Contributo del Politecnico di Milano al restauro conservativo e alla caratterizzazione del supporto membranaceo dei manoscritti della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino danneggiati nell’incendio del 1904. Autori: Alessandro Facchini (*), Carlo Enrico Bottani, Dipartimento Ingegneria Nucleare, Politecnico di Milano (PoliMi). (*) Responsabile dell’esecuzione del programma “ Definizione del quadro scientifico e tecnico dell’intervento di restauro per il recupero del materiale manoscritto membranaceo della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino danneggiato nell’incendio del 1904 ” previsto dalla Convenzione fra Ministero per i Beni e le Attività culturali e il PoliMi. 1) Introduzione Le più antiche testimonianze di scrittura su pelli risalgono alla quarta dinastia egizia (2700 a.C.) ed è con l’adozione da parte dei popoli assiri (800 a.C.) dell’aramaico, praticamente impossibile da incidere su tavolette di argilla, che viene introdotto l’uso della pergamena (1). I metodi di lavorazione, diversi da quelli del cuoio e sostanzialmente basati sulla depilazione, tensione su telai e successive bagnature, raschiature e asciugature di pelli varie e più diffusamente di ovini, sono noti dall’antichità e sono rimasti praticamente inalterati nel tempo (figura 1). La pergamena è stata un mezzo fondamentale per la divulgazione e la conservazione nei secoli del patrimonio culturale e chi ha avuto tra le mani un codice splendidamente miniato o anche un semplice manoscritto antico certamente ricorda la grande emozione provata. Può quindi stupire che siano poco note le sue proprietà. La sostanza base della pergamena è il derma (l’epidermide e l’ipoderma sono stati allontanati nella lavorazione), costituito da un fitto intreccio di fibre collagene fissate da una matrice a base di glicoproteine e proteoglicani che agisce da gel reversibile. Le proprietà variano nello stesso foglio di pergamena (dorso, ventre, ascelle, ecc.) e a seconda dell’età e dell’alimentazione dell’animale dalla pelle del quale essa è stata ricavata nonché dalle condizioni ambientali in cui l’animale è vissuto. Ciò spiega le difficoltà che si incontrano nell’individuare proprietà misurabili della pergamena di validità generale e sufficienti per caratterizzarla e quindi idonee per validare un possibile processo di restauro conservativo. Per raggiungere questo scopo il Dipartimento Ingegneria Nucleare del Politecnico di Milano ha avviato nel 1997 un sistema coerente di indagini atto a : 1°) sviluppare a livello multiscala l’esame delle proprietà morfologiche, meccaniche, strutturali e fisico-chimiche di pergamene antiche; 2°) definire un processo di restauro conservativo di pergamene antiche danneggiate da fuoco. Biblioteche e musei hanno spesso subito danni causati da incendi e dall’acqua di spegnimento, come ad esempio accadde nel 1904 alla Biblioteca Nazionale Universitaria (BNU) di Torino. Molti manoscritti andarono perduti (fra essi la parte di proprietà della B.N.U. del Libro delle Ore del Duca di Berry, miniato dai fratelli Van Eick). Molti altri furono raccolti come fogli separati, duri e fragili, contratti in tutte le direzioni (figura 2) o ridotti a blocchi compatti di pagine contorte e saldate fra loro dalla sostanza adesiva generata dalla degradazione del collagene (figura 3). Interventi di restauro sui manoscritti meno danneggiati furono eseguiti nei decenni trascorsi; altri costituiscono oggi una sfida per riportarli ad uno stato che consenta la lettura e la conservazione del messaggio culturale in essi contenuto. Le metodologie di restauro e analitiche sviluppate dal Dipartimento Ingegneria Nucleare del Politecnico di Milano sono state oggetto di una Convenzione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino le ha adottate nel “Capitolato tecnico di restauro dei manoscritti membranacei danneggiati nell’incendio del 1904”. 2) Il processo di restauro conservativo. Il primo obbiettivo del processo è l’ammorbidimento e l’idratazione della pergamena danneggiata per restituire flessibilità alle pagine e sciogliere la sostanza adesiva formatasi con il danneggiamento del collagene. Ciò viene conseguito esponendo il manoscritto a vapori di acqua, alcol etilico e alcol n-butilico per un tempo che può variare dalle poche ore ad alcuni giorni a seconda delle sue caratteristiche (dimensioni, gravità del danno, ecc.) sino a consentire la separazione delle pagine (2). Pertanto il manoscritto danneggiato, dopo una morbida spazzolatura, viene introdotto in una camera a guanti (figura 4) dalle pareti in plexiglax ( o policarbonato) la cui atmosfera viene mantenuta a 20°C ed è costituita dai vapori svolti da una soluzione di acqua, alcol etilico e alcol n-butilico mantenuta a temperatura di alcuni gradi inferiore a quella dell’atmosfera della camera. Ciò evita la condensazione dei vapori sul materiale in lavorazione e sulle pareti della camera a guanti. I migliori risultati sul materiale proveniente dalla BNU di Torino si sono ottenuti impiegando una soluzione della composizione in peso: acqua 70%, alcol etilico 20%, alcol nbutilico 10%. L’elevato grado di ammorbidimento della pergamena è il risultato dell’azione combinata dei vapori adsorbiti di acqua e alcoli (l’alcol n-butilico ne prolunga la durata). Essi ammorbidiscono sia la sostanza adesiva formatasi che la matrice del derma che fissa le fibre collagene e favoriscono la riorganizzazione strutturale tipica delle fibre collagene. Prove eseguite nelle condizioni sopraindicate su pergamene danneggiate da fuoco provenienti dalla BNU di Torino hanno mostrato un aumento di peso del 22-24%, rispetto al peso delle pergamene mantenute a 20°C ad una umidità relativa (RH) del 70% prima dell’ammorbidimento in camera a guanti. Tale aumento di peso è del 20-22%, quando i vapori della camera a guanti sono generati da una soluzione costituita dal 70% di acqua e dal 30% di alcol etilico, e si riduce al 19-21%, quando i vapori sono generati da sola acqua. Va sottolineato, comunque, che l’aumento di peso delle 2 pergamene nella fase di ammorbidimento in camera a guanti dipende fortemente dalle loro caratteristiche (specie e peculiarità dell’animale di provenienza, spessore dei fogli, gravità del danno subito, ecc.) Dopo la fase di ammorbidimento, le pagine vengono separate e poi estratte dalla camera a guanti. Su di esse vengono eseguite prove di solubilità degli inchiostri e dei pigmenti in esse presenti con una soluzione di composizione in peso: 48% acqua, 48% alcol etilico, 2% urea, 2% cloruro sodico, e con una soluzione di 60% di acqua e 40% alcol etilico. In caso negativo (come spesso avviene sia per gli inchiostri utilizzati - normalmente ferrotannici - che per il pigmento rosso - normalmente cinabro-) le pagine vengono immerse per circa 10 minuti nella prima soluzione e poi per circa 5 minuti nella seconda, per rimuovere ogni traccia di urea e di cloruro sodico. Il trattamento della pergamena con soluzione idroalcolica di urea e cloruro sodico a bassa concentrazione si è dimostrato efficace per aumentarne l’elasticità e non provoca effetti collaterali indesiderati quali lo scolorimento o l’indurimento a consistenza cornea. E’ noto (3,4,5) infatti che la stabilità delle triple eliche che costituiscono le fibrille collagene dipende principalmente da ponti idrogeno inter- e intramolecolari. Alcune sostanze agiscono sul collagene indebolendo i legami idrofobici, altre interagendo con i ponti idrogeno o combinandosi con catene laterali polari delle triple eliche o attraverso effetti combinati. Gli alcoli, le soluzioni di urea o di alcuni sali rientrano fra queste sostanze e la loro azione dipende da numerosi fattori fra cui la loro concentrazione, il pH e le proprietà dielettriche nonché dal contenuto di acqua e dal grado di cross-linking del collagene con cui entrano in contatto. Soluzioni di urea ad alte concentrazioni (superiori a 0,5-1 mol/L) e/o per tempi di contatto prolungati esercitano una forte azione denaturante sul collagene (5) provocando l’apertura delle catene proteiche, mentre a più basse concentrazioni esse ne favoriscono l’interazione. Come hanno dimostrato i risultati di esami calorimetrici (DSC), al microscopio elettronico a trasmissione (TEM) e allo spettrofotometro Brillouin di campioni di pergamena danneggiata da fuoco proveniente dalla BNU di Torino e trattati come sopra descritto, le fibre collagene tendono a riacquistare più efficacemente le proprietà strutturali e di elasticità originali portando più a fondo l’azione iniziatasi con la fase di ammorbidimento in camera a guanti. Dopo lavaggio con la soluzione idroalcolica pura, i fogli di pergamena vengono tesi in telai o su tavole magnetiche favorendone lo spianamento ed il ritorno a dimensioni e forma originali. In questo modo le fibre collagene si ridispongono in reticolo eminentemente piano come è tipico della pergamena. Dopo asciugatura in aria ambiente, la sostanza interfibrosa residua assume la consistenza della “colla da falegname” bloccando le fibre nella corretta geometria ed il risultato è un prodotto di rigidità paragonabile a quella di una pergamena non danneggiata (figura 5). 3 Se le sopraindicate prove di solubilità di inchiostri e pigmenti hanno dato esito positivo (come spesso avviene per il pigmento azzurro – normalmente lapislazzuli), si provvede al fissaggio degli inchiostri e/o dei pigmenti risultati solubili mediante applicazione a pennello di un fissativo idoneo, prima del trattamento delle pagine con le soluzioni sopraindicate. Indagini eseguite dall’Istituto Centrale di Patologia del Libro di Roma (ICPL) hanno dimostrato che l’Akeogard CO (copolimero vinilidene-fluoruroesafluoropropene al 3% in peso in delifrene AC) è molto più efficace dei fissativi normalmente usati dai restauratori (ittiocolla, gelatina ecc.) e le analisi spettroscopiche IR e Raman condotte dal Politecnico di Milano hanno confermato la sua compatibilità con il supporto membranaceo. Inoltre, esso non provoca evidenti alterazioni cromatiche, come è stato provato dalle analisi della riflettanza del visibile eseguite dal laboratorio di fisica dell’Istituto Centrale di Patologia del Libro di Roma. L’eventuale consolidamento delle pagine dopo asciugatura con velature parziali costituisce normale prassi dei restauratori e conclude le operazioni di restauro conservativo di cui si riporta in figura 6 uno schema a blocchi complessivo. 3) Caratterizzazione delle pergamene Oltre a campioni di pergamena della BNU di Torino, pergamene antiche integre e artificialmente danneggiate da fuoco sono state esaminate prima e dopo il trattamento di restauro sopradescritto con tecniche analitiche a diversi livelli di scala (molecolare, mesoscopica, micro- e macro-scopica). Ciò ha consentito la conferma reciproca e l’interpretazione dei risultati ottenuti e quindi la validazione del trattamento considerato di restauro conservativo. Per le analisi distruttive sono stati prelevati dai fogli di pergamena campioni contigui di pochi milligrammi prima e dopo il trattamento subito. In quanto segue vengono riportati il significato dei risultati ottenuti con le varie tecniche analitiche e la loro correlazione mentre si rinvia all’Appendice la discussione dettagliata. Spettroscopia vibrazionale (IR, Raman, Brillouin). A livello molecolare, la spettroscopia IR e Raman, oltre a mostrare chiaramente la struttura a catene polipeptidiche del supporto membranaceo e la presenza di sostanze inorganiche dovute al processo di fabbricazione o alle vicissitudini subite nel tempo, rivela l’eventuale presenza di sostanze malaccortamente addizionate durante il processo di restauro, contravvenendo al protocollo di intervento. L’analisi comparativa degli spettri ottenuti da campioni di pergamena integra, danneggiata da fuoco e restaurata descrive il processo di restauro come assunzione nel materiale di acqua legata chimicamente con conseguente riorganizzazione strutturale. Ciò è confermato dalla analisi termogravimetrica (TGA) e dall’esame al microscopio elettronico a trasmissione (TEM) e al microscopio polarizzatore (PLM). Inoltre, poiché mediante calorimetria differenziale a scansione 4 (DSC) si evidenziano nei campioni transizioni di fase a temperature ben definite, con gli spettri IR eseguiti in funzione della temperatura si è potuto confermare che alle stesse temperature si manifestano (tramite variazioni nei numeri d’onda dei gruppi C-H) cambiamenti nella geometria delle catene polipeptidiche costituenti il collagene o dei residui alchilici. Mediante spettroscopia Raman è possibile individuare la composizione di inchiostri e pigmenti inorganici ed organici (vegetali ed animali), con conseguenti interessanti deduzioni sulla loro origine e sulla tecnologia usata per la loro preparazione. Le misure allo spettrografo Brillouin in funzione della temperatura della pergamena pre- e posttrattamento forniscono informazioni sulle proprietà elastiche locali della rete di fibre collagene a scala mesoscopica (cioè fra nano- e micro-scopica) coerenti con i risultati degli esami IR e Raman confermandone la validità. Microscopia (PLM, PCM, TEM, SEM). La microscopia in luce polarizzata (PLM) di pergamene antiche non danneggiate da fuoco e di quelle danneggiate e sottoposte a trattamento evidenzia una tipica architettura consistente in fasci di strutture intensamente birifrangenti immerse in abbondante materiale granulare e la rotazione dei campioni rispetto al piano di polarizzazione mostra la sezione delle strutture birifrangenti. Tutto ciò non si osserva in campioni di pergamena danneggiata e non sottoposta a trattamento, i quali mostrano invece ampie zone isotrope e granuli intensamente birifrangenti. In contrasto di fase (PCM) le zone isotrope appaiono come strutture omogenee di forma sferica o di corti segmenti ondulati. La microscopia elettronica a trasmissione (TEM) consente di verificare che le strutture birifrangenti corrispondono a fasci di fibrille collagene periodicamente disposte, come mostrano le tipiche immagini consistenti in fitte tessiture di fibre con fibrille periodicamente bandeggiate. Le immagini tratte da campioni di pergamena danneggiata e non sottoposta a trattamento mostrano invece masse di materiale cotonoso, che solo raramente evidenziano un disegno organico che possa suggerire una struttura fibrosa. La microscopia elettronica a scansione (SEM) permette di osservare la disposizione dei fasci di fibre, eminentemente planare nella pergamena non danneggiata o correttamente restaurata. Calorimetria (TGA, DSC). La calorimetria fornisce informazioni a livello macroscopico atte a confermare e meglio interpretare i risultati delle tecniche submicrometriche precedentemente menzionate. Confermato il maggior contenuto di acqua (TGA) nei campioni di pergamena integra o restaurata, la calorimetria differenziale a scansione (DSC) rivela un diverso andamento del calore specifico in funzione della temperatura per la pergamena danneggiata da fuoco rispetto a quelli da pergamena integra o restaurata (fra loro simili). Inoltre la presenza di un picco esotermico nella traccia DSC della 5 pergamena danneggiata e non restaurata può essere attribuito a un processo di aggregazione che non si manifesta nella pergamena integra ed in quella restaurata. Analisi di superficie (PSD, DVS, MH). Sono anch’esse tecniche analitiche a livello macroscopico (2) che evidenziano una diversa distribuzione dei pori (PSD) e diverse isoterme di adsorbimento/desorbimento (DVS) di vapore d’acqua nella pergamena danneggiata rispetto a quelle riferentesi a pergamena restaurata. Dalle isoterme si è dedotto che il calore di assorbimento di vapore d’acqua della pergamena danneggiata da fuoco è minore di quello relativo alla stessa pergamena dopo trattamento di restauro (circa 45 KJ/mol), il che significa che l’energia di attivazione richiesta per la re-idratazione della pergamena danneggiata è maggiore di quella richiesta dalla pergamena restaurata. I risultati delle misure di microindentazione (MH) soffrono di notevole dispersione dovuta alla morfologia stessa della pergamena. Tuttavia essi sono coerenti con quelli ottenuti per spettroscopia Brillouin e mostrano un indubbio aumento del modulo elastico della pergamena dopo il trattamento di restauro. 4) Conclusioni. Il processo di restauro conservativo di pergamene antiche danneggiate da fuoco sviluppato dal Dipartimento Ingegneria Nucleare del Politecnico di Milano si è dimostrato efficace agli esami multiscala senza lasciare in esse tracce delle sostanze utilizzate (alcoli, urea, cloruro sodico) rilevabili con i più sofisticati strumenti di analisi. Le tecniche analitiche messe a punto hanno mostrato un recupero delle proprietà strutturali e fisico-chimiche delle pergamene dopo il trattamento dovuto alla parziale riorganizzazione delle fibrille collagene. Di conseguenza anche le proprietà morfologiche e meccaniche riacquistano valori paragonabili a quelli di pergamene antiche integre. Le tecniche analitiche descritte possono essere utilizzate per il controllo dell’operato nell’intervento di restauro conservativo di pergamene antiche danneggiate da traumi termici. Appendice Esami secondo le tecniche analitiche precedentemente indicate sono stati eseguiti su numerosissimi campioni di pergamena antica danneggiata da fuoco (forniti dalla BNU di Torino) o non danneggiata (forniti da altre biblioteche) ed in punti di un medesimo foglio variamente danneggiati. I risultati ottenuti sono stati coerenti con la tipologia del materiale nel punto esaminato ed hanno consentito di definire le condizioni operative idonee nei vari casi per il restauro conservativo. In quanto segue vengono discussi i risultati ottenuti da alcuni campioni esaminati con le varie tecniche analitiche. A) Spettroscopia vibrazionale (IR, Raman FT). 6 I principali segnali di assorbimento di luce infrarossa, associabili alle vibrazioni atomiche di particolari gruppi chimici, sono utilizzabili al fine della caratterizzazione a livello molecolare di una pergamena o per evidenziare la presenza di sostanze estranee (6). A titolo di esempio, si riporta in figura 7 lo spettro IR di una pergamena non danneggiata da fuoco del XV secolo, nel quale sono evidenti i segnali di assorbimento IR dovuti a vari gruppi chimici riassumibili come segue: 3424-3295 cm-1 : oscillazioni dei gruppi N-H e O-H, variamente associati con legami a ponte idrogeno (la cui presenza è confermata dal largo e mal definito assorbimento fra 500 e 700 cm-1 associato alle vibrazioni fuori piano degli stessi gruppi); -1 1653 cm : Ammide I 1539 cm-1 : Ammide II 1241 cm-1 : Ammide III 1449-1082-875 cm-1 : CaCO3 (probabilmente dovuto al processo di fabbricazione) 2952-2925-2852 cm-1 : modi torsionali C-H di gruppi –CH2 e –CH3 presenti nelle catene polipeptidiche. Gli spettri IR eseguiti sulla pergamena dopo trauma termico (artificialmente eseguito) e dopo il trattamento di restauro (figura8) sopra descritto mettono in evidenza: I) una diminuzione del segnale di assorbimento nell’intorno tensionale e torsionale dei gruppi –OH per la pergamena danneggiata e un aumento dello stesso segnale per la pergamena dopo trattamento, sino a superare il segnale relativo alla pergamena originale. Se ne deduce che il trattamento realizza un maggior contenuto di acqua chimicamente legata; II) la sostanziale uguaglianza della tripletta di bande nell’intorno tensionale dei gruppi C-H degli spettri relativi alla pergamena originale e dopo trattamento e quindi se ne deduce che il trattamento non altera detti gruppi; III) la diminuzione nello spettro della pergamena dopo trattamento del segnale dovuto alla sostanza inorganica (CaCO3) a causa dell’azione dilavante degli interventi in fase liquida; IV) l’assenza di tracce di alcoli e di urea dimostrando che essi non si sono legati con i costituenti della pergamena o che, se presenti, la loro concentrazione è trascurabile. In figura 9 vengono riportati gli spettri IR eseguiti a varie temperature su una pergamena antica non danneggiata da fuoco e non sottoposta a trattamento. Va sottolineato anzitutto che risultati simili si sono ottenuti con pergamene danneggiate e/o sottoposte a trattamento. Per i motivi precedentemente esposti, essi mostrano un evidente rilascio di acqua dal campione all’aumentare della temperatura: acqua chimicamente legata e non semplicemente assorbita, come dimostrato dalla somiglianza degli 7 spettri a temperatura minore e maggiore. Inoltre si osserva con certezza un aumento dei numeri d’onda dei modi tensionali dei gruppi C-H (da 2921 e 2851 cm-1 a 20°C a 2927 e 2855 cm-1 a 80°C per il campione esaminato in figura 9). Queste variazioni dei numeri d’onda sono attribuibili a cambiamenti degli angoli torsionali all’interno della molecola proteica o nelle catene laterali e implicano un cambiamento di natura chimica degli oscillatori C-H indotto dal riscaldamento nella pergamena, contemporaneamente al rilascio di acqua. In particolare, l’analisi vibrazionale indica che il cambiamento strutturale più significativo avviene attorno a 60°C, confermando quanto osservato mediante calorimetria differenziale a scansione. Durante la messa a punto del processo di restauro conservativo è stata valutata attentamente la possibilità di impiego con la funzione di ammorbidente del prodotto commerciale Lederweicher (emulsione di sostanza grassa - probabilmente lanolina - in soluzione acquosa di sale sodico di un estere solfosuccinico). L’analisi spettroscopica IR ha mostrato che, mentre il processo descritto al paragrafo 2 porta a un riarrangiamento della struttura proteica della pergamena senza lasciare traccia rilevabile delle sostanze impiegate (alcoli, urea, NaCl), l’uso del Lederweicher non porta a variazioni significative nella struttura proteica della pergamena ed i risciacqui con soluzioni idroalcoliche non lo rimuovono, come è stato rilevato su tutti i campioni trattati con Lederweicher attraverso il riconoscimento di sue bande caratteristiche (in particolare a 2960, 2931, 2874 e 2860 cm-1). Come è noto (7), l’utilizzo della spettroscopia Raman permette di effettuare l’analisi di pigmenti, focalizzando direttamente il raggio laser sui punti interessati. Nelle figure 10 e 11 si riportano a titolo di esempi gli spettri da noi ottenuti di lettere rispettivamente rossa e blu di iniziali filigranate di un manoscritto del XV secolo e gli spettri da banca dati, rispettivamente del cinabro (HgS), del lapislazzuli, e dell’”oltremare artificiale” (pigmento artificiale utilizzato dalla prima metà del XIX secolo e di composizione simile a quella del lapislazzuli). In figura 12 viene confrontato lo spettro Raman eseguito dopo trattamento con le soluzioni idroalcoliche sulla colorazione blu di una lettera ricoperta a pennello sul fronte e sul retro con Akeogard CO con spettro Raman dello stesso fissativo. Si osserva che di esso non compare traccia e si è controllato che l’area pigmentata non ha subito alterazioni. B) Scattering Brillouin (Diffrazione di luce laser accordato nel verde = 514,5 nm; potenza sul campione minore di 40 mW). Questa tecnica (8, 9) è da tempo largamente utilizzata per caratterizzare le proprietà elastiche e viscoelastiche di solidi inorganici ed organici a scala mesoscopica e quindi intermedia fra il livello molecolare, esplorabile con tecniche IR e Raman, e quello microscopico, accessibile con le tecniche convenzionali a ultrasuoni. I fotoni del fascio laser interagiscono con scambi di energia (urto anelastico) con particolari eccitazioni vibrazionali che hanno sede nel materiale, generando fononi 8 acustici di lunghezza d’onda dell’ordine di un centinaio di nm. Lo spettro risultante è centrato sulla frequenza della luce laser di eccitazione e presenta coppie di picchi in corrispondenza delle frequenze caratteristiche dei fononi da cui, nota la geometria di scattering, la densità e l’indice di rifrazione del materiale, si può risalire alle sue costanti elastiche. Il “Brillouin shift” è lo spostamento della frequenza dei picchi dallo “zero” della frequenza della luce laser. In figura 13 si riportano lo spettro Brillouin di una pergamena danneggiata da fuoco ( di provenienza BNU di Torino) e lo spettro della stessa pergamena dopo trattamento di restauro conservativo (entrambi gli spettri sono stati ricavati a T = 23°C) dai quali si ricavano i valori degli shift, rispettivamente di 18,3 e 18,41 GHz. Per una pergamena moderna si è misurato uno shift di 18,95 GHz cui corrisponde una costante elastica c11=18,95 GPa. In figura 14 vengono riportati gli shifts della pergamena di figura 11 misurati in funzione della temperatura. Dall’esame di questi risultati si osserva che la spettroscopia Brillouin consente di ricavare le proprietà elastiche locali della rete di fibre collagene che costituisce la pergamena e quindi di misurare l’effetto sulle stesse del trattamento descritto. Inoltre vengono confermati attraverso i cambiamenti delle proprietà elastiche i cambiamenti strutturali indicati dalla calorimetria e dalla spettroscopia IR subiti dalla pergamena all’aumentare della temperatura. I risultati ottenuti sulla pergamena trattata con Lederweicher mostrano invece un andamento del tutto irregolare. B) Microscopia (PLM, PCM, TEM, SEM). In figura 15 vengono riportate le immagini ricavate al microscopio polarizzatore di una pergamena del XVI secolo non danneggiata (particolare A) e di una pergamena di capra del XV secolo danneggiata da fuoco (provenienza BNU di Torino) prima (particolare B) e dopo (particolare C) il trattamento di restauro conservativo. E’ evidente il cambiamento morfologico del materiale, evidenziato dal passaggio da un’immagine con ampie zone isotrope e granulari a quella di una tipica architettura consistente in fasci di struttura intensamente birifrangenti simile all’immagine tratta da una pergamena antica integra. I particolari D, E, F della stessa figura 15 sono immagini ricavate al microscopio elettronico a trasmissione di una pergamena antica non danneggiata (particolare D) e di una pergamena antica danneggiata da fuoco prima (particolare E) e dopo il trattamento (particolare F). Da quest’ultima immagine si ricava che la lunghezza del periodo della bandeggiatura delle fibrille collagene varia fra 43 e 60 nm, in accordo con quanto osservato (1,10) in pergamene antiche integre esaminate con varie tecniche, quali la frammentazione del campione con isolamento delle fibrille ed il sezionamento ultra-sottile. In figura 16 sono riportate le immagini ricavate al microscopio elettronico a scansione di un campione di pergamena di pecora del XV secolo (provenienza BNU di Torino) prima e dopo il trattamento di restauro conservativo. 9 C) Calorimetria (TGA, DSC). L’analisi termogravimetrica (TGA) di campioni di pergamene antiche danneggiate da fuoco (di provenienza BNU di Torino) prima e dopo il trattamento di restauro ha rilevato andamenti simili della perdita di peso dei campioni (dovuta a perdita di acqua) con un massimo nella velocità di rilascio d’acqua a circa 70°C, e un maggior contenuto di acqua nei campioni di pergamena restaurata. La calorimetria differenziale a scansione (DSC) (11) rileva la capacità termica del campione, derivata dell’entalpia rispetto alla temperatura, che descrive termodinamicamente i cambiamenti indotti nel campione in funzione della temperatura, rispetto ad un riferimento inerte. Con la DSC si possono rilevare sia fenomeni che avvengono con rilascio o assorbimento di calore e le temperature a cui avvengono, come la denaturazione delle proteine, l’aggregazione, le transizioni di fase sol-gel, la dissociazione, la fusione, la cristallizzazione, ecc., sia fenomeni e relative temperature che avvengono semplicemente con un “salto” di calore specifico, come la transizione vetrosa, ecc.. In figura 17 sono riportate le tracce ottenute mediante DSC di due campioni contigui di circa 20 mg prelevati da un’area di danno evidente di un foglio di pergamena del XVI secolo (di provenienza BNU di Torino) prima (traccia a) e dopo (traccia b) il trattamento di restauro. Analoghi risultati sono stati ottenuti dagli esami DSC di numerosi altri campioni della BNU. Per comprendere il significato dell’evidente differenza tra le due tracce e non disponendo di campioni sicuramente non danneggiati da fuoco di provenienza BNU, sono stati esaminati frammenti contigui di una pergamena della stessa epoca proveniente da altra biblioteca dopo averla sottoposta prima ad energetico trauma termico artificiale e poi a trattamento di restauro. Da essi si sono ottenute tracce DSC in tutto simili a quelle di figura 17. Dopo aver ricavato la traccia DSC della pergamena integra originale e dopo averne verificato la stretta analogia con le tracce DSC di campioni di collagene antico ottenute da vari Autori, da essa si è ricavata la linea base per regressione lineare e quindi, per differenza con le tracce precedentemente ricavate, si sono ottenute le tre tracce riportate in figura 18. Si è quindi potuto comprendere che: I) il picco endotermico principale a circa 65°C della traccia (a) relativa alla pergamena originale è probabilmente dovuto alla denaturazione di fibrille meno strettamente fissate da legami trasversali mentre la spalla a circa 85°C è probabilmente dovuta alla denaturazione di fibrille più strettamente legate; II) il picco endotermico della traccia (b), relativa a pergamena danneggiata da trauma termico, è più grande e la sua temperatura (circa 63°C) precede di qualche grado 10 quella del picco endotermico della traccia (a), mentre a circa 73°C segue un picco esotermico probabilmente dovuto a un processo di aggregazione; III) processi di aggregazione non compaiono nella traccia della pergamena integra ed in quella della pergamena dopo trattamento (traccia c). Sembra quindi che il trattamento li abbia inibiti, mentre il picco endotermico appare diviso in due picchi ben definiti, più grandi di quelli delle tracce (a) e (b), il primo dei quali è a temperatura (circa 60°C) più bassa di quelli della pergamena integra e di quella dopo trauma termico. Quest’andamento della traccia DSC è stato riscontrato in tutte le pergamene dopo il trattamento sopra descritto, sia di pergamene antiche integre che di pergamene danneggiate da traumi termici. I risultati ottenuti dalla DSC hanno motivato l’approfondimento dell’analisi vibrazionale IR, ed in essa hanno trovato conferma con la variazione dei numeri d’onda dei gruppi C-H riscontrata negli spettri eseguiti a varie temperature. E) Analisi di superficie (Porosimetria, Isoterme di adsorbimento/desorbimento. Microindentazione). I risultati dell’analisi porosimetrica a mercurio di pergamena antica non danneggiata, danneggiata e restaurata (12) sono notevolmente variabili da campione a campione per i motivi menzionati in introduzione. In ogni caso la distribuzione dei pori è centrata attorno a 10 µ m e si estende da 10 nm a 100 µ m; la densità del materiale costituente è in genere compresa fra 1,3 e 1,5 g/cm3 nella pergamena antica non danneggiata e aumenta con il danno da trauma termico a 1,4-1,7 g/cm3 e con il trattamento di restauro a 1,5-2 g/cm3. Anche le isoterme di adsorbimento-desorbimento di vapor d’acqua variano da campione a campione. Tuttavia, esse mostrano un andamento di II tipo, secondo la classificazione di Brunaner et al. (13) e l’isoterma di assorbimento della pergamena restaurata è superiore a quella della pergamena prima del restauro. Infine, come mostrato anche da altri autori (14), ogni campione mostra un’isteresi fra la fase di adsorbimento e quella di desorbimento su tutto l’intervallo esplorato dei valori di umidità relativa (RH) e la curva di desorbimento è superiore a quella di adsorbimento. A titolo di esempio nelle figure 19 e 20 vengono riportate le isoterme di adsorbimento/desorbimento ottenute a 10°C e a 25°C da un campione di pergamena antica di pecora, prima e dopo il trattamento di restauro. Anche i risultati delle misure di microindentazione sono notevolmente dispersi nei vari punti della superficie di uno stesso campione e quelli ottenuti sul “lato pelo” sono notevolmente diversi da quelli “sul lato carne”, a causa della morfologia intrinseca di una pergamena. Per una pergamena del XVI secolo di capra danneggiata da fuoco (provenienza BNU di Torino) si sono trovati sul lato pelo e sul lato carne valori di microdurezza (HV) rispettivamente di 3,9 ± 2,4 e di 12,3 ± 5,1; del 11 modulo di Young (GPa) rispettivamente di 0,34 ± 0,2 e di 0,78 ± 0,4; e del creep (%, 2 sec, carico 50 mN) rispettivamente di 2,25 ± 0,23 e di 2,67 ± 0,22. Dopo trattamento si sono misurati nell’ordine valori rispettivamente di 11,2 ± 9,5 e di 23,3 ± 6,1 (HV); di 0,80 ± 0,5 e di 3,44 ± 0,8 (GPa); di 3,44 ± 0,97 e di 3,21 ± 0,88 (%, 2 sec, 50 mN). Ciò è coerente con i risultati ottenuti per spettroscopia Brillouin e conferma il miglioramento delle proprietà meccaniche ed elastiche delle pergamene introdotto dal processo di restauro conservativo descritto al paragrafo 2. Ringraziamenti Gli Autori sono grati a quanti hanno collaborato al buon esito del presente lavoro ed in particolare a: - Dott.ssa A.Facibeni, P.I. M.Giola e al Prof. R.Piazza del Dipartimento Ingegneria Nucleare del Politecnico di Milano; - Dott.ssa E.Mannucci e Prof. G.Zerbi del Politecnico di Milano per gli esami di spettroscopia vibrazionale (IR e Raman); - Prof.A.Bairati, Dott. D.Fessas e Prof. A.Schiraldi dell’Università degli Studi di Milano per gli esami di microscopia (PLM e TEM) e di calorimetria (TGA e DSC); - Dott.Ing. G.Bazzani e Prof. P.L.Cavallotti del Politecnico di Milano per gli esami di microscopia (SEM) e di microindentazione. Un particolare e grato ricordo gli Autori rivolgono alle Monache del Laboratorio di Restauro del Libro Antico del Monastero Benedettino di Viboldone (San Giuliano Milanese) ed al Prof. Carlo Federici, ex Direttore dell’Istituto Centrale di Patologia del Libro di Roma, per la stimolante e competente assistenza da loro avuta nel muovere i primi passi (anni ’90) nella ricerca sulla conoscenza delle proprietà e sul restauro di pergamene antiche. Bibliografia. (1) R.REED, Ancient Skins Parchments and Leathers, Seminar press, London and New York (1972). (2) A. FACCHINI, M.F.FANCINELLI, A.BAIRATI, C.E.BOTTANI, P.L.CAVALLOTTI, D.FESSAS, A.SCHIRALDI, G.ZERBI, Restoring Process and Characterisation of Ancient Damaged Parchments, Quinio 3, 51-70 (2001). (3) R.USHA, T.RAMASAMI, Effect of Hydrogen bond Breaking Reagent (Urea) on the Dimensional Stability of Rat Tail Tendon (RTT) Collagen Fiber, Journal of Applied Polymer Science, Vol 84, 975-982 (2002). (4) H.STACHELBERGER, G.BANIK UND A.HABERDITZL, Naturwissenschaftliche Untersuchungen zum Pergament: Methoden und Probleme, in Pergament, Thorbecke 183-194 (1991). 12 (5) R.USHA, T.RAMASAMI, The effects of Urea and n-propanol on collagen denaturation: using DSC, circular dicroism and viscosity, Thermochimica Acta 409, 201-206 (2004). (6) E. MANNUCCI - R. PASTORELLI - G. ZERBI – C .E. BOTTANI AND A. FACCHINI, Recovery of ancient parchment: characterization by vibrational spectroscopy, Journal of Raman Spectroscopy 31, 1089-1097 (2000). (7) ROBIN J.H.CLARK, Raman Microscopy: Application to the Identification of Pigments on Medieval manuscripts, Chemicals Society Reviews 187-195 (1995). (8) J.M.VAUGHAN, D.PHILIPS, The Fabry-Perot Interferometer: History, Theory, Practice and Applications, Adam Hilger, Bristol and Philadelphia (1975). (9) S.CUSAC, A.MILLAR, Determination of the Elastic Constants of Collagen by Brillouin Light Scattering, J.Mol.Biol. 135, 39-51 (1979). (10) N.L.REBRIKOVA, P.Y.MUDIYAROV, Bull.Exp.Biol.Med. 94, 1746 (1982). (11) D. FESSAS, A. SCHIRALDI, R. TENNI, L. VITELLARO ZUCCARELLO, A. BAIRATI AND A. FACCHINI, Calorimetric, biochemical and morphological investigations to validate a restoration method of fire injured ancient parchment, Termochimica Acta 348, 129-137 (2000). (12) A. FACCHINI - C. MALARA - G. BAZZANI E P. L. CAVALLOTTI, Ancient Parchment Examination by Surface Investigation Methods, Journal of Colloid and Interface Science 231, 213-220 (2000). (13) S.BRUNANER ET.AL., J.Am.Chem.Soc. 62, 1723 (1940). (14) E.HEIDEMANN, Das Verhalten der Hant bei der Pergamentherstellung interpretiert aus der Biophysik und Biochemie ihrer Struktur, Pergament, Thorbecke, 221-225 (1999). Summary Parchment use as a writing material is known from antiquity. Its manufacturing methods substantially remained unchanged along the centuries even if the production protocol and machinery evolved, reducing manpower requirements but lessing sometime the quality. Yet, its structure knowledge is lacking. It is indeed hard identifying parchment measurable intrinsic properties allowing full parchment characterisation and, therefore, validation of a feasible conservative restoring process. The work performed at the Nuclear Engineering Department of Politecnico di Milano has been concerned with two main topics: i) the development of parchment examination techniques at a multiscale-level; ii) the optimisation of a conservative restoring process suitable to give back elasticity, size and shape to naturally aged and to fire-damaged parchment manuscripts. The examination techniques we considered allow investigating morphological, mechanical, structural and physico-chemical properties of damaged and undamaged ancient parchments before and after the restorative treatment. Therefore they allow to quantitatively evaluate the effects of this treatment. An agreement has been signed with the Italian Ministry of Cultural Goods and Activities concerning parchment restoring and examination techniques developed by the Nuclear Engineering Department of Politecnico di Milano. These techniques have been adopted for the document: “Tender for conservative restoring of parchment manuscripts damaged by the 1904 fire”, which severely spoiled the Biblioteca Nazionale Universitaria of Turin. 13 Figura 1 – M.de La Lande “L’arte di fare la pergamena” da “L’Enciclopedie des Arts et Metiers” di Diderot e D’Alambert – 1762 . Figura 2 – Pagina isolata, contratta e contorta di manoscritto membranaceo danneggiato da incendio (per gentile concessione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino). Figura 3 – Codice membranaceo danneggiato da incendio (per gentile concessione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino). Figura 4 – “Camera a guanti” per l’esecuzione dello stadio di ammorbidimento dei manoscritti. Figura 5 – Pagina di figura 2 dopo trattamento di restauro conservativo (per gentile concessione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino). Figura 5 bis – Ingrandimento del capolettera dopo trattamento: è evidente il buon risultato ottenuto con il fissativo Akeogard CO. Manoscritto danneggiato Morbida spazzolatura Ammorbidimento in “Camera a guanti” e separazione delle pagine Positivo Test di solubilità dei pigmenti Negativo Protezione con fissativo Bagno delle pagine in soluzione idroalcolica di Urea e NaCl (2% wt) Lavaggio in soluzione idroalcolica pura Tensione/Asciugatura in aria ambiente Figura 6 – Schema a blocchi del trattamento di restauro conservativo. 0 ,2 2 A s s o rb a n za 0 ,2 0 3424 0 ,1 8 NH 1643 0 ,1 6 0 ,1 4 A m id e I 0 ,1 2 0 ,1 0 1539 0 ,0 8 A m id e II 1449 0 ,0 6 NH C aC O 3 0 ,0 4 1239 2925 A m id e III 1082 0 ,0 2 2852 875 0 ,0 0 -0 ,0 2 4000 3000 2000 N u m e ri d ’o n d a / c m -1 Figura 7 – Spettro di assorbimento infrarosso di una pergamena integra del XV secolo. 1000 Numeri d’onda / cm-1 Figura 8 – Spettri di assorbimento infrarosso di una pergamena antica dopo trauma termico (artificialmente provocato) e dopo restauro e spettro differenza di detti spettri. Abs T=20 °C 1656 0,10 1546 1450 2921 3295 0,05 2851 605 0,00 T=70 °C 1658 0,10 1546 1441 0,05 2926 3331 1235 2855 1081 668 1081 668 0,00 T= 80 °C 1659 0,10 1547 1443 0,05 2927 3327 1234 2855 0,00 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 Numeri d’onda / cm-1 Figura 9 – Spe ttri di assorbimento infrarosso di una pergamena antica integra eseguiti a 20 °C, 70 °C, 80 °C. . 500 1600 1400 Raman intensity 1200 1000 Figura 10 800 600 400 200 0 100 200 300 400 500 600 wave numbers cm-1 Figura 10 - Confronto tra lo spettro Raman registrato sulla decorazione rossa della lettera I della pergamena Sca 3/5 (verso) di provenienza BNU di Torino e lo spettro Raman del pigmento cinabro da banca dati. 230 cart a SCA3 /5 re cto lett era I blu (30 0 c m -1 ) lap isla zul o oltrema re a rtifi cial e 220 210 190 264 Raman intensity 200 180 170 264 160 150 140 130 2 00 4 00 W ave numbe rs (c m-1 ) Fig.11 Sca 3/5 (recto): Spettro Raman della lettera P blu confrontato con lo spettro Raman dei pigmenti "lapislazzuli" e "oltremare artificiale". 634 270 265 260 837 255 250 245 240 Absorbance 235 230 225 220 215 210 205 200 195 190 185 180 900 800 700 600 500 400 300 200 100 Wavenumbers (cm-1) Figura 12 - Confronto tra lo spettro Raman (in blu) della colorazione blu della lettera M della pergamena C68 della BNU di Torino dopo trattamento e lo spettro Raman (in rosso) del protettivo Akeogard CO; si riscontra la presenza di lapislazzuli e l’assenza del protettivo in quantità rilevabili nello spettro della lettera M. Fig.13 - Spettro Brillouin, a temperatura ambiente, di una pergamena danneggiata e di una pergamena restaurata. La pergamena era illuminata da un raggio laser a ioni d’Argon alla lunghezza d’onda di 514.5 nm. La linea tratteggiata e la linea continua rappresentano rispettivamente la pergamena restaurata e la pergamena danneggiata; in ordinata i relativi conteggi Fig. 14 - Shift Brillouin di una pergamena danneggiata (dam) e di una pergamena restaurata (rep) in funzione della temperatura. A B C D E F Figura 15 – Particolari A, B, C: esami al microscopio in luce polarizzata (ingrandimenti 125 X) di sezioni rispettivamente di una pergamena integra, danneggiata da fuoco, restaurata. Particolari D, E, F: esami al microscopio elettronico a trasmissione (ingrandimenti: D = 20.000 X; E = 20.000 X; F = 30.000 X;) di sezioni ultrafini rispettivamente di una pergamena integra, danneggiata da fuoco, restaurata. Lato pelo Lato carne Pergamena di pecora del XV sec. danneggiata da fuoco ( BNU-TO ) Pergamena di pecora del XV sec. danneggiata da fuoco e restaurata (BNU-TO) Figura 16 – Immagine al microscopio elettronico a scansione di una pergamena di pecora del XV secolo prima e dopo il trattamento di restauro conservativo (ingrandimenti = 1.000 X). T (°C) Figura 17 – Tracce DSC rispettivamente di: traccia a = pergamena danneggiata da fuoco; traccia b = pergamena danneggiata e restaurata. T (°C) Figura 18 – Capacità termica “in eccesso” in funzione della temperatura e rispettivamente di: traccia a = pergamena integra; traccia b = pergamena danneggiata; traccia c = pergamena danneggiata e restaurata. Figura 19 – Isoterme di adsorbimento/desorbimento di vapor d’acqua a 10 °C di una pergamena antica danneggiata e restaurata (grafici rispettivamente inferiore e superiore).