per la mancanza dell’obbligo di indicare in modo chiaro in etichetta la
provenienza. In Italia nel 2012 sono
state importate 57 milioni di cosce di
maiali dall’estero destinate ad essere
stagionate o cotte per essere servite come prosciutto italiano, a fronte
di una produzione nazionale di 24,5
milioni. Gli allevatori della Coldiretti
mettono sotto accusa anche gli insostenibili squilibri nella distribuzione del valore dalla stalla alla tavola:
per ogni 100 euro spesi dai cittadini
in salumi ben 48 euro restano in tasca alla distribuzione commerciale,
22,5 al trasformatore industriale,
11 al macellatore e solo 18,5 euro
all’allevatore. Attualmente in Italia
l’obbligo di indicare la provenienza
è in vigore per carne bovina (dopo
l’emergenza mucca pazza), pollo
(dopo l’emergenza aviaria), ortofrutta fresca, uova, miele, latte fresco,
passata di pomodoro, extravergine
di oliva, ma ancora molto resta da
fare e l’etichetta è anonima per circa la metà della spesa dalla pasta
ai succhi di frutta, dal latte a lunga
conservazione ai formaggi, dalla carne di maiale ai salumi fino al concentrato di pomodoro e ai sughi pronti.
“In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato –
conclude il presidente della Coldiretti
Roberto Moncalvo - il valore aggiunto della trasparenza e dare completa attuazione alle leggi nazionale e
comunitaria che prevedono l’obbligo
di indicare in etichetta l’origine degli
alimenti. Ma è necessario che sia anche resa trasparente l’indicazione dei
flussi commerciali con l’indicazione
delle aziende che importano materie prime dall’estero, venga bloccato ogni finanziamento pubblico alle
aziende che non valorizzano il vero
Made in Italy dal campo alla tavola
e diventi operativa la legge che vieta
pratiche di commercio sleale, tali da
permettere di pagare agli allevatori
e agli agricoltori meno di quanto essi
spendono per produrre”.
Etichetta Ue
per la carne
Dopo la protesta degli allevatori, in Italia per la carne di
maiale, di pecora, di capra e di
pollo sia fresca, refrigerata o
congelata diventa obbligatorio
indicare dal primo aprile 2015
il luogo dell’allevamento e della macellazione. Lo ha deciso
il Comitato Permanente per la
Catena Alimentare dell’Unione Europea a Bruxelles, che
ha approvato a maggioranza
qualificata un regolamento
della Commissione Europea.
La Coldiretti fa sapere che la
“Battaglia di Natale: scegli l’Italia” continua per accorciare i
tempi e introdurre l’obbligo di
indicare il luogo di nascita degli animali “nato in”. Le nuove
regole, che danno esecuzione
al regolamento sulle informazioni alimentari ai consumatori del 2011, prevedono
l’esplicitazione, a livello comunitario, delle voci “origine”,
“allevato “ e “macellato”. Questa esplicitazione si tradurrà
in un sistema di etichettatura
obbligatorio che stabilisce un
nesso tra una particolare carne e il luogo di provenienza
dell’animale, incluse distinzioni opportune tra prodotti
comunitari ed extra-Ue. Gli
animali nati, allevati e macellati nello stesso Stato membro
potranno essere etichettati
con la definizione “Origine: e
il nome dello Stato membro o
del paese terzo”, mentre negli
altri casi saranno indicati obbligatoriamente sull’etichetta
sia il luogo di allevamento che
quello di macellazione. E’ certamente un primo passo importante - sottolinea la Coldiretti - che però deve essere
necessariamente completato
con l’indicazione obbligatoria
dell’origine per quanto riguarda tutti i prodotti trasformati
che la Coldiretti ritiene fondamentale per garantire la
trasparenza
indispensabile
per mettere il consumatore in
condizione di fare scelte consapevoli e i nostri allevatori di
differenziare e valorizzare il
proprio prodotto.
9
dicembre 2013
A sinistra il Presidente Ettore Prandini al Brennero con una mozzarella tarocca
DOPO LA PROTESTA
LA BATTAGLIA DI NATALE
tore formaggi di fatto senza latte.
Il falso Made in Italy colpisce anche
i formaggi piu’ tipici con la crescita
esponenziale delle importazioni di
similgrana dall’estero (Repubblica
Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia,
Lettonia) per un quantitativo stimato
in 83 milioni di chili che fanno concorrenza sleale a Grana Padano e
Parmigiano Reggiano o Trentingrana ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione. L’Italia è anche
il piu’ grande importatore mondiale
di olio di oliva nonostante una produzione nazionale di alta qualità che
raggiunge quota 480mila tonnellate,
secondo la Coldiretti. Le importazioni
di olio dell’Italia superano la produzione nazionale e sono rappresentate per il 30 per cento da prodotti ottenuti da procedimenti di estrazione
non naturali (olio di sansa, olio lampante e olio raffinato) destinati alla
lavorazione industriale in Italia. In
pratica la qualità del nostro olio - sostiene la Coldiretti - viene “contaminata” dalle importazioni e in media
la metà dell’olio di oliva consumato
in Italia proviene da olive straniere,
ma l’etichetta di provenienza che
per questo prodotto è obbligatoria
risulta di fatto non leggibile perché
scritta in caratteri minuscoli posizionati nel retro della bottiglia mentre
si fa largo uso di immagini e nomi
che richiamano all’italianità. Solo
nell’ultimo anno sono scomparsi in
Italia 615mila maiali “sfrattati” dalle
importazioni di carne dall’estero per
realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità, con il concreto rischio di
estinzione per i prelibati prodotti della norcineria nazionale, dal culatello
di Zibello alla coppa piacentina, dal
prosciutto di San Daniele a quello di
Parma. La chiusura forzata degli allevamenti è stata causata dall’impossibilità di coprire i costi di produzione per i bassi prezzi provocati dalle
importazioni dall’estero di carne di
bassa qualità per ottenere prosciutti
da “spacciare” come Made in Italy
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Etichetta Ue per la carne