LA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL’ALTEZZA DEI SUONI Rappresentare graficamente i suoni significa usare un sistema di scrittura che permetta di disegnarli in modo abbastanza chiaro da riuscire a leggerli senza troppi problemi. Perché un sistema di scrittura dei suoni sia pratico da usare è anche necessario che si possano disegnare i simboli che lo costituiscono con la maggiore rapidità possibile nel rispetto della precisione richiesta. È possibile ideare diversi codici che soddisfino queste esigenze ma, fra i tanti, il più tradizionale e diffuso rimane quello basato sul simbolo del pentagramma che è quello che studieremo. Con questo sistema di scrittura è possibile rappresentare sul foglio con grande precisione almeno due delle qualità fondamentali del suono (altezza e durata), mentre una terza qualità (l’intensità) non può essere rappresentata che in modo molto approssimativo. Per ora ci occuperemo esclusivamente della rappresentazione grafica dell’altezza dei suoni. Il pentagramma (chiamato anche rigo musicale) è un simbolo convenzionale costituito da cinque linee orizzontali parallele separate da quattro spazi che vanno interpretati, nel loro insieme, come un grafico a nove posizioni, ciascuna delle quali è rappresentata da una delle linee o da uno degli spazi. Linee e spazi si contano sempre dal basso verso l’alto. Sul pentagramma i suoni vengono rappresentati usando le note, cioè dei simboli con l’aspetto di piccoli ovali neri, grandi quanto la distanza che c’è tra una linea e l’altra, né di più né di meno. Le note possono essere scritte sul pentagramma in due modi: sulle linee o negli spazi. Non esistono note che siano nello stesso tempo sulle linee e negli spazi. Le note sul pentagramma rappresentano suoni tanto più acuti quanto più sono scritte verso l’alto e tanto più gravi quanto più sono scritte verso il basso. Perché però sia possibile dare loro un nome, identificando quindi con precisione l’altezza esatta dei suoni rappresentati, è indispensabile aggiungere all’inizio di ogni rigo musicale una chiave. La chiave suggerisce la posizione di una nota di riferimento a partire dalla quale è possibile ricavare la posizione di ogni altra nota. È facile intuire che la chiave di do suggerisce la posizione del do sul pentagramma, che la chiave di fa suggerisce la posizione del fa e che la chiave di sol suggerisce la posizione del sol. Le chiavi di do e di fa sono chiavi mobili, ovvero possono essere spostate in posizioni diverse sul pentagramma, mentre la chiave di sol conserva sempre la stessa posizione. L’insieme delle combinazioni possibili si chiama setticlavio e si può riassumere con questo schema: a memoria i nomi delle cinque note sulle linee e delle quattro note negli spazi, dal basso verso l’alto, come se si trattasse di due sole parole (linee: Misolsirefà; spazi: Faladomì). Fatto ciò, è sufficiente osservare su quale linea o in quale spazio del pentagramma si trova una nota per ricavare la sillaba che ne identifica il nome estraendola dalla parola appropriata; se, per esempio, sul pentagramma c’è una nota sulla terza linea, pensando alla parola Misolsirefà è facile accorgersi che la terza sillaba, che corrisponde al nome della nota, è si. Può essere che il setticlavio ti intimorisca, ma non devi preoccuparti più di tanto: a parte il fatto che tutte le chiavi “funzionano” allo stesso modo, per gli scopi del nostro ordine di scuola è sufficiente occuparsi della sola chiave di violino, ovvero della chiave che ci fornisce la posizione del sol (non per niente si chiama anche chiave di sol). Partendo dal sol sulla seconda linea e seguendo l’ordine della scala ascendente (do, re, mi, fa, sol, la, si; do, re, mi, ecc.), contando una nota sulla linea ed una nello spazio, si ricavano tutte le note più acute di esso. Allo stesso modo, partendo dal sol sulla seconda linea e seguendo l’ordine della scala discendente (si, la, sol, fa, mi, re, do; si, la, sol, ecc.), contando una nota sulla linea ed una nello spazio, si ricavano tutte le note più gravi di esso. Il sistema appena illustrato deriva direttamente dai princìpi in base ai quali è stata ideata la scrittura su pentagramma. Se si intende però usare solo la chiave di sol (come nel nostro caso), esiste un metodo più semplice e veloce per leggere le note sul rigo musicale: imparare Le note che è possibile inserire direttamente sul pentagramma sono solo nove, mentre le note che è possibile suonare con uno strumento musicale, compreso il flauto dolce, sono di solito molte di più. Per scrivere queste note “extra” dovremo per forza usare dei segni aggiuntivi che si chiamano tagli addizionali. I tagli addizionali sono dei piccoli pezzi di linea che si aggiungono solo se e quando si devono scrivere note più gravi del mi sulla prima linea o più acute del fa sull’ultima linea. I tagli addizionali sono il proseguimento delle normali linee del pentagramma oltre le cinque “standard” e le note scritte su di essi si leggono applicando il procedimento già spiegato.