Salvo casi particolari (controindicazioni anestesiologiche ed ostetriche), l’analgesia viene praticata quando la donna la richiede; condizione necessaria è l’inizio del travaglio attivo di parto. Descrizione della tecnica Previa anestesia locale, viene introdotto un apposito ago nello spazio peridurale lombare. Attraverso questo ago viene quindi inserito un sottile catetere che viene fatto risalire nello spazio peridurale per qualche centimetro. Il cateterino resta posizionato per tutta la durata del travaglio di parto, per permettere la somministrazione ripetuta o continua di un anestetico locale associato o meno all’oppiaceo. Complicanze ed effetti collaterali La peridurale eseguita da personale esperto e qualificato (medici anestesisti) è una tecnica sicura e abitualmente priva di complicanze. Effetti collaterali immediati e transitori sono rappresentati da sensazione di calore e senso di formicolio agli arti inferiori, lieve calo della pressione arteriosa, che regredisce con l’infusione di liquidi, e prurito, conseguente alla somministrazione di oppiacei. Nello 0,2 – 3 % dei casi si manifesta cefalea che scompare con la posizione supina e si controlla con i comuni farmaci analgesici e con l’ assunzione di liquidi. Una lombalgia di intensità variabile si può manifestare dopo il parto ed è in genere imputabile alla complessa dinamica del parto, più che alla manovra di posizionamento del catetere peridurale. Le conseguenze neurologiche gravi e sicuramente attribuibili alla tecnica sono rare e si aggirano intorno a 1/10.000 e 1/20.000 casi. Esse sono la conseguenza di ematomi epidurali, lesioni delle radici nervose, infezioni meningee e aracnoiditi. Informazioni utili: come richiedere la parto analgesia La visita anestesiologica per la parto analgesia si può effettuare intorno alla 36 settimana di gravidanza (o il 6 mese). In questa occasione l’anestesista valuta lo stato di salute della donna, le problematiche e le eventuali controindicazioni; fornisce tutte le informazioni sull’analgesia peridurale, compila la cartella specialistica e raccoglie il consenso informato alla procedura anestesiologica. Il giorno del parto, l’analgesia può essere richiesta dalla donna a travaglio avviato all’equipe ostetrico ginecologica che provvede così ad informare l’anestesista che, presa visione delle condizioni materne, della visita ambulatoriale già effettuata, del controllo degli esami ematochimici opportuni, richiede il consenso scritto all’esecuzione della procedura di parto analgesia. Si ricorda che il tempo di validità degli esami è di un mese rispetto alla data presunta del parto. layout MKT e comunicazione AO G.Salvini Presidi Ospedalieri: Bollate, Garbagnate M.se, Passirana, Rho Dipartimento Anestesia, Rianimazione, Terapia del Dolore e Cure Palliative Direttore dott. Giuseppe Massimo Vaghi Dipartimento Materno Infantile Direttore dott. Ambrogio Frigerio INFORMAZIONI sulla Partoanalgesia Per informazioni contattare il numero telefonico 02 994303694 dalle ore 9.00 alle ore 15.00 www.aogarbagnate.lombardia.it Terapia del dolore da parto Il dolore accompagna da sempre la vita umana, ha molteplici significati, e, fino a tempi recenti, l’umanità non ha conosciuto mezzi efficaci per eliminarlo o per ridurlo. Il dolore del parto ha caratteristiche del tutto peculiari: insorge in un organismo sano, ha una durata limitata nel tempo ed è immediatamente seguito dal benessere e dalla gratificazione della nascita del bambino. Il dolore è una sensazione estremamente soggettiva, che dipende dalle precedenti esperienze, dal livello culturale, dalla soglia; tutti fattori che differiscono da una donna all’altra. Di fronte alla scelta di come partorire ci sono donne che preferiscono assecondare il processo naturale del nascere nella sua completezza accettandone anche la componente dolorosa. Al contrario, per molte donne il dolore del parto è un grosso scoglio da superare, un passaggio che assorbe molte energie limitando le possibilità di una partecipazione più attiva e serena all’evento. (Comitato Nazionale di Bioetica, 2001, “la terapia del dolore: orientamenti bioetici”). Ricorrere alla sedazione del dolore del parto non si pone come alternativa al parto naturale, ma come mezzo che la medicina offre per compiere una libera scelta e per realizzare un maggior grado di consapevolezza e di partecipazione all’evento. Si distinguono tre stadi del travaglio di parto, che si associano alla presenza di contrazioni uterine sempre più dolorose: FASE DI DILATAZIONE, necessaria a superare la resistenza offerta dalla cervice uterina. In questa fase il dolore è di natura viscerale, torpido, non ben localizzato, in regione periombelicale e lombare. FASE DI ESPULSIONE, nella quale avviene la progressione del feto nel canale del parto. In questa fase si manifesta un dolore di tipo somatico, ben localizzato nelle aree innervate, percepito nella regione sacrale, perineale, nella vagina e nel retto. FASE DI SECONDAMENTO che inizia dal momento della nascita e termina con l’espulsione o l’estrazione manuale della placenta. Il maggior beneficio dell’analgesia in travaglio è costituito dalla riduzione della sofferenza della madre. Le più importanti Società scientifiche americane di Anestesia (ASA) e di Ostetricia Ginecologia (ACOG) affermano che: “la richiesta di analgesia da parte della donna rappresenta di per sé un’adeguata indicazione medica per il trattamento del dolore in travaglio di parto…”. Si ricorda che per valutare l’intensità del dolore e l’efficacia delle tecniche di analgesia viene utilizzata una scala numerica verbale che valuta l’intensità del dolore con un punteggio da 1 (nessun dolore) a 10 (massimo dolore immaginabile nella vita). Analgesia non farmacologica Per controllare il dolore farmacologiche includono: in travaglio le strategie e le tecniche non la continuità assistenziale durante la gravidanza e il parto il rapporto assistenziale ostetrica – donna “one to one” il sostegno emotivo l’immersione in acqua l’ipnosi l’agopuntura Tecniche quali l’immersione in acqua, l’ipnosi e l’agopuntura non sono disponibili presso il nostro ospedale. Viene proposto un corso di psicoprofilassi che prevede una preparazione al parto attraverso esercizi di rilassamento e di respirazione che portano a vedere nelle contrazioni il significato positivo per la nascita e non la sofferenza legata al dolore. Tale metodo è da considerarsi complementare all’analgesia farmacologica. Analgesia farmacologica I sistemi farmacologici sono sostanzialmente tre: analgesia epidurale, uso di oppiacei per via endovenosa e la respirazione di protossido d’azoto attraverso una maschera nasale; quest’ultimo non utilizzato presso il nostro ospedale. L’uso di oppiacei in vena è un sistema efficace per il controllo del dolore, tuttavia per l’analgesia in travaglio non possono essere somministrati ai dosaggi convenzionali per i potenziali gravi effetti collaterali sulla madre (ipotensione, depressione respiratoria, nausea e alterazione della dinamica uterina) e sul feto (depressione respiratoria grave). In travaglio vengono quindi somministrati a dosaggi inferiori con un limitato effetto analgesico. Analgesia peridurale L’analgesia peridurale è universalmente riconosciuta quale miglior tecnica per il controllo del dolore durante il parto. La sua origine risale a circa un secolo fa. Negli ultimi vent’anni, ha avuto un notevole incremento nel mondo occidentale da essere considerata il trattamento più efficace e la tecnica di scelta per il controllo del dolore da parto. Il vantaggio della via peridurale rispetto alle altre vie di somministrazione di farmaci consiste nel fatto che gli analgesici iniettati nello spazio peridurale agiscono direttamente sulle radici nervose, permettendo dosaggi ridotti e quindi riducendo gli effetti collaterali materni e fetali; permette la scomparsa o la sensibile riduzione del dolore durante il travaglio, mantenendo, però, inalterata la sensibilità cutanea, la motilità e la sensazione di contrazione e di spinta. In caso di Taglio Cesareo, il cateterino già posizionato può essere utilizzato per effettuare un’anestesia chirurgica, evitando il ricorso all’anestesia generale. Ciò tuttavia non esclude la possibilità di modificare la tecnica, ricorrendo eventualmente all’anestesia subaracnoidea oppure all’anestesia generale se necessario. Infine la peridurale non compromette la possibilità di allattamento.