Salto in Alto
Storia e considerazioni
tecniche
Introduzione
A differenza di altre specialità dell'atletica leggera, il salto in alto ha origini
relativamente recenti: non si hanno notizie, infatti, di esercizi neppure
vagamente simili a quello attuale se non dalla seconda metà del secolo scorso
in poi. E prima di essi sappiamo solo di esercizi di salto verticale più sotto forma
di volteggio che di salto vero e proprio: in particolare ci riferiamo per lo più ad
esercizi di addestramento militare o a giochi in fiere paesane (come il salto del
muro o staccionata).
Le prime notizie di un salto in piena regola (rincorsa, stacco su di un piede ecc.)
risalgono intorno al 1860 e provengono dalle isole Britanniche.
Le prime tecniche utilizzate erano sicuramente molto rudimentali: si superava
l'ostacolo con un breve rincorsa e raccogliendo le ginocchia al petto con una
posizione non tanto conveniente.
Si comprese ben presto che occorreva disporsi diversamente per realizzare
prestazioni superiori con lo stesso impulso verticale.
E da quel momento in poi l'evoluzione della tecnica della specialità sarà legata
proprio alla ricerca di posizioni ed atteggiamenti per oltrepassare l'asticella,
sempre più economici.
Era chiaro, infatti, che il superamento di altezze sempre più elevate, era legata,
non solo alle capacità di stacco ma anche all'abilità dell'atleta di posizionarsi in
modo conveniente sull'asticella per poterla superare senza abbatterla.
Storia del salto
Le prime tecniche di salto in alto prevedevano una rincorsa perpendicolare al
piano dei ritti ed un superamento dell'asticella a gambe rannicchiate "frontale"
tecnica non molto economica, tuttavia Marshall Brooks, scozzese, ottenne una
misura di 1.831 mm. prima e 1.892 mm. in seguito.
Si passò alla tecnica "forbici" con rincorsa obliqua rispetto all'asticella che
risultava essere molto veloce: ad essa furono apportate molte modifiche
specialmente per quanto riguarda il momento del valicamento. E' proprio con
questa tecnica, oltre ad una dote personale di distensione del corpo sull'asticella
("layout"), che verso la fine del secolo scorso, Mike Sweeney, ritoccò più volte il
record mondiale fino a portarlo a 1.972 mm. (1895). Il suo stile passò alla storia
come "Eastern Cut-off" perché vivendo sulla costa orientale degli Stati Uniti, si
divulgò prevalentemente in quelle regioni. In quei giorni il regolamento
prevedeva che l'asticella fosse oltrepassata prima con gli arti inferiori e
successivamente con il capo. Inoltre era sconsigliato qualsiasi tipo di salto che
non garantisse un atterraggio sicuro sugli arti inferiori ( poca sabbia nelle zone
di caduta, allo stesso livello delle pedane di rincorsa). Seguì lo stile "costale" o
Horine (1° atleta ad applicarlo ed oltrepassare i due metri).
L'evoluzione delle tecniche di salto in alto non deve essere valutata soltanto
prendendo in considerazione gli atleti che hanno contribuito personalmente alla
successione cronologica del record mondiale.
Un esempio su tutti arriva dalla tecnica usata negli anni trenta, in particolare da
atleti di scuola giapponese, che prevedeva una rincorsa più frontale rispetto alle
tecniche Horine e Straddle ed uno stacco molto simile alla "Forbice" con
slancio della gamba più vicina all'asticella e salto con il fianco corrispondente
alla gamba di stacco; un cambio repentino di gamba, consentiva di ricadere in
piedi sull'arto di stacco.
Di qui il nome di "doppia forbice" o "Lewden" dal nome dell'atleta francese che
ne esaltò caratteristiche tecniche e dinamismi.
Supremazia del ventrale
Sul Finire degli anni trenta un altro americano Melvin Walter riutilizzando la tecnica
"Horine" portò il record del mondo a 209 cm prima di lasciare spazio a Lester Steers,
bianco che eseguì un ventrale a corpo disteso raggiungendo i 211 cm nel 1941. Dopo
la guerra la ripresa fu lenta anche nel campo sportivo. Bisognerà infatti attendere il
1952 per assistere ad un altro primato mondiale a cura dell'ultimo importante
interprete dello stile western: Walter Davis (alto 204 cm) che saltò 212 cm (per la
statistica ancora oggi è il più alto primatista mondiale della storia).
Ma l'americano C. Dumas fu senz'altro l'atleta di maggior talento che in quegli anni fu
il primo a superare il muro dei 7 piedi ( 2.134 mm) e, successivamente 2.149 mm
(1956).
Interpretava il ventrale con una rincorsa molto obliqua a velocità bassa e uniforme
conclusa da un improvviso aumento della frequenza negli ultimi tre passi. Tra i più
grandi rivali americani c'erano i russi: ricordiamo Jury Stepanov che portò il record
mondiale fino a 216 cm. La supremazia del ventrale verso la fine degli anni 50 non
era messa in discussione e si consideravano ormai superate le tecniche "Horine" e
"Lewden". Si discuteva invece sulla posizione più conveniente per oltrepassare
l'asticella: se fosse più conveniente assumere una posizione con il busto allineato con
gli arti inferiori, se mantenere la gamba di slancio molto flessibile ("ala di pollo"), o se
anticipare la caduta con un'azione tuffata ("dive").
Jolanda Balas, atleta rumena, dimostrò che teorica e pratica non sempre
coincidono: infatti, utilizzando proprio una tecnica di salto a "doppia forbice" riuscì a
dominare la scena internazionale per quasi un decennio portando il primato mondiale
femminile a 191 cm.
Non aveva rivali, la sua superiorità era schiacciante al punto che iniziava la
competizione quando ormai gran parte delle altre concorrenti l'avevano già terminata.
Avvento del Fosbury
A livello maschile la tecnica ventrale raggiungeva il massimo della popolarità
internazionale grazie anche alla presenza di due atleti dalle caratteristiche
eccezionali. Da una parte gli americani che proponevano il fenomeno John Thomas
(salito fino a 222 cm) e dall'altra i russi che rispondevano con un atleta altrettanto
formidabile come Valery Brumel che, grazie anche al suo tecnico Diatckov, riuscì ad
imporre il suo salto come modello indiscusso della specialità tanto da essere
considerato insuperabile. Da questa grande rivalità ne scaturirono tre importantissimi
record mondiali stabiliti da Brumel: 225 - 226 e 227 cm. La sua eccezionale carriera
fu però interrotta prematuramente a causa di un brutto incidente stradale che lo
costrinse a ritirarsi a soli 23 anni (1965). Negli anni successivi si cercò di trovare un
successore di Brumel ma senza successo al tal punto che il suo modello fu ritenuto
da tutti "non plus ultra". Ma è in questo momento che appare sulla scena
internazionale un certo Dick Fosbury che con una tecnica fino a quel momento
assolutamente impensabile, vinse le olimpiadi di Città del Messico con la misura di
224 cm. E' una tecnica che appare subito rivoluzionaria, sia per il valicamento
realizzato con il dorso che per la struttura della sua rincorsa che si effettua in curva
ad una velocità nettamente superiore a quella del ventrale. Le due tecniche
condivisero insieme per diversi anni dividendo inizialmente il mondo atletico in
ventralisti e fosburisti.
I ventralisti non erano disposti ad abbandonare un gesto atletico imparato tanto
faticosamente ed a rimettere in discussione le proprie convinzioni, i seguaci della
nuova tecnica invece, la adottarono immediatamente apprezzandone la facilità di
esecuzione e la semplicità di allenamento.
Nuovi Primati
Sulla scena internazionale si alternarono molti atleti fra cui anche un
ventralista Matzdorf che porta il primato mondiale a 229 cm. Dopo tanta
attesa, nel 1972 arriva un primo grande fosburista campione del mondo:
Dwight Stones 230 cm. prima e 231 - 232 cm. in seguito. che contribuì ad
affermare la nuova tecnica nell'albo d'oro del record mondiale. Dopo di lui,
l'ultimo ventralista russo: Vladimir Yashchenko: riuscì a fondere qualità
fisiche e tecniche che univano i principi fondamentali del ventrale con i
dinamismi dei primi fosburisti.Con la sua misura 233 cm ad appena soli 18
anni, si riaprono le discussioni sulla opportunità di riconsiderare quale
tecnica doveva avere il sopravvento. Purtroppo dopo aver ritoccato il record
mondiale all'aperto con 234 cm. ( e quello indoor con 235 cm. a Milano,
1978) subisce una serie di operazioni al ginocchio che lo costringono a
chiudere la carriera a soli 20 anni. Dagli anni 80 in poi saranno i seguaci
del salto dorsale a darsi battaglia a livello internazionale. Alcuni nomi: da
Mogemburg (Ger) a Wszola (Pol), da Wessig (DDR) a Zhu (Cina), fino
alle soglie dei 240 cm. superati da uno sconsosciuto: Rudolf Povarnitzin
(URSS). Poi fu la volta di Sijoberg (Swe) 242 cm. fino ad arrivare al cubano
Javier Sotomayor 245 cm.
Conclusioni
Ormai tutti gli atleti utilizzano la tecnica "Fosbury" con
interpretazioni personali del salto apportando variazioni
notevoli sotto l'aspetto tecnico e dinamico.
Hanno ottenuto il record atleti provenienti da qualsiasi
nazione e di diversa razza il che lascia presupporre che
risultati di grande valore non dipendano solo da
particolari situazioni ambientali, socio-economiche o
razziali ma da una particolare predisposizione di alcuni
soggetti alla specialità.
Ricordiamo, infine altri primatisti nel settore femminile:
Sara Simeoni per l'Italia e Andonova e Kostadinova
per la Bulgaria.
Considerazioni tecniche
Nel periodo compreso tra le due guerre, i tecnici erano convinti che
occorreva migliorare la tecnica di valicamento per poter raggiungere
prestazioni ottimali domandandosi quale fosse la posizione migliore per
superare l'asticella, mentre veniva praticamente trascurata la struttura della
rincorsa. Solo negli anni 50 si comprese che per salire più in alto fosse
necessario incrementare la velocità verticale e concentrare il movimento
al momento dello stacco: la rincorsa non era ancora considerata importante.
La scuola russa diede molta importanza agli ultimi passi della rincorsa
sottolineandone la fase di "caricamento" con una compressione degli arti
inferiori ed un abbassamento delle anche (e del C.d.G. centro di gravità)
prima dello stacco. L'accentuato caricamento degli arti comportava una
rincorsa lenta e cadenzata con appoggi marcati e realizzati di tutta pianta
con conseguente perdita di velocità. Il problema è risolto dal signor
Fosbury nel 1968 grazie all'innovazione della corsa in curva e della
conseguente inclinazione verso l'interno che consentiva al tempo stesso di
ottenere un notevole abbassamento del centro di gravità e mantenere
un'elevata velocità di rincorsa. Ritornando indietro nella storia secondo
coloro che l' hanno vissuta direttamente sembra che la specialità si sia
evoluta per stadi successivi e le parti sottolineate ne evidenziano le 4 fasi
principali. La velocità, parametro dominante della tecnica odierna, fattore
importante per il futuro.
Fasi del salto in alto
La tecnica di salto Fosbury portò grandi vantaggi di tipo prevalentemente biomeccanico
rispetto al ventrale che invece richiedeva maggior forza esplosiva e la conoscenza di
movimenti specifici più complessi. Il Fosbury inoltre, risulta essere più naturale e di facile
apprendimento e se eseguito correttamente, sono sufficienti buone capacità elastiche, doti
naturali di ogni giovane atleta (Fig. 1).
Per una corretta esecuzione dello stacco è molto importante il comportamento dell'atleta
nel passaggio sul penultimo appoggio: a seconda della tecnica, si poggerà il piede con
tutta la pianta o con anticipo del tallone facendo bene attenzione che prenda contatto con il
terreno collocato avanti rispetto alla proiezione del ginocchio sul terreno stesso (fig. 2).
Nella fase finale della curva, l'atleta compie un'azione di raddrizzamento che si compie con
lo stacco. L'arto di stacco dovrà essere disteso e ben avanti rispetto la proiezione del
C.d.G. sul terreno in modo da comportarsi come un'asta di salto per la successiva
operazione di stacco: ad una prima fase di ammortizzazione (non eccessivo) segue una
seconda fase costituita da un estensione decisa e completa dell'arto di stacco. Il
movimento degli arti liberi è molto importante a seconda della tecnica usata. Quelli
superiori possono oscillare in modo alternato con braccia opposte o concordi al movimento
degli arti inferiori) o in modo sincrono (Fig. 3).
Abbandonato il terreno, l'atleta inizia la sua fase di volo che avviene con tre movimenti di
tipo rotatorio (Fig. 4).
1° - movimento intorno al proprio asse longitudinale per disporre l'atletica con la schiena
parallela all'asticella.
2° - movimento sull'asse trasversale o di ribaltamento in avanti.
3° - movimento sul proprio asse sagittale o di ribaltamento laterale per poter eseguire
l'azione tecnica di valicamento.
Superata con il bacino l'asticella, l'atleta completa il valicamento richiamando gli arti
inferiori, per mezzo di una flessione delle cosce sul bacino ed una estensione delle gambe
sulle cosce. Per reazione, il capo si flette in avanti come le braccia che si avvicinano agli
arti inferiori (posizione di chiusura). Fine della fase di volo ed inizio fase di atterraggio con il
contatto del dorso e della nuca con i materassini (Fig. 1).
Valery Brumel (russo)
John Thomas (americano)
Vladimir Yashchenko (russo)
Jolanda Balas ( salto a doppia forbice )
Dick Fosbury (statunitense)
Sara Simeoni (italiana)
Dwight Stones (statunitense)
Javier Sotomayor (cubano)
Patrik Sijober (svedese)
Fig. 1 - rincorsa
Fig. 2 - entrata-stacco
Fig. 3 - stacco
Fig. 4 - azione di stacco-valicamento
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