Corso di Lavoro e Organizzazione Flessibilità del lavoro e occupazioni instabili Da Sociologia del mercato del lavoro, di Emilio Reyneri, Il Mulino, Bologna, 2002 Cap.VIII Dalla società fordista alla società postfordista Dalla rigidità alla flessibilità La crescente richiesta di flessibilità “deriva dall’esaurirsi di quel modello di produzione e di regolazione che aveva dato stabilimenti simbolo, categorie potenti, sindacati forti (…). La flessibilità è oggi richiesta dalla fine del lavoro massificato e uniformato, quello che ha dato tante sofferenze ma anche tante certezze, tanta subordinazione ma anche tante garanzie. La flessibilità chiude l’epoca nella quale l’aspirazione e il destino dei più era fare il medesimo lavoro a tempo pieno, per tutta la vita” Da “Era il secolo del lavoro. Come era e come cambia il grande protagonista del 900” di Accornero A. Fordismo e produzione di massa Col fordismo si afferma in maniera definitiva il modo di produzione di massa, cioè la produzione di beni standardizzati in grande quantità che dovevano essere consumati dalla maggior parte della popolazione. La produzione viene così organizzata secondo queste caratteristiche: • Creazione di una domanda rigida; • Tipo di produzione just in case (pronti ad ogni evenienza) • Organizzazione Tayloristica del lavoro: Standardizzazione del processo di lavoro Istituzione di una gerarchia con elevata specializzazione • Produzione in linea (catena di montaggio) Crisi del Fordismo Fase di ristagno economico negli anni settanta a causa di : •Crescita del prezzo del petrolio •Saturazione dei mercati interni per i beni standardizzati destinati al consumo di massa; •Aumento della disoccupazione e dell’inflazione; •Crescita della conflittualità nelle fabbriche per ottenere migliori condizioni lavorative; •Forte concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione in Estremo Oriente. Le tigri asiatiche (Indonesia, Thailandia, Corea del Sud, Taiwan, Singapore) entrano con forza nel mercato delle industrie innovative, •Concorrenza dei paesi in via di sviluppo nelle industrie tradizionali “ad alta intensità di lavoro” i cui prodotti sono ora in grado di competere con i paesi di vecchia industrializzazione Crisi del Fordismo Trasformazioni nella sfera del consumo e della domanda Si ha una crescente sofisticazione del gusto dei consumatori, la cui domanda è ora guidata dal desiderio di distinguersi. Vengono domandati beni che conferiscono prestigio sociale. Il consumo opulento conferisce al bene il valore si status symbol, cioè di simbolo di distinzione per il consumatore Questo tipo di consumo contribuisce a trasformare la domanda da rigida a variabile, sulla base della crescente importanza data ai gusti personali dei consumatori. La produzione standardizzata non è più capace di soddisfare i gusti dei consumatori. L’impresa è obbligata a “navigare a vista”, a cambiare rotta ogni volta che il mercato, vale a dire i gusti sempre più esigenti dei consumatori, lo richiedono. L’efficienza di una impresa si misura ora sulla prontezza di risposta agli impulsi di mercato, che richiede un diverso modello organizzativo in grado di consentire e di favorire continue e rapide variazioni sia nei volumi che nelle caratteristiche dei prodotti Flessibilità nel mercato del lavoro 1. Flessibilità Funzionale o organizzativa o interna è la possibilità di spostare i lavoratori da un posto all’altro all’interno dell’impresa o di variarne il contenuto della prestazione. Essa richiede l’assenza di vincoli ma anche una elevata polivalenza professionale ed una buona disponibilità dei lavoratori ad accettare processi di riqualificazione e frequenti mutamenti delle condizioni di lavoro 2. Flessibilità numerica o esterna è il grado di libertà con cui una impresa può adeguare il volume e le caratteristiche professionali dell’occupazione all’andamento della produzione o ai mutamenti tecnologici essa si può realizzare attraverso politiche di esternalizzazione, per cui l’impresa affida la realizzazione di funzioni o fasi del ciclo produttivo ad altre imprese con contratti di subappalto o a lavoratori indipendenti con i quali si stipula un contratto d’opera, per cui si acquista il risultato della prestazione e non la prestazione o si può realizzare attraverso il ricorso a lavoratori con contratti a termine. Flessibilità nel mercato del lavoro 3. Flessibilità salariale cioè differenze retributive più o meno ampie a fronte di differenze nei livelli di produttività o per motivi di natura congiunturale 4. Flessibilità d’orario Cioè l’orario può essere variato secondo le esigenze produttive dell’impresa Cosa si intende per lavoro atipico ? “Tutte le forme contrattuali diverse da quella standard del lavoro subordinato a tempo indeterminato sono considerati lavori atipici o non standard” Sono atipici quei rapporti di lavoro che: • • • • • non rispettano l’impiego a tempo pieno (part–time); non implicano un impiego a tempo indefinito (lavoro temporaneo); non implicano alcuna relazione diretta di dipendenza tra impresa e lavoratore (lavoro interinale); non implicano alcun datore di lavoro (lavoro autonomo); prevedono lo svolgimento dell’attività al di fuori dei confini dell’impresa (lavoro a domicilio, telelavoro). Principali interventi legislativi in materia di flessibilità Istituzione dei contratti formativi a termine di inserimento dei giovani (legge n. 863 del 1984) Il riconoscimento a fini previdenziali dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa (legge n.335 del 1995) La legge n.196 del 1997 definito Pacchetto Treu, che introduce in Italia il lavoro temporaneo-interinale, rilancia i contratti di apprendistato e sancisce la fine del monopolio pubblico del collocamento; Legge Delega al governo in materia di occupazione e mercato del lavoro (legge n.30 del 14 febbraio 2003, la cosidetta Riforma Biagi) Principali novità introdotte dalla Riforma Biagi Introduzione dell’istituto della somministrazione di lavoro in sostituzione del lavoro interinale; Introduzione del contratto di lavoro a progetto che sostituisce la collaborazione coordinata e continuativa; Il lavoro ripartito o job sharing, secondo “…il quale due lavoratori assumono l’adempimento di una unica ed identica obbligazione lavorativa”; Il lavoro intermittente o a chiamata (job on call), in base al quale lavoratore si pone a, tempo determinato o indeterminato,a disposizione del datore di lavoro che può chiamarlo di volta in volta ad eseguire una determinata attività; nuova disciplina dell’appalto, dei contratti di apprendistato e di formazione lavoro sostituiti dai contratti di inserimento; riforma del collocamento al fine di facilitare l’incontro tra domanda e offerta attraverso la trasformazione dei vecchi uffici di collocamento nei nuovi centri per l’impiego e l’ingresso nel mercato del lavoro di nuovi operatori, soprattutto privati. Contratto di somministrazione lavoro (ex lavoro interinale) Il contratto di somministrazione di lavoro è quel contratto con il quale l’impresa somministratrice, debitamente autorizzata ai sensi di legge, mette a disposizione dell’impresa utilizzatrice uno o più prestatori di lavoro, a tempo indeterminato ovvero a termine, affinché svolgano la propria attività nell’interesse e sotto la direzione ed il controllo dell’utilizzatore, per il soddisfacimento di esigenze proprie di quest’ultimo. Caratteristiche • Scissione tra datore di lavoro “di fatto” e datore di lavoro “di diritto” • Nascono le Agenzie per il lavoro, che sono soggetti che, ottenute le dovute autorizzazioni, possono svolgere attività di somministrazione di lavoro, funzione di intermediazione tra domanda ed offerta ( cioè di collocamento), di ricerca e di selezione del personale. Contratto di somministrazione lavoro (ex lavoro interinale) Caratteristiche •Nasce un rapporto tra tre parti in cui si individua un ordinario contratto di lavoro (tra agenzie e lavoratore) ed un appalto di servizi e d’opera (tra l’impresa utilizzatrice e l’agenzia); tra il soggetto che utilizza concretamente la prestazione di lavoro ed il lavoratore temporaneo non intercorre alcun rapporto contrattuale, anche se non mancano obbligazioni da carattere giuridico. Infatti il soggetto che ricorre ai lavoratori interinali gestisce autonomamente il loro lavoro e li inserisce nella propria organizzazione. •Tra l’impresa utilizzatrice e l’agenzia vi è un rapporto temporaneo limitato esclusivamente al periodo della missione mentre tra lavoratore e agenzia è prevista la possibilità sia di un contratto a tempo determinato sia a tempo indeterminato. •La somministrazione di lavoro a tempo determinato è ammesso a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili all’ordinaria attività dell’utilizzatore. Contratto di somministrazione lavoro (ex lavoro interinale) Caratteristiche •La somministrazione di lavoro è vietata nel caso si intenda sostituire lavoratori in sciopero, per le imprese ove vi siano stati recenti licenziamenti collettivi o riduzione dell’orario di lavoro e per quelle aziende che non abbiano effettuato la valutazione dei rischi e redatto il relativo documento, come previsto dalla normativa in tema di sicurezza e igiene del lavoro Vantaggi per le imprese •Facilità di reperire i lavoratori necessari e riduzione dei costi di ricerca, selezione e di amministrazione del lavoratore. •Nessun vincolo alla possibilità di proroga delle missioni. •La possibilità di mettere alla prova il lavoratore ed eventualmente assumerlo al termine della missione. Dove sono maggiormente presenti i lavoratori interinali? Nell’industria manifatturiera In imprese settentrionali Nelle grandi imprese In Olanda ed in Francia Chi sono i lavoratori interinali? Soprattutto operai poco qualificati Uomini più che donne Giovani di età inferiore ai 30 anni Con titolo di studio medio Occupati per tipologia lavorativa - Anni 2004 e 2011 Occupati 2004 2011 Variazione STANDARD 17791000 17485312 -305688 Dipendenti a tempo pieno 12618000 12707161 89161 Autonomi a tempo pieno 5173000 4778152 -394848 PARZIALMENTE STANDARD 2207000 2763043 556043 Dipendenti permanenti parttime 1590000 2229956 639956 617000 533087 ATIPICI 2406000 2718888 -83913 312888 Dipendenti a termine 1909000 2303198 394198 Collaboratori 487000 415690 22404000 22967243 -71310 563243 Autonomi part-time TOTALE Fonte Istat Collaborazioni coordinate e continuative Il rapporto di collaborazione coordinata e continuativa è una forma negoziale che non prevede una relazione di subordinazione tra il lavoratore ed il datore di lavoro: il primo fornisce al committente un’opera o un servizio, in totale autonomia organizzativa ed operativa, dietro una retribuzione. Perché coordinata? L’attività del lavoratore deve essere necessariamente collegata al ciclo produttivo del committente, anche se il lavoratore parasubordinato continua a godere a godere di autonomia organizzativa circa le modalità, il tempo ed il luogo del lavoro. Perché continuativa? Non è previsto un tempo minimo o massimo di durata del contratto che può essere rinnovato più volte Collaborazioni a progetto (Dlgs 276/2003) … i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa… devono essere riconducibili a uno o più progetti specifici o programmi di lavoro o fasi di esso determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore in funzione del risultato, nel rispetto del coordinamento con l’organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l’esecuzione dell’attività lavorativa” (art. 61, comma 1). Novità Alla base di ogni rapporto di collaborazione coordinata e continuativa dovrà esservi un progetto o programma specifico e ben determinato, ovvero delle fasi di esso. In sostanza l’attività del collaboratore non potrà più essere semplicemente e genericamente ricondotta all’attività del committente ma dovrà riferirsi ad uno specifico progetto o programma dello stesso committente. Qualora manchi questo riferimento, la legge stabilisce che il giudice può considerare il contratto a progetto “lavoro subordinato a tempo indeterminato”, sin dalla data della sua costituzione. Principali modifiche introdotte dalla riforma Fornero ( legge n.92 del 2012) Si elimina il concetto di “programma di lavoro o fasi di esso”: in precedenza il rapporto di collaborazione poteva riguardare anche solo una fase di un’attività, cui non era direttamente riconducibile un risultato finale. Adesso invece il progetto deve essere riconducibile a un risultato finale e non parziale. Il contratto individuale dovrà contenere, in forma scritta, oltre alla descrizione del progetto e degli altri elementi essenziali del contratto, il risultato finale che si intende conseguire. Il progetto non può comportare lo svolgimento di compiti meramente ripetitivi o esecutivi Attività non inquadrabili nell’ambito di un genuino rapporto di collaborazione a progetto: addetti alla distribuzione di bollette o alla consegna di giornali, riviste ed elenchi telefonici; addetti alle agenzie ippiche; addetti alle pulizie; autisti e autotrasportatori ; baristi e camerieri; commessi e addetti alle vendite; custodi e portieri; estetiste ed i parrucchieri; facchini; istruttori di autoscuola ;letturisti di contatori; magazzinieri; manutentori; muratori e qualifiche operaie dell'edilizia; piloti e assistenti di volo; prestatori di manodopera nel settore agricolo; addetti alle attività di segreteria e terminalisti; addetti alla somministrazione di cibi o bevande; prestazioni rese nell’ambito di call center per servizi cosiddetti in bound. Le collaborazioni coordinate e continuative con il d.lgs 276/03 non spariscono Le collaborazioni coordinate e continuative, dopo l’entrata in vigore del dlgs 276/03, sono possibili per: i collaboratori delle pubbliche amministrazioni; i pensionati di vecchiaia; coloro che collaborano con società sportive e associazioni di promozione sportiva riconosciute dal Coni (Comitato olimpico nazionale); Prestazioni occasionali “rapporti di durata complessiva non superiore a 30 giorni nel corso dell’anno solare ovvero, nell'ambito dei servizi di cura alla persona, non superiore a 240 ore, con lo stesso committente, salvo che il compenso percepito nel medesimo anno solare sia superiore a 5.000 euro”. QUANTI SONO I CO.CO.CO? ANNO NUMERO 2006 1121470 2007 1178345 2008 1096623 2009 968398 2010 950528 Fonte: INPS Dove sono presenti i Co.Co.Co. ANNI NORD CENTRO SUD 2006 881841 423422 280650 2007 872004 509941 290676 2008 836674 485961 288032 2009 789211 409461 268494 2010 789372 376373 278294 Fonte: INPS •In prevalenza nel settore terziario; sono prevalentemente presenti nei servizi alle famiglie e alle imprese, seguiti dal commercio, alberghi, ristoranti e dall’industria manifatturiera. Fondamentale la loro presenza nella pubblico amministrazione, in particolare negli enti locali. • Contrariamente a quanto visto per i lavoratori a tempo determinato e per gli interinali, il ricorso alle collaborazioni aumenta poco al crescere delle dimensioni d’impresa. Le imprese con questa forma di rapporto,più che flessibilità del lavoro, ricercano competenze e professionalità specialistiche cercando di risparmiare sul loro elevato costo. Chi sono i Lavoratori Co.Co.Co? Composizione percentuale per sesso 42% Svolgono attività di elevata e buona qualificazione nell’area del lavoro intellettuale e tecnico. Si va dai consulenti fiscali ai tecnici informatici e agli impiegati tecnici e amministrativi, dagli addetti al marketing alla guide turistiche, ai formatori. . uom ini 58% donne Fonte INPS Anno 2010 Composizione percentuale per fasce di età 70% •Sono giovani con un elevato titolo di studio (più di metà ha almeno conseguito il diploma superiore) 60% 50% 63% 40% 30% 20% 10% 23% 14% 0% fino a 29 anni Fonte INPS ( Anno 2010) 30 -59 anni 60 anni e più Dal lavoro atipico al lavoro stabile? Come affrontare l’incertezza ? 1. Costruire la continuità • Trovando nel mercato stesso i mezzi per difendersi dall’insicurezza Costruzione di una rete di contatti con gli altri collaboratori e con committenti diversi in modo da disporre di maggiori informazioni e creare relazioni fiduciarie “…L’instabilità può diventare a sua volta la tua fonte di sicurezza (…). In altre parole, l’avere una professionalità ampia e le reti di conoscenze sono il risultato di una pregressa instabilità dal punto di vista professionale. Così hai una sicurezza che non nasce dal fatto che hai i confini di un’azienda attorno ma dal fatto che sei portatore di saperi “ “ …Se tu riesci a fare diventare la tua situazione di instabilità una rete di legami stabile , allora la precarietà diventa anche la tua sicurezza” Da Vivere l’instabilità del lavoro di G. Fullin, 2. La protezione della famiglia “Per un certo periodo, finché sono stato in casa, mi sono dato alla passione totale, prendevo poco ma comunque quel poco era già molto perché stando in casa e guadagnando 720 euro quei andavano a finire in pizze, cinema e vestiti. Invece dopo ho cominciato a fare grandi battaglie con chi mi offriva il lavoro per avere retribuzioni migliori (…). Quando uno vive per conto proprio si trova a fare i conti; prima potevi permetterti anche di prendere solo 26 euro per un pezzo, pur di lavorare in un posto, perché tanto mangi e dormi a casa e sei tranquillo (…). Quando invece sei fuori casa, se un lavoro è pagato molto vai a farlo anche se il lavoro non ti piace. Il panettiere se ne frega di quello che ti piace , vuole i soldi.” “Stare in casa con i tuoi ti permette di non vivere con l’angoscia nel senso che non sei allo sbaraglio con un affitto tutto su di te. Non ho ancora provato a gestire una casa esclusivamente per conto mio, è una cosa che mi mette molto paura, anche se alla mia età vorrei vivere per conto mio “ “Vivo ancora con mia mamma (…) Mi interesserebbe anche andare a vivere da sola per essere ancora più autonoma, anche se mia madre mi lascia fare tutto quello che voglio. … Ad una certa età vuoi avere qualcosa di tuo. Comunque per ora sto con mia mamma e metto via i soldi, anche perché voglio fare la pensione integrativa.” Da Vivere l’instabilità del lavoro di G. Fullin, Instabilità del lavoro come strumento di libertà “Lavoro fisso? Che monotonia. È bello cambiare e accettare sfide.” Libertà nella gestione nel tempo e dello spazio “Il fatto di potere lavorare a casa non mi dispiace, invece che dovermi svegliare alla stessa ora ogni mattina, dovere rientrare, ed essere sempre lì. Si sta molto più tranquilli a casa, io non so neanche se riuscirei a stare in casa editrice a lungo a lavorare perché c’è un tale putiferio. E poi, per esempio, se ho delle cose da fare giovedì lo posso prendere come giorno di pausa senza dover chiedere, fare il foglio, implorare, mettermi a fare quelle trattative sgradevoli …” La libertà di cambiare lavoro “ Per me sarebbe angosciante iniziare un lavoro con l’idea di starci per venti anni. Quindi i contratti di collaborazione sono una buona cosa perché ti danno la possibilità di cambiare …” “Il lavoro amministrativo, per quanto interessante, alla lunga può essere noioso. Il fattore che più incide nella scelta dell’interinale, nel mio caso, è il fatto che puoi cambiare e così vedi persone, cose, mansioni differenti. Questo mi piace (…) stare tanti anni nella stessa azienda penso che avrei difficoltà, mi renderebbe un po’ affaticata mentalmente, la noia subentrerebbe. La mia sensazione, non solo la mia, è il senso di libertà che ti dà. L’idea di poter cambiare, di vedere cose differenti.” Da Vivere l’instabilità del lavoro di G. Fullin, Slittamento dell’ingresso nella vita adulta I giovani sono costretti a rinviare le decisioni cruciali della loro vita, dallo sposarsi ad avere figli e sono impossibilitati a fare progetti L’ingresso ritardato nella vita adulta rischia di mettere in crisi l’equilibrio tra le generazioni I giovani d’oggi potranno svolgere quella funzione di sostegno e garanzia verso i propri figli che ora svolgono i loro genitori ? Quale pensione avranno i giovani d’oggi quando si ritireranno dal lavoro?