La fotogrammetria terrestre Camere da presa terrestri Nella fotogrammetrica terrestre l’acquisizione dei fotogrammi avviene solitamente per mezzo di camere professionali o semi professionali. I parametri di orientamento interno (distanza principale, coordinate punto principale, distorsione radiale) sono precalcolati attraverso delle operazioni di calibrazione, i cui risultati sono contenuti nel certificato fornito con la camera. La fotogrammetrica terrestre è simile nelle fasi di restituzione a quella aerea, col vantaggio che in molti casi si può conoscere l’assetto delle camere da presa. In origine le camere da presa terrestri venivano montate su teodoliti detti fototeodoliti ed erano camere singole (monocamere); quando venivano montate in coppia su un’asta di acciaio di nota lunghezza (camere doppie o bicamere) realizzavano la visione stereoscopica (di noto assetto e base di presa) e fornivano ottimi risultati quando si doveva rilevare un fenomeno in movimento, come ad esempio i fiumi (un esempio di queste camere è la Wild P31). Le focali più utilizzate di queste camere erano quelle da 60 e 120 mm, mentre i formati delle pellicole che venivano utilizzati più di frequente erano 9×12 e 13×18 cm; ormai le pellicole e le lastre sono in disuso in quanto le camere utilizzate sono tutte digitali. Le camere terrestri possono essere classificate in base alle distorsioni residue in: - camere metriche, sono dotate di obiettivo con distorsione trascurabile e sono appositamente costruite per scopi topografici; - camere semimetriche, furono costruite in origine per scopi non metrici. Non tutti i parametri di orientamento interno risultano stabili, l’obiettivo ha distorsione non trascurabile; - camere non metriche, vennero utilizzate solo per applicazioni fotogrammetriche di scarsa precisione. Le camere semimetriche Queste fotocamere non possono essere classificate come professionali, infatti hanno la caratteristica di possedere un obiettivo con distorsione non trascurabile, ma della quale il certificato di calibrazione fornito dal costruttore riporta informazioni essenziali sulla curva di distorsione, che ne consente l’eliminazione. Su tale certificato sono riportate, inoltre, le coordinate immagine del punto di miglior simmetria (PBS), del punto principale di autocollimazione (PPA), la distanza focale e la data di calibrazione. In aggiunta vengono fornite le coordinate delle croci del reseau. Per reseau si intende un reticolo formato da croci a maglia regolare (5 mm ad es. per la camera Rollei 6006) inciso su una sottile lastra di vetro e la cui immagine resta impressa per contatto su ogni fotogramma (il reseau è calibrato su banco ottico con precisione al decimo di micron). Le croci del reseau consentono di eliminare alcuni “difetti” della presa; si riesce infatti a compensare le deformazione della pellicola, le deformazioni sorte in seguito alla riproduzione su carta del fotogramma, la distorsione dovuta all’ingranditore, e l’errore di non complanarità. Non è possibile tuttavia correggere né eliminare le distorsioni imputabili al corpo ottico e gli errori dovuti alla rifrazione della lastra piano parallela del reticolo stesso. Questi inconvenienti sono correggibili una volta ripristinato l’orientamento interno. Note le coordinate dei punti e la distorsione radiale media (funzione della distanza dal punto principale), i cui valori sono presenti nel certificato di calibrazione, si ricava la correzione dovuta alla distorsione dell’obiettivo. Nel complesso quindi la camera semimetrica permette di conseguire risultati sufficientemente simili a quelli di una camera metrica professionale che peraltro ha un costo decisamente superiore. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Dopo la presa fotografica di una camera semimetrica, vanno eseguite alcune operazioni destinate alla correzione degli errori cosiddetti del “dopo obiettivo”. Questa operazione si effettua al calcolatore collimando un numero sufficiente di croci sul fotogramma, limitatamente alla zona del modello che si vuole restituire. Abbinatamente vanno inserite nel calcolatore le coordinate relative ad ogni croce riportate sul certificato di calibrazione. Le camere digitali sono presenti oggi sul mercato con una varietà di marche e modelli innumerevole ed hanno sostituito anche vantaggiosamente dal punto di vista economico le macchine a pellicola Fotocamera ROLLEI 6006 (semimetrica a pellicola) Fotocamera UMK, ROLLEY (metrica a pellicola) Fotocamera digitale Rollei D30 metric risoluzione di 2552x1920 pixels (5 megapixel). Dotata di ottica zoom, con calibrazione nelle posizioni fisse 10 e 30 mm effettuta direttamente dalla casa madre Fotocamera Kodak DCS460 il modello più recente ha un sensore da 3000×4500 pixel con una dimensione del pixel di 8 μm. Kodak DCS pro14n con sensore da 4536×3024 pixel di 8 μm di lato. La dimensione del sensore è quello di una pellicola 24×36 mm. Il sensore è a tecnologia CMOS anziché CCD Rollei AIC 6008 integral con sensore da 54004000 pixel M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Presa su facciata piana. Nel caso particolare in cui l’oggetto ripreso sia situato in un piano o nel caso (peraltro non necessario) che l’asse ottico sia ortogonale al piano ripreso, si può impostare una semplice relazione di similitudine tra le coordinate oggetto e quelle immagine. Schema di presa su facciata piana Nota la distanza principale p e la distanza della parete dalla camera da presa è immediata la proporzione: xp d = − yp p Yp d = − yp p Ovviamente questa semplice proporzione è ancora possibile nel caso di facciata inclinata e si ricavano le X ed Y dividendo le coordinate lastra per i coseni dei due angoli di inclinazione, attorno agli assi X ed Y ( Ω e Φ) che l’asse della camera forma con la normale alla facciata. Bicamere con asse ortogonale alla base di presa Le bicamere attualmente non sono più utilizzate, tuttavia gli sviluppi analitici sotto riportati hanno scopo didattico per capire come si possa ricostruire la metrica tridimensionale attraverso due prese distinte. Sotto l'ipotesi semplificativa ma non ostativa per il caso generale che l'asse ottico delle due camere giaccia sul piano XY si può facilmente ricavare: Bicamere con assi ottici paralleli M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education (1) x1 − x 2 p = b YAo (2) x1 x − x2 = 1 X Ao b La (1) riscritta è: X= b x1 x1 − x 2 La (2) riscritta è: Y= bp x1 − x 2 La (3) riscritta è: Z= b y1 x1 − x 2 Determinazione delle coordinate Esercizio Nell’ipotesi di volo nadirale, calcolare l’altezza di un edificio da terra, avendo misurato le due coordinate del punto a terra e del punto in gronda. È nota la base di presa misurata graficamente tra i due fotogrammi b = 276 m. PUNTI 1 (sommità) 2 (piede) Fotogr. sinistra x (mm) 28,6767 28,4803 Fotogr. sinistra y (mm) − 1,5844 − 1,5523 Fotogr. destra x (mm) − 49,7122 − 49,2649 Fotogr. destra y (mm) 0,4610 0,4509 b y1 si ricavano: Z1 = 15,50 m e Z2 = 5,51 m x1 − x 2 Per cui l’altezza dell’edificio da terra è circa 10 metri. Utilizzando due volte la formula Z= I laser scanner terrestri Una valida alternativa al rilievo fotogrammetrico terrestre è costituita dal rilievo laser scanner. Il laser scanner terrestre può essere utilizzato in alternativa ma anche in altri casi in maniera aggiuntiva e rafforzativa alla fotogrammetria arerea. Lo strumento assomiglia ad una stazione totale che però è in grado di effettuare misurazioni ad altissima velocità e in maniera automatizzata, ( “spazzolando” l’oggetto con variazioni fini e regolari di altezza ed azimut), ottenendo la posizione di centinaia di migliaia di punti, che definiscono la superficie degli oggetti circostanti. Il risultato dell’acquisizione è un insieme di punti molto denso chiamato “nuvola di punti” o “lattice” del terreno o dell’oggetto ripreso. La velocità di acquisizione è mediamente pari a circa 10.000 punti al secondo e regolando la velocità si può definire la densità dei punti che arriva anche a pochi millimetri. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Nel rilievo Lidar terrestre alcuni strumenti come il Laser Scanner Riegl associano automaticamente la scansione laser con le immagini ad alta risoluzione acquisite da una fotocamera metrica calibrata ed installata esternamente in maniera solidale all’asse di rotazione dello strumento. Acquisizione dati nel sistema Lidar terrestre I principi di misurazione dei laser scanner terrestri si dividono in tre categorie: • laser scanner triangolatori • laser scanner a tempo di volo • laser scanner a misura di fase I laser scanner triangolatori sono usati per oggetti piccoli e quando è necessario riprodurre copie in modo industriale dell'oggetto rilevato; per la loro precisione (possono misurare fino a due decimi di millimetro su oggetti posti a una distanza ≤ 2 metri) si utilizzano per i rilievi dei monumenti, delle statue e per l'archiviazione dei reperti archeologici. Il principio utilizzato è quello dell’intersezione in avanti ed il triangolo (che deve essere il più possibile equilatero) è formato dall’emettitore, dall’oggetto e dal ricevitore. Se le distanze tra l'emettitore e le altre due fonti sono troppo grandi (o troppo piccole) la precisione diminuisce. I laser scanner a tempo di volo sono i più utilizzati in campo architettonico ed ambientale, possono misurare distanze ≤ 1500 m con precisioni che possono arrivare fino al millimetro. Il funzionamento, del tutto simile a quello manuale del topografo (s'imposta l'angolo orizzontale, si collima il punto ecc.), è automatico e l'operazione di misura viene ripetuta milioni di volte ruotando il laser (il movimento orizzontale avviene per la rotazione dello strumento e quello verticale è calcolato tramite la rotazione di uno specchio). Il principio del tempo di volo misura l'intervallo di tempo tra impulso trasmesso e impulso ricevuto: velocità = prodotto fra lunghezza d'onda e frequenza tempo = si calcola tramite un orologio con frequenza stabilizzata I laser scanner a misura di fase sono composti da due parti, una trasmittente e una ricevente ed il loro funzionamento si basa sull'emissione di una radiazione che viene modulata e trasmessa verso un prisma che riflette l'onda verso l'apparecchio ricevente che calcola la differenza tra onda emessa e ricevuta (lo sfasamento dipende dalla distanza fra distanziometro e prisma). Questi scanner permettono di raggiungere precisioni di qualche millimetro per distanze degli oggetti comprese tra i 100 e gli 800 metri ma possono raggiungere anche portate sino a 1 km con precisioni di qualche centimetro (all’aumentare della portata dello strumento si ha un decremento della precisione). Le principali differenze tra laser scanner e stazione totale sono: • il laser misura senza prisma riflettente; • la velocità di acquisizione dei dati nel laser è molto più grande (si possono immagazzinare milioni di punti al secondo), inoltre il sovracampionamento aumenta notevolmente la qualità del rilievo; • il laser scanner, oltre alle coordinate x, y, z prende anche informazioni sul colore e sulla riflettanza. • la misura con laser scanner è automatica e “non intelligente”, non è possibile quindi imporre il rilievo delle linee di discontinuità degli oggetti rilevati • non sono richiesti operatori sul luogo del rilievo evitando quindi zone impervie o situazioni ad alto rischio • il laser rileva in modo automatico una quantità enorme di punti al secondo, mentre la stazione totale, oltre a richiedere l’intervento continuo dell’operatore, ha un tempo di acquisizione notevolmente maggiore per ogni singolo punto. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Come accennato, l'automatizzazione dei laser scanner permette di avere molte informazioni precise, ed in modo molto veloce ma l'operatore deve sempre prendere in considerazione alcuni accorgimenti per ottenere un buon rilievo: • la risoluzione, si deve impostare una griglia di punti a una certa distanza, se l'oggetto è posto a una distanza superiore la densità sarà minore di quella indicata e viceversa; • il numero di scatti (shots), la misura viene fatta n volte e il dato immagazzinato è il valore medio; • i limiti della distanza, è possibile impostare una distanza massima e una minima di misurazione. Dopo queste informazioni il calcolatore darà una stima del numero di punti che verranno acquisiti, del tempo necessario per la loro scansione e della classe del laser da utilizzare. È molto importante stabilire la posizione dello strumento rispetto all'oggetto da rilevare, facendo attenzione ai coni d'ombra. Se davanti all’oggetto da rilevare è presente un ostacolo la parte retrostante non può essere misurata, quindi è necessario spostarsi ed effettuare una seconda ripresa in modo tale che le due scansioni possano permettere di ottenere una nube completa priva di ombre. Il vantaggio dell’acquisizione di una grande mole di dati mostra in fase di elaborazione l’altro lato di questa medaglia, infatti i due problemi principali con cui si deve fare i conti in fase di restituzione sono: • la gestione di una grande mole di dati elaborabili solo con calcolatori di fascia medio alta e con software dedicati; • il riconoscimento delle linee di discontinuità che non sono mai acquisite direttamente ma devono sempre essere ricostruite a posteriori La tecnica di acquisizione delle tre coordinate cilindriche: due angoli ed una distanza, avviene in maniera continua attraverso una rotazione di uno o due specchi . Nel caso in figura sottostante vi è la rotazione di un solo specchio attorno ad un asse orizzontale, per esplorare differenti posizioni verticali. Una volta scelta la risoluzione angolare dei punti, vi è un meccanismo di rotazione attorno all’asse verticale (primario) con velocità angolare costante, ma anche dello pecchio che ruotando invece attorno ad un asse orizzontale, esplora porzioni verticali sempre intervalate angolarmente di quantità costanti. Si genera così una nuvola di punti che verrà trattata da appositi software. Particolare dello specchio rotante: le grandezze misurate nel laser scanner terrestre sono distanza e angoli orizzontali e verticali. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Modello Caratteristiche: Laser Classe 1 Portata fino 4000 m Fotocamera interna integrata ad alta definizione (5Mpx) Riduzione delle zone d'ombra dovute alla vegetazione (FULL WAVE FORM) Sensore inclinometrico integrato e piombo laser Antenna GPS integrata Batteria integrata Disco solido SSD 40Gb Alta velocità di acquisizione 147.000 pti/sec Angoli di scansione: 360° orizzontale +- 60° verticale Precisione: 15mm Ripetitibilità: 10mm Protezione IP64 RIEGL VZ 4000 Laser Classe 1 Portata oltre 500 m Fotocamera metrica esterna ad alta definizione Riduzione delle zone d'ombra dovute alla vegetazione (FULL WAVE FORM) Sensore inclinometrico integrato e piombo laser Antenna GPS integrata Batteria integrata Memoria interna 8 GB Interfacciamento diretto con IMU per applicazioni in movimento Alta velocità di acquisizione 122.000pti/sec Angoli di scansione: 360° orizzontale +- 100° verticale Precisione: 5mm Ripetitibilità: 5mm Pesi contenuti (<10Kg) Protezione IP64 RIEGL VZ 1000 M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Laser Classe 1 Portata oltre 2000 m Fotocamera metrica esterna ad alta definizione Sensore inclinometrico integrato Antenna GPS opzionale Interfacciamento opzionale con IMU per applicazioni in movimento Velocità di acquisizione da 11.000pti/sec a 8000 pti/sec Angoli di scansione: 360° orizzontale +- 80° verticale Precisione: 10mm Ripetitibilità 5mm (con medie) Protezione IP64 Riegl Lms-Z620 Ideale per la documentazione di ambienti di grandi dimensioni precisione millimetrica e velocità di scansione, misurazione e documentazione 3D di edifici, siti Archeologici, deformazioni di facciate e strutture, scene del crimine, siti di incidenti, stabilimenti, impianti di processo e molto altro ancora . Tutti i dati vengono memorizzati su una scheda SD per il trasferimento su PC. L'utilizzo di SCENE WebShare permette di condividere le scansioni anche in Internet. I dati sono compatibili con gli applicativi come JRC 3D Reconstructor, Pointools, Riscan Pro, AutoCAD, Rhino, Microstation, Geomagic, Polyworks e altri ancora. Fotocamera a colori integrata: scansioni a colori 3D fotorealistiche con sovrapposizione automatica dei colori senza parallasse che produce immagini da 70 megapixel. Faro Focus 3D Leica Scan Station C5 M. Pasini – Topografia Posizione*6 mm Distanza*4 mm Angolo (orizzontale/verticale) 60 μrad / 60 μrad (12” / 12”) Precisione della superficie modellata**/rumore2 mm Compensatore biassiale Selezionabile on/off, risoluzione 1”, range dinamico+/- 5’, precisione 1.5” Acquisizione del target 2 mm Std deviation Sistema di scansione laser Tipo A impulsi; microchip proprietario Colore Verde, lunghezza d’onda = 532 nm Classe laser 3R (IEC 60825-1) Portata 300 m con albedo del 90%; 134 m con albedo del 18% Velocità di scansione Massima: fino a 50.000 punti/s Risoluzione di scansione Dimensioni punto:da 0 a 50 m: 4,5 mm (su base FWHH); 7 mm (su base gaussiana) Campo visivo Orizzontale360° (massimo) Verticale270° (massimo) Fotocamera digitale a colori integrata con zoom Alimentazione 15 V DC, 90 – 260 V AC © Calderini, RCS Libri Education Leica HDS 7000 Lunghezza d’onda 1.5 μm (Invisibile) Classe Laser 1 (in accordo con. EN 60825-1) Portara 187 m . portata minima 0.3 m Risoluzione 0.1 mm Dimensione dello spot ~ 3,5 mm a 0,1 m di distanza Divergenza del raggio < 0,3 mrad Intervallo di scansione 1 016 727 punti/ sec, Campo visivo max. 360° x 320° (horizontale / verticale) Precisione angolare. 125 μrad / 125 μrad (horizontale / verticale) Risoluzione angolare l,7 μrad / 7 μrad (horizontal / vertical) VGA (640 x 320 pixels) Compensatore biassiale Portata superiore a 2000 m Immagini integrata con telecamera ad alta risoluzione Pacco batterie estraibile 8800 punti al secondo Visualizzazione dei dati scnsiti su monitor Leica HDS8800 Portata: ottimizzata a 200m (ideale per rilievi civili), ma arriva a 350m. Risoluzione angolare migliore di 32mrad (3mm a 100m) ideale per ricerche, architettura. Precisione: migliore di 1,5mm a 50m (tipica). Velocità: oltre 5000 punti/s . Possibilità di combinare Laser scanning e fotogrammetria. Campo d’azione: 360° - regolabile. Trimble GS200 M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Artec MH/MHT 3D È’ uno scanner a triangolazione dalle notevoli prestazioni. Il processo di scansione con questo strumento diventa estremamente semplice; basta muoversi attorno all'oggetto continuamente e riprenderlo da varie angolazioni, mentre il software unisce automaticamente tutti i fotogrammi acquisiti in un unica mesh. Non ha bisogno alcun riflettore. Il software in automatico riconosce la geometria dell'oggetto per allineare correttamente i vari fotogrammi e fonderli insieme. Velocità di misura fino a 500.000 punti al secondo, Alta risoluzione (fino a 0,5 mm) e precisione (fino a 0,1 mm). Artec scanner può essere utilizzato per eseguire la scansione del corpo umano in applicazioni mediche. Artec MH/MHT 3D cattura anche un brillante spettro di colori (fino a 24 bpp). Catturare sia i colori sia la geometria dell'oggetto permette di ottenere come risultato un modello 3D texturizzato ad elevata risoluzione. Lynx Mobile Mapper™ è utilizzato per rilievi da veicoli in movimento. caratteristiche del laser: • • Optech • Alta precisione in ambito urbano. Dettaglio senza precedenti per l'asset management ferroviario. Rapida 3D dei dati di autostrade, infrastrutture ed edifici. ESEMPI DI APPLICAZIONI DI LASER TERRESTRI Esempio1 tratto da: Sperimentazione di Tecniche 3D per il rilevamento di Beni Culturali (S.D’Amelio, D. Emmolo, M. Lo Brutto, P.Orlando, B. Villa) Atti Conferenza Asita 2005. Viene applicato il rilievo tridimensionale ad oggetti di piccola o media dimensione nello studio di problemi connessi a metodologie archeologiche con laser scanner molto vicino e con applicazione di lente avanti all’obbiettivo . L’apparato laser ha le seguenti caratteristiche: M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Metopa di “Europa rapita dal toro” Modello 3d fotorealistico volto di Europa nella semplificazione TIN Esempio 2 tratto da: L’utilizzo del laser scanner per lo studio degli elementi decorativi di facciata” (Mariateresa Galizia , Luigi Andreozzi) Atti Conferenza Asita 2005. La finalità del rilevo è la comprensione delle caratteristiche geometrico spaziali ma anche materico cromatiche del parapetto della balconata e della loggia della casa Platamone. Si è utilizzato un laser scanner Leica Cyrax 2500 della Cyra Tecnologies. La figura sottostante è un modello 3D “texturizzato” o drappeggiato” cioè un modello 3d su cui è stata proiettata l’immagine fotografica sulla mesh. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Sezioni con piani verticali ed orizzontali eseguite sul modello “texturizzato” Raddrizzamento e modelli lineari Il raddrizzamento o trasformazione omografica è una operazione che viene realizzata quando si dispone di una sola immagine (a differenza della fotogrammetria che opera su coppie di immagini) e consiste nel determinare la posizione dei punti dell’oggetto che appartengono ad un piano di particolare rilevanza per l’oggetto stesso, come ad esempio il piano della facciata di un edificio, a partire dalla posizione delle immagini di questi punti sul piano della fotografia (mentre con la fotogrammetria è possibile determinare la posizione spaziale dei punti). L’immagine fotografica si ottiene come proiezione di tutti i punti dell’oggetto su di un piano tramite un centro di proiezione interno all’obbiettivo; tale immagine è quindi una proiezione centrale (se si trascurano gli effetti dovuti alla rifrazione atmosferica, alla distorsione degli obbiettivi ed altro ancora) dalla quale non si possono determinare delle misure rapportabili alle dimensioni reali dell’oggetto in quanto non è possibile definire una scala unica. Però nel caso in cui l’oggetto fotografato risulti piano, è possibile effettuare una trasformazione matematica detta appunto omografia (corrispondenza biunivoca tra i punti dell’oggetto e i punti immagine) che, eliminando gli effetti della prospettiva, realizza una nuova proiezione centrale corrispondente alla proiezione ortogonale del piano considerato. Essendo una trasformazione tra piani l’omografia non è applicabile ad oggetti che presentano curve, avancorpi o nicchie, infatti tutti gli elementi che si discostano dal piano, sul quale viene assunto il sistema di riferimento immagine, subiranno delle deformazioni nell’immagine raddrizzata risultando geometricamente non corretti. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Siccome nessun elemento architettonico è piano, di volta in volta bisognerà valutare se gli spostamenti dal piano medio comportano errori accettabili o meno. Gli elementi che influenzano l’entità dell’errore sono: o entità della rientranza o della sporgenza o posizione della rientranza o della sporgenza rispetto al centro di proiezione o lunghezza focale della camera (Immagine presa da Geco Geomatic for conservation & communication of cultural heritage laboratory) Il modello più aderente al modello della proiezione centrale è quello omografico a 8 parametri che si esprime con le seguenti relazioni: a ξ + a 2 η + a3 ⎧ x= 1 ⎪⎪ c1 ξ + c 2 η + 1 ⎨ b1 ξ + b2 η + b3 ⎪y = ⎪⎩ c1 ξ + c 2 η + 1 Questi otto parametri incogniti sono, se guardiamo con attenzione, le tre incognite della rototraslazione piana più le due deformazioni in scala in X e di scala in Y, più una deformazione angolare di scorrimento e infine le deformazioni dovute alla convergenza angolare delle rette parallele a X e delle rette parallele ad Y (3+2+1+2 =8). Gli otto parametri dell’omografia: λx = fattore di scala secondo l’asse X λy = fattore di scala secondo l’asse Y θ = rotazione rigida Δx= traslazione rigida secondo l’asse X Δy= traslazione rigida secondo l’asse Y αx= angolo di convergenza longitudinale αy= angolo di convergenza trasversale γ = angolo di scorrimento Si possono ricavare le rotazioni, le traslazioni e le deformazioni estraendoli dai parametri a, b, c incogniti attraverso le seguenti relazioni: Per calcolare gli otto parametri che definiscono la trasformazione omografica a1 = λx × cos θ è necessario conoscere la posizione di almeno 4 punti dell’oggetto rilevato a2 = λx × cos (θ +γ ) espressi nel sistema di riferimento oggetto ed individuabili nel sistema di a3 = Δx M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education b1 = −λy × sen θ b2 = λy × cos (θ − γ ) b3 = Δy c1 = αx / 2 c2 = αy / 2 riferimento immagine; in questo modo si hanno a disposizione 4×2 = 8 elementi per poter scrivere un sistema di 8 equazioni nelle 8 incognite che si devono determinare. Tali punti devono essere opportunamente distribuiti sull’oggetto e facilmente individuabili nel sistema immagine; la conoscenza di un numero di punti superiore a 4 permette di determinare la precisione del sistema e calcolare le incognite mediante il metodo dei minimi quadrati. Esercizio Si sono misurate le coordinate immagine di quattro punti su un fotogramma che riprende una superficie piana e sono le seguenti (misure sul terreno in m). PUNTO 1 2 3 4 X foto 0,3137 0,3667 2,0924 1,4725 Y foto 8,4485 11,079 12,598 6,3916 X terreno 18,7045 20,1654 20,9218 16,9524 Y terreno 9,02032 8,07843 6,57854 9,40815 a destra: immagine fotografica su cui è stato sovrapposto il disegno CAD; a sinistra vi è l’immagine “raddrizzata”con assi ottici paralleli Soluzione: dopo aver risolto un sistema di otto incognite, si ricavano dai valori a, b, c le traslazioni le rotazioni ed i fattori di scala che sono: Trasl. Trasl. Angolo Angolo Scala Scala Rotazione Scorrimento in X in Y convergenza convergenza in X in Y (gon) trasversale (m) (m) longitudinale trasversale (gon) (gon) (gon) 0,055 − 0,050 M. Pasini – Topografia − 16,900 − 22,034 2,0560 1,479 66,756 − 7,201 © Calderini, RCS Libri Education Esercizio Vedere come si modificano i valori dell’esercizio precedente utilizzando il metodo dei minimi quadrati con gli ulteriori seguenti tre punti. PUNTO 5 6 7 M. Pasini – Topografia X foto 3,4569 7,3624 6,3076 Y foto 5,0348 11,502 10,1269 X terreno 15,1575 16,1997 16,0537 Y terreno 9,2516 3,18867 5,4498 © Calderini, RCS Libri Education APPENDICE DI ALGEBRA MATRICIALE Una matrice (di numeri reali) è una tabella di m × n numeri disposti su m righe ed n colonne; i numeri che compaiono nella tabella si dicono elementi della matrice. Nella forma generale si indica in questo modo: ⎡ a11 a12 ... a1n ⎤ ⎢ 1 2 n ⎥ ⎢ a1 a1 ... a1 ⎥ . ⎥ = ⎡⎣ aik ⎤⎦ oppure [ aik ] con ⎧⎨i = 1, 2,...n Amn = ⎢ . . ⎢ ⎥ ⎩k = 1, 2,...n . ⎥ ⎢. . ⎢ a1 a 2 ... a n ⎥ 1 ⎦ ⎣ 1 1 righe colonne Le matrici si possono considerare un insieme di vettori con le componenti disposte ordinatamente in riga o in colonna. DEFINIZIONI Bmn si dice matrice nulla perché tutti gli elementi sono nulli. C33 si dice matrice diagonale perché tutti gli elementi sono nulli tranne quelli sulla diagonale. D33 si dice matrice unitaria perché è una matrice diagonale con tutti gli elementi uguali ad uno. ⎡0 ⎢0 ⎢ Bmn = ⎢ . ⎢ ⎢. ⎢⎣0 0 ... 0 ⎤ 0 ... 0 ⎥ ⎡1 0 0 ⎤ ⎡1 0 0 ⎤ ⎥ . . ⎥ C 3 = ⎢0 5 0 ⎥ D 3 = ⎢0 1 0 ⎥ 3 ⎢ ⎥ 3 ⎢ ⎥ ⎥ . .⎥ ⎢⎣0 0 −3⎦⎥ ⎢⎣0 0 1 ⎥⎦ 0 ... 0 ⎥⎦ La matrice trasposta è una matrice in cui si invertono le linee con le colonne, ad esempio: 3⎤ ⎡1 A32 = ⎢ 0 − 8 ⎥ ⎢ ⎥ ⎢⎣ 7 4 ⎥⎦ ⎡1 0 7 ⎤ AT = A23 = ⎢ ⎥ ⎣ 3 −8 4 ⎦ La matrice simmetrica è una matrice quadrata i cui elementi riga e colonna sono uguali cioè ai j = aij : ⎡1 7 3 ⎤ E33 = ⎢7 4 −1⎥ ⎢ ⎥ ⎢⎣ 3 −1 9 ⎦⎥ M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education La matrice emisimmetrica è una matrice con diagonale nulla con elementi simmetrici di segno opposto ⎡ 0 7 3⎤ F33 = ⎢ −7 0 1 ⎥ ⎢ ⎥ 3 1 0 ⎢− − ⎣ ⎦⎥ Il prodotto di uno scalare per una matrice è una matrice i cui elementi sono tutti moltiplicati per lo scalare in questione. La somma o differenza tra due matrici è possibile se le matrici hanno entrambe lo stesso numero di righe e di colonne. La matrice somma ha i termini uguali alla somma dei due termini delle due matrici da sommare. ⎡ a11 a12 a13 ⎤ ⎡b11 b12 b13 ⎤ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ A = ⎢ a12 a22 a23 ⎥ B = ⎢b21 b22 b23 ⎥ C =A+B ⎢⎣ a31 a32 a33 ⎥⎦ ⎢⎣b31 b32 b33 ⎥⎦ ⎡ c11 c12 c13 ⎤ ⎢ ⎥ C = ⎢c12 c22 c23 ⎥ con cij = aij + bi j ⎢⎣ c31 c32 c33 ⎥⎦ La differenza tra due matrici si effettua come per la somma, ovvero si sommano i termini della prima matrice per quelli della seconda cambiati di segno. Il prodotto di due matrici è possibile se il numero di colonne della prima matrice. La matrice prodotto avrà llo stesso numero di righe della prima e lo stesso numero di colonne della seconda. A = ⎡⎣ anm ⎤⎦ B = ⎡⎣bmr ⎤⎦ C = ⎡⎣ cnr ⎤⎦ con C=A × B n cij = ∑ aij × bij j =1 La moltiplicazione fra matrici è generalmente non commutativa (in altre parole, AB e BA sono due matrici diverse). Proprietà distributiva del prodotto M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Proprietà associativa del prodotto Prodotti notevoli tra matrici Trasposta di un prodotto Determinante di una matrice Per ogni matrice quadrata [A] si può calcolare il determinante che si indica con λ oppure det(A) oppure |A| . Sino a che la matrice ha un numero di righe (e colonne) piccolo il calcolo del determinante è semplice ed è uguale a tutte le permutazioni possibili del prodotto degli elementi delle diagonali della matrice cioè in termini matematici: Esiste un sistama più semplice per calcolare il determinante attraverso attraverso i “minori” della matrice, intendendo per minore di ordine p di A il determinante di una qualunque sottomatrice quadrata di ordine p estratta da A , in particolare all’elemento aij si associa il minore Ci,j che si ottiene elininando l’i-esima riga e la j-esima colonna e si calcolerà poi: dove Ci,j è il complemento algebrico della coppia (i,j), cioè Ci,j è data da (−1) i + j per il determinante del minore di ordine n − 1 ottenuto dalla matrice A eliminando la riga i-esima e la colonna j-esima. ⎡a b ⎤ A=⎢ ⎥ ⎣c d ⎦ M. Pasini – Topografia A = ad − bc © Calderini, RCS Libri Education Quando la matrice diventa 3 x 3 il numero dei prodotti è 3! Cioè 6. Rango di una matrice Rango o caratteristica di A è il massimo ordine dei minori non nulli che si possono estrarre da A. Il rango di una matrice non è altro che il numero di righe o di colonne linearmente indipendenti. Il rango r di una matrice è sempre determinabile, perché il massimo ordine dei minori estraibili da A è p = minimo (m,n). Se tutti i minori di ordine p sono nulli, il rango di A è minore di p e per determinarne il valore bisogna allora valutare tutti i minori di ordine p−1 (con p−1 > 0). Se almeno uno di essi è non nullo, allora r = p−1, altrimenti il rango di A ha valore inferiore. Se sono nulli tutti i minori estratti da A di ordine p ≥ 2, si considerano gli elementi di A come minori del primo ordine: in questo caso diremo che la matrice ha rango 1 se almeno una dei suoi elementi non è nullo e ha rango 0 se tutti i suoi elementi sono nulli. Inversa di una matrice È possibile questa operazione solo se la matrice è “non singolare” e se il numero di linee è uguale a quello delle colonne (matrice quadrata). Data una matrice A, dicesi inversa di A la matrice B tale per cui AB = BA = I Metodo della matrice dei cofattori Il metodo della matrice dei cofattori risulta particolarmente rapido quando non interessa calcolare tutti gli elementi della matrice inversa, e quando la matrice è di dimensione contenuta. Inoltre, la presenza di variabili letterali tra gli elementi non aumenta di molto la complessità del calcolo. Data una matrice A quadrata e invertibile ⎛ x1,1 ... xi , j ⎞ ⎜ ⎟ −1 A = ⎜ ... ... ... ⎟ la sua inversa A è la seguente: ⎜ x ... x ⎟ i, j ⎠ ⎝ i ,1 M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education dove la notazione det(A) indica il determinante di A e l'esponente T indica l'operazione di trasposizione righe/colonne; la matrice: è la matrice dei complementi algebrici detti anche cofattori. dove minor (A,i,j) rappresenta il minore di A che si ottiene cancellando la riga i-esima e la colonna jesima. Il segno (−1)i + j varia nel modo seguente: Esempio La matrice inversa di una matrice 2 per 2 invertibile è la seguente Data invece una matrice 3 per 3 invertibile M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education la sua inversa è la seguente dove Matrici ortogonali Una matrice ortogonale è una matrice quadrata che può essere definita in vari modi, tutti equivalenti: - una matrice invertibile la cui trasposta coincide con la sua inversa; - una matrice che rappresenta una isometria dello spazio euclideo; - una matrice di cambiamento di base fra due basi ortonormali. Secondo la prima definizione, G è ortogonale se e solo se: Un esempio di matrice ortogonale è la matrice quadrata identità oppure la seguente matrice: ⎡ senα cos α ⎤ con det( A) = sen 2α + cos 2 α = 1 ⎢ − cos α senα ⎥ ⎣ ⎦ Una matrice quadrata è ortogonale se e solo se le sue colonne formano una base ortonormale dello spazio euclideo Rn con l'ordinario prodotto scalare. In effetti questa proprietà è semplicemente la rilettura della relazione GT×G = In. Rileggendo similmente la relazione GT×G = In, si ricava l'enunciato duale del precedente: una matrice quadrata reale è ortogonale se e solo se le sue righe formano una base ortonormale di Rn. Isometrie Geometricamente, le matrici ortogonali descrivono le trasformazioni lineari di Rn che sono anche isometrie. Queste preservano il prodotto scalare dello spazio, e quindi gli angoli e le lunghezze. Ad esempio, le rotazioni e le riflessioni sono isometrie. In uno spazio euclideo di dimensione 2 e 3, ogni matrice ortogonale esprime una rotazione intorno ad un punto o un asse, o una riflessione, o una composizione di queste due trasformazioni. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Trasformazioni associate a matrici ortogonali Rototraslazione piana Per passare dal sistema x,y al sistema X, Y si può vedere dalla figura che In forma matriciale si può scrivere la seguente relazione: ⎛ X ⎞ = R⎛ x ⎞ + ⎛ X o ⎞ ⎜ Y ⎟ ⎜ y⎟ ⎜ Y ⎟ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠ ⎝ o⎠ ⎡ cos α ⎣ senα (*) con R = ⎢ −senα ⎤ cos α ⎥⎦ La matrice di rotazione R è funzione di un solo angolo R = R(α) Utillizzare questa forma per la matrice R nella (*) porta alla scrittura di un sistema non lineare in α ; si preferisce perciò riscrivere l’equazione precedente nella forma: ⎛ X ⎞ ⎛ x ⋅ cos α − y ⋅ senα ⎞ ⎛ X 0 ⎞ ⎜ Y ⎟ = ⎜ x ⋅ senα + y ⋅ cosα ⎟ + ⎜ Y ⎟ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠ ⎝ 0⎠ avendo posto a = cos(α) e b = sin(α) si ottiene un sistema lineare in a e b così fatto: ⎧ X = ax − by + X 0 ⎨ ⎩ Y = bx + ay + Y0 È ovviamente possibile calcolare α a partire da a e b con: α = arctan ⎛⎜ b ⎞⎟ ⎝a⎠ M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Rototraslazioni spaziali Fig. a: rotazione ω attorno a x Fig. b: rotazione ϕ attorno ad y Fig. c: rotazione κ attorno a z La rotazione spaziale può essere vista come somma di tra rotazioni: quella attorno a x in cui non ruota l’asse x, quella attorno a y, in cui non ruota l’asse y e quella attorno all’asse z. Nella prima rotazione gli assi diventano x’ y’ z’; nella seconda x” y” z” e nella terza x”’, y”’ , z”’. SI noti che la rotazione positiva è quella che avvita una vite nella direzione positiva dell’asse attorno a cui ruota. 0 0 ⎞⎛ x ⎞ ⎛ x'⎞ ⎛1 ⎜ y ' ⎟ = ⎜ 0 cos ω senω ⎟⎜ y ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟⎜ ⎟ ⎜ z ' ⎟ ⎜ 0 −senω cos ω ⎟⎜ z ⎟ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠⎝ ⎠ Cioè l’asse x’ non viene toccato e ruotano gli altri assi. Allo stesso modo una rotazione attorno all’asse y’ già ruotato si calcola con la seguente matrice di rotazione: ⎛ x " ⎞ ⎛ cos ϕ 0 senϕ ⎞⎛ x ' ⎞ ⎜ y "⎟ = ⎜ 0 1 0 ⎟⎜ y ' ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟⎜ ⎟ ⎜ z " ⎟ ⎜ −senϕ 0 cos ϕ ⎟⎜ z ' ⎟ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠⎝ ⎠ L’ultima rotazione κ attorno all’asse z” si calcola con la seguente matrice di rotazione che non modifica la coordinata z”. Alla fine tutte le tre rotazioni provocano il seguente cambio di sistema: 0 0 ⎞⎛ x ⎞ ⎛ x '" ⎞ ⎛ cos k senk 0 ⎞⎛ cos ϕ 0 senϕ ⎞⎛ 1 ⎜ y '" ⎟ = ⎜ −senk cos k 0 ⎟⎜ 0 ⎟⎜ ⎟ 1 0 ⎟⎜ 0 cos ω senω ⎟⎜ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟⎜ ⎟⎜ y ⎟ ⎜ z '" ⎟ ⎜ 0 ⎟⎜ ⎟⎜ ⎟ 0 1 ⎟⎜ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠⎝ −senϕ 0 cos ϕ ⎠⎝ 0 −senω cos ω ⎠⎝ z ⎠ ⎛ x ''' ⎞ ⎛ cos ϕ cos k ⎜ ⎟ ⎜ ⎜ y ''' ⎟ = ⎜ − cos ϕ senk ⎜ z ''' ⎟ ⎜ senϕ ⎝ ⎠ ⎝ cos ω senk + senω senϕ cos k senω sen − cos ω senϕ cos k ⎞⎛ x ⎞ ⎟⎜ ⎟ cos ω cos k + senω senϕ senk senω cos k + cos ω senϕ senk ⎟⎜ y ⎟ ⎟⎜ z ⎟ −senω cos ϕ cos ω cos ϕ ⎠⎝ ⎠ Indicando con R la soprascritta matrice di rotazione, per la proprietà delle matrici ortogononali si può scrivere anche il passaggio inverso cioè: ⎛ x⎞ ⎛ x ''' ⎞ ⎜ y ⎟ = RT ⎜ y ''' ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟ ⎜z⎟ ⎜ z ''' ⎟ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠ M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education