I.P.
VINI SENZA SOLFITI:
FINALMENTE SI PUÓ!
Vini senza solfiti? Impossibile! Questo si diceva fino a ieri.
Ma 6000 ettolitri di vini prodotti in tutta Italia nella vendemmia 2010 grazie al Progetto Freewine® (saranno il doppio nel 2011) dimostrano che è possibile fare qualità, anche senza ricorrere a conservanti come l’anidride solforosa, grazie a protocolli specifici.
Qualità delle uve in vigneto, igiene accurata in cantina e un protocollo specifico Freewine:
sono questi i pilastri che permettono di ottenere vini buoni e con contenuti bassissimi in
solfiti, a totale beneficio del consumatore.
Il problema infatti non è fare vini senza SO2,
ma farli comunque buoni …
Un processo per essere naturale, quindi senza intervento dell’anidride solforosa, non deve essere necessariamente
casuale: il rischio di produrre un vino senza il controllo microbiologico, soprattutto in assenza di solforosa, può compromettere totalmente la qualità del vino stesso. Per questo, con Freewine abbiamo scelto un approccio completamente scientifico basato sulla conoscenza dei fenomeni chimici e microbiologici e su un uso accorto di tecnologie
moderne, ma non invasive.
Il vino Freewine nasce grazie ad un protocollo che, attraverso l’utilizzo di biotecnologie specifiche, tecnologie di processo ed antiossidanti naturali, permette di ottenere un vino di qualità, senza mai aggiungere additivi chimici potenzialmente allergenici per il consumatore. Il protocollo Freewine prevede pratiche all’avanguardia
“universalmente” applicabili a tutte le aziende e a tutte le annate, e specialmente
adattabile ai singoli casi ed usi di cantina. Insomma non è una ricetta fissa e ferrea che si allontana dal know how delle aziende ma è complementare con esso.
Freewine è il frutto di anni di ricerca e sviluppo del gruppo tecnico Tebaldi, in collaborazione con il Prof. Longo del Centro Nazionale delle Ricerche - CNR di Pisa,
per la ricerca e l’applicazione degli antiossidanti naturali sul vino, e con la prof.ssa
Torriani del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Verona, per lo studio e il
controllo microbiologico dei vini. L’obiettivo finale è quello di arrivare a quota “zero
solfiti aggiunti”, a tutto vantaggio del consumatore, ormai sempre più attento nei
Marco Tebaldi con la figlia Alice.
consumi a beneficio della propria salute.
L’INTERESSE PER I VINI “NATURALI”: UNA CRESCITA ESPONENZIALE
Sebbene la definizione di vino “naturale” sia molto vaga (Biologico? Biodinamico? Fermentazione spontanea?… altro?) l’interesse verso il consumo di vino, come di altri prodotti, che abbia il meno possibile a che fare con la “chimica”
è in grande crescita in tutto il mondo. La non aggiunta di solfiti rappresenta una delle principali attrattive per questo
segmento di consumatori. Se questa si applica a uve ottenute da agricoltura biologica l’interesse diventa ancora più
alto: in USA ad esempio esiste uno specifico marchio che si può mettere in etichetta, organic 100 %, per i vini ottenuti
da agricoltura biologica e con meno di 10 mg/l di solfiti. Molti importatori e monopoli esteri sono “a caccia” di vini di
questo tipo e faticano a trovarne, se non in piccoli volumi e con qualità non sempre adeguata. Ma anche tra i consu-
FREEWINE: QUANDO LA SALUBRITA’ FA MERCATO!
I diversi piani di comunicazione Freewine
comunicazione tecnica
comunicazione mktg oriented
comunicazione di vendita
comunicazione dell’opportunità
comunicazione d
comunicazione del vantaggio
PRODUZIONE
MARKETING
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PREVENIRE L’OSSIDAZIONE
Nella fase di conservazione del vino, l’anidride solforosa viene comunemente impiegata per la sua azione antiossidante. Per evitare l‘aggiunta di questo conservante occorre innanzitutto limitare il contatto del vino con l’ossigeno, che è il
“grande nemico”, almeno in questa fase. Il protocollo Freewine si avvale pertanto di tecnologie in grado di monitorare
la quantità di ossigeno disciolto nel vino (che ossida il prodotto) e di rimuoverlo, in tutte le fasi di lavorazione ma in
particolare prima dell’imbottigliamento. L’obiettivo è anche quello di ridurre o eliminare l’aggiunta finale di anidride
solforosa con funzione antiossidante, a tutto vantaggio della salubrità dei vini.
IL “PACCHETTO FREEWINE”: CONOSCENZA,
ESPERIENZA, MEZZI TECNICI
Il metodo Freewine® è una piattaforma di tecnologie all’avanguardia che
coniugando tecnologia specifica, antiossidanti naturali e buone pratiche
di cantina ha permesso di produrre vini più “naturali” con contenuto in
solfiti ridottissimo o nullo e approccio scientifico, quindi ripetibile. L’idea è
nata tre anni fa a Marco Tebaldi, enologo e titolare dell’omonima azienda
di distribuzione di tecnologie e prodotti enologici di Soave a Verona. Durante la scorsa vendemmia 12 aziende italiane hanno accettato la sfida ed
eseguito il primo test lavorando 16 vitigni diversi, da nord a sud d’Italia,
per un totale di 6.000 ettolitri circa. C’è chi ha coperto l’intera produzione
e chi - specie le grandi realtà - ha realizzato una linea di vini “Freewine”.
Tutti insieme al debutto a Vinitaly 2011 hanno riscosso grande interesse
dei media, di tecnici e professionisti del vino.
FREEWINE NON È UN PROGETTO “DI NICCHIA”
Freewine si esprime con piccoli o grandi volumi produttivi, differenti gradi di qualità delle uve, variabilità di annate,
territori e vitigni. I primi produttori a cogliere la sfida (per vedere chi sono I PIONIERI www.freewine.eu) sono realtà
molto diverse tra loro per dimensioni, esperienze, vini e provengono da più regioni italiane, dal Veneto al Trentino, dalla
Toscana alla Basilicata. Per far parte del gruppo Freewine e impiegare quindi il marchio (tondo nero) e partecipare
alla comunicazione congiunta è importante ottenere, a fine processo, vini sotto la soglia dei 50 mg/l di solfiti aggiunti
(cioè 3-4 volte meno dei limiti di legge). Basti pensare che nella vendemmia 2010, non fortunata per il clima e quindi
per la qualità delle uve, sono state ugualmente prodotte molte etichette Freewine (tra cui Soave, Lugana, Pinot Grigio,
Tai Rosso, Aglianico, Primitivo, Fiano…) gradevoli al gusto e con contenuti di solfiti sempre inferiori ai 20 mg/litro. Il
marchio oro (Freewine Gold) è per i casi “best” con livelli di solforosa inferiori a 10 mg/l, limite sotto il quale non è più
obbligatorio indicare in etichetta “contiene solfiti”.
FREEWINE AUMENTA IL VALORE DEL PRODOTTO
Freewine è un’innovazione tecnica – non una moda, una filosofia - che un produttore coglie in nome della sua capacità
di capire che questa è prima di tutto un’opportunità per il lancio del suo brand. Dietro ai vari temi specifici e tecnici si
nasconde la vera intuizione: creare un nuovo gruppo - comunità di produttori e via via di consumatori - che applichi un
metodo creando un mercato specifico: quello del “vino salubre” per nuovi sbocchi commerciali specie all’estero dove
il mercato è più sensibile a questi temi. Il produttore di vino ha il vantaggio di distinguersi con una linea di prodotto
che risponde a esigenze esistenti sostenendo il suo vino (e il suo valore) anche usufruendo di modalità “associative”;
il consumatore dal lato suo invece può apprezzare il vino Freewine perché ne ricava oltre alla qualità e la freschezza
anche la sensazione di essere in linea con le tendenze attuali (di naturalità, salubrità) che toccano sempre più tutti i
settori del vivere e della società.
TRADE
OPINION LEADERS
CONSUMATORI
NO
SULPHITES
ADDED
Risorse per l’enologia
www.tebaldi.it
IL RUOLO DELL’ANIDRIDE SOLFOROSA
L’anidride solforosa (SO2 nota come “solfiti”), tralasciando quella frazione minima prodotta dal mosto naturalmente,
viene aggiunta nelle fasi di lavorazione del vino perché è un conservante antiossidante e antimicrobico. La sua quantità
massima di utilizzo è stabilita per legge, giacché può provocare disturbi come emicranie e allergie – ciò dipende dalla
misura ingerita, dal metabolismo di ciascuno, ma vi sono persone che ne soffrono più di altre. Per queste ragioni oggi
tutte le etichette sulle bottiglie di vino devono riportare la scritta “Contiene solfiti” quando si superano i 10 mg al litro.
Comunemente i vini bianchi (e gli spumanti) hanno quantità di solforosa più elevate dei rossi.
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al mondo a fare
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matori non orientati ”ideologicamente” (sia detto senza alcun significato negativo) ci sono quelli allergici alla SO2: per
tutti questi, e non sono pochi, il vino convenzionale è un alimento limitato.
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SEGUICI su freewine.eu
Freewine è la risposta che i produttori possono dare al consumatore che chiede vini in cui sia possibile riconoscere la materia prima, l’uva, e il cui consumo, per quanto moderato e intelligente, non
sia ipotecato da probabili, dannosi effetti collaterali. Ma Freewine è tante cose: è un mercato nuovo,
un prodotto nuovo, un modo nuovo di ampliare il consumo, un nuovo gruppo di produttori che condividono un nuovo metodo, un nuovo modo di creare il binomio vino-salute, un modo per mettere
sul mercato vini innovativi, freschi, e che guardano al futuro. Da assaggiare!
Per maggiori informazioni: [email protected] • www.freewine.eu
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