26/09/2010 - PAG. 9 «A ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ttraverso il cancro cambia la scala di valori, si sviluppa il forte istinto di aiutare gli altri, un istinto che non ci abbandonerà più». Sono le parole di un uomo che ha sconfitto la leucemia e che ha raccontato ieri, volontariamente, la sua “disuguaglianza” in positivo. Lo ha fatto dalla platea di Palazzo Costa durante l’incontro intitolato “La malattia oncologica come disuguaglianza” coordinato da Luigi Cavanna, direttore del dipartimento di onco-ematologia di Piacenza. Cavanna stesso ha introdotto gli altri interventi parlando del «cambiamento positivo» che la malattia può portare nel rapporto tra le persone, nelle relazioni, nell’approccio alla vita, un impulso volto proprio a ridurre le disuguaglianze tra sè e gli altri. «Il medico - ha detto alla fine del dibattito il paziente che ha voluto portare la sua testimonianza ha un compito fondamentale che è quello di ascoltare il paziente, di stimolarlo, di aiutarlo a capire che la vo- Attraverso il cancro contro la disuguaglianza L’importanza di testimoniare la malattia oncologica «Si sente un grande impulso ad aiutare gli altri» glia di guarire è fondamentale almeno quanto lo sono le terapie». A raccontare quanto la malattia renda soli, isolati, diversi, estranei a se stessi e agli altri ci hanno pensato le psicologhe Camilla di Nunzio, Laura Dallanegra e Michela Monfredo, mentre l’assistente sociale Mariangela Marchionni e il direttore del dipartimento di protezione e prevenzione dell’Asl Franco Pugliese hanno parlato dei diritti del malato oncologico («che deve essere accolto, ascoltato, aiutato, accompagnato» ha detto PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO Marchionni) annunciando anche la prossima pubblicazione, da parte della Lilt, di un opuscolo. «Il cancro - ha detto Cavanna - è ancora come un “marchio” che ha anche segni distintivi, come, a volte, la caduta dei capelli». «La diagnosi della malattia - ha detto Camilla di Nunzio - crea una crisi esistenziale, sconvolge i ritmi di vita, spezza un equilibrio che non tornerà più, obbliga a una totale e traumatica riorganizzazione per trovare nuovi equilibri, sia con gli altri, sia con se PAG 1 26/09/2010 - PAG. 9 ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| 3° Festival del Diritto stessi, con il proprio corpo, con la propria sfera emotiva. A superare il senso di disuguaglianza aiuta la condivisione, l’esperienza narrativa». A raccogliere le esperienze narrative di tanti pazienti che ogni giorno frequentano il day hospital dell’ospedale per sottoporsi a cure oncologiche ci hanno pensato le psicologhe che hanno raccontato i disagi e i cambiamenti e le difficoltà sociali e intime che i pazienti devono superare. «Sono il 93% i pazienti che per sottoposi alle cure sospendono temporaneamente la loro attività lavorativa e ma maggioranza di questi non ritorna a lavorare per almeno 12 mesi. - ha spiegato Michela Monfredo - Il ritorno al lavoro rappresenta un momento delicato, il paziente teme di non essere all’altezza dello sforzo psico-fisico richiesto e questo genera ansia e paura, oltre al timore di essere trattato come “diverso” e “inadeguato” e quindi emarginato o penalizzato nel contesto lavorativo». «La fertilità e la sessualità - ha spiegato Laura Dallanegra - sono spesso messe alla prova dalla malattia e questo cambia la percezione di sé e spesso mette la persona in crisi. La malattia entra prepotentemente nella sfera del desiderio in una fase in cui il paziente è già di per sé bombardato da emozioni intense e sconosciute. In quel momento non deve sentirsi solo né “diverso”». Il presidente della Lilt Sisto Salotti ha parlato della cultura della prevenzione del tumore sia per quanto riguarda l’attività di screening, fondamentale per la diagnosi , sia in termini di stili di vita. E ha concluso l’incontro ribadendo la centralità della persona, e della sua socialità, nel percorso di cura della malattia, sottolineando che «questa cura a Piacenza c’è». Elena Salini PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO PAG 2