savona provincia IL SECOLO XIX Il cantiere della T1 ancora sotto sequestro La villa di località Parei a Ceriale MARTEDÌ 17 MARZO 2015 17 L’ex sede della Geo a Cairo IL LATITANTE SAVONESE. DUBBI SULLA SUA VITA DA NABABBO NEGLI EMIRATI Nucera trasferisce a Dubai anche la nonna novantenne Tutta la famiglia dell’imprenditore ha lasciato Albenga LA STORIA GIOVANNI CIOLINA SAVONA. La latitanza di Andrea Nucera ad Abu Dhabi non sarebbe così dorata comesipotevapensareocome, meglio, avevano ventilato i suoi nemici. Anzi, l’offensiva delle inchieste giudiziarie hanno spinto l’imprenditore ingauno a trasferire l’intera famiglia negli Emirati. Oltre alla compagna Simona Musso, anche lei ricercata, il faccendiere ha infatti chiamato a Dubai anche la madre e l’anziana nonna (novantenne), oltre alla sorella Monica. Il trasloco è avvenuto alcuni mesi fa e nel container inviato da Albenga i Nucera avrebbero stoccato anche i materassi dei letti. «Un miliardario avrebbe necessità di comportarsi così?» è la domanda di Alessandro Garassini, l’avvocato pietrese che assiste in molte cause Monica Nucera, molte delle quali riguardano le conseguenze con l’Inps a seguito delle grane con cui si è trovata alle prese con le società di famiglia di cui era amministratrice. A rendere meno felice la latitanza di Andrea Nucera ci sarebbero i destini non proprio brillanti del ristorante Italianissimo avviato nella capitale del lusso proprio dalla sua compagna. L’attività commerciale, pubblicizzata an- Andrea Nucera che su internet e che ha avuto tra i primi ospiti anche l’ambasciatore italiano a Dubai di qualche anno fa, non avrebbe incrociato il giro d’affari auspicato e sarebbe Il legale difensore Enrico Nan già passata di mano. Il condizionale in questo caso è d’obbligo, ma le notizie che arrivano dalla terra degli sceicchi non sarebbero incoraggianti. La parabole di Andrea economica-finanziaria che è andata via via disgregandosi. A Dubai Nucera non farebbe comunque il poveretto. Poche settimane prima dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, Andrea Nucera aveva fatto perdere le proprie tracce e raggiunto insieme a qualche centinaio di migliaia di euro Abu Dhabi. Dalle indagini condotte dal sostituto procuratore della Repubblica Ubaldo Pelosi il faccendiere ingauno si sarebbe fatto inviare da alcuni stretti collaboratori (in particolare il commercialista Roberto Di Cursi) denaro nel paese asiatico attraverso un giro di conti, Ma parte del patrimonio dell’imprenditore sarebbe stato bloccato e sequestrato a Milano prima dell’imbarco di alcun i container alla volta di Dubai. «Altro che tesoretto.... - hanno sottolineato alcuni stretti collaboratori - si trattava di parte della mobilia di casa che Andrea si faceva mandare nella sua nuova residenza». Insomma, in attesa della conclusione della maxi inchiesta della procura, le notizie che arrivano da Dubai sulle condizioni economiche di Nucera sono contraddittorie. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA RINVIATA A GIOVEDÌ LA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA PER IL BLOCCO DELLE ATTIVITÀ DEL GRUPPO Fotia ai dipendenti: «Vi aiuterò in tutti i modi» Appello dei lavoratori ai magistrati: «Indagate pure, ma non riduceteci alla fame» LA MANIFESTAZIONE dei lavoratori del Gruppo Fotia è rimandata a giovedì, perché ieri mancava l’autorizzazioen della Digos. Ma il dramma sociale che si nasconde dietro alla vicenda giudiziaria, è andato ugualmente in scena. Paolo Lavagnini, Luca Corridoni e Giuseppe Selis, tre operi, hanno approfittato della presenza dei cronisti, per lanciare un appello alla magistratura: «Ci aiuti a capire quello che sta accadendo.Non ci abbandoni in questa situazione. Ben ven- gano le indagini, ma impedirci di lavorare significa ridurre sul lastrico le nostre famiglie». «Chiedo che il tribunale fissi il prima possibile il Riesame per salvaguardare le aziende dai danni che giornalmente si stanno provocando». Sono queste, invece, le parole del l’imprenditore Pietro Fotia che, dopo il ricorso contro il sequestro preventivo di tre società del suo gruppo, ora si augura che i tempi giudiziari siano stretti e non nasconde alcune perplessità: «Non capisco BLITZ DI POLIZIA E VIGILI Cinque romeni denunciati e allontanati dine sono diventati periodici. L’ultimo ieri mattina, quando polizia e vigili urbani hanno sgomberato dall’edificio cinque romeni, d’età fra i 20 e i 58 anni, che dormivano in giacigli di fortuna. Tutti con precedenti di polizia: chi per furto, chi per guida senza patente, chi ancora per guida in stato di ebbrezza. Uno, inoltre, aveva un divieto di ritorno a Savona, deciso dal questore, che se ne era guardato bene di Dipendenti del Gruppo Fotia il motivo per cui non sono state sequestrate le altre quattro società che hanno un patrimonio superiore rispetto a quello sequestrato. Ritengo che l’unico motivo sia perché sono io amministratore per esempio di Incisa srl». Fotia manda poi un messaggio ai dipendenti delle aziende di famiglia: «Dico loro di essere collaborativi con il nuovo amministratore e che presto tutto ritornerà ai legittimi proprietari. Se siete in difficoltà con le spese correnti io mi farò PIETRA LIGURE Dormitorio di clochard nelle ex scuole Enaip SAVONA. Le ex scuole Enaip, da tempo in stato di abbandono, sono diventate un rifugio-dormitorio di clochard. Nel gennaio scorso, in quei locali diroccati, a pochi passi dalla vecchia Aurelia e la caserma della guardia di Finanza, cinque vagabondi erano rimasti lievemente intossicati dal monossido di carbonio provocato da una stufetta che utilizzavano per riscaldarsi. Alla luce di quel blitz i controlli delle forze dell’or- Nucera non sarebbe così luminosa come si era potuto immaginare in un primo momento. A spingere il trasferimento ad Abu Dhabi anche dei famigliari più stretti ci sarebbe stata l’impossibilità di trovare sistemazioni nelle proprietà che sono state poste sotto sequestro dalla magistratura. Se la T1 di Ceriale ha segnato il tracollo dell’impero Nucera, negli anni la procura ha colpito anche la villa “agricola” di località Parei a Ceriale, ma anche le varie sedi delle società del gruppo dichiarate, una dopo l’altre, fallite. Insomma una situazione Simona Musso e lo staff del ristorante Italianissimo Aggredisce i carabinieri patteggia quattro mesi L’ex scuola Enaip rispettare. I cinque europei dell’Est sono stati denunciati con l’accusa di «invasione di terreni o edifici» e allontanati dalla città. A loro carico sarà anche avviata una proceduradi«espulsione»dall’Italia. E i controlli delle forze dell’ordine proseguiranno anche nelle prossime settimane, nell’ottica di impedire il radicamento nella ex scuola di senza tetto e barboni. O.STE. L’uomo era stato arrestato per oltraggio SABATO sera è finito in manette a Pietra Ligure con l’accusa di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Ieri mattina Andrea C., 38 anni, originario di Torino, ma residente a Giustenice, è stato processato per direttissima e ha patteggiato 4 mesi di reclusione senza la sospensione condizionale della pena. Secondo l’accusa, l’uomo si è scagliato contro i carabinieri intervenuti dopo la chiamata del titolare di un locale che segnalava la presenza di un cliente molesto. Andrea C., che era difeso dall’avvocato Salvatore Di Bella, avrebbe alzato un po’ troppo il gomito finendo per discutere con alcuni avventori che stavano seguendo Palermo-Juventus. A quel punto il gestore era intervenuto, ma il trentottenne avrebbe iniziato ad inveire anche contro di lui. Di lì la scelta di chiedere l’interventodeicarabinieri,aggrediti a loro volta (tre militari al pronto soccorso e dimessi con prognosi di 7, 10 e 15 giorni). O. STE. carico di tutto per aiutarvi aggiunge - Mi dispiace per le ingiustizie che vi trovate costretti ad affrontare tutte le mattine senza avere alcuna colpa. Oggi il mio unico pensiero siete voi. Non preoccupatevi delle commesse perse, faremo il possibile per riconquistarle, il resto non ha alcun valore. Le ditte si rifanno,lecasesiricompranoe,se sarà dimostrato che ho fatto qualche cosa di non conforme alla legge, mi impegnerò per trovare a tutti voi un posto di lavoro». DROGA Non risponde al gip il pescatore preso con chili di “fumo” Nessuna dichiarazione o spiegazione sulla provenienza dello stupefacente. Ieri Marco Torrente, 40 anni, il pescatore arrestato venerdì dai carabinieri in un garage di via Firenze dove sono stati trovati 27 chili di hashish e un chilo di marijuana, si è presentato davanti al gip Emilio Fois (oggi al suo ultimo giorno alle udienze preliminari prima di passare al giudicante)e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo difensore, Dominique Bonagura, ha chiesto l’attenuazione della misura cautelare, ma il giudice ha negato i domiciliari.