Stabilità di forme d’equilibrio non banali per travi sottili asimmetriche Egidio Lofrano1 , Achille Paolone1 , Giuseppe Ruta1 1 Dipartimento di ingegneria strutturale e geotecnica, “Sapienza” Università di Roma, Italia E-mail: [email protected], [email protected], [email protected] Keywords: Travi in parete sottile, stabilità, sezioni asimmetriche. SOMMARIO. Si studia la stabilità alla Ljapounov di forme d’equilibrio non banali di travi in parete sottile asimmetriche. Il modello, monodimensionale diretto, ha cinematica finita e un descrittore sommario d’ingobbamento. La dinamica deriva dal bilancio di potenza, le relazioni costitutive sono iperelastiche non lineari. Si descrivono cosı̀ forme d’equilibrio elastico non banali tramite un codice alle differenze finite centrate che ne valuta la stabilità esaminando le pulsazioni naturali delle piccole oscillazioni sovrapposte. In lavori precedenti si sono studiate sezioni simmetriche per testare il codice e studiare l’effetto dell’ingobbamento. Qui si esamina una sezione priva di simmetria. 1 INTRODUZIONE Le travi con sezione aperta in parete sottile sono elementi strutturali dotati di rigidezza elevata a flessione ma modesta, se non trascurabile, a torsione. L’instabilità dell’equilibrio elastico statico è spesso a carattere flesso-torsionale e i modi di biforcazione sono accoppiati. È interessante studiare tali fenomeni ed esaminare qualitativamente gli effetti dei parametri fisici sulla risposta di queste travi. I modelli di trave in parete sottile sono diversi da quello ordinario, che deriva dall’identificazione con il cilindro di Saint Venant, poiché per queste travi non si verifica l’estinzione degli effetti di bordo a distanza breve dalle basi. I modelli per le travi in parete sottile si possono derivare da continui più ricchi: Vlasov [1] descrive il problema di campo lungo l’asse introducendo un vincolo interno in gusci sottili. Anche Møllmann [2] deriva il suo modello da un guscio, contraddistinto da equazioni costitutive non lineari. Vi sono anche modelli monodimensionali diretti, tra cui quello di Epstein [3], dove all’asse sono associati tanti direttori quante strisce rettangolari nella sezione, e quello di Simo e Vu-Quoc [4], ove la sezione subisce anche l’ingobbamento descritto dalla funzione di Saint-Venant. Il modello di Rizzi e Tatone [5] presenta un descrittore di stato sommario per l’ingobbamento ed equazioni costitutive non lineari. Tale modello, raffinato per distinguere gli assi dei centri d’area e di taglio [6], porta a equazioni di campo che, a valle di una identificazione delle costanti costitutive con quelle dei modelli più ‘ricchi’, hanno permesso lo studio della stabilità dell’equilibrio elastico statico di configurazioni d’equilibrio banali per travi e telai, con indicazioni anche sul comportamento post-critico e sulla posizione più corretta di vincoli interni eventuali sullo scorrimento angolare [7, 8, 9]. Le stesse equazioni di campo derivate dal modello monodimensionale diretto sono state implementate in un codice di calcolo che usa differenze finite centrate, derivate da una proposta recente di letteratura [10], e hanno fornito informazioni notevoli sulla stabilità alla Ljapounov di percorsi d’equilibrio non banali [11]. Per semplicità dal punto di vista numerico, non si sono introdotti vincoli allo scorrimento, salvo poi verificare che per travi snelle l’effetto di questo è trascurabile. Nello specifico, si sono studiati alcuni casi abituali di travi con sezioni dotate di almeno un asse di simmetria, per saggiare la bontà della tecnica numerica proposta, riprodurre i risultati presenti in letteratura ed esaminare l’effetto dell’ingobbamento sui moltiplicatori critici di carico. In questo contributo si richiamerà brevemente il modello diretto presentato in dettaglio in [6, 7] e la tecnica numerica che permette di studiare le piccole oscillazioni nell’intorno di configurazio1 ni non banali d’equilibrio [11]. In seguito si esamineranno travi con sezioni prive di simmetria, per cui gli accoppiamenti flessione-torsione, taglio-torsione e taglio-taglio si aggiungono a quello d’estensione-torsione-ingobbamento delle sezioni simmetriche. Nell’intorno di configurazioni non banali, deformate dall’azione del carico applicato, tali accoppiamenti costitutivi sono tutti attivi e possono portare influenze notevoli sulle pulsazioni naturali delle piccole oscillazioni. 2 UN MODELLO MONODIMENSIONALE DIRETTO CON INGOBBAMENTO La forma di riferimento per la trave consta di sezioni piane attaccate ortogonalmente all’asse dei centri o d’area o di taglio [6]. Entrambi gli assi sono segmenti rettilinei e paralleli all’asse x1 di un sistema cartesiano coerente con una base ortonormale destra (a1 , a2 , a3 ), con a2 , a3 paralleli agli assi principali d’inerzia della sezione. Un’altra forma è fornita da: a) il campo vettoriale u = p−q di spostamento d’uno degli assi, se p (q) è il vettore posizione dei suoi punti nella forma attuale (in quella di riferimento); b) il campo di tensori ortogonali propri R della variazione d’assetto delle sezioni tra le due forme, cosı̀ che una base nella forma attuale è bi = Rai ; c) il campo scalare w che descrive sommariamente l’ingobbamento delle sezioni. Tutti i campi dipendono dall’ascissa lungo gli assi e dal tempo; per semplicità di notazione, le variabili indipendenti saranno omesse. Una trasformazione rigida non altera la metrica euclidea della forma di riferimento ed è data da: una variazione d’assetto uniforme R0 ; una rotazione di ciascuna differenza di posti nella forma di riferimento secondo R0 ; e un ingobbamento identicamente nullo. La differenza tra una trasformazione generica e una rigida è una definizione naturale di deformazione, le cui misure sono dunque: i) la differenza tra le tangenti a uno degli assi nelle forme attuale e di riferimento; ii) la variazione d’assetto lungo l’asse; iii) il descrittore d’ingobbamento e = p′ − Rq′ = p′ − b1 = εi bi , E = R′ R⊤ = ϵijh κi bj ∧ bh , w (1) ove l’apice indica derivazione rispetto a x1 e ϵijh è l’operatore di permutazione. L’elongazione è ε1 mentre ε2 , ε3 sono gli scorrimenti angolari tra l’asse considerato e gli assi principali d’inerzia di sezione. La curvatura torsionale è κ1 mentre κ2 , κ3 sono quelle flessionali; tutte le misure non dipendono dall’osservatore. Nel seguito, l’ascissa sarà lungo i centri d’area. La potenza esterna, funzionale scalare lineare nell’atto di moto ṗ, ṘR⊤ , ẇ misura le interazioni della trave con l’universo. La potenza interna in una teoria di primo gradiente è un funzionale lineare dell’atto di moto e della sua derivata prima e misura le interazioni tra le parti della trave. Si postula il principio meccanico del bilancio di potenza: a ogni istante e per ogni atto di moto le potenze esterna e interna devono equivalersi. Considerando solo l’inerzia tra le azioni di volume, e riducendo l’atto di moto al centro d’area o, procedure di localizzazione abituali sotto ipotesi di regolarità sufficiente forniscono il bilancio meccanico per forza e coppia e l’equazione ausiliaria per bitaglio e bimomento t′ = ρAp̈ T′ + (e + b1 ) ∧ t = ρI[(ṘR⊤ )˙] µ′ + τ = β (2) Qui ρ è la densità di massa rispetto al volume e I è un tensore d’inerzia rispetto a o. I vettori ρAp̈, t = Qi bi sono forze d’inerzia e interne; i tensori antisimmetrici ρI[(ṘR⊤ )˙], T = ϵijh Mi bj ∧ bh sono coppie d’inerzia e interne. Gli scalari β, µ, τ sono l’azione d’inerzia d’ingobbamento, il bimomento e il bitaglio [1, 4]. Le forze normale Q1 e taglianti Q2 , Q3 sono pensate applicate al centro d’area. La coppia torcente è M1 mentre M2 , M3 sono le flettenti. Se ξ è una costante reale, si postula che β = 0 e che l’ingobbamento sia proporzionale alla curvatura torsionale [1, 4] w = ξκ1 ⇒ w′ = ξκ′1 2 (3) Il vincolo interno (3) è mantenuto da azioni interne reattive che non spendono potenza su ogni atto di moto compatibile con esso. Per l’assenza di altri vincoli interni, le forze interne, le coppie flettenti e il bimomento hanno solo parte attiva; si accetta che il bitaglio sia puramente reattivo e si prova che questa coincide con la parte reattiva della coppia torcente [1, 6]. Se la potenza interna è la variazione di un’energia elastica, si derivano relazioni costitutive non lineari in e, E, w′ [6], che tengono conto degli accoppiamenti sperimentali tra estensione-flessione, estensione-torsione-ingobbamento, scorrimenti-torsione, flessione-torsione, e sono, per la (3), Q1 = EAε1 + (1/2)EIc κ21 , Q2 = G[A2 (ε2 −κ1 xc3 )+A23 (ε3 +κ1 xc2 )], Q3 = G[A3 (ε3 +κ1 xc2 )+A32 (ε2 −κ1 xc3 )], M1 − Q2 xc3 + Q3 xc2 = (GJ + EIc ε1 + EIf 2 κ2 − EIf 3 κ3 )κ1 + ξτ, M2 = EI2 κ2 +(1/2)EIf 2 κ21 , (4) µ = (EΓ ξ) κ′1 M3 = EI3 κ3 −(1/2)EIf 3 κ21 , con: E, G i moduli di elasticità longitudinale e tangenziale; A, Aj , Aij l’area, le aree di taglio dirette e miste; J il fattore di torsione di Saint Venant; Ic il momento polare d’inerzia rispetto al centro di taglio; Ij i momenti centrali principali d’inerzia; xcj le coordinate del centro di taglio in coordinate centrali e principali d’inerzia; If j le costanti d’accoppiamento flessione/torsione; Γ l’inerzia d’ingobbamento [1, 12, 4, 13, 6]. Le (4) si semplificano molto per sezioni con almeno un asse di simmetria [11]; per sezioni generiche, invece, tutte le costanti sono diverse da zero. Le equazioni (1)–(4) mostrano che la costante ξ influenza solo ingobbamento, bimomento e bitaglio, non le equazioni di campo e i risultati. Perciò non è essenziale determinare il valore esatto di ξ; inoltre, ridefinendo il bimomento B = ξµ [2], si ricavano equazioni di campo prive di termini reattivi con tecniche abituali di condensazione statica. Il bitaglio e il descrittore d’ingobbamento possono essere stimati a posteriori, rielaborando le soluzioni cinematiche. Per mezzo del sistema (1)–(4) si possono cercare soluzioni non banali del problema elastico statico ed esaminarne la stabilità. 3 TECNICA NUMERICA Il sistema d’equazioni (1)–(4) non ha, in generale, soluzione in forma chiusa: per questo motivo rendiamo discreto il dominio e cerchiamo i percorsi d’equilibrio tramite integrazione numerica delle (1)–(4). Ciò non lede la generalità dello studio, in quanto, con l’eccezione di casi rari e patologici, i risultati del discreto convergono al continuo [14]. Le (1)–(4) sono non lineari, del primo ordine nello spazio e del secondo nel tempo. In ogni caso, le differenze finite nello spazio sono sufficienti per determinare le soluzioni statiche, sono robuste e non richiedono differenze in avanti o indietro. Si adotta la tecnica proposta in [10] e ampliata in [15, 11]: si divide la lunghezza L dell’asse in intervalli tra punti di campionamento (nodi). Si approssima ogni funzione f e la sua derivata f ′ fie = fi+1 + fi , 2 (f ′ )ei = fi+1 − fi , ∆L i = 1, . . . , N (5) (figura 1), con fi il valore attinto da f al nodo i, ∆L la lunghezza d’intervallo, N il numero d’intervalli nel dominio e l’apice e indica una funzione valutata sull’elemento e tra i nodi i, i + 1. Per semplicità si sceglie lunghezza uguale per tutti gli elementi (griglia di nodi equispaziata). Per operare su un dominio fisso, le quantità fisiche sono riportate nella forma di riferimento: i vettori sono pre-moltiplicati per R⊤ , i tensori sono pre-moltiplicati per R⊤ e post-moltiplicati per R. Le equazioni di compatibilità (1) discretizzate si scrivono in forma matriciale, se {b1 } = {1 0 0}⊤ , e e ⊤ {ε}i = ([R]i ) ({b1 } + {u′ }ei ) − {b1 }, 3 e ⊤ [E]i = ([R]i ) [R′ ]i e e (6) fi+1 fi+1 fi fi fi i fi+1-fi (f ')ie e i+1 i i+1 DL DL Figura 1: Differenze finite centrate. dove {u}, [R] listano le componenti di u, R nella base ai solidale alla sezione nella forma di riferimento. La matrice antisimmetrica [E] si dà in termini delle tre rotazioni ϕi attorno a ai . Le equazioni di bilancio (2) discretizzate in un percorso d’equilibrio, a inerzia nulla, hanno forma {Q′ }i + [E]i {Q}i = {0} e e {M ′ }i + [E]i {M }i + [H]i {Q}i = {0} e e e e e e (7) e dove [H]i è il tensore antisimmetrico associato al prodotto esterno nell’equazione (2)2 . Le equazioni costitutive (4) discretizzate, tenuto conto delle (3), hanno la forma e e e e {Q}i = [Cs ] {ε}i + {fs }i e Bie = EΓ (κ′1 )i e e {M }i = [Cb ] {κ}i + {fb }i e (8) e con [Cs ] , [Cb ] parte diagonale lineare e {fs }i , {fb }i termini d’accoppiamento nelle (4)1−6 . Le equazioni (6)–(8), completate da condizioni al contorno, formano un sistema algebrico quadrato non lineare di dimensione 19(N + 1). Librerie abituali di codici numerici permettono di trovarne le soluzioni, che descrivono i percorsi non banali e non lineari d’equilibrio in forma discreta. Si studia la loro stabilità sovrapponendovi una perturbazione, perciò si considerano le velocità [W ]ei = ([R]ei )⊤ [Ṙ]ei . {v}ei = ([R]ei )⊤ {u̇}ei (9) poiché è conveniente dal punto di vista del calcolo automatico [10] riscrivere le equazioni di campo in termini di esse. Cosı̀, indicata col pedice 0 una quantità valutata in corrispondenza della soluzione statica, le equazioni di compatibilità (1) discretizzate per la perturbazione sono ˙ e = {δv ′ }e + [E0 ]e {δv}e − [δW ]e ({ε0 }e + {b1 }) {δε} i i i i i i ′ e e e e ˙ {δκ} = {δW } + [E0 ] {δW } i i i (10) i Analogamente, le equazioni di bilancio (2) discretizzate per la perturbazione sono ˙ e {δQ′ }ei + [E0 ]ei {δQ}ei + [δE]ei {Q0 }ei = ρA{δv} i ˙ }e {δM ′ }ei + [E0 ]ei {δM }ei + [δE]ei {M0 }ei + [H0 ]ei {δQ}ei + [δH]ei {Q0 }ei = ρ[I]{δW i (11) e, poichè la stabilità è intesa in senso dinamico, si deve tener conto dell’inerzia. Ancora, le equazioni costitutive (4) discretizzate per la perturbazione sono {δQ}ei = [Css ]{δε}ei + [Csb 0 ]ei {δκ}ei {δM }ei = [Cbs 0 ]ei {δε}ei + [Cbb 0 ]ei {δκ}ei − (δB ′ )ei {b1 }, 4 δBie = EΓ (δκ′1 )ei (12) dove le matrici [Css ], [Csb 0 ]ei = ([Cbs 0 ]ei )⊤ , [Cbb 0 ]ei descrivono gli accoppiamenti nelle (8). La lista dei campi differenza tra lo stato perturbato e la configurazione d’equilibrio di cui si vuole saggiare la stabilità, detta anche vettore delle deviazioni al primo ordine, è {δs}i = {{δQ}i , {δM }i , δBi , {δε}i , {δκ}i , {δv}i , {δW }i } (13) Operazioni abituali fanno scrivere il sistema (10)–(12) come equazione operatoriale variazionale ˙ Cδs = Dδs, δs = δs0 exp(λt) ⇒ Cδs0 = λDδs0 (14) in cui C, D caratterizzano le proprietà geometriche e fisiche della trave all’equilibrio √ [15, 11]. La (14) è, infatti, un problema non-standard negli autovalori λ = α + iω, i = −1, α, ω ∈ ℜ, le pulsazioni naturali delle piccole oscillazioni intorno alla configurazione d’equilibrio. Come noto, si raggiunge la soglia d’instabilità quando un autovalore reale o la parte reale di un autovalore complesso svanisce partendo da valori negativi. Nel primo caso la biforcazione è statica (buckling o divergenza), nel secondo dinamica (flutter o biforcazione di Hopf). Infatti, per la stabilità alla Ljapounov occorre che tutte le perturbazioni di una configurazione d’equilibrio rimangano “piccole”. Nel seguito si studia la stabilità di percorsi d’equilibrio non banali per un esempio di trave con sezione aperta, esaminando l’effetto degli accoppiamenti costitutivi sui carichi critici. (b) (a) x2 A x2 x3 x1 x2 C B C o x3 L c Figura 2: Trave oggetto di studio: (a) linea d’asse e (b) sezione trasversale (L200x100x10). 4 UN ESEMPIO DI TRAVE CON SEZIONE NON SIMMETRICA Si analizza la trave appoggiata schematizzata in figura 2.a: i supporti A e B dell’elemento vincolano la rotazione torsionale e lo spostamento dell’asse, con l’eccezione della componente di spostamento assiale dell’estremo B; le rotazioni restanti e l’ingobbamento sono liberi. La sezione è una L a lati disuguali, in cui tutti gli accoppiamenti nelle (4) sono attivi; essa è d’impiego ampio in ingegneria, p. es. in irrigidimenti o controventi. L’angolare scelto è il profilo metallico laminato a caldo L200x100x10, un profilo europeo standard (cfr. norme UNI-EN 10056-1). Le dimensioni sono in figura 2.b, con i centri di taglio c e d’area o e il sistema di coordinate centrale e principale centrale d’inerzia (x2 , x3 ). Le proprietà meccaniche e le caratteristiche geometriche sono in tabella 1: la 5 Tabella 1: Proprietà della trave e caratteristiche di sezione. L, m E, N m−2 ν ρ, kg m−3 5.00 210 · 109 0.30 7850 A, cm2 A2 , cm2 A3 , cm2 J, cm4 I2 , cm4 I3 , cm4 Γ , cm6 29.20 16.58 7.29 10.00 135.00 1290.00 229.78 xc2 , cm xc3 , cm A23 = A32 , cm2 Ic , cm4 If 2 , cm5 If 3 , cm5 -5.83 3.10 2.26 2704.92 −906.41 16505.00 prime due righe riguardano l’asse e il materiale, le successive elencano le caratteristiche di sezione; le proprietà legate alla mancanza di simmetria sono nelle ultime due righe. A seguito di un’analisi di convergenza s’è scelto di discretizzare la trave in 40 elementi, numero volutamente elevato, allo scopo di minimizzare l’errore numerico nelle operazioni di confronto. 4.1 Oscillazioni libere Per valutare il contributo dei termini d’accoppiamento costitutivo legati alla mancanza di simmetria della sezione, si confrontano le pulsazioni delle oscillazioni libere della trave considerando e trascurando l’accoppiamento. Il confronto è in tabella 2: le pulsazioni denotate ω sono ottenute considerando tutti gli accoppiamenti costitutivi della tabella 1; i valori denotati ω sym trascurano gli accoppiamenti taglio-taglio, taglio-torsione e flessione-torsione, ovvero assumono xc2 = xc3 = A23 (= A32 ) = If 2 = If 3 = 0, I c = I2 + I3 (15) Per i primi sei modi di vibrare, il confronto in termini percentuali ∆= ω − ω sym ω sym (16) presenta una differenza media del −15.8%, con un picco del −30% circa. Cosı̀, trascurare i termini di accoppiamento in sezioni non simmetriche sovrastima molto le pulsazioni e, quindi, le rigidezze. Tabella 2: Confronto delle pulsazioni ω (sezione data) e ω sym (accoppiamenti trascurati). M odo 1 2 3 4 5 6 ω, s−1 42.76 110.22 152.64 154.56 266.44 276.21 ω sym , s−1 43.90 135.20 169.12 175.61 339.96 395.11 ∆, % -2.6 -18.5 -9.7 -12.0 -21.6 -30.1 In letteratura non sono disponibili soluzioni analitiche per sezioni generiche e, per un confronto, si usa il codice commerciale SAP2000 (v. 14.0.0) e un modello agli elementi finiti. L’analisi, effettuata con 2400 elementi finiti di tipo shell, riproduce i modi di vibrare in figura 3. 6 Modo 1 Modo 2 Modo 3 Modo 4 Modo 5 Modo 6 Figura 3: Primi sei modi di vibrare ottenuti dall’analisi con elementi finiti shell. In tabella 3 la colonna 1-D contiene i risultati ottenuti con il modello qui presentato, mentre la colonna 2-D i risultati dell’analisi agli elementi finiti. Il confronto in termini percentuali ∆1 = ω 1−D − ω 2−D ω 2−D (17) mostra una differenza media del −8.1%, con un picco del −19% circa. Questa discrepanza va praticamente a zero, invece, quando si esaminano sezioni doppiamente simmetriche, confermando l’affidabilità del codice alle differenze finite [11]. La differenze in questo caso di sezione non simmetrica è ragionevole se si pensa che il modello monodimensionale usato in questo contributo non è soggetto ad altri vincoli se non quello tra torsione e ingobbamento, la cinematica è più ricca, e l’energia elastica è distribuita tra molti accoppiamenti, portando a un continuo globalmente più deformabile degli elementi di gusci con cui si è operata la discretizzazione agli elementi finiti. 4.2 Coppie flettenti d’estremità Si analizza la stabilità della trave in figura 2 quando è soggetta a coppie flettenti di estremità agenti nel piano (x1 , x2 ). In figura 4 sono riportati gli andamenti della parte reale e della parte immaginaria delle coppie di autovalori al variare dell’entità delle coppie d’estremità: tali andamenti permettono di stabilire se al variare del parametro di controllo (l’intensità della coppia) la trave sia soggetta a biforcazione dell’equilibrio e, in tal caso, se essa sia statica o dinamica. 7 Tabella 3: Pulsazioni ω con il modello monodimensionale (1-D) e con gli elementi finiti (2-D). ω, s−1 M odo 1-D ∆1 , % 2-D 1 42.76 43.18 -1.0 2 110.22 120.69 -8.7 3 152.64 156.86 -2.7 4 154.56 189.50 -18.4 5 266.44 297.51 -10.4 6 276.21 298.77 -7.5 Gli andamenti riportati a sinistra in figura 4 riguardano la prima coppia di autovalori: al crescere del parametro di controllo il modulo della parte immaginaria tende a diminuire fino al raggiungimento di una condizione di biforcazione statica. Analogamente, dagli andamenti delle prime sei coppie di autovalori, riportati in figura 4 a destra, è possibile stimare i primi tre carichi di divergenza. Si apprezza, inoltre, come la crescita del parametro di controllo sia ininfluente o abbia un effetto irrigidente modesto sul 2o , 4o e 5o modo, circostanza che fa apparire 4 punti d’incrocio (crossing points) tra le prime sei coppie di autovalori (cfr. figura 4 in alto a destra). Per valutare il contributo dei termini di accoppiamento costitutivo legati alla mancanza di simmetria della sezione, si effettua un confronto analogo a quello effettuato sulle pulsazioni delle oscillazioni libere della trave: in tabella 4 si confrontano i carichi critici ottenuti considerando tali termini o trascurandoli. I carichi di divergenza indicati con Mbn sono ottenuti considerando tutti i termisym ni di accoppiamento costitutivo, cfr. tabella 1, mentre i valori indicati con Mbn trascurano gli accoppiamenti taglio-taglio, taglio-torsione e flessione-torsione, si veda la (15). Con riferimento ai primi tre carichi di divergenza, il confronto in termini percentuali ∆2 = sym Mbn − Mbn sym Mbn (18) evidenzia differenze molto marcate. In particolare, emerge che trascurare i termini d’accoppiamento in sezioni generiche come quella considerata conduce a una sovrastima notevole dei carichi critici. Dal punto di vista progettuale si sottolinea che il primo carico critico effettivo è ridotto del 22% rispetto a quello per una sezione doppiamente simmetrica. In altri termini, il raggiungimento dello stato limite d’instabilità di un profilo commerciale quale quello analizzato, sottoposto a uno stato di sollecitazione molto basilare, come le coppie flettenti d’estremità, risulta assai influenzato dalla sua geometria non simmetrica, ovvero dai termini di accoppiamento costitutivo. sym Tabella 4: Carichi di divergenza Mbn (sezione data) e Mbn (accoppiamenti trascurati). n Mbn , kN m sym Mbn , kN m ∆2 , % 1 24.88 31.88 -22.0 2 39.38 64.13 -38.6 3 48.38 96.88 -50.1 8 Individuazione del carico critico Individuazione dei primi tre carichi di buckling 50 400 40 300 30 Im(λ) [s−1 ] 200 20 10 100 0 0 −10 −100 −20 −200 −30 Re(λ) [s−1 ] (a) −40 −300 −50 −400 30 150 20 100 10 50 0 0 −10 −50 −20 −100 −30 (b) −150 0 5 10 15 20 25 30 0 10 20 30 40 50 M [kN m] M [kN m] Figura 4: Parte immaginaria (a) e reale (b) delle coppie di autovalori. 5 COMMENTI FINALI S’è mostrato un esempio di trave sottile a sezione non simmetrica per cui gli accoppiamenti costitutivi dovuti alla geometria provocano effetti non trascurabili, anzi, rilevanti dal punto di vista del progetto strutturale: in effetti, il primo carico critico si abbatte di quantità notevoli e la biforcazione è sempre accoppiata. I risultati sono stati ottenuti con un codice alle differenze finite che si è provato efficace nei casi abituali di sezioni simmetriche per cui sono a disposizione le soluzioni in forma chiusa. Si è mostrato che esiste discrepanza con i risultati di un codice commerciale per quanto riguarda le oscillazioni libere, discrepanza che si annulla quando le sezioni sono doppiamente simmetriche e che per sezioni generiche porta a pulsazioni più basse di quelle ottenute agli elementi finiti. La spiegazione di questo comportamento può bene essere nella maggior ricchezza d’accoppiamenti cinematici e costitutivi del modello monodimensionale qui adottato, che portano a un continuo più deformabile che non un guscio. Studi più approfonditi su questo argomento sono in corso d’opera, mentre sono in preparazione prove sperimentali per validare questi risultati. 9 60 Riferimenti bibliografici [1] Vlasov, V.Z., Thin-walled elastic beams, Monson, Jerusalem (1961). 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