Schede di Campo AIPAS - CASO-STUDIO 1: Semina su Sodo di Mais NON-IRRIGUO su cover-crop di leguminosa (VECCIA)
SEMINA su SODO
CASO-STUDIO 1
Coltivazione di mais NON-IRRIGUO su cover-crop di leguminosa (VECCIA)
Il presente caso studio è stato sviluppato da AIPAS nell’ambito di un progetto europeo di educazione ambientale
promosso dall’Istituto di BioMeteorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) in collaborazione con
l’Istituto Tecnico Agrario di Benevento.
I risultati della prova sono tornati utili agli agricoltori di AIPAS (Associazione Italiana Produttori Amici del Suolo)
per mettere a punto un sistema di coltivazione efficiente, rispettoso dell’ambiente e soprattutto redditizio ai fini
del bilancio aziendale.
Di seguito vengono riportati gli obiettivi, le caratteristiche e i risultati ottenuti coltivando MAIS non irriguo in
SEMINA su SODO su terreno coperto da residui colturali di Veccia (Vicia sativa).
In sintesi, la prova ha dimostrato come la coltivazione su sodo di mais non irriguo impiantato su un prato di
veccia garantisca risultati migliori rispetto alla coltivazione tradizionale di mais su terreno “nudo”
precedentemente arato e affinato.
---------------Obiettivo della prova: individuare un modello di gestione agronomica invernale per terreni da destinare a
seminativi primaverili/estivi
Oggetto: la semina su sodo e le colture di copertura (cover crops)
Colture: veccia - mais
Premessa
La corretta gestione delle fasi di “riposo invernale” di un terreno (dopo frumento, ad esempio), è elemento
fondamentale per la buona riuscita della coltura che sarà impiantata sullo stesso suolo nella primavera seguente.
La coltivazione intercalare di specie leguminose, si sa, è una pratica che garantisce l’arricchimento e la
strutturazione dei suoli. Tale effetto “miglioratore” è meno spinto se la coltura viene totalmente “affienata” (in tal
caso rimangono nel terreno solo gli apparati radicali) e aumenta se la leguminosa viene totalmente lasciata al
suolo (o interrata). La veccia, come le altre leguminose (es. medica, trifoglio, fava, favino, pisello…), è una
foraggera dotata di eccellenti proprietà ammendanti e fertilizzanti, anche in virtù dei suoi profondi apparati
radicali. Grazie all’attività di azoto fissazione, la veccia può apportare alla coltura seguente di mais da 75 a 125
kg/ha di Azoto (Blevins et al., 1990 - Agronomy Journal 82:769-772). In più, rispetto alle altre leguminose, la
veccia ha una maggiore capacità di concentrare acqua nei primi strati del terreno (effetto “water lift” – “ascensore
d’acqua”) e di “soffocare” le infestanti, di cui ostacola l’emergenza. La veccia, pertanto, si propone come
interessante coltura invernale di copertura in quanto “prepara” un buon substrato per le colture primaverili. La
semina su sodo, evitando la lavorazione dei terreni, permette di impiantare le colture primaverili (es. mais,
girasole, sorgo) direttamente su prato di veccia che, diserbata o semplicemente sfalciata/trinciata, forma una
naturale pacciamatura che protegge il terreno dall’erosione (idrica ed eolica) e dall’evaporazione, garantendo
importantissimi apporti di elementi nutritivi fondamentali quali l’azoto. I sistemi colturali basati sulle cover crop in
semina diretta si propongono come modelli colturali interessanti soprattutto per la gestione della fertilità dei
suoli, per l’efficienza agronomico-aziendale e per la razionale gestione delle risorse idriche dei terreni.
AIPAS – Associazione Italiana Produttori Amici del Suolo,
C.da Taverna, San Giorgio la Molara (BN) – www.aipas.eu [email protected]
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Schede di Campo AIPAS - CASO-STUDIO 1: Semina su Sodo di Mais NON-IRRIGUO su cover-crop di leguminosa (VECCIA)
Le colture di copertura (cover crop) ed la Semina su Sodo
I sistemi colturali basati sull’impiego delle cover crop e sulla semina diretta, rispetto all’agricoltura tradizionale
(quella basata sulle lavorazioni del terreno e sull’assenza di colture intercalari-migliortrici), si propongono anche
come strumenti strategici per la mitigazione dell’affetto serra.
Un terreno lavorato che rimane “nudo” tutto l’inverno in attesa di essere seminato in primavera, è fonte di
emissioni (source) di anidride carbonica (CO2). L’ossigenazione del terreno, infatti, favorisce la mineralizzazione
della sostanza organica, causando l’emissione di anidride carbonica nell’aria e l’impoverimento del terreno in
termini di fertilità. Un terreno che durante l’inverno rimane “coperto” da colture, invece, si comporta da
“assorbitore” (sink) di CO2. Le piante che lo ricoprono, infatti, fanno fotosintesi: sottraggono la CO2 dall’atmosfera,
la immagazzinano nelle proprie parti strutturali (foglie, fusti, radici) e poi, se lasciate al suolo, immagazzinano
questo carbonio nel terreno sottoforma di sostanza organica che, in opportune condizioni agronomiche e
ambientali, ha la potenzialità di entrare nelìi cicli naturali e trasformarsi in humus.
I terreni condotti con colture di copertura, in regime di semina diretta, non solo acquistano migliori caratteristiche
fisico/chimiche ma contribuiscono anche a combattere l’effetto serra in quanto assorbitori di CO2.
Lo schema della prova
Obiettivo della prova è stato dimostrare che la veccia, come coltura di copertura invernale, può contribuire a
ricreare un sistema colturale che, rispetto al tradizionale, offre migliori condizioni agronomiche per la coltivazione
di colture primaverili come il mais.
Il campo 1 è stato diviso in 3 parcelle (a, b, c). Una parcella è stata arata e portata a “letto di semina” in maggio
(testimone) (a), e su di essa è stato seminato del mais. Le altre due parcelle (b) (c) sono state seminate in semina
su sodo con due diverse densità di veccia: dose standard (80 kg/ha) (b) e dose +50% (120 kg/ha) (c). A maggio, la
parcella “standard” (b) di veccia è stata diserbata totalmente mentre la parcella +50% (c) è stata sfalciata/trinciata
lasciando, in entrambi i casi, la massa verde di veccia completamente al suolo. Quando i residui si sono
opportunamente essiccati (dopo circa 10-20 gg) su queste 2 parcelle è stata effettuata la semina diretta di mais
così come su testimone arato (a). La scelta di due diverse densità di semina per la veccia, è dipesa dalla volontà di
verificare una eventuale diversa capacità della veccia di “soffocare” le infestanti e di “inumidire” i primi stati di
terreno. La parcella (c), infatti, è stata coltivata in assenza di diserbo chimico, contrariamente a quanto realizzato
sulla parcella (b), che è stata sottoposta a diserbo con gliphosate.
Risultati
Il mais seminato su testimone arato (a), ha mostrato pronta germinazione e rapide fasi di accrescimento, specie
nelle prime settimane post-semina. La ragione di questo rapido sviluppo è da ascriversi al fatto che un terreno
lavorato tende a riscaldarsi più velocemente ed in modo più omogeneo. Il mais coltivato su terreno arato, di
conseguenza, ha avuto condizioni ideali di crescita nei primissimi stadi di sviluppo.
Il mais coltivato su SODO nelle parcelle (b) e (c) ha trovato, invece, un terreno più fresco (perché non lavorato)
reso ancora più umido dalla presenza del prato di veccia (b) o dei residui della trinciatura (c). L’emergenza del
mais su sodo è stata pertanto più lenta di quella registrata nel mais della parcella lavorata (a).
La prova è stata condotta in assenza di irrigazione ed è stata, pertanto, come in qualsiasi situazione di NONIRRIGAZIONE, condizionata fortemente dall’andamento meteorologico e dalle precipitazioni. Tali condizioni, già a
partire dai mesi di giugno-luglio, hanno invertito lo stato di sviluppo delle colture che si poteva registrare nelle
prime fasi di crescita. Con l’avvento delle temperature estive e della siccità, infatti, le parcelle coltivate su sodo
hanno continuato ad essere più fresche ed umide della particella “tradizionale”. Questo ha permesso al mais di
superare con maggiore facilità le fasi più calde dell’estate e di ottenere rese maggiori al raccolto. Il confronto fra le
parcelle su sodo (b) e (c), ha premiato alla raccolta la parcella (b) in quanto il controllo chimico delle infestanti si è
dimostrato più efficace del non-diserbo operato su (c).
Di seguito vengono riportati dei dati sintetici sulle rese:
Parcella (a) - ARATO
Altezza media: 2.60 m
Sezione spiga: 3 cm
Granella/spiga: 113 g
Parcella (b) – Sodo 1
Altezza media: 2.90 m
Sezione spiga: 3,5 cm
Granella/spiga: 135g
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Parcella (c) – Sodo 2
Altezza media: 2.10 m
Sezione spiga: 3 cm
Granella/spiga: 102 g
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ALBUM FOTOGRAFICO DELLA PROVA
(a)
(b)
(c)
Il risultato finale della prova: si nota chiaramente che il mais della parcella (b) (coltivato su sodo di veccia) è più
alto e vigoroso, a conferma dei dati raccolti.
Un particolare della veccia seminata su sodo. Si notano ancora presenti nel campo le stoppie del frumento
coltivato nell’annata precedente.
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Un particolare della biomassa lasciata dalla veccia. Grazie all’attività di azotofissazione, la veccia può
apportare alla coltura seguente di mais da 75 a 125 kg/ha di Azoto (Blevins et al., 1990 - Agronomy Journal
82:769-772).
Plantule di mais su sodo emerse da residui di veccia. I residui creano uno strato pacciamante che lascia il
terreno più fresco, anche nelle fasi più calde dell’anno. I residui, inoltre, contribuisco ad arricchire il terreno
di sostanza organica.
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“sodo-veccia”
“arato”
Il confronto fra le parcelle arato-sodo. Il terreno arato e “ripassato” si riscalda in maniera più veloce ed
uniforme nelle prime fasi di crescita. Al contrario, il terreno su sodo tende a rimanere più fresco e umido,
con vantaggi agronomici nelle fasi più calde della stagione colturale.
Una veduta di insieme del campo. Grazie al Sodo, la coltivazione di mais e di altre colture primaverili in
SECONDO raccolto non-irriguo, rappresenta una realtà di molte aree interne vocate alla foraggicoltura.
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