LEZIONE 36 36.1. La definizione di superficie. In questo paragrafo iniziamo a dare alcuni esempi di superfici ed a definire alcuni oggetti ad esse naturalmente associati. Come già fatto per le curve, considereremo lo spazio S3 con un fissato sistema di riferimento O~ı~~k e la sua usuale identificazione con R3 . Definizione 36.1.1. Sia D ⊆ R2 un aperto. Ogni funzione f : D → R3 viene detta superficie parametrizzata. Un insieme di punti S ⊆ R3 si dice superficie se è l’immagine di una superficie parametrizzata (cioè di una funzione) continua f : D → R3 . La funzione f è anche detta rappresentazione parametrica o parametrizzazione di S. Si noti che una parametrizzazione di una superficie C può essere visto come un modo per definire un “sistema di coordinate” sulla superficie. Infatti si considerino per ogni (u0 , v0 ) ∈ D le porzioni di rette xu0 = { (u0 , y) ∈ D } e yv0 = { (x, v0 ) ∈ D }. Abbiamo allora due famiglie di curve parametrizzate su S le curve parametrizzate f|xu0 : xu0 −→ Xu0 ⊆ S ⊆ R3 t −→ f|xu0 (t) = f (u0 , t), f|yv0 : yv0 −→ Yv0 ⊆ S ⊆ R3 t −→ f|xv0 (t) = f (t, v0 ). Le curve Xu0 e Yv0 ricoprono completamente la superficie S nel senso che per ogni suo punto passa una curva di ognuno dei due tipi: chiameremo tali curve curve coordinate. Si noti, però, che tali curve potrebbero non essere uniche: ciò accade, per esempio, se la parametrizzazione di S non è iniettiva. Anche per questo (ma non solo) si introduce la definizione di superficie regolare. Definizione 36.1.2. Una superficie parametrizzata f : D → R3 si dice regolare se è iniettiva, f ∈ C 1 (D, R3 ) e se rk(Jf(u0 ,v0 ) ) = 2 per ogni (u0 , v0 ) ∈ D. Una superficie S ⊆ R3 is dice regolare se esiste una sua parametrizzazione regolare. Typeset by AMS-TEX 1 2 36.2. IL PIANO E LA SFERA COME PRIMI ESEMPI DI SUPERFICI(E) Si ricordi che, indicate con fx , fy , fz le funzioni componenti di f , si ha ∂fx ∂fx ∂u (u0 , v0 ) ∂v (u0 , v0 ) ∂fy y . Jf(u0 ,v0 ) = ∂f ∂u (u0 , v0 ) ∂v (u0 , v0 ) ∂fy ∂fy ∂u (u0 , v0 ) ∂v (u0 , v0 ) Si noti inoltre che df|xu0 dt (v0 ) = df|yu0 ∂f (u0 , v0 ), ∂v dt (u0 ) = ∂f (u0 , v0 ). ∂u Sia g = (gu , gv ): I → D ⊆ R2 una curva parametrizzata di classe C 1 tale che g(t0 ) = (u0 , v0 ). Allora F = f ◦ g: I → C ⊆ R3 è una curva parametrizzata contenuta in S e risulta dF ∂f dgu ∂f dgv (t0 ) = (u0 , v0 ) (t0 ) + (u0 , v0 ) (t0 ). dt ∂u dt ∂v dt Se sia g che f sono regolari, allora tale risulta F : infatti linearmente indipendenti, dunque ∂f ∂u (u0 , v0 ) e ∂f ∂v (u0 , v0 ) sono dF ∂f dgu ∂f dgv (t0 ) = (u0 , v0 ) (t0 ) + (u0 , v0 ) (t0 ) 6= 0. dt ∂u dt ∂v dt Ritorneremo sulla nozione di superficie regolare e, in particolare, sul significato della condizione sul rango della jacobiana nelle prossime lezioni 36.2. Il piano e la sfera come primi esempi di superfici(e). I primi esempi di superfici parametrizzate sono il piano e la sfera che descriveremo in questo paragrafo. 36.2.1. Il piano. Sia α ⊆ R3 un piano. Tale piano è sempre parallelo ad un’unico piano passante per l’origine α0 e rimane completamente individuata da essa e da un punto qualsiasi A ∈ α. z A p O q α α' x Figura 36.1 y LEZIONE 36 3 Quindi per descrivere α è necessario descrivere α0 . Siano p~ e ~q due vettori contenuti in α0 e non paralleli: allora la Proposizione 6.3.10 assicura che P 0 ∈ α0 se e solo se esistono ~ 0 = u~q + v w. u, v ∈ R tali che OP ~ ~ − OA: ~ segue che OP ~ = OA+(P ~ Sia ora P ∈ α. Allora per definizione P −A = OP −A). 0 Poiché P − A è parallelo al segmento P A, dunque a α, esso è contenuto in α , quindi esistono, per quanto osservato sopra, u, v ∈ R tali che P − A = u~ p + v~q. Mettendo assieme quanto visto segue che P ∈ S3 giace su α se e solo se ~ = OA ~ + u~ OP p + v~q, (36.2.1.2) per un qualche u, v ∈ R (si veda Figura 36.2). z P A p O q α P-A y α' x Figura 36.2 ~ = Fissiamo un sistema di riferimento O~ı~~k in R3 . Allora A = (xA , yA , zA ), sicché OA xA~ı + yA~ + zA~k , p~ = px~ı + py~ + pz~k , ~q = qx~ı + qy~ + qz~k : indicando con (x, y, z) le ~ = x~ı + y~ + z~k , dunque l’Equazione (8.2.2) coordinate del punto generico P ∈ R3 si ha OP diviene x~ı + y~ + z~k = xA~ı + yA~ + zA~k + u(px~ı + py~ + pz~k ) + v(qx~ı + qy~ + qz~k ), u, v ∈ R o, eguagliando le componenti dei due vettori lungo gli assi coordinati, x = xA + p x u + q x v (36.2.1.4) y = yA + py u + qy v z = zA + pz u + qz v. Le Equazioni (8.2.4) vengono spesso chiamate equazioni parametriche del piano α passante per A = (xA , yA , zA ) e parallelo ai vettori p~ = px~ı + py~ + pz~k , ~q = qx~ı + qy~ + qz~k . In particolare il piano α è immagine della funzione f : R2 −→ R3 (u, v) −→ (xA + px u + qx v, yA + py u + qy v, zA + pz u + qz v). 4 36.2. IL PIANO E LA SFERA COME PRIMI ESEMPI DI SUPERFICI(E) Si verifichi, per esercizio, che tale funzione è iniettiva (questo dipende dal fatto che p~ 6 k~q). Inoltre è evidente che f ∈ C 1 (R2 , R3 ). Infine Jf(u0 ,v0 ) px = py pz qx qy qz che ha rango 2 (sempre perché p~ 6 k~q). Abbiamo perciò verificato che ogni piano in R3 è una superficie regolare. Esempio 36.2.1.5. Siano dati il punto A = (1, 2, 3) ed i vettori p~ = 2~ı −3~k , ~q = ~ı +~ + ~k . I vettori p~ e ~q non sono paralleli, quindi i dati individuano un piano α le cui equazioni parametriche sono date da x = 1 + 2u + v y =2+v (36.2.1.5.1) z = 3 − 3u + v. Si noti che la retta r di equazioni parametriche x = 1 + 2t y=2 z = 3 − 3t, è contenuta in α: infatti i suoi punti si ottengono ponendo u = t e v = 0 nelle Equazioni (36.2.1.5.1) Viceversa dati numeri reali fissati xA , yA , zA , px , py , pz , qx , qy , qz , si considerino il luogo α dei punti P = (x, y, z) dello spazio le cui coordinate sono della forma x = xA + px u + qx v y = yA + py u + qy v z = zA + pz u + qz v. al variare di u, v ∈ R. Allora, procedendo come nel caso della retta, è facile verificare che tale luogo è il piano α passante per il punto A = (xA , yA , zA ) e parallelo ai vettori p~ = px~ı + py~ + pz~k , ~q = qx~ı + qy~ + qz~k . È noto dalla geometria euclidea che un altro modo per descrivere un piano α è quello di dare tre suoi punti A, B e C non allineati. In tal caso ci si può ricondurre al caso precedente. Infatti un punto, per esempio A, l’abbiamo: per costruire due vettori paralleli a α basta considerare B − A e C − A. Se, rispetto al sistema di riferimento O~ı~~k fissato in S3 , A = (xA , yA , zA ), B = (xB , yB , zB ), C = (xC , yC , zC ) allora B − A = (xB − xA )~ı + (yB − yA )~ + (zB − zA )~k e C − A = (xC − xA )~ı + (yC − yA )~ + (zC − zA )~k LEZIONE 36 5 sicché sostituendo nell’Equazione (8.2.4) otteniamo le equazioni parametriche del piano α passante per A = (xA , yA , zA ), B = (xB , yB , zB ), C = (xC , yC , zC ) x = xA + (xB − xA )u + (xC − xA )v (36.2.1.6) y = yA + (yB − yA )u + (yC − yA )v z = zA + (zB − zA )u + (zC − zA )v. o anche x = (1 − u − v)xA + uxB + vxC y = (1 − u − v)yA + uyB + vyC z = (1 − u − v)zA + uzB + vzC (talvolta si scrive sinteticamente P = (1 − u − v)A + uB + vC). Se poi vogliamo descrivere le coordinate dei punti del triangolo ∆ABC è sufficiente che ci limitiamo a considerare i punti le cui coordinate si possono esprimere tramite la Formula (8.2.6) con u, v ∈ [0, 1] e u + v ≤ 1, cioè P = (x, y, z) ∈ ∆ABC se e solo se x = (1 − u − v)xA + uxB + vxC y = (1 − u − v)yA + uyB + vyC u, v, u + v ∈ [0, 1], z = (1 − u − v)zA + uzB + vzC o, equivalentemente, se x = λxA + µxB + νxC y = λyA + µyB + νyC z = λzA + µzB + νzC λ, µ, ν ≥ 0, λ + µ + ν = 1. Esempio 36.2.1.7. Siano dati i puntiA = (1, 2, −3), B = (2, 1, 1), C = (2, 2, 2): chiaramente A 6= B, quindi esiste unico un piano α contenente A, Be C le cui equazioni parametriche si ottengono utilizzando la Formula 36.2.1.6 x=1+u+v y =2−u z = −3 + 4u + 5v. 36.2.2. La sfera. Sia S ⊆ R3 la sfera di centro l’origine O = (0, 0, 0) e raggio % > 0. Allora sappiamo che i punti P = (x, y, z) ∈ S sono tutti e soli quelli soddisfacenti l’equazione x2 + y 2 + z 2 = %2 . Sia Pxy la proiezione ortogonale del punto P sul piano xy. Indichiamo con v l’angolo ~ e OP ~ xy (quindi π/2 − v è l’angolo fra OP ~ e ~k ) e con u l’angolo formato dai vettori OP ~ xy . formato da ~ı e OP 6 36.2. IL PIANO E LA SFERA COME PRIMI ESEMPI DI SUPERFICI(E) z S P ρ O v u y Pxy x Figura 36.3 Chiaramente P = (% cos u cos v, % sin u cos v, % sin v). In particolare S è immagine dell’applicazione f : R2 −→ R3 (u, v) −→ (% cos u cos v, % sin u cos v, % sin v). Se pensiamo alla sfera come superficie di un pianeta che ruota intorno all’asse z, allora i parametri u e v rappresentano rispettivamente la longitudine (distanza dal meridiano di riferimento) e la latitudine (distanza dal piano equatoriale cioè dal piano xy) del punto P . Tale funzione è C 1 e − sin u0 cos v0 − cos u0 sin v0 Jf(u0 ,v0 ) = % cos u0 cos v0 − sin u0 sin v0 . 0 cos v0 Chiaramente, se v0 6= π/2 + kπ, k ∈ Z, tale matrice ha rango 2. Se, invece v0 6= π/2 + kπ, k ∈ Z, risulta rk(Jf(u0 ,v0 ) ) = 1. Ovviamente f non è iniettiva. Siano D = { (u, v) ∈ R2 | u ∈]0, 2π[, v ∈] − π/2, π/2[ }. Allora è facile vedere che la restrizione di f a D è iniettiva, ma non suriettiva: infatti i punti che si possono ottenere in questo modo sono tutti e soli quelli che non giacciono nel piano xz (cioè quelli del meridiano di riferimento G = { (u, v) ∈ R2 | u = 0, 2π, v ∈] − π/2, π/2 }). Deduciamo, da quanto visto, che S è una superficie regolare in tutti i punti di S \ { y = 0 }. In realtà, cambiando la parametrizzazione (per esempio considerando u ∈] − π, π[) è facile vedere che anche i punti di S ∩ { y = 0 } possono essere considerati regolari ad eccezione di (0, 0, 1) e (0, 0, −1) (cioè dei poli, ovvero dei punti intersezione dell’asse di rotazione della sfera con la sfera stessa). Per tener conto anche di questi punti bisogna cambiare ancora parametrizzazione (per esempio scegliendo v ∈]0, π[ o v ∈] − π, 0[). LEZIONE 36 7 Osservazione 36.2.2.1. Si consideri ora l’ellissoide S di semiassi a, b, c > 0. Tale ellissoide è il luogo dei punti P = (x, y, z) soddisfacenti l’equazione y2 z2 x2 + + = 1. a2 b2 c2 Ragionando in maniera analoga a quanto fatto nell’esempio precedente osserviamo che S è immagine dell’applicazione f : R2 −→ R3 (u, v) −→ (a cos u cos v, b sin u cos v, c sin v).