IL SECOLO XIX savona / provincia DOMENICA 6 LUGLIO 2014 17 CASO TRIBUNALE Container per l’archivio: il Comune deve accelerare LA PROCURA SEQUESTRA MAXI CANTIERE A CERIALE L’IMPRENDITORE VACILLA CHIUDONO GLI UFFICI DI CAIRO, PER LA GEO ISTANZA DI FALLIMENTO FINISCE IN CARCERE IL SUO BRACCIO DESTRO NON RESTA CHE LA FUGA NELL’INCHIESTA SUL CRAC DA 500 MILIONI ANCHE CARIGE E CARISA Ventotto febbraio 2010: scatta il sequestro della magistratura del cantiere della T1 a Ceriale, intervento immobiliare da 45 milioni di euro. È il primo passo del crollo dell’impero Nucera. Le prime avvisaglie che qualcosa non funzionasse nell’impero arrivano nella primavera-estate del 2011 con la chiusura degli uffici di Cairo e poi con l’istanza di fallimento per la Geo srl, poi In. Par. srl. Il 2 dicembre 2011 scattano gli arresti su ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip emilio Fois per Andrea Damele, braccio destro del faccendiere albenganese che nel frattempo era già fuggito. Nell’inchiesta della procura finiscono anche i vertici di Carige (Giovanni Berneschi in testa) e Carisa, con l’amministratore delegato Achille Tori e il direttore crediti Pietro Giadresco. DUBAI È IL NUOVO ELDORADO DEL FACCENDIERE RICERCATO PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA La latitanza dorata di Nucera Oggi guida una catena di ristoranti e boutique del made in Italy GIOVANNI CIOLINA SAVONA. Riparte da Dubai la nuova vita di Andrea Nucera. Se il paese asiatico ha rappresentato negli anni scorsi la tana per il faccendiere albenganese dove rifugiarsi per fuggire alle inchieste giudiziarie della procura di Savona (il governo locale ha rigettato l’istanza di estradizione presentata dal Ministero italiano), in meno di tre anni Nucera ha ricreato ad Abu Dabhi un secondo impero. Per il momento si tratta di una catena di ristoranti e negozi di abbigliamento, ma a sentire le indiscrezioni che arrivano dalla penisola araba gli affari non vanno certo male per l’ex re del mattone del ponente savonese. Ilsettoreedilesarebbe,almomento, passato in secondo piano nei progetti di Nucera, latitante per bancarotta fraudolenta insieme alla compagna Simona Musso, lasciando spazio al made in Italy. Il ristorante Italianissimo di proprietà dalla donna è stata la prima pietra di un puzzle che rapidamente si sta arricchendo di altri tesselli nel campo della ristorazione, ma anche delle moda. Nucera ha infatti aperto anche una boutique dove vendere abiti e oggetti del made in Italy, fatti arrivare direttamente dal Bel Paese, ma anche prodotti in Africa, in particolare in Etiopia, altro paese dove da sempre il faccendiere ingauno aveva interessi. É lì infatti, che sarebbero confezionate stoffe e abiti da vendere sul mercato arabo. Il pianeta Dubai non era comunque certo sconosciuto per Andrea Nucera. Tra i grattacieli dei nuovi ricchi, degli emiri, il costruttore ligure aveva impiantato parecchie società che immancabilmente con l’accentuarsi dell’inchiesta penale e il fallimento delle aziende italiane hanno finito anch’esse per cadere sotto i colpi delle accuse del sostituto procuratore della Repubblica Ubaldo Pelosi. Ma a Dubai molto probabilmente Andrea Nucera aveva già pensato come un suo possibile rifugio o quanto meno come possibile mercato di sviluppo delle sue attività, tanto da far trasferire denari e beni (mediante container) con anticipo negli Emirati. Le disavventure penali hanno poi probabilmenteacceleratolasituazione. E da zero è ripartito. Prima con il ristorante Italianissimo che ha contato tra gli ospiti illustri anchel’ambasciatoreitalianoadAbu Dabhi ed ha funzionato da apripista a quella che mese dopo mese sta diventando una vera e propria catena.Sonogiàquattroilocaliavviati da Nucera nel paese asiatico. Ineffettigiàlasceltadellalocation delprimorestaurantmadeinItaly Andrea Nucera Il ristorante “Italinissimo”, ad Abu Dhabi, gestito da Nucera. A destra Simona Musso, attuale compagna del faccendiere poteva lasciare intendere mire di colonizzazione. Il gruppo facente capo al faccendiere, anche se il suo nome non apparirebbe ufficialmente, ha messo la prima pietra in una zona emergente di Abu Dabhi, quindi dai costi ancora accessibili, ma dai margini di sviluppo importanti. Restano quindi un ricordo i debiti lasciati in Patria. Le carte dell’inchiesta savonese parlano di un crack di dimensioni enormi: 500 milioni di euro che ha portato alla caduta di 19 società del gruppo. Ancora due starebbero per aggiungersi al novero dei fallimenti delle aziende legate all’impero Geo, ma gli inquirenti avrebbero deciso di limitare l’osservazione solo ai gruppi maggiormente esposti e importanti. Mentrel’inchiestapenaleèarrivata all’epilogo della conclusione con la notifica dell’Acip a 33 persone - tra le quali i vertici di alcune banche (Carige, Carisa, San Giorgio), professionisti, avvocati - Andrea Nucera ha creato la sua latitanza dorata a Dubai nell’arco di quasi un triennio. E anche le recensioni che in un primo momento non erano esaltanti hanno preso una piega di successo. «Ambiente caldo e romantico e cibo ottimo»sonolerecensioniricavabili su internet. Dalla lottizzazione abusiva della T1 a Ceriale, alla nuova vita negli Emirati Arabi: in mezzo c’è tutta una storia fatta di imprese immobiliari, costruzioni, tentativi di sfondamento nel settore editoriale per arrivare ad una fuga lontano dall’Italia per sottrarsi (forse ave- va subodorato la situazione) all’arresto e alla galera. A dire il vero Andrea Nucera era stato fermato dall’Interpol ad Abu Dabhi ed invitato a presentare il passaporto per la notifica dell’ordinanza di arresto, ma tutto si è risolto in una bolla di sapone, quando il governo arabo ha respinto la richiestadiestradizionepresentata dal Ministero degli Esteri italiano.Elanuovavitaèdiventatarealtà. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA IL RITRATTO DELL’ALBENGANESE CHE VOLEVA DIVENTARE IL NUMERO UNO DELL’EDILIZIA Un “reuccio” ambizioso e senza scrupoli Aereo privato per spostarsi più rapidamente, ottime entrature nel sistema bancario SAVONA. Un aereo privato, un Fal- con 50, per spostarsi più rapidamente per lavoro, ma anche per divertimento. E poi una Porsche Panameracheeradiventatounsimbolopericairesichevedevanoarrivare l’imprenditore ingauno nella sede della Geo “Al Fagiolo”. Sono solo alcuni dei beni di lusso che Andrea Nucera aveva acquistato ed intestato alle varie società del gruppo per poi darne l’uso a parenti ed amici. Un imprenditore nel campo del mattone partito dal nulla e che prestoerariuscitoacostruirsiunimpero. «Illegale» secondo la procura, maNuceraerariuscitoneltempoad inserirsi nei piani alti del mondo economico-finanziario ligure riuscendo ad ottenere finanziamenti ingentissimi dalle banche. L’esempio lampante - e risultato l’autenticoboomerang-sonostatii40milioni di euro ottenuti dalla Carisa per la realizzazione della T1 di Ceriale. Un intervento immobiliare del valore di 45 milioni di euro che, una volta sequestrato, ha rappresentato l’avvio della crisi della Geo impossibilitataarestituireildebitoaCarisa. Un uomo cresciuto dal basso e sulla fondamenta di un’attività avviata dal padre che rapidamente è entrato in contatto con il mondo imprenditoriale locale. Con l’Arte è riuscito a costituire la Progetto Ponente, società a capitale misto, ma i guai giudiziari non erano mai mancati. A cominciare alla ristrutturazione della villa di Ceriale, trasformata da casa agricola in un’autenti- La villa di Nucera alle Caravelle ca villa hollywoodiana con tanto di marmi bianchi e piscina. Un impero che a lungo è parso solido prima di sgretolarsi sotto i colpi delle inchieste e, si dice, di fronte alle soffiate di chi non ra più in sintonia con i suo modi e metodi d’azione. Il faccendiere, sposato e padre di due figli, ha poi dovuto fare i conti anche con la separazione dalla moglie. Al suo posto è arrivata Simona Musso, promossa subito sua assistente, ed ora titolare delle attività negli Emirati Arabi Uniti. Insomma una calata rapida a cui ha fatto seguito un tonfo giudiziario pesante con tanto di lettere inviate al presidente della Repubblica perché si sentiva perseguitato dalla giustizia. Ora la latitanza dorata. SAVONA. Il reperimento di una società di facchinaggio e soprattutto un contratto di affitto per unbuonnumerodicontainerda piazzare alle spalle del palazzo di giustizia per l’archivio. Sono i primi passi ufficiali che domani dovranno compiere i responsabili del Comune per adempiere ai dettami della commissione di manutenzione del palazzo di giustizia. Dopodiché potrà cominciare il trasloco. Alleggerimento dei piani alti della grande vela che è comunque già iniziato nelle scorse settimane con la sparizione, per esempio, della decina di scatoloni che da anni campeggiavano nel corridoio esterno del terzo piano. Uno scenario che, oltre ad essere inquietante per la sicurezza, non era certo d’impatto per l’immagine.Almenoqualcosadi tangibile è stato fatto. Ma il palazzo di giustizia deve essere risollevato dal peso di fascicoli e utenza e soprattutto adeguato alle normative. L’ipotesi ventilata della costruzione di una nuova struttura nell’area degli ex Orti Folconi non sarebbe vista di cattivo occhio da parte dei vertici della giustizia savonese che anzi, sembra spingere verso la realizzazione di un nuovo palazzo in grado di ospitare la cittadella giudiziaria. Tornando la presente, però, tra i temi sul tavolo c’è ‘utilizzo del garage. Oltre alla mancanza dell’antincendio che lo renderebbe inutilizzabile, l’intenzione sarebbe quella di sistemare buona parte dell’archivio nel sotterraneo chiedendo al comune la possibilità di utilizzare a parcheggio il piazzato sterrato tra il palazzo e il Letimbro. Insomma c’è molta carne al fuoco, ma trovare la quadratura del cerchio non è facile. Tutt’altro. I tempi, però sono stretti. Il responso dell’accertamento tecnico preventivo disposto dai giudici su richiesta dell’ordine degli avvocati non lascia margini di manovra: bisogna intervenire in fretta prima di decisioni clamorose. G. CIO. QUARANTA PARTECIPANTI Cri, prove di soccorso in centro SAVONA. Anche trucchi e simulazioni nelle prove di pronto soccorso organizzate dalla Croce Rossa ieri pomeriggio in Darsena. Una quarantina di Una prova Cri giovani hanno partecipato alla gara regionale sulle tecniche di primo intervento. Tra di loro anche una squadra di sei savonesi. Sono stati simulati incidenti come esplosioni di auto e di bombole. In palio per i vincitori la partecipazione al campionato nazionale a Rovereto dal 12 al 14 settembre. A Savona la prova di ieri consisteva in otto postazioni nelle quali venivano simulati incidenti con la supervisione di giudici chiamati a valutare tempi, modi e tecniche di soccorso. In gara sette squadre da Ventimiglia, Sanremo, Genova, dalle province di Savona e della Spezia e da Genova.