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Loadmaster 4
Sgombero di proiettili sul Grimsel
10
I resti dei proiettili della DCA vengono raccolti e smaltiti
Il Taflir dirada la nebbia
15
Il gruppo radar alla riunione del Consiglio dei ministri OSCE
La difesa contraerea al Morgarten
La FOA si presenta alla cerimonia per l’anniversario
22
Editoriale
In ogni situazione
Care lettrici,
cari lettori,
le Forze aeree vengono impiegate in ogni situazione. La scorsa estate, caratterizzata da temperature torride, si è avuta l’ennesima chiara
dimostrazione che il nostro esercito non entra in azione soltanto in
caso di eventi particolari. In diversi luoghi in Svizzera nelle Alpi si è
registrata una penuria di acqua. Oltre a prestare numerosi impieghi
d’aiuto minori, l’esercito ha in particolare fornito aiuto ai Cantoni
di Vaud e di Friburgo, dove sulle Alpi mancava acqua per le mucche.
Complessivamente l’esercito ha prestato 1216 giorni – uomo nel quadro dell’aiuto militare in caso di catastrofe. Una parte considerevole di questa prestazione sussidiaria è stata assunta dalle Forze aeree:
i nostri elicotteri hanno trasportato circa 2220 metri cubici di acqua
su diversi alpeggi totalizzando 318 ore di volo.
Sensibilmente più breve, ma comunque decisivo è stato il nostro impiego in occasione del vasto incendio scoppiato a Horn (TG) sul lago
di Costanza. Un’ora circa dopo l’allarme, sul posto era già presente
il primo elicottero delle Forze aeree. In un unico giorno, con tre elicotteri sono state gettate complessivamente 450 tonnellate di acqua
sull’area industriale in fiamme. Secondo quanto spiegato più tardi
dal comandante dei pompieri di Arbon, gli elicotteri delle Forze aeree rappresentavano l’unico mezzo per poter spegnere l’incendio negli edifici difficilmente raggiungibili e pericolanti.
Questi impieghi con elicotteri sono solo una piccola parte dei compiti contemplati nel profilo prestazionale delle Forze aeree. Affinché
possiamo continuare a fornire il nostro contributo a favore della sicurezza in Svizzera e nel suo spazio aereo, necessitiamo di mezzi moderni in quantità sufficiente. In tal senso, sono lieto di poter contare
sull’appoggio del Parlamento. In autunno, quest’ultimo ha approvato l’acquisto del sistema di ricognitori telecomandati 15 (ADS 15),
con cui sostituiremo l’ADS 95 ormai obsoleto. I prossimo passi da
compiere saranno la sostituzione dell’odierna difesa contraerea con
la difesa terra – aria 2020 (DTA 2020) e l’acquisto di un nuovo aereo
da combattimento, per il benessere e la sicurezza del nostro Paese.
Comandante di corpo Aldo C. Schellenberg, comandante delle FA
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Contenuto
Immagine di copertina
Nel servizio di volo con elicotteri, il loadmaster assume vari compiti, per esempio si occupa dell’argano di salvataggio sul Super
Puma. (Foto: DDPS)
Contenuto
4 «È il lavoro dei miei sogni»
Il loadmaster nel servizio di volo con elicotteri
6 Rotori invece delle luci blu
Servizio di polizia aerea con elicotteri
8 Più luce con meno corrente elettrica
Illuminazione della pista rispettosa dell’ambiente
9 Il profilo prestazionale è formulato
Rapporto del comandante delle Forze aeree
12 Adeguare il rischio al compito
Seminario sulla sicurezza di volo a Lucerna
6
10
Il Taflir dirada la nebbia
14
La difesa contraerea al Morgarten
13 Il segno distintivo dei quadri
Cerimonia di promozione della scuola delle onde direttive
Sgombero di proiettili
Militari di milizia e collaboratori di professione hanno raccolto i proiettili della DCA
nella zona del Grimsel
14 Sull’attenti per la cancelliera tedesca
La scuola GE fornisce la formazione d’onore per Angela Merkel
16 Le opportunità offerte da Facebook
La FOA aiuto cond 30 punta sui social media
18 Dobbiamo dare la priorità al reclutamento di quadri
Rapporto annuale della FOA dell’aviazione 31
20 Il futuro dell’aviazione
Un pilota spagnolo di droni a Emmen
24 Un esercito moderno
La DCA si presenta a Full-Reuenthal
Il gruppo radar mobile in impiego alla
riunione del Consiglio dei ministri OSCE
26 Bisogna imparare a condurre
Corsi di formazione per comandanti e ufficiali di stato maggiore
28Agenda
Impressum
esercito.ch, la rivista dei militari della Forze aeree, viene pubblicata due volte all’anno in tedesco, francese e
italiano.
Prossima edizione:
1 / 2016 Chiusura redazionale: 21 marzo 2016
Esce il: giugno 2016
Editore: comandante delle Forze aeree
Redazione: Comunicazione delle Forze aeree, Redazione esercito.ch, David Marquis, Papiermühlestrasse 20,
3003 Berna, Telefono 058 464 37 46, [email protected]
Traduzioni: Servizi di traduzione DDPS
Impaginazione: Comunicazione delle Forze aeree
Stampa: Stämpfli AG, 3001 Berna
Cambiamenti d’indirizzo: I militari incorporati per scritto alla Direzione militare del rispettivo Cantone di
domicilio. Tutti gli altri alla Comunicazione delle Forze aeree, Papiermühlestrasse 20, 3003 Berna
Copyright: DDPS, settore Difesa
Internet: www.esercito.ch
www.forzeaeree.ch
La FOA si presenta alla cerimonia per
l’anniversario della battaglia
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3
Impiego
L’attività quotidiana di un loadmaster
«È il lavoro dei miei sogni»
Prima del volo l’elicottero viene controllato per mezzo di una lista di
controllo.
Nerina Eugster, Comunicazione Forze aeree
Per Carlo Colmelet la giornata inizia presto.
Se è previsto un volo alle 7.30, alle 6.15 è
già al lavoro. Prima che un elicottero possa
decollare, infatti, il loadmaster ha parecchio
da fare. La prima cosa da fare è preparare
l’elicottero al volo. Sulla base di diverse liste
di controllo, l’elicottero viene esaminato in
tutte le sue parti ed eventuali piccole lacune
vengono colmate direttamente. Per problemi
più importanti può essere richiesto l’intervento di loadmaster specializzati nelle riparazioni. Se il loadmaster è soddisfatto dello
stato dell’elicottero, lo prepara per l’incarico
concreto. «A seconda della missione monto
il verricello, preparo il materiale da caricare
o, in caso di trasporto di persone, provvedo
affinché i tappi per le orecchie e i sacchetti
di carta per il mal d’aria siano sufficienti»,
spiega Colmelet.
Istruzione presso l’aerodromo di Alpnach
Colmelet è loadmaster presso il padiglione 3 di Alpnach da quasi dieci anni. «Sono
cresciuto ad Alpnach e qui, nel padiglione 2,
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Foto: Nerina Eugster
Foto: Nerina Eugster
Ripara, controlla e prepara gli elicotteri, si occupa del carico e dei passeggeri, fa rifornimento di
carburante, manovra il verricello, guida imbarcazioni di salvataggio e aiuta durante i decolli e gli
atterraggi. L’ambito d’attività del loadmaster, ancora poco conosciuto, è estremamente diversificato.
Carlo Colmelet, del centro di competenza dell’esercito per gli elicotteri di Alpnach, ci racconta la sua
professione.
Mentre i piloti scorrono le loro liste di controllo, Colmelet sorveglia le
operazioni di partenza.
ho svolto l’apprendistato di polimeccanico»,
racconta Colmelet, che continua: «l’aerodromo è sempre stato parte di me. Anche mio
padre lavora qui. Dopo l’apprendistato sono
stato soldato d’aviazione a Payerne, ho lavorato per la RUAG, ho frequentato la scuola
sottufficiali e la scuola media professionale e
ho lavorato in ambito civile, finché nel 2006
sono tornato all’aerodromo in qualità di
loadmaster».
Il mestiere di loadmaster comprende
un’ampia gamma di compiti. Da un lato,
in qualità di meccanico d’aeromobili, è
responsabile della manutenzione e della
rimessa in efficienza degli elicotteri, esegue
controlli e riparazioni e assume 24 ore su 24,
365 giorni all’anno, il cosiddetto picchetto «trouble­shooting», ovvero la ricerca di
guasti dell’elicottero durante l’impiego. Ad
Alpnach, il centro di competenza delle Forze
aeree svizzere per gli elicotteri, i loadmaster
del padiglione 2 si sono specializzati in questi
compiti. Dall’altro lato il loadmaster è responsabile della preparazione dell’elicottero
e del servizio di volo. Questi compiti spettano
agli specialisti del padiglione 3. Grazie al
principio di rotazione che prevede lo scambio
di collaboratori tra i padiglioni 2 e 3, tutti i
loadmaster possono essere impiegati in entrambi i settori, come spiega Carlo Colmelet:
«Ogni anno, per due-tre settimane lavoriamo nell’altro padiglione. In questo modo il
know-how non va perso».
Il lavoro di loadmaster
Dopo il controllo dell’elicottero e la preparazione del materiale necessario per la missione, è compito del loadmaster provvedere
affinché il decollo avvenga senza intoppi.
Mentre nel cockpit i piloti scorrono le loro
liste di controllo, Carlo Colmelet, vestito di
tutto punto, è davanti all’elicottero e sorveglia le operazioni di partenza. Controlla che
all’esterno dell’elicottero tutto sia in ordine,
che vicino al rotore non si trovino né oggetti
né persone e si tiene pronto a intervenire in
caso di problemi. Il fatto che i piloti possano
mettersi in volo senza controllare l’esterno
dell’elicottero, ovvero senza quello che in
gergo viene chiamato «go around check», è
una peculiarità delle Forze aeree svizzere.
Questo è un segno della fiducia dei piloti nelle
All’ultimo momento Colmelet entra in cabina.
capacità dei loadmaster. All’ultimo minuto,
infine, Colmelet entra nella cabina dell’elicottero. Durante l’atterraggio, in particolare
su suolo irregolare, il loadmaster apre la porta
della cabina e aiuta il pilota a portare a terra
l’elicottero in tutta sicurezza.
In caso di impiego con il Puma, a meno
che si tratti di un volo a pieno carico o destinato a spostare l’elicottero da un punto
all’altro, a bordo vi è sempre un loadmaster.
Accompagna tra l’altro i trasporti di VIP,
della truppa o di altre persone, gli impieghi
antincendio e «Search and Rescue» (SAR),
lo sgombero di proiettili, il trasporto di materiale e gli impieghi con il visore notturno.
È inoltre competente per la manovra del
verricello e può essere impiegato in qualità
di assistente per voli di salvataggio perché
ha ottime conoscenze in ambito sanitario.
Quando il loadmaster non è in volo esegue
controlli di volo intermedi o riparazioni,
rifornisce di carburante gli elicotteri e svolge
attività d’ufficio. «C’è sempre qualcosa da
fare», afferma Colmelet ridendo.
Il lavoro di loadmaster è variato e comprende impieghi di varia natura. Per essere
Foto: Eugen Bürgler
Foto: Nerina Eugster
Impiego
Colmelet (appeso al verricello) durante un impiego con l’EC635.
all’altezza, i loadmaster vengono formati in
diversi settori, come spiega Carlo Colmelet:
«Oltre alla nostra formazione di meccanico
d’aeromobili impariamo a manovrare i verricelli, a guidare autocarri e imbarcazioni
di salvataggio e anche a rifornire di carburante gli elicotteri. Seguiamo inoltre un
corso di sopravvivenza base come pure una
formazione destinata agli assistenti di volo
per trasporti merci e voli di salvataggio e
veniamo istruiti per gli impieghi SAR. Prima
di poter essere impiegati integralmente in
tutti i settori ci vogliono almeno da due a
quattro anni. Per questo mestiere l’esperienza è fondamentale».
Tecnica e lavoro di gruppo
I presupposti per poter lavorare come
load­master sono un’istruzione tecnica di
base e l’idoneità al volo. Quest’ultima viene
verificata ogni 1–2 anni, a seconda dell’età
del loadmaster. Inoltre bisogna lavorare
volentieri all’esterno e avere una buona
condizione fisica generale, come precisa
Carlo Colmelet: «Veniamo impiegati con
ogni tempo e ci capita di sollevare pesi.
Fisicamente è impegnativo». Sono pure indispensabili flessibilità e spirito di gruppo.
«Nel nostro lavoro ci sono spesso impieghi
non pianificati, ad esempio in caso di incendi
boschivi, inondazioni, trasporti di legname e
d’acqua o recupero di velivoli. Sono casi che
richiedono flessibilità», sottolinea Colmelet.
Questo lavoro comprende anche impieghi
all’estero. In qualità di loadmaster bisogna
essere disposti a prestare servizio all’estero,
ad esempio in Kosovo, 3–4 settimane all’anno. Sommandole agli impieghi per il Super
Puma Display Team all’estero e agli impieghi
inaspettati, in un anno si è all’estero per 4–8
settimane.
Per garantire tutto ciò è necessaria una
buona intesa, sia tra i loadmaster e i piloti
che con la propria famiglia. «Lavoriamo in
stretta collaborazione e con i piloti abbiamo
un ottimo rapporto. Ho anche l’appoggio
di mia moglie. È il lavoro dei miei sogni»,
conclude Carlo Colmelet. «È complesso e
bisogna essere consapevoli della responsabilità che si assume. Nel contempo è molto
vario e interessante. Non c’è un giorno uguale
all’altro, e questo mi piace molto». ■
esercito.ch Forze aeree 2 / 15
5
Impiego
Servizio di polizia aerea con elicotteri
Rotori invece delle luci blu
Un Super Puma sta identificando un Pilatus PC-7 quale velivolo che ha violato le regole.
Finora le Forze aeree hanno impiegato principalmente aerei da combattimento per il servizio di polizia
aerea. Durante la protezione di conferenze sono stati completati con Pilatus PC-7. Dal 2014, in caso di
fabbisogno è possibile impiegare anche elicotteri, che presentano vantaggi soprattutto in caso di obiettivi lenti e che volano a bassa quota. Un fuciliere a bordo offre un’ulteriore possibilità d’intervento.
David Marquis, Comunicazione Forze aeree
Una giornata estiva con tempo splendido, il
traffico aereo è molto intenso sopra il lago di
Neuchâtel. Il capitano Stephan Oberhauser
e il capitano Philippe Weber devono tenere
opportunamente sotto controllo lo spazio
aereo attorno al loro Eurocopter EC635 a
causa dei numerosi aeroplani sportivi. Tuttavia, il loro compito vero e proprio è quello
di identificare un velivolo che volta sopra
il lago in provenienza da ovest. I due piloti
ricevono le indicazioni direttamente dalla
Centrale d’impiego difesa aerea (Cen impg
dif aer) a Wangen bei Dübendorf. In tale
sede è presente un Tactical Fighter Controller
(TFC, in passato ufficiale controllore d’inter-
6 esercito.ch Forze aeree 2 / 15
cettazione), che fornisce indicazioni precise
su come intercettare l’aereo sensibilmente più
rapido rispetto all’elicottero. Di consueto, il
TFC svolge missioni di F/A-18 e di piloti Tiger
applicando esattamente la stessa procedura.
In base alle informazioni del TFC, il capitano
Weber dirige il suo EC635 sempre più vicino
all’oggetto da identificare. Ed ecco che in
lontananza i due piloti scorgono l’aereo sotto
forma di un piccolo punto nero. Ma il punto si
avvicina molto rapidamente e diventa sempre
più grande. Weber effettua una virata stretta
a sinistra posizionandosi alla sinistra del velivolo ad ala fissa.
Il timing deve essere perfetto: se il pilota
vira troppo tardi, la distanza dal velivolo
obiettivo diventa troppo grande. La lacuna
può essere colmata nuovamente solo a malapena vista la relativa lentezza dell’elicottero.
Ora Stephan Oberhauser inizia con l’identificazione. Dapprima annuncia al TFC un aereo
monomotore biancorosso. Dopo che Weber
si è avvicinato ulteriormente con l’elicottero
all’obiettivo, Oberhauser può aggiungere che
si tratta di un Pilatus PC-7 con a bordo due
persone e l’immatricolazione è A-918. Per
questa volta non è necessario un intervento,
la missione dei due piloti di elicotteri si è conclusa con l’identificazione visiva. Rientrano
quindi all’aerodromo militare di Payerne.
La Francia come esempio
Il volo d’identificazione di Oberhauser e Weber si è svolto nel quadro del corso d’istruzio-
Impiego
Creazione di un pool di piloti
La procedura d’impiego sviluppata in Francia
ha nel frattempo suscitato interesse a livello
internazionale. Negli USA, dal 2006 la Coast
Guard protegge la capitale Washington secondo il modello francese mediante MH-65C
Dolphin. Anche il ten col Pascal Hügli ha
visitato la «Parisis» e assolto in loco il corso
di formazione per il servizio di polizia aerea.
L’esperto pilota di elicotteri è capo Istruzione
trasporto aereo presso le Forze aeree svizzere
e in tale funzione è responsabile per l’istruzione degli equipaggi di elicotteri nel servizio
di polizia aerea. «Non è previsto di istruire
tutti i piloti di elicotteri ma vogliamo disporre di un pool per eventuali impieghi», spiega
il ten col Hügli. E aggiunge: «Gli specialisti
per il servizio di polizia aerea sono i piloti di
jet. Per noi le procedure e le geometrie rappresentano una novità. Dapprima dobbiamo
anche familiarizzarci con la collaborazione
con un TFC e l’utilizzo della «Tactical Voice»
alla radio».
Per tale motivo, durante i voli d’allenamento sull’elicottero o nel velivolo da
intercettare è presente un pilota di jet. Può
fornire preziosi consigli pratici in occasione
del debriefing. Il corso d’allenamento era
incentrato esclusivamente sull’identificazione e sull’eventuale accompagnamento di un
aereo intercettato fino al momento dell’atterraggio. Analogamente a quanto avviene
in Francia, durante l’impiego con il Super
Puma è presente un fuciliere di bordo che,
nel peggiore dei casi, potrebbe combattere
un pilota ostile. Il col SMG Frédéric Ryff, per
molti anni pilota di jet da combattimento e
oggi comandante dell’aerodromo di Emmen,
spiega: «Tutti i mezzi per il servizio di polizia aerea vengono comandati dal Chief Air
Defense, CAD, presso la Centrale d’impiego
difesa aerea». In base alle prime informazioni
di cui dispone, decide quali mezzi impiegare
per l’identificazione di un velivolo che ha
violato le regole. Fattori decisivi sono, tra
l’altro, la quota di volo e la velocità». Sinora,
in occasione di impieghi come il WEF o la
conferenza sulla Siria a Montreux, il CAD
ha avuto a disposizione jet da combattimento
e Pilatus PC-7 nonché, in determinati casi,
cannoni DCA. A ciò si sono ora aggiunti gli
elicotteri con il fuciliere di bordo.
Contro oggetti lenti
Il col SMG Ryff vede i vantaggi dell’elicottero soprattutto nel caso di oggetti volanti
lenti: «Abbiamo la possibilità di identificare
altri elicotteri, aerei sportivi monomotore,
ma anche velivoli ultraleggeri o parapendii
motorizzati. Per tali compiti il PC-7 è talvolta già troppo veloce». Anche in caso di
coltri nuvolose basse, l’elicottero può essere
operativo sotto le nubi, ciò che spesso non è
più possibile con velivoli ad ala fissa in valli
strette. Una nuova minaccia molto discussa
è costituita dai droni. Frédéric Ryff spiega:
«I cosiddetti minidroni non sono critici. Da
un lato possono portare solo un carico utile
molto ridotto, dall’altro il pilota deve trovarsi
nelle immediate vicinanze e può quindi essere fermato dalla polizia al suolo». Diversa
la situazione per i grandi droni con un peso
di 30 chilogrammi o più, che sul piano legale
non vengono più considerati degli aeromodelli: «Questi sono possibili obiettivi per i
nostri elicotteri visto che possono percorrere
lunghi tragitti mediante la navigazione satellitare e teoricamente portare anche carichi
esplosivi pericolosi». In tale caso, il CAD
ha non solo la possibilità di identificare, ma
anche di intervenire: «Abbiamo a bordo del
Super Puma un fuciliere del comando forze
speciali dell’esercito, che, in caso di necessità, può combattere obiettivi piccoli e lenti
dall’elicottero», puntualizza il col SMG Ryff.
Prove di tiro, in cui si è sparato dal portello
laterale aperto dell’elicottero in volo, hanno
mostrato che si può raggiungere una quota
elevata di colpiti.
Processi come nei jet
Il processo relativo all’impiego di armi a
partire dall’elicottero si svolge analogamente
a quello nei jet da combattimento: «Il CAD
prende contatto con il decisore politico, di
regola il capo del Dipartimento federale della
difesa, della protezione della popolazione e
dello sport (DDPS) oppure, in caso di delega, con il comandante delle Forze aeree,
e se del caso ordina l’impiego delle armi
con il suo consenso». Ciò va inteso come
ultimo mezzo possibile, se bisogna partire
dal presupposto che sussista una minaccia
terroristica diretta. ■
Foto: DDPS
ne relativo all’«Air Policing On Helicopter»
(APOH). Tale procedura proviene originariamente dalla Francia, dove l’escadron
d’hélicoptères 03.067 «Parisis» protegge lo
spazio aereo sopra la capitale con dieci Eurocopter AS555 Fennec. Questa squadra viene
però impiegata anche puntualmente in altri
luoghi, come ad esempio presso la stazione
spaziale di Kourou nella Guyana francese.
Da quando si verificarono gli attentati
l’11 settembre 2001 negli USA, la squadra
si occupa principalmente del servizio di
polizia aerea. Nel settore di Parigi vi è una
prontezza d’allarme per 365 giorni all’anno,
24 ore su 24. Durante gli impieghi è presente
a bordo anche un fuciliere delle forze speciali
dell’Armée de l’Air. La «Parisis» è già stata
impiegata più volte per la protezione di conferenze, ad esempio nel 2008 in occasione
del vertice dei ministri della difesa europei a
Deauville o nel 2009 durante il vertice della
Nato a Strasburgo.
Gli strumenti dell’Eurocopter EC635 appoggiano i piloti nella fase di avvicinamento al velivolo da identificare.
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7
Impiego
Illuminazione della pista a LED
Foto: DDPS
Più luce con meno corrente elettrica
Nei prossimi anni gli impianti d’illuminazione degli aerodromi militari verranno sostituiti con sistemi basati su LED.
Gli impianti di segnalazione luminosa delle superfici destinate al traffico aereo delle Forze aeree si
basano oggi su lampade alogene e vengono impiegati da oltre 50 anni. I pezzi di ricambio sono ormai
rari. Di conseguenza, per la manutenzione è già stato necessario riutilizzare materiale di vecchi aerodromi militari. Nel corso dei prossimi anni, i vecchi impianti alogeni verranno sostituiti da fari a LED ad
alta efficienza energetica.
David Marquis, Comunicazione Forze aeree
«Dobbiamo dare avvio a un salto generazionale. I pezzi di ricambio
per le lampade alogene sono molto rari, la manutenzione è costosa e
inoltre consumano molta corrente elettrica», spiega Harry Morger,
capo Equipaggiamento aerodromi in seno allo Stato maggiore delle
Forze aeree. Gli effetti del passaggio alla tecnologia a LED (vedi riquadro) saranno notevoli: «È possibile risparmiare oltre il 50 % di corrente elettrica. Inoltre, la durata di vita delle lampade supera le 25 000
ore, un valore notevole», prosegue Harry Morger. In questo modo diminuisce anche la necessità di manutenzione. Si prevede i costi d’esercizio provocati dagli impianti di segnalazione luminosa delle superfici destinate al traffico aereo possano essere notevolmente ridotti.
Risparmi nel campo delle infrastrutture
A seguito delle raccomandazioni di varie autorità di regolamentazione, in futuro le Forze aeree dovranno anche illuminare le vie di rullaggio fino ad oggi sprovviste d’illuminazione. Se si continuasse ad
utilizzare lampade alogene, il fabbisogno di corrente elettrica aumenterebbe e sarebbe quindi necessario ampliare e potenziare gli impianti
elettrici esistenti. «Grazie alle lampade a LED, nonostante l’estensione delle superfici illuminate, consumeremo meno corrente elettrica
di quanta ne utilizziamo oggi. Ciò significa che potremo rinunciare
a costosi adeguamenti dei cavi e dei generatori», spiega Harry Morger. Le lampade alogene non verranno tutte sostituite contemporaneamente. «Prima utilizzeremo i LED nel quadro di progetti come la
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sostituzione dell’illuminazione fissa della pista a Emmen. In seguito,
le lampade a LED verranno montate anche nel corso della manutenzione ordinaria», afferma Morger. ll responsabile del progetto prevede che in questo modo le lampade alogene verranno completamente
sostituite entro circa dieci anni.
Potenti da illuminare interi hangar
Harry Morger aggiunge: «Se si considera questo lasso di tempo e si
aggiunge il ciclo di vita delle lampade, dobbiamo scegliere una nuova soluzione che rispetti i requisiti tecnici ed ecologici per i prossimi trent’anni. Abbiamo quindi optato per la soluzione più efficiente
disponibile sul mercato». È in ogni caso plausibile che gli aerodromi
utilizzino in futuro sempre di più la tecnologia LED: «Le lampade a
LED sono oggi abbastanza potenti da illuminare interi hangar e spazi esterni», conclude Harry Morger. ■
La tecnica LED
Il diodo luminoso (light emitting diode, abbreviato LED) è stato inventato
nel 1962 e veniva inizialmente utilizzato solo nei display, per esempio nei
caratteristici schermi verdi e rossi delle vecchie calcolatrici tascabili. Nel
corso del tempo sono stati sviluppati LED sempre più potenti e a partire
dagli anni novanta è stato possibile utilizzarli come mezzi d’illuminazione.
Le moderne lampadine a LED sono più efficienti delle lampade a risparmio energetico basate sulla stessa tecnologia delle lampade al neon. La
quota di mercato delle lampade a LED raggiunge già il 50 %.
Rapporto
Rapporto informativo del comandante delle Forze aeree
Il profilo prestazionale è formulato
Mercoledì 20 maggio 2015, presso l’aerodromo militare di Emmen, il comandante
delle Forze aeree, comandante di corpo Aldo C. Schellenberg, ha tenuto il suo
rapporto informativo annuale. Davanti a circa 800 quadri militari e civili delle
Forze aeree, ha gettato uno sguardo sulle sfide imminenti.
David Marquis, Comunicazione Forze aeree
All’inizio del rapporto, il comandante delle Forze aeree ha ricordato che negli ultimo dodici mesi la sua truppa ha dovuto affrontare
un numero straordinariamente alto di impieghi e di grandi esercizi,
in particolare il Consiglio dei ministri dell’OSCE a Basilea, il World
Economic Forum a Davos, l’esercizio con truppe al completo STABANTE 15 e l’AIR14 in occasione del centenario delle Forze aeree. Parallelamente si è dovuta garantire l’istruzione nelle scuole e nei corsi.
La prontezza viene incrementata
Conseguenze dell’USEs
Per quanto riguarda l’ulteriore sviluppo dell’esercito (USEs), Aldo
C. Schellenberg ha affermato: «le sorelle gemelle dell’USEs sono le
finanze. Senza un budget per l’esercito di cinque miliardi di franchi
all’anno, l’attuazione è messa a repentaglio». Nel prosieguo del rapporto informativo, i comandanti delle formazioni d’addestramento
delle Forze aeree hanno illustrato quali effetti avrà l’USEs sulle strutture delle rispettive formazioni e sull’istruzione futura. È stata anche effettuata una retrospettiva sull’esercizio con truppe al completo STABANTE 15, al quale hanno partecipato circa 6000 militari: la
direzione dell’esercizio e i partecipanti hanno spiegato brevemente
quali insegnamenti hanno tratto da quest’esercizio di grandi proporzioni e quali misure ne sono conseguite. ■
Foto: Rolf Dammer
Il comandante di corpo Schellenberg è poi passato a trattare del concetto di sicurezza dello spazio aereo a lungo termine che il Consiglio
federale ha approvato nell’agosto 2014: «Il profilo prestazionale per le
Forze aeree del futuro è ora chiaramente formulato. Occorre ora continuare a lavorare su questa base». Ciò significa che la prontezza d’intervento nel servizio di polizia aerea deve essere garantita fino al 2020
per 24 ore su 24. Inoltre, occorre acquistare i sistemi MALS plus (si-
stema radar nell’ambito degli aerodromi militari), il sistema di droni
da ricognizione 15 (ADS 15) e il sistema di difesa terra aria 2020 (DTA
2020). A medio termine bisogna inoltre puntare all’acquisto di un
nuovo aereo da combattimento per sostituire gli antiquati F-5 Tiger.
Circa 800 quadri delle Forze aeree e ospiti hanno partecipato al rapporto informativo a Emmen.
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9
Impiego
Sgombero di proiettili
Al lavoro con sacchi per il riso
Per tre giorni, nella regione dei ghiacciai del Lauteraar, del Finsteraar e di Fiesch
vi è stato un andirivieni fuori dall’ordinario. Uomini e donne, equipaggiati con piccozze e calzature robuste, hanno setacciato la zona degli obiettivi della piazza di
tiro DCA di Gluringen alla ricerca di proiettili della Formazione d’addestramento
della difesa contraerea 33 (FOA DCA 33).
Nerina Eugster, Comunicazione Forze aeree
La seconda giornata dedicata allo sgombero
di proiettili nella zona degli obiettivi della
piazza di tiro DCA di Gluringen è caratterizzata da un clima autunnale particolarmente
piacevole. Splende il sole e le temperature
sono miti. Di buon umore, una ventina di
aiutanti si mette al lavoro sotto la direzione
del distaccamento alpino delle Forze aeree. Il
loro compito consiste nel cercare nel ghiaccio
e nella ghiaia proiettili DCA del calibro di
35 millimetri e del peso di 500 grammi e di
raccoglierli. Per trovarne il maggior numero
possibile il lavoro deve essere svolto in modo sistematico. Seguendo le istruzioni del
capogruppo Philippe Blatter, i partecipanti
formano una colonna lasciando 3–5 metri tra
una persona e l’altra. Per poter recuperare i
proiettili incastrati sotto alle pietre e congelati nel ghiaccio ogni aiutante riceve una
piccozza, che agevola anche gli spostamenti
sul suolo irregolare. Inoltre, ogni persona
porta con sé un sacco per l’acqua verde nel
quale vengono temporaneamente raccolti i
proiettili.
Fianco a fianco con la milizia
Ogni due anni, nella regione dei ghiacciai
del Lauteraar, del Finsteraar e di Fiesch ha
luogo uno sgombero di proiettili su incarico
della FOA DCA 33. Quest’anno si tratta della ventunesima edizione in questa zona. La
direzione spetta a Fritz Teuscher, capo del distaccamento alpino delle Forze aeree. «Nello
sgombero sono coinvolti collaboratori delle
Forze aeree, della BAC, della BLEs, del Centro
di competenza servizio alpino dell’esercito
e del Centro di competenza NBC-KAMIR,
come pure militari di milizia. Le persone
impiegate sono oltre 40» spiega Teuscher.
I militari di milizia, che sono incorporati
nel comando d’aerodromo 13 di Meiringen,
hanno potuto iscriversi come volontari per
questo compito in occasione del loro ultimo
CR. Gli interessati erano una sessantina,
ma sono stati i comandanti a scegliere chi
avrebbe potuto partecipare.
Il primo giorno tutti gli aiutanti sono
stati preparati all’impiego dagli istruttori
della FOA DCA 33, spiega Philippe Blatter,
capogruppo e collaboratore del distaccamento alpino delle Forze aeree. «Da alcuni
anni spariamo con munizioni d’esercizio
del calibro di 35 millimetri in alluminio e
metallo. Dietro alla punta sono contrassegnate con il colore grigio, blu o nero e non
sono pericolose. Potrebbero tuttavia essere
ancora presenti altri calibri o proiettili inesplosi contrassegnati con i colori giallo e
rosa utilizzati in passato, e questi potrebbero
essere pericolosi. Gli aiutanti sanno che non
possono toccarli. Se trovano qualcosa del
genere chiamano i collaboratori del comando
KAMIR (eliminazione di munizioni inesplose e sminamento). Questi ultimi controllano quelli che potrebbero essere proiettili
inesplosi e se necessario li fanno esplodere
in modo controllato», specifica Blatter. Per
Nel punto di deposito i proiettili vengono travasati dai sacchi per l’acqua verdi ai sacchi per il riso rosa.
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Impiego
risparmiare tempo e ore di volo, durante lo
sgombero tutti gli aiutanti pernottano alla
capanna CAS del Finsteraarhorn. A partire
dalle 8 del mattino, due elicotteri EC635 li
portano sul ghiacciaio.
Lo sgombero sul ghiacciaio procede speditamente. Ogni due metri si vede un aiutante
che fissa intensamente il suolo, per poi brandire la piccozza e liberare un proiettile. «In
passato non era nemmeno necessario cercarli,
ce n’erano dappertutto. Ora invece raccogliamo i resti che i ghiacciai ci restituiscono.
Ogni anno i proiettili sono sempre meno, ciò
significa che le azioni di sgombero sono state
utili», racconta Blatter, che continua: «Ma
non raccogliamo soltanto proiettili. Portiamo
via qualsiasi tipo di rifiuti. Spesso troviamo
nastrini e biglietti dei palloncini che vengono
lanciati durante i matrimoni, ma abbiamo già
recuperato anche suole di scarpe, bottiglie
vuote e materiale lasciato sul posto dai glaciologi. Quest’anno abbiamo persino trovato una
padella, un casco e un proiettile del calibro di
75 millimetri».A intervalli regolari Blatter
richiama gli aiutanti. I sacchi per l’acqua
verdi vengono svuotati e i proiettili e i rifiuti
vengono travasati in sacchi per il riso rosa,
che sono particolarmente stabili e facilmente
riconoscibili dall’alto per i piloti. Al momento
della pausa pranzo, trascorsa su una morena,
i punti di deposito dei sacchi per il riso rosa
sono già numerosi. Durante il pranzo si ride
molto, l’atmosfera è distesa. «Questo impiego
è divertente», dicono all’unanimità i militari
di milizia. «Il lavoro è fuori dall’ordinario,
possiamo volare in elicottero e facciamo
qualcosa di utile», aggiungono.
Gli aiutanti cercano con attenzione.
Gli elicotteri trasportano i sacchi per il riso rosa fino al passo del Grimsel.
Sgombero con l’elicottero
Foto: Nerina Eugster
Rinvigoriti, il pomeriggio gli aiutanti si rimettono al lavoro. Improvvisamente, ecco
il rumore di un elicottero in avvicinamento.
Tutti si fermano e osservano come l’elicottero si abbassa con prudenza per atterrare
accanto a un punto di deposito di sacchi per
il riso. Non si tratta di un compito facile,
come spiega il pilota militare Philippe Weber:
«L’atterraggio sul ghiacciaio è impegnativo
perché non si riesce a ‹parcheggiare› correttamente l’elicottero da nessuna parte». Ma non
è nemmeno necessario, perché non appena
l’elicottero tocca terra si apre la porta della
cabina e un collaboratore del distaccamento
alpino scende con un balzo per caricare i
sacchi per il riso. Per il trasporto dei sacchi,
durante questi tre giorni il team di Fritz Teuscher ha sempre a disposizione due EC635.
I sacchi vengono trasportati in elicottero fino
al passo del Grimsel, dove i rifiuti e i proiettili
vengono smistati e infine trasportati con un
autocarro.
Al termine dei tre giorni di lavori di
sgombero sui ghiacciai, mercoledì sera Fritz
Teuscher si dice molto soddisfatto dello svolgimento: «Il lavoro è stato un vero successo.
In totale abbiamo raccolto 5,3 tonnellate di
proiettili. Tutti hanno collaborato con motivazione e solerzia e le tre giornate si sono
concluse senza incidenti né contrattempi». ■
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Sicurezza di volo
Seminario a Lucerna
Adeguare il rischio al compito
La sicurezza di volo è un aspetto molto importante nelle Forze aeree. Per sottolineare la grande rilevanza del tema, il comandante delle Forze aeree, Aldo C. Schellenberg, ha convocato tutti i quadri del
servizio di volo a un seminario dedicato alla sicurezza di volo che si è tenuto mercoledì 23 settembre
presso il Centro d’istruzione dell’esercito a Lucerna (CIEL).
David Marquis, Comunicazione Forze aeree
«Il Safety Management System delle Forze aeree è una specie di cassetta degli attrezzi nella quale si trovano tutti i processi volti a migliorare la sicurezza di volo», ha spiegato il colonnello Stéphane Rapaz,
capo Sicurezza di volo, nella sua presentazione introduttiva. Ha anche precisato che le Forze aeree agiscono in un contesto molto variato. Il livello di sicurezza auspicato dipende dal rispettivo compito. In
caso di impiego con jet da combattimento durante un conflitto sono
accettabili rischi più elevati di quelli tollerati per un volo VIP: «Per
questo motivo dobbiamo essere in grado di adeguare la nostra gestione dei rischi alla situazione. Si tratta di mantenere sempre un buon
equilibrio tra prudenza e prestazioni».
Punto di vista esterno
Sfruttare la libertà d’azione
La situazione di sovraccarico del personale è stata constatata anche
dal medico capo dell’Istituto di medicina aeronautica (IMA), dr. Andres Kunz. Il medico ha formulato alcuni consigli su come affrontare tale situazione: «Rispettate i limiti imposti a livello finanziario e
di personale, poiché non sono previsti miglioramenti in proposito.
Sfruttate però anche le vostre libertà d’azione personali e coltivate la
cultura della nostra organizzazione». L’appuntamento si è concluso
con una tavola rotonda moderata da Thomas Bucheli, capo del servizio meteorologico presso l’emittente televisiva SRF ed ex ufficiale
delle Forze aeree, durante la quale si è discusso esaustivamente sulle
attuali sfide nel campo della sicurezza di volo. ■
Foto: David Marquis
Nell’intento di conoscere la qualità del Safety Management System
delle Forze aeree, il comandante di corpo Aldo C. Schellenberg ha
chiesto alla Segretaria generale del DDPS di effettuare una valutazione esterna. Tale incarico è stato affidato agli esperti Richard Bührer e
Andreas Etzweiler. Bührer ha dichiarato: «Per quanto concerne il modo di procedere avevamo carta bianca». è stato quindi deciso di svolgere colloqui esaustivi con 21 persone aventi un ruolo chiave. «Abbiamo così constatato che il livello nel settore della sicurezza di volo è
elevato. Siamo rimasti impressionati dalla Flight Safety Policy stipulata dal comandante. Il cambiamento di cultura che prevede un’analisi delle cause piuttosto che punizioni, è notevole per un esercito»,
specifica Richard Bührer. Sussiste tuttavia ancora potenziale di miglioramento. Gli strumenti della sicurezza di volo non sono per esempio ancora sufficientemente conosciuti. Anche nel settore delle risor-
se di personale è stata individuata una certa necessità di intervenire:
«Molti quadri sono sovraccarichi», ha illustrato il relatore. Bührer
vede un ulteriore potenziale nella cooperazione con i partner e spiega: «Le subordinazioni devono avvenire in ossequio al principio militare secondo cui a ogni settore corrisponde un capo e un compito».
Il comandante delle Forze aeree Schellenberg ha affermato: «Nessuno può eliminare il compito di ponderare bene il compito e i rischi.
Ognuno deve occuparsene nel proprio settore». La sicurezza deve essere parte integrante di qualsiasi analisi del compito e di tutte le decisioni. I collaboratori e la milizia devono essere istruiti in tal senso:
«La sicurezza deve essere una costante», afferma Schellenberg, richiamando l’attenzione sul fatto che le notifiche devono essere coerenti:
«Chi commette un errore non intenzionale, non in modo distruttivo
e senza un’intenzione criminale non deve temere punizioni». L’organizzazione della sicurezza in volo funziona soltanto se applichiamo
un reporting degli eventi basato sulla sincerità.
Thomas Bucheli (a sinistra) ha moderato la tavola rotonda sulla sicurezza di volo.
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FOA aiuto cond 30
Cerimonia di promozione della scuola delle onde direttive 62-2
Il segno distintivo dei quadri
Foto: mad.
Foto: Nerina Eugster
Al termine di dodici settimane di stage pratico è finalmente giunto il grande momento: 70 militari della scuola delle onde
direttive 62-2 (scuola ondi 62) sono stati promossi per mano del comandante della scuola, tenente colonnello SMG Pascal
Muggensturm. Nel discorso tenuto davanti a 32 ospiti e oltre 200 tra militari e amici ha parlato dell’intensa istruzione, dei
modelli da seguire e del rispetto che porta nei confronti dei nuovi quadri.
69 uomini e una donna sono stati promossi a un nuovo grado
militare.
Con una stretta di mano il tenente colonnello SMG Pascal
Muggensturm ha promosso gli aspiranti al loro nuovo grado.
Nerina Eugster, Comunicazione Forze aeree
bo un suggerimento per i futuri quadri: «Chi affronta le cose con umorismo sarà un capo migliore. Le risate uniscono. Attenetevi quindi al
principio dei quattro elementi: dedizione, rigore, bontà e umorismo».
Sull’attenti e all’apparenza rilassati, gli aspiranti attendevano in chiesa con le mani appoggiate sui fianchi e lo sguardo rivolto in avanti
mentre il tenente colonnello SMG Pascal Muggensturm annunciava
la scuola delle onde direttive 62 al brigadiere Willy Siegenthaler, ex
comandante della Formazione d’addestramento aiuto cond 30. «Iniziare!», è stato l’ordine ricevuto in risposta.
Rispetto verso i nuovi quadri
Poi, con voce chiara, Muggensturm si è rivolto agli ospiti e ai famigliari. «Oggi, al termine di un lungo e intensivo periodo d’istruzione, 70
cittadini svizzeri provenienti da 18 Cantoni ricevono il loro brevetto»,
ha dichiarato. «Hanno lavorato sodo per questa promozione e se la sono guadagnata. Ora ricevono il segno distintivo dei quadri affermati». Nelle ultime dodici settimane di stage pratico gli aspiranti hanno
assunto la responsabilità di condurre altre persone, impiegando il loro tempo a favore della collettività. Non è una cosa ovvia. «Per questo
meritano il mio rispetto e la mia gratitudine», ha aggiunto Muggensturm. «Ma non è solo per merito loro che sono diventati ciò che sono
oggi. Cari aspiranti, soffermatevi un istante a guardare i vostri genitori e i vostri esempi seduti tra il pubblico, le persone che vi hanno educato e hanno fatto di voi dei giovani di successo e di buone maniere. La
condotta dei vostri genitori si è dimostrata efficace, che lo sia anche la
vostra», ha concluso il tenente colonnello. A tal proposito il cappellano militare della scuola, capitano Stefan Zürcher, aveva ancora in ser-
Al passo coi tempi
Con questo augurio in tasca i giovani aspiranti hanno infine ottenuto la loro promozione. Sotto i flash degli apparecchi fotografici, il tenente colonnello Muggensturm ha promosso gli aspiranti ai gradi di
tenente, sergente maggiore capo, furiere o sergente con una stretta
di mano. Grazie alla loro istruzione sono al passo coi tempi, ha dichiarato l’oratore ospite e consigliere nazionale Beat Walti (PLR/ZH):
«Nella trasmissione di dati e nella comunicazione possono cambiare repentinamente aspetti fondamentali. Anche nell’esercito sarà lo
sviluppo digitale a determinare il successo o l’insuccesso. L’esercito
deve rimanere al passo con questi sviluppi».
Durante l’aperitivo servito in coda alla cerimonia, il neopromosso tenente Stefan Stucki ci ha illustrato come ha vissuto la promozione: «La cerimonia è stata emozionante, sebbene avessi già vissuto situazioni analoghe. Ho percepito un certo nervosismo solo al
momento di stringere la mano al comandante. Il piacere di affrontare la nuova sfida è predominante». Il comandante era invece più nervoso: «È la prima volta che svolgo una promozione. Ritengo doveroso
offrire una buona cerimonia ai nostri militari di milizia. Per questo
motivo ero ragionevolmente nervoso. Ho vissuto come un privilegio
il fatto di poter promuovere questi giovani quadri a un nuovo grado
militare», confida Pascal Muggensturm. ■
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FOA aiuto cond 30
La scuola GE si schiera in formazione d’onore
Sull’attenti per la cancelliera tedesca
Quando la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga ha accolto a
Berna la cancelliera tedesca Angela Merkel le reclute della SR GE 64/2-15 si sono
messe sull’attenti, schierandosi in formazione d’onore. È già la seconda volta che
alla scuola gode di questo privilegio.
Maggiore Kathrin Loppacher, capo comca FOA aiuto cond 30
Giovedì 3 settembre 2015. Ore 5.00 diana, ore 6.00 appello d’entrata nell’area della caserma di Jassbach (BE). Controllo della rasatura, della capigliatura e della tenuta. Quello che aspetta la scuola reclute 64/2-15 dopo un primo esercizio di guerra elettronica (GE) è
molto solenne. Di lì a poche ore tutta la Svizzera avrà gli occhi puntati sugli 89 militari che si schiereranno in formazione d’onore. Sono passati appena due mesi dalla prima richiesta del Protocollo militare. Il capitano Mahdi Shahbari, comandante di compagnia della
SR GE 64/2-15, ha ricevuto l’incarico definitivo nella prima metà di
agosto, quindi più di tre settimane prima dell’impiego previsto. «Durante il periodo di preparazione è difficile evitare che vengano sospesi
blocchi d’istruzione o che vi sia uno scambio di importanti sequenze d’istruzione. In questo caso abbiamo dovuto elaborare soluzioni nell’ambito del servizio specialistico e dell’istruzione di guida. La
nuova disposizione non ha però creato problemi e il team è riuscito
a gestirla», spiega il comandante di compagnia.
Visione d’insieme e attenzione al dettaglio
Scorta della polizia per le reclute
Quando il 3 settembre alle 7 i pullman sono partiti alla volta di Berna
l’atmosfera era perfetta. Il capitano Shahbari descrive così le emozioni
prima della cerimonia: «Le reclute erano molto motivate e felici di partecipare all’evento, perché sapevano che forse un’occasione così capita
una sola volta nella vita. Anche la presenza dei media era qualcosa di
speciale per molti della compagnia». Alla caserma di Berna lo svolgimento si è ripetuto due volte con la musica militare davanti all’addetto alla difesa tedesco. Alle 10.40 la formazione d’onore è stata scortata dalla polizia fino alla Münsterplatz, dove si è messa in posizione e
ha definito gli ultimi dettagli. La cerimonia vera e propria, ovvero il
passaggio della presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga e della cancelliera tedesca Angela Merkel, è durata circa 15 minuti compresa l’esecuzione degli inni nazionali di entrambi i Paesi. ■
Foto: cap Leandro Röthlisberger
La preparazione è durata diverse settimane ed è stata divisa in vari
blocchi. In una prima fase di preparazione è stato innanzitutto necessario informare la compagnia e selezionare le reclute. Il capitano
Shahbari, in qualità di comandante della formazione d’onore, ha diretto l’incontro informativo sulla piazza d’armi di Jassbach. Per garantire l’uniformità della formazione d’onore sono state scartate sia
le reclute con tatuaggi visibili o capelli lunghi sia i militari che non
indossano stivali da combattimento 90 perché dispensati. Nella formazione d’onore non si possono portare gli occhiali, i militari che li
utilizzano hanno quindi dovuto toglierli dopo la presentazione sulla piazza. Anche la tenuta è stata esaminata. Tutte le divise dovevano
avere un colore uniforme, eventuali parti rovinate o altre irregolarità non sono ammesse in una formazione d’onore. Anche i berretti, che di solito contraddistinguono l’Arma, sono stati uniformati e
quindi ad esempio i cuochi di truppa hanno sostituito il loro berretto rosso vino con uno nero.
Dopo che la formazione d’onore si era già esercitata per molte
ore con il comandante Shahbari presso la caserma, nella settimana
della cerimonia l’aiutante di stato maggiore Simon Burren del Protocollo militare si è unito alla compagnia e ha stabilito la disposizione
definitiva. Come guardie per il podio, che si trovano in una posizione esposta, sono stati scelti due capisezione della medesima statura.
Inoltre sono state date le prime istruzioni al distaccamento d’esercizio
composto da dieci militari responsabile della pulizia e del controllo
finale degli stivali, del vitto nonché della disposizione delle cordicelle per l’allineamento sul posto. È stato creato anche un distaccamento sanitario debitamente equipaggiato.
La formazione d’onore è pronta a ricevere la cancelliera tedesca Angela Merkel.
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FOA
Esibizioni
aiuto cond
di volo
30
Riunione del Consiglio dei ministri OSCE a Basilea
Foto: sdt Milan Rohrer
Il Taflir dirada la nebbia
Mentre si teneva la riunione del Consiglio dei ministri dell’OSCE, presieduta dal presidente della Confederazione Didier
Burkhalter, a cui partecipavano 57 ministri degli esteri, 1200 membri delle delegazioni e 200 rappresentanti dei media,
erano impiegati 3600 militari 24 ore su 24. La truppa del radar tattico d’aviazione TAFLIR ha appoggiato con il suo sistema
mobile la centrale d’impiego nella zona di Basilea. Resoconto della visita all’ubicazione coperta dalla neve e difficilmente
accessibile.
Il TAFLIR è stato installato su un’altura isolata del Giura, direttamente al margine di un bosco.
Uff spec (cap) Daniel Fiechter, gruppo comca FOA aiut cond 30
Una fitta nebbia mattutina sovrasta l’altopiano del Giura tabulare
e le temperature sono gelide. Dopo circa 40 minuti e aver sbagliato
strada più volte nella nebbia, troviamo la stradina stretta che dalla
strada principale porta alla postazione Taflir. È coperta dalla neve,
solo le tracce di pneumatici dal grosso profilo stanno a indicare che
qui circolano veicoli pesanti. La lunga curva a destra davanti a noi,
in leggera salita, scompare nel nulla. Pochi minuti dopo il paesaggio
invernale diventa teatro di un scena strana: potenti riflettori, autocarri ben mascherati, una vera e propria selva di antenne, container
militari, il radar tattico d’aviazione (TAFLIR); e tutt’intorno una recinzione su una vasta area. Abbiamo raggiunto la postazione Taflir
e il capitano Mike Butora ci sta già aspettando. È il comandante della compagnia radar delle Forze aeree 21, che gestisce il loco il Taflir.
Sintetizzare l’immagine della situazione aerea
Secondo Butora la sfida maggiore è già stata gestita. Il sistema che pesa
diverse tonnellate, incluso il materiale, è stato trasportato sulla neve e
lungo strette strade forestali e di campagna, ed è ora installato, funzionante e operativo a pieno regime. Il Taflir è il sistema d’impiego
radar tattico mobile delle Forze aeree per rilevare la situazione nello
spazio aereo inferiore e completa il sistema Florako, installato sulle
cime delle montagne, che sorveglia lo spazio aereo superiore. I dati radar captati dall’enorme antenna primaria, anche con la nebbia
più fitta, vengono trasmessi tramite l’antenna a onde direttive direttamente alla Centrale d’impiego delle Forze aeree, consentendo così l’allestimento di un’immagine della situazione aerea in forma sintetica. Quest’ultima, a sua volta, è indispensabile per sorvegliare lo
spazio aereo sopra la zona d’impiego e per coordinare l’impiego dei
jet da combattimento e degli elicotteri. Secondo Butora, l’esercizio a
turni 24 ore su 24 dei soldati radar garantisce un impiego continuato in condizioni difficili nel quadro dell’OSCE. Il lavoro accurato,
che si può osservare dappertutto, testimonia l’elevata motivazione e
le eccellenti prestazioni dei soldati. In effetti la posizione è tenuta in
perfetto ordine nonostante la neve e la fanghiglia, i sentieri sono ricoperti da trucioli di legno e i veicoli sono parcheggiati con precisione millimetrica. I container adibiti ad alloggi sono installati in modo adeguato e all’interno della postazione Taflir sono stati fissati dei
cartelli indicatori per la gente non pratica del posto. Il locale dove si
trovano i soldati è stato munito di un tetto, costruito a regola d’arte,
è riscaldato e offre protezione dalle intemperie.
Spostamenti impegnativi
Lo spostamento della postazione è un’impresa titanica, che non può
essere pianificata molto tempo prima a causa dei criteri tattici: in caso di minaccia o di necessità in seguito a un mutamento geografico,
il posto d’impiego può emanare l’ordine di cambiare l’ubicazione.
Non è lo stesso spostare la propria auto o diverse tonnellate di materiale per la postazione, inclusa un’intera compagnia con cucina, deposito e materiale.
Per garantire la sorveglianza dello spazio aereo, durante lo smantellamento, lo spostamento e la ricostruzione della postazione, assumono temporaneamente il compito degli F/A-18 e dei posti d’informazione distribuiti sul territorio. Tutti i militari coinvolti sono
chiamati a partecipare attivamente e contribuiscono con slancio affinché il radar sia nuovamente operativo entro 24 ore. Durante l’impiego di quest’anno a favore dell’OSCE non è previsto uno spostamento della postazione TAFLIR. Se ne rallegrano sia i soldati sia il
comandante. ■
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FOA aiuto cond 30
La Formazione d’addestramento nel web 2.0
Le opportunità offerte da Facebook
I social media, in primo luogo Facebook, sono parte integrante della società moderna. I vantaggi, ad esempio una comunicazione facile e veloce in tutto il mondo, canali gratuiti o opportunità di presentazione, assumono un ruolo di primo piano.
La reticenza in seno all’esercito è tuttavia alquanto elevata. Ciononostante la Formazione d’addestramento dell’aiuto alla
condotta 30 ha deciso di affrontare questa sfida. Un rapporto intermedio.
capo Comca FOA aiuto cond 30
Presso lo Stato maggiore della Formazione
d’addestramento dell’aiuto alla condotta 30 è
stata a lungo discussa la realizzazione di una
pagina Facebook. A ottobre 2013 si è arrivati
a una svolta: l’uff spec (cap) Daniel Fiechter,
capo Internet della FOA, ha presentato il
progetto social media all’allora comandante
della Formazione d’addestramento, brigadiere Willy Siegenthaler, e allo Stato maggiore
di milizia. La questione centrale era chiara:
come è possibile garantire la sorveglianza del
canale da parte di un militare di milizia, mediante un controllo costante, senza tuttavia
gravare sulla gestione dei giorni di servizio?
Oggi disponiamo dei dati esatti. «Ogni
mese dedico complessivamente due ore alla
pianificazione, all’organizzazione e al controllo dei contributi. L’app sullo smartphone
notifica immediatamente i commenti e le
attività sulla pagina Facebook e in caso di
necessità posso reagire prontamente», afferma Fiechter. «Per me la sfida maggiore prima
della creazione della pagina è stato il fatto che
circa l’80 per cento dei militari di professione e degli ufficiali superiori non hanno un
profilo Facebook. Prima di poter illustrare i
benefici per la FOA ho quindi dovuto spiegare
di cosa si tratta e come funziona», prosegue
il capo Internet.
Concezione e valutazione
Da tempo Daniel Fiechter aveva integrato
nella strategia Internet la possibilità di una
presenza sui social media. Il comandante
della Formazione d’addestramento ha quindi deciso di cominciare con una «fase test»
di un anno. Dopo l’approvazione dei primi
contributi concernenti il rapporto annuale,
nel mese di dicembre 2013 è stata attivata la
pagina Facebook. All’inizio i contributi sono
stati pubblicati in modo molto sporadico;
in questo modo è stato possibile acquisire
le prime esperienze. In seguito il progetto
è stato ampliato costantemente e sono state
sperimentate nuove opportunità. Attualmente la pagina Facebook conta circa 600
«sostenitori» e tale cifra continua a crescere;
ogni settimana la pagina viene visitata da cir-
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ca 2500 persone. «In occasione del rapporto
annuale 2014 della FOA aiuto cond 30 il capo
dell’esercito ha citato un commento positivo
tratto dalla pagina Facebook e in poco tempo
si sono aggiunti 50 ‹Like›. Tuttavia non raggiungiamo ancora il numero di ‹Like› delle
pagine dei blindati», spiega Daniel Fiechter.
Facebook offre alla Formazione d’addestramento un nuovo gruppo di dialogo che non
sempre ha un rapporto diretto con l’ambito
militare.
Informazione e segretezza
La dicotomia tra relazioni pubbliche e segretezza è, in particolare per l’esercito, molto
ampia. Cosa contribuisce a migliorare la comprensione – cosa deve rimanere segreto? Per
quanto concerne l’aiuto cond 30, la risposta a
quest’ultima domanda è «molto». Per questo
motivo è stato necessario definire chiare linee
gerarchiche e istanze d’autorizzazione. «Per
creare nuovi contenuti devo cercare io stesso
le informazioni. Quale militare di milizia
devo recarmi presso le scuole e i gruppi se
voglio ottenere nuovi temi e contributi. Non
posso aspettarmi che tutti siano portati per
i social media», spiega Fiechter. In linea di
principio vengono pubblicate informazioni
su impieghi (ad es. della Formazione d’onore
della Scuola GE 64-2/15) o sull’inizio di SPT
dei gruppi; talvolta vi sono anche ritratti di
militari della milizia. Non vengono tuttavia
pubblicati contributi di carattere politico.
Sinora queste direttive hanno permesso di
smentire i timori di un possibile «shitstorm».
I commenti e i feedback in merito ai contenuti sono nettamente positivi. Per ampliare
la portata delle informazioni provenienti
dalla Formazione d’addestramento è stato
aggiunto recentemente un canale YouTube.
Il primo video sull’impiego, l’interazione e
il valore aggiunto dei gruppi intitolato «Der
Lehrverband FU 30 stellt sich vor» (disponibile in tedesco e in francese) ha avuto un
inizio promettente (cfr. intervista). «In futuro
l’obiettivo sarà quello di pubblicare più video
su YouTube come, ad esempio, ritratti e dichiarazioni di militari in servizio, riassunti
di esercizi o contenuti simili. Un prossimo
passo sarebbe sicuramente Instagram, per
poter pubblicare le ottime immagini di cui
disponiamo secondo il principio ‹Le persone
raccontano storie in modo multimediale›»,
afferma il capo Internet. Twitter non viene
invece preso in considerazione poiché questo
canale ha dei ritmi troppo sostenuti.
La sua conclusione dopo la fase di test e
un consiglio per le formazioni ancora senza
una pagina Facebook? «Provateci! I timori
iniziali si sono rivelati infondati – al contrario. Sinora la risposta è stata del tutto positiva.
All’inizio non è nemmeno necessario un
progetto complesso e dettagliato poiché
grazie alle esperienze acquisite è possibile
aggiustare velocemente la mira», conclude
Daniel Fiechter. È tuttavia essenziale che il
comandante sia a favore dei social media – e
ciò presuppone una certa libertà d’azione. ■
www.facebook.com/LvbFu30
Foto: FOA aiuto cond 30
Maggiore Kathrin Loppacher,
Il gruppo della comunicazione FOA aiuto cond 30 utilizza Facebook dal 2013.
FOA aiuto cond 30
La Formazione d’addestramento su YouTube – dall’idea al click
«Una idea è il passo più importante»
Foto: FOA aiuto cond 30
Il soldato Milan Rohrer, fotografo e membro del gruppo Media della FOA aiuto
cond 30, è responsabile per la progettazione e la realizzazione del nuovo video
della Formazione d’addestramento. Nell’intervista spiega l’approccio al progetto
e le sfide che ha dovuto affrontare.
Il filmato mostra i compiti della Formazione d’addestramento grazie a semplici illustrazioni.
Maggiore Kathrin Loppacher, capo Comca FOA aiuto cond 30
Per quale motivo è stato scelto un filmato per presentare la Formazione d’addestramento?
L’idea è nata in modo spontaneo. Ci hanno assegnato il compito di
trasmettere in modo chiaro il messaggio «La Formazione d’addestramento aiuto cond 30 fornisce un contributo fondamentale nell’ambito
dell’aiuto alla condotta e dell’allestimento di un’immagine della
situazione aerea in forma sintetica». Abbiamo cominciato con un
brainstorming per decidere come il gruppo Media potesse formulare
e rappresentare tale messaggio nel modo più semplice possibile. Dai
nostri appunti è nata direttamente la prima bozza del filmato. Personalmente ero molto entusiasta di poter realizzare un filmato poiché
anche nel privato sono attivo in questo ambito.
Quali sfide ha presentato la produzione?
Noi rappresentanti dei media conosciamo molto bene le strutture della
Formazione d’addestramento, ma non tutti comprendono pienamente
come collaborano i singoli corpi di truppa. Mettersi nei panni dei non
addetti al lavoro e fingere di non conoscere la materia è stata la sfida
maggiore per i partecipanti al progetto. Con questo filmato siamo
riusciti a presentare in modo chiaro la Formazione d’addestramento.
Cosa è importante durante la realizzazione di un filmato?
Una buona preparazione semplifica enormemente la produzione e,
in particolare, la post produzione. Il filmato è stato girato in un solo
take (senza interruzione); era quindi importante che si definisse cosa
doveva essere disegnato in quale momento. Grazie a questa attenta
preparazione, dopo due sequenze le riprese erano terminate.
Il filmato è una sorta di fumetto. Come ti sei deciso per una determina-
Quale programma hai utilizzato?
ta tecnica?
Il filmato doveva essere facilmente comprensibile. Creare un disegno
e al contempo spiegare a parole i concetti è un ottimo metodo poiché
tramite le illustrazioni è più semplice seguire le parole del narratore.
La maggior parte del lavoro è stata eseguita in modo analogico
durante le riprese. Poiché tutto è stato filmato in un unica volta non
c’è stato bisogno di tagliare. Gli effetti digitali sono stati creati con
«After Effects».
Quanto tempo ha richiesto la produzione?
Qual è il tuo consiglio per altri militari interessati a tale ambito?
Il primo filmato di prova è stato creato in due giorni. La versione
finale è stata realizzata, grazie alla buona preparazione, in un giorno
e mezzo. Siamo stati in grado di lavorare così velocemente grazie alla
collaborazione e al sostegno all’interno del team.
Non sono necessarie telecamere costose o conoscenze professionali
per realizzare un filmato. Una buona idea è il primo e più importante
passo e contribuisce ampiamente alla realizzazione di un filmato con
mezzi modesti. ■
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FOA av 31
Rapporto annuale della FOA dell’aviazione 31
Dobbiamo dare la priorità al
reclutamento di quadri idonei
Foto: DDPS
Il 4 settembre scorso si è svolto a Estavayer-le-lac il rapporto annuale 2015
della Formazione d’addestramento dell’aviazione 31, diretto dal brigadiere
Peter Soller. Come relatrice ospite è intervenuta Doris Frick, ambasciatrice
del Liechtenstein in Svizzera.
I partecipanti hanno seguito le esibizioni in volo dal ponte di un battello.
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FOA av 31
capo Comunicazione FOA av 31
Il brigadiere Peter Soller, in carica come
comandante della Formazione d’addestramento dell’aviazione 31 dagli inizi del
2014, ha scelto un contesto un po’ insolito
per svolgere il rapporto annuale della sua
unità, a cominciare dalla frizzante relatrice
ospite nella persona dell’ambasciatrice del
Liechtenstein in Svizzera, Doris Frick.
«Invasione» nel Liechtenstein
Foto: FOA av 31
Con la sua presentazione intitolata «Conoscete il Liechtenstein?» la rappresentante del
corpo diplomatico ha saputo entusiasmare
i militari per questo piccolo Paese situato
sull’altra sponda del Reno. Il suo aneddoto
relativo a un’«invasione» del suo ministato
da parte dell’Esercito svizzero avvenuta nel
2007, quando un nucleo di 170 soldati si era
perso nei pressi di St. Luzisteig, ha suscitato
l’ilarità dell’uditorio. Inoltre, molti presenti
erano all’oscuro del fatto che già dal 1868 il
L’ambasciatrice del Liechtenstein Doris
Frick era invitata come relatrice ospite.
Principato del Liechtenstein non ha più un
esercito. Pure per la presentazione dei suoi
quattro comandanti, ovvero il colonnello
SMG Markus Thöni (scuola per piloti), il colonnello SMG Simone Rossi (scuola reclute
e scuola sottufficiali), il tenente colonnello
SMG Rolf Imoberdorf (scuola ufficiali e
istruzione di reparto) e il colonnello Adrian
Fischer (comando di droni), il brigadiere
Soller ha optato per una soluzione fuori dal
comune: ha, infatti, organizzato una tavola
rotonda durante la quale i quattro sono stati
chiamati a rispondere alle domande del loro
superiore e del pubblico.
I più sollecitati sono stati Fischer e
Thöni. Il primo a causa dell’acquisto del
nuovo drone Hermes 900, che sarà introdotto
dal 2019 e pone quindi il comando dei droni
di fronte a grosse sfide, mentre nel caso del
secondo il centro d’interesse era focalizzato
sul previsto adeguamento dell’istruzione per
piloti militari. «Attualmente quest’ultima ha
una durata troppo lunga ed è eccessivamente
orientata sulla formazione accademica», ha
commentato Thöni. Il colonnello SMG auspica invece che in futuro i piloti tornino ad
accedere al cockpit in una fase più precoce
e vengano coinvolti più rapidamente negli
impieghi.
Impegno a favore dell’USEs
Nel suo discorso, Peter Soller ha rievocato
le prestazioni della Formazione d’addestramento nel corso degli ultimi mesi. In futuro
saranno determinanti l’impegno a favore
dell’ulteriore sviluppo dell’esercito (USEs)
e il reclutamento di quadri idonei per le
formazioni di milizia e l’organizzazione di
professionisti.
Per concludere i partecipati al rapporto hanno potuto assistere a una breve
dimostrazione dei mezzi aeronautici della
formazione d’addestramento nel contesto
di un giro in battello sul Lago di Neuchâtel
avvenuto in una giornata radiosa. Il rapporto
annuale si è dunque concluso così come
era cominciato: fuori dal comune e ricco
di sorprese. ■
Foto: FOA av 31
Uff spec (magg) Sandro Genna,
Il brigadiere Peter Soller (a sinistra) ha presentato le prestazioni della Formazione
d’addestramento dell’aviazione 31, di cui è comandante dal 2014.
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FOA av 31
Un pilota di drone spagnolo
Il futuro dell’aviazione
Per sei settimane si svolge a Emmen il corso di riconversione sul sistema di droni da ricognizione 95
(ADS 95). Oltre a un operatore di drone svizzero, assolve il corso di formazione anche un pilota di Eurofighter spagnolo. Si tratta dell’ultimo di una serie di militari di professione spagnoli che hanno appreso
a Emmen le nozioni pratiche sui droni per poter poi istruire loro stessi in Spagna i futuri piloti di droni.
Un drone nel cielo sopra Zurigo.
Nerina Eugster, Comunicazione FA
Presso l’aerodromo militare di Emmen regna
una fervente attività. La Patrouille Suisse si
sta spostando in direzione dell’hangar mentre il maggiore Daniel Böhm, capo pilota di
droni, si sta recando alla stazione di controllo
a terra dei droni. Non appena giunto alla
stazione di controllo, si sente il tipico rumore
di un drone. Il maggiore Böhm indica verso
est da dove un piccolo punto nero si sta avvicinando. Poco tempo dopo il drone atterra
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con precisione e si arresta pochi metri dopo
sobbalzando un po’ sulla pista d’erba.
Un partecipante spagnolo
Nel frattempo il «capitán» Miguel Angel
Perez Casanoves si sta preparando nel capannone 3, quello dei droni, alla sua prossima
missione d’allenamento. Si trova in Svizzera
da due settimane per assolvere il corso di
riconversione quale pilota di droni presso
il comando di droni 84 a Emmen. Come i
suoi predecessori sta apprendendo le nozioni
pratiche sui droni in modo che dopo aver concluso l’istruzione possa egli stesso lavorare in
Spagna come istruttore di piloti di drone. È
la seconda volta che si trova in Svizzera per
questo motivo. A gennaio aveva portato a
termine il blocco di teoria di due settimane
che riguardava conoscenze tecniche specifiche ai droni. Partendo da questa base, segue
ora l’istruzione pratica di sei settimane. «In
gennaio ho appreso tutto il giorno nozioni
teoriche. Era abbastanza faticoso. Ora il
mio programma prevede che in un deter-
FOA av 31
Trasmettere il know-how
«A partire dal 2011 le Forze aeree spagnole
anno inviato ogni anno uno o due piloti per
assolvere l’istruzione a Emmen. In seguito,
questi piloti operano come istruttori di volo
presso la scuola di drone delle Forze aeree
spagnole a Salamanca», spiega il colonnello
Adrian Fischer, comandante del comando
di droni 84. Dal momento che tale scuola
è ancora in fase di realizzazione, la Spagna
necessita del know-how per creare un Centro
di competenza per i droni. Il corso di riconversione in Svizzera permette il necessario
trasferimento del know-how. Casanoves spiega: «La Svizzera vanta una grande esperienza
nell’impiego dei droni dal momento che li
utilizza dagli anni ’90. Qui posso approfittare
di strutture valide e di processi perfezionati.
In Svizzera ricevo la migliore istruzione
d’Europa in materia di droni».
Oltre al know-how che viene trasmesso,
la Svizzera quale ubicazione d’istruzione ha
anche un altro vantaggio determinante per
i futuri pilori di drone spagnoli: la possibilità di far volare i droni nello spazio aereo
generale. Questo perché sebbene la Spagna
utilizzi i droni nell’ambito di impieghi all’estero, nel Paese stesso è consentito farli volare
solo entro il campo visivo e in spazi aerei
militari limitati e altrimenti inaccessibili.
Ne consegue che i droni non possono essere integrati nel normale traffico aereo e
non possono pertanto essere utilizzati per
l’impiego operativo all’interno del Paese.
«Voliamo solo nello spazio aereo militare.
Pertanto non possiamo nemmeno svolgere
alcun impiego a favore della polizia o del
Corpo delle guardie di confine», afferma
Miguel Casanoves, «per tale ragione veniamo
qui. Per esercitarci nel volo al di fuori dello
spazio aereo militare e nello spazio aereo
utilizzato anche in ambito civile». In Svizzera si tratta della prassi comune. Oltre che
per i compiti principali di acquisizione delle
informazioni e di verifica ottica delle informazioni, vengono effettuati voli anche per le
cosiddette missioni «Command & Control»
a favore del Corpo delle guardie di confine e
per impieghi simili a favore della sicurezza
nazionale. «Abbiamo compiuto notevoli progressi nell’integrazione dello spazio aereo e ci
troviamo quindi un una buona posizione per
trasmettere il relativo know-how», afferma
il maggiore Böhm. «In compenso ricevo dai
piloti spagnoli, che sono essi stessi istruttori
di volo, preziosi feedback sul nostro sistema
d’istruzione. Ciò è molto importante per
migliorarsi costantemente», aggiunge Böhm.
Una nuova sfida
La riconversione quale pilota di drone di un
pilota di velivoli con equipaggio è lo stesso
per il personale di professione e di milizia e
per gli ospiti spagnoli. Dal momento che sono
tutti in possesso di una licenza di pilota, non
devono essere impartite loro le basi dell’aviazione come ad esempio la meteorologia,
l’aerodinamica o la meccanica del volo ma il
corso di formazione può concentrarsi sulle
peculiarità del volo dei droni. Ciononostante,
la complessità e l’elevato livello di astrazione
per quanto riguarda le nozioni pratiche sui
droni come pure la separazione dal cockpit
rappresentano una sfida sia per i piloti di
linea che per quelli di jet da combattimento.
Casanoves è lieto di affrontare questa sfida.
Era uno dei motivi per i quali si è candidato
per il corso di riconversione. «Un drone vola
in maniera totalmente diversa rispetto a un
jet. Questa riconversione mi apre un’ampia
gamma di nuove possibilità. Inoltre offre
numerosi vantaggi per lo svolgimento della
mia carriera. D’altro canto penso che i droni
rappresentino il futuro dell’aviazione. Inoltre
lo scambio con altri Paesi è sempre molto
interessante. Sono molto contento di poter
essere qui», spiega Casanoves.
Con l’istruzione di base acquisita in
Svizzera sarà in grado di destreggiarsi con
qualsiasi sistema di droni. «È come guidare
un’automobile: la freccia e il clacson li trovi
sempre», aggiunge Daniel Böhm ridendo. ■
Foto: DDPS
minato giorno, o la mattina o il pomeriggio,
mi alleni in una missione nel simulatore.
Durante l’altra metà della giornata si esercita
nel simulatore l’operatore di drone svizzero.
Il giorno successivo effettuo un volo reale con
il drone nell’ambito della stessa missione, se
le condizioni meteo lo permettono», racconta
Casanoves. In caso contrario, ha la possibilità
di allenarsi nel simulatore fino a tre volte
di seguito. Successivamente deve tuttavia
assolvere in ogni caso un allenamento con
un drone vero.
Dopo questa istruzione pratica segue a
intervalli regolari un corso di ripetizione che
quest’estate sarà frequentato da tre dei piloti
spagnoli che hanno già assolto l’istruzione.
Capitán Casanoves si allena nel simulatore.
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FOA DCA 33
La DCA partecipa alla cerimonia per l’anniversario
Foto: DDPS
Tanta passione a Morgarten
La difesa contraerea media con cannone e apparecchio di direzione del fuoco.
In occasione dell’anniversario dei «700 anni della battaglia del Morgarten» la Formazione d’addestramento della difesa contraerea 33 si è trovata di fronte a un pubblico molto interessato. Militari della
DCA ne hanno illustrato i sistemi d’arma e il compito a favore della sicurezza della Svizzera in modo
competente, simpatico e appassionato.
Uff spec Andy Abächerli,
gruppo comca FOA DCA 33
La cerimonia per i 700 anni della battaglia del
Morgarten era volta a commemorare lo spirito di resistenza dei nostri padri fondatori,
il loro desiderio di libertà e di appartenenza a un’unica nazione nata da una volontà
comune. Tali valori hanno contraddistinto
la creazione della Confederazione fin dal
1315 e conservano ancora oggi la propria
importanza. Questo vale in modo particolare
per l’Esercito svizzero, composto da cittadini in uniforme che proteggono il Paese, la
popolazione e le infrastrutture critiche. In
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occasione dell’anniversario della battaglia
l’esercito ha presentato la propria efficienza
con l’esposizione «Il tuo esercito». I militari
hanno spiegato il proprio compito ai partecipanti in modo competente, simpatico e
appassionato, illustrando così l’orientamento
dell’esercito rispetto alle nuove minacce e ai
nuovi pericoli.
Ieri, oggi e domani
Le Forze aeree erano presenti con mezzi di tutte le tipologie: nello spazio aereo sopra il lago
di Ägeri ad esempio con la Patrouille Suisse
e il PC-7 TEAM, a terra con un radar mobile
d’aviazione Taflir e unità di fuoco della difesa
contraerea. I visitatori hanno così potuto scoprire il sistema missilistico mobile di difesa
contraerea Rapier e il sistema di cannoni DCA
di calibro medio. Oltre ai sistemi d’arma è stato illustrato l’obiettivo della difesa terra-aria
DTA, ovvero la protezione di oggetti, settori e
formazioni. La Formazione d’addestramento
della difesa contraerea 33 ha inoltre strizzato
un occhio al futuro presentando il progetto
dell’esercito DTA 2020. Tale progetto si basa
su due sistemi: il sistema parziale a media
gittata, che protegge settori, gruppi di oggetti
e formazioni con una distanza d’impiego di
circa 35 chilometri, e il sistema parziale a breve
gittata, che come mezzo «dell’ultimo miglio»
FOA DCA 33
Un cannone di difesa contraerea da 35 mm.
respinge attacchi a singoli oggetti. Il pubblico
era incuriosito e secondo il tenente Pascal Laesser a catturare l’attenzione era soprattutto
l’efficienza, ma anche il costo dei sistemi.
Alcuni visitatori hanno inoltre apprezzato di
potersi perdere tra i ricordi legati alla DCA.
Ascoltatori interessati
«La maggior parte dei signori un po’ più
anziani ascoltava con attenzione e voleva
parlare prevalentemente delle differenze
tecniche tra i sistemi odierni e quelli di una
volta», ha affermato il soldato Florian Freitag.
Il pubblico si è dimostrato stupito anche dalla
frequenza degli impieghi reali della difesa
Il pubblico si è dimostrato interessato alla DCA.
contraerea, ad esempio per garantire la sicurezza delle conferenze internazionali. Non
solo i visitatori, ma anche i militari hanno
imparato qualcosa di nuovo dall’esposizione.
Nella fase di preparazione si trattava di ricavare il meglio dai mezzi disponibili limitati.
«Si chiedeva flessibilità, ma non è stato un
problema, abbiamo imparato a essere flessibili già durante gli scorsi servizi militari», ha
affermato il tenente Pascal Laesser.
Anche per quel che riguarda il rapporto
con le persone l’impiego è stato senza dubbio
positivo. «Qui a Morgarten abbiamo imparato molto sulla comunicazione grazie ai
visitatori dell’esposizione. Inoltre in generale
ci siamo aperti di più con gli sconosciuti», ha
spiegato il soldato Pascal Bühler.
Non desideri ma necessità
Tra Oberägeri e Sattel la Formazione d’addestramento della difesa contraerea 33 ha avuto
ancora una volta la possibilità di spiegare in
modo chiaro la prontezza all’impiego e l’utilità della difesa terra-aria. Questo è importante
soprattutto in tempi in cui la sicurezza spesso
è data per scontata o ritenuta senza costi.
Perché anche 700 anni dopo la battaglia del
Morgarten una cosa non è cambiata: la politica di sicurezza non deve essere orientata ai
desideri ma alla necessità. ■
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FOA DCA 33
Raduno di veicoli militari a Full-Reuenthal
Un esercito moderno
Il maggiore Philipp Schumacher spiega a un visitatore dell’esposizione i missili Rapier Mk II.
10 000 sostenitori dell’esercito provenienti dalla Svizzera e dai Paesi limitrofi si
sono dati appuntamento al Museo militare svizzero di Full-Reuenthal per commemorare la fine della guerra, 70 anni fa. La Formazione d’addestramento della
DCA 33 ha presentato i suoi mezzi di difesa contraerea nel quadro dell’esposizione «Il tuo esercito», creando così un programma alternativo moderno.
Sdt Noël Graber, gruppo comca FOA DCA 33
Dovevano esserci circa 37 gradi quando il
capo dell’esercito André Blattmann si è fatto
strada tra i veicoli e le apparecchiature militari ricchi di storia per raggiungere il podio
dei relatori. «È senz’altro bello commemorare
la fine di una guerra, ma è ancora meglio che
non la si inizi del tutto»: così il comandante di
corpo Blattmann ha ammonito i visitatori del
raduno internazionale dei veicoli militari. L’esercito ha contribuito in larga misura a far sì
che la Svizzera fosse risparmiata dalla Seconda guerra mondiale. Da allora la situazione di
minaccia è però radicalmente cambiata. «Le
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guerre iniziano senza una dichiarazione», ha
spiegato Blattmann riferendosi agli attacchi
terroristici in Tunisia e in Francia. Per reagire
a questo tipo di minacce ci vuole un esercito
moderno e ben equipaggiato.
Veterani meravigliati
A rappresentare questo esercito moderno a Full-Reuenthal vi era la Formazione
d’addestramento della DCA 33 nel quadro
dell’esposizione «Il tuo esercito». In mezzo ai
carri armati storici, ai veicoli fuori strada non
più in dotazione e ad altre apparecchiature
militari provenienti da tutto il mondo, la
Formazione d’addestramento ha esposto i
suoi mezzi di difesa contraerea: il sistema
missilistico mobile Rapier, i cannoni DCA di
calibro medio e il sistema missilistico leggero
Stinger con il rispettivo sistema radar tattico
Alert. Più di un veterano si è abbandonato ai
ricordi di fronte ai sistemi DCA moderni. «Eh
sì, la tecnologia si è evoluta, noi potevamo ancora riparare il nostro materiale con martello
e cacciavite», si è meravigliato un visitatore
in uniforme storica da capitano.
Organizzazione logistica di prim’ordine
«Avevamo il compito di presentare i mezzi
della DCA in un contesto degno della situazione e ci siamo riusciti. Organizzare
FOA DCA 33
Foto: FOA DCA 33
L’unità di fuoco Stinger prende posizione.
Toccare con mano la difesa aerea: i cannoni DCA m.
l’esposizione della DCA è stato impegnativo
a livello logistico. Per il fine settimana a FullReuenthal abbiamo riunito 143 militari di
diverse unità sottraendoli agli impieghi in
corso e abbiamo gestito una compagnia ad
hoc a Leibstadt», ha spiegato il sostituto capoprogetto competente, maggiore Philipp
Schumacher. I soldati, i sottufficiali e gli
ufficiali coinvolti provenivano dalle scuole
reclute DCA e dalle compagnie di servizio e
di supporto di Payerne ed Emmen.
«Al momento i soldati sono alla 17a settimana della scuola reclute, quindi abbiamo
dovuto ritirarli dall’istruzione di reparto in
corso», ha puntualizzato Schumacher. L’im-
Intervista al comandante di corpo André Blattmann.
pegno è stato però ripagato. La difesa contraerea si è presentata nella sua veste migliore di
fronte ai 10 000 visitatori a Full-Reuenthal. Il
contatto con le persone è stato molto prezioso, ha affermato un soldato dell’equipaggio
DCA m: «Se la popolazione sa cosa facciamo
può riporre più fiducia nell’esercito».
Calura estiva: obbligo di bere
Per il caposezione dei missili Rapier, tenente
Pascal Laesser, l’impiego a Full-Reuenthal
ha rappresentato una sfida particolarmente
impegnativa. Per una volta l’obiettivo non era
«sparare in aria». «Il compito consisteva nel
presentare le componenti del sistema d’ar-
ma agli spettatori nel modo più avvincente
possibile», ha spiegato il tenente Laesser. Le
temperature intorno ai 40 gradi hanno richiesto uno sforzo ancora maggiore da parte
dell’equipaggio DCA. «Dovevamo esortare
di continuo i nostri uomini a bere. Abbiamo
inoltre programmato impieghi più brevi per
non esporre troppo a lungo la truppa al sole
cocente», ha precisato il tenente Laesser.
Non solo i soldati, i sottufficiali e gli ufficiali occupati con i sistemi d’arma, ma anche il
capo dell’esercito André Blattmann ha dovuto
combattere la calura e ha affermato divertito:
«D’ora in poi tutti capiranno la mia proposta
di costituire riserve d’acqua minerale». ■
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FOA DCA 33
Aspiranti comandanti e ufficiali di stato maggiore al Cfo tecn
Bisogna imparare a condurre
Chi dirige una batteria, un gruppo o un intero aggruppamento di combattimento
DCA, si assume una grande responsabilità. Gli aspiranti comandanti assolvono il
corso di formazione tecnica della difesa contraerea (Cfo tecn DCA) per poter
affrontare questa sfida. 19 candidati lo hanno frequentato a inizio giugno: per
tutti loro si tratta di una tappa fondamentale nella loro carriera militare.
I partecipanti al Cfo tecn II DCA presso la caserma della difesa contraerea di Emmen.
Sdt Noël Graber, gruppo comca FOA DCA 33
Durante il corso di formazione tecnica di
quattro settimane a Emmen gli aspiranti comandanti hanno acquisito le basi per poter
in futuro condurre all’impiego la propria
batteria, il proprio gruppo o aggruppamento
di combattimento DCA. «Al Cfo tecn si incontrano ufficiali DCA con le funzioni più
diverse, il che rende il corso particolarmente
interessante per tutti i partecipanti», spiega
il tenente colonnello Martial Gross, che ha
collaborato come istruttore.
Nelle prime due settimane di corso gli
aspiranti comandanti d’unità sono stati im-
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pegnati con il Cfo tecn I. «Queste persone
arrivano direttamente dal corso di formazione alla condotta, che come ci insegna l’esperienza si concentra soprattutto sulla fanteria», spiega Gross, e prosegue: «Il nostro
compito era quindi anche quello di trasmettere agli aspiranti comandanti d’unità le nozioni specifiche della DCA». I contenuti formativi sono stati stabiliti di conseguenza:
tattica della difesa terra-aria, conoscenze di
base sul nemico, pianificazione dell’azione e
monitoraggio della situazione – sempre con
l’esempio dei tre sistemi d’arma DCA Rapier, Stinger e DCA media. «Per i comandanti l’impiego inizia già con i preparativi prima
del servizio, quindi ad esempio dalla chiamata in servizio, ma ovviamente il corso di
formazione tecnica è incentrato soprattutto
sulla condotta dell’unità nel servizio di perfezionamento della truppa», afferma Gross.
Programmi su misura
Nella terza e nella quarta settimana di corso si sono aggiunti altri partecipanti per il
Cfo tecn II, tra i quali figuravano aspiranti
comandanti di gruppo e di aggruppamenti
di combattimento nonché ufficiali con funzioni di stato maggiore diverse. «In questo
corso di formazione tecnica ci siamo occupati
della formazione per più di dieci funzioni
FOA DCA 33
completamente diverse, tra cui ufficiali dei
radar, ufficiali delle trasmissioni e molte altre.
E per ognuna di queste funzioni vi è un programma su misura. Tutto ciò è stato possibile
solo grazie a una preparazione minuziosa e
all’impiego di molte persone: una decina di
militari di professione della difesa contraerea
sono stati impiegati per quattro settimane
come istruttori», riassume l’istruttore Gross.
Corsi di ripasso
tecipanti sono stati messi alla prova nelle loro
cellule di condotta improvvisate. L’istruttore
Martial Gross è convinto che l’investimento
abbia portato i suoi frutti e spiega: «Abbiamo
davvero notato che i partecipanti vogliono
applicare in modo ottimale il loro know-how.
Durante tutto il corso c’è sempre stata molta
motivazione e di conseguenza anche i risultati
ottenuti dai partecipanti sono positivi. Per loro
il corso di formazione tecnica è stato davvero
molto impegnativo. L’intensità e il carico di
lavoro sono stati elevati durante tutte e quattro le settimane; gli ufficiali sono quindi stati
chiamati a fornire uno sforzo particolare». ■
Foto: FOA DCA 33
I dieci istruttori avevano un gran da fare, perché per la prima volta il corso di formazione
tecnica non era rivolto solo agli aspiranti
comandanti o ufficiali di stato maggiore,
ma anche a coloro che esercitano già tale
funzione. «Una dozzina di ufficiali si sono
iscritti per singoli corsi di ripasso, e tra loro
c’erano giovani ufficiali ma anche veterani
che esercitano la loro funzione già da molto
tempo», spiega Gross, e sostiene inoltre che
questi corsi a partecipazione volontaria hanno riscosso così tanto successo che verranno
inseriti anche nel programma del corso di
formazione tecnica 2016.
Il corso di formazione tecnica 2015 si è poi
concluso con l’esercizio di tre giorni «Hades»
rivolto a tutti i livelli. Ancora una volta i par-
Aspiranti ufficiali di stato maggiore sincronizzano lo schieramento
di un aggruppamento di combattimento DCA.
Un partecipante del corso di formazione tecnica difesa contraerea
durante la pianificazione dell’azione.
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Manifestazioni
Agenda
20. – 23.1.2016
World Economic Forum (WEF)Davos
www.weforum.org
3.3.2016
Campionati invernali dell’esercitoAndermatt
www.armeewettkaempfe.ch
17./18.6.2016
75° anniversario dell’aerodromo militare di MeiringenMeiringen
www.forzeaeree.ch
12./13.10.2016
Tiro d’aviazioneAxalp
Con diverse esibizioni di volo
www.esercito.ch/axalp
Foto: DDPS, dal libro «Uno Zero Zero»
Questa agenda presenta una selezione di manifestazioni. Trovate informazioni più complete e costantemente aggiornate:
– relative alle esibizioni di volo delle Forze aeree svizzere nel 2016, a partire da gennaio, sul sito www.armee.ch/airshows
– relative alle esibizioni della musica militare sul sito www.militaermusik.ch
Anche nel 2016 la Patrouille Suisse si esibirà varie volte nei cieli della Svizzera. Potete trovare i relativi dettagli in Internet a partire da gennaio.
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