa in tre parti per comodità del lettore,:
-la prima parte contiene alcune notizie relative alla patria di Galeno, alla regione e ai regnanti;
-la seconda, la vita di Galeno dalla nascita alla morte;
-la terza, moltissime considerazioni sull’attività, opere e carattere di Galeno.
Inoltre, nel 1585 pubblica i due opuscoli: Il Medico e la Medicina antica, stampati a Napoli, presso
Orazio Salviano e Cesare di Cesare.
Il Medico, è un commento sintetico della vera medicina, utilissimo per i canditati di medicina.
La Medicina antica, è invece un piacevolissimo e divertentissimo opuscolo dell’antica medicina.
Giovanni Martino Eustachio, secondo quanto riporta Giovanni Marciano nell’opera citata, muore
nel 1585, - presumibilmente in età non molto avanzata - ; il primo figlio Giovanni Tommaso aveva
allora appena 10 anni. Non è errato pensare che Sulpizia de Tutiis, dopo la morta del marito, non si
sia trasferita con i figli a Troia, suo paese natale; dove il primogenito Giovanni Tommaso ha, poi,
completato gli studi di grammatica, prima di recarsi a Napoli per seguire gli studi di filosofia presso
il collegio dei Gesuiti.
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