10 ANNI DI SORVEGLIANZA DELLE MALATTIE TRASMESSE DA ALIMENTI 1. Il contesto Le malattie trasmesse da alimenti rappresentano da sempre un importante problema di sanità pubblica. Tali patologie possono significativamente modificare lo stato di salute delle persone e generare importanti conseguenze economiche. Molti focolai di malattie trasmesse da alimenti attraggono l’interesse dei media ed accrescono la preoccupazione dei consumatori. Negli anni lo scenario epidemiologico delle malattie trasmesse da alimenti è mutato a causa di numerosi fattori quali : il cambiamento delle abitudini alimentari, con aumento dei pasti consumati fuori casa, l’incremento di consumo dei cibi a lunga conservazione e la globalizzazione dei mercati con arrivo sulle nostre tavole di alimenti non sempre di origine e controllo certi. Quest’ultimo punto soprattutto fa sì che alimenti contaminati vengano distribuiti su grandi aree geografiche, il che rende estremamente difficoltosa l’indagine epidemiologica tesa all’individuazione della fonte. la comparsa dei cosiddetti “patogeni emergenti”, la cui responsabilità nell’insorgenza di focolai diventa sempre più considerevole. Pensiamo all’esempio della encefalite spongiforme nei Paesi Europei , alle infezioni da E. coli produttore di verocitotossina, alla emergenza di nuovi sierotipi di salmonella, ai virus enterici tipo Norovirus la presenza di focolai e casi sporadici dovuti a veicoli alimentari inusuali La maggior parte dei casi di patologie legate al consumo di alimenti non viene segnalata e perciò la reale dimensione del problema non è nota. L’assenza di dati certi sul peso delle malattie veicolate da alimenti impedisce di conoscere il loro reale impatto sulla salute pubblica e di promuovere lo sviluppo di soluzioni corrette per la loro gestione e controllo basate sulla valutazione del rischio. L’implementazione di sistemi di sorveglianza di tali patologie diventa quindi strategico al fine di : stimarne il peso e monitorarne l’andamento identificare le priorità ed impostare le politiche di prevenzione e controllo rilevare, controllare e prevenire i focolai di malattie trasmesse da alimenti individuare le problematiche emergenti in materia di sicurezza alimentare valutare le strategie in atto per la prevenzione ed il controllo delle malattie trasmesse da alimenti 1 Una sorveglianza globale di queste patologie è quindi fondamentale per poter : rilevare i focolai locali, nazionali e sovranazionali evidenziare l’emergenza di nuovi patogeni valutare il trend negli anni individuare alimenti veicolo “inusuali” costruire un sistema di comunicazione del rischio 2 2. I sistemi di sorveglianza delle malattie trasmesse da alimenti 2.1. Italia Con il DM del 15 Dicembre 1990 viene istituito il sistema informativo delle malattie infettive SIMI che oltre a ribadire l’obbligo per il medico di segnalare alla Autorità Sanitarie Locali qualsiasi malattia accertata o sospetta, pericolosa per la salute pubblica, istituisce un flusso dati dalle Regioni al Ministero della Salute per una serie di malattie trasmissibili, con tempi e modalità diverse di segnalazione a seconda della gravità della patologia. Alcune delle malattie veicolate da alimenti rientrano nell’elenco ministeriale e la notifica medica rimane a tutt’oggi in Italia l’unica fonte informativa nel sistema di sorveglianza delle tossinfezioni alimentari. Per molte patologie, al sistema SIMI sono stati affiancati sistemi di sorveglianza speciali che garantiscano una maggiore specificità e sensibilità e siano in grado di fornire dati che risentano il meno possibile del cronico problema della sottonotifica da parte del medico. Per quanto riguarda i patogeni responsabili di malattie veicolate da alimenti, se a livello nazionale il sistema è rimasto sostanzialmente invariato dal 1990, a livello regionale molte amministrazioni si sono organizzate per rendere più efficace il sistema, creando sorveglianze locali costruite sulla base delle realtà territoriali e dei propri sistemi organizzativi, tutto al fine di ottenere una quantità maggiore di informazioni sul singolo episodio e sulla globalità del fenomeno. 2.2. La Regione Toscana - Il Centro di Riferimento Regionale sulle Tossinfezioni Alimentari – CeRRTA 2.2.1. L’istituzione La Toscana è stata una delle prime regioni a istituire un sistema di sorveglianza speciale delle malattie veicolate da alimenti. Dopo aver constatato che : • • • l’utilizzo delle sole notifiche mediche secondo il DM 15/12/1990 sottostima il fenomeno sia per la mancanza stessa della notifica sia per l’esclusione di tutti gli episodi sospetti o non dovuti ad agenti trasmissibili le inchieste epidemiologiche per MTA al momento sono strettamente incentrate sull’aspetto “umano” non individuando come priorità l’identificazione dell’alimento per l’organizzazione “chiusa” delle strutture di prevenzione regionali casi clinici correlati epidemiologicamente tra di loro in realtà sono riportati come casi sporadici e non riconosciuti come focolaio nel 1999, con deliberazione della Giunta Regionale n° 1241 del 08/11/1999 e sulla base di quanto previsto dall’azione programmata “Alimenti e nutrizione” del Piano Sanitario Regionale 1999-2001, viene istituto il Centro Regionale per le Tossinfezioni Alimentari – CeRRTA. La deliberazione regionale assegna al CeRRTA i seguenti compiti : 1. Raccogliere le denunce ed i rapporti di casi isolati e focolai epidemici di MTA regionali 2. Diffondere le conoscenze scientifiche e culturali in merito alle MTA con particolare attenzione alle metodologie epidemiologiche di approccio 3. Tendere al corretto riconoscimento delle specie batteriche implicate nei vari episodi 4. Realizzare delle “mappe” dei casi attesi in modo da evidenziare la situazione in cui si verifica un eccesso di casi 2.2.2 L’attività Nel primo periodo di attività del centro sono stati raccolti i dati esistenti a partire dall’anno 1996 relativi alle MTA e provenienti dalle notifiche SIMI sia di Classe IV per i focolai che di classe II e V per i casi sporadici. Tali dati sono stati affiancati, per il periodo 1994-1999 dalle notizie provenienti dai Piani di Sviluppo che le Aziende USL hanno consegnato alla Regione. Si è potuto così delineare un quadro abbastanza preciso della epidemiologia di queste patologie nella Regione al momento dell’istituzione del Centro. Dopo attenta analisi della qualità dei dati e sulla base delle esigenze informative sia regionali che aziendali è stato deciso di redigere delle Linee Guida Regionali che fossero seguite, ed i cui allegati utilizzati, da tutti gli operatori sanitari che erano impegnati nell’indagine a seguito di un episodio di MTA. Il documento, scritto dal Ce.R.R.T.A e condiviso a livello regionale è stato approvato dalla Giunta Regionale con deliberazione N° 245 del 11 Marzo 2002. Le Linee Guida vogliono essere un primo passo per superare le difformità tra i dati provenienti dalle varie aziende e rendere uniformi le modalità di approccio al problema. 2.2.2.1 Le prime Linee Guida 3 2.2.2.2. I mezzi informatici Successivamente, al fine di fornire alle singole Aziende USL ulteriori strumenti per rendere più agevole lo svolgimento delle indagini epidemiologiche e l’assolvimento del debito informativo, è stato predisposto un database informatico con Microsoft Access 97. 4 Per diffondere e far conoscere il Centro e la sua attività è stato allestito un sito web nel quale era possibile consultare pagine relative alla organizzazione e funzionamento del CeRRTA, i primi dati aggregati ed elaborati sulle MTA nella regione, la normativa di riferimento, bibliografia e links utili. 2.2.2.3. La diffusione dei dati La raccolta, aggregazione, elaborazione e comunicazione dei dati relativi agli episodi di malattie trasmesse da alimenti nella Regione è stata dal 2002 l’attività principale del Centro che, a tal fine produce report annuali e bollettini semestrali attraverso i quali vengono comunicati e trasmessi ai gruppi di interesse i dati emersi dal sistema di sorveglianza. 2.2.2.4. La valutazione del sistema di sorveglianza Nel corso degli anni l’attività di sorveglianza e l’organizzazione del sistema sono state rimodulate sulla base di nuove esigenze informative dettate dall’applicazione delle normative europee che hanno con più forza ribadito il principio della valutazione del rischio quale necessità imprescindibile per l’organizzazione del sistema dei controlli ed hanno ulteriormente indicato il Sistema di Allerta Europeo per Alimenti e Mangimi quale strumento di salvaguardia dai pericoli derivanti dalla circolazione di alimenti contaminati. Questo ha fatto sì che i dati emersi dal sistema di sorveglianza dovessero con più forza fornire indicazioni fruibili dalle autorità competenti al fine della pianificazione dei controlli. A tal fine è stata effettuata una valutazione del sistema regionale di sorveglianza delle malattie veicolate da alimenti definendone le criticità e indicando i piani di miglioramento : CRITICITA’ 1 - La sottonotifica La sottonotifica è un problema cronico nei sistemi di sorveglianza delle malattie infettive che utilizzano le segnalazioni mediche quale fonte delle notizie. Per quanto riguarda le MTA il dato non è quantificabile e il problema è stato parzialmente bypassato accettando come fonte di notizia anche l‘esposto di privato cittadino o quanto appreso dai media locali. Alcune Aziende toscane hanno cercato di amplificare il sistema di segnalazione utilizzando come fonte gli isolamenti dei Laboratori di Microbiologia Clinica 30 25 20 CRITICITA’ 2 - La correlazione tra malattia e alimento ACCERTATO (isolato da alimento ) ACCERTATO (individuato dall'analisi statistica) NON DETERMINATO SOSPETTO 15 10 5 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Analizzando l’esito delle inchieste epidemiologiche per quanto riguarda la correlazione tra causa (consumo di alimento contaminato) ed effetto (malattia) è stato evidente come raramente si è avuta l’opportunità di indicare con certezza un alimento quale fonte del contagio, essendo quasi sempre l’alimento NON DETERMINATO o SOSPETTO SU BASE ANAMNESTICA ed è stato quindi difficile poter implementare quelle misure di controllo che dovrebbero derivare dai dati emersi da un sistema di sorveglianza efficace. Figura 1 Correlazione tra alimento e malattia - Focolai 2002-2009 (N= 308) 5 100% 90% 6 Nei casi singoli / sporadici tale capacità è ancora minore mostrando altresì una diminuzione nel trend temporale della possibilità di individuare con certezza un alimento come causa di malattia. 80% 70% 60% sospetto 50% accertato 40% non determinato 30% 20% 10% 0% 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Figura 2 Correlazione tra alimento e sviluppo della malattia - Casi singoli/sporadici 2002-2010 ( N = 1094) CRITICITA’ 3 - Le analisi di laboratorio o Le analisi sull’uomo Tra le criticità emerse nella valutazione dell’efficacia della diagnosi microbiologica nell’indagine per malattia trasmessa da alimenti si è osservato e considerato che : il tariffario regione della Toscana con la voce “coprocoltura” prevede la ricerca di Salmonella, Shigella e Campylobacter. Il medico richiede “coprocoltura” e le ricerche quindi sono limitate ai tre patogeni senza tenere in considerazione altre possibilità sulla base della sintomatologia e tempi di insorgenza Spesso i pazienti osservati in Ospedale, in particolar modo al Pronto Soccorso, vengono subito trattati, specialmente se con sintomi importanti, con antibiotici il che inficia i risultati di una successiva diagnosi batteriologica con metodi colturali. Anche i sanitari dei Dipartimenti della Prevenzione spesso non richiedono le analisi di quei patogeni clinicamente correlati con il tipo di patologia I laboratori non eseguono tutte le ricerche richieste dalla Sanità Pubblica o Le analisi sull’alimento Per quanto riguarda le analisi sugli alimenti prelevati in corso di inchiesta epidemiologica per sospetta MTA, nonostante che, quando è stato possibile, siano stati prelevati molti alimenti e effettuate ricerche accurate, si è potuto osservare che : L’elenco dei parametri richiesti spesso è poco correlato con i dati emersi dall’inchiesta epidemiologica Il tipo di alimento prelevato non risulta essere un substrato idoneo alla crescita del patogeno accertato/sospetto. CRITICITA’ 4 – La mancanza di comunicazione e di feed-back Nell’inchiesta per MTA, oltre ad operatori di una stessa ASL afferenti ad Unità Funzionali diverse, sono sempre più spesso coinvolte autorità sanitarie di altre Aziende Usl anche extra regionali, questo a causa di una distribuzione di alimenti in sempre più vaste aree geografiche e per la presenza di un turismo, anche di tipo gastronomico, sempre crescente. Per questo la comunicazione ed il feed-back dei dati diventano strategici per la chiusura del cerchio della sorveglianza. Nell’analisi regionale di questi parametri si è osservato che : Le Unità Funzionali deputate all’inchiesta sugli episodi di MTA non comunicano e non si coordinano nelle attività investigative e di controllo Le Aziende USL regionali non si scambiano dati su quanto operato nell’inchiesta secondo le proprie competenze . Le inchieste epidemiologiche risultano spesso incomplete perché non si attende il ritorno dei dati per operare la sintesi ed ipotesi finale Gli esiti dell’inchiesta non vengono comunicati ai gruppi di interesse (medici, media, autorità sanitarie etc. Elaborando il trend del tasso di notifica dei focolai negli anni 20022009 e confrontando i dati SIMI toscani e CeRRTA con i dati SIMI italiani è evidente come, restando pressoché costante il dato nazionale, in Toscana, dopo un primo periodo in cui i tassi si mostravano decisamente più alti rispetto a quanto osservato in Italia, il trend ha iniziato un andamento decrescente fino ad arrivare, nell’anno 2009, ad essere i linea con il dato italiano. Ci siamo quindi chiesti : realmente le malattie trasmesse da alimenti stanno Figura 3 Andamento del tasso di notifica di focolai in Toscana secondo i dati SIMI e CeRRTA e confronto con il dato nazionale diminuendo in Toscana oppure il sistema di Anni 2002-2009 sorveglianza ha perso sensibilità ? 7 CRITICITA’ 5 – L’uniformità con i dati Europei Con l’entrata in vigore del Regolamento (CE) N. 178/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002 viene istituita l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare che, tra i compiti che le competono, vede la raccolta e l’analisi dei dati relativi alle zoonosi, resistenza antimicrobica e ai focolai di malattie veicolate da alimenti. 8 Nel 2006 la Direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici viene recepita in Italia dal Decreto Legislativo 4 Aprile 2006, n. 191. All’ articolo 7 comma 2 il Decreto recita : “ L'azienda unità sanitaria locale competente per territorio procede ad un'indagine sui focolai di tossinfezione alimentare. L'indagine ha lo scopo di acquisire dati sul profilo epidemiologico,sui prodotti alimentari eventualmente coinvolti e sulle cause potenziali del focolaio. L'indagine comporta inoltre l'esecuzione di idonei studi epidemiologici e microbiologici “ La Direttiva Europea specifica le modalità per l’invio dei dati all’ECDC/EFSA da parte degli Stati Membri con le indicazioni relative al minimum data set richiesto. Le informazioni raccolte attraverso il sistema di segnalazione dei focolai di MTA sono essenziali per effettuare valutazioni del rischio e per informare i decisori politici circa la diffusione e l’impatto delle MTA sul territorio nazionale. La natura del possibile collegamento tra il focolaio epidemico di MTA ed il veicolo alimentare, non deve essere necessariamente validata attraverso l’isolamento del microrganismo dall’alimento, ma può anche essere dimostrata attraverso la presenza di un’associazione tra alimento e malattia, attraverso studi di epidemiologia analitica (caso controllo e coorte). L’evidenza epidemiologica (sia descrittiva che analitica) diventa quindi requisito per la classificazione dei focolai epidemici, tuttavia, i risultati ottenuti attraverso gli studi analitici (che dipendono fortemente dal modo in cui sono disegnati) è considerato dalla Direttiva Zoonosi più importante dei risultati ottenuti attraverso studi descrittivi. Allo stesso modo l’evidenza epidemiologica può essere forte (stesso microrganismo rilevato in un caso di MTA e nell’alimento ancora integro e confezionato) o debole (microrganismo rilevato nel caso di MTA e nell’alimento che però non è più integro e si può essere contaminato successivamente in ambiente domestico attraverso un'altra fonte) (Scientific Report of EFSA – Updated tecnical specifications for harmonised reporting of foodborne outbreaks through the European union reporting system in accordante with the Directive 2003/99/EC) 2.2.2.5. Le nuove Linee Guida Alla luce della necessità dell’Italia, in quanto Stato Membro, di uniformarsi alla indicazioni della suddetta Direttiva e di rendere applicativi, anche a livello locale, sistemi di indagine che siano in grado di fornire alla Autorità Europea quanto richiesto, si è evidenziata la necessità, in Toscana, di rivedere anche il data set fornito dalle inchieste per MTA. In considerazione di ciò e delle criticità emerse dall’analisi valutativa del sistema di sorveglianza, nel 2009 la Direzione Generale Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale della Regione Toscana decide di redigere nuove Linee Guida per la corretta gestione degli episodi di malattie veicolate da alimenti. Le Linee Guida sono il frutto del lavoro di un gruppo di sanitari operanti nei Dipartimenti di Prevenzione di varie Aziende USL Toscane e rappresentanti tutte le professioni che, con competenze diverse, partecipano all’inchiesta a seguito di malattia trasmessa da alimenti (medici, tecnici della prevenzione, infermieri, assistenti sanitari, veterinari, biologi). Le Linee Guida sono state approvate dalla Giunta Regionale con deliberazione n° 657 del 12 Luglio 2010. La modulistica e le istruzioni tecniche allegate alle Linee Guida sono state approvate dal Decreto Dirigenziale n° 4118 del 12 Agosto 2010. Scopo delle Linee Guida è stato quello di fornire mezzi e supporti scientifici per incrementare l’efficienza e l’efficacia (in termini temporali e di risultato) della gestione degli episodi da parte dei soggetti coinvolti attraverso: la condivisione delle modalità di gestione degli episodi di malattie trasmesse da alimenti la definizione e completezza dei flussi informativi il coordinamento dei vari servizi territoriali la condivisione reciproca (tra servizi) dei punti di riferimento territoriali per ogni singolo servizio (referenti, recapiti, pronta disponibilità ecc.) la individuazione, su base territoriale, di gruppi di operatori sanitari che lavorano in team per garantire interventi qualificati le Linee Guida rappresentano uno strumento operativo "dinamico" , quindi soggetto a modifiche in rapporto all'esperienza “sul campo” e ad osservazioni ed integrazioni da parte di coloro che giornalmente sono coinvolti nella gestione degli episodi di patologie di origine alimentare. Pertanto sono da considerare un “work in progress”. Alla approvazione delle Linee Guida è seguita un’attività di diffusione degli obiettivi e contenuti del documento tra gli operatori territoriali, sia con lo scopo di rendere quanto più capillare possibile la diffusione delle Linee Guida ma anche per creare un’occasione per recepire le problematiche ed i suggerimenti che emergono da chi quotidianamente si confronta direttamente con le difficoltà di indagare su questi episodi. 9 L’esperienza e l’impegno mostrato dalla Regione Toscana nell’affrontare e gestire il problema della corretta ed efficace conduzione dell’inchiesta per MTA ha creato interesse anche al di fuori dell’ambito regionale ed è stato più volte chiesto di presentare questa esperienza. 10 2.2.3 L’organizzazione Il sistema di sorveglianza è stato organizzato individuando figure specifiche sia a livello territoriale che regionale. 2.2.3.1 Organizzazione territoriale In ogni Azienda Usl è stato individuato un referente del Cerrta (medico, assistente sanitaria) che ha il compito di : Essere informato su un evento sospetto Fornire supporti scientifici ai colleghi che ne facciano richiesta nella conduzione dell’inchiesta Fungere da coordinatore delle attività svolte da UF diverse nell’investigazione Raccogliere tutto il materiale inerente all’episodio Compilare un report riepilogativo dell’episodio e inviarlo al Coordinamento regionale Diffondere tra il personale della propria azienda i documenti informativi prodotti dal CeRRTA 2.2.3.2 Organizzazione centrale Le attività del Centro sono coordinate da un professionista (biologo) che è funzionalmente allocato presso la Azienda USL 3 di Pistoia presso la U.F. Igiene degli Alimenti e Nutrizione e le cui funzioni sono: • • Raccogliere i report inviati dalle aziende sugli episodi di MTA, valutarne la congruità, chiedere eventuali integrazioni ed infine inserirli in apposito database Aggregare i dati regionali e redigere un report annuale sulla epidemiologia di tali patologie • • • • • • Produrre bollettini trimestrali sui dati parziali e sui maggiori episodi verificatisi a livello regionale e non solo Correlare tra loro casi sporadici o episodi di gruppo individuando un alimento comune Allestire, anche in collaborazione con altre figure professionali regionali, strumenti operativi al servizio delle Aziende per ottimizzare l’inchiesta epidemiologica (questionari per la rilevazione dei dati in malati e non-malati, metodologie on-line per gli studi analitici degli episodi etc) Organizzare o partecipare come docente ad eventi formativi aziendali o regionali tesi ad aumentare il know-how dei sanitari che si occupano della gestione delle inchieste epidemiologiche Implementare altri sistemi di sorveglianza territoriale che permettano di meglio valutare il peso reale delle MTA Diffondere a livello regionale e non solo, conoscenze, documenti e strumenti utili nel campo della gestione delle MTA per la realizzazione di una rispondenza a quanto richiesto dalla UE riguardo alla qualità e trasmissione dei dati. I rapporti tra i referenti CeRRTA e il coordinamento regionale e i tempi e modalità di invio dei dati sono definiti e standardizzati ed indicati nelle Linee Guida del 2010. Dopo una settimana dalla fine dell’inchiesta i referenti inviano al coordinamento regionale il resoconto, utilizzando l’Allegato 13 delle Linee Guida, i dati vengono aggregati su base annua e con i dati degli anni precedenti e i risultati vengono quindi pubblicati in un report che viene distribuito a tutti i gruppi di interesse (autorità regionali, aziendali, medici etc). Per quanto riguarda i casi singoli/sporadici, l’invio avviene tramite l’allegato 14, generalmente con cadenza mensile. Un altro flusso CeRRTA- Aziende USL riguarda i dati relativi alle patologie legate al consumo di funghi. Esiste un report ad hoc per la sintesi dell’episodio (Allegato 14b) che viene inviato al coordinamento entro un mese dalla fine dell’inchiesta. I dati relativi alle malattie legate al consumo di funghi vengono anch’essi aggregati ed elaborati su base annua. L’entrata in vigore delle Linee Guida nel 2010, che prevedono l’invio di un data-set più ampio rispetto a quanto fornito negli anni precedenti, ha fatto sì che alcune elaborazioni siano disponibili solo per gli anni di applicazione delle nuove Linee Guida. 11 I Focolai di malattie trasmesse da alimenti 10 anni di sorveglianza Le inchieste epidemiologiche per malattie veicolate da alimenti ormai da due anni vengono effettuate dalle Aziende USL toscane con le metodologie richieste dalle linee guida emesse nel 2010 e i dati inviati al coordinamento regionale sono molto più numerosi e di qualità sicuramente migliore rispetto a quanto avveniva negli anni precedenti. 12 Costruire un report sui focolai in Toscana dal 2002 al 2011 è risultato quindi particolarmente complicato dovendo confrontare e lavorare su metodologie di approccio e gestione abbastanza diverse e di conseguenza su dati di consistenza e qualità diversa. Al fine di uniformare il più possibile i dati da aggregare è stato necessario rivedere tutte le inchieste epidemiologiche inviate al coordinamento regionale dal 2002 ed è stato necessario approntare alcuni modifiche anche ai dati stessi, in alcuni casi anche eliminandone alcuni o modificando sostanzialmente le conclusioni e ipotesi nate alla fine dell’inchiesta. Si è provveduto quindi a : 1. Eliminare dal data-base dei focolai tutti gli episodi per i quali le aziende USL non hanno mai inviato l’inchiesta epidemiologica ma i cui dati furono a suo tempo, nella redazione dei report precedenti, ricavati esclusivamente dalle notifiche SIMI di Classe IV 2. Creare un data-base a parte per tutti quei focolai nei quali il consumo di alimenti non era avvenuto in Toscana. Questi episodi sono stati aggregati in un gruppo specifico denominato come “focolai di viaggiatori” 3. Rivedere tutti gli alimenti indicati dalle Aziende USL come responsabili dell’episodio valutando la forza dell’evidenza con la quale l’alimento è stato indicato come causa, anche solo sospetta dell’episodio. In alcuni casi è stato necessario, data l’assenza di qualsiasi evidenza che correlasse il consumo allo sviluppo della malattia, eliminare l’alimento e sostituirlo con la voce NON DETERMINATO. 4. Ridurre ad un unico focolaio alcuni episodi inviati singolarmente ma con la forte evidenza di un’unica fonte di contagio (consumo nello stesso ristorante con menù uguali o simili a distanza speso di pochi giorni o addirittura poche ore) Tutti i focolai dal 2002 al 2011 sono stati reinseriti in un unico database in cui sono stati inseriti, quando, disponibili, i dati per singola voce e dal data-base sono state effettuate le elaborazioni. PROVENIENZA DELLA NOTIZIA, TEMPI DI SEGNALAZIONE E DI INIZIO INCHIESTA A partire dall’anno 2010, con l’introduzione della nuova scheda di reporting dei focolai, le Azienda USL forniscono notizie anche sulla fonte di informazione e sulle date di segnalazione dell’episodio e di inizio indagine. E’ stato richiesto di segnalare anche questi dati perché considerati Forze essenziali per valutare se e come altre Laboratori0 dell'Ordine; 0,5 fonti non previste dal sistema di 7,8 notifica delle malattie trasmissibili medico ; 59 possano essere considerate utilizzabili Altra ASL; 2 come tali e soprattutto per quantificare i ritardi nella segnalazione collegati alle varie fonti. Per quanto riguarda gli anni precedenti al 2010, il riesame dei focolai ha permesso di identificare la fonte ed i tempi di segnalazione solo in rari casi. Pronto Soccorso; 19,5 Come si può notare dalla Fig. 4 il medico di famiglia/di reparto privato ospedaliero è la fonte di segnalazione cittadino; 11,2 più frequente (59%) seguita dal Pronto Soccorso (19,5%) e dagli esposti di privati cittadini (11,2%) Fig. 4 Percentuale di segnalazione per singola fonte (N = 205) Anni 2002-2011 Su 176 focolai per i quali il dato è stato disponibile l’elaborazione ha rilevato circa 100 N = 176 focolai per i quali i tempi di segnalazione andavano da 0 a 2 giorni ( 0 = 41 ; 1 = 42; 2 = 17) e 20 con tempi 3 – 4 giorni (Fig.5) Questi 2 gruppi rappresentano da soli circa il 70% dei focolai per i quali il dato è disponibile. Il valore medio dei tempi di segnalazione è 5,3 contro un valore mediano di 2 : questo è naturalmente dovuto al fatto che sono presenti alcuni episodi per i quali il ritardo è stato veramente enorme (1 focolaio con ritardo di segnalazione di 58 giorni e 1 focolaio con un ritardo di 104 giorni, Fig. 5 Focolai suddivisi per giorni intercorsi dall’episodio alla segnalazione alla Azienda USL (N = 176)- Anni 2002-2011 quest’ultimo dovuto ad una ritardata diagnosi rispetto ai tempi di insorgenza dei sintomi) Nonostante che la classe 0-2 giorni sia la più frequente è facile capire come esista una grande differenza tra una segnalazione avvenuta in tempo reale e una segnalazione che giunga il giorno dopo o a due giorni dall’episodio poiché le modalità degli interventi cambiano e soprattutto la loro efficacia, soprattutto in esercizi pubblici, diminuisce in modo esponenziale quanto più ci si allontana nel tempo dal momento della contaminazione e/o trasmissione del patogeno. 13 Dalla Tab. 1 si evince come i tempi che intercorrono tra l’inizio della sintomatologia e la segnalazione, suddivisi per fonte della notizia, mostrino valori massimi (e molto più alti rispetto alle altre categorie) per quei focolai che vengono segnalati secondo quanto previsto dal D.M. 15 Dicembre 1990 cioè attraverso la classica notifica medica. Considerando quanto la tempestività della comunicazione assuma un’importanza strategica per la conduzione di un’inchiesta efficace, è necessario implementare misure che siano in grado di accorciare drasticamente questi tempi di latenza. 14 FONTE DELLA SEGNALAZIONE MMG/ medico di reparto Ospedaliero Pronto Soccorso Privato cittadino Forze dell’Ordine Altra Azienda USL Laboratorio di Microbiologia MEDIA DEI GIORNI 7,98 0,85 1,00 4,00 1,00 1,00 * MEDIANA DEI GIORNI 5,00 1,00 1,35 2,00 1,67 * una sola segnalazione Tab. 1 – Media e mediana dei tempi di segnalazione suddivisi per fonte (N= 176) – Anni 2002-2011 I tempi trascorsi dal ricevimento della notizia all’inizio dell’inchiesta sono stati molto più rapidi : nel 73% dei 74 focolai pei i quali il dato è disponibile l’intervento è iniziato entro 24 ore dalla segnalazione, nel 16% dopo 24 ore ed il massimo ritardo osservato ( 1 episodio) è stato di 5 giorni. Il valore medio dei tempi di intervento è di circa 0,5 giorni. METODI DI INDAGINE E PROVVEDIMENTI SCATURITI Per tutti i focolai, le interviste ai casi e non/casi sono state la base di partenza N° di focolai % dell’indagine. Nel 43,9% dei casi sono stati Interviste 338 99.7 eseguiti sopralluoghi agli esercizi commerciali coinvolti (intendendo con Sopralluogo ad esercizio/azienda alimentare 148 43,9 questa voce anche eventuali sopralluoghi Esame degli alimenti 152 44,8 effettuati ad aziende produttrici a seguito di episodi casalinghi ma per i quali fosse Studi analitici statistici 37 10,9 sospettata una contaminazione di materia Esami delle superfici di attrezzature e piani di prima) ed esami degli alimenti nel 44,8%. 50 14,7 lavorazione Bassa la frequenza di applicazione di metodi Analisi cliniche agli operatori alimentari analitici per individuare l’alimento 54 15,9 statisticamente correlato. EFSA attribuisce Tab.2 – Numero e frequenza dei vari metodi di indagine una grande importanza a questo strumento nell’inchiesta per focolaio di MTA – Anni 2002-2011 (N=339) ma ribadisce anche che lo studio deve essere ben condotto e supportato da notizie credibili. Nei 10 anni oggetto di studio, in Regione gli episodi nel corso dei quali le condizioni previste per effettuare uno studio che fornisse forti evidenze di correlazione (interviste a casi e non/casi, consistente numero di persone coinvolte e un elenco dettagliato e veritiero degli alimenti consumati) sono stati pochi ma in questi casi quasi sempre è stato possibile individuare l’alimento correlato. METODI DI INVESTIGAZIONE DELL'EPISODIO A partire dall’anno 2010 è stato chiesto alle Aziende Usl di riportare nella relazione finale per focolaio anche i provvedimenti di legge attuati a seguito dell’intervento. Queste informazioni, quando riportate nel corso della relazione dell’episodio, sono state in parte ricavabili anche da alcune inchieste degli anni precedenti, per un totale di 42 indagini. Tra i provvedimenti adottati, in 6 casi è stato attivato il sistema di allerta e in particolare in 3 casi per presenza di istamina in tonno, in 1 caso per presenza di Staphylococcus produttore di tossina in un formaggio a pasta dura, in 1 caso per presenza di Bacillus cereus in pizze congelate ed in 1 caso per presenza di Listeria monocytogenes in mascarpone . Fig. 6 –Provvedimenti attuati a seguito di intervento per focolaio di MTA – Anni 2002-2011 (N=42) Anche in Toscana, come nel resto dell’ Unione Europea, l’attivazione del sistema di allerta a seguito di episodi di malattie trasmesse da alimenti è rara. In molti episodi la causa della presenza di patogeni nell’alimento è dovuta ad una scorretta gestione delle fasi di conservazione e lavorazione di alimenti negli esercizi di preparazione, somministrazione e vendita alimenti al consumatore finale e non ad utilizzo di materie prime contaminate, la cui individuazione ed evidenza analitica è la condizione imprescindibile per attivare le allerte per alimenti e mangimi. FOCOLAI, CASI TOTALI, CASI CONFERMATI E CASI PROBABILI Anno N° di focolai Casi associati a focolai 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Totale 45 38 41 25 33 25 29 24 36 43 339 338 553 645 321 330 198 449 209 355 385 3783 Casi % casi casi % casi confermati confermati probabili probabili 142 121 152 211 88 87 108 36 77 85 1107 42,0 21,9 23,6 65,7 26,7 43,9 24,1 17,2 21,7 22,1 29,3 196 432 493 110 242 111 341 173 278 300 2676 58,0 78,1 76,4 34,3 73,3 56,1 75,9 82,8 78,3 77,9 70,7 Tab 3 – Numero di focolai, numero di casi associati suddivisi in confermati e probabili e relative percentuali - Anni 2002-2011 15 I casi associati sono stati distinti in casi confermati e casi probabili, secondo quanto previsto dalla decisione della Commissione Europea del 28 Aprile 2008 recante modifica della decisione 2002/253/CE che stabilisce la definizione dei casi ai fini della dichiarazione delle malattie trasmissibili alla rete di sorveglianza comunitaria istituita ai sensi della decisione n° 2119/98/Ce del Parlamento Europeo e del Consiglio. Dalla figura 7 si evince come, a parte l’anno 2005, i casi probabili, ovverossia quelle persone che hanno partecipato al pasto sospetto, hanno manifestato sintomi ma non hanno eseguito un test di laboratorio, sono stati sempre in numero maggiore rispetto al casi confermati, cioè con evidenze laboratoristiche. 90,0 16 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 % casi confermati % casi probabili 20,0 10,0 0,0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fig. 7 Andamento negli anni delle percentuali di casi confermati e probabili associati ai focolai Anni 2002-2011 (N=3783) Le curve di tendenza mostrano come la forbice tra i due gruppi sembra ampliarsi anche nelle previsioni per i prossimi anni. La drastica diminuzione dei focolai sostenuti da salmonella, specchio di quanto sta avvenendo in Unione Europea, e la cui diagnosi laboratoristica è sempre stata semplice, associata alla conseguente emergenza di altri patogeni raramente ricercati nei laboratori di Microbiologia Clinica hanno fatto sì che sempre più spesso non venga individuato l’agente responsabile dell’episodio e di conseguenza, all’evidenza epidemiologica descrittiva, non è possibile associare un altrettanto forte evidenza dell’agente patogeno responsabile L’andamento negli anni del 20,00 tasso di notifica, 1,40 18,00 differenziato per notifica 1,20 tasso di notifica foc 16,00 dei focolai e dei casi ad essi tasso di notifica casi 1,00 14,00 associati, ha mostrato una 12,00 tendenza a decrescere, 0,80 10,00 raggiungendo nel 2009 i 0,60 8,00 valori nazionali ricavabili 6,00 dai dati SIMI (0,9 0,40 4,00 foc/100.000 ab). A partire 0,20 2,00 dal 2010 (anno di 0,00 applicazione delle Linee 0,00 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Guida Regionali ) e Fig. 8 Andamento negli anni del tasso di notifica di focolai e di casi associati successivamente nel 2011 il Anni 2002-2011 * (N=339) tasso di notifica è andato * non essendo ancora disponibili i dati demografici per il 2011, per questo anno sono stati utilizzati i dati del 2010 aumentando. Se il dato si confermerà negli anni successivi, probabilmente potremo dedurre che l’applicazione di più complete metodologie di studio e analisi del fenomeno delle malattie trasmesse da alimenti ha raggiunto lo scopo di migliorare la sensibilità e l’efficacia del sistema di sorveglianza. Utilizzando la categorizzazione dei focolai prevista da EFSA fino all’anno 2011, gli episodi toscani sono stati suddivisi in accertati e possibili, seguendo i criteri dettati dall’Autorità Europea. 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Totale accertati % accertati possibili % possibili 7 15,6 38 84,4 11 28,9 27 71,1 9 22,0 32 78,0 4 16,0 21 84,0 5 15,2 28 84,8 8 32,0 17 68,0 4 13,8 25 86,2 8 33,3 16 66,7 7 19,4 29 80,6 8 18,6 35 81,4 71 20,9 268 79,1 totali 45 38 41 25 33 25 29 24 36 43 339 Tab. 4 Focolai di MTA suddivisi in accertati e possibili secondo quanto previsto dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (N= 339) Nel 2011 EFSA ha emesso una nuovo aggiornamento delle specifiche tecniche per armonizzare il sistema di reporting dei focolai di MTA in Unione Europea: nel documento è previsto il superamento della differenziazione in focolai possibili ed accertati ed è richiesta la trasmissione e descrizione dettagliata solo di quei focolai per i quali è presente une forte evidenza della correlazione dell’episodio con un particolare alimento. Per uniformarsi alle nuove specifiche i focolai dal 2002 sono stati categorizzati per la forza delle evidenze che ha correlato il veicolo all’episodio. Tali evidenze sono state definite come molto deboli, deboli, forti e molto forti. FORTI 8% MOLTO FORTI 13% MOLTO DEBOLI 29% DEBOLI 50% Fig. 9 Forza delle evidenze della correlazione alimento-malattia nei focolai - Anni 2002-2011 (N=339) Come si può notare dalla Fig. 9 circa l’80% dei focolai studiati presenta evidenze deboli della correlazione alimentomalattia (solo evidenza epidemiologica descrittiva oppure evidenza epidemiologica + riscontro agente solo nei casi ) Il 20% dei focolai presenta evidenza di correlazione forti (evidenze epidemiologiche + riscontro agente nei casi e/o riscontro agente negli alimenti e/o evidenze epidemiologiche analitiche) 17 Focolai nelle singole Aziende USL I focolai sono stati suddivisi per singola Azienda Usl ed è stato calcolato il tasso di notifica sulla base della popolazione residente. La necessità di utilizzare il tasso di notifica e non il tasso di incidenza è dovuta alla constatazione che molti focolai hanno visto coinvolte persone non residenti in Toscana (scolaresche, turisti etc) per cui un’incidenza calcolata sulla popolazione residente potrebbe fornire un dato falsato. 18 ASL Focolai Focolai Casi Casi numero tasso di notifica/100.000 ab.* numero tasso di notifica/100.000 ab.* 18 30 31 8 31 29 12 20 49 71 24 16 339 0,9 1,4 1,1 0,3 0,9 0,8 0,5 0,6 2,2 0,9 1,0 1,0 165 116 458 29 333 245 79 239 368 1430 96 225 3783 8,2 5,3 16,1 1,2 10,1 7,1 3,0 7,0 16,6 17,7 4,1 13,5 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 TOTALI * * non essendo ancora disponibili i dati demografici definitivi per l’anno 2011, per questo anno sono stati utilizzati i dati del 2010 Tab. 5 Focolai e casi associati suddivisi per Azienda Usl e relativi tassi di notifica /100.000 ab. Anni 2002-2011 ASL 1 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 ASL 2 ASL 3 ASL 4 ASL 5 ASL 6 focolai casi focolai casi focolai casi focolai casi focolai casi focolai casi 2 4 1 1 0 1 1 2 2 4 18 21 25 11 2 0 4 4 25 17 56 165 7 5 0 2 2 5 2 2 2 3 30 21 22 0 9 4 22 15 5 9 9 116 3 1 2 2 2 4 1 6 5 5 31 12 8 58 14 102 88 11 120 18 27 458 0 0 2 1 1 0 1 1 1 1 8 0 0 5 4 2 0 10 3 2 3 29 4 5 4 2 3 1 4 1 0 7 31 12 20 41 39 47 3 139 5 0 27 333 1 1 6 2 3 2 3 4 3 4 29 4 2 75 15 8 23 15 13 79 11 245 ASL 7 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 ASL 8 ASL 9 ASL 10 ASL 11 ASL 12 focolai casi focolai casi focolai casi focolai casi focolai casi focolai casi 2 0 2 0 1 0 1 2 3 1 12 11 0 12 0 27 0 5 12 10 2 79 3 4 2 2 1 1 3 1 2 1 20 12 22 55 13 18 5 43 5 63 3 239 9 8 9 4 6 3 2 0 7 1 49 70 54 59 20 18 14 50 0 80 3 368 5 8 11 5 11 1 8 4 8 10 71 27 394 300 181 92 2 131 19 67 217 1430 3 2 0 2 3 6 3 1 2 2 24 6 6 0 7 12 22 26 2 6 9 96 6 0 2 2 0 1 0 0 1 4 16 142 0 29 17 0 15 0 0 4 18 225 Tab .6 Focolai di MTA per Azienda Usl e per anno Anni 2002-2011 Sesso, età e stagionalità in casi e focolai Considerato che nella nostra regione si sono verificati spesso focolai di MTA in gruppi turistici provenienti da altre regioni o anche altri stati e che tali gruppi sono frequentemente costituiti da giovani adolescenti, il tasso di incidenza per classi di età nel 2010 è stato sicuramente falsato come dato regionale. Per tale ragione in questo report i focolai sono stati suddivisi in eventi a carico di residenti e non residenti. Siamo quindi stati in grado di definire un tasso di incidenza per sesso e età riferito solo agli abitanti della Toscana. Il sesso femminile rimane quello a maggior incidenza e la classe di età 1-4, come da aspettarsi, la classe a maggior rischio di malattia, per le caratteristiche di immaturità immunitaria proprie del gruppo. Per lo stesso motivo il tasso di incidenza risale nella classe > 70 e nello specifico esso è dovuto ad un episodio verificatosi (Il sesso è l’età dei casi coinvolti in focolai è disponibile dal 2010) maschi femmine 7,25 8,00 6,00 4,99 5,80 6,46 11,71 12,00 9,69 10,00 8,00 4,00 6,00 2,00 4,00 5,96 4,62 4,68 2,75 2,00 0,00 2010 2011 0,00 <1 1-4 5 - 19 20 - 49 50 - 70 > 70 Fig. 10 Tasso di incidenza per sesso – Anni 2010 – 2011 (N=462) Fig. 11 Tasso di incidenza per classi di età – Anni 20202011 (N= 416) (Anno 2011 = dati demografici provvisori ISTAT) (Anno 2011 = dati demografici regionali 2010) 19 700 50 45 casi 600 focolai 500 40 35 30 400 25 300 20 200 15 10 100 20 5 0 0 dicembre novembre ottobre settembre agosto luglio giugno maggio aprile marzo febbraio gennaio Fig. 12 Numero di casi e di focolai per mese – Anni 2002 – 2011 (N=3783/339) La stagionalità del numero di focolai è stata associata alla stagionalità del numero dei casi. Mentre nel primo caso si osserva l’andamento tipico con aumento del numero nei mesi tardoprimaverili ed estivi, nel secondo il valore massimo di casi si ha nei mesi di Aprile e Maggio. Ciò è riconducibile all’alto numero di casi osservati in gruppi scolastici provenienti da altre regioni o altre nazioni che sono soliti visitare la Toscana in primavera e che consumo pasti in esercizi che, solitamente non associano ai bassi costi buone condizioni igieniche e GMP. Ospedalizzazione non osped. ospedalizzati 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Fig. 13 Casi (associati a focolai) ospedalizzati e non Anni 2002 – 2011 (N=3783) Anno 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2002-2011 % di casi ospedalizzati 17,5 11,0 22,2 19,0 16,7 20,2 6,9 34,9 24,8 20,0 18,2 Tab.7 Percentuale di ospedalizzazione nei casi associati a focolai - Anni 2002-2011 (N = 3783) I valori percentuali più alti di ricorso alle strutture ospedaliere si è osservato nell’anno 2004 (22.2 %) e nell’anno 2009 (34,9%). Nel 2004 la causa di tale valore è da riferirsi ad un episodio verificatosi nel territorio della ASL 3 presso una mensa di una comunità di recupero per tossicodipendenti. L’agente responsabile è risultato essere la tossina di Staphylococcus aureus e il veicolo responsabile una pasta fredda preparata con largo anticipo e conservata a temperatura ambiente. La percentuale di ricovero è stata del 91 % dei casi, dato facilmente spiegabile con il tipo di utenza della comunità. Nell’anno 2009 il maggior contributo al valore riportato è stato un episodio a carico di una scolaresca in gita che ha consumato pasti a rischio in un albergo di Montecatini Terme è che è stata interamente ricoverata per gastroenterite acuta in vari ospedali laziali. GLI ALIMENTI FORMAGGI; 1,8 PESCI E PRODOTTI DELLA PESCA; 15,6 ACQUA; 0,6 CARNE AVICOLA E PRODOTTI RELATIVI; 0,9 NON DETERMINATO; 41,9 CARNE DI SUINO E PRODOTTI RELATIVI; 1,5 CARNE BOVINA E PRODOTTI RELATIVI; 1,2 PIU' ALIMENTI ; 1,5 VERDURE E CEREALI; 0,6 UOVA E PRODOTTI A BASE DI UOVA; 20,1 PRODOTTI DOLCIARI; 3,8 PIATTI MISTI E A BUFFET; 10,6 Fig. 14 Percentuale di focolai per categoria di alimento (accertato e sospetto) Anni 2002-2011 ( N = 339) Tutti gli alimenti indicati dalle Aziende USL quali responsabili (accertati e sospetti) di focolai di MTA negli anni 2002-2011 sono stati ricategorizzati utilizzando in parte i gruppi omogenei previsti da EFSA nel report europeo ed in parte inserendo nuovi gruppi. In particolare è stata inserita la categoria PIATTI MISTI E A BUFFET che pesa per il 10.6% dei casi e che si riferisce ad alimenti complessi, costituiti da assemblaggio, con e senza cottura, di più materie prime. Nel gruppo PRODOTTI DOLCIARI non è stato inserito il classico Tiramisù, che negli anni passati è stato responsabile di numerosi focolai per contaminazione primaria delle uova e che fa parte della categoria UOVA E PRODOTTI A BASE DI UOVA. Categoria N° Categoria N° Categoria N° Categoria N° Acqua 2 Formaggi 6 Prodotti ittici 53 Carne avicola 3 2 Frutti di mare 14 Pollo 1 tacchino Acqua di pozzo Acqua di sorgente 1 1 Categoria N° Verdure e cerali 2 Verdure I gamma 1 Mais 1 Formaggi a pasta dura Formaggi a pasta molle Formaggi freschi Mascarpone Ricotta Categoria Uova e prodotti a base di uova 1 1 1 1 N° Pesce per sushi Tonno e sgombroidi Categoria 21 Categoria Carne di suino e prodotti relativi N° Categoria N° 5 Carne bovina e prodotti relativi 4 2 Insaccati 1 manzo 4 1 Maiale 2 salsiccia 2 38 N° Categoria N° Categoria N° Categoria N° Più alimenti 5 Non determinato 142 68 Piatti misti e a buffet 36 Dolci e gelati 13 Maionese/ tramezzini 1 Preparazione alimentare mista 36 Gelato/ semifreddo 2 Uovo cotto 7 Torta/ dolce/ pasticcini 11 Uovo crudo Pasta/ pasta fresca Tiramisù 2 1 57 Tab. 8 N° di focolai suddivisi per alimento all’interno di ogni categoria – Anni 2002-2011 (N = 339) microbiologico; 31 sospetto su base anamnestica; 127 microbiologico + statistico; 2 riconoscimento botanico; 1 Accertato; 70 statistico; 16 22 chimico; 20 Fig. 15 N° dei focolai suddiviso per alimento responsabile sospetto o accertato e per tipo di accertamento Anni 2002-2011 (N = 339) Anni 2002-2011 ( N = 339) Gli alimenti il cui consumo è stato definito come responsabile dell’episodio tossinfettivo sono stati categorizzati in ACCERTATI e SOSPETTI. Un alimento è stato definito sospetto dell’episodio quando, pur non essendo presenti evidenze microbiologiche o analitiche di correlazione forti , le fonti scientifiche e l’esperienza degli operatori legano quell’alimento a quell’agente oppure quando l’analisi del rischio effettuata sulla base degli alimenti consumati vede, con alta probabilità, in quell’alimento la possibile causa I focolai ad alimento sospetto sono, sul totale, il 37,4 % mentre quelli in cui l’alimento è stato individuato con certezza sono il 20,6%. Le evidenze che hanno permesso si collegare l’alimento all’episodio sono state di tipo microbiologico cioè riscontro dell’agente batterico o tossina nell’alimento (44,2% dei focolai accertati) chimico (28,5%, prevalentemente legato ai focolai dovuti a consumo di tonno e sgombroidi con presenza di istamina) di tipo analitico (alimento statisticamente correlato all’episodio mediante studio di coorte retrospettivo o caso-controllo, 22,8% ) Solo in 2 casi (2,8%) la correlazione statistica è stata confermata anche dall’isolamento dell’agente nell’alimento ed in 1 caso l’agente (Colchicum autumnalis, erba tossica) è stato individuato mediante riconoscimento botanico e collegato all’episodio per la tipicità dei sintomi. Luogo di acquisto, preparazione e consumo degli alimenti Secondo quanto richiesto dalla Autorità Europea è stato indicato per ogni alimento il luogo in cui è stato acquistato, sia che trattasi di alimento complesso che di materia prima, il luogo in cui è stato preparato ed LUOGO DI ACQUISTO DELL'ALIMENTO NON DETERMINATO supermercato/grande distribuzione contaminazione post-acquisto produttore primario centro di vendita all'ingrosso negozio di alimentari/drogheria approvvigionamento in proprio centro di preparazione mobile macelleria,norcineria mercato ortofrutticolo e non (anche rionale) pescheria distributore automatico gastronomia gelateria % 222 36 22 19 14 6 4 4 3 3 3 1 1 1 65,5 10,6 6,5 5,6 4,1 1,8 1,2 1,2 0,9 0,9 0,9 0,3 0,3 0,3 Il luogo in cui è stato consumato. Nel 65,5% dei casi non è stato individuato il luogo in cui l’alimento è stato acquistato, anche perché, come visto nella figura 14 nel 41,9% dei focolai non è stato individuato l’alimento responsabile. Trattandosi quasi sempre di episodi derivanti da consumo di pasti costituiti da varie portate, non è stato possibile individuare quale piatto fosse contaminato però è stato possibile individuate il luogo in cui il pasto è stato preparato e consumato. Tab 9 N° dei focolai suddiviso per luogo di acquisto dell’alimento Anni 2002-2011 (N = 339) LUOGO DI PREPARAZIONE DELL'ALIMENTO casa privata ristorante/pizzeria prodotto commerciale consumato senza ulteriore preparazione NON DETERMINATO fiere, feste temporanee catering/banqueting mensa scolastica bar gastronomia pasticceria gelateria mensa di RSA prodotto consumato senza ulteriore preparazione altra mensa centro di preparazione mobile macelleria/norcineria mensa aziendale mensa carceraria negozio di alimentari/drogheria N° 139 122 16 % 41,0 36,0 4,7 LUOGO DI CONSUMO DELL'ALIMENTO casa privata ristorante/pizzeria mensa scolastica N° 157 124 11 % 46,3 36,6 3,2 13 9 8 8 6 3 3 2 2 2 3,8 2,7 2,4 2,4 1,8 0,9 0,9 0,6 0,6 0,6 fiere, feste temporanee pasto all'aperto NON DETERMINATO bar posto di lavoro circolo ricreativo mensa di RSA gelateria mensa aziendale altra mensa 9 7 6 5 4 3 3 2 2 1 2,7 2,1 1,8 1,5 1,2 0,9 0,9 0,6 0,6 0,3 1 1 1 1 1 1 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 altro luogo campi giovanili e non catering/banqueting luoghi vari mensa carceraria 1 1 1 1 1 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 Tab. 10 N° dei focolai suddiviso per luogo di preparazione e consumo dell’alimento Anni 2002-2011 ( N = 339) Da notare come il numero di focolai in cui l’alimento è stato consumato a livello familiare non corrisponde al numero dei focolai in cui l’alimento è anche stato preparato in case private (139 focolai con preparazione domestica – 157 focolai con consumo domestico). Questo dato può essere interpretato con la possibilità che l’alimento sia stato consumato tal quale senza fasi di preparazione e manipolazione a livello familiare, pur considerando il fatto che anche un alimento non processato in casa ma mal conservato può essere fonte di malattia. Nell’attività di prevenzione e controllo delle malattie veicolate da alimenti è fondamentale individuare il setting in cui l’incidenza di questi fenomeni è più alta e verificare l’efficacia degli interventi nel tempo. A tal fine è stato analizzato l’andamento temporale della frequenza di episodi per luogo di preparazione e consumo, individuando 2 grosse categorie, preparazione e consumo a livello domestico e non. Nell’analisi non sono state considerate alcune categorie quali “prodotti consumati senza ulteriore preparazione” e “luoghi vari” o “altro luogo” “pasto all’aperto”perché troppo generici. 70,0 70,0 60,0 60,0 50,0 50,0 40,0 40,0 30,0 30,0 20,0 20,0 preparazione domestica 10,0 0,0 preparazione non domestica 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fig. 16 Andamento temporale della percentuale di focolai con preparazione domestica e non domestica Anni 2002-2011 (N= 308) 10,0 0,0 consumo domestico consumo non domestico 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fig. 17 Andamento temporale della percentuale di focolai con consumo domestico e non domestico Anni 2002-2011 (N= 324) 23 24 Dalle Figg. 12 e 13 si evince come a partire mediamente dal 2008 i focolai con preparazione e consumo non domestico siano in crescita rispetto ai focolai domestici, fino ad arrivare, negli ultimi 2 anni a sfiorare il 60% degli episodi regionali di MTA. Il dato probabilmente non è completamente reale ma è legato al cambiamento che si è verificato negli ultimi anni nella tipologia della fonte di segnalazione: da diversi anni infatti non è più solo la notifica di legge prevista dal DM 1990 ad allertare il servizio sanitario ma lo stesso privato cittadino, le Forze dell’Ordine e le altre Aziende USL che sempre più frequentemente avvisano della possibile presenza di un focolaio di malattia trasmessa da alimenti; generalmente tali segnalazioni si riferiscono a episodi in esercizi pubblici o a seguito di consumo di prodotti esclusivamente commerciali. Raramente il privato cittadino segnala o direttamente alla ASL o alle Forze dell’Ordine episodi domestici, specialmente se verificatisi nella propria abitazione. Accanto a questa constatazione si associa il fatto, come vedremo successivamente, che sempre meno frequentemente viene individuato l’agente responsabile dell’evento e di conseguenza non scatta la segnalazione da parte del medico secondo quanto previsto dal DM ’90 in quanto non presenti i criteri per la notifica. Si può ragionevolmente concludere che il dato sui focolai domestici è ampiamente sottostimato e di conseguenza ci si deve porre il problema di come riuscire a far emergere anche questi episodi con sistemi di segnalazione alternativi alla notifica di legge. GLI AGENTI AGENTE (accertato e sospetto) Salmonella non tifoidea NON DETERMINATO Istamina Clostridium perfringens e sue tossine Staphylococcus aureus e sue tossine Virus dell'epatite A Campylobacter Bacillus cereus e sue tossine Listeria monocytogenes Shigella Biotossine marine Colchicum autumnalis Francisella tularensis Norovirus Vibrio parahaemolyticus Yersinia enterocolitica TOTALI N° DI FOCOLAI 154 100 38 13 12 5 4 3 2 2 1 1 1 1 1 1 339 % 45,4 29,5 11,2 3,8 3,5 1,5 1,2 0,9 0,6 0,6 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 N° DI CASI 1284 1135 143 744 229 40 66 16 19 14 13 22 38 4 7 9 % 33,9 30,0 3,8 19,7 6,1 1,1 1,7 0,4 0,5 0,4 0,3 0,6 1,0 0,1 0,2 0,2 3783 Tab. 11 N° di focolai e di casi associati per agente responsabile (accertato e sospetto) - Anni 2002-2011 (N= 339) Salmonella rimane ancora l’agente maggiormente responsabile di focolai di MTA (45,4%) e dei casi associati (33,9%). Ancora alta la percentuale di casi sostenuti da Clostridium (19,7%) perfringens rispetto alla percentuale di focolai sostenuti dallo stesso (3,8%) a causa del setting in cui si sono verificati i focolai, cioè ristoranti che forniscono pasti a gruppi turistici numerosi con metodologie di preparazione e conservazione degli alimenti favorevoli alla contaminazione e soprattutto alla crescita a livelli critici di batteri sporigeni quali appunto C. perfringens. focolai con agente accertato focolai con agente sospetto Totale focolai % focolai accertati La categorizzazione di focolai con agente accertato o con agente sospetto Shigella 2 2 100,0 deriva da criteri che sono stati definiti a Colchicum autumnalis 1 1 100,0 priori e cioè : Francisella tularensis 1 1 100,0 nella sindrome sgombroide, non Istamina 37 1 38 97,4 essendo al momento fattibile Salmonella non tifoidea 137 17 154 89,0 un’analisi di conferma sui casi, i focolai Virus dell'epatite A 4 1 5 80,0 sono stati definiti accertati solo in Campylobacter 2 2 4 50,0 base ai sintomi dimostrati che sono Clostridium perfringens e sue 4 9 13 30,8 tossine caratteristici e alla correlazione con il Staphylococcus aureus e sue tossine 3 9 12 25,0 consumo di sgombroidi Bacillus cereus e sue tossine 3 3 0,0 i focolai in cui in un solo caso è stata Biotossine marine 1 1 0,0 riscontrata positività all’agente Listeria monocytogenes 2 2 0,0 implicato sono stati definiti, secondo Norovirus 1 1 0,0 quanto indicato anche dalla Vibrio parahaemolyticus 1 1 0,0 letteratura internazionale, ad agente Yersinia enterocolitica 1 1 0,0 sospetto. Nel periodo di studio tali Totale complessivo 191 48 339 focolai sono stati il 52%. Tab. 12 Focolai ad agente accertato e sospetto - Anni 2002-2011 (N= 339) I focolai per i quali è stato indicato come agente C.perfringens o S.aureus perché riscontrati nelle feci ma senza che siano state indicate le concentrazioni rilevate o la presenza di tossina, sono stati definiti ad agente sospetto. Agenti responsabili Nei focolai da Listeria monocytogenes, questa è stata rinvenuta solo negli alimenti ( mascarpone e in preparazione alimentare mista) e non ricercata nelle feci. Il focolaio da biotossine algali è stato categorizzato ad agente sospetto perché le evidenze analitiche hanno permesso di correlare l’episodio al consumo di cozze ma né nell’alimento né tantomeno nei casi è stata effettuata ricerca di tossina e solo le evidenze epidemiologiche ( focolaio nazionale da tossine algali DSP per consumo di cozze coltivate nell’alto Adriatico) e la tracciabilità dei molluschi hanno permesso il collegamento. 80,0 Istamina 70,0 60,0 Salmonella non tifoidea NON DETERMINATO 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fig. 18 Andamento temporale della percentuale di focolai sostenuti da Salmonella non tifoidea, da istamina e da agente non determinato. Anni 2002-2011 (N= 292) Nella Fig. 18 sono stati confrontati gli andamenti temporali dei focolai sostenuti dalle categorie a maggior frequenze vale a dire Salmonella non tifoidea, istamina e da agente non determinato. Le curve di tendenza e le previsioni ad un anno sono esplicative del sostanziale cambiamento occorso in questi 10 anni di studio nel quadro globale degli agenti responsabili di MTA. Accanto ad un lento ma costante declino dei focolai sostenuti da Salmonella, che rispecchia a pieno la tendenza europea rilevata sia da EFSA nei focolai di MTA che da ECDC nei casi umani, si associa, come era prevedibile, l’aumento di episodi sostenuti da patogeni emergenti e riemergenti che 25 i nostri sistemi diagnostici non sono in grado di identificare nell’uomo. Infatti accanto ad un aumento dei casi da istamina si associa l’aumento dei focolai nei quali l’agente non è stato identificato, nonostante che siano state eseguite indagini sui casi, sempre risultate negative. E’ necessario che coloro che effettuano l’indagine sugli episodi di MTA inizino ad ampliare il quadro delle ricerche effettuate sui casi, chiedendo al laboratorio ricerche mirate per la ricerca di patogeni specifici , siano essi batteri, virus o parassiti, che siano correlati, per tipo di alimento consumato, tipo di sintomi e tempi di insorgenza degli stessi, all’episodio in studio. Egualmente i laboratori di microbiologia devono rendersi disponibili ad effettuare ricerche non di routine sui casi correlati ai focolai, introducendo metodi sensibili e specifici per l’individuazioni di tali patogeni. 26 Sierotipi delle Salmonella Solo in 49 focolai sostenuti da Salmonella (31,8%) è stata effettuata la tipizzazione 16 gruppo D dell’antigene flagellare dagli isolati umani e 14 quindi segnalato il sierotipo dello stipite. In 12 tutti gli altri casi è stato tipizzato solo 10 l’antigene somatico ed è stato segnalato 8 quindi solo il gruppo di appartenenza. In 23 6 focolai (15%) è stato segnalato come agente 4 responsabile “Salmonella spp”. 2 In un’ inchiesta per malattia trasmessa da 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 alimenti la mancata sierotipizzazione delle Fig. 19 Andamento temporale della percentuale di focolai salmonelle, siano esse di origine umana che sostenuti da Salmonella gruppo B e gruppo D. Anni 2002-2011 (N= isolate da alimenti, è un grosso limite 154) perché sminuisce la forza della correlazione agente-alimento in quanto solo la corrispondenza sierotipica, fagica e molecolare rende forte l’evidenza causa-effetto. Analizzando il trend temporale si osserva come, in Toscana, dal 2009 si è invertita la frequenza con cui si presentavano i due sierogruppi più isolati. Infatti, ad un crollo della frequenza di isolamento del gruppo D si contrappone l’aumento della presenza di Salmonelle appartenenti al sierogruppo B. 18 gruppo B ALIMENTI, AGENTI E LUOGO DI CONSUMO Al fine di fornire informazioni sulla correlazione più frequentemente osservata ogni agente è stato analizzato per la categoria di alimento a cui è stato associato e per luogo di consumo. Salmonella non tifoidea La categoria UOVA E PRODOTTI A BASE DI UOVA, nella quale è stato inserito il classico “tiramisù” a base di uova crude, è quella che pesa di più nei focolai da Salmonella, agente che è stato, in particolare il sierotipo Enteritidis, fino a pochi anni fa quasi costantemente associato al consumo di uova contaminate. Per l’abitudine di preparare a livello casalingo il tiramisù con uova fresche e non pastorizzate, il luogo di consumo in cui più frequentemente si sono sviluppati focolai da Salmonella è stato l’ambiente domestico. carne avicola; 0,8 carne bovina e prodotti relativi; 0,8 carne di suino e prodotti relativi; 3,2 NON DET.; 42,4 Dolci e gelati; 53,6 uova e prodotti a base di uova; 8,8 prodotti ittici; 1,6 più alimenti correlati; 2,4 pasto all'aperto; 2,6 gelateria; 1,3 NON DET; 2,6 circolo ricreativo; altro 0,7 luogo; 0,7 fiere, feste temporanee ; 0,7 posto di lavoro; 0,7 mensa scolastica; 3,3 27 ristorante/ pizzeria; 23,0 casa privata; 64,5 piatti misti e a buffet; 8 Fig. 20 Alimenti (sospetti e accertati) nei focolai di salmonella – Anni 2002-2011 (N= 154) Fig. 21 Luogo di consumo nei focolai di salmonella – Anni 2002-2011 (N= 154) Clostridium perfringens e sue tossine Gli episodi regionali hanno le caratteristiche tipiche dei focolai causati da questo microrganismo e dalle tossine prodotte. Nella maggior parte dei casi l’abuso della temperatura è la causa dello sviluppo del focolaio. Un piccolo numero di microrganismi sono spesso presenti dopo la cottura e si moltiplicano fino ai livelli critici di carica infettante (105 -106 ) durante il raffreddamento e conservazione dei cibi preparati. La ristorazione comunitaria (come ad esempio mense scolastiche, ospedali, case di cura, carceri, ecc) e i ristoranti in cui si preparano grandi quantità di cibo diverse ore prima di servire, sono i setting più comuni in cui si verifica la tossinfezione da C. perfringens. mensa aziendale; mensa 7,7 carceraria; 7,7 piatti misti; 53,8 mensa di RSA; 15,4 più alimenti correlati; 7,7 NON DETERMINATO ; 38,5 Fig. 22 Alimenti (sospetti e accertati) nei focolai da C. perfringens – Anni 2002-2011 (N= 13) ristorante/ pizzeria; 53,8 mensa scolastica; 15,4 Fig. 23 Luogo di consumo nei focolai da C.perfringens – Anni 2002-2011 (N= 13) Staphylococcus aureus e sue tossine prodotti ittici; 8,3 piatti misti e a buffet; 41,7 ristorante/ pizzeria; 25,0 verdure e cereali; 8,3 28 non determinato; 8,3 formaggi; 25,0 carne bovina e prodotti derivati; 8,3 Fig. 24 Alimenti (sospetti e accertati) nei focolai da S. aureus – Anni 2002-2011 (N= 12) casa privata; 66,7 altra mensa; 8,3 Fig. 25 Luogo di consumo nei focolai da S. aureus – Anni 2002-2011 (N= 12) I prodotti a base proteica, cucinati e non, sono gli alimenti più frequentemente contaminati da Staphylococcus aureus. Episodi dovuti a questo agente e alle sue tossine si sono verificati sia a livello domestico che non. La conservazione a temperatura ambiente ed in ambienti contaminati, prevalentemente dall’uomo portatore , sono le cause di queste intossicazioni che sono tra le più frequenti in Europa, FATTORI E COMPORTAMENTI PROVOCATO/FAVORITO IL FOCOLAIO SCORRETTI CHE POSSONO AVER Tutti i focolai dal 2002 sono stati rivisti anche per quanto riguarda le indicazioni date dagli operatori sanitari sui fattori e comportamenti scorretti che possono aver provocato o favorito il focolaio. Rispetto agli anni precedenti l’elenco dei fattori/comportamenti favorenti è stato ampliato, prendendo in considerazione tutte le condizioni ed i momenti di contaminazione dell’alimento, dalla contaminazione primaria alle cattive pratiche di lavorazione fino ai comportamenti non in linea con le norme di buona prassi igienica. Le indicazioni fornite dagli operatori sono state suddivise in fattori riscontrati a livello domestico e non domestico. Mentre nei focolai non domestici la voce NON DETERMINATO è preponderante (51,5%) negli episodi in cui l’alimento è stato preparato in case private prevale la voce “ INGREDIENTI/ALIMENTI CRUDI CONTAMINATI DA PATOGENI DI ORIGINE ANIMALE”. Poiché è stato verificato che la maggior parte dei focolai con preparazione domestica (32,3%) è dovuto al consumo di uova crude sotto forma di “tiramisù”, è stato ipotizzato che sia stato l’uso di prodotti contaminati da patogeni di origine animale, nella fattispecie Salmonella, presente nelle uova, a provocare l’episodio. Permane, nei focolai a preparazione non domestica, la difficoltà a individuare le carenze ed errori nei processi che possono aver generato l’episodio, probabilmente a causa del frequente ritardo con cui l’episodio viene indagato e la susseguente impossibilità ad individuare sia l’agente che l’alimento responsabili. Accanto a questa voce, prevalgono quei fattori legati all’ interruzione della catena del freddo e all’applicazione di cattive pratiche igieniche e di lavorazione (ERRATA MANIPOLAZIONE DA PARTE DEGLI OPERATORI e INADEGUATA PULIZIA E SANIFICAZIONE DEGLI UTENSILI) Focolai con preparazione non domestica dell'alimento Focolai con preparazione domestica dell'alimento non determinato mantenimento del freddo inadeguato 51,5 17,2 29,5 10,8 modalità di raffreddamento inadeguate 11,2 6,5 errata manipolazione da parte degli operatori 10,1 7,9 inadeguata pulizia e sanificazione degli utensili 9,5 7,2 manipolazione da parte di operatori portatori di patogeni 8,9 0,7 ingredienti/alimenti crudi contaminati da patogeni di origine animale 8,3 39,6 alimenti rimasti a temperatura ambiente per diverse ore 7,7 7,9 conservazione dell'alimento in ambiente contaminato 6,5 4,3 preparazione degli alimenti 12 o più ore prima della somministrazione tempo e/o temperatura insufficienti durante i processi iniziali di cottura/riscaldamento tempo e temperature inadeguate nella fase di riscaldamento 5,9 8,6 4,7 7,9 4,1 0,0 ingestione di prodotti crudi contaminati 1,8 4,3 contaminazione crociata da ingredienti crudi di origine animale 1,2 2,2 scongelamento inadeguato dei prodotti congelati 1,2 0,7 cibo provenienti da siti contaminati 0,6 2,9 utilizzo di materia prima tossica per la preparazione di alimenti 0,6 0,0 mantenimento al freddo per molti giorni 0,0 0,7 Fattori e comportamenti scorretti che possono aver provocato/favorito il focolaio Tab. 13 Fattori e comportamenti che possono aver provocato/favorito il focolaio suddivisi in episodi a preparazione domestica e non domestica dell’alimento (valori percentuali) - Anni 2002-2011 (N= 339) LE ANALISI SUI CASI COINVOLTI NEI FOCOLAI E SUI CONTATTI DEI CASI La diagnosi della maggior parte delle malattie trasmesse da alimenti può essere confermata solo se l’agente eziologico viene isolato e identificato nei casi e tale indagine è particolarmente importante quando la diagnosi clinica non è dirimente in quanto i segni e i sintomi sono aspecifici, come in molte malattie trasmesse da alimenti. Le analisi sui casi sono quindi uno step fondamentale nell’inchiesta ed è fondamentale l’appropriatezza delle richieste al fine di ottenere un risultato che fornisca evidenze certe sull’origine dell’episodio. 29 Le indagini sui casi ACCERTAMENTI SUI CASI NON EFFETTUATI; 92 ACCERTAMENTI SUI CASI EFFETTUATI; 247 esito positivo; 180 Nelle inchieste per focolai di MTA dal 2002 al 2011 sono state effettuate analisi sui casi in 247 focolai su 339 (72,8%) e tra questi in 180 (72,8%) le indagini hanno messo in evidenza la presenza di un possibile agente patogeno. esito negativo; 67 30 Fig. 26 Focolai senza e con accertamenti sui casi ed esito delle analisi - Anni 2002-2011 (N= 339) Tab. 14 Tipo di ricerche effettuate sui casi ed esito – Anni 2002-2011 (N= 339 focolai) Gli esami prevalentemente effettuati sono coprocolture (94,6%) ed il resto sono campioni ematici per la ricerca di anticorpi specifici ( nei casi riportati ricerca di Anti HAV- IgM e anticorpi anti Francisella tularensis) E’ stato analizzato l’andamento negli anni 100,0 della percentuale di focolai nel corso dei 90,0 quali sono state effettuate indagini sui casi 80,0 (linea viola) e confrontato con lo stesso 70,0 andamento temporale della percentuale per 60,0 anno di focolai nei quali le indagini 50,0 effettuate sono risultate negative (linea 40,0 azzurra) Come si nota dal grafico nel primo 30,0 caso il trend mostra un andamento 20,0 decrescente vale a dire che nel tempo 10,0 diminuisce il numero di episodi 0,0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 nella cui indagine vengono % di indagini in cui sono eseguite analisi sui casi. Questo state effettuate analisi sui 88,9 84,2 85,4 84,0 66,7 76,0 72,4 70,8 47,2 53,5 casi fenomeno, specialmente negli % di indagini in cui le ultimi anni, è stato legato al analisi sui casi sono 27,5 9,4 22,9 42,9 13,6 31,6 14,3 47,1 35,3 43,5 risultate negative fatto che, trattandosi prevalentemente di episodi in Fig.27 Andamento temporale delle percentuali di focolai con analisi sui casi e dei focolai con analisi effettuate negative – Anni 2002-2011 ( N= 339) esercizi pubblici è stato più difficile reperire i casi, spesso gruppi numerosi, anche non residenti nella zona in cui si è verificato l’episodio Contemporaneamente si osserva invece una tendenza all’aumento della percentuale di focolai nel corso dei quali, pur essendo state effettuate le indagini, queste hanno dato esito negativo. Anche in questo caso la spiegazione può essere legata al cambiamento delle caratteristiche tipiche dei focolai di MTA osservate fino a qualche anno fa. La progressiva diminuzione degli episodi sostenuti da Salmonella, patogeno sempre ricercato nelle coprocolture ed a forte incidenza come causa di MTA, ha portato ad emergere “nuovi” patogeni la cui ricerca a livello analitico o non viene richiesta o non viene effettuata dal Laboratorio. Le indagini sui contatti dei casi Le indagini sui contatti dei casi hanno un significato legato esclusivamente a problemi di Sanità Pubblica e non contribuiscono a chiarire il background dell’episodio. La presenza di casi positivi è quasi sempre dovuta alla presenza di portatori sani, individuati casualmente, o di patologie insorte a causa di contagi interumani, prevalentemente familiari ed in bambini piccoli. Nel 66,6% dei casi le indagini sui contatti sono state effettuate in episodi con consumo domestico dell’alimento, nel 19% in episodi in ristoranti/bar e nel 7% in mense scolastiche. Nel corso degli anni si è osservata una radicale diminuzione del numero di indagini di focolai per MTA nel corso delle quali sono state effettuate indagini sui contatti dei casi. Si è infatti passati dal una percentuale di focolai del 22.2% nel 2002 ad una percentuale del 4,7 % nel 2011. Nel complesso, nel corso del decennio sono state effettuate sui contatti 166 coprocolture con una percentuale del 6,0 % di riscontri positivi e 34 analisi ematiche (Anti HAV IgM) risultate tutte negative. LE ANALISI SUGLI OPERATORI ALIMENTARI E SULLE SUPERFICI A CONTATTO CON GLI ALIMENTI Gli operatori alimentari Nel corso dell’inchiesta per MTA, quando è stato ritenuto possibile che la contaminazione di un alimento fosse dovuta a cattiva igiene personale degli operatori alimentari e che possa quindi essersi verificato un passaggio dei patogeni dall’operatore all’alimento, sono state effettuate indagini microbiologiche sugli operatori, prevalentemente per la ricerca di patogeni enterici o trasmissibili per via aerea o tramite lesioni cutanee , in questi ultimi casi prevalentemente Staphylococcus aureus. In 58 focolai (17,1%) sono state eseguite analisi sugli operatori per un totale di 726 analisi In 13 focolai nei quali le indagini sugli operatori hanno evidenziato Focolai la presenza di patogeni COPROCOLTURE 14 348 36 10,3 (prevalentemente Salmonella) lo TAMPONI FARINGEI 9 159 22 13,8 stesso agente è stato giudicato TAMPONI NASALI 5 116 15 12,9 come responsabile dell’evento in TAMPONI CUTANEI 1 103 3 2,9 quanto presente anche nei casi. Staphylococcus aureus è stato Tab. 15 Tipo di ricerche effettuate sugli operatori ed esito - Anni 2002-2011 (N= 13 focolai) ritenuto responsabile di 3 dei 9. focolai nei quali è stato ricercato. Gli operatori positivi per tale agente hanno mostrato test positivi anche nei tamponi nasali e cutanei. Analisi eseguite Con esito positivo % indagini positive Le superfici Nel corso di 49 focolai (14,4%), nell’ambito delle indagini eseguite per rintracciare le fonti della contaminazione e valutarne l’estensione, sono stati effettuati tamponi sulle superfici a contatto con gli alimenti . Sono stati eseguiti in totale 158 tamponi, prevalentemente sui piani di lavoro, in frigoriferi e 31 congelatori, sulle attrezzature e taglieri e su qualsiasi altra superficie fosse stata ritenuta contaminata ed in grado a sua volta di trasmettere i patogeni agli alimenti 32 Dei 158 tamponi effettuati solo 5 (3,1%) sono risultati positivi e solo in 2 casi il patogeno isolato dalle superfici è risultato essere il diretto responsabile dei casi umani, in un caso riscontrato anche negli addetti alla preparazione degli alimenti. Il ritardo con cui spesso viene effettuato il sopralluogo nell’esercizio impedisce di analizzare il contesto reale in cui può essere avvenuta la contaminazione, per cui spesso ci si limita ad osservare le condizioni attuali e non quelle esistenti al momento in cui gli alimenti sono stati preparati. 1 seggioloni da bambini 2 banchi e carrelli feci di galline e tamponi in allevamenti 3 strofinacci e abiti da lavoro 3 acquai 3 altre apparecchiature elettriche 3 4 maniglie e pareti della cucina contenitori per alimenti 5 pareti interne pensili 5 6 taglieri 9 coltellerie ed utensili 10 affettatrici 19 pareti frigoriferi e congelatori 30 piani di lavoro 55 non specificato 0 10 20 30 40 50 60 Fig.28 Tipo di superficie analizzata e numero di tamponi eseguiti - Anni 2002-2011 (N= 49 focolai) LE ANALISI SUGLI ALIMENTI In corso di inchiesta per focolaio di MTA l’isolamento di un agente patogeno da un alimento, sia esso di natura biologica che chimica, fornisce una forte evidenza sulla correlazione con lo sviluppo del focolaio, specialmente se l’agente isolato è in grado di provocare nell’uomo una sintomatologia compatibile con quella osservata nei casi coinvolti nell’episodio. Effettuare analisi di alimenti è quindi strategico nell’inchiesta di MTA e , quando possibile, gli operatori sanitari cercano di prelevare alimenti correlati all’episodio o che comunque possano fornire informazioni sul background dell’evento. Negli anni 2002-2011 sono stati effettuati prelievi di campioni nel corso dell’inchiesta per 208 focolai (61,3%). In tutto sono stati prelevati 338 alimenti dei quali 80 sono risultati non conformi. Non sempre gli agenti isolati sono stati i diretti responsabili dell’evento, in alcuni casi le non conformità sono state riferibili a agenti indicatori di processo e non di sicurezza; questa informazione, anche se non ha dato notizie sulla natura del patogeno, ha comunque fornito importanti informazioni sulle carenze dei processi produttivi che possono aver generato la contaminazione che ha provocato l’evento. In 38 delle inchieste per focolaio di MTA in cui è stato eseguito un prelievo di alimenti, l’agente responsabile è stato isolato sia dall’alimento che dai casi umani, ed in 2 casi la tipizzazione molecolare dei due stipiti isolati ne ha dimostrato l’identicità. In 15 focolai un agente patogeno è stato isolato solo dagli alimenti prelevati; di questi, 7 focolai sono stati definiti accertati e 8 possibili. Tali focolai, nel corso dei quali sono stati isolati Clostridium perfringens, Staphylococcus aureus e Bacillus cereus, sono stati categorizzati come possibili perché non sono stati indicati o rispettati i criteri di conferma, che per tali patogeni sono strettamente legati alla dose infettante e alla presenza di tossine o di tossigenicità dell’agente. Dal 2010 nei report finali per focolaio di MTA inviati al Ce.R.R.T.A. vengono indicati, oltre agli esiti delle analisi su alimenti, anche il tipo di ricerche effettuate. Tossina diarroica di B.cereus Tossine di C. perfringens Tossine di Staphylococcus aureus Escherichia coli O:157 H:7 Listeria monocytogenes Salmonella Shigella Yersinia enterocolitica Test effettuati 32 28 46 7 60 102 1 44 Istamina Test effettuati < 24,4 mg/Kg 11 4 Clostridium perfringens Staphylococcus aureus Bacillus cereus Test effettuati 68 84 60 Carica batterica totale Test effettuati 54 assente 5 assente 32 28 44 7 59 93 1 43 presente 2 0 1 9 0 1 33 > 400 mg/Kg 7 < 100.000 66 83 59 >= 100.000 2 1 1 < 100.000 27 100.000 - 1.000.000 6 > 1.000.000 16 Coliformi totali Enterobatteri Test effettuati 53 11 < 100 41 4 100 - 1000 2 1 > 1000 10 6 Coliformi fecali E.coli Clostridi solfito-riduttori Test effettuati 6 78 8 < 10 2 69 8 10-100 0 2 0 > 100 4 7 0 Tab. 16 N° e tipo di ricerche effettuate su alimenti prelevati in corso di MTA ed esiti Anni 2010-2011 (N= 753) Salmonella è stata di gran lunga il patogeno più ricercato negli alimenti ed è risultata presente nell’ 8,8% dei casi. Il 63,6% dei campioni prelevati per la ricerca di istamina ha evidenziato concentrazioni superiori a 400 mg/Kg. 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 34 10,0 0,0 % di focolai in cui sono stati eseguiti prelievi di alimenti 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 31,1 47,4 48,8 40,0 33,3 36,0 44,8 41,7 61,1 48,8 % di campioni positivi sul totale 20,7 dei prelevati 34,4 18,6 11,8 41,7 40,7 24,1 23,1 15,0 20,4 Fig.29 Focolai con prelievo di alimenti e percentuale di positività - Anni 2002-2011 (N= 208) Analizzando i trend temporali , si osserva come sembra aumentare la percentuale di inchieste per focolai nel corso delle quali viene effettuato un prelievo di alimenti ma diminuisce la percentuale di campioni dai quali sia stato isolato un patogeno potenzialmente responsabile dell’episodio. Anche in questa analisi si deve tener conto della comparsa di patogeni emergenti e riemergenti quali responsabili degli episodi e la cui ricerca spesso o non viene richiesta e non viene effettuata dal laboratorio che esegue gli esami di routine. FOCOLAI DEI VIAGGIATORI I focolai di malattie trasmesse da alimenti in cui nessuna delle fasi di acquisto, preparazione e consumo è avvenuta in Toscana sono stati conteggiati a parte. Questi episodi rivestono un carattere esclusivamente epidemiologico ma al di fuori degli studi effettuati sinora, tesi ad analizzare l’entità del fenomeno contaminazione degli alimenti nella Regione, analizzato per le sue conseguenze su quei casi umani che abbiano consumato il pasto in Toscana. Dal 2002 al 2011 in Regione sono stati segnalati 20 episodi epidemici con preparazione e consumo di alimenti fuori regione. Di questi focolai 8 si sono verificati a seguito di consumo di Focolai Casi alimenti in altre regioni italiane, 3 su navi da crociera, 1 in 2002 2 4 Germania e gli altri in paesi extraeuropei, prevalentemente 2003 5 17 zone turistiche ad alta frequentazione di turisti italiani 2004 7 18 (Mar Rosso, Maldive, Messico) o zone di forte 2005 2 6 immigrazione verso l’Italia (Cina, Marocco, Algeria) 2006 3 15 Le inchieste epidemiologiche si sono limitate all’analisi dei 2011 1 2 Totale 20 62 casi e, specialmente negli episodi con consumo in altre regioni italiane, è stato approfondito anche lo studio degli Tab. 17 Focolai e casi in viaggiatori -Anni 2002-2011 alimenti implicati, nel caso fosse stato necessario allertare altre ASL extraregionali. Dei 3 episodi avvenuti a seguito di consumo di alimenti in navi da crociera, la revisione dei focolai ha permesso di stabilire che due di questi, uno seguito dalla ASL 6 di Livorno e uno dalla ASL 9 di Grosseto erano avvenuti nello stesso periodo, in persone che avevano effettuato un viaggio a bordo della stessa nave e vedevano entrambi come agente responsabile Salmonella enteritidis. Una delle due Aziende Usl ha contattato la Sanità Marittima di Venezia che ha confermato la presenza di altri casi di Salmonellosi in Italia riferibili al consumo di pasti nella nave in oggetto. La preparazione ed il consumo dei pasti è avvenuta prevalentemente in ambiente extradomestico e, quando il dato è stato disponibile, quasi sempre riferibile a consumo di alimenti crudi (verdure, pesce per sushi, frutti di mare, uova) La diagnosi degli agenti responsabili in alcuni casi non è stata possibile, nei casi individuati questa è stata sempre effettuata in Toscana e vede come agente a maggior frequenza la Salmonella, sia non tifoidea che tifoidea. Questo ultimo caso si riferisce a 5 persone di nazionalità cinese che sono arrivate a Prato dopo un lungo viaggio, quasi sempre a piedi, dalla Cina e che si sono presumibilmente infettate durante il percorso. Alcune di queste patologie, spesso, per la gravità che le contraddistinguono, hanno necessitato di un ricovero ospedaliero. Delle persone coinvolte in focolai extraregionali 19 hanno avuto bisogno di ricorrere alle cure ospedaliere, con una percentuale (30,6%) più alta della media degli episodi esclusivamente regionali. Salmonella non tifoidea Salmonella typhi Shigella spp. Virus dell'epatite A NON DETERMINATO N° di casi 34 5 6 8 9 Tab. 18 Agenti responsabili e numero di casi associati a focolai di viaggiatori Anni 2002-2011 (N=20) 35 I CASI SIGOLI/SPORADICI DI MALATTIE VEICOLATE DA ALIMENTI Anni 2002-2011 36 Fin dal momento della sua nascita il Ce.R.R.T.A. ha focalizzato la sua attività sulla sorveglianza degli episodi epidemici di malattie veicolate da alimenti, anche se , a livello locale sono sempre stati indagati anche i casi che apparentemente si presentavano come sporadici. L’intervista e di conseguenza il contatto con il malato, oltre a rappresentare un importante momento dell’attività educativa e preventiva della sanità pubblica che si esplica nel cercare di evitare la diffusione familiare ed extra familiare dell’eventuale patogeno e di proteggere eventuali comunità frequentate, sono in grado di fornire notizie importanti sull’alimento responsabile e sulla fonte dello stesso, oltre naturalmente a generare la possibilità di far emergere un eventuale focolaio. L’aggregazione dei dati, l’analisi temporale ed il confronto con i dati emersi dagli isolamenti dei Laboratori di Microbiologia Clinica permettono inoltre di disegnare il quadro della circolazione dei patogeni veicolati da alimenti nel territorio e di analizzare i cambiamenti delle incidenze e delle tipologie. Purtroppo, la segnalazione del caso singolo/sporadico risente in modo ancora più marcato rispetto agli episodi epidemici del fenomeno della sottonotifica e del ritardo nella comunicazione alla autorità sanitaria. L’essere a conoscenza di un caso singolo/sporadico con giorni di ritardo rispetto all’insorgenza fa sì che spesso l’inchiesta epidemiologica non riesca a chiarire l’origine alimentare dell’evento e che si perda così uno degli scopi dell’indagine cioè l’individuazione di un alimento contaminato quale causa della patologia. Se quindi la singola inchiesta non è efficace, se non in casi rari, nel fornire indicazioni utilizzabili nell’attività preventiva, i dati, visti nel loro complesso, potrebbero permettere sia a livello locale che regionale, di individuare, quando il dato globale evidenzia un aumento dei casi attesi, eventuali focolai. Nel decennio in esame sono state raccolte le inchieste effettuate dalle Aziende USL della Toscana per caso singolo/sporadico di patogeno responsabile di MTA. A partire dall’anno 2010, a seguito dell’emissione di nuove Linee Guida per la gestione degli episodi di malattie veicolate da alimenti, i dati inviati al Centro di Riferimento sono stati più numerosi e di migliore qualità e quindi si è dovuta operare un’aggregazione tra dati non omogenei. Alcune notizie sono quindi disponibili solo per i casi giunti al Centro dal 2010 ma, se pur non numerose, sono in grado da sole di fornire indicazioni importanti soprattutto sui tempi e i modi di gestione dell’episodio. Azienda USL 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 TOTALI 2002 1 11 17 18 27 12 2003 2004 2 1 26 6 2 24 21 12 1 1 11 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 TOTALI 1 18 3 14 12 70 2 28 4 18 29 55 20 5 19 16 2 7 15 20 5 44 66 17 7 28 49 6 32 19 40 7 15 39 14 1 36 11 4 19 15 24 3 16 40 31 8 25 17 1 7 26 21 2 193 315 181 194 20 47 30 14 39 21 23 14 16 34 6 7 271 137 330 116 82 198 181 38 142 131 161 35 7 1558 8 4 2 1 1 3 3 7 27 38 147 12 98 94 TASSO DI TRASMISSIONE 6,8 15,1 4,1 3,4 6,0 5,2 1,4 4,2 5,9 2,0 1,5 0,4 Tab. 19 N° di inchieste epidemiologiche inviate al Ce.R.R.T.A. per anno e per Azienda USL - Anni 2002-2011 (N=1558) Nella Tab. 19 sono riportati i numeri di inchieste per caso singolo/sporadico trasmesse al Centro di Riferimento Regionale dalle singole Aziende USL negli anni. Come si nota, il numero di inchieste varia notevolmente negli anni e per Azienda, passando da un minimo di 27 casi nel 2004 ai 315 del 2008. Ciò è frutto di una carenza organizzativa del Centro che, nei primi anni della propria attività, non aveva sufficientemente posto l’accento sull’importanza dell’analisi anche dei casi sporadici di MTA per cui solo poche Aziende hanno ritenuto necessario informare anche sull’entità di tale fenomeno. Con il tempo e il miglioramento del know-how degli operatori si è compresa l’importanza dell’analisi anche di questi dati ed il flusso informativo ha preso il suo corso, in molti casi con regolarità. Il numero di inchieste è stato rapportato alla popolazione residente per capire se fosse stato possibile valutare attraverso il dato, l’entità della circolazione nei singoli territori. Ma poiché tale valore è funzione sia del numero di notifiche inviate dai medici alla Azienda USL che dal numero di inchieste realmente effettuate da questa e dalla quantità inviata al Centro, esso non può essere considerato indicativo dell’entità della circolazione di tali patogeni nel territorio ma piuttosto del livello di notifica alla Azienda USL e dell’abitudine di questa a inviare il dato al Ce.R.R.T.A. Per questo il dato è stato analizzato come tasso di trasmissione e non di incidenza. Le fonti della notizia , tempi di segnalazione, di inizio inchiesta e metodi di indagine Pronto Soccorso non nota 6,2% 3,2% Altra Azienda USL 1,7% Esposto privato 0,6% Forze dell'Ordine 0,4% Laboratorio di Microbiologia 7,7% Medico di famiglia/ ospedaliero 80% Solo dal 2010 sono disponibili i dati relativi alla fonte che ha fornito la notizia dell’episodio. Nei casi sporadici la fonte principale è quella medica, sia MMG che ospedaliera di reparto (80,0%) che da Pronto Soccorso (6,2%). Alcune Aziende utilizzano come fonte il Laboratorio di Microbiologia, che segnala il numero e il tipo di isolato e questo tipo di segnalazione pesa per il 7,7%. Fig.30 Fonti di segnalazione della notizia di caso singolo/sporadico di MTA - Anni 2010-2011 (N= 465) 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 46,9 casi singoli/ sporadici 30,8 32,4 12,4 16,9 13,3 6,4 12,0 9,6 5,1 0-1 focolai 2-3 4-6 7-10 7,9 11-20 6,2 > 20 Fig.31 Giorni inizio sintomi-segnalazione nei casi singoli (N= 436) e nei focolai (N=177) - Anni 2010-2011 Confrontando i giorni trascorsi dall’inizio dei sintomi alla segnalazione dell’evento nelle notifiche di casi singoli e di focolai si nota come la segnalazione dei casi epidemici sia precoce (0-1 giorno nel 46,9% dei focolai) anche se si osservano ritardi oltre i 20 giorni che inficiano già in partenza qualsiasi tentativo di azione efficace nell’immediato. Nei casi sporadici i ritardi di segnalazione sono molto più gravi (63,2% dei casi entro 7-20 giorni dall’inizio dei sintomi) 37 ASL 1 ASL 2 ASL 3 ASL 4 ASL 5 ASL 6 ASL 7 ASL 8 ASL 9 ASL 10 ASL 11 ASL 12 Regione media 0,8 1,2 1,9 2,4 2,6 1,9 1,8 1,1 0,6 8,1 0,0 2,9 2.4 mediana 0,0 0,0 1,0 1,0 1,0 0,0 0,0 1,0 0,0 5,0 0,0 3,0 1.0 Tab.20 Media e mediana dei giorni intercorsi dall’arrivo della notizia all’inizio dell’inchiesta epidemiologica per Azienda USL. Anni 2010-2011 (N= 465) 38 Dall’anno 2010 vengono trasmesse al CeRRTA anche le date di arrivo della notifica e di inizio indagine. La media regionale dei giorni trascorsi dalla segnalazione all’inizio dell’inchiesta è di 2,4 giorni e la mediana di 1 giorno, ma tali valori, come si può osservare dalla Tab. 17, differiscono notevolmente tra Aziende USL. Metodi di indagine L’intervista al caso o ai conviventi ed in alcuni casi al medico è stato il metodo investigativo più utilizzato e spesso l’unico (90,6% delle inchieste con la sola intervista). Rari i prelievi di alimenti sospetti correlati all’episodio (4,7% delle inchieste) e i sopralluoghi ad esercizi o luoghi di produzione dell’alimento (5,8%). interviste esame di alimenti sopralluogo ad esercizio/ luogo di produzione esame delle superfici nessuna indagine effettuata dati da cartella clinica del caso N° di casi 458 22 27 6 9 2 Tab. 17 Metodi di investigazione dei casi singoli/sporadici di MTA - Anni 2010-2011 (N=465) Età e stagionalità Per i motivi suddetti il dato di popolazione riferito all’incidenza per classi di età è stato anche in questo caso definito come tasso di trasmissione al Ce.R.R.T.A. ma pur risentendo di numerosi bias, la distribuzione per classi di età ha l’andamento tipico delle malattie batteriche con sintomi gastroenterici, come Salmonella. La classe di età più colpita è quella dei bambini da 1 a 4 anni quindi il tasso scende fino a risalire leggermente nella classe oltre 65 anni di età. 37,2 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 10,0 9,9 5,0 2,1 1,3 1,1 2,7 0,0 OSPEDALIZZAZIONE Non noto NO Fig.32 Tasso di trasmissione al CeRRTA di casi sporadici per classi SI <1 1-4 5-14 15-24 25-44 45-65 >65 N° % 42 132 291 9,0 28,4 62,6 di età dei casi – Anni 2002-2011 (N= 1317) NB per l’anno 2011 sono stati utilizzati i dati demografici dell’anno 2010 Tab. 21 Ospedalizzazione di casi singoli/sporadici di MTA - Anni 2010-2011 (N=465) Il dato relativo all’ospedalizzazione dei casi (intendendo con questo termine sia l’ accesso al Pronto Soccorso che il ricovero in reparto ospedaliero) è disponibile solo dal 2010. Dall’analisi risulta che il 62,6% dei casi ho dovuto far ricorso a cure ospedaliere. 2009 40 250 2010 35 200 2011 30 Totale complessivo 25 150 20 100 15 10 50 5 0 0 DICEMBRE NOVEMBRE OTTOBRE SETTEMBRE AGOSTO LUGLIO GIUGNO MAGGIO APRILE MARZO FEBBRAIO GENNAIO Fig.33 Trend temporale totale dei 10 anni e rispettivamente degli anni 2009, 2010 e 2011 (N=1555) Area vasta NordOvest Area vasta Centro 20,0 18,0 16,0 14,0 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 Area vasta Sud-Est DICEMBRE NOVEMBRE OTTOBRE SETTEMBRE AGOSTO LUGLIO GIUGNO MAGGIO APRILE MARZO FEBBRAIO GENNAIO Fig. 34 Trend temporale negli anni 2010-2011 nelle tre aree vaste regionali (N=458) Il grafico della distribuzione nell’arco dell’anno dei casi sporadici di MTA per gli anni 2002-2011 mostra nel suo complesso (Fig.33 linea nera) il classico andamento con il massimo di notifiche nel periodo tardo estivo. Ma se si confronta il totale con i trend per gli anni 2009-2010-2011 si nota come in questi 3 anni si sia osservato un picco primaverile nei mesi di Aprile-Maggio inusuale negli anni precedenti. Suddividendo la Regione per aree vaste si osserva come il picco primaverile sembra prevalentemente a carico dell’area vasta Centro. Nell’anno 2011 un aumento degli isolamenti di Salmonella nel mese di maggio è stato verificato anche da uno studio effettuato dal Ce.R.R.TA. sui patogeni identificati nei Laboratori di Microbiologia Clinica regionali. Probabilmente, per quanto riguarda questo anno, potrebbe trattarsi di un alimento contaminato che ha circolato nel territorio della Toscana CentroNord e che può aver provocato casi sporadici ed anche focolai che però non è stato possibile collegare tra loro. Alimenti responsabili, luogo di preparazione e consumo Individuare un alimento correlato con un caso singolo/sporadico di MTA è estremamente complicato a causa soprattutto dei ritardi con cui il caso viene notificato all’ Autorità Sanitaria. Spesso chi viene 39 intervistato non si ricorda cosa ha mangiato perché è passato molto tempo dal momento del presunto consumo del pasto contaminato e, quando succede, l’aver riscontrato la presenza di un alimento considerato a rischio sulla base dei dati di letteratura e dell’esperienza dei sanitari, può solo far definire quell’alimento come sospetto, mancando quasi sempre un’analisi microbiologica o chimica, perché il cibo ormai non è più presente e anche le analisi della tracciabilità dello stesso, quando effettuate, generalmente portano a generi alimentari non più presenti sul mercato o presenti in lotti diversi e sempre molto distanti nel tempo dal lotto sospetto. 40 Come si può notare dalla Fig.35, nel 70,2% pasta e pesce e delle inchieste per caso singolo/sporadico minestre; 0,4 prodotti relativi; 3,0 non è stato riconosciuto alcun alimento più alimenti; come possibile veicolo della malattia. 0,1 uova e prodotti Nell’arco dei 10 anni sono stati prelevati a base di uova; 13,0 61 campioni di alimenti a seguito di non acqua; 1,0 inchiesta per caso sporadico; di questi ne determinato; altro; 0,8 70,2 sono risultati positivi 5 (8,1%) (2 carne e prodotti isolamenti di salmonella in salsiccia di relativi; 5,3 suino e 3 campioni di tonno positivi per dolci e gelati; 1,5 istamina) ed in 1 caso il tampone rettale di frutta e galline di pollaio domestico ha rilevato la verdura; 0,4 latte e molluschi; 3,1 latticini; 1,2 presenza di Salmonella Typhimurium. Questo ha fatto sì che degli alimenti Fig.35 Alimenti (accertati e sospetti) correlati a casi sporadici di indicati nella Fig. 35 solo lo 0,4% sia MTA (valori percentuali) - Anni 2002-2011 (N=1558) accertato e il 29,4% indicato come sospetto. preparazione non domestica 6% altro luogo 1% preparazione domestica 19% NON DETERMINATO 74% Fig.36 Luogo di preparazione dell’alimento sospetto Anni 2002-2011 (N=1558) consumo non domestico 5% altro luogo 1% consumo domestico 20% NON DETERMINATO 74% Fig.37 Luogo di consumo dell’alimento sospetto Anni 2002-2011 (N=1558) Il non aver individuato l’alimento responsabile porta naturalmente a non poter dare indicazioni certe sul luogo in cui il pasto contaminato è stato preparato e consumato. Si nota comunque che, quando tali luoghi sono stati indicati, sia la preparazione che il consumo a livello domestico sembrano i più frequenti Gli agenti responsabili Le segnalazioni di caso singolo/sporadico di MTA generalmente vengono effettuate quando si è di fronte ad un caso confermato definito, secondo quanto previsto dalla decisione della Commissione Europea del 28 Aprile 2008 “qualsiasi persona che soddisfi i criteri clinici, presenti una correlazione epidemiologica ed abbia una conferma di laboratorio”. Di conseguenza è sempre noto l’agente patogeno che ha provocato la malattia anche se quasi mai si riesce a dimostrarne l’origine alimentare. N° Salmonella non tifoidea Virus dell'epatite A Campylobacter NON DETERMINATO E.coli Listeria monocytogenes Norovirus Istamina Giardia lamblia Yersinia enterocolitica Salmonella paratyphi Shigella Salmonella typhi Aeromonas hidrophyla Taenia saginata Virus dell'epatite E HAV Staphylococcus aureus Entamoeba histolytica Brucella TOTALE 1208 116 58 44 26 23 16 15 11 9 6 6 4 3 3 3 2 2 2 1 1558 % 77,5 7,4 3,7 2,8 1,7 1,5 1,0 1,0 0,7 0,6 0,4 0,4 0,3 0,2 0,2 0,2 0,1 0,1 0,1 0,1 Salmonella gruppo B Salmonella spp. Salmonella gruppo D Salmonella Typhimurium Salmonella gruppo C Salmonella Enteritidis Salmonella gruppo E variante monofasica di Salmonella Typhimurium Salmonella arizona Salmonella gruppo A Salmonella Coeln Salmonella Goldcoast Salmonella Newport Salmonella Thompson 3 3 1 1 1 1 1 Tab. 23 Sierogruppi e sierotipi delle salmonelle da caso singoli/sporadici Anni 2002-2011 (N=1028) Tab. 22 Agenti responsabili di casi singoli/sporadici di MTA - Anni 2002-2011 (N=1558) 100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Tutte le salmonelle N° 488 357 105 102 95 42 8 Salmonelle gruppo B Salmonelle gruppo D Fig.38 Andamento temporale delle percentuali di Salmonelle sui totali trasmesse al CeRRTA distinti in tutte le Salmonelle, Salmonelle gruppo B e Salmonelle gruppo D – Anni 2002-2011 (N=1028) I casi singoli/sporadici da salmonella non tifoidea rimangono costantemente negli anni i più segnalati (Fig.38) e non mostrano una tendenza a diminuire come rilevato nei focolai di MTA e come avviene livello europeo. Ciò dipende probabilmente dall’abitudine dei medici del territorio ed in parte anche degli ospedalieri ad effettuare la notifica prevalentemente per salmonella. La segnalazione di patogeni come Campylobacter o virus a trasmissione alimentare, che andrebbero notificati come “diarrea infettiva non da salmonella , è ampiamente disattesa e tante Aziende USL non trasmettono mai casi singoli/sporadici dovuti a tali patogeni. 41 42 più di un giorno tra preparazione e consumo 0,6 contaminazione cotto/ crudo 1,0 cattiva igiene dell'alimentarista 1,1 contaminazione dell'attrezzatura 1,2 scorretto mantenimento della temperatura cibo ottenuto da fonti incerte o contaminato all'origine 3,4 8,7 9,8 cottura inadeguata 80,3 NON DETERMINATO 0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0 Fig.39 Fattori che possono aver contribuito/provocato un caso singolo/sporadico di MTA – Anni 2002-2011 (N= 1558) Nell’ 80,3 % delle inchieste per caso singolo/sporadico non è stato individuato nessun fattore/comportamento che possa aver favorito la trasmissione del patogeno. Negli altri casi la cottura inadeguata (che spesso significa consumo dell’alimento crudo) è il fattore preponderante insieme alla provenienza dell’alimento da fonti non sicure (di solito pollai domestici per i casi di salmonella) LE PATOLOGIE LEGATE AL CONSUMO DI FUNGHI IN TOSCANA NEGLI ANNI 2007-2011 Anche le patologie legate al consumo di funghi sono da considerare malattie di origine alimentare e come tali sono di interesse dei Servizi di Prevenzione sia regionali che locali che devono implementare le misure di controllo. Dovendo orientare le politiche preventive è fondamentale il dato epidemiologico che fornisca indicazioni sull’entità del problema e sulle abitudini della popolazione nell’ambito della raccolta e consumo di funghi. Le politiche formative e di educazione alla giuste modalità di raccolta/ acquisto, preparazione e consumo di funghi non possono prescindere da questi dati. Le malattie legate al consumo di funghi non sono sempre causate da specie che contengono sempre e già allo stato fresco concentrazioni più o meno elevate di sostanze tossiche per l’uomo, ma spesso sono dovute a scorrette modalità e tempi di cottura, a ingestione di quantità eccessive , al consumo di funghi mal conservati o all’associazione con alcool o altre sostante interferenti. Nell’anno 2007 il Centro di Riferimento Regionale per le Tossinfezioni Alimentari ha preso contatti con gli Ispettorati Micologici delle singole Aziende USL chiedendo eventuali dati pregressi sulle patologie legate al consumo di funghi ed ha contemporaneamente allestito una scheda elettronica per l’inserimento e l’invio dei dati relativi ai singoli casi seguiti dai micologi in sede di intervento, richiesto generalmente dai Presidi Ospedalieri di Pronto Soccorso. I dati qui presentati non sono quindi omogenei in quanto dal 2004 al 2006 vengono riportati gli storici, che forniscono solo notizie relative al numero dei casi, al tipo di sindrome e alla specie coinvolta, mentre dal 2007 i dati sono più numerosi e completi, prendendo in considerazione altri fattori legati all’episodio quali l’età delle persone, il sesso, la provenienza dei funghi, i tempi di raccolta e le modalità di cottura ,i modi con cui è stata effettuata la perizia micologica fino all’ipotesi della causa che può aver generato l’episodio morboso. Il numero dei casi quindi sarà complessivo degli 8 anni per i quali sono presenti i dati mentre le altre elaborazioni saranno relative solo al periodo 2007-2011. Numero di casi, sesso ed età Anno N° di casi N° di Aziende che hanno inviato i dati ASL 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Totali 2004-2011 1 9 10 10 2 12 11 8 3 62 2 1 52 2 11 34 2004 289 12 2 16 12 20 2005 227 11 3 3 7 6 2006 219 10 4 32 18 2007 75 9 5 9 2008 109 10 6 44 44 44 2009 2010 142 174 10 11 7 58 48 17 32 2011 Totale 43 1278 10 8 9 10 11 12 Totali 5 32 21 25 19 227 Tab. 24 Numero di casi di patologie legate al consumo di funghi e di Aziende USL che hanno inviato i dati - Anni 2004-2011 (N=1278) 54 8 289 2 3 4 9 50 1 4 6 12 4 9 3 145 44 11 30 37 36 5 264 18 41 9 9 30 6 1 75 7 30 8 6 4 109 10 15 29 13 2 142 20 24 27 39 1 174 7 2 4 2 5 43 86 183 115 167 39 1278 24 4 219 6 38 Tab. 25 Numero di casi di patologie legate al consumo di funghi per anno e per Azienda USL - Anni 2004-2011 (N=1278) 43 Come si può notare dalle tabelle precedenti il numero di casi è estremamente variabile negli anni, passando dai 289 casi del 2004 ai 43 del 2011. Il dato risente fortemente della disponibilità di funghi in sede di raccolta privata e che è generalmente dovuta alle condizioni climatiche e di temperatura dell’anno in studio per cui avremo anni in cui, come dicono i raccoglitori, i funghi “fanno” ed altri in cui la crescita, e quindi la raccolta, sono estremamente ridotte. 44 Le malattie dovute al consumo di funghi si sono presentate sia come casi isolati (ed in questo caso trattasi per lo più di patologie legate ad eccessive quantità di funghi ingerite o a reazioni acute personali alle tossine che sono sempre presenti, anche se in quantità diverse, nei funghi eduli) che come focolai, questi ultimi invece più frequentemente dovuti al consumo di funghi dichiaratamente non commestibili e, meno frequentemente, mal processati e conservati. Negli anni 2007-2011 sono stati segnalati 543 casi ma le schede inviate sono state 434 per cui le elaborazioni saranno riferibili a questo numero, per il quale sono presenti dati completi. Casi sporadici Focolai 150 97 di cui N° episodi 48 25 13 7 2 2 2 persone 3 persone 4 persone 5 persone 6 persone 7 persone Tab. 26 Casi sporadici e focolai da consumo di funghi - Anni 2002-2011 (N= 434) Dei 434 casi analizzati 150 si sono presentati come sporadici cioè non è stato riferito di altre persone che abbiano consumato gli stessi funghi ed abbiano accusato sintomi. 284 persone si sono sentite male invece a seguito di consumo di gruppo durante cene o pranzi a base di funghi e generalmente, al contrario di quanto accade nelle MTA da agenti biologici vivi, tutti coloro che hanno consumato funghi, in modo più o meno violento, hanno manifestato sintomi. Come per i casi singoli/sporadici delle classiche MTA , anche per le patologie legate al consumo di funghi non si può parlare di tasso di incidenza nella popolazione perché al CeRRTA non arrivano sicuramente 3,5 informazioni su tutti i casi regionali ma solo 3,0 sugli episodi per i quali è stata richiesta la 2,5 consulenza micologica. In questo caso quindi si 2,0 parlerà di tasso di notifica intendendo come 1,5 notifica la richiesta di intervento agli Ispettorati Micologici. 1,0 Il grafico mostra come, esattamente al 0,5 contrario di quanto avviene per le 0,0 gastroenteriti batteriche e virali, nel caso delle 1-4 5-14 15-24 24-44 45-65 > 65 patologie da consumo di funghi le classi di età MASCHI 3,3 0,6 1,7 2,3 2,7 2,0 più colpite sono la classe 24-44 e 45-65 FEMMINE 0,6 0,7 1,9 1,9 2,4 1,7 sicuramente le età in cui più frequentemente Fig..40 Tasso di notifica per sesso e classi di età Anni 2007-2011 si consumano funghi. (N= 373) Da notare l’alto tasso riscontrato nei maschi da 1 a 4 anni. Si tratta in quasi tutti i casi di consumi a seguito di raccolte in giardini da parte di bambini piccoli, solo in un caso (3 anni di età) il consumo si è verificato nell’ambito di un focolaio dovuto a Omphalotus olearius e che ha coinvolto 7 persone. Per l’elaborazione di alcuni dati, invece del numero totale delle persone coinvolte sono stati analizzati i singoli episodi , sia che si siano manifestati come caso sporadico che in forma di intossicazione di gruppo. Questo perché in valutazioni quali la stagionalità, l’origine dei funghi, le modalità di cottura, i metodi di riconoscimento e la specie responsabile quello che deve essere valutato è la caratteristica dell’episodio in sé, indipendentemente da quante persone sono state coinvolte. Gli episodi considerati sono in tutto 247 di cui 150 in forma sporadica e 97 in forma di focolaio. 45 La stagionalità 250 200 150 100 50 0 Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Episodi 4 1 1 1 4 7 2 9 19 115 39 14 Casi 6 7 1 1 4 12 3 15 32 220 68 28 L’analisi dell’andamento nel corso dell’anno del numero degli episodi per mese vede in Ottobre il periodo con maggior frequenza di eventi (115 episodi con 220 persone coinvolte) Ciò è sicuramente dovuto alla corrispondenza con il periodo tipico della crescita dei funghi epigei, subito dopo il periodo caldo estivo e la comparsa delle prime piogge. Fig.41 Andamento annuale degli episodi di patologie da consumo di funghi Anni 2007-2011 (N= 216) Dicembre Novembre Ottobre Settembre Agosto Luglio Giugno Maggio Aprile Marzo Febbraio Gennaio Anche il raffronto delle 120,0 percentuali di episodi per 2007 mese sul totale dell’anno, nei 5 100,0 anni, mostra come Ottobre sia 2008 sempre stato il mese a 80,0 2009 maggior frequenza di eventi, 2010 60,0 con l’esclusione dell’anno 2011 2008 nel quale si sono 40,0 verificati più episodi in 20,0 Novembre. Significativi anche i leggeri aumenti di frequenze 0,0 nei mesi di Aprile, Maggio e Giugno, altro momento in cui può, sempre per ragioni climatiche, verificarsi una Fig.42 Andamento annuale degli episodi di patologie da consumo di funghi distinti per anno (valori percentuali sul numero di episodi/anno) Anni 2007-2011 (N=216) crescita di funghi epigei e dovuto probabilmente a funghi che hanno la caratteristica di crescere proprio in questo periodo. Tempi di latenza e sintomi > 24 h 15-24 h 10-15 h 7-10 h 5-7 h 3-5 h 2-3 h 46 1-2 h 30'-1 h 15 -30' <= 15' 0 20 % di casi <= 15' 2,9 N° di casi 11 40 15 -30' 30'-1 h 11,5 27,3 43 102 60 80 1-2 h 24,9 2-3 h 17,6 3-5 h 6,4 5-7 h 4,3 93 66 24 16 100 120 7-10 h 10-15 h 15-24 h > 24 h 1,1 1,1 2,1 0,8 4 4 8 3 Fig.43 N° e percentuali di casi per tempi di latenza - Anni 2007-2011 (N=374) Sintomi prevalenti Dalla Fig. 43 che riporta i tempi di latenza (tempo trascorso dal consumo dei funghi e la comparsa dei sintomi) si evince come la maggior parte dei casi (84,2%) siano riferibili a sindromi a breve latenza (1-3 ore). Il 9,3% dei casi mostra tempi di latenza oltre le 5 ore riferibili a specie diverse, in alcuni casi Entoloma sinuatum/lividum o Armillaria mellea. I tempi oltre le 24 ore si riferiscono a specie velenose, generalmente responsabili di sindrome falloidee. Anche la frequenza dei sintomi dichiarati mostra come le sindromi gastrointestinali siano le più frequenti ed il vomito sia quasi sempre presente (74,7 %). Tab. 27 Sintomi prevalenti per numero di casi e frequenza (N= 374) N° di casi % Vomito 324 74,7 Diarrea 184 42,4 Nausea 180 41,5 Dolori addominali 130 30,0 Cefalea 36 8,3 Sudorazione 24 5,5 Vertigini 11 2,5 Secchezza delle fauci 9 2,1 Nessun sintomo 9 2,1 Tremori 8 1,8 Sopore 5 1,2 Brividi 4 0,9 Febbre 3 0,7 Coma 3 0,7 eccitazione psico-motoria 3 0,7 Formicolio agli arti 2 0,5 Ipersecrezione salivare e lacrimale 2 0,5 Svenimento 1 0,2 Offuscamento della vista 1 0,2 Allucinazioni 1 0,2 Alterazione degli enzimi epatici 1 0,2 Non riportati 21 4,8 Provenienza e consumo Il 77,7% dei funghi responsabili degli episodi proviene da raccolte private regalati effettuate direttamente dai pazienti 9,7% o loro familiari. Il 9,7% dei funghi sono stati regalati e il 5,7% sono GDO Mercati/negozi 42,9 % stati acquistati. In quest’ultimo caso di alimentari 14,3 % viene specificato il luogo di acquisto acquistati che è nella maggior parte dei funghi venditori 5,7 % ambulanti acquistati (42,9%) la Grande 7,1 % Distribuzione Organizzata. non noto Sagre Andando ad analizzare quali sono le 28,6% 7,1 % specie acquistate che hanno non nota raccolti provocato sintomatologia, si nota 6,9% 77,7 % come siano tutte specie di funghi Fig.44 Provenienza dei funghi e nello specifico dei funghi acquistati commestibili (spesso Boletus Anni 2007-2011 (N=247 episodi) edulis), il che fa pensare che le reazioni mostrate dai casi siano reazioni mostrate dai casi siano dovute a fattori quali eccessivo consumo, funghi mal conservati o reazioni dovute a fattori quali eccessivo di ipersensibilità personale. consumo, funghi mal conservati o reazioni di ipersensibilità personale. Poiché le modalità e tempi di conservazione dei funghi da consumare freschi sono critici nella prevenzione delle intossicazioni, si è analizzato i giorni intercorsi dalla raccolta al consumo. Il dato è stato disponibile per 180 episodi su 247 (72,8%) . Il 78,3% dei funghi consumati erano stati raccolti o il giorno stesso del consumo o al massimo entro un giorno. Tempi più lunghi si osservano per funghi condizionati (congelati, conservati sott’olio) ma in 2 casi funghi consumati freschi erano stati raccolti da più di 5 giorni. non indicato 6,1% esercizio pubblico 1,2% abitazione privata 88,7% altro luogo 4,0% Fig.45 Luogo di consumo dei funghi (percentuale di episodi) Anni 2007-2011 (N=180) I funghi provenienti da raccolta privata sono stati tutti consumati in abitazioni private (88,7%). Con la voce “altro luogo” ci si riferisce quasi sempre a consumo, in giardini o prati, di funghi crudi da parte di bambini piccoli o a raccoglitori che hanno “assaggiato” il fungo direttamente sul posto della raccolta. I consumi in esercizi pubblici sono riferiti tutti a funghi eduli probabilmente consumati in quantità eccessive. 47 I funghi raccolti sono stati consumati cotti nel 70% dei casi, in alcuni casi crudi, sia accidentalmente (bambini) che per scelta gastronomica. L’8,4% dei funghi era stato condizionato in varie forme e consumato dopo poco tempo dalla raccolta o molti mesi dopo. 0,4 0,4 1,2 2,4 4,0 9,3 12,1 sottovuoto condizionati surgelati condizionati essiccati condizionati sott'olio condizionati congelati freschi consumati crudi non noto 70,0 freschi consumati cotti 48 0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 Fig.46 Percentuale di episodi per stato/trattamento dei funghi consumati Anni 2007-2011 (N=247) Anni 2007-2011 (N=180) La perizia micologica funghi crudi parti; 27,3 funghi crudi resto di pulizia; 5,7 funghi espulsi con vomito; 0,6 non indicato; 0,6 residui di pasto; 4,0 funghi condizionati ; 4,5 funghi crudi interi; 26,1 funghi cotti; 31,3 Fig.47 Materiale su cui è stata effettuata la perizia micologica (valore percentuale di episodi) Anni 2007- 2011 (N=176) Anni 2007-2011 (N=180) Compito del micologo, in caso di intervento a seguito di sospetta intossicazione da funghi, è il riconoscimento della specie coinvolta, dato che già di per sé può dare importanti informazioni al medico sul tipo di terapia e trattamenti da effettuare. Ma non sempre sono disponibili i funghi o resti degli stessi per effettuare la perizia ed in alcuni casi quindi la specie responsabile non può che essere definita “sospetta”. Nei 247 episodi in studio è stato possibile effettuare una perizia nel 71% dei casi e il materiale residuo utilizzato è indicato nella Fig.47. Come si nota dalla Tab. 28, più del 50% degli episodi sono dovuti a consumo di funghi tossici non commestibili, generalmente confusi in sede di raccolta con specie edibili. Il dato conferma la necessità dell’implementazione di percorsi formativi a largo raggio nella popolazione e della diffusione tra la stessa delle notizie riguardo alla presenza di servizi di diagnosi micologica gratuita presso gli Ispettorati Micologici delle Aziende USL della Toscana, servizio di cui non tutti sono a conoscenza. intossicazione da funghi tossici Indigestione da funghi non tossici non indicata reazione da intolleranza personale non formulabile ingestione accidentale di funghi non tossici Tab. 28 Diagnosi micologica - Anni 2007 – 2011 (N= 247) N°di episodi 145 53 21 16 10 2 % 58,7 21,5 8,5 6,5 4,0 0,8 N° episodi Accertato Sospetto non specificato 62 43 13 6 Amanita verna 1 1 45 31 11 3 Bolbitius tener 1 1 Armillaria mellea 16 11 5 Calocybe gambosa 1 Boletus edulis 16 7 8 1 Clitocybe spp. 1 Clitocybe nebularis 8 1 2 5 Hygrophorus penarius 1 Boletus spp 7 1 3 3 Inocybe rimosa 1 Agrocybe aegerita 5 1 4 Kuehneromyces mutabilis 1 1 Boletus satanas 4 2 2 Lactarius delicious 1 1 Agaricus xanthoderma 3 2 1 lactarius spp. 1 1 Amanita muscaria 3 3 Lactarius zonarius 1 1 Armillaria tabescens 3 3 Lepiota josserandii 1 1 Boletus sez. Luridi 3 2 1 Lepiota lutea 1 1 3 1 2 Lepista nuda 1 1 3 3 1 1 2 Macrolepiota rachodes Macrolepiota venenata 1 Psathyrella spp. 1 1 2 Ramaria flavescens 1 1 1 Specie Entoloma sinuatum/ lividum Omphalotus olearius Macrolepiota procera Psathyrella candolleana Specie N° episodi Sospetto 1 1 1 2 Amanita cesarea 2 Amanita phalloides 2 Inocybe spp. 2 1 1 Ramaria spp. 1 Lepiota spp. 2 1 1 Russula foetens 1 1 Russule gruppo nigricans 1 1 1 2 2 Pleurotus ostreatus 2 1 1 Stemonitis fusca 1 Russula spp. non commestibili 2 1 1 Stropharia rugosoanulata 1 Panaeolus spp. 2 2 Suillus collinitus 1 1 Agaricus bisporus 1 Suillus granulatus 1 1 Agaricus pratensis 1 Suillus spp. 1 1 Agaricus preclaresquamosus 1 1 Vascellum pratense 1 1 Amanita pantherina 1 1 Più specie 1 Amanita spp. 1 TOTALI 204 1 1 121 64 19 non identificata 49 1 Marasmius oreades 1 non specificato 1 Agaricus spp. 1 1 Accertato 1 16 43 10 15 1 Tab. 29 Specie di funghi responsabili degli episodi suddivise in accertate e sospette - Anni 2007 – 2011 (N= 247) Per quanto riguarda le specie responsabili Entoloma sinuatum/lividum e Omphalotus olearius sono responsabili, da soli del 43,3% degli episodi. In 131 (53%) dei 247 episodi l’identificazione dei funghi è certa, in 79 casi la specie è stata dichiarata sospetta ed in 16 casi non è stato possibile effettuare un riconoscimento. RINGRAZIAMENTI Il lavoro qui riportato è il frutto dell’elaborazione dei dati che vengono inviati al Coordinamento Regionale del Ce.R.R.T.A. dagli operatori sanitari dei Dipartimenti della Prevenzione delle 12 Aziende USL Toscane. L’elaborazione dei dati e la redazione del report è stata possibile grazie al lavoro di questi operatori che, oltre alle mansioni che svolgono nell’attività quotidiana, si sono assunti anche l’onere di raccogliere, esaminare, completare ed inviare al Coordinamento il frutto dell’attività investigativa espletata su questo tipo di patologie a livello di ogni Zona in cui l’Azienda è divisa. Il qui presente report non avrebbe potuto esistere senza la loro preziosa collaborazione e per questo si ringrazia: 50 REFERENTI Ce.R.R.T.A. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. A.S. Danila Caccialupi Dr.ssa Elisabetta Grassi Dr.ssa Costanza Pierozzi Dr.ssa Cristiana Berti Dr.ssa Margherita Brunetti /Dr.ssa Elena Griesi A.S. Marisa Gangemi A.S. Antonella Bellugi /A.S. Katia Moretti Dr. Renzo Paradisi Dr.ssa Maria Di Cunto Dr.ssa Cristina Bonnal Dr.ssa Francesca Chiaverini Dr.ssa Giovanna Camarlinghi /Dr. Franco Barghini Asl 1 Massa Carrara Asl 2 Lucca Asl 3 Pistoia Asl 4 Prato Asl 5 Pisa Asl 6 Livorno Asl 7 Siena Asl 8 Arezzo Asl 9 Grosseto Asl 10 Firenze Asl 11 Empoli Asl 12 Viareggio COORDINATORI ISPETTORATI MICOLOGICI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. Dr. Luca Ribolla Dr. Francesco Verdigi Dr.ssa Rossella Ghelardini Dr. Viscardo Parretti Dr. Stefano Nardi Dr. Luca Braccini Dr. Massimo Corsi Dr. Antonio Gennari/Dr.ssa Anna Mazzini Dr. Ginanneschi Leonardo Dr. Palazzoni Sergio Dr. Calugi Massimo Dr. Pacini Roberto Asl 1 Massa Carrara Asl2 Lucca Asl 3 Pistoia Asl 4 Prato Asl 5 Pisa Asl 6 Livorno Asl 7 Siena Asl 8 Arezzo Asl 9 Grosseto Asl 10 Firenze Asl 11 Empoli Asl 12 Viareggio Un particolare ringraziamento alla Dr.ssa Emanuela Balocchini Responsabile del Settore Servizi di Prevenzione in Sanità Pubblica e Veterinaria della Direzione Generale Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale della Regione Toscana che ha fortemente creduto nella necessità dell’esistenza di questo Centro ed ha fornito tutti i mezzi possibili perché il sistema si sviluppasse e crescesse e alla Dr.ssa Paola Picciolli, Responsabile della U.F.S. Igiene degli Alimenti e Nutrizione della Azienda USL 3 di Pistoia e Referente Responsabile dell’attività del Centro per il prezioso supporto tecnico-scientifico e per la fiducia accordata e la stima dimostrata che hanno fatto sì che il Centro potesse sempre lavorare in completa autonomia.