di Cristina Maceroni
Il traffico mondiale di animali marini sta svuotando gli oceani. Ma 160
Paesi hanno rafforzato i controlli
Jurgen Freund
La natura secondo Corto Caprese
www.solovela.net
Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
a che ci fa una fetta di squalo nel nostro piatto, o un monile di tartaruga intorno al collo o
al polso della collega? E come ci saranno arrivati quei cavallucci marini nell’acquario del vicino?
Qualcuno da qualche parte ha catturato questi animali e li ha venduti per pochi spiccioli ai trafficanti, passando attraverso maglie larghe delle dogane magari
come souvenir.
Si tratta del commercio, spesso illegale, di specie a
rischio, un business che nel mondo vanta un giro di affari di miliardi di dollari, con profitti paragonabili a
quello del commercio della droga.
Un traffico che negli anni scorsi ha già rischiato di
far scomparire specie “terrestri” come il rinoceronte o
l’elefante africano, e che ormai sta svuotando anche gli
oceani. I più a rischio: decine di specie di squali, compresi i pacifici giganti del mare come lo squalo elefante e lo squalo balena, ma anche cavallucci marini, coralli, pesci tropicali, conchiglie, merluzzi del Pacifico
meglio conosciuti come “toothfish”, e poi balenottere
e decine di specie di tartarughe marine. Giacimenti naturali che si assottigliano soprattutto nei Paesi in via
di sviluppo dove questo patrimonio rappresenta una
specie di petrolio dei poveri.
M
OCEANI PROTETTI PER CONVENZIONE
Diversi tipi di squalo rischiano
l’estinzione a causa della pesca
dissennata
L’ultima battaglia che ha visto contrapposte le esigenze del mercato e le ragioni degli ambientalisti e dei
ricercatori si è svolta proprio alla fine del 2002 in G. Shaefer
Specie a rischio
business illegale
Gennaio 2003
37
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Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
SQUALI A COLAZIONE
Si può essere anche complici inconsapevoli del traffico di specie a rischio, per esempio, acquistando prodotti che vengono spacciati sotto altro nome. Il caso
più banale riguarda proprio lo squalo: in Italia lo squalo mako (“Isurus oxyrinchus”), che in Sicilia chiamano
“pisci tunnu”, può finire in padella come palombo o
smeriglio.
Una ricerca condotta dall’ufficio “Traffic” del WWF ha
scoperto in Europa un enorme commercio di squali,
razze, gattucci e chimere e piccoli squaletti di profon-
dità detti anche gatte di mare. I paesi grandi pescatori di squali sono la Francia, la Gran Bretagna e la Norvegia che commerciano il 75 per cento degli esemplari catturati nel continente. Il più quotato è lo “squalus
acanthias”, la cui pesca eccessiva ha dimezzato le catture tra il 1987 e il 1994. Anche le specie tipiche del
Mediterraneo sembrano essere vicino all’esaurimento.
Gli europei sono particolarmente ghiotti di carne di
squalo: in Gran Bretagna diventa il “rock salmon”, il
“seeaal” in Germania, “l’aiguillat” in Francia e Belgio,
“bienmesabe” in Spagna.
L’Italia è il Paese che importa più di ogni altro carne di squalo, soprattutto congelata. Il mercato europeo riguarda anche altri prodotti: la cartilagine, usata dall’industria farmaceutica, inclusa quella omeopatica e veterinaria, il fegato o lo “squalene”, che finisce nei prodotti cosmetici, la pelle, importata in notevoli quantità anche in Italia per fabbricare borse e
portafogli. La pelle di razza, il “gallucat”, viene addirittura usata per rivestire mobili e fare abiti. Non sta
messo meglio il grande e pacifico squalo balena, diventato per la cucina orientale una vera prelibatezza.
Il “Rhincodon typus”, il pesce più grande del mondo,
può raggiungere anche 20 metri, una scorta ragguardevole di carne, cartilagine, fegato, pinne, pelle per
chi lo cattura. A Taiwan vengono pescati circa 250
squali balena all’anno. Molto ricercate le pinne dorsali, lunghe fino a due metri e mezzo, da esporre come
insegna dei ristoranti cinesi o come trofeo. Gli appassionati sono disposti a pagarle anche oltre 6.000
euro l’una.
Per fortuna un angolo di paradiso per lo squalo balena è diventata la piccola cittadina di Donsol, 400
chilometri a sud di Manila. Qui, da quando è esplosa la
Jurgen Freund
La tartaruga marina è
minacciata dalla cattura
indiscriminata alimentata dalla
richiesta della carne e del guscio
usato per fabbricare monili
moda dello “shark watching”, è
finita la pace. Da anonimo centro Donsol si è trasformata nella meta preferita per centinaia
di amanti dell’ecoturismo. Prima questo gigante veniva cacciato e commercializzato senza
regole, soprattutto nell’isola di
Bohol. Il turismo legato allo
squalo balena rappresenta un
barlume di speranza in una regione priva di industrie, in cui
gli abitanti, praticando la pesca
con la dinamite, hanno distrutto in pochi anni il 90 per cento
delle barriere coralline dell’arcipelago.
Per fortuna la caccia a questa specie è bandita negli Stati Uniti, a Taiwan, in Honduras, in Australia e
nelle Filippine.
Koon Ching
Cile al Summit sul commercio delle specie protette,
con una grande vittoria per chi voleva difendere il mare. Dal 1973, infatti, è stata istituita una Convenzione
internazionale, la CITES, firmata da 160 paesi, Italia
compresa, nata per regolare il mercato degli animali e
delle piante più minacciate. La Convenzione è l’accordo più esteso in materia di conservazione dell’ambiente, una sorta di globalizzazione di regole sul mercato
dei prodotti derivati da circa 30.000 specie di animali
e vegetali e che negli ultimi anni ha permesso di fermare il declino di elefanti, rinoceronti, tigri e pappagalli. Questa volta, nell’incontro del Cile, gli oltre duemila delegati hanno affrontato l’emergenza degli oceani compiendo una svolta epocale, visto che in precedenza si era discusso di specie di terra. Una sfida che
ha impegnato le nazioni più ecologiste, come l’Inghilterra, la Germania e l’Olanda a superare nei voti i Paesi “predatori”: Giappone, Norvegia Islanda e Cina. L’inserimento delle specie più in pericolo, come ippocampi, squali e merluzzi atlantici, in speciali elenchi garantiranno finalmente il divieto di caccia e pesca o la
sostenibilità di questo commercio.
IPPOCAMPI IN PILLOLE
Il business della natura non risparmia i cavallucci marini: se ne conoscono 32 specie, almeno 20
minacciate. Vivono in quasi tutti i mari tropicali e
sub-tropicali. La maggior parte dei cavallucci commerciati nel mondo provengono dall’Indonesia e
dalle Filippine, con 854.000 animali l’anno solo in
quest’ultimo arcipelago. Il destino principale è la
medicina tradizionale cinese. Nel 2002 il volume
del commercio è arrivato a 70 tonnellate, ovvero
24,5 milioni di esemplari.
Pinne di pescecane, prodotti
vietati in vendita in un negozio
destino finale delle conchiglie appartenenti al genere
Trochus. In 20 anni oltre 28.000 tonnellate di preziosi gusci sono stati esportati dalle principali isole del
Pacifico meridionale, anche in Italia.
Anche la specie “Turbo marmoratus”, tipica delle barriere coralline, ha subito un forte declino per la pesca:
il suo guscio è usato sia per fabbricare bottoni e gioielli sia per esser venduto ai collezionisti per 40-50 dollari a esemplare. Le Vanatu, ne hanno recentemente limitato la pesca. Tutte le nove specie di Tridacne, i
molluschi che tappezzano con colori sgargianti i fondali corallini, sono vittime di un commercio sfrenato.
La loro carne finisce nei piatti. Il destino dei gusci è
invece quello del soprammobile. Gli Usa fanno la parte del leone nell’importazione.
CETRIOLI DI MARE NEL PIATTO
TARTARUGHE DA POLSO
Molte specie di tartarughe marine sono minacciate
dal commercio illegale, soprattutto “l’Eretmochelys imbricata”. Il suo carapace viene usato per confezionare
bracciali, orecchini, ciondoli e montature di occhiali.
La sua carne viene considerata una prelibatezza.
LA GUERRA DEI BOTTONI
Tutte le specie che vivono nei mari tropicali del Pacifico meridionale rappresentano una risorsa naturale
importantissima per i 22 paesi che vi si affacciano. Un
mercato pericoloso che sta decimando molte specie tipiche delle zone costiere. Solo nel 1991 l’esportazione
di grandi conchiglie, di ostriche da perla e di cetrioli
di mare ha portato nelle casse delle Isole Salomone 3,8
milioni di dollari, circa il due per cento del prodotto
interno lordo. Bottoni in madreperla e gioielli sono il
Anche i Cetrioli di mare sono considerati una delicatezza asiatica. Ne esistono nel sud del Pacifico oltre
1.200 specie. Vengono eviscerati, bolliti ed essiccati
per essere spediti nei ristoranti di Hong Kong e Singapore. In pochi anni in molte aree del Pacifico alcune
popolazioni di cetrioli di mare sono state decimate,
obbligando ad applicare controlli più severi in due nazioni, Fiji e Vanatu.
PESCI AL CIANURO
Una delle usanze più deprecabili, diffuse per esempio a Hong Kong, è la pesca con sostanze chimiche, simili al cianuro, che stordiscono i pesci. Tali veleni vengono assorbiti anche dai coralli. La necessità è principalmente quella di catturare le prede ancora vive per
destinarle agli acquari, anche in quelli tropicali diffusi
in Europa e Stati Uniti.
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Animali estinzione