Vittorio Foa ci parla delle
sue riflessioni sul
linguaggio della politica e
dell’irrilevanza dei
discorsi di oggi, dove
purtroppo l’interlocutore
non ha più importanza. La
parola è un impegno
verso qualcuno, verso
qualcosa: quando
l’interlocutore non è
considerato o non c’è la
parola è nel vento.
Si ritrovano nel libro i temi che Foa ha più
volte sottolineato:
la perdita di significato di importanti
parole quali
libertà,
l’ autonomia ,
il cambiamento,
il lavoro e l’esempio.
1 Autonomia: significa partecipare alla
trasformazione, voler cambiarie la società ,
voler creare spazio per chi non
ce l’ha, ma standoci dentro , senza aspettare
che il problema venga risolto da qualcun
altro .
2 Lavoro: è sinonimo di sviluppo di crescita
dell' economia necessaria per andare avanti
e al tempo stesso una radice di difficoltà e di
felicità . Il lavoro non è solo erogazione di
fatica di energia e di tempo , ma anche il
punto di sbocco di una linea politica, di una
più generale volontà di cambiamento .
3 Esempio: tale parola è la più importante nel
contesto del libro.
Essa, non c’è più nella politica, anche se l’esempio è
la cosa più importante che si può chiedere ad un
politico , facendo attenzione a quelli che potrebbero
essere gli esempi negativi .
4 Cambiamento e presentismo: il presentismo è
l’incapacità di spostare la propria percezione del
tempo nel futuro,è anche nel passato, nei ricordi
fuori dall’ immediatezza del presente. Non bisogna
pensare al futuro come cambiamento, ma bisogna
dare importanza anche al passato che è una
condizione importante per capire il presente e quindi
il futuro .
Sono forse caratteristiche troppo impegnative agli
occhi di una società che, secondo Foa, esprime un
rifiuto della problematicità, la quale necessita una
ricerca incessante, il ripudio di ogni forma di
sterile dogmatismo e
l’accettazione della complessità come ricchezza e
preferisce rifugiarsi in un diffuso presentismo,
senza consapevolezza storica, da un lato, e senza
impegno concreto per il futuro,
dall’altro. La mancanza di impegno, le analisi
superficiali e frettolose si rivelano nell’incapacità
di “dare l’esempio”, ciò che Foa definisce “la cosa
più importante che si può chiedere a un politico”.
Federica Montevecchi,invece nella
seconda parte non fa altro che riaffermare
le stesse cose di Foa ,solo che a differenza
di questo cita alcuni filosofi come: Platone
,Gorgia e Socrate.
L ‘ autrice riprende alcuni passi del
Gorgia, celebre dialogo platonico, per
ricordare quali dovrebbero essere le
caratteristiche e la funzione del politico,
cioè colui che deve essere “a capo di se
stesso” e in grado di costruirsi la propria
“città interiore”condizioni necessarie per
sviluppar e le proprie possibilità verso il
meglio e anche per dar prova di essere all'
altezza di governare la città con la finalità
di renderla migliore badando dunque al
bene comune e non al compiacimento dei
cittadini .
Esempio di un politico ( nè di mestiere
nè di potere ) a cui l’ autrice ricorre è
Socrate, che di fronte alla situazione
di degrado del suo tempo non fa
chiacchiere ma assume un
comportamento esemplare che lo
porta a subire una condanna ingiusta e
a morire.
Oggi giorno se un politico governasse
la città in maniera giusta, ossia in
modo da renderla migliore, nessun
cittadino potrebbe essere
ingiustamente vittima poiché nessuno
ha la possibilità di fare torto a
qualcuno.
La Montevecchi esprime anche il
suo pensiero a riguardo
dell’esempio:
L’esempio per essa è sfida con se stessi
nella relazione con gli altri: altro
significato possiede la parola “esempio”
quando serve a legittimare il proprio
agire politico, non mettendosi in gioco
ma richiamando magari grandi figure del
passato utilizzate in maniera
strumentale per nobilitare un linguaggio
che resta comunque vuoto . Quindi la
validità dell’esempio si stabilisce nella
capacità di misurarsi concretamente
con i problemi con l’incessante divenire
del mondo.
Concludendo il discorso riguardante questo
libro, possiamo dire che: per ottenere uno
sbocco politico bisogna essere radicali,
credere e sperare che il mondo cambi e
cancelli violenze e ingiustizie, però bisogna
agire e partecipare .
Infatti l autore ci dice : “io penso a una
trasformazione della società solo se sento
di poterne far parte. Le parole della politica
sono un impegno verso qualcuno rendendo
partecipi gli interlocutori ,il sentirsi insieme
con gli altri, cosi la politica diventa ricerca.
Infatti un buon politico prima di tutto deve
avere un etica personale e saper stare a
capo di se stesso ,ma purtroppo oggi non è
fatto cosi dalla mancanza di rispetto deriva
quello che chiamiamo degrado politico.
Fonti : le parole della politica di Vittorio Foa e
Federica Montevecchi.
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Foa Vittorio-Le parole della politica