Milano, 9 11 2007 Il sistema delle garanzie e delle tutele Enti pubblici e enti non profit trasparenza dell'informazione sull'impiego delle risorse analisi delle tendenze e confronti internazionali La rendicontazione per i cittadini: una prospettiva internazionale Ileana Steccolini • Università Bocconi I bilanci di missione nella realtà non profit italiana Davide Maggi • SDA Bocconi, Dottore Commercialista Ricerca a cura dell'Università Bocconi e dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Milano Fondazione dei Dottori Commercialisti di Milano ENTI PUBBLICI E ENTI NON PROFIT: TRASPARENZA DELL’INFORMAZIONE SULL’IMPIEGO DELLE RISORSE Milano, 09 novembre 2007 Rendicontazione per i cittadini: una prospettiva internazionale Ricerca a cura: Ordine dei Commercialisti di Milano Università “L. Bocconi” Gruppo di lavoro: Elio Borgonovi Ileana Steccolini Daniela Preite Fabio De Matteis Indice Premessa 1. Accountability ed evoluzione dei sistemi di rendicontazione pag. 2 pubblica 2. Obiettivo, fasi della ricerca e metodologia d’indagine pag. 6 3. Scelta aree geografiche (Fase 1) pag. 9 4. Individuazione delle best/good practice (Fase 2) pag. 9 5. Analisi comparata dei casi selezionati (Fase 3) pag. 12 5.1 Il campione da sottoporre ad analisi comparata pag. 12 5.2 L’analisi comparata pag. 13 5.3 Riflessioni conclusive pag. 24 6. Analisi dei singoli casi selezionati (Fase 4) pag. 27 6.1 North Carolina Financial Highlights pag. 27 6.2 Il Citizens’ Report della città di Memphis pag. 30 6.3 Brisbane Community Report pag. 34 7. Conclusioni ed indicazioni circa linee guida di rendicontazione per pag. 36 la collettività Appendice metodologica pag. 39 Bibliografia 1 1. Accountability ed evoluzione dei sistemi di rendicontazione pubblica La crisi di legittimazione della pubblica amministrazione, la crescente tensione fra risorse disponibili e bisogni da soddisfare, l’aumentata attenzione al controllo della spesa pubblica, l’affermarsi di un modello di stato regolatore e con forti autonomie locali ed i correlati processi di decentramento, esternalizzazione, privatizzazione che stanno interessando il settore pubblico, sono alcuni dei fattori che hanno alimentato un crescente interesse verso il problema dell’accountability delle aziende pubbliche (Pezzani 2000). Il termine accountability è stato accolto come uno dei principi cardine del processo di cambiamento e riforma delle amministrazioni pubbliche, e di volta in volta, ne è stato sottolineato l’aspetto di “trasparenza”, di “responsabilità”, di “attitudine a rendere conto”, o ne è stato preso in considerazione il profilo “esterno” o “interno” all’azienda. Da qui l’evidenza della multidimensionalità del concetto di accountability, connessa anche alla facilità di tale termine a prestarsi a differenti interpretazioni e, di conseguenza, a molteplici definizioni. Di seguito si descrivono sinteticamente gli elementi essenziali dell’accountability e le differenti definizioni proposte per la stessa. Infatti, a fronte della numerosità delle definizioni dell’idea di accountability, ciò su cui esse sembrano convergere è: - la maggiore complessità del concetto di accountability nel settore pubblico rispetto a quello privato (ad esempio, Mayston 1993; Sinclair 1995; Parker e Gould 1999; Ryan et al. 2000); - la necessità, affinchè si possa parlare di accountability, della presenza di una parte (accountee) che ha delle attese verso un’altra, la quale (accountor) è tenuta a rendere conto di come risponde alle stesse (Stewart 1984: 15 ss.; Patton 1992; Degeling et al. 1996; Ryan et al. 2000). Affinchè si possa parlare di accountability con riferimento alla realtà pubblica è necessario osservare la presenza di un’attività di trasmissione di informazioni congiunta alla valutazione delle stesse e all’eventuale correlata applicazione di “sanzioni” (Stewart 1984: 14-15). In questo senso, il sussistere di una situazione di accountability richiede l’esistenza: 1) di una relazione fra due parti; 2) di un’attività di “resa del conto”; 3) di un’attività di valutazione, di espressione di giudizio. In una accezione ampia, l’accountability richiede non solo la disponibilità di informazioni, ma anche la loro: 1) attendibilità; 2) comprensibilità; 3) accessibilità; 4) diffusione, distribuzione, disseminazione (Herzlinger 1996; Coy et al. 2001). Infine, essa richiede un giudizio espresso dall’accountee, e la possibilità di una sanzione, di un feedback. 2 Si può dunque parlare di un vero e proprio “ciclo” di accountability, che, da una definizione a priori dell’oggetto del “rendere conto” fra l’accountee e l’accountor (momento di programmazione, di “stipula del contratto”, di definizione delle attese dell’accountee e di assunzione delle responsabilità da parte dell’accountor), giunge all’attività di produzione e comunicazione dell’informazione da parte dell’accountor (momento di “rendicontazione”, di dimostrazione del rispetto del contratto, di misurazione e comunicazione della performance) e, sulla base della valutazione di quest’ultima svolta dall’accountee, alimenta nuovamente il processo di programmazione, la definizione dei nuovi contenuti del rapporto che lega accountee e accountor. Il concetto di accountability trova accezioni e significati differenti in contesti e in tempi diversi, e seconda del tipo di rapporto cui si riferisce. L’evoluzione subita dal ruolo e dalle modalità di gestione delle aziende pubbliche e dal contesto sociale, economico e istituzionale in cui esse operano ha comportato l’affermarsi, l’affievolirsi, lo stratificarsi di diversi modelli di accountability (Degeling et al. 1996; Rubin 1996). I processi di riforma della pubblica amministrazione hanno generalmente significato profondi mutamenti nel modo di intendere e operazionalizzare tale idea, che è in continuo divenire. Accettando un certo grado di semplificazione, è possibile, in corrispondenza delle diverse fasi di cambiamento che stanno interessando il settore pubblico, individuare il codice di accountability che risulta maggiormente coerente con il ruolo assunto di volta in volta dall’azienda pubblica. Nella tabella 1 è contenuta una sintesi dell’evoluzione del concetto e degli strumenti di accountability in funzione della variazione dei caratteri di gestione delle aziende del settore pubblico. In un settore pubblico ispirato ad un modello burocratico “tradizionale” prevalgono l’idea di stewardship 1 e quella di accountability intesa in senso ristretto come orientamento agli input, come trasparenza sugli atti amministrativi, come attribuzione delle responsabilità sul rispetto formale della norma, della procedura. L’azienda pubblica ricerca dunque forme di accountability “contabile”, focalizzandosi sul rispetto formale del bilancio preventivo e della legge e prediligendo forme di controllo sulle procedure e sull’attività operativa. Le critiche all’espansione eccessiva della spesa, agli sprechi di denaro pubblico e alla necessità di riduzione di un debito di elevato ammontare spingono alla ricerca di forme di controllo della spesa, di responsabilizzazione delle aziende pubbliche e dei manager sulle 1 Secondo Jones e Pendlebury (1996: 116) il concetto di stewardship fa riferimento alla responsabilità connessa alla conservazione di un bene altrui. In senso ristretto, la responsabilità connessa all’idea di stewardship è quella di dimostrare che il bene non è stato oggetto di appropriazione indebita. 3 risorse impiegate, con un focus sull’introduzione di tecniche di gestione che consentano risparmi e recuperi di efficienza. Si afferma così gradualmente l’idea di accountability in senso “manageriale”, che ricerca la responsabilizzazione dei manager ma anche dell’azienda sui propri risultati e sulle risorse impiegate, pur mantenendo un focus più sull’efficienza e sugli aspetti interni della gestione che sull’efficacia e sull’orientamento all’esterno. Questi ultimi elementi, invece, caratterizzerebbero la fase successiva del processo evolutivo, che pone in una posizione di centralità il concetto di accountability “professionale”, così come definita da Gray e Jenkins, pur mantenendo alcuni aspetti caratteristici dei paradigmi precedenti. Se l’accountability manageriale sembra incoraggiare l’attività di “misurazione”, si può pensare che l’accountability “professionale” spinga anche a comunicare quanto misurato e rilevato, al fine di creare un legame con l’ambiente esterno e ricercare in esso consenso e risorse. Inoltre, essa comporta una crescente apertura verso l’esterno anche per cogliere dai diversi interlocutori gli input necessari ad alimentare i processi decisionali e di programmazione. E’ evidente, dunque, che l’accountability “professionale” si sovrappone e trova un presupposto in quella “manageriale”, e che esse possono rafforzarsi vicendevolmente producendo un “circolo virtuoso”. L’affermarsi di diversi concetti di accountability, in senso “contabile”, “manageriale”, “professionale” in tempi e contesti differenti comporta anche configurazioni diverse degli strumenti utilizzati per “rendere conto” (Stewart 1984; Sinclair 1995). In sintesi, il passaggio da un’amministrazione pubblica “tradizionale” ad una orientata ai concetti di public governance e network manager, implica un riorientamento del focus dell’accountability dal controllo burocratico e dall’autorizzazione della spesa, al raggiungimento dei risultati attraverso un uso razionale delle risorse, prima, ed al soddisfacimento di esigenze più avanzate di trasparenza democratica (Behn, 1998), in una fase più evoluta. Ciò denota, nell’utilizzo degli strumenti utilizzati per far fronte a tale necessità degli enti pubblici, una particolare attenzione rivolta ai documenti di sintesi con finalità informative rivolti alla collettività. 4 Tab. 1- L'evoluzione dell'idea di accountability nelle pubbliche amministrazioni e dei relativi strumenti Contesto Amministrazione pubblica “tradizionale” New Public Management “Oltre il New Public Management”: Public Governance, Network Management Concetto di accountability Strumenti Accountability “contabile” Contabilità finanziaria autorizzativa Controlli sul rispetto delle procedure Controlli esterni e di legittimità Accountability Contabilità economico-patrimoniale “manageriale” Strumenti di programmazione e controllo (modello “cibernetico”): budget, contabilità dei costi, reportisitca Misurazione e valutazione della performance extracontabile (focus su misurazione di input e output; attenzione all’efficienza e all’efficacia interna) Accountability Pianificazione e controllo strategico “professionale” Bilanci “partecipati” Revisione degli strumenti di programmazione e controllo e di misurazione e valutazione della performance (attenzione all’outcome, all’efficacia anche esterna) Popular reporting, bilanci per i cittadini Sistemi di programmazione “orientati alla strategia” (es. balanced scorecard) Triple Bottom Line Reporting Bilancio sociale Programmazione e controllo “di gruppo” e nel network Bilancio consolidato Fonte: Steccolini (2004). Tale situazione induce ad affermare la richiesta etica di un "diritto alla rendicontazione" da parte dei cittadini, per essere posti nella condizione di piena trasparenza informativa e quindi valutare compiutamente l'operato dei rappresentanti eletti (Guarini, Preite, 2005) Ed è proprio sugli strumenti di accountability che si concentra il presente lavoro, focalizzandosi su quelli rivolti a fornire informazioni ai cittadini. In particolare si esporranno i risultati di una ricerca condotta su scala internazionale circa la rendicontazione per i cittadini nella Pubblica Amministrazione. Nel primo paragrafo si chiariscono l’obiettivo, le fasi e la metodologia di ricerca. Nel secondo e terzo paragrafo si descriveranno, rispettivamente, la fase 1 e 2 della ricerca che corrispondono all’individuazione delle aree geografiche soggette all’indagine e alla selezione dei casi che compongono il campione indagato. Il paragrafo 4 espone i risultati dell’analisi comparata a cui sono soggetti i documenti selezionati nella fase precedente. Il quinto paragrafo è dedicato all’analisi più approfondita di tre casi scelti fra quelli che compongono il campione. Il sesto ed ultimo paragrafo è dedicato alle riflessioni conclusive in cui si in cui si sviluppano alcune proposte di linee guida per la stesura di un report rivolto ai cittadini dalla Pubblica Amministrazione. 2. Obiettivo, fasi della ricerca e metodologia d’indagine 5 La presente ricerca si prefigge l’obiettivo di analizzare le tendenze in atto a livello internazionale in tema di rendicontazione rivolta dalla Pubblica Amministrazione alla collettività. In particolare, il focus dell’indagine è rappresentato dagli strumenti utilizzati nel settore pubblico per fornire informazioni ai cittadini in merito all’attività svolta. Nel dettaglio, la ricerca assume per oggetto: • tutti i livelli di governo della pubblica amministrazione prendendo come riferimento un ambito di analisi internazionale; • i documenti specificamente rivolti ai cittadini ed i documenti informativi a carattere generale e, pertanto, non specificamente orientati ai cittadini; • sia le cosiddette best practice in tema di strumenti di accountability, sia le “good practice”. Con il primo punto si specifica che l’indagine è rivolta ad analizzare i documenti informativi utilizzati sia a livello di governo centrale, che di governo intermedio e locale. Ciò consente di verificare eventuali differenze in termini di “abitudini informative”, di forma e di contenuti della rendicontazione nei vari livelli di governo che compongono la pubblica amministrazione. Inoltre, l’analisi è di tipo internazionale e considera, pertanto, aree geografiche al di fuori dei confini nazionali italiani ed anche extraeuropee, stante la valenza informativa di comparazioni di questo tipo, rispetto all’oggetto della ricerca. Il secondo punto precisa come l’analisi sia, in prima battuta, orientata all’approfondimento dei documenti informativi specificamente rivolti alla collettività (citizens’ report, community report, bilancio per il cittadino, ecc.). La ricerca prende in considerazione anche documenti non redatti ad hoc per soddisfare appositamente il fabbisogno informativo dei cittadini e, pertanto, definiti in questo lavoro general purpose report. Per tali documenti ci si propone di approfondirne la portata informativa fruibile dai residenti. Proprio a questo aspetto si ricollega il terzo punto di cui sopra: l’analisi delle best e delle good practice. In effetti, allo scopo di selezionare documenti dotati di valore informativo (sia direttamente dedicati ai cittadini, sia generali), si è scelto di considerare i destinatari di riconoscimenti ufficiali da parte di associazioni contabili nazionali. In altri termini, per ogni paese selezionato, si sono scelti i casi di strumenti di accountability (per il cittadino o generali) premiati come best practice. Si sono individuati, inoltre, anche dei documenti non premiati catalogati fra le “good practice”. Il comportamento “good” della pubblica amministrazione, infatti, conduce la stessa a rendicontare verso l’esterno, anche senza riconoscimenti ufficiali rispetto agli strumenti utilizzati. In particolare si sono considerati “good” i documenti informativi che, pur 6 non essendo destinatari di premi, sono richiamati in letteratura oppure sono oggetto di segnalazione da parte di organi ufficiali. Tab. 2 – Matrice documenti - practice Practice best per il cittadino good Report per il cittadino premiato Report per il cittadino non premiato Documento General purpose report premiato generale General purpose report non premiato Il raggiungimento dell’obiettivo di indagine precedentemente menzionato, si è realizzato attraverso l’attuazione delle seguenti fasi di ricerca: 1. la scelta delle aree geografiche da indagare; 2. l’individuazione delle best practice e delle good practice in tema di rendicontazione esterna in ambito pubblico; 3. la selezione di un campione di casi per i quali effettuare un’analisi comparata al fine di approfondire modalità e strumenti di informativa esterna; 4. l’approfondimento di un set di casi ritenuti di particolare interesse. L’attuazione delle fasi 2, 3 e 4 della ricerca ha portato ad individuare una serie di casi, per i quali si è proceduto ad una selezione in ottica comparata, fino a giungere ad ulteriore approfondimento. Dal punto di vista numerico i casi sono riassunti nella Tabella 3. Tab. 3 – I casi oggetto della ricerca (quantità) Fase di ricerca n. casi Fase 2 – Individuazione casi 203 Fase 3 – Analisi comparata 26 Fase 4 – Analisi di singoli case study 3 7 In merito alla metodologia di ricerca utilizzata, si devono distinguere due differenti procedure seguite: • la prima per la raccolta dei dati, rappresentata essenzialmente dall’utilizzo di internet; • la seconda per l’analisi degli stessi, rappresentata, in primis, dall’analisi comparata dei casi scelti e, successivamente, dall’approfondimento di singoli case study ritenuti di particolare interesse. Di seguito, per ciascuna fase di ricerca, si riporta un accenno alla metodologia di indagine. Per gli approfondimenti specifici della fase in oggetto si rinvia ai rispettivi box contenuti nell’Appendice metodologica. Scelta delle aree geografiche (Fase 1). La prima fase della ricerca ha comportato la scelta delle aree geografiche sulle quali orientare l’indagine. Queste si sono selezionate essenzialmente in funzione della loro strumentalità al conseguimento dell’obiettivo della ricerca (si veda Box 1 dell’ Appendice metodologica). Individuazione delle best/good practice (Fase 2). Come accennato precedentemente, si sono individuati documenti rappresentativi di best o good practice in tema di comunicazione esterna. L’individuazione dei casi di interesse ai fini della ricerca è avvenuta attraverso la raccolta dei dati via internet (si veda Box 2 dell’ Appendice metodologica). Tale fase ha permesso di raccogliere, per le aree geografiche selezionate, 203 casi. Analisi comparata (Fase 3). Una selezione dei casi identificati nella fase precedente ha portato a definire un campione di documenti che sono stati sottoposti ad analisi comparata. Per ogni area geografica sono stati selezionati dei casi, sulla base di vari criteri (si veda Box 3 dell’ Appendice metodologica). Tale fase ha condotto a selezionare, sulla base dei criteri descritti, 26 casi. Analisi dei singoli casi (Fase 4). L’approfondimento di singoli case study rappresenta la metodologia seguita nell’ultima fase della ricerca (si veda Box 4 dell’ Appendice metodologica). In questa fase l’analisi si è concentrata su 3 casi. 3. Scelta aree geografiche (Fase 1) Come detto in precedenza, la ricerca riguarda un campo geografico di indagine esteso a livello internazionale. 8 Allo scopo di agevolare l’analisi comparata la letteratura effettua delle aggregazioni in termini di aree geografiche fra: paesi napoleonici, anglosassoni, germanici e scandinavi (Pollit, 2000; Barzelay, 2001;.Pina e Torres, 1996). Pertanto, l’esclusione dall’indagine dei paesi asiatici e africani deriva sia dalla difficoltà di reperire documenti comprensibili dal punto di vista linguistico, sia dal minore sviluppo di questi paesi dei temi legati alle riforme del management pubblico (Pollitt e Bouckaert, 2000;.Barzeley, 2001). Per gli approfondimenti, si rinvia al box 1 dell’appendice metodologica. Per tale ragione, dovendo definire su quali zone orientare l’analisi, si sono selezionate le seguenti macroaree geografiche: 1. il Nord America; 2. l’Oceania; 3. l’Europa. Per il Nord America i paesi considerati sono Usa e Canada, nell’area Oceania la ricerca si è focalizzata su Australia e Nuova Zelanda, mentre in Europa i paesi considerati sono Regno Unito, Germania, Portogallo, Italia, Francia, Spagna e Svezia (Figura 1). Fig. 1- Le macroaree oggetto della ricerca EUROPA NORD AMERICA Regno Unito Francia Stati Uniti Germania Spagna Canada Portogallo Svezia Italia OCEANIA Australia Nuova Zelanda 4. Individuazione delle best/good practice (Fase 2) 9 Per ciascuna delle aree geografiche precedentemente esposte si sono individuati i casi di rendicontazione pubblica (per il cittadino o a carattere generale) considerati best practice (se assegnatari di riconoscimenti ufficiali da parte di associazioni contabili nazionali) ed i casi di good practice (che, pur non avendo ricevuto dei premi, elaborano documenti strumentali rispetto alla finalità informativa indagata con la presente ricerca) richiamati in letteratura o segnalati da organi ufficiali. Per gli approfondimenti, si rinvia al box 2 dell’appendice metodologica. Di seguito si riportano i casi individuati, suddivisi per area geografica di appartenenza. Tab. 4 – Area Nord America Stato Numero casi: 151 USA (best practice) 135 casi a vari livelli di governo CANADA (best practice) Canada (stato) – Citizens’ First 4 British Columbia – Annual Service Plan Report Alberta – Measuring up Nova Scotia – Annual Accountability Report Prince Edward Island – Health Indicators Newfoundland and Labrador – Recreation and Sport Strategy Yukon – Public School Annual Report Northwestern Territories – Greenhouse Gas Strategy/Strategic Plan/Art Strategy Progress Report Capital Regional District (BC) District of Maple Ridge (BC) City of Coquitlam (BC) City of Grand Prairie (AB) City of Yellowknife (NT) Ottawa – Citizen Survey Report/City Corporate Plan/Draft City Strategic direction Vancouver – A guide to municipal services 15 municipalities – Performance Benchmarking Report Tab. 5 – Area Oceania Area AUSTRALIA (good practice) Casi: 13 Brisbane – Community Financial Report Strathfield Council – Community Report Nanango Shire Council – Community Financial Report 10 Wollondilly Shire Council – Community Report Compebelltown City Council – Community Report Hawkesbury City Coucil – Community Report Sidney – Corporate Plan/Strategic Plan/City Residents Guide Australian Capital Territory – Urban Services Annual Report New South Wales Government – State Plan Western Australia – Citizenship Strategy 2004/2009 South Australia – Strategic Plan Commonwealth of Australia – Report on Government Services NUOVA ZELANDA (best practice) City of Wellington – Annual Report Tab. 6 – Area Europa Area REGNO UNITO (best practice) Casi: 22 Wychavon District Council – Annual Report Leeds City Council – Annual Financial Plan Wolverhampton City Council – Annual Report and Accoiunts GERMANIA (good practice) The Federal Government's Annual Report on the State of Germany Unit Abstract of the Federal Ministry of Finance`s Monthly Report Brandeburg Lander - Präsentation zum Haushaltsentwurf 2007 Frankfurt - Data Facts Figures FRANCIA (good practice) Budget du ministère Region Bourgogne - Rapport financier de l'exercise Region Haute Normandie - Rapport financier Dep. Alpes maritimes - Rapport sur l'activité des services de l'Etat Dep. Essonne - Rapport sur l'activité des services de l'Etat Dep. Correzee - Rapport annuel des services de l'Etat Nantes – Le Rapport Annuel Nice – Rapport Annuel Bordeaux – Rapport du Compte Administrative SPAGNA (good practice) Presupuestos Generales del Estado Presupuestos Generales de la Comunidad de Castilla y León City of Barcelona - Annual Report PORTOGALLO (good practice) Orçamento do Estado SVEZIA (good practice) Central Government Annual Report Stoccolma – Annual Report Con riferimento all’Area Europa, particolare attenzione si è rivolta all’Italia, per la quale si sono identificati i casi riportati nella tabella seguente. 11 Tab. 7 – Area Italia Livelli di governo Casi17Casi: 17 STATO (good practice) Ragioneria Generale dello Stato: Bilancio in breve REGIONE (good practice) Veneto: Bilancio in breve PROVINCE (best practice) Parma: Bilancio sociale COMUNI (best/good practice) Monterotondo – Bilancio per il cittadino (good practice) Teramo – Bilancio di previsione per il cittadino (good practice) Brescia – Bilancio sociale di metà mandato (03-05) – (best practice) Fidenza – Bilancio (best practice) Jesolo – Rapporto Jesolo – Bilancio sociale (best practice) Genova – Bilancio (best practice) Ancona – BICO: Bilancio comunale (best practice) Borgomanero: Bilancio (best practice) Torino – Bilancio sociale (best practice) Suzzara – Bilancio (good practice) Lizzano – Bilancio (good practice) Trapani – Bilancio di previsione per il cittadino (good practice) Nuoro – Bilancio di previsione per il cittadino (good practice) Milano – Bilancio di previsione per il cittadino (good practice) 5. Analisi comparata dei casi selezionati (Fase 3) 5.1 Il campione da sottoporre ad analisi comparata I documenti raccolti attraverso la fase precedente (n. 203 casi) sono stati selezionati al fine di ottenere un campione da sottoporre ad analisi comparata (n. 26 casi). La selezione, come si vedrà più avanti, è avvenuta sulla base di vari criteri che riguardano, in primo luogo, l’accessibilità del documento e, in secondo luogo, la struttura dello stesso. I casi selezionati sono riepilogati nella seguente Tabella 7. Tab. 8 – Casi selezionati per analisi comparata Stato n. casi USA 6 Canada 3 nome caso State of Nevada State of North Carolina Franklin County – Ohio Putnam County – Florida City of Memphis City of Miami Canada state (citizens first 4) District of Maple Ridge City of Yellowknife 12 Australia 3 Nuova Zelanda Gran Bretagna 1 Francia 3 Spagna 2 Svezia 2 Italia 3 3 Report on Government Services (Commonwealth of Australia) Australian Capital Territory (Urban Service Annual Report) Brisbane (Community Financial Report) Wellington (Annual Report) Wychavon District Council (Annual Report) Leeds City Council (Annual Report) Wolverhampton City Council statement of Account) Dip. Alpes Maritimes (Rapp. Sur l’activité des serv. de l’Etat) Dip. Essonne (Rapp. Sur l’activité des serv. de l’Etat) Bordeaux (Rapp. du Compte Administrative) Regione: Castilla y Leon (Presupuestos Generales de la Comunidad) Barcellona (Annual Report) Central Government Annual Report Stoccolma (Annual Report) Veneto (Bilancio in breve) Prov. di Parma (Bilancio Sociale) Torino (Bilancio Sociale) 5.2 L’analisi comparata I criteri utilizzati per effettuare l’analisi comparata, il cui approfondimento è contenuto nel box 3 dell’appendice metdologica, sono suddivisi tra: • criteri di approfondimento dell’accessibilità al documento, relativi ai seguenti fattori: 1. pubblicazione on line dello strumento informativo; 2. individuazione del documento; 3. editing del documento; • criteri di approfondimento della struttura del documento, legati ai seguenti elementi: 4. tipologia di documento; 5. struttura del documento. La comparazione dei casi selezionati, relativamente al primo criterio, evidenzia la situazione contenuta nella seguente tabella. Tab. 9 - La pubblicazione dei documenti on line Stato USA Canada Australia Nuova Zelanda Gran Bretagna casi State of Nevada (Citizens’ Assets) State of North Carolina (Financial Highlights) Franklin County – Ohio (Annual Financial Report per i Cittadini) Putnam County – Florida (Citizens’ report) City of Memphis (Popular annual financial report) City of Miami (Popular annual financial report) Canada state (Citizens first 4) District of Maple Ridge (Citizens’ report) City of Yellowknife (Annual Report per i Cittadini) Report on Government Services (Commonwealth of Australia) Australian Capital Territory (Urban Service Annual Report) Brisbane (Community Financial Report – sezione Annual Report) Wellington (Annual Report) Wychavon District Council (Annual Report) Leeds City Council (Annual Report) 13 pubblicazione on line si si si si no si si si si si si si si si si Wolverhampton City Council (Statement of Account) Dip. Alpes Maritimes (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) Dip. Essonne (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) Bordeaux (Rapp. du Compte Administrative) Regione: Castilla y Leon (Presupuestos Generales de la Comunidad) Barcellona (Annual Report) Central Government Annual Report Stoccolma (Annual Report) Veneto (Bilancio in breve) Prov. di Parma (Bilancio Sociale) Torino (Bilancio Sociale) Francia Spagna Svezia Italia si si si si si si si si si si si E’ chiaro, da quanto esposto in tabella, il massiccio ricorso da parte degli enti redattori, al canale “internet” per la diffusione del documento (25 casi su 26), confidando, probabilmente, nella sempre maggiore possibilità di accesso al web. Alcuni elementi di criticità rispetto a tali risultati, sono rappresentati: • dalla reale diffusione di internet nelle case dei residenti nei paesi oggetto di questa analisi; • dall’abitudine degli utenti alla consultazione del web per questioni/argomenti relativi al loro ruolo di cittadini; • dall’età degli utenti del web, probabilmente giovani, con il rischio di escludere da questo tipo di diffusione delle informazioni la popolazione anziana che potrebbe avere meno familiarità con l’utilizzo di internet. Il secondo criterio si propone di verificare la maggiore o minore facilità di individuazione dei documenti componenti il campione selezionato. I risultati ottenuti sono contenuti nella tabella di seguito riportata. Tab. 10 - L’individuazione del documento Stato USA Canada Australia Nuova Zelanda Gran Bretagna Francia Casi State of Nevada (Citizens’ Assets) State of North Carolina (Financial Highlights) Franklin County – Ohio (Annual Financial Report per i Cittadini) Putnam County – Florida (Citizens’ report) City of Memphis (Popular annual financial report) City of Miami (Popular annual financial report) Canada state (Citizens first 4) District of Maple Ridge (Citizens’ report) City of Yellowknife (Annual Report per i Cittadini) Report on Government Services (Commonwealth of Australia) Australian Capital Territory (Urban Service Annual Report) Brisbane (Community Financial Report – sezione Annual Report) Wellington (Annual Report) Wychavon District Council (Annual Report) Leeds City Council (Annual Report) Wolverhampton City Council (Statement of Account) Dip. Alpes Maritimes (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) Dip. Essonne (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) 14 individuazione indiretta immediata indiretta non immediata indiretta immediata diretta non immediata su richiesta indiretta immediata diretta immediata indiretta immediata indiretta immediata indiretta immediata indiretta non immediata indiretta non immediata indiretta non immediata indiretta non immediata indiretta non immediata indiretta non immediata diretta immediata indiretta immediata Bordeaux (Rapp. du Compte Administrative) Regione: Castilla y Leon (Presupuestos Generales de la Comunidad) Barcellona (Annual Report) Central Government Annual Report Stoccolma (Annual Report) Veneto (Bilancio in breve) Prov. di Parma (Bilancio Sociale) Torino (Bilancio Sociale) Spagna Svezia Italia indiretta non immediata indiretta non immediata indiretta non immediata diretta non immediata indiretta non immediata indiretta non immediata indiretta non immediata indiretta non immediata L’analisi svolta circa il secondo criterio ha evidenziato, in sintesi, la situazione contenuta nella seguente tabella. Tab. 11 - L’individuazione del documento: sintesi Stato diretta immediata diretta non immediata indiretta immediata indiretta non immediata su richiesta 1 USA 1 1 1 1 1 Canada Tot Nord America Australia 1 1 Nuova Zelanda Tot Oceania Gran Bretagna - Francia 1 1 1 5 1 1 - 1 1 1 1 1 1 3 1 1 1 - 1 1 1 1 Spagna 1 Svezia Italia Tot Europa Tot % su 26 casi 1 2 1 2 1 7 1 1 1 1 10 14 1 Quanto sopra riportato denota come la maggior parte dei casi (21 enti) rientri nella categoria di individuazione indiretta del documento (non nella home page del sito dell’ente redattore). Di questi, 14 casi comportano una ricerca non immediata (passaggi da varie pagine web prima di identificare il documento), mentre 7 enti consentono una individuazione immediata. È interessante una riflessione su questi ultimi due dati: 15 • i 5 documenti su 7 che comportano un’ individuazione indiretta immediata scaturiscono dall’area nordamericana; • i 10 documenti su 14 che comportano un’individuazione indiretta non immediata scaturiscono dall’area europea; Ciò evidenzia come i casi rientranti nell’area europea si distinguano per una maggiore difficoltà di individuazione dei documenti informativi e, specularmente, i casi nordamericani sono caratterizzati da una maggior semplicità nel recupero dei documenti (si vedano i due grafici seguenti). Grafico 1 - Individuazione del documento – Indiretta immediata individuazione indiretta im m ediata europa 1 oceania 1 nord america 5 Grafico 2 - Individuazione del documento – Indiretta non immediata individuazione indiretta non im m ediata nord america 1 oceania 3 europa 10 Un’analisi congiunta sui risultati relativi all’indagine del primo e del secondo criterio appena esposti, porta a riflettere su come, a fronte della forte diffusione via internet delle informazioni contenute nei documenti selezionati (primo criterio), l’accessibilità agli stessi non risulti particolarmente agevole avendo riscontrato che l’individuazione on line dei 16 documenti è prevalentemente indiretta e, in seconda analisi, non immediata (secondo criterio). Il terzo criterio su cui si basa la comparazione dei casi selezionati rientra, assieme ai primi due appena visti, fra quelli che riguardano l’accessibilità del documento. In questo caso per accessibilità si intende lo stimolo alla consultazione che il documento stesso, attraverso il suo impatto visivo, genera nel lettore. Si è proceduto all’analisi dell’editing dei documenti focalizzandosi su alcuni elementi formali e, in particolare: • la stesura a colori o in bianco e nero (b/n); • la presenza all’interno del documento di grafici e/o tabelle; • l’utilizzo nel documento di immagini e/o fotografie. Tab. 12 - L’editing del documento Stato USA Canada Australia Nuova Zelanda Gran Bretagna Francia Spagna Svezia Italia casi State of Nevada (Citizens’ Assets) State of North Carolina (Financial Highlights) Franklin County – Ohio (Annual Financial Report per i Cittadini) Putnam County – Florida (Citizens’ report) City of Memphis (Popular annual financial report) City of Miami (Popular annual financial report) Canada state (Citizens first 4) District of Maple Ridge (Citizens’ report) City of Yellowknife (Annual Report per i Cittadini) Report on Government Services (Commonwealth of Australia) Australian Capital Territory (Urban Service Annual Report) Brisbane (Community Financial Report – sezione Annual Report) Wellington (Annual Report) Wychavon District Council (Annual Report) Leeds City Council (Annual Report) Wolverhampton City Council (Statement of Account) Dip. Alpes Maritimes (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) Dip. Essonne (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) Bordeaux (Rapp. du Compte Administrative) Regione: Castilla y Leon (Presupuestos Generales de la Comunidad) Barcellona (Annual Report) Central Government Annual Report Stoccolma (Annual Report) Veneto (Bilancio in breve) Prov. di Parma (Bilancio Sociale) Torino (Bilancio Sociale) colori b/n si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si - grafici/ tabelle si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si si immagini/ foto si si si si si si no si si no no si si si si si si si no si si no si si si no Dalla precedente tabella, che riepiloga gli elementi indagati in merito all’editing dei documenti, si può notare come: • 24 casi su 26 sono redatti a colori; • in tutti i documenti del campione vengono utilizzati grafici e/o tabelle per la presentazione di dati ed informazioni; • in 20 casi su 26 si ricorre ad immagini e/o foto per dare un maggior appeal al documento; 17 • solo 2 documenti sui 26 comparati sono redatti in bianco e nero. I dati appena esposti evidenziano la forte attenzione da parte dei redattori alla forma dello strumento informativo che risulta orientata alla facilitazione della lettura, facendo leva sull’elemento estetico per attrarre l’attenzione del lettore e per rendere più “leggero” il documento. Con riferimento al quarto criterio, si sono individuate due principali tipologie di documento: • quelli con finalità informative specifiche verso la collettività in generale (contraddistinti, nella tabella seguente da una “C”); • quelli con finalità informative di tipo generico (contraddistinti, nella tabella seguente da una “G”), definibili general purpose report; Inoltre, nella seguente tabella, si evidenzia quali dei documenti rappresentano una best practice (b), e quali rientrano nella categoria good practice (g). Tab. 13 - Tipologia di documento Stato casi State of Nevada (Citizens’ Assets) State of North Carolina (Financial Highlights) Franklin County – Ohio (Annual Financial Report per i Cittadini) Putnam County – Florida (Citizens’ report) City of Memphis (Popular annual financial report) City of Miami (Popular annual financial report) Canada state (Citizens first 4) Canada District of Maple Ridge (Citizens’ report) City of Yellowknife (Annual Report per i Cittadini) Report on Government Services (Commonwealth of Australia) Australia Australian Capital Territory (Urban Service Annual Report) Brisbane (Community Financial Report – sezione Annual Report) Wellington (Annual Report) Nuova Zelanda Wychavon District Council (Annual Report) Gran Bretagna Leeds City Council (Annual Report) Wolverhampton City Council (Statement of Account) Dip. Alpes Maritimes (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) Francia Dip. Essonne (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) Bordeaux (Rapp. du Compte Administrative) Regione: Castilla y Leon (Presupuestos Generales de la Comunidad) Spagna Barcellona (Annual Report) Central Government Annual Report Svezia Stoccolma (Annual Report) Veneto (Bilancio in breve) Italia Prov. di Parma (Bilancio Sociale) Torino (Bilancio Sociale) C: documenti informativi verso la collettività G: general purpose report b : best practice g: good practice USA tipo C-b C-b C-b C-b C-b C–b C–g C-b C–b C–g C-g C–g G–b G–b G-b G–b C–g C-g G–g G–g G–g G–g G–g C–g C-b C–b In sintesi, relativamente alla tipologia di documento (C o G) si rileva quanto contenuto nella tabella successiva. 18 Tab. 14 - Tipologia di documento – sintesi Stato C 6 3 9 3 USA Canada Tot Nord America Australia Nuova Zelanda 3 Tot Oceania Gran Bretagna Francia Spagna Svezia Italia 2 3 5 17 Tot Europa tot G - 1 1 3 1 2 2 8 9 C: documenti informativi verso la collettività G: general purpose report I dati di sintesi evidenziano come vi sia una buona diffusione di documenti orientati ai cittadini (17 casi) e come questi siano utilizzati maggiormente nel Nord America (9 casi su 17). Per contro, i report di tipo generale (9 su 26) sono essenzialmente concentrati nell’area europea (8 casi su 9). Nel campione selezionato, a fronte di un preponderanza di best practice (14 documenti su 26) sulle good practice (12 documenti su 26), si ripresenta una sorta di “bipolarismo” fra area nordamericana ed europea: • la prima vede la maggior concentrazione di best practice (8 su 14); • la seconda, per contro, è caratterizzata dalla maggior rilevazione di good practice (8 su 12). L’area dell’Oceania si caratterizza per la presenza, nel campione osservato, di una maggioranza di report rivolti alla collettività (3 casi su 4) che rientrano tutti nelle good practice. Solo 1 caso sui quattro rientranti in questa area è una best practice di general purpose report. E’ utile sottolineare come, per il Nord America si siano trovati e selezionati: • tutti casi premiati (best practice) • tutti casi specificamente rivolti al cittadino (C). Ciò evidenzia una particolare attenzione alla comunicazione e, in particolare, all’informativa specificamente dedicata ai cittadini che scaturisce, probabilmente, anche da una differente cultura (quella nordamericana) più orientata a premiare chi opera in maniera ottimale (con una conseguente spinta per gli operatori a raggiungere obiettivi di qualità). 19 Il quinto criterio porta ad indagare la struttura dei documenti oggetto dell’analisi facendo una distinzione fra i report con finalità informativa orientata alla collettività e general purpose report. Per i primi, sulla base degli indici dei documenti comparati, si è verificata la composizione degli stessi, focalizzandosi su determinati elementi rappresentati nella seguente tabella. Tab. 15 - La struttura dei documenti orientati alla collettività introduzione politica informazioni extracontabili State of Nevada (Citizens’ Assets) no, messaggio iniziale dello State Controller si, socioeconomiche oltre ad indici ed indicatori State of North Carolina (Financial Highlights) no, messaggio iniziale dello State Controller si, socioeconomiche oltre ad indici ed indicatori casi USA Franklin County – Ohio (Annual Financial Report per i Cittadini) si: socioeconomiche, sulle attività effettuate, oltre ad indici ed indicatori sezione Sezione partecipate/GPL benchmarking si, sintetiche si, autodichiarazione di conformità delle informazioni contabili ai GAAP no no si, sintetiche si, autodichiarazione di conformità delle informazioni contabili ai GAAP no no si, sintetiche si, autodichiarazione di conformità delle informazioni contabili ai GAAP no si si, sintetiche si, autodichiarazione di conformità delle informazioni contabili ai GAAP no no si, messaggio iniziale del sindaco si: socioeconomiche, sulle attività effettuate, oltre ad indici ed indicatori si: sulla governance, socioeconomiche, sulle attività effettuate, oltre ad indici ed indicatori no, messaggio iniziale del City Manager si: socioeconomiche, sulle attività effettuate, oltre ad indici ed indicatori si, sintetiche si, autodichiarazione di conformità delle informazioni contabili ai principi del GASB no si, autodichiarazione di conformità delle informazioni contabili ai principi del GASB no Canada state (Citizens first 4) no, nessun messaggio iniziale si, sui servizi erogati e sulle percezioni dei cittadini sui servizi stessi no no no no District of Maple Ridge (Citizens’ report) si, messaggio iniziale del Sindaco che precede quello del Chief Administrative Officer si: socioeconomiche, sulle attività effettuate, oltre ad indici ed indicatori si, sintetiche no no no Putnam County – Florida (Citizens’ report) City of Memphis (Popular annual financial report) City of Miami (Popular annual financial report) Canada no, messaggio iniziale del County Auditor no, messaggio iniziale del Clerk of Courts e del Director of Finance rimando ai principi contabili informazioni contabili si, sintetiche 20 no no City of Yellowknife (Annual Report per i Cittadini) Report on Government Services (Commonwealth Australia of Australia) Australian Capital Territory (Urban Service Annual Report) Francia Italia Brisbane (Community Financial Report – sezione Annual Report) Dip. Alpes Maritimes (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) Dip. Essonne (Rapp. Sur l’activité des services de l’Etat) si, messaggio iniziale del sindaco si: sulla governance, socioeconomiche, sulle attività effettuate, oltre ad indici ed indicatori no si, sui servizi erogati no no no no no si, sui servizi erogati no no si, nelle sezioni "Analysis of Financial Performance", "Departmental Financial Report" no no no no si, sintetiche no no si no, messaggio del prefetto si, sui servizi erogati si, frammentarie no no no no, messaggio del prefetto si, sui servizi erogati si, frammentarie no no no no no no no si, elenco delle società partecipate (con valore e quota di partecipazione) no no si, elenco delle società partecipate no no si, in quanto sezione dell'Annual Report (che contiene il messaggio del Sindaco che precede quello del Chief Executive Officer si, sintetiche Veneto (Bilancio in breve) si, tributarie e sulla funzione del bilancio si, messaggio sociale nel dell'Assessore sistema di rendicontazione alle Politiche della regione di Bilancio si, sintetiche Prov. di Parma (Bilancio Sociale) si, messaggio del Presidente della Provincia Torino (Bilancio Sociale) si: istituzionali, socioeconomiche ed ambientali si: istituzionali, sulla governance, si, messaggio sociodel Sindaco e economiche, dell'Assessore sulle attività effettuate al Bilancio si, sintetiche si, sintetiche Gli aspetti analizzati nei 17 documenti sopra elencati sono di seguito sinteticamente richiamati. Introduzione politica. In 10 documenti non è presente un messaggio da parte di un esponente politico dell’ente redattore: di questi in 2 non vi è alcun tipo di messaggio 21 iniziale, mentre in 8 l’introduzione è affidata ad esponenti tecnici. Nei restanti 7 casi il messaggio iniziale è affidato ad un rappresentante politico (sindaco, assessore, ecc.). Informazioni extracontabili. La presenza di informazioni extracontabili è propria del di 16 su 17 e le stesse riguardano: il tessuto socio-economico dell’ente redattore, le attività realizzate ed i servizi erogati dallo stesso, la struttura di governance dell’ente, ecc. L’unica eccezione è rappresentata dal Community Financial Report di Brisbane e probabilmente dipende dal fatto che questo non è un documento autonomo, ma una sezione dell’Annual Report della città ed è, pertanto, molto sintetico e concentrato solo su aspetti finanziari. Informazioni contabili. In 15 dei 17 casi comparati sono presenti informazioni di natura contabile in forma sintetica o frammentaria. Questo è un dato particolarmente interessante in quanto denota come i documenti analizzati, seppur di natura descrittiva, diano un fondamento contabile alle informazioni in essi contenute. Rimando ai principi contabili. In 11 documenti su 17 non vi sono sezioni connesse ai principi contabili. Per contro, in 6 documenti è contenuto un rimando, riferito ai dati contabili presentati, che dichiara gli stessi conformi ai principi contabili nazionali del paese di appartenenza dell’ente redattore. Sezione partecipate/gruppo pubblico locale. Solo in 2 documenti su 17 sono inseriti gli elenchi delle società partecipate dall’ente redattore, mentre nei restanti 15 casi non si fa alcuna menzione delle stesse. Sezione benchmarking. Risulta limitata (solo 2 casi su 17) la diffusione di una sezione “benchmarking” nei documenti analizzati. Si rileva, comunque, come si utilizzi lo strumento del benchmarking in maniera frammentaria e non in un’apposita sezione (solo per alcuni aspetti e spesso ricorrendo al benchmarking temporale, confrontando, cioè, gli stessi dati riferiti ad esercizi differenti). Di seguito si riportano i dati riscontrati indagando il quinto criterio di comparazione (struttura dei documenti) relativamente ai general purpose report. Tab. 16 - La struttura dei documenti non specificamente orientati alla collettività casi Nuova Zelanda Wellington (Annual Report) informazioni extra contabili introduzione politica si, messaggio iniziale del Sindaco che si: socio-economiche, di precede quello del Chief governance, ambientali e sui servizi erogati Executive 22 sezione per i cittadini no, anche se l'intero documento ha una marcata impostazione informativa informazioni contabili info contabili in apposita sezione Gran Wychavon District Council Bretagna (Annual Report) no si: socio-economiche, di governance, sui servizi erogati no, anche se l'intero documento ha una marcata impostazione informativa ridotte info contabili info contabili sintetiche e benchmark con altre città relativamente alle tasse Leeds City Council (Annual Financial Plan) no, messaggio del Director of Corporate Service si: strategiche sulle attività da realizzare, sui servizi resi no, anche se l'intero documento ha una marcata impostazione informativa verso al collttività Wolverhampton City Council (Statement of Account) no no no info contabili anche consolidate no, anche se l'intero documento ha una marcata impostazione informativa verso al collttività ridotte info contabili no, anche se il documento ha un taglio infomativo info contabili sintetiche Francia Bordeaux (Rapp. du Compte Administrative) no si: socio-economiche, sulle attività realizzate nei vari settori di intervento dell'ente Spagna Regione: Castilla y Leon (Presupuestos Generales de la Comunidad) si, messagio iniziale della Consejera de Hacienda si, circa obiettivi e priorità dell'attività dell'ente Svezia Barcellona (Annual Report) si, messaggio del Sindaco si: di governance, sullo sviluppo economico no Central Government Annual Report si, affermazioni del Ministro delle Finanze si, socio-economiche no info contabili anche consolidate e con sezione di benchmarking temporale (ultimi 5 anni) info contabili anche sulle partecipate (nome, fatturato, reddito netto, numero medio di dipendenti) si, messaggio congiunto del Sindaco e del Chief Executive Officer si: socio-economiche, ambientali, di governance, sul gruppo pubblico locale e sulle attività realizzate nei vari settori di intervento dell'ente no, anche se l'intero documento ha una marcata impostazione informativa verso al collettività info contabili sintetiche (anche consolidate) in un'apposita sezione Stoccolma (Annual Report) Gli aspetti analizzati nei 9 documenti sopra elencati sono di seguito sinteticamente richiamati. Introduzione politica. 5 documenti si aprono con il messaggio da parte di un esponente politico dell’ente redattore, mentre nei restanti 4 casi il messaggio iniziale non è presente (3 casi) o è di origine tecnica (1 caso). 23 Informazioni extracontabili. In 8 documenti dei 9 comparati sono contenute informazioni extracontabili relative: alla situazione socio-economica dell’ente, alla governance, alle attività svolte dall’ente, ecc. Sezione per i cittadini. Dei 9 documenti comparati, in nessuno è presente una sezione specificamente dedicata all’informativa rivolta ai cittadini. Si precisa che in 5 documenti si denota, comunque, una particolare attenzione alla funzione informativa per struttura, forma, contenuti (come da indice del documento). Informazioni contabili. In tutti i 9 casi contenuti nella precedente tabella sono contenute informazioni a matrice contabile e, in particolare, si denota un certa attenzione verso la situazione contabile dei gruppi pubblici presenti, infatti, in 4 documenti sono contenuti anche dati contabili consolidati. 5.3 Riflessioni conclusive L’analisi comparata svolta mette in luce alcuni aspetti relativi ai due ordini di criteri indagati e connessi, rispettivamente, all’accessibilità dei documenti (criteri 1, 2 e 3) ed alla struttura degli stessi (criteri 4 e 5). Con riferimento all’accessibilità degli strumenti informativi, stante la trasversalità rispetto alle macroaree indagate dell’attenzione all’appeal estetico del documento, si è verificata: • nell’area Nord America la disponibilità del documento via internet e la raggiungibilità principalmente indiretta immediata o diretta dello stesso nel web; • nell’area Oceania la disponibilità del documento via internet, ma la raggiungibilità principalmente indiretta non immediata dello strumento; • nell’area Europa, analogamente a quanto riscontrato per l’Oceania, la disponibilità del documento via internet, ma raggiungibilità principalmente indiretta non immediata. In merito alla struttura dei documenti comparati si può concludere che: • nell’area nordamericana è più sviluppata la prassi di rendicontazione per il cittadino, attraverso documenti principalmente qualitativi che, per un approfondimento dei dati finanziari contenuti rimandano agli annual report richiamandone la conformità ai principi contabili; 24 • nell’area dell’Oceania è diffusa l’attenzione a redigere documenti informativi finalizzati all’accountability esterna per la collettività attraverso documenti qualitativi centrati sulla descrizione dei servizi erogati; • nell’area europea si assiste ad una prevalenza di general purpose report in cui le informazioni contabili sintetiche sono corredate da informazioni extracontabili. Tabella 17 – Accessibilità e struttura dei documenti indagati: sintesi Area geografica Finalità dei criteri di comparazione Accessibilità Nord America Oceania Disponibilità del documento Disponibilità del documento Disponibilità del documento via internet e raggiungibilità via internet, ma raggiungibilità via internet, ma principalmente indiretta principalmente indiretta non raggiungibilità immediata o diretta dello immediata. Attenzione principalmente indiretta non stesso nel web. Attenzione all’editing immediata. Attenzione all’editing Struttura Europa all’editing Solo documenti rivolti alla Documenti principalmente Prevalenza di general collettività, principalmente rivolti alla collettività, purpose report, con qualitativi (informazioni essenzialmente qualitativi informazioni contabili contabili sintetiche), con (orientati alla descrizione dei sintetiche e corredate da rimando ai principi contabili servizi offerti) informazioni extra contabili nazionali Quanto evidenziato denota come l’area Nordamericana e quella Oceanica abbiano sviluppato una maggior sensibilità in merito alla tematica dell’accountability verso i cittadini. D’altro canto, l’Europa dimostra che, seppur vi sia una prevalenza (nel campione indagato) di general purpose report, questi contengano numerose informazioni extracontabili ed informazioni sintetiche di tipo contabile, che denotano un’attenzione particolare alla funzione informativa del documento. Ciò non toglie che, nel vecchio continente, vi sia lo spazio, oltre che la necessità dettata dal rinnovato ruolo dei cittadini (attivi ed interessati all’attività pubblica e non più disposti ad accettarne le conseguenze senza esserne a conoscenza), per strumenti informativi tarati specificamente sui fabbisogni cognitivi dei cittadini. Infatti, i general purpose report relativi all’area europea, seppur caratterizzati da una propensione all’informativa esterna, non contengono informazioni selezionate in funzione delle reali necessità di conoscenza dei residenti. Mantenendo il focus sull’area europea, si nota come i documenti rivolti ai cittadini, selezionati in Italia e Francia, presentano alcune differenze in funzione del paese di appartenenza: 25 • in Italia è sempre presente un’introduzione di tipo politico al documento, sono contenute informazioni extracontabili di varia natura ed informazioni contabili sintetiche; • in Francia i documenti non presentano un’introduzione politica, le informazioni extracontabili si focalizzano sui servizi erogati nel territorio considerato nel documento e le informazioni contabili sono frammentarie. Relativamente ai general purpose report europei si nota quanto segue: • Gran Bretagna e Francia si distinguono per l’assenza di un messaggio politico di introduzione al documento (tale caratteristica si è riscontrata per la Francia anche in relazione ai documenti per i cittadini); per la presenza (a parte un caso inglese) di informazioni extracontabili e per il riscontro, in tutti i casi (a volte in apposite sezioni, a volte sinteticamente, in un caso anche consolidate), di informazioni di tipo contabile; • Spagna e Svezia si caratterizzano per l’introduzione politica al documento, per la presenza di informazioni extracontabili e per una maggiore attenzione, con riferimento ai dati di origine contabile, alla situazione del gruppo pubblico (informazioni contabili consolidate e sulla composizione del gruppo). Comune a tutti i casi europei di documenti con finalità informative non focalizzate sui residenti è l’assenza di una sezione mirata a fornire dettagli nell’ottica dei cittadini. Ritornando all’analisi comparata nella sua interezza, si è rilevato che un elemento di comunanza fra i documenti redatti per i cittadini e i cosiddetti general purpose report è rappresentato dalla presenza, in entrambe le tipologie di documenti, tanto di informazioni contabili quanto di informazioni extra contabili. I dati di tipo contabile riflettono il sistema informativo-contabile in uso nel paese indagato. Pertanto, nei paesi in cui si utilizza un sistema di cash accounting le informazioni sono di tipo finanziario o misto (es. prevalenza nei paesi europei), per contro, nei paesi caratterizzati da un sistema di accrual accounting le informazioni di origine contabile contemplano aspetti economico-patrimoniali (es. predominanza nei paesi nordamericani). In alcuni casi, le informazioni contabili sono di tipo consolidato, poiché comprendono sia l’ente sia le aziende partecipate dallo stesso (es. Australi, Nuova Zelanda). Sempre in merito ai contenuti contabili dei casi comparati, si nota come, nella maggior parte dei casi, ed in particolar modo nei documenti indirizzati ai cittadini, le informazioni contabili siano sintetiche. 26 Si tratta di sezioni specifiche del documento oppure di informazioni diffuse nello stesso rappresentate in modi differenti. In alcuni casi vi sono tabelle che sintetizzano i dati dell’annual report oppure grafici che mostrano in maniera aggregata la composizione di entrate e uscite, costi e ricavi. Ciò trova una probabile giustificazione nella finalità informativa esterna dei documenti che porta gli stessi ad un minor contenuto tecnico. Allo stesso tempo, si ritiene opportuna una maggiore diffusione delle informazioni contabili a supporto di quelle extracontabili, al fine di aumentare l’attendibilità dei contenuti del documento e la loro verificabilità (attingendo, eventualmente, alle risultanze contabili). Per quanto riguarda i dati di tipo extracontabile, nonostante la numerosità di informazioni, è possibile ravvisare una differenza fra le due tipologie di documenti oggetto della ricerca: • nei documenti per i cittadini (in particolare quelli dell’area nordamericana) le informazioni extracontabili sono selezionate ed orientate al punto di vista del cittadino-lettore (es. Memphis e North Carolina) ; • nei general purpose report i contenuti extracontabili sono di carattere generale, probabilmente non incontrando a pieno i fabbisogni informativi della collettività . In questo caso vi è una prevalenza di informazioni di natura socio-economica, olegati alla governance oppure relative alle attività realizzate (es. Wellington, Wychavon, Bordeaux, Barcellona, etc.). Le informazioni extracontabili sono rappresentate nelle forme più svariate: grafici, tabelle, descrizioni, immagini, etc. 6. Analisi dei singoli casi selezionati (Fase 4) Una volta effettuata l’analisi comparata contenuta nel paragrafo precedente, si è proceduto con la fase 4 del lavoro, dedicata ad un approfondimento di alcuni dei casi appartenenti al campione indagato. Per gli approfondimenti si rinvia al box 4 dell’appendice metodologica. I casi scelti sono: 1. il North Carolina Financial Highlights; 2. il Citizens’ Report della città di Memphis; 3. il Brisbane Community Report. 6.1 North Carolina Financial Highlights 27 Il documento, riferito all’esercizio 01/07/04-30/06/05, è sintetico ed è caratterizzato da una struttura semplice riconducibile, essenzialmente, a tre parti principali: 1. un’introduzione; 2. un’analisi generale di aspetti di contesto economico e di dati finanziari relativi allo Stato del North Carolina; 3. un’esposizione di dati finanziari specifici relativi ai differenti settori di intervento dello stato. Introduzione. Il documento si apre con un messaggio introduttivo da parte dello State Controller che, in pochissime righe, sottolinea l’impegno dello Stato del North Carolina nel processo di gestione e rendicontazione finanziaria, palesando la disponibilità a fornire chiarimenti o ulteriori informazioni rispetto ai contenuti del documento. Segue un’introduzione in cui si chiarisce: • l’obiettivo del documento. Questo si identifica in una rappresentazione sintetica e semplificata dei dati contabili dell’ente redattore, fruibili da cittadini anche non esperti in materie contabili. Per raggiungere tale obiettivo il redattore intende fornire dati contabili non troppo dettagliati e depurati da una terminologia eccessivamente tecnica, che renderebbe il documento inaccessibile ai cittadini sprovvisti di un background professionale di tipo contabile. • il rimando al Comprehensive Annual Financial Report (CAFR). Si dichiara che i dati contabili contenuti nel report discendono dal principale documento contabile consuntivo dell’ente, cioè il CAFR. Ciò è positivo perché fornisce un sostegno all’attendibilità dei dati presentati. Gli stessi, infatti, sono riscontrabili, oltre che analizzabili in maggior dettaglio (per chi ne fosse interessato), attraverso la consultazione del documento di origine dei dati stessi (il CAFR). • la menzione di conformità ai Generally Accepeted Accounting Principles (GAAP). Questo rimando ai principi contabili, riferito alle informazioni contabili utilizzate nel North Carolina Financial Highlights rappresenta un ulteriore elemento di attendibilità delle stesse. Parte generale. Come anticipato, il documento per i cittadini redatto dallo Stato del North Caroline, include una pare di tipo generale (relativa cioè allo Stato nel suo insieme), che si apre specificando i seguenti elementi. 28 • L’oggetto dei dati finanziari presentati. Questo è costituito dallo Stato comprendendo dipartimenti, agenzie, commissioni, ecc., che costituiscono delle branche esecutive, legislative e giudiziarie del governo centrale e che sono legalmente dipendenti dallo stesso. Inoltre, si specifica che rientrano nell’oggetto di rendicontazione finanziaria anche le Università ed i college del North Carolina, rappresentativi di enti legalmente separati dal governo centrale, ma per i quali lo stesso è “financially accountable”; • I profili economici. Il documento si sofferma su alcuni elementi che consentono di delineare il contesto economico del North Carolina. In particolare, ci si sofferma su aspetti di particolare interesse per la collettività rappresentati dal mercato del lavoro e da quello immobiliare. Per entrambi si descrivono i trend relativi all’esercizio considerato, le ragioni sottostanti gli andamenti descritti ed alcuni ipotesi di previsione circa il possibile evolversi dei mercati considerati. Questa sezione si conclude con la presentazione di alcuni indicatori economici (ad esempio la crescita economica, il tasso di impiego, il reddito personale, ecc), alcuni dei quali vengono confrontati con i valori assunti dagli stessi a livello federale. In altri termini si confronta il dato relativo al North Carolina, con quello relativo agli USA. • I principali aspetti finanziari. In questa sezione sono sintetizzati i principali elementi contabili riferiti all’intero Stato. Pertanto, relativamente al capitale netto, ai debiti di lungo termine, al prospetto delle attività, ecc., sono illustrate la consistenza, la composizione e le variazioni nel corso dell’esercizio preso a riferimento. Tutto ciò viene schematizzato arricchendo la trattazione descrittiva con tabelle e grafici che contengono i dati contabili oggetto dell’analisi. Questa sezione si conclude con alcune evidenze finanziarie previsionali (in particolare si delinea come gli introiti derivanti dall’istituzione di una lotteria nazionale, saranno utilizzati a sostegno dell’istruzione pubblica e del sistema universitario). I principali aspetti finanziari per settori di intervento. In questa parte del documento si entra nello specifico dei principali settori di intervento dello stato: 1. Department of Correction Highlights; 2. Transoportation Highlights; 3. Education Highlights; 4. Department of Administration Highlights; 5. Crime Control and Public Safety Hilights; 29 6. North Carolina Entertainment Industries Highlights. Per ciascuno di questi ambiti, il documento descrive le azioni intraprese e gli obiettivi raggiunti, supportando la descrizione qualitative con dati contabili ed extracontabili. A titolo esemplificativo: • nella sezione Department of Correction Highlights si evidenziano, fra le altre cose, il numero di celle creato ed il costo medio giornaliero per detenuto; • nella sezione Education Highlights si riportano, accanto ad altre informazioni, il livello di conoscenza riscontrato negli studenti nelle principali materie insegnate e la spesa media sostenuta per ciascuno studente dai vari livelli di governo (federale, statale e locale); • nella sezione Crime Control and Public Safety Hilights si accenna al programma di riduzione degli eccessi di velocità, indicando il conseguente incremento nelle multe per infrazione dei limiti di velocità previsti dalla legge ed il numero di provvedimenti attuati (arresti e multe) suddivisi per tipologia di infrazione. Il documento si chiude con il richiamo di alcune “curiosità” sullo stato del North Carolina e la presentazione del premio riconosciuto allo stato per la redazione del popular report relativo all’esercizio precedente. Riflessioni conclusive La sinteticità del documento realizzato dallo State of North Carolina ne facilita la lettura specialmente se relativa ad un pubblico non tecnico. Appare difficile immaginare, infatti, che un cittadino sia interessato a leggere decine di pagine contenenti una elevata quantità di dati finanziari, per molti dei quali risulta anche complicato comprenderne il significato in termini contabili. Inoltre, la brevità del documento in oggetto, consente, attraverso la selezione e la presentazione dei dati considerati rilevanti, di focalizzare l’attenzione del lettore sulle informazioni principali e ritenute di maggiore interesse per la collettività. Risulta positivo il processo di graduale maggior dettaglio che denota la struttura del North Carolina Financial Highlights che passa, infatti, dal presentare la situazione finanziaria dello stato in generale, ad illustrare i lineamenti essenziali dei singoli settori in cui interviene il governo centrale. Questo tipo di impostazione aiuta il lettore ad orientarsi nella complessità finanziaria che contraddistingue uno stato. Il documento in esame potrebbe essere potenziato inserendo, fra le informazioni di natura extracontabile, alcune indicazioni relative alla governance dell’ente. Ciò sarebbe utile al 30 cittadino-lettore fornendo un quadro chiaro e sintetico su “chi si occupa di che cosa” e, di conseguenza, sulle attribuzioni di responsabilità in funzione delle attività e degli obiettivi assegnati. Tabella 18 - North Carolina Financial Highlights: punti di forza e debolezza Punti di forza Punti di debolezza Sintesi – focus sulle informazioni per i cittadini Aspetti di governance Processo di graduale approfondimento 6.2 Il Citizens’ Report della città di Memphis Il Citizens’ Report della città di Memphis presenta una struttura sinteticamente composta dalle seguenti parti: 1. introduzione ed esposizione della struttura di governo della città; 2. descrizione, per ciascuna delle principali aree di intervento del Comune, dei servizi erogati, delle priorità e del grado di soddisfacimento espresso dai cittadini, delle strategie e dei risultati ottenuti dalla città; 3. sintesi dei principali schemi di bilancio, 4. parte conclusiva. Introduzione. Il bilancio per il cittadino di Memphis si apre con il messaggio del sindaco e con la presentazione dei membri del consiglio (nome, cognome, foto e distretto di riferimento). Solo in seconda battuta vi è una rappresentazione sintetica della struttura di governo attraverso una descrizione della stessa ed un grafico che illustra i vari organi che, a differenti livelli e per differenti ambiti, sono preposti al governo della città. Ciò, se da un lato denota l’utilità per il lettore circa le informazioni sulla governance dell’ente, dall’altro crea l’impressione di un taglio politico del documento che sembra essere indirizzato dalla sfera politica dell’ente alla collettività. Segue una descrizione del format seguito nella stesura del documento in cui si specifica, fra le altre cose, che le informazioni finanziarie contenute nel Citizens’ Report sono estratte dal Comprehensive Annual Financial Report (CAFR) della città che, a sua volta, è redatto in conformità con i principi contabili stabiliti dal Governmental Accounting Standard Board (GASB). Ciò evidenzia, da un lato, l’imparzialità delle informazioni contabili in quanto le stesse provengono da un documento ufficiale della città, dall’altro, l’attendibilità delle stesse, in quanto scaturite da un processo conforme ai principi contabili. 31 I settori di intervento. Nel documento per i cittadini della città di Memphis le aree di intervento del governo locale prese in considerazione sono le seguenti: • Public Safety and Health; • Economic Development and Housing; • Neighborhoods, Children and Youth; • Transportation and Environment; • Culture and Leisure; • Financial Planning and Accountability; • Service Quality. L’analisi di ciascuna delle aree di attività presentate nel documento si suddivide in tre sezioni: 1. un’introduzione descrittiva che elenca i vari servizi compresi nell’area presa in esame (ad esempio la sezione Transportation and Environment comprende, per il trasporto, la pianificazione stradale, l’impianto e la manutenzione dei segnali stradali, ecc., e per l’ambiente, la raccolta ed il riciclo dei rifiuti solidi, la gestione dell’inquinamento delle acque piovane, ecc.); 2. una sezione che espone le priorità espresse dai cittadini, cioè l’importanza data dalla collettività ai diversi servizi erogati (ad esempio nella sezione Public Safety and Health si dice come l’85% dei cittadini considerino la prevenzione del crimine come un elemento che impatta in maniera fondamentale sulla qualità della vita nella città), ed il livello di soddisfazione della cittadinanza circa il servizio preso di volta in volta in esame (sempre nella sezione Public Safety and Health, ad esempio, si rileva come si denoti un miglioramento circa il livello di soddisfazione dei cittadini in merito all’operato delle forze dell’ordine nella prevenzione del crimine); 3. le strategie poste in essere dal governo della città in ogni servizio ed i risultati raggiunti. Si ritiene particolarmente interessante la seconda sezione, che evidenzia le impressioni del cittadino in merito all’importanza dei servizi erogati ed al livello di soddisfazione per la qualità degli stessi. Questa, infatti, denota una reale attenzione da parte dell’ente alla percezione ed al punto di vista della collettività. Nel Citizens’ Report in esame, pur non contenendo una sezione specificamente riservata agli indici, sono utilizzati alcuni indicatori (spesso non di tipo finanziario) in ciascuna macroarea dedicata ai servizi erogati (ad esempio: numero di ispezioni effettuate dal 32 Dipartimento di Salute Pubblica suddivise per tipologia di attività ispezionata; numero di cicli di pavimentazione del manto stradale per esercizio; ecc.). Va sottolineato come la presentazione dei dati che evidenzia dei trend, laddove presente, è estesa agli ultimi 6 esercizi, fornendo una valida analisi temporale delle informazioni analizzate 2 . Con riferimento al confronto spaziale, il benchmark con altre città è utilizzato solo nel caso delle tasse per il servizio idrico. Sintesi finanziaria. Nel Citizens’ Report della città di Memphis la sezione finanziaria corrisponde all’esposizione di una sintesi dei principali schemi che compongono il Comprehensive Annual Financial Report (es.: Governmental Wide Statement of Net Assets, Governmental Fund Revenues and Expenditures, Governmental Funds by Fund Type, ecc.) accompagnati da alcune brevi descrizioni circa l’oggetto dello schema di volta in volta presentato e da sintetiche note di commento in merito ai contenuti presentati nello stesso. Parte conclusiva. Le ultime due pagine del documento sono dedicate rispettivamente: • ad una copia del Popular Annual Financial Reporting Award assegnato dal Governmental Financial Officer Association e vinto per l’esercizio precedente; • ad e una pagina riepilogativa di tutti i numeri telefonici utili per entrare in contatto con l’ente. Riflessioni conclusive In merito al Citizens’ Report della città di Memphis si esprimono le seguenti riflessioni conclusive: • il documento si apre con il messaggio del sindaco e la presentazione dell’intera giunta. Questo, seppur lasciando spazio all’interpretazione politica del documento (indirizzato da chi governa l’ente alla collettività), fornisce una sintetica ma chiara definizione della governance dell’ente, consentendo al lettore di individuare chiaramente i responsabili dell’attività dell’ente; • il documento è principalmente descrittivo, garantendo una particolare fruibilità dello stesso anche da lettori non “addetti ai lavori”; 2 Solo in un caso, Analisi del valore dei beni immobili di proprietà nella città di Memphis, il trend è esteso a sette esercizi. 33 • si considera di particolare rilievo la sezione del report, contenuta in ciascuna parte dedicata alle singole aree di servizio dell’ente, in cui si espongono le percezioni della collettività sulle priorità attribuite ai vari servizi ed alla qualità degli stessi. Questo contribuisce a rendere il Citizens’ Report, uno strumento realmente orientato ad accogliere il punto di vista della collettività per soddisfarne le necessità informative. Una criticità del documento è rappresentata dalla mancanza di informazioni di origine contabile a supporto dei contenuti descrittivi del documento. In altri termini la sezione finanziaria del Citizens’ Report rappresenta una sintesi dei principali documenti contabili dell’ente, ma nelle parti descrittive dello stesso la presenza di inerenti informazioni quantitative a matrice contabile, non solo arricchirebbe i contenuti del documento, ma ne sosterebbe l’attendibilità e la verificabilità. Tabella 19 – Citizens’ Report della città di Memphis: punti di forza e debolezza Punti di forza Punti di debolezza Aspetti di governance Informazioni contabili diffuse Fruibilità per lettori “non tecnici” Percezioni e priorità della colletività 6.3 Brisbane Community Report “B La peculiarità del Community Report della città di Brisbane, risiede nel fatto che lo stesso non rappresenta un documento autonomo, ma, piuttosto, la sezione di un documento più ampio, ovvero l’Annual Report della città. Questa condizione evidenzia il vantaggio, per i lettori del Community Report, di poter accedere a numerose informazioni di varia natura contenute nell’intero Annual Report e relative: ai profili generali e storici della città, all’assetto di governance dell’ente, ai differenti ambiti di intervento del governo locale (servizio idrico, sanità, trasporti, ambiente, information technology, ecc.), ai dettagli di tipo contabile, ecc. D’altro canto diventa indispensabile, da parte dell’ente, l’impegno ad indicare con chiarezza ai cittadini la possibilità per gli stessi di consultare una sezione finanziaria specificamente indirizzata alla collettività. In altri termini, se il cittadino non è a conoscenza di un report dedicato, potrebbe non essere intenzionato a consultare l’intero documento in 34 cui il Community Report è contenuto, vanificando, in questo modo, lo sforzo informativo dell’ente redattore. Inoltre, va evidenziato come il Community Report analizzato, sia uno strumento informativo per la comunità a forte contenuto finanziario, come si vedrà in seguito descrivendone la struttura, finalizzato ad una rappresentazione semplificata (per non addetti ai lavori) di grandezze di tipo contabile. Struttura. Trattandosi, come anticipato, di una sezione di un documento più ampio, il Community Report di Brisbane ha una struttura semplice e molto sintetica. La brevità del report denota la reale semplificazione dell’esposizione e la conseguente facilità di lettura da parte dei non esperti. I dati presentati nel documento sono a matrice contabile (in ogni parte del documento, infatti, viene fatto esplicito rimando allo schema contabile di riferimento per i dati illustrati) e gli stessi vengono confrontati con quelli relativi all’esercizio precedente. Le parti che compongono il report sono le seguenti: 1. financial objective: si espone l’obiettivo finanziario dell’ente, cioè quello di essere in grado di raccogliere risorse finanziarie sufficienti all’erogazione dei servizi che, per l’anno di riferimento e per il futuro, il comune è chiamato a fornire alla collettività; 2. financial performance: si evidenzia la performance finanziaria dell’ente in termini di differenza fra entrate e spese per l’erogazione di servizi, rimandando, per un approfondimento, all’Income Statement; 3. accumulated surplus: si calcola sinteticamente il passaggio dal sulrplus finanziario iniziale a quello di fine periodo che potrà essere utilizzato per coprire il fabbisogno finanziario dell’anno successivo (in questo caso, il rimando per una eventuale verifica/approfondimento dei dati è all’Appropriations and Riserve Transfers Statement); 4. capital expenditur : si espongono la provenienza (fonte) e l’utilizzo (impiego) dei fondi finanziari per l’acquisizione di immobilizzazioni. I dati esposti possono consultarsi nello Statement of Capital Funding; 5. financial position: si descrive la differenza fra Attività e Passività ed il conseguente impatto sul Patrimonio netto rimandando, relativamente ai dati esposti, al Balance Sheet; 6. financial management: in questa parte del documento si calcolano degli indici e si confrontano gli stessi con dei parametri assunti quali benchmark. Il rispetto o meno 35 di tali benchmarks consente di valutare la gestione finanziaria dell’ente e di individuare i punti di debolezza su cui intervenire. Riflessioni conclusive L’inserimento del Community Report in un documento più vasto, presenta alcuni vantaggi: • il lettore può usufruire di numerose ulteriori informazioni contenute nelle altre sezioni del documento in cui è compreso il Community Report; • il carico di lavoro per il redattore si riduce, in quanto non si pone il problema di dover progettare, redigere e diffondere un documento apposito per la collettività; • la stesura “integrata” del report per la collettività si potrebbe considerare una fase transitoria che porta alla definizione di un documento autonomo (una sorta di prova che consente, in via sperimentale di redigere una versione ristretta del report per il cittadino per poi approfondirlo facendolo diventare un documento a sé stante). Fra le criticità di una siffatta impostazione si rilevano: • il già richiamato sforzo informativo dell’ente redattore nella diffusione di un documento specificatamente rivolta al cittadino (l’integrazione dello stesso nell’Annual Report, infatti, probabilmente ne riduce la visibilità); • il taglio prettamente finanziario del Community Report (probabilmente dovuto alla presenza di informazioni di differente natura contenute nelle altre parti dell’Annual Report) comporta il rischio di una non semplice e diretta correlazione fra gli aspetti finanziari, sintetizzati nel primo, e le informazioni qualitative, presenti nelle altre sezioni del secondo. Tabella 20 – Brisbane Community Report: punti di forza e debolezza Punti di forza Punti di debolezza Fruibilità delle informazioni contenute nelle altre sezioni Sforzo informativo dell’ente redattore nella diffusione di un dell’Annual Report di cui il Community Report è parte documento integrato in uno strumento più ampio Minor carico di lavoro per il redattore Difficoltà di correlazione delle informazioni contabili del Community Report con quelle qualitative contenute nelle altre sezioni dell’Annual Report Possibilità di “gemmazione” di un documento ad hoc per il cittadino dall’Annual Report 36 7. Conclusioni ed indicazioni circa linee guida di rendicontazione per la collettività La ricerca condotta, di cui si sono esposti i risultati nei paragrafi precedenti, ha permesso di analizzare alcune tendenze in atto a livello internazionale in tema di reporting orientato alla collettività e, in genere, di strumenti di accountability esterna utilizzati dalle aziende pubbliche collocate a vari livello di governo. A prescindere dalle macroaree geografiche indagate, risulta evidente l’ormai diffusa tendenza all’informativa esterna anche nel settore pubblico. Il rinnovato ruolo della pubblica amministrazione da un lato, e del cittadino, dall’altro, hanno indotto la prima ad aprirsi verso il territorio, convogliando, seppur con modalità, strumenti e tempi differenti a seconda dell’area geografica indagata, numerose informazioni all’esterno. La pubblica amministrazione ha preso atto, anche nei processi di accountability esterna, delle profonde ricadute sulla collettività del suo operato, comprendendo la conseguente insufficienza a rendicontare sulle stesse di una accountability unicamente di tipo contabile. Da qui la necessità, nella definizione dei contenuti dell’informazione da veicolare all’esterno, del binomio fra informazione extracontabile e contabile. In via generale si è verificata una maggiore diffusione degli strumenti di rendicontazione per i residenti prima in Nordamerica e poi in Oceania. I documenti utilizzati sono descrittivi, con contenuti contabili sintetici che, in Nord America, sono esplicitamente un estratto dei dati dell’Annual Report. Per contro, risulta meno diffusa la pratica di rendicontazione diretta palesemente al cittadino nell’area europea. In sintesi si è verificato come: • nei paesi del Nord America, in Australia, in Francia ed in Italia si utilizzano documenti rivolti a soddisfare le esigenze informative della collettività; • in Nuova Zelanda, Gran Bretagna, Spagna e Svezia, pur non essendo diffuso l’impiego di documenti redatti ad hoc per la comunità, i documenti soggetti all’analisi hanno evidenziato un carattere informativo di accountability esterna. Le considerazioni appena esposte denotano come nei paesi indagati vi sia, pertanto, un reale bisogno di accountability soddisfatto, come visto, in maniera differente e con strumenti variegati. Di conseguenza, appare utile riportare di seguito alcune linee guida per la definizione di un univoco ed efficace strumento di rendicontazione rivolto alla comunità. 37 1. Diversificazione dei fabbisogni informativi. Identificare i diversificati fabbisogni cognitivi degli utenti, interni ed esterni all’ente, mediante la produzione di informazioni a diversi livelli di dettaglio. L’informazione deve essere aggregata o disaggregata per soddisfare le esigenze diversificate dei destinatari ed evitare distorsioni nella rappresentazione dei risultati. Dalla diversificazione dei fabbisogni informativi consegue la necessità di differenziazione dei canali, del contenuto e delle modalità di rappresentazione e comunicazione della performance, in coerenza con il fabbisogno informativo e le competenze delle diverse classi di destinatari. 2. Grado di raggiungimento degli obiettivi. Confrontare i principali risultati raggiunti nel periodo amministrativo alla luce della missione e degli obiettivi dell’ente pubblico. L’informazione contenuta nel report deve essere tale da consentire al lettore di accertare la misura in cui l’ente pubblico ha raggiunto i propri obiettivi. Le misure di performance devono riflettere gli obiettivi dell’ente e consentire la valutazione del loro raggiungimento sia con riferimento all’ente sia in relazione alle partecipate. 3. Multidimensionalità. Il report deve ispirarsi al principio della multidimensionalità della performance che comporta l’integrazione tra dati contabili ed extracontabili e il bilanciamento fra le dimensioni della rendicontazione (impatto sul benessere della comunità e sostenibilità ambientale, efficacia gestionale ed efficienza dei processi, innovazione e sviluppo, equilibrio economico, patrimoniale e finanziario). La multidimensionalità si deve estendere alle società partecipate dall’ente pubblico. 4. Fonti informative. Indicare la fonte delle informazioni contenute nel documento al fine di conferire maggiore attendibilità a quanto dichiarato e consentire, a chi ne fosse interessato, la verifica di quanto riportato nel documento. 5. Neutralità. La differenziazione della reportistica in aderenza alle esigenze dei destinatari non può minarne la coerenza complessiva. Il report deve rispondere ad un criterio di neutralità e non prestarsi a manipolazioni finalizzate al perseguimento di specifici obiettivi. 6. Chiarezza. Redigere un documento chiaro da un punto di vista terminologico, evitando tecnicismi che andrebbero in contrapposizione con la finalità informativa della collettività propria dello strumento oggetto di analisi. 7. Attendibilità. Il principio di neutralità si lega a quello dell’attendibilità e verificabilità dell’informazione. Il lettore, soprattutto esterno, deve potersi formare un’idea sul grado di affidabilità dell’informazione in esso contenuta. Eventuali certificazioni da 38 parte di soggetti indipendenti possono accrescere il grado di attendibilità del documento, ma è anche possibile per l’ente segnalarne la credibilità mediante una dichiarazione sui principi e criteri che hanno ispirato la redazione del bilancio. 8. Continuità. La rendicontazione dovrebbe avvenire con regolarità e caratterizzarsi per il mantenimento nel tempo della struttura e dei criteri di rappresentazione delle informazioni (continuità dei criteri di esposizione dell’informazione e dei criteri di valutazione). Eventuali cambiamenti nell’oggetto e nei criteri di rendicontazione dovrebbero essere chiaramente esplicitati e spiegati. 9. Comparabilità. Il report deve contenere comparazioni intertemporali che consentano il confronto con altri dati derivanti da fonti interne o esterne. 10. Accessibilità. La rendicontazione deve caratterizzarsi per l’accessibilità dei documenti a chiunque ne faccia richiesta. Tale principio deve essere comunicato attraverso opportuni canali che spieghino anche le modalità per ottenere il documento. 11. Tempestività. Il principio dell’accessibilità è legato a quello della tempestività con cui le informazioni vengono messe a disposizione del lettore. Tempi lunghi per la ricezione dei documenti possono compromettere la validità temporale del dato. 12. Governo e responsabilità. Rappresentare in maniera chiara e puntuale i principali organi di governo dell’ente e le aree di intervento a cui tali organi sono deputati. Questo aspetto consente di chiarire al lettore chi sono i soggetti investiti di poteri di governo, le relazioni intercorrenti fra gli stessi e, in generale, la struttura di governance dell’ente. Da ciò discende la possibilità di attribuire le responsabilità connesse all’azione pubblica derivanti dai poteri e dalle aree di intervento proprie di ciascun elemento della struttura di governo. 39 Appendice metodologica Box 1 – Scelta delle aree geografiche (fase 1) Si sono escluse dall’indagine l’Asia e l’Africa essenzialmente per due ragioni: • la difficoltà di reperire documenti in lingua inglese e, pertanto, agevolmente consultabili ed analizzabili; • le esperienze in queste aree si contraddistinguono per un minore sviluppo in termini di attuazione dell’accountability e della rendicontazione (Pollitt e Bouckaert, 2000;.Barzeley, 2001). Le aree, pertanto, selezionate sono: 1. Nord America; 2. Oceania; 3. Europa. La prima macroarea (Nord America) è stata scelta considerando la tradizione dei Paesi in tema di rendicontazione per i cittadini (GASB, 1994 e 2003). In questa area, infatti, dai primi anni novanta è piuttosto diffusa la pratica dell’informativa per il cittadino (citizens’ report, popular reporting, ecc.). Nel Nord America si identificano, in particolare, gli U.S.A. ed il Canada. La seconda macroarea (Oceania), per la quale si sono analizzate Australia e Nuova Zelanda (Steccolini 2002a, 2002b; Preite, 2006; Guarini, 2000; Capalbo, 2005), si considera di rilievo vista l’importante riforma del settore pubblico intervenuta in questa zona in un periodo antecedente alla riforma della pubblica amministrazione realizzata in Italia. Da qui la possibilità di trarre spunti utili per la situazione italiana, analizzando casi australiani e neo-zelandesi. La terza macroarea (Europa) comprende il regno Unito, la Germania, la Francia, la Spagna, il Portogallo, la Svezia e l’Italia. La scelta di alcuni paesi europei è dettata, per l’appartenenza all’Unione Europea e dalla distinzione operata dalla letteratura fra paesi napoleonici, anglosassoni, germanici e scandinavi (Pollit, 2000; Barzelay, 2001;.Pina e Torres, 1996). 40 Box 2 – Individuazione delle best/good practice (fase 2) L’individuazione dei casi di interesse ai fini della ricerca è avvenuta attraverso la raccolta dei dati via internet. In particolare si sono seguiti i metodi: • della ricerca libera per parole chiave; • della richiesta di informazioni via e-mail a referenti di alcuni stati oggetto dell’analisi (docenti universitari, operatori di associazioni contabili nazionali); • dell’esplorazione di siti istituzionali (dei vari livelli di governo, di associazioni contabili nazionali). I criteri di scelta dei documenti rinvenuti seguendo le metodologie di ricerca appena descritte, sono rappresentati dalla volontà di voler esaminare le best e le good practice in tema di rendicontazione esterna nel settore pubblico. Le prime sono rappresentate da documenti destinatari di riconoscimenti ufficiali da parte di associazioni contabili nazionali, mentre le seconde sono riscontrabili in documenti informativi che, pur non essendo destinatari di premi, sono richiamati in letteratura o sono segnalati da organi ufficiali. Inoltre, i documenti indagati: • sono sia strumenti informativi specifici per i residenti, sia documenti informativi a carattere generale (general purpose report); • sono redatti da livelli di governo differenti che vanno da quelli centrali a quelli periferici. 41 Box 3 – Selezione del campione ed analisi comparata (fase 3) La selezione dei casi componenti il campione oggetto di analisi comparata è avvenuta seguendo le modalità descritte di seguito per ciascuna delle macroaree geografiche individuate nella fase precedente. Area Nord America. Nell’area nordamericana, la selezione è stata più laboriosa, in quanto per gli USA sono stati raccolti 135 casi di best practice. Al fine di giungere ai 6 casi che, successivamente, sono stati sottoposti ad analisi comparata, si è proceduto mediante l’eliminazione degli enti pubblici non squisitamente territoriali (scuole, enti di gestione di fondi pensionistici pubblici, ecc.). Nell’ambito dei sei governi nazionali la scelta è ricaduta su 2 casi (Nevada e North Carolina) rispettivamente ad ovest e ad est degli USA, privilegiando un criterio di diversificazione geografica. Con riferimento alla selezione delle county, si è proceduto attraverso la suddivisione per stato di appartenenza e, successivamente, mediante la scelta per ciascuno dei primi due stati con un numero maggiori di county premiate. I casi emersi riguardano: • l’Ohio, per il quale si è scelta Franklin County, in cui ha sede Columbus, capitale nazionale; • la Florida, per la quale, non potendo seguire il criterio utilizzato per l’Ohio (in quanto la capitale dello stato non è situata in una county premiata), si è scelta Putnam County secondo una metodologia casuale. Infine, con riferimento alle città, seguendo un criterio dimensionale, la scelta è ricaduta sulle due più popolose: Memphis e Miami. Per il Canada si è scelto l’unico caso disponibile relativo ad un livello di governo centrale, un caso relativo ad un livello di governo intermedio (District of Maple Ridge), ed uno corrispondente ad un governo locale (City of Yellowknife). Area Oceania. In questa area, per l’Australia, si è scelto: • l’unico caso disponibile a livello centrale (il Report on Government Services del Commonwealth of Australia); • un caso relativo ad un livello di governo intermedio (Australian Capital Territory) selezionato secondo la metodologia casuale; • il caso di un local government, la città di Brisbane, che è la più popolosa fra quelle individuate con un documento informativo specificamente destinato alla collettività. Per la Nuova Zelanda si riporta l’unico caso di best practice individuato. Area Europa. In questa area si è proceduto come di seguito specificato: • Gran Bretagna, sono stati considerati gli unici tre documenti disponibili; • Francia, si sono selezionati i documenti che apparivano più orientati a fornire informazioni alla collettività; • Spagna, si sono scelti due casi sui tre disponibili, considerando troppo tecnico quello riferito al livello di governo centrale; • Svezia, si sono considerati entrambi i casi individuati nella fase precedente della ricerca; • Italia, si sono scelti tre casi considerando, congiuntamente, la diversificazione di livello di governo ed i riconoscimenti ufficiali conferiti ai documenti selezionati. Poiché i documenti relativi alla Germania e al Portogallo sono stati redatti in lingua originale 42 (rispettivamente tedesco e portoghese) si è proceduto all’eliminazione dei casi menzionati per un problema di comprensibilità del contenuto. L’analisi comparata dei casi selezionati nelle modalità appena descritte è avvenuta sulla base dei criteri indicati nella tabella seguente. Tab. 10 – Criteri di comparazione Criterio 1 2 3 4 5 Note Criteri di approfondimento dell’accessibilità del documento Pubblicazione on line del documento Comprendere l’uso di internet, ritenuto un mezzo di ampia diffusione delle informazioni Facilità/immediatezza di individuazione del documento on line Es. presenza di un link al documento nella home page del sito dell’ente redattore Editing del documento Es. doc a colori o b/n, presenza di foto, immagini, ecc., per valutare la “spinta alla lettura” verso il cittadino Criteri di approfondimento strutturale del documento Tipologia di documento Es.: documento specificamente redatto per il cittadino o altro documento (Annual Report) con taglio volto a supportare l’accountability esterna dell’ente Struttura del documento 5.1 Struttura documento specifico per i cittadini Verificare le parti che compongono il documento (informazioni contabili, informazioni extracontabili, riferimento ai principi contabili, riferimento alle partecipate, benchmarking). 5.2 Struttura documento di altro tipo Individuare le parti del doc e, in particolare, verificare se esiste una sezione dedicata all’informativa per il cittadino o se si è in presenza di un’ “accountability diffusa” I primi tre criteri sono orientati ad approfondire l’accessibilità del documento (ritenuta importante data la funzione informativa indagata) e si concretizzano: 1. nella verifica della pubblicazione on line del documento. Questa consente di comprendere la volontà/attenzione da parte dell’ente redattore verso la diffusione delle informazioni contenute nello stesso (efficienza informativa). Ciò in considerazione della “potenza” divulgativa del mezzo di comunicazione che internet rappresenta; 2. nella facilità/immediatezza di individuazione del documento on line. Se il primo criterio approfondisce l’utilizzo di un mezzo di comunicazione di ampia portata come internet, questo secondo criterio è volto ad indagare quanto il redattore riesca a “spingere” il documento (e le informazioni in esso contenute) verso i suoi destinatari appagandone il fabbisogno informativo (efficacia informativa). Le categorie di individuazione classificate sono le seguenti: • diretta : si classifica tale l’individuazione del documento quando, nella home page del sito dell’ente redattore, è presente un link al documento; • indiretta: si classifica tale l’individuazione del documento quando, nella home page del sito dell’ente redattore, non c’è un link al documento e, pertanto, si deve ricercare il documento usando altre strade (ad es. utilizzando il campo “search”, inserendovi delle parole chiave); • immediata: si classifica tale l’individuazione del documento quando, selezionando il link nella home page (diretta), o inserendo una parola chiave nel campo “search” (indiretta), si arriva subito al documento informativo; • non immediata: si classifica tale l’individuazione del documento se, una volta selezionato link nella home page (diretta), o inserita una parola chiave nel campo “search” (indiretta), sono 43 necessari uno o più passaggi ulteriori per trovare il documento; • su richiesta: si classifica tale l’individuazione del documento se lo stesso non è pubblicato on line e, pertanto, per consultarlo è necessario fare esplicita richiesta di invio all’ente redattore. 3. nell’editing del documento che è, alla stregua del secondo criterio, orientato all’efficacia, in questo caso estetica, del documento. In altri termini, un documento che è curato in termini di immagine, può rafforzare la sua funzione informativa sostenendo, attraverso un positivo impatto estetico, il contenuto del documento ed invogliando il potenziale lettore a fruire delle informazioni in esso contenute. Gli ultimi due criteri di comparazione contenuti in tabella sono finalizzati ad un’analisi strutturale volta ad esaminare la composizione dei documenti scelti, accennando ai contenuti degli stessi: 4. tipologia di documento. Si distingue fra documenti redatti appositamente per fornire informazioni alla collettività e documenti finanziari che, seppur in maniera non dedicata, veicolano informazioni verso l’esterno; 5. struttura del documento. Si approfondisce la composizione del documento e, di conseguenza, si evidenziano gli aspetti informativi privilegiati nell’accountability verso l’esterno nella pubblica amministrazione. 44 Box 4 – Analisi dei singoli casi (Fase 4) La metodologia seguita nell’ultima fase della ricerca è rappresentata dall’analisi di singoli case study. Questi sono rappresentativi principalmente dell’area nordamericana, vista l’esperienza pluriennale maturata nella stessa in tema di accountability orientata ai cittadini. Uno dei tre casi analizzati nel dettaglio è di provenienza australiana in considerazione della peculiarità di tale documento che risulta inserito in uno strumento di rendicontazione consuntiva più ampio. In particolare, i casi approfonditi sono: 1. il North Carolina Financial Highlights in quanto rappresentativo di una best practice e di un documento utilizzato da un livello di governo centrale; 2. il Citizens’ Report della città di Memphis, best practice a livello locale; 3. il Brisbane Community Report, good practice a livello locale, caratterizzata dall’essere parte integrante dell’Annual Report. 45 Bibliografia Barzelay, M., 2001, The New Public Management. Improving Research and Policy Dialogue, University of California Press, Berkeley. Behn, R. D., 1998, “The New Public Management Paradigm and the Search for Democratic Accountability”, International Public Management Journal, Vol. 1, No. 2. Capalbo, F. (2005), “Il sistema contabile degli enti locali australiani. Riflessi dell’unificazione fra pubblico e privato”, in Principi e sistemi contabili negli enti locali, (a cura di G. Farneti e S. Bozzoli), Franco Angeli, Milano. 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La rendicontazione sociale nell’esperienza delle aziende non profit italiane 3.1 Le finalità del bilancio sociale/missione 3.2 Il contenuto del bilancio sociale/missione 3.3 I modelli di riferimento per la redazione del bilancio sociale 3.4 Le sezioni del documento 3.5 Considerazioni finali Bibliografia *Gruppo di ricerca: Prof. Davide Maggi, docente SDA Bocconi, dottore commercialista. Dott. Filippo Giordano, docente SDA Bocconi, dottorando in Economia delle Aziende ed Amministrazioni Pubbliche presso Università degli Studi di Parma. Matteo Monti, laureando in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano. 2 1. L’accountability delle aziende non profit: dall’esperienza internazionale a quella italiana Con il termine accountability si definisce l’esigenza di rendere conto da parte di coloro che hanno ruoli di responsabilità del loro operato ed delle loro azioni nei confronti della società o delle parti interessate. “In italiano non è possibile trovare una completa e soddisfacente traduzione del termine accountability perché il suo significato va oltre la semplice trasposizione della parola italiana responsabilità. Nell’accountability possono, infatti, essere ricompresi sia il concetto di responsabilità degli amministratori e funzionari che utilizzano risorse finanziarie pubbliche, sia quello di rendicontabilità (nel senso della dimostrabilità e documentabilità) nell’utilizzo di danaro pubblico, non solo sotto il profilo della mera regolarità e affidabilità dei conti, ma anche sotto l’altro, e più pregnante aspetto della verifica dell’economicità, dell’efficienza e dell’efficacia delle gestioni poste in essere 1 ”. L’accountability esprime pertanto la responsabilità di rendicontare i risultati di attività che prevedono la gestione/utilizzo di risorse altrui, attraverso una adeguata informativa nei confronti non solo dei soggetti finanziatori ma anche e soprattutto della collettività. Il crescente ruolo e, di conseguenza, la maggiore attenzione rivolta nelle società economicamente progredite al ruolo delle istituzioni senza scopo di lucro pone inevitabilmente la centralità del tema della trasparenza e della responsabilità. 2 Il dibattito nazionale ed internazionale che negli ultimi anni si è sviluppato intorno al tema dell’accountability nelle aziende non profit può essere ricondotto a due aspetti fondamentali, che caratterizzano questo tipo di organizzazioni e che le differenziano nettamente rispetto alle altre aziende: − il regime di agevolazione fiscale di cui godono nella generalità dei contesti nazionali; − la necessità di sviluppare modalità di rendicontazione più coerenti con le loro finalità istituzionali ed in grado di soddisfare il fabbisogno informativo di diversi stakeholder esterni (es. donatori, finanziatori pubblici e privati) ed interni (es. soci, personale, volontari, ecc.). In ogni caso il ricco dibattito sul tema non ha ancora prodotto significativi interventi legislativi, almeno nel contesto italiano, al fine di supportare lo sviluppo da parte delle aziende non profit di politiche di accountability e di innalzare il livello generale di accountability nel sistema. In particolare da più parti si auspica la semplificazione e il riordino del quadro normativo di riferimento del terzo settore , peraltro ribadito con forza anche nell’ultimo Libro Verde 1 Staderini F., presidente della Corte dei Conti, in “III Workshop del Comitato Scientifico del progetto di ricerca Accountability”, Corte dei conti, Aula delle Sezioni Riunite, Roma 25 novembre 2002. 2 Borgonovi E. (2000), Le aziende non profit e la trasformazione di “valori” individuali in “valore” economico e sociale: elementi di teoria aziendale, in Zangrandi A. (a cura di), Aziende non profit: le condizioni di sviluppo, Egea, Milano. 3 dell’agenzia delle Onlus. Attualmente il settore “non proft” è regolamentato, oltre che da una inadeguata normativa civilistica, da una “moltitudine di norme “speciali” che disciplinano, incentivano, proteggono o vincolano segmenti di settore o tipologie organizzative particolari. In altre norme, poi, sono compresenti sia aspetti civilistici e fiscali, di cui il D.Lgs. 460/97 - istitutivo delle Onlus - è il caso più noto, ma certamente non l'unico.” 3 Il tema dell’accountability delle aziende non profit intreccia dunque aspetti di ordine civilistico, fiscale, ed informativo contabile. In Italia l’attuale normativa civilistica non prevede particolari obblighi contabili in capo alle fondazioni, associazioni e altre istituzioni non profit private 4 . E’ peraltro previsto un obbligo generico per le associazioni (ex art. 20 cod. civ.) in cui si dispone che l’assemblea è chiamata ad approvare il bilancio al termine di ogni esercizio. Inoltre, più in generale, l’art. 18 del codice civile dispone che all’operato degli amministratori si applica, in quanto compatibile, la disciplina del mandato (artt. 1710 e segg. del codice civile); si fa quindi un diretto rinvio all’art. 1713, la cui rubrica recita “Obbligo di rendiconto”, che impone agli amministratori di rendicontare in merito al proprio operato. Per le ONLUS, ai sensi dell’art. 20 bis del DPR 600/73 (inserito dal D.Lgs. 460/97), è previsto l’obbligo di documentare tutte le operazioni di gestione sulla base di un regime contabile generale e sistematico che consenta di redigere annualmente un documento di sintesi da cui risultino la situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’organizzazione; è stabilito, inoltre, che l’azienda distingua le attività istituzionali da quelle direttamente connesse. Per gli enti non commerciali che effettuano raccolte pubbliche di fondi è previsto dal D.Lgs. 460/97 l’obbligo di redazione di un apposito rendiconto delle attività di raccolta pubblica di fondi. Fatta eccezione per queste norme, in realtà scarne e poco correlate e soprattutto rilevanti il più delle volte esclusivamente ai fini fiscali o agevolativi, non sono state emanate altre disposizioni in tema di formazione e contenuto del sistema informativo-contabile nelle aziende non profit. Le uniche indicazioni sul tema vengono fornite dalle raccomandazioni che la commissione non profit del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ha emanato sull’argomento. Anche per quanto riguarda gli Stati Uniti la disciplina civilistica, la normativa tributaria e la regolamentazione contabile rappresentano tre distinti profili del complesso sistema di disposizioni legislative riguardanti le aziende non profit 5 . Notevole rilevanza riveste in ambito di diritto civile, la distinzione tra “incorporated non profit organizations” (organizzazioni costituite sotto forma di società aventi personalità giuridica), sottoposto a disciplina specifica da parte dei singoli stati e “unincorporated non profit organizations” (associazioni non riconosciute, fondazioni e società senza personalità giuridica), la cui disciplina ricade nei principi dell’ordinamento giuridico federale. In ambito fiscale esiste un insieme di agevolazioni concernenti le aziende che posso essere definite non profit sulla base di obiettivi statutari di tipo caritativo o mutualistico ovvero in forza del divieto 3 Libro Verde 2006 dell’Agenzia delle Onlus. Per un approfondimento sul tema si veda, tra gli altri, Maggi D., Contabilità e bilancio delle aziende non profit: aspetti civilistici e fiscali, in Bandini F. (a cura di) (2003), Manuale di economia delle aziende non profit, Cedam, Padova. 5 Per approfondimenti si veda di Prrncipe A. “I principi contabili delle aziende non profit negli Stati Uniti d’America” in Elefanti M.(a cura di) (2000), Principi contabili e Struttura di Bilancio, Egea, Milano. 4 4 di distribuzione degli utili agli associati. La dimostrata esistenza di tali caratteristiche consente l’iscrizione dell’azienda nella sezione dell’Internal Revenue Code riservata alle organizzazioni esenti da imposta. Specifici vantaggi fiscali sono inoltre riservati alle aziende non profit che operano esclusivamente a fini caritativi, religiosi, culturali ed educativi. In altri termini la regolamentazione tributaria è incentrata su due concetti fondamentali: la tax-exemption e la charitable deduction. Con riferimento ai principi ispiratori della contabilità delle aziende non profit si verifica che nella prassi sostanzialmente coincidano con quelli della contabilità pubblica. Le eventuali discrepanze si giustificano più con la natura privatistica delle aziende non profit e con le particolari caratteristiche dell’attività svolte che non con un'espressa volontà del legislatore di creare differenti sistemi di accounting. I criteri che accomunano i due modelli di rilevazione sono riconducibili a: • Impiego del fund accounting (la contabilità si struttura in una serie di gestioni), • Applicazione sia del principio della cassa che di quello della competenza, • Riferimento ai dettami del GASB (Governmental accounting standar board). Anche negli Stati Uniti la copiosa produzione normativa sulle aziende non profit non permette una razionale ed omogenea regolamentazione del settore ed in particolare, in tema contabile, solo le più recenti disposizioni del FASB hanno consentito di rendere i bilanci tra loro comparabili 6 . Nonostante i limiti della legislazione statunitense, peraltro comuni a tutti i contesti nazionali, è possibile comunque affermare che il livello di accountability del sistema nel suo complesso sia più elevato rispetto agli altri paesi occidentali grazie alla presenza di organizzazioni indipendenti che monitorano l’efficienza e l’efficacia delle aziende non profit (le charities) al fine di fornire indicazioni utili agli stakeholder esterni delle aziende non profit ed in generale a tutta la comunità. Proprio in questa direzione va Charity Navigator, organo indipendente per il controllo e la rendicontazione delle attività delle organizzazioni non profit che hanno sede negli Stati Uniti. 6 Prencipe A. 2000, Op. cit 5 Questa agenzia valuta tutte le organizzazioni con lo status di tax-exempt rilasciato dall’Internal Revenue Code americano e che presentano i seguenti criteri integrativi: − il finanziamento pubblico delle organizzazioni deve essere stato superiore ai 500.000 dollari rispetto all’ultimo anno fiscale, − l’attività delle organizzazioni deve dipendere dalla donazione dei singoli cittadini (non sono infatti ricomprese organizzazioni che hanno come principali fonti di finanziamento fondi pubblici o la tariffazione dei servizi), − vengono escluse le organizzazione che non presentano spese di fund raising nel bilancio. Inoltre non sono attualmente ricompresi hospital, hospital foundations, universities, colleges, community foundations. Al fine di favorire la comparabilità tra le aziende non profit l’agenzia suddivide le charities in macro- categorie (Education, Health, Human services, International, Religion, etc…) a loro volta ripartite per cause (per. Es. la categoria Health è suddivisa in ricerca medica, trattamenti e servizi di prevenzione, malattie). Il rating delle diverse organizzazioni viene espresso valutando due aspetti riguardanti la situazione finanziaria delle organizzazioni considerando un orizzonte temporale di 4 anni: − organizational efficiency, 6 − organizational capacity. Per l’Organizational efficiency vengono analizzate 4 categorie di performance rispetto alle quali viene attribuito un punteggio. Successivamente viene espresso un rating che combina il punteggio delle 4 performance. Vengono pertanto considerate: − program expenses: percentuale delle spese impiegate nell’attività istituzionale sul totale del budget impiegato; − administrative expenses: percentuale delle spese impiegate in attività di supporto sul totale del budget impiegato; − fundraising expenses: percentuale delle spese per fundraising sul totale delle spese di supporto budget impiegato; − fundraising effinciency: rapporto tra spese e proventi delle raccolta fondi. Il concetto di organizational capacity si avvicina invece molto al concetto di economicità in quanto mira a verificare la capacità nel tempo dell’organizzazione di perseguire i propri fini istituzionali e sostenere i propri programmi. Vengono pertanto valutate: − primary revenue growth: l’andamento dei proventi da gestione caratteristica con riguardo a contribuzioni pubbliche e privati, proventi da tariffe , da contratti ed in generale da prestazioni rese; − program expenses growth: l'andamento delle risorse dedicate all’attività istituzionale; − working capital ratio: indicatore di liquidità. Il rating finale è dato dalla combinazione dei punteggi ottenuti nell’organizational efficiency e organizational capacity. Il portale dunque offre una vera e propria informazione per l’investimento “sociale”, predisponendo per ciascuna categoria di non profit un ranking dove è possibile verificare chi nell'esercizio considerato è risultato più efficiente e chi, nel corso degli anni è migliorato o peggiorato rispetto ai parametri. Un’altra importante e significativa esperienza statunitense è quella del sito www.give.org gestito dal BBB (Better Business Bureaus) Wise Giving Alliance che supporta i donatori fornendo informazioni quali-quantitative (economiche e non) sulle charities che aderiscono al monitoraggio. L’”Alliance”è stata costituita nel 2001 dalla fusione tra il National Charities information Bureau e il Council of Better Business Bureaus’ Foundation, sede del prestigioso Philanthropic Advisory Service, organizzazioni con una centenaria esperienza nella valutazione delle charities. Per ciascuna charities il BBB redige un report, disponibile sul sito, dove vengono forniti dati sulla attività delle non profit ed informazioni in merito al rispetto da parte delle singole organizzazione degli Standards for Charity Accountability. 7 Gli Standards for Charity Accountability introdotti nel 2003 hanno sostituito gli standard precedenti delle organizzazioni che hanno costituito l’Alliance. I 20 standards proposti, sono stati definiti con il contributo di tutti gli addetti ai lavori (ricercatori, operatori, consulenti ecc..) ed affrontano i seguenti temi: − governance (5 standards); − misurazione dell’efficacia (2 standards); − gestione finanziaria (7 standards); − fund raising e materiale informativo (6 standard). 7 L’esperienza statunitense ci conferma dunque che il tema dell’accountability delle aziende non profit oltre che essere legato alla questione del controllo esterno da parte delle agenzie governative (fiscali e tributarie) è fortemente collegato al tema dell’informativa verso gli stakeholder rilevanti. La categoria di stakeholder più critica è sicuramente rappresentata dai donatori sia perché sono fondamentali per la vita delle aziende non profit sia perché esiste una fisiologica asimmetria informativa. L’esperienza di Charity Navigator e Give.org mirano a colmare questo gap informativo elevando il livello di accountability del sistema statunitense. In Italia nonostante le recenti e lodevoli iniziative in merito (per esempio l’esperienza dell’Istituto della donazione) e l’attività di moral suasion dei keyplayer del settore siamo ancora lontani da questo modello e la cultura dell’accountability non sembra ancora particolarmente radicata nella maggior parte delle aziende non profit italiane A sostegno di questa tesi è stata condotta un’indagine sulle Onlus italiane che hanno ricevuto più di 5000 preferenze (numero di contribuenti che hanno deciso di devolvere il loro 5x1000 a queste organizzazioni) nell’assegnazione del 5x1000 8 . Le organizzazioni sono complessivamente 153 e sono state destinatarie del 38% circa delle preferenze dei contribuenti italiani. La scelta di questo target, nell’ambito del variegato mondo del non profit italiano, è sembrata la migliore poiché garantiva un criterio di scelta omogeneo sia rispetto alle azienda non profit, cioè lo status di Onlus, sia rispetto allo stakeholder, il cittadino contribuente e donatore. Per “valutare” l’accountability si è verificato innanzitutto la presenza sul sito web del bilancio di esercizio (verificando se fosse certificato o no) e di altri documenti di rendicontazione integrativi dell’informativa economico-contabile. 7 In allegato è disponibile il documento completo della BBB sugli Standards for Charity Accountability. Fonte Agenzia delle Entrate. Nota: il campione è stato selezionato prendendo tutte le organizzazioni che nell’elenco ONLUS del 5 per mille hanno ottenuto più di 5 mila preferenze. Le 153 organizzazioni che hanno preso più di 5 mila preferenze sono lo 0,53% di quelle che partecipano al 5 per mille nella sezione ONLUS. Infatti le Onlus dell’elenco sono in totale 28.678 (di cui validate 22.372). Su un totale di 26.391.936 contribuenti 15.854.201 hanno scelto di devolvere il 5 per mille (sei su dieci) e di questi le onlus hanno ottenuto ben 9.418.595 preferenze (cioè il 59.40% di chi tra i contribuenti ha deciso di devolvere il 5 per mille). 8 8 Per “valutare” l’accountability si è verificato semplicemente la presenza sul sito del bilancio di esercizio (verificando se fosse certificato o no) e di altri documenti di rendicontazione integrativi dell’informativa economico-contabile. Presenza del bilancio di esercizio sul sito delle Onlus assenza be 67% be certificato 21% be 33% be non certificato 12% Presenza di documenti di rendicontazione integrativi assenza documento 77% altro documento 11% documento integrativo al be 23% bs 12% Dai dati raccolti risulta che il 33% delle organizzazioni pubblica sul sito web il proprio bilancio, mettendolo a disposizione di tutti, ed è significativo come la maggior parte di queste, più del 60%, lo certifichi. Solo circa il 23% invece pubblica un documento di rendicontazione integrativo all’informativa contabile. È interessante notare come la quasi totalità delle organizzazioni che pubblica un documento di rendicontazione integrativo 9 (che sia un bilancio sociale o un semplice report di attività) pubblica anche il bilancio di esercizio e come la maggior parte di queste aziende siano posizionate nella parte alta della classifica. Questo significa che il tema dell’accountability è al centro delle riflessioni delle principali aziende non profit italiane. Tra queste è possibile riscontrare diverse best practices di rendicontazione che possono rappresentare la base da cui partire per far crescere nel nostro paese una nuova cultura dell’accountability rafforzando credibilità ed autorevolezza di tutto il terzo settore. 10 2. Dal bilancio di esercizio al bilancio di missione Il bilancio è quel “documento che, attraverso una visione d’insieme dell’andamento gestionale, si pone la finalità di soddisfare le legittime esigenze informative dei portatori di interessi aziendali rispetto all’attività di un’organizzazione, mettendoli in grado di formulare un giudizio fondato e di assumere delle decisioni razionali nei confronti dell’organizzazione stessa.” 9 Nell’accezione comune per bilancio s’intende un “documento strutturato” che un’azienda presenta alla fine di un esercizio e che rendiconta, in maniera sintetica, i risultati ottenuti. 10 È innegabile che il solo bilancio d’esercizio, strumento d’analisi mono-dimensionale, fondato solo su dati economico-finanziari, non sia in grado di cogliere la complessità dell’agire aziendale nella sua interezza e contemporaneamente soddisfare le esigenze informative di tutti i portatori di interesse, economici e non 11 . Oggi il numero dei soggetti interessati all’attività delle imprese, quali attori economici e sociali, si è esteso notevolmente. Viene così a configurarsi l’esistenza di un interesse generale nei confronti dell’attività dell’impresa che si manifesta, non come somma delle aspettative delle singole persone che con loro intrattengono i rapporti diretti, ma come interesse di tutta la collettività. Le informazioni, che provengono dai tradizionali strumenti contabili, non sono più in grado di fornire le indicazioni necessarie per cogliere le complesse e variegate relazioni di scambio che le organizzazioni intrattengono con l’ambiente. In questo contesto il bilancio sociale rappresenta lo strumento che consente di mostrare quali sono i risultati conseguiti da un’organizzazione da un punto di vista dell’utilità sociale. Sebbene il dibattito sulla responsabilità sociale sia attualmente focalizzato sul tema dell’impresa, lo strumento del bilancio sociale è diventato oggetto di crescente attenzione anche da parte degli studiosi e degli operatori del settore non profit. Le aziende non profit sono l’esempio dell’organizzazione fiduciaria all’interno della quale la responsabilità sociale è elemento fondativo, 12 esse intrattengono con la 9 Colombo G. M., Stiz G., 2003, Il bilancio sociale delle organizzazioni non profit, Ipsoa, Milano, pag. 15. 10 Hinna L. (2002), Il bilancio sociale. Scenari, settori e valenze. Modelli di rendicontazione sociale. Gestione responsabile e sviluppo sostenibile. Esperienze europee e casi italiani, Il sole 24 ore, Milano, pag. 4. 11 Per approfondimenti si veda Propersi A. (2004), Il sistema di rendicontazione degli enti nonprofit, Vita e Pensiero, Milano. 12 “La responsabilità sociale non è un elemento accessorio, che può essere applicato anche al concetto d’impresa. Al contrario essa è costitutiva, infatti, non esiste impresa se non in quanto organizzazione socialmente responsabile. Vi sono argomentazioni in grado di sostenere che una qualsiasi impresa può operare come se non agisse in un territorio, in un ambiente, in una cultura, come se non scambiasse risorse economiche, di conoscenza, simboliche. Se questo ragionamento vale per le imprese profit a maggior ragione vale per le imprese non profit: le imprese non profit sono nate dall’assunzione di tale responsabilità. Dalla concezione di impresa, culturalmente assimilata, di sistema sociale ed economico discende l’assunzione di un ruolo di attore sociale che intraprenda comportamenti responsabili.” Tratto da Maino G., 2001, Bilancio e rapporto sociale, in “Fuori Orario”, n.18/19. 11 collettività uno scambio virtuoso, ricevono risorse e offrono servizi, beni e valori altrimenti scarsi 13 , sperimentano forme di convivenza, collaborazione con altri soggetti pubblici e privati, partecipano alla determinazione ed alla realizzazione delle politiche sociali. Le aziende non profit, nonostante non ricerchino la massimizzazione del profitto devono rispettare le condizioni di efficacia e di efficienza, perché la loro sopravvivenza nel lungo periodo è vincolata al rispetto dello sfruttamento dei fattori produttivi da un lato, e al soddisfacimento degli interlocutori aziendali dall’altro 14 . È necessario pertanto dotarsi di strumenti in grado di interpretare e valutare l’efficacia del lavoro fatto e, tenendo conto che il bilancio di esercizio è uno strumento necessario ma non sufficiente per rendere conto di cosa viene prodotto da organizzazioni impegnate nell’erogazione di beni e servizi di pubblica utilità. 15 Il bilancio di missione costituisce, pertanto per le aziende non profit un mezzo per migliorare l’informazione rispetto a come ha agito l’organizzazione e quali risultati è stata in grado di conseguire, in modo da far risaltare le peculiarità del proprio operato e interagire in modo costruttivo con gli stakeholders. 16 Nelle aziende for profit il bilancio sociale è uno strumento per comunicare agli stakeholder l’orientamento della gestione dell’impresa alla responsabilità sociale. In un contesto in cui le scelte dei consumatori e dei risparmiatori sono sempre più orientate a premiare imprese attente alle tematiche sociali, allo sviluppo sostenibile, alla salvaguardia dell’ambiente, il bilancio sociale diventa uno strumento utile all’impresa per affermare e confermare il suo ruolo di attore sociale oltre che economico nella società. Esso è comunque uno strumento di rendicontazione complementare, a disposizione dell’impresa, non relativo alla gestione caratteristica in senso stretto ma che rendiconta rispetto alle modalità con le quali l’impresa conduce il suo business o rispetto alla attività sociale accessoria. La rendicontazione sociale assume un ruolo centrale nelle aziende non profit, istituti, senza finalità di lucro, che operano per conseguire il bene collettivo attraverso l’erogazione di servizi di utilità sociale massimizzando il livello quali-quantitativo delle prestazioni. Il bilancio sociale di queste tipologie di aziende non comunica l’orientamento alla responsabilità sociale delle organizzazioni (in quanto già insita nella missione di queste aziende), ma ha il ruolo di favorire il crescere del consenso e della fiducia 17 intorno al loro operato. Il consenso e la fiducia degli stakeholder nei confronti della azienda non profit sono legati alla sua capacità di perseguire al meglio la sua missione nel tempo; per questo valutazioni sull’efficienza, efficacia e economicità della loro gestione possono essere svolte solo sulla base di un significativo documento di rendicontazione quale è il bilancio di missione. 13 Cfr Weisbrod e le teorie sulla nascita delle onp dai Fallimenti di stato e di mercato. 14 Le non profit sono aziende, cioè istituti economici che devono possedere anche le caratteristiche di durabilità e dinamicità nello spazio e nel tempo. Per un’organica trattazione sul concetto d’istituto si veda Airoldi, Brunetti, Coda, 1994, Economia aziendale, il Mulino, Bologna 15 Matacena A. (2002), Il bilancio sociale: eccezionale strumento per comunicare la propria missione, “Vita”, n. 4. 16 Fazzi L., Giorgetti G. (a cura di) (2005), Il bilancio sociale per le organizzazioni non profit. Teoria e pratica, Guerini e Associati, Milano, pag.12. 17 Fazzi, Giorgetti (2005), op. citata. 12 Il bilancio di missione è lo strumento più idoneo in grado di comunicare il valore sociale dell’attività delle aziende non profit. La rappresentazione della dimensione economica dell’attività, parte della più completa rendicontazione sociale, rappresenta solo l’efficienza dell’operato delle organizzazioni ed in ogni caso necessita di una riclassificazione dei valori economici più funzionale ad evidenziare le peculiarità gestionali delle organizzazioni. Ma gli stakeholder sono interessati a verificare la capacità dell’organizzazione di perseguire le proprie finalità istituzionali di creazione di valore sociale attraverso la gestione di attività, l’erogazione di servizi, la realizzazione di progetti che possono essere raccontati solo attraverso un processo di rendicontazione finalizzato alla rappresentazione con informazioni quali-quantitative dei fatti aziendali. Da qui emerge la necessità per tutte le aziende non profit di avvicinarsi all’esperienza del bilancio di missione, quale strumento in grado di cogliere la loro gestione caratteristica e di comunicare agli stakeholder i risultati raggiunti. La rendicontazione sociale nelle aziende non profit non si limita ad essere uno strumento di comunicazione e legittimazione sociale: essa è anche un importante strumento di governo e controllo delle performance ottenute. Oltre all’esigenza di comunicazione appena esposta, la rendicontazione sociale in una azienda non profit nasce da un’esplicita esigenza di governo dell’azienda: governare una azienda non profit non solo significa riuscire ad ottenere legittimazione sociale, ma anche valutare la coerenza tra i risultati raggiunti e gli obiettivi strategici dell’organizzazione, significa valutare la correlazione tra obiettivi e risorse. In questo senso il bilancio di missione è strumento di governo dell’organizzazione che può, se opportunamente gestito, avere delle ricadute importanti su molti aspetti gestionali delle aziende non profit e supportare il management nei processi decisionali. 18 3. La rendicontazione sociale nell’esperienza delle aziende non profit italiane Come evidenziato in precedenza il valore del bilancio di missione e la ricaduta in termini gestionali che questo strumento può avere per una azienda non profit sono rilevanti. Il bilancio di missione fornisce una rappresentazione completa dell’operato di una azienda non profit evidenziando con informazioni qualitative, quantitative e monetarie la sua capacità di essere efficiente nella gestione ed efficace nella realizzazione degli interventi sia rispetto agli obiettivi di breve periodo definiti in sede di programmazione sia rispetto agli obiettivi di lungo periodo definiti nel patto fondativo e nei documenti di programmazione strategica della organizzazione. Il bilancio sociale rappresenta uno strumento di management sofisticato la cui gestione ed implementazione richiede all’organizzazione una certa maturità in termini di: 18 Per approfondimenti Francesconi A. Giordano F. (2007), “Il bilancio sociale per le aziende non profit” in Francesconi A., Comunicare il valore dell’azienda non profit, CEDAM, Padova. 13 − Consapevolezza delle potenzialità e dei rischi dello strumento, solo un corretto approccio al tema della rendicontazione sociale ed un effettivo commitment da parte degli stakeholder interni può portare effettivi benefici; − Capacità di sostenere nel tempo l’attività di rendicontazione il cammino verso l’accountability ed un’efficace rendicontazione sociale se intrapreso in modo serio e consapevole rappresenta per le organizzazioni una strada “senza ritorno”; − Disponibilità di competenze e strumenti tecnico-gestionali in grado di garantire una significativa informazione. Per avviare un’efficace attività di rendicontazione sociale è necessario disporre di adeguati sistemi informativi in grado di cogliere le specificità gestionali e fornire informazioni rilevanti. Fare il punto sul bilancio di missione rispetto all’esperienza delle aziende non profit è compito al quanto arduo. Le difficoltà che si presentano davanti al ricercatore che intende analizzare il fenomeno in modo scientifico ed attraverso evidenze empiriche sono molteplici e possono essere ricondotte alle seguenti questioni: − Non si hanno informazioni riguardo alle dimensioni del fenomeno. Non è possibile oggi sapere quante organizzazioni non profit redigono un bilancio sociale/ di missione e non esiste una banca dati che raccoglie in modo sistematico le esperienze; − Non vi è uno schema teorico di riferimento condiviso. L’ampio dibattito sul tema non ha ancora prodotto una piena condivisione sul contenuto del bilancio sociale/missione; − Il fenomeno si manifesta in forme estremamente variegate. Non essendoci attualmente una condivisione sulle finalità e sul contenuto della rendicontazione sociale, i documenti si presentano con nomi diversi (bilancio sociale, bilancio di missione, annual report, rapporto sociale ecc…) e contenuti fortemente eterogenei anche all’interno delle stesse; − La strutturale complessità del terzo settore italiano. La multiforme varietà del panorama del terzo settore italiano rende difficile la selezione di un adeguato campione d’indagine e la possibilità di giungere a riflessioni solide. Mentre gli studi sulla rendicontazione sociale in Italia sono in una fase di consolidamento, la pratica nella maggior parte delle aziende non profit è ancora in fase sperimentale. Le 40 esperienze di rendicontazione sociale osservate in questo studio confermano uno sviluppo delle pratiche negli ultimi anni: più del 60% delle aziende non profit hanno avviato un’attività di rendicontazione quattro anni fa mentre il 23% è alla prima edizione. 14 Numero di edizioni di bilancio sociale/missione nei casi analizzati 100% 75% 50% 20.0% 25% 15.0% 12.5% 15.0% 15.0% 15.0% 7.5% 0% 1 2 3 4 5 6 >6 Pertanto questo primo studio condotto dalla SDA Bocconi ha cercato di proporre i principali contributi teorici sul tema, ormai consolidati nel dibattito scientifico ed acquisiti dagli operatori del terzo settore come riferimento, supportati da alcuni dati che emergono da una prima analisi empirica del fenomeno. Dalla letteratura sulla rendicontazione sociale delle aziende non profit si evince come con riferimento all’elaborazione del bilancio sociale/missione siano tre le questioni rilevanti: 1. Le finalità che l’organizzazione persegue con la redazione del documento e le valenze della rendicontazione sociale; 19 2. Il contenuto del documento (quali informazioni inserire); 3. Il processo di rendicontazione (chi redige il documento, come viene redatto, e quali stakeholder, ed in che modalità, sono coinvolti nell’attività di rendicontazione). Questo primo studio, condotto con la somministrazione di un breve questionario ed attraverso una analisi documentale, ha interessato il tema delle finalità e del contenuto del documento. 3.1 Le finalità del bilancio sociale/missione Il tema delle finalità è legato alle motivazioni che sono alla base della scelta di una organizzazione non profit di avviare un processo di rendicontazione sociale, al beneficio 19 Hinna L. (2002), Op. Cit. 15 atteso di questa attività ed un ultimi analisi ai destinatari del documento. Sebbene la principale funzione della rendicontazione sociale sia quella di informare gli stakeholder , gli studi rilevano che la rendicontazione sociale persegue diverse finalità ed assume diverse valenze per le singole organizzazioni. Le finalità e le valenze possono riguardare la dimensione interna della gestione o il rapporto dell’azienda non profit con l’ambiente esterno20 . Riguardo alla dimensione esterna essa può favorire: − Una riflessione della missione e sull’identità dell’organizzazione. È importante periodicamente riflettere sulla propria identità al fine di adeguare la missione ai cambiamenti ed alle nuove sfide che il territorio e la società pone all’azienda non profit. In un contesto nazionale in cui al terzo settore si chiede la produzione di valore sociale, in termini di interventi e servizi, sempre più adeguato a far fronte a bisogni sociali in continua evoluzione il problema dell’aggiornamento periodico della missione diventa assolutamente critico. − Lo sviluppo e la progressiva integrazione tra gli altri strumenti gestionali. Il clima collaborativo favorisce la condivisione di competenze ed un confronto positivo sulle prassi gestionali delle singole unità operative e sugli strumenti utilizzati. − La focalizzazione verso gli obiettivi strategici: la rendicontazione sociale permette agli operatori di avere una visione unitaria dell’azienda e di riconoscere l’impatto dell’attività della singola unità operativa sull’efficienza ed efficacia complessiva dell’organizzazione. Questo è fondamentale per far crescere il commitment interno rispetto agli obiettivi strategici, motivare gli operatori, accrescere il senso di appartenenza all’organizzazione. − La verifica dei risultati raggiunti. Una buona rendicontazione sociale “costringe “ le organizzazioni a misurare la propria efficienza ed a verificare la coerenza tra i risultati raggiunti e gli obiettivi definiti in sede di porgrammazione, ovvero l’efficacia. Riguardo alla dimensione esterna essa può favorire: − Il miglioramento delle relazioni con i “portatori di interesse”: render conto del proprio operato agli stakeholder ed il loro coinvolgimento nel processo di rendicontazione sociale è fondamentale per far crescere il consenso ed il clima di fiducia dell’ambiente esterno rispetto all’attività dell’organizzazione. − Una migliore conoscenza all’esterno della organizzazione: il bilancio sociale per molte organizzazioni non profit rappresenta impropriamente un semplice strumento di comunicazione (queste esperienze presentano un deficit riguardo a dati e significatività delle informazioni). − Una crescita della reputazione e miglioramento dell’attività di fundraising. In questo caso il documento rappresenta un vero e proprio strumento di marketing. 20 Giordano F. (2007) L’approccio dell’impresa sociale al bilancio sociale: un modello interpretativo, Paper presentato a Napoli durante il 1° convegno sul’impresa socale dell’Irisnetwork 16 Le esperienze evidenziano una generale tendenza delle piccole organizzazioni ad attribuire finalità e valenze interne della rendicontazione sociale almeno nella fase sperimentale di avvio del processo mentre le grandi organizzazioni, che si rivolgono in modo strutturato al mercato della donazione, pur consapevoli dei potenziali benefici interni attribuiscono una maggiore valenza esterna al documento. Questo è confermato dal risultato del breve questionario che è stato sottoposto alle principali aziende non profit destinatarie del 5x1000 e che adottano uno strumento di rendicontazione sociale. Abbiamo chiesto loro quali siano state le motivazioni che hanno portato alla redazione del documento e chi sono i principali destinatari del documento facendo attribuire un peso di rilevanza da 1 a 5 ad una serie di items. La classifica è stata stilata sommando i valori attribuiti ai diversi items. Le finalità della rendicontazione sociale 86 Far conoscere all’esterno l'attività 82 Render conto agli stakeholder Migliorare la comunicazione con gli stakeholder 78 Verificare coerenza tra mission e risultati 76 75 Misurare efficienza/efficacia 72 Riflettere sull’identità 63 Migliorare il fundraising 45 Migliorare il clima aziendale 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 17 I principali destinatari del documento 83 Donatori 83 Volontari 82 Finanziatori 80 Enti pubblici 74 Imprese 70 Personale 69 Cittadini 66 Soci 62 Utenti 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 3.2 Il contenuto del bilancio sociale/missione L’analisi del contenuto è stata effettuata prendendo in esame i documenti redatti da un campione, di 40 organizzazioni non profit, che potesse rappresentare al meglio il variegato mondo del terzo settore italiano. Il campione è stato selezionato cercando di intercettare le esperienze significative di bilancio sociale presenti in Italia. Il concetto di significatività è stato interpretato in una duplice valenza: − Significatività rispetto alla rilevanza nazionale dell’organizzazione in termini di dimensione, notorietà e prestigio; − Significatività rispetto all’esperienza di rendicontazione sociale. Per questo sono state selezionate le organizzazioni non profit che redigono il bilancio sociale tra diversi elenchi e classifiche. La significatività rispetto alla rilevanza nazionale dell’organizzazione è stata presidiata selezionando le organizzazioni tra: − l’elenco delle aziende non profit che nella ripartizione del 5x1000 hanno ottenuto più di 5000 preferenze (complessivamente 153). − il campione selezionato dal Corriere Economia per una ricerca su efficienza, efficacia delle aziende non profit italiana pubblicata in un recente articolo del 9 luglio 2007. 18 La significatività rispetto alla rilevanza dell’esperienza di rendicontazione sociale è stata presidiata considerando: − Esperienze di organizzazioni che hanno partecipato all’Oscar di Bilancio della Ferpi; − Esperienze segnalate in letteratura21 ; − La disponibilità sul sito del documento; − Esperienze di particolari tipologie di aziende non profit (quali CSV, Anpas, Avis). Per questo alle aziende non profit presenti nella graduatoria delle Onlus che hanno ottenuto più di 5000 preferenze nella scelta del 5x1000, e che redigono il BS, è stata affiancata l’esperienza di altre 15 aziende non profit (tra fondazioni, associazioni, ong) e l’esperienza di 6 cooperative sociali. Le 6 cooperative sociali sono state scelte tra le prime 10 cooperative di Legacoop, e probabilmente d’Italia, per volume del fatturato. La scelta di selezionare cooperative iscritte alla Legacoop è stata dettata dal fatto che solo Legacoop, tra centrali cooperative, è l’unica ad avere sul proprio sito istituzionale una sezione dedicata al bilancio sociale in cui sono monitorate tutte le esperienze di rendicontazione sociale delle associate. Al fine di valutare la qualità informativa dell’attività di rendicontazione sociale, l’analisi dei documenti è stata condotta analizzando: − Il modello di rendicontazione sociale adottato; − I contenuti delle 3 sezioni che devono comporre il Bilancio Sociale/missione delle aziende non profit su cui quasi tutta la letteratura ormai converge: o L’identità; o La rappresentazione della dimensione economica della gestione; o La relazione sociale. 3.3 I modelli di riferimento per la redazione del bilancio sociale La prima questione che un’azienda non profit deve affrontare quando decidere di redigere il bilancio sociale/missione è la scelta il modello di rendicontazione sociale da adottare. I modelli definiscono contenuto e modalità di costruzione del documento. Essi vengono elaborati da gruppi di studio ed organismi internazionali. La maggior parte dei modelli di riferimento sono stati elaborati per le imprese ambito nel quale per primo si è sviluppato il tema della responsabilità. Solo negli ultimi anni si è aperto in Italia un dibattito sulla necessità di elaborare modelli specifici per il non profit che ha prodotto alcuni contributi importanti. La lunga assenza di riferimenti teorici solidi e condivisi ha portato ad una proliferazione di documenti: a volte simili nei contenuti, ma a denominazione diversa; altre volte con 21 Alcune delle più significative sono presentate nel libro di Francesconi A. “Comunicare il valore delle aziende non profit” CEDAM 2007 19 stessa denominazione ma a contenuto nettamente difforme. L'esigenza di sviluppare dei modelli uniformi di bilancio sociale, al fine di permetterne il confronto nel tempo e tra diverse realtà aziendali, ha condotto alla definizione di standard di riferimento per la redazione di bilancio sociale. Il percorso, degli ultimi anni, ha visto, infatti, il posizionarsi della business community su due alternative possibili: 22 − standard di processo che ha come obiettivo la normalizzazione del percorso o del ciclo gestionale visto come “un insieme coordinato, trasversale e multidisciplinare di attività finalizzate a promuovere nel contesto di impresa un cambiamento, inteso come processo di miglioramento verso una gestione economicamente e socialmente responsabile. Percorso monitorato e rendicontato a cadenza periodica attraverso il documento/strumento bilancio sociale; − standard di contenuto che individua e normalizza direttamente i contenuti effettivi del documento sociale, pur non negando che esso sia frutto di un percorso basato sul dialogo con gli stakeholders. Anche se molti modelli forniscono indicazioni sia sul contenuto che sul processo è possibile parlare di: 23 − standard di processo, per le linee guida della Copenhagen Charter 24 , per il modelli AA1000 e Q-RES; − standard di contenuto, per i modelli elaborati dal GBS (Gruppo di studio sul Bilancio Sociale), dal GRI (Global Repoting Iniziative) Gri e Gbs, le guideline di CSR Europe 25 e le raccomandazioni del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti Di seguito si propone una carrellata dei principali modelli adottati come riferimento dalle aziende non profit italiano. AccountAbility1000 AccountAbility1000 è uno standard per la rendicontazione etico-sociale emanato nel 1999 dall'Institute for social and ethical accountability (ISEA). 26 Si tratta in sostanza di fornire delle linee guida sulla predisposizione di un sistema di rendicontazione al pubblico e di controllo indipendente sulle prestazioni etico-sociali di ogni tipo di organizzazione economica: imprese private, imprese pubbliche ed organizzazioni non profit di ogni genere. Diversamente da altre linee guida l’AA1000 22 Francesconi A. (2007), Op. Cit.. Rusconi G.F., Dorigatti M. (2004), Teoria del bilancio sociale e applicazioni pratiche; Franco Angeli, Milano, pag.29. 24 Il Copenhagen charter non verrà trattato perché di fatto è riconducibile all’AA1000, si veda Rusconi G.F., Dorigatti M. (2004), Op.Cit. pag.35. 25 Per un approfondimento delle diverse forme di rendicontazione sociale si veda in particolare: Chiesi A., Martinelli A., Pelegatta M., Il Bilancio sociale. Stakeholder e responsabilità sociale d'impresa, Il Sole 24 Ore, Milano, 2000. 26 ISEA è stata costituita a Londra nel 1996. Lo standard di rendicontazione è noto con l'acronimo di SEAAR, Social and Ethical Accounting, Auditing and Reporting. Si veda ISEA, AccountAbility1000, Framework, Standard, guidelines and professional qualification, Exposure Draft, ISEA, London 1999. 23 20 non definisce specifici criteri di rendicontazione da soddisfare da parte delle organizzazioni ma, al contrario si basa su una serie di principi che identificano e definiscono la qualità di un processo di Social and ethical accountability, auditing and reporting secondo una precisa gerarchia. 27 La scala dei principi su cui si basa AA 1000 è: 1. Il processo è governato dal principio d’accountability; 2. La responsabilità organizzativa è direttamente indirizzata dall'inclusività del processo; 3. L'inclusività è supportata da: a) scopo e natura del processo che a sua volta deve prevedere completezza, materialità, regolarità e tempestività; b) significatività nell'informazione dell'informazione e accessibilità; che riunisce garanzie di qualità c) gestione del processo nel tempo con il suo miglioramento continuo. Si tratta quindi di uno standard che le organizzazioni possono adottare o per implementare ex novo un sistema di gestione etico-sociale o per misurare al loro interno la qualità del loro metodo di rendicontazione. Fondamentale nel modello AA1000, che descrive il processo di rendicontazione etico-sociale, è il coinvolgimento e la costruzione di relazioni stabili costanti e durature con tutti gli stakeholder (stakeholder engagement), che infonde rilevanza e significato a tutte le fasi del processo e che rappresenta il vero fattore di innovatività e successo. Gli elementi del processo di rendicontazione etico-sociale dell'AA1000 prevedono, infatti: − Planning: vengono definiti i valori e gli obiettivi dell'organizzazione e sono identificati gli stakeholders; sociali ed etici − Accounting: viene definito lo scopo del processo, è predisposto un sistema accurato di raccolta delle informazioni rilevanti ai fini della misurazione della performance etico sociale, sono identificati gli indicatori e gli obiettivi e ci si predispone a ricevere un feedback; − Reporting: consiste nella realizzazione e pubblicazione di un documento attraverso cui l'azienda comunica agli stakeholders la propria performance eticosociale e si predispone a ricevere feed-back; − Auditing: verifica di una terza parte indipendente del processo di raccolta delle informazioni e dell'accuratezza e completezza delle informazioni pubblicate nel rapporto sociale, allo scopo di garantire la qualità del processo e del report. Elementi comuni: 27 Per approfondimenti si consulti Benni M., Tagliati E., Zoppo A. (2005), La rendicontazione sociale e il bilancio sociale nelle cooperative, Ipsoa, Milano. 21 − Embedding: istituzione di alcuni strumenti concreti (quali, gestione e condivisione delle informazioni, implementazione dei valori, audit interno) sviluppati per rafforzare il processo ed integrarlo nel migliore dei modi; − Stakeholder engagement: l'organizzazione s’impegna a coinvolgere i propri stakeholders in tutte le fasi del processo. Il coinvolgimento è il punto centrale del modello AA 1000: la costruzione di relazioni stabili, costanti e durature con i diversi stakeholder consente di migliorare le responsabilità e le performance dell'Organizzazione. GRI - Global reporting initiative La Global Reporting Initiative (GRI), è un organismo costituito a Boston 1997, nell'ambito di un progetto promosso dalla Coalition for Enviroment Economies (CERES) in collaborazione con lo United Nations Enviroment Programme (UNEP), ed è oggi riconosciuto a livello internazionale come il punto di riferimento per l'impostazione di un rendiconto triple bottom line. 28 L'obiettivo delle Sustainability reporting guideline elaborate dal GRI è quello di promuovere a livello internazionale l'armonizzazione delle diverse modalità di rendicontazione sulle performance ambientali, sociali ed economiche delle aziende, sviluppando linee comuni che rendano i report confrontabili e verificabili al pari dei 28 In Italia il modello GRI è raccomandato dai Dottori Commercialisti, cfr Francesconi A. (2007), Op. Cit., pag.58. 22 rendiconti economici e finanziari. 29 Il cuore di questo modello, che fornisce anche un quadro generale dell'applicazione della norma (i principi di rendicontazione, un glossario e una serie di allegati), è rappresentato dalla sezione dedicata ai contenuti della rendicontazione. La struttura del bilancio sociale è articolata in cinque sezioni: − Visione e strategia in cui si spiega qual è la strategia dell'organizzazione sui temi della sostenibilità inclusa la dichiarazione del presidente o del senior management; − Profilo aziendale in cui si descrive l'organizzazione, i prodotti/ servizi, la struttura e l'elenco degli stakeholders; − Struttura di governance e sistema di management che contiene la missione e i valori, politiche e sistemi di governance della sostenibilità, stakeholder engagement; − Indice dei contenuti è una sezione strumentale che presenta la collocazione delle informazioni all'interno del bilancio sociale; − Indicatori di performance qualitativi/quantitativi che consentono di misurare gli impatti, sia diretti che indiretti delle operazioni aziendali, nella triplice prospettiva economica, sociale ed ambientale. Il GRI individua tre famiglie di indicatori nella logica triple bottom line: indicatori economici, indicatori sociali ed indicatori ambientali. Per ogni tipologia d’indicatori si distinguono: indicatori principali (core), validi per tutte le tipologie d’organizzazioni e indicatori supplementari (additional), validi per alcune organizzazioni o per alcune tipologie di portatori di interessi. Infine il modello sviluppato dal GRI si basa su specifici principi che devono indirizzare le attività di rendicontazione, tra cui i principali sono l'inclusività (coinvolgimento sistematico degli stakeholders), la verificabilità, la completezza la rilevanza, la sostenibilità, l’accuratezza, la neutralità, la comparabilità e la periodicità. Modello del GBS - Gruppo di studio per il bilancio sociale In Italia il gruppo di studio per il bilancio sociale (GBS) – composto da accademici, professionisti del mondo della rendicontazione etico-sociale, della revisione contabile e cultori della materia – ha pubblicato, nel marzo del 2001, i Principi di redazione del Bilancio Sociale. 30 Queste linee guida si dividono in tre parti, precedute dalla presentazione della finalità dell'opera: 29 Beda A., Bodo R., (2004), La responsabilità sociale d'impresa: strumenti e strategie per uno sviluppo sostenibile dell'economia, Il sole 24 ore, Milano. 30 Esistono altri modelli italiani che si propongono come guida alla redazione del bilancio sociale; tra essi si registrano: 1. PROGRESS-IBS/SEAN, vedi Marziantonio (2005), con diffusione nelle aziende: è comunque un modello che si sviluppa nel’alveo del GBS, di cui è stato promotore l’autore qui citato; 2. Il modello Comunità e Impresa, vedi Chiesi, Martinelli, Pelegatta (2000), Op. Cit., è stato applicato in alcune grandi imprese: anche in questo caso gli autori fanno parte del gruppo d redazione del modello GBS. 23 − Parte prima: obiettivi e principi; − Parte seconda: struttura e contenuti del bilancio sociale; − Parte terza: appendice. Nella prima parte il GBS si preoccupa di definire il concetto stesso di “bilancio sociale” e il suo ambito di applicazione, ma soprattutto i principi guida che dovranno essere rispettati nella redazione del bilancio sociale: responsabilità, identificazione, trasparenza, inclusione, coerenza, neutralità, competenza di periodo, prudenza, comparabilità, comprensibilità, chiarezza ed intellegibilità, periodicità e ricorrenza, omogeneità, utilità significatività e rilevanza, verificabilità dell'informazione, attendibilità e fedele rappresentazione, autonomia delle terze parti. Nella seconda parte, vengono definiti struttura e contenuti del bilancio sociale 31 : 1. L'identità aziendale. In tale sezione l'azienda dovrà esplicitare la propria missione, i propri valori e dare comunicazione del proprio assetto istituzionale, in modo da rendere possibile l'interpretazione del loro significato e delle modalità con cui sono stati applicati nelle attività concrete e in modo da favorire il confronto tra valori enunciati e le performance realizzate; 2. La produzione e la distribuzione del valore aggiunto. In questa sezione i dati rilevati nel conto economico vengono riorganizzati in modo da evidenziare il processo di formazione del valore aggiunto e la sua distribuzione tra gli stakeholders; il valore aggiunto serve quindi ad ancorare il bilancio sociale ai dati contabili, i quali hanno una loro autonoma valenza sociale che non traspare direttamente dal bilancio di esercizio, ma che va comunque esplicitata;32 3. La relazione sociale. Contiene la descrizione qualitativa e quantitativa dei risultati che l'azienda ha ottenuto in base agli impegni assunti e ai programmi realizzati; inoltre rendiconta sugli effetti prodotti su tutti gli stakeholders. È senza dubbio la parte del bilancio più densa di informazioni e carica di significati gestionale, in quanto in essa l'azienda esprime sinteticamente le performance realizzate e lo scambio sociale nei confronti delle diverse categorie di interlocutori aziendali. Completano le linee guida delle sezioni integrative, in cui l'organizzazione potrà eventualmente esporre i giudizi e le opinioni dei propri stakeholders (al fine di utilizzare il bilancio sociale come strumento di dialogo e di coinvolgimento dei diversi portatori di interessi), commenti e dichiarazioni sui risultati sociali ottenuti e sugli obiettivi mancanti, in un'ottica di miglioramento continuo. 31 Vermiglio F. (2000b), Il cantiere aperto del bilancio sociale, in Rivista della Cooperazione, n. 1-2. 32 Per approfondimenti sul prospetto del valore aggiunto si veda, tra gli altri, Colombo G. M., Stiz G., 2003, Op. Cit., pagg.79-83. 24 Un confronto tra i modelli GRI e GBS Le linee guida Q-Res Le linee guida Q-RES, 33 presentano un modello di governance delle relazioni tra impresa e stakeholder basato sull'idea del contratto sociale. L'elemento innovativo del Q-RES consiste nel definire non un solo strumento, ma un insieme completo ed integrato di strumenti di management della qualità etico-sociale; ciascuno strumento assume la funzione di meccanismo finalizzato ad accrescere la fiducia degli stakeholder e a creare un vantaggio competitivo solo all’interno del sistema Q-RES. 34 Il sistema è formato da: 33 Elaborate dal CELE (Centre for Ethics Law & Economics, il centro di ricerca dell'università Carlo Cattaneo di Castellanza diretto dal prof. Lorenza Sacconi,e pubblicate nel luglio 2001. 34 Felici G. (2003), Premesse ed evoluzione del bilancio etico-sociale, Franco Angeli, Milano pag.126. 25 1. Visione etica d'impresa: non una semplice affermazione della missione produttiva, ma una visione del contratto sociale che l'impresa offre ai suoi stakeholders, cioè del bilanciamento equo tra i loro interessi; 2. Codice etico: è l’insieme dei diritti e delle responsabilità dell’impresa nei confronti degli stakeholder e contiene principi e norme di comportamento che arricchiscono i processi aziendali, 3. Formazione etica per sviluppare la competenza di interpretazione degli eventi organizzativi alla luce della loro rilevanza rispetto ai principi etici e trasmettere il senso di impegno (commitment) sui principi e le norme; 4. Sistemi organizzativi di attuazione: rappresentano l’infrastruttura etica a sostegno del miglioramento e del controllo della performance, le strutture operative di supporto alle attività di verifica della conformità dei comportamenti alle regole, i meccanismi di attuazione della responsabilità sociale, attraverso l’allineamento della strategie, dei valori e degli obiettivi con i valori etici; 5. Rendicontazione sociale: consiste nella predisposizione di un sistema di misurazione e di raccolta sistematica e organizzazione dei dati rilevanti relativi all’impatto delle attività d’impresa sul benessere degli stakeholder, finalizzato alla predisposizione del bilancio sociale. In questo modo si può valutare la coerenza tra i risultati conseguiti e gli obiettivi derivanti dalla missione, dai valori e dal codice etico e attraverso il dialogo con gli stakeholder misurare il loro grado di soddisfazione 6. Verifica e certificazione da parte di un ente esterno per accertare la conformità degli strumenti di responsabilità sociale attuati dall’impresa rispetto ai criteri QRES. Il modello CSR-SC Ministero del Welfare In sintonia con le linee guida tracciate dalla Commissione Europea, il Governo italiano ha inteso promuovere comportamenti etici nelle imprese con una visione volta a favorire gli interventi proattivi nel sociale. L'obiettivo principale del progetto CSR-SC (Corporate Social Responsibility – Social Commitment) elaborato nel 2002 dal Ministero del Welfare, era quello di “favorire la partecipazione attiva delle imprese al sostegno del sistema di Welfare nazionale e locale secondo una moderna logica di integrazione pubblico-privato”. A tal fine, il progetto prevedeva, per le imprese che avrebbero aderito, incentivi di natura fiscale e di carattere finanziario. Benché venga ribadita la volontarietà come elemento caratterizzante i comportamenti socialmente responsabili delle imprese, “la proposta nasce dalla necessità di sviluppare e colmare la mancanza di un sistema di regole, standard, condiviso con gli stakeholder che tuteli il consumatore e le imprese che operano correttamente rispetto ad altre imprese, che 26 invece sfruttano l'attuale tendenza, traendo vantaggi pubblicizzando impegni sociali non veritieri o semplicemente non osservando le leggi”. 35 Il modello fa perno, quindi, sul Social Statement “pensato in primo luogo per guidare le imprese nell'attività di rendicontazione delle proprie prestazioni sociali, standardizzando la modalità di rilevazione e presentazione delle informazioni e favorendo forme di confronto e valutazione dei risultati ottenuti”. Il Social Statement intende essere uno strumento semplice, modulare e flessibile per consentire a tutte le imprese (comprese le PMI, le quali ricevono un'attenzione particolare nello strumento) di aderire al sistema definito dal Governo. Il Social Statement si compone di due parti: la scheda anagrafica dell'impresa e il set di indicatori suddiviso, a sua volta, in due categorie, quelli comuni (utilizzati da tutte le imprese) e quelli addizionali (applicabili alle imprese con 50 e più dipendenti). Gli indicatori sono inoltre articolati in otto categorie, suddivisi in base ai diversi gruppi di stakeholder: risorse umane, soci, azionisti e comunità finanziaria, clienti, fornitori, partner finanziari, stato, enti locali e pubblica amministrazione, comunità e ambiente. Il modello del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti 36 La raccomandazione n. 7 della commissione non profit del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, redatta nell'ottobre del 2004 presenta indicazioni utili per la redazione di un bilancio sociale nelle aziende non profit. Il presupposto su cui si basa il modello è che le aziende non profit legittimano la loro ragion d'essere sulla produzione d’utilità sociale rispetto ad una definita collettività di riferimento. L'illustrazione di questi risultati avviene attraverso la predisposizione di un documento chiamato bilancio di missione, che si propone l'obiettivo qualificato di presentare in modo organico le performance sia economiche che sociali dell'organizzazione non lucrativa ai propri portatori di interessi in una forma tale che questi possano esprimere un giudizio sull'operato aziendale rispetto alle loro aspettative. La rendicontazione pertanto deve riguardare le attività istituzionali, cioè quelle strettamente riferibili al perseguimento della missione, e quelle accessorie, cioè le attività strumentali e di supporto. L'assunto centrale del modello consiste nella convinzione che non può esistere una vera rendicontazione se non quella direttamente connessa all'impostazione gestionale dell'azienda non profit, in quanto, solo inquadrando i risultati nel contesto che li ha prodotti si percepisce il loro reale valore. 37 È in questa nuova veste che il bilancio di missione diventa uno strumento di controllo diretto a tutti gli utenti sia interni che esterni. Viene di seguito proposto lo schema di assetto gestionale necessario al fine di predisporre il processo di formulazione del bilancio sociale secondo il modello. 35 Tratto dagli atti del convegno “L’impegno sociale delle imprese per un nuovo Welfare” tenutosi il 13 dicembre 2002 presso L’università Bocconi di Milano, in cui è stato presentato il progetto. 36 In seguito verrà utilizzato l’acronimo CNDC 37 Maramai A., (2005) Dalle finalità ai risultati di utilità sociale: il bilancio sociale nelle indicazioni CNDC, in Enti non profit n.1 pag.43-44. 27 Assetto gestionale e processo di formulazione del bilancio sociale nel modello CNDC L’analisi dei casi mostra come il principale riferimento adottato sia quello del GBS e che le aziende non profit data la presenza di modelli consolidati nel settore e la specificità gestionale di ciascuna realtà organizzativa, tendono comunque e considerare più modelli per la redazione di un bilancio sociale adeguato alla propria organizzazione. In ogni caso anche quando le aziende non profit dichiarano di riferirsi ad un solo modello non lo adottano integralmente 28 I modelli adottati dai casi studiati 100% 90% 80% 70% 62.5% 60% 50% 40% 25.0% 32.5% 27.5% 30% 20% 7.5% 5.0% 10% 0% GBS GRI CNDC AA1000 CSR SC ALTRO N° modelli adottati come riferimento 3 12.50% altro modello 20.00% gri 2.50% 1 52,50% 2 35.00% aa1000 2.50% gbs 15.00% csr 2.50% cndc 10.00% 29 3.4 Le sezioni del documento I diversi modelli, come spiegato nel paragrafo precedente, costituiscono le linee guida per l’elaborazione del documento da parte delle aziende non profit. Tuttavia la letteratura concorda sul fatto che il documento bilancio di missione, coerentemente con le sue principali finalità (soddisfare al meglio il fabbisogno informativo dei diversi stakeholder e verificare la coerenza tra missione e risultati raggiunti), debba ricomprendere alcuni elementi fondamentali indipendentemente dall’organizzazione considerata. Le informazioni fondamentali affinché un documento di rendicontazione possa assumere la denominazione di bilancio di missione vengono ricomprese in tre sezioni: − L’identità aziendale; − La rappresentazione della dimensione economica della gestione; − La rappresentazione della dimensione quali-quantitativa della gestione. 3.4.1 L’identità La prima sezione del documento, detta identità, deve fornire gli elementi che consentano agli stakeholder di fornirsi un’idea quanto più precisa possibile dell’azienda, degli obiettivi che persegue e del suo modo di agire, allo scopo di consentire loro di maturare un giudizio della coerenza tra assunti valoriali e strategici e risultati raggiunti. L’identità di una azienda non profit è principalmente definita da: − Missione e sistema dei valori, − Governance ed assetto organizzativo, − Analisi degli stakeholder. La missione è l’elemento che maggiormente caratterizza l’identità delle aziende non profit, rappresenta il documento strategico dell’organizzazione, definisce linee guida e modalità d’azione dell’azienda in relazione ai bisogni che si propone di soddisfare ed al contesto di riferimento in cui si trova ad operare 38 . È il punto di partenza ed il riferimento di tutta l’attività di rendicontazione. La missione può essere definita in termini di scopo principale perseguito dall’azienda, che è alla base della sua stessa esistenza, ne spiega la ragion d’essere e la contraddistingue da tutte le alte realtà aziendali. La definizione della missione rappresenta un elemento basilare per qualsiasi tipologia di azienda, in quanto contribuisce a chiarire la propria identità, ovvero il campo di attività in cui operare, gli orientamenti e le motivazioni alla base del suo agire. In altri termini con l’esplicitazione della missione l’azienda descrive la propria visione di fondo attuale e prospettica, così come è radicata negli attori chiave, e nei casi in cui vi sia una cultura aziendale forte e coesa, di tutto l’organismo personale. La missione è strettamente connessa ai valori di fondo aziendali, intesi come il sistema d’idee, i principi etici e deontologici che orientano le scelte strategiche, le politiche, le azioni e i comportamenti operativi di coloro che a vario titolo interagiscono con l’organizzazione non profit. La presentazione della 38 Per approfondimenti Francesconi A. 2007, Op. Cit. 30 governance e dell’assetto organizzativo ha la finalità di illustrare il modello decisionale e gestionale dell’azienda non profit. Nell’ambito di organizzazioni che si ispirino a valori quali la partecipazione, la sussidiarietà, la mutualità questi aspetti assumono una particolare significatività. Un modello gestionale e di governance coerente con la propria missione favorisce l’efficacia dell’azione aziendale. All’interno dell’identità aziendale rientra di diritto anche l’accurata analisi e la rappresentazione grafica degli stakeholder, intesi come tutti quei soggetti e quelle categorie di istituzioni e di persone che condizionano l’organizzazione e sulle quali l’attività aziendale produce effetti. Questa considerazione è avvalorata dal fatto che l’analisi delle qualità delle relazioni intercorrenti tra azienda e stakeholder è la base della riflessione strategica di ogni organizzazione non profit, in quanto il consenso e la fiducia da parte degli stakeholder sul proprio operato è condizione necessaria per il perseguimento durevole delle finalità istituzionali. La riflessione completa ed efficace sugli stakeholder può essere compiuta attraverso: − L’identificazione dei portatori di interesse, − L’analisi della natura dell’interesse di cui sono portatori, − L’analisi dell’impatto delle diverse tipologie di interessi sull’attività aziendale; − La schematizzazione dei potenziali portatori d’interessi. La mappa degli stakeholder rappresenta una fotografia articolata della fitta rete delle relazioni che l’azienda intrattiene e con quali soggetti interagisce nella sua attività. Una possibile rappresentazione grafica dei portatori di interesse si fonda sull’uso di queste due variabili: − L’appartenenza o meno all’organizzazione che li contraddistingue come interni o esterni; − La rilevanza della natura del loro interesse che li segmenta in primari e secondari. Dall’analisi dei documenti emerge una piena convergenza tra letteratura e pratiche delle aziende non profit. La quasi totalità propone all’interno del documento anche un inquadramento storico dell’organizzazione, non strettamente rilevante rispetto alla rendicontazione, ma comunque potenzialmente rilevante ai fini della comprensione complessiva dell’operato dell’organizzazione. Inoltre alcune organizzazioni dedicano una specifica sezione alle risorse umane, che può essere interpretato come un approfondimento della sezione stakeholder, altre presentano in modo dettagliato (quasi come una carta dei servizi) la propria attività. 31 La rappresentazione dell’identità nei casi analizzati 25.0% risorse umane 80.0% stakeholder 52.5% Attività/servizi Mission/valori 95.0% Governance e A.O. 92.5% 90.0% Storia ed evoluzione 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% 3.4.2 La rappresentazione della dimensione economica della gestione La seconda parte che compone il bilancio di missione è dedicata alla rappresentazione dei risultati economici dell’organizzazione. Una gestione efficiente ed una efficace allocazione delle risorse sono i requisiti fondamentali per l’economicità di tutte le aziende Per le organizzazioni mission oriented la corretta gestione delle risorse economiche è la vera responsabilità sociale che questa organizzazioni hanno nei confronti della collettività dalla quale ricevono risorse in diverse forme per svolgere attività di utilità sociale. L'informativa economica classica, rappresentata dal bilancio di esercizio, che le aziende non profit devono comunque redigere annualmente, sconta due limiti principali. Il primo limite è connesso alla natura stessa delle organizzazioni, in quanto il principale dato di sintesi fornito dal bilancio, il reddito di esercizio ha scarsa valenza informativa per quanto concerne la misurazione delle performance aziendali. In altri termini il reddito di esercizio non misura affatto il grado di raggiungimento degli obiettivi aziendali e la coerenza tra azioni e mission. Il secondo limite è intrinseco allo strumento in quanto la lettura del bilancio richiede competenze specialistiche di cui il comune cittadino è privo. Questa seconda sezione del bilancio di missione si deve prefiggere la finalità di fornire agli stakeholder i dati necessari per esprimere una valutazione sulla gestione economico finanziaria dell'organizzazione ed un’ultima analisi sul livello di efficienza aziendale. La significatività e la rilevanza dell’informazione economica e collegabile al tema della riclassificazione dei valori economici e della definizione di opportuni indicatori. Il tema della riclassificazione dei dati economici è affrontato in alcuni dei modelli presentati in precedenza, e riguarda sia la tipologia delle fonti di finanziamento sia gli ambiti di impiego (proventi) delle risorse (oneri). 32 Il modello GBS prevede una sezione apposita in cui i dati rilevati nel conto economico sono riorganizzati per mostrare la produzione del valore aggiunto e la sua successiva ripartizione tra i diversi stakeholders. Questa informazione risulta essere maggiormente significativa per le organizzazioni che svolgono attività di produzione e di erogazione di servizi. Il modello del CNDC (Consiglio nazionale dei Dottori Commercialisti) propone una riclassificazione dei dati economici che evidenzi l'acquisizione e l'impiego delle risorse nelle diverse aree gestionali dell'organizzazione. Questa riclassificazione permette di principalmente di verificare quante risorse siano state destinate alle attività istituzionali e quanto per il funzionamento della struttura. L'analisi dei documenti analizzati conferma l’orientamento a ricomprendere una sezione dedicata alla rappresentazione dei dati economici. Tuttavia emerge una significativa eterogeneità della strutturazione dell'informativa economica nei bilanci sociali esaminati. L’analisi documentale è stata condotta al fine di verificare la presenza di: − Completo bilancio di esercizio versus un quadro di sintesi dello stesso; − Prospetto di determinazione e riparto del Valore Aggiunto; − Rappresentazione dei dati economici secondo le raccomandazioni del modello CNDC; − Approfondimenti relativi alle fonti di finanziamento ed alla allocazione delle risorse. Presenza del Bilancio di esercizio nei documenti bilancio di esercizio 60 % assenza di dati economici 2.5% estratti bilancio esercizio 37.5% I dati confermano la tendenza ad allegare al bilancio sociale tutto il bilancio di esercizio. Rispetto al tema del Valore Aggiunto è interessante notare come questa informativa economica sia affiancata sempre da altri prospetti informativi e cioè non rappresenta mai, quando presente, la sola modalità di rappresentazione dei valori economici all’interno dei bilanci sociali. Inoltre il concetto stesso di valore aggiunto risulta più significativo solo per quelle categorie di non profit in cui l’acquisizione di risorse è prevalentemente collegabile alle prestazioni erogate (come nelle cooperative). 33 Presenza del Valore Aggiunto nei documenti assenza di VA 65% VA + Bilancio 20% V.A 35 % VA + Sintesi bilancio 15% Circa il 50% dei casi analizzati si rifà al modello proposto dal CNDC: un ottimo riscontro considerati la recente formulazione del modello. La riclassificazione dei valori economici secondo le indicazioni del CNDC dati economici non cndc 51.28% Be cndc 35.90% rappresentazione cndc 49,72% estratti Be cndc 12.82% 34 Inoltre vi è una positiva tendenza delle aziende non profit ad integrare l’informativa economica del bilancio con approfondimenti relativi alle fonti di finanziamento ed alla allocazione delle risorse. Focus su proventi ed oneri di gestione approfondimento proventi 84,62% nessun approfondimento 15,38% approfondimento oneri 69,23% nessun approfondimento 30,77% Nonostante l’eterogeneità delle esperienze ed anche l’uso di terminologie diverse le fonti di finanziamento sono generalmente riclassificate per: − Natura del provento o dell’attività che ha generato l’acquisizione di risorse (proventi da raccolta fondi, da bandi, da erogazioni di servizi, da convenzioni, donazioni, contributi pubblici/privati ecc…); − Stakeholder (donatori, enti pubblici, imprese, famiglie, soci, utenti ecc…). Rispetto a peculiarità gestionali e specifiche esigenze informative di alcune tipologie di aziende non profit sono state rilevate riclassificazione dei proventi per area geografica e per destinazioni vincolati (tipico delle Ong). 35 Modalità di riclassificazione dei proventi 100% 90% 80% 69,23% 70% 48,72% 60% 50% 40% 30% 10,26% 10,26% 20% 10% 0% ti polo s tak ehol gia a der tt ivi t à/n a tu ra de st are a i naz ge og ion i v ra fic inc ola a te Gli oneri di gestione sono principalmente riclassificati per: − Natura dell’onere; − Aree di attività e progetti in cui sono state impiegate le risorse; − Stakeholder destinatari degli interventi, − Aree geografiche; − Strutture a cui sono state allocate le risorse. È significativo il fatto che in alcuni documenti siano presenti contemporaneamente diverse modalità di approfondimento. Modalità di riclassificazione degli oneri 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 58,97% 35,90% 7,69% na tu ra 10,26% 5,13% ar ea s tru t ae re s tak tur e e ge eho l attiv o gra der ità fic he 36 3.4.3 La rappresentazione della dimensione quali-quantitativa della gestione. La rappresentazione della dimensione quali-quantitativa della gestione è la questione più critica che le organizzazioni si trovano ad affrontare nel momento della redazione del proprio bilancio sociale. I motivi di questa criticità possono essere ricondotti al fatto che: − I modelli presenti in letteratura non forniscono indicazioni operative per la definizione degli indicatori lasciando spazio alla totale discrezionalità delle organizzazioni. Si distingue tra questi solo il modello dei dottori commercialisti che propone, con delle esemplificazioni, un sistema articolato di indicatori e delle precise linee guida per la loro costruzione. − L’attività di misurazione delle performance presenta strutturali criticità per tutte le tipologie di aziende ed in particolare per le aziende non profit per: o La difficoltà nel misurare i risultati e gli impatti delle attività di tipo sociale, o La necessità di disporre di competenze specifiche data la tecnicità del tema, o La necessità di disporre di sistemi informativi adeguati. In conclusione l’attività di misurazione comporta un notevole investimento organizzativo ed economico. Per elaborare questa sezione del bilancio sociale/missione sono due i problemi da affrontare: − Quale modalità di rappresentazione dei risultati da adottare; − Quali indicatori utilizzare. La modalità di rappresentazione dei risultati deve essere coerente con l’identità ed il modello gestionale dell’organizzazione. Se il fine principale della rendicontazione sociale è quello di informare gli stakeholder sulla coerenza tra missione e risultati raggiunti, la chiave di lettura dei dati proposta nel documento deve essere coerente con questa finalità. Pertanto è possibile rappresentare i risultati a seconda delle specificità aziendale per: − Aree di attività ed ambiti di intervento (il modello CNDC a tal proposito distingue tra attività istituzionali e di supporto); − Specifiche categorie di stakeholders; − Valori e punti della missione; − Progetti o programmi; − Aree territoriali e geografiche d’intervento. La scelta degli indicatori deve garantire ai destinatari del documento un’adeguata informativa sull’efficacia dell’organizzazione e pertanto devono presentare ai fini di una buona rendicontazione sociale le seguenti caratteristiche: 37 − Rilevanti e significativi: gli indicatori devono essere coerenti con le finalità conoscitive per le quali sono stati costruiti. − Chiari: gli indicatori devono essere definiti chiaramente al fine evitare cattive interpretazioni. − Comprensibili: la definizione dell’indicatore deve essere comprensibile per il destinatario dell’informazione. A volte è necessario accompagnare la definizione con una descrizione delle finalità e caratteristiche dell’indicatore per agevolarne l’utilizzo. − Bilanciati ed esaustivi: è necessario costruire un set di indicatori che misuri tutte le dimensioni della performance aziendale che sia in grado di fornire in modo completo tutte le informazioni utili per valutare i risultati raggiunti. − Confrontabili: gli indicatori forniscono delle informazioni più significative solo sulla base di un confronto temporale o spaziale. Risulta evidente che la qualità del documento ed il suo valore informativo dipendono in maggior misura da questa sezione. In questo studio abbiamo preso in esame solamente il tema della modalità di rappresentazione dei dati poiché l’analisi di merito sulla qualità degli indicatori presentati nei documenti, per la sua complessità richiede un approfondito studio specifico. L’analisi ci mostra come nella maggior parte dei documenti è presente una rappresentazione dei risultati per aree di attività e d’intervento. La rappresentazione dei risultati 15,0% punti mission 15,0% aree geografiche 17,5% progetti 17,5% a. istituzionali/a. supporto 30,0% stakeholder 60,0% attività/servizi 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% Inoltre molte organizzazioni ritengono necessario adottare rappresentazione date le specifiche caratteristiche gestionali. 90% 100% più modalità di 38 Criteri utilizzati nella rappresentazione dei risultati aree geografiche 2,5% 3 17,5% attività 32,5% a istituz/a. supporto 12,5% 1 62,5% 2 20,0% stakeholder 12,5% punti mission 2,5% 39 3.5 Considerazioni finali Questo primo studio condotto sui documenti di rendicontazione sociale ha evidenziato quanto il tema, pur essendo da molti anni oggetto di dibattito tra gli operatori e di riflessioni da parte degli studiosi, sia ancora in una fase sperimentale nell’esperienza operativa delle aziende non profit. Questa tesi è supportata dal fatto che i documenti presentano un livello di eterogeneità estremamente alto, in termini di qualità e quantità delle informazioni contenute, non giustificabile con la fisiologica specificità delle singole organizzazioni. Non essendoci dunque ad oggi una condivisione su finalità e contenuto del documento le organizzazioni elaborano il bilancio sociale/missione in modo estremamente autonomo. Lo studio in merito ci fornisce alcune indicazioni interessanti: 1. i modelli di rendicontazione proposti in questi anni non riescono a coprire i diversi fabbisogni di rendicontazione sociale che esprimono l’eterogeneità ed il differenziato mondo del non profit italiano e per questo nell’elaborazione dei documenti le organizzazioni quasi mai applicano integralmente un modello e fanno spesso riferimento a più modelli; 2. se vi è la convergenza ad includere nel documento una sezione dedicata all’identità, una dedicata alla rendicontazione dell’utilizzo delle risorse, ed una dedicata alla rappresentazione dei risultati delle attività vi è una grande varietà di comportamento rispetto alla quantità ed alla qualità delle informazione inserite dei documenti (ci sono documenti di poche pagine e documenti fin troppo prolissi); 3. ad oggi risulta difficile nella maggior parte dei casi, dati i due punti precedenti, esprimere solidi giudizi di valore sull’operato delle singole organizzazioni attraverso la lettura dei documenti di rendicontazione sociale e ancor più difficile risulta l’attività di benchmarking; 4. le aziende non profit che nel tempo hanno maturato una certa esperienza in tema di rendicontazione sociale hanno affinato negli anni il documento riuscendo ad migliorare la qualità ed il valore informativo del bilancio sociale nelle ultime edizioni. Queste indicazioni ci confermano che: − l’attività di rendicontazione sociale è un percorso lungo e impegnativo da intraprendere per le aziende non profit e che ha bisogno di tempo per radicarsi nella cultura gestionale delle organizzazioni, − la qualità dell’attività di rendicontazione sociale si misura con la significatività e la rilevanza delle informazioni contenute nei documenti. Al fine di innalzare il livello qualitativo dei bilanci sociali/missione e dell’accountability del sistema è quindi necessario da un lato incentivare e sostenere le aziende non profit ad intraprendere e continuare nel tempo l’attività di rendicontazione sociale e dall’altro alimentare il dibattito scientifico con proposte finalizzate a migliorare la qualità e significatività dei documenti. 40 Sul tema della significatività due sono i temi da affrontare e su i quali è necessario elaborare proposte al fine di far evolvere il dibattito, anche alla luce delle esperienze internazionali segnalate: − la coerenza tra finalità e contenuti del documento. È estremamente difficile perseguire con un solo documento molteplici finalità e soddisfare differenti fabbisogni informativi. Il bilancio di missione è principalmente uno strumento di rendicontazione verso gli stakeholder e la definizione del contenuto del documento deve partire dalla riflessione sul fabbisogno informativo delle diverse categorie di portatori di interesse. Dal momento che la rendicontazione sociale in Italia è ancora un atto volontario delle aziende non profit, la riflessione deve portare a proposte che aiutino le organizzazioni a selezionare le informazioni significative e rilevanti. Questo può essere fatto secondo due approcci: 1. partendo dalla specificità delle singole aziende non profit è possibile esplicitare il fabbisogno informativo delle diverse categorie di stakeholder; 2. partendo da una specifica categoria di stakeholder si potrebbero formulare standards o proposte di indicatori da rilevare nelle diverse aziende non profit. Questa è la direzione che ci suggerisce l’esperienza statunitense dove alcune organizzazioni (Charity Navigator e Give.org ) acquisiscono dalle aziende non profit le informazioni rilevanti per un particolare stakeholder, il donatore. − la coerenza tra modelli, contenuto dei documenti e tipologia di aziende non profit. Come già detto in precedenza i modelli di rendicontazione sociale attualmente presenti in letteratura non riescono a coprire i diversi fabbisogni di rendicontazione che esprimono le diverse tipologie di aziende non profit. È necessario dunque che il dibattito sui modelli non si mantenga solo sugli aspetti generali ma si focalizzi sulla rendicontazione sociale in specifici comparti del settore non profit. Alcuni network di aziende non profit hanno avviato da qualche anno questo tipo di riflessioni ma rimangono ancora esperienze isolate e non solide. 41 Bibliografia Agenzia delle Onlus (2006), Libro Verde, Roma. Airoldi G., Brunetti G., Coda V. 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