UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO FACOLTÀ DI ECONOMIA Corso di L.M. Economia e direzione delle imprese – Curriculum Marketing Management TESI DI LAUREA IN MARKETING STRATEGICO IL MERCATO DELLA VODKA SUPER PREMIUM: IL CASO GREY GOOSE DI MARTINI & ROSSI - BACARDI Relatore: Prof.ssa A.C. Pellicelli Correlatore: Prof. L. Bollani Dott. F. Rodda Candidato: Nicola Rubino 729735 A.A. 2011/2012 alla mia Famiglia e ai miei Amici Indice Introduzione Ringraziamenti Capitolo 1 Il gruppo Martini & Rossi - Bacardi S.p.A. 1.1 Introduzione pag. 5 1.2 Le origini di Martini & Rossi pag. 6 1.3 Il percorso di internazionalizzazione pag. 7 1.3.1 Bacardi Limited pag. 8 Capitolo 2 Il marketing dei beni di lusso 2.1 Introduzione pag. 15 2.2 Il consumatore dei beni ad elevato valore simbolico pag. 24 2.2.1 Il trading up pag. 29 Il product and service concept dei beni di lusso pag. 31 2.3 Capitolo 3 Il mercato della vodka 3.1 Introduzione pag. 37 3.2 Analisi del mercato pag. 41 3.2.1 Il mercato degli spirits pag. 42 3.3 3.2.1.1 Il mercato della vodka pag. 54 3.2.1.2 Il mercato super premium pag. 58 3.2.1.3 I brand name del settore pag. 64 Approfondimento statistico pag. 70 Capitolo 4 Il caso della vodka Grey Goose 4.1 Introduzione pag. 75 4.2 Il processo di produzione pag. 81 4.3 Analisi dell’ambiente esterno pag. 88 4.3.1 Analisi P.E.S.T pag. 89 4.3.2 Analisi della domanda pag. 97 Analisi dell’ambiente interno pag. 98 4.4.1 Boston Consultancy Group Matrix pag. 99 4.4.2 La matrice di McKinsey - General Electric pag. 103 4.4.3 Analisi S.W.O.T. pag. 110 Il piano di marketing strategico pag. 112 4.5.1 Sviluppo delle strategie operative pag. 124 4.5.2 Strategie di marketing nel canale on-trade pag. 129 4.5.3 Iniziative promozionali pag. 132 4.6 Il successo di Grey Goose pag. 135 4.7 La gamma prodotti pag. 141 4.4 4.5 Conclusioni Riferimenti bibliografici e sitografia Appendice 1 Introduzione Oggetto del presente elaborato è il mercato della vodka super premium ed il piano di marketing strategico implementato da Bacardi Martini & Rossi per il lancio di Grey Goose nel mercato italiano. Grey Goose è uno dei brand name maggiormente dinamici e redditizi dell’intero portafoglio prodotti Bacardi. Nel 2004, la società di origine cubana per acquisire il brand nel portfolio ha versato nelle casse della “Sidney Frank Importing Inc.” una cifra vicina ai due miliardi di dollari: il valore dell’operazione è stato influenzato dalla case history legata a Grey Goose nel settore della vodka di lusso. In particolare, alla fine degli anni Novanta, in competizione con Belvedere, Grey Goose ha avuto il merito di dar vita al primo segmento di mercato super premium. Il genio è da attribuire a Sidney Frank, padre fondatore del brand francese, il quale, studiando attentamente la fase strategica ha lanciato la vodka nel mercato USA raccogliendo sin da subito ampi consensi fra i consumatori ed erodendo fondamentali quote di mercato al leader Absolut (nonostante un posizionamento di prezzo premium, quindi doppio rispetto ad Absolut). Grey Goose, white spirits premium è definito un bene ad elevato valore simbolico. Nel secondo capitolo del presente elaborato ho studiato le caratteristiche del settore del lusso ed il processo di acquisto dei consumatori ad elevato valore simbolico. Il mercato dei beni di lusso, può essere definito come segue: “una sommatoria di un insieme di mercati nei quali sono commercializzati prodotti e servizi che comunicano un modo di essere e di vivere elegante, raffinato, attento allo stile e alla qualità e che toccano tanti momenti della vita quotidiana”1. Seguendo questa definizione, possiamo immaginare il mercato dei beni di lusso come un’arena competitiva dove, se osserviamo il lato dell’offerta, le imprese appartenenti 1 Fonte: MOSCA FABRIZIO, Marketing dei beni di lusso, Torino, Milano, Prentice Hall Pearson, 2010, pp.4 2 a settori differenti si attengono alle stesse regole di marketing mix e di posizionamento premium; anche dal lato della domanda avviene una convergenza, nel momento in cui il comportamento d’acquisto del consumatore dei beni di lusso è omogeneo a prescindere dalla natura della categoria merceologica. Nel complesso, il consumatore dei beni ad elevato valore simbolico, nel processo di acquisto, attribuisce molta importanza alle componenti simboliche ed esperienziali dove, nella fattispecie, assumono molta importanza i seguenti elementi: l’elevata immagine di marca, il premium price, l’eccellente qualità, la scarsità ed unicità, l’eredità storica, l’estetica ed infine la superfluità del bene. Nel corso del terzo capitolo, ho condotto un’analisi del mercato italiano degli spirits e della vodka: nel dettaglio, la presente indagine quantitativa ha avuto lo scopo di misurare la composizione dei consumi ed i trend di crescita delle varie categorie alcoliche. I risultati sono tesi a dimostrare come nel mercato italiano degli spirits sia in atto una tendenza a preferire i cd. white spirits (Rum e Vodka), a discapito dei dark spirits (Whisky e Brandy); inoltre, è in corso un fenomeno di polarizzazione verso la preferenza di prodotti di marca premium e high-price. Nel dettaglio, i segmenti della vodka high-quality (premium, super premium, ultra premium) stanno attraversando una fase molto positiva. Ho osservato, inoltre, la composizione del set competitivo di Grey Goose, considerando i brand name del mercato high-quality: in Italia, Belvedere è il main-competitor di Grey Goose il quale, negli ultimi tempi, sta recuperando importanti quote di mercato. Il capitolo termina con un approfondimento statistico, volto ad individuare, ed in caso positivo misurare l’intensità, della connessione fra ciascuna categoria alcolica spiritosa ed il volume dei consumi per ciascun anno. Il quarto capitolo è tipicamente operativo: dopo aver realizzato un’analisi esterna (P.E.S.T., S.W.O.T.) ed interna (Portfolio Analysis), ed 3 aver definito il target consumer, ho dato vita ad un piano di marketing strategico, strutturato in sette fasi e studiato in un’ottica ex-post. A seguito dell’acquisizione del brand sul mercato statunitense, il piano di marketing del 2004 ha avuto l’obiettivo di implementare una strategia di allargamento distributivo per Grey Goose nel mercato italiano. Non dimentichiamo che al momento dell’operazione strategica, in Italia non era ancora presente un mercato di riferimento super premium: questa variabile ha rappresentato da un lato una grossa opportunità di mercato per Grey Goose e, dall’altro, una criticità nell’elaborazione del piano di marketing per le successive fasi. Una volta definito l’obiettivo del piano, la fase due e tre analizzano la situazione, ovvero, il mercato di riferimento ed il suo tasso di crescita. La fase numero sei, misura le performance attese sul mercato italiano. Infine, la fase sette è meramente operativa: il management Martini & Rossi ha costruito un promotion mix formato da 4 step. Ciascuna fase è stata attivata progressivamente nel corso del tempo, in funzione della diffusione a volume del brand sul mercato. A partire dalle semplici azioni di visibilità nell’on trade, e strategie di distribuzione nell’off trade, sono seguite azioni di PR, product placement e di temporary store. 4 Ringraziamenti Il primo ringraziamento è rivolto al relatore della tesi, Prof.ssa Pellicelli, per i preziosi consigli fornitimi nel corso della stesura dell’elaborato. Desidero ringraziare il Dott. Fabio Rodda, Brand Manager della Martini & Rossi per la professionalità, disponibilità e la simpatia con cui mi ha assistito lungo il percorso di tirocinio e nell’elaborazione della tesi di laurea, fornendomi, inoltre, del materiale indispensabile per lo svolgimento dell’elaborato. Un ringraziamento è rivolto al correlatore interno, Prof. Bollani per l’importante apporto datomi riguardo l’approfondimento statistico. 5 Capitolo 1 Il gruppo Martini & Rossi - Bacardi S.p.A. 1.1 Introduzione Con i suoi 150 anni di storia, la Martini & Rossi S.p.A. è oggi un'azienda dinamica e moderna che costruisce sulla ricchezza della propria tradizione, la forza per un continuo rinnovamento rivolto all’eccellenza. Impegno e stile, “piemontesità” ed internazionalità sono stati e continuano ad essere il denominatore comune di questa società creata nel ‘800 a Torino, in quel fervore post risorgimentale che permise ad alcuni uomini intraprendenti e capaci di porre le basi dell’industria italiana. Martini ha saputo promuovere e difendere il proprio marchio nel corso degli anni, tanto da farne un'icona di italianità e di stile nel mondo. Oggi è presente in Italia con due stabilimenti produttivi, una piattaforma logistica e sedi di rappresentanza a Roma ed a Milano nonché presente in tutto il mondo grazie alla fusione nel 1993 con la società cubana Bacardi. Il Gruppo Bacardi-Martini riunisce 80 società in tutto il mondo e tra queste l’Italia è sesta in termini di volumi. Dietro il successo commerciale c’è, naturalmente, una macchina che funziona. Lo stabilimento di Pessione è un punto nevralgico del gruppo, con piani di investimento consistenti e mirati che lo hanno trasformato in un centro produttivo d’avanguardia. Il gruppo Bacardi Martini & Rossi non è solamente una realtà industriale capace di produrre oltre cento milioni di bottiglie l’anno ma è un’identità che presta un’attenzione particolare nei confronti della viticoltura e che costituisce un legame particolare per l’azienda. Martini cura il mondo degli spumanti e del moscato dal vigneto alla bottiglia. Si inserisce in questo quadro il ruolo dell’Osservatorio Martini & Rossi (un’istituzione nata nel 1989) e la creazione, nel 2004, di “Sigillo Blu” una gamma di vini e di 6 spumanti di alta qualità che riassume la sapienza enologica di “Casa Martini”.2 1.2 Le origini di Martini & Rossi La storia di Martini & Rossi ha origine il primo luglio del 1847, quando quattro intraprendenti commercianti piemontesi, Clemente Michel, Carlo Re, Carlo Agnelli e Eligio Baudino, fondarono a Torino una distilleria dal nome “Distilleria nazionale di spirito all’uso di Francia”, con sede a San Salvatore Monferrato (AL). Nel 1850, mentre la società si espandeva con un magazzino a GenovaSampierdarena, entrarono a far parte della società, in qualità rispettivamente di venditore e di contabile, Alessandro Martini e Teofilo Sola. L’area torinese industriale della metà del tempo era caratterizzata da un tale fervore imprenditoriale che generò un profondo ispessimento industriale. In questo contesto di trasformazione territoriale, anche la produzione enologica, in particolare quella di liquori e di vermouth, trovò modo di crescere di dimensione. Nel presente sviluppo industriale, il 30 giugno del 1863 nacque ufficialmente a Torino la “Martini, Sola e Cia”3. Alessandro Martini e Luigi Rossi diedero subito grande impulso all’azienda organizzando le esportazioni su larga scala ed assicurando l’eccellenza nello standard qualitativo nei prodotti, in particolare del vermouth4. Dal 1864, la produzione per la società cominciò ad assumere dimensioni considerevoli anche grazie all’apertura di alcune filiali 2 Fonte: CIBRARIO ALBERTO., Martini è. Il Vermouth, le origini e il piacere di gustarlo,Pozzo Gros Monti – Torino, 1996 3 Fonte: CIBRARIO, Martini è, op. cit. 4 “Il vermouth è un vino aromatizzato. Specialità tipicamente piemontese che si è affermata nel corso dell’800. Secondo la regolamentazione europea in materia sono considerati vini aromatizzati tutte le bevande la cui composizione è formata per ¾ da vino e per il restante quarto da costituenti aromatizzati, alcool e zucchero. Quando nelle parti aromatizzante sono presenti le artemisie, la bevanda può assumere la denominazione vermouth” Fonte: CIBRARIO A., Martini è. Op. cit.. Pp. 32 7 all’estero; il polo produttivo principale venne trasferito da Torino a Pessione di Chieri (TO). I tre imprenditori capirono ben presto che il mercato interno non avrebbe potuto garantire da solo una sufficiente redditività. Quindi, dal 1867 cominciarono le prime esportazioni di vermouth verso gli Stati Uniti (le prime cento casse furono dirette a New York): in quegli anni, la conoscenza dei vermouth e dei liquori Martini cominciarono ad diffondersi non solo in Europa, ma anche in America Latina, in Africa ed in Oriente. Nel 1879, con la morte di Sola, la ragione sociale della società cambia nuovamente in “Martini & Rossi”. La nuova società, ben presto raggiunse dimensioni considerevoli sino a diventare la maggiore esportatrice piemontese, e creando alla fine dell’Ottocento le prime filiali a Buenos Aires, Barcellona e Ginevra. Da questo momento in poi, grazie all’abilità tecnica ed imprenditoriale dei fratelli Rossi, la sociètà iniziò un processo di sviluppo di internazionalizzazione che culminò nel 1993 con l’accordo di fusione con il global player cubano Bacardi5. 1.3 Il percorso di internazionalizzazione Sin dalla metà dell’Ottocento, Martini & Rossi dimostra la sua vocazione all’attività di esportazione ed apertura al commercio internazionale. Il processo di internazionalizzazione si consolida però nel secolo successivo attraverso l’espansione multinazionale. Nel 1993 la società torinese raggiunse un accordo di fusione con la cubana “Bacardi Limited.” con l’obiettivo di realizzare sinergie nella produzione, ampliare il portafoglio prodotti e penetrare in nuovi mercati geografici. 5 GIANOLI GIORGIO, Bacardi, Martini, Cocktails, Milano, 1998, Editrice Eraclea srl 8 1.3.1 Bacardi Limited Don Facundo Bacardì y Masò, fondatore della società, nasce in Spagna a Sitges (Barcellona), nel 1813. Ultimo di quattro fratelli, decide di emigrare con la sua famiglia a Santiago de Cuba all’età di quattordici anni. Arrivato a Cuba, il giovane Facundo prospera come importatore di vini ed altre merci. L’economia cubana, essenzialmente agricola, consisteva allora nella coltivazione della canna da zucchero con la quale si producevano zucchero e melassa, quest’ultima utilizzata per la produzione del rum. Tuttavia, si trattava di un rum grezzo, destinato prevalentemente a pirati ed avventurieri. Don Facundo decide di provare a produrre, con l’esperienza acquistata nell’ambito della sua famiglia, un rum più raffinato, più delicato e piacevole al palato, di migliore qualità. Dopo molte prove, il primo rum comincia ad essere distribuito attraverso amici e conoscenti e riscuote un grande successo. Forte del loro consenso, Don Facundo acquista una piccola distilleria dal tetto in lamiera. All’intero si trovano vecchi alambicchi in rame e ferro forgiato usati per il processo di distillazione del rum, e appesa alla tettoia, un folta colonia di pipistrelli. Per questo motivo, sotto suggerimento della moglie di Don Facundo, è stata scelta l’icona del pipistrello come simbolo beneaugurante per la produzione del rum. (“el ron del murcielago”). Questo simbolo, in Figura 1.1, è tutt’oggi il brand di Bacardi6. 6 GIANOLI, Bacardi, Martini, Cocktails,op. cit. 9 Figura 1.1, Brand Bacardi Limited Fonte: dati aziendali Nello stesso periodo si verificò un altro episodio degno di nota: per festeggiare la nascita del nuovo rum “Facundo Junior”, Don Facundo pianta davanti la distilleria una palma di cocco, destinata anch’essa a diventare un simbolo di Bacardi. Nel corso dei decenni la distilleria è cresciuta attorno a quella palma, mentre Don Facundo ha continuato le sue sperimentazioni di nuovi prodotti. Nel 1987, il fondatore si ritira dagli affari lasciando la gestione della società ai tre figli, Emilio, Facundo, Josè. Nel 1890, il terzo figlio, Josè, apre una filiale di vendita all’Havana. A fine secolo, durante la guerra ispano-americana grazie alla diffusione dei drink Cuba Libre e Daiquiri la popolarità della società aumenta vertiginosamente. Nei decenni che seguono Emilio Bacardi, strenuo difensore dell’indipendenza cubana, sindaco di Santiago, espande la società in Spagna e negli Stati Uniti e fa costruire una nuova distilleria a Santiago de Cuba. Alla sua morte, il cognato prende le redini della società: egli fa costruire, in pieno stile Art Déco, l’edificio Bacardi all’Havana, che con l’instaurarsi del 10 proibizionismo, diventerà una delle principali attrazioni per gli americani che visitano l’isola. Nel 1958, in un clima politico insicuro a Cuba, la famiglia Bacardi decide di trasferire la registrazione del proprio marchio a Nassau, nelle Bahamas. Infatti, due anni più tardi, il regime totalitario di Fidel Castro, espropria, illegalmente, i beni della società di Cuba, valutati circa settanta milioni di dollari: come un presagio, nello stesso anno la palma di cocco, piantata un secolo prima appassiva e moriva. Dal 1960 in poi, sebbene la famiglia viva in esilio da Cuba, la crescita di Bacardi è stata imponente: sono state costruite nuovi stabilimenti alle Bahamas, Canada, USA, Spagna. Gli alcolici Bacardi si sono diffusi ampiamente fra i consumatori, infatti, a metà degli anni Settanta, il rum è stato il prodotto alcolico più venduto negli Stati Uniti. Nel 1993, Bacardi ha compiuto un passo fondamentale per la propria crescita, unendosi al gruppo Martini & Rossi e diventando in tal modo, il terzo gruppo mondiale nel campo delle bevande alcoliche. Gli anni che seguirono l’ingresso di Martini nel gruppo Bacardi, quelli che dalla metà degli anni Novanta arrivano al nuovo millennio proiettano la società nel moderno mondo globalizzato. In effetti, l’unione dei due colossi del beverage non fa che registrare, con qualche anticipo, le nuove dinamiche dell’economia internazionale: gli scenari stavano cambiando radicalmente e per restare competitivi i global player hanno avuto l’obbligo (problematica odierna) di raggiungere maggiori soglie dimensionali, attraverso accordi sinergici, con il fine di investire più efficacemente in R&S, ampliare la gamma prodotti ed esplorare nuovi mercati geografici. Il gruppo internazionale Bacardi-Martini oggi rappresenta la più grande società per azioni non quotata al mondo, la terza società nella classifica mondiale dei maggiori produttori e distributori di bevande alcoliche grazie ad una rete distributiva che copre 175 paesi nel mondo. Il gruppo 11 rappresenta una grande multinazionale che conta circa 6.000 dipendenti che nel 2011 ha fatturato in Italia oltre 180 milioni di euro. Dopo la fusione con Bacardi, Martini & Rossi ha modificato in parte anche la sua attività comunicativa: risale al 1995 il lancio di una memorabile campagna televisiva ambientata a Portofino che coinvolge una ventenne Charlize Theron, illustrata in Figura 1.2: questa campagna comunicativa rappresenta una pietra miliare per la promozione del vermouth Martini Bianco nella sua visibilità internazionale7. Figura 1.2 – Locandina spot, Martini Bianco, 1995 Fonte: dati aziendali Gli anni Novanta, per Martini sono stati un periodo contrassegnato da un forte rinnovamento d’immagine. Grazie ad una serie di spot affidati a testimonial internazionali d’eccezione come Naomi Campbell (1995), Sharon Stone (1997) e George Clooney (2000), quest’ultimo in Figura 1.3, sono stati raggiunti sin da subito ottimi risultati di leadership nel mercato 7 Fonte: PELLICELLI AC, A.A.V.V., Marketing strategico e branding, case studies, Giappichelli, Torino, 2012 12 (in particolare spumanti ed aperitivi) e di positive ricadute su tutti i prodotti a marchio Martini. Figura 1.3, George Clooney, 2000, Esordio in Martini Fonte: Spot Landia, www.spotlandia.com/martini/clooney Negli anni recenti, è continuata la collaborazione con l’attore Clooney per la promozione dei vermouth Martini: a partire dal 2002 sino al 2008 sono stati realizzati spot televisivi di grande visibilità. Infine, citiamo la recente campagna promozionale di Martini “Luck is an attitude”: Martini ha organizzato un’iniziativa sul social network Facebook, denominata “Martini Kisser Casting” a seguito del quale, il vincitore è stato selezionato nel ruolo di protagonista della campagna promozionale. Nella fattispecie, Yuri Buzzi, proveniente da vigevano è risultato il vincitore del contest. In Figura 1.4 osserviamo un fotogramma dello spot televisivo promosso per Martini Royale, andato in onda sulle principali emittenti nazionali. 13 Figura 1.4, Luck is an attitude, Martini Royale, Spot televisivo 2011-2012 Fonte: Spot Landia, www.spotlandia.com/martini/luckisanattitude Tuttavia, gli anni recenti sono stati anni densi di novità anche nell’ambito della comunicazione istituzionale. La “Terrazza Martini” dagli anni Duemila ha scoperto una diversa vocazione: non più solo ed esclusivamente una location elitaria, ma anche concept di stile ed accoglienza modulabile per ogni esigenza e funzionale per i diversi contesti. Nascono quindi, accanto alle sedi di Milano e di Pessione, le esperienze vissute insieme al grande cinema, con le Terrazze Martini presenti alla Mostra del Cinema di Venezia (tra il 2003 e il 2006) e al Festival di Cannes (nel 2007). Ad oggi il gruppo Bacardi – Martini & Rossi S.p.A. possiede un ampio portfolio di prodotti e marchi, che va ben oltre i brand più in vista quali Bacardi, con i rum chiari e scuri, e Martini, nelle varianti vermouth Bianco, Rosso, Rosato, Extra-dry, il Bitter, China e Soda ed il segmento degli spumanti. Quest’ultimo mercato per Martini rappresenta, dopo il vermouth, la seconda fonte di vendite in termini percentuali. Il segmento dei “luxury brand” invece è composto dai superalcolici di alta gamma, quali 14 Vodka Grey Goose, Gin Bombay Sapphire e Tequila Patron8. Il mercato dei white spirits comprende anche la Vodka Eristoff, 42 Below e Tequila Patron. Non dimentichiamo i Whisky (William Lawson’s, Dewar’s ed Aberfeldy). Infine, menzioniamo gli Agency Brand, ovvero quei prodotti che non sono di proprietà del gruppo, ma di cui l’azienda ne gestisce la distribuzione sul territorio nazionale. Tra questi il gruppo Bacardi-Martini in Italia distribuisce il Jim Beam, Laphroaig, Canadian, Larios, Courvoisier, Fundador, Maker’s Mark, Sauza9. “Il gruppo Bacardi-Martini riunisce 80 società in tutto il mondo e tra queste l’Italia è sesta in termini di volumi. Il successo dell’azienda è frutto di: strategie commerciali che privilegiano una comunicazione incisiva ed articolata; la presenza di una rete distributiva capillare; strategie di marketing mirate che rendono attrattiva la forza del brand”10 8 Il gruppo Bacardi – Martini & Rossi possiede una partecipazione azionaria in Patron Spirits Company. Fonte: dati aziendali 9 Fonte: PELLICELLI AC, AAVV, Marketing strategico e branding, op. cit. 10 PELLICELLI AC, Marketing strategico e branding. Case studies. “Il caso Martini & Rossi”, Pp. 278 15 Capitolo 2 Il marketing dei beni di lusso 2.1 Introduzione Dal punto di vista etimologico la parola lusso deriva dal latino luxus, che significa metaforicamente “abbondanza di cose deliziose”. Dalla radice luxus11, notiamo la derivazione di due significati ben diversi: l’uno positivo inteso come splendore; l’altro, lussuria, in accezione negativa inteso come valore negativo di viziosità e decadenza. Infatti, i beni di lusso sono spesso caratterizzati da una coesistenza di utile e superfluo, di splendore e stravaganza che rendono eccessiva la natura dei suoi beni, che sia l’uso dei materiali, il numero di addetti alla vendita nei punti vendita, il livello del servizio offerto o la comunicazione12. In generale, non è facile fornire una definizione rigorosa e definitiva del mercato dei beni ad elevato valore simbolico. Accademici e professionisti del settore hanno elaborato nel tempo molte definizioni, spesso tra loro non omogenee principalmente a causa di due elementi: a. I prodotti e servizi del lusso appartengono a diverse categorie merceologiche che non coincidono con uno specifico settore di provenienza. Ad esempio, sono definiti beni di lusso un’automobile, un bevanda, un paio di occhiali od un servizio di prezzo e qualità elevati, erogati da imprese che appartengono a settori differenti. Questo fattore rappresenta un elemento di criticità poiché non permette di avere dati precisi riguardo la dimensione del settore; 11 “Dal punto di vista etimologico la parola lusso si accosta anche al termine greco lox-os, che significa “crescere eccessivamente”, da cui infine possiamo ricavare un termine più generale eccesso” Fonte: CHEVALIER MICHEL, MAZZALOVO GERALD, Luxury brand management. Una visione completa sull’identità e la gestione del settore del lusso, Milano, Franco Angeli, 2008 12 CORBELLINI ERICA, SAVIOLO STEFANIA L’esperienza del lusso: mondi, mercati, marchi, ETAS, Milano, 2007 16 b. In secondo luogo, è difficile definire il mercato del lusso perché il significato simbolico che i consumatori attribuiscono ai beni di alta gamma varia nel corso del tempo: p.e., i juke-box oggi sono considerati beni di lusso ed utilizzati come suppellettili mentre negli anni Settanta erano dei comuni strumenti per la trasmissione musicale13. Oltre le difficoltà del caso, possiamo provare ad ipotizzare una definizione di mercato del lusso, inteso quest’ultimo come segue: “una sommatoria di un insieme di mercati nei quali sono commercializzati prodotti e servizi che comunicano un modo di essere e di vivere elegante, raffinato, attento allo stile e alla qualità e che toccano tanti momenti della vita quotidiana”14. Seguendo questa definizione, risulta difficile ottenere dati completi e concordanti che inquadrino le dimensioni, l’estensione e l’economia dei mercati del lusso. Ne consegue, che tale mercato, allargato, può essere immaginato come un’arena competitiva dove, se osserviamo il lato dell’offerta, le imprese sono numerose ed appartengono a settori differenti; dal lato della domanda, invece, avviene una convergenza nel momento in cui le imprese, di settori differenti, si confrontano nell’alto di gamma. Nell’arena competitiva del mercato dei beni ad elevato valore simbolico le regole di marketing mix e le strategie di posizionamento diventano omogenee prescindendo dalla categoria merceologica di provenienza. Recenti studi hanno individuato sia settori tradizionali che emergenti da cui hanno origine i beni di alta gamma. Fra i settori tradizionali citiamo abbigliamento; gioielleria; calzature; orologeria; cosmesi; profumeria; occhialeria; pelletteria. Mentre, i settori emergenti possono essere 13 Fonte: MOSCA FABRIZIO, Marketing dei beni di lusso, Torino, Milano, Prentice Hall Pearson, 2010 14 Fonte: MOSCA F, Marketing dei beni di lusso, op. cit., pag. 4 17 classificati in: automobili; arte e beni culturali; nautica da diporto; servizi culturali; art de la table; vini ed alcolici; hotel e ristoranti, crociere15. In sintesi, possiamo considerare il mercato dei beni di lusso caratterizzato dai seguenti elementi distintivi: a) Le dimensioni delle aziende; Le imprese operanti nel mondo del lusso sono mediamente di piccole-medie dimensioni, tuttavia, sono imprese stimate che suscitano una grande attrattiva sui mercati. Per fare un esempio, il volume delle vendite di Dior Fashion o di Prada rappresenta circa un sessantesimo del volume del gruppo Peugeot, player dell’automotive. Tuttavia, se si dovesse chiedere ad un consumatore quale prodotto o azienda francese ricorda per primo (top of mind), quasi sicuramente nominerà l’impresa del lusso. A spiegare questo fenomeno è la brand awareness di cui godono i luxury brand. Basti pensare che nelle prime venti imprese italiane classificate per fatturato, al 2010, non troviamo imprese della moda. Questo fortissimo brand awareness per i brand del lusso deriva dall’interesse genuino che i consumatori nutrono per i beni ad elevato valore simbolico e per i brand della moda16. La maggior parte delle aziende del lusso sono di piccole o medie dimensioni, a differenza di altri mercati come il farmaceutico o il siderurgico, dove il numero di addetti medio è di circa 220 unità; i caratteri di nanismo industriale non mutano considerando le holding del lusso come un insieme di piccole aziende singole17. In generale, la struttura industriale del sistema paese è tipicamente frammentato, caratterizzato da imprese a 15 Tuttavia, l’ampio elenco sopra riportato, che prevede una classificazione del lusso per categoria merceologica può risultare “pericoloso” poiché è possibile identificare una nicchia del lusso in pressoché tutti i mercati. Fonte: MOSCA, Marketing dei beni di lusso, op. cit 16 Fonte: MOSCA, Marketing dei beni di lusso, op. cit. 17 Fonte: CHAVALIER, Luxury brand management, op.cit. 18 conduzione familiare e per la maggior parte concentrato nei distretti 18. Questo produce degli effetti negativi perché non consente di investire efficacemente in R&S e realizzare economie di scala. b) Le caratteristiche economico-finanziarie; Studiando le diverse aziende del settore del lusso, possiamo notare come un numero significativo di queste sia in perdita economico finanziaria. In altri settori industriali, un’impresa in perdita verrebbe rapidamente eliminata dal mercato o assorbita da qualche competitor. Invece nel settore del lusso, possiamo citare brand che sono rimasti in perdita per 5 o 10 anni e che oggigiorno sopravvivono come parte di un gruppo del lusso. I management sono disposti a sostenere delle perdite economiche per lungo tempo per due ragioni: il primo è l’elevato valore della marca. Ad esempio, Guy Laroche (settore moda) è stato in perdita per oltre 10 anni, tuttavia continuava a godere di un’elevata brand value e brand awareness. La seconda motivazione riguarda il fatto che le marche di successo sono in generale così redditizie da poter compensare diversi anni di eventuali perdite; le imprese che al momento sono in perdita, possono sperare di diventare produttive grazie all’elevata contribution dei prodotti. Negli anni Novanta, il gruppo di ricerca francese “Eurostaf” ha condotto uno studio sulle aziende francesi della moda: ben 10 su 14 risultavano in perdita. Sorprendentemente Chanel da solo, generava più profitti dell’intero settore nazionale del prêt-a-porter. Questo incredibile divario fra società improduttive e società estremamente produttive sembra essere il risultato di due caratterizzazioni: un breakeven point molto alto; fabbisogni di liquidità contenuti19. 18 Fenomeno di economia di agglomerazione tipicamente italiano, si distingue per tradizione artigianale, specializzazione di filiera, struttura organizzativa reticolare, spirito di emulazione, imprenditorialità diffusa. La maggior parte dei beni di lusso in Italia è stata sviluppa all’interno dei distretti. 19 Fonte: CHEVALIER, Luxury brand management, op. cit. 19 - Un break even point molto alto: per quanto riguarda il primo aspetto, un punto di pareggio alto è generalmente funzione di ingenti costi di investimento ed elevati costi fissi. La situazione non cambia molto nel mondo del lusso: notiamo però che i brand più piccoli, a differenza di altri settori, devono fingere di essere “forti”, ovvero brand potenti e ricchi, attuando una presenza distributiva capillare sul territorio, realizzando continui investimenti in innovazione di prodotto e sull’eccellente qualità. Il posizionamento del brand specialmente nelle fasi iniziali del ciclo vita del prodotto, genera costi in bilancio che non sono equivalenti alla crescita del margine operativo. - Fabbisogni di liquidità contenuti: nel settore del lusso i margini sono molto alti, e una volta coperti i costi fissi un’ampia parte del margine diventa utile e solo quando il volume delle vendite supera il punto di pareggio la situazione si semplifica notevolmente. c) Il fattore tempo nel ciclo di vita del prodotto; Generalmente, nel mondo del lusso il lancio di un nuovo prodotto sul mercato richiede molto più tempo e maggiori investimenti rispetto ad altre industrie. Per i beni di largo consumo è possibile lanciare un prodotto in circa sei mesi ed avere un rapido riscontro delle vendite sui mercati e poter riutilizzare i flussi di cassa delle vendite stesse per coprire gli investimenti iniziali. Invece, nel settore del lusso per lanciare un nuovo profumo sono necessari dai 18 ai 24 mesi; discorso analogo vale per il lancio di un orologio pregiato o per il settore del prêt-a-porter. Il fattore principale che causa il dilatarsi dei tempi nel ciclo di vita del prodotto è legato alla natura dei materiali: per produrre un bene di elevata qualità è necessario controllare attentamente ogni singola fase del processo produttivo, di conseguenza l’arco temporale di sviluppo è analogamente ampio. Prendiamo, ad esempio, il settore della moda: il ciclo di vita è di 18 mesi. Nello stesso periodo sarà ordinata, scelta e presentata un’altra collezione, quindi, viaggiano in parallelo due collezioni di due anni diversi. Se il 20 management dovesse decidere per un riposizionamento strategico del brand, decidendo quindi di sostituire anche lo stilista, al nuovo impiegato serviranno almeno due anni per imporre il proprio stile, definire la visione personale della marca e farne un successo. Concludendo: nel settore del lusso le decisioni strategiche più importanti non hanno un impatto di breve termine. In particolare, per modificare significativamente una marca ci vuole moltissimo tempo e risorse, come è accaduto per Yves Saint Laurent, Gucci e Burberry20. d) Posizionamento premium Il posizionamento consiste nel definire l’offerta e l’immagine di un’impresa in modo tale da consentirle di occupare una posizione e apprezzata nella mente del taget di riferimento. Un prodotto di alta gamma avrà sempre un posizionamento premium nel proprio mercato di riferimento. Ogni posizionamento è caratterizzato dai seguenti aspetti: - Unique selling proposition: tradotto letteralmente significa “unico argomento di vendita”. Consiste nell’identificare nella campagna di comunicazione aziendale il vantaggio competitivo, per cui, il consumatore è spinto ad acquistare un dato prodotto. La posizione del prodotto nel segmento è distinta in termini di qualità, prezzo, stile, design. - Value Proposition:è una proposizione di valore caratterizzata da un maggior valore offerto al target consumer rispetto al mercato di riferimento. e) Alta redditività Il mercato dei beni di lusso è caratterizzato da bassi volumi di vendita ed alta redditività. In questi mercati è possibile operare seguendo due differenti approcci alternativi: 20 Fonte: CHEVALIER, Luxury brand management, op. cit. 21 posizione di leadership - alti volumi di vendita/alta redditività E’ l’approccio scelto dalle grandi imprese globali come Gucci, LMVH, Prada che scelgono un approccio globale. leadership di nicchia - bassi volumi di vendita/alta redditività In alternativa è possibile raggiungere una redditività elevata seppur in presenza di volumi di produzione contenuti (ad esempio Technogym e Ferrari) basando il proprio vantaggio competitivo sulla specializzazione21. Alcuni studi hanno identificato una relazione molto interessante fra quota di mercato per la singola impresa ed il corrispondente ROI22: si osserva un’elevata redditività sia per le imprese che presidiano nicchie di mercato23 e per chi ricopre la posizione di leadership. Chi presidia una nicchia basa il proprio vantaggio competitivo sulla specializzazione, mentre i leader globali basano il proprio vantaggio sulla possibilità di sfruttare il volume delle vendite ed i relativi vantaggi delle economia di scala24. Le imprese a metà strada fra questi due “approcci strategici”, che presentano bassi volumi di vendite, generano un ROI inferiore. f) La globalizzazione dei mercati; L’internazionalizzazione delle imprese che operano nei mercati del lusso è un processo avviato da lungo tempo. I fattori che hanno favorito l’internazionalizzazione delle imprese del lusso (ed anche le singole attività 21 Fonte: MOSCA, Il marketing dei beni di lusso, op. cit. ROI (return on investment) è un indicatore economico finanziario espresso dal seguente rapporto: RISULTATO OPERATIVO/CAPITALE INVESTITO NETTO. Indica la redditività e l’efficienza economica della gestione caratteristica a prescindere dalla fonti utilizzate. Fonte: BREALEY RICHARD, MYERS S., Principi di finanza aziendale, McGraw Hill Companies, 2010 23 Le nicchie sono particolari suddivisioni all`interno dei segmenti e si distinguono da quest`ultimi non solo per il fatto di essere di dimensioni più ridotte, ma soprattutto per l`intensità e la particolarità dei bisogni dei consumatori che le compongono. Fonte: AIELLO G., BURRESI A., GUERCINI S., Marketing per il governo d’impresa, Giappichelli, Torino, 2006 24 “Il costo medio di produzione di un’impresa può diminuire nel tempo a fronte di un aumento delle vendite, perché esistono economie di scala o perché esiste una curva di apprendimento”. Fonte: R.PINDYCK, D. RUBINFELD, Microeconomia, Quarta edizione, Zanichelli, Bologna, 2006, pp. 196 22 22 della catena del valore) sono diversi: l’esistenza di un segmento transnazionale di consumatori che vanta caratteristiche simili; l’omogeneizzazione degli stili dei vita e di consumo a livello globale; la standardizzazione delle attività di marketing; la presenza di economie di replicazione nella distribuzione. I consumatori di beni ad elevato valore simbolico sono trasversalmente omogenei nelle preferenze, nel comportamento di acquisto prescindendo dalla categoria merceologica del bene in oggetto. La globalizzazione dei mercati del lusso produce tre effetti nelle dinamiche competitive: Presenza globale: la competitività dei global player che operano nei mercati del lusso è messa in pericolo se la stessa non è in grado di commercializzare i propri prodotti e servizi nelle varie aree geografiche internazionali. Le imprese per competere globalmente e sostenere gli investimenti in comunicazione e distribuzione, devono acquisire una dimensione ottima sia in termini di fatturato che di presenza sul territorio. In altri termini, è opportuno ripartire tali investimenti su adeguati volumi di fatturato, questo è possibile soltanto grazie all’attuazione di operazioni di integrazione orizzontale che portano alla nascita gruppi multi brand e multi product, estesi geograficamente in ogni mercato. Ad esempio: la francese Louis Vuitton Moët Hennessy25 rappresenta il best practice riguardo la creazione di un “agglomerato di marche”. LVMH è il più grande gruppo del settore del lusso avendo acquisito nel suo portfolio prodotti più di sessanta brand di sei diverse categorie merceologiche. Inoltre, nel marzo dello scorso anno ha rilevato la maggioranza azionaria di Bulgari26. Come detto, l’assetto produttivo italiano è caratterizzato da un’elevata frammentazione 25 LVMH è la più antica società mondiale del lusso. Nel 1987, Louis Vuitton (leader degli accessori in pelle) realizzò un’operazione di concentrazione con Moët Hennessy (grande gruppo del beverage di alta gamma) Fonte: MOSCA, Il marketing dei beni di lusso, op. cit. 26 Fonte:IL SOLE 24 ORE, www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-0307/maxi-alleanza-bulgarilvmh-maggioranza-084015.shtml 23 che, nel quadro contemporaneo non consente alle imprese di realizzare efficaci operazioni di M&A. Viceversa, le imprese francesi possono sfruttare la loro maggiore dimensione media per cogliere le opportunità del mercato27. Tuttavia, negli ultimi anni anche in Italia sono cresciute alcune grandi imprese globalizzate che operano su tutti i principali mercati internazionali, fra questi i più significativi sono: Armani, Dolce & Gabbana, Ferragamo, Gucci, Prada, Valentino Fashion Group, Luxottica, Benetton, Diesel, Loro Piana, Versace, Geox. Nella fattispecie, un’impresa che si è particolarmente distinta per una crescita significativa realizzata senza acquisizioni è Tod’s28. Basse barriere all’entrata: i prodotti sono realizzati generalmente in serie, quindi, è molto facile replicarli se il processo produttivo è standardizzato. I management, per erigere forti barriere all’entrata si affidano alla costruzione di brand che abbiano una presenza globale, un valore distintivo e riconosciuto. Catena del valore delocalizzata: le imprese organizzano il proprio processo produttivo standardizzato, delocalizzandolo nei diversi paesi del mondo per motivi ben specifici: ad esempio per minimizzare i costi di produzione e per raggiungere l’eccellenza nelle fasi produttive artigianali, alcune società del prêt-a-porter hanno deciso di affidare la fase di styling all’Italia, la produzione alla Polonia e la distribuzione ad intermediari presenti nelle diverse aree geografiche. In sintesi, possiamo affermare che i beni ad elevato valore simbolico sono caratterizzati da precise caratteristiche distintive: l’elevata immagine di marca, premium price, l’eccellente qualità, la scarsità ed unicità, l’eredità storica, l’estetica ed infine la superfluità del bene. Questi elementi non variano al variare della natura merceologica del prodotto, e di conseguenza, 27 Fonte: BRESCIANI STEFANO, Innovare attraverso le alleanze strategiche, Giappichelli, Torino, 2011 28 Fonte: MOSCA, Il marketing dei beni di lusso, op. cit. 24 il consumatore manifesta comportamenti di acquisto trasversalmente omogenei per categoria merceologica ed area geografica: un marchio caratterizzato da una rilevante brand equity29 potrà costituire un fattore critico di successo per le imprese operanti nei contemporanei meta mercati. 2.2 Il consumatore dei beni ad elevato valore simbolico Ogni tesi in marketing strategico che si rispetti, prevede un’analisi del consumatore e lo studio dei relativi fattori che influenzano il suo processo di acquisto. Negli anni ‘60 si credeva che il consumatore fosse un individuo razionale capace di prendere decisioni considerando costi e benefici delle azioni intraprese. A questo ipotetico attore razionale servirebbe solo l'informazione; una volta informato, sceglie ciò che riesce a massimizzare la sua funzione di utilità, soppesando i benefici ottenuti da una certa scelta ai costi che essa comporta. Tuttavia, questo approccio riduzionistarazionalista, negli anni a seguire venne fortemente criticato sotto molteplici punti di vista: o La teoria classica prevede che i soggetti seguano un processo di pensiero razionale. In verità, le dinamiche mentali non agiscono secondo questo modello ma sono imprevedibili; o Il processo di acquisto è scomponibile nelle parti che lo compongono. In particolare, è possibile studiare separatamente le singole parti del corpo umano o dell’ambiente che lo circonda, senza tener conto degli effetti di interazione fra di essi. Questa teoria però non tiene conto dall’importanza dell’”insieme”. 29 “La marca è una promessa per il cliente e ha un valore che supera quello tecnicofunzionale del prodotto che identifica e si traduce in un valore economico-finanziario addizionale, brand equity. Quest’ultimo è un concetto multidimensionale che assume significati diversi per le imprese, i consumatori, i distributori, i mercati finanziari” Fonte:COLLESEI, RAVA’, La comunicazione d’azienda, op. cit. pp. 22 25 o Gli individui hanno una memoria stabile nel tempo e fedele alla realtà. Non è vero, spesso gli individui costruiscono nel tempo delle memorie a loro più congeniali. o Il consumatore ha un processo cognitivo razionale. E’ uno dei punti più importanti che viene smentito. In verità gli individui riescono ad razionalizzare a livello conscio solo una componente dei loro processo mentale30. Fu Gerald Zeltman, professore della Harvard Business School uno dei primi a criticare la figura razionalista dell’uomo-consumatore: il sociologo rappresentò l’individuo in modo più completo, a 360 gradi, comprendendo anche la sfera emotiva. Secondo il professore, il 95% dei processi mentali avviene a livello inconscio: per questo motivo è errato considerare il consumatore come se fosse in grado di comprendere razionalmente gli stimoli cui è esposto, elaborarli, e scegliere secondo un principio di massimizzazione rappresentabile da una funzione matematica. Il consumatore contemporaneo vive di esperienze: è completo perché utilizza sia processi cognitivi che affettivi31. Quando egli entra in contatto con il prodotto che intende consumare vive un’esperienza con il brand stesso e con tutte le sue rappresentazioni32. A partire dagli anni Settanta, il concetto di esperienza33 è diventato centrale per le azioni di promotion. Il marketing esperienziale fa leva sulle 30 Fonte: DE FRANCO GIANDOMENICO, SAPIENZA GABRIEL, Dal marketing tradizionale al marketing esperienziale, http://www.aism.org/index.php?option=com_content&view=article&id=357:dalmarketing-tradizionale-al-marketing-esperienziale&catid=80:la-scienza-dimarketing&Itemid=176 31 Fonte: DE FRANCO, Dal marketing tradizionale al marketing esperienziale, op. cit. 32 Sul tema si possono individuare almeno tre grandi filoni di ricerca, rispettivamente riconducibili agli studi sul “consumer behaviour”, “experiential shopping” e sul customer experience” 33 Il termine“esperienziale” riceve consacrazione nei primi anni Ottanta ad opera di Holbrook e Hirschman (1982). Fonte: FALK P., The shopping experience, Sage pubblications, 1997, London. 26 percezioni sensoriali, sui sentimenti o sulle sensazioni fisiche che le veicolano. Le emozioni guidano l’uomo nel processo di acquisto ed in generale ogni aspetto collegato al contesto in cui vengono vissute tali esperienze percettive34. L’experiential view è un approccio che si focalizza sulla natura simbolica, edonistica ed estetica del consumo, e che si fonda sulla concezione della esperienza di consumo come attività volta alla ricerca di fantasie, sensazioni e divertimenti. Recentemente la ricerca esperienziale si è allargata. Essa considera l’impatto che gli stimoli sensoriali (musica, odori, forme e colori, sapori, caratteristiche tattili) hanno sulle percezioni degli acquirenti35; le emozioni che si provano in relazione alle caratteristiche del punto di vendita. Si parla anche di Internet shopping experience36. La customer experience diventa un’esperienza olistica, che coinvolge la persona a diversi livelli in ogni momento della relazione con l’impresa o con l’offerta che essa propone. Ciò che contribuisce a creare valore, più che la realizzazione di un “esperienza memorabile”, è fare in modo che il cliente viva in modo eccellente, positivo, secondo e oltre le sue aspettative, ogni momento che compone il processo di relazione con il fornitore37. “A Customer Experience is an interaction between an organization and a customer. It is a blend of an organization’s physical performance, the 34 Fonte: COLLODI DONATA, CRISCI FRANCESCO, MORETTI ANDREA, Il consumer behavior dei prodotti artistico-culturali: analisi dell’esperienza d’ascolto di musica classica, http://www.escpeap.net/conferences/marketing/2008_cp/Materiali/Paper/It/Collodi_Crisci_Moretti.pdf 35 Fonte: COLLESEI, RAVA’, La comunicazione d’azienda, op. cit. 36 Fonte: GENTILE CHIARA, LAMBERTI LUCIO, NOCI GIULIANO, SPILLER NICOLA, Il marketing esperienziale come elemento incentivante all’instaurazione di rapporti di collaborazione lungo la supply-chain: un’indagine esplorativa nel contesto dei beni di lusso,1/2006, Politecnico di Milano. 37 Fonte: GENTILE, LAMBERTI,NOCI, SPILLER, Il marketing esperienziale come elemento incentivante, op. cit. 27 senses stimulated and emotion evoked, each intuitively measured against customer expectations across all moments of contact”38 Le azioni di marketing operativo che fanno leva sul valore emozionale utilizzano spesso lo strumento dei temporary store, ossia, punti vendita speciali, creati per durare un tempo limitato. Nel mondo del lusso sono molto utilizzati e creano un effetto sorpresa per due fattori: La location, diverse da quelle tipiche dei punti vendita; La completa assenza di comunicazione istituzionale o convenzionale e l’esclusivo ricorso al passaparola urbano39. Dopo aver realizzato una breve panoramica introduttiva circa i principali filoni di studio del marketing contemporaneo, segue un’analisi psicografica del consumatore dei beni ad elevato valore simbolico, ovvero, i fattori che con maggior incisività agiscono sulle sue decisioni di acquisto. I fattori che influenzano l’acquisto dei consumatori del lusso possono essere identificati da un modello transazionale che li organizza in ordine gerarchico in: “culturali”, “sociali”, “personali” e “psicologici interni”. All’interno di queste categorie, i più rilevanti per i beni ad elevato valore simbolico sono: il “reddito disponibile”, la “propensione al cambiamento” e la “cultura”: 1. Il reddito disponibile Il reddito disponibile medio-alto costituisce una delle principali caratteristiche dei consumatori dei beni di lusso. Tradizionalmente, i beni ad elevato valore simbolico sono cari in termini relativi ed assoluti, in 38 Fonte: SHAW COLLINS, IVENS JOHN, Building Great Customer Experiences, Palgrave Macmillan; 2nd Revised edition, 2004 39 Fonte: ADDIS MICHAELA, Ad uso e consumo. Il marketing esperienziale per il manager, Milano, Prentice-Hall, 2007 28 quanto sono caratterizzati da un premium price; inoltre, sono beni ritenuti “superflui” e poco funzionali appannaggio dei ceti più abbienti. Identificare i consumatori sulla base del reddito, oggigiorno, appare obsoleto; 2. La propensione al cambiamento; Il comportamento d’acquisto del consumatore dei beni ad elevato valore simbolico non è influenzato soltanto dalla disponibilità del reddito ma anche dalla propensione al cambiamento del consumatore. Si è dimostrato come il consumo dei beni di lusso raggiunge il punto di massimo quando sono massimizzate le variabili di: disponibilità di reddito; propensione al cambiamento. 3. Il fattore cultura; Per capitale culturale s’intende un’insieme di gusti, maniere e conoscenze che caratterizzano il modo di pensare e di agire individuale. Secondo il ricercatore americano D.Holt, il possesso di particolari beni ad elevato valore simbolico “culturalmente elevati”, garantiscono al consumatore che ne fruisce il rispetto agli occhi degli altri (poiché tali beni sono considerati di difficile comprensione alla massa e possono essere fruiti solo da coloro che hanno acquisito un backgroud culturale adeguato). Nel processo d’acquisto il suo comportamento è più o meno complesso, in funzione dell’importanza che egli attribuisce all’atto stesso. Il consumatore può ricercare nell’acquisto la soddisfazione di una dimensione utilitaristica oppure edonistica. Riguardo le “motivazioni di acquisto” se negli anni Novanta si parlava di una motivazione d’acquisto eterodiretta (dimensione collettiva), oggidì, invece, l’attenzione si è spostata maggiormente sugli aspetti autodiretti (individuali e privati). 40 40 Fonte: MOSCA, Marketing dei beni di lusso, op. cit. 29 2.2.1 Il trading up La presente tesi analizza il lancio di Grey Goose nel mercato italiano e, attraverso paragoni e parallelismi cerca di capire quali sono stati i fattori alla base del successo nel mercato americano. Nel corso del quarto capitolo, vedremo come Grey Goose sia riuscita ad affermarsi nel mercato statunitense in un periodo storico caratterizzato da grande prosperità economica. I professionisti del settore sostengono che alla base del successo della vodka francese vi sia il cd. trading up. Quest’ultimo è un fenomeno sociale di lusso accessibile che coinvolge quei consumatori appartenenti alle classi sociali meno abbienti, tipicamente esclusi dall’acquisto dei beni high-price41. L’idea classica di lusso è quella di un prodotto elitario, superfluo, inaccessibile al grande pubblico, connesso con la dimostrazione del proprio status sociale. Invece, il trading-up considera un modello di lusso molto diverso, dove i consumatori sono disposti a pagare un prezzo premium per determinate categorie di beni appartenenti alla cosiddetta classe del neolusso. Si intendono beni del neo-lusso, quei beni caratterizzati da un livello più alto di qualità e di attrattiva ma che restano, tuttavia, economicamente accessibili per i consumatori di fascia media42. Di seguito elenchiamo le cause generatrici il fenomeno del trading-up: a) Incremento reddito medio: il fenomeno del neo lusso probabilmente è emerso come risultato di una convergenza di forze sociali e fattori economici: a partire dalla seconda guerra mondiale sino agli anni Duemila, i redditi medi hanno registrato un netto incremento, contemporaneamente abbiamo assistito ad un allineamento fra i bisogni dei consumatori e la capacità di differenziazione dell’industria. 41 Si rimanda al capitolo 4.6 l’analisi di mercato approfondita dei fattori che hanno permesso alla vodka Grey Goose di affermarsi nel mercato statunitense. 42 Fonte: SILVERSTEIN MICHAEL J., FISKE NEIL, Trading up, La rivoluzione del lusso accessibile, Etas, Milano, 2004 30 b) Cambia la struttura familiare: il ruolo delle donne nella società è cambiato. Sono diventate socialmente attive con molte conseguenze: nei consumi, negli affetti, nel reddito. La percentuale di donne che lavora è aumentata notevolmente negli ultimi decenni; la famiglia tradizionale ha perso la propria centralità: gli individui decidono di sposarsi più tardi; vi è un incremento nel tasso dei divorzi. c) Nuovi profili di consumatori: il consumatore contemporaneo ha studiato maggiormente, è più sofisticato, esperto, ha viaggiato di più. d) Consapevolezza del proprio stato emotivo: il consumatore di fascia media è “oggetto” ogni giorno di messaggi pubblicitari che lo invitano a ricercare il piacere personale, soddisfare i propri bisogni. Le suddette forze hanno spinto il consumatore medio ad esplorare nuovi segmenti di mercato qualitativamente superiori, nonostante la presenza di un premium price. Il suo comportamento è atipico secondo la teoria microeconomica: egli acquistando prodotti premium genera una curva di domanda differente rispetto a quella classica, spostandosi su una fascia di prezzo più elevata ma al contempo accessibile. In effetti, non supera il vincolo di bilancio perché si autofinanzia attraverso il trading-down: egli risparmia risorse per quelle categorie non importanti, compra prodotti a basso prezzo o acquista private-lable, oppure, in altri casi rinuncia all’acquisto. Le imprese hanno colto l’opportunità di mercato ed hanno visto crescere negli USA i volumi di vendita ed i margini di profitto per i beni di lusso. Citiamo i casi Belvedere nel mercato della vodka; Rowland (giocattoli); Mercedes (Cupè)43. I beni del neo-lusso sono caratterizzati dai seguenti caratteri: a) Percezione del prezzo accessibile: i prodotti “premium accessibili” sono quei beni che costano maggiormente rispetto ai beni 43 Fonte: SILVERSTEIN, Trading up, op. cit. 31 tradizionali ma restano accessibili ai consumatori di fascia media, perché sono prodotti con un prezzo assoluto basso. Ad esempio, una confezione di Nutro (cibo per cani); una vodka Belvedere hanno un premium price di circa 60-120% rispetto alle rivali della categoria standard. Nonostante il prezzo elevato, molti consumatori acquistano tali prodotti perché attribuiscono loro un elevato valore simbolico. Infatti, Mercedes-Benz ha modificato il posizionamento di alcuni prodotti della propria gamma (prezzo al ribasso), per diventare allo stesso tempo accessibili e più attraenti verso un marcato più ampio. b) Posizionamento intermedio nel mercato: i beni del neo-lusso occupano una zona grigia nel mercato. Non sono dei veri e propri brand high-price né beni tradizionali: comportano un prezzo premium rispetto ai prodotti tradizionali ma hanno un prezzo molto inferiore rispetto a prodotti del lusso tradizionali. c) Aspetto emotivo: Il coinvolgimento emotivo del beni del neo-lusso è più genuino di quello del lusso tradizionale, legato nel secondo caso più all'ostentazione che ad un interesse intrinseco per il prodotto44. Per il consumatore, il cui coinvolgimento emotivo aumenta all’aumentare del premium-price, con l’acquisto di un bene ottiene tre tipologie di surplus differenti (cd. “scala dei benefici”): funzionale (tecnologia, design); qualitativo; simbolico (legato al brand)45. 2.3 Il product e service concept dei beni lusso Un prodotto o un servizio rappresentano un insieme di attributi tangibili ed intangibili offerti al mercato per rispondere alle esigenze del target consumer. E’ necessario considerare non solo il prodotto per le sue 45 Fonte: SILVERSTEIN, Trading up, op. cit. 32 mere caratteristiche funzionali ma un complesso di attributi, di attese e di benefici intangibili. In Figura 2.2, ho riportato un’ideale product concept rappresentato come una sommatoria dei seguenti elementi, considerati in ordine gerarchico: “beneficio principale”; “benefici tangibili indiretti; “benefici intangibili diretti ed indiretti”. Figura 2.1, Il product concept Nucelo centrale Benefici tangibili Product Concept Benefici intangibili Fonte: MOSCA, Marketing dei beni di lusso, pp. 91 Ogni variabile comprende una particolare catena di attributi che contribuisce ad arricchire il valore percepito dal consumatore finale: a) Nucleo centrale/Beneficio principale: il nucleo centrale è costituito dal beneficio principale che il consumatore ottiene con l’acquisto. Ad esempio, acquistando un orologio il core product sarà la misurazione del tempo. I benefici tangibili diretti del prodotto invece possono essere design, materiali, qualità, sicurezza. Nel caso di un servizio, ad esempio la prenotazione di una camera d’hotel, il core product riguarda il pernottamento mentre il beneficio principale corrisponde beneficio all’immediato (location accessibile, pulizia, comfort). 33 b) Benefici tangibili indiretti: sono direttamente legati al nucleo centrale che il consumatore prende in considerazione per decidere l’acquisto: ad esempio, credito, rarità, garanzia post-vendita, tempi consegna. Costituiscono degli elementi di differenziazione importanti in un’arena altamente competitiva. c) Benefici intangibili diretti ed indiretti: rappresentano un ulteriore elemento di differenziazione del prodotto/servizio. La loro natura è tipicamente intangibile: il produttore può offrire tali servizi al consumatore con lo scopo di aumentare i benefici o l’attrattività del proprio sistema di offerta. Paradossalmente diventano gli elementi di differenziazione più importanti per il consumatore46. Di seguito analizziamo il product concept dei beni ad elevato valore simbolico: gli attributi propri e diretti, sono quei valori tangibili compresi nel nucleo centrale che vanno oltre il mero beneficio funzionale. I principali attributi diretti per il lusso sono: la marca; alta qualità e prestigio; design e stile; storicità del brand; packaging; alto prezzo; scarsità ed unicità. a) La marca. Nel sistema di offerta dei prodotti della moda e del lusso, la marca rappresenta un attributo decisivo. Secondo la definizione dell’”American Marketing Association” la marca rappresenta “un nome, un termine, un simbolo, un design o una combinazione di questi elementi che identifica i beni o servizi di un venditore differenziandoli da quelli dei concorrenti”47. Le aziende che desiderano raggiungere obiettivi di presenza internazionale e di gestione delle leve di mercato, devono costruire attentamente il proprio posizionamento premium, attraverso l’attenta comunicazione dei valori intangibili del brand. 46 Fonte: MOSCA, Marketing dei beni di lusso, op. cit. Fonte: CAPPELLARI ROMANO, Marketing della moda e del lusso, Carocci, 2008, Roma, pp.61 47 34 Quando un consumatore acquista un qualsiasi oggetto di lusso, ad esempio un impermeabile Burberry, non sta acquistando l’impermeabile, ma un prodotto di moda, contraddistinto da una marca con una certa reputazione e dotato di un forte valore emotivo e simbolico. All’inizio della storia dei beni di lusso, la marca era costituita dal nome del fondatore, con il quale si intendeva attribuire al prodotto un contenuto di alta qualità e di artigianato48. Nel grafico seguente ho riportato il trend degli ultimi anni riguardo la brand value dei principali global players del lusso. Il ranking è stato stilato dalla società Interbrand49. Figura 2.2, Brand Value, USD, Mercato lusso globale 25000 Brand Value ($) 20000 Louis Vuitton 15000 Gucci Hérmes 10000 Cartier Tiffany & Co. 5000 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Fonte: Interbrand, http://www.interbrand.com/it/best-globalbrands/2012/Best-Global-Brands-2012.aspx Nel 2012, in prima posizione si è posizionata Louis Vuitton (24 milioni di dollari); segue Gucci il cui marchio vale circa 9,5 milioni di dollari. 48 Fonte: CHEVALIER, Luxury brand management, op. cit E una divisione aziendale dell’azienda di consulenza Omnicom Group Inc., nata nel 1974. 49 35 In generale, i primi tre brand al mondo finanziariamente più rilevanti sono Coca Cola (77,8 milioni USD), Apple (76,56 milioni USD)50 ed IBM (75,5 milioni USD). La gestione strategica della marca passa attraverso tre momenti: i. La definizione del posizionamento e dei valori del brand; ii. La pianificazione ed attuazione di strategie di marketing tese a far sì che i consumatori siano consapevoli dell’esistenza della marca e stabiliscano con essa associazioni favorevoli e uniche51; iii. Strategie di marketing operativo a sviluppo e sostegno della brand equity. Quest’ultima è definita come “una fondamentale risorsa intangibile, costruita aggregando, intorno a specifici segni di riconoscimento, un definito complesso di valori, di associazioni cognitive ed emotive, al quale i consumatori attribuiscono un valore aggiunto che eccede la performance tecnico-funzionale del prodotto/servizio identificato dalla marca stessa e che pertanto si traduce in un valore economicofinanziario differenziale per l’impresa” 52. La marca per un bene di alta gamma è il più forte fattore di differenziazione e consente l’applicazione di un premium price anche nel lungo termine. Infatti, tutte le azioni di marketing operativo (comunicazione interna ed esterna l’azienda) sono rivolte a rinforzare l’immagine di marca trasmettendo coerentemente i valori del brand. b) Paese di origine. Il consumatore associa la qualità del bene al paese di origine dello stesso. Per questa ragione è opportuno comunicare informazioni quali il luogo di produzione e l’origine del prodotto. La provenienza costituisce un vantaggio competitivo. 50 Fonte: Il brand value della società di Cupertino rispetto allo scorso anno ha registrato una crescita del 129%. La variazione percentuale della Microsoft è del -2: in classifica, la società americana si posiziona al quinto posto, alle spalle di Google. 51 Fonte: CAPPELLARI, Marketing della moda e del lusso, op. cit. 52 Fonte: LUCIANI FABIO, Politiche di e-branding: come sviluppare la marca attraverso le nuove tecnologie, 2004, Università degli studi di Cassino 36 c) Alta qualità e preziosità. I beni di lusso sono fabbricati con materiali eccellenti. In effetti, il consumatore associa la preziosità del prodotto alla sua qualità. La comunicazione dovrebbe enfatizzare gli attributi di eccellenza. d) Scarsità ed unicità. L’elemento di rarità è fondamentale per la percezione del valore del bene di lusso nel consumatore. L’elasticità della domanda rispetto al prezzo è minore se i consumatori desiderano un prodotto non facilmente sostituibile. e) Eredità storica e personale. Anche la tradizione storica e l’eredità sono degli elementi molto importanti: essi vengono associati dal consumatore come sinonimo di qualità, affidabilità e durata. f) Prezzo elevato. Un prodotto di lusso ha la necessità di posizionarsi con un prezzo alto per sostenere e comunicare la propria immagine di marca. Tuttavia, il prezzo elevato può essere correlato o non correlato direttamente alla struttura dei costi. Nel secondo caso, il premium price è mantenuto elevato esclusivamente per comunicare il senso di unicità senza una reale connessione con i costi di produzione. 37 Capitolo 3 Il mercato della vodka 3.1. Introduzione La vodka è un distillato largamente e trasversalmente diffuso nei vari paesi del mondo. Benché le sue origini siano strettamente legate all’Europa orientale, la vodka ben presto ha saputo farsi apprezzare anche presso altre culture. Il nome originario della vodka è “Gorzalka”, in lingua polacca si traduce “liquore” e solo successivamente venne chiamata vodka, dalla radice della parola “woda” (acqua). La paternità del distillato appartiene alla Polonia le cui origini sono supportate da testimonianze e da documentazioni storiche comprovate che certificano la nascita della prima distilleria nel 1534. Nonostante le numerose documentazioni, la Russia reclama i natali delle prime produzioni alcoliche risalenti al tempo dell’impero sovietico. Agli albori, furono gli intraprendenti commercianti genovesi che introdussero presso la corte degli Zar i primi distillati a base di vino. La nobiltà sovietica apprezzò molto, ed intuita l’elevata potenzialità del vino come strumento di difesa dal rigido clima russo, diede inizio alla produzione di un nuovo distillato (la vodka) utilizzando quelle materie prime facilmente reperibili nell’immenso territorio russo (le scorze di patate al posto dell’uva)53. Tuttavia, la vodka approdò in Europa occidentale solo nel corso dell’Ottocento a seguito della Rivoluzione russa: molti esuli russi appartenenti alla nobiltà e detentori del know-how della distillazione, furono costretti ad emigrare in occidente per salvarsi dalle epurazioni di massa volute dal regime comunista. Uno di questi fu Piotr Smirnov, 53 Fonte: Federazione italiana Sommelier www.fisar.com/index.asp?notizia=1438&codice=57 38 proprietario di una distilleria che emigrò prima in Francia e successivamente negli Stati Uniti. Smirnov, una volta giunto in Francia cambiò il proprio nome in Pierre Smirnoff54. La vodka aromatizzata vanta altresì un passato originale: agli albori della produzione la distillazione non era ancora una scienza esatta, in quanto prevedeva processi prevalentemente artigianali distinguendosi per difetti organolettici marcati. Per coprire i frequenti difetti di produzione si diffusero dei processi produttivi che potessero “coprire il sapore” mediante l’impiego di materie prime alternative. Nacquero alcuni tipi di vodka cd. flavoured fra cui ricordiamo la “Limonnya” con scorze di limone e zucchero, “Okhotnichya” con spezie di vario genere, oppure la “Pertosvka” con grani di pepe nero e peperoncino. Dal 2006, la categoria aromatizzata sta vivendo, in Italia, un periodo di crescita molto interessante, benché il volume dei consumi resta proporzionalmente molto limitato, rispetto alla categoria bianca. La vodka rimase semisconosciuta al grande pubblico occidentale sino al 1950. I consumi europei fino a quel momento erano fortemente connotati da valori socio politici: il consumatore medio europeo era portato ad associare la vodka alla classe sociale operaia russa; questa associazione di idee, dunque, inibiva fortemente i consumi. Dal 1950, la vodka ha realizzato un efficace e graduale processo di ricostruzione della propria immagine a partire da una serie di product placement impiegati nel mondo del cinema. Il consumo di vodka in Europa occidentale ed in U.S.A. è stato sdoganato a partire dall’opera di Ian Fleming, il quale nel 1953 pubblicò il romanzo “Casino Royale”55: il protagonista del romanzo fu James Bond, 54 55 Oltre Smirnoff, anche Keglevich ed Eristoff vantano delle storie analoghe. Il romanzo Casino Royale ha ispirato la creazione di tre film nel corso degli anni:nel 1954 negli Stati Uniti è stata girata la serie antologica Climax!; nel 1967 fu realizzato un film parodia dei primi capitoli di 007 dal titolo James Bond 007 - Casino Royale, con Peter Sellers e Woody Allen. Infine, nel 2006 “Casino Royale” è il ventunesimo della serie di 007 ed il primo con l'attore britannico Daniel Craig nel ruolo dell'agente segreto 39 agente 007 e nemico giurato delle spie sovietiche, il quale fu interprete del fenomeno del cocktail “Vesper Martini”56. In aggiunta, nel 1962 venne girato il film “Agente 007 - Licenza di uccidere”57 dove apparve, in bella mostra la vodka Smirnoff impiegata per la miscelazione di un Martini Vodka, contribuendo al riposizionamento del prodotto. Tuttavia, sono dell’opinione che il processo di riposizionamento d’immagine della vodka sia in atto ancora tutt’oggi. I dati confermano un trend di crescita continuo delle categorie super premium ed ultra premium: in particolare, quest’ultimo segmento qualitativo registra dei volumi estremamente limitati a fronte di una crescita costante nel tempo. Il processo di produzione della vodka è mutato nel corso degli anni. La distillazione è un procedimento fisico che consente la separazione dei componenti volatili di un fermentato in base al loro diverso punto di ebollizione. In questo modo si può concentrare l'alcol etilico presente nel fermentato e si selezionano le sostanze pregiate del distillato scartando quelle meno nobili e sgradevoli. La distillazione della vodka utilizzava a partire dai primi dell’Ottocento, alambicchi continui a colonna con piatti, perfezionati nel corso degli anni. Agli albori, le materie prime utilizzate erano principalmente le scorze delle patate le quali restituivano un distillato ruvido: per questo motivo, successivamente, si preferì la segale. E’ opportuno distinguere fra due diverse tipologie di distillazioni: a colonna “discontinua” oppure a colonna “continua”: Distillazione discontinua: “la più antica, che avviene in alambicchi, quasi sempre di rame, inizialmente a fiamma diretta, oggi sempre più con riscaldamento interno (indiretto). Questo tipo di alambicco opera con specifiche quantità di liquido alcolico che, per effetto della dell'MI6, James Bond. Fonte: Sentieri del cinema, http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?ID=606 56 Tre parti di Gin; una parte di vodka; mezza parte di Kina Lillet. Fonte: Cocktails About, http://cocktails.about.com/od/ginrecipes/r/vesper_cocktail.htm 57 Fonte: Ian Fleming, www.ianfleming.com/pages/content/index.asp?PageID=56 40 vaporazione, estrae l'alcol. Ad operazione finita occorre svuotare il liquido rimasto nell'alambicco, pulire ogni apparecchiatura e ricominciare l’operazione dell’inizio. La forma dell'alambicco varia adattandosi a specifiche esigenze locali, alle caratteristiche del distillato che si desidera raggiungere e dalla tradizione locale. Il distillato ottenuto (dalla singola, duplice o triplice distillazione discontinua) raggiunge i 60/80° alcolici. Storicamente, sono i produttori francesi e scozzesi che detengono questo know-how.”58 “Per la produzione della vodka, la tendenza attuale è quella di utilizzare, piccoli alambicchi di rame, per preservare la materia prima, con colonne in sequenza. Il numero di passaggi in alambicco, dai classici due o tre, arriva anche a nove per alcune vodka ultra premium. La distillazione odierna è regolata da moderne tecnologie: gli alambicchi, attentamente controllati da sistemi informatizzati, separano facilmente teste e code”59. Distillazione continua: “Trattasi di distillatori a colonna o comunque apparecchi che operano con lavorazione continua per una maggiore produzione ad alto contenuto alcolico (oltre 90°) solitamente più neutra rispetto all'alcol ricavato dalla distillazione discontinua”60. Questo sistema solitamente è utilizzato per la produzione di vodka, gin, acquaviti bianche, distillati di frutta, brandy, grain whisky, whiskey americano, whisky canadese, alcune grappe, tequila, cachaca e altri. Tuttavia, una grande novità in materia si è registrata nei primi anni Duemila nel momento in cui sono state inserite delle deroghe disciplinari: nello 58 Fonte: TIGGULIO, Cultura del Vino & Comunicazione: http://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=1065 59 Fonte: Saper bere, http://www.saperebere.com/vodka.html 60 Fonte: Tiggulio Vino, op. cit. 41 specifico, è stata introdotta l’uva nel disciplinare produttivo fra le materie utilizzabili nel processo di distillazione, sfruttando un cavillo legato al concetto di materia prima di origine agricola61. Questo cambiamento, fortemente voluto dai produttori francesi e italiani, alle prese con eccedenze enologiche e con la crisi dei distillati ambrati, ha stravolto il profilo organolettico tipico della vodka creando una confusione nel consumatore che normalmente identificava solo Cognac, Brandy e Grappa i distillati derivanti dall’uva. 62 In sintesi, il mercato della vodka negli ultimi anni ha subito profondi cambiamenti: dal lancio di Grey Goose nel mercato statunitense, il settore della vodka è diventato un susseguirsi di versioni super premium ed ultra premium. In aggiunta, dai primi anni Duemila, anche a causa delle deroghe nel disciplinare produttivo sono nate nuove versioni di vodka super lusso distillate con l’uva. In generale, il mercato della vodka si è arricchito di prodotti di alta qualità, di alto prezzo, i cui packaging sono probabilmente più simili ad articoli di lusso. Il sapore dei distillati super e ultra premium è più morbido, da assaporare in eleganti bicchieri ed in lussuose location. Il cambio di gusto del consumatore ed i nuovi stili di consumo hanno dettato un cambio di politica commerciale nelle aziende le quali hanno capito che una forte politica di marketing incentrata sull’immagine glamour della vodka sarebbe stata vincente nei confronti di un consumatore, del segmento lusso, maggiormente attento agli aspetti edonistici. 3.2 Analisi del mercato Il presente capitolo ha l’obiettivo di analizzare lo stato attuale, i trend futuri e le criticità del mercato italiano della vodka: per raggiungere l’ambiziosa meta, mi sembra opportuno cominciare l’analisi da un punto di 61 Grey Goose, nel proprio processo produttivo utilizza un sistema discontinuo. Si rimanda al Capitolo 4.2 l’analisi del processo produttivo di Grey Goose. 62 Fonte: Saper bere, op. cit. 42 vista più generale (mercato degli spirits), per poi scendere nel particolare (mercato della vodka e dei sottosegmenti). Questo ci permetterà, successivamente, di effettuare interessanti analisi comparative fra il settore spiritoso e la categoria vodka. Infine, ho osservato nel dettaglio il peso relativo delle varie categorie qualitative del segmento della vodka. 3.2.1 Il mercato degli spirits Il mercato italiano alcolico è un mercato ampio e diffuso, largamente e storicamente dominato dal consumo dei vini. Il nostro paese, infatti, rappresenta uno dei principali mercati di alcol in Europa, principalmente grazie alla componente enologica. L’istituto di ricerca inglese I.W.S.R., “International Wine and Spirit Research”, ha pubblicato i dati sul consumo degli alcolici per ciascun paese europeo. I dati sui consumi di vendita in Italia, sono stati sintetizzati nell’istogramma che segue (Figura 3.1): Figura 3.1, Mercato alcolico italiano, 2009 Mercato alcolico Italia - 2009 Volumi (000) Casse 9 Lt 350000 89% 300000 250000 200000 150000 100000 5,5% 50000 4,6% 0,09% 0 2009 Vino 312677 Birra 19300 Spirits 16128 Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, aprile 2012 S.U.D. 3204,5 43 Osservando i valori in percentuale riguardo il volume dei consumi sul totale, possiamo confermare il dominio della categoria enologia (89%); segue la birra con quote molto inferiori (5,5%) e gli spirits (4,6%); infine, quote residue, inferiori all’unità, per le c.d. “small unit drinks”. Segue una breve descrizione di ciascun segmento: a) Categoria vini: secondo la metodologia adottata, la categoria Vini include: still lights wine (classici vini da tavola); sparkling wine (p.e. spumanti e champagne), fortified wine (p.e. il vino Porto e Sherry); Ligth Aperitifs (principalmente Vermouth). L’Italia ha da sempre giocato un ruolo di prim’ordine nel mercato mondiale dei vini. A riguardo, l’“Ufficio studi enologi” ha realizzato un’indagine sull’andamento delle esportazioni di vino italiano nel mondo, riferito al primo quadrimestre del 2012: rispetto allo scorso anno i risultati confermano una fase espansiva dell’export italiano63: cresce l’export in generale verso paesi sia in via di sviluppo (Cina) che tradizionali (Germania, Francia, Canada e Stati Uniti). Tuttavia, anche nel primo quadrimestre del 2012, la Francia sta confermando il suo primato nel mercato mondiale del vino principalmente grazie ai due prestigiosi marchi Champagne e Bordeaux.64 b) Categoria birra: i brand name più noti del mercato italiano sono Heineken, Peroni, Menabrea, Carlsberg. Benché, la “categoria birra” rispetto al totale alcolico dei volumi sia molto limitata, il consumatore italiano rimane un estimatore della birra. “L'evoluzione recente del mercato evidenzia alcuni trend nell'ambito dei consumi. Segmentando il mercato per tipologia di prodotto emerge che le birre main-stream (lager nazionali, prezzo popolare e qualità media) 63 I dati confermano una crescita in valore del +3,2% contro una contrazione dei volumi del –14,9% Fonte: dati aziendali. 64 Fonte: Il Velino, www.ilvelino.it/AGV/News/articolo.php?idArticolo=1625313&t= Vino__Assoenologi__Domanda_Ue_mostra_segni_di_stanchezza 44 restano in media le più richieste ma parallelamente si sta affermando il segmento delle birre premium e delle cosiddette specialità-tradizionali. Le motivazioni di tale tendenza vanno ricercate in una mutazione del profilo del tipico consumatore.”65 Il consumatore medio fa un uso più consapevole della birra ed attribuisce molta importanza alla sua qualità. c) Categoria spirits: “Le bevande spiritose sono prodotte sia direttamente mediante distillazione, macerazione o aggiunta di aromi, sia mediante miscelazione di una bevanda spiritosa con un'altra bevanda, con alcool etilico di origine agricola o con taluni distillati”66. L’indagine condotta dall’Istituto inglese I.W.S.R., include nel segmento degli spirits le seguenti sub-categorie : Whisk(e)y e Irish Whisky, Gin, Vodka, Rum, Tequila, Brandy ed infine i cd. “Flavoured spirits” (Liquori, Creme di liquori, Amari, Aperitivi alcolici, Anice, Acqua vite). Come osservato precedentemente in Figura 3.1, ed evidenziato nel grafico con il colore rosso, la categoria degli spirits, rispetto al totale alcolico del mercato italiano conta circa il 4,6%. Tuttavia, è un valore decisamente sotto la media europea, soprattutto se confrontiamo i consumi italiani rispetto agli Stati europei “culturalmente simili” ai nostri come la Spagna, Francia e la Grecia i quali totalizzano circa il 1015% di consumi super alcolici rispetto al totale. Invece, i paesi dell’Est Europa come la Polonia e la Russia, che hanno dato i natali alla vodka consumano valori ben al di sopra, ovvero il 40-50% di superalcolici rispetto al totale del volume alcolico (di cui principalmente vodka). 65 Fonte: Alessandro Poli, Il mercato della birra in Italia, Premium e speciali sostengono le vendite, Business Insight Director, 2011, Milano, SymphonyIRI Group 66 Fonte: Europa Legislazione, http://europa.eu/legislation_summaries/consumers/product_labelling_and_packaging/l670 06_it.htm 45 d) Categoria Small unit drinks: includono essenzialmente i c.d. RTD (ready to drink), Sidro e le “Brand line extension”67. Per RTD si intendono quelle categorie di prodotto pre-mixed come ad esempio Bacardi Mojito, Bacardi & Cola, Smirnoff Red Ice, Aperol Soda RTD. Il mercato è limitato sia in volumi che in valore, tuttavia, è uno dei segmenti più dinamici infatti negli ultimi anni i players del settore hanno lanciato diversi prodotti molto innovativi sotto il punto di vista del concept di prodotto (vedi la sfida “Bacardi - Pampero” per il lancio di Mojito). L’obiettivo della presente tesi è quello di analizzare il mercato della vodka. Pertanto, segue un’analisi del segmento spiritoso sotto il profilo del volume e del valore dei consumi nel mercato italiano: Il volume dei consumi; Grazie ai dati sin qui raccolti, possiamo concludere che il mercato italiano spiritoso è piuttosto limitato a volume (4,6%): proviamo ora ad osservare nel dettaglio i volumi dei consumi di ciascun segmento del mercato degli spirits. La seguente Figura 3.2, mostra nel dettaglio la categoria sotto il punto di vista dei volumi dell’anno solare 2010: 67 Per brand line extention si intendono le estensioni della linea di prodotto in cui una società multiproduct operante in più mercati decide di lanciare un nuovo prodotto attraverso un marchio già affermato e conosciuto. Es. società con un brand forte nel mercato dei profumi lancia shampoo, talchi etc. Fonte: Business Dictionary, http://www.businessdictionary.com/definition/line-extension.html 46 Figura 3.2, Volume dei consumi, Mercato Spirits Italia, 2010 Volume dei cosumi Spirits 4.500,0 4.000,0 3.500,0 3.000,0 2.500,0 2.000,0 1.500,0 1.000,0 500,0 0,0 26,35% 20,54% 7,51% 3,08% Brandy Bitters / Spirit Aperitifs Gin 5,50% 6,01% 0,46% Rum Tequila Vodka Scotch Whisky Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 Nell’istogramma emerge il dominio della categoria “Bitters68 – Spirit Aperitifs” con il 26,35% dei consumi totali. Questa è la categoria maggiormente in voga al momento, dove in particolare gli “Apertivi alcolici” rappresentano una sub-categoria molto vivace. I brand name più noti fra gli aperitivi alcolici sono Aperol, Campari, Martini. Le motivazioni di questo successo sono da ricondurre al “momento dell’aperitivo” che può essere considerato un vero e proprio fenomeno sociale da qualche anno in 68 Bitter è un termine tedesco, ormai di uso internazionale, con cui si identifica un liquore amaro di colore rubicondo che può essere utilizzato, liscio o diluito, come aperitivo. Questa categoria comprende tutti i prodotti ottenuti da una base alcolica aromatizzata (per mezzo di un lento processo di infusione o macerazione) con varie radici, erbe, cortecce, bacche, essenze ed altri ingredienti caratteristici per le loro qualità amarognole. La gradazione alcolica fluttua dai 16° a 30° e la percentuale di zucchero, oltre la specificità della ricetta, determinano la variegata gamma di prodotti che richiamano tale nome. Ad esempio, Martini Bitter, Cinzano Bitter, Campari Bitter. Nella stessa categoria sono inclusi anche gli Amari (Amari,China,Fernet:). Fonte: Mass Market, www.massmarket.it/bitters 47 voga e che sta “stravolgendo” le abitudini dei consumatori italiani. Sfruttando l’onda positiva della modalità dell’happy hour il “momento dell’aperitivo” ha rappresentato una grande opportunità, non solo per i classici prodotti sodati, ad esempio per Campari con il suo brand leader Spritz Aperol, ma anche per gli altri prodotti alcolici (il vino è il prodotto alcolico più amato nell'aperitivo, seguito dalla Vodka e Rum) che possono accompagnare piacevolmente il cibo durante il buffet69. “Si tratta di un aperitivo con diversi contenuti, e in alcuni casi e per alcuni target di consumatori, ha anche il compito di sostituire la cena al ristorante.”70 In generale il fenomeno però è difficile da interpretare nel dettaglio perché sono tanti i modelli di aperitivo che si adattano a situazioni geografiche e sociali diverse71. Il secondo segmento più diffuso in volume è quello dei Brandy: Vecchia Romagna, Branca stravecchio, Stock Orginal sono i brand name più diffusi. Sfortunatamente, il brandy, come gli altri prodotti “scuri” sta vivendo un periodo di declino; le abitudini dei consumatori italiani stanno cambiando, si preferiscono prodotti meno “impegnativi”. La Vodka, Rum e Scotch Whisky72 registrano, in linea di linea di massima volumi simili benché stiano vivendo dei periodi di vivacità differenti. Rum e Vodka da diversi anni sono in continua crescita, invece, i whisky non sono più attrattivi come nel passato. In generale, i white spirits (vodka, gin, tequila) in Italia hanno tutti la stessa criticità di manifestare bassi volumi di vendita: questo aspetto risulta essere 69 DE STEFANO ROSSELLA, Bargiornale, Gli alcolici in tempo di recessione, (Marzo 2012), pag. 94 70 DE STAFANO, Gli alcolici in tempo di recessione, op. cit. 71 OLDANI RICCARDO, Il mix giusto per aperitivo, www.bargiornale.it, (Agosto 2012) 72 Per quanto riguarda i Whisky, occorre ricordare che a differenza della Vodka e dei Rum, la categoria sta vivendo, come tutti i brown spirits, un calo generalizzato dei consumi. Fonte: Markup, Grocery il mercato dei brown spirits vive un periodo sfavorevole, http://www.mark-up.it/articoli/0,1254,41_ART_4440,00.html 48 ulteriormente rilevante se confrontiamo i consumi italiani con quelli di altri paesi dell’est Europa. Il valore dei consumi; Nel seguente grafico, Figura 3.3 è stato rappresentato il settore spiritoso sotto il profilo del valore dei consumi: l’equilibrio nel mercato resta quasi immutato. Figura 3.3, Mercato Italia, 2010, Valore dei consumi (U.S. Dollari) Fonte: ISWR Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 Il leader di si conferma la categoria “Bitters – Spirit Aperifis” anche sotto il profilo del valore dei consumi; il Rum migliora in proporzione la propria posizione (10,94%). La Vodka, invece, evidenziata nell’istogramma con il colore rosso, nel 2010 ha venduto prodotti per circa duecento milioni di dollari (18,72% del valore degli spirits). Occorre evidenziare, un diverso posizionamento per alcuni prodotti premium della categoria vodka, brandy, whisky, tequila e rum (invecchiati). Tali brand, connotati da un posizionamento high-price hanno l’effetto di 49 registrare bassi volumi di vendita e da un elevato margine di contribuzione unitario. Roberto Amedei, Industry Manager Niesel, commenta l’attuale momento generale degli spirits: “la necessità di stare dentro il proprio budget mensile porta a consolidare alcune scelte di contenimento di spesa per l’abbigliamento, i viaggi e anche per l’intrattenimento fuori casa. È presente una maggiore preoccupazione di perdere il proprio posto di lavoro, cresce la propensione a risparmiare, piuttosto che a spendere, e si duplica la percentuale di italiani che dichiara di destinare i propri risparmi ai fondi pensione. (…) Il segmento degli alcolici (compresi spumanti e Champagne) non sembra sottrarsi al generale “sentiment”, registrando una leggera flessione in termini di volumi. Non certo buone notizie per il mondo del beverage e del bartending in particolare, ma a limitare la portata dell’allarme rimane la performance straordinaria degli aperitivi alcolici in bottiglia (+7,2%) e degli Champagne (+22%)73. Infine, è riportata una tabella riassuntiva che esprime nel dettaglio i consumi, in valore ed in volume, per ciascuna categoria merceologica del mercato spiritoso riferiti all’anno 2010: 73 Fonte:DE STAFANO, Bargiornale, Gli alcolici in tempo di recessione, op. cit. 50 Figura 3.4, Valore e volume dei consumi italiani, Spirits, 2010 Categoria Prodotto Brandy Cognac / Armagnac $24.829,7 Volume - Casse (000) 9 Lt 75,5 $391.579,4 3.201,0 $416.409,1 3.276,5 $4.351,0 22,75 Aniseed $151.370,5 1.232,3 Bitters / Spirit Aperitifs $632.415,5 4.203,5 $3.938,0 17,0 $349.891,9 3.346,00 $1.137.616,0 8.798,75 $68,1 0,5 $65.815,6 491,5 $65.883,7 492,0 Dark Rum $184.024,9 807,0 Light Rum $74.611,4 454,5 $258.636,3 1197,5 Other Brandy Brandy Totale Cane Totale Flavoured Spirits Fruit Eaux de Vie Liqueurs Flavoured Spirits Totale Gin / Genever Genever Gin Gin / Genever Totale Rum Valore - USD (000) Rum Totale Tequila Traditional $17.621,0 73,25 Vodka Totale Traditional $121.491,2 871,75 $1.591,4 6 $197.462,4 877,75 $917,5 3,45 Irish Whiskey $4.594,9 20,75 Other Whisky $556,3 1,5 $199.022,8 958,75 $61.396,9 229,25 $266.488,4 1.213,7 $2.364.467,9 15.952,2 Flavoured Vodka Totale Whisky Canadian Whisky Scotch Whisky US Whiskey Whisky Totale Totale complessivo Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 Trend della categoria spiritosa; Osserviamo il trend evolutivo dei consumi che si è registrato in Italia nel corso degli ultimi anni. La Figura 3.5 (in appendice) mostra, nel 51 dettaglio, il valore ed i volumi dei consumi di ciascuna categoria spiritosa, la rispettiva variazione percentuale ed il CAGR74. Osservando tali dati possiamo effettuare le seguenti considerazioni: primo aspetto di rilievo: il mercato spiritoso, come confermano gli analisti è in leggero e costante calo. Il consumo di superalcolici, che ha sofferto negli ultimi anni della generale tendenza dei consumatori a ridurre l'assunzione di alcolici, presenta, tuttavia, andamenti alterni fra le diverse tipologie di prodotti. Il comparto si caratterizza in via di ridimensionamento: i volumi fra gli esercizi del 2009 e del 2010 sono diminuiti in variazione percentuale del -0,7%; sono ancor più significative le perdite nell’arco dell’intera decade (variazione percentuale del -1,69%). Tuttavia, sino alla metà degli anni Duemila le vendite si sono attestate in ascesa per poi registrare delle perdite costanti e graduali dal 2005 ad oggi. Le performance delle singole categorie di prodotto sono, in generale, poco soddisfacenti; solo i consumi di Rum e della Vodka appaiono molto vitali. Questi due segmenti stanno vivendo una nuova fase di sviluppo del loro ciclo di vita in quanto stanno beneficiando del grande successo dei cocktail a base di Rum e Vodka (Mojito, Capiroska, Cuba Libre). Inoltre, è in atto una tendenza a preferire prodotti chiari (Rum, Vodka) a discapito dei distillati scuri, come ad esempio Whisky, Brandy e Rum scuro. I Whisky infatti, hanno registrato un disastroso -42,8% nell’intera decade. Tuttavia, il consumo dei whisky è legato a particolari aree geografiche e solo per determinati prodotti. Ad esempio, l’Irish Whisky è un segmento di mercato leader negli USA, mentre in Italia registra perdite annue consistenti, idem per lo Scotch Whisky che sta facendo bene nel mercato dell’America Latina. In Italia, il whisky è un prodotto che non attrae più come una volta 74 Il “Compound Annual Growth Rate” è il tasso di crescita annuo, composto, di un dato investimento considerato un determinato periodo di tempo: è calcolato assumendo la radice ennesima del tasso complessivo di crescita percentuale. 52 quei consumatori giovani che ora spostano le proprie scelte di consumo verso i prodotti percepiti meno “impegnativi” come Vodka, Rum e Vini75. Segue un’analisi di Valeria Torazza, giornalista di Mark-up riguardo l’attuale trend del mercato: “L'indice di fiducia delle famiglie è ai livelli minimi e gli elementi di crisi hanno portato a una razionalizzazione dei consumi ed ad un cambiamento delle abitudini d'acquisto. Diminuisce la fedeltà alla marca ed aumenta l'attenzione verso le promozioni e i prodotti più convenienti. Un caso esemplificativo è quello del whisky, un mercato in cui la marca, alla pari di altri brown spirits come brandy e cognac, è tutto. Sostanzialmente, tutte le tipologie di prodotto sono in calo con un'attenuazione del trend negativo solo per il whisky standard pure malt. Viceversa, se analizziamo l'andamento per fasce di prezzo, solo i primi prezzi o i prodotti più convenienti segnano un trend positivo. La marca rimane comunque il riferimento del mercato (…). Brandy, cognac e grappe sono prodotti tradizionali al di fuori delle mode, condizionati sia dal trend di flessione generale dei superalcolici sia dalla difficoltà di ricambio dei vecchi consumatori (per cui si verifica una rilevante sovrapposizione di consumi con altri prodotti, in particolare il whisky)”76. La seguente tabella, Figura 3.6, completa l’analisi grafica dei consumi nel mercato degli spirits nel decennio considerato. 75 Fonte: International Wine and Spirits Research, Insight Report, 2012 Fonte: TORRAZZA VALERIA, Grocery: il mercato dei brown spirits vive una fase sfavorevole, http://www.mark-up.it/articoli/0,1254,41_ART_4440,00.html 76 53 Figura 3.6 – Trend mercato Italia 2000-2010 Trend settore spirits - 00vs.10 Volumi (000) Casse 9 lt 4500,0 4000,0 3500,0 3000,0 2500,0 2000,0 1500,0 1000,0 500,0 0,0 2000 Rum 2001 2002 Vodka 2003 2004 Gin 2005 2006 Tequila 2007 2008 Whisky 2009 2010 Brandy Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 Forecast di mercato; L’istituto di ricerca inglese I.W.S.R. non si è limitato a raccogliere i dati sui consumi effettivi nel “bel paese” ma, nel 2011, ha pubblicato una ricerca di mercato con dei dati previsionali nell’opera “Forecast Report 2010, European Spirits”. La Figura 3.7, mostra le previsioni di crescita a cinque anni delle quattro meta categorie alcoliche: i valori relativi sino al 2010 sono dei dati consuntivi, mentre gli anni successivi sono dei “forecast”. Secondo gli analisti di mercato, le sole categorie merceologiche che dovrebbero manifestare nel prossimo futuro tassi positivi di crescita sono quelle della vodka (+25,7%) e del rum (+16,7%), mentre il whisky ed il gin sono i prodotti con prospettive meno rosee. 54 Figura 3.7, Forecast Spirits 2010-2015, Volumi (000), Casse 9 Lt Categoria Spirits 2009 16128 2010 15952 F2011 15696,4 F2012 15640,9 F2013 15596,3 F2014 15515,5 F2015 15340,8 Δ% 10vs.15 -3,83% CAGR 10vs.15 -0,78% Flavoured Spirits Brandy Rum Whisky Vodka Gin/Genever Tequila Canna 8857,3 3444 1226,8 1155 825,8 513,3 76 30 8.798,80 3276,5 1.197,50 1.213,90 877,75 492 73,3 32 8837,5 3263,5 12103 932,9 902 460 57,5 32,8 8844 3191,8 1256 871,4 953,8 437,3 53 33,8 8800,5 3142 1310,5 826,3 1011,3 421,5 49,5 34,8 8744,8 3091 1353,5 777,8 1058,5 406,5 48 35,5 8616 2998,5 1398 747,8 1103,5 393,5 47,5 36 -2,08% -8,48% 16,74% -38,40% 25,72% -20,02% -35,20% 12,50% -0,42% -1,76% 3,14% -9,23% 4,68% -4,37% -8,31% 2,38% Fonte: I.W.S.R. Forecast report, 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 3.2.1.1 Il mercato della vodka Nel presente paragrafo analizzerò nel dettaglio il mercato della vodka. Abbiamo osservato i volumi ed il valore dei consumi della vodka riferiti al 2010: un passo successivo nell’analisi potrebbe essere quella di studiare tale valore sotto molteplici punti di vista: ad esempio, chiedersi qual è la componente di vodka italiana rispetto alla vodka d’importazione; oppure, la vodka bianca rispetto a quella aromatizzata. Vodka Locale vs. Importata; La Figura 3.8, in basso, mostra la composizione dei consumi italiani di vodka secondo la provenienza dei brand name. Osservando il grafico, è possibile dedurre che i consumatori italiani preferiscano notevolmente i prodotti stranieri (più di due terzi dei consumi riguarda spiriti di importazione). 55 Figura 3.8 – Consumi di vodka Locali vs. Importati – Italia 2010 Vodka Locale vs Importata Volume (000) Casse 9 lt 32,50% Locale 67,50% Importata Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 I brand name “nostrani” più importanti sono Keglevich, Rinaldi, Artic e la neonata I-Spirits77, mentre fra i prodotti stranieri di maggior successo ricordiamo Smirnoff, Grey Goose, Wyborowa, Eristoff, Russian Standard, Imperia, Absolut, 42 Below, Skyy. In particolare, la qualità della produzione italiana di vodka è di categoria medio-bassa (categoria value). In Figura 3.9 invece, ho riportato i dati del mercato in valore assoluto. Figura 3.9,Vodka Locale vs. Importati, 2010 Vodka Volumi (000) Casse 9 Lt Locale 285.50 Importata 592.25 Totale 877,75 Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 77 I-Spirits è la prima vodka italiana ottenuta dalla distillazione di cereali e vini bianchi selezionati. 56 Vodka White vs. Flavoured; Osservando il consumo italiano di vodka nel 2010, osserviamo l’assoluta predominanza della categoria tradizionale: infatti, sul totale italiano solo l’1% dei consumi è costituito dalle versioni aromatizzate (Figura 3.10). Figura 3.10 – Consumi Vodka Bianca vs. Aromatizzata – Italia 2010 Vodka White vs. Flavoured Flavoured 1% Volumi (000) Casse 9 Lt White 99% Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 Nonostante le quote di mercato irrisorie, i prodotti flavoured stanno vivendo un periodo di grande vivacità. Il trend di crescita positivo è testimoniato dalla nascita di innovazioni di prodotto a base aromatizzata: all’anguria, mela verde, frutto della passione, pesca, banana, pera, ananas, lampone, ciliegia, ribes, mirtillo, mora, cioccolato, caramello, pomodoro e anche alcune tra quelle più rare ed impensabili come le rose, salmone affumicato e pancetta. Agli inizi della produzione, quando le tecniche di distillazione erano ancora poco sviluppate e improvvisate, i prodotti ottenuti venivano aromatizzati per nascondere la bassa qualità. Con il passare degli anni, quando ormai tutti i produttori avevano raggiunto un buon grado di 57 esperienza e la vodka non aromatizzata era ormai un traguardo consolidato, si tornò a produrre la vodka di buona qualità aromatizzata in modo da offrire al mercato nuovi prodotti differenziati con il fine garantire nuovi benefici sensoriali. In particolare, la categoria dal 2006 sta vivendo un periodo di grande vivacità non solo nel mercato italiano, ma ad esempio sul mercato statunitense, dove gli analisti temono addirittura il verificarsi di una “bolla di mercato”: tale timore è giustificato dalla presenza di nuovi entranti sul mercato, estensione della gamma dei prodotti e andamento dei prezzi tendenzialmente al ribasso78. Nel grafico in basso, in Figura 3.11, ho estratto i dati di mercato della vodka aromatizzata riguardo l’ultima decade. La categoria flavoured ha registrato una variazione percentuale a volume del 700%; invece, il tasso composto (CAGR) è maggiore del 23%. Figura 3.11, Trend vodka aromatizzata, CAGR Flavoured Vodka Italia 2000-2010 Volumi (000) Casse 9 lt 7 +23,11% 6 5 4 3 2 1 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Flavoured Vodka 0,75 1 1,5 1,6 1 1 1 4,5 4,6 5 6 Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 78 Fonte: Financial Times, Vodka market nears bubble territory, Louise Lucas, http://www.ft.com/intl/cms/s/0/9411ec74-9512-11e1-ad3800144feab49a.html#axzz27V4W3jaG 58 Infine, nella Figura 3.12 osserviamo il trend a volume della vodka white: CARG del 9,3% mentre una variazione percentuale del 143%. Figura 3.12, Trend di crescita vodka tradizionale, CAGR White Vodka Volumi (000) Casse 9 lt Italia 2000-2010 1000 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 9,30% 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Traditional 358,2 429 490,5 519,4 545 616 673,2 729 783,1 820,7 871,7 Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, dati aziendali, Aprile 2012 3.2.1.2 Il mercato super premium Il segmento italiano della vodka super premium ha un’origine piuttosto recente. Infatti, la categoria ha visto la luce nel nostro paese a partire dal 2005, a seguito del lancio commerciale di Grey Goose nel settore spiritoso. Il fondatore del brand francese è Sidney Frank, il quale alla fine del secolo scorso fiutò delle opportunità di mercato per lanciare una vodka super premium ed eludere la concorrenza di Absolut. Nella metà del 2004, Grey Goose è stata successivamente acquisita dal gruppo Bacardi e distribuita nel mercato italiano. Si rimanda al quarto capitolo lo studio della case history americana. L’obiettivo del presente paragrafo è quello di analizzare il segmento italiano super premium. Per avere un quadro chiaro della situazione, 59 identifichiamo in primis i diversi segmenti di mercato sulla base del diverso posizionamento qualitativo, e successivamente osserveremo i vari brand name del settore. I professionisti del settore sono soliti utilizzare una tassonomia che prevede cinque categorie di mercato in ordine qualitativo crescente: value; standard; premium; super premium; ultra premium. L’attribuzione del diverso status qualitativo dipende dai seguenti fattori: a) processo di distillazione; Il processo di distillazione ed il quantitativo di processi cui sottoporre la vodka a distillazione, rappresentano delle variabili decisive per il risultato finale della bevanda alcolica: una distillazione realizzata con un processo discontinuo, effettuata utilizzando piccoli alambicchi, consente al distillato di rimuovere le impurità presenti nella soluzione alcolica e di rendere più morbido il suo gusto grazie a processi di pluridistillazione. Ad esempio, Eristoff, vodka di qualità “value” è distillata tre volte; del segmento super premium Grey Goose è distillata cinque volte, Belvedere quattro volte; XO, del segmento ultra premium nove volte. Alcune vodka ultra premium, dodici volte. b) qualità e tipologia delle materie prime; L’attenta selezione delle materie prime, è altresì decisiva nella determinazione del gusto della bevanda spiritosa. Ad esempio, la vodka “Imperia” di Russian Standard utilizza frumento invernale, esclusivamente russo, attentamente selezionato, ed acqua gelida dei laghi Ladoga e Neva. La vodka scozzese “Valt” è la prima Single Malt Scottish che utilizza solo materie prime del proprio paese: malto e acqua. Di grande finezza e purezza, evidenzia al naso aromi di zucchero d'orzo, crema e vaniglia. Infine, la polacca Belvedere è prodotta dalla segale “Dankowskie Gold Rye”, coltivata esclusivamente nella regione polacca della Mazovia. Le 60 acque utilizzate sono purissime, estratte direttamente da pozzi artesiani profondi due chilometri e successivamente filtrate undici volte. c) strategie di marketing che ne definiscono il posizionamento; I point-of-selling79 usualmente impiegati nell’industria della vodka fanno riferimento ad elementi intangibili come il “gusto” ed il “sapore”. Quest’ultimi, benché siano connotati da forte soggettività ed a una prima vista deboli per definire il valore di ciò che viene scambiato sui mercati (a causa della loro natura immateriale) risultano, tuttavia, strumenti efficaci per comunicare i benefici emozionali e definirne il posizionamento nella “mente del consumatore”; l’attenzione si sposta dal prodotto (e dalle sue caratteristiche funzionali), verso il consumatore stesso (e alle sensazioni emotive e simboliche che egli percepisce entrando in contatto con il brand). In definitiva, i benefici emozionali legati ad un brand sono tipici del marketing del lusso ed in generale dei prodotti del beverage (p.e. Nespresso o Starbuck nei loro claim promettono benefici che derivano da sensazioni interiori80). Come detto, il segmento super premium in Italia si è diffuso a partire dal 2005: tuttavia, con il passare degli anni la sua importanza (in valore e volume) è rapidamente cresciuta: in generale, sono in costante aumento i consumi dei beni di lusso, nonostante la congettura economico-finanziaria che stia costringendo, allo stesso tempo, il ceto medio italiano a rinunce quotidiane nelle proprie attività di spesa. In particolare, i beni di lusso che si caratterizzano per una maggiore vivacità sono le auto, yatch, vini, cibo, hotel, abbigliamento, gioielli ed accessori. Il settore vinicolo di alto di 79 “E’ un asserzione (claim), che chiarisce in cosa il brand è superiore ai rivali nel raggiungimento degli obiettivi ai quali mira il target market”. Fonte: PELLICELLI A.C., Le strategie di posizionamento nell’economia digitale, 2008, Giappichelli, Torino, p.49 80 PELLICELLI., Le strategie di posizionamento, op. cit. 61 gamma nel 2011, ha registrato un incremento dei consumi del 15% raggiungendo i 45 miliardi di euro di vendite81. La Figura 3.13, di seguito, mostra come la composizione dei consumi italiani di vodka, sotto il punto di vista dei diversi segmenti qualitativi: Figura 3.13, Categorie qualitative vodka, Volumi (000) Casse 9 Lt Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 Il segmento più diffuso nel mercato spiritoso italiano è il Value; il secondo, è la categoria Standard. Seguono il Premium, Super premium ed Ultra premium. Naturalmente, tali dati vanno contestualizzati perché è ovvio attendersi minori volumi per beni caratterizzi da un posizionamento premium. 81 BENNEWITZ SARA, La Repubblica, Economia&Finanza, Vini e hotel tirano la volata al 2012 dei marchi di lusso, http://www.repubblica.it/economia/rubriche/fashion-efinance/2012/10/15/news/vini_e_hotel_tirano_la_volata_al_2012_dei_marchi_di_lusso44575860/ 62 Osserviamo, invece, il loro tasso di crescita: la Figura 3.14, indica che nei cinque anni considerati, tutte le categorie qualitative hanno registrato incrementi positivi nei consumi: tuttavia, è il super premium ad aver registrato performance migliori (+57,20% in CAGR); anche la categoria standard è in sensibile aumento in Italia (CAGR +14%). Figura 3.14, Tasso di crescita segmenti di mercato vodka Vodka 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Value 377,4 413,1 426,3 447,5 455,3 Standard 118,1 130 160,2 182,3 Premium 119 125,3 136,5 Super Premium 2,5 5,9 0 0,2 Ultra Premium 460,5 ∆% 10vs.05 22,02% CAGR 10vs.05 4,06% 199,3 232,3 96,70% 14,49% 144 150,5 160,6 34,96% 6,18% 10,3 13,5 20,3 24 860% 57,20% 0,3 0,5 0,5 0,5 - - Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 Infine, in Figura 3.15, osserviamo le previsioni di crescita del segmento: utilizziamo i dati previsionali pubblicati nel 2010, dall’istituto inglese I.W.S.R. Dal 2005 al 2010 osserviamo dei dati consuntivi: ribadiamo la brillante crescita del super premium (45,78%). L’ultra premium, invece registra bassi volumi: è una vodka di finissima qualità, soggetta a pluridistillazione, super raffinata a partire dal packaging sino ai luoghi di consumo. La scelta di pricing elevato (a partire da 100 euro), completa la strategia di posizionamento ultra premium. 63 Figura 3.15, Forecast super premium market vodka, Italia, CAGR 350 20,08% 300 19,66% 250 200 45,78% 150 100 5,12% 50 0 Ultra Premium 4,87% 2005 2006 2007 2008 2009 2010 0 0,2 0,3 0,5 0,5 0,5 0,8 Super Premium 2,5 5,9 10,3 13,5 20,3 24 Premium 119 125,3 136,5 144 150,5 160,6 F2011 F2012 F2013 F2014 F2015 F2016 F2017 0,8 1 1 1,3 1,3 1,8 37,6 51 58,2 69,4 183 192 197 203 76,7 82 84,3 211 219 224 Fonte: I.W.S.R. Forecast report, 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 Invece, dal 2011 al 2017 sono stati calcolati dei forecast di mercato. Per la categoria premium, ci si attende una crescita relativamente modesta (4%); la super premium ed ultra premium dovrebbero crescere a tassi superiori. Concludendo: le marche super premium e ultra premium sono caratterizzate da maggior prestigio fra quei consumatori che hanno una maggiore disponibilità a pagare per un distillato di alta qualità. Tuttavia, il volume è garantito dalle sole categorie value e standard (ad esempio, Absolut, Smirnoff Red e Skyy) e (Wyborowa e Moskowskaya)82. La vodka si conferma la categoria merceologica a più rapida crescita nel mercato degli spirits, ed in particolare i segmenti high price (super premium) sono i più vivace: i global player dei wine & spirits sembrano aver individuato nel target giovanile una categoria di consumatori in netta crescita, i quali gradiscono maggiormente i prodotti chiari. 82 Fonte: IWSR Global spirits, dati aziendali, Aprile 2012 64 3.2.1.3. I brand name del settore Dopo aver analizzato approfonditamente le dinamiche attuali ed il forecast della categoria della vodka, nel presente corrente paragrafo osserverò i vari brand name presenti sul mercato italiano. Per costituire un campione rappresentativo della realtà (vodka di lusso), ho deciso di individuare come mercato di riferimento, le prime tre categorie di mercato maggiormente esclusive (ultra premium; super premium; premium). Nella tabella sottostante, Figura 3.17, per ciascun prodotto sono riportate le seguenti informazioni: società proprietaria; società distributrice; volumi di vendita (dal 2005 al 2010); paese di origine del brand. 65 Figura 3.17, Volumi di vendita, Casse (000) 9 Lt, Segmenti premium83 BRAND NAME PROPRIETA' DISTRIBUZIONE CEDC Rinaldi SPI Gancia Roberto Cavalli Velier 2005 2006 2007 2008 2009 2010 ORIGINE 0,15 0,30 0,50 0,40 0,20 Russia 0,75 0,40 Russa 0,25 0,50 0,55 Italia 0,70 0,50 0,50 0,40 Russia ULTRA PREMIUM Kauffman Select SUPER PREMIUM Stolichnaya Elit Roberto Cavalli Vodka Beluga Vodka Grey Goose Sygroup Bacardi Martini Bacardi - Martini 1,50 3,50 4,50 6,00 8,00 9,00 Francia LVMH Moet Hennessy 0,80 2,00 3,00 3,50 5,25 7,75 Polonia Pernod Ricard PR Italia 0,50 1,00 1,75 1,75 Polonia Diageo Diageo 0,15 0,20 0,25 0,20 Francia Count Potocki Velier 0,15 0,12 0,12 Polonia Grey Goose l'Orange Bacardi Martini Bacardi - Martini 0,40 0,40 0,35 Francia Grey Goose La Poire Bacardi Martini Bacardi – M&R 0,20 0,30 0,25 Francia Russian Standard Gancia 0,50 0,50 Russia 42 Below Bacardi - Martini Bacardi – M&R 3,00 4,25 Nuova Zelanda Ketel One Ketel One Worldwide B.V Diageo 0,40 0,70 Olanda Belvedere Wyborowa Exquisite Ciroc Vodka Potocki Vodka Russian Standard Imperia 0,10 PREMIUM 1,50 Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 A conferma di quanto detto, Grey Goose e successivamente Belvedere, sono le due marche ad esser state distribuite per prima nel nostro paese. Probabilmente, ancora oggi godono del vantaggio del first mover, infatti, dominano i consumi della categoria con quote decisamente superiori rispetto ai competitors. Mercato geografico dei brand name; Possiamo osservare dalla cartina geografica in basso, Figura 3.18, che i principali brand name della categoria provengono dall’Europa orientale. 83 Nell’elaborazione della presente tesi, ho fatto riferimento ai dati pubblicati dall’istituto inglese I.W.S.R.: benché possa apparire fuorviante, il report segnala come main-brand per la categoria ultra premium, esclusivamente Kauffman Select, mentre per la categoria premium 42 Below e Ketel One. 66 Figura 3.18, Mappa geografica di origine dei brand name Fonte: elaborazione personale Osservando la cartina geografica, notiamo il dominio dei distillatori dell’est anche nelle categorie premium, ad eccezione di Grey Goose, Ciroc, Roberto Cavalli e Ketel One. Non è un caso che in questi segmenti di mercato si è registrato un allargamento dei confini geografici: nel caso di Grey Goose, S. Frank decise di distillare la vodka nell’area del Cognac per assegnarle un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza, riguardo sia l’esclusività del processo produttivo (nella regione sono presenti ottimi distillatori, a causa della complessità con cui occorre procedere alla produzione del Cognac), sia sotto il punto di vista dell’eredità storica del brand (variabile di differenziazione dei beni di lusso). Per gli ultra premium, la tendenza 67 attuale è quella di distillare vodka utilizzando anche l’uva (francese o italiana). Descrizione dei brand name; a) Kauffman Selected; L’idea del fondatore è stata quella produrre una vodka che potesse equipararsi ai migliori Cognac, Scotch e distillati di lusso, utilizzando qualità di grano selezionate e raccolte nella medesima annata. Otto distillazioni per Kauffman Selected. L’ampiezza di gamma prevede due tipologie di prodotto: hard e soft dal gusto più o meno intenso. Segmento ultra premium, facilmente riconoscibile dal suo packaging più simile ad un cosmetico. I volumi di vendita b) Beluga Vodka; Vodka russa, lanciata in Italia solo nel 2007 si differenzia per la qualità del distillato. Il prezzo medio è di circa 25 euro a bottiglia: prodotta nella distilleria di Marininsk in Siberia, utilizzando esclusivamente orzo. La vodka viene distillata tre volte utilizzando l'acqua pura dei fiumi siberiani, viene successivamente fatta riposare per un anno. La gamma prodotti prevede due versioni: Vodka Beluga (70cl, 50cl) e Vodka Beluga Gold Line (70 cl). 68 c) Belvedere Creata a Polmos Zyrardóv, in Polonia, ancora oggi viene distillata con la sapienza secolare di metodi che risalgono a 600 anni fa, utilizzando soltanto materie prime di altissima qualità. La gamma prodotti include oltre la vodka traditional, ben cinque tipologie di aromatizzate; è parte del gruppo LVMH. E’ il principale concorrente di Grey Goose sin dal 2005: il prezzo del brand francese è circa di 10-15% più alto di Belvedere84. d) Cîroc Vodka Lanciata nel 2006, il prezzo di vendita si aggira sui 30 euro a bottiglia. E’ la prima vodka ricavata dall'uva (Mauzac Blanc); macerazione e fermentazione a freddo preparano il vino mauzac che viene distillato quattro volte per poi essere aggiunto a uno spirito d'uva neutro. Questa miscela è nuovamente distillata in un alambicco di rame che le conferisce il carattere morbido e secco. Distribuita in Italia da Diageo. e) Imperia Le materie prime sono il frumento invernale russo attentamente selezionato e la gelida acqua dei laghi Ladoga e Neva. Il prodotto viene poi distillato otto volte e filtrato attraverso carbone e cristalli di quarzo provenienti dai 84 Si rimanda al capitolo 4.6 lo studio della competizione nell’arena competitiva super premium. 69 monti Urali, fino a raggiungere il grado di purezza e trasparenza voluto. Cristallina di aspetto, fine nel gusto, rivela all'olfatto un aroma tipico, che richiama quello del frumento da cui il distillato ha origine. Imperia è stata introdotta negli USA nel 2005 dove ha subito raggiunto ottime quote di vendita (35mila casse da 9 lt.). A partire dal 2006 è distribuita in Italia, inizialmente da Campari, mentre dal 2012 da Gancia. A seguito dell’accordo sulla distribuzione di Imperia, Gancia ed Russian Standard hanno realizzato in gennaio una più complessa operazione di partnership. f) Wiborowa Exquisite La vodka polacca è distribuita in Italia da Pernod Ricard85 (bottiglia da 70 cl.). Si produce al 100% con un'unica varietà di segale, si distilla e si filtra tre volte, si serve liscia o in cocktail. La bottiglia di Wyborowa Exquisite, che si fa notare per il design moderno e la linea essenziale, porta la firma di Frank Gehry, famoso architetto canadese che ha progettato, fra l'altro, il museo Guggenheim di Bilbao. 85 Il gruppo Pernod Ricard è presente nel mercato delle vodke con vari marchi, fra cui Moskovskaja, Stolichnaya, Zubrowka e, appunto, Wyborowa, di cui Exquisite è la novità più recente. Fonte: Bar Giornale, http://www.bargiornale.it/grande-rassegnavodka/0,1254,87_ART_1906,00.html 70 g) 42 Below E’ la vodka del segmento premium del portafoglio prodotti Bacardi – Martini & Rossi. Absolut è il main competitor, il cui prezzo di vendita è maggiore del 15-30%. Distillata in un luogo 42 gradi a Sud dell'equatore, un’area conosciuta per la sua aria purissima, libera da gas contaminanti, dove si coltiva il grano più puro del mondo. Una tripla distillazione e un successivo filtraggio con acqua primaverile, che riduce il livello alcolico del 6%, eliminano tutte le impurità. 42 Below ha un’oroma di anice e vaniglia, simile alle vodka prodotte nei paesi Scandinavi, che si differenziano dalle vodka distillate a base di patate e segale in Russia e Polonia. Una caratteristica tipica delle vodka a base di grano è il loro sapore più soave. 3.3 Approfondimento statistico Nel corso del terzo capitolo abbiamo osservato l’attuale tendenza dei consumatori italiani a ridurre l’assunzione di alcolici; è in atto un fenomeno di convergenza verso prodotti chiari (Vodka e Rum), high-price e di marca, a discapito dei super alcolici scuri (Whisky, Brandy, Rum scuro). Anche il Gin e la Tequila non sono più attrattivi come nel passato. Le motivazioni del cambiamento, sono da ricondurre al fatto che la Vodka e Rum stanno vivendo una nuova fase di sviluppo del proprio ciclo di vita beneficiando del successo dei cocktail86; contemporaneamente, in Italia ed in Europa, i prodotti ambrati tendono ad essere esclusi perché sono percepiti “impegnativi” ed old-style dai giovani consumatori. 86 Nel 2010, i cocktails maggiormente in voga risultavano Mojito (rum), Spriz (prosecco), Cuba libre (rum), Capiroska (vodka). Fonte: IWSR, Cocktails Classment Italy, Dati aziendali, Aprile 2012 71 L’obiettivo del presente paragrafo è quello di verificare la presenza di una connessione statistica ed il grado di intensità, fra le variabili categorie spiritose e tempo (2000-2010): utilizzerò gli strumenti del Chi quadrato e l’Indice quadratico medio di contingenza87. A. Il Chi quadrato E’ una misura descrittiva di connessione fra due variabili. Si tratta di confrontare la frequenza effettivamente rilevata (frequenza effettiva) con quella che si aspetta (frequenza teorica o attesa) in ipotesi di indipendenza (non connessione) tra i due caratteri messi a confronto nella tabella. In simboli, il Chi quadrato si presenta nel seguente modo88: ²= ( − Ň )² Ň dove: Nij: frequenza effettiva di unità statistiche che possiedono la modalità che intesta la riga i-esima e la colonna j-esima; Ňij: frequenza teorica o attesa (in caso di indipendenza). Un aspetto cruciale di questo metodo consiste, dunque, nella determinazione delle frequenze teoriche. Nel caso in cui non vi sia connessione, il calcolo di una generica frequenza teorica avviene sfruttando le relazioni di proporzionalità: le proporzioni della distribuzione contenuta nella riga marginale, devono riprodursi in ciascuna delle righe della tabella. 87 88 La Figura 3.5 è la tavola di riferimento per osservare l’andamento dei consumi. Fonte: PICCOLO DOMENICO, Statistica, Terza Edizione, 2010, Il Mulino, Bologna 72 Possiamo impostare la formula generale, delle frequenze teoriche come segue: Ň = ∗ dove: Ni: totale di riga i Nj: totale di colonna j N: totale complessivo Una volta determinate le frequenze teoriche ed effettive è possibile individuare il risultato del Chi quadrato. Questo se è uguale a zero vuol dire che ciascuna frequenza effettiva coincide esattamente con la rispettiva frequenza teorica: in tal caso, l’ipotesi di indipendenza è vera, ovvero, non c’è connessione fra le due variabili considerate. Viceversa, maggiore è il valore ottenuto più intensa sarà la loro relazione. Tuttavia, il risultato è più evidente quando confrontato con altri. In appendice, ho riportato alcune tabelle funzionali al calcolo del Chi quadrato applicato al caso del mercato della vodka. L’obiettivo è quello di capire se dal 2000 al 2010, i volumi dei consumi di ciascuna categoria spiritosa presentano una connessione più o meno intensa con la variabile temporale. In altri termini, se si è verificato, nel corso del tempo, uno “spostamento” dei volumi verso le altre categorie alcoliche. In Figura 3.19, leggiamo le frequenze effettive. Calcolando il totale di colonna e di riga emerge il valore complessivo (N), che si rivelerà utile per determinare la frequenza teorica. 73 In Figura 3.20, ho calcolato le frequenze attese per ciascuna cella attraverso la suddetta formula: possiamo notare, dei valori attesi ben diversi dagli effettivi principalmente per la categoria vodka, rum, scotch whisky. Nella Figura 3.20, procedendo al calcolo del Chi quadrato per ciascuna cella. Infine, misuriamo il grado di connessione effettuando la sommatoria fra singole celle: ² = 2022,41 Il valore è maggiore di zero a causa dell’elevato numero delle frequenze effettive. Il valore è positivo, esiste in una prima ipotesi, una connessione. B. Indice quadratico medio di contingenza In una tabella di contingenza si può facilmente dimostrare che il massimo del Chi quadrato tende a: ²+ . Ne deriva che l’indice quadratico medio di contingenza è espresso come segue: ² = ² ²+ Quando l’indice quadratico medio vale 0 non c’è connessione fra le variabili, esattamente come il chi quadrato. Invece, quando tende ad 1 la connessione è massima. Tuttavia, tende ad 1 solo quando la tabella presenta un numero infinito di caselle. Nel nostro caso, l’indice quadratico medio di contingenza è espresso come segue: 74 ² = . . , , . , = 0,10466 Il risultato dimostra una scarsa connessione fra le due variabili categorie alcoliche ed anni. Benché il Chi quadrato in una prima istanza abbia fatto senz’altro pensare ad un’alta connessione, il corrispondente indice quadratico medio di contingenza dimostra una lieve connessione fra l’andamento dei consumi super alcolici e gli anni considerati. 75 Capitolo 4 Il caso della vodka Grey Goose 4.1 Introduzione Le origini della vodka Grey Goose sono direttamente legate alla società americana “Sidney Frank Importing Inc.”. Nel 1997, Sidney Frank fondatore dell’omonima società, lanciò il brand sul mercato statunitense riscuotendo sin da subito un ampio successo fra i consumatori. L’imprenditore in giovane età frequentò la “Brown University”, e per sostenere il costo della retta universitaria fu costretto, nel contempo, a cercare un impiego presso una società ingegneristica della meccanica aerea89. Risale a questi anni il primo approccio un po’ fortuito con l’industria alcolica. Il padre della sua futura moglie, Lewis Rosenstiel, nonché presidente della “Schenley Distillers” (al tempo la più grande distilleria degli USA), una sera invitò Sidney Frank a cena per chiedergli consigli circa un potenziale utilizzo dell’alcol come bene sostituto al carburante applicato all’ingegneria aeromeccanica90. Evidentemente la serata andò per il verso giusto, poiché Frank qualche tempo dopo entrò in affari con Rosenstiel gestendo le operazioni della distilleria. Nel 1950 quando la “Schenley Distillers” acquistò una distilleria in Scozia, Sidney Frank ebbe modo di mostrare le proprie doti imprenditoriali. La sede scozzese sino a quel momento era gestita in modo pessimo, sia sotto il profilo organizzativo che produttivo: gli esecutivi locali distillavano, come da consuetudine locale, soltanto due volte alla settimana (non sfruttando pienamente la capacità produttiva). Sidney Frank decise di licenziare i 89 Il 15 settembre 2004, Sidney Frank, divenuto milionario, decise di donare alla propria università di provenienza 100 milioni di dollari. Il fondo era destinato agli studenti dei primi anni che non erano in grado di pagare le rette universitarie. Fonte: Brown University, http://brown.edu/Administration/News_Bureau/2004-05/04-023s.html 90 Fonte: Barmania Italia, http://www.barmanitalia.it/food-a-drink/fooddrinks/prodotti/758-grey-goose.html 76 manager di reparto e convinse i distillatori a produrre whisky tutti i giorni della settimana (triplicando il quantitativo di produzione). L’operazione diede ben presto gli effetti sperati: per ogni gallone di whisky venduto la società ricavò un mark-up unitario di ben 4 dollari (l’operazione totale fruttò circa 10 milioni di dollari mentre la società ne valeva 13). Nonostante i successi professionali, a causa di un brutto litigio nel 1972 Sidney Frank fu costretto a lasciare la “Schenley Distillers”. Frank non si perse d’animo, difatti, nello stesso anno fondò con suo fratello un’altra società operante nell’industria alcolica, la “Sidney Frank Importing Inc”. L’innato senso imprenditoriale lo spinse a ricercare per la nuova società, subito un prodotto alcolico che potesse riscontrare successo fra i consumatori americani e che gli garantisse al contempo elevati margini di contribuzione unitari. Nel 1974, decise di puntare su Jägermeister da importare nel mercato statunitense: la decisione cadde sul brand di nicchia tedesco poiché si accorse dell’elevato numero di cittadini di origine germanica che avrebbero sicuramente gradito un prodotto di buona qualità ma sino a quel momento posto nel dimenticatoio. Frank riuscì a conquistare un contratto inizialmente per la distribuzione nel mercato statunitense della sola area compresa fra il Maryland sino alla Florida; successivamente, ottenne un contratto anche per l’area east-cost; infine, nel 1973 la S.F.I.C. poté dirsi fiera di distribuire Jägermeister in tutti gli Stati federali. I primi anni la società non possedeva ampie disponibilità finanziarie da investire in attività di marketing. Tuttavia, la notorietà del brand si diffuse rapidamente grazie ad una pubblicità “aggressiva” presentata dal “The Baton Rouge newspaper”, il quale, paragonò gli effetti dello Jägermeister a quelli prodotti dal valium. I volumi di vendita aumentarono ripidamente: da dieci casse da 9 litri al mese, le vendite raggiunsero ben presto mille casse al mese. Inoltre, per promuovere il brand nel canale dell’on trade, la società pensò di utilizzare delle “ragazze-immagine”, c.d. Jägerettes: il loro compito più in vista, era quello di sedurre i clienti nei bar e nei disco-pub, 77 versando l’amaro direttamente nelle loro bocche91. Questa strategia, non fu subito di grande successo: la clientela, infatti, dovette superare l’iniziale senso di colpa e di perdizione, prima di lasciarsi sedurre dalle ragazze. Tuttavia, con il passare del tempo, le Jägerettes si diffusero ampiamente nei bar notturni degli Stati Uniti, finché i volumi di vendita dell’amaro raggiunsero crescite annue del 40% (con grande stupore degli addetti ai lavori). Ted Wright, membro dell’ “Intelligence Liquid” (società di marketing del beverage) commenta la strategia adottata dalla S.F.I.C. per Jägermeister negli States: “It’s a liqueur with an unpronounceable name; It’s drunk by older, blue-collar Germans as an after-dinner digestive aid. It’s a drink that on a good day is an acquired taste. If Sidney Frank can make that drink synonymous with ‘party’— which he has — he can pretty much do anything.”92 Ad ogni modo, il 1996 è stato l’anno più importante per la S.F.I.C.: Sidney Frank individuò nuove opportunità di mercato per lanciare una innovativa vodka di qualità. In quel periodo storico la birra-mania stava cedendo il passo ad una nuova cultura legata ai cocktail super raffinati; in aggiunta, l’economia stava vivendo una fase espansiva, dove milioni di dollari furono spesi in modo ostentativo in lussuosi locali alla moda (era in atto la crescita economica che avrebbe condotto di lì a pochi anni all’esplosione della bolla speculativa del dot.com93). 91 Fonte: INC., How I did It: Sidney Frank founder, Sidney Frank importing, op. cit. Fonte: New York, News & Features, The Cocktail creationist, http://nymag.com/nymetro/news/bizfinance/biz/features/10816/index1.html 93 “Questa bolla speculativa ha preso forma nel corso della prima, entusiastica, fase legata allo sviluppo delle soluzioni e dei servizi internet come, per esempio, quelli dei service provider e i fornitori di infrastrutture di rete. Questo ciclo, definito come new economy o «era delle dot.com», iniziò nel 1994 con la quotazione di Netscape, la società che sviluppò il primo browser commerciale per internet, e terminò a cavallo tra il 2001 e il 2002, con lo scoppio della bolla speculativa, la recessione economica e le conseguenze degli eventi dell'11 settembre 2001. (…) Lo scoppio della bolla speculativa finanziaria portò a un rapido crollo degli indici del Nasdaq, che dal valore record del 10 marzo 2000 di 5.132,52 punti perse il 9% in tre giorni innescando poi la caduta delle quotazioni che portò alla scomparsa di molte dot.com. Fonte: Il sole 24 ore, http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/100-parole/Tecnologia/B/Bolla-new92 78 Nel mercato della vodka statunitense, oltre i classici segmenti di mercato value e standard, era presente un’arena competitiva “premium” la cui competizione fra i brand era molto serrata: Absolut, in posizione di leadership, fu lanciata sul mercato USA nel 1979 al prezzo di 15-17 dollari (ritenuto eccessivo agli inizi), riscontrando un ampio successo fra i consumatori. Sidney Frank, nella fase strategica di Grey Goose studiò approfonditamente il successo del brand svedese. L’obiettivo dell’imprenditore fu quello di “creare” una nuova vodka di alta qualità per un nuovo segmento di mercato di lusso (il super premium non ancora esistente). Il target consumer scelto fu dunque diverso da quello di Absolut o Skyy. Frank intuì due caratteristiche del mercato della vodka statunitense del 1996: - la pressione competitiva del segmento premium era asfissiante: i brand name lottavano duramente per costruirsi una reputazione premium. Pensò che se fosse entrato in competizione con loro non avrebbe avuto vita facile; - per eludere tale competition, avrebbe dovuto rivolgersi ad un segmento di mercato super premium, esclusivo, caratterizzato da consumatori aventi una maggiore disponibilità a pagare. Per questo motivo, Frank cercò di arricchire il brand di valori immateriali legati alla storicità del prodotto stesso. Invece, riguardo la strategia di pricing, al momento del lancio, nel 1997, decise di posizionare la nuova vodka alla cifra sorprendente di 30 dollari a bottiglia (circa il doppio di Absolut). Di seguito, è riportato un commento rilasciato da un dirigente Bacardi riguardo l’intuizione di mercato avuta da S. Frank: “He was the first person to see that there was a superpremium category above Absolut, if you had a good product story.” economy-e-dot-com.shtml?uuid=79af146c-8af1-11dd-953b4eca81469376&DocRulesView=Libero 79 La prima decisione strategica presa da Frank riguardò il brand name. Esattamente come accade nel marketing dei beni di lusso, il nome del prodotto è una variabile essenziale. Alla fine la scelta cadde sul nome Grey Goose: probabilmente quel nome gli era già familiare in quanto negli anni Settanta commercializzò un Liebfraumilch con lo stesso nome94. La seconda decisione riguardò il luogo di produzione: si decise di distillare Grey Goose in Francia perché rappresentava un territorio ricco di storia e tradizione del lusso, delle migliori materie prime per realizzare una vodka di grande qualità grazie ai migliori frumenti e alla migliore acqua del mondo. I manager della S.F.I.C. partirono alla volta della Francia, esattamente nell’area del Cognac con l’intento di trovare un accordo con una distilleria che producesse vodka. In quel momento storico i produttori francesi ed italiani stavano vivendo un periodo di difficoltà produttive legate alle eccedenze enologiche e alla crisi dei distillati ambrati: non fu difficile convincere loro a convertire la produzione in qualcos’altro di più redditizio. Inoltre, Frank era perfettamente consapevole di quanto fosse importante avere a disposizione un team esperto e professionale che procedesse alla distillazione della vodka in una regione dove le distillerie sono specializzate nella difficile lavorazione dei vini. Formò, quindi, una squadra di artigiani della distillazione tra cui l’esperto François Thibault, che assunse il ruolo di Maître di Chai. Questi aveva già collaborato precedentemente con Frank ed era stato a capo della squadra che creò il Brandy “Jacques Cardin”. Come Maître di Chai, Thibault era affascinato dalle innovazioni e dalle sperimentazioni nel mondo dei distillati e quando Frank gli suggerì di creare una vodka super premium, Thibault accettò immediatamente e si assunse tutte le responsabilità nella creazione di Grey Goose. Per la produzione della vodka si decise di utilizzare esclusivamente le migliori materie prime: purissimo grano francese della fertile regione di Picardie, acqua delle sorgenti incontaminate di Gensac filtrate attraverso il 94 Vino bianco tedesco. 80 calcare; processo di cinque distillazioni per rendere il sapore morbido e raffinato. Alla domanda, perché Frank scelse la Francia e non paesi specializzati nella distillazione della vodka, come la Polonia, Russia o Scandinavia, egli rispose: “Le persone sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. E’ tutta una questione di differenziazione del marchio. Se avete intenzione di pagare il doppio per una vodka, è necessario dare alla gente un buon motivo” 95. Progettando Grey Goose non si volle ideare “un’altra solita vodka russa rude”, bensì, un capolavoro realizzato dagli artigiani francesi della vodka rivolto nei confronti di un segmento di domanda disposto a pagare un premium price per un distillato esclusivo. Tuttavia, il miglior elemento distintivo per Grey Goose fu una onorificenza che giunse l’anno seguente il lancio commerciale negli USA. Infatti, nel 1998 il “Beverage Testing Institute” di Chicago proclamò Grey Goose miglior vodka del mondo (“The world's best tasting vodka”), in un test di degustazione ad occhi bendati fra le migliori vodka. Inoltre, nello stesso anno ottenne la medaglia di platino al “World Spirits Championship” come riconoscimento di “Best New Product” secondo le classifiche di “Market Watch Leaders”96. Il riconoscimento del “World’s best tasting vodka” venne pubblicizzato sul alcune pagine del Wall Street Journal garantendo al distillato grande visibilità e favorendo la sua diffusione fra i consumatori. Attualmente, il riconoscimento “The World’s best tasting vodka” è incorporato in uno dei loghi principali di Grey Goose. Sidney Frank, nella fase operativa decise di promuovere Grey Goose principalmente tramite eventi, nei migliori locali notturni alla moda di New York, e tramite product placement in film e serial televisivi. L’attività di marketing aveva principalmente lo scopo di coinvolgere i cd. “influenzatori” i quali potessero a loro volta persuadere le scelte di acquisto 95 96 Fonte: New York, News & Features, op.cit. Fonte: Liquor.com, http://liquor.com/brands/grey-goose/ 81 del target di riferimento. Spiega Ted Write professionista del marketing: "Hai bisogno di influenzare gli influenzatori. Questi sono gli arbitri ossessivi del gusto a cui piace dire ai loro amici cosa comprare. Quando hanno una grande storia da raccontare, loro lo condivideranno, spesso, ed in maniera convincente”97 Grey Goose fu impiegato in diverse occasioni in strategie di product placement: per esempio, “Ocean’s eleven” e “Ocean’s twelve” del 2004; mentre dopo l’acquisizione di Bacardi ricordiamo “Mr & Mrs Smith”; “Quel mostro di mia suocera”; “Hitch”; “The interpreter”; “Superman returns”.98 Ritornando agli albori, Grey Goose riuscì ben presto a conquistare ampi volumi di vendita nel mercato statunitense, erodendo importanti quote di mercato ad Absolut. Nel 1997 registrò vendite per 16 mila casse da 9 litri; nel Duemila più di 282 mila casse. Tuttavia, la sfida fu vinta definitivamente da Grey Goose (S. Frank, nel commentare l’episodio utilizzò la metafora del lancio definitivo di una bomba atomica), quando, i personaggi della serie televisiva, super seguita dagli americani, “Sex and the City”, puntualmente nelle loro puntate, ordinavano un cocktail “Grey Goose Cosmos99”. Questo ha determinato un’ampia diffusione del brand nel canale on-trade, grazie alla “brand-call” cocktail a base Grey Goose. Si rimanda al capitolo 4.6 la lettura dei “numeri del successo” di Grey Goose nel mercato USA ed italiano. 4.2 Il processo di produzione Sidney Frank individuò nella regione del Cognac l’area geografica ideale per distillare Grey Goose. Come detto nel paragrafo precedente, le motivazioni che lo spinsero furono le seguenti: presenza di alcune materie 97 Fonte: New York, News & Features, op.cit. Fonte: Brand in Movie, http://www.brandinmovie.com/tag/grey-goose/ 99 Per Cosmos si intende il noto cocktail Cosmopolitan 98 82 prime esclusive; l’esperienza di distillatori altamente specializzati; ampio prestigio ed eredità storica legato al luogo di distillazione (fondamentale variabile di differenziazione sul mercato). Nel corso del presente paragrafo analizzerò nel dettaglio il processo produttivo di Grey Goose: descriverò le materie prime impiegate nelle singole fasi del processo di pluri-distillazione. E’ possibile schematizzare l’analisi in tre elementi essenziali: materie prime naturali di qualità superiore; processo produttivo esclusivo; human touch and tradition. 1. Materie prime naturali; Per il processo produttivo di Grey Goose, il momento della selezione delle materie prime costituisce un aspetto fondamentale per il risultato finale. Le materie prime principali per la produzione di una vodka sono essenzialmente il grano e l’acqua. Nel caso specifico del grano, Grey Goose utilizza il grano tenero invernale “Blè panifiable superièur” certificato “Classe 1”: la scelta è caduta su un particolare tipo di frumento molto noto nel settore perché è utilizzato dai panificatori francesi per le produzioni d’eccellenza. A differenza di altre produzioni di vodka, Grey Goose nel proprio processo di distillazione utilizza l’intero chicco di frumento: questo le consente di utilizzare ogni volta chicchi di frumento integri da precedenti lavorazioni100. Il grano è coltivato nella regione di Picardie dove il clima e le caratteristiche del territorio giocano un ruolo fondamentale per la qualità del frumento: Picardie è conosciuta per il suo clima temperato e umido, aspetti che creano le condizioni ideali di crescita del grano invernale. Il frumento è coltivato da tre cooperative agricole a gestione familiare che autonomamente effettuano una prima selezione del grano. Ogni fattoria è selezionata in a base precisi criteri qualitativi, che sono: a) vicinanza alla 100 Infatti, lo standard produttivo della vodka, non utilizzando l’intero chicco, impiega di conseguenza gli scarti di altre lavorazioni industriali. Fonte: dati aziendali. 83 distilleria; b)qualità dei semi prodotti; c) sostenibilità dei metodi produttivi; d) controllo della qualità. Nella figura 4.1 seguente, è rappresentata una cartina geografica della Francia in cui sono evidenziate le regioni di Picardie e del Cognac. Figura 4.1 – Area geografica del processo produttivo Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 La seconda materia prima impiegata nella produzione di Grey Goose è rappresentata dall’acqua: è estratta dalla sorgente di Gensac, “disegnata” appositamente per la produzione di Grey Goose, nella località della Grande Champagne nella regione del Cognac. L’acqua è naturalmente filtrata attraverso le pietre calcaree profonde 500 metri nel sottosuolo (Figura 4.2). 84 Figura 4.2 – La sorgente naturale di Gensac. Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 2. Processo di produzione; Il processo di produzione è stato studiato ed implementato dal “Maître de Chai” François Thibault. Il processo ha l’obiettivo di realizzare un prodotto finale caratterizzato da prodotti naturali qualitativamente superiori, piuttosto che adottare un processo standard. E’ possibile individuare otto sotto fasi. Le prime quattro si svolgono nella regione di Picardie, nel nord della Francia, mentre le fasi terminali sono svolte nel Cognac. 1. Macinazione: questa fase è realizzata all’interno delle cooperative agricole in prossimità dei luoghi ove è coltivato il grano nei fertili campi de’ La Beauce. Questo aspetto della logistica è stato curato appositamente dal Maître de Chai per preservarne la freschezza ed il sapore del grano che altresì sarebbe andata perduta a causa di eventuali spostamenti. Il grano tenero invernale si trasforma in farina utilizzando tecniche di macinazione progettate per produrre costantemente un’esatta modularità richiesta. 85 2. Saccarificazione: questa fase trasforma la farina appena macinata in un liquido fermentabile chiamato “Wheat mash” (poltiglia di grano). L’amido presente nella soluzione è quindi trasformato in zucchero naturale; infine, l’aggiunta del lievito permette di trasformare il tutto in alcol. 3. Fermentazione: nella fermentazione agiscono insieme il “Wheat mash”, il lievito e l’acqua assieme ad una percentuale di zucchero libero del 10% che si trasformerà in alcool. Il processo di fermentazione prevede sei fasi, alla fine della quale risulterà una soluzione alcolica del 10% (Figura 4.3). Figura 4.3 – Processo di fermentazione Fonte: dati aziendali 4. Pluri-distillazione: sono previste cinque fasi di distillazione, ognuna delle quali, gioca un ruolo decisivo per la determinazione del gusto poiché ha il compito di rimuovere solo gli elementi “superflui” (impuri) e di concentrare nel distillato le caratteristiche superiori delle materie prime. Il processo produttivo (Figura 4.4) è stato sin da subito brevettato. 86 Figura 4.4 – Processo di pluri-distillazione di Grey Goose Fonte: dati aziendali 5. Miscelatura: questa fase consta di una prima degustazione da parte del Maître de Chai: un primo campione di alcool viene spedito da Picardie sino alla regione del Cognac. Il campione alcolico è personalmente approvato da François Thibault e dal suo team; di seguito, l’alcol è miscelato con l’acqua di sorgente di Gensac: il risultato è un prodotto alcolico di 40 volumi. 6. Filtrazione: i carboni attivi e filtri di cellulosa migliorano la morbidezza ed aggiungono uno “smalto” al sapore. Questa fase aiuta a creare caratteristiche di rotondità al suo gusto finale. 7. Degustazione finale: la vodka Grey Goose prima di poter essere imbottigliata e commercializzata deve superare il test finale, ovvero, un “tale-test” da parte di una giuria composta da 5 membri del team di degustazione che devono garantire sulla sua bontà. 8. Imbottigliamento. 3. Human touch and tradition; La Grey Goose è realizzata in Francia, nel paese rinomato nel mondo, assieme all’Italia per il suo artigianato, per la cultura edonistica legata ai 87 brand name del lusso ed al grande patrimonio storico degli spirit-makers (Brandy, Vino, Champagne). In Francia, la passione per il dettaglio nella produzione artigianale e nella qualità dei prodotti di elevata fattura fa parte della cultura del tessuto industriale. In questo contesto si inserisce perfettamente la vodka Grey Goose, l’unica vodka con un Maître de Chai, ovvero, un esperto formato nella regione del Cognac da cultori della distilleria. François Thibault, è stato seguito nel proprio percorso formativo da un altro Maître de Chai con più di 40 anni di esperienza: questo gli permette di servire sia come master Distiller che come master Blender. Figura 4.5 – Global ambassador e Maître de Chai Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 Il Maître de Chai, Figura 4.5, assieme al suo team, ha il compito di supervisionare le singole fasi del processo produttivo. In particolare, egli effettua circa 550 controlli di qualità ogni giorno, tra cui più di 50 controlli sensoriali condotti da François Thibault stesso. Ogni nuova partita di vodka deve essere degustata ed approvata da almeno cinque membri di un panel di degustazione, personalmente selezionati e formati dal Maître de Chai. 88 4.3 Analisi dell’ambiente esterno Nell’analisi strategica, l’ambiente esterno consiste di variabili di medio-lungo periodo che molto spesso sfuggono al controllo del management, ma che possono incidere sulle decisioni e sul successo delle strategie. Perché un’impresa abbia successo, è necessario che il management capisca: quali variabili dell’ambiente possano influire sul futuro dell’impresa; prevedere la dinamica futura di tali variabili al fine di individuare minacce ed opportunità; adattare la strategia dell’impresa secondo le previsioni future delle variabili.101 E’ dimostrato che la capacità di analizzare l’ambiente, capire le sue tendenze e le forze che lo muovono e conoscere la propria impresa può essere un vantaggio competitivo rilevante sui concorrenti102. L’ambiente esterno può essere diviso in: a) micro ambiente: è costituito dalle variabili che interagiscono direttamente con l’impresa (clienti, fornitori, concorrenti ed i relativi mercati); b) macro ambiente: è costituito da quelle variabili su cui il management non può agire. Sono variabili che non sempre influenzano l’attività dell’impresa ma scolpiscono il quadro di lungo periodo in cui essa opera. Lo scopo prioritario è quello di individuare opportunità e minacce; anticipare per quanto possibile il futuro in modo da non essere colti di sorpresa103. 101 Fonte: PELLICELLI GIORGIO, Analisi del macroambiente: minacce ed opportunità, Strategie d’impresa, 2005, Università d’Urbino. 102 Fonte: PELLICELLI, Introduzione al marketing strategico, op cit. 103 Fonte: PELLICELLI, Analisi del macroambiente, op. cit. 89 4.3.1. Analisi P.E.S.T. L’analisi P.E.S.T. è uno strumento a disposizione del management che ha lo scopo di studiare l’influenza del macro ambiente sulle dinamiche aziendali. Le variabili dell’ambiente esterno che hanno il maggiore impatto sul futuro dell’impresa sono quelle comprese negli ambiti della Politica, dell’Economia, della Società e della Tecnologia. L’impresa deve capire come le variabili principali dell’ambiente possano agire sul futuro del business, come cambiano e come interagiscano l’una con l’altra. Le quattro variabili sopracitate, non sono entità separate ma agiscono in modo interdipendente: ad esempio, vi sono legami fra tecnologia-economia; fra politica-tecnologia. Segue l’analisi P.E.S.T. del settore macro economico italiano dell’anno 2003-2004 con l’obiettivo di verificare la presenza di opportunità o minacce nella realizzazione del progetto di investimento. a. Politico/legale Sulle strategie aziendali agiscono le decisioni politiche di ciascun governo nazionale: tuttavia, gli interventi pubblici non sono sempre conoscibili in anticipo e con certezza (vedi la pressione fiscale). Con riferimento al caso Grey Goose, il business degli alcolici è potenzialmente influenzato dalla politica fiscale ove la percentuale delle accise incide sui consumi finali. L'accisa è un’imposta che si calcola sulla quantità dei beni prodotti (alcol, carburanti, tabacco), in termini di aliquote, che sono rapportate all'unità di misura del prodotto in questione (Kilogrammo, Litro),104 e contribuisce a formare il valore stesso del prodotto. Ad esempio, oggigiorno, si vocifera un ipotetico incremento futuro delle accise sugli alcolici e sui tabacchi (con 104 L’IVA (acronimo di Imposta sul valore aggiunto) è una imposta indiretta che colpisce, ad ogni fase del ciclo produttivo e distributivo, il valore aggiunto cioè il margine realizzato in ogni stadio di commercializzazione. Una volta calcolata l’accisa, sul valore del bene si calcola poi l’IVA. 90 l’obiettivo di sanare le malmesse finanze pubbliche). Tuttavia, esiste, in via dispositiva, una direttiva comunitaria a cui gli stati membri devono attenersi.105 Sono dell’opinione che nel 2003-2004 non vi fossero, sui mercati, delle variabili macro-economiche particolarmente critiche, tali da far temere un aumento della pressione fiscale in Italia, e che potessero rendere, in ottica prospettica, la decisione di distribuire il brand nel nostro paese meno profittevole. In aggiunta, occorre considerare la natura premium price di Grey Goose: un aumento delle accise, avrebbe causato un relativo incremento del prezzo finale dell’alcolico, nei confronti di una domanda, però, ampiamente disposta a pagare. Una seconda variabile politico-legale è legata all’autorizzazione delle Autorità Antitrust competenti dell’operazione strategica. La “Commissione europea” può esercitare un’influenza fondamentale sui progetti di fusione (orizzontale o verticale) respingendo o sottoponendo a profonde revisioni (cd. rimedi comportamentali o strutturali) quei progetti strategici che conducono ad una “posizione dominante” sui mercati. Nel 2004, Bacardi acquisì Grey Goose nel proprio portafoglio prodotti e successivamente, implementò per l’Italia una strategia di allargamento distributivo. L’Autorità Antitrust attraverso il Test S.S.N.I.P.106 ha valutato 105 “al fine di garantire il buon funzionamento del mercato interno e della concorrenza, la normativa europea prevede l’armonizzazione delle accise sul tabacco e sulle bevande alcoliche. Di regola, le aliquote applicabili sono aliquote minime o aliquote obiettivo sulle quali si avrebbe una convergenza a lungo termine”. La riscossione di dazi sui prodotti di altri Stati membri ad aliquote superiori a quelle applicate sui prodotti nazionali è discriminatoria ed è inoltre proibita dall’articolo 90 del trattato CE. Sin dai primi anni settanta si è pertanto tentato di armonizzare le strutture e le aliquote, ma i progressi in tale settore sono stati scarsi, in parte per considerazioni non puramente fiscali. Per esempio, alti livelli di accise sono stati imposti in alcuni Stati membri nel quadro di politiche generali intese a scoraggiare il consumo di bevande alcoliche e di prodotti del tabacco. D’altro canto, il vino e il tabacco sono importanti prodotti agricoli in alcuni Stati membri” Fonte: Comunità europea, http://circa.europa.eu/irc/opoce/fact_sheets/info/policies/tax/article_7323_it.htm 106 Il test dell’ipotetico monopolista, ha lo scopo di misurare il mercato di riferimento di un’impresa, e sulla base di questo se esiste un abuso di posizione dominante. Ad esempio, se consideriamo, come mercato rilevante, solo il segmento super premium, Grey Goose avrebbe conquistato una posizione di monopolio e avrebbe rischiato la bocciatura (o avrebbe dovuto ricorrere ad alcuni “rimedi”). Invece, considerando come mercato 91 positivamente l’operazione escludendo un’eventuale condotta pregiudizievole della società. b. Economico: L’andamento dello scenario economico incide sulle scelte strategiche dell’impresa. In particolar modo, è possibile considerare l’andamento dei prezzi delle materie prime, del tasso di interesse, dell’inflazione e del PIL. I. Prezzo materie prime; L’aleatorietà dell’andamento del prezzo della materia prima dei cereali è considerata una variabile molto importante per il lancio di un distillato. Tuttavia, Grey Goose utilizza del frumento esclusivo della regione di Picardie: ritengo che Bacardi fosse ampiamente disposta a sostenere degli elevati costi per la materia prima, poiché, la qualità del prodotto finito rappresenta una fonte di vantaggio competitivo dei beni di lusso. Tuttavia, osserviamo nel grafico in Figura 4.6 il prezzo della materia prima. Osserviamo un andamento piuttosto ciclico dal 1971 sino al 2004. rilevante non solo il super premium, a anche il segmento premium, allora il risultato dovrebbe essere più favorevole, poiché la quota di mercato per Grey Goose è inferiore. Fonte: Appunti, Economia industriale, 2012, Davide Vannoni, 92 Figura 4.6, Andamento del prezzo mondiale dei cereali Fonte: La hausse de prix alimentaires Nel 2004, l’elevato prezzo del frumento non rappresentava una grossa criticità. In generale, dal 1999 ad oggi a differenza di quanto pronosticato nel grafico nel 2007, i prezzi all’ingrosso del frumento, mais e riso sono in continua ascesa. II. Previsione di crescita del PIL e dei consumi; Il seguente grafico (Figura 4.7) mostra l’andamento dei tassi del PIL e dei consumi pro capite, fra il 1970 al 2005. Osserviamo un’interessante correlazione fra le due variabili. Nell’anno 2003-2004, l’andamento generale dell’economia appare positivo. 93 Figura 4.7, Andamento dei consumi finali nazionali per abitante e PIL ai prezzi di mercato per abitante Fonte: Istat, Conti economici nazionali III. Costo del denaro; Il gruppo Martini & Rossi – Bacardi per acquisire Grey Goose, ha effettuato un’operazione di investimento importante. Un’operazione di investimento così delicata richiede uno studio dei tassi di mercato e del costo del denaro. Nella Figura 4.8 ho riportato l’andamento dei tassi ufficiali della BCE e della FED dal 2000 ad oggi107. In particolare, ho realizzato un focus sui tassi di giugno 2003: si scopre che il costo del denaro è aumentato vertiginosamente sino al 2007 per poi diminuire progressivamente sino ad oggi. Tuttavia, e’ doveroso ipotizzare che la Bacardi abbia realizzato l’operazione anche con strumenti di finanziamento a tasso fisso. 107 Fonte: “Il Tasso ufficiale di sconto o di riferimento è il tasso con cui la Banca Centrale Europea concede prestiti alle altre banche. Esso è il termometro del mercato finanziario perché sulla sua base vengono determinati il tasso d’interesse, applicato dalle banche ai propri clienti, ed il tasso interbancario, tasso che si applica ai prestiti fra le banche.” Fonte: FERRARI A., GUALANDRI E., Il sistema finanziario: funzioni mercati e intermediari, 2012, Torino, Giappichelli 94 Figura 4.8, Trend tassi ufficiali ultimo decennio Fonte: Il sole 24 ore, Osservatorio economia. c. Socio-culturale La demografia, il livello di istruzione, le attitudini verso il lavoro e verso i consumi, lo stile di vita, le tradizioni sono forze dell’ambiente che muovono lentamente, ma che hanno un notevole impatto nel lungo termine. I cambiamenti demografici sono in grado di influenzare sensibilmente sulla natura dei consumi: le tendenze demografiche di maggior interesse per il marketing, riguardano la dinamica della popolazione, la struttura delle unità di consumo (famiglie), redditi, l’occupazione, la distribuzione geografica ed il livello d’istruzione108. Contestualizzando l’analisi al caso Grey Goose, ritengo rilevante osservare le caratteristiche demografiche italiane degli ultimi anni ed il trend dei consumi. 108 Fonte: PELLICELLI, Il marketing, op. cit. 95 In Figura 4.9, è riportata la tendenza degli italiani a contrarre il matrimonio ed il relativo tasso di separazione e divorzi. Il consumatore Grey Goose è preferibilmente single e frequenta lussuosi eventi alla moda. Figura 4.9, Popolazione italiana, Matrimoni, separazioni e divorzi Anno 1961 1971 1981 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 Matrimoni 397.461 404.464 316.953 312.061 301.230 290.009 277.738 280.330 264.026 257.880 Per 1000 abitanti 7,9 7,5 5,6 5,5 5,3 5,1 4,8 4,9 4,6 4,5 Anno Separazioni 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 48.198 51.445 52.323 57.538 60.281 62.737 64.915 71.969 75.969 79.642 Divorzi 23.863 27.510 27.038 32.717 33.342 33.510 34.341 37.573 40.051 41.835 Fonte: ISTAT, http://www.istat.it/it/files/2011/06/italiaincifre2004.pdf Nella tabella che segue, invece, (Figura 4.10) ho raccolto i dati sui consumi degli italiani nel 2003 e la distribuzione sul territorio degli individui per livello d’istruzione. Nel nord Italia vi è una maggiore propensione al consumo; segue il centro ed il sud Italia. Figura 4.10, Italia, Spesa media mensile e livello d’istruzione Area Geografia Anno Spesa media mensile 2003 Nord Numero laureati e diplomati 1993 2001 2.538 45.158 80.216 Centro 2.466 25.357 43.721 Sud 1.892 27.768 49.773 Italia 2.313 98.283 173.710 Fonte: ISTAT, http://www.istat.it/it/files/2011/06/italiaincifre2004.pdf 96 d. Tecnologico Il progresso tecnologico può far emergere rapidamente nuovi prodotti e processi produttivi rendendone obsoleti altri. Nel caso della vodka Grey Goose, il processo di pluridistillazione visto in precedenza è stato sin da subito brevettato per costituire una rilevante barriera all’entrata. Il processo produttivo, infatti, costituisce un importante elemento di differenziazione nel mercato della vodka. In base alla posizione dell’impresa nel settore, Porter distingue tre possibili ruoli alternativi di player nell’arena competitiva: rule makers (coloro che stanno nel settore da molto tempo e dettano le regole valide finché il settore mantenga la stabilità); rule takers (imitatori assoggettati al potere dei primi); rule brakers (imprese che creano nuove regole per la competizione e destabilizzano il settore provenendo dallo stesso o dall’esterno)109. Sono dell’opinione che Grey Goose abbia assunto il ruolo di rule brakers nel settore della vodka mondiale di lusso, destabilizzando il mercato mediante l’introduzione di un nuovo paradigma tecnologico legato sia al processo produttivo che al concept di brand “high-value” e “highprice”. e. Naturale/ecologico La presente variabile “naturale/ecologica” è di recente introduzione all’interno dell’analisi PEST, a seguito di una maggiore sensibilità collettiva per la tematica della salvaguardia ambientale. Il degrado dell’ambiente e la necessità di proteggerlo agiscono sempre più sulle strategie delle imprese: difendere il pianeta ha i suoi costi (ad esempio, si pensi agli investimenti in energia alternativa), e l’aumento degli investimenti hanno una relazione diretta sui prezzi finali. Naturalmente, quando l’economia è meno florida, le società hanno meno risorse finanziarie per far fronte ad investimenti c.d. “green”. 109 Fonte: PORTER MICHAEL, Il vantaggio competitivo, 1991, Mondadori, Milano 97 4.3.2 Analisi della domanda Segmentare la domanda vuol dire “scomporre il mercato in singole unità (target), omogenei per bisogni, aspettative e comportamenti d’acquisto rispetto ad un dato prodotto/servizio”110. Il marketing management ha l’obiettivo di ricercare quei segmenti di mercato omogenei che nel lungo termine hanno le migliori prospettive e danno risultati sostenibili, benché la domanda cambia rapidamente le proprie attitudini ed i propri propri gusti111. La presente tesi è stata realizzata volutamente con un taglio operativo: di seguito è presente una descrizione del target consumer di riferimento scelto da Grey Goose in fase strategica. In particolare, in figura 4.11, sono riassunte le caratteristiche psicografiche del consumatore tipo. Figura 4.11, Il target consumer di Grey Goose Rapporto Uomo/Donna 60/40 Età compresa 25-34 Livello Economico Alto reddito disponibile Profilo Psicografico - Lavora e si diverte intensamente; - Fisicamente e socialmente attivo; - Attento all’estetica e alle impressioni; Fiducioso, ambizioso, - ottimo viaggiatore; - Disponibile a pagare per prodotti di alta qualità. Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 110 GRAVILI SILVIA, La segmentazione del mercato, http://www.scienzecomunicazioneunile.it/sdc/download/gravili/segmentazione.pdf 111 Ricordiamo, che prima di individuare i segmenti di mercato per l’impresa più congeniali, la fase precedente consiste nella selezione dei criteri di segmentazione strategica (p.e. demografici, reddituali, politico-economici). 98 Il target scelto da Grey Goose interessa un consumatore sulla “trentina d’anni”, facoltoso, dinamico, fiducioso, positivo, ama vivere intensamente la propria vita; è un amante della moda ed è un ottimo viaggiatore. Assunte queste caratteristiche, vedremo nel corso del paragrafo 4.4, le strategie di marketing operativo che sono state implementate per raggiungerlo in maniera efficace. L’analisi del consumatore costituisce una fase decisiva dell’orientamento strategico di un brand: una volta individuato il target, il management stabilisce l'obiettivo strategico per indirizzare più efficacemente le proprie risorse. Completata l'analisi dell'ambiente esterno, il passo successivo consta nello studio dell'ambiente interno. 4.4 Analisi dell’ambiente interno L’analisi dell’ambiente interno è la fase finale dell’analisi strategica attraverso cui le imprese valutano la propria capacità di competere e di rispondere alle attese dei potenziali clienti prima di scegliere le strategie di marketing. Mentre nell’ambiente esterno l’impresa non ha il controllo delle variabili che agiscono sull’andamento del settore, sui fattori interni l’impresa ha la possibilità di determinarne il loro andamento. L’analisi in questo stadio ha due obiettivi principali: a) valutare l’opportunità che l’impresa ha di utilizzare le sue attuali risorse e capacità al fine di creare valore per il cliente in misura superiore a quella dei rivali; b) individuare quali nuove risorse e capacità sia necessario acquisire per potenziare i fattori di successo al fine di sfruttare le opportunità che l’analisi esterna ha individuato, sempre al fine di creare valore per il cliente112. 112 Fonte: PELLICELLI, Introduzione al marketing strategico, op, cit. 99 4.4.1 Boston Consultancy Group Matrix La matrice della BCG è uno strumento analitico che fa parte dell’analisi del portafoglio prodotti di una società multibusiness. L’obiettivo principale è quello di assistere il management nell’individuare le differenti esigenze di cash flow dei vari business. Il vantaggio più importante per una azienda multibusiness sta nella capacità di trasferire la cassa da quei business altamente redditizi (ma che hanno un potenziale di crescita limitato) ad altri che hanno migliori possibilità di crescere e raggiungere una redditività elevata in futuro. La matrice di BCG è costruita su due dimensioni semplici: quota di mercato relativa (rapporto fra quota di mercato dell’impresa e quella del principale concorrente); tasso di sviluppo del mercato. Dal loro incrocio, emergono quattro quadranti in cui è possibile posizionare le SBU: starts, question marks, cash cows, dogs. In ciascun quadrante corrisponde una strategia di marketing specifica, poiché il prodotto vive un periodo del ciclo vitale differente. Segue un'applicazione pratica della BCG Matrix volta a studiare le performance del portafolio prodotti della Bacardi in riferimento al solo mercato americano del 2004 dei luxury spirit brands (premium e super premium). La motivazione che sottende questa scelta è chiara: Grey Goose, lanciata in Italia nel 2005 ha dato vita ad un segmento super premium (exnovo); per questo motivo, mi sono trovato nell'impossibilità di misurare le performance ed effettuare un portfolio analysis della situazione italiana del 2004. In compenso, ho osservato il brand portfolio del mercato USA a ridosso dell'acquisizione di Grey Goose da parte di Bacardi. Il tasso di crescita del mercato è stato misurato con il metodo del C.A.G.R. dei volumi dei consumi. Mentre la quota di mercato relativa è stata calcolata rapportando le quote di mercato del leader di categoria rispetto a ciascun prodotto Bacardi. 100 Ho analizzato le performance di quattro Strategic Business Unit: Rum, Vodka, Gin e Flavoured Spirits. In Figura 4.12, ho riportato i valori sull’attrattività del mercato e sulla competitività dei prodotti Bacardi. Figura 4.12, Segmenti premium e super premium, Stati Uniti, 2005, Volumi di vendita (000) Casse da 9 Litri Portafoglio prodotti (SBU) (A) Rum (B) Vodka (C) Gin (D) Flavoured Spirits Volumi di vendita Brand Bacardi Numero di imprese Bacardi Gold - 210 Grey Goose 1525 Bombay Sapphire 640 Benedectine - 75 18 12 15 16 Volumi di vendita dei tre main competitors Bacardi Gold - 210 Absolut 3495 Tanqueray – 1400 Alize Liqueur – 635 Q.d.M. relativa Tax crescita (CARG 04vs.00) Captain Morgan - 88 Goslings -45 1 8,93% Grey Goose - 1525 Ketel One 1350 Beefeater 570 0,44 12,07% 0,46 2,65% Grand Marnier 503,5 0,11 6,14% Bombay Sapphire - 640 Hpnotiq - 630 Fonte: PELLICELLI, Introduzione al marketing strategico, op. cit. All'interno della matrice di vi sono dei cerchi: la loro ampiezza è funzione della contribuzione di ciascuna SBU al fatturato globale della società. Avendo a disposizione pochi dati riguardanti il controllo di gestione, ho effettuato una moltiplicazione fra valore e volume dei consumi. Di seguito in Figura 4.13, è presente la matrice di Boston. 101 Figura 4.13, Matrice di BCG applicata al caso Grey Goose Mercato Spirits – U.S.A 2004 Premium e Super Premium Quality 13% Tasso di sviluppo del mercato 12,07% 8,93% 6,14% 3% 2,64% 0% 1 Quota di mkt relativa 0 Fonte: elaborazione personale Il tasso di crescita è molto positivo per tutte le SBU analizzate essendo il segmento high-quality un mercato in crescita. A) RUM: con il tasso di crescita dell’8,93% e la quota di mercato relativa pari all’unità (leadership grazie al brand Bacardi Gold), la SBU rum si colloca nel segmento Star. Sono prodotti leader della categoria in crescita; generazione di una forte quantità di cassa, ma necessità di ingenti investimenti per mantenere la propria forza competitiva. Il cash flow è limitato. B) VODKA: il CAGR della categoria è pari al 12,07%, la quota di mercato relativa di Grey Goose rispetto ad Absolut è 0,44. La vodka si colloca nel quadrante Question Marks: costituiscono opportunità non ancora sfruttate, perché il tasso di crescita è elevato. L’impresa 102 non ha ancora raggiunto una elevata quota di mercato. Il cash flow è fortemente negativo a causa degli ingenti investimenti da effettuare. Necessità di operare una selezione per individuare i business che possono diventare davvero trainanti. Il management Bacardi per Grey Goose ha optato per una strategia di successo, come si evince dalla freccia bianca, in Figura 4.14. Nella lotta con Absolut per la leadership nei volumi di vendita, Grey Goose ha aumentato la propria posizione relativa. C) GIN: i principali players del settore sono Tanqueray, Bombay Sapphire e Beefeater. Il brand considerato per M&R-Bacardi è Bombay Sapphire che totalizza lo 0,46 in quota di mercato relativa. Il tasso di crescita della categoria è 2,65%. La sua posizione è tipicamente a metà strada fra Question marks e Dog. I Dog si caratterizzano per la presenza di Business in grave perdita, con scarsa attrattività e profonda debolezza. Il Cash flow è molto limitato, il quale risulta appena sufficiente per mantenere l’attività. Se non ci sono possibilità di crescita, la strategia più opportuna pare essere quella della mietitura o del disinvestimento. D) FLAVOURED SPIRITS: il brand Benedectine è un prodotto che registra limitati volumi rispetto ai brand leader della categoria (Alize Liqueur 635 vs. Benedectine 75). Tuttavia, il settore dei flavoured spirits, nel complesso ha un tasso di crescita in CAGR pari al 6,14%. La SBU si colloca nella posizione Question Mark: alto ritmo di crescita/bassa quota di mercato relativa. 103 Figura 4.14, Matrice BCG applicata al caso Grey Goose Mercato Spirits – U.S.A 2004 Premium e Super Premium Quality Tasso di sviluppo del mercato 13% 3% 0% 0 0,5 1 Quota di mkt relativa Obiettivo di G.G. è raggiungere la leadership: G.G. vs. Absolut nei volumi (000): 1997: 16vs.2800 2004: 1525vs.3495 2009: 2875vs.3360 Fonte: elaborazione personale In generale, osserviamo una matrice piuttosto sbilanciata verso le aree positive. Ritengo di dover verificare il brand portfolio analysis mediante altri modelli come McKinsey - General Electric che superano i limiti della BCG. Infatti, nella misurazione della posizione di mercato relativa BCG prevede esclusivamente la quota di mercato; l’effetto è che una SBU viene giudicata “frettolosamente” in posizione DOGS, quando nella realtà avrebbe altre prospettive (Cash cows). 4.4.2 La matrice di McKinsey General Electric La matrice McKinsey – General Electric nasce negli anni Settanta negli Stati Uniti come critica alla matrice B.C.G. Analogamente alla matrice di Boston, il modello utilizza due dimensioni: attrattività del settore e posizione competitiva. La prima variabile rappresenta la capacità di 104 attrazione del mercato (asse verticale) mentre la seconda costituisce gli elementi di forza dell’impresa nel settore (asse orizzontale). La combinazione fra le due variabili identifica tre aree strategiche dove si collocano i brand. L’attrattività del settore è graduata in alta, media e bassa, mentre la posizione delle SBU è graduata in forte, media e debole. A differenza della matrice di Boston, General Electric nella definizione delle variabili competitive utilizza un approccio multifattoriale complesso. In altri termini, l’attrattività del settore non è solo funzione del suo tasso di crescita, ma anche di altri elementi come la sua dimensione, la ciclicità, l’accessibilità, la struttura della concorrenza, etc. Allo stesso modo, il vantaggio competitivo di un’impresa può derivare dall’organizzazione commerciale, dalla brand equity, dalla struttura dei costi, a prescindere dalla sola quota di mercato relativa. Le SBU ottimali sono quelle collocate nell’area in cui il settore ha una forte attrazione e l’impresa ha i maggiori punti di forza. Ricordiamo che la matrice McKinsey – General Electric è utilizzata sia per un’analisi della situazione attuale sia per una analisi della situazione prospettica113. Segue un’applicazione pratica della matrice di General Electric riferita alla società Bacardi - M&R. • Fase 1: Determinare l’attrattività del settore Definire i fattori critici esterni L’attrattività del settore dipende dai fattori critici esterni, non controllabili dall’azienda e che rappresentano le caratteristiche di base dell’ambiente e della struttura competitiva. Generalmente i fattori esterni in un mercato sono i seguenti: dimensione del mercato (volumi e valore); tasso di crescita del mercato; struttura concorrenziale; barriere all’entrata; redditività del settore; tecnologia; margine di contribuzione; struttura dei costi nel settore; legislazione, aspetti sociali e politici. 113 Fonte: PELLICELLI G., Il marketing, op, cit. 105 • Fase 2: Determinare la posizione competitiva dell’impresa Il compito dell’analista è quello di selezionare i fattori critici interni (fattori critici di successo) controllabili dall’azienda, ovvero, quelle attività funzionali per il successo nel business, che garantiscono all’impresa un vantaggio competitivo rispetto ai rivali. In particolare, occorre individuare i fattori interni rispetto al main-competitor (benchmarking). I più diffusi sono: la quota di mercato; attività di marketing; efficienza delle vendite ed i vantaggi nella distribuzione; reputazione del brand; R&D; qualità dei prodotti; competitività dei prezzi; margini aziendali; struttura dei costi; contribution del prodotto al fatturato aziendale; risorse finanziarie; customer satisfaction; gamma prodotti. • Fase 3: Valutazione dei fattori e posizionamento delle SBU nella matrice Dopo aver individuato i fattori critici (selezionando solo i più importanti dato il business aziendale), il compito dell’analista è quello di determinare quantitativamente il contributo dato da ciascuno di essi al grado di attrattività dell’ambiente interno ed esterno. Occorre realizzare un’analisi ponderata di ciascun fattore in base all’importanza attribuita. Ho deciso di valutare la posizione competitiva di Bacardi – M & R riguardo il mercato spiritoso del 2010114. Ho posizionato nella matrice le seguenti SBU del gruppo aziendale, vale a dire: • White Rum – Bacardi Superior: ho considerato il segmento standard. Bacardi Superior è leader del mercato dei white nei volumi. I follower sono Havana Club e Pampero. 114 Ho utilizzato i dati di mercato pubblicati dall’istituto di ricerca inglese International Wine Spirits and Research. 106 • Dark Rum – Bacardi 8 años: il segmento di riferimento è il premium; il prezzo della categoria è medio alto (16-22 euro) e l’arena competitiva è scarsamente concentrata. “Havana Club 7 anni” è il leader con un ampio margine di vantaggio rispetto ai rivali. Nel 2010, ha registrato vendite per 64.000 casse da 9 lt, contro le 2.500 di “Bacardi 8 anni”. Seven Tiki è il secondo brand name della categoria di casa Bacardi. • Aperitivi alcolici - Martini bitter: è il segmento value degli aperitivi alcolici. Aperol è in posizione di leadership; segue Cynar,Martini Bitter. • Blended Scotch Whisky - William Lawson: la categoria di riferimento è il value. Il prezzo è medio-basso. Oltre W. Lawson gli altri brand name di successo sono Long John, Label 5, VAT 69. • Vodka – Grey Goose: mercato della vodka super premium white. Grey Goose è in posizione di leader, segue Belvedere. • Vodka - Eristoff: classe value, prezzo medio-basso. Keglevich, Wyborowa e la stessa Eristoff sono le più importanti. • Gin – Bombay Sapphire: categoria standard. Gordon’s è il brand name più diffuso (7 euro); Tanqueray e Bombay Sapphire hanno un posizionamento di prezzo più elevato (11 euro). • Tequila – Camino Real Silver: categoria standard. In generale l’intera categoria registra bassi consumi. In basso sono stati riassunti i punteggi ponderati per ciascun prodotto. In Figura 4.15 e 4.16, in appendice, troviamo le tabelle multicriteri. Figura 4.17, punteggi ponderati, matrice di General Electric SBU Brand name Attrattività del mercato Posizione competitiva A Grey Goose 3,62 3,15 B Eristoff 1,85 2,95 C Bacardi Superior 2,25 3,55 D Bacardi 8 anos 1,8 1,52 E Bombay Gin 1,87 3 F Camino Real 1,2 1,47 G William Lawson 1,5 3,32 H Martini Bitter 2,25 2,47 Fonte: elaborazione personale 107 4.18, Matrice McKinsey - GE, Caso Bacardi – Martini & Rossi, 2010 La matrice di General Electric Grado di attrattività del settore 3,62 2,82 2,01 1,2 Posizione competitiva del business 3,55 41% A G 30% C 69% E 14% 2,86 B 6% H 3% 2,16 D 2% F 5% 1,47 Fonte: elaborazione personale La matrice è divisa in tre aree, dove per ciascuna corrispondono diverse implicazioni strategiche. Le aree principali sono: crescita, strategia selettiva, mietitura. L’ampiezza dei cerchi è proporzionale alla dimensione del segmento, mentre, la percentuale indicata all’interno, rappresenta la quota di mercato del brand (volumi rispetto al totale del settore di riferimento). Ad esempio, la quota di mercato di Grey Goose è del 41% rispetto al segmento della vodka super premium dell’anno 2010. Nella Figura 4.19 che segue, sono state riportate alcune indicazioni sulle implicazioni strategica della matrice di GE: 108 Figura 4.19, Le strategie della Matrice di McKinsey - GE + Investimento/Sviluppo Investire per crescere Rendere i punti di forza sostenibili nel tempo Investimento/Sviluppo Investire per puntare alla Strategia selettiva leadership Migliorare sui punti di forza Intervenire sui punti di Segmentare sui punti di forza o ritirarsi debolezza Attrattività settore Investimento/Sviluppo Investire sui segmenti Aumento produttività Aumentare pressione Strategia selettiva Investire massimizzando Mietitura / Disinvestire Espansione limitata la redditività a breve competitiva Strategia selettiva Difendere e rifocalizzare Scremare, investimenti di Mietitura / Disinvestire Ridurre gli investimenti e Mietitura / Disinvestire Abbandonare scremare - difesa + Posizione competitiva i. Verde: grazie all’elevato tasso di attrattività del mercato e di posizione competitiva la strategia ottima del quadrante è investire per rendere sostenibile il vantaggio competitivo nel tempo o aumentare la posizione di leadership nel business. Osservando l’elevato potenziale di redditività di Grey Goose la M & R dovrebbe continuare ad investire in asset che creino sviluppo e difendere i punti di forza del brand (p.e. promotion volta a comunicare “The world’s best tasting vodka”) e difendersi dalla crescita di Belvedere. Invece, il Rum Superior dovrebbe investire per migliorare i punti di forza: sfruttando l’ottima posizione competitiva ed il trend positivo di mercato della categoria rum, la strategia più opportuna secondo GE è quella realizzare - 109 investimenti (marketing, distribuzione, produzione) per massimizzare il potenziale sul mercato e difendersi dai competitors (Pampero, Captain Morgan). Difatti, il white Rum Bacardi è molto attivo riguardo la promotion sia nell’ on-trade (concept della festa caraibica) che nell’off-trade e nelle digital strategies (Facebook). ii. Gialla: è opportuno procedere ad una selezione delle attività per uno sviluppo degli utili a breve mantenendo il livello attuale degli investimenti. In questa posizione si collocano gli aperitivi alcolici, i whisky ed i gin. A metà strada con l’area Investimento/Sviluppo, si colloca il Martini Bitter (Apertivi Alcolici): il mercato degli aperitivi da qualche anno a questa parte sta vivendo un periodo di grande vivacità. Il leader incontrastato del settore è Aperol. Secondo GE, la strategia più opportuna per Martini Bitter è quella effettuare investimenti di difesa (per mantenere la posizione nell’arena competitiva) e massimizzare i profitti a breve termine. L’attrattività del mercato per Gin Bombay Sapphire, invece, negli ultimi si è caratterizzato per un graduale declino nei volumi dei consumi. Tuttavia, resta un settore mediamente attrattivo specialmente nell’on-trade, dove Bombay ha una posizione competitiva media. Occorre attuare una strategia che realizzi investimenti a breve termine. iii. Rossa: la strategia ottima è procedere ad un disinvestimento perché la SBU è di scarso interesse sia sotto il profilo dell’attrattività del mercato che della posizione competitiva. La tequila Camino Real ed il Rum 8 años, sono nell’area mietitura. I due brands non sono più di tendenza fra i consumatori contemporanei. Per entrambi i prodotti, che hanno una quota di mercato residua, le strategie consigliabili sono quelle di 110 procedere ad una riduzione degli investimenti, ad un’espansione limitata o, nel caso più estremo, quello di abbandonare il mercato. 4.4.3 Analisi S.W.O.T. L'analisi S.W.O.T., è uno strumento di pianificazione strategica utilizzato per valutare i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un progetto all’interno di un'impresa od in ogni altra situazione in cui un'organizzazione deve prendere una decisione per raggiungere un determinato obiettivo. L'analisi può riguardare l'ambiente interno (competenze distintive) o esterno (fattori di successo sul mercato) in una data organizzazione. Il primo ad utilizzare questo strumento è stato Albert Humphrey, che ha guidato un progetto di ricerca alla Università di Stanford fra gli anni Sessanta e Settanta. Segue, in Figura 4.20 e 4.21 la S.W.O.T. Analysis applicata al caso Grey Goose. 111 Figura 4.20, S.W.O.T. Analysis, applicata al caso Grey Goose Swot Analysis Strenghts Weaknesses • First mover e leader nel mercato USA del segmento super premium; • “World’s best tasting vodka”; • Processo produttivo esclusivo ed elevata storicità del brand (Cognac); • Target consumer di lusso (elevato margine di contribuzione unitario); • Incertezza circa il prezzo di lancio: 40 euro è eccessivo? Opportunities Threats • In Italia, nel 2004, il segmento quality super premium era ancora inesplorato; • Strategia di allargamento distributivo presso nuovi mercati geografici; • Prodotto di facile distribuzione presso il trade grazie alla natura high-price. • Incrementare le drink strategies con base G.G. • Ampliare la gamma prodotti; •Incertezza riguardo il trend di crescita dei brand high-price e della vodka dell’alto di gamma; • Nel mercato USA ed europeo è presente Absolut (premium): quale sarà la sua contromossa? Fonte: elaborazione personale 112 Figura 4.21, S.W.O.T. Analysis, Strategie applicate al caso Grey Goose Strategie Threats Opportunities Strenghts Weaknesses • Promuovere G.G. tramite eventi e mostre nelle maggiori città italiane; • Creare dei “Temporary Store” nei migliori bar con la presenza di bartender che illustrino la qualità superiore di G.G. • Ampliare la gamma aromatizzata; • Diffondere la conoscenza del brand nelle maggiori città italiane presso i VIP ed i Media (visibilità). • Realizzare Product placement in film per promuovere cocktail a base G.G.; • Dare una reason-why all’acquisto di una vodka super premium per contrastare Absolut: comunicare “The world’s best tasting vodka” in hotel 5 stelle Lusso, mostre, vernissage. • Per ridurre l’incertezza sul lancio in Italia occorre comunicare anche il grande successo riscosso negli States ed il patrimonio storico del brand. Fonte: elaborazione personale 4.5 Il piano di marketing strategico “La strategia di marketing è il complesso di azioni coordinate che un’impresa realizza per raggiungere i propri obiettivi di marketing. Tali obiettivi possono riguardare una linea di prodotti, un prodotto, o una marca oppure la combinazione di due o più di questi. La strategia di marketing comprende due elementi fondamentali: il target (insieme di compratori potenziali); marketing mix (insieme di azioni riguardanti il prodotto, prezzo, distribuzione, promozione con le quali l’impresa intende raggiungere il target). La strategia di marketing è il disegno generale di quanto l’impresa intende fare per un certo target disponendo di un certo marketing mix. Il piano di marketing comprende sia questa strategia sia la 113 sequenza di fasi e tempi necessari per realizzarla. Le prime fasi del piano di marketing si collegano direttamente con la pianificazione strategica dell’impresa”115. Riguardano l’esame dei punti di forza e di debolezza dell’impresa, l’analisi dell’ambiente, analisi della concorrenza. Nella fasi successive si tratta di definire gli obiettivi e le strategie di marketing ed infine di attuare le azioni operative. “Il Piano di Marketing rappresenta la traduzione sul piano operativo degli obiettivi e delle strategie di marketing, ovvero è lo strumento formale di pianificazione delle decisioni, la cui formulazione e stesura consentono al management di definire in modo puntuale gli obiettivi, le strategie e gli strumenti operativi con i quali l’azienda ha intenzione di interagire con gli stakeholders”116. Nella figura 4.22, che segue, sono esplicitate le singole fasi del piano strategico. 115 Fonte: PELLICELLI G., Il marketing, pp. 71, op. cit. Fonte: MALLARINI ERIKA, Schema guidato per la predisposizione di un piano di marketing, 2010, SDA Bocconi 116 114 Figura 4.22, Le fasi di sviluppo del piano strategico Fase 1: Obiettivi del marketing strategico Fissare gli obiettivi del marketing strategico in termini di risultati. Obiettivi basati sull'attrattività e sulla posizione competitiva Fase 2: Analisi della situazione Attraverso l'analisi esterna del settore, del mercato, della posizione dell'impresa e dell'analisi interna dei costi e delle capacità. Fase 3: Principali key performance Individuare i problemi principali che possono essere direttamente legati alle "key areas of performance" Fase 4: Strategie market-based Specifiche strategie e tattiche di marketing che portano alle "key performance" Fase 5: Allocazione delle risorse Stima delle risorse umane e delle risorse finanziarie necessarie per implementare la strategia Fase 6: Performance metrics Stima delle vendite e delle misure finanziarie attese per uno specifico periodo di tempo Fase 7: Performance Gap Il piano di marketing risponde alle attese in termini di performance con un livello accettabile di rischio. In caso negativo, occorre una revisione del piano di marketing a partire dalla Fase 1. Fase 8: Realizzazione della strategia Sviluppare una serie di azioni per realizzare con successo il piano d marketing Fonte: PELLICELLI, Introduzione al marketing strategico, pp. 207 115 Fase 1. Obiettivi del marketing strategico Scopo della prima fase del piano di marketing è dare un orientamento strategico, attraverso una serie obiettivi e guidare in tal modo la strategia. Per selezionare tali obiettivi, il management si avvale di strumenti analitici, multi fattoriali, funzionali per misurare l’attrattività del mercato e la posizione competitiva che l’organizzazione ha per ciascuna opportunità di mercato117. Figura 4.23 – Posizione competitiva di Grey Goose A t t r a t t i i v I t à Crescere o Tenere la Tenere la posizione posizione Crescere o Focus Tenere la Investire per entrare Crescere, “Mietere” o Tenere la posizione posizione “Mietere” o Uscire “Mietere” o Uscire Focus, “Mietere” o M r k Uscire 0 Posizione competitiva 100 Nel caso oggetto di studio, l’obiettivo del management Bacardi è stato quello implementare l’azione strategica volta ad introdurre Grey Goose nel mercato italiano. Si tratta di una strategia di allargamento distributivo, dopo che il brand è stato acquisito per il mercato statunitense. Ho deciso di non utilizzare l’analisi multifattoriale, basata sull’attrattività del mercato e sulla posizione competitiva, perché Grey Goose, una volta 117 Fonte: PELLICELLI, Introduzione al marketing strategico, op. cit. 116 immesso nel mercato ha dato vita ad un nuovo segmento di mercato. Le variabili multifattoriali basate sull’attrattività del mercato e sulla posizione competitiva prevedono, infatti, uno studio approfondito dei seguenti elementi: posizione di costo; posizione di qualifica; posizione di marketing; forze del mercato; intensità della competizione; accesso al mercato e controllo. Sono elementi impossibili da valutare in fase preventiva. Ad ogni modo, come indicato in Figura 4.18, deduco che Grey Goose abbia rappresentato una pura strategia di “Investire per entrare”: il mercato era molto attrattivo (settore potenziale) e contemporaneamente non vi erano competitors. La posizione competitiva di Grey Goose si colloca nel quadrante “Crescere” all’interno del mercato super premium, quest’ultimo considerato attraente per stabilire la posizione competitiva desiderata (obiettivo di leadership). Fase 2. Analisi della situazione La fase numero due consiste nell’analisi del mercato di riferimento, con il fine di conoscere i fattori che più di altri agiscono sulle performance aziendali. L’obiettivo di questa fase è quello di rispondere alle seguenti domande: “Qual è il mercato di Grey Goose?” “Un eventuale lancio di prodotto, sarebbe profittevole dato il trend attuale dei consumi?” A causa del motivo sopracitato, non ho potuto svolgere l’analisi della situazione in modo esaustivo e completo: infatti, la mia indagine si è riferita al 2003-2004, anno in cui il gruppo Bacardi ha deciso di acquisire il brand. La fase 2, si compone delle seguenti sotto fasi: a) Analisi della dimensione del mercato e ritmo di crescita; Questa fase ha l’obiettivo di individuare la dimensione del mercato potenziale di Grey Goose ed il suo ritmo di crescita. Ho deciso di individuare il mercato potenziale di Grey Goose nella categoria high-price, composta non solo dalla vodka dry ma anche da cognac; whisky malt; gin; 117 champagne. Il corrente studio prende in considerazione i consumi di 20 brand name fra le suddette categorie che si sono registrati nell’anno 2004. Per raggiungere l’obiettivo, osserviamo i dati di mercato dei prodotti high-price del 2004, sotto molteplici punti di vista: o Volume dei consumi; La Figura 4.24 che segue mostra il mercato in volume dei consumi. I prodotti high-price, ovvero il mercato potenziale di Grey Goose, rappresenta solo il 4,3% sul totale considerato. Figura 4.24, Consumi Italia 2004, Brand High Price, Tot. Canale VAC118 Vendite in Volumi (000) Casse 9 lt Mercato tot. Riferimento 8.617 4,3% 95,7% High Price Consumi rimanenti Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 o Valore dei consumi; In valore dei consumi, invece, la percentuale delle brand considerate (Gin, Vodka Dry, Whisky Malt, Champagne, Cognac) aumenta notevolmente: sino a raggiungere il valore di 14,2%. Figura 4.25, Consumi Italia 2004, Brand High Price, Tot. Canale VAC 118 Vendite A Corpo. Fonte: dati aziendali 118 Vendite in Valore (000) Mercato Tot. Riferimento 179.867 14,2% High Price Consumi rimanenti 85,8% Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 o Canali di vendita; Possiamo ora considerare il mercato di riferimento sotto il punto di vista della canalizzazione delle vendite (Figura 4.26). Figura 4.26 – Volumi delle vendite (000) Casse 9 lt, 2004, Italia Canalizzazione Volumi vendite 70 62,6 60 50 40 30 33,8 25,9 20 Consumi rimanenti 23,7 19,8 13,2 11,3 10 High Price 9,2 0,5 0,1 0 Iper Super LS Discount Bott. Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 I canali della distribuzione costituiscono un aspetto fondamentale per le strategie di marketing: in base alla canalizzazione delle vendite più diffuse in un dato mercato, il management deciderà di implementare leve 119 operative differenti. Osservando l’istogramma in alto, non sorprende la scarsa diffusione dei prodotti ad elevato valore unitario fra i canali Discount o Liberi Servizi (piccoli negozi). Invece, gli alcolici high-price sono venduti principalmente presso il canale specializzato Bottiglierie (enoteche) il quale, nel 2004 ha veicolato circa il 14% dei volumi ed il 27% del valore delle vendite; buona la presenza all’interno degli Iper. o Ritmo di crescita potenziale; La fase numero due (“analisi della situazione”) ha l’obiettivo di stabilire se il mercato “potenziale” sarà profittevole nel futuro. La Figura 4.27 risponde è orientata a rispondere a questo quesito: Figura 4.27 - Trend di settore, 2000-2004 Brand High Price - Canale VAC 1,7% 10% 9000 8000 Volumi (000) Casse 9 lt 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0,9% 8,6% 0 High-price 2002 341 2003 344 2004 373 Consumi rimanenti 7702 8473 8617 Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 Osserviamo nell’istogramma in alto, che il trend di crescita dei prodotti high-price è stato maggiore nell’ultimo anno. Mentre, i consumi standard hanno visto maggior sviluppo fra il 2002 ed il 2003. 120 Alla luce dei dati sin qui analizzati, posso dedurre che il mercato italiano delle brand high-price rappresentava un potenziale di mercato (ritmo di crescita). Riconosciuta questa opportunità, il passo successivo dovrebbe essere un esame più attento delle esigenze del cliente, del come egli percepisce l’offerta dell’impresa e come l’impresa risponde. b) Analisi e posizione dei concorrenti; L’obiettivo del presente step analitico è quello di realizzare un’analisi strategica della concorrenza, preliminare il lancio di Grey Goose. In primis, cerchiamo di capire come si “muovevano” le vendite delle diverse categorie di mercato nei primi anni 2000 in Italia. Il mercato della vodka, oggigiorno, rappresenta il segmento alcolico più vivace in assoluto. Anche fra il 2000 ed il 2003 il suo trend di crescita si è attestato sopra la media, benché, non fosse molto diffuso in volumi. Tali considerazioni sono raccolte nel grafico seguente (Figura 4.28): Figura 4.28 – Trend 2000-2004, CAGR, Volumi (000) Casse 9 lt 5000 4500 4000 10,3% 2,4% 2,8% 3500 3000 6,9% 7,5% 3,4% 12,1% 6,9% Vodka 2500 Gin 2000 1500 0,3% 1,3% 0,6% 6,2% 1000 500 0 2000 2001 Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 2002 2003 Rum bianco 121 Nel mercato italiano del 2004, il set competitivo potenziale di Grey Goose era composto dai seguenti brand-name: Figura 4.29 – Definizione set competitivo potenziale vodka, Canale VAC Brand name High Price Vodka Italia 2004 Volumi dei Valore dei Prezzo consumi (Lt) consumi medio/litro Danzka 2.477 40.464 16,34 Zytnya 100 1.618 16,18 Finlandia 1.232 19.915 16,16 Zubrowka 1.333 19.829 14,88 Stolichnaya 5.570 78.899 14,16 Fonte: dati aziendali , Aprile 2012 Il segmento low price rappresentava quasi il 50% del mercato, ad accezione di Absolut (premium price) che era caratterizzato da una richiesta specifica, sia sul mercato dell’on-trade che dell’off-trade. Tuttavia, dai primi anni 2000 è in atto processo di polarizzazione verso la preferenza di prodotti di marca premium e di prodotti da prezzo. Osserviamo in tabella, la media dei prezzi del set competitivo potenziale di Grey Goose che si aggira attorno ai 15-16 euro, un prezzo ad ogni modo, decisamente minore rispetto ai 40 euro a bottiglia cui verrà posizionato successivamente. Fase 3. Le key performance La fase numero tre relativa alle Key Performance è fra i più complesse. Se negli step precedenti abbiamo stabilito che il mercato della vodka highprice è un mercato in crescita, nella presente fase occorre valutare le performance precedenti di mercato sotto i seguenti punti di vista: la 122 conoscenza del prodotto da parte del cliente; la disponibilità del prodotto; la customer satisfaction; la customer value; il margine di contribuzione unitario; le vendite. Segue una valutazione delle performance di Grey Goose raggiunte nel mercato USA precedenti alla distribuzione nel mercato italiano: Key performance: Grey Goose, sin dagli albori non ha mai avuto grossi problemi riguardo la distribuzione del prodotto: infatti, grazie alla sua natura di prodotto super premium (elevato margine di contribuzione unitario), il trade marketing è stato spesso incentivato a promuovere il brand francese nei canali di vendita119. Per customer satisfaction si intende la soddisfazione del cliente e rappresenta l’obiettivo principale dell’azienda orientata al marketing, i cui sforzi tendono allo sviluppo di una relazione di qualità con la clientela ed alla sua conseguente fidelizzazione120. Esistono strumenti analitici multifattoriali in grado di misurare la soddisfazione percepita del cliente. In tal caso, se misuriamo la soddisfazione del cliente in termini di diffusione dei consumi allora i risultati sono ottimi. Infatti, dal 1997 sino al 2007 Grey Goose raggiunse la leadership del suo segmento e si avvicinò molto ai volumi di vendita di Absolut. Inoltre, ha ottenuto ottimi livelli di brand awareness grazie ai numerosi product placement realizzati in serial televisivi e film. Fase 6. Performance metrics Osserviamo, nei due grafici (Figura 4.30 e 4.31) i risultati raggiunti da Grey Goose nel mercato statunitense. 119 Fonte: dati aziendali Fonte: Marketing Informatico, http://www.marketinginformatico.it/glossariomarketing/Customer-Satisfaction.php 120 123 Figura 4.30, Volume dei consumi, Vodka traditional, Casse (000) 9 Lt Super Premium Market U.S.A. 2000-2004 1800 1600 1400 1200 1000 Grey Goose 800 Ketel One 600 Belvedere 400 200 0 2000 2001 2002 2003 2004 Fonte: I.W.S.R. Global Spirits, Dati aziendali, Aprile 2012 Osservando il periodo, 2004-2000, i risultati per Grey Goose sono stati ottimi: il brand francese si attesta in posizione di leader sia sotto il profilo dei volumi che nel valore della produzione alcolica; in particolare, Grey Goose nel 2003 ha superato il rivale olandese Ketel One nei volumi (1,21 vs. 1,2 mio casse da 9 litri). 124 Figura 4.31, Valore dei consumi, USD (000), Traditional vodka Super Premium Market U.S.A. 2000-2004 500000 450000 400000 350000 300000 250000 200000 150000 100000 50000 0 Grey Goose Ketel One Belvedere 2000 2001 2002 2003 2004 Fonte: I.W.S.R. Global Spirits, Dati aziendali, Aprile 2012 Alla luce di questi dati, è lecito guardare con ottimismo al lancio del prodotto nel mercato italiano. Sfortunatamente, non sono in possesso di dati economico-finanziari riguardo il budget o gli indicatori di redditività del mercato; quindi, ipotizzo che il progetto sia finanziariamente fattibile, e per concludere il progetto, svolgo l’ultima step operativo. 4.5.1 Sviluppo delle strategie operative Fase 8. Sviluppo delle strategie di marketing. Nelle prime fasi abbiamo definito l’orientamento strategico, ora ci occupiamo di implementare le mere strategie di marketing operativo. Nel corso del presente paragrafo, avremo come punto di riferimento il piano di lancio operativo formulato dal marketing management Bacardi - Martini & Rossi per Grey Goose nel mercato italiano (Figura 4.26). 125 Figura 4.32, Piano di lancio di Grey Goose: azioni operative Fase 1 Avanguardia Fase 2 Estensione Fase 3 • Presenza nei Bar esclusivi; • Eventi (Charity); • Travel Retail; • Selezione dei bar di seconda fascia di esclusività; • Incrementare il numero di eventi; • Adv diretta sui prodotti; • Distribuzione off-trade; • Aumentare la copertura distributiva on trade • Aumentare la copertura distributiva off trade; • Incrementare gli sforzi in adv; Espansione Fase 4 • Distribuzione totale; Diffusione Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 Il piano si divide in quattro fasi operative: per ciascuna di esse corrisponde una particolare fase del ciclo di vita del prodotto e relative azioni di marketing-mix. Il prodotto, con il passare del tempo, necessita di esigenze diverse in funzione del target consumer e del mercato di riferimento in continua evoluzione. Le fasi del piano prendono il nome di: Fase di lancio; Avanguardia; Estensione; Espansione; Diffusione. o Linee guida del piano di lancio: Target consumer: Il target scelto per la “FASE ZERO” di lancio sono: i VIP, personale interno, giornalisti e consumatori. 126 Obiettivi: comunicare il posizionamento del brand, legato concept di “The world’s best tasting vodka”. Per raggiungere l’obiettivo, sono stati utilizzati due strumenti: 1) “Intrinsic di prodotto”: il management per la fase di lancio ha organizzato presso la propria sede, un evento esclusivo di presentazione di Grey Goose. Inoltre, sono state implementate alcune sessioni di tasting, rivolte ai giornalisti ed al personale interno. La finalità strategica è stata quella di far percepire il brand value, generare il “word of mouth” e promuovere la visibilità mezzo stampa. 2) Immagine di lusso/prestigio: implementazione di strategie di sponsorizzazione, product placement in eventi (nei quali sono presenti altri luxury brand), azioni di media relation. L’obiettivo è comunicare l’immagine di esclusività del brand. o Il marketing mix scelto nella fase 1; Osserviamo il marketing mix adottato nel 2004 per la strategia di lancio. Grey Goose è stato lanciato in Italia in piena fase “Avanguardia”. Figura 4.33 – Le leve di marketing mix Marketing mix Avanguardia - Position Prodotto - Original 70 cl; - Mignonette per attività di PR Distribuzione Prezzo - Clienti super selezionati - Enoteche e mescita Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 Promozione - "The World's - 45 Euro best tasting vodka" Posizionamento 300%vs.Absolut - Product placement 127 o Prodotto: la strategia distributiva di lancio ha previsto l’utilizzo del prodotto original con il formato da 70 Cl. Per la fase di presentazione, sono stati utilizzati prodotti con tappi in sughero e alcune di mignonette (5 Cl). o Distribuzione: nella fase strategica abbiamo osservato la grande importanza del canale enoteche/bottiglierie, il quale veicola un numero consistente di prodotti high-price. Dato questo aspetto, nella strategia di retailing sono state adottate enoteche per il mercato off-trade. In aggiunta, il prodotto è stato promosso presso i clienti super selezionati (trade, VIP, Media). o Prezzo: Il prezzo di lancio è stato di 45 euro. Segue una descrizione delle attività di promozione relativa alla prima fase: o Promotion mix Figura 4.34, Promotion Mix, Azioni di lancio, Grey Goose, Italia • Convention; • Presentazione e degustazione in location esclusiva Fonte: dati aziendali, Aprile 2012. Pubblico interno Trade selezionato + Media TARGET • G.G. in copertina sulla rivista aziedale: "Martini&"; Forza Vendita 128 In Figura 4.34, osserviamo gli strumenti operativi: convention e canvass per raggiungere la forza vendita; la rivista aziendale “Martini&” per il personale interno; sedute di degustazione pensate per i giornalisti e per il team interno. A seguire, il marketing management ha pensato di implementare le seguenti strategie, per un target più ampio. Figura 4.35, Azioni di lancio Italia, Grey Goose • Product placement con altre brand luxury negli eventi; • Ai VIP giungono direct mail riguardo bottiglie e documentazioni. Trade Consumatore Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 Fase 2. Estensione La successiva fase 2 ha avuto l’obiettivo di diffondere la brand awareness ed aumentare contemporaneamente la quota di mercato, attraverso una migliore allocazione delle risorse: si parla di ottimizzare la struttura dei canali della distribuzione, con il fine di raggiungere il segmento di mercato scelto. Per massimizzare le vendite del brand, Bacardi ha deciso di aumentare la copertura distributiva all’interno dei bar di seconda fascia di esclusività. TARGET • I più importanti clienti sono visitati dal Presidente della M&R per una degustazione guidata. 129 Fase 3. Espansione. La fase di “espansione” ha avuto lo scopo di incrementare ulteriormente la conoscenza del brand sul mercato mediante notevoli sforzi in comunicazione (principalmente eventi), per colpire il target di pubblico prefissato. Fase 4. Diffusione. Infine, la quarta fase della “diffusione”: ha l’obiettivo di implementare le strategie di marketing mix, con l’obiettivo di raggiungere la leadership nel mercato di riferimento. La diffusione sul territorio italiano avverrà principalmente nel canale on-trade; in questa fase il prodotto entra nella fase di maturità del proprio ciclo di vita. E’ la fase attuale del ciclo vitale. 4.5.2 Strategie di marketing nel canale on-trade Nel presente paragrafo ho realizzato una panoramiche delle principali attività di promotion nel canale dell’ on-trade implementate a livello globale nel corso degli ultimi anni. Nella figura 4.36, sono riassunte le attività di promotion, man mano crescenti in funzione dei volumi di vendita. 130 Figura 4.36- Promotion Europa, On trade – Volumi (000) Casse 9 lt 12 10 -Top Visilibility& Expirience -Global PR - Brand Ambassador 8 6 4 - Brand Ambassador -Local Pr -Top Visibility & Experience -Global PR -Brand Ambassador - Global PR - Brand Ambassador 2 0 2004/2005 2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010 2010/2011 Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 Dal 2004 ad oggi, l’attività di promotion nel canale dell’on trade si è intensificata gradualmente. Il management ha deciso di adottare inizialmente il “Brand Ambassador”121; successivamente, l’azione è stata integrata con attività di Global PR, per poi estendersi sino ai Local PR una volta raggiunta un’ottima diffusione distributiva nazionale. Visibilità On-Trade: Big Ego In collaborazione con le agenzie pubblicitarie, Bacardi ha creato degli strumenti promozionali volti ad incrementare la visibilità presso i night bar, e attraverso attività di product placement. Sono stati studiati alcuni oggetti “brandizzati” alcuni dei quali molto originali: la “chinoise” (Figura 4.38), ideata per abbinare la vodka a sei sapori diversi; l’on-trade promo kit; il 121 Il Brand ambassador è una figura professionale operante nel beverage (assimilabile ad un barman), altamente specializzata per le proprie competenze tecniche e conoscitive. Egli è molto spesso impiegato per promuovere i brand alcolici perché è in grado di comunicare in modo distintivo al cliente finale le proprietà della bevanda. Fonte: dati aziendali 131 casco con il logo Grey Goose; i menù speciali; bicchieri; targhe identificative (Figura 4.39); timbri. Figura 4.38 – La chinoise Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 Figura 4.39, Porta bottiglia Grey Goose; Targa identificativa 132 Visibilità, Vernissage d’Arte moderna Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 4.5.3 Iniziative promozionali 2010 Christmas Boutique Temporary store, in Via Montenapoleone a Milano realizzato per il periodo natalizio. Ha avuto come obiettivo quello di generare la brand awareness e di rafforzare il posizionamento del brand verso il proprio target consumer, attraverso i seguenti strumenti: sessioni di tasting; attività di PR; l’attivazione del passaparola di “The world’s best tasting vodka”; sfruttando la collaborazione con la “Maison de pâtisserie Ladurée” (azienda produttrice del macaron, dolce francese per antonomasia). Grey Goose, per l’occasione ha realizzato vari oggetti di regalistica: è stata realizzata una special edition bottle natalizia di Grey Goose Original a cui si sono affiancati caschi firmati Grey Goose, confezioni di macaron, etc. (Figura 4.40). 133 Figura 4.40, Grey Goose Special edition e location allestita; Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 Porto Cervo, Vodka Maki L’evento è intitolato “Vodka Maki”. Questa operazione si è svolta in estate, nel cuore della Costa Smeralda, in una delle location più ambite e meta delle vacanze estive del target di Grey Goose. Per l’occasione è stata organizzata una partnership con il famoso sushi restaurant Finger’s. La collaborazione prevedeva la consegna in villa o su yacht di una “vodka aperitif”, a base di sushi e Grey Goose. Quest’ultimo protagonista anche nel prestigioso ristorante Vista Porto. 134 Figura 4.41, Evento Porto Certo, Vodka Maki Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 I. Digital marketing; Attivazione del profilo Facebook: ha il compito di promuovere i valori del brand mediante video e notizie. I fan della pagina globale sono circa un milione e duecento mila. 135 Figura 4.42, Pagina Facebook Grey Goose Italia, 12/10/2012 Fonte: Facebook, https://www.facebook.com/Grey.Goose.it?fref=ts 4.6 Il successo di Grey Goose L’ultimo paragrafo della tesi descrive i risultati raggiunti da Grey Goose. Il brand francese sin da subito è riuscito a farsi apprezzare sia presso i consumatori americani che quelli italiani: Sidney Frank, per raggiungere il target utilizzò un approccio cd. “non convenzionale” nei confronti di una classe di consumatori di tendenza, benestanti, socialmente attivi, leader ed influenzatori. In sintesi, sintetizziamo gli elementi di differenziazione della vodka Grey Goose: elevata brand equity e patrimonio storico del brand; attività di marketing ben strutturate sin dalla fase strategica; sistema di distillazione brevettato e rigidamente controllato da un Maître de Chai; vodka di alta qualità distillata nell’area del Cognac, in Francia, dove ascono i migliori prodotti del lusso; 136 packaging altamente distintivo (elevata visibilità nell’on-trade) e design raffinato (vetro fumé e una silhouette di oche in volo). I segreti del successo di Grey Goose, riesiedono nella capacità distintiva di inglobare altri brand del lusso e di far leva sul trade up della vodka (Figura 4.43) . Figura 4.43, Fattori di origine della categoria super premium vodka Champagne & Wine Grey Goose Super Premium Spirits Vodka Trade Up (Absolut) Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 Il successo nel mercato statunitense fu immediato e straordinario, a tal punto che nel 2006 sfiorò quasi lo storico sorpasso a volumi, ai danni di Absolut, nonostante il diverso posizionamento di prezzo. In Figura 4.44, osserviamo il trend nei volumi di vendita nell’arena competitiva americana dal momento del suo lancio sino al 2010. 137 Figura 4.44, Arena competitiva U.S.A. segmenti premium e super premium Arena competitiva Mercato Vodka U.S.A. 4000 Volume (000) Casse 9 Lt 3500 +61,15% 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 Absolut 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2800 2975 3215 3490 3465 3485 3485 3495 3490 3510 3480 3455 3360 3450 Grey Goose 16 Ketel One 45 195 255 458 874 1210 1525 1885 2410 3045 2950 2875 2790 270 456 605 745 920 1015 1200 1350 1485 1615 1700 1799 1720 1800 Stolichnaya 903 920 981, 965, 1135 1005 1180 1220 1288 1260 1300 1195 1125 1070 Fonte: I.W.S.R. Global Spirits, dati aziendali, Aprile 2012 Sull’onda positiva del grande successo riscontrato fra i consumatori new yorkesi, la vodka di origine francese è riuscita ben presto a farsi apprezzare anche in Italia (Figura 4.45) . 138 Figura 4.45, Brand name del settore, Mercato Italia 2004-2010, Volume (000) Casse 9 lt, Vodka traditional 25 9,00 20 7,75 15 10 5 1,50 0,80 0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Kauffman Select Ketel One Wyborowa Exquisite 42 Below Belvedere Grey Goose 2010 Fonte: I.W.S.R. Italy 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 Nel mercato italiano, Grey Goose si attesta chiaramente in posizione di leadership: la sua quota è cresciuta costantemente dal 2004 al 2010, anche se, la rivale Belvedere tutt’oggi, ha un tasso di crescita superiore; in terza posizione nell’arena competitiva, vi è la neo-zelandese 42 Below anch’essa di proprietà Bacardi - Martini & Rossi; segue la polacca Wyborowa, l’olandese Ketel One, ed infine, il brand ultra lusso Kauffman con vendite estremamente limitate. 139 Figura 4.46, Valore dei consumi arena competitiva, Grey Goose, 2008-10 7000 Valore dei consumi (USD) 6000 5000 Grey Goose 4000 Belvedere 42 Below 3000 Wyborowa Stolichnaya 2000 Roberto Cavalli 1000 0 2008 2009 2010 Fonte: I.W.S.R. Global Spirits 2010, Dati aziendali, Aprile 2012 La Figura 4.46 mostra l’arena competitiva sotto il punto di vista del valore dei consumi: l’equilibrio resta quasi immutato. A tal punto della tesi, ritengo opportuno osservare il successo di Grey Goose sotto il profilo del comportamento del consumatore. Ci avvaliamo di un’intervista rilasciata, sul “New York News and Features”, dal professor Robert H. Frank ordinario della Cornell University: “il lusso dal punto di vista del consumatore, significa spendere molto di più di quello che si ha a disposizione. La ragione per doverlo fare, potrebbe risiedere nella ricerca della migliore qualità in assoluto, perché questi sono davvero in grado di capire la differenza”. “You can buy a car that does zero to 60 in 3.9 seconds. Or you can spend $445,000 to buy a Porsche that does zero to 60 in 3.7 seconds. It’s a real difference, and some people will pay for it.”122 122 Fonte: New York News & Features, op. cit. 140 Tuttavia, le piccole differenze nella qualità (come nel caso posto nell’esempio), non sono il vero motivo per cui la maggior parte dei consumatori acquista un prodotto di lusso. Infatti, la “sete per beni di lusso” è un bisogno molto diffuso nella popolazione e prescinde dalla classe sociale di riferimento, o se si è realmente interessati all’eccellente fattura del bene. La c.d. sete del lusso, in molti casi, arriva sino a coloro che non possono economicamente permetterselo: il prof. Frank, chiama questo fenomeno "expenditure cascade", ovvero, trading up123. Il professore spiega che generalmente, molti individui tendono spendere di più nel tentativo di competere con il proprio “amico” o “collega”; si acquista un’automobile migliore o una villa più grande semplicemente per “tenere il ritmo del nostro rivale”. Per lo stesso motivo, molti consumatori ordinano una vodka super premium per competere con un ragazzo che è seduto accanto noi al bar. E’ una questione di status sociale124. Secondo il professore, Sidney Frank ha cercato di sfruttare al meglio il trading up per raggiungere il consumatore finale. L’intervista si conclude nel seguente modo: “finché un brand di fascia alta ha una storia credibile alle spalle, è possibile esercitare un premium price ed il consumatore sarà disposto a pagare per questo, seguendo la tendenza del mercato”. Per concludere, riporto una serie di articoli di giornale riguardanti l’operazione strategica avvenuta fra Bacardi e la Sidney Frank Importing Inc. riguardo l’acquisizione di Grey Goose: “Bacardi ha deciso di scommettere sul mercato della vodka, considerato che questo prodotto ha registrato nel 2003 una crescita del 20% in termini di consegne effettuate sul mercato statunitense, un ritmo più che doppio rispetto all' andamento delle forniture di rum. L' acquisto di Grey Goose rientra in questa strategia, 123 124 Genericamente, fenomeno definito “trading-up”. Fonte: New York News & Features, op. cit. 141 tenuto conto anche del fatto che la Bacardi Turi vodka non ha avuto finora molto successo, in quanto detiene appena l' 1% scarso del mercato Usa superpremium. A partire dal 1992 Bacardi ha realizzato una serie di acquisizioni, fra cui il vermouth Martini & Rossi, il whisky scozzese Dewar, il gin Bombay and Bombay e la tequila Cazadores” 125, oltre che la stessa unione con la società di Torino del 1993. “Bacardi, produttore del noto rum, punta al mercato della vodka e ad un possibile approdo in Borsa. Il gruppo ha infatti rilevato Grey Goose da Sidney Frank Importing, per un controvalore di circa due miliardi di dollari, con questo aggiudicandosi il marchio superpremium più venduto negli Stati Uniti e rendendo al tempo stesso più appetibile una possibile IPO (Initial Public Offering). L' anno passato non è stato in ogni caso brillante per Bacardi, che ha accusato un calo del 21% dei profitti.”126 Un esecutivo Martini & Rossi - Bacardi qualche giorno l’acquisizione del brand affermò: “con l’acquisizione di Grey Goose abbiamo mantenuto il nostro impegno, di lungo termine, nel voler diventare un importante player, strategicamente rilevante, nel mercato della vodka”127 4.7 La gamma prodotti La gamma prodotti di Grey Goose prevede cinque diverse tipologie di distillati: Grey Goose Vodka Original; Grey Goose La Poire; Grey Goose L’orange; Grey Goose Le Citron; Grey Goose La Vanille. I formati disponibili di Grey Goose Original sono: 50 Cl; 75 Cl; 150 Cl; 150 Cl; 300 Cl; 450 Cl. Inoltre, ricordiamo le versioni mignonette da 5 Cl e da 35 Cl, utilizzate per gli eventi e le attività di promozione. 125 Fonte: Alimentare: Bacardi acquista Grey Goose e punta alla borsa, Wall Street Italia, 21/06/04, http://www.wallstreetitalia.com/article/220179/alimentare-bacardi-acquistagrey-goose-e-punta-alla-borsa.aspx 126 Fonte:Alimentare: Bacardi acquista Grey Goose e punta alla borsa, op. cit. 127 Fonte: Bacardi to buy Grey Goose Vodka: http://www.msnbc.msn.com/id/5256874/ns/business-us_business/t/bacardi-buy-greygoose-vodka/#.UHFGhphg8qM 142 Invece, i prodotti aromatizzati sono disponibili nella versione 75 Cl. Grey Goose La Vanille, non è ancora distribuita nel mercato italiano. Per completezza, riporto la scheda tecnica originale di “degustazione”, rilasciata dal Maître de Chai per le versioni Original, l’Orange e le Citron128: Note di degustazione Nose: “Clear, fresh with elegant floral aroma accented by a subtle citrus note”. Palate: “Initially soft with a gentle sweetness that gradually envelops the mouth; smooth and rounded texture with a hint of almond”. Finish: “Fresh and bright throughout with a long, satisfying finish”. Note di degustazione Nose: “A fresh, fruity aroma, reminiscent of a ripe orange, with a hint of orange blossom. The smoothness of the spirit opens up to reveal a gentle sweetness and delicate floral notes, creating a juicy and mouth-watering scent”. 128 Fonte: dati aziendali 143 Palate: “Full, fresh and fragrant. The blend of oranges fills the mouth with the entire range of aromas and flavors from the juice, flesh and zest of the fruit.” Finish: “Clean, long and refreshing. Carries the warmth and richness of a whole orange.” Note di degustazione Nose: “Bright, suggestive of ripe lemon zest with hint of sweetness, well balanced between the citrus flower and the leaf of the lemon tree”. Palate: “Clean with fresh lemon notes and a subtle fruitiness, suggestive of the floral, zesty nature of the fruit”. Finish: “Fresh with lemon flavor remaining prominent”. 144 Figura 4.47, Gamma prodotti, Grey Goose Fonte: dati aziendali, Aprile 2012 145 Conclusioni Il mercato italiano spiritoso, che sul totale alcolico conta circa il 4,6%, è in via di ridimensionamento a causa delle generale tendenza dei consumatori a ridurre l’assunzione dei superalcolici. Tuttavia, il comparto presenta andamenti alterni fra le diverse tipologie di prodotti; solo i consumi di Rum e della Vodka appaiono molto vitali. Questi due segmenti, stanno vivendo una nuova fase di sviluppo del loro ciclo di vita, in quanto stanno beneficiando del grande successo dei cocktail a base di Rum e Vodka (Mojito, Capiroska, Cuba Libre). Inoltre, è in atto una tendenza a preferire prodotti chiari (Rum, Vodka) a discapito dei distillati scuri, come Whisky, Brandy e Rum scuro. Nonostante le turbolenze sui mercati e la generale tendenze delle famiglie a ridurre la spesa, il mercato del lusso continua a registrare ottimi risultati, non solo nel settore delle auto e yatch, ma anche riguardo le vendite degli alcolici di alto di gamma. Fra i segmenti alcolici del lusso, uno dei più vivaci è quello della vodka super premium ed ultra premium. I principali elementi di differenziazione nel settore della vodka di lusso sono i seguenti: qualità del distillato (pluridistillazione); packaging dal design raffinato (specialmente nell’ultra premium); attività di comunicazione (incentrato sul concept di esclusività e rarità); eredità storica del brand; premium price. Quando Sidney Frank nel 1997 ha lanciato Grey Goose negli USA, ha avuto il merito di cogliere le opportunità di un mercato ancora inesplorato: egli ben presto, si rese conto che il mercato della vodka era privo di un brand di lusso, rivolto ad una domanda ampiamente disposta a pagare. Le motivazioni del successo sono riconducibili principalmente a due elementi: la capacità distintiva del brand di inglobare altri marchi del lusso ed al fenomeno del trade up. Finché un brand di fascia alta ha una storia credibile 146 alle spalle, è possibile esercitare un premium price ed il consumatore sarà disposto a pagare, seguendo la tendenza del mercato. In aggiunta, il riconoscimento “The World’s best tasting vodka” ricevuto nel 1998, ha rappresentato un valore aggiunto decisivo, su cui basare il posizionamento del brand. I risultati raggiunti da Grey Goose in Italia sono stati sin da subito brillanti: oggi il brand si attesta in posizione di leadership nella categoria. La quota dei volumi è cresciuta costantemente dal 2004 al 2010, anche se, la rivale Belvedere registra un tasso di crescita maggiore. In terza posizione nell’arena competitiva vi è la neo-zelandese 42 Below, anch’essa di proprietà Bacardi - Martini & Rossi; segue la polacca Wyborowa, l’olandese Ketel One, ed infine, il brand ultra lusso Kauffman con vendite molto limitate. Le attività di promotion attuate negli ultimi anni, hanno prodotto ottimi risultati di visibilità; attraverso product placement, temporary store, PR, charity e oggettistica per l’on trade il brand si è distinto per intraprendenza ed innovazione. Concludendo, ritengo che la possibilità delle imprese dei wine and spirits, di cogliere le opportunità del segmento della vodka di lusso, sia legato alla capacità di implementare efficaci politiche di differenziazione della gamma prodotti, oppure, di indirizzare gli investimenti nei confronti di quei prodotti già in posizione di leadership (Grey Goose, Belvedere, Kauffman). 147 Riferimenti bibliografici [1] ADDIS MICHAELA, Ad uso e consumo. 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Al. 4.152,75 4.056,25 4.017,25 3.965,25 4.016,50 3.949,25 4.098,75 4.106,00 4.125,50 4.151,50 4.203,50 1,22% 6,44% 0,12% 1,26% Liquori 3.525,25 3.493,75 3.595,75 3.640,50 3.630,25 3.581,50 3.602,50 3.626,50 3.483,75 3.387,00 3.346,00 -5,08% -6,58% -0,52% -1,35% Anice 968,00 977,50 1.016,50 1.053,50 1.126,00 1.225,25 1.269,50 1.309,00 1.277,50 1.246,50 1.232,25 27,30% 0,57% 2,44% 0,11% Rum 613,00 766,50 937,50 1.144,50 1.166,75 1.169,00 1.151,50 1.214,00 1.268,25 1.225,75 1.197,50 95,35% 2,44% 6,93% 0,48% Vodka 359,00 430,00 492,00 521,00 546,00 617,00 674,25 733,50 787,75 825,75 877,75 144,50% 42,26% 9,35% 7,30% Gin 582,00 598,00 611,00 593,25 591,50 594,00 585,50 575,50 549,00 512,75 491,50 -15,55% -17,26% -1,68% -3,72% Tequila 122,50 107,50 121,00 112,50 117,50 114,00 105,00 101,30 97,75 76,00 73,25 -40,20% -35,75% -5,01% -8,47% 34,00 30,00 29,00 30,00 24,50 24,50 24,00 23,50 29,75 30,00 22,75 -33,09% -7,14% -3,94% -1,47% 1,00 1,00 1,00 0,75 0,50 0,50 0,50 0,50 0,50 0,50 0,50 -50,00% 0,00% -6,70% 0,00% 13,75 14,50 15,25 16,00 16,50 17,50 18,00 17,50 17,00 17,25 17,00 23,64% -2,86% 2,14% -0,58% 1.771,00 1.735,00 1.727,50 1.664,25 1.606,90 1.434,50 1.349,50 1.256,00 1.101,50 912,50 958,75 -45,86% -33,16% -5,95% -7,74% US Whiskey 265,00 278,75 279,00 286,00 283,50 265,50 272,75 254,00 240,25 215,50 229,25 -13,49% -13,65% -1,44% -2,89% Irish Whiskey 39,50 49,00 62,50 66,50 65,50 46,75 44,25 35,50 24,50 22,75 20,75 -47,47% -55,61% -6,23% -14,99% Other Whisky 11,00 5,00 3,00 2,00 1,50 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,50 -86,36% 50,00% -18,06% 8,45% -8,00% Cane Ginepro Fruit Eaux Vie Whisky Scotch Whisky Canadian Whisky Totale Whisky 9,00 8,50 7,50 6,50 5,50 3,75 3,75 3,50 3,50 3,25 3,45 -61,67% -9,14% -1,65% 2.095,50 2.076,25 2.079,50 2.025,25 1.962,90 1.751,50 1.671,25 1.550,00 1.370,75 1.155,00 1.213,70 -42,08% -30,71% -5,31% -7,07% 3.646,00 3.642,75 3.755,50 3.686,50 3.722,00 3.713,75 3.669,00 3.562,00 3.544,75 3.359,25 3.201,00 -12,21% -13,81% -1,29% -2,93% 114,00 109,50 113,50 111,00 102,25 86,75 83,75 88,00 85,00 77,75 75,50 -33,77% -12,97% -4,04% -2,74% 3.760,00 3.752,25 3.869,00 3.797,50 3.824,25 3.800,50 3.752,75 3.650,00 3.629,75 3.437,00 3.276,50 -12,86% -13,79% -1,37% -2,92% -0,17% -1,08% Brandy Altri Brandy Cognac-Armagnac Totale Brandy Totale 16.226,75 16.303,50 16.784,75 16.900,00 17.023,15 16.844,50 16.953,50 16.907,30 16.637,25 16.065,00 15.952,20 -1,69% Fonte: I.W.S.R. Italy 2010 -5,30% Figura 3.19, Il Chi quadrato, definizione delle frequenze effettive Categoria (Nij) 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Bitter-Aperit. Al.ci 4.152,75 4.056,25 4.017,25 3.965,25 4.016,50 3.949,25 4.098,75 4.106,00 4.125,50 4.151,50 4.203,50 Tot. Categoria N(i) 44.842,50 Liquori 3.525,25 3.493,75 3.595,75 3.640,50 3.630,25 3.581,50 3.602,50 3.626,50 3.483,75 3.387,00 3.346,00 38.912,75 Anice 968,00 977,50 1.016,50 1.053,50 1.126,00 1.225,25 1.269,50 1.309,00 1.277,50 1.246,50 1.232,25 12.701,50 Rum 613,00 766,50 937,50 1.144,50 1.166,75 1.169,00 1.151,50 1.214,00 1.268,25 1.225,75 1.197,50 11.854,25 Vodka 359,00 430,00 492,00 521,00 546,00 617,00 674,25 733,50 787,75 825,75 877,75 6.864,00 Gin 582,00 598,00 611,00 593,25 591,50 594,00 585,50 575,50 549,00 512,75 491,50 6.284,00 Tequila 122,50 107,50 121,00 112,50 117,50 114,00 105,00 101,30 97,75 76,00 73,25 1.148,30 34,00 30,00 29,00 30,00 24,50 24,50 24,00 23,50 29,75 30,00 22,75 302,00 1,00 1,00 1,00 0,75 0,50 0,50 0,50 0,50 0,50 0,50 0,50 7,25 13,75 14,50 15,25 16,00 16,50 17,50 18,00 17,50 17,00 17,25 17,00 180,25 1.771,00 1.735,00 1.727,50 1.664,25 1.606,90 1.434,50 1.349,50 1.256,00 1.101,50 912,50 958,75 15.517,40 265,00 278,75 279,00 286,00 283,50 265,50 272,75 254,00 240,25 215,50 229,25 2.869,50 Irish Whiskey 39,50 49,00 62,50 66,50 65,50 46,75 44,25 35,50 24,50 22,75 20,75 477,50 Other Whisky 11,00 5,00 3,00 2,00 1,50 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,50 29,00 9,00 8,50 7,50 6,50 5,50 3,75 3,75 3,50 3,50 3,25 3,45 58,20 3.646,00 3.642,75 3.755,50 3.686,50 3.722,00 3.713,75 3.669,00 3.562,00 3.544,75 3.359,25 3.201,00 39.502,50 114,00 109,50 113,50 111,00 102,25 86,75 83,75 88,00 85,00 77,75 75,50 1.047,00 16.226,75 16.303,50 16.784,75 16.900,00 17.023,15 16.844,50 16.953,50 16.907,30 16.637,25 16.065,00 15.952,20 182.597,90 Cane Ginepro Fruit Eaux de Vie Scotch Whisky US Whiskey Canadian Whisky Altri Brandy Cognac-Armagnac Totale (i) Fonte: elaborazione personale 2010 Figura 3.20, Il Chi quadrato, definizione delle frequenze attese Categoria (ij) 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Bitter-Aperit. Al. 3.984,97 4.003,82 4.122,01 4.150,31 4.180,56 4.136,68 4.163,45 4.152,10 4.085,79 3.945,25 3.917,55 44.842,50 Liquori 3.458,02 3.474,38 3.576,93 3.601,50 3.627,74 3.589,67 3.612,90 3.603,05 3.545,50 3.423,55 3.399,51 38.912,75 Anice 1.128,73 1.134,07 1.167,55 1.175,56 1.184,13 1.171,70 1.179,28 1.176,07 1.157,29 1.117,48 1.109,63 12.701,50 Rum 1.053,44 1.058,42 1.089,67 1.097,15 1.105,14 1.093,54 1.100,62 1.097,62 1.080,09 1.042,94 1.035,62 11.854,25 Vodka 609,98 612,86 630,95 635,28 639,91 633,20 637,30 635,56 625,41 603,90 599,66 6.864,00 Gin 558,43 561,08 577,64 581,60 585,84 579,69 583,44 581,85 572,56 552,87 548,99 6.284,00 Tequila 102,04 102,53 105,55 106,28 107,05 105,93 106,62 106,32 104,63 101,03 100,32 1.148,30 26,84 26,96 27,76 27,95 28,15 27,86 28,04 27,96 27,52 26,57 26,38 302,00 0,64 0,65 0,67 0,67 0,68 0,67 0,67 0,67 0,66 0,64 0,63 7,25 16,02 16,09 16,57 16,68 16,80 16,63 16,74 16,69 16,42 15,86 15,75 180,25 1.378,97 1.385,49 1.426,39 1.436,18 1.446,65 1.431,47 1.440,73 1.436,80 1.413,85 1.365,22 1.355,64 15.517,40 255,00 256,21 263,77 265,58 267,52 264,71 266,42 265,70 261,45 252,46 250,69 2.869,50 Irish Whiskey 42,43 42,63 43,89 44,19 44,52 44,05 44,33 44,21 43,51 42,01 41,72 477,50 Other Whisky 2,58 2,59 2,67 2,68 2,70 2,68 2,69 2,69 2,64 2,55 2,53 29,00 Canadian Whisky 5,17 5,20 5,35 5,39 5,43 5,37 5,40 5,39 5,30 5,12 5,08 58,20 3.510,43 3.527,03 3.631,15 3.656,08 3.682,72 3.644,07 3.667,65 3.657,66 3.599,24 3.475,44 3.451,04 39.502,50 93,04 93,48 96,24 96,90 97,61 96,58 97,21 96,94 95,40 92,12 91,47 1.047,00 16.226,75 16.303,50 16.784,75 16.900,00 17.023,15 16.844,50 16.953,50 16.907,30 16.637,25 16.065,00 15.952,20 182.597,90 Cane Ginepro Fruit Eaux de Vie Scotch Whisky US Whiskey Altri Brandy Cognac-Armagnac Totale Fonte: elaborazione personale Tot. Categoria Ň(ij) Figura 3.21, Il Chi quadrato. Fonte: elaborazione personale. Categorie (X²) 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 7,063659448 0,686487573 2,662393043 8,251893558 6,437928352 8,492517694 1,00545418 0,51194376 0,38602809 10,7821155 20,8719724 1,3070103 0,108018514 0,098970839 0,422426814 0,001737598 0,018585099 0,02991684 0,15260891 1,07552126 0,39024325 0,84237417 Anice 22,88827682 21,61624257 19,54096734 12,67426317 2,853595118 2,447152124 6,90149765 15,0247356 12,4872795 14,8960309 13,549189 Rum 184,1466696 80,51496797 21,24902087 2,043719405 3,43439925 5,206505467 2,35203992 12,339392 32,7790151 32,0438126 25,30505 Vodka 103,2649106 54,56098984 30,60086503 20,55918123 13,78277519 0,41437152 2,14285743 15,0929747 42,140703 81,5026824 128,967889 Gin 0,994478737 2,430019785 1,926928184 0,233214025 0,054649077 0,353070048 0,00723955 0,06940577 0,96955876 2,91104176 6,0194629 4,10028277 0,241160633 2,260272355 0,364178276 1,019459427 0,614840523 0,02446872 0,23745037 0,45193551 6,20012372 7,30368192 Cane 1,911532442 0,341723501 0,055350644 0,150200678 0,474411541 0,405054232 0,58195371 0,71234299 0,18129723 0,44278314 0,50039047 Ginepro 0,196402029 0,192142625 0,166957761 0,009298573 0,045776995 0,042606604 0,04453113 0,04371163 0,03903422 0,02979417 0,02808692 Fruit Eaux de Vie 0,321154428 0,15784924 0,104989732 0,027937448 0,005509008 0,045739009 0,09554197 0,03932083 0,02024902 0,1221094 0,09968858 Scotch Whisky 111,4511513 88,16783983 63,56448003 36,21710758 17,75168691 0,00642689 5,77685087 22,7518731 69,0066307 150,128478 116,196319 US Whiskey 0,392071631 1,983467745 0,879380771 1,569884837 0,954992582 0,00236414 0,1503091 0,51484448 1,71934202 5,41070248 1,83306901 Irish Whiskey 0,202801597 0,950480375 7,888118142 11,25836095 9,891294576 0,165624383 0,00015918 1,7171276 8,30363058 8,8303693 10,5369561 Other Whisky 27,52884552 2,244407823 0,041914353 0,174330591 0,535822442 1,04902549 1,06393346 1,05761088 1,0207667 0,94336355 0,42160665 Canadian Whisky 2,833247222 2,100146649 0,864157804 0,230142284 0,001013562 0,488151713 0,50605354 0,6621008 0,61292445 0,68325562 0,52543524 Altri Brandy 5,235585274 3,796442984 4,258705893 0,253131814 0,4189564 1,33231435 0,00049512 2,50171004 0,82482607 3,88429573 18,1156082 Cognac-Armagnac 4,720488421 2,74435943 3,094585073 2,050739493 0,22064378 1,001444305 1,86367499 0,82533458 1,13303142 2,24024749 2,78776382 Bitter-Aperit. Al. Liquori Tequila 2000 Figura 4.15, Attrattività del segmento di mercato, Voto e punteggio, Matrice di General Electric. Mercato Spirits - Italia Coef. Pond. Grey Goose Eristoff Attrattività settore % Voto Punteggio Voto Bacardi Superior Bacardi 8 yr Gin Bombay Camino Real William Lawson Martini Bitter Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Dimensione del mercato 20 3,5 0,7 3,5 0,7 1,5 0,3 2,5 0,5 2 0,4 0,5 0,1 4 0,8 5 1 Tasso di crescita mkt. 15 2,5 0,375 2,5 0,375 4 0,6 1 0,15 1,5 0,225 1 0,15 0 0 5 0,75 Margine profitto 20 5 1 1 0,2 2 0,4 2,5 0,5 2 0,4 2 0,4 1 0,2 1 0,2 Intensità concorrenza 15 4 0,6 1 0,15 2,5 0,375 1 0,15 1 0,15 0,5 0,075 1 0,15 0 0 Barriere all’entrata 10 5 0,5 1 0,1 2,5 0,25 1 0,1 2,5 0,25 1 0,1 0,5 0,05 0 0 Incidenza inflazione 5 1 0,05 1 0,05 1 0,05 1 0,05 1 0,05 1 0,05 1 0,05 1 0,05 Impatto socio-politico 5 2 0,1 1,5 0,075 1,5 0,075 1,5 0,075 2 0,1 2 0,1 1,5 0,075 0,5 0,025 Impatto legislativo 5 2,5 0,125 2,5 0,125 2,5 0,125 2,5 0,125 2,5 0,125 2,5 0,125 2,5 0,125 2,5 0,125 Fabbisogno di tecnologia 5 3,5 0,175 1,5 0,075 1,5 0,075 3 0,15 3,5 0,175 2 0,1 2 0,1 2 0,1 Totale Fonte: elaborazione personale 3,62 1,85 2,25 1,8 1,87 1,2 1,55 2,25 Figura 4.16, Posizione competitiva, Matrice di General Electric Posizione competitiva Coef. Pond. Grey Goose Eristoff Bacardi Superior Bacardi 8 yr. Bombay Gin Camino Real William Lawson Martini Bitter Segmento di appartenenza %. Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Punteggio Voto Quota di mercato 20 4 0,8 3 0,6 4,5 0,9 1 0,2 3 0,6 0,5 0,1 4 0,8 1 0,2 Tasso di crescita q.d.m. 15 3 0,45 2,5 0,375 2,5 0,375 0,5 0,075 3 0,45 1 0,15 3,5 0,525 1,5 0,225 Budget 10 3 0,3 2 0,2 4 0,4 1 0,1 2 0,2 0,5 0,05 1,5 0,15 1,5 0,15 Attività di R&S 5 4 0,2 2 0,1 2,5 0,125 1,5 0,075 2,5 0,125 1 0,05 2 0,1 2 0,1 Efficacia promozionale 10 4 0,4 3,5 0,35 4 0,4 1,5 0,15 3 0,3 1 0,1 3,5 0,35 3,5 0,35 Efficacia distributiva 5 4 0,2 3 0,15 4 0,2 1,5 0,075 3,5 0,175 1 0,05 3 0,15 3 0,15 10 0,5 0,05 4 0,4 2,5 0,25 2 0,2 3 0,3 3,5 0,35 4 0,4 4,5 0,45 Incidenza costi unitari 10 1 0,1 4 0,4 3 0,3 2,5 0,25 3 0,3 4 0,4 4 0,4 4 0,4 Brand equity 10 4 0,4 2,5 0,25 4 0,4 2 0,2 3,5 0,35 1 0,1 3 0,3 2,5 0,25 Qualità 5 5 0,25 2,5 0,125 4 0,2 4 0,2 4 0,2 2,5 0,125 3 0,15 4 0,2 Totale 100 Competitività prezzo del Fonte: elaborazione personale 3,15 2,95 3,55 1,52 3 1,47 3,32 Punteggio 2,47