Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Facoltà di Scienze Statistiche CdiL Specialistico in Scienze Statistiche ed Economiche Anno Accademico 2006 - 2007 Organizzazione d’impresa Lezioni su Cambiamento, tecnologico, cambiamento organizzativo e skill-bias Prof. Enrico Santarelli [email protected] Ricevimento: Piazza Scaravilli, 2 – 3° piano; giovedì 14:30-16:00 o su appuntamento (tel. 051 2098487) © Enrico Santarelli 1 CAMBIAMENTO TECNOLOGICO ED ORGANIZZATIVO COME DETERMINANTI DELLO SKILL-BIAS: TEORIA ED EVIDENZE EMPIRICHE 330 Il progresso tecnico “factor-biased” • Consideriamo una tecnologia di produzione: – Y = (K, S, L, t) – con: • K = capitale, S = lavoro qualificato, L = lavoro comune, t = tempo • Esprimiamola nei termini di una funzione di produzione CobbDouglas: t t t • Y = e (α + pt)K (βk + γk ) S(βs + γs )L(βl + γl ) • E definiamo il bias del progresso tecnico come il saggio al quale l’elasticità dell’output rispetto a uno qualunque dei fattori ƒ ∈ (K, S, L)δlnY/δln ƒ cambia nel corso del tempo: δ2lnY/δln ƒδln t = γƒ • In questo contesto il progresso tecnico è skill-biased se γs > 0, mentre è labour-saving se γl < 0 331 Curve di domanda e offerta per due tipi di skill Skilled/unskilled wages D0 D1 S0 (Ws/WL)1 (Ws/WL)0 (S/L)0 (S/L)1 Skilled/unskilled employment Uno slittamento della curva di domanda da D0 a D1 comporterà un simultaneo aumento del salario relativo - da (Ws/WL)0 a (Ws/WL)1 – e dell’occupazione – da (S/L)0 a (S/L)1 – dei lavoratori qualificati 332 La decomposizione dello skill-bias tra “within” e “between” • La decomposizione dello slittamento complessivo della domanda di skill può essere effettuata in due componenti: – Una componente within-industry dello skill-upgrading; – Una componente between-industry, che spiega quanto un’industria si ingrandisce o si rimpiccolisce nel corso del tempo. • In gran parte dei paesi industrializzati, a partire dagli anni ‘70 lo slittamento è stato within-industry anziché between industries. 333 Inquadramento del problema • Nel corso degli ultimi 20 anni, si è osservata un’accelerazione nel cambiamento della composizione “per qualifiche” delle forze di lavoro nei paesi G-7, soprattutto nei settori manifatturieri. • Possibili spiegazioni avanzate nella letteratura: 1) skill-biased technological change (SBTC); 2) skill-biased organisational change (SBOC); 3) SBTC + SBOC; 4) skill-bias indotto dalla globalizzazione. 334 Upskilling nei G-7 durante gli anni ‘80s Quote (%) di “colletti bianchi” sull’occupazione manifatturiera nei G-7 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Canada 1981-91 France Germany 1982-90 1980-90 Italy 1981-91 Japan 1980-90 UK 1981-91 US 1983-93 Source: Calculations based on OECD data (1998) 335 Upskilling nei G-7 durante gli anni ‘90s Quote (%) di “colletti bianchi” sull’occupazione manifatturiera nei G-7 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Canada 1996-2000 France 1990-1999 Germany 1999-2002 Italy 1997-2002 Japan 1997-2003 UK 1991-1999 US 1998-2001 Sources Canada: Statistics Canada; France: INSEE; Germany: IAB Germany; Italy: Unioncamere; Japan: (data include also the construction sector) Statistics Bureau; United Kingdom: Office for National Statistics; United States: US Bureau of Labor Statistics. 336 Quote (%) di high/low skilled blue/white collars sull’occupazione manifatturiera (2005) Italia Germania Francia UK Spagna Altri EU Nuovi paesi EU Altri Europa Totale Europa BC Low skill BC High skill WC Low skill WC High skill 31.0 22.3 37.1 31.7 35.2 31.2 33.4 33.4 30.9 34.5 32.9 21.6 21.0 35.4 29.5 38.0 38.3 31.9 11.0 14.5 9.8 9.5 7.6 10.8 6.3 8.0 10.1 23.6 28.9 31.4 37.5 21.8 28.2 22.2 20.3 26.7 337 Ipotesi dello Skill-Biased Technological Change (SBTC) • L’ipotesi SBTC si basa sulla complementarietà tra nuove tecnologie e lavoratori qualificati e sostituibilità tra nuove tecnologie e lavoratori non qualificati. • E’ quella che è stata maggiormente sottoposta a verifiche empiriche con l’utilizzo di dati a differenti livelli di aggregazione (paese, settore, impresa) e impiegando svariate proxy del cambiamento tecnologico: – inputs della funzione di produzione della conoscenza (spese in Ricerca e Sviluppo); – outputs della funzione di produzione della conoscenza (brevetti); – meccanismi di diffusione delle innovazioni (innovazioni incorporate nel capitale fisico, ICT (La natura pervasiva delle ICT (definite anche “general purpose technologies”: Bresnahan - Trajtenberg, 1995) ne sottolinea il carattere multiforme e flessibile e ne evidenzia i molteplici campi di applicazione). 338 Ipotesi dello Skill-Biased Technological Change (SBTC) • Negli Stati Uniti numerosi lavori hanno confermato la tesi dello SBTC sia a livello settoriale che a livello di impresa: – Berman et al. (1994) a livello settoriale (studio successivamente ampliato da Autor et al., 1998) e Dunne et al. (1996) a livello di impresa evidenziano la complementarietà tra spese in R&S e lavoro qualificato; – Circoscrivendo l’analisi ad un campione di imprese chimiche fortemente innovative, Adams (1999) mostra come sia le spese in R&S che, più in generale, gli investimenti innovativi siano skill-biased. • Anche in Gran Bretagna studi a livello di settore (Machin, 1996) e di impresa (Haskel - Heden, 1999) mostrano complementarietà tra R&S e lavoro qualificato a livello settoriale e tra nuove tecnologie informatiche e skilled labour a livello di impresa. 339 Ipotesi dello Skill-Biased Technological Change (SBTC) • Nei paesi dell’Europa continentale vi sono evidenze a supporto dello SBTC, talvolta però è unicamente forte l’effetto a discapito dei lavoratori meno qualificati: – In Francia, Mairesse et al. (2001) mostrano infatti un legame negativo tra ICT e lavoro unskilled, mentre non vi sono evidenze a supporto della complementarietà col lavoro qualificato; – Sempre in Francia, Goux e Maurin (2000) mostrano come l’incremento di nuove tecnologie giustifichi solo il 15% del cambiamento della domanda di lavoro in Francia in un ventennio (1970-93). – In Germania, invece, Falk e Koebel (2004) con dati settoriali dimostrano che il capitale informatico è in grado di giustificare la crescente domanda di lavoratori con titolo di studio universitario. – In Spagna, Aguirregabiria e Alonso-Borrego (2001) usano un panel di 1,080 imprese per testare la relazione tra nuove tecnologie e upskillingConfermano l’ipotesi SBTC usando lo stimatore GMM per panel dinamici e approssimando l’introduzione di “capitale tecnologico” con una dummy. Non trovano evidenza significativa di un impatto della spesa in R&S sulla domanda di lavoro qualificato. 340 Ipotesi dello Skill-Biased Organisational Change (SBOC) • L’ipotesi SBOC è basata sull’idea che processi di riorganizzazione interni all’impresa fanno aumentare la domanda di lavoro qualificato (Lindbeck-Snower, 1996). • Tendenze recenti: 1) decentralizzazione e deverticalizzazione (riduzione pianificata del numero di livelli gerarchici; partecipazione dei lavoratori al processo decisionale); 2) lavoro collettivo (funzione di produzione di squadra); 3) multifunzionalità del singolo lavoratore (es., lavoratori che dedicano un terzo del loro tempo di lavoro giornaliero a ciacuno fra tre obiettivi settimanali prestabiliti); 4) flessibilità del singolo lavoratore (a cui può venir richiesto sia di cambiare spesso compito all’interno della stessa mansione, sia di cambiare più volte la propria occupazione). • Alcune analisi empiriche confermano l’ipotesi SBOC a livello di impresa; negli USA (Osterman, 1994), in Francia (Greenan-Guellec, 1998; Thesmar-Thoenig, 2000; Caroli et al., 2001), nel Regno Unito (Caroli-Van Reenen, 2001), in Italia (Piva – Santarelli – Vivarelli, 2005). 341 SBOC – Discussione - 1 • Con velocità crescente la struttura organizzativa delle imprese si sta spostando dalla rigida e gerarchica impostazione tayloristica-fordista verso strutture organizzative “magre” (lean) e flessibili. • Il ruolo del cambiamento organizzativo nel determinare la ricomposizione dell’occupazione a favore del lavoro qualificato trae origine da un approccio multidisciplinare (economia, sociologia, management): – Tuttavia, la letteratura economica ha guardato principalmente all’impatto del cambiamento organizzativo sulla produttività. 342 SBOC – Discussione - 2 • Le nuove pratiche organizzative non si affermano in modo isolato e sequenziale, bensì sotto forma di cluster di cambiamenti organizzativi complementari. – Studiando l’industria siderurgica USA, Ichniowski et al. (1997), evidenziano la complementarietà dell’introduzione di lavoro collettivo, rotazione tra mansioni e forme di comunicazione intensiva tra lavoratori e manager. • Il cambiamento organizzativo sembra ormai compiuto in Giappone - come preconizzato da Aoki, 1986 -; in via di compimento negli USA ed ancora in fase di implementazione in Europa - si veda Greenan Guellec, 1994 343 SBTC + SBOC • La spiegazione tecnologica e quella organizzativa non sono necessariamente in antitesi. • Si può supporre che esista un nesso di causalità tra cambiamento tecnologico e organizzativo: l’impresa che voglia adottare le nuove tecnologie, soprattutto quelle informatiche, non può prescindere dall’introduzione di rilevanti cambiamenti nella propria struttura organizzativa (Aghion et al., 1999). • In ogni caso l’interazione tra tecnologia e organizzazione potrebbe comportare effetti superadditivi (le “Edgeworth complementarities” definite e discusse da Holmstrom Milgrom (1994) e Milgrom - Roberts (1990 e 1995)) e, nel farlo, accrescere la domanda di lavoro qualificato e ridurre il fabbisogno di lavoro non qualificato. 344 SBTC + SBOC • Dall’analisi della letteratura manageriale basata su casi di impresa, Hitt e Brynjolfsson (1997) individuano una significativa correlazione fra la presenza di cambiamenti tecnologici ed organizzativi da una parte e la presenza di un evidente skill-bias dall’altra: – la co-evoluzione di tecnologia, organizzazione e HRM è consapevolmente perseguita dalle strategie delle imprese intervistate, per esempio attraverso un’accorta politica di reclutamento di manodopera qualificata, in grado di valorizzare appieno gli incrementi di produttività potenzialmente indotti dall’adozione di nuove tecnologie e pratiche organizzative. • Su questa linea interpretativa, anche Bresnahan et al. (2002) - utilizzando un panel di imprese statunitensi (1987-94) - mostrano come un significativo skill-bias sia rinvenibile solo nelle imprese che abbiano affiancato alle ICT una profonda e contemporanea riorganizzazione 345 aziendale. SBTC + SBOC • Il cambiamento tecnologico, specialmente le GPT (General Purpose Technologies) (Bresnahan-Trajtenberg, 1995), e il cambiamento organizzativo sono complementari e generano effetti superadditivi (Milgrom-Roberts, 1990 e 1995). • Analisi empiriche hanno testato - positivamente – la correlazione tra ICT e strategie organizzative e il loro impatto congiunto sulla domanda di lavoro qualificato e sulle strategie di reclutamento delle imprese (HittBrynjolfsson, 1997; Bresnahan et al., 2002; Piva – Santarelli – Vivarelli, 2005a e 2005b). 346 COSA E’ LA GLOBALIZZAZIONE A) Crescente apertura di tutti i paesi al commercio internazionale; B) Liberalizzazione dei mercati, tramite: 1) eliminazione delle barriere allo scambio di beni e servizi; 2) sviluppo di un sistema finanziario internazionale sempre più integrato; C) minore “ruolo dello Stato” in economia. Che comporta: – Introduzione di una legislazione “pro-market”: riduzione del carico fiscale, riforma del mercato del lavoro, creazione di authorities indipendenti; – Privatizzazioni: cessione di società pubbliche; privatizzazione della fornitura di beni meritori (salute, educazione, ecc.); – Politiche fiscali e monetarie meno “attive”; riduzione della domanda pubblica; – Trasferimento delle decisioni di politica economica a istituzioni sovranazionali prive di caratteristiche democratiche. 347 Ipotesi della globalizzazione skill-biased • Questa ipotesi è basata sull’idea che la globalizzazione ( ) determini una riallocazione di skills tra settori e/o tra paesi. L’evidenza empirica è ‘articolata’: – Correlazione positiva fra FDI verso i PVS e skilled labor nelle imprese at home (Head e Ries, 2002): international relocation; – Correlazione positiva fra delocalizzazione nei PVS e more skilled labor nelle parent companies (Feenstra e Hanson, 1996); – Nessuna correlazione tra FDI e skilled labor nelle parent companies /Slaughter, 2000). 348 Un quadro sinottico della letteratura empirica sullo skill-bias Paese Autori Periodo Unità di analisi Metodologia Proxy variabile esplicativa Risultati TECNOLOGIA (SBTC) USA Berman, Bound e Griliches (1994) 1979-89 Settore OLS in differenze Computer e spese in R&S Lo SBTC è confermato Autor, Katz e Krueger (1998) 1950-90 Settore OLS in crosssection e differenze Utilizzo di computer e R&S I settori high-tech hanno un upskilling più rapido degli altri; le ICT possono spiegare dal 30 al 50% dell’aumento nella domanda di skilled Dunne, Haltiwange r e Troske (1996) 1972-88 Impresa OLS in differenze e variabili strumentali R&S e introduzione di innovazioni industriali Lo SBTC è confermato Adams (1999) 1974-88 Imprese (stabilimenti) del settore chimico Stime SUR R&S e capitale suddiviso in infrastrutture ed apparecchiature Effetti skill-bias della spesa in R&S dell’impresa nello stabilimento direttamente coinvolto; le apparecchiature sono fortemente skillbiased mentre le infrastrutture sono a 349 favore dei BC Continua …. Un quadro sinottico della letteratura empirica sullo skill-bias Paese Autori Periodo Unità di analisi Metodologia Proxy variabile esplicativa Risultati TECNOLOGIA (SBTC) Gran Bretagna Machin (1996) 1984-90 Impresa 1979-90 Settore WLS in differenze Haskel e 1973-92 Heden 1986-88 (1999) Impresa Panel con stime pooling e ad effetti fissi Introduzione di computer tra il 1984 e il 1990 per le imprese; spese in R&S per i settori Conferma dell’ipotesi SBTC sia a livello di impresa che a livello di settore Investimenti in computer Lo skill-upgrading è per lo più guidato da fenomeni interni all’impresa; i crescenti investimenti in computer riducono significativamente la domanda di lavoratori unskilled 350 Continua …. Un quadro sinottico della letteratura empirica sullo skill-bias Paese Autori Periodo Unità di analisi Metodologia Proxy variabile esplicativa Risultati TECNOLOGIA (SBTC) Francia Goux e Maurin (2000) 1970-93 Settore 2SLS con struttura occupazionale divisa in 6 categorie Investimenti in computer e tecnologie industriali Le nuove tecnologie spiegano solo il 15% della variazione della domanda di lavoro Greenan, Mairesse e TopiolBensaïd (2001) 1986-94 Impresa OLS in crosssection e differenze con struttura occupazionale divisa in 4 categorie Investimenti in computer Impatto negativo della variabile tecnologica sui lavoratori meno skilled 351 Continua …. Un quadro sinottico della letteratura empirica sullo skill-bias Paese Autori Periodo Proxy variabile Unità di analisi esplicativa Metodologia Risultati TECNOLOGIA (SBTC) Germania Italia Falk e Koebel (2004) 1978-94 Settore Box-Cox factor demand system Investimenti in computer L’accumulazione di capitale informatico contribuisce all’incremento della domanda di lavoratori skilled Piva, Santarelli e Vivarelli (2005b) 1996-2001 Imprese del settore meccanico Panel dinamici Investimenti innovativi Impatto negativo sugli skilled e sugli unskilled 352 Continua …. Un quadro sinottico della letteratura empirica sullo skill-bias Paese Autori Periodo Unità di analisi Metodologia Proxy variabile esplicativa Risultati TECNOLOGIA + ORGANIZZAZIONE (SBTC+ SBOC) USA Hitt e 1994 Brynjolfsson Impresa (1997) Spearman rank order correlation Proxies della tecnologia: capitale complessivo di ICT, computers e tecnologia di rete; componenti dell’architettura organizzativa: processi decisionali e processi di trasmissione delle informazioni/conoscenza Le ICT sono associate a maggiore delega dei processi decisionali a individui e teams; inoltre il cambiamento tecnologico ed organizzativo modifica anche le strategie di assunzione più skillbias Bresnahan, Brynjolfsson e Hitt (2002) Capitale tecnologico e numero di computers; modifiche nel workplace Le ICT combinate con il cambiamento organizzativo aumentano la domanda di lavoratori skilled più delle ICT da sole 1987-94 Impresa OLS in crosssection 353 Continua …. Un quadro sinottico della letteratura empirica sullo skill-bias Paese Autori Periodo Unità di analisi Metodologia Proxy variabile esplicativa Risultati ORGANIZZAZIONE (SBOC) Francia Greenan e Guellec (1998) 1987 Individuo/imp resa Approccio descrittivo sui BC Intensità della comunicazione e autonomia decisionale Il livello di skill è positivamente legato ad entrambe le variabili organizzative Thesmar e Thoenig (2000) 1984-95 Impresa OLS in livelli e differenze Turnover dei prodotti Le imprese con maggiore turnover hanno modificato le loro funzioni produttive richiedendo maggiori skills Caroli, Greenan e Guellec (2001) 1989-92 Impresa Probit Dummy sul cambiamento organizzativo Il cambiamento organizzativo ha un impatto negativo sulla categoria meno qualificata di lavoratori 354 Continua …. Un quadro sinottico della letteratura empirica sullo skill-bias Paese Autori Periodo Unità di analisi Metodologia Proxy variabile esplicativa Risultati ORGANIZZAZIONE (SBOC) Francia Gran Bretagna Caroli e Van Reenen (2001) Germania Bauer e Bender (2004) Italia Piva, Santarell ie Vivarelli (2005b) Francia 1992-96 Gran Bretagna 1984-90 Impresa OLS in differenze Dummy sul cambiamento organizzativo Il numero degli skilled è significativamente influenzato dal cambiamento organizzativo 1993-95 Impresa Tobit Dummies relative a varie pratiche organizzative e investimenti in ICT Il cambiamento organizzativo riduce sensibilmente il numero degli usnkilled. 1996-2001 Imprese del settore meccanico Panel dinamici Modifiche nelle differenti funzioni aziendali Impatto skilled positivo sugli 355 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale • Cosa spinge le internazionalmente? imprese a delocalizzare • Riduzione del costo del lavoro; • Maggiore penetrazione nei mercati esteri; • Accesso a skills e/o tecnologie; • Le imprese sussidiate si comportano diversamente da quelle non sussidiate? • Le imprese sussidiate hanno avuto una performance (occupazionale) migliore di quelle non sussidiate? 356 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale 357 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale 358 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale 359 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale 360 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale 361 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale 362 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale 363 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale 364 Barba Navaretti, Santarelli, Vivarelli (2002): delocalizzazione internazionale 365 Pratiche di lavoro flessibili • Self-directed work teams: i lavoratori supervisionano il loro stesso lavoro, prendendo decisioni autonome in merito a tempi e flussi. Talvolta decidono in quale modo un certo lavoro debba essere svolto. • Job rotation: semplice rotazione. In alcune banche si passano sei mesi alla divisione immobiliare, sei a quella fondi pensione, e così via. • Problem-solving groups/circoli di qualità(QC): programmi per la promozione della qualità all’interno dei quali i lavoratori sono coinvolti nella soluzione di problemi organizzativi specifici. • Total quality management(TQM): approccio al controllo della qualità che sottolinea l’importanza di comunicazione, feedback, lavoro di squadra. 366 Osterman, 1994 - Studia (a livello di impianto) l’incidenza delle nuove pratiche di lavoro flessibile e individua i fattori più comunemente associati alla loro adozione, - (CORE occupations = gruppi più grandi di lavoratori in posizione non manageriale direttamente coinvolti nell’attività produttiva) 367 Osterman, 1994 – distribuzione di ciascuna pratica per 2 livelli di penetrazione 368 Osterman, 1994 369 Osterman (1994) – Determinanti dell’adozione: Modello • 1 - Modello logit con variabile dipendente =1 se l’impresa (impianto) utilizza almeno una pratica ad un livello di penetrazione del 50%; • 2 - Analisi componenti principali per costruire una variabile composita a partire dalla percentuale di penetrazione di ciascuna delle quattro pratiche (self-directed work teams; job rotationproblem-solving groups; total quality management). Consente di creare un indice che è la prima componente principale delle quattro variabili di penetrazione, ed è usato come variabile dipendente, • 3 - Modello ordered probit nel quale la variabile dipendente varia tra 0 e 4, con ciascun punto nella scala che rappresenta una pratica di lavoro addizionale al 50% di penetrazione. 370 Osterman (1994) – Determinanti dell’adozione: variabili 371 Osterman (1994) – Descrizione delle variabili - 1 • COMPETITIVE: la natura del mercato, e dei competitors, influenza la scelta della pratica organizzativa: – Normalmente, ci aspetteremo che quanto più alto è il numero dei competitors tanto più l’impresa sceglierà una pratica ad alta produttività; – Potrebbe tuttavia verificarsi anche una tendenza opposta, visto che le pratiche a più alta produttività richiedono investimenti ingenti e che nei mercati molto concorrenziali le imprese operano con margini molto piccoli • INTERNAT: chi sono i competitors? Se sono esteri è più probabile che: – l’impresa abbia la possibilità di “scoprire” nuove pratiche (effetto imitazione); – senta la necessità di adottarle (effetto pressione competitiva) 372 Osterman (1994) – Descrizione delle variabili - 2 • STRATEGY: un impresa può scegliere di competere sulla base dei costi (“low road”); oppure sulla base della qualità, della varietà e del servizio (“high road”). La variabile è costruita assegnando punteggi crescenti a strategie “high road”: • SKLEV: variabile dummy relativa alla complessità dele tecnologie di produzione adottate dall’impresa (tecnologie più complesse richiedono pratiche organizzative più flessibili); • VALUES: variabile culturale, relativa alla percezione dell’impresa come insieme di valori condivisi, e.g., il fatto che sia vista come una famiglia o una comunità); 373 Osterman (1994) – Descrizione delle variabili - 3 • HORIZON: molto imprese rinunciano a trasformare la loro organizzazione interna perché questo richiede molto tempo ed esse operano in un orizzonte di breve periodo. La variabile misura il grado di short-termism dell’impresa; • LARGER: gli impianti che appartengono a grandi organizzazioni (imprese, gruppi) possono disporre di più risorse per introdurre le nuove pratiche. La variabile (dummy) considera l’appartenenza dell’impresa a una grande organizzazione; • SIZE: le imprese più grandi potrebbero essere spinte ad adottare nuove pratiche (di solito spendono di più per il training dei loro lavoratori). D’altra parte, le imprese più piccole sono by definition più agili e pronte ad adottare nuove pratiche; • UNION: misura il grado di sindacalizzazione. L’aneddotica suggerisce che di solito i sindacati si oppongono al cambiamento di regole e pratiche organizzative. Ma il loro grado di avversione potrebbe essere una funzione inversa del 374 loro grado di coinvolgimento nel cambiamento stesso. Osterman (1994) – Determinanti dell’adozione: risultati 375 Osterman (1994) – Determinanti dell’adozione: risultati • Variabili significative equazioni: in tutte le • VALUES: Grande importanza dei valori imprenditoriali (coefficiente SEMPRE positivo e significativo); • INTERNAT: le imprese che esportano hanno una maggiore probabilità di introdurre nuove pratiche di lavoro (processi di apprendimento più rapidi?); • SKILL: al crescere degli skill richiesti dalla tecnologia in uso presso l’impresa, aumenta il ricorso a innovazioni organizzative; 376 Osterman (1994) – Altri risultati 377 Osterman (1994) – Altri risultati • Gran parte delle pratiche di HRM sono associate all’adozione di pratiche di lavoro flessibili; • Skill: sempre significative: – % in off-the-job training; – % who receive cross-training – Commitment to increasing skill • Pay Practices: 2 significative: – Pay for skill; – Profit sharing/bonus • HRM department role: cambia a seconda che l’impianto abbia/non abbia adottato pratiche di lavoro fllessibili. 378 IT e Organizational design (basato su Brynjolfsson-Hitt, 1998) • La transizione dall’artigianato alla produzione meccanizzata è stata resa possibile dal passaggio ad un controllo gerarchico e a pratiche di lavoro tayloriste. • La diffusione dell’ICT favorisce il decentramento decisionale a scapito delle gerarchie centralizzate. • La riduzione dei costi dell’ICT accelera la diffusione di strutture di coordinamento decentrate in sostituzione delle tradizionali strutture centralizzate (con conseguente riduzione dei costi di coordinamento) 379 IT e Organizational design (basato su Brynjolfsson-Hitt, 1998) • Opzioni di design organizzativo: – impiego di team di produzione (team-based production); – allocazione dell’autorità decisionale ai lavoratori (allocation of decision authority to workers); – livelli più elevati di qualificazione e formazione (higher skills levels and training); – maggiore responsabilità dei lavoratori (broader job responsibilities); – uso dei circoli di qualità (use of quality circles); – adozione del total quality management; – sistema di incentivi rivolto ai team (team-oriented incentive schemes) (free-riding?); – pratiche di screening pre-occupazionali (pre-employment screening practices) (tirocini?). 380 IT e Organizational design (basato su Brynjolfsson-Hitt, 1998) 381 IT e Organizational design (basato su Brynjolfsson-Hitt, 1998) 382 IT e Organizational design (basato su Brynjolfsson-Hitt, 1998) 383 IT e Organizational design (basato su Brynjolfsson-Hitt, 1998) 384 IT e Organizational design (basato su Brynjolfsson-Hitt, 1998) 385 IT e Organizational design (basato su Brynjolfsson-Hitt, 1998) 386 Brynjolfsson-Hitt, 1998 • Correlazione tra IT e decentramento e pratiche collegate (coefficiente di correlazione di rango di Spearman) 387 Brynjolfsson-Hitt, 1998 – Principali risultati • Correlazione elevata tra uso di self-managing teams e IT; • Le imprese intensive nell’uso di IT fanno maggior e ricorso agli employee involvement groups; • Le imprese usano incentivi (e.g. promozioni) per promuovere l’accettazione di team-based organization; • Le imprese intensive nell’uso di IT addestrano una porzione maggiore dei loro addetti e operano uno screening più accurato dei livelli di qualificazione/formazione dei nuovi assunti. 388 SBTC, SBOC e (SBTC + SBOC) in Italia • Piva, Santarelli, Vivarelli (2005): – Obiettivo: studiare le determinanti del cambiamento della composizione delle qualifiche in un campione di imprese manifatturiere italiane negli anni ’90. – Dati a livello di impresa (fonte: Capitalia). Rilevazioni - su imprese con almeno 11 addetti - di tipo campionario fino a 500 addetti e censuarie per le grandi imprese con almeno 500 addetti. – Si sono considerate le tre surveys condotte nel 1991, 1994 e 1997 per identificare un campione di 400 imprese presenti in tutte le rilevazioni (400 imprese manifatturiere per il periodo 1989-1997). – Due categorie di lavoratori: • WC = imprenditori e familiari coadiuvanti, dirigenti, quadri ed impiegati; • BC = componente operaia. 389 SBTC, SBOC e (SBTC + SBOC) in Italia • Funzione translog di costo variabile (CV) dove: • l’unico fattore variabile è il costo del lavoro (wj = salario delle j categorie di lavoratori, j = WC e BC); • output (Y), capitale (K) e struttura tecnologica/organizzativa (SB = possibile fonte dello Skill-Bias, tecnologia e/o organizzazione) dell’impresa sono considerati fattori quasi fissi per ciascuna impresa i. • Esprimendo le variabili in logaritmi e minimizzando rispetto al costo del lavoro (lemma di Shephard) si ottiene (con Si = quota di costo dei WC sul costo variabile totale): ∂lnCVi si = = µi + β1 ln(Yi ) + β2 ln(Ki ) + β3 ln(wi,WC / wi,BC) + β4 ln(SBi ) ∂lnWi,WC 390 SBTC, SBOC e (SBTC + SBOC) in Italia • Problema: endogeneità per presenza del fattore salario nella variabile dipendente e nel regressore dei salari relativi • Soluzione: si modifica la variabile dipendente che viene sostituita dalla quota di occupazione per i WC o dalla loro numerosità. • Per riuscire a cogliere l’impatto del cambiamento tecnologico ed organizzativo separatamente sulle differenti categorie di lavoratori, vengono stimate due equazioni, una per i WC e una per i BC. • Per eliminare gli effetti individuali i e ridurre eventuali problemi di endogeneità, si stimano le due equazioni in long difference (1991-97) e si utilizzano proxy per il cambiamento tecnologico ed organizzativo relative al triennio precedente (1989-91). 391 SBTC, SBOC e (SBTC + SBOC) in Italia ∆ ln(WCit ) = C + α∆ ln(Yit ) + β∆ ln( K it ) + + γ∆ ln(wWC it ) + λSBi ,t −1 + uit ∆ ln( BCit ) = C + α ∆ ln(Yit ) + β ∆ ln( K it ) + + γ ∆ ln(wBC it ) + λSBi ,t −1 + u it • = long difference • i = 1, …, n; t =1991-1997; t-1 = 1989-1991 • WC, BC = numero di addetti in ciascuna categoria • Y = fatturato; K = capitale fisico; wj = salari medi per ciascuna categoria j di lavoratori; • SB = effetto Skill-Bias, misurato alternativamente con una dummy di TC, di OC, o di interazione tra cambiamento tecnologico ed organizzativo (TC*OC) per cogliere l’eventuale effetto superadditivo di TC e OC misurati nel periodo precedente (1989-91). 392 SBTC, SBOC e (SBTC + SBOC) in Italia Variabili di controllo: 4 dummy settoriali secondo la tassonomia di Pavitt (Pavitt, 1984); 5 dummy dimensionali (11-20; 21-50; 51-250; 251-500; > 500 addetti) 2 dummy relative ad eventuali operazioni di acquisizione e scorporo non foriere di discontinuità occupazionali rilevanti (AS). 393 SBTC, SBOC e (SBTC + SBOC) in Italia 394 SBTC, SBOC e (SBTC + SBOC) in Italia • Per meglio comprendere l’effetto del cambiamento organizzativo si è indagata maggiormente la dummy OC per la quale nel questionario Capitalia occorre specificare le aree aziendali coinvolte (Organizzazione commerciale, Distribuzione, Produzione, Finanza, Amministrazione, Gestione e strategie, Politica per la qualità, Altro). • Il valore della variabile OC è principalmente determinato dai cambiamenti organizzativi della macro-funzione di PRODUZIONE che include i cambiamenti nell’area Produzione e nell’area Politica per la qualità. Questa specifica variabile consente migliori performances econometriche rispetto alla generica dummy OC. • Per cogliere l’eventuale effetto superadditivo viene inserita anche la variabile interagita TC*PRODUZIONE. 395 SBTC, SBOC e (SBTC + SBOC) in Italia 396 Test su un solo settore: macchinario industriale – L’industria manifatturiera italiana utilizza tecnologie intermedie, legate più al progresso tecnico incorporato che alla R&S interna. Da questo punto di vista, l’industria dei beni capitale – in particolare la branca che produce macchinario industriale specializzato – è una delle principali fonti di nuova tecnologia per gran parte delle altre industrie che utilizzano beni strumentali. – Questo settore è tra i pochi nei quali l’Italia detiene un vantaggio competitivo basato sulle capacità tecnologiche delle imprese (quota di export mondiale sempre superiore al 10% negli anni ‘90; quota di export EU tra 21% e 22% nello stesso periodo). 397 L’industria dei beni capitale in Italia 398 Dati - 1 • Campione di 600 imprese; Estrazione di 200 imprese (relativamente grandi) con almeno un professional manager alle dipendenze; • Interviste via e-mail. • Percentuale di risposta: 12.5% • Dati panel per 6 anni tra 1996 e 2001; • Le imprese del campione rappresentano meno dell’1% delle totali nell’industria e il 3% in termini di fatturato. 399 Dati - 2 • Informazioni raccolte tramite il questionario: – – – – – – – – – – Dimensione; Vendite totali; Capitale; Appartenenza a un gruppo industriale; Composizione della forza lavoro (valori assoluti): white-collars (WC), comprendono l’imprenditore, i suoi familiari coinvolti nell’impresa, i suoi assistenti, i managers (junior e senior), gli impiegati d’ufficio : e blue-collars (BC, lavoratori manuali); Costo del lavoro; No. di brevetti registrati con USPTO o EPO; Spese in R&S; Investimenti in tecnologia incorporata (macchinario, etc.) o scorporata (licenze); Macro-funzioni (produzione; logistica; controllo di qualità; vendite) nelle quali sono state introdotte innovazioni organizzative in ciascuno degli anni considerati e, in caso affermativo, tasso di penetrazione (% di lavoratori coinvolta). 400 Statistiche descrittive 401 Scopo dell’analisi empirica Testare il ruolo delle due possibili determinanti dello skill-bias – misurate come intensità delle attività collegate all’innovazione tecnologica (TEC)* e al cambiamento organizzativo (OC)** controllando per tutti quei fattori, come l’output, il costo del lavoro e del capitale, ecc., che potrebbero influenzare il nesso causale di interesse; - TEC = misurato per ciascun anno come spese totali per l’innovazione tecnologica, incluse R&S, acquisti di tecnologia incorporata o scorporata, adozione di ICT; - OC = misurato per ciascun anno come numero di addetti coinvolti in cambiamenti organizzativi (solo prima macro funzione: produzione, logistica, qualità) 402 Metodologia • Funzione di costo translog (Kmenta, 1967) per approssimare la funzione di produzione; - Principale vantaggio: nessuna restrizione a priori sui pattern di sostituzione ammissibili tra input e output; - Stima di una funzione ridotta dei costi variabili totali, approssimati solo dal costo del lavoro, mentre tute le altre variabili di input sono considerate fattori quasi-fissi; - Inclusione nella parte destra della dell’equazione del valore ritardato della variabile dipendente, come controllo della dinamica della variabile dipendente stessa nel tempo. Seguendo Arellano e Bond, viene usato uno stimatore GMMDIF (differenze prime). 403 Procedura di stima Principale debolezza: dati panel relativi solo a 22 imprese (tra 88 e 110 osservazioni), sebbene il GMM-DIF sia più adatto a campioni molto grandi. Possibili soluzioni: Sottoporre il questionario ad un campione più grande? Ma lo skill-bias e i cambiamenti tecnologici e (soprattutto) organizzativi hanno minore rilevanza nelle piccole imprese.... Estendere l’analisi ad altri paesi europei? Cambiare procedura di stima? Il vantaggio di un piccolo campione è nella possibilità di acquisire informazioni più dettagliate, al livello delle singoli funzioni organizzative 404 Specificazione econometrica Regressioni separate, con la procedura GMM-DIF, per white-collars (equazione 1, tavola 2) e blue-collars (equazione 2, tavola 3), considerando le ipotesi SBTC, SBOC, e SBTC/SBOC congiunta : (1) ln(WC)it = C +α ln(WC)i,t−1 + β ln(Yit ) +γ ln(Kit ) +δ ln(WWC) +ηlnTECit + λ lnOCit + +ϑ lnTEC*OCit + uit ~ ~ ~ ~ (2) ln(BC)it = C +α~ ln(BC)i,t −1 + β ln(Yit ) + γ~ ln(Kit ) + δ ln(WBC ) +η~ lnTECit + λ lnOCit + ~ +ϑ lnTEC*OCit + u~it • C = costante; Y = vendite totali; K = capitale; W = salari; TEC = cambiamento tecnologico; OC = cambiamento organizzativo; • TEC*OC = variabile interagita tra cambiamento tecnologico e organizzativo, sotto l’ipotesi che le caratteristiche della tecnologia conducano alla sperimentazione di nuove pratiche organizzative, e viceversa.. 405 406 407 Principali risultati: white collars (tavola 2) La domanda cresce al crescere delle vendite totali, e al ridursi dei salari dei white-collars (labor costs), mentre gli investimenti (Capital) non giocano un ruolo significativo. SBTC - ipotesi respinta, le imprese più orientate verso il cambiamento tecnologico denotano una riduzione nel numero dei white-collars (colonna 2). Possibile interpretazione: risultato determinato dalla riduzione nel numero dei meno qualificati tra i white-collars? SBOC - ipotesi confermata dalle stime, anche se OC è statisticamente poco significativa (colonna 4). Interazione statisticamente significativa tra cambiamento tecnologico e organizzativo (colonna 6), che generano un effetto super-additivo. 408 Principali risultati: blue collars (tavola 3) La domanda è meno influenzata dalle vendite totali rispetto a quanto avviene per i white-collars, mentre costo del lavoro e investimenti (Capital) non sono significativi. SBTC - ipotesi confermata, le imprese più orientate verso il cambiamento tecnologico denotano una riduzione nel numero dei (colonna 2). SBOC - ipotesi respinta dalle stime (colonna 4): sostanziale neutralità di OC; conseguente al fatto che esso determina una riorganizzazione delle attività manageriali e organizzativi ma non necessariamente (o non simultaneamente) anche quella delle attività produttive in senso stretto? Nessuna interazione statisticamente significativa tra cambiamento tecnologico e organizzativo (colonna 6). 409 Conclusioni … • Utilizzando un piccolo campione di imprese italiane nel settore del macchinario industriale, lo skill upgrading non è una chiara conseguenza del cambiamento tecnologico. • Il cambiamento tecnologico da solo denota un carattere laborsaving, indipendentemente dalle skills relative dei lavoratori coinvolti • Il cambiamento organizzativo da solo non sembra comportare un effetto asimmetrico a favore degli skilled workers, mentre è sostanzialmente neutrale nel caso degli unskilled. • Parzialmente in linea con i risultato ottenuti da Piva, Santarelli and Vivarelli (Research Policy, 2005) per l’intero comparto manifatturiero italiano, questo settore sembra essere caratterizzato da un effetto super-additivo dello skill-bias che ha origine dal verificarsi contestuale del cambiamento tecnologico e di quello organizzativo. 410 Il triangolo competitivo Tecnologia, organizzazione, capitale umano: un “triangolo competitivo” per la produttività di imprese, settori, sistemi paese. IT • IT = investimenti nelle nuove tecnologie; • WO = innovazione organizzativa; • HK = per favorire l’interazione virtuosa tra IT e WO occorre investire in capitale umano WO HK 411 Quale educazione per il “nuovo” capitale umano? • Politica per l’educazione: – meno preparazione specifica all’utilizzo diretto delle nuove tecnologie (“saper fare”; pratica); – estensione e rafforzamento della formazione generalista (“capire”; metodi e modelli). • Vantaggi dell’educazione generalista: – a) non viene resa obsoleta dall’accelerazione del progresso tecnologico – b) predispone ad una flessibilità di impiego che ben si coniuga col carattere pervasivo delle nuove tecnologie e il carattere superadditivo della combinazione tra innovazione tecnologica e organizzativa; – c) è orientata all’acquisizione di quelle capacità relazionali e di visione generale che sono requisiti essenziali di una forza lavoro in grado di adattarsi ai cambiamenti tecnologici ed organizzativi in atto. 412