www.lindro.it 21.08.2015 Un tema che fa discutere Allarme squalo o allarme uomo? Abbiamo affrontato l'argomento con Simona Clò, responsabile scientifica del progetto Sharklife Se anche gli squali potessero parlare e avessero i nostri telegiornali e i nostri sistemi d’informazione, probabilmente la notizia più diffusa, nel loro mondo, sarebbe ‘allarme uomo‘. Una provocazione? Forse, ma suffragata dai numeri: ogni anno nel mondo ne vengono uccisi circa 100 milioni in unapercentuale compresa tra il 6,4% e il 7,9% secondo uno studio della Dalhousie University in Canada. Qualunquepercentuale superiore al 4,9% annuo rappresenta una minaccia per la sopravvivenza a lungo termine di qualsiasi specie, soprattutto per gli squali, che hanno tempi di riproduzione e crescita piuttosto lunghi. Quanti sono invece gli esseri umani uccisi dagli squali, in media, annualmente? 10, su circa 75 attacchi. Per capirci meglio: ci sono più probabilità di morire colpiti da un fulmine o per una puntura d’ape. Sono undici gli attacchi dal 1926 ad oggi avvenuti in Italia, l’ultimo a Portofino, nel Mar Ligure. L’ultimo mortale, invece, nel 1989, nel Golfo di Baratti (Mar Tirreno), portato ad un subacqueo. È giusto, però, fare di tutto per evitare che non ci siano nemmeno questo 10 morti l’anno, e dunque esistono una serie di accorgimenti da mettere in atto: non indossare oggetti luccicanti che possono attirare gli squali, non immergersi in acque mosse o www.lindro.it 21.08.2015 battute dai pescatori, nuotare in gruppo e non entrare in acqua con ferite aperte perché i predatori fiutano il sangue anche a chilometri di distanza. Detto questo e analizzata l’irrisorietà del numero di vittime da squalo, perché, ogni anno,si ripresenta puntuale una vera e propria psicosi collettiva? Lo abbiamo chiesto alla biologa marina Simona Clò, esperta di squali a livello internazionale: “Diciamo che c’è un trascorso cinematografico che non avvantaggia. Per fare un parallelo, ad esempio, c’è anche King Kong, anch’esso un’esagerazione ma più facile da comprendere perché collocato sulla terraferma che sentiamo più nostra. Del mare conosciamo pochissimo, non è il nostro ambiente, fa paura e non riusciamo a gestirlo nel migliore dei modi”. Non solo i film del passato ma anche la Rete contribuisce ad alimentare tale paura. Sono diversi, infatti, i video che ben presto diventano virali e che mostrano uomini alle prese con attacchi di squali. Tramite i social network entrano nelle case degli italiani, il gioco è fatto e la psicosi è alimentata. L’uomo non rientra tra le prede naturali e non tutte le specie di squali sono pericolose. Le cinque più insidiose sono: lo squalo Bianco, lo squalo Tigre, lo squalo Leuca o Zambesi, lo squalo Mako e lo Squalo Longimano. Ci sono zone e zone e a farla da padrone sono gli Stati Uniti, che registrano un aumento degli attacchi negli ultimi 50 anni in una misura percentuale dello 0,6%. La costa californiana è quella più soggetta a tali tipi di agguati ma anche qui, l’incremento, ha una spiegazione piuttosto semplice: nello stesso periodo i bagnati sono aumentati di quasi il 211%! “In alcune zone gli attacchi ci sono ma bisogna tener conto di quante persone frequentano il mare e di quanto sia aumentata l’attività subacquea. Essi sono irrisori, quasi nulli. AFiumicino e Ostia, l’anno scorso, sono stati avvistati e pescati diversi squali, anche di un metro mezzo o due di lunghezza, assolutamente innocui. Le persone, quando pensano allo squalo, pensano a quello bianco. Questa è ignoranza, nel senso buono, cioè mancanza di conoscenza delle specie. Solo nel Mediterraneo ci sono 50 specie diversi di squali, nella maggior parte dei casi innocui, come la Verdesca, avvistata poco tempo fa in Puglia. Essa si alimenta di seppie e calamari, animali di dimensioni talmente lontane da quelle degli uomini…. non si azzarderebbe mai ad attaccare l’uomo”, afferma Simona Clò, che è anche responsabile scientifica di Sharklife, progetto Life+ della Commissione Europea iniziato nel 2011 ed orientato ad implementare azioni urgenti per la conservazione dei pesci cartilaginei nei mari italiani, con una particolare attenzione al trigone viola e allo squalo elefante, il pesce più grande del Mediterraneo.